- Osteria Bar -
“OSTERIA BAR”
soggetto, sceneggiatura e dialoghi
di
Luciano Marocco
COMMEDIA IN DUE ATTI
I personaggi in ordine di apparizione
Aldo
Giorgio
Benito
Dino
Remo
Leo
Carlo
Franco
Enrico
Franca
Maria Rosa
Antonietta
Valentina
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- Osteria Bar -
PRIMO ATTO
Osteria di un paese di provincia, il proprietario è un omaccione di 50 anni. Un banco bar con la macchina espresso, la scaffalatura dietro il banco è assai ricca di bottiglie. Nel locale c’è un jukebox, un tavolo e quattro sedie per il gioco delle carte. Il locale è un compromesso tra il bar l’osteria e l’arredamento, le pareti, denotano questo fatto.
All’aprirsi del sipario, Franco, Dino, Carlo e Leo, tutti giovani dai 20 ai 30 anni sono riuniti attorno al jukebox e stanno ascoltando una canzone de momento. Al tavolo c’è Aldo un uomo sui 50 anni.
Benito, Enrico e Remo tutti uomini dai 60 ai 70 anni arrivano assieme e prendono posto al tavolo da gioco. Giocano a carte.
Il disco termina, Franco mette 100 lire nel jukebox .
ALDO
BENITO
ALDO
DINO
- Abbassare!!! Porco mondo!
- Stacca! … Porca Eva!
- (seccatissimo si alza di scatto, va’ a staccare la spina della
corrente del jukebox e ritorna a giocare)
- Giorgio! (il barista)
(Giorgio viene e riattacca la spina della corrente e il jukebox riprende il motivo)
ALDO
- (a Benito) Bestia! Ma cosa fai?! Perché mi butti giù la donna?
Gioca il fante, il fante!
Con partita vinta si prende il punto!
(Benito fuma il sigaro indifferente)
REMO
- Giuoca!
(Termina la canzone “Florinda”)
LEO
DINO
CARLO
FRANCO
ALDO
ENRICO
DINO
- Metti tango infernale!
- Non c’è!
- Quella di Gaber…
- È buona quella!...
- E no giovanotti...ora basta!
- Siete dei villani!
- Villano sarà lei!
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- Osteria Bar -
ENRICO DINO ENRICO REMO ENRICO BENITO ALDO ENRICO ALDO DINO ENRICO DINO ENRICO DINO ENRICO DINO BENITO ENRICO DINO ENRICO BENITO
- (si alza e prende per il colletto della giacca Dino).
Hai studiato ma vali una merda! Chi credi di essere? Sono passati i
tempi! Tuo padre era chi era ma, ma dopo dieci anni che fa’ terra, tu
sei come tutti gli altri. Come tutti gli altri, hai capito?
- Cosa c’entra mio padre?
- Tuo padre c’entra, c’è sempre entrato in tutto, il sig. podestà è
entrato una sera a casa mia per dirmi quali camicie avrei dovuto
portare ma il sig. podestà non venne solo da me, entrò in tutte le case
perché lui era chi era…e passò anche nelle vostre eh?
- Benito Aldo sì!
- Va tutto bene per voi?
- Suo padre era un porco, ma è acqua passata.
- Loro non sanno…cosa stai a raccontare…cosa vuoi rimproverargli!
- È bene che sappiano…certe cose a scuola le imparano solo a
mezzo, il resto lo devono sapere da noi!
- (a Dino) Di che anno sei?
- Del ’42.
- Sai cosa facevamo nel ’42?
- Pulivate i fucili! E mi lasci stare vecchio fascista!
- Perché non c’ è tuo padre a dirmi questa parola! Fascista!
- Cosa venne a fare a casa mia la notte del 15 luglio del ’43? Cosa
disse a mio padre per farsi aprire? Perché ritornò nelle notti seguenti?
- (lascia andare un ceffone a Dino).
Bugiardo! Nel ’43 avevi un anno, come puoi ricordare?
- Lo sanno tutti chi è stato Enrico Moretti!
- Tocca a te Rico!
- Vengo…non finisce così!
- Tra noi è tutto finito…non voglio avere niente a che fare con gente
come lei…
- Il podestà ti ha piazzato bene prima di morire, conoscenze ne aveva
lui, tra quelli che dopo il ’45 sono scomparsi dalla scena, per tornare
qualche anno dopo con altre camicie naturalmente! Finché dura buon
per te figlio di podestà!
- (a Enrico ora al tavolo) I giovani…non sanno…non capiscono…!
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- Osteria Bar -
ENRICO ALDO REMO ENRICO REMO ENRICO REMO ENRICO
- Non vogliono! Devono capirci! Dalla nostra devono essere! Se non
perdevamo la guerra…!
- Ci ha giocati il nostro duce!
- Hai agito sporco con il ragazzo!
- Impicciati degli affari tuoi!
- Sono con il ragazzo! Carte!
- Eri un poco di buono anche te! Gioco!
- Coerente sì, spia mai!
- C’eri anche tu nella lista, avrei fatto bene a denunciarti…
così ti avrebbero fucilato.
REMO ENRICO ALDO FRANCA
- (si alza di colpo e agguanta Enrico)
Uno come te dovevano fucilare! Se non l’hanno fatto puoi ringraziare
qualcuno…vigliacco!
- Lasciami cretino!
- Benito. Lascialo!
- (è entrata una battuta prima, veste alla moda, ha 20 anni)
Fammi un caffè Giorgio!
TUTTI I GIOVANI - Ciao Franca!
