bertolt Brecht
GLI ORAZI E CURIAZI
Rappresentazione per le scuole
PERSONAGGI
Coro dei Curiazi
Coro degli Orazi
I tre e comandanti dell'esercito dei Curiazi: arciere, oplita, velite
I tre comandanti dell'esercito degli Orazi: arciere, oplita, velite '
Le donne degli Orazi
Le donne dei Curiazi
Traduzione di Emilio Castellani
Lo schieramento
La città degli Orazi e la città dei Curiazi. Le due città si rivolgono ai rispettivi comandanti militari.
Coro dei Curiazi
Perché, Curiazi, dilaniarci a vicenda?
Ancora
un inverno è passato, e sempre
infuria tra le nostre mura l'aspra
lotta per il possesso della terra e delle miniere.
Perciò
abbiamo deciso di metterci in armi
e, divisi in tre schiere,
marchiare sul paese degli Orazi
per assoggettarli totalmente e per
appropriarci di tutti i loro beni sopra e sotto terra.
(Gridano verso gli Orazi)
Assoggettatevi!
Dateci le vostre capanne, i campi e le officine!
O sarete sommersi da un cosi grande esercito
che nessuno di voi potrà scampare.
Coro degli Orazi
Ecco i ladroni! Con uno strapotente
esercito invadono il nostro paese. Vogliono
lasciarci la vita, se noi gli abbandoniamo
quello che ci serve a vivere.
Perché dovremmo temere la morte
e non la fame?
Noi ci assoggettiamo!
Coro dei Curiazi
Affidiamo ai comandanti
le truppe e le armi.
Coro degli Orazi
Affidiamo ai comandanti le truppe e le armi.
Sulle spalle dei comandanti vengono fissati dei telai recanti bandierine che corrispondono al numero dei reparti. Il numero stesso viene scritto su due lavagne contenenti i quadri delle rispettive forze.
CORO DEI CURIAZI
Comandante, ti consegniamo
sette coorti di arcieri.
CORO DEGLI ORAZI
Comandante, ti consegniamo
sette fratrie di opliti.
CORO DEI CURIAZI
Comandante, ti consegniamo
dodici coorti di veliti.
CORO DEGLI ORAZI
Comandante, ti consegniamo
sette fratrie di arcieri.
CORO DEI CURIAZI
Comandante, ti consegniamo
sette coorti di opliti.
CORO DEGLI ORAZI
Comandante, ti consegniamo
dodici fratrie di veliti.
TUTTI I COMANDANTI
Portate le armi!
Vengono portati archi, lance, gladii, scudi.
CORO DEI CURIAZI
Scegliete
fra tutte queste armi
le migliori.
CORO DEGLI ORAZI
Ecco
le vostre armi.
Un mucchio di armi viene deposto ai piedi del Curiazio
CURIAZIO
Bisogna che l'arco sia buono.
Senza un buon arco n posso combattere.
(Tende un arco finché si spezza).
CORO DEICURIAZI
Gettalo via!
CURIAZIO (getta via l'arco e ne prova un altro,che resiste)
Quest'arco va bene.
Un arco viene posto davanti all'Orazio, che Io tende con precauzione
ORAZIO
Posso tenderlo di più, ma poi si spezza.
CORO DEGLI ORAZI
Accontentati, allora. Non ne abbiamo altri.
ORAZIO
Ma non arriva molto lontano.
CORO DEGLI ORAZI
E tu avvicinati al nemico.
ORAZIO
Ma allora sono in pericolo.
CORO DEGLI ORAZI
Sì
DONNE DEGLI ORAZI
Se l’arciere non è d'accordo sul suo arco
è impossibile combattere.
ORAZIO (subito)
Sono d'accordo.
Vengono porte due lance all'Orazio.
CORO DEGLI ORAZI
Questa è la tua lancia, e questa
è una lancia curiazia. Lo vedi:
sono uguali di lunghezza e di peso.
Dunque tu sei
pari al tuo avversario, oplita.
CORO DEI CURIAZI
Portate la nuova lancia!
Anche al Curiazio viene data una lancia: è molto più lunga, cinque grandi scudi sono posti davanti al terzo Curiazio: egli va da uno all'altro, cercando di trapassarli con la spada. Riesce a forarne tre e sceglie uno dei due rimanenti.
CURIAZIO
La spada si è smussata.
Gli recano una nuova spada.
CORO DEI CURIAZI
Eccone una nuova.
Il Curiazio strappa dal suo cimiero un crine di cavallo e lo taglia in due.
CURIAZIO
Con questo scudo e questa spada
sono ben armato.
