Ops… ho ammazzato Berlusconi!

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Ops… Ho ammazzato Berlusconi!

Ideato, scritto e diretto da VITTORIO SACCINTO (128802)


LIVIA

Musica di Scena : 1.QUALCUNO ERA COMUNISTA

(in piedi a sinistra sul proscenio)

Si dice che a determinare il destino di un uomo concorrano svariati fattori; uno tra questi, di rilevanza tutt’altro che trascurabile, è senza dubbio la donna. Infatti se Livia quella sera non se ne fosse andata sbattendo la porta, la mia indole di uomo traverso, pacata dalla consuetudine matrimoniale, si sarebbe assopita tra le sue braccia durante le televendite. Al limite con un successivo fuori orario di pratiche ormonali brevi ma significative. Cose del tipo “andiamo sul terrazzino, tu conciati da Willy Coyote, legami sulla lavatrice e cospargimi il pube di ricotta, quando parte la centrifuga io urlo tu lo fai, il vicino si affaccia, ci vede e così viene meglio – oppure – vai fuori dalla porta, suona il campanello e quando ti apro dimmi che sei un testimone di Geova e facciamo finta di non essere i soliti noi due”. Niente di tutto ciò. Livia aveva dilapidato nel giro di una manciata di minuti sei anni di convivenza quasi civile e si era adoperata nella distruzione sistematica di tutto ciò che fosse riconducibile a un ben preciso insieme di cui entrambi eravamo parte. Poi, esaurite anche le stoviglie e le scorte alimentari si era risolta in un perentorio “torno da mia madre” che non ammetteva repliche; peraltro alquanto fuori luogo visto che i suoi si erano estinti da tempo. Conseguente fu: (2)il cozzare sostenuto dell’uscio, il cigolare del cancello e un tonfo sordo. L’ improvviso silenzio opprimente mi costrinse fuori. Indistinguibile, bocconi sull’asfalto, col cranio fracassato, Livia. Non aveva forse detto “torno da mia madre” ? Ecco c’era andata. 

Il giorno che ha cambiato la mia vita era iniziato senza alcun presagio. Era domenica, di fine maggio. Le destre, appena vinte le elezioni, si apprestavano al governo. Livia, scomoda su un bordo del divano, parve in attesa di un mio intervento, a priori inopportuno, liberò la molla dai tiranti. “Come hai potuto ! Come cazzo hai potuto farlo ! Dimmelo ! Tanto so tutto ! Tutto ! Infame ! Giura che non è vero ! Giuramelo ! Torno da mia madre !” Uscì fuori sbattendo quella maledetta porta. Avevo votato Berlusconi. L’avevo fatto con la consapevolezza di chi rassegnato alla malattia sceglie il suicidio. Espresso il voto mi ero sentito come liberato. Adesso posso dirlo. Ho sempre odiato la pseudo-cultura di una certa sinistra. A Nanni Moretti antepongo le veline.

L’OMBRELLO

Musica di Scena : 3.CANZONE PER UN’AMICA

(a sinistra dietro un ombrello aperto)

Presi l’auto quella notte. 4.Scrosciante la pioggia dilagava. Giravo senza meta. Alzai il volume della radio. La strada si stirava piana in parallelo alla ferrovia e il dritto al temporale stava bene come il vestito lungo per le spose. Ridevo per l’assurdo paragone e il riso mi occluse per un istante gli occhi. Concomitante l’urto. Pensai a un roccia caduta giù dal poggio. Feci retromarcia. Pressappoco dove ritenevo il punto della collisione tiravo indietro a un passo d’uomo, finchè la ruota posteriore destra salì una esigua prominenza e ricadde nell’avvallo. Rimasi fermo lì con il motore acceso. Vidi un ombrello sul mezzo della carreggiata e pochi metri oltre, sul ciglio, esamine una sagoma bocconi. L’auto la misi di traverso in modo da puntargli i fari contro. Non discesi. Rimasi lì a guardarlo alcuni istanti. Ho ammazzato un uomo. Poi, scappai come un automa inserii la marcia. Non mi curavo affatto delle conseguenze. Desideravo allontanarmi quanto più potevo. L’impunità non rende esenti da una colpa, la pone solo iniqua. E oltretutto se fosse ancora vivo ? Quanto ero certo che lui fosse deceduto ? Tornai indietro e ci volle almeno una mezz’ora per ritrovare il luogo. Riconobbi l’ombrello. Forse, l’avevano trovato e portato in ospedale. Ne era prova che di lui non c’era traccia. Provai pure a chiamarlo. “Qualcuno nei paraggi ha bisogno di essere soccorso ?”. Non ebbi risposta. Stavo per risalire, quando udii un lamento provenire dalle vicinanze. Dal canaletto di scolo intravidi qualcosa di alieno ributtarsi fuori dal paesaggio. Provai a toccarlo. Non si mosse. Non so se aveva un volto, tanto era sporco, ma da qualche parte ancora respirava. Aperta la portiera, rimuginavo già sul come spingerlo all’interno che l’occhio mi cadde su una ruota. Era bucata; 5.e lui si lamentava. Scosso, sollevai il portabagagli per trarne l’occorrente alla riparazione. 5.E lui si lamentava. Smanioso, mi prodigavo ad essere veloce quanto più potevo per portarlo in salvo. 5.Lui si lamentava. Irritato, svitata la ruota di scorta la posizionavo per il trapianto-espianto. 5.Si lamentava. Esasperato e delirante, tolto il bullone di contenimento ne traevo il cric per D.. … mi scivolò di mano. 6.Si lamentava forte, adesso. E all’improvviso niente. Mosso a compassione, lo avevo caricato sui sedili posteriori. Rientrammo a casa che era notte fonda.

