Omnes! Omnes…

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Rigore

“Omnes! Omnes...”

due atti di Francesco Scotto

Personaggi

Onorevole

CORO

Giuliana

Anna

Franco

Il Maggiordomo

Il Vecchio

Il Giovane

Alberto

Il Commissario

Sipario aperto. Scena buia. Musica di sottofondo.

Un coro formato da 9 persone entra in scena dalla porta principale del teatro. Tutti indossano un body nero e tutti trascinano una valigia, nel Coro ci dovranno essere un minimo di due ragazze.

Dopo essere entrato il Coro si posizionerà sul palco in fila per tre su una impalcatura che avrà le poltroncine, se è possibile, identiche a quelle del pubblico in platea; questa parte della scena verrà illuminata solo quando il Coro avrà preso posizione.

A metà del discorso d’entrata del Coro verrà illuminato lo spazio scenico centrale in esso un uomo, incatenato ed imbavagliato, si dimena; un secrétaire, un uomo morto(appendi abiti) con vestiti.

Coro(entrando, camminando con la testa abbassata)- Popoli senza Dio affollano strade

piene di ferraglia,

dimentichi del passato

non sanno di dover

tramandare un futuro,

bruciano il presente

mentre le donne

continuano a partorire

pargoli innocenti

(tutto il Coro con le mani alzate)

Attenti, o uomini,

la Felicità è un Everest

invalicabile.

(abbassandosi, sottovoce)

Osservate il vostro vicino,

è un passo vicino alla morte

(implorante)

Non passate oltre

aiutatelo!

(imperativo con l’indice puntato sul pubblico)

Vivete per tramandarvi!

Vivete per tramandarvi!

(ormai il Coro ha raggiunto la sua posizione sul palco, si accende la luce sullo spazio scenico centrale, si vede l’uomo incatenato. Il Coro adesso è irato)

Nella notte silente,

nel riposo del sole,

Colui che tutto sa

ti ha reso immobile

(alcuni del Coro, spaventati se ne vanno, mentre uno di loro apre la valigia)

Possiamo mai passare oltre?

(quelli del Coro che se ne stavano andando, si fermano per un po’ interdetti, poi tornano)

Non ci è concesso essere inermi,

dobbiamo aiutarlo

dobbiamo aiutarlo,

dobbiamo aiutarlo ...

La voce del Coro lentamente si disperde, la persona che aveva aperto la valigia, si è vestito da Maggiordomo, chiede alle persone che gli stanno vicino un parere sul suo abbigliamento ed entra nello spazio scenico dell’uomo incatenato. Il Coro, tutto, segue attentamente la scena successiva.

Scena I

Onorevole e Maggiordomo

Maggiordomo- Onorevole, Onorevole che cosa è successo, chi l’ha conciata così? (intanto non lo libera)

L’Onorevole si dibatte e cerca di farsi liberare.

Maggiordomo(osservando l’imbavagliatura)- Dovevano essere professionisti non ho sentito niente!

Onorevole c.s.

Maggiordomo(c.s.) Proprio un lavoro ben fatto ... hanno rubato qualcosa? Ha visto dove andavano? Hanno scoperto dov’è la cassaforte? Che dice?

Onorevole c.s.

Maggiordomo- Oh sì, sì scusi, sono un testone, la libero subito... sa, è che sono scosso, non mi era mai successo niente del genere, in trenta anni che faccio questo mestiere, non mi era mai capitato di incontrare professionisti così bravi... sa io ho un sonno leggero e dormo con una pistola a fianco. E’ da piccolo che sogno di salvare il mio padrone dai ladri, sa di quelle sparatorie che ti fanno diventare eroe, magari ti lasciano morto, ma non ti fanno dimenticare mai, magari lei mi avrebbe fatto una statua, mi avrebbe dedicato un monumento...

Onorevole c.s.

Maggiordomo- Sì ... Sì... la libero subito non si preoccupi ... ma è colpa sua, certo, è colpa sua ... i ladri, bravissimi non c ‘è che dire, ma lei, lei poteva almeno gridare, farsi sentire ... ecco lei non ha assolto al suo compito di derubato, non lo ha saputo fare, si è trovato impreparato, la prossima volta gridi, gridi, faccia in modo che qualcuno la senta... (libera l’Onorevole dal bavaglio)

Onorevole- Sei licenziato!!

Maggiordomo- Licenziato? ... Lei ... lei non può farmi questo, ... il prezzo da pagare a chi fa proprio il dovere, trent’anni che sto in questa casa , ho passato una vita a fianco a lei e lei mi tratta così, solo perché volevo aiutarla ... ingrato ...

Onorevole(c.s.)- Liberami!!

Maggiordomo- La libero, la libero, non si preoccupi... la libero e me ne vado, me ne torno al paese, vado a morire nella mia terra, lì sicuramente qualcuno piangerà per me...

Onorevole (finalmente libero)- La finisci ... la finisci di piagnucolare? Ma come mi vedi tutto imbavagliato e ti metti a parlare? Non mi liberi?

Maggiordomo(prostrato)- Mi scusi ...

Onorevole- Non c’è niente da scusare ... stiamo invecchiando, (si tocca le tempie) inizia ad esserci qualcosa che non funziona qui...

Maggiordomo- Sono licenziato?

Onorevole- No, non sei licenziato, chissà se manca qualcosa...

Maggiordomo(Quasi piangendo)- Grazie ... vado ...(mentre sta per uscire) io voglio essere seppellito vicino a lei (esce)

         L’Onorevole fa i dovuti scongiuri, dopo essersi assicurato che il Maggiordomo sia uscito, cambia completamente atteggiamento, il suo pensiero diventa un usbergo, assume le caratteristiche di una preda in gabbia, ha circa settanta anni è un uomo enigmatico, violento. Pensieroso inizia a vestirsi, medita vendetta.

         Il Maggiordomo rientrato nel Coro viene ringraziato da tutti, alcuni gli chiedono persino l’autografo, altri gli fanno una fotografia, intanto una delle donne, la più anziana, vestita di tutto punto, è pronta ad entrare. Mentre stanno ancora congratulandosi con il Maggiordomo si spengono le luci sul Coro.

Scena II

Onorevole e Giuliana

Giuliana(Allarmata, non chiede niente al marito si avvicina subito ad un mobiletto)- Che è successo? I ladri? Son mica venuti i ladri? I miei gioielli, ci sono tutti i miei gioielli? (guarda affannosamente nel secrétaire, prende ed indossa frettolosamente alcuni gioielli) HUUUFFF... non manca niente, non  hanno preso niente ...

Onorevole(Sarcastico)- Grazie per l’interessamento...

Giuliana- Vedo che non ti hanno ucciso?

Onorevole- Ti dispiace?

Giuliana- No, morto di te non saprei che farmene.

Onorevole- Mentre vivo ...

Giuliana- Hai un nome caro ... hai un nome ... servi.

Onorevole(afferrandola per i capelli, guardandola negli occhi)- Sai chi era, sai chi era quello che mi ha incatenato?

Giuliana(sostenendo lo sguardo)- Qualcuno che non ti amava!

Onorevole- Qualcuno che ti rassomiglia!

Giuliana- Io ti amavo ...

Onorevole- Quando?

Giuliana- Quando non ti conoscevo!!!

Onorevole(ride)- Tanto, tanto tempo fa!!! (la bacia)

Giuliana in silenzio prende il portafoglio e ne trae una cinquantamila lire.

Onorevole- Che fai?

Giuliana- Sono o non sono la tua puttana? le puttane si pagano.

Onorevole- Oggi cerca di non far venire qui Alberto, ci sarà molta gente qualcuno potrebbe notare come vi guardate, come vi sbavate addosso.

Giuliana- Non verrà!

Giuliana rientra nel Coro che le tributa un’accoglienza piena di sorrisi freddi, si vede che il suo volto è triste.

Onorevole, rimasto solo.

Onorevole- Allora ci sei? Non puoi essere stato che tu ad incatenarmi ... ad incatenarmi... per cosa poi? Se ci sei non è tutta colpa tua? (sorride) il mio passato è un peccato che devi espiare? sei pentito? Io non lo sono, ho avuto sete mi sono procurato da bere, tutto qui, niente di più facile. (irritato) Se ti avessi visto non ci saresti riuscito, mi ti sarei parato innanzi: tua immagine e somiglianza. (grida) sarebbe facile per te che io mi prostrassi a chiedere perdono! sarebbe facile vedermi succube delle mie colpe! Se abbiamo sbagliato, abbiamo sbagliato in due, tu più di me, non potevi fermarmi prima?

         Si spengono le luci sull’Onorevole, si riaccendono sul Coro che subito si alza, qualcuno di loro che stava fumando una sigaretta, celermente la spegne per non farsi vedere, uno di loro dorme lo riescono a svegliare appena in tempo. Musica.

Coro-           Oh umanità sciagurata

         sfidi l’imponderabile, le divinità celesti!

         Dimentica di babele

         costruisci,

         altissime,

         le tue torri.

         (imperativo)

         Fermati!

         Oltre non procedere!

         Sacrifica

         l’orgoglio della

         tua sapienza

         sull’ara

         dell’umiltà!

         Devia lo scorrere

         della tua esistenza.

         Così non arriverai alla foce!

         Segui la nostra voce,

         il nostro parlare viene

         dalla terra,

         noi siamo la voce del tuo ventre,

         il sentiero per arrivare a Dio.

         Ascoltaci!

         Ascoltaci!

         Ascoltaci!

La voce del Coro lentamente scema, una donna esce da esso spaventatissima, ha sui vent’anni, è vestita con un jeans ed una camicetta.

         Tutti i componenti del Coro si addormentano tranne il Maggiordomo, si accendono le luci sullo spazio centrale.

Scena III

Anna e Maggiordomo

Anna(in Jeans e camicetta)- Papà ... papà, mio Dio è successo qualcosa a papà, mi hanno detto ... non potrei ... non potrei sopportarlo ... Certo è stato lui, ma perché? Potevamo continuare così all’infinito, perché costringermi ad una scelta? Non doveva farlo, non doveva farlo. Mi sentirà, gli griderò addosso tutta la mia rabbia, come si è permesso? Offendendo lui ha offeso me, ha detto che mi ama, può mai amarmi un uomo che incatena mio padre, poveretto, chissà come si sarà sentito, dice che non abbia visto niente, furbo il mio caro, non si è fatto vedere, l’avrà prima addormentato e poi ...

Il Maggiordomo entra in scena, si avvicina al secrétaire e vi posa qualcosa.

Anna(asciugandosi le lagrime)- Come sta?

Maggiordomo- Scusi?

Anna- Come sta?

Maggiordomo- Ah... un po’ scosso, ma bene ... se avessi potuto prenderlo tra le mani quel gaglioffo...

Anna- Cosa?

