ITALO SCHIRINZI
(2012)
ORECCHINI AL PIATTO
ATTO UNICO
EMAIL: italoschirinzi@alice.it
cell. 340 5837903
ORECCHINI AL PIATTO
ATTO UNICO
di
ITALO SCHIRINZI
PERSONAGGI:
Margherita............................................l'amica della signora Gelsomina
Antonio................................................un amico della famiglia Acquasparta
Calabretta ….......................................il professore scettico
Passalacqua.........................................l'avvocato amico di Armando
Armando Acquasparta........................il marito di Gelsomina
Gelsomina.......................................... la moglie defunta di Armando
a mia moglie Giovanna
ORECCHINI AL PIATTO
La scena
La scena è costituita da un salottino di un appartamento di una famiglia della piccola borghesia. In un angolo, che sarà al momento opportuno illuminato da un fascio di luce, c'è un tavolo con due sedie intorno. Nella quinta di destra una porta che dà nella camera da letto dove è in corso la veglia funebre. Nella quinta di sinistra un' altra porta (anche finta) attraverso la quale si accede ad altri ipotetici locali della casa. In fondo l'ingresso che dà sull'esterno.
L'azione si svolge in una città del nord alla fine degli anni cinquanta.
Scena prima
(Margherita, Antonio e Calabretta, quindi Armando e Passalacqua)
(Dalla porta che conduce alla camera da letto entra in scena Margherita. Fa qualche passo, poi si volta verso la stanza dalla quale proviene e si fa il segno della croce. Con un fazzolettino, che prende dalla borsetta, si asciuga gli occhi come se poco prima avesse pianto. Poco dopo attraverso la stessa porta si reca nuovamente nella camera da letto, dalla quale esce contemporaneamente Antonio, che ripete il gesto di Margherita facendosi anche lui il segno della croce. Attraverso la stessa porta entra in scena il professore Calabretta, che al contrario di coloro che l'hanno preceduto non mostra particolare turbamento. Calabretta e Antonio incrociano gli sguardi ed allargano le braccia come a dire: “noi che ci possiamo fare? Così è la vita”. Intanto fa il suo ritorno in scena Margherita la quale si fa un'altra volta il segno della croce e, rivolgendosi ai due uomini presenti, dice:)
Margherita: Pace all'anima sua.
Antonio: Che Dio l'abbia in gloria nei secoli dei secoli e così sia.
Margherita: Ancora non mi sembra vero. Non riesco a farmene una ragione. Ho un magone dentro.....
Calabretta: Anche se ciò che è successo è una cosa che non si può spiegare, secondo me è lecito cercare comunque una spiegazione.
Antonio: E' inutile provarci, professore. Per la morte non c'è mai una spiegazione convincente. Come diceva.... giustamente....
Margherita: E' difficile accettare un evento così triste specialmente quando giunge inaspettato. Ti lascia senza parole.
Antonio: La perdita della moglie per il signor Armando è una tragedia, dalla quale è difficile che si possa riprendere. Come diceva..... giustamente....
Margherita: Io sono convinta che questa tragedia condizionerà per sempre la sua vita. Il signor Armando era troppo legato alla moglie e non so come farà a vivere senza di lei.
Antonio: Era troppo affezionato alla moglie.
Margherita: Troppo, troppo. Non mi stanco mai di dire:troppo.
Antonio: Per un uomo la perdita della moglie è un fatto sconvolgente perché da un giorno all'altro vede cambiare in peggio la sua vita, vero professore?
Calabretta: Che ne so io? Mica sono un mago. Bisogna valutare caso per caso per evitare di sbagliare. In questo come in altri campi della vita non è lecito fare di tutta l'erba un fascio.
Antonio: Perché lei pensa che nel caso specifico possa essere diverso?
Calabretta: Dipende.
Antonio: Da cosa dipende?
Calabretta: Dipende dal rapporto che c'è stato fra i coniugi quando erano in vita. Se andavano d'accordo, se litigavano, se i due si prendevano di carattere.... dipende.... dipende..... da tante cose.
Antonio: Quello fra Armando e Gelsomina era un rapporto molto intenso, fatto di comprensione e di reciproco rispetto dell'uno verso l'altro e viceversa di entrambi tutti e due. Come diceva ….giustamente....
Margherita: Si, si. Andavano d'amore e d'accordo. Posso testimoniare io, che sono stata vicina a lei per tanti anni. Moglie e marito erano, come si suole dire, due corpi e un'anima soltanto.
Antonio: Chi potrebbe dirlo meglio della signora Margherita, che è stata per molti anni la migliore amica di Gelsomina, con la quale condivideva anche il nome di origine botanico? Come diceva.... giustamente.....
Calabretta: Io non metto in dubbio le parole della signora Margherita né la sincerità dei suoi pensieri, che sono sempre limpidi e genuini, ma.....
Antonio: Quando lei dice “ma...” io mi metto subito sull'avviso perché mi aspetto sempre qualche sorpresa. Lei, caro professore, con un semplice “ma...” è capace di distruggere un castello.
Calabretta: Di carte?
Antonio: No. Di idee.
Margherita: Il professore Calabretta è un uomo di pensiero e, come tale, è giusto che dica certe cose perché lui parla come un filosofo della magna Grecia.
Antonio: In linea di principio io sono sempre d'accordo con quello che dice il professore ma questa volta purtroppo non capisco cosa ci vuole dire.
Calabretta: E' semplice. Non dobbiamo farci influenzare dalle apparenze. Lo capisce questo?
Antonio: Si, si. Questo lo capisco.
Calabretta: Se vogliamo esprimere un giudizio ponderato su fatti o persone, che ci interessano, dobbiamo prima di tutto approfondire l'argomento ed andare in fondo alle cose, scavando nella nostra e nell'altrui coscienza nel tentativo di scoprire la verità.
Margherita: Ma non le basta guardare in faccia quel pover'uomo del marito, vedovo, per comprendere la pena che ha nel cuore?
Calabretta: Bisogna scavare, scavare..... scavare....
Margherita: Cosa vuole scavare, professore? Gli occhi sono lo specchio dell'anima e non ci possono ingannare.
Antonio: Gli occhi non ci possono ingannare. Come diceva.... giustamente....
Margherita: Io conoscevo da molti anni la defunta Gelsomina e le posso assicurare, caro professore, che la vita di quella coppia è stata di esempio per tutti.
Antonio: Si, si. Per tutti, per tutti. Come diceva..... giustamente....
Margherita: Mai uno screzio in famiglia, mai una lite, ma che dico lite, mai un'ombra, un'incomprensione, un qui pro quo.
Antonio: Mai, mai. Come diceva.... giustamente....
Calabretta: Bisogna scavare, scavare..... scavare.... senza farsi illusioni,
Margherita: Neppure l'assenza di figli ha creato ombre fra di loro. Sono sempre stati una coppia perfetta, che ha condiviso la buona e la cattiva sorte senza farsi mai condizionare dagli eventi della vita.
Antonio: La buona e la cattiva sorte, come diceva..... giustamente...
Margherita: Si, si. La buona e la cattiva sorte. Insieme hanno affrontato la vita ed uniti, ne sono convintissima, hanno affrontato anche la morte.