Curiosavo tra le sue carte. In verità ben poche. Un promemoria su una salvietta unta in cui a fatica lessi: “telefonare a Marcello per quell’affare che sa lui, mettere a tacere Michele, mandare fiori a mia moglie”. Ed un biglietto probabilmente ad esso correlato, ripiegato nello scomparto in cui di solito io tengo il codice fiscale. Grazioso e delicato, a penna, vi era vagamente tinteggiato un cuore e sotto: “Veronica ti amo. Tuo Silvio”. E la patente. Cognome BERLUSCONI Nome SILVIO. Se si trattava di uno scherzo era ben architettato … mi aspettavo, adesso, che qualcuno sorridente saltasse fuori da un armadio con la trombetta e uno scolapasta in testa … non accadde. (Che si trattava di Marcello Dell’Utri e Michele Santoro mi parve da subito evidente). Formato alla meglio un piano, con due trespoli a un’asse di compensato, preso Silvio per le ascelle ce lo avevo issato sopra. Lo avevo spogliato e ricomposto. Reso presentabile, non c’era più alcun dubbio fosse lui. Si discostava, quello televisivo, soltanto per eccesso di peluria sulla cute, ma era un inganno risaputo, quello. Lo confrontai con una foto celebrativa di pochi giorni addietro che lo ritraeva abbracciato a Fini, Bossi e Casini. Era perfetto. Mancava più il vestito. A malincuore, poiché di alternative non ne avevo, scelsi di insaccarlo in un cimelio: la blusa nero/azzurra dell’Inter, autografata da Ronaldo. Adesso era completo. Quasi sorrideva. Lo guardavo. Defunto, risultava accattivante più di Prodi e di Veltroni vivi. Senza indugiare svuotai il congelatore. Recuperai un cuscino e ve lo posi in fondo. Per farlo stare comodo. Poi, dosai la temperatura. Finchè mio ospite l’avrei conservato intatto.

IL BRIGADIERE

Musica di Scena : 7.Sigla Fiction I Carabinieri

(al centro dietro una scrivania con macchina da scrivere e una lampada da interrogatorio più due sedie)

All’alba andai dai carabinieri. Pensavo la notizia si fosse già diffusa. I mezzi di comunicazione, come quelli di sterminio, non ti danno scampo. Arrivano già prima che un qualcosa accada. Reo confesso,  mi avrebbero invidiato in tanti. Un insegnante di matematica sui quaranta che in una notte perde la moglie e uccide il neo Presidente del Consiglio. Nessuno avrebbe creduto alla teoria dell’incidente. Omicidio. Tanto valeva denunciarlo come tale. Senza movente. “Buongiorno … devo fare una denuncia … ecco ho ammazzato un uomo. Mi sono anche portato il cadavere a casa. Anzi se lo venite a prendere prima che arrivi la stampa ve ne sarei grato”.

BRIGADIERE

Si accomodi, prego. Così lei, avrebbe ucciso un uomo.

MATTEO

Sì brigadiere. Ma non l’ho fatto apposta.

BRIGADIERE

Allora è stato un incidente.

MATTEO

Sì cioè no.

BRIGADIERE

Si o no ?

MATTEO

Si e no.

BRIGADIERE

Mi faccia capire Signor …

MATTEO

Luisi. Matteo Luisi.

BRIGADIERE

Luisi … si attenga ai fatti.

MATTEO

Dunque. Ieri sera mia moglie è deceduta. Sconvolto ho preso l’auto e accidentalmente ho investito un uomo e questi è morto.