FRANCA - Ciao Dino, Ciao Franco (Carlo le dà un bacetto)
Ciao, noi non ci conosciamo (a Leo)
CARLO - È Leo Bassi, mio cugino di Milano. Il più giovane divo dei caroselli pubblicitari! È in vacanza.
FRANCA - Mi piacerebbe fare della pubblicità in Carosello. Deve essere divertente! Un carosello è il tempio dei paroloni, non trovate? Le parole comuni non possono entrare in questo tempio…hanno l’ingresso vietato!
Provatevi a sostituire con delle semplici parole i paroloni che ci fanno mangiare questa o quella minestra, che ci fanno bere una bibita nera o gialla, che ci fanno vestire alla moda degli anni ’20 o ’60 e vedrete quante minestre, quante bibite e vestiti consumeremo ancora.
Èindubbio che i paroloni condizionano la nostra vita. Sono fatti su misura, non sbagliano, guai si sbagliassero!
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DINO
FRANCA
LEO
CARLO
FRANCO
FRANCA
DINO
CARLO
FRANCO
FRANCA
LEO
CARLO
FRANCA
LEO
DINO
FRANCA
Un esercito di menti fertilissime studia testi classici e moderni, lingue
esotiche e dialetti per far sì che la loro fecondazione mentale sia da
noi assimilata, ingerita, e dia ottimi risultati.
A dire il vero i faraoni non sono una novità dei caroselli, ma ci sono
sempre stati. Cleopatra, la regina d’Egitto, diceva alle sue ancelle: “Un
Marcantonio fa sempre bene!”.
- E le sue ancelle rispondevano: “Due ancora meglio”.
- Cesare doleva dire ai suoi amici “Datemi una bomba atomica e vi
solleverò il mondo”.
- Un certo Dante invece: “Gli uomini preferiscono le bionde!”
- E un altro: “La vita è un inferno e non bevi olio Dante”
- Un grande conquistatore, non si sa se russo o americano:
“Dall’alto di questi missili 40 secoli di gloria mi contemplano”
- Un maestro di spada e fabbro: “E’ l’aratro che traccia il solco, ma è la
spada che lo difende”.
Un matematico concezionale: “Il numero è potenza!”
- Un intenditore: “Italiani brava gente!”
- Un ingenuo: “Io credevo che la mia faccia fosse nera, ma quando ho
visto la tua!”
- Un condottiero e navigatore pratico: “Se per gli altri il Mediterraneo è
una scorciatoia, per noi è la vita!”
- Un innamorato: “Tripoli bel sol d’amore!”
- Una domestica “Il tornado bianco con la forza levante” Un Cristiano:
“In hoc Signor vinces!”
- Un buon uomo: “Il Signore sì che se ne intende…!”
- Un parente: “Spezzeremo le remi alla Grecia”. La legge è uguale per
tutti! Questi e altri paroloni si dovrebbero sapere a memoria. Direi di
inserirli nella storia dei popoli a cui appartengono.
- Sostengo che il Carosello sia lo spettacolo più seguito dagli abbonati
televisivi e ritengo sarebbe opportuno collocarlo ad un’ora più ufficiale.
- Questa proposta, appoggiata dal sindacato “A.U.T.” – Appoggio
Utente Televisivo – è stata approvata dalla Camera dei Deputati e ora
passerà al Senato.
- Come non appoggiare una proposta di nostro interesse popolare!
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FRANCO
FRANCA
CARLO
FRA A
CARLO
FRANCA
LEO
FRANCA
LEO
FRANCA
Ora ascoltate questo disco.
- Abbasso il volume! (esegue)
- Che fai? Non si sente!
- Per evitare grane!
- Perché?
- È intervenuto Enrico e Dino si è beccato un ceffone!
- Chi è intervenuto?
- Lo spione!
- (forte) Se Giorgio ha fatto mettere il jukebox è stato solo per noi, sia
ben chiaro! I signori non hanno mai messo una lira per farlo
funzionare, a parte che lo detestano! Loro vorrebbero le musiche di
una volta con le nostre 100 lire. Pure spilorci!
Una volta per sbaglio è uscito un motivo di 30 anni fa e avreste dovuto
vederli. Volevano riascoltare. Pretendevano! Per loro esiste solo più il
passato, il presente, il nostro presente, è roba da quattro soldi. Non si
sono ancora resi conto che il nostro mondo è cento volte meglio del
loro. Penso che lo capiscono, ma non vogliono ammetterlo. Non può
essere diversamente. Loro ci chiamano polemici, ma la nostra non è
polemica, è soltanto avere il senso della realtà di ieri e di oggi! Loro
vivono nel passato, nei loro tanti ieri, noi dopo aver dato uno sguardo
al passato, viviamo i nostri giorni di oggi con affanno e vorremmo un
domani ancora diverso dall’oggi che non è quello di ieri!
Viviamo nelle medesime case, sediamo allo stesso tavolo,
percorriamo le stesse vie, leggiamo gli stessi giornali, ma quanto
diversamente giudichiamo l’articolo del giornale, lo scandalo delle
banane, la moda, la politica, il sesso, il matrimonio! Quanta gente
passa intere giornate qui, protesta quando il tappeto è sporco e le
carte sono logore, ma non consuma, beve quando Giorgio offre!
- Ma Giorgio potrebbe!
- Lui è buono, lascia correre, sono amici suoi, se non era per loro i
tedeschi gli bruciavano il locale e lo ammazzavano! Era già al muro
quando…convinsero i tedeschi che lui…
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(con un gioco di luci si darà l’impressione di tornare indietro di 25 anni.