Antonio: Si, si. Anche la morte. L'uno era degno dell'altra e non c'è dubbio che i due si volessero un gran bene. Come diceva..... giustamente.....
Margherita: Il marito aveva occhi solo per lei. La guardava come se era la Madonna.
Antonio: Più che portarla a spasso si può dire che la esibiva, non per civetteria ma per l'orgoglio di averla accanto. Come diceva giustamente.....
Calabretta: Bisogna scavare, scavare nella nostra e nell'altrui coscienza per tentare di scoprire la verità.
Margherita: Che persona, il marito!
Antonio: Che persona!
Calabretta: Che persona?
Margherita: Un uomo d'altri tempi, un signore vecchio stampo, di poche parole ma di tanto sentimento.
Antonio: Si, si. Un uomo del quale si è perso anche lo stampo, di poche parole, come diceva..... giustamente....
Margherita: Sempre garbato e disponibile con tutti anche se apparentemente un po' freddo e distaccato.
Calabretta: Eh! Non ci si deve mai fidare delle apparenze.
Margherita: Ha trattato la moglie con i guanti gialli, facendola vivere come una regina e lei lo ha ricambiato con tutto il cuore, dedicandosi animo e corpo completamente a lui. Quello che è giusto è giusto.
Antonio: Il signor Armando è un uomo.. fuori tempo, un signore vecchio stampo di poche parole..... come diceva giustamente.....
Margherita: Di poche parole ma di tanto sentimento. Ed è questo quello che conta.
Antonio: Anche la signora Gelsomina..... come diceva.... giustamente....
Margherita: Ah! Lei sì che era una signora per bene, consapevole dei doveri familiari, una donna tutta casa e chiesa.
Antonio: Soprattutto chiesa, come diceva.... giustamente....
Margherita: Una persona come Gelsomina secondo me il marito non la potrà mai dimenticare. Che ne dice, lei, professore?
Calabretta: Cosa vuole che le dica, signora mia? Io sono scettico per natura e, per non avere brutte sorprese, non faccio mai affidamento sui sentimenti delle altre persone.
Antonio: Lei non crede a niente, professore.
Calabretta: Non è vero che non credo a niente. Io non ho certezze e lascio, quindi, la porta sempre aperta al dubbio ed alla riflessione critica per una forma di rispetto nei confronti della verità.
Antonio: La verità è che lei non crede a niente. Come diceva.... giustamente....
Margherita: Il professore ha detto che non non crede alle apparenze.
Antonio: Ma quali apparenze? Qui la verità è sotto gli occhi di tutti, la verità è evidente.
Calabretta: Non c'è cosa più evidente di ciò che è apparente, caro signore. La vita di una qualunque coppia all'interno delle mura domestiche appartiene esclusivamente ai due protagonisti ed è difficile per chiunque altro conoscerne gli aspetti più intimi e privati.
Margherita: Io li conosco bene tutti e due e so, perciò, quello che dico e perché lo dico.
Antonio: La signora Margherita li conosce bene entrambi tutti e due per questo sa quello che dice e perché lo dice.
Calabretta: Noi conosciamo di quella coppia ciò che abbiamo percepito dall'esterno o che marito e moglie, consapevolmente o meno, ci hanno fatto percepire. Ma chi di voi due può dire in coscienza di avere scrutato all'interno dell'animo di Armando e Gelsomina per sapere con certezza quali fossero i loro pensieri, i sentimenti, le speranze, le frustrazioni, le debolezze o le illusioni? Quella vostra, perciò, è pura immaginazione, cari signori, ed in quanto tale può essere fallace. Per questo vi invito ad essere prudenti ed a ragionare prima di emettere sentenze. Bisogna scavare, scavare, scavare.....
Armando: (Entra insieme all'avvocato Passalacqua) Vi ringrazio per la solidarietà che mi state dimostrando ma, per quanto mi sforzi di capire quello che è successo, non riesco ancora a credere che la mia Gelsomina non c'è più. Se n'è andata in punta di piedi, così com'era vissuta, con discrezione e senza alcun clamore, lasciandomi solo come un cane. E questo io non glielo posso perdonare. Questo non glielo posso perdonare.....
Antonio: Deve farsi coraggio, caro Segretario, e guardare al domani con fiducia nonostante la pena che ha nel cuore. Come diceva..... giustamente....
Margherita: Lo stavo dicendo anche a loro. La signora Gelsomina ha lasciato un vuoto che nessuno mai potrà colmare.
Armando: Solamente voi mi potete capire ed essere di conforto al mio dolore. Lo dicevo poco fa all'avvocato Passalacqua che, bontà sua, ha voluto condividere con me alcuni di questi difficili momenti e mi ha consolato con le sue parole.
Passalacqua:(Parla con un vago accento napoletano) In questa triste evenienza noi le siamo molto vicini per farle sentire tutto il calore della nostra sincera amicizia.
Armando: Vi ringrazio di cuore per tutto l'affetto che mi dimostrate. Senza il vostro appoggio vi assicuro che mi sentirei sperso.
Antonio: Si faccia coraggio e guardi sempre avanti, dia retta a me.
Armando: Certo, certo. Ma ora vi prego di scusarmi se vi lascio. Voglio stare fino all'ultimo momento vicino a quell'anima santa di mia moglie.
Margherita: Vada pure da lei, signor Segretario, sono certa che anche Gelsomina sarà felice di sentire la sua presenza come lo è stata sempre nella vita.
Armando: Allora con il vostro permesso io mi allontano (esce).
Calabretta: Se non le dispiace vengo con lei per fargli un po' di compagnia (esce).
Margherita: Avete visto come si è ridotto? E' un uomo distrutto dal dolore.
Antonio: Io prego Iddio che gli dia la forza di sopportarlo, questo dolore. Come diceva... giustamente...
Passalacqua:Se devo essere sincero io ho avuto l'impressione che, per essere un vedovo fresco fresco di giornata, il signor Armando è invece fin troppo sereno. Io mi aspettavo di vederlo più afflitto, più sconfortato, più.....
Margherita: Come? Come? Quell'uomo le è parso sereno?
Antonio: Le è parso sereno? Ma dove ce l'ha gli occhi, avvocato?
Passalacqua:Cosa vuole che le dica? Forse il pover'uomo era da tempo rassegnato all'ineluttabile, ma non ho notato in lui una reazione emotiva proporzionata alla gravità dell'evento luttuoso, che lo ha colpito.
Margherita: Cosa sperava di vedere, avvocato, che il Segretario comunale per la disperazione si strappasse le vesti o si desse fuoco come una torcia?
Antonio: Cosa sperava di vedere, avvocato...., una torcia umana?
Passalacqua:Se lo volete proprio sapere il suo modo di soffrire non mi è piaciuto né poco né tanto per questo sono rimasto un po' deluso.
Margherita: La verità è che di fronte alla morte della moglie lui ha mantenuto il solito distacco, che ha sempre dimostrato nei confronti della vita.
Passalacqua:Il suo modo di soffrire non ha soddisfatto le mie legittime aspettative. Mi aspettavo da lui una reazione diversa. Una reazione più.... più....