Maggiordomo- Dico se avessi potuto prenderlo tra le mani lo avrei fatto a pezzettini ... Suo padre è per me come un fratello, morirei per lui

Anna- Invece non hai visto niente?

Maggiordomo- Niente quel manigoldo mi deve essere strisciato a fianco senza far rumore, senza muovere foglia...

Anna- Hai qualche sospetto?

Maggiordomo- Sì, ma non lo dico, me ne devo assicurare, ne parleremo poi signorina...

Anna- Per essere cosi silenzioso dovrebbe conoscere la casa a menadito...

Maggiordomo- Come?

Anna- Per essere così silenzioso dovrebbe conoscere la casa a menadito, non trovi?

Maggiordomo- Già ... già, scusi signorina può ripetere quello che ha detto, sa in vecchiaia, gli acciacchi, l’udito: “dovrebbe conoscere la casa a mena ...?!

Anna- A menadito, a memoria, per non svegliarti sa sicuramente dove dormi!

Maggiordomo- Ecco, sì, è proprio quello che pensavo: il ladro conosce la casa a menadito

Anna- Se sai qualcosa, giurami che sarò la prima a saperlo. (a parte) Come fare per depistarlo, sicuramente lo scoprirà.

Maggiordomo- Certo.

Anna- Dov’è?

Maggiordomo- Non saprei, vuole che lo cerchi per lei?

Anna- No, non è necessario, lo aspetto qua, prima o poi dovrà venire.

Maggiordomo- Mi congedo...

         Il Maggiordomo riprende il suo posto nel Coro, si aspetta che quest’ultimo lo accolga a braccia aperte, quando vede che sta ancora dormendo viene assalito da una sorda angoscia; solo due persone sono sveglie ma stanno attente a vestirsi uno in abiti civili ed uno in abiti militari; non notano per nulla il reingresso nel Coro del loro compagno. Il Maggiordomo sveglia tutti, questi ultimi, appena svegli, accompagnati anche dai due che si stavano vestendo, iniziano plateali gesti di esultanza per il suo arrivo; il Maggiordomo sorride pur rimanendo angosciato. I due che si sono vestiti escono dal Coro prendono un tavolo lo portano in scena;  lo sistemano in fondale dalla parte opposta del Coro; si siedono uno di fronte all’altro; aspettano ansiosi che la luce si accendi su di loro; frattanto Anna ha continuato a passeggiare su e giù per la scena centrale in attesa del padre, quando si accende lo spot su Alberto ed il Commissario di scatto si ferma, buio improvviso su di lei; buio a scemare sul Coro.

Scena IV

Alberto e Commissario

Alberto- Ha la divisa sporca.

Commissario- Sì, lo so; non ho avuto tempo di cambiarla. (Si gira intorno per assicurarsi che nessuno sta ad ascoltarli, controlla se sotto la scrivania vi è qualche microspia) Allora, come la mettiamo? Sono passati già tre mesi e non hai concluso niente, bisogna stringere, le pressioni sono molte, lo vogliono distruggere e noi dobbiamo aiutarli, mi sara... hmm... ci saranno riconoscenti.

Alberto- Possiamo sempre...

Commissario- Sei pazzo?! e quanta gente verrebbe coinvolta? L’ordine costituito non deve essere toccato, solo lui, dobbiamo incastrare solo lui è questo quello che ci è stato chiesto.

Alberto- E’ potente, muove molti fili.

Commissario- I fili possono essere spezzati; mi è stato chiesto questo piacere e devo obbedire; merito un altro incarico, la mia carriera non può fermarsi dietro questa scrivania; non posso essere commissario a vita, finora sono andato avanti da solo ora ho bisogno, abbiamo bisogno di legarci a qualcuno. Il vento sta cambiando ed io sono sicuro di star cavalcando il cavallo giusto, presto starò... staremo in alto.

Alberto- Certo.

Commissario- Oggi, quando andrai a casa sua...

Alberto- Oggi non andrò, la moglie mi ha telefonato per dirmi che non posso andare...

Commissario- Che non puoi andare?  Non sei diventato l’amante della moglie e uno dei suoi migliori amici?

Alberto- Non ha amici...

Commissario- Sì, va bene, comunque sei un assiduo frequentatore della sua casa, per dirti che non devi andare qualcosa è successo. Ha mica scoperto la tua relazione con la moglie?

Alberto- E’ impossibile, sono stato attentissimo.

Commissario- Devi essere prudente, la moglie è una miniera d’informazioni... con la copertura che hai è impossibile che abbia scoperto che sei un poliziotto. Oggi devi andare in quella casa!

Alberto- Ma...

Commissario- Non ci sono ma!

Alberto- Avevo promesso a mia moglie e ai miei figli che avrei passato una giornata con loro!

Commissario- Telefona...

Alberto- Son tre mesi che...

Commissario- Non posso farci niente!

Alberto- Non si può rimandare a ...

Commissario (alterandosi)- Tu oggi andrai in quella maledettissima casa, è un ordine! Il lavoro, il lavoro viene prima di tutto.(Nevrastenico) Io per il lavoro non mi sono mai sposato!!!

Buio. Luce sul palco centrale l’Onorevole è inginocchiato ai piedi di Anna e li bacia, Anna sembra essere abituata a questa situazione eppur ne prova un leggero fastidio.

Scena V

Onorevole e Anna

Onorevole- Sei sublime...

Anna- Come stai?

Onorevole(salendo sempre più con i baci)- Sei giunonica...

Anna- Ti hanno fatto del male?

Onorevole- Sei perfetta, la cosa più perfetta che abbia mai creato.

Anna- Smettila!

Onorevole- Dimmi che sei mia!

Anna- Sono tua.

Onorevole- Baciami!

Anna- Papà, oggi non ho voglia, ti devo parlare...

Onorevole- Baciami!

I due si baciano.

Anna- Papà la storia con Franco...

Onorevole (Alterandosi)- Non parliamone!

Anna- Papà penso che sia stato...

Onorevole (Dandole uno schiaffo)- Tu sei mia, mia! Non devo dividerti con nessuno!

Anna- Io ...

Onorevole (Molto premuroso)- Ti ho fatto male? Perdonami, perdonami, perdonami. Lo sai, sei la mia dolce ossessione. Sei mia, mia, mia, dimmelo, dimmelo ancora...

Anna- Sono tua!

L’Onorevole si mette dietro ad Anna, da tergo, facendo scendere il braccio dal collo della figlia, le inizia a toccare il seno, la figlia accetta volentieri queste avance ed inizia sommessamente a gemere; l’Onorevole le bacia il collo, poi guarda verso il cielo e, mefistofelicamente sorride. Buio. Musica da vaudeville o da vecchie comiche; luce improvvisa sul Coro: sono tutti distratti; colei che interpreta Giuliana si sta guardando e ammirando i gioielli; il Commissario, in maniche di camicia, sta tentando, invano, di pulire la divisa; Alberto ed il Maggiordomo stanno facendo un’animata partita a carte; gli altri quattro dormono beatamente. Appena la Luce si accende su di loro uno dei quattro dormienti si sveglia e cerca di richiamare, in modo sommesso, l’attenzione di tutti, che appena capiscono di essere sotto l’occhio del pubblico iniziano a ricomporsi: chi interpreta Giuliana smette di guardarsi i gioielli e sorride forzatamente; chi interpreta il Commissario indossa la divisa ed inizia a sorridere forzatamente; coloro che interpretano Alberto ed il Maggiordomo, dapprima imprecano per la fine forzata della partita, poi si mettono in posizione ed anch’essi sorridono forzatamente. Avvilita, nel Coro entra anche colei che interpreta Anna, che subito vorrebbe addormentarsi, si sente osservata e sorride anch’ella forzatamente. Tre dei quattro in body, in posizione, sorridono di vero cuore; uno, lo stesso che dormiva prima, non si è riusciti a svegliarlo in nessun modo. I tre contemporaneamente prendono la valigia per vestirsi, la aprono, si fermano e si guardano in cagnesco, tutti vorrebbero entrare in scena, due di loro si chiudono vicendevolmente la valigia. Uno dei tre invita alla calma, decidono di fare la conta. Si accende la Luce sul palco centrale, l’Onorevole è dietro al suo studio che legge delle carte e parla a telefono. I due vincitori della conta sono felici, sotto gli occhi pieni di rabbia dell’altro, fanno esercizi di riscaldamento; si incitano a vicenda dandosi il “cinque”; si vestono; si controllano vicendevolmente, sono pronti per uscire dal Coro. Buio sul Coro.

Scena VI

Onorevole, Maggiordomo

Onorevole- Bisogna chiudere la transazione entro oggi, fra cinque giorni farò approvare il decreto, i soldi da Tokyo dovranno essere su Milano ... come? Via Londra? No, non preoccuparti fallo direttamente, fammi sapere presto, mi trovi sul cellulare, oggi non rispondo più a questo numero(Posa la cornetta, non saluta. Ricomincia a leggere).

Entra il Maggiordomo che in silenzio aspetta che l’Onorevole smetta di leggere.

Onorevole (Notando la presenza di qualcuno)- Che c’è?

Maggiordomo- Come si sente? ...Ha ancora dei segni vicino ai polsi...

Onorevole- Non è niente, sto benissimo

Maggiordomo- E’ anche un po’ rosso qui, l’imbavagliatura doveva essere stretta...

Onorevole- Ho altro da fare...

Maggiordomo- Posso chiederle...

Onorevole- No!

Maggiordomo- Stanotte posso dormire con lei?

Onorevole- Non ho bisogno di una balia.

Maggiordomo- Temo che la sua vita sia in pericolo, ho fatto controllare tutta la casa, non è stato preso niente. Forse faremmo meglio a chiamare la polizia.

Onorevole- Non si deve chiamare nessuno.

Maggiordomo- Quello che è successo stanotte è inspiegabile...

Onorevole- Ci sono cose che non possono essere spiegate.

Maggiordomo- Comunque io...

Onorevole- Ho da fare...

Maggiordomo- Ci sono due persone in anticamera che desiderano urgentemente parlarle.(Posa un bigliettino da visita sul tavolo)

Onorevole(Lancia una monetina in aria, la prende col palmo di una mano, la riversa sul dorso dell’altra; la guarda, interdetto, per un po’)- Ci sono, falli entrare.(Legge il bigliettino sul tavolo)

         Il Maggiordomo esce  rientra con Il Vecchio ed Il Giovane e torna ad uscire.

Scena VII

Onorevole, Il Vecchio ed Il Giovane.  

Onorevole- Guarda chi si vede! Quale buona causa difendiamo stavolta?

Il Giovane (Al Vecchio)- Vi conoscete?