BRIGADIERE

Sul colpo.

MATTEO

No ci sono ripassato sopra con le ruote credo almeno due o tre volte.

BRIGADIERE

E lui è morto.

MATTEO

Non ancora preso dal panico mi sono allontanato, ma poi sono ritornato a soccorrerlo ed era ancora vivo e siccome avevo bucato una gomma l’ho colpito sulla nuca con il cric.

BRIGADIERE

Ed è morto.

MATTEO

Adesso sì. Ma come le ho già detto, non l’ho fatto apposta.

BRIGADIERE

Un incidente.

MATTEO

Sì.

BRIGADIERE

Allora Luisi vediamo di essere chiari. Lei ha ucciso la moglie e l’amante di sua moglie.

MATTEO

No. Io non ho ucciso mia moglie, è stato un incidente.

BRIGADIERE

Ma se poc’anzi ha detto che l’incidente è stato l’altro, quello con cui ha ucciso l’amante.

MATTEO

Cristo quello non era l’amante di mia moglie. Magari !

BRIGADIERE

Allora si tratterebbe diciamo di due incidenti.

MATTEO

Ecco. Però il secondo dei due è un omicidio. E comunque il cadavere ce l’ho a casa ben conservato.

BRIGADIERE

Ben conservato ?

MATTEO

Certo nel surgelatore.

BRIGADIERE

Luisi non mi pare tanto il caso di scherzare. Ne vuole una

MATTEO

Sì grazie. (NON AVEVO MAI FUMATO MA GIA’ DALLA PRIMA BOCCATA, POICHE’ MI SENTIVO MEGLIO, CAPI’ CHE ERA UNA CAMPAGNA DENIGRATORIA QUELLA AVVERSA ALL’USO).

BRIGADIERE

Conosceva la vittima ?

MATTEO

E’ questo il punto. La vittima. La conosce molto bene anche lei.

BRIGADIERE

Oddio ! Chi è ? Non sarà mica un mio parente !

MATTEO

No ma che parente ! Silvio Berlusconi.

BRIGADIERE

Ah ecco chi è stato !

MATTEO

Sì però le giuro che mi dispiace, Lo dica anche alla famiglia. Anzi, se è così gentile da farglielo pervenire avrei anche un bigliettino per Veronica … tenga … lui forse ci teneva a darglielo di persona, ma viste le circostanze.

BRIGADIERE

Certo certo. E per quale motivo, lo avrebbe per così dire, ucciso ?

MATTEO

Le risulterebbe accettabile se le dicessi che è stata una accidentale incongruenza balistica ?

BRIGADIERE

Accidentale incongruenza balistica.

MATTEO

Cose che cadono dall’alto.

BRIGADIERE

Luisi. Mi guardi negli occhi e risponda con sincerità. E’ un integralista religioso ?

MATTEO

No.

BRIGADIERE

Un comunista ?

MATTEO

Non lo so.

BRIGADIERE

Per chi vota ?

MATTEO

Un po’ per tutti, ma se vuole glieli metto in ordine cronologico.

BRIGADIERE

Ora basta ! Confessi il crimine e facciamola finita.

MATTEO

Ma io ho confessato ! Guardi ho anche una foto con lui. Se vuole …

BRIGADIERE

E chi sarebbe questo.

MATTEO

Quella a destra è Silvio morto e quello a sinistra con il giornale io.

BRIGADIERE

Eh eh … Berlusconi con la maglia della Inter. Ma quando mai !

MATTEO

I suoi vestiti erano inservibili.

BRIGADIERE

Luisi. Lei mi è simpatico. Perciò non voglio trattenerla oltre. Ora se ne torni a casa, si fa una bella doccia, prepara il caffè a sua moglie e va al lavoro tranquillo dimenticando tutto.

MATTEO

Tutto ?

BRIGADIERE

Tutto !

MATTEO

Ma proprio tutto tutto ?

BRIGADIERE

Tutto. Si fidi.

MATTEO

Allora non mi arresta ?

BRIGADIERE

Ma no, non c’è bisogno. Scusi un attimo che accendo il notiziario.

8.VFC

 … L’onorevole Silvio Berlusconi, dopo la nottata trascorsa in una riunione fiume coi vertici della maggioranza è atteso stamani al Quirinale dove riferirà al capo dello stato …

BRIGADIERE

Che le avevo detto ?