Antonio: Volete dire una reazione più... normale?
Passalacqua:Ecco, più normale.
Margherita: Cosa significa normale? Lei, che è avvocato, dovrebbe sapere meglio di me che il rapporto dell'uomo con la sofferenza non può essere ridotto ad uno stereotipo banale perché ci sono in gioco sentimenti, emozioni, che in quanto tali sono sempre differenti.
Passalacqua:Io spero di essermi sbagliato ma ad un certo punto ho avuto la netta impressione che quell'uomo atteggiasse le labbra ad un sardonico sorriso. (Lo imita) Così. Una smorfia che mi è rimasta impressa nella mente e che a tratti mi pare ancora di rivedere. Dio mi perdoni se mi sono sbagliato ma questa cosa la volevo proprio dire per alleggerirmi la coscienza.
Margherita: Il suo non era un sorriso ma una smorfia di dolore. Sono così sicura di quello che dico che ci potrei mettere la mano sul fuoco.
Antonio: Sono completamente d'accordo con lei, signora, completamente d'accordo ma....., pensandoci bene, io concordo anche con quello, che ha detto poco fa l'avvocato, perché dopo la morte della moglie l'atteggiamento del vedovo non mi è parso propriamente intonato alla luttuosa evenienza. Come diceva.... giustamente....
Passalacqua:Secondo me non sta soffrendo come dovrebbe soffrire uno che ha perso la moglie. Punto e a capo. Non dico che si dovesse necessariamente disperare, questo no, ma il suo modo di soffrire ha lasciato l'amaro in bocca ed ha fatto nascere qualche dubbio sulla sua effettiva capacità di interpretare correttamente la parte del vedovo inconsolabile.
Antonio: Ha ragione l'avvocato. Anche l'occhio vuole la sua parte, non è vero?
Margherita: Io sono sicura che se gli succedesse una seconda volta il pover'uomo farebbe tesoro di questa triste esperienza e vi accontenterebbe tutti e due.
Passalacqua:La signora Gelsomina invece no. Lei è morta e si vede chiaramente che lo è, senza ombra di dubbio, per questo mi è sembrata nella circostanza più sincera di suo marito. Mi sono spiegato?
Margherita: La signora Gelsomina non è morta, non è morta.
Calabretta: (Entra giusto in tempo per sentire quest'ultima frase) Ma cosa sta dicendo, signora Margherita? Cosa sta dicendo, lei? La signora morta è.
Margherita: La signora Gelsomina non è morta. Non è morta. Si è invece spenta. Si è consumata come si consuma una candela a causa di un male, che si è rivelato insensibile alla normale terapia. Un male interno, silente, oscuro, che ne ha piegato la resistenza e la voglia di vivere, nonostante l'amorevole assistenza del marito, che le è stato sempre vicino per infonderle coraggio.
Calabretta: Allora le chiedo scusa se ho reagito male, ma avevo frainteso la sua affermazione.
Margherita: Quell'uomo meriterebbe per questo una medaglia al valore civile.
Antonio: Io non lo facevo capace di tanta dedizione. Ma, se è come dice lei, il comportamento del signor Armando dovrebbe servire da esempio per tutti noi, scettici o meno.....scettici, come diceva..... giustamente....
Margherita: Quello che è certo è che da quando la signora Gelsomina si è chiusa nel silenzio più ostinato, il marito non l'ha lasciata un attimo da sola, sacrificando anche il suo lavoro.
Passalacqua:Se è così mi scuso anch'io per avere pensato male. Ma l'ho fatto sicuramente in buona fede solo per amore di verità.
Margherita: Chissà cosa avrebbe fatto il povero signor Armando per vederla sorridere ancora una volta?
Calabretta: Se fosse vero quello che lei dice, e non voglio con questo dubitare della sua sincerità, bisognerebbe capire come mai una giovane donna nel fiore degli anni e che aveva, grazie a Dio, tutto quello che nella vita si può desiderare, possa ad un certo punto ammalarsi e morire di....malinconia. Perché di questo in fondo si tratta, cari signori.
Antonio: Di questo si tratta?
Calabretta: Di questo.
Margherita: Anche questa volta ha ragione il professore.
Passalacqua:Ah, si?Allora bisogna scavare, scavare, scavare...come suggerisce il professore.
Calabretta: I medici hanno sempre detto che la signora Gelsomina era sana come un pesce e che, per ragioni che sono rimaste a noi oscure, è stata sopraffatta dalla malinconia, che piano piano l'ha condotta al cimitero.
Passalacqua:Allora è tutto chiaro. Non c'è alcun mistero sulla malattia che ha colpito la defunta. La signora è morta di malinconia.
Antonio: La verità allora è evidente. Non c'è nessun mistero da chiarire. La signora è morta per un attacco di malinconia... fulminante. Come diceva... giustamente...
Passalacqua:Nessun mistero. Questo ci dà sollievo e ci libera dall'angoscia. Grazie all'intuizione del professore è stata fatta chiarezza ed il caso può considerarsi definitivamente chiuso con piena soddisfazione dei presenti.
Calabretta: Attenzione a non correre troppo nel trarre le conclusioni. La malinconia, di cui si parla, casomai era l'effetto, non la causa. Bisognerebbe, perciò, scoprire qual è stato in concreto il fattore che ha scatenato la malinconia, della quale è stata vittima la signora Gelsomina.
Passalacqua:L'assunto, che ha testé proposto il professore di una malinconia, che sarebbe effetto di una causa remota ed ancora sconosciuta, mi sembra molto interessante e degna di considerazione. Bisogna perciò scavare....
Margherita: Avvocato, guardi che non siamo nell'aula del Tribunale. Se di là c'è una morta che gode, grazie a Dio, della luce eterna, di qua ci siamo noi, vivi, che brancoliamo nel buio della nostra ignoranza senza capire niente.
Calabretta: Sarebbe da ingenui fermarsi alla superficie e sostenere che la signora Gelsomina è morta di tristezza, senza preoccuparsi di sapere da cosa essa abbia avuto origine.
Passalacqua:Prendere atto che una cosa esiste non significa conoscerne l'essenza, ha ragione il professore.
Calabretta: Tutti sappiamo cos'è la vita ma pochi ne comprendono il significato e sono, quindi, in grado di apprezzarla fino in fondo.
Antonio: Una cosa è certa. La malinconia non nasce come i funghi per spontanea proliferazione. Deve esserci stato per forza un fatto od una cosa da cui ha avuto origine. Forse per questo il professore ci ha invitato più volte a scavare nella nostra coscienza.
Calabretta: Bravo! La malinconia è come la punta dell'iceberg, per questo sarebbe interessante sapere cosa veramente ci sta sotto a questa montagna di ghiaccio.
Antonio: La malinconia è come una montagna di ghiaccio. Come diceva giustamente....
Margherita: Può capitare a tutti di essere qualche volta preda della malinconia. Per un lutto familiare, per una brutta malattia, per la fine di un amore.....
Antonio: Può capitare a tutti, a tutti, come diceva..... giustamente...
