Otto pericolose simpatiche donnette

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OTTO PERICOLOSE SIMPATICHE DONNETTE

OTTO PERICOLOSE SIMPATICHE DONNETTE

Commedia in due atti

di

Salvino Lorefice

(SIAE: Sezione dor – Posizione n. 52246)

salvino.lorefice@tiscalinet.it                          http://web.tiscalinet.it/salvinolorefice

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OTTO PERICOLOSE SIMPATICHE DONNETTE

Commedia in due atti

di

Salvino Lorefice

(SIAE: Sezione dor – Posizione n. 52246)

Personaggi:

Sara

Caterina

Giulietta

Annetta

Palmira

Luisa

Maria

Jenny

Note generali

La commedia si svolge nella sala comune di un luogo imprecisato.

Normale arredamento moderno e in particolare: vasi di fiori, sedie e un tavolo con tre gambe.

Tutti o alcuni degli interpreti possono essere attori maschi, opportunamente truccati.

OTTO PERICOLOSE SIMPATICHE DONNETTE

Commedia in due atti

di Salvino Lorefice

(Posizione SIAE   n. 52246)

Personaggi:      

Sara, ha l’hobby del giardinaggio;

Caterina, fa la raccolta di oggetti di antiquariato;

Giulietta, si interessa di astrologia, fa oroscopi;

Annetta, dice che fa collezione di animi, spiriti;

Palmira, ha la mania di inventare e narrare barzellette (quando ci riesce);

Luisa, è una ex attrice, si crede ancora brava;

Maria, il suo desiderio è suicidarsi nella maniera migliore;

Jenny, è la più giovane di tutte, ha l’hobby delle indagini; frequenta una scuola per detective privati, per corrispondenza.

Note generali

La commedia si svolge nella sala comune di un luogo imprecisato che viene definito dai personaggi “questo posto”.

La scena è arredata con sedie, divano e tavolino con tre gambe al centro del palcoscenico; tutt’intorno alla scena, ove è possibile, vi sono vasi di fiori; sul fondo vi è una libreria (o scaffali con libri), accanto ad essa vi è una finestra; inoltre vi sono libri, giornali, televisore, soprammobili, quadri, un tappeto al centro, divano, tavolino, ecc.

ATTO PRIMO

Scena prima

Si apre il sipario oltre i vetri della finestra si vede la luce del sole: è giorno.

Al centro della scena, accanto al divano, vi è Maria: ha una grossa pistola in mano. È triste, lo sguardo fisso nel vuoto, le braccia lungo il corpo. Solleva il braccio che impugna la pistola, la guarda per qualche istante. Improvvisamente esegue dei giochi con la pistola: la fa ruotare su un dito, come i cow-boy, la passa da una mano all’altra come se volesse soppesarla e infine annuisce per dire che è un’ottima pistola. Poi si mette di profilo a rispetto alla platea e punta la pistola al suo petto tenendola con due mani: sta per suicidarsi. Poi, come se ci ripensasse, abbassa l’arma, guarda dietro di sé, per vedere il punto in cui dovrebbe cadere, si china e striscia un dito per terra: è impolverato. Fa una smorfia e si sposta di un passo. Ripete come prima, cioè puntandosi la pistola al petto. Mentre sembra che stia per fare fuoco, entra Jenny, la cameriera, che alla vista di Maria si spaventa e si blocca, lasciando cadere il piumino.

Jenny (spaventata). No, non lo faccia!

Maria (abbassa l’arma e parla candidamente). Ma non mi uccido mica, stai tranquilla.

Jenny. Meno male.

Maria. Sto solo provando, per adesso, e cerco il punto in cui mi conviene meglio farlo. (indica vicino al divano). Lì, no: cadendo mi potrei far male. Qua nemmeno: cadendo sporcherei l’abitino: è quello buono.( Si sposta a sedere sul divano.) Qui! Mi ucciderò qui, sul divano. E sai che ti dico? Lo faccio subito, ora.

Jenny. Signora Maria, al smetta con queste…

Maria.(interrompendola e puntando l’arma contro Jenny). Ferma: voglio uccidermi e nessuno me lo impedirà. Non fare un passo o sarà peggio per te.

(Lentamente Maria punta la pistola contro la propria tempia, tenendo la faccia rivolta alla platea. Jenny è alla sua sinistra.)

Jenny. Non lo faccia, le dico.

Maria. È perché mai?

Jenny. Perché la pallottola, entrando dalla tempia e uscendo dall’altra potrebbe colpire me.