Solo il banco è intensamente illuminato. Dino – Franco – Leo – Carlo – Franca usciranno dai loro personaggi per rientrare nei panni di soldati tedeschi, con elmetto e mitra)
DINO GIORGIO FRANCO GIORGIO CARLO GIORGIO CARLO GIORGIO LEO
- Tu essere amico dei partigiani!
- NO! NO! NO!
- Essere nemico della Germania!
- NO! NO! NO!
- Morire per questo!
- NO! NO! NO!
- Incendiare tua casa!
- NO! NO! NO!
- Rams! Rams!
(un riflettore ora illumina uno alla volta i personaggi)
ALDO REMO BENITO ENRICO
- Erano le 10 del mattino quando vennero a prenderlo, mi trovavo qui
a bere un grappino, Giorgio stava davanti a me e mi diceva di sua
moglie che non avrebbe più avuto figli, mi pareva rassegnato, aveva
parlato con il dottore il giorno prima. I cinque tedeschi entrarono in fila,
lo presero in mezzo a loro e lo portarono via. Il sergente gli gridò: “Tu
essere nemico della Germania”. “No sergente” dissi. “Non è con i
partigiani”.
- Come idea ero antifascista, poi mi resi conto che non ce l’avrei fatta
a lottare! Erano decisi a tutto pur di imporsi. Mi convinsi che non c’era
altra scelta che unirmi a loro. Ho salvato la pelle! Se dovessi rifare
quella scelta…non so…visto come sono andate le cose…!
- Sono morto il 25 aprile del 1945! Sono nato fascista. Tutto quel che
lui aveva stabilito era fatto su misura per me: la disciplina, l’avventura,
il rispetto, la personalità, l’esaltazione, il dominio! Impossibile
dimenticare quegli anni. Rifarei tutto da capo, sono fiero di me e sono
morto il 25 aprile del 1945! Perché far uccidere Giorgio?
- Il doppio gioco? …bisogna sentirlo…se te la cavi a stare su due
staffe perché vuoi stare solo su una? Gli incapaci, i coerenti, i codardi,
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quelli sì che stanno su una sola staffa! Il mio gioco non era facile, a colazione con gli uni, a cena con gli altri. Il pranzo con i tedeschi e il caffè dai partigiani. Perché?! Per sentirmi più sicuro! Quando vidi Giorgio che stava per essere messo al muro pregai il tenente di non fucilarlo. Ora lui me ne è grato!
DINO - Mio padre non era fascista, faceva il podestà perché gli conveniva. Il ventennio è stata un’esperienza negativa e inevitabile a quanto pare. Nel caos di idee e di uomini saltò fuori l’uomo del destino che fece giocare agli italiani una partita già persa in partenza! Ma quanti erano convinti di vincerla?!
LEO - Il fascismo…! Proprio un’idea chiara non ce l’ho. Il Duce, Hitler, Claretta, Pio XII, i partigiani, i gerarchi, l’asse Roma Berlino, la linea sud, gli Americani, il corridoio di Danzica…
CARLO - Mio fratello è stato ammazzato dalle SS. Tengo la sua foto nel portafoglio. Dissero d’averlo ucciso per sbaglio e mio papà impazzì il giorno stesso.
FRANCO - Mio padre era uno sfegatato! Sempre camicie nere per casa, ritorni improvvisi, partenze brusche. Mia madre se ne andò una sera con un ufficiale alto dai capelli biondi. Prima d’andarsene mi disse “Fai nanna stanotte eh!”. Il giorno dopo mio padre, arrabbiatissimo, mi portò all’asilo: avevo 5 anni.
FRANCA - Si dice che si fa una guerra ogni vent’anni…contro chi la faremo ora.
GIORGIO - Qui ci venivano tutti, mi capitò di avere partigiani, in cantina, e i tedeschi qui a bere. Non me la sentivo di allontanare quelli sbandati che mi chiedevano di nasconderli. Li trattavo come fossero stati miei figli. Tutto è passato…
(la luce ritorna normale)
FRANCA - Si è fatto tardi.
FRANCO - Come mai non è venuta Valentina!
FRANCA - È ancora dalla sarta, vuole farti una sorpresa, ma fai finta di niente, altrimenti ti farò il broncio. Vuole il completino per domani sera e quando vuole…! Il vestito dev’essere pronto, guai se non lo fosse! Sapete a che ora mi alzo domani mattina? Come tutte le mattine
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dell’anno: alle sette in punto, alle sette per essere in ufficio alle nove, è lo scotto che paga chi va a lavorare in città!
Tu (a Carlo) puoi ringraziare tanto l’impresario che, con i villini, avete trovato la vigna.
DINO - Ringrazio tanto l’impresario, ma quando andavo al D’Azeglio e studiavo per poter costruire i villini, mi alzavo anche alle sette e in media due volte la settimana prendevo il treno, non perché fossi in ritardo, ma per il semplice fatto che il treno, due volte la settimana, arrivava in orario!
FRANCO - Non ci sono scuse, la manifattura Rossano e Brazzi mi vuole puntualissimo ogni mattina alle otto precise.
CARLO - Questo non è da te! A che ora devi premere il pulsante della sirena? Alle otto precise, no! E dimmi, come mai la sirena suona, cronometro alla mano, alle ore sette, 59’ 50’’?