Calabretta: Rimane il fatto che nel caso della signora Gelsomina nessuno è stato finora in grado di individuare quale fosse l'origine del suo malessere esistenziale. Per questo ci sfugge la vera ragione della sua morte prematura, che continua a sembrarci inspiegabile ed assurda.
Passalacqua:Io penso che almeno il marito avrebbe tutto il diritto di conoscere la verità sulla morte della moglie anche se è impossibile fare l'autopsia dei sentimenti.
Calabretta: Di qualunque offesa arrecata al nostro corpo noi siamo in grado prima o poi di scoprire l'origine e la natura, ma fino ad ora non ci è dato di sapere con certezza da cosa siano determinate le ferite, che si producono nella nostra anima, quelle che ci opprimono il cervello, che lacerano i nostri sentimenti, che ci tolgono l'entusiasmo e che ci fanno a volte desiderare persino di morire. In questo come in altri casi sono importanti i comportamenti umani ed in particolare quelli delle persone che ci stanno intorno.
Passalacqua:Soprattutto di quelle persone che a parole dicono di volerci bene.
Calabretta: Di quelle che ci sono più vicine. Del nostro prossimo cioè (Segue una breve pausa).
Antonio: Io non so se quello, che mi hanno raccontato una decina di anni fa, sia vero oppure falso. Mi vergogno io stesso a ricordarlo, ma penso che sia giusto farlo sapere anche a voi per poterne ragionare tutti insieme.
Passalacqua:Qualunque elemento, che concorra a fare luce su questo piccolo mistero, è senz'altro bene accetto perché ci consente di fare un passo avanti nella ricerca della verità.
Antonio: Parlando di queste cose non vorrei involontariamente fare torto ad una povera morta innocente, che non si può più difendere. Come diceva..... giustamente....
Calabretta: Non si faccia scrupolo e parli pure liberamente. Riferire una notizia, avuta da altri in confidenza, non significa condividerne necessariamente il contenuto.
Passalacqua:Suvvia, signor Antonio, ci racconti tutto quello che sa e si metta in pace con la sua coscienza.
Calabretta: Oramai è troppo tardi per fare marcia indietro. Ora che lei ha stuzzicato il nostro appetito non ci può lasciare con la fame di conoscenza, che ci è venuta con la curiosità di sapere.
Passalacqua:A questo punto lei non ci può deludere.
Calabretta: Sarebbe come se ci facesse un tradimento.
Antonio: Chiedo scusa alla signora Margherita, che avrà sicuramente mille motivi per contraddirmi, ma io voglio dichiarare pubblicamente di non avere mai creduto a queste maldicenze e di riferirne il contenuto al solo scopo di fornire qualche utile elemento per scoprire la verità. Se lo faccio, lo faccio, quindi, solo per rispetto della povera defunta. Come diceva.... giustamente...
Margherita: Non deve temere il mio giudizio perché lei è solamente latore della notizia, che ci sta per dare. Perciò può dire tranquillamente tutto quello che le consta.
Passalacqua:Perché quello che ci sta per dire a lei le.... consta di persona, vero?
Antonio: Dio solo sa quanto mi... consta dirlo. Una decina di anni fa nel nostro piccolo paese accadde un fatto, che diede adito a qualche pettegolezzo a carico della giovane coppia di immigrati. Si vociferava, e qualcuno ne conserva ancora oggi il ricordo, che il signor Armando Acquasparta, segretario comunale di fresca nomina, avesse sorpreso la moglie Gelsomina a letto mentre faceva l'amore con l'amante.
Passalacqua:Si, si. Ricordo che le voci ad un certo punto si fecero insistenti e dovette intervenire il parroco per invitare i fedeli a non prestare orecchio a quelle assurde maldicenze, che stavano danneggiando la reputazione dei due giovani sposini di origini siciliane.
Calabretta: Avvocato, a quanto pare anche lei ricorda qualcosa?
Passalacqua:Vagamente. Molto vagamente. Si vociferava a quel tempo che la donna, colta in flagrante adulterio dal marito, non tentò nemmeno di giustificarsi e che, presa dallo sconforto, dichiarò di essere disposta a lasciare subito la casa.
Antonio: Cosa poteva fare a quel punto, povera disgraziata?
Passalacqua:Ma qualcosa di più preciso ce la può dire sicuramente la signora Margherita, che seguì da vicino tutta la vicenda.
Antonio: Io ricordo poco o niente di quel fatto, che coinvolse i due sposini, ma sono curioso ugualmente di ascoltare quello, che ha da dirci la signora Margherita, per confrontare la sua versione con quella mia.
Calabretta: Lei è fortunato perché ora la signora Margherita, soddisferà sicuramente anche la sua curiosità, portando il suo prezioso contributo alla ricerca della verità.
Margherita: Per mia libera scelta e volontà non avrei mai parlato del fattaccio che rischiò di sconvolgere la vita dei due giovani sposini ma, visto che voi insistete...., perché voi insistete, vero?
Antonio: Insistiamo, insistiamo, certo che insistiamo.
Margherita: Considerato che.... insistete e che la povera Gelsomina ha lasciato definitivamente questa valle di lacrime, posso essere più indulgente con me stessa e mettervi al corrente di quel poco o tanto che so di questa storia di corna. Lui, un terrone siciliano come qualcuno di noi, era da qualche anno nel nostro paese quando sposò Gelsomina, una ragazza che aveva conosciuto sui banchi della scuola. Forse qualcuno di voi ricorda l'arrivo in paese di quella ragazza siciliana? Chi di voi lo ricorda?
Passalacqua:Io ricordo qualcosa ma... molto vagamente. Ricordo per esempio che Gelsomina era una ragazza di carnagione scura, quasi olivastra, con una leggera peluria sul viso.
Antonio: Si, si. Aveva praticamente la barba e i baffi. Come diceva... giustamente..
Margherita: Ora non esageriamo. Diciamo che la ragazza aveva sul viso qualche pelo di troppo.
Passalacqua:Solo qualche pelo, dice lei?
Antonio: I peli non ce l'aveva solo sul viso ma anche sulle gambe e sulle braccia per quanto io ricordi per averla vista qualche volta solamente di sfuggita.
Passalacqua:Ricordo che aveva occhi neri, neri neri e grandi, incorniciati da sopracciglia folte e scure come la pece ed un corpo da maggiorata fisica come tante belle attrici del momento.
Calabretta: Complimenti, avvocato, lei ha una memoria fotografica di ferro.
Passalacqua:In quanto a memoria, grazie a Dio, non mi posso lamentare.
Margherita: Vederli passeggiare mano nella mano per il paese era uno spettacolo da non perdere. E soprattutto gli uomini non se lo perdevano.
Antonio: Il marito era geloso come una scimmia ed i paesani se ne sono subito accorti che era molto geloso.
Margherita: Si vedeva lontano un miglio che il signor Armando era innamorato della moglie e che gli piaceva vedersela invidiare da tutti gli altri uomini.
Passalacqua:Per quel poco che mi ricordo, pur nella sobrietà del suo abbigliamento, la signora Gelsomina non trascurava di mettere in risalto le sue doti fisiche e, inguainata in abiti fascianti e dalla vita molto stretta, procedeva a braccetto del marito, suscitando inconfessabili appetiti negli uomini e qualche gelosia nelle donne.