Davanti all'Orazio vengono posti due scudi: uno più grandeuno più piccolo.
ORAZIO
Voglio provare per sapere.
(Perfora lo scudo grande; si volge verso il più piccolo).
CORO DEGLI ORAZI
Ferma! L'hai provato. Lo scudo superstite
è dello stesso metallo; ma il primo
non eratenuto a dovere.
Un guerriero regge lo scudo, mentre il secondo Orazio lo colpisce di sbieco, cosi che la spada scivola sopra.
ORAZIO
Ho capito. Poiché al colpo diretto
non resiste, devo badare
che il colpo cada di striscio.
CORO DEGLI ORAZI
Vuoi che ripariamo lo scudo più grande?
ORAZIO
No, prendo il piccolo. Va bene perché è leggero.
(Lo prende)
Con questo scudo sono a posto. Mi sento
più agile. E conosco la spada. Io stesso
l’ho forgiata, ed è quanto
di meglio ho potuto fare.
DEGLI ORAZI e DONNE DEI CURIAZI
Andate, ora. Non tutti
farete ritorno.
COMANDANTI CURIAZI
Non piangete! Apprestate
gli allori del trionfo! Torneremo
carichi di bottino!
DONNE DEI CURIAZI
Fino al vostro ritorno noi conteremo i giorni.
Il vostro posto a tavola e quello a letto
rimarranno vuoti.
COMANDANTI ORAZI
Come lavorerete i campi, come terrete
aperte le officine, senza di noi?
DONNE DEGLI ORAZI
Non ci pensate! Ai campi
si provvederà; ma voi fate in modo
che a noi rimanga il raccolto.
CORO DEGLI ORAZI
Per sventare l'assalto,
per non cadere in schiavitù, perché non ci rubino
le nostre capanne, i campi e gli attrezzi,
Orazi abbiamo deciso
di avanzare in tre schiere.
Combatteremo fino
alla completa disfatta del nemico.
I - La battaglia degli arcieri.
ORAZIO
Ieri sera
l'avversario ha occupato la posizione
prevista nel mio piano.
L'ho prevista in modo che egli debba
passare dietro una montagna
per assalirmi. Cosi
la distanza tra noi è breve, come è necessario per il mio arco.
Ora aspetto che sorga il sole: deve venirmi in aiuto.
CURIAZIO
L'avversario mi aspetta
fra montagne a me sconosciute.
Non so a che distanza si trovi da me
ma il vento non mi è contrario
e il mio arco è buono.
Aspetto il levar del sole.
I DUE CORI
Gli arcieri hanno preso posizione.
Appena è giorno, inizia la battaglia.
ORAZIO e CURIAZIO
Ecco il giorno.
I combattenti tendono gli archi. Un attore con una pertica appeso un riflettore che figura il sole, passa molto lenta dietro la scena. Per compiere il tragitto da destra a sinistra impiegare l'intera durata della battaglia. Poiché il sole si leva dietro il monte su cui sta l'Orazio, questi è in ombra, mentre Curiazio è in luce.
CURIAZIO
Oh! Il sole mi abbaglia!
Non posso mirare, e il mio avversario è al buio.
L'ombra del monte è il suo riparo.
Primo scambio dì frecce. La freccia del Curiazio, abbagliato dal sole, va troppo alta. L'Orazio lo colpisce a un ginocchio.
CURIAZIO (Estraendosi la freccia)
Sono colpito, e il mio avversario
è rimasto indenne.
Avevo dimenticato
che il sole non solo splende,
ma anche abbaglia.
La luce mi serviva a mirare,
ma anche la sua direzione aveva importanza.
Sono in posizione sfavorevole.
Ho un ginocchio spezzato, e l'avversario sa
che non posso muovermi.
CORO DEI CURIAZI
Che cosa hai perduto?
Il Curiazio mostra quali sono state le sue perdite strappandosi due bandierine dalle spalle e gettandole via.
CORO DEI CURIAZI (al loro campione, mentre cancellano due coorti dalla lavagna)
Due coorti su sette
hai perduto; ma buona
è la tua arma.
Costò cara ed è buona.
Come tutto il tutto il resto,
anche e il tempo lavora per noi.
Non rischiare nulla.
Alla fine decide
l’arma a migliore.
ORAZIO
Il mio arco non giunge abbastanza lontano.