La manifattura Rossano e Brazzi ha 100 operai e tu ogni mattina rubi, dico rubi, a questi poveri operai 16 minuti e 40 secondi. Ora moltiplica i minuti e i secondi per una settimana, per un mese, per un anno e saprai quanto tempo hai rubato a ciascun operaio!
FRANCO - E di questo rubarizio gli operai sono a conoscenza?
CARLO - Eccome! E…cronometro alla mano, attaccano sempre 10 secondi dopo che la sirena ha suonato.
FRANCO - Mi sento più tranquillo…all’idea di essere un ladro…mi vedo in prigione.
CARLO - Mi sei tanto simpatico perché sei un buono, uno onesto…eri convinto che rubare, dico rubare per dire, quei 10 secondi fosse una cosa…ridicola e…e invece tu davi l’esempio di come si poteva rubare in buona fede. Sei più che scusabile e sta a dimostrare il fatto che gli operai ti hanno sempre perdonato il furtarello, spostando idealmente le lancette dell’orologio. Ma metti il caso che gli operai non possano spostare le lancette?!
FRANCO - Che pasticcio ho combinato…
CARLO - Sei più che scusabile, ti ripeto, ma prova a pensare di essere stato solo in apparenza in buona fede, quindi d’aver simulato. Hai rubato con coscienza il tempo agli operai e sai che cosa meriti? La galera!
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FRANCO CARLO FRANCO FRANCA
- No. Tutto, ma la galera no. Io non c’entro, non sono stato io! - Questo lo sappiamo tutti, si faceva tanto per dire. - Mi sento più tranquillo…buona notte! - Buona notte!
CARLO
LEO
CARLO
FRANCA
CARLO
FRANCA
CARLO
FRANCA
CARLO
FRANCA
CARLO
FRANCA
CARLO
FRANCA
CARLO
FRANCA
CARLO
FRANCA
CARLO
FRANCA
CARLO
FRANCA
CARLO
FRANCA
- Franca…aspetta! Vai Leo, ti raggiungo.
- Dammi la chiave della porta. Ciao Franca, arrivederci Carlo. (esce)
- Lascia socchiuso l’uscio.
- Cosa vuoi?
- Niente…mi piaci tanto!
- Non mi piaci quando dici così!...
- Così come…
- Anche la maionese ti piace tanto, non è vero?
- Cosa c’entra la maionese!
- Ti piaccio di più o di meno della maionese?
- Un milione di volte di più!
- Non è molto…credevo che mi dicessi otto, dieci milioni almeno,
pazienza!
- (abbracciandola) Dì Franca…ti amo!
- Che cosa mi hai fatto per amarti così…mi pensi sempre?
- Sempre! Giorno e notte!
- Pensi anche ad altre? ...guai se non me lo dici!
- Nel mio cuoricino c’è solo posto per te! Come potrei volere bene a
due ragazze?
- Si può!
- Allora tu…ami me e un altro!
- Capisci bene, mi riferivo a te! Io no, non potrei mai, dovrei
sdoppiarmi, ripetermi, rischiare, e per cosa?
- Per provare la sensazione di amare contemporaneamente due
uomini, nel tuo caso, e due donne nel mio.
- Carlo ti prego…dimmi la verità, hai detto due donne! Parla…chi è
l’altra?
- Non esiste, non è mai esistita, facevo per dire, mi credi vero?
- NO!
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CARLO FRANCA CARLO FRANCA CARLO FRANCA CARLO FRANCA CARLO FRANCA CARLO FRANCA CARLO FRANCA CARLO FRANCA CARLO FRANCA
- Cosa devo fare per convincerti?
- Portami qui l’altra!
- Ma dove vado a pescarla…vuoi che mi faccia una ragazza e poi te la
presenti? D’accordo!
- Provati!
- Dammi un po’ di tempo…voglio stupirti, tanto sarà bella!
- No! Non ci credo…! Non lo farai mai, vero! Hai detto che vuoi solo
me.
- Amo solo te…e quando non sarà più così te lo dirò, va bene?
- Sposiamoci!
- Quando vuoi, anche subito.
- C’è il mestiere che fai, che mi fa pensare! Anche ai miei non piace.
- Vuoi che cambi mestiere?
- Sì cioè no. Dimmi una cosa…le parure, le magliette, i reggiseni, le
calze di nylon, tutta questa roba femminile. Sì insomma, vuoi anche
renderti conto che le signore o le signorine che siano abbiano fatto un
buon acquisto? Non mi va di chiedertelo.
- Tu vuoi sapere…se ho ben capito…se io…no! Non è mio compito.
Vendo, vendo e tutto finisce lì!
- Allora sposiamoci pure.
- In maggio ti va? Mancano tre mesi.
- Tre lunghi mesi…ne vale la pena! Sì!
- (si abbracciano) Oh Franca!
- È molto tardi
(guardando Giorgio che dorme in piedi dietro al bancone)
andiamo, ma piano così non lo svegliamo
(escono)
(Giorgio prende una persiana e va alla porta per chiudere l’osteria)
BENITO
REMO
- (fuori. È alticcio) Sta per chiudere il nostro amico!
- (rientrando. È alticcio)
BENITO
Scommetto che non c’è più nessuno! Che ti dicevo?
- Che ora è?
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- Osteria Bar -
GIORGIO - È tardi…è ora di andare a dormire!
BENITO - Come corre il tempo! Non fai in tempo ad alzarti, che ritorni a letto.
REMO - Il tempo vola e noi diventiamo vecchi. Vorresti ritornare indietro?
BENITO - Sì! rifarei tutto da capo!