Maria (abbassando l’arma.). Già! Allora vediamo…

(Alle spalle di Maria entra in scena Palmira. Avanza cauta, in punta di piedi. Si avvicina a Maria e le strappa improvvisamente la pistola dalle mani. Jenny ha un sospiro di sollievo.)

Maria. O no.

Palmira (ridendo sadicamente). Eh, eh, eh anche stavolta abbiamo sventato il tuo suicidio.

Maria (piagnucolando). E adesso come faccio ad uccidermi, eh? Come faccio?

Jenny. Brava Palmira. Dia a me quella pistola, la faccio sparire io. (prende la pistola ed esce.)

Maria (depressa). Non dovevi farlo, non dovevi. Adesso dovrò inventare un altro modo per suicidarmi.

Palmira (allegra). E su, con la vita! Non fare la depressa. Vuoi che ti racconti una barzelletta?

(Maria ha un gesto di stizza. Mentre Palmira comincia a parlare, Maria esce dondolando  stancamente.)

Palmira. C’era una volta un tale che si chiamava peperoncino…

(Smette di parlare e resta delusa per non essere stata ascoltata.)

Seconda Scena

Entra in scena, canticchiando, Sara. Ha in mano un annaffiatoio. Ad uno ad uno comincia ad innaffiare i suoi vasi.

Sara. (entrando). Buongiorno, Palmira. Come vanno le tue barzellette, oggi?

Palmira (allegra). Oh Sara! Senti questa: l’ho inventata stanotte. C’era una volta un tale che si chiamava peperoncino…

(Viene interrotta dall’entrata di Caterina, che ha in mano un grosso vecchio libro ed entra quasi di corsa. Palmira ha un gesto di stizza.)

Caterina (con entusiasmo). Ehi, guardate cosa ho trovato in cantina. È un vecchio manoscritto. Avrà almeno trecento anni. Andrà ad arricchire la mia collezione d’oggetti d’antiquariato.

(Sara si avvicina a Caterina per guardare meglio il libro.)

Palmira (a Sara. E la mia barzelletta?

Sara (tralasciando di guardare il libro). Ah, già! Dicevi?

Palmira. C’era una volta un tale che si chiamava peperoncino…

(Caterina, burbera, prende per un braccio Sara e la trascina verso di sé per farle guardare il libro.)

Caterina. Guarda qui, queste figure sono disegnate a mano…

Palmira. Sara, la mia barzelletta…

Sara (con stizza e nervosismo). Oh, basta voi due! Palmira ha la mania di inventare e raccontare barzellette, Caterina ha la mania di fare collezione di oggetti vecchi…

Caterina. Antichi! Antichi, non vecchi.

Sara. Sapete che vi dico? Per non far del torto a nessuna delle due… me ne vado in giardino a curare i miei fiori.

(Sara esce. Palmira e Caterina si scambiano uno sguardo adirato. Poi,  contemporaneamente, fanno dietro-front ed escono: una dalle quinte di destra, l’altra da quelle di sinistra.)

Terza Scena

Scrivendo su un taccuino, entra in scena Giulietta, che va a sedersi sul divano.

Subito dopo entra, recitando in modo appariscente ed esagerato, Luisa.

Luisa. Giammai rivedrò in sul caval gentil il tuo viso ridente, né i tuoi occhi splendenti…

(Giulietta si gira verso Luisa e la interrompe.)

Giulietta. Oh, Luisa, senti che dice il tuo oroscopo.

Luisa (continuando a recitare). Chi osa interromper lo favellar mio?

Giulietta (non fa caso a quelle parole e prende a leggere). Ecco quello che dice. Durante il giorno avrete la tendenza a prendere lucciole per lanterne. (Pausa.) (smette di leggere e, sorridendo, come se avesse detto chissà quale genialità, guarda Luisa che la guarda a sua volta con viso inespressivo, come se non avesse capito il senso di quelle parole.)

Giulietta (con entusiasmo). Dimmi, non è meraviglioso?

Luisa (parlando rapidamente e con tono severo). Che vuol dire?

Giulietta (sorridendo candidamente). Non lo so.

Luisa. Come sarebbe a dire, non lo sai?

Giulietta. Non lo so!  sul serio! Stanotte ho guardato le stelle, ho eseguito degli arcani calcoli, misteriosi e crittografati (mostra il taccuino) e ne è venuto fuori il tuo oroscopo.

Luisa. Tutto qui?

Giulietta. Tutto qui.

Luisa. E ne è venuto fuori quello che hai detto prima?

Giulietta (tutta contenta). Proprio così.

Luisa (assumendo un’espressione sofferente). Oh, cielo! che terribile mal di capo! (si mette il dorso della sua mano sulla fronte, ed esce pavoneggiandosi.)