Ma il mio avversario, l'ha abbagliato il sole
e la a mia freccia almeno
gli ha spezzato un ginocchio. La mia posizione è buona.
coro degli oraziCORO DEGLI ORAZI (al loro campione)
Perché non continui a combattere? Una buona posizione
non rimane sempre tale. Se non la miglioriamo,
la nostra situazione peggiorerà. Inesorabile
avanza il sole nel cielo. Irresistibile
il mattino si fa mezzogiorno.
orazio
Con tre saette contavo di abbatterlo
mentre ha il sole negli occhi. Ora
con la prima freccia non l'ho ucciso,
ma l'ho colpito, e lui
è scomparso dietro la roccia e
non combatte più. Ma il sole cammina
e l'ombra del monte si restringe, ed io
mi allontano dal mio nemico, al punto che
la mia freccia non può più raggiungerlo.
coro degli orazi
Che il tuo arco sia debole
è un male. Ma non ne abbiamo uno migliore.
Gettalo via! Lotta coi pugni!
Devi lottare con ogni mezzo.
Comunque, agisci!
ORAZIO
orazio
Non sono del vostro parere.
Dopo tutto col mio arco ho già
ferito il mio nemico.
Sono arciere, non pugilatore.
Prima che mi giungesse il vostro messaggio
è scoccato mezzogiorno, ed ora
anch'io sono in piena luce.
Mi spingerò dunque avanti, fino a un punto
dal quale possa averlo alla mia portata
mentre è abbagliato. Ora eccoci
al secondo scambio di frecce.
Il sole si trova adesso a metà fra le due montagne, cosi che i contendenti sono
entrambi in piena luce.
CURIAZIO
Il sole spunta dietro il monte. Il nemico
è avanzato e si trova scoperto. Forse
ora posso colpirlo.
ORAZIO
Esci fuori, ladrone!
E scocca la tua freccia! Oh!
Non ci vedo! Il sole
abbaglia pure me.
Secondo scambio di frecce. Tutte e due vanno troppo alte.
ORAZIO E CURIAZIO (rivolti ai loro cori)
I secondo scontro è terminato.
Nessuno dei due ha messo
il colpo a segno.
CURIAZI (al loro campione)
Ma la tua posizione
è diventata migliore.
ORAZIO
Inesorabile
progredisce il sole nel cielo. Irresistibile
il mezzogiorno diventa sera. Ma che fare?
Se io sono stato abbagliato
dal sole al sommo del cielo,
Il mio nemico deve esserlo ancora.
Perciò posso avanzare
come mi avete consigliato
e lottare coi pugni.
(Fa qualche passo verso sinistra, ma si ferma facendosi
solecchio con la mano. Al coro)
Volevoavanzare, ma ormai
il sole è già scomparso dietro l'altro monte.
Il nemico
è riparato dall'ombra,
io invece sono in piena luce.
Seguendo di sera il vostro consiglio, non ho pensato
che era dato a mezzogiorno.
Il sole è sceso dietro il secondo monte, cosi che ora il Curiazio, con la freccia, può assestare all'Orazio il colpo mortale.
CURIAZIO
Vittoria! L’ultima mia freccia
è andata a segno. La mia posizione, prima cattiva,
nel corso di un giorno si è fatta buona.
E a quel momento la superiorità del mio arco ha deciso.
CORO DEI CURIAZI
Vittoria! Una schiera avversaria
è sterminata. Cinque coorti di arcieri
sono libere per l'ultima battaglia.
Dopo breve sosta muovono verso oriente
per congiungersi con le altre nostre schiere.
CORO DEGLI ORAZI
Dall'ultimo messaggio, in cui ci comunicò
che si preparava all'attacco, più nessuna notizia
ci è giunta dalla nostra schiera.
Dobbiamo ritenere che sia stata annientata.
Si aggrappava ad un punto,
si aggrappava ad un'arma,
si aggrappava a un solo consiglio.
Ma inesorabile
progrediva il sole nel cielo. Irresistibile
il mattino arrivava a mezzogiorno,
il mezzogiorno a sera.
(Alla donna dell'arciere Orazio)
Donna, di tuo marito
non v'è più notizia. Ma dalla città nemica
udiamo grida di giubilo. Ne dobbiamo arguire
che l'arciere è caduto.
(La donna viene rivestita di gramaglie).
Siano cancellate sette fratrie
dalla tavola delle forze!
Dove esse erano, non è più nulla.
Il piano fondato su loro
dovrà essere attuato da altri.
(Cancellano dalla lavagna le sette fratrie di arcieri)
Il nemico avanza nelle nostre valli.
Viaggiano al suo seguito
i birri della schiavitù.
chi ha dato il suo sangue, ora dovrà pagare.
I campi fecondi
non producono più della petraia:
poiché, il grano, se lo prende il nemico.
Il contadino
si terge il sudore dagli occhi
ma il pane, lo mangia
chi ha la spada.
