Ora è possibile spegnere il computer

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Ora è possibile spegnere il computer

Commedia comica in due atti di

Sergio Cosentino


Personaggi:

Attilio Baldini: Un uomo sui 50/55 anni
Marisa: La seconda moglie sui 40/45
Walter: Il figlio di Attilio sui 25/30



La scena rappresenta la soffitta della famiglia Baldini. Un paio di bauli impolverati, qualche giocattolo ormai antico, un armadietto un po’ malandato ed un divano brutto e fuori moda. In terra un computer portatile sul quale, sdraiato, sta lavorando Walter. 
Marisa entra abbassando la testa per non sbatterla contro lo stipite basso della porta. Ha in mano un vassoio sul quale ci sono un piatto ricoperto, una mela, un bicchiere ed una lattina di Coca Cola

MARISA: Walter… la cena
WALTER: Mmmhhh…

Marisa appoggia il vassoio a terra affianco a Walter, lui prende solo la mela, così Marisa riprende il vassoio

MARISA: Ma solo quello mangi? Ti prego, mangia. Lo so che hai da fare, ma bisogna pur nutrirsi, 
no?
WALTER: Mmmhhh…
MARISA: Vuoi una bistecca?
WALTER: Perché?
MARISA: No, sento che fai (imitando una mucca) Mmhhh!!! … Allora?
WALTER: No! Sto navigando
MARISA (ironica): Ah stai navigando… allora vuoi dei gamberetti? Una sogliola?

Walter la guarda male

MARISA: … Un fritto misto? Vabbé!

Marisa accarezza Walter sulla testa e si avvia verso l’uscita. Prima di inforcare la porta si gira di nuovo verso Walter e vede che lui non degna di uno sguardo il vassoio, ma continua a digitare sui tasti del computer

MARISA (al pubblico): Da quando naviga in Internet, questo ragazzo non mi mangia niente… (a Walter) Walter, mangia! 

Lui si gira a guardarla

MARISA (imitandolo): Si, lo so: Mmhhh!!!

Marisa esce abbassando la testa per non sbatterla nello stipite. Walter prosegue a digitare sulla tastiera del computer. Dopo qualche secondo si sente Attilio urlare da fuori

ATTILIO: Walter!!! Walter!!! Walt…

Attilio entra in scena picchiando una sonora zuccata contro lo stipite della porta

ATTILIO (tenendosi la mano sulla testa): Ahiaa!!! Porca di quella miseria schifosa! Questa maledetta porta!
WALTER (senza distogliersi dal computer): E’ lì da quarant’anni, papà, da quando con i tuoi genitori sei venuto ad abitare in questa casa
ATTILIO (guardando la porta): Si, ma si dà il caso che io a dieci anni fossi più basso di così… (al pubblico) non molto, ma più basso. Cos’è questa storia che non mangi?
WALTER: Si che mangio
ATTILIO: Marisa mi ha detto che sei sempre lì a smanettare con quella diavoleria (indicando il computer) e che per questo salti i pasti (scavalcandolo)
WALTER: Non salto i pasti
ATTILIO (alludendo alla posizione di Walter): Allora gli passi sotto… fatto sta che non mangi. Non lo sai che non mangiare debilita l’organismo? E che un fisico debilitato è più vulnerabile alle malattie? Dico: ma è mai possibile che tu non capisca che un figlio malato è una fonte infinita di preoccupazioni per dei genitori… (in un crescendo) e lo sai quanto costa al giorno d’oggi essere ammalati? C’è gente che spende cinquecento Euro al mese in medicine, no dico ti rendi conto? Sarebbero un milione di vecchie lire… te lo sei dimenticato che sono rimasto senza lavoro? (al pubblico) sono un povero disoccupato! E secondo te io dovrei spendere un milione al mese per Internet? Hanno sempre detto Internet gratis, Internet gratis Lo vedi che sono dei buffoni… 

Walter, che nel frattempo è rimasto in silenzio ad ascoltare Attilio, ora lo guarda esterrefatto tenendo in mano la mela che nel frattempo ha preso dal vassoio

ATTILIO: Invece Internet gratis un accidenti! E poi, perché dovrei spendere per Internet se è proprio quella roba lì che mi ha portato via il lavoro? No dico, ti rendi conto? Trent’anni di onorato servizio in banca, spazzati via dall’On line! La gente ora dà i propri risparmi ad una banca virtuale, che non esiste. Una volta si che lo sapevi dov’erano i tuoi soldi: Banca Popolare di Milano, Agenzia numero 350, Via Eugenio Pellini, 1, 20125 Milano. Direttore Brambilla ragionier Alberto: era bello, alto, sempre elegante… il direttore della banca on line invece, potrebbe essere anche in canottiera e tu come fai a saperlo? Comunque, i tuoi soldi erano lì, guardati a vista dal Brambilla e da altri dieci o dodici impiegati che li coccolavano, li vezzeggiavano. Tu telefonavi e dicevi: “Buongiorno, vorrei parlare con i miei soldi” e loro: “Un attimo che glieli passo.” Appoggiavano la cornetta affianco alla cassaforte e tu ci parlavi con i tuoi soldini. (Parlando come un innamorato) ciao ciccetti, come stai? Sono io… come? Ah ci sono stati molti prelievi e ti senti solo? Stai tranquillo, domattina faccio un deposito così sarete in tanti e potrete fare una festa, sei contento? Ho visto gente parteciparvi a queste feste. Quando io lavoravo in banca ero addetto alla cassa cambiali ed all’impianto stereo. Venivano impiegati e casalinghe, io gli mettevo su una bossa nova e loro facevano il trenino con i biglietti da centomila… (estrae un Euro convertitore, al pubblico) cinquantun Euro e sessantacinque, ho l’Euro convertitore, me l’ha spedito Berlusconi. Poi arrivava qualche assegno e faceva: “circolare, circolare…” e loro andavano…ed ora grazie all’on line, tutto questo si è sciolto come lacrime nella pioggia… (urlando a Walter) per cui se non vuoi farmi incazzare, mangia, porco cane! (Strappandogli la mela dalle mani) e non solo una mela

Walter rimane basito mentre Attilio, inforca deciso la porta ma sbatte inevitabilmente la testa nello stipite e, portandosi nuovamente la mano sulla botta esce bofonchiando qualche improperio. Walter, che durante tutto lo sproloquio del padre è rimasto impassibile continuando a digitare ed a finire il suo panino, sorride alla botta in testa di Attilio e s’immerge nuovamente nel suo “navigare”. Quasi subito, però, sembra trovare qualcosa che lo attrae particolarmente fino quasi ad eccitarlo, tanto da far immaginare al pubblico che si tratti di un sito pornografico

WALTER: Guarda qua… porco cane! Ma è bellissima… mai vista una cosa simile… mmhhh ma è fantastica, questa farà dei lavori stupendi… è troppo bella! Devo averla… io devo averla... mhhh guarda cos’è da dietro…

Dalla comune, sbuca la testa di Marisa che, sdraiata a terra, cercando di non farsi vedere da Walter, lo sta spiando. Subito dopo anche la testa di Attilio sbuca al di sopra di quella di Marisa ed i due prendono ad ascoltare i discorsi di Walter che continuano in un crescendo di eccitazione

WALTER: Devo averla! Io devo averla! Ma chissà dove la trovo… (digitando sempre più agitato) dove cavolo la trovo? Eccola! Ma è qua vicino… è a due passi, ma allora ci vado, ci vado subito…

Walter si alza di scatto e fa per andare verso la porta. A quel punto, Walter e Marisa, per paura di essere scoperti, indietreggiano bruscamente scomparendo di scena. Il rumore dei due che rotolano dalle scale ci fa intuire che cosa è successo. Walter però, preferendo scriversi l’indirizzo su un pezzo di carta, torna al computer e guardando il monitor, lo ricopia su un foglietto. Poi con la stessa foga di prima inforca la porta ed esce. Poco dopo l’uscita di Walter, Attilio e Marisa sbucano doloranti dalla porta e parlando si avviano verso il computer

ATTILIO (tenendosi la schiena): Tu e le tue idee…
MARISA (zoppicando): Bè e chi ti ha detto di seguirmi
ATTILIO: Come chi mi ha detto di seguirti, ti piazzi lì, appostata come una giovane pantera che sta puntando il coniglietto… pensavo di essere io il coniglietto e non devo ritenere la cosa interessante? (al pubblico da furbo) pensavo si trattasse di nuovo giochino erotico
MARISA: Ma non dire stupidate! Pensa piuttosto a tuo figlio, ha avuto un colpo di fulmine, lo hai sentito? Era eccitatissimo, sembrava uno stallone in calore
ATTILIO (al pubblico sorridendo compiaciuto): Tutto suo padre!
MARISA: Smettila!

Così dicendo, i due raggiungono il computer di Walter e danno un’occhiata, ma non credendo ai loro occhi, si avvicinano di più al computer

ATTILIO (indicando il monitor): E quella che cosa sarebbe?
MARISA: E’ una web camera
ATTILIO: Eh?
MARISA: Una telecamera di quelle che si collegano al computer
ATTILIO: E’ uno scherzo, vero?
MARISA: In che senso?
ATTILIO (in crescendo, urlando): No dico, dimmi che non è vero! Non può essere vero che mio figlio si ecciti guardando una telecamera, dimmi che non è vero, ti prego! Dimmi che non è vero!!!
MARISA (timidamente): Vabbè, ma è digitale!

Attilio fa una breve pausa fissando Marisa, poi prende ad urlare ancora di più

ATTILIO: Ma allora in questa casa siamo impazziti tutti?!? No dico, ma vi rendete conto di come vi comportate?
MARISA (cercando di calmarlo): Vabbè, intendevo dire che è un bel pezzo
ATTILIO: Ma lui deve sbavare per un bel pezzo di figliola, non per un bel pezzo di telecamera
MARISA: Bè ma se è appassionato alla rete, che vuoi farci?
ATTILIO: Ma quale rete, lui deve appassionarsi al materasso! 

Alzando il braccio, Attilio fa una smorfia di dolore perché la schiena gli duole ancora per la caduta

MARISA: Attilio, ti prego sei troppo rigido
ATTILIO: Altro che rigido, qua ci vorrebbe un busto… ti dico che deve appassionarsi al materasso, non dico ortopedico, anche normale, vecchio, tutto sfondato al centro, di quelli che ti alzi pieno di dolori… come il mio insomma
MARISA: Attilio, ma non lo capisci che i tempi sono cambiati? I ragazzi al giorno d’oggi non sono più come eravate voi, hanno qualche altro interesse oltre alle donne… non passano le loro giornate a spiare furtivamente giornaletti pornografici
ATTILIO: Ma quali giornaletti pornografici, quando ero ragazzo io il massimo con il quale potevamo eccitarci era il catalogo tipo Postal Market: settore biancheria intima. Quando mia madre mi vedeva chiudere in bagno con il catalogo cominciava a piangere disperata
MARISA: Aveva paura che facessi cose sporche?
ATTILIO: No, che ordinassi una bicicletta!
MARISA: Vabbè insomma, cosa fa di male questo ragazzo? Ha semplicemente una passione
ATTILIO: Altro che passione, questo rischia di andare a letto con una telecamera, ma ti rendi conto?
MARISA: Embè, se è per quello va a letto anche col computer 
ATTILIO: Che cosa? Va a letto con un computer?
MARISA: Si!
ATTILIO: Tu lo sapevi e non mi hai detto niente? 
MARISA: No!
ATTILIO: No… e da quanto tempo dura questa storia?

Attilio raggiunge Marisa minacciosamente

MARISA: Quattro… 
ATTILIO: Quattro
MARISA: O…
ATTILIO: O…
MARISA: Cinque…
ATTILIO. Cinque… mesi?
MARISA: Anni!
ATTILIO: O…
MARISA: O…
ATTILIO: O…
MARISA: O…
ATTILIO: Oh Dio!!! Mio figlio va a letto con un computer… è un depravato!
MARISA: Attilio, ma cosa stai dicendo?
ATTILIO: Ma come cosa sto dicendo? Mi hai appena detto che a Walter non piacciono le donne e che addirittura ha dei gusti strani: va a letto con delle macchine
MARISA: Macché va a letto con delle macchine, è semplicemente innamorato di un computer, come la maggior parte dei giovani d’oggi
ATTILIO: Un branco di omosessuali!
MARISA: Ma che cosa dici?
ATTILIO: Certo! Il computer è maschile: il… computer. La telecamera è femminile: la… telecamera, ma il computer…

Marisa resta un attimo a guardarlo cercando di capire se Attilio scherza o fa sul serio, poi sbotta irritata e si avvia all’uscita

MARISA: Ma va là! … (uscendo) ed io che sto anche a sentirti… il computer… la telecamera
ATTILIO: (fra sé): vabbè se hai problemi con l’italiano, allora dillo

Uscita Marisa, Attilio rimane qualche secondo seduto sul baule a testa bassa. Poi, alzandola sembra scoprire il computer di Walter che è rimasto lì in terra da quando lui è uscito. Lentamente, dopo essersi più volte guardato in giro, Attilio si avvia verso il computer e gli passa affianco fingendo indifferenza e mettendosi addirittura a fischiettare. Poi, lentamente, comincia a stringere il cerchio fino a passare sempre più vicino al computer ed a fermarvisi accanto. Dopo averlo squadrato, dapprima con sufficienza e poi con interesse, Attilio appoggia un dito sulla tastiera, ritraendolo però quasi subito come se avesse preso la scossa. Resosi conto però che quella macchina non è poi così pericolosa come lui immaginava, Attilio la prende, la appoggia sul baule e, cercando di prendervi più confidenza, appoggia le dita sulla tastiera

ATTILIO: Va che coincidenza, è della mia misura

Attilio prende a digitare sul computer, prima con molta circospezione e poi con sempre maggiore confidenza fino a quando, d’improvviso dal computer non parte la tipica musichetta di connessione ad Internet che lo fa spaventare, scappare lontano dalla macchina ed agguantare un candelabro per usarlo come corpo contundente 

ATTILIO (al computer): Non fare scherzi perché t’ammazzo!