Antonio: Molti uomini le avevano messo gli occhi addosso, sognando focosi incontri amorosi alle spalle del marito, ma il suo comportamento irreprensibile scoraggiava sul nascere qualunque iniziativa, spegnendo ogni loro velleità.
Margherita: L'unica persona, che aveva libero accesso nella loro casa, era il medico condotto. Era giovane, bello, agli inizi della carriera ed era riuscito in poco tempo a guadagnarsi la fiducia dei suoi compaesani.
Passalacqua:Anche il signor Armando si fidava di lui ad occhi chiusi convinto, come era, che il medico debba in ogni caso esercitare la sua missione nel pieno rispetto dell'etica professionale.
Margherita: E qui cascò l'asino.
Antonio: Cascò l'asino?
Margherita: Cascò l'asino perché una sera, accadde quello che nessuno si sarebbe mai immaginato che accadesse. Vi prego, perciò, di ascoltare con attenzione quello che i due sposini meridionali si dissero in quella serata famosa prima che cascasse l'asino.
Scena seconda
(Armando e Gelsomina)
(Sul palco si fa buio ed entrano in scena Armando e Gelsomina, illuminati da un fascio di luce che li isola dal contesto in cui si trovano).
Armando: Se a te non dispiace io questa sera vado al bar a vedere in televisione il festival di Sanremo.
Gelsomina: Vai pure, caro, a vedere in televisione il festival di Sanremo. Io come al solito me lo sento alla radio.
Armando: Gelsomina!
Gelsomina: Che vuoi?
Armando: Ascoltami. Perché non ti fai coraggio e per una volta vieni pure tu al bar?
Gelsomina: Io ti farei volentieri compagnia ma non voglio rischiare di trovarmi, io sola donna, in mezzo a tanti uomini.
Armando: Ma cosa dici, cara? Eh, eh! (ride) Forse ti sei dimenticata che siamo nell'Italia settentrionale e che qui le usanze sono un po' diverse da quelle della Sicilia. Al nord c'è una mentalità diversa, una mentalità più aperta. Qua le donne escono sole, sono libere di muoversi e di comportarsi come meglio credono e nessuno dice niente.
Gelsomina: Nessuno dice niente?
Armando: Nessuno. Questo è un altro mondo. Piano piano ti ci dovresti abituare e fare come fanno le donne settentrionali, che se fregano di quello che dicono gli altri.
Gelsomina: Mio padre diceva sempre che tutto il mondo è paese ed io credo che avesse ragione.
Armando: Quello, che diceva tuo padre, è solamente un luogo comune. Le differenze fra nord e sud ci sono sempre state ed è inutile negarlo. Il nord è più evoluto, più sviluppato e le donne settentrionali sono più emancipate.....
Gelsomina: Vuoi dire che sono più zoccole?
Armando: Si ma con una certa classe non come quelle siciliane.
Gelsomina: La verità è che io sono molto timida e non mi sentirei a mio agio in mezzo a tanti uomini, che mi spogliano con gli occhi. Perciò, per evitare anche a te qualche imbarazzo, preferisco rimanere a casa, hai capito ora, amore mio?
Armando: Ho capito. Non ti sei ancora abituata ad essere ammirata dagli uomini.
Complimenti. Si vede che sei una vera donna di casa, siciliana dalla testa ai piedi e non hai ancora assimilato l'aria continentale.
Gelsomina: Vedi, caro, io posso anche sorvolare sugli sguardi maliziosi di tanti uomini villani, fare finta di non vedere le loro facce e di non sentire i loro commenti, ma non posso tollerare che qualcuno di essi ti manchi di rispetto, anche se lo fa solamente con il pensiero.
Armando: Io ringrazio sempre il destino per averci fatto incontrare. Sei una donna eccezionale e non so come farei a vivere senza di te.
Gelsomina: Spero che quella di vivere senza di me rimanga solamente un'ipotesi remota.
Armando: E' solo un modo dire, non ti preoccupare. Allora, se non ti dispiace, io vado.
Gelsomina: Vai, vai, caro, vai pure tranquillamente al bar come fai peraltro tutte le sere e non stare in pensiero per me.
Armando: Ti volevo dire che, a differenza delle altre volte, questa sera farò quasi sicuramente molto tardi.
Gelsomina: Non importa, caro. Io ti aspetterò sveglia come faccio tutte le sere.
Armando: Brava, brava, brava. Non ci sono altre parole per dirti: brava!
Gelsomina: Ti raccomando, però, di guardare bene come sono vestite le cantanti così dopo me lo puoi raccontare.
Armando: Stai tranquilla, cara, sarò attento ai minimi particolari. Dammi un bacio. (Lui la bacia ). Ciao.
Gelsomina: Ti accompagno (gli cinge la vita con un braccio ed escono ambedue di scena).
Scena terza
(Margherita, Calabretta, Passalacqua e Antonio)
(Si rifà luce sul palco e riprende il racconto della signora Margherita)
Margherita: E qui cascò l'asino.
Antonio: Un'altra volta?
Margherita: No è sempre la solita volta. Appena giunse al bar il signor Armando ebbe la conferma che quella sera molte signore avevano deciso di seguire il festival in televisione ed erano perciò venute insieme ai loro mariti. Allora che cosa fece?
Antonio: Cosa fece?
Nargherita: Fece quello che avrebbe fatto qualunque marito innamorato. Tornò di corsa a casa per convincere la moglie a fare la stessa cosa.Purtroppo....
Antonio: Cascò l'asino.
Margherita: Bravo!
Calabretta: Mai cambiare in corso d'opera i progetti. Quando si fa un accordo bisogna rispettarlo.
Margherita: Per evitare brutte sorprese è meglio non cambiare programma senza avvertire prima l'altra parte.
Passalacqua:Quella del signor Armando era, però, una buona idea.
Calabretta: L'idea era buona ma il risultato non fu quello, che il marito si aspettava.
Antonio: Questo è poco ma sicuro. Però non fu colpa sua se vide quello che vide.
Passalacqua:Perché cosa vide?
Calabretta: Quello che vide, vide, ma forse era meglio se quello che vide non lo vedeva.
Margherita: Quello che vide con i suoi occhi ve lo lascio immaginare.
Antonio: Si può sapere di preciso cosa vide?
Margherita: Vide una scena scioccante.
Calabretta: Una scena che nessuno vorrebbe mai vedere. Una scena di quelle....
Margherita: Una scena da fare rimanere senza fiato.
Calabretta: Una scena..... Ce lo dica lei, signora, che scena vide?
Margherita: La signora Gelsomina ed il dottorino erano a letto, impegnati a fare l'amore con tutti i sentimenti. Erano come due vermi. Ce l'avete presenti i vermi? Ecco, erano così. Completamente nudi......,
Antonio: Nudi erano? (Mentre la signora Gelsomina racconta, lui con le braccia mima in modo goffo l'intreccio dei corpi dei due amanti ed il loro respiro).