II.
La battaglia degli opliti.
CORO DEGLI ORAZI
Il nemico avanza nelle nostre montagne.
Ora percorre una gola
che costeggia un rapido fiume.
Devi arrestarlo, oplita!
ORAZIO
Io l'ho veduto avanzare. La sua lancia
è gigantesca. In campo aperto
non riuscirei ad arrestarlo.
Se siete d'accordo con me, intendo batterlo, senza
espormi al pericolo. Ma per questo
devo compiere una lunga marcia
ed il tempo è poco.
CORO DEGLI ORAZI
Siamo d'accordo che tu
risparmi le nostre forze. Già abbiamo
perduto una schiera. Ma
il nemico, devi arrestarlo!
I SETTE USI DELLA LANCIA.
Superando con una difficile marcia la catena di montagne 1'Orazio va incontro al nemico,
in un punto in cui il monte in sulla strada. Nell'arrampicarsi si appoggia allalancia.
ORAZIO
Mi arrampico sul monte: la lancia
è il mio bastone, il mio terzo piede:
quello che non fa male,
quello che non si stanca.
Molte cose sono in una cosa.
Si ferma davanti a un crepaccio.
E adesso, come proseguo? Qui c'è un crepaccio.
Da bambino, mi appendevo a un ramo di quercia
per superare il ruscello ed entrare
in un orto pieno di mele. La mia lancia,
che fu ramo di quercia, lo sarà ancora.
Così potrò superare il crepaccio.
Molte cose sono in una cosa.
Ha posato la lancia attraverso il crepaccio e, appendendovisi con le mani,
è passato dall'altra parte.
CORO DEGLI ORAZI
II nemico irrompe nelle nostre valli!
Arresta il nemico!
ORAZIO
E adesso, come proseguo? Il crepaccio
è attraversato, ma qui c'è un nevaio.
Come faccio a sapere quant'è profondo?
La mia lancia mi farà da scandaglio.
Molte cose sono in una cosa.
Con la lancia ha scandagliato lo spessore della neve.
E adesso, come proseguo? Il nevaio
è troppo profondo, e la roccia di fronte
è troppo alta per un mio balzo. Ancora una volta
guardo la mia lancia
e dico: mi farà da asta per il salto.
Molte cose sono in una cosa.
Ha saltato in lungo, appoggiandosi sulla lancia.
CORO DEGLI ORAZI
Il nemico avanza! Si porta via
le nostre greggi!
Affrettati! Arresta il nemico!
ORAZIO
E adesso, come proseguo? Qui c'è una cresta.
È più stretta del mio piede. Se questa mi blocca,
ogni fatica sarà stata vana.
Devo percorrerla tutta. Conia mia lancia
manterrò l'equilibrio. Il suo peso, che spesso
nel salire mi era d'impaccio, stavolta
mi aiuterà. Ripeto :
molte cose sono in una cosa.
Ha superato la cresta valendosi della lancia come di un bastone equilibratore.
CORO DEGLI ORAZI
Il nemico si avvicina
alle nostre miniere.
Arresta il nemico!
ORAZIO
Sono arrivato. Mi sporgo
dal picco roccioso. Ai miei piedi
passa la strada che percorrerà il mio nemico.
Penso di schiacciarlo sotto dei macigni
che posso smuovere con la mia lancia.
Molte cose sono in una cosa.
Ha smosso un macigno.
La mia lancia è il mio puntello.
Essa trattiene la roccia, finché il nemico
vi passa sotto; e basterà che prema un dito
perché il nemico venga schiacciato.
La mia lancia mi è stata utile in tutto.
Molte cose sono in una cosa.
Ha ammucchiato una piccola valanga di roccia.
Il nemico non passa ancora
ed io sono stanco della lunga corsa.
Si è seduto ad aspettate.
ORAZIO
E mi appoggio alla roccia, sapendo
che non posso addormentarmi: non sono
troppo spossato per fare una cosa,
lo sono per non far nulla. E ora
mi addormento.
Si addormenta. Scorgiamo il Curiazio, che procede con lenta marcia: mentre l'Orazio dorme,
egli supera il punto pericoloso.
ORAZIO
Ed ora mi sveglio, e di nuovo
mi sporgo dal picco di roccia
e, guardando giù, vedo
che il nemico è già passato
per il punto nel quale volevo ucciderlo.
La mia corsa mi ha portato alla meta,
ma mi ha pure spossato. Così
non ho potuto attuare il mio piano.
CORO DEGLI ORAZI
Il nostro oplita ha compiuto una lunga corsa
e superato ogni ostacolo,
ma la spossatezza
lo ha privato del frutto della sua fatica.