Visto che non succede nulla, un po’ rincuorato, Attilio ripone il candelabro e torna al computer riprendendo a schiacciare i tasti un po’ a casaccio. Man mano che procede in questa operazione, il computer risponde con dei suoni che Attilio interpreta come delle parole

ATTILIO (a bassa voce): Eh? Come? (guardandosi in giro e poi riguardando il computer) Non ti capisco, parla più forte… che vuoi dirmi? Ah, forse vuoi scusarti? Guarda che tanto non attacca. Tu mi hai fatto perdere il lavoro ed io questo non te lo perdonerò mai

D’improvviso si sente il rumore della porta di casa che sbatte e poi la voce di Walter provenire dal basso. Attilio, spaventato dall’idea di farsi trovare da Walter lì con il computer, schizza in piedi, rimette il PC nella posizione in cui l’aveva trovato e si avvia verso l’uscita della soffitta. Quando però si sente il rumore dei passi di Walter che ormai sta salendo le scale, Attilio prende a muoversi nervosamente nella stanza, cercando un posto dove nascondersi ma, non trovando di meglio, si infila velocemente dentro al baule. Un attimo dopo, Walter entra frettolosamente nella soffitta, appoggia un pacchetto su un mobile poi si toglie il giubbetto e lo appoggia su una sedia. Infine si rimette in terra di fronte al suo computer cominciando subito a digitare sulla tastiera. A causa però delle operazioni eseguite poco prima da Attilio, il computer non risponde ai comandi di Walter e prende a rilasciare segnali di errore dopo ogni operazione che Walter esegue

WALTER: Ma allora… si può sapere che cavolo fai?

Dopo l’ennesimo suono

WALTER: Almeno cambiamo questo suono che è terrificante

Walter digita ancora sul computer

WALTER: Questo dovrebbe essere più carino

Attilio, che nel frattempo comincia a trovarsi in deficit d’aria, prende a bussare dall’interno del baule e ciò accade in modo da far credere a Walter che quel rumore sia uscito dal suo computer

WALTER: Questo suono non l’avevo mai sentito… bé però è divertente

Walter digita di nuovo e Attilio bussa. La cosa si ripete tre o quattro volte fino a quando la voce stizzita di Attilio dall’interno del baule non raggiunge Walter

ATTILIO: Allora, vuoi aprirmi o no?

Walter, contento e divertito, crede di aver trovato sul suo computer un comando vocale fino ad allora a lui sconosciuto

WALTER: E’ fantastico! Non avevo mai trovato un sito che ti urla “Vuoi aprirmi o no?”

Walter digita ancora

ATTILIO: Aprimi, scemo! T’ho detto di aprirmi!

Walter resta incredulo ed ovviamente comincia ad avere dei sospetti, mentre Attilio continua a lamentarsi da dentro al baule
ATTILIO: Fammi uscire da qui che sto soffocando!

Walter gira lentamente la testa verso il baule che comincia a ballare a causa della grande agitazione di Attilio, poi, finalmente intuendo, lo raggiunge. Vedendolo muovere ancora, si spaventa e questa volta è lui a prendere il candelabro e ad impugnarlo come un corpo contundente

WALTER (bussando sul baule): Chi c’è qui dentro?
ATTILIO: Tuo padre
WALTER: Non ci credo! Mio padre non viene mai quassù
ATTILIO: Ti dico che sono tuo padre, si è bloccata la serratura, aprimi subito che non respiro
WALTER: Dammi una prova
ATTILIO: Se non mi apri subito, quando esco ti spacco la faccia!
WALTER (al pubblico): E’ mio padre!

Walter apre il baule. Attilio si alza subito in piedi respirando forte come dopo un’apnea

ATTILIO: Aahhh!!! 
WALTER: Papà, mi spieghi cosa ci facevi là dentro?
ATTILIO: Questa è proprio una bella domanda…: stavo per morire soffocato
WALTER: Si, questo l’ho capito, ma perché ci sei entrato?

Attilio esce dal baule e prende a passeggiare nervosamente per la stanza cercando di sfuggire all’interrogatorio di Walter

ATTILIO: Questa domanda è ancora più bella! Perché… perché… dovevo vedere se riuscivo a respirare
WALTER: Non capisco
ATTILIO: Era una… una sfida con me stesso
WALTER: Papà, ma che stai dicendo?
ATTILIO (inventando, nervoso): Insomma, mi sono iscritto ad un corso di sub e le prime dieci lezioni riguardano l’apnea
WALTER: E tu per allenarti con l’apnea, ti chiudi dentro ad un baule?
ATTILIO: E perché no?
WALTER: Ma perchè nel baule non c’è l’acqua
ATTILIO: Ah no? (Guardando nel baule) Eh già, è vero! E cosa vuoi che faccia, che infili la testa nel cesso?!?
WALTER: Non dico questo…
ATTILIO: Non lo farei mai… e poi se passa Marisa subito la corda! (nervoso, per evitare altre domande) insomma, cos’è questo interrogatorio, a casa mia non sono neanche padrone di sbattere la testa dove voglio?
WALTER: No no, non dico questo…
ATTILIO: E allora piantala! (Uscendo) io la testa in casa mia la sbatto dove mi pare e piace…

Cercando di uscire dalla porta, Attilio distratto, prende la solita sonora zuccata

ATTILIO (tenendosi la testa): Ecco, anche qui se voglio
La sbatte di nuovo

ATTILIO: Visto?!?

Mentre Walter trattiene a stento il sorriso, Attilio, sempre lamentandosi e tenendosi la testa fra le mani, smoccolando, lascia la scena mentre Walter si riporta al suo computer e, mentre egli comincia a digitare sulla tastiera la musica ed il buio chiudono il quadro.

Dopo qualche secondo dal ritorno della luce, Attilio entra in scena con circospezione e, quasi camminando sulle punte dei piedi per non farsi sentire si dirige deciso verso il computer, lo accende ed anche questa volta si spaventa un po’ al suono della connessione in Internet. Poi, incuriosito, si accorge che il computer è già posizionato su un sito che lui comincia a visitare

ATTILIO: Cos’è sta roba qua? Oh la Madonna! (leggendo) www.tettealvento.it (colpito da quanto vede) Porca bestia! … Cioè se queste due cose sono vere, sono proprio una rarità… e se sono finte, ancora di più! Dovrebbero almeno mettere i prezzi in Euro, tanto abbiamo gli Euro convertitori, ce li ha mandati a casa Berlusconi

Attilio schiaccia un altro tasto a caso e scopre un altro sito

ATTILIO: E questo? … www.tuttiquantiinsieme.com…

Attilio rimane immobile con lo sguardo fisso verso il monitor, poi, dopo aver guardato un paio di volte il pubblico e riguardato l’immagine che gli è apparsa sul monitor comincia a girare la testa come per seguire il groviglio di corpi che sta vedendo in quel momento sullo schermo del computer

ATTILIO (girando la testa): Ohhh… oh la miseria! Cioè, come ha fatto ad incastrarsi questa qui? Bè per sapere quante persone ci sono in un’ammucchiata, basta contare le gambe e dividere per due, dunque: uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto… nove? Come nove… caspita, ma quella non è una gamba!

Attilio prosegue nella sua buffa ginnastica che l’accompagna nel tentativo di decifrare le posizioni di coloro i quali dominano la scena sul monitor del computer fino a quando, a furia di girare su se stesso, non comincia a girargli la testa ed è costretto a sedersi sul baule. Proprio in quel momento la voce di Marisa che lo chiama lo raggiunge, seguita quasi subito dai rumori dei suoi passi che salgono le scale. Attilio, in preda al panico, vorrebbe nascondersi, ma la testa gli gira ancora molto. 

ATTILIO: Oh ma ancora gente, ma questa più che una soffitta sembra il capolinea del diciannove

Dopo un primo tentativo fallimentare di alzarsi in piedi, Attilio apre il baule e fa per infilarsi dentro, poi però, memore di quanto già accadutogli richiude il baule e vi si nasconde dietro assumendo però una posizione improbabile (a quattro zampe con il sedere che sbuca fuori). A quel punto, Marisa entra in scena

MARISA: Attilio… Attilio, sei qui?

Non ricevendo risposta, Marisa si guarda intorno e non può non notare quasi subito Attilio in quella buffa posizione. Incuriosita gli si avvicina da dietro e, spostando il baule fa in modo che anche il pubblico veda in quale posizione si è messo Attilio

MARISA: Scusa, potrei sapere cosa stai facendo in questa posizione?
ATTILIO (inventando): Ssshhh!
MARISA (sottovoce): Perché?
ATTILIO: E’ una cosa rarissima…
MARISA: Che cosa?
ATTILIO: Quella a cui sto assistendo
MARISA: E cioè?
ATTILIO: L’accoppiamento dell’acaro con l’acara in cattività
MARISA: Attilio, tu devi avere un po’ di febbre
ATTILIO: Assolutamente no, non me la sento
MARISA (alludendo al fatto che è alla pecorina): E se te la provassi?
ATTILIO: Marisa, tu credi che io scherzi?
MARISA: E tu?
ATTILIO: Dietro quel baule c’è un acaro piccolo così (indicando con pollice ed indice) lo prendo?
MARISA: E dietro quella porta c’è un termometro grande così (indicando la grandezza con le mani) lo prendo?

Attilio si guarda il retro, poi rendendosi conto della posizione in cui si trova e di quello che potrebbe fare Marisa, scatta subito in piedi

ATTILIO (enfatico): Marisa, tu devi credermi, questa stanza è piena di acari e acare che si accoppiano

Così dicendo, Attilio passa davanti al monitor del computer che aveva quasi dimenticato e d’improvviso si rende conto che riporta ancora le immagini che lui stava guardando in precedenza

ATTILIO (guardando il monitor spaventato, tra se): … Qui si accoppiano tutti, è un casino!
MARISA (indicando la finestra): E allora apriamo!
ATTILIO (chiudendo il portatile): Ma no, chiudiamo!
MARISA: Come?

Attilio mette il computer dentro il baule poi raggiunge la finestra e la apre

ATTILIO: No, dico: (sbattendo il coperchio del baule) chiudiamo le porte agli acari ed apriamo le finestre all’aria aperta
MARISA: Oh finalmente! Sono anni che dico che questa vecchia soffitta potrebbe diventare una bellissima mansarda
ATTILIO (romantico): Amore, non ho sempre ascoltato i tuoi desideri?
MARISA: Si!
ATTILIO: Vedi?
MARISA: Ma non li hai mai realizzati, però
ATTILIO: Bè questo è un altro discorso, ma la capacità di ascoltare è importante. Pensa a coloro i quali realizzano le cose di propria iniziativa senza ascoltare il parere della moglie
MARISA: Si, e tu pensa a quelli che ascoltano la moglie e poi fanno di testa propria
ATTILIO (abbracciandola languido): Perché, ne conosci qualcuno?
MARISA: Si
ATTILIO: E cosa fa?
MARISA: Ha un allevamento di acari
ATTILIO: Anche lui? Ah! Ah! Ah!
MARISA: Ah! Ah! Ah! Così il suo amore ha deciso di fargli un bel regalo
ATTILIO (eccitato): Che cos’è, che cos’è?
MARISA (giocando): Sorpresa! Chiudi gli occhi…

Marisa velocemente prende dal mobiletto uno straccio avvolto su una scatola di detersivo e lo mette fra le mani di Attilio che lo tasta cercando di capire di cosa si tratta. 

ATTILIO: Com’è morbido!

Poi, dopo qualche secondo Attilio apre gli occhi, toglie lo straccio come se aprisse un pacchetto e vedendo la scatola del detersivo rimane deluso

ATTILIO: Ma che regalo è?
MARISA: No dico, uno che ha un allevamento di acari dovrà pure avere un mezzo di trasporto per portarli in giro, no? (indicando lo straccio) lì sopra viaggiano comodissimi
ATTILIO: Se lo dici tu, ma dove devo trasportarli?
MARISA (toccando un oggetto impolverato): Da qui (indicando la finestra) a lì!
ATTILIO: Vabbè, ho capito!

Attilio, sconsolato e con la testa bassa comincia a prendere qualche oggetto ed a spolverarlo svogliatamente, mentre Marisa gli prepara la strada spostando i mobili e sollevando le suppellettili 

MARISA: Ecco, bravo tesoro! Vedi che sei capace…
ATTILIO: Si vabbè, adesso devo fare pulizia in tutta la stanza?
MARISA: Veramente non è solo la stanza che avrebbe bisogno di pulizia
ATTILIO: Hai intenzione di farmi pulire tutta la casa?
MARISA: Di più, molto di più
ATTILIO: No senti, tutto il palazzo no! C’è un portinaio, paghiamo profumate spese condominiali
MARISA (ispirata): Non hai capito! Ciò che devi pulire non sta al di fuori di te, ma dentro…

Attilio, fissando Marisa, fa una lunga pausa convinto di aver capito
ATTILIO: Tesoro… ho preso una purga la settimana scorsa
MARISA: Attilio non scherzare, sto facendo un discorso serio
ATTILIO: Non scherzo, (muovendosi verso l’uscita) Vai a vedere, c’è ancora la scatola nell’armadietto dei medicinali, ho comprato una confezione da dodici supposte, ne ho usate quattordici... ne sono avanzate due… lo sai che ho spesso di questi problemi
MARISA: Con la matematica?
ATTILIO: No, con l’intestino
MARISA (seria): Attilio, mi prendi in giro o fai finta di non capire?
ATTILIO: Con quale risposta eviterò di pulire la stanza?
MARISA: Con nessuna delle due
ATTILIO: Allora ne avrei una terza io: faccio finta di prenderti in giro
MARISA: Attilio, non scherzare! Quelli che hai accumulato dentro di te sono solo pregiudizi che vanno spazzati via. Io credo realmente che tu debba fare un po’ di pulizia
ATTILIO (mostrando lo straccio): Ed infatti la sto facendo

Marisa lo guarda male. Attilio capisce che non è più il momento di scherzare

ATTILIO: Pregiudizi? Io avrei dei pregiudizi? 
MARISA: Si! Tu ormai detesti tutto ciò che riguarda Internet, il computer… insomma l’informatica, la telematica e tutte quelle diavolerie, ma devi renderti conto che questo tuo atteggiamento non cambia la realtà dei fatti, anzi…
ATTILIO: Anzi, cosa?
MARISA: Anzi, la peggiora. Ma non capisci che forse non avresti perso il posto se solo tu avessi accettato il corso che aveva organizzato la tua banca?
ATTILIO: E così, secondo te, io avrei dovuto per nove mesi passare tre ore al giorno davanti ad un monitor che ogni trenta secondi mi ripeteva: nome del file errato, impossibile accedere… è stata eseguita un’operazione sbagliata, il file verrà cancellato… 
MARISA (interrompendolo) Tu avresti dovuto passare nove mesi a cercare di imparare, così come hanno fatto molti dei tuoi ex colleghi
ATTILIO: Io non posso imparare!
MARISA (arrabbiata): No, tu non vuoi imparare!
ATTILIO: Ma cosa dici?
MARISA: Dico che tu, fin dall’inizio, hai rifiutato ogni tipo di rapporto con il computer
ATTILIO: Ecco ci risiamo! I rapporti col computer, avrei dovuto averli anch’io? Una famiglia di depravati, insomma
MARISA: No, una famiglia di integrati, piuttosto
ATTILIO: Di integrati? E allora disintegriamoci! Marisa, ti prego… devo pulire? Pulisco!