Onorevole- Se ci conosciamo? Siamo cresciuti insieme, Liceo Università Partito, poi le nostre strade si sono divise, ora ha vergogna di me; non dice a nessuno che un tempo eravamo amici per la pelle; non speravo più di vederlo; non in casa mia. Qual buon vento vi porta?

Il Giovane- Un fatto grave, gravissimo, sta sconvolgendo la sua comunità; nessuno sembra importarsene, le istituzioni anzi sembrano complici di un vero e proprio ...

Onorevole- Ragazzo, non essere… logorroico...

Il Giovane- Come dice, Signore?

Onorevole- Va subito al sodo, che vuoi...

Il Giovane- E’ per la discarica Signore, sarà costruita proprio nel bel mezzo del centro abitato, non potremmo più vivere , il fetore ci invaderà, molti di noi si sentiranno male; le attività commerciali falliranno, come nostro rappresentante politico le chiediamo di far sì che non si apra, solo così potremmo arginare il degrado ambientale.

Onorevole- Degrado? Ma amico mio, Rigorosi studi scientifici hanno dimostrato che la discarica, fatta a norma di legge, non produce alcun danno...

Il Giovane (Alterandosi )- Ma l’ha vista come è progettata? A norma di legge? Occupa uno spazio immenso, così com’è fatta fra qualche anno ci ritroveremo tutte le falde acquifere inquinate, l’impatto sarà inimmaginabile, in un arco di cinquanta chilometri saremmo tutti costretti ad emigrare, è questo che volete?

Onorevole- Io voglio solo il bene della mia Comunità.

Il Vecchio- Il bene?

Onorevole- Il bene, sì il bene è vero o no che nelle casse della vostra amministrazione entreranno centinaia di milioni al mese? è vero o no che moltissime persone saranno assunte proprio grazie alla discarica? Oggigiorno un lavoro è importante...

Il Giovane- Non faccia retorica...

Onorevole- Sei banale. (Al Vecchio ) Mi meraviglio di te, un tempo almeno frequentavi persone intelligenti. Se l’Umanità produce rifiuti, questi rifiuti da qualche parte si devono mettere; un posto vale l’altro, che vuoi che sia un po’ di puzza.

Il Giovane- Le discariche causano tumori...

Onorevole- Certo, se riuscirete a dimostrarlo sarò felice di essere vostro portavoce in Parlamento, fino ad allora...

Il Vecchio- E’ una pazzia!!!

Il Giovane- Dovrete passare sui nostri corpi...

Onorevole- Il mio tempo a vostra disposizione è finito!

Il Giovane si avventa su un impassibile Onorevole, viene fermato appena in tempo dal Vecchio.

Il Vecchio- Ce ne andiamo, ci scusi per averla trattenuta più del dovuto; le consegniamo una lista di firme raccolte contro la discarica, sperando che lei le possa tener presente nel discutere sull’oggetto in questione (Consegnando il plico delle firme); buona giornata e porga i nostri saluti alla sua signora...

Mentre Il Vecchio spinge Il Giovane verso l’uscita dallo spazio scenico centrale si accendono le luci sul Coro. Musica. Colui che interpreta il Maggiordomo sta distribuendo dei fogli a tutti, tutti si alzano, tranne il dormiente che continua a dormire, ed assumono una posizione declamatoria; chi distribuisce i fogli invita coloro che hanno interpretato Il Giovane ed Il Vecchio a prendere presto la loro posizione nel Coro, costoro appaiono, ora, molto imbranati, prendono, con impaccio, posizione nel Coro, vengono consegnati loro dei fogli; anch’essi assumono una posizione declamatoria. Contemporaneamente l’Onorevole, usciti Il Vecchio ed Il Giovane, è rimasto un po’ interdetto e pensieroso. Colui che interpreta il Maggiordomo, come un direttore d’orchestra, dà l’avvio al Coro. Si spengono le luci nello spazio centrale.

Coro- Prima o poi

         la Giustizia Divina

         farà il suo corso;

         è obbligo svegliarsi

         dall’oblio.

         Arrivato è

         il tempo

         di fare i conti

         con la propria anima.

         L’impunità

         non deve essere la regola,

         non va più tollerata.

         Le colpe

         devon essere espiate.

         Oh, Popolo

         lancia un guardo

         nei reconditi meandri

         del tuo passato

         lì

         troverai la tua innocenza

         il perché dei tuoi peccati.

         Oh Popolo,

         sciagurato Popolo,

         L’Onnisciente

         vorrebbe salvarti

         ma

         è obbligato a sottostare

         alle tue scelte.

         Ti ha avvertito

         andando contro

         le Sue stesse Leggi

         Tu, sfidandoLo, eludi

         Il Divin Consiglio.

         Apri gli occhi,

         Popolo,

         prima che sia troppo tardi

         apri gli occhi...

         apri gli occhi...

         apri gli occhi...

Lentamente si abbassano le luci sul Coro, mentre la musica scema. Si alzano le luci sullo spazio scenico centrale; in esso quattro sedie.

Entra Alberto, si guarda intorno, è evidente che attende qualcuno; si siede. Suona un telefonino.

Scena VIII

Alberto, poi Giuliana.

Alberto(estraendo il telefonino dal taschino della giacca. Durante la telefonata farà molta attenzione all’arrivo di qualcuno)- Sì, pronto? ... Come devo fare con te? è possibile che non mi stai mai a sentire? ti ho detto che non puoi chiamarmi a questo numero; è un telefonino che deve servire solo per lavoro. Non ti ho dato io il numero, sei tu che l’hai scovato chissà dove. ...Nella mia agendina, l’hai preso nella mia agendina verde? ti avevo detto che per nessuno motivo dovevi mettere il naso là dentro ... amore ma lo vuoi capire o no che io faccio un lavoro che deve avere dei segreti... fra moglie e marito non devono esserci segreti? Ma il mio lavoro... non gridare non gridare non gridare, lo sai che non ti sopporto quando fai così; sì lo so te l’avevo promesso, è successo un imprevisto ... non incominciamo, non sono un gigolo; ci sei solo tu, ci sei sempre stata solo tu. Ma che dici? Non posso farti miao miao, non sai dove mi trovo. D’accordo,  pucci pucci, miaaao  miaaaooo... ghrrr ghrrr... miaaao miaaaooo ... pucci pucci... bacini bacini bacini (lancia dei bacini attraverso il telefono, lo spegne e, guardandosi intorno, si siede.). 

Entra Giuliana.

Giuliana- Che ci fai qui...

Alberto- Passavo di qua...

Giuliana- Ti avevo proibito di venire!

Alberto- Non ce l’ho fatta...

Giuliana- Davvero?

Alberto- Perché dovrei mentire?

Giuliana (Baciandolo)- Mi trovi attraente?

Alberto- Lo sai...

Giuliana- Dimmelo!

Alberto- Sei la donna più sexy che io abbia mai abbracciato.

Giuliana- Baciami (I due si baciano ) ... Ancora (si baciano di nuovo) Stringimi forte, più forte, soffocami.

Alberto- Perché mi avevi detto di non venire...

Giuliana- Me l’aveva chiesto lui ...

Alberto- Lui chi?

Giuliana- Mio marito

Alberto- Te l’aveva chiesto tuo marito, vuoi dire che l’Onorevole sa di...

Giuliana- Di noi due? certo che lo sa, mio marito sa tutto, sa sempre tutto...

Alberto- E io... mi sembrava essere di casa qua, un amico di famiglia... invece lui sa...

Giuliana- Sei il quarto uomo che gli porto in casa, una volta, mi trovò nel letto a fare l’amore, disse che aveva bisogno di una cravatta la prese se la mise, si scusò ed uscì dalla stanza. Non gli interesso, non più. Mi aveva detto di dirti di non venire, perché stasera qui ci saranno moltissime persone ed aveva paura che io facessi una sciocchezza (Ride) che ti saltassi addosso davanti a tutti! Poi stanotte sembra sia successo una cosa strana, sembra che siano venuti dei ladri, non si è capito ancora cosa abbiano preso.

Alberto- I ladri?

Giuliana- Già...

Alberto- E cosa hanno preso?

Giuliana- Te l’ho detto non si sa, erano presenti mio marito ed il Maggiordomo, da nessuno dei due si riesce a capire qualcosa!

Alberto- Devo saperne di più!

Giuliana- Cosa?

Alberto- Hmm... dicevo, bisognerebbe saperne di più, magari si dovrebbe chiamare la polizia; è difficile entrare qua dentro con i cani che ci sono in giardino, con l’allarme, con le luci sempre accese...

Giuliana- Ma di che ti preoccupi?

Alberto- Io .. niente... potrebbe succederti qualcosa, non me lo perdonerei.

Giuliana- Carino, comunque la polizia non si può chiamare, sai il casino, i giornali, le televisioni, la pubblicità; in questo momento mio marito di tutto ha bisogno fuorché di prime pagine su giornali.

Alberto- Perché che sta facendo?

Giuliana- Oggi sei un ficcanaso! Mi dispiace ho la bocca cucita...

Alberto- Dai ...

Entra il Maggiordomo.

Scena IX

Detti, Maggiordomo.

Maggiordomo- Buongiorno.

Alberto- Buongiorno

Giuliana- L’Onorevole è di là?

Maggiordomo- Certo signora 

Giuliana- Scusami Alberto torno subito, ci metto un attimo (esce)

Il Maggiordomo guarda fisso Alberto, in un primo momento costui non si accorge di niente poi, interdetto fa dei segni mimici al Maggiordomo come per dire “Che vuoi?”.

Maggiordomo- Io al mio padrone ci tengo!

Alberto rimane in silenzio.

Maggiordomo- Io al mio padrone ci tengo!

Alberto c.s.

Maggiordomo- Io al mio padrone ci tengo!

Il Maggiordomo esce. Alberto si assicura che nessuno lo veda, estrae il telefonino.

Alberto- Pronto, Commissario ... cerchi di venire qui ... non lo so, si trovi una scusa qualsiasi; qui stanno succedendo delle cose è bene che lei venga, forse l’abbiamo in pugno... Verrà? bene... bene. Commissario ho detto a mia moglie che... Va bene ve bene ho capito, non urli, faccia finta che non le abbia detto niente, non lo farò più.

Entra Giuliana.

Scena X

Alberto e Giuliana, poi il Maggiordomo.

Giuliana- Tutto a posto gli ho detto che eri venuto. Gli ho assicurato che stasera non ci sbaveremo addosso, puoi stare.

Alberto- Ma...

Giuliana- Non ci sono ma, non è geloso te l’assicuro e poi io voglio stare con te!

Alberto- Io...

Giuliana- Insomma mi ami o non mi ami?

Alberto- Certo...

Giuliana- Allora resta.

Alberto- Mettiti nei miei panni, tuo marito...

Giuliana- E’ potente?

Alberto resta in silenzio.

Giuliana- E’ questo che vuoi dire?