Margherita: Nudi. Nudi. I loro corpi erano avvinghiati l'uno all'altro in un amplesso travolgente ed era difficile distinguere quali erano le gambe dell'uno e quali erano quelle dell'altra.
Antonio: Forse le gambe non si distinguevano perché erano tutte e quattro pelose.
Margherita: Che c'entra questo? Il respiro era affannoso e il loro petto sembrava un mantice. Ce l'avete presente un mantice? (Guarda Antonio) Di più, di più. Sbuffavano come una locomotiva a vapore.
Antonio: (Esegue suscitando una certa ilarità) Così?
Margherita: Così ma anche più forte ancora.
Antonio: Oh! A forza di sbuffare mi stanno uscendo gli occhi fuori dalle orbite.
Margherita: Anche al signor Armando... gli uscirono gli occhi di fuori perché i due sciagurati amanti, impegnati com'erano a fare l'amore, non si accorsero che ai piedi del letto c'era il marito, e continuarono a sbuffare
tranquillamente, come se niente fosse, costringendolo a vedere cose turche ed anche il finale pirotecnico.
Antonio: Perché finirono con i fuochi artificiali?
Margherita: Con i fuochi artificiali no ma... quasi.
Passalacqua Quel povero disgraziato fu, perciò, allo stesso tempo vittima e testimone oculare del vile tradimento perpetrato a suo danno dalla moglie.
Antonio: Una cosa da non augurare neanche al peggior nemico, come diceva..... giustamente...
Margherita: La cosa fu non solo imbarazzante ma anche umiliante per il signor Armando perché, assistendo a quella scena d'amore, vide che sua moglie era felice e contenta come non l'aveva vista mai mentre faceva l'amore coniugale.
Calabretta: Il signor Armando fece così sulla propria donna una scoperta, che molti uomini vorrebbero fare solo sulle mogli degli altri.
Antonio: Come diceva..... giustamente...
Margherita: In quella circostanza il signor Armando notò che la moglie si era spogliata....
Antonio: Se erano nudi....
Margherita: Si era spogliata non solo dei vestiti ma anche delle ansie e dei timori, che l'avevano sempre condizionata quando faceva l'amore con lui.
Antonio: Ah!
Margherita: Questo fatto lo ferì nell'orgoglio ancor più dello stesso tradimento, del quale tuttavia il pover'uomo si doleva. E Dio solo sa quanto se ne doleva!
Calabretta: Come spesso capita a molti mariti in quella occasione anche lui scoprì improvvisamente l'esistenza di un'altra Gelsomina.
Antonio: Perché esisteva un'altra Gelsomina?
Calabretta: Si. Una Gelsomina diversa da quella, che lui credeva di conoscere e che conviveva a sua insaputa con quell'altra che in effetti ancora non conosceva.
Antonio: Che confusione! Allora di due non ne conosceva nemmeno una?
Calabretta: Purtroppo no. Ma questo nelle coppie non è un fatto raro.
Antonio: Come diceva.... giustamente...
Margherita: Lì per lì lui diede la colpa a quella certa pigrizia mentale, della quale sono vittime molti uomini del sud, che considerano le donne esseri asessuati e destinate a soddisfare solamente le voglie dei mariti senza rivendicare per se stesse una parte di piacere. Poi.....
Passalacqua:La sua rabbia si mescolò, perciò, con la vergogna per la propria temuta inadeguatezza nei rapporti con la moglie ma questo non lo indusse assolutamente a perdonare.
Antonio: Come reagì il signor Armando a quell'affronto?
Margherita: Reagì con la massima compostezza, com'era solito fare in ogni circostanza avversa della vita senza manifestare nessuna particolare emozione.
Antonio: Non mi dica che, grande e grosso com'è, lui accettò il fatto compiuto senza prendere alcun provvedimento nei confronti della moglie? Come diceva.... giustamente....
Passalacqua:Come diceva... giustamente... Come diceva.... giustamente...Lei è tutto il giorno che ci tormenta con questo ritornello: come diceva giustamente. Ma chi lo diceva giustamente?
Antonio: Che ne so io.... chi lo diceva? Secondo me qualcuno di riffe o di raffe lo diceva.
Passalacqua:Lei dice che qualcuno lo diceva?
Antonio: Giustamente. Fra tanti miliardi che siamo al mondo qualcuno sicuramente lo diceva.
Passalacqua:Ah! Se lo dice lei che qualcuno lo diceva!
Antonio: Lo diceva, lo diceva. Sono sicuro che qualcuno lo diceva.
Passalacqua:Ma cosa diceva, cosa diceva questo sventurato?
Antonio: Io so solamente che lo diceva ma quello che diceva non me lo ricordo più.
Passalacqua:Allora che lo ripete a fare: come diceva giustamente....
Antonio: Perché giustamente lo diceva.
Margherita: Lo diceva, non lo diceva.... Vi potete stare un po' zitti, per favore?
Calabretta: Fate silenzio.
Margherita: Se ora vi interessa sapere come andarono le cose, ascoltate attentamente il seguente dialogo fra marito e moglie, così come avvenne precisamente all'epoca dei fatti e poi lo commentiamo tutti insieme.
Scena quarta
(Armando e Gelsomina)
(Si spengono le luci sul palco ed un fascio di luce illumina i due coniugi impegnati in un colloquio particolarmente animato, si fa per dire. La donna appare alquanto.... sfiorita).
Gelsomina: Così non può continuare. Non ho nemmeno la forza di reagire. Mi sento svuotata dentro e non ce la faccio più ad andare avanti.
Armando: Se tu, che sei colpevole, alzi bandiera bianca, cosa dovrei fare io che sono invece la vittima innocente?
Gelsomina: Al punto in cui siamo è difficile dire chi di noi due è la vittima e chi invece è il carnefice. A me sembra che qua si sono già invertite le parti.
Armando: Fino a prova contraria sei stata tu a tradire la mia fiducia senza farti scrupolo del male che facevi a me ed anche a te stessa. Perché? Mi chiedo io. Perché lo hai fatto?
Gelsomina: Non lo so nemmeno io perché l'ho fatto. Una forza misteriosa mi ha spinto a dare ascolto alle lusinghe di quel giovane dottore, che mostrava di capire le mie difficoltà. Io dicevo di no ma la forza misteriosa diceva di si. Io dicevo di no e lei diceva di si. Io di no e lei di si. Io di no e lei di si ed alla fine di questo tira e molla è prevalso il si della forza misteriosa.
Questo è il fatto.
Armando: Ah! Tu dicevi di no e lei diceva di si? Allora la colpa è stata della forza...... misteriosa?
Gelsomina: Si. la colpa è stata di quella forza misteriosa che mi ha spinto fra le braccia del dottore.
Armando: Ma guarda un po' cosa ti combina a volte una forza misteriosa!
Gelsomina: Hai visto chi ti combina?
Armando: L'ho visto, l'ho visto. Ce l'ho sempre davanti gli occhi quello che ho visto. Ma ora dobbiamo pensare ad altro.
Gelsomina: Si, si. E' meglio se pensiamo ad altre cose.