Attilio, offeso, prosegue in silenzio a testa bassa nello spolverare la stanza sollevando mobili e suppellettili senza riporvi troppa attenzione. 
Marisa, nervosa, lo segue in questa operazione, dopo un po’, Attilio sollevando finalmente la testa e si rivolge a Marisa

ATTILIO: Credi davvero che avrei dovuto imparare?
MARISA: Certo!
ATTILIO: Marisa, devo farti una confessione: ciò che mi ha bloccato non è stata la paura di non imparare… ma quella di imparare

Marisa lo guarda in silenzio

ATTILIO: Tesoro, non mi ci ritrovo in un mondo virtuale, io sono per le cose vive… vere, (palpandola) palpabili…
MARISA: No ti prego, adesso risparmiami la parte di quello che deve scrivere a mano, che odia il telefonino, che “come si fa a chiedere un numero alla Telecom ed a parlare con una macchina” … ti prego!
ATTILIO: Tesoro, lo sai che sono così
MARISA: Bè e allora è arrivato il momento di cambiare. Cosa vuoi che faccia il mondo, che si fermi per far scendere te? Non posso credere che tu non capisca l’importanza del progresso
ATTILIO: Certo che la capisco, ma credo che occorra anche porre un limite, il progresso rischia di disumanizzarci 
MARISA: Attilio, ti prego, il progresso non disumanizza nessuno. Siamo noi che possiamo farne un uso intelligente oppure no
ATTILIO: Ecco appunto, ti sembra intelligente stare sempre con il telefonino in mano?
MARISA: No, ma mi sembra intelligente usarlo quando alle due di notte mi si ferma la macchina sull’autostrada
ATTILIO: Vabbè, su questo ti do ragione, ma pensa a quelli che passano le loro giornate a giocare in un bar con il video poker…
MARISA: Bè, certo che quando le passavano a giocare a poker senza il video, era tutta un’altra cosa
ATTILIO: Marisa, mi stai prendendo in giro?
MARISA: No, fai tutto da solo! Cosa devo fare per convincerti, farti la lista dei vantaggi che ha portato l’informatica? Ma lo sai che già oggi è possibile fare un elettrocardiogramma a distanza?
ATTILIO (interessato): Davvero?
MARISA: Certo! E pensa a quante altre applicazioni potrà avere in futuro la telematica sulla medicina
ATTILIO (tornando a scherzare): Già, magari in futuro sarà possibile fare anche gli esami del sangue per telefono…
MARISA: No scusa e come?
ATTILIO: Facendoti il prelievo direttamente sulla bolletta
MARISA: Non dire stupidate!
ATTILIO (divertito): Ma si! Anche l’esame dell’urina
MARISA: Ma che dici?
ATTILIO: Non lo sai? Lo fanno già…
MARISA: L’esame dell’urina per telefono?
ATTILIO: Certo, ti fanno fare la pipì Infostrada… (si sposta dietro al baule) ma dietro un angolo, però

Marisa gli tira una cosa che si trova in quel momento in mano, Attilio si abbassa e la schiva di poco

MARISA: Sei proprio scemo! 

Attilio la raggiunge e l’abbraccia sorridendo

ATTILIO: Dài, vieni qui topolina…
MARISA: Lasciami andare, sei il solito antipatico. Io cerco di farti capire delle cose importanti e tu…
ATTILIO: Ed io?
MARISA: E tu mi prendi in giro
ATTILIO: Ma no che non ti prendo in giro. Ho capito perfettamente ciò che cercavi di dirmi e quindi ho deciso di fare pulizia (guardandosi intorno) la stanza non è venuta un granché, ma vedrai che con me sarò più bravo

Attilio la stringe a se e fa per baciarla. In quel momento entra Walter

WALTER: Ciao! (Avvicinandosi) Oh! Oh! Oh! (Separandoli) Ma che state facendo?
ATTILIO: E a te cosa interessa?
WALTER: Certo che mi interessa… chi vi ha dato il permesso di farlo?
ATTILIO (a Marisa): Ma questo è scemo? (A Walter) perché, abbiamo bisogno del tuo permesso per farlo?
WALTER: Certo! Questa è la mia stanza

Attilio prende per mano Marisa e fa per uscire

ATTILIO: Vabbè, andiamo a baciarci in un’altra stanza
WALTER: Ma chi se frega se vi baciate, sto parlando delle mie cose, perché mi avete spostato tutto?
MARISA: Non ti arrabbiare Walter, tuo padre ha voluto solo fare un po’ di pulizia
WALTER (urlando): E chi gli ha chiesto di farlo?
ATTILIO (a Marisa): Un giorno di questi devo portarlo dall’urologo… 
MARISA: Perché dall’urologo?
ATTILIO: Si, per vedere cosa c’ha in quella testa di…
MARISA (interrompendolo): Attilio!
ATTILIO: Si, vabbè! Lasciamo perdere va…

Attilio, offeso, esce di scena evitando questa volta lo stipite della porta. Walter prende a girare nervosamente per la soffitta cercando di rimettere le cose com’erano prima dell’intervento di Attilio

MARISA: Perché sei stato così sgarbato?
WALTER: Non sono stato sgarbato, lo sapete che non voglio che si tocchino le mie cose
MARISA: Non ti ha toccato niente, ha fatto solo un po’ di pulizia
WALTER: E che la faccia da lui la pulizia
MARISA: L’ha fatta!
WALTER (guardandola): Cosa intendi dire?
MARISA: Che forse comincia a capire, l’ho fatto ragionare
WALTER: Tanto è inutile
MARISA: Non dire così Walter, è sempre tuo padre e lo sai che ha avuto un brutto colpo
WALTER: Uno? Tre al giorno… (toccandosi la fronte) qui, contro quella porta, ma tanto non capisce lo stesso
MARISA: Bé, hai visto che adesso l’ha mancata? La pulizia è stata terapeutica, era una metafora e lui l’ha capita
WALTER: Cos’ha capito?
MARISA: Che togliere la polvere dalla soffitta era un po’ come toglierla da se stesso, ma devi dargli tempo
WALTER: Si dài che tra sei mesi apriamo una bella impresa di pulizie
MARISA (sorridendo): abbi fiducia in lui
WALTER: Ce l’ho, è lui che non ne ha mai avuta in me

Marisa accarezza Walter sulla testa e fa per uscire

WALTER: Ah scusa Marisa, ma in tutto questo ordine che avete fatto, il mio computer?

Marisa prende a cercarlo, poi apre il baule, lo trova e glielo porge.

WALTER: L’ha messo lui lì, ma ti sembra il posto dove metterlo
MARISA: No, non l’ha messo lui
WALTER: E allora come c’è finito lì?
MARISA: Bé sai, al giorno d’oggi, la telematica… i computer fanno tutto da soli

Così dicendo, Marisa esce. Walter si siede al computer e prende a digitare sulla tastiera. Lentamente si alza una musica e si abbassa la luce fino ad arrivare al buio. (Durante il buio, Walter esce)

Dopo qualche secondo, la musica si abbassa, ne parte un’altra da thriller e la scena, ancora completamente al buio, viene illuminata da una torcia elettrica. 
La luce della torcia illumina man mano tutta la scena, poi quando ha raggiunto il centro, Attilio, che ce l’ha in mano se la punta in volto e guarda il pubblico sghignazzando. Poi si dirige al computer, lo apre e lo accende. Dopo aver digitato sulla tastiera però si rende conto che è inserito il blocco e che senza la password non può essere rimosso

ATTILIO (sottovoce): Porco Giuda! Ma guarda che figlio stronzo che ho, ha messo il blocco. (Leggendo) eh inserire password… e che ne so io qual è… proviamo: (digitando) W-a-l-t-e-r… no… s-t-r-o-n-z-o… nemmeno… chiocciola punto pirla… vabbè, che vada al diavolo!

Attilio spegne il computer e si avvia verso l’uscita. Proprio in quel momento, altri due fasci di luce da torcia elettrica invadono la soffitta. Raggiunto il centro della scena, le luci illuminano le facce di Attilio, Walter e Marisa che non si riconoscono. I tre lanciano un urlo e spengono le pile. Durante il buio totale si sentono rumori di botte. Al ritorno della luce i tre, un po’ pesti, finalmente si riconoscono

MARISA: Attilio ma sei tu, cosa fai qui?
ATTILIO: Cosa ci fate voi?
WALTER: Abbiamo sentito dei rumori, pensavamo ci fossero i ladri

Attilio spaventato dall’idea di essere scoperto, comincia a straparlare

ATTILIO: Ehm… anch’io
MARISA: E perché non c’hai svegliati?
ATTILIO (inventando): Ehm… questa è proprio una bella domanda… bé perché avevo pensato di farlo dopo
MARISA: Dopo quando?
ATTILIO: Ehm dopo…
WALTER: Dopo il furto?
ATTILIO: Appunto!
MARISA: No Attilio, fammi capire: tu senti dei rumori in casa, pensi che ci siano i ladri e, prima li lasci rubare e poi dai l’allarme?
ATTILIO: E certo! Cosa dovrei fare, prima dare l’allarme e poi sentire i rumori?
WALTER: No, al contrario
ATTILIO: Ah al contrario, allora secondo te dovevo dare i rumori prima e sentire l’allarme dopo? Cioè allarmare il sentire durante… voglio dire: durare il sentimento allarmato…(urlando) insomma basta! Che cos’è questo, un processo alle intenzioni? 

WALTER: Quali intenzioni?
ATTILIO: Non lo so, però ci stava bene… e poi cosa c’era da rubare qui che c’è anche il computer col blocco!!!

Walter e Marisa si guardano in faccia

WALTER (sospettoso avvicinandosi a lui): E tu come fai a saperlo…
MARISA (avvicinandosi anche lei): … Che il computer aveva il blocco?
ATTILIO (improvvisando): Eh… come faccio io a sapere che il computer aveva il blocco? Eh anche questa è una bella domanda. Uno ci pensa e dice: vuoi che uno pignolo come mio figlio prima di spegnere il computer non metta il blocco?
MARISA: Bè, Walter non è uno tanto pignolo
ATTILIO: Non è pignolo Walter? Non è pignolo Walter? Dici così perchè non lo hai conosciuto da piccolo. Ma lo sai che la lettera a Gesù bambino voleva che sua madre ed io gliela spedissimo per raccomandata con ricevuta di ritorno?

Walter lancia uno sguardo interrogativo a Marisa che, non sapendo cosa rispondere allarga le braccia. Attilio intanto continua ad attaccare per difendersi

ATTILIO: Su dài adesso non difenderlo come fai di solito… è sempre stato un asociale, dài. Mi ricordo quando giocava a nascondino con i suoi amici…: pretendeva sempre di star sotto lui a contare, loro si nascondevano e poi lui non andava a cercarli? Ma dài è sempre stato un asociale come sua madre
WALTER: Non toccarmi mamma…
ATTILIO: Tua madre l’ho toccata una volta sola e sei nato tu… non l’ho più toccata!

Marisa ed Attilio continuano a guardarsi cerando di capire se Attilio ha perso la testa oppure no, poi decidono che forse è meglio tagliare corto

MARISA (prendendolo sottobraccio): Vabbè Attilio, ora andiamo a letto che tu devi essere stanco
ATTILIO (continuando nel suo atteggiamento): Macchè stanco, io potrei andare avanti così fino a domani mattina
MARISA: Ecco appunto, è proprio questo che ci preoccupa… Walter tu non vai a letto?
WALTER: Andate voi 
ATTILIO: Lo vedi? E’ un asociale
WALTER: Io mi fermo un po’ qui a studiare

Marisa trascina via Attilio mentre Walter lo guarda con compatimento

ATTILIO: Ecco, ci vorrebbe un po’ di trambusto tutte le notti, così poi lui studia. Solo che dei ladri che vengano qui tutte le notti dove li troviamo? Eppoi se trovano il computer col blocco, non tornano. Questo è un quartiere troppo tranquillo… forse dovremmo cambiar casa, che ne dici?
MARISA: Si Attilio, domattina ci pensiamo eh? Adesso andiamo a letto…
ATTILIO: Andiamo a letto io e te? Mhh che bello!

Marisa ed Attilio escono tenendosi per mano. Lei si abbassa per non sbattere, mentre Attilio colpisce in pieno la porta ed esce bofonchiando qualcosa. Walter, dopo essere rimasto qualche secondo attonito a guardare il pubblico, si siede al computer, lo accende e comincia a digitare sulla tastiera fino a quando la musica ed il buio non invadono la scena a chiudere il quadro.