Un attacco andato a vuoto
è peggio che perdere una battaglia.
Alzati, oplita, e dimenticati
di quello che hai fatto. Nuovamente
gettati contro il nemico
con più scarse speranze.
ORAZIO
Non posso più.
Ho fatto la mia parte.
CORO DEGLI ORAZI
Impara, allora: non basta.
Se ti fossi coricato nell'erba a contare le nuvole,
la nostra situazione non sarebbe peggiore.
Hai fatto molto, ma
non hai arrestato il nemico.
ORAZIO
Dunque, era sbagliato
quello che ho fatto?
CORO DEGLI ORAZI
No; ma non è finito
Arresta il nemico!
Escogita qualche altra cosa, tu
che già tante ne hai escogitate!
Tu che hai compiuto tanti sforzi,
compine altri ancora.
Arresta il nemico!
Poiché se lo arresterai
tutto ciò che hai fatto ti darà gloria.
Ma se non lo arresterai
non conterà nulla.
Nulla varranno le tue sette fatiche,
ma se tu affronti l'ultima
e arresti il nemico
per otto fatiche ti sarà data lode.
ORAZIO
Sono d'accordo.
Perciò mi rialzo di nuovo.
Il tragitto percorso fin qui,
dovrò rifarlo in senso inverso;
combatterò
la battaglia che mi apparve disperata.
Durante il coro seguente, l'Orazio compie la sua discesa. Rimette il macigno in equilibrio, ne ritrae di sotto la lancia, percorre la stretta cresta, scandaglia il nevaio, lo passa con un salto, supera il crepaccio appendendosi alla lancia, si arrampica sulla roccia. Una bufera di neve lo investe, e la rapidità della marcia gli causa perdite. Egli pianta una delle sue bandierine sul nevaio, ne perde un'altra sulla cresta e ne getta una terza nel crepaccio.
CORO DEGLI ORAZI
Disponiti alla ritirata!
Hai perduto tempo: perdine di più, adesso!
Sei indebolito: il tuo sformo sia doppio!
Valanghe e tempeste
non risparmiano lo scoraggiato.
Molte difficoltà supera colui che vede
la vittoria dinanzi a sé, ma è duro imbattersi
di nuovo nei vecchi pericoli
sulla via della ritirata, e raddoppiare
di coraggio e d'astuzia dopo la sconfitta, soltanto
per riprendere la posizione che prima
tenevi senza fatica,
Ogni astuzia
ti respinge indietro; ogni buon colpo
non fa che cancellare un errore.
Eppure la ritirata
di chi tenace prosegue la lotta
è il primo passo del nuovo progresso.
ORAZIO
Ce l'ho fatta. Ho raggiunto di nuovo
il mio punto di partenza. Per la battaglia
non vedo più che un'unica via,
dato che la mia lancia è troppo corta.
Incerto è l'esito del mio piano,
rischiosa la sua attuazione.
Ma non mi resta altro modo
per arrestare il mio nemico.
Certo, per questo nuovo piano
la mia lancia è ancora troppo lunga; ma, se
allungarla non posso,
posso ben accorciarla.
(Rompe la lancia in due, rie getta via un pezzo e se ne va)
CORO DEGLI ORAZI
Ma noi però cancelliamo
dalla tavola delle forze tre fratrie
rimaste in mezzo alla neve e nei
e poniamo la nostra speranza
nell’esercito ridotto di numero.
LA CAVALCATA SUL FIUME.
CURIAZIO
Sto marciando lungo la vallata di un fiume. Da un lato ho una parete scoscesa, dall'altro il fiume. La parete è inaccessibile e il fiume non è navigabile, perché più a valle è interrotto da una rapida mortalmente pericolosa . E neppure di fronte posso essere attaccato, perché la mia è così lunga che il nemico non può raggiungermi con la sua.
Su una zattera che discende il fiume, arriva l'Orazio, timonando col suo troncone di lancia.
Ora sulla mia destra vedo il mio nemico che discende fiume su di una zattera; non scorgo su di lui alcuna arma. Egli si avvicina molto, velocemente, e fra queste reti scoscese io non riesco a manovrare la mia lancia perché è troppo lunga. Ma ecco che egli tutt'a un tratto alza la sua pertica dall'acqua e la punta verso di me.
orazio
E io scendo giù per il fiume
verso la grande rapida
e la mia lancia mi fa da pertica.
Molte cose sono in una cosa.
E ora che raggiungo il mio nemico, essa
ridiventa una lancia, e con essa colpisco.