REMO - Rifarei dieci anni…i primi dieci anni della mia vita. È un periodo molto bello, perché non capisci ancora e credi a tutto quello che ti dicono. (Esempio) Se questa giacca è grigia e mi dicono che è gialla, io chenon so distinguere il grigio dal giallo sarò più che convinto che la giacca sia gialla. Ma se ora, come a vent’anni, ti dicono che un nano è alto un metro e ottanta e un gigante un metro e dieci, tu ci fai una bella risata! Le cose le prendi per buone e se qualcuno non ti chiarirà le idee tu crescerai con le idee storte, ma secondo te saranno gli altri a non averle dritte. Mi sono spiegato?
BENITO - Fai della politica! Per fare della politica bisogna essere convinti. Non si può essere improvvisatori, non si può discutere, proporre, convincere, senza essere convinti di quello che si dice. A cosa servono le tue idee, magari giuste. Chi sei tu?
Sei uno che può farti ascoltare, approvare le tue proposte oppure sei uno che l’umanità potrebbe benissimo farne a meno. Per me vali una cicca! Nessuno ti ascolta, nessuno ti chiede un parere, un consiglio, magari giusto, più giusto di quello del Ministro degli Esteri. Il mondo cammina benissimo anche senza le tue idee.
Soffri, lo so che soffri, non so cosa faresti per essere ascoltato, per essere importante, invece niente! La gente ti ignora. È il tuo destino. Adesso hai l’esperienza, costruita sui tuoi errori, conosci il giallo e il grigio, quando uno fa sul serio o no, un convinto da uno sprovveduto, ma vali una cicca lo stesso! Sai per chi vali? ...per te, solo per te! Vorresti parlare davanti a un’assemblea, spiegare i tuoi errori, dire perché ho fatto così e così, scusarti insomma…! Nemmeno questo puoi dire, rassegnati e tieni tutto per te!
REMO - Verrà il giorno che troverò qualcuno disposto ad ascoltarmi e avrà buon vino dalla mia uva!
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- Osteria Bar -
BENITO
- (a Giorgio)
Due bicchieri di barbera! ...sentendo parlare di vino mi è venuta sete!
(bevono)
REMO
BENITO
REMO
BENITO
REMO
BENITO
REMO
- Questa roba non piace a quei balordi! Loro bevono roba fine! Se
sapessi che bevono come noi, cambierei vino!
- A loro…piace la polemica, non somigliano ai loro padri! Abbiamo
lavorato, sudato, per avere cosa? Cosa hanno fatto per loro i padri
che hanno fatto la guerra! Abbiamo rischiato la pelle per cosa? …per
ritrovarceli diversi da come li avremmo voluti. Come sento il contrasto!
- Ci detestano…sono sicuro che non vorrebbero più avere a che fare
con noi. Quando anche loro dovranno rischiare, soffrire, sudare, solo
allora si ricorderanno dei loro padri. Chi erano i loro padri, come sono
vissuti, che cosa hanno fatto di buono.
- Dicono che siamo noi ad averli rovinati, non li abbiamo impostati
come si doveva, affermano, non abbiamo saputo adeguarci ai nuovi
tempi, tutto a loro danno. Si sono dovuti fare da soli…e noi, come ci
siamo fatti!!? In un mondo peggio o meglio del loro?! Non siamo
all’altezza e l’abisso che ci divide è profondissimo. È sbalorditivo
quello che pensano sul nostro conto.
- I bicchieri sono vuoti (a Giorgio), riempili!
- C’è da impazzire, ma tu…non ti senti diventare un po’ matto!
- Matto io? Ma sei pazzo! Mi sento normalissimo.
(a Giorgio) Di quello buono eh!
(bevono)
GIORGIO REMO
Vorrei ascoltare un po’ di bella musica!
- A quest’ora non si può!
- Chi l’ha detto che non si può! Chiudi così siamo in privato, a casa tua
non puoi far suonare un disco dopo mezzanotte? A casa tua puoi fare
tutto ciò che ti pare…non alzare la voce (a Giorgio) devi fare quello
che vogliono i signori clienti, perché il cliente ha sempre ragione.
(mette un valzer - Ortisei)
BENITO
REMO
- Somigli a un gorilla!
- E tu a un ippopotamo!
Non è quello che volevo, come si fa a staccare questo coso?
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- Osteria Bar -
(a Giorgio)
(mette un altro valzer – selle e pistole)
Balla con me, sei troppo duro, muovi di più le gambe!
(balla con Benito)
BENITO - Mi ricordi…Maria Rosa!
REMO - Mi fai venire in mente sai chi? Maria Antonietta!
(Buio e poi luce su Remo e Benito che, toltisi la giacca, ora sono in maglietta o in camicia - siamo tornati indietro di 25 anni - )
REMO - Non vuole saperne, temo che siano occupate da partigiani!
M. ROSA - I partigiani, su in camera!
BENITO - Se fossi sicuro che ci sono, non uscirebbero vivi.
ANTONIETTA - Che ti hanno fatto di male quei ragazzacci!
(bevono)
BENITO - Sei l’amica di qualcuno?
ANTONIETTA - Anche se lo fossi, cosa c’entra la guerra con l’amore?
BENITO - Se fossi l’amica di qualcuno, ti farei fucilare a meno che…lavorassi per noi.
ANTONIETTA - Potrei amare dei nemici, ma mai fare la spia! È un mestiere chemi fa schifo, preferisco il mio.