Armando: Come sono andate le cose ormai non mi interessa più. Ora mi interessa invece che di questa storia non si sappia nulla fuori di qui. Dentro queste quattro mura è nata e dentro queste quattro mura deve restare. Nessuno deve sapere niente perché una parola di troppo mi potrebbe danneggiare come uomo e come funzionario del Comune e questa sarebbe per me una cosa assolutamente intollerabile. Mi sono spiegato?
Gelsomina: Io ti prometto che di quello che è accaduto quella sera non farò parola con nessuno. Non voglio passare per una poco di buono agli occhi della gente e sono pronta, se tu lo vuoi, a lasciare in qualunque momento questa casa per espiare in silenzio la mia colpa e rimediare alla grave offesa che ti ho fatto.
Armando: No, no, no! Per ora tu non ti devi muovere da questa casa. In questo momento qualsiasi mossa potrebbe essere sospetta agli occhi di amici e conoscenti perciò è meglio che tu continui ad espiare la tua pena nel modo che abbiamo in precedenza concordato.
Gelsomina: Nel modo che abbiamo concordato? Nel modo che tu stesso mi hai imposto di espiare.
Armando: Li vedi questi orecchini? (li mostra) Questi orecchini, che ti ho chiesto in prestito, te li restituirò al momento della tua totale redenzione, ma fino a quel giorno, che non so qual è, a pranzo e a cena, li continuerò a posare sulla tavola imbandita accanto al tuo piatto, per ricordarti con questo semplice gesto tutto il male che mi hai fatto.
Gelsomina: Io ho accettato di sottopormi a questo gioco degli orecchini al... piatto perché mi è sembrata una cerimonia abbastanza spiritosa e di breve durata, confidando nel tuo rapido perdono ma, considerato che non è così, comincio un poco a preoccuparmi.
Armando: Ora ti preoccupi? Forse era meglio se ti preoccupavi al momento giusto e ti comportavi correttamente.
Gelsomina: Questo tuo modo, così pacato, di reagire al torto subito senza muovere apparentemente alcun rimprovero, mi urta i nervi e mi fa soffrire più di qualsiasi altra cosa.
Armando: Io non sono abituato ad alzare la voce né a fare minacce, perché penso che farlo sia inutile e volgare. Ma questo non vuole dire che io soffra meno di quelli che sbraitano e fanno tanta confusione.
Gelsomina: Io ho accettato a malincuore l'idea di espiare in questo modo la mia pena nella speranza di riconquistare presto il tuo amore.
Armando: E' meglio non farsi illusioni.
Gelsomina: Il mio è stato un momentaneo cedimento, una sbandata, dovuta probabilmente alla mia fragilità di donna insoddisfatta per motivi che nemmeno io ti so spiegare e della quale mi sono pentita amaramente.
Armando: E' inutile cercare giustificazioni. Tanto deciderò io se e quando avrà termine la tua pena. Punto e basta.
Gelsomina: Punto e basta? Ma che punto e basta? Io so benissimo di avere commesso un grave errore e di non meritare alcuna attenuante, ma ora è tempo di finirla perché io non sopporto più di vedere quegli orecchini accanto al mio piatto. Sono stufa di essere messa continuamente sotto accusa e di vedermi rinfacciare la mia colpa. Stufa di vederti ripetere due volte al giorno quel gesto odioso, che mi ha fatto già perdere l'appetito. Sono stufa, capisci? Stufa. Quando vedo che con la mano frughi nella tasca per cercare gli orecchini, che poi depositi accanto al mio piatto, mi si chiude la bocca dello stomaco e non riesco più a mangiare.
Armando: Questo a me non interessa.
Gelsomina: Sono stanca di fare questa vita, stanca, stanca.
Armando: Se vuoi continuare a vivere ti ci devi abituare.
Gelsomina: Lo capisci che fare quel gesto è come affondare il coltello nella piaga?
Armando: Affondare il coltello nella piaga non mi dispiace affatto.
Gelsomina: Dio solo sa quant'è grande la pena, che ho nel cuore, e quanto grande è lo strazio che provo ogni giorno a pranzo e a cena. E tu mi dici che questo non ti interessa? Se si va avanti di questo passo io ho paura addirittura di impazzire.
Armando: Per non correre questo rischio ti devi rassegnare a sopportare.
Gelsomina: Non ce la faccio più, ho già i nervi a pezzi. Io ho peccato una sola volta e non mi sembra giusto che debba espiare tutta la vita.
Armando: Vedi cara, anche se tu hai peccato una sola volta, la qualcosa è ancora tutta da dimostrare, le corna che mi hai messo sulla fronte sono un dono non gradito, che dura, però, tutta la vita. Ed io non me ne posso con un gesto liberare. Non me le posso svitare dalla fronte come se fossero due lampade, messe lì per prova. Non posso. Quelle che mi hai messo sono corna stabili, inamovibili, conficcate dentro il mio cervello. Invisibili ma esistenti. Ed ogni volta che incontro per la strada quello stronzo del medico condotto provo una strana sensazione, come se avessi un peso sulla testa, del quale conosco bene la natura. E non credo che il tempo riuscirà a mitigare il mio dolore.
Gelsomina: Io ho peccato una sola volta e non intendo espiare la mia colpa tutta la vita. Non voglio. Hai capito? Non voglio pagare pegno tutta la vita!
Armando: Quello che vuoi tu non è importante. Il tuo momentaneo cedimento o la sbandata, come tu la chiami, ha avuto purtroppo un effetto permanente e di questo devi tenere conto. Perciò io ti consiglio di avere pazienza, molta pazienza, per non fare precipitare gli eventi.
Gelsomina: Io sento che le forze mi stanno abbandonando e temo di non farcela a sopportare ancora a lungo questa pena.
Armando: Invece ce la devi fare. Ognuno di noi ha sulle spalle la sua croce e tu ti devi abituare a portare quella tua. Forse non è vero ma io ho l'impressione che tutti mi guardino con commiserazione, come se sapessero ogni cosa e cercassero di leggere nei miei occhi la sofferenza che ho nel cuore. Questa brutta esperienza mi ha segnato dentro al punto che ora sento di essere cambiato. Si. Sento di essere un'altra persona, una persona...... diversa, una persona malata perché offesa nella sua dignità di uomo e di marito. Ma nonostante tutto, come puoi ogni giorno constatare, io non ho ancora perso l'appetito. Perciò, finché dura questa spiacevole situazione, io continuerò a portare con eleganza le mie corna, senza gemiti né lamenti, e tu continuerai con pazienza a sopportare a pranzo e a cena la presenza dei tuoi orecchini accanto al piatto. Questo è tutto.
Gelsomina: Allora era meglio se quando mi hai trovato a letto con il dottore mi facevi una scenata, mi picchiavi a sangue, mi cacciavi via di casa o addirittura mi ammazzavi. Si, si. Era meglio per me e forse anche per te. Tutto sarebbe stato preferibile piuttosto che scontare questa terribile penitenza che mi hai dato.
Armando: Non capisco di cosa ti lamenti. Nonostante quello che hai fatto mi sembra di trattarti con estrema cortesia e di non farti mancare nulla.
Gelsomina: Ma questo non è sufficiente per far vivere una donna anche se è una povera sventurata come me. Anche una persona, che ha sbagliato, ha diritto di vivere la sua vita.