Palmira (entrando in scena e guardandosi indietro, verso la quinta da cui è appena uscita Luisa). Ma che ha Luisa?

Giulietta. Oh, nulla. I suoi soliti atteggiamenti divistici per attirare l’attenzione.

(Palmira e Giulietta per un po’ si guardano imbarazzate, poi si fanno coraggio e prendo a parlare, quasi contemporaneamente.)

Palmira. Vuoi sentire una barzelletta?

Giulietta. Vuoi sentire il tuo oroscopo?

(Chinano il capo deluse e restano mute.)

Palmira (timidamente). C’era una…

Giulietta. Si?!

Palmira (approfittando di questo accenno d’interesse). C’era una volta un tale che si chiamava peperoncino…

Giulietta (la blocca con un gesto della mano e legge dal suo taccuino). L’influenza di Marte dice che dovrai affrontare molte battaglie, oggi, per farti ascoltare. (si alza ed esce.)

Quarta Scena

Entra in scena Annetta, tenendo tra le mani una sfera di cristallo. Attraversa la scena e va a posare la sfera sul tavolino.

Annetta (entrando). Buon giorno, Palmira.

Palmira. Buon giorno a te, Annetta. Senti la barzelletta che ho inventato stanotte. C’era una volta un tale…

Annetta. …che si chiamava peperoncino!

Palmira (guardandola sorpresa). Come fai a saperlo?

Annetta (con occhi sbarrati e voce roca). Me lo hanno detto gli spiriti! Lo sai che sono in contatto con loro, no?

Palmira (spaventata, asseconda Annetta). Sì, sì… non ricordavo… (si avvia ad uscire continuando a tenere sott’occhio Annetta, che la guarda a sua volta con occhi sbarrati. Palmira è uscita e Annetta scoppia a ridere e si sfrega le mani.)

Annetta (andando a sedersi sul divano). E adesso andiamo a leggere l’edizione del mattino. (si siede e avvicina la sua sfera per osservarla meglio.)

Quinta Scena

Entra in scena Maria. Si guarda attorno con circospezione.  In una mano ha un bicchiere, nell’altra ha una boccetta nera.

Maria. Stavolta ce la farò. Stavolta ce la farò.

Annetta (notando la sua presenza). Maria! Che stai facendo?

Maria (nasconde prontamente le mani dietro la schiena). Annetta! Sei qui?… non ti avevo vista… io…

Annetta (comprensiva).  Cos’altro hai escogitato, stavolta per il tuo suicidio, eh?

(Maria, vistosi scoperta, china il capo e mostra la boccetta nera.)

Annetta. Cos’è?

Maria (triste). Veleno. Istantaneo. (entusiasmandosi). È’ potente, sai? Di quelli buoni. Un sorso e…zac! 

Annetta (sospirando).sempre alla ricerca di nuovi metodi di suicidio! È un vizio che proprio non vuoi toglierti!

Maria. Che male c’è? E? una ricerca, una passione come tante altre. Mi è sempre piaciuto provare nuovi metodi di suicidio.

Annetta (con insinuazione). Sì. Solo che tu, i nuovi metodi di suicidio, li “provavi”… sugli altri. (pausa). Quanti ne hai fatti fuori?

Maria (minimizzando).  Solo cinque o sei…. Forse sette.  Tutti prima di venire in questo posto.

Annetta. Ci troviamo bene, in questo posto no?

Maria. Sì, direi di sì. (sospirando). Se solo mi lasciassero provare i miei metodi! (pausa). Una volta suicidai uno annegandolo nella vasca da bagno. Però la prova non mi è ben riuscita: sapessi come si dibatteva! Penso che non sia un buon metodo, suicidarsi nella vasca da bagno. (Pausa). Maglio un fiume. Un ponte e un fiume. (pausa). Un ponte, un fiume, una pietra al collo e… paff! Un bel tuffo.

Annetta (sorride amorevolmente. Poi, come se si ricordasse). E quello che buttasti dal quinto piano? Ti ricordi?

Maria. Ah, sì. Un ottimo metodo, quello. Basta una spinta al momento opportuno…

(Entra Jenny.)

Jenny. Ah, è qui, la signora Maria. Mi dia quella boccetta. (tenta di toglierle la boccetta dalle mani.)

Maria (stringendo la bottiglietta al petto). No, no. È mia.

Jenny. Me la dia, le dico. (rivolta ad Annetta).  Ci ha provato anche stamattina, con una pistola.

Annetta. E c’è riuscita?