BENITO - (la prende per un braccio)
AAH – AAH – AAH! Voglio dei nomi! ANTONIETTA - Non si fa così a una signora! Giù le mani prego.
M.ROSA - Come sei crudele Benito! Perché li odi tanto? Perché anelano la libertà! E lasciali sbraitare, non combineranno nulla.
BENITO - Questo si dà per scontato, ma vorrei che venissero eliminati, mi danno fastidio!
Dobbiamo distruggerli prima che prendano piede. ANTONIETTA - Che vuoi che facciano quei ragazzacci contro di voi! Vincerete!
REMO - Vinceremo! Questo sì che si chiama essere dalla nostra!
(bevono)
BENITO M. ROSA REMO
- La stanza matrimoniale…quella non la dà mai a nessuno.
- E lui?
- Per fare un piacere agli amici, per una notte si dorme in cucina!
(bevono)
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- Osteria Bar -
ANTONIETTA - Spogliamoci!?
REMO BENITO M. ROSA
- Non qui!
- Potrebbe arrivare qualcuno!
- Si vergognano! Siete timidi? Fate il complessino, battete le mani…
(eseguono lo spogliarello, cambio luce: rossa)
BENITO - Va bene così…
M.ROSA - A tempo…è importante…
REMO - Magnifico…
(tre spari, arrestano la scena, pochi attimi dopo etra un partigiano ferito a morte e si accascia accanto a loro)
ANTONIETTA - (emette un urlo acutissimo)
(Buio)
(Al ritorno della luce Remo e Benito si trovano come avessero appena terminato di ballare il valzer)
REMO - Hai un piede così leggero che quando mi hai pestato è come se un fiume mi avesse appena sfiorato.
BENITO - Hai ballato in un modo incantevole, mi pareva di sognare…
REMO - Cosa stiamo fare qui?
BENITO - È quello che dico anch’io!
(Giorgio russa)
BENITO - Senti che musica! ...quello andrebbe d’accordo con mia suocera…
REMO - Aspetta…vieni…
(battono le mani sul banco e gridano insieme: Oplà…un caffè!) (Giorgio si sveglia e aziona la macchina espresso, Remo e Benito ridono a crepapelle)
FINE PRIMO ATTO
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- Osteria Bar -
SECONDO ATTO
(Dino e Franco attaccano dei festoni e delle ghirlande per la festa che inizierà tra poco. Giorgio lava i bicchieri)
DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO
- Mi pare che vada, sai!
- Cosa?
- Che vada bene il lavoro che abbiamo fatto, tu che ne dici?
- Vorrei provare le luci!…non sarà troppo buio quando spegneremo la
lampada grande e lasceremo accese le candele?
- Non credo!
- Dov’è che hai imparato “il gioco della morte”?
- Su un libro…
- Che libro?
- Dev’essere indiano. Mi pare però che l’autore sia di origine
thailandese, ma deve avere fatto gli studi in America.
- Thailandia! Ho letto che ci sono ancora delle civiltà sepolte.
- Non solo in quel paese! L’Oriente è ancora da scoprire,
contrariamente a quel che pensa l’Occidente.
- La parola Oriente per me si identifica col mistero, anche a te fa
quest’effetto?
- Un po’ sì! Chissà perché poi?
- Forse perché siamo così diversi!
- Tu che pensi che un giorno, non so…tra mille anni l’Occidente e
l’Oriente saranno una sola civiltà? Intendo dire che tutti penseremo,
agiremo, ci comporteremo con la stessa intelligenza!
- Mi è difficile risponderti, bisognerebbe stabilire che cosa intendi per
intelligenza!
- Penso che ci sia solo un modo per intenderla…!
- Come modo di ragionare, no?
- Sì. Intendersi come ci intendiamo noi due, vedere le cose dallo
stesso punto di vista, con la stessa capacità di giudizio.
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- Osteria Bar -
FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO
- È qui che ti voglio! Come non credo che il Lappone e il Vietnamita
amino la donna allo stesso modo, così non credo che sappiano
giudicare alla stessa maniera.
- Appunto perché non ragionano allo stesso modo.
- No! Non si riuscirà mai a fondere insieme il Lappone e il Vietnamita,
il bianco e il nero, il giallo e il bianco. È assurdo!
- Ora è assurdo, ma fra mille anni chi può dirlo?
- Ho letto su una rivista di psicologia che tra sette generazioni padri e
figli saranno come fratelli…come amici…come due persone allevate,
educate dalla stessa mamma.
- Secondo me il contrasto esistente dipende dai tubù, eliminati quelli,
padri e figli cominceranno il rendez-vous, avvicinamento. Sette
generazioni, grossomodo, sono centocinquant’anni, i nostri pronipoti
saranno i protagonisti dell’avvenimento.
- Pensi che tra centocinquant’anni sarà tutto come adesso? Io no! A
parte che si andrà comodamente dalla Terra a Giove e da Giove a
Saturno. Tutto sarà così cambiato che non so cosa farei dall’aldilà per
venire a dare un’occhiatina quaggiù.
- Potresti anche rimanere deluso! … E forse non approveresti il nuovo
mondo.
- Dimmi qualcosa sul gioco della morte!
- È nulla di speciale…un gioco come tutti gli altri. C’è uno che deve
morire, naturalmente per finta, e il futuro morto disteso sul tavolo o su
delle sedie, prima di andarsene, dirà tutti i peccati che ha commesso
negli ultimi dieci anni.
- Perché solo negli ultimi dieci anni?
- Pare che, secondo l’autore, siano gli ultimi dieci anni di vita quelli che
effettivamente contano e per la redenzione e per la dannazione.