Armando: Io non ti impedirò mai di vivere la tua vita.
Gelsomina: Quale vita mi farai vivere?
Armando: Quella che tu stessa hai scelto di vivere.
Gelsomina: No, no e no! Io non la voglio più fare questa vita. Non la voglio più fare. Quegli orecchini accanto al mio piatto non li voglio più vedere. Non li voglio più vedere. Chiaro? Sono diventati un incubo per me, un'ossessione e ora me li sogno anche la notte. Cerca di capire il mio stato d'animo e finiscila con questa tragica pantomima degli orecchini accanto al piatto. Ti prego, ti supplico, aiutami ad uscire dal tunnel nel quale io stessa mi sono infilata. Aiutami, aiutami.... aiutami... (piange).
Armando: So io quello che devo fare per aiutarti, non ti preoccupare (escono).
Scena quinta
(Margherita, Antonio, Passalacqua e Calabretta)
Passalacqua:Per quanto io ne sappia......
Antonio: Per quanto lei ne sappia?
Passalacqua:Per quanto io ne sappia la signora Gelsomina trovava conforto solamente nella preghiera.
Margherita: Si, si, la signora pregava molto. Pregava la Madonna, San Giuseppe, tutti i santi del paradiso ma nessuno le dava ascolto, poverina. Per questo si sentiva sola e abbandonata da tutti.
Antonio: Stando a quello che si diceva in giro il dottore si provò ad intervenire, spiegando al signor Armando che la moglie rischiava di cadere in una profonda depressione, dalla quale sarebbe stato difficile riprendersi, ma lui fu irremovibile e anzi accusò il dottore di essere la causa principale del malessere di Gelsomina.
Margherita: Che castigo terribile le toccò di subire, povera donna. Con un paio di corna firmò la sua condanna a morte.
Passalacqua:Con il passare degli anni dell'antica, prorompente bellezza della signora Gelsomina rimase solamente un lontano ricordo. Ogni giorno più pallida, smagrita, i capelli tutti bianchi.... da formosa, che era, diventò alla fine completamente piatta come una tavola.
Margherita: Ad un certo punto, perdette la speranza di trovare una giusta soluzione e dopo quello della fame, fece anche lo sciopero del silenzio. Si chiuse in se stessa e non parlò più con nessuno e meno che mai con il marito, che invece continuò imperterrito a metterle gli orecchini accanto al piatto anche se Gelsomina non occupava più il suo posto a tavola.
Antonio: Nessun medico poteva fare una diagnosi precisa perché tutti ignoravano quello che c'era dietro il malessere di Gelsomina.
Passalacqua:Per quanto io ne sappia....
Margherita: L'unico che avrebbe potuto fare qualcosa per porre fine a quello strazio era naturalmente il dottorino ma anche lui vigliaccamente tacque per non compromettere la sua reputazione. Egli fece finta di niente anche quando fu chiamato a redigere il certificato di morte della propria cliente. Quando ne constatò l'avvenuto decesso, guardò negli occhi il marito e poi su un foglio di carta scrisse a chiare lettere: “deceduta per cause naturali”, senza provare alcun rimorso.
Passalacqua:Come avete potuto vedere questa storia, apparentemente sconosciuta, covava invece sotto la cenere dell'indifferenza e della ignavia della gente, che sapeva e stava zitta.
Antonio: Avvocato, proprio lei parla di ignavia della gente? Lei, che sapeva tutto e non diceva niente?
Passalacqua:Che c'entro io? Quel poco che sapevo io credevo che non fosse vero o forse speravo io stesso che non lo fosse.
Antonio: Bella scusa! Come diceva..... giustamente...
Passalacqua:Come diceva un corno!
Calabretta: Non parliamo di forca in casa dell'impiccato. Io vi avevo suggerito di non fidarvi troppo delle apparenze e voi mi avete per questo contestato.
Antonio: Se qualcuno di noi l'ha fatto, lo ha fatto sicuramente in buona fede.
Margherita: Io l'ho fatto per non macchiare con l'infamia il ricordo di un'amica che in vita mi è stata molto cara.
Calabretta: Per qualunque ragione lo abbiate fatto ora importa poco. Quello che conta è che avete aperto finalmente il vostro cuore per mettere a confronto quegli scampoli di verità, che ciascuno di voi custodiva in gran segreto, consentendo a tutti di avere una conoscenza più completa dei fatti che sono stati oggetto della nostra discussione.
Passalacqua:Per quanto io ne sappia....
Calabretta: Avvocato, mi permetta di esplicitare fino in fondo il mio pensiero. Ora per completare il quadro, che voi stessi avete così brillantemente disegnato con il ricordo di quello, che è successo tanti anni fa in questo piccolo paese, vi vorrei riferire un fatto, del quale sono stato poco fa involontario testimone oculare e che mi ha parecchio impressionato.
Margherita: Dica pure professore.
Passalacqua:Sono curioso di sapere cos'è successo.
Antonio: Io è meglio se sto zitto se no rischio di sbagliare. Come diceva..... giustamente....
Calabretta: Al momento di chiudere la bara della defunta signora Gelsomina uno dei necrofori ha chiesto al marito se voleva dare alla moglie un ultimo saluto o farle per caso una carezza.
Margherita: Cosa c'è di strano?
Passalacqua:Anche a me questa sembra una cosa normale.
Antonio: Come diceva.... giustamente..,
Passalacqua:Uh.....! La vuole finire lei con questo tormentone?
Calabretta: A quel punto il signor Armando ha infilato una mano nella tasca della giacca e ne ha tirato fuori un paio di orecchini molto belli. Li ha prima guardati, soppesati, tenendoli sul palmo della mano, e poi li ha appuntati amorevolmente alle orecchie della moglie.
Margherita: Che delicatezza! Io l'ho sempre detto che quell'uomo è un gran signore!
Passalacqua:Forse si è pentito di averla fatta soffrire quando era in vita...... e l'ha finalmente perdonata.
Antonio: Conoscendo il professore io preferisco non azzardare.
Calabretta: “Questi orecchini sono tuoi” ha sussurrato alla moglie mentre le accarezzava la fronte che era fredda come il marmo “e, per eterno ricordo del torto che mi hai fatto, è giusto che li porti assieme a te nell'altro mondo, dove continuerai ad espiare in santa pace la tua pena”. Poi, mentre i becchini provvedevano a chiudere definitivamente la bara, il signor Armando con gli occhi lucidi le ha inviato un ultimo bacio, portandosi una mano sulla bocca.
Passalacqua:Questo non me l'aspettavo.
Antonio: Come diceva.... giustamente... l'avvocato...
Passalacqua:Questo non me l'aspettavo.
Margherita: Professore, sia sincero, ora che lei ha conosciuto la vera storia di questa coppia di sposi, che solo in apparenza era felice, ci consiglierebbe ancora di scavare, scavare, scavare....per scoprire a qualunque costo la verità?
Passalacqua:Ce lo consiglierebbe, si o no, di cercare la verità?
Calabretta: Ve lo consiglierei ora e sempre per il bene stesso dell'umanità.
FINE
SIPARIO