Al ristorno della luce, Walter è addormentato vicino al suo computer. Poco dopo entra Marisa con in mano un’aspirapolvere che prende a passare per tutta la stanza facendo un rumore infernale. Vedendo che nonostante tutto, Walter non si sveglia, Marisa comincia ad avvicinarsi sempre più a lui fino a passargliela quasi sui piedi, a quel punto, inevitabilmente Walter apre gli occhi. I due si scambiano qualche parola completamente coperta però dal rumore dell’aspirapolvere, fino a quando Walter non strappa l’elettrodomestico dalle mani di Marisa e lo spegne facendo così in modo che ciò che Marisa sta urlando in quel momento si senta

MARISA: Stavo dicendo che forse ho avuto un’ottima idea
WALTER: Si vabbè, non c’è bisogno di urlare, comunque non è per niente una grande idea
MARISA: Che cosa?
WALTER (indicando l’aspirapolvere che ha in mano): Svegliare la gente con questo affare, viene voglia di buttarlo giù dal balcone
MARISA: No, ma che dici… parlavo di tuo padre
WALTER: Appunto, io butterei giù anche lui
MARISA: Walter, non scherzare!
WALTER: Non sto scherzando, lo butterei proprio giù dal balcone, è troppo fuori di cervello
MARISA: Walter, non puoi parlare così di tuo padre…
WALTER (indicando la finestra): Solo perché non ho un balcone
MARISA (sedendosi accanto a lui): Vuoi piantarla e starmi a sentire? Tuo padre è in crisi perché si sente rifiutato
WALTER: Piuttosto è lui che rifiuta di adattarsi. La società cambia. Oggi è il computer ed il telefonino, domani saranno i robot, il progresso non si può fermare, tutti dobbiamo adattarci
MARISA: Bè insomma, mettila come vuoi, fatto sta che questa cosa l’ha mandato completamente in crisi e noi abbiamo il dovere di aiutarlo. Ha perso il lavoro, ha perso la fiducia in se stesso, ha perso il rapporto con te…

Walter estrae dalla tasca un mazzo di chiavi e le mostra a Marisa

MARISA: Cosa sono?
WALTER: Ha perso anche le chiavi della macchina… nella colluttazione dell’altra notte
MARISA: Walter, noi dobbiamo aiutarlo
WALTER: Bè, io l’ho già fatto… sai quanto costa rifare le chiavi della macchina
MARISA: Walter ti prego, non scherzare
WALTER: Vabbè cosa vorresti fare, sentiamo…
MARISA: Insegnagli a usare il computer, a navigare in rete
WALTER: Marisa, sei impazzita? Non ne vuole neanche sentir parlare
MARISA: Ma non capisci che la sua è una reazione. Fa così perché si sente tagliato fuori, sono convinta che se imparasse ad usarlo riacquisterebbe fiducia in se stesso e nella vita…

Walter rimane silenzioso

MARISA: Walter ti prego, è tuo padre ed ha bisogno di te
WALTER: Vabbè ci provo, ma alla prima parolaccia che mi dice, mollo
MARISA (sorridendo ed accarezzandolo): Ma no, vedrai che non te ne dice di parolacce

Da fuori si sente Attilio urlare

ATTILIO OFF: Marisaaa!!! E’ lì il cretino?!?

Walter e Marisa si guardano in faccia mentre il buio e la musica chiudono il quadro
Al ritorno della luce, Marisa entra trascinando Attilio per mano che recalcitra come uno scolaretto al primo giorno di scuola. Lo fa accomodare al baule ed alle sedie che durante il buio Walter ha sistemato in centro come un banco scolastico. Poi Walter comincia a passeggiare nella stanza cercando di far capire al padre le fasi fondamentali per l’uso della macchina

ATTILIO: Comunque guarda che è Marisa che ha insistito tanto, perché a me di imparare ad usare questo trabiccolo non me ne frega niente
WALTER: Va bene, va bene… ricapitoliamo: prima accendi il computer, poi?
ATTILIO: Poi… 
WALTER: Poi?
ATTILIO: E poi… (innervosito) lo rispengo
WALTER (nervoso più di lui): Ma come, lo rispegni, ma se l’hai appena acceso
ATTILIO: E vabbè che vuol dire, devo usarlo per forza? Metti che mi è arrivata una telefonata, cosa consumo la corrente a fare, lo spengo, parlo al telefono e poi lo riaccenderò
WALTER (cercando di stare calmo): Papà per favore, non scherziamo, se hai intenzione di imparare bene, sennò me lo dici
ATTILIO (perentorio): E’ Marisa che insiste, a me non me ne frega niente
WALTER: Va bene, allora se non te ne frega niente…

D’improvviso, Marisa sbuca con la testa dalla porta

MARISA: Cucù! Allora, come andiamo?
WALTER/ATTILIO: Bene!
MARISA: Si trovano bene il maestro e l’allievo?
WALTER/ATTILIO: Benissimo!
MARISA: Allora io vado a fare la spesa, ciao ciao
WALTER/ATTILIO: Ciao ciao

Marisa ritira la testa. Non appena lei è uscita, Attilio e Walter si guardano in faccia e dopo un attimo di pausa si salutano così come hanno fatto poco prima a Marisa e si avviano alla porta
WALTER/ATTILIO: Ciao ciao

Appena raggiungono la porta, però, Marisa risbuca all’improvviso nella stanza e li blocca, rispingendoli indietro

MARISA: Cucù! Ho cambiato idea, perché in fondo la spesa posso farla anche più tardi, ora posso anche stare qui e seguire con voi la lezione d’informatica, no?

WALTER/ATTILIO: No!
MARISA: Ed invece! (a Walter) Se insegni a tuo padre puoi farlo anche a me?
WALTER: Il problema non è quello
WALTER: E’ che papà…
MARISA (interrompendolo): …Lo so, lo so è che papà impara prima di me, lo so, lo so ma è ovvio: lui ha una mente più aperta, ha lavorato in banca per trent’anni, (toccandolo) guarda che testa che c’ha, com’è spaziosa, pensa quell’unico neurone come sta largo! Io ho sempre fatto la casalinga, quindi… ma non importa, cercherò di venirvi dietro. D’altra parte non puoi mica tenere due corsi (indicandosi) uno per principianti (indicando Attilio) ed uno per professionisti. Su forza, cominciamo. Non vi preoccupate, io mi metto qui in un cantuccio e non do fastidio. Voi andrete sicuramente spediti ed io cercherò di seguirvi. Se non capisco qualcosa ve lo dirò alla fine, per non interrompervi.

Marisa si siede in un angolo. Walter riprende a camminare per la stanza assumendo il tono dell’insegnante

WALTER (parlando piuttosto velocemente): Allora, prima operazione: com’è ovvio, accendo il computer, e non lo rispengo subito, poi clicco due volte su risorse del computer, poi clicco due volte su Ms Dos o su C che è la stessa cosa, poi, se devo aprire una nuova cartella, vado su file mi porto su Nuova cartella e clicco due volte, dopodichè, se devo aprire un file vado su Nuovo e su Documento Microsoft Word, a quel punto scrivo, poi faccio Salva col nome, gli metto un nome, faccio salva, esci e chiudi… è chiaro?
MARISA/ATTILIO: Chiarissimo!

Attilio si gira a guardarla esterrefatto 

ATTILIO: Ora tu vorresti dirmi che hai capito tutto? Mi prendi in giro?
MARISA: Si, ma non importa
ATTILIO: Si ma non importa che hai capito o che mi prendi in giro? 
MARISA: Ma si amore, non ha importanza se ho capito io, l’importante è che abbia capito tu
ATTILIO (alterandosi): E io non ho capito un cacchio!
MARISA: Ma come, non hai capito un cacchio… che il computer innanzitutto va acceso l’hai capito, no?
ATTILIO: Ma va!
MARISA (accarezzandolo, materna): Bene! Allora vedi che sei già sulla buona strada?
ATTILIO (innervosito): Marisa… mi stai prendendo per il culo?
MARISA: No! Cercavo solo di renderti consapevole delle tue potenzialità

I due si guardano in silenzio
WALTER: Allora, se vogliamo andare avanti, altrimenti io avrei altro da fare
ATTILIO (deciso): No, non andiamo avanti… ricapitoliamo. (Eseguendo l’operazione) accendo il computer, poi clicco due volte su risorse del computer, poi clicco due volte su Ms Dos o su C che è la stessa cosa, poi, se devo aprire una nuova cartella vado su file, mi porto su Nuova cartella e clicco due volte, dopodiché, se devo aprire un file, vado su Nuovo e su Documento Microsoft Word, a quel punto scrivo, poi faccio salva col nome, gli metto un nome, salva, esci e chiudi…

Marisa e Walter lo guardano esterrefatti. Attilio si alza e si avvia alla porta

ATTILIO: Ora mi metto in salvo ed esco io… 

Esce ma poi rientra subito solo con la testa

ATTILIO: Chiudete voi?!?

Attilio esce deciso dalla stanza, Walter e Marisa si guardano attoniti, la musica ed il buio chiudono il quadro.
Al ritorno della luce e della musica, Attilio e Marisa sono seduti al computer 

MARISA: Allora, era così difficile come sembrava?
ATTILIO: No, in effetti devo riconoscere che era meno complicato di quanto immaginassi… ad accenderlo e spegnerlo sono diventato un mostro
MARISA (imbarazzata): Bene! Forse dovresti imparare a farci anche qualcos’altro
ATTILIO (ironico): Perché si può farci anche qualcos’altro?
MARISA: Bè si
ATTILIO: Tipo?
MARISA: Non so… chattare, scambiare messaggi di posta elettronica, navigare
ATTILIO: E a che scopo?
MARISA: Come, a che scopo… ma per essere al passo con i tempi. Questo è il progresso! Il nostro è un paese all’avanguardia, non lo sai che in Italia tutti navigano in casa ogni volta che vogliono?
ATTILIO: Ma dai? Ed io che pensavo che fosse solo in Valtellina che navigano in casa ogni volta che piove
MARISA: Attilio…
ATTILIO: Hai ragione, mi sbagliavo… anche a Sarno… ed anche in tanti altri posti, basta che piova. Vabbè, vabbè com’è la storia del navigare? Dovrò fare un altro stage accelerato con Walter
MARISA: Bè insomma qualcosina potrei insegnartela anch’io, almeno i fondamentali
ATTILIO: Si ma non ora, ti prego, in questo non è ora di navigare… ascoltiamo il bollettino
MARISA: il bollettino?
ATTILIO: Si, il bollettino dei naviganti…
MARISA: Ma piantala!
ATTILIO: Sto ancora cercando di metabolizzare: (ricordando) accendo il computer, poi clicco due volte su risorse del computer etc etc…

Attilio si alza dal computer e si siede sulla poltrona

ATTILIO: Dov’è andato Walter?
MARISA: Ad un colloquio di lavoro
ATTILIO: Che colloquio?
MARISA: Una banca…
ATTILIO: Una banca?
MARISA: Si, cercano personale per la gestione di clienti on line
ATTILIO (alterandosi): Che cosa? Mio figlio vorrebbe lavorare per quei farabutti che hanno licenziato suo padre?
MARISA: Bè si, è la stessa banca!
ATTILIO (urlando): Che coosaaa?!? Lui non può sostituirsi a me in questo modo… cosa vorrebbe fare, il lavoro per il quale io sono stato licenziato? Parla! Parla! Parla!…
MARISA: …Ma veram…
ATTILIO: Stai zitta! Questo è un complesso di Edipo bello e buono e la colpa è tua, dillo che è tua! Dillo! Dillo!
MARISA: … Ma io…
ATTILIO: Taci! Tu gli hai sempre dato ragione, lo hai sempre appoggiato in tutto e per tutto, così lui si è innamorato di te ed ora, inconsciamente, sogna di subentrare al padre esautorandolo del suo ruolo e della sua dignità… dì che non è vero! Dì che non è vero?
MARISA: Io credo…
ATTILIO: … Piantala! E’ così che è scattato il complesso di Edipo… (urlando) ed io questo non lo posso accettare!!! Non lo capisci? E’ il principio!!!
MARISA (guardandolo preoccupata): Altro che principio, a me questa sembra proprio la fine 

Così dicendo Marisa esce in silenzio. Rimasto da solo, Attilio si muove nervosamente per la stanza

ATTILIO: E no eh… questo è troppo! Che io dopo trent’anni di onorato servizio, venga esautorato da un computer passi, ma che mio figlio sia complice di questo sopruso no, questo proprio non posso sopportarlo. Lui non accetterà mai quel lavoro, non glielo permetterò! E’ ora che si capisca chi comanda in questa casa. Se credono di potermi mettere i piedi in testa solo perché non so navigare in Internet hanno sbagliato a capire. Glielo faccio vedere io chi comanda qui… lui non accetterà mai quel lavoro, mai! Dovrà passare sul mio cadavere…

D’improvviso entra Walter urlando

WALTER: Papà!

Attilio salta indietro dallo spavento. I due ripetono la cosa due o tre volte. Poi Walter corre verso Attilio che si scansa come un torero

WALTER: Papà… mi hanno preso! Oh papà, sono felicissimo! Non devi più preoccuparti di niente, anche se non lavori, d’ora in poi la famiglia potrò mantenerla io, sei felice papà?

Abbracciando Attilio, Walter si posiziona di spalle al pubblico, lasciando che la faccia di Attilio, sbucando dalla sua spalla guardi il pubblico con evidente imbarazzo

ATTILIO: Oh… felicissimo!

Attilio chiude gli occhi ed apre la bocca come a mimare un pianto. Walter continua a sballottarlo avanti ed indietro e Attilio continua a cambiare espressione: quando Walter lo vede in faccia, finge di ridere, quando non lo vede, piange. Dopo due o tre volte, Walter lo molla

WALTER: Devo assolutamente dirlo a Marisa, dov’è?
ATTILIO: Dal maccellaio
WALTER. Da quanto tempo è uscita?
ATTILIO: Quindici giorni fa
WALTER: Quindici giorni?
ATTILIO: Eh con i resti in Euro, ora che li conta… a lei Berlusconi non l’ha mandato l’Euro convertitore
WALTER (con la bocca aperta) Ah! 

Attilio gliela chiude

WALTER: Vado da lei, non posso aspettare, non sto più nella pelle…

Così dicendo, Walter lo abbraccia energicamente

ATTILIO: Si, ma non entrare nella mia, però

Walter esce di corsa, subito dopo si affaccia

WALTER: Sei felice, papà?
ATTILIO: Si!

L’espressione di Attilio rimane di felicità fino a quando Walter non esce nuovamente. Dopo di che, la faccia di Attilio si rattrista e girandosi lentamente verso il pubblico non trasforma la risata in un pianto dirotto

ATTILIO (imitando l’entrata precedente di Walter): Hai capito? … Non devi preoccuparti di nulla, la famiglia d’ora in poi la mantengo io! … Tu non servi più a nulla. Lui sa usare Internet quindi serve, io non so usarlo quindi non servo…

Lo sguardo di Attilio si posa sul computer. Poco dopo si alza e lo raggiunge, lo prende in mano e fa la mossa di buttarlo con forza a terra, poi però, si blocca e resta qualche secondo a riflettere, poi si infila il computer sotto braccio ed esce come rincuorato. Il buio e la musica chiudono il quadro

Al ritorno della luce Walter e Marisa sono seduti sul divano, Walter è un fiume in piena

WALTER: …E poi il direttore mi ha detto che se creo un sito di consulenza per i clienti, non solo mi aumenta lo stipendio ma posso addirittura prendere le percentuali, ti rendi conto?
MARISA: Tesoro, ma è fantastico!
WALTER: Insomma, potrò fare carriera e soprattutto fare quello che più mi piace: usare Internet dalla mattina alla sera

Così dicendo Walter si alza per raggiungere il computer al solito posto, ma resta sorpreso nel vedere che non c’è più. Poi si guarda in giro nel tentativo di trovarlo

WALTER: Ma che fine ha fatto il computer?
MARISA: Non lo so, è sempre stato lì
WALTER: Si, ma non c’è

Anche Marisa si alza a guardarsi in giro

MARISA: Non capisco
WALTER: Capisco io, avete fatto di nuovo pulizia?!?