- Quindi se uno, mettiamo il caso, viva fino a ottant’anni, durante i
settanta fa tutto ciò che gli pare e se negli ultimi dieci vive con la
coscienza pulita, è salvo.
- Pare di sì!
- È molto facile e molto bello vivere così!
- Non direi!
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- Osteria Bar -
FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO FRANCO DINO
- Non ti capisco!
- Sei convinto che uno che è peccatore per tutta la vita ad un certo
momento diventi santo? Ma non diciamo santo, diciamo che non
pecchi più! E poi il fatto più importante è che costui non sa quando
muore! Non sa se vive quaranta, sessanta, ottant’anni.
- Già…e…allora?!...che dice l’autore?
- Secondo l’autore uno dovrebbe sentire, percepire, ravvisare gli ultimi
dieci anni!
- In che modo?
- Qui il libro non è molto chiaro. Da cosa ho capito, pare che si
dovrebbe percepire da una gamba che fischia, da un orecchio che
zoppica e da un occhio che parla.
- Quando uno diventa deficiente!...
- Non propriamente. Che ne dici se facessimo una prova? Così il gioco
riuscirà perfettamente.
(prendono alcune sedie e le avvicinano)
DINO FRANCO
- Ti va di fare il futuro morto?
- (si corica sulle sedie)
E perché no?! Solo per gioco però! Spegni la luce.
(Dino esegue e accende un cero)
DINO
FRANCO
DINO
VALENTINA
DINO
- L’effetto è magnifico!
- Ottimo! Mi fai delle domande o faccio tutto io?
- Il libro parla di confessori i quali devono stimolare con parole o atti la
confessione in modo da renderla precisa, sicura e giusta.
- (entra con gli altri)
Che succede? Ho paura accendete la luce!
- Ciao! Vi aspettavamo!
(Franco si mette a sedere)
(Valentina urla e sviene)
CARLO
- Dov’è l’interruttore?
(Dino accende la luce e Leo dà un bicchierino a Valentina)
VALENTINA - Sei tu Franco? Mamma mia che spavento! (sviene ancora)
Non si scherza con la morte, non lo sapete?
FRANCO - Quante storie! È un gioco e basta!
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- Osteria Bar -
VALENTINA - Che razza di gioco è? Vuoi spiegarmelo?
CARLO - Che ne dite di un brindisi?
FRANCO - Non muoio più?
DINO - Non ti muovere…
CARLO - Giorgio! …le paste e lo champagne!
(Giorgio porta le paste e stura le bottiglie)
LEO - Per Carlo: hip hip urrà! hip hip urrà! hip hip urrà!
(sale su una sedia, estrae di tasca un quadernetto)
Ci sono gli appunti del mio primo romanzo che sto per scrivere. Mio cugino qui presente sarà lietissimo e onorato di sapere che sarà sulla sua vita. Una vita densa di emozioni, di sensazioni tristi e allegre. Ho voluto portare in un libro la tua vita perché penso che rispecchi in tutti i sensi quella di tutti noi.
(cambio di luci: da bianca a gialla)
(Leo legge)
Era una bella mattina di primavera, i passeri cinguettavano sugli alberi, la chioccia ammirava i suoi pulcini, tutta la campagna era verde e ridente, quando la mia futura mammina andò nell’orto. La mia futura mammina, giunta vicino ai cavoli, si fermò sospettosa e incuriosita. Ce n’era uno che pareva piangesse ed ella notò che addirittura le lacrime gocciolavano alle foglie. Oh stupore… Che sorpresa… la sua mano, spostando la foglia, sfiorò un bambino che un po’ sorpreso disse: “Mi chiamo Carlo… e tu sei la mia mamma, vero? Ora trovami un papà!” E da quel giorno fui il figlio e lei la mamma.
A 15 mesi piango per la pappa, gioco con la mamma e dico “ciao papà”!
Dormo e mangio a intervalli regolari, piango e rido quando ho voglia, tocco tutto quel che capita, gioco ai cowboy e agli indiani, e canto e ballo con TV. TV è bella, quando canta, suona e balla. E a me piace, piace, piace.
Ora faccio già le aste. Poi la maestra vuole sapere i risultati di 2x2, 4+4, 4x4. Lo scolaro deve sapere che l’Italia è una repubblica, in Cina vivono i Cinesi, l’America la scoprì Colombo che era genovese, Roma
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- Osteria Bar -
ècapitale, lo Stato siamo noi, le preghiere del mattino e della sera, i buoni saranno premiati e i cattivi castigati.
Intanto mi piace proprio la biondina della 2^C, sarà nata anche lei sotto il cavolo? E mio papà, mia mamma, mia nonna, mia zia, la maestra, il sindaco, anche loro sono nati sotto i cavoli? Dico alla mamma: “Voglio sapere!”. “Sapere che cosa?” chiede la mamma. E io rispondo: “La storia del cavolo?”. E la mamma commossa: “Bimbo mio cosa vai mai a pensare, pensa a studiare! La mamma, di queste cose, non sa.”
Noto che la mia inquilina, prima magra, poi grassa, poi magra, ora ha un bambino in più.
Che il bimbo fosse…un amico più vecchio mi dice che è proprio così! Papà mi dice che chi studia è furbo e chi non studia no! Siccome mio papà non ha studiato, mio papà è furbo lo stesso.