CURIAZIO
E valendosi di tutta la forza della corrente, cui cavalca come su un gagliardo corsiero,
egli mi conficca, passandomi accanto, il troncone nel corpo. Io cado a terra. Il mio avversario è perduto: la rapida lo inghiottirà. Io sono gravemente ferito e giaccio immobile in questa gola. Avevo dimenticato che il fiume non era assolutamente non navigabile: lo era a rischio della vita; e per conseguenza anche la mia posizione non era inattaccabile, ma attaccabile a rischio della vita. Così il mio nemico è caduto, ma io sono colpito gravemente.
coro dei curiazi
Che cosa hai perduto?
Il Curiazio mostra l'entità delle sue perdite togliendosi dalle spalle cinque delle sue bandierine e gettandole via.
coro degli orazi
L'oplita è caduto. Quattro fratrie
cancelliamo dalla tavola delle forze.
Dove esse erano, non è più nulla.
Il piano fondato su loro
dovrà essere attuato da altri.
Quattro fratrie vengono cancellate dalla lavagna. La donna dell’oplita orazio viene rivestita di gramaglie.
Donna dell'oplita
Come si è battuto?
CORO DEGLI ORAZI
Ha arrestato il nemico.
Ha compiuto due marce
superando ogni difficoltà.
Da ultimo ha cavalcato un fiume
sommando alla sua piccola forza
quella del fiume, grandissima.
Ma il fiume, dopo averlo trascinato
verso il nemico, lo travolse. A lungo ancora
lo vedemmo remare. Fino alle rapide
si sforzò di toccare la riva; ma alla fine
i flutti lo inghiottirono. Il suo nemico,
egli non l'ha ucciso: ma al compagno d'armi ha lasciato
un nemico più debole.
Coro dei curiazi (mentre cancellano dalla lavagna cinque coorti di opliti)
cinque coorti su sette abbiamo perdute,
ma la nostra vittoria è certa. Imbattibili
avanzano le nostre schiere. L'avversario
è in preda a disperazione: si precipita
da vanti alle nostre frecce, si getta nei corsi d'acqua.
Enorme è il bottino. Rinviate ogni lite, o Curiazi,
per il possesso delle nuove cave e delle terre:
domani stesso
avverrà l'ultima battaglia, che vedrà
contrapposta a tre nostre schiere
una sola schiera avversaria.
DONNE DEGLI ORAZI
I nostri uomini cadono come le bestie al macello,
che il beccaio gli si accosta, ed esse stramazzano.
Quello era abile nei suoi piani, ed è morto. Questo
aveva coraggio, ed è morto. E noi?
Noi esaltiamo i piani geniali e pure il coraggio,
e piangiamo. Eravamo liete che combattessero,
ed ora piangiamo perché sono morti,
non perché hanno combattuto. Ahimè, non tutti
i reduci sono anche vincitori:
ma nessuno, che non ritorni, ha vinto!
coro degli orazi
Giungono i predoni! Ancora
infuria la battaglia, è già
essi portano via
il minerale dalle miniere.
Alle grida dei loro soldati:
colpiti a morte si mescolano i comandi delle squadre operaie avanzate.
III.
La Battaglia dei veliti.
ORAZIO Già da due giorni io tengo in scacco il mio avversario. Poiché la sua corazza è troppo pesante, aspetto di scontrarmi con l'arciere e con l'oplita.
CURIAZIO (gli getta ai piedi il troncone di lancia del secondo Orazio e l'arco del primo Orazio) I tuoi fratelli sono sterminati! Arrenditi!
ORAZIO Riconosco la lancia e riconosco l'arco. I miei compagni d'armi devono dunque realmente essere sterminati, come dice il Curiazio. Allora lo devo attaccare subito, nonostante la sua armatura, altrimenti egli può congiungersi con il suo arciere e il suo oplita.
CURIAZIO Credevo, con questa notizia, di scoraggiarlo dall’attacarmi: vedo invece che, al
contrario, l'ho maggiormente incitato.
ORAZIO Lo attaccherò sul fianco.
Si sposta da un lato e scorge, dietro il Curiazio, le altre due schiere curiazie che quegli nascondeva, e che stanno avanzando: l'oplita coronato dell'alloro della vittoria, l'arciere ugualmente coronato di alloro e carico di bottino. L'uno e l'altro sono ora armati di gladi.
ORAZIO Troppo tardi, arrivano già.
VELITE CURIAZIO (grida, rivolto all'oplita)
Sguaina il tuo gladio e affrettati! È la battaglia!