Mentre i due continuano a guardarsi in giro, entra Attilio con il computer sotto braccio e con fare molto deciso e serioso si siede, apre il computer e comincia ad usarlo. I due, esterrefatti, lo guardano senza dire una parola. Dopo un po’ è Walter a rompere il ghiaccio

WALTER: Papà
ATTILIO (senza alzare lo sguardo dal computer): Si?
WALTER: Cosa stai facendo?
ATTILIO: Non lo vedi? Sto usando il computer
WALTER: Il mio computer
ATTILIO: Veramente te l’ho regalato io, quindi se permetti, lo uso anch’io
WALTER (mostrando le cinque dita) Si, ma io ho partecipato con un cinquantone
ATTILIO (mostrando le cinque dita): Allora lo puoi usare per cinquanta secondi
MARISA (mostrando le cinque dita): Sta per partire una cinquina… ma tu veramente non hai mai voluto usarlo
ATTILIO: Ed ora ho deciso di farlo, perché, c’è qualcosa di strano?

Walter e Marisa si guardano e poi rispondono all’unisono

WALTER/MARISA: Nooo!

ATTILIO (estraendo un libretto dalla tasca): Fra l’altro, ho trovato in un negozio questo manualetto … potremmo definirlo il bignamino del computer che è utilissimo, da qui si che posso imparare tutto sul computer e sulla rete

Attilio appoggia il manuale davanti a se e lo consulta continuando a digitare sulla tastiera del computer, mentre Walter e Marisa continuano a guardarsi sempre più perplessi. Poi Marisa si avvicina ad Attilio

MARISA (accarezzandolo): Attilio, tesoro, sei sicuro di star bene?
ATTILIO: Mai stato meglio in vita mia
WALTER: E che bisogno avevi di comprarti un manuale, non dovevo insegnarti io ad usare il computer?
ATTILIO (polemico): Questo prima, adesso tu… (imitando Walter nella scena di prima) tu ora devi mandare avanti la famiglia… lavori tu. Non puoi certamente star dietro a me 
MARISA: C’è dell’astio nelle tue parole
ATTILIO: Assolutamente no!
WALTER: Ed io invece dico di si. Non ti va giù che io ora abbia un lavoro e che l’abbia trovato proprio grazie ad una preparazione che tu hai rifiutato di avere
ATTILIO: Francamente, non credo alle mie orecchie
WALTER: E’ inutile che fingi che non sia così
ATTILIO: No no, io non fingo nulla, sto solo dicendo che non credo alle mie orecchie
MARISA: In che senso?
ATTILIO: Nel senso che è la prima volta che ti sento dire una cosa intelligente
WALTER: Non capisco!
ATTILIO (al pubblico): Ecco, mi sembrava strano…
MARISA: Attilio, Walter sta parlando seriamente
ATTILIO: Anch’io! Sono seriamente impressionato dalla sua perspicacia. Ha capito perfettamente il problema: non mi va giù il fatto che lui ora abbia un lavoro e che l’abbia trovato proprio grazie ad una preparazione che io ho rifiutato di avere
MARISA: E quindi cosa intendi fare?
ATTILIO: Assolutamente nulla
MARISA: Come sarebbe nulla e allora cosa stai facendo al computer?
ATTILIO (spostando il computer per mostrarlo a Marisa): Un solitario
WALTER (accompagnandosi con un gesto della mano): Ma va!

Così dicendo, Walter esce arrabbiato

MARISA: Senti Attilio, io non mi voglio innervosire con te, però adesso comincio ad essere stufa di questa tua posizione
ATTILIO (spostandosi): Ti piace di più questa?
MARISA (seria): Vabbè, senti Attilio, io ho fatto di tutto per farti capire che stai sbagliando e per aiutarti a creare un dialogo con tuo figlio, ma visto che non ne vuoi sapere, io a questo punto ci rinuncio, va bene? Ci rinuncio!

Arrabbiata, Marisa esce di scena. Attilio, che impassibile ha continuato fino ad ora a muovere il mouse si ferma improvvisamente e si rivolge al pubblico

ATTILIO: Oh, va che roba… mi è riuscito il solitario


Buio. 
Musica
Sipario







SECONDO TEMPO


All’apertura del sipario parte una musica di sottofondo. Attilio entra e raggiunge il centro scena. Ha un atteggiamento ed una camminata da viveur ed a ritmo di musica raggiunge il computer

ATTILIO: E stasera, sciambola… (digitando) www . casinò.it ... ah ah ah e vai!

Mentre si sente la musica di connessione ad Internet, Attilio si riporta in quinta sempre con la sua strana camminata a ritmo di musica e prende un ometto con su una giacca ed una cravatta che si infila fischiettando

ATTILIO (continuando a digitare): Madame e monsieur fate le voutre joeu… rouge, noire, rouge, noire… o la la… rien va plus. Le voutre numre de chart de credit sit vous pleis… tel chi (prende da una tasca la carta)… 5255 00 (al pubblico) vi piacerebbe saperlo eh? Eh son mica scemo mh mh mh mh (al posto dei numeri)

Attilio mostra di seguire l’uscita del numero alla roulette

ATTILIO: E vai… E vai… (facendo intuire che ha perso) e vaffanbagno!

Nel frattempo Marisa entra senza che Attilio se ne accorga

ATTILIO: Madame e monsieur fate le voutre joue… rouge, noir, rouge, noir o la la… rien va plus. Le voutre numre de chart de credit sit vous pleis… tel chi (prende la carta da una tasca) … 5255 00

Marisa urla facendo sobbalzare Attilio

MARISA: Ma sei impazzito?
ATTILIO (girandosi): Aahhh!!! Ah io sono impazzito. Tu urli in questo modo ed io sono impazzito?
MARISA: Ma quale numero di carta di credito (strappandogliela di mano) dopo due anni che non lavori vuoi buttare via i nostri risparmi in questo modo?
ATTILIO: Ma non li sto buttando via, al contrario… tento di guadagnare
MARISA: Con la roulette?
ATTILIO: Bè, in questo periodo si rischia meno che in borsa
MARISA: No Attilio guarda, io proprio non ti capisco. Prima quel computer lo odiavi e non ti ci volevi nemmeno avvicinare, ora gli stai sempre appiccicato
ATTILIO: Embè! Non era quello che volevate tu e Walter?
MARISA: No! A noi bastava solo che tu non lo rifiutassi. Avremmo voluto tra te e lui un sano rapporto di… di… di amicizia, ecco
ATTILIO: un rapporto? Ancora con i rapporti con il computer

Marisa esce quasi piangendo, con fare melodrammatico

ATTILIO (fra sé): Dovevo diventare amico del computer. Ma io sono diventato amico del computer. Infatti giochiamo insieme, parliamo, andiamo anche a donne insieme proprio come dei buoni vecchi amici. A proposito (guardando l’ora) questa è l’ora in cui di solito chatto con Marilyn…

Mentre prosegue a parlare di Marilyn, Attilio prende uno specchio portatile ed un pettinino e specchiandosi si pettina, poi estrae del profumo per l’alito e se lo spruzza in bocca

ATTILIO: Marilyn: bionda platinata del Mississipi, 62 anni, appena. Marilyn che ti invia le foto nuda con le scarpe. Marilyn che non si vergogna di nulla. Per lei la cellulite non è un problema: la sua pelle è talmente a buccia d’arancia che beve solo Martini. (Digitando) Marilyn: granitica donna del sud con la quale puoi parlare di tutto, tanto non capisce un cacchio. Marilyn: che ascolta sempre i miei sfoghi a qualsiasi ora del giorno e della notte… Marilyn che... non c'è... come non c'è... Marilyn, dove sei? Io ho bisogno di parlarti adesso...

Attilio comincia ad agitarsi ed a muoversi per la stanza quasi come in una crisi di astinenza

ATTILIO: Ma insomma, al casinò non posso giocare, Marilyn non c'è... (quasi frignando) e adesso io cosa faccio? Io mi annoio!

Entra Walter

WALTER (distratto): Ciao papà!
ATTILIO: Ciao!

Attilio continua nel suo atteggiamento. Walter se ne accorge

WALTER: Papà, c'è qualcosa che non va?
ATTILIO: No no, va tutto bene!
WALTER (guardandolo meglio): Allora cosa fai conciato così?
ATTILIO: Così come?
WALTER: Come? Ma ti sei visto? E poi cos'è quest’odore, quanti chili di profumo ti sei messo addosso?
ATTILIO (Annusando l'aria): Perchè, si sente?
WALTER: Nooo! (Con complicità) papà, guardami un po’ negli occhi... aspetti una donna?
ATTILIO: Io? Ma che dici?
WALTER: E allora perchè sei vestito da pagliaccio, ti sei bevuto una profumeria ed hai l'occhio spermatozoico?
ATTILIO: Ma che stai dicendo? Io non ho l'occhio spermatozoico
WALTER (guardandogli dentro l'occhio da vicino, al pubblico): Ce l'ha, ce l'ha!
ATTILIO: Ma non dire stupidate! E adesso vai, cosa fai qui…(sarcastico) non lavori, tu?
WALTER: Infatti, stavo appunto uscendo 

Walter prende un mazzo di chiavi da un cassetto ed esce velocemente

ATTILIO (prendendo in mano lo specchietto e guardandosi l'occhio): Ma si vedeva così tanto l'occhio?
Il buio e la musica chiudono il quadro. Al ritorno della luce la soffitta è vuota. Dopo qualche secondo Marisa entra e si dirige spedita verso l'armadietto, lo apre e ne estrae un secchio ed una scopa. Mentre sta per uscire però la sua attenzione viene attirata dal computer. Dapprima cerca di resistere, poi però incuriosita, dopo aver guardato fuori dalla porta accertandosi che non arrivi nessuno, si siede al computer, lo accende e prende a curiosare

MARISA: Bè meno male! Finalmente ha imparato a chattare...

Marisa, sorridendo, fa scorrere i vecchi messaggi archiviati da Attilio. Quando trova quelli di alcune donne però cambia espressione

MARISA: E questa Marilyn chi è? Natasha... e c'è pure Lola... brutto porco! Devo beccarlo sul fatto

Furiosa, Marisa chiude il computer e lascia la stanza. Poco dopo entra Attilio che sta parlando al telefono

ATTILIO: Buonasera, mi chiamo Baldini. Mi hanno dato il suo numero, vorrei aprire un mio sito... si, vorrei una cosa esagerata: immagini in movimento, sonoro, musiche. Poi cosa si può mettere? … Ah tutto quello che voglio? Bene! Vediamo un po’… non so delle fontane?... Si si, lo so che non può uscire l'acqua dal computer però si vede nel monitor, no? Ecco, facciamo due fontane danzanti. Appena uno entra nel sito vede stè due fontane... (mima l'acqua che sgorga) Si! Vabbè per le musiche faccia lei, a me sembra adatto Vivaldi, magari le quattro stagioni, si, l’estate, la primavera, l’autunno… no l’inverno no che se poi si ghiaccia l’acqua, si rompe il monito. Poi... come dice? Donnine nude? Bè in effetti quelle son cose che funzionano sempre... ah al giorno d'oggi occorrono anche i maschietti dice lei… nudi pure quelli? Ma io veramente sarei all’antica… vabbè, magari in un angolino… bè si, degli ometti… bé d’altra parte, la pagina si chiama om page. Vabbè, se può servire a rendere il sito più visitato... come? No, bè l'orgia francamente mi sembra un po’ eccessiva... poi ho sempre i problemi nel contare le gambe… sapere quante persone ci sono… ah, lo sa anche lei? ok! Appena ha la bozza, mi avvisa lei? Grazie e buonasera

Appena Attilio riaggancia il ricevitore, il telefono squilla

ATTILIO: Pronto? Si sono io... chi? Morelli, ciao come stai, vecchia pantegana bancaria! E come vuoi che vada, da disoccupato e tu? Continui a lavorare in quella gabbia di matti? Bè hai fatto bene, tu il computer sapevi già usarlo. Bè io, sai mi annoiavo a morte, così ho imparato ad usarlo anch'io. Si, si sto aprendo anche un sito... e non lo so cosa ci faccio con un sito, per intanto lo apro, poi si vedrà. Poi aprirò un paio di e mail: metto una lumachina qua, una chiocciola. Intanto comunque ne ho aperta una, se vuoi segnarti l’indirizzo, è: Attilio chiocciola libero punto it. Si si, sono tutte così, infatti un mio amico francese ne ha aperta una che si chiama Francoise escargot liberò punto fr… no, non è Francia, è frivolo. Mah, nella home page ho fatto mettere due fontane, poi mi hanno consigliato delle donnine nude... (a voce più alta) le donne nude... si, mi hanno detto che mettono dei pezzi di...

In quel momento Marisa entra in scena e sentendo la frase rimane immobile a guardare Attilio che rimane dapprima interdetto ma che poi prende ad improvvisare per depistare Marisa

ATTILIO: ... ricambio, si dei pezzi di ricambio… li ho chiesti una settimana fa, me li portate o no? Se non arrivano entro domani mi rivolgerò a qualcun altro. Arrivederci!

Attilio ripone il ricevitore in tutta fretta, poi si rivolge a Marisa fingendo di nulla

ATTILIO: Ciao amore, come va? Tutto bene?
MARISA (acida): Si!
ATTILIO: Cosa ci fai da queste parti?
MARISA: Io niente. Piuttosto vorrei sapere cosa combini tu da queste parti
ATTILIO: Niente, perchè vedi qualcosa di strano?
MARISA: A vedere non ci sono ancora riuscita, ma di sentire ho già sentito abbastanza
ATTILIO: Non capisco, cosa vuoi dire?
MARISA: Lo so io lo so!