Maria. C’è mancato poco. Se non fosse stato per questa impicciona…

Jenny. La boccetta!

Annetta. Suvvia, Maria, dagliela. Sono sicura che troverai un altro metodo di suicidio molto più bello del veleno.

Maria. Dici?

Annetta. Ne sono certa.

(Maria, indecisa, porge la bottiglietta a Jenny, che l’afferra prontamente.)

Jenny (con aria di rimprovero). Non posso mai stare tranquilla, con lei, eh signora Maria? (esce).

Maria. Sai una cosa, Annetta? Ho pensato molto ad una decisione, in questi giorni.

Annetta. E cioè?

Maria (pensierosa). Ecco… so che hai l’hobby dello spiritismo, tu, no?

Annetta. Sì, è vero. Faccio collezione di anime e di spiriti.

Maria. Beh… avevo pensato che quando sarò morta, quando mi sarò suicidata, potresti evocare il mio spirito.

Annetta (pensandoci su e sorridendo). Sì, potrebbe essere una buona idea.

Maria. Possiamo metterci d’accordo ora stesso, sulle modalità dell’evocazione e sulle notizie che vorrai avere, così mi troverai preparata.

Annetta. Sì. Mi piacerebbe conoscere il nome di ogni cavallo che arriverà primo alle corse di trotto.

Maria (accogliendo la richiesta). Va bene, e poi?

Annetta. Poi… tre numeri al lotto. Anzi no:  Quattro. Quattro numeri al lotto.

Maria. Facciamo cinque? (Annetta annuisce contenta). Va bene, cinque numeri del lotto.

Annetta (sognante). Poi… vorrei che mi apparissi in sogno e che mi svelassi il segreto per uscire da questo posto.

Maria. Va bene. Altro?

Annetta. Poi vorrei…

Maria. Aspetta, che prendo degli appunti. Se no dimentico tutto. (si avvia verso la libreria).

Voce fuori scena. Maria?! Maria, dove sei?

Maria. Oh, ecco che arriva quell’antipatica di Giulietta. Vorrà leggermi il suo odioso oroscopo. Non voglio vederla. (esce in fretta.)

(Subito dopo entra Giulietta).

Giulietta (rimane sorpresa per la presenza di Annetta. Parla con astio). Toh, ci sei tu?

Annetta (idem). Già! (con aria sfottente). Che dicono i tuoi oroscopi? Ti parlano le stelle?

Giulietta. Più di quanto non parlino i tuoi spiriti. Li conosco, sai?

Annetta (adirata). Conosci che cosa?

Giulietta. I tuoi trucchi da vecchia megera… ma lasciamo perdere.

Annetta. Trucchi? Io? Megera? Io? E lo dici proprio tu che tenevi una rubrica di oroscopi in una radio privata di quarta categoria poi fallita?

Giulietta (con orgoglio). Ed era una rubrica molto seguita, sàppilo. Gli ascoltatori non smettevano mai un istante di telefonarmi. Volevano tutti conoscere il proprio oroscopo.

Annetta. A pagamento. (ridendo maliziosamente). Poi ti venne in mente di predire ad una ascoltatore una morte violenta entro pochi giorni.

Giulietta (fiera). E ci azzeccai. Dopo due giorni quell’ascoltatore venne trovato pugnalato.

Annetta. Ci azzeccasti perché fosti tu ad architettare l’uccisione di quel tale.

(Giulietta si gira porgendo le spalle ad Annetta e tace: segno che le parole di Annetta sono veritiere).

Annetta (incalzando). E in seguito ripetesti ad altri la storiella dell’immane sciagura (imitando buffamente Giulietta). “Avrai un incidente…. Subirai un attentato…” E così via. E per dimostrare che le tue previsioni erano valide, ecco che uccidesti uno dei tuoi ascoltatori investendolo con l’auto. A un altro gli sparasti e un altro ancora lo pugnalasti. Il secondo morto con un pugnale ti è stato fatale.

Giulietta. Però la mia rubrica ebbe un gran successo. Tutti dicevano: “Questa astrologa è bravissima, ci azzecca sempre”. E fu un trionfo. Quelle sciagure erano veramente predette dagli astri. E gli astri non possono sbagliare. Gli astri non sbagliano mai.

Annetta. Quanti ne facesti fuori?

Giulietta. Nove.

Annetta. Tu e i tuoi oroscopi!

Giulietta. Ed altri ne avrei indovinati, di oroscopi, se non fossi venuta in questo posto.

(Senza replicare, Annetta prende la sua sfera).

Giulietta. Ma tu come fai a conoscere la mia storia?