OPLITA CURIAZIO
Mentre marciavo lungo un fiume,
passando per una gola ho spinto il nemico
nell’acqua impetuosa. Sette fratrie
ci ha rimesse. Malgradole mie perdite
e il cattivo stato dei miei trasporti,
arrivo a gran corsa per l'ultimo scontro.
(Grida verso il fondo)
Siamo alla battaglia! Affrettati, arciere!
ARCIERE CURIAZIO
Procedo
fra due montagne. Su terreno sconosciuto
con la terza saetta
ho abbattuto il mio nemico.
Prima del tramonto la sua ultima schiera
sarà sconfitta.
VELITE CURIAZIO
Avrò sette coorti più del mio avversario.
ORAZIO
Non posso attaccare. La prevalenza è troppo grande.
(Chiede agli Orazi)
Che debbo fare?
CORO DEGLI ORAZI
Nonostante il valore delle nostre schiere,
la nostra conoscenza del terreno e l'uso
di tutti i mezzi di lotta,
abbiamo perduto due battaglie. Due schiere
sono annientate. Su tre donne
della nostra città,
due portano il velo di lutto.
Velite, le tue fratrie rappresentano
tutto quello che ci rimane.
Hai aspettato rinforzi:
non aspettare più, non arriveranno.
Nelle tue mani
stanno i nostri campi, le greggi, le officine.
Fra i predoni e noi ci sei solo tu.
ORAZIO
Si avvicinano.
Con la loro strapotenza
mi schiacceranno.
Contro di me si leva un triplice braccio
armato di tre spade.
Come posso resistere?
Il mio scudo è debole.
CORO DEGLI ORAZI
Non cedere di un palmo!
Le tue armi
non possono essere migliorate. Adoprale.
I nemici
non possono essere diminuiti. Affrontali.
Gettati su loro. Stermina...
Ah! Ma che fai?
L’Orazio si è dato alla fuga.
CORO DEI CURIAZI
Vittoria! Il nemico
è volto in fuga!
Inseguitelo, Curiazi! .
VELITE CURIAZIO
Addosso! La nostra prevalenza
ha volto in fuga il nemico!
Addosso! Altrimenti ci sfugge!
CORO DEGLI ORAZI
Fermati! Non ci ascolta.
Il nostro uomo
abbandona la lotta. Il nostro miglior campione
è venduto al nemico.
Il velite orazio si sforza, continuando a correre, di rassicurarli a gesti.
CORO DEGLI ORAZI
Non cercare di negarlo! Perché scappi?
CORO DEI CURIAZI
Arrendetevi! Consegnate le chiavi della città!
Non lasciategli scampo, Curiazi!
OPLITA CURIAZIO (al velite)
Non lasciargli scampo, tu
che puoi correre!
Le tre schiere dei Curiazi cominciano l'inseguimento, ma non riescono a tenere la stessa velocità. L'oplita, gravemente ferito, perde terreno. L'arciere, ferito leggermente, lo supera, ma rimane indietro anche lui.
CORO DEI CURIAZI
Guardate come corre!
Non riuscirà a salvarsi, ma intanto rende
obbrobriosa la sua sconfitta.
Poteva diventare un fiero lamento funebre
sulle bocche dei suoi fratelli:
glien'è mancato il coraggio.
ORAZIO
Fortuna che lo scudo è leggero.
Mi lascia correre meglio.
CORO DEGLI ORAZI
Si beffa di noi!
VELITE CURIAZIO
Corro veloce
quanto posso. Il mio scudo
è pesante.
ORAZIO
E io corro veloce
quanto puoi correre tu.
Corri più presto! Se no,
finirò per sfuggirti!
CORO DEGLI ORAZI
Cancellate le sue fratrie!
Dove esse erano, non è più nulla.
Il piano fondato su loro...
Quando già le fratrie del velite sono mezzo cancellate dalla tavola delle forze, egli compie un rapido dietro-front e si lancia contro il velite curiazio. Durante l'inseguimento, gli inseguitori si sono distaccati.
CORO DEGLI ORAZI
Ferma! Si gira! Si è voltato!
Attacca!
CORO DEI CURIAZI
Attacca il nostro velite!
E lui è stremato. Lo scudo
era pesante, e il nostro arciere
non ha potuto seguirlo!
CORO DEGLI ORAZI
Il nostro arciere gli ha
sfracellato un ginocchio, e gli ha caricato addosso
i suoi stivali, il suo elmo e il suo tascapane!
CORO DEI CURIAZI
Anche il nostro oplita è rimasto indietro!
CORO DEGLIORAZI
Il nostro oplita
gli ha sfracellato il fianco.
Dopo breve lotta, l'Orazio abbatte l'ansimante velite curiazio.