Quando non distingui più il reale dall’immaginifico significa che sei diventato pazzo. Per quanto oscuri i principi su cui si basava questa mia follia ne fui felice, se non altro perché tornando a casa pensavo di trovarvi Livia arrotolata nel letto. Passai il cancello. Aprì la porta. Non c’era. Anzi, sicuramente c’era ma io non la vedevo. Silvio lo vedevo ma non c’era ed egli era ormai assodato che non potesse starci, era più grave di quanto presumevo. Così, abbandonato sul divano, per aiutarmi inghiottì alcuni tra i medicinali che avevo reperito dal cassetto di soccorso. Di lì a poco finì per addormentarmi. Mi risvegliai che stavo in ospedale. Un medico disse che mi avevano svuotato appena in tempo; io non ricordavo niente. “… non volevo morire … ma curarmi” … “Bene. La prossima volta però non improvvisi. Le supposte non si prendono per bocca”.

Al rientro dal ricovero ospedaliero, ebbi un’amara sorpresa. Qualcuno, introdottosi nella mia abitazione aveva divelto e triturato la mobilia. Lo scempio non aveva dato seguito ad alcun furto. Men che meno il cadavere senza nome. Quello, dormiva tranquillo e beato avvolto in una patina di ghiaccio. Mi ci volle un po’ a rimettere le cose a posto. Naturalmente, per evitare ulteriori complicanze non sporsi denuncia. Solo di una cosa mi ero ripromesso. Di non correre più rischi. Quella notte stessa mi sarei disfatto delle spoglie. Lo tirai fuori e dopo averlo denudato lo misi un paio d’ore a scongelare. Me lo ero caricato sulla carriola e mestamente, vanga in spalla, avevo imboccato la strada. Nel tragitto non feci incontri; ma giunto in loco già mi apprestavo a scalare quando fui allarmato da un calpestio. Mollai l’inerte lì dov’era e ostentando candore, spinsi avanti la carriola nel ritorno. Scarpe di cuoio e di buona fattura battevano da tergo in ampie falcate. Poi, qualcuno sul davanti, scese da un’auto in sosta. Forse più di uno. Poi un susseguirsi di azioni concitate ad alto consumo energetico mi inibirono i pensieri e tentai una fuga disperata. Non ho mai compreso, se fui io ad andar loro incontro o loro ad avvicinarsi a me.

LA TRATTATIVA

Musica di Scena : 9.INNO FORZA ITALIA

(a destra un congelatore verticale con dentro il manichino di B. chiuso – lo apre Rick dopo dottore)