Alberto c.s.

Giuliana- Che vigliacco! O.k. faremo finta di non conoscerci, tu rimarrai seduto in un angolino, ci vedremo quando tutti se ne saranno andati per salutarci, va bene così?

Alberto c.s.

Giuliana- Vieni qua...

I due si baciano. Entra il Maggiordomo, per interromperli tossisce.

Maggiordomo- Signora c’è il signorino Franco che l’aspetta in anticamera.

Giuliana- Vengo...

Giuliana esce. Il Maggiordomo guarda con un occhio pieno di odio Alberto che prima regge lo sguardo, come per dire al Maggiordomo di “impicciarsi dei fatti suoi”, poi mestamente lo abbassa e si siede. Entrano Giuliana e Franco; Franco è uno dei due del Coro che ancora era in body.

Scena XI

Detti e Franco.

Giuliana- Alberto ti presento un carissimo ragazzo, il signor Franco Della Porta, fra qualche anno sarà uno dei migliori architetti del mondo, ha delle idee bellissime; deve vedere i suoi progetti, sono bellissimi. E’ qui per mia figlia, io faccio il tifo per lui, spero che diventi presto mio genero. Franco…il dr. Alberto Ianuzzi.

Franco- Piacere, medico?

Alberto- Come?

Franco- Dottore in medicina?

Alberto- Ah, sì sì.

Franco- Specializzazione?

Alberto- Odontoiatria, già già...

Franco- Avevo giusto bisogno di un consiglio, dov’è il suo studio?

Alberto- In via Guglielmo Speranza, 73.

Franco- Potrei chiederle qualcosa adesso?

Alberto- Se non le dispiace preferisco di no, sa sono in vacanza...

Franco- Capisco.

Giuliana (Ad Alberto, sottovoce)- Non fai niente senza soldi eh...

Alberto- Mi conosci…

Franco- Anna dov’è?

Giuliana- L’ho fatta chiamare.

Franco- Mica sta studiando, se sta studiando me ne vado, non sapeva che sarei passato, le volevo fare una sorpresa.

Giuliana- Sarà sicuramente una sorpresa gradita.

Entrano Anna e il Maggiordomo.

Scena XII

Detti e Anna

Anna(Ha lo stesso tailleur della madre Giuliana)- Buongiorno (a Franco) Che sei venuto a fare?

Giuliana- Iniziamo bene. (al Maggiordomo) Ci porti qualcosa da bere? (Il Maggiordomo esce)

Franco- Passavo di qua...

Anna- Hai dato per scontato che volessi vederti

Franco- Veramente...

Giuliana- Potresti essere un po’ più gentile.

Anna(ad Alberto)- Lei vuole aggiungere qualcosa, tanto parlano tutti può parlare anche lei,(alla mamma) perché non t’impicci dei fatti tuoi?!

Giuliana- Sono tua madre

Anna- Purtroppo!

Alberto- Sei sempre così nervosa...

Anna(Guardando Giuliana, riferendosi ad Alberto)- Non sopporto che delle persone stiano nella mia stessa casa!

Franco- Stai parlando di me? se stai parlando di me posso benissimo andarmene...

Anna sbuffa e si siede.

Giuliana- No, non sta parlando di te Franco stai, stai, d’altronde potresti benissimo essere mio ospite; la signorina pensa di essere linda e pura; pensa di poterci dare lezione di moralità, ma si veste come me, si agghinda come me, chissà per piacere a chi... (Sviando il discorso) O forse mi ammira e non ha il coraggio di dirlo...

Alberto- Come si fa a non ammirarti... hmm... volevo dire, credo che sia così... credo che davvero ti ammiri e non riesca a dirtelo; d’altronde è poco più che adolescente... è vero Anna che stravedi per tua madre? Come si fa a non stravedere per tua madre?

Anna(Guardando in modo torvo Giuliana, colpita nel segno per le parole di quest’ultima)-.Stravedo per te mammina...

Alberto- Ah, benissimo, ora datevi un bel bacetto di riappacificazione e tutto torna come prima...

Anna e Giuliana, forzatamente, si baciano.

Alberto- Ah... ecco, è bello vedere una famiglia unita, (a Franco) non sopporto i litigi familiari, mi angosciano.

Entra il Maggiordomo con delle bibite, tutti la prendono e la sorseggiano; il Maggiordomo esce. Franco e Anna sono molto nervosi e non si guardano. Giuliana fa segno ad Alberto che bisogna uscire per dare la possibilità a Franco di restare solo con Anna, Alberto non capisce, pensa che Giuliana lo stia salutando e risponde al saluto; Giuliana ripete i gesti di prima, Alberto pensa che Giuliana gli stia chiedendo com’è ciò che sta bevendo e risponde, mimicamente, che è buono; Giuliana insistentemente ripete i gesti ad Alberto; Alberto finalmente capisce.

Alberto- Ah... aaahh, sì, sì. (Inventandosi qualcosa, impostando la voce) Giuliana non avevi detto che ti dovevo accompagnare a fare compere??

Giuliana- Come? Ah... sì, sì... vogliamo andare adesso??

Alberto- Ehh?

Giuliana- Vogliamo andare? Andiamo. Noi andiamo, ragazzi ci vediamo più tardi, se vedi tuo padre digli che per stasera ho già dato tutte le disposizioni di dovere.

Alberto e Giuliana escono. Franco e Anna per lungo tempo non si parlano e non si guardano.

Scena XIII

Franco e Anna, poi il Maggiordomo.

Anna- Li porta in casa...

Franco- Perché non dovrebbe farlo?

Anna- Non pensa proprio a lui, non pensa a quanto ne possa soffrire...

Franco- Non soffre...

Anna(Violenta)- Che ne sai tu, che ne puoi sapere? Non lo conosci...

Franco- So anche troppo...

Anna (Calmandosi, accarezzandogli il viso)- Già... te l’ho detto io...(Gli dà uno schiaffo) Perché l’hai fatto?

Franco- Fatto...fatto cosa?

Anna- Non c’è bisogno che te lo dica...

Franco- Stai dando i numeri?

Anna- Eri l’unico che poteva farlo e  avevi anche un motivo!

Franco- Ma cosa???

Anna- Lo sai che per me non è facile, non devi mettermi fretta e poi non puoi trattarlo così...

Franco- Ma mi vuoi dire che cosa è successo?

Anna- Non ne sai niente, vorresti farmi credere che tu non ne sappia niente... davvero? e allora chi...? Stanotte sembra che qualcuno sia entrato in casa... abbiamo controllato, non manca niente ... pensavo fossi stato tu... per spaventarlo... per mettermi fretta...

Franco- Io stanotte facevo sogni beati...

Anna- Non sei stato tu, sei sicuro?

Franco- Lo giuro!

Anna- Mah... che cosa hai sognato stanotte?

Franco- Non ricordo, ma mi son svegliato così felice che sicuramente ti avrò sognata!

Anna(baciandolo)- Quanto sei bello...

Franco- Vieni qui, qui sulle mie gambe...

Anna fa cenno di no

Franco- Dai ... cinque minuti, siamo soli!

Anna spaventata fa cenno di no.

Franco- Dai, dai che non ci vede nessuno...

Anna- Perché hai detto quelle parole?

Franco- Cosa?

Anna- Mio Dio perché hai detto quelle parole?

Franco- Quali?

Anna- Perché hai detto quelle maledettissime parole?

Franco- Ma…

Anna- Non dovevi dirle…

Franco- Calmati Anna… calmati…

Anna(Isterica, gli si scaraventa contro e cerca di prenderlo a pugni)- Vattene, vattene, non dovevi dirle… (Piange, poi calmandosi) Cominciò così: “Vieni qua, sulle mie gambe...”. Eravamo nello studio...

Franco- Se non vuoi...

Anna- Ero una bambina, cinque sei sette otto anni, “Papone, papone ma che fai?” “Gioco, gioco con la bambolina mia, è vero che tu sei la bambolina mia?” “Sì papone” (Piange è quasi in trance) “Papone perché... perché hai fatto così?” “Non ti è piaciuto? Ho dato un bacio alla mia bambolina... alla mia bambolina non è piaciuto il bacio di papone? Sììì, sì che le è piaciuto. Dillo, dillo a papone tuo che ti è piaciuto il bacio (Anna con atteggiamento infantile fa cenno di sì) no... no, voglio sentirti parlare; ti è piaciuto il bacio di papone?” “Sì” (Pausa) “Papone... papone mi faccio male ... posso andare dalla mamma?” (Lancia un urlo brutale, come se qualcuno la stesse squartando. Si accascia a terra. Franco l’abbraccia. Dopo una pausa) ogni sera... ogni sera nel suo studio, quando la mamma non c’era... io gridavo, gridavo forte. Nessuno mi sentiva. Poi, poi mi diceva: “Bambolina questo è il nostro piccolo segreto. Sei contenta? Tu e papone avete un segreto da nascondere...”

         Mia mamma quand’ero piccola non ha mai capito niente, non ha mai neanche sospettato; un anno fa... un anno fa ci vide insieme nel suo letto; ma era tardi.

         ... Chissà... forse avrebbe potuto fare qualcosa, cacciarmi da casa, urlare; non ha fatto niente. Ha avuto paura di perdere tutto quello che aveva. da allora si porta tutti gli amanti in casa... penso che lo voglia fare ingelosire, lo ama ancora.

         Ho pregato, sapessi quanto ho pregato affinché tornasse tutto come prima; lei mi crede consenziente, pensa che la colpa sia stata mia, non ha mai visto un mio gesto di ribellione, ha dato tutto per scontato.

         (Piange) Ma io...io...mi ha convinta che appartengo a lui... non so dirgli di no... lo vedo così indifeso senza di me...

Franco- Devi liberartene...

Anna- Non posso 

Franco- Hai detto che mi ami.

Anna- Lo so!

Franco- Non si possono avere due piedi in una scarpa, o stai con me o...

Anna- No ... non dirlo, per piacere non dirlo, non mettermi davanti ad una scelta, non me la sento, non ancora, fidati di me!

Franco- Quando sto con te vedo già il nostro futuro: io che insegno in una piccola scuola di provincia  e tu che mi aspetti a casa, magari nei miei sogni c’è pure un pargoletto. Appena me ne vado, appena sono da solo, mi sembra di stringere un pugno di mosche... cerco di immaginare il mio futuro e non vedo niente, niente; solo un grande punto interrogativo; non abbiamo molto tempo, appena mi laureo torno a casa, la mia vita è lì ho sempre sperato che venissi con me; più passa il tempo e più sembra che mi stia illudendo...

Anna- Franco...

Franco- Devo andarmene! qui non conosco nessuno..., prima o poi dovrai scegliere Anna, non immagini che rabbia il saperti fra le sue braccia, mi hai detto che devo capirti, che devo aspettarti, bene ... ma sono un uomo anch’io, sono solo un uomo...