Dopo riprende a correre verso l'arciere
CORO DEI CURIAZI
Il velite è caduto.
Cancellate dodici coorti
dalla tavola delle forze.
Dove esse erano...
L’ Orazio, raggiunto l'arciere, gli ha fatto saltare di mano il gladio lo ha steso a terra.
Prosegue la corsa.
CORO DEI CURIAZI
Ora anche l'arciere è caduto, e il nemico
irrompe avanti. L'inseguimento
ha diviso gli inseguitori. La fuga
era un'offensiva! Ormai non resta
che l'oplita, il ferito grave.
L’ Orazio ha raggiunto l'oplita e lo uccide senza alcuna fatica.
CORO DEI CURIAZI
Cancellate diciannove coorti! Dov'esse erano
non è più nulla; il piano fondato su loro,
nessun altro potrà più attuarlo.
Le tre donne dei comandanti curiazi vengono rivestite di gramaglie. Le diciannove coorti
vengono cancellate.
CORO DEGLI ORAZI
Vittoria! Il tuo stratagemma, velite,
ha diviso i nemici, e la tua forza
li ha abbattuti.
ORAZIO
Ho veduto avanzare l'arciere
onusto di bottino, e avanzare l’oplita
senza preda. E il velite, l'ho veduto
senza corona d'alloro. E in quel momento
ho capito che volevano assalirmi.
E ho veduto l'oplita voltarsi a guardare
questo carico d'alloro, quest'altro carico di preda,
e ho capito che quella che avanzava
come un'unica schiera, prima erano tre
e tre potevano ridiventare. E ho veduto
il primo valido e il secondo zoppicante
e il terzo che si trascinava a stento.
E allora ho pensato: tre possono
ancora combattere, ma solo uno
può ancora correre.
CORO DEGLI ORAZI
I predoni sono respinti.
Il nostro arciere non seppe sfruttare a fondo
la grande macchina del mondo rotante intorno a lui.
Ma col fiume e la zattera e un troncone di lancia
il nostro oplita si trasformò in un possente
proiettile, e l'astuzia del nostro velite
ha diviso i nemici.
E la sua forza poi
li ha abbattuti.
Il nostro arciere ha indebolito il suo nemico.
Il nostro oplita gli ha inferto un grave colpo.
E il nostro velite ha completato la vittoria.
FINE
ISTRUZIONI PER GLI ATTORI
Traduzione di Mario Carpitella
1.
I comandanti rappresentano anche i loro eserciti. Secondo convenzione del teatro cinese, i reparti possono essere indicati da bandierine che i comandanti portano infisse su un telaio applicato alla nuca e sporgente sopra le spalle. I movimenti degli attori devono essere lenti, improntati a una certa sollenità e alla coscienza di questo telaio sulle spalle. Gli attori indicano la perdita dei loro reparti togliendo dal telaio con ampio gesto un certo numero di bandierine e gettandole via.
2.
Il paesaggio è fissato al piano-palcoscenico. Gli attori, al pari degli spettatori, vedono il fiume o la valle disegnati. Su un palcoscenico inclinato si può impiantare una scenografia legata al piano stesso, con l'intero campo di battaglia, boschi e colline ad altezza di ginocchio, ecc. Ma questa scenografia non deve essere gratuita (ad esempio non deve essere colorata): dovrà piuttosto richiamare le antiche carte geografiche. Nella sezione I sette usi della lancia, gli ostacoli (il crepaccio, il nevaio, ecc.) possono essere indicati su piccoli cartelli posti sul praticabile, senz'altra aggiunta.
3.
Anche le posizioni degli attori vanno segnate: essi si muovono per cosi dire su un tracciato. Ciò è necessario, in quanto il tempo va misurato. Nella prima battaglia l'orologio è costituito dall'attore col riflettore rappresentante il sole. Nella seconda battaglia, durante i Sette usi della lancia, l'orologio è costituito dal Curiazio. Le azioni vanno rappresentate con la lentezza a di una ripresa al rallentatore.
4.
Nella battaglia degli arcieri le frecce non sono necessarie.
5.
Qualche manciata di coriandoli sparsa sull'oplita basterà a indicare la bufera di neve.
6.
Per quanto concerne la dizione: la voce deve compiere una pausa all'inizio di ogni verso.
La recitazione non deve tuttavia risultare martellata.
7.
Si può fare a meno della musica e servirsi solo di tamburi.
Dopo un certo tempo i tamburi produrranno un effetto di monotonia, che tuttavia
avrà breve durata.
8.
I titoli vanno proiettati oppure dipinti su trasparenti.