“Ci scusi per le maniere poco ortodosse ma lei comprenderà data la nostra posizione e la delicatezza dell’argomento non potevamo agire diversamente”. Aiutato ad uscire dalla bauliera dagli stessi energumeni che mi ci avevano pressato con minacce e scappellotti, quella voce mi parve un insulto. L’uomo, che disse di chiamarsi Giuliano Ferrara, mi diede velatamente ad intendere che una mia piena collaborazione era quantomeno auspicabile. Giuliano Ferrara, giornalista rissoso che ebbe comunque il merito di dimostrare quanto la prepotenza dialettica spesso prevarichi l’onestà intellettuale. L’uomo parlava, parlava. Recitava una parte, che se non altro dimostrava di conoscere bene. Alfine pensavo volesse vendermi qualcosa e che tutto si sarebbe risolto con un piccolo anticipo e un finanziamento senza interessi. “Venga, venga Luisi”. Mi invitò a seguirlo; un ascensore ci portò in basso e ci trovammo di fronte ad un portone su cui era impresso a grandi lettere : SOTTERRANEI DELLE LIBERTA’. Altri due si fecero avanti uno di nome Cesare l’altro di nome Gianni (ricalcavano le sembianze di Previti e Letta). Cesare Previti: avvocato, dedito alle donne pagò la sua debolezza, raramente i suoi errori. Gianni Letta: un differente paggio alla corte di Berlusconi. Cesare mi disse che a questo punto era ora di giocare a carte scoperte, che Silvio Berlusconi era scomparso e non avevano più notizie dalla sera del 28 maggio 2001, che la mattina del 29 maggio era stata ritrovata la panda rossa del 1989 (l’auto preposta a mimetizzare le sue scorribande ovvero un paio di uscite mensili  per ristabilire l’equilibrio interiore) in aperta campagna e l’ombrello; il mattino seguente io ero stato in una stazione dei carabinieri a rivendicare l’omicidio e alla fine mi dissero: Luisi non siamo qui per giudicarla ci importa sapere se Silvio è vivo o morto. Nel primo caso abbiamo il dovere di liberarlo, nel secondo di recuperare la salma. Quello che vede in televisione non è lui è bensì un attore ben istruito. Ci sono meccanismi che lei non può capire … Il potere si regge sul potere non sulle persone. Quando Berlusconi morirà saremo noi a deciderlo … E questo avverrà al momento opportuno … Politicamente parlando, s’intende ! Ci dica cosa c’è di vero nella sua deposizione. Vedrà che sapremo ricompensarla adeguatamente. Non è questione di soldi ! E’ sempre una questione di soldi (mai verità fu più sacrosanta): due miliardi in contanti in biglietti di piccolo taglio più altri diciotto in un conto svizzero ad avvenuto esame del DNA, e un biglietto di sola andata per Rio de Janeiro. Non avevo saputo resistere. In fondo non dovevo fare del male a nessuno, perlomeno di più di quanto ne avessi già fatto. Si trattava semplicemente di prelevare Silvio dalla discarica e rimandarlo ai suoi congiunti affinchè potessero compiangerlo. Solo di quello. La consegna sarebbe avvenuta la sera successiva in un impianto alberghiero appena fuori città. Mentre sempre chiuso nel portabagagli venivo ricondotto al punto di prelievo, mi chiedevo cosa ne avrei fatto di tutto quel danaro. Scaricato all’alba, mi diressi nuovamente alla discarica. Ecco Silvio tornato a casa, nel nostro surgelatore. Mi sono sempre chiesto come facesse Silvio a distinguere gli amici … Era già difficile ad essere pezzenti … sarebbero gli stessi quelli intorno se non fossero pagati ? Sarebbero gli stessi, Silvio ? Conosciamo entrambi la risposta e ciò nonostante saperla non riduce la pena. La mattina seguente una motocicletta parve dapprima indugiare, poi dirigersi verso di me. Cinquanta metri a fronte, spento il motore e lasciato attivo il fanale, due centauri scesero. Mi chiesero se avessi portato la mercanzia … E voi ? … aprì la ventiquattrore … verdi, ridenti bigliettoni, stavano locati all’interno divisi in mazzette. Dollari ma il biglietto per Rio ? Mi dissero che il capo gli ha dato un milione e mezzo di dollari e nient’altro. Esclamarono … ma questo è un cadavere ? Dove sta la droga … dimmi dove sta o ti faccio saltare le cervella e poi ti strappo l’intestino a morsi. Insomma avevo due ore di tempo per recuperarla e portarla qui. Raccolsi Silvio e montai in macchina. Cos’altro avrei potuto fare ? Tornato a casa l’’avrei sotterrato in giardino vicino alle magnolie. Piantato in verticale, inserito in bocca qualche seme e affondate le radici nella terra avrebbe, cosa che gli uomini non fanno, dato frutti.

MAGNOLIE E LIMONI

Musica di Scena : 10.MENO MALE CHE SILVIO C’E’

(in piedi a destra su proscenio)

Il tempo trascorse e tornai alla mia vita di sempre. A settembre iniziò la scuola. Poi, vennero le festività natalizie, e la primavera successiva Silvio, di fianco alle magnolie, già buttava i primi germogli. Era troppo presto per incidere il suo nome sulla corteccia, ci sarebbero voluti alcuni anni, ma io ne avevo cura e non disperavo di vederlo, un giorno, dispensare frutti. Svanito il rigore dell’inverno, con l’approssimarsi della bella stagione, di tanto in tanto mi sedevo accanto a lui e ancora ci parlavo. Così mi tenni il mio segreto. Coloro che avevano accampato dei diritti, contrattata la restituzione, si erano dileguati nel nulla. E poi, un Berlusconi premier c’era e poiché, in un anno, che fosse finto non se n’era accorto neanche Emilio Fede, andava più che bene.

Di frequente, avevo la sensazione di essere pedinato. Certo, questo non vuol dire che lo fossi. Passò l’estate. Dopo il primo trimestre entrai in aspettativa. Motivi di salute. Stavo poco bene. Credo. Praticamente, non uscivo più di casa. Sprangai porte e finestre. Silvio cresceva … piano, ma cresceva. Staccai telefono, radio e televisione. Quest’ultima, durante un talk show. La discussione riguardava la pratica di beatificazione di Bettino Craxi. Fu l’ultima cosa che vidi sullo schermo. Ne avevo abbastanza di essere preso per il culo. Una notte mi decisi. Mi alzai e presa la pala cominciai a scavare. Una buca profonda. Profonda abbastanza da contenermi. Lasciate le vesti, mi calai nella terra umida. Adesso stavo meglio … avevo ucciso io Livia. Con la mano ancora fuori schiacciai l’ultima zolla nella nuca. E già, mi presagivo il gusto acre dei limoni.

11.Io sto qui … (stava per uscire … si volta di scatto con la faccia sorpresa)

FINALE PER APPLAUSI

Musica di Scena : 12.I CESARONI (parodia)