Anna- Franco...

Entra il Maggiordomo.

Maggiordomo- Signorina Anna, suo padre desidera parlarle, l’aspetta nel suo studio...

Anna e Franco si guardano, il Maggiordomo, leggermente interdetto, aspetta Anna. Buio lento sullo spazio centrale. Una musica si sente da lontano, si alza la luce nello spazio di proscenio vicino alla prima quinta a sinistra, Il Vecchio e Il Giovane stanno cantando e bevendo; Il Giovane ha una chitarra in mano.

Scena XIV

Il Giovane e Il Vecchio.

Ballata della Giustizia e del Potere

Quando un povero chiede

un suo diritto

deve rigar diritto

e non sempre, non sempre l’ottien...

Quando un ricco chiede

un suo diritto

si spalancano le porte

i soldi aiutano la sorte, aiutano la sorte...

Non diciam niente di nuovo

i soldi dan Potere

il Potere crea soprusi

e la Giustizia non ci sta...

Ma noi, noi lotteremo sempre

i poveri son forti

se non hanno da mangiar

Con Dio o senza Dio la Giustizia vincerà...

Il Giovane ed Il Vecchio dopo aver cantato questa ballata, che deve apparire creata all’istante, ridono e bevono beatamente.

Il Giovane(E’ su di giri)- Hai visto la faccia che ha fatto quando gli hai consegnato la lista? Quel figlio di puttana è rimasto di stucco, non pensava che riuscissimo a raccogliere tante firme; oggi come oggi saremmo capaci di fargli scendere contro tutti. Chi cazzo si crede di essere quello stronzo, sappiamo tutti perché viene votato... un piacere a questo un piacere a quello ... vaffanculo... stavolta vinciamo noi, almeno abbiamo un’idea, lottiamo per qualcosa ... Vecchio dammi la mano, abbracciami, abbiamo vinto!!!

Il Vecchio e Il Giovane si abbracciano.

Il Giovane- Vecchio perché non mi hai detto che vi conoscevate?

Il Vecchio- Hmm... mi sembrava inutile, non ne vado fiero...

Il Giovane- A quanto pare siete cresciuti insieme...

Il Vecchio- Sì, eravamo inseparabili, stesse scuole, stessa compagnia, stesso partito, erano i tempi delle lotte politiche, delle idee, delle ideologia...

Il Giovane- Puah..., tu e queste ideologie di merda, a che vi hanno portati? a che ci sono servite? esistono i fatti solo i fatti ... anzi esistono i fatti, i ricchi e i poveri.

Il Vecchio- Tu... tu vorresti dire che voteresti chiunque?

Il Giovane- Chiunque fa quello che dice...

Il Vecchio- Non hai idee!

Il Giovane- Ah... ah Vecchio, non ho padroni, è diverso!

Il Vecchio- I partiti...

Il Giovane- I partiti fanno eleggere un Onorevole che promuove una discarica nel bel mezzo del paese... bella roba. Esistono le lotte, chi appoggia le mie lotte... quello è il mio partito!

Il Vecchio- Non pensavo che la pensassi così, è la completa anarchia.

Il Giovane(Scrolla le spalle)- Io la chiamerei vera democrazia

Il Vecchio- Mi sorprendi ...

Il Giovane(Vedendo Il Vecchio rattristato)- Dai... Vecchio, non fare così, oggi abbiamo vinto, dobbiamo stare allegri, e poi...non preoccuparti i partiti ci saranno sempre... ed io... voterò sempre quello in cui ci sarai tu (tra sé ) tanto l’uno o l’altro... Beviamo... facciamo un brindisi... alla Vittoria (Bevono)

Il Vecchio- Però ricordati, chi ha vinto una battaglia non è detto che vincerà la guerra

Il Giovane- Chi la dura la vince ... chi va piano va sano e va lontano..., belle queste frasi fatte...

Il Vecchio- Stupido!

Il Giovane- Lo so, lo so quello che vuoi dire, che di quell’uomo non ci dobbiamo mai fidare, ma oggi abbiamo vinto, lo abbiamo messo in difficoltà, godiamoci, questo momento... ehi... grazie...

Il Vecchio- Di cosa?

Il Giovane- Senza di te non l’avrei nemmeno iniziata sta’ lotta, l’avrei data per persa in  partenza; sei stato tu che mi hai convinto, che mi hai fatto sperare di poter vincere. Da oggi penso che possa esistere qualcosa che si avvicini alla Giustizia ... grazie!!

Il Vecchio- Non fare lo scemo...

Il Giovane- Davvero... mi hai insegnato molto in questi giorni, a parte le idee diverse con te mi trovo bene. Non ho mai conosciuto mio padre, ma se potessi averne uno lo vorrei come te...

Il Vecchio sorride, versa da bere ed invita a bere. Buio. Luce sullo spazio centrale. Ai piedi della scrivania Anna, nuda, dorme; i suoi indumenti sono sparsi nella scena. L’Onorevole, a torso nudo, la guarda ossessionato.

Scena XV

Onorevole e Anna.

Onorevole(Ascolta qualcosa di indefinito)- Strepitio di voci, rumori. Vorrei avere ancora la faccia glabra per poter essere quello che non sono, ma il passato è irrimediabile ... sono la mia Onnipotenza... toccarti vuol dire toccarmi, amarti vuol dire amarmi. Ah... se potessi fermare questo delirio...(Grida rivolto verso il cielo) Puoi fermarmi tu? Mi hai incatenato... ma puoi fermarmi...?(bacia con voluttà il corpo di Anna) Vedi? Vedi?...Non puoi fermarmi, mi lasci esaudire i miei più efferati desideri. (Una luce soffusa si alza sul Coro, tutti stanno  tristemente afflosciati su se stessi come se fossero dei manichini di stoffa. L’Onorevole grida) Ed io dovrei credere che esisti? Se mai hai creato qualcosa non hai mai creato niente di buono. Guerre distruzioni potere, guerre distruzioni potere, è questo che ci tramandiamo. (Grida) IO VOGLIO TUTTO CIO’ CHE POSSO PENSARE DI AVERE!!! (Si calma) Sono solo... la solitudine è un prezzo che si deve pagare... vorrei dividere qualcosa con qualcuno, ma io non sono gli altri e gli altri non sono me.

         In me c’è spazio solo per me stesso.

         (Si avvicina di nuovo ad Anna) ... Ci sei tu, la mia protuberanza nel futuro (le accarezza il ventre) ... un figlio... un me stesso che nasce da me stesso...(Ride) LA PERFEZIONE!!!

Si accascia su Anna e la bacia, si vedono le braccia di Anna che stringono il suo collo. Musica, a poco a poco si abbassano le luci sullo spazio centrale e, contemporaneamente, si alzano completamente sul Coro. A luci alzate, colui che interpreta il Maggiordomo inizia a muoversi e ad alzarsi, poi smarrito si guarda intorno fino alla chiusura del sipario. Si chiude il sipario.

FINE

I ATTO  

II ATTO

         Si apre il sipario. Nello spazio centrale, seduto davanti alla scrivania c’è il Commissario, in piedi a poca distanza da lui il Maggiordomo.

Scena I

Maggiordomo e Commissario.

Maggiordomo- Signore, mi permetto di dirle che ha la divisa sporca.

Commissario- Sì, lo so, da stamattina le sto tentando tutte, ma questa macchia non riesco proprio a toglierla; ho telefonato persino a casa per vedere se mia sorella me ne portava un’altra, niente, non c’era. Sì vede?

Maggiordomo- Direi proprio di sì..., la può dare a me se vuole, vedrò il da farsi...

Commissario- Fra quanto tempo viene l’Onorevole?

Maggiordomo- Mi ha detto che entro cinque minuti sarebbe stato da lei...

Commissario- Hmm... (Mette una mano sulla macchia, l’atteggiamento lo rende ridicolo) Così si vede?

Maggiordomo- Meglio la macchia...

Commissario- Cosa dice?

Maggiordomo(Sorridendo)- Niente, niente, non si vede, se si mette così non si vede niente... Mi assento, mi scusi, può attendere da solo, le porto un caffé, una bibita, un cocktail?

Commissario- Niente, grazie.

Maggiordomo- Con permesso...(Si inchina, il Commissario, sempre mantenendo il braccio sulla macchia, risponde all’inchino con un inchino, il Maggiordomo ripete il gesto, il Commissario ripete il gesto; questo fino a che il Maggiordomo non esce di scena. IL Commissario cerca ancora di fare sparire la macchia, non vi riesce, impreca, ma non vi riesce; entra l’Onorevole il Commissario torna in quella posizione ridicola che aveva prima)

Scena II

Commissario e Onorevole.

Onorevole- Commissario qual buon vento...

Il Commissario gli dà le spalle

Onorevole(Porgendogli la mano)- Commissario...

Il Commissario gli porge l’altra mano.

Onorevole(Innervosendosi)- Insomma, Commissario

Il Commissario gli dà la mano giusta.

Onorevole- Uh, guardi ha la divisa sporca...

Commissario- Chi? Io?

Onorevole- Sì, guardi...

Commissario(Vedendo la macchia, meravigliandosi)- Ohh ... e quando è successo, come ho fatto a non accorgemene... mi dispiace che proprio dinanzi a lei...

Onorevole- Sciocchezze... sciocchezze, semmai mi dica perché è venuto? 

Commissario- Niente, passavo di qua e sono venuto a farle una visita...

Onorevole- Vediamo, quando è stata l’ultima volta che mi è venuto a trovare... se non ricordo male venne per chiedermi una promozione ed io le dissi che per lei non c’era niente  da fare, che c’erano da favorire altri prima di lei... mica se la prese??

Commissario- Per carità signor Onorevole, capisco capisco che in questo mondo non sono il solo (Ride); ma sa, fare il Commissario per tanto tempo senza avere una promozione, servire fedelmente lo Stato con tenacia e dedizione e non veder ripagati i propri sforzi... per uno come me che ha scelto il lavoro come unica ragione di vita, per uno come me che, per colpa del lavoro, non ha preso moglie e che a cinquant’anni vive ancora con la madre e due sorelle zite che lo credono il Presidente della Repubblica... non è facile, mi creda, non è facile...

Onorevole- Suo padre che faceva Commissario?

Commissario- Il contadino, signor Onorevole, il contadino...

Onorevole- Ah, così lei è un vero e proprio self made man, un uomo da portare come esempio.

Commissario- Troppo buono...

Onorevole- Commissario, lei è vendicativo?

Commissario- Cosa?

Onorevole- Lei è vendicativo?

Commissario- Penso di no signore...

Onorevole- Strano, perché da quando io le rifiutai la promozione gira per la mia casa un certo Alberto, lei non ne sa niente...