C’è il professore che vuole sapere chi sono: Manzoni, Mazzini, Garibaldi, Cavour, Silvio Pellico, Franklin, Napoleone, Giulio Cesare, Salgari, Vittorio Emanuele, Proserpina, Cleopatra, Bruto, Martin Lutero, San Paolo, Machiavelli, Carlo Magno, Federico Barbarossa, Omero, Giuseppina, Abramo, Galileo, Fra Diavolo, il primo faraone della XXV dinastia, la contessa di Castigliole, Pasolini, Aristofane, Mac Ronay, Leopardi, Pascoli, Foscolo, Renzo e Lucia, Sofia Loren, Re Artù, Cola di Rienzo, l’IRI, l’ENI, l’ENEL, l’ENAL, l’INAM, l’Iraq, Giuseppe e i suoi fratelli, Amper, Watt e Volt, Preti, Mariotti, De Sade, Ridolini e Noè!
Cos’hanno fatto i Tedeschi, i Turchi, i Romani, i Francesi, gli Spagnoli, i Polacchi, il Benelux, gli Inglesi, i Giapponesi, i Cinesi, i Russi, gli Africani, gli Scozzesi, i Finlandesi, gli Australiani, gli Indiani, gli Iracheni nella nostra cara e bella patria?
A 15 anni sono un ometto, mancano tre anni al diploma, mi piace Marisa e sono centr’attacco in squadra, porto i capelli e i calzoni alla moda. Fumo quando mi agito e ballo nei pomeriggi festivi.
È l’ultimo anno con i logaritmi, l’inglese, il dare e l’avere, in merito a vostra risposta!
L’impiego è buono e mi piace Rosanna, scrivania di fianco.
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- Osteria Bar -
Che belli questi anni…ma come vanno!
1° Battaglione Alpini, il Signor Tenente, Dietro Front, per fila Destr,
lava la marmitta, quante storie per gli alzabandiera!
Destr, io sono un soldato italiano!
Rieccomi a casa, lavoro per conto mio, faccio il commesso
viaggiatore, articoli di lusso, fini finissimi, tratto biancheria intima del
sesso che tanto mi piace. Sono innamorato pazzamente di Franca e ci
sposeremo!
(ritornano le luci bianche)
VALENTINA
LEO
FRANCO
FRANCA
CARLO
LEO
DINO
LEO
VALENTINA
FRANCO
DINO
LEO
- Hai già qualcosa di più di semplici appunti.
- È importante averne tanti, anche troppi, avrò modo di eliminarli nella
stesura!
- Il soggetto è buono. La fortuna di un buon esordio nella letteratura è
scrivere una storia che interessi tutti e non dire tutto, ma farlo intuire.
- L’arte del dire e del non dire, quel tanto che basta per andare a
segno!
- Direi che questa tecnica può essere valida in tutti i campi.
- In modo particolare nel campo letterario dove si devono riempire
centinaia di pagine di parole. Se ti riveli subito nelle prime pagine,
quale interesse avranno le altre? Se poi vai per le lunghe, non
definendo la tua posizione, possono anche fraintenderti. Appunto
perché è difficile scrivere in questo modo ritengo di avere scelto la
strada buona, quella battuta da tutti è sempre interessante, nuova!
- Hai pensato al titolo?
- Tra: “La vita di Carlo”, “I cavoli in giardino”, “La vita è bella” e
“Domani mi sposo” non c’è che l’imbarazzo della scelta!
- Devo ammettere che hai del talento, sono titoli che calzano. Chi non
si sentirà invogliato a comperare il tuo libro con un titolo come “I cavoli
in giardino”?
- C’è il soggetto, c’è il titolo, non ci manca che un centinaio di pagine
scritte dove esponi a dovere la tua storia. “I cavoli in giardino” sarà
conteso da tutti gli idioti e andrà a ruba a ogni nuova edizione!
- Propongo un brindisi in onore del neo-scrittore!
- Proposta accettata!
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- Osteria Bar -
VALENTINA
TUTTI
VALENTINA
FRANCO
VALENTINA
FRANCO
VALENTINA
FRANCA
VALENTINA
FRANCO
VALENTINA
DINO
FRANCA
CARLO
- Propongo un ballo per sgranchirsi un po’.
- Proposta accettata!
- (mette un disco “Pan di zucchero” e tutti ballano)
- Devo rimanere ancora qui?
- Sembra che non ti piaccia tanto.
- Per quello che mi importa di morire per finta.
- E se morissi sul serio? Non si sa mai!
- Ma cosa dici?
- Si fa per dire qualcosa.
- È meglio tacere che dire delle cretinate!
- Con te non si può mai dire una battuta spiritosa!
- (a Leo) Tieni più avanti le braccia! Così!
- (a Carlo) Senti la cadenza?!
- Sai cosa penso quando sento questa musica? Alla sera che ci siamo
incontrati!
(si fermano e vengono alla ribalta, gli altri continuano a ballare)
Ètroppo bello il nostro incontro per permetterci di dimenticarlo.
FRANCA- Parli come se ci fossimo incontrati quarant’anni fa!
CARLO- Lo so che non senti quello che provo io per te! Capisco una volta di più che per te è tutto un gioco.
FRANCA- Cosa dici? Di che gioco parli?
CARLO- Mi pare che tu faccia tutto così! ...esci con me, balli, mi baci…per gioco…
FRANCA- E poi cos’altro ancora?! Che razza di lazzarone! Mi ci è voluto tanto per conoscerti!
CARLO- Non volevo arrivare a questo punto! Non ci siamo…
LEO
VALENTINA
LEO
DINO
FRANCO
VALENTINA