Marisa fa per uscire, Attilio la blocca abbracciandola

ATTILIO: Dài topolina, vieni qua
MARISA (cercando di divincolarsi): Lasciami stare!
ATTILIO: Ma insomma, si può sapere perchè ce l'hai con me?
MARISA: Perchè non mi dici mai quello che pensi né quello che fai e non capisco il perchè
ATTILIO: Ma che stai dicendo, io non ho mai avuto segreti per te

Squilla il telefono. Attilio si affretta a rispondere ma Marisa lo anticipa

ATTILIO: Lascia, lascia, rispondo io…

Marisa lo guarda male. Attilio rassegnato le fa segno che può rispondere e Marisa solleva il ricevitore tenendo lo sguardo fisso su Attilio

MARISA: Pronto? 

Marisa rimane qualche secondo in silenzio ad ascoltare l'interlocutore telefonico, poi lanciando un occhiataccia ad Attilio gli passa il ricevitore

MARISA: Tieni, è per te. Vogliono sapere dove si possono trovare le donnine nude

Dopo aver lasciato cadere la cornetta sul tavolo, Marisa, irritatissima esce di scena. Attilio prende il ricevitore

ATTILIO: Morelli, ma sei scemo!?! Ma come pensavi che fossi io, non hai sentito la voce da donna? Ma quali donnina nuda, era mia moglie... no, lei è vestita ed è pure incazzata. Ma t’ho detto che non lo so cosa me ne faccio del sito…Vabbè, ci sentiamo eh? Ti saluto. (Appendendo il ricevitore) ma guarda com’è scemo questo, non capisce un tubo e poi che domande fa? E’ proprio rimasto un bancario! Cosa te ne fai del sito… e che ne so, perché gli altri cosa ci fanno? (Riflettendo) Già, cosa ci fanno gli altri con i siti? Questa è un’altra bella domanda

Attilio, pensieroso, si alza e prende una rivista specializzata che si trova lì in mezzo ad altre, poi si risiede e prende a sfogliarla

ATTILIO: E che ne so io cosa ci si fa con i siti. (leggendo) Ecco qua: Robert Wyler, ingegnere 35enne dell’Oklaoma, dopo essersi licenziato dalla ditta presso cui lavorava come vicepresidente ha fondato una società per la vendita di prodotti on line, oggi fattura 25 miliardi all’anno. (Aprendo un’altra pagina a caso) Philip Conroy, 23 anni, abbandonata l’università, ha aperto un sito pornografico: 13 miliardi all’anno. (Apre un’altra pagina) Patricia Maloy, vendita prodotti di bellezza: 8 miliardi. (Apre un’altra pagina) Richard Mc Canzey, vendita macchine usate: 11 miliardi all’anno. Si vabbè ma queste cose succedono solo in America (aprendo un’altra pagina) Roberto Meneghelli, questo è di Mantova: 9 miliardi all’anno consegna in giornata in tutto il mondo di mozzarelle fresche… (guardando il pubblico) questa sicuramente è una bufala! Anzi molte di più, ci vuole una mandria intera per farne nove miliardi. Però mi è venuta un’idea (Prende il telefono e compone un numero, poi, quasi urlando) Morelli, bancario, ti faccio vedere io cosa ci faccio col sito!

Il buio e la musica chiudono il quadro. Al ritorno della luce, Attilio piomba in scena tenendo un telefonino ad un orecchio, un’auricolare nell’altro, due valigette 24 ore nella stessa mano ed una sulle spalle, attaccata come fosse uno zaino. Un pacco di giornali che trascina legati ad una caviglia, diversi rotoli di carta da progetto sotto le ascelle ed uno in mezzo alle gambe. Combinato in quel modo, cerca di raggiungere la sua postazione, ma ovviamente cade rovinosamente a terra. Poi, continuando a cercare di parlare ai telefonini si contorce in maniera buffissima e, strisciando per terra, raggiunge la sua postazione. Quando finalmente, sempre parlando al telefono, riesce ad arrampicarsi sulla scrivania e sembra sentirsi un po’ più tranquillo, squilla anche il telefono fisso sul suo tavolo. A quel punto, distrutto, si lascia andare definitivamente in terra e, cominciando a lamentare un forte dolore alla schiena, prende a strisciare verso l’uscita. Finalmente, con enorme fatica, riesce a guadagnare la porta, vi si aggrappai e si alza per appoggiarsi poi al muro di fianco. Quando sembra finalmente tirare un sospiro di sollievo Marisa entra improvvisamente sbattendogli la porta in faccia. Quando poi la porta si richiude alle spalle di lei, Attilio rovina nuovamente a terra.

MARISA: Bè, ma che sta succedendo qui?
ATTILIO (stravolto da tutto quello che gli è appena accaduto): Niente! Assolutamente niente... vedi qualcosa di strano?
MARISA: Attilio, io comincio seriamente a pensare che tu abbia bisogno di un buon dottore

Così dicendo, Marisa esce. Attilio si rialza a fatica cercando di sistemarsi

ATTILIO (tenendosi il ginocchio): … Basterebbe un po’ di Lasonil! Non c’è niente da fare, in questa casa non mi hanno mai capito… non mi hanno mai capito. Ma ora gli farò vedere io con chi hanno a che fare

Attilio apre il baule e ne estrae una bambola gonfiabile che indossa una gonna (manichino simile) 





ATTILIO (picchiando con la mano sulla bambola): Et voilà! Ecco il futuro siore e siori! Bambole gonfiabili. La vendita attraverso Internet di bambole gonfiabili ed accessori vari, questa si che è un’idea geniale. La gente ha vergogna di acquistare di persona, avete mai visto quelli che comprano i giornali pornografici e li infilano nei quotidiani? (qualche battuta a soggetto sull’argomento). Sarà sufficiente mettere sul sito le foto di qualche prototipo per fare soldi a palate. Gli faccio vedere io chi manda avanti la baracca qui

Attilio apre il baule, estrae una bambola gonfiabile, una bacchetta allungabile e, come un bravo venditore, comincia ad illustrare la bambola 

ATTILIO: Dunque siore e siori, ecco a voi il prodotto leader della ditta Baldini & C., … anzi F… F.P: Figlio Pirla… sono qui a presentarvi il nostro cavallo di battaglia… (guardando la bambola) si, una cavalla, insomma. (Indicando con la bacchetta) Punto numero1: i capelli siore e siori. Capelli similvero in fibra di cotone, forfora e doppie punte a richiesta. Punto numero 2: occhi in gomma, plastica o vetro per gli amanti del giallo, come quello del tenente Colombo insomma. Punto numero 3: Labbra carnose alla Parietti, ma molto meno finte. Punto numero 4: Seno alla Valeria Marini, perché quello di una donna deve stare in una coppa di chanpagne ed il suo nel secchiello

Attilio fa roteare la bambola

ATTILIO (indicando il sedere): Punto numero 5: culo a mandolino con possibilità di variante russa: culo a matriosca

Attilio riporta la bambola in posizione frontale

ATTILIO: Ed infine, siore e siori, la grande trovata della ditta Baldini F.P (strappando la gonna e scoprendo un pube nero) il punto numero 6… voi direte, siore e siori, dove sta la particolarità del punto numero 6?

Attilio stacca il pezzo di stoffa che rappresenta il pelo nero, scoprendo un pube biondo

ATTILIO: Ma nel doble facies…

Staccando un altro pezzo di stoffa e scoprendo un pube rosso

ATTILIO: E con un piccolo sovrapprezzo… il triple facies

Attilio prende a passeggiare per il palco come un docente in aula 

ATTILIO: Come tutti sappiamo, siore e siori, l’uomo non è un animale monogamo, ma anzi ama avere molte compagne. Quindi perché, nel caso esso scelga di dividere la sua vita con una bambola gonfiabile, dovrebbe accontentarsi di averne una sola? E perché dovrebbe spendere molti soldi per comprarne tre, quando in realtà l’unico punto di diversità tra di esse sarebbe ed è il colore del punto numero 6? Ecco quindi dove sta l’idea geniale della ditta Baldini F.P., siore e siori, una bambola più due accessori ad un prezzo assolutamente imbattibile. (scandendo come uno slogan) Baldini F.P..: il futuro del commercio elettronico…
D’improvviso si sentono dei passi salire le scale

ATTILIO: Il futuro è roseo, ma il presente è marrone!

Attilio, terrorizzato appoggia la bacchetta, prende la bambola e la rimette nel baule che spinge in un posto sbagliato. Mentre è ancora lì che cerca di chiudere bene la porta dell’armadietto, Walter entra

WALTER: Ciao papà
ATTILIO: Ciao, sei già qui?
WALTER: Perché, ti dispiace?
ATTILIO: A me? E perché dovrebbe dispiacermi?
WALTER: Non lo so, ti vedo un po’ in ansia
ATTILIO: In ansia, io? Figurati!

Accortosi della bacchetta, Attilio la prende cercando di farla sparire, poi vedendo che Walter lo guarda, prende a farla roteare con non chalance 

WALTER: Che te ne fai di quella bacchetta?
ATTILIO: Quale bacchetta? (guardandola) Ah questa? E’ una bella domanda… ehm sto facendo un corso che va verso… (muovendo la bacchetta sembra indicare un punto)
WALTER: … Quale direzione
ATTILIO: La direzione d’orchestra!
WALTER: ma se non hai mai saputo suonare
ATTILIO: Per questo dirigo!

Facendola roteare, Attilio se la fa scappare di mano

WALTER: Papà, ti vedo troppo nervoso, tu non me la conti giusta
ATTILIO: Ma che stai dicendo?
WALTER (guardandosi attorno): Anche qui dentro, non so ma c’è qualcosa che non va, hai spostato qualcosa?
ATTILIO: Io no, perché
WALTER: Ho l’impressione che ci sia qualcosa fuori posto
ATTILIO: Mhhh ecco che ricomincia il pignolino
WALTER: Ci sono! Il baule, (dirigendosi verso il baule) hai spostato il baule, ora lo rimetto al suo posto
ATTILIO: Noo! Lascialo stare, è pericoloso!
WALTER (bloccandosi e fissando Attilio): Papà, ma che dici? Perché dovrebbe essere pericoloso?
ATTILIO (misterioso): Walter, non volevo dirtelo, ma ormai sei grande, è giusto che tu sappia: in questa mansarda stanno succedendo delle cose stranissime, credo che si tratti di fenomeni paranormali
WALTER: Papà, ma che stai dicendo?
ATTILIO: Prima che arrivassi tu il baule si è mosso da solo e quando io ho cercato di fermarlo mi sono ustionato una mano
WALTER: Stai dicendo sul serio?
ATTILIO: Certo! (Mostrandogli la mano) guarda…
WALTER: Non vedo niente, la mano mi sembra perfettamente normale
ATTILIO: Le unghie, non vedi?
WALTER: Si e mi sembrano normali anche quelle, tagliate bene
ATTILIO: Infatti! Ma fino ad un minuto fa erano lunghe, così (indicando una lunghezza spropositata) il calore le ha fuse
WALTER: Dài papà, questa è un’altra delle tue stranezze
ATTILIO: Ah lo strano sarei io? Qui succedono cose paranormali e lo strano sono io?
WALTER: Papà, qui di paranormale ci sei solamente tu
ATTILIO (fingendo di arrabbiarsi): Come ti permetti? Esci subito da questa stanza! (Spingendolo fuori) è ora che tu cominci ad avere un po’ di rispetto per tuo padre
WALTER: (facendo resistenza) Ma dài, papà, stavo scherzando
ATTILIO: No basta! Sono stufo di essere preso in giro da te

Attilio continua a spingere Walter verso la porta, mentre lui, puntando i piedi, cerca di fare resistenza. Raggiunta la porta Attilio dà una spinta definitiva a Walter che si abbassa per passare dallo stipite, mentre Attilio ci va a picchiare contro

ATTILIO: Ahia! Porca di quella miseria schifosa!
WALTER (da fuori): Ti sta bene!
ATTILIO: Vai al diavolo! (Avvicinandosi al baule e guardandoci dentro) E adesso dove la metto? Quello ha capito che c’era qualcosa di strano, ora glielo dice a Marisa e lei piomba qui, scommessa? (Contando con le dita della mano) 1,2,3…
MARISA: Attilio?
ATTILIO (chiudendo gli occhi rassegnato): Si, tesoro
MARISA: Io esco un attimo
ATTILIO: Come? 
MARISA: Ho detto che esco un attimo
ATTILIO: Sei sicura?
MARISA: Certo che sono sicura, che domande fai?
ATTILIO: No, dicevo così per dire e… starai via molto?
MARISA: Non lo so, il tempo di fare la spesa
ATTILIO: Ecco, allora rimani fuori un bel po’ e conta bene il resto in Euro… vuoi che ti presti uno dei 
Miei Euro convertitori?
MARISA: Perché, quanti ne hai?
ATTILIO: Tre! Lo sai che Berlusconi ha manìe di grandezza. Comunque rimani fuori più che puoi
MARISA: Come?
ATTILIO: No dico, fai tanta spesa, sai c’ho una fame…
MARISA: Mah! Chi ti capisce più a te

Così dicendo Marisa esce. Immediatamente Attilio prende la bambola dal baule e, cercando un altro posto dove metterla si aggira per la stanza con il pupazzo stretto tra le braccia. In quel momento rientra Marisa che come lo vede rimane pietrificata. Anche Attilio, terrorizzato, rimane immobile

MARISA: Ah Attilio, ricordati di…
ATTILIO: Ehm ciao… già di ritorno? Però è una comodità quel convertitore…
MARISA (con voce tremante, indicando la bambola): Attilio, che cos’è quella cosa?

Facendo il finto tonto Attilio segue la traiettoria del dito di Marisa e guarda dietro di sé, poi butta maldestramente la bambola in terra e raggiunge il punto

ATTILIO: La figlia dell’acaro! Te l’avevo detto che si sarebbero riprodotti
MARISA: Chi?
ATTILIO: L’acaro e l’acara! Hanno generato un mostro, guarda! Un acarone di mezzo chilo… adesso lo faccio secco
MARISA: Attilio, non fare il cretino, intendevo: quella… (Spostando il dito verso la bambola in terra) 
ATTILIO (guardando la bambola): Oh Madonna! C’è una signora che sta male?!?