Commissario (Impacciato)- Hmm... non capisco signore...

Onorevole- Dice di essere un medico, un odontoiatra, se dovesse cavarsi un dente glielo sconsiglio vivamente, come dentista non è granché...

Commissario(c.s.) - Davvero? ... ha fatto bene a dirmelo non c’è niente di peggio che sedersi sulla poltrona di un cattivo dentista...

Onorevole- Già, solo che questo Alberto, questo fantomatico dentista non ha mai tenuto una pinzetta in mano e il suo studio attrezzatissimo, è vuoto. Questo Alberto si alza ogni mattina e viene nel suo ufficio, ogni mattina la saluta con un saluto militare e sembra che le dica: “Ai suoi ordini signor Commissario...”; davvero uno strano modo di fare il dentista non trova?

Commissario(c.s.)- In effetti...

Onorevole- Commissario... commissario, ma davvero credeva... ora le dico cosa è successo: dopo il mio no a favore della sua promozione è andato da altri Onorevoli che per promuoverla le hanno chiesto la mia testa, lei, ligio servitore dello Stato, ha accettato  senza indugi.

         E’ andata così?

Il Commissario non risponde.

Onorevole(Sorride pieno di sé)- Ora...

Commissario(Freddo)- Ora c’è la discarica

Onorevole(Colto di sorpresa)- La discarica?

Commissario- Sì, la discarica... quella in mezzo al paese... il cui perimetro deve essere raddoppiato; vogliamo parlarne?

Onorevole- Parliamone...

Commissario- Dei piccioni viaggiatori raccontano di un uomo molto potente che per semplice suo diletto, per dimostrare, sembra, a se stesso e agli altri la propria Onnipotenza ha deciso di far aprire nel bel mezzo di un centro abitato un’enorme discarica di rifiuti. Sempre i piccioni dicono che quest’uomo potente stia riuscendo a mettere d’accordo tutti : malavita, amministratori locali, ecc. e tutti si stanno dando da fare per fare apparire ogni cosa legale. Però, se qualcuno si darà da fare come si deve, cosa che tralaltro sta già facendo, quest’uomo potente nonostante la sua immunità parlamentare finirà diritto diritto alle sbarre...(Sorride e guarda l’Onorevole sogghignando, quasi a sfidarlo)

Onorevole (Accettando la sfida)- Immagino che questi piccioni parlino spesso e con molte persone ...

Commissario- Si sbaglia, ho fatto in modo che parlassero solo con me, nessuno sa niente, diciamo che mi mancano solo dei tasselli necessari a far quadrare il tutto, tasselli che fra non molto avrò...

Onorevole- Complimenti, ha costruito un bel puzzle; un po’ esagerato forse, ma plausibile...

Commissario- Mi diverto moltissimo a costruire puzzle; è di gran lunga il mio passatempo preferito...

Onorevole- Già... già... vedo, ma a me i piccioni viaggiatori non piacciono; quando vengono nel mio giardino sporcano tutto, dico sempre al mio maggiordomo di mandarli via...

Commissario- Lei sa bene che non si possono cacciare tutti, a meno ché...

Onorevole- A meno ché?

Commissario- Non si trovi il modo di farli stare zitti...

Onorevole- Lei lo conosce? potrei esserle infinitamente grato...

Commissario- Fino a che punto?

Onorevole(Sorride, sa di aver vinto)- Un self made man  come lei merita le più alte cariche dello Stato...

Commissario- D’accordo (gli stringe la mano)

Onorevole- E i piccioni viaggiatori?

Commissario- Non parleranno più e, se lo faranno, nessuno li capirà...

Onorevole- Mi complimento, mi inviterà ai festeggiamenti della sua promozione?

Commissario- Certamente, sarò felice di presentarle anche la mia famiglia: mia mamma, le mie sorelle...

Onorevole(Suona un campanellino)- Quel giorno suo padre dall’aldilà sarà orgoglioso di lei...

Commissario- Lo spero, signor Onorevole.

Onorevole- Vada, vada, capisco un uomo come lei non ha tempo da perdere, è in prima linea nella lotta contro il crimine; vada vada a togliere la feccia dell’umanità dalla strada ci faccia vivere nella tranquillità più assoluta, senza la paura di essere borseggiati, rapinati ecc.ecc.; la sua visita è stata utile; è stato un piacere vederla; se in futuro avrà qualche problema mi pregio di fare il possibile per risolverglielo; non tema venga, venga pure quando desidera la sua visita è graditissima; è sempre un piacere parlare con persone che capiscono...(entra il Maggiordomo) Accompagna il signor Commissario...

Commissario- Di nuovo, con permesso...(esce accompagnato dal Maggiordomo)

L’Onorevole guarda il Commissario ed il Maggiordomo uscire, sorride di gusto, ride; si accende una sigaretta. Inizia una musica. L’Onorevole appoggia, da seduto, i piedi sulla scrivania e pensa. La luce lentamente si abbassa su di lui. Nel buio più totale si sentono i primi versi del Coro, a poco a poco esso sarà illuminato.

Coro- L’ADE!

         I defunti

         rinnegano

         il deserto

         dei vostri cuori. 

         Vi negano

         la loro presenza

         il loro eterno Amore

         Primi,

         dalle Luce dei Tempi,

         vi voltano le spalle

         e non osano

         invocare

         il vostro perdono.

         Uomini!

         i vostri padri

         vagano nell’Ade

         le vostre colpe

         infliggono supplizi

         alla loro innocenza.

         C’è tempo,

         O Uomini!

         Tornate sui vostri passi!

         Siate degni

         della vostra memoria...

         della vostra memoria...

         della vostra memoria...

Si spegne la luce sul Coro. Si illumina il proscenio a destra, lo spazio è vuoto; si sente la voce de “Il Giovane” che sta tenendo un comizio.

Scena III

Il Giovane e Il Vecchio.

Il Giovane- Non sempre il potere vince, quello che sta succedendo in questi giorni  dimostra che se un popolo vuole fare valere i propri diritti alla fine vince. La nostra protesta è stata efficace, hanno fatto di tutto per smobilitarci, non abbiamo desistito, convinti di lottare per una giusta causa. Ancora pochi giorni e tutto sarà finito. Vinceremo, i nostri diritti non verranno calpestati, ve lo prometto.

Si sentono molti applausi. Il Giovane ed il Vecchio fanno il loro ingresso nello spazio scenico illuminato. Il Giovane è euforico.

Il Giovane- Hai visto, hai visto quanta gente è con noi Vecchio, non è possibile perdere, alla fine la discarica non si aprirà, ce la faremo.

Il Vecchio- Sei stato bravo.

Il Giovane- Io non ho nessun merito, difendo una giusta causa. La gente ci segue perché sa che siamo sinceri, onesti, non abbiamo cause personali, non difendiamo nessun nostro interesse particolare, ci ama per questo e per questo ci appoggia.

Il Vecchio- Non avere tanta fiducia nella gente…

Il Giovane- Non capisci Vecchio che è proprio questo il problema, bisogna avere fiducia, fiducia fino in fondo di chi ti sta a fianco, di chi difende le tue stesse cause, solo così si può sperare di cambiare qualcosa, per  troppo, troppo tempo abbiamo vissuto nel sospetto, nell’indifferenza dell’uno verso l’altro e ci siamo ridotti a questo. Abbiamo permesso tutto, se abbiamo fatte delle guerre sono state quelle sbagliate, non abbiamo difeso i nostri diritti elementari.

Il Vecchio- Oramai sei diventato un leader…

Il Giovane- Qualsiasi cosa io diventi sai bene che lo devo a te.

Il Vecchio scrolla le spalle.

Il Giovane- Fin da quando, grandicello, uscii dall’Orfanotrofio e ti vidi parlare in mezzo ad un gruppetto di gente, capii di trovarmi di fronte ad una persona integerrima, onesta, pulita, da allora sei il mio punto di riferimento, leggo tutto quello che mi dici di leggere, faccio tutto quello che mi dici di fare.

Il Vecchio- Però quando ti dico di non fidarti di nessuno…

Il Giovane- Lo dici perché sei diventato pessimista Vecchio, la tua canizie ha ristretto i tuoi orizzonti, credi che più niente possa cambiare. Piuttosto, vediamo come dobbiamo muoverci nei prossimi giorni per assicurarci del tutto che la discarica non apra.

Il Vecchio- Hai organizzato i turni di guardia?

Il Giovane  dice mimicamente di sì

Il Vecchio- Hai detto a tutti di non cedere nemmeno di fronte a cariche della Polizia?

Il Giovane- Li dovranno uccidere per farli muovere.

Il Vecchio- Bene, chi hai fatto Caposquadra?

Il Giovane- Umberto Alessandro Gianluca e te…

Il Vecchio- Hai fatto anche me?

Il Giovane- Avrei dovuto toglierti il divertimento della lotta?

Il Vecchio sorride. Il Giovane tende la mano al Vecchio, i due si guardano, il Giovane sorride commosso, Il Vecchio stringe la mano al Giovane, si abbracciano. Lentamente Buio su di loro; si alzano le Luci nello spazio centrale; Alberto e Giuliana si stanno vestendo, Alberto ha un atteggiamento remissivo, Giuliana è tesa, preoccupata. Nello spazio scenico quattro sedie..

Scena IV

Alberto e Giuliana.

Alberto nello spazio centrale aspetta. Giuliana entra di corsa.

Giuliana- Alberto… Alberto mi devi aiutare… bisogna fare presto.

Alberto- Ma…

Giuliana- Ti spiego, ti spiego tutto. Mio marito… oddio… una cosa orrenda…

         bisogna fermarlo.

Alberto- Calmati, non capisco…

Giuliana- Sì, sì… mi calmo… mi calmo. Mi devi aiutare. Devi sapere tutto.

Sposai mio marito che avevo sedici anni, i miei genitori diedero subito il consenso, già da allora   era una persona potente, stimata, ricchissima, per loro non si sarebbe potuto trovare un partito migliore. Capisci? Sedici anni, ero poco più di una bambina e sposai quest’uomo che per me era il massimo dell’onestà, del rigore, che parlava alla gente e li convinceva a fare tutto quello che voleva. Ma presto, troppo presto mi accorsi…(Si perde nei suoi stessi pensieri)

Alberto- Cosa?

Giuliana- Come?

Alberto- Presto ti accorgesti?

Giuliana- Ah … sì, presto mi accorsi che l’uomo che mi aveva preso in moglie era diverso, molto diverso …(piange) mio Dio, non sai che è capace di fare ! …Riesce a sembrare sempre così pulito, limpido, onesto…

Alberto (Spazientito)- Insomma che ha fatto?