Attilio raggiunge la bambola, la sdraia in terra, poi prende le braccia e le muove come per farla respirare

ATTILIO: Oddio! Non respira! (Facendo il massaggio cardiaco) 1,2,3…1,2,3… la stiamo perdendo! La stiamo perdendo! Bisogna farle la respirazione bocca a bocca, Marisa falla tu, sai è una donna, non vorrei pensasse male di me… ma come sarà entrata qui dentro? Vedi a tenere sempre le finestre aperte?
MARISA: Attilio o tu la pianti di fare il cretino ed entro trenta secondi mi dici che cosa sta succedendo qui dentro, oppure io sparisco e non mi rivedi più
ATTILIO: facciamo trentacinque? 

Marisa fa per uscire dalla porta

ATTILIO (fermandola, serioso): Topolina, va bene, d’accordo, devo farti una confessione…
MARISA (sempre più nervosa): Ti sto ascoltando
ATTILIO: Mi hanno chiesto di entrare nei servizi segreti, questi sono i manichini con i quali noi agenti dobbiamo allenarci nel corpo a corpo
MARISA: Attilio, se io oltrepasso quella porta, non mi rivedi più
ATTILIO: Vabbè, vabbè… ti dico la verità

Attilio gira per la stanza in evidente stato di ansia nel tentativo di inventarsi qualcosa, mentre Marisa sempre più nervosa rimane immobile ad aspettare la sua risposta

ATTILIO: Marisa… quella è una bambola gonfiabile, si è vero
MARISA: E tu cosa ci fai con una bambola gonfiabile in casa?
ATTILIO: Un’opera di volontariato, cercavo di salvarla… aveva cominciato a bucarsi!

Senza dire nulla, Marisa gira le spalle e se ne va.

ATTILIO (inseguendola): Vabbè Marisa, se non vuoi la mandiamo in comunità… no Marisa ti prego, non andartene! Se non la vuoi in casa, chiamo San Patrignano…




Nel tentativo di trattenerla sulla porta, Attilio prende la sua solita sonora zuccata. Sulle sue imprecazioni, il buio e la musica chiudono il quadro. 
Al ritorno della luce, Walter sta dormendo sulla sedia in una posizione assurda e scomodissima. Attilio entra assonnato con indosso una vestaglia ed una cuffia da notte, in mano ha una tazzina di caffè. Dopo aver fatto il giro della mansarda cercando un punto d’appoggio, senza vederlo, Attilio si siede sopra Walter che si sveglia di colpo

WALTER (Svegliandosi di soprassalto): Aahhh!!! Chi è?
ATTILIO: Oddio! Ma che ci fai tu qua sotto?
WALTER: No, che ci fai tu qua sopra! Ma dico, ti siedi in braccio ad uno che sta dormendo?
ATTILIO: No, sei tu che dormi sotto ad uno che si sta sedendo… ma tu hai dormito qui stanotte?
WALTER: Eh mi sono addormentato al computer
ATTILIO: No senti Walter, così non va bene. Marisa se n’è andata, ok, ora noi ci sentiamo un po’ soli, abbandonati, ma non dobbiamo lasciarci andare. Ricordati che io sono sempre tuo padre ed ho saldamente in pugno la situazione. Anche questa volta, come sempre, io ti farò da guida e sarò per te un esempio di forza di volontà e di capacità di reazione alle avversità della vita…

Attilio scoppia in lacrime gettandosi in ginocchio ai piedi di Walter

ATTILIO (singhiozzando): Oddio! Senza di lei mi sento perso! Walter! Walter, ti prego, aiutami! Come facciamo senza la mia Marisa! E’ la fine! Siamo rovinati, senza di lei siamo rovinati!
WALTER (accarezzandolo sulla testa): Dài papà, non fare così, ce la caveremo… non preoccuparti, ci sono io
ATTILIO: Oh grazie! Grazie, figlio mio, lo sai che tu puoi sempre contare su di me. Per qualsiasi problema, rivolgiti a me, io saprò ascoltarti, capirti ed aiutarti
WALTER: Ah vabbè grazie, papà, se so che ci sei tu a proteggermi mi sento molto più tranquillo
ATTILIO (rialzandosi): Ecco, quindi adesso stai tranquillo, non perdiamo la calma ed organizziamoci. La regola numero uno è organizzarsi. Sai, quando manca una donna in casa il rischio è quello di lasciarsi andare, ma noi non ci lasceremo andare, noi siamo forti, vero figliolo?
WALTER (accompagnando con un gesto della mano): Oohhh!
ATTILIO: Allora, innanzitutto stabiliamo i turni per le pulizie e per la cucina, sei d’accordo? Dunque, la prima settimana diciamo che tu al mattino prima di uscire per andare al lavoro potresti cucinare e la sera quando torni, fare le pulizie. La seconda settimana invece fai le pulizie prima di uscire e cucini quando torni e così via… alterniamo insomma, così non ci si stanca
WALTER: Papà scusa ma non ho capito bene, io m’alterno con me stesso e tu cosa fai?
ATTILIO (drammatico): Io soffro, figlio mio, io soffro…
WALTER: Senti papà, facciamo al contrario: mi offro volontario per soffrire io
ATTILIO: Bè ma Marisa non è tua madre
WALTER: Si, ma mi sta simpatica, mi spiace che se ne sia andata
ATTILIO: Ecco, lo sapevo, non posso contare neanche su di te
WALTER: Ma veramente hai appena detto che ero io a poter contare su di te
ATTILIO: Appunto! Mi sono offerto di soffrire al posto tuo, più di così cosa devo fare?
WALTER: Non so, la polvere, i piatti, pulire il bagno…
ATTILIO (urlando): Sei tutto tua madre, non hai un briciolo di romanticismo!

Walter si alza e arrabbiato e minaccioso va verso Attilio che indietreggia 

WALTER: Non toccare mia madre! Senti papà, adesso basta! Io credevo che la lezione di Marisa ti fosse servita, invece vedo che non hai imparato nulla. Allora sai che cosa c’è di nuovo? Che io mi sono rotto le palle! Mi sono rotto del tuo egoismo, mi sono rotto del tuo narcisismo, mi sono rotto del tuo vittimismo…

Attilio sempre indietreggiando prende un libercolo e se lo butta dietro le spalle, Walter lo guarda con sguardo interrogativo

ATTILIO: No, era il tuo catechismo, ho detto: magari ti sei rotto anche di quello… finisce in ismo
WALTER: Ecco, è questa la cosa di te che mi ha rotto di più, papà. Questa tua paura di affrontare la realtà. Tu pensi che una battuta che rompe un momento drammatico possa risolvere anche il problema che sta a monte, invece ti sbagli. E’ ora che impari a risolvere i tuoi problemi affrontandoli, non facendo finta che non esistono solo perché ci ridi sopra
ATTILIO: Ma Walter, nella vita senza un po’ di umor… hai ragione, finisce in ismo
WALTER: Ora, papà, io ho deciso che forse è meglio che tu rifletta a fondo su questo e per farlo è meglio che tu stia da solo
ATTILIO: Vabbè dài, ti prometto che oggi ci penso su e stasera quando torni ne riparliamo. Anzi ci penso cucinando va, così trovi pronto e non ti stanchi, vedrai che quando sarai più riposato ci rideremo sopra… 

Walter lo guarda male

ATTILIO: Ehm cioè no, ne parleremo serissimamente
WALTER: No papà, forse tu non hai capito, io stasera non torno a casa
ATTILIO: Ah mangi fuori? E vabbè, allora ne parliamo domattina
WALTER: Papà, io non torno neanche domattina
ATTILIO: Ah hai trovato una pollastrella per passare tre giorni di fuoco: idromassaggio, sauna, specchio sul soffitto… e bravo si! Si! Si!
WALTER: Vado a stare da un amico
ATTILIO (smorzando la risata): Per tre giorni?
WALTER: No, per sempre!
ATTILIO: Walter, stai scherzando?
WALTER: Io no, vedi se ci riesci tu… anche questa volta

Così dicendo Walter esce. Attilio attraversa la scena rivolgendosi al computer

ATTILIO: Sei contento? Alla fine ce l’hai fatta. Eccomi qua! Volevi distruggermi? Ci sei riuscito! Non ho più un lavoro, non ho più una famiglia. Mi hai tolto tutto… mi hai tolto tutto







Così dicendo esce di scena come un automa. La scena va al buio e parte la musica. Nel quadro seguente Attilio attraversa tre o quattro volte il palcoscenico da sinistra a destra e viceversa come un automa sempre accompagnato dalla musica e dal buio che arriva quando raggiunge le quinte. Ad ogni uscita ad Attilio manca qualcosa (camicia, scarpe, pantaloni, etc) fino a rimanere, nell’ultima uscita in boxer e maglietta, spettinato con in bocca una sigaretta ed in mano un bicchiere di wisky. Così abbruttito, si accascia sulla sedia fissando per un po’ il pubblico. Poco dopo, lentamente, la scena va al buio. Al ritorno della luce, dopo la musica, la scena è vuota. Poco dopo Walter e Marisa entrano indossando il soprabito e tenendo in mano delle valige.

WALTER: Dài, adesso non fare quella faccia
MARISA: No guarda Walter, sono sconvolta
WALTER: Si vabbè, ma in fondo non è successo nulla
MARISA: Si, ma ti rendi conto di quello che sarebbe potuto accadere? Io non avrei mai pensato che tuo padre potesse arrivare a tanto
WALTER: Neanch’io! Tentare il suicidio infilando la testa nel microonde, io non l’ho mai sentito… nel forno si, ma in quello a gas
MARISA: Forse con questo gesto intendeva ribadire la sua contrarietà alle cose iper tecnologiche
WALTER: Si, magari per dimostrare che non sempre sono funzionali
MARISA: Infatti e così per fortuna non è morto
WALTER: In compenso è abbronzatissimo!
MARISA: Walter ti prego, non scherzare
WALTER: No no, non scherzo… è tutto nero qua (indicando il viso)
MARISA (portandosi le mani al volto): Oddio! Mi sento in colpa
WALTER: Non devi Marisa, tu non c’entri niente
MARISA: Ma se non l’avessi lasciato solo
WALTER: Si sarebbe suicidato in compagnia…

Marisa fa un gesto di stizza. Squilla il telefono e lei si precipita a rispondere

MARISA: Pronto? … Ma che bambole gonfiabili, mi faccia il piacere anche lei. (Riagganciando la cornetta, a Walter) mi ero spaventata pensando fosse l’ospedale, invece era un cretino che voleva comprare le bambole gonfiabili
WALTER: Ah già, il sito di papà, dopo non ne ha fatto più niente
MARISA: Senti, vado a prendere qualcosa da mangiare perché tuo padre in casa non teneva più nulla. Stai attento al telefono, potrebbero chiamare dall’ospedale
WALTER: Va bene!

Marisa esce e Walter si siede al computer

WALTER: Anche lui, però… aprire un sito e poi non farsene niente, mah! Com’è che l’aveva chiamato? Ah www vigliacco chi m’ha licenziato punto com… eccolo qua!

Man mano che visita il sito, Walter assume un’espressione sempre più sorpresa fino a quando sbotta

WALTER: Che cosa? Cinquantamila visitatori al giorno? Tremila e cinquecento bambole vendute in un mese? Centoquarantamila Euro di fatturato…

Estrae un euro convertitore e digita, poi si rivolge al pubblico

… Ducentosettantun milioni settantasettemila e ottocento in lire, ho l’Euro convertitore, me l’ha mandato a casa Berlusconi

Walter alza la cornetta e compone un numero telefonico

… Pronto, buongiorno, il signor Baldini, reparto grandi ustionati per favore… papà, vestiti che sto venendo a prenderti… no, non mi interessa, la fasciatura te la cambio io… si, la crema te la mette Marisa… no, le punture te le fa la vicina di casa… (urlando) papà, alza il culo da quel letto e non rompere le palle!

Walter riaggancia con forza il telefono ed esce. Il buio e la musica chiudono il quadro. Al ritorno della luce, Walter e Marisa stanno facendo dei conti con una calcolatrice

MARISA: Dunque, sono novantamilasettecentoventiquattro Euro 
WALTER: Si ma ci sono centoventitrè persone che pagano a fine mese
MARISA: A me risulta centoventiquattro
WALTER: Sei sicura?
MARISA: Si! Attilio… Attilio
ATTILIO OFF: Ehh!!!
MARISA: Vieni un attimo
ATTILIO OFF: Non posso, sto male!
MARISA: Attilio, vieni un attimo, non fare sempre la vittima
WALTER: Ma dài papà, che non hai più niente

Attilio entra completamente fasciato sul volto e sulla testa, tenendo le mani avanti come un cieco per non sbattere contro i mobili contro i quali però inciampa inevitabilmente. Attilio e Marisa però, presi dai loro calcoli non lo guardano neanche

MARISA: Senti, quelli che devono ancora pagare sono centoventitrè o centoventiquattro? 
WALTER: A me risulta centoventitrè, perché uno ha pagato in contrassegno
MARISA: Si ma a te manca un ordine, vedi? Ce l’ho qua io

Walter e Marisa continuano impegnatissimi i loro calcoli senza avvedersi di Attilio che non vedendo non riesce a trovare loro né una posizione comoda per sé 

ATTILIO: Dove siete? Non vi vedo! Walter, Marisa…
WALTER: Ma scusa, le copie degli ordini ce le ho anch’io, com’è possibile che mi manchi proprio quella
MARISA: Embè, non l’avrai archiviata…

Attilio, sempre brancolando, ritorna verso la porta e vi sbatte come al solito, poi, tornato indietro di qualche passo per prendere meglio la misura la inforca di gran carriera ed il rumore che proviene da fuori dopo la sua uscita di scena ci fa intuire che è volato giù dalle scale. Durante tutta la sua azione, Walter e Marisa non si accorgono di niente presi come sono dai loro calcoli

ATTILIO OFF: Marisaaa!!! Mi sono fatto male!
WALTER: Si papà, lo sappiamo, ti sei ustionato tentando il suicidio nel microonde
ATTILIO OFF: No! Mi sono fatto male adesso
MARISA: Oh Madonna! Non è che ha perso il senso del tempo?
WALTER: Non lo so.. senti allora io vado a riguardare in archivio, comunque mi sembra strano
MARISA: Eh Walter non c’è altra spiegazione, d’altra parte io non posso averne una in più, se ce l’ho è perché qualcuno l’ha ordinata

Mentre Walter e Marisa continuano la loro discussione. Senza che se ne accorgano, Attilio sbuca dalla porta camminando a quattro zampe. Con la fasciatura tolta per metà che gli permette di vedere, Attilio raggiunge i due, strappandogli dalle mani le ricevute e facendoli sobbalzare per lo spavento