Giuliana- Che cosa non ha fatto vorrai dire… eravamo sposati da tre mesi, allora tutti temevano per la sua vita, si era fatto molti, moltissimi, nemici, vivevamo sotto scorta, mi sentivo intrappolata, la notte non dormivo più, mi sembrava di impazzire, non riuscivo a capire come potesse un uomo tenerci così poco per la propria vita. Scesi di notte per prendermi qualcosa che potesse farmi dormire e lo trovo che festeggia, brinda e ride con tutti i suoi nemici; mi misi, senza essere vista, in un cantuccio per sentire quello che dicessero; ha sempre fatto questo capisci? ha sempre avuto una doppia  tripla vita. (Incredula) Non si capisce perché lo faccia, a volte sembra un indemoniato, sembra non appartenere a niente e a nessuno… quanti pianti, quanti pianti, prima di comportarmi così, prima di diventare fredda, menefreghista, se lo lascio non so dove andare ma a volte non riesco nemmeno a guardarlo in faccia, (quasi trattenendo le lagrime e le parole, con immenso sforzo) e non ti ho detto il peggio…no, non posso, non ce la faccio…

Alberto- Dì…

Giuliana(Piangendo)- E’ riuscito a farsi amare dalla figlia, capisci, Anna pende dalle sue labbra, un anno fa li trovai insieme, Dio Alberto come faccio a dirtelo… stavano… capisci con sua figlia… con mia figlia… ho tentato, ho tentato di parlarle, ma ne è … ammaliata, non sa dirgli di no… mia figlia, mia figlia … con mio marito… con suo padre… e io …io non riesco a fare niente, non riesco nemmeno ad odiarlo del tutto… ho provato, ho provato persino ad ucciderlo … una notte, dormiva gli misi una pistola vicino alla tempia… non ce la feci… non ce la feci … stavo lì lì e mi fermai… Ora, ora si è messo in testa di avere un figlio, non da me.

Alberto- Sei sicura…

Giuliana- Ha deciso di festeggiare così la serata, dopo aver sistemato la questione discarica.

Alberto- Quale questione?

Giuliana- Non ho tempo devo pensare ad altro.

Alberto- Potrebbe… potrebbe essere importante.

Giuliana- Credi? E’ più di un anno che preso dal suo delirio di Onnipotenza, ha deciso di mettere nel bel mezzo del suo paese di nascita un’immensa discarica di rifiuti, sembra voglia far diventare immondizia tutto ciò che appartiene alla sua memoria, alla sua infanzia…è pazzo.

Alberto- Fammi capire, non c’è un motivo? che ne so, soldi, affari, occultamento di qualcosa…

Giuliana- Mio Dio no… è un pazzo, un pazzo pericoloso… ogni volta che parla della sua infanzia, dei suoi genitori, sembra felice, lo racconta come il periodo migliore della sua vita.

Alberto- Vai avanti.

Giuliana- Comunque, questa idea ha trovato molte resistenze sia da parte degli abitanti locali, sia da parte degli amministratori e sia da parte dei malavitosi locali cui non va proprio giù di vivere in una discarica.

Alberto(Sorridendo)- Già…

Giuliana- Non si è arreso, piano, piano come un ragno con la sua ragnatela ha costruito una trappola in cui tutti finiranno per cascare…

Alberto- Cioè…

Giuliana- Non lo so, so soltanto che stasera ha invitato tutti qui e farà in modo di rendere legale un qualcosa …

Alberto- …di completamente illegale. Bisogna muoversi, (Tra sé) è questa l’occasione che aspettavamo.

Giuliana- Cosa?

Alberto- Si deve dire tutto alla polizia e procurare le prove. Solo così si può fermarlo.

Giuliana- Sei sicuro?

Alberto- Fidati di me.

Scena V

Detti e Maggiordomo, poi Franco e Anna.

Entra il Maggiordomo.

Maggiordomo- C’è il signorino Franco, lo faccio accomodare?

Giuliana- Sì, fallo entrare e va a chiamare Anna, non è certo venuto per noi.

Maggiordomo- Con permesso!

Alberto- Franco sembra un brav’uomo.

Giuliana- Chissà se Anna …

Franco- Rieccoci qui

Giuliana- Ho già fatto chiamare Anna

Franco- Grazie!

Alberto- Eccola qui, sei sempre triste…

Anna- Per vedere i clown dovrebbe andare al circo…

Alberto- Hmm…

Giuliana- Mi sa che faremmo meglio ad andarcene…

Alberto- Lo penso anch’io.

Giuliana- Ci vediamo dopo.

Alberto e Giuliana escono. Franco e Anna rimangono in un silenzio imbarazzante per entrambi, Anna non ha il coraggio di guardare Franco.

Scena VI

Franco e Anna.

Anna- Non avvicinarti, stai lontano…non ti merito… ha intenzione di avere un figlio… un figlio da me, da sua figlia… non avvicinarti!!! Non sono capace, non ce la faccio a dire di no… perché vuoi amarmi? Perché torni sempre? Sono sporca…sporca, mi sento sporca anche dentro, come fai a volermi ancora bene, vattene, non tornare…

Franco- Vieni con me.(Anna mimicamente fa segno di no) Dannazione ma lo capisci che è un mostro? Andremo dai miei ti proteggeranno sono persone amorevoli. Devi fuggire, Anna, devi fuggire, stare in questa casa sta diventando sempre più pericoloso… un figlio… un figlio… non lo permetterò mai.

Afferra per una mano Anna, Anna con l’altro tenta di dargli uno schiaffo, Franco lo evita. I due si guardano, si abbracciano. Lentamente si abbassano le luci su di loro, lentamente si alzano sul Coro. Musica di sottofondo. Tutti i componenti del Coro sono stanchissimi, prostrati, il dormiente continua, come al solito, a dormire. Appena la luce si alza completamente su di loro colui che interpreta il Maggiordomo è preso da un finto entusiasmo ed invita tutti a mettersi nella solita posizione declamatoria, qualcuno guarda l’orologio e fa segno di doversene andare, coloro che interpretano la parte di Franco e Anna non rientrano nel Coro, colui che interpreta il Maggiordomo dà il segnale di inizio.

Coro- Ritrovate, o Uomini,

 le essenze,

 i vostri istinti

 sottomettete alla ragione

 Non siete nati

 per essere maledetti.

 Non andate contro Natura

 se lo farete

 non resterete impuniti.

 Una Grande Sciagura si

 abbatterà sul vostro Capo.

 Il limite della Natura

 è invalicabile.

 Attenti o Uomini

 attenti…

 attenti…

 attenti…

Si abbassano le luci sul Coro e si riaccendono nello spazio centrale dove l’Onorevole, da dietro la sua scrivania, sta parlando con Il Vecchio. L’Onorevole ha una busta fra le mani.

Scena VII

Onorevole e il Vecchio.

Onorevole- Mi ha fatto molto piacere trovare queste lettere tra il plico delle firme, mi complimento hai finalmente imparato a tradire gli amici.

Il Vecchio- Che ne dici della mia proposta?

Onorevole- Si può fare.

Il Vecchio- Facciamo presto, dimmi quello che devo fare pagami e me ne vado!

Onorevole- C’è tempo, quello che devi fare è facile: devi fare in modo che nessuno protesti più, che non ci siano più quelle assurde manifestazioni popolari, quelle serrate, quelle ridicole proteste; è così volgare il popolo quando pensa di poter comandare…per quanto riguarda il pagamento 250 milioni puoi prenderli anche adesso, altri 250 quando avrai fatto tutto.

Il Vecchio- Bene, posso andarmene?

Onorevole- Perché?

Il Vecchio- Perché cosa?

Onorevole- Perché l’hai fatto, era così bello averti come nemico…

Il Vecchio- Hai il coraggio di chiedermelo? Le rughe riempiono la mia faccia, ne ho viste tante; ho sempre, sempre lottato perché vincesse la Giustizia, perché fossero rispettato i diritti di tutti e ora cosa mi trovo? Arrivo a fine mese che non riesco a pagare le bollette, mia moglie mi considera un fallito, i miei figli uno sciocco idealista. Se non mi fossi fatto corrompere io, ne avresti trovato un altro, so bene come vanno queste cose; la discarica si sarebbe aperta lo stesso, meglio che ci vada a guadagnare qualcosa anch’io…

Onorevole- Ci hai messo del tempo ma l’hai capito…

Il Vecchio- Voglio andarmene. Per i soldi?

Onorevole- Te li farò portare.

Il Vecchio esce.

Onorevole- Non mi saluti nemmeno?

L’Onorevole non riceve risposta, vede il Vecchio uscire e sorride di cuore. Le luci lentamente si abbassano su di lui e si alzano sul fondale dalla parte opposta del Coro, dove è seduto vicino ad una scrivania il Commissario, entra Alberto, saluta militarmente.

Scena VIII

Commissario e Alberto.

Commissario- Accomodati.

Alberto- Commissario dobbiamo fare presto…

Commissario- Con calma , le cose si fanno con calma…

Alberto(Ansioso)- Ho convinto la moglie a procurarci le prove, stasera si incontreranno tutti a casa dell’Onorevole, malviventi, amministratori locali e cittadini per accordarsi e far apparire legale l’aprirsi della discarica, vi saranno anche illustri medici universitari che firmeranno la loro adesione e dichiareranno che non nuocerà alla salute dei cittadini, Commissario ho convinto la moglie a provare che tutte queste dichiarazioni sono state estorte con il ricatto, lo abbiamo distrutto, ce l’abbiamo in pugno, stasera lo prenderemo in castagna.

Commissario- Hai scoperto perché ci tiene tanto ad aprire la discarica?

Alberto- Non lo fa per interessi economici, è un suo desiderio: seppellire sotto i rifiuti tutto ciò che rimane della sua infanzia, è pazzo.

Commissario- Non c’è motivo? (Sorride) Come pensavamo.

Alberto- Bisogna muoversi, finalmente ci siamo riusciti…

Commissario- Hmm… come se fosse facile andare a casa di un uomo così potente, come vuoi che lo arrestiamo? Andiamo con quattro cinque dieci macchine della polizia e stasera prendiamo tutti…il nostro compito non è dare spettacolo, il nostro compito è quello di salvaguardare l’ordine costituito. Ha telefonato tua moglie, stasera ti aspetta, vai, vai ti lascio libero, una serata con tua moglie ti farà bene, potrai vedere anche i tuoi figlioletti…

Alberto- Ma…

Commissario- Non sei contento di passare la serata con la tua famiglia?

Alberto- Ho capito, ha comprato anche lei…

Commissario- Attento a come parli!!

Alberto- Fra qualche giorno io e lei saremo promossi lo stesso?

Commissario- Come?

Alberto- Anche il mio silenzio costa qualcosa…

Commissario- Capisco. Fra qualche giorno saremo promossi.

Alberto(Come per dire altro, con tono dimesso)- Ha la divisa sporca…

Commissario- Ho telefonato a casa, non ce ne sono di pulite…

Si abbassano le luci su Alberto e il Commissario si alzano nello spazio centrale dove vi sono l’Onorevole e Giuliana; in scena un secrètaire,  un uomo morto con i vestiti(appendi abiti).

Scena IX

Onorevole e Giuliana.

Giuliana- Non lo farai… non puoi farlo, ho permesso già troppo, sono stata zitta per troppo tempo, ma questo te lo impedirò…

Onorevole- Non capisci.

Giuliana- Cosa dovrei capire…

Onorevole- Solo così ci può essere qualcosa di perfetto, di puro…

Giuliana(Scaraventandosi addosso all’Onorevole, prendendolo a pugni e schiaffi)- Ma è tua figlia…tua figlia, mia figlia.

Onorevole(Liberandosi e afferrandole i capelli)- Appunto per questo, girati intorno, tutto è corrotto, tutto è corruttibile, a volte mi sento addosso tutto lo schifo dei compromessi a cui tutti sono chiamati a scendere, nessuno, nessuno è capace di vivere la propria vita sfidandola, tutti, tutti si sottomettono a qualcosa, a qualcuno, chi per avere più prestigio, chi per avere qualche spicciolo in più in tasca…Io sono nato per essere Perfetto, nemmeno il Signore dei Cieli, nemmeno quello che tu chiami Dio riesce a fermarmi… lo hai pregato, dì la verità quante volte lo hai pregato, quante volte gli hai chiesto di farmi morire… sono ancora qua … (Urla) sono ancora qua…Mio figlio sarà più perfetto di me, mio figlio, due volte mio, continuerà e finirà quello che io ho iniziato…

Giuliana- Ma è contro Natura!

Onorevole- La Natura è muta sorda e cieca, accetta tutto…

Giuliana- Non riuscirai a farlo…

Onorevole- Chi me lo impedirà??

Giuliana- Lei…lei non ci starà, si tirerà indietro…

Onorevole (Inizia ad afferrarle il collo)- Non può farlo Anna è mia…

Giuliana- Lei non lo farà… non lo farà…

Onorevole- E’ mia … è mia…

         L’Onorevole stringe sempre più il collo di Giuliana, Giuliana a poco a poco perde le forze. L’Onorevole lancia un grido pieno di rabbia che viene coperto da un altro grido, questo pieno di dolore, si alza la luce nello spazio di proscenio vicino alla prima quinta a sinistra, si vede subito che c’è stata una colluttazione Il Vecchio stringe fra le braccia il corpo del Giovane, a terra una pistola, una pozza di sangue, a fianco un po’ distante una valigia aperta e del denaro per terra. Il Giovane è ancora vivo; quando Giuliana spira definitivamente si abbassano completamente le luci nello spazio centrale.

Scena X

Il Vecchio e Il Giovane.

Il Vecchio- Perché, perché lo hai fatto…

Il Giovane- Credevo in te… semplicemente perché credevo in te…

Il Vecchio- Non l’avrei fatto se…

Il Giovane- Se avessi saputo cosa avrei fatto? … Non hai capito niente Vecchio, bisogna credere in qualcosa, bisogna credere di poter cambiare qualcosa… altrimenti …

Il Vecchio- Non lasciarmi

Il Giovane- Dovevi pensarci prima, ho sbagliato a considerarti un padre… spero che il mio vero padre non sia come te…

         Il Giovane spira, Il Vecchio si dispera, piange, posa a terra il corpo esanime del Giovane, si avvicina alla valigia, rimette dentro tutti i soldi, la prende la stringe tra le braccia e, accasciato, sommessamente piange. La luce si spegne su di lui, si alza lentamente la luce nello spazio centrale; da ora e fino alla fine, si sentirà una musica di sottofondo; l’Onorevole si sta rivestendo, è calmissimo; entra Franco; in scena una scrivania, qualche sedia

Scena XI

Franco e Onorevole.

Franco- Mi ha mandato a chiamare?

Onorevole- Si accomodi. (Franco si siede) Allora giovanotto, signor Della Porta, anzi Franco, posso chiamarla Franco? Lei mi deve fare un piacere, deve lasciar perdere Anna.

Franco- E’ impossibile la amo.

Onorevole(Sta per saltare addosso a Franco, si controlla appena in tempo)- Lei non sa quello che dice…

Franco- Certo che lo so, anche lei mi ama!

Onorevole(Afferrandolo)- Per molto meno io…(Si calma, lo lascia) Ammiro il suo coraggio…

Franco- Non ci vuole coraggio per dire la verità.

Onorevole- Non essere impertinente, finora ho scherzato.

Franco- Oggi sarei venuto per chiederle la sua mano.

Onorevole(Ride)- Di chi … di Anna? Che imbecille, quanto vuoi?

Franco- Come?

Onorevole- Per me sei un problema, potrei toglierti di mezzo in molti modi, ho scelto il più facile.

Franco- Non sono in vendita.

Onorevole(Compilando un assegno, dandoglielo)- Nemmeno per questa cifra?

Franco(Guardando l’assegno, pensieroso)- Sono molti soldi… che… che dovrei fare…

Onorevole- Semplice, non devi più farti vedere.

Franco- Da Anna?

Onorevole- Né da Anna e né da me.

Franco- Lei… lei… mi chiede troppo.

Onorevole- Potrei farti decidere in molti altri modi…

Franco- Che intende dire?

Onorevole- Diciamo che ho fatto prendere notizie su di te, sui tuoi genitori… hanno una piccola fabbrica, con qualche parolina detta alla persona giusta, non venderebbero più niente e, forse, potrebbe succedere loro anche di peggio.

Franco- Non mi resta che accettare…

Onorevole- Direi di sì…

Franco(Intascando l’assegno)- Posso vederla?

Onorevole- No, certo.

Franco- Le può dire che….

Onorevole- Se ne vada!

Franco mestamente inizia ad andarsene, improvvisamente si ferma.

Onorevole- Che c’è ancora? Non è finito ancora il supplizio?

Franco- Le chiedo scusa, sì è vero, i soldi che mi ha dato sono tanti, ma sa sto per laurearmi se lei mi facesse una lettera di presentazioni subito si aprirebbero tutte le porte…

Onorevole- Non capisco come abbia fatto a conquistare…

Franco- Non mi ricordi quanto sia ignobile… ma se mi fa questa lettera, giuro, giuro che non mi vedrà più.

Onorevole- Si sieda e scriva.(Franco esegue) Io sottoscritto ecc. ecc. Onorevole del Parlamento della Repubblica La prego di voler considerare la presente lettera come una mia raccomandazione a favore del Signor ecc. ecc. valente architetto. Le sarò per sempre grato ecc. ecc.. E’ contento?

Franco(Finisce di scrivere. Porgendogli la lettera per farla firmare)- Non la legge nemmeno?

Onorevole- No… no (Firma e passa il foglio a Franco)

Appena l’Onorevole ha firmato il foglio in lontananza si sente una forte risata, entra Anna.

Scena XII

Detti e Anna.

Anna- Chi di spada colpisce di spada…Vinto dalla tua stessa arma, ti sei sempre vantato di conoscere a fondo le persone… ho previsto tutti i tuoi comportamenti… tutti. Sai cosa hai firmato? Una confessione (Si fa dare il foglio da Franco) non dovevi ucciderla… non dovevi farlo.

Onorevole- Anna… era d’intralcio, il nostro amore…

Anna- Io non ti amo.

Onorevole- Tu sei mia.

Anna- Sono tua figlia, solo tua figlia.

Onorevole- Sei cambiata…

Anna- Ho scelto.

Onorevole- Sei cambiata…

Anna- Sono tua figlia, determinata come te.

Onorevole- Cosa fai?

Anna- Me ne vado, me ne vado col mio uomo.

Anna e Franco stanno per andare, Franco si ferma, torna indietro, estrae l’assegno dalla tasca, lo straccia e lo butta in faccia all’Onorevole; torna da Anna ed esce con lei.

Lentamente si abbassa la luce nello spazio centrale, rimane solo uno spot sull’Onorevole che appare ancora determinatissimo, convinto e pieno di sé, un dolore sordo al ventre lo invade, lo mina, nonostante faccia di tutto per opporsi, il dolore lo fa accasciare; si sente la voce del Coro.

Scena XIII

Onorevole, Coro.

Voce del Coro- Triste è la colpa da pagare,

l’innocenza è una verginità che abbiamo dimenticato,

le colpe ci perseguitano.

Complici del controllato,

Noi,

i controllori,

non abbiamo adempiuto al nostro compito,

la punizione di Dio,

ricada su di noi,

siamo tutti colpevoli,

tutti colpevoli...

tutti colpevoli...

La luce sull’Onorevole si allarga su tutto lo spazio centrale fino a diventare intensissima, nello spazio centrale vi è tutto il Coro (tranne coloro che hanno interpretato la parte di Franco e Anna), in fila di fronte al Pubblico, ognuno con la propria valigia al fianco; colui che nel Coro dormiva, appena la luce si fa intensa infila degli occhiali da sole ed inizia a sorridere inconsapevole del luogo in cui si trova; il resto del Coro, in modo simultaneo, guarda in alto per un tempo indeterminato; dopo, simultaneamente, guarda il pubblico con uno sguardo pieno di pietà. Buio improvviso.

FINE

Baiano, 03.10 1998

Firmato

Francesco Scotto

Tra testo e rappresentazione

Si spengono le luci. Si alzano le luci,

Queste scelte spettano al regista o al drammaturgo?

Le teorie teatrali del novecento probabilmente darebbero il compito al regista. Ma l’esigenza del regista non nasce dal riflettere sul modo migliore per rappresentare una drammaturgia testuale?

La messa in scena di un testo è un lavoro complesso, che mette in campo più professionalità.

Si spengono le luci. Si alzano le luci diventano drammaturgia testuale quando delimitano un preciso Spazio/Tempo all’interno della scena; uno Spazio/Tempo in cui si racconta una storia.

Qualsiasi drammaturgia testuale non può fare a meno di raccontare una storia.

Io sogno un teatro in cui anche il personaggio minore, colui che deve dire solo una battuta, stia in scena per tutta la durata della rappresentazione.

Sono, altresì, fermamente convinto che un’opera drammaturgica abbia bisogno, per essere definitiva, di almeno una quindicina di giorni di prove sul legno del palcoscenico solo dopo l’autore dovrebbe firmarla, non prima.

Così, caro lettore, sappi che, qualora dovresti essere il primo a mettere in scena il testo che hai appena finito di leggere, l’autore, sperando di non essere già in là con gli anni ed impossibilitato a muoversi, sarebbe contento se tu lo invitassi alle prove, perché, sebbene egli nel suo intento abbia voluto scrivere una drammaturgia forata, teme che nella messa in scena essa diventi un colabrodo…