WALTER: Aahhh!!!
MARISA: Oddio!
ATTILIO: Mi fa male… non avete capito che mi fa male?
MARISA: Cosa ti fa male?
ATTILIO (Strappandogli le ricevute che hanno in mano) Questo!
MARISA: Ma Attilio, sono le ricevute degli ordini, noi lo facevamo per te
WALTER: Papà, sono pezzetti di carta, che male possono farti?
ATTILIO (togliendosi la fasciatura): Possono farmi più male di questo
MARISA (indicando il viso): Ma non vedi che non hai più niente, di cosa ti lamenti?
WALTER: In viso non ti è rimasta traccia di quello che è successo
ATTILIO: In viso no, ma nel cuore si…

Attilio si abbassa e mostra al pubblico una bruciatura sulla parte centrale della testa
ATTILIO: … Ed anche sulla testa! E’ una traccia grossa, un solco profondo… come avete potuto farmi questo
WALTER: Oh senti papà…
ATTILIO: No, stai a sentire tu! State bene a sentire tutti e due. Da quando sono stato licenziato a causa di quel maledetto computer in questa casa non c’è più stata pace…
WALTER/MARISA: Certo! E la colpa è tua! Sei tu che non hai voluto capire…
ATTILIO: Zitti! Voi avete già parlato abbastanza, ora è tempo che parli io. Mi avete colpevolizzato sin dal primo momento. Mi avete accusato di essere stato io la causa del mio male, già, come se io avessi potuto influire sulla scelta dell’azienda presso cui lavoravo di licenziare il settanta per cento dei dipendenti per diventare una banca on line. Come se la mia incapacità o mancanza di volontà, come l’avete chiamata voi, di adattarmi al nuovo corso, fosse stata una mia precisa scelta e non una condizione che subivo ed alla quale ho dovuto chinarmi, soffrendo, tra l’umiliazione della perdita del mio ruolo sociale e l’imbarazzo nei confronti della mia famiglia che assisteva impotente al mio decadimento. Ho sopportato il peso della vergogna, dello scherno e dell’ironia nei miei confronti. Ho accettato le pressioni ad andare contro la mia natura, entrando in un mondo che non mi interessa: quello della tecnologia, della telematica dove le persone non si parlano più ma chattano, dove non si scrivono più lunghe lettere di proprio pugno, ma brevi e mail con il computer, dove non si sta neanche più delle ore al telefono ma pochi secondi: il tempo di inviare un messaggino SMS. Un mondo insomma che non mi appartiene e tutto questo l’ho fatto per voi, perché vi amo! Ho fatto fatica, si lo ammetto e forse non ci sono neanche riuscito, ma ho cercato di essere come mi volevate, di piacervi, di farmi amare, perché voi mi dicevate di volermi così. Io invece vi ho amato così come siete, con i vostri pregi ed i vostri difetti e non ho cercato di cambiarvi così come avete fatto voi con me. Ho riflettuto molto però sulle vostre frasi e sulle vostre azioni, quando mi dicevate: lo facciamo per te, lo diciamo per il tuo bene, si, su questo ho riflettuto molto. Siete sicuri che amare una persona significhi cambiarla, farle fare ciò che piace a noi o ciò che riteniamo più giusto per lei? Credete davvero che volere che una persona si comporti come più ci piace significhi amarla? Avete mai fatto caso che chi ama veramente non chiede nulla ma dona, dona solamente. Io penso che voler cambiare le persone non significhi amare, neanche se stessi, perché riflettere sugli altri le proprie aspirazioni vuol dire non amarsi abbastanza per realizzarle in proprio e ricordate: chi non sa amare se stesso non sa amare neanche gli altri. (Indicando le ricevute) Ecco perché volevate cambiarmi, per realizzare i vostri progetti. Bene! Ci siete riusciti. (a Walter) tu hai finalmente ciò che volevi: un lavoro che ti faccia guadagnare un sacco di soldi stando tutto il giorno al computer (a Marisa) ed anche tu hai raggiunto il tuo scopo: non avrai più un marito fallito
MARISA: Beh perché ora sei ricco
ATTILIO: No, perché ora ti lascio
MARISA: Attilio ma che dici?
ATTILIO: Dico che ora non avete più bisogno di me
WALTER: Papà, ma il sito?
ATTILIO: Ve lo regalo, quello stramaledettissimo sito

Attilio si avvia verso la porta ma si ferma prima di prendere la solita testata

ATTILIO (al pubblico): No, questa volta non sbatto, perché non sono distratto. So perfettamente quello che sto facendo

Attilio inforca la porta con decisione. Walter e Marisa rimangono seduti in silenzio, ad un certo punto Marisa scoppia in lacrime

WALTER: Marisa, per favore! Adesso che cos’hai i sensi di colpa? Guarda che ha fatto tutto lui. Conosco mio padre da più tempo di te, se permetti, è così: è pazzo! Non riesci mai a capire che cosa pensa, cosa vuole. Non capisci se ti vuole bene o gli stai sulle palle, se è d’accordo con te o se è contro. Lo hai visto come si è comportato, no? Del computer non ne voglio sapere niente e poi è andato a comprarsi il libricino di istruzioni. Ah, io non userò mai Internet e poi ha aperto un sito. Lui non vede al di là del suo naso, come si fa a rovinare la propria vita e quella della propria famiglia per un computer? Cosa gli costava fare come me ed imparare ad usarlo. Non ha voluto cambiare. Con lui non si può andare d’accordo, non mi ha mai capito, non ha mai voluto capirmi! Tu hai cercato di farci andare d’accordo…

Marisa continua a piangere 

WALTER: Si, ma Marisa, non è colpa tua, tu c’hai provato… non devi piangere per noi
MARISA (singhiozzando): Non capisci Walter? Non piango per voi, ma per me stessa…

Walter la guarda sorpreso
MARISA (singhiozzando): Ma Walter, ti rendi conto di ciò che ho fatto? Volevo così tanto la vostra felicità che ho perso di vista voi. Credevo di sapere cosa fosse bene e cosa no, invece mi sbagliavo… ma come ho potuto essere così stupida!
WALTER: Ma dài, Marisa… mio padre è un tipo strano. Come si fa a sapere che cosa è bene per lui
MARISA: Ma Walter, non capisci? E’ stato proprio quello il mio errore: arrogarmi il diritto di saperlo. Ho pensato che lui dovesse vivere come te, ma ti rendi conto che pazza sono stata?
WALTER: Vabbè, non è che io faccio proprio sta vita di merda, poi
MARISA: No! Fai la vita di un ragazzo della tua età. Lui ha trent’anni più di te, ma ciò che più conta, è tuo padre. Vi avrei dovuto aiutare a capirvi, non ad assomigliarvi. Perché lui dovrebbe usare il computer se non se la sente? Perché dovrebbe imparare a chattare o a mandare i messaggini SMS anche se non gli piace farlo… solo per sentirsi più giovane? Per non sentirsi tagliato fuori? E perché tu non dovresti accettare un padre come lui? Perché non usa il tuo stesso linguaggio? Perché non sa parlare? Perché non sa esprimere i propri sentimenti? … Si forse è vero Walter, tuo padre non sa parlare. Forse ha dimostrato di non sapere avere un dialogo con noi, ma ha dimostrato di amarci… più di quanto abbiamo fatto noi. Ho fallito, Walter, come moglie… ed anche come mamma, quella che avrei voluto essere per te, ma quello che più mi spiace è che è la seconda volta per te e tuo padre
WALTER: Quindi forse siamo noi ad avere qualcosa che non funziona
MARISA: No Walter, tutti abbiamo qualcosa che non funziona, nessuno di noi è perfetto! Forse basterebbe solo non pretendere questo. In ogni caso è andata così e bisogna pensare anche al futuro, purtroppo. Se conosco bene tuo padre mi lascerà la casa ed anche se io non sono tua madre, questa ovviamente è casa tua… ma ormai sei grande, fammi sapere cosa vuoi fare (fa per uscire)
WALTER: Marisa, e il sito? (Mostrando le ricevute) Si parla di centinaia di milioni, ti ricordi quanti ordini?
MARISA: Per quanto mi riguarda puoi strapparli tutti

Marisa esce. Walter rimane un po’ pensieroso a guardare le ricevute, poi dispiaciuto, comincia a strapparle una per una. Il buio e la musica chiudono il quadro. Al ritorno della luce Walter è al computer nella stessa posizione della prima scena. Marisa entra abbassando la testa per non sbatterla contro lo stipite della porta. Ha in mano un vassoio sul quale è riposta la cena di Walter

MARISA: Walter… la cena
WALTER: Mmhhh!!!
MARISA: Lo so che hai da fare, ma bisogna pur nutrirsi, no?
WALTER: Mmhhh!!!
MARISA: Vuoi…
WALTER: Non voglio una bistecca e non sto imitando una mucca
MARISA: Vabbè, ma stai navigando
WALTER: Si, ma non voglio né gamberetti né sogliola
MARISA: Però il fritto misto potresti anche prenderlo… (al pubblico) da quando naviga in Internet sto ragazzo non mi mangia niente (a Walter) Walter, mangia…

Walter la guarda male

MARISA: Si lo so, mmhhh!!!

Marisa fa per uscire quando da fuori si sente la voce di Attilio che urla
ATTILIO OFF: Walter!!!

Walter e Marisa rimangono esterrefatti. Poco dopo Attilio entra in scena picchiando una sonora zuccata contro lo stipite della porta

ATTILIO: Ahiaa!!! Porca di quella miseria schifosa! Questa maledetta porta!

Walter e Marisa si guardano felici e poi cominciano a partecipare allegramente alla scena recitando a memoria le battute che già conoscono

WALTER: E’ lì da quarant’anni papà, da quando con i tuoi genitori sei venuto ad abitare in questa casa
MARISA: Si, ma si dà il caso che lui a dieci anni fosse più alto di così
ATTILIO: Non molto, ma più alto. (A Walter) Cos’è questa storia che non mangi?
WALTER: Si che mangio!
ATTILIO: Ho sentito Marisa che diceva che stai sempre lì a smanettare con quella diavoleria e per questo salti i pasti
WALTER: Non salto i pasti
MARISA: Allora gli passi sotto, fatto sta che non mangi
ATTILIO: Ma non lo sai che non mangiare debilita l’organismo? E che un fisico debilitato è più vulnerabile alle malattie?
WALTER: Si lo so, un figlio ammalato è una fonte infinita di preoccupazione per dei genitori
MARISA: E lo sai quanto costa al giorno d’oggi essere ammalati?
ATTILIO: C’è gente che spende un milione al mese in medicine, no dico, ti rendi conto? Un milione al mese…
MARISA: Te lo sei dimenticato che è rimasto senza lavoro?
ATTILIO: No, alt! Qui c’è un errore: io di soldi ne ho fatti moltissimi e proprio grazie ad Internet

Walter e Marisa si scambiano sguardi imbarazzatissimi immaginando che Attilio si riferisca al sito lasciato in gestione a loro e che non hanno più seguito a partire dalla distruzione degli ordinativi della merce

MARISA: Attilio, forse c’è un problema
ATTILIO: No no, non c’è proprio nessun problema, io ho creato un sito che rende una valanga di soldi
WALTER: Si papà, solo che quando tu te ne sei andato…
ATTILIO: L’avete preso in mano voi
MARISA: Ecco, appunto…
ATTILIO: E non ve la siete sentita di continuare a gestirlo, lo so
WALTER: Lo sai?
ATTILIO: Certo!
MARISA: E non sei arrabbiato?
ATTILIO: No!
WALTER: Papà, dici sul serio?
ATTILIO: Certo! Era una cosa che vi faceva sentire in colpa, sapevo che prima o poi l’avreste chiuso e così vi ho anticipato
MARISA: Oh che sollievo, così non ti abbiamo deluso una seconda volta
ATTILIO: No no, al contrario
WALTER: Bene! Allora siamo ancora poveri ma felici
ATTILIO: Eh no, questo no!
MARISA: Non siamo felici?
ATTILIO: Si, ma non siamo poveri
WALTER: Come sarebbe, hai trovato un lavoro?
ATTILIO: No, ma l’ho fatto trovare a qualcun altro: ho venduto il sito ad una multinazionale
MARISA: Noo!!!
WALTER: Papà e quanto ti hanno dato?
ATTILIO: Novemilioni duecentonovantaseimila e duecentoventiquattro Euro

Attilio estrae un Euro convertitore dalla tasca e digita

ATTILIO: Sono diciotto miliardi di lire (al pubblico) ma su questo Euro convertitore non ci stanno nove zeri (buttandolo) ah, Berlusconi fa sempre le cose a metà! Io glielo rimando indietro
WALTER (urlando): Papà, sei un genio!
MARISA: Ma come hai fatto? Tutti gli ordini li avevamo noi e li abbiamo distrutti
ATTILIO: Beh, vi ho fatto una scenata melodrammatica e vi ho detto che vi lasciavo tutto (estraendo dalla tasca delle ricevute) ma le copie degli ordini me le sono tenute, ah! Ah! Ah! Non sono mica scemo!

Ridendo, i tre si abbracciano, poi Attilio si stacca da loro e raggiunge il computer. Lo prende in mano e finge di buttarlo, poi si ferma e gli parla

ATTILIO: No no, stai tranquillo! Non voglio farti del male, non ce l’ho con te, non più… la guerra è finita. E’ stata lunga ed a volte crudele, ma ci siamo battuti con onore. Qualche battaglia l’hai vinta tu, qualche altra l’ho vinta io, ma la guerra alla fine non l’ha vinta nessuno dei due. Forse perché in fondo tra me e te non c’è un vero perdente, possiamo vincere tutti e due ma dobbiamo allearci. Certo, ciascuno di noi deve rimanere se stesso: tu una macchina ed io un uomo, senza pretendere niente di più da ciascuno dei due… semplicemente insieme, dobbiamo convivere, per il bene dell’umanità…

Dal computer parte il rumore di connessione ad Internet

MARISA: Oddio! Che succede?
ATTILIO: Ah! Ah! Ah! Niente
WALTER (guardando il monitor): E’ uscita una scritta, che dice?
ATTILIO (leggendo): Ah questa? Dice: ora è possibile spegnere il computer!

Attilio sorridendo chiude lo schermo del computer


Buio
Musica
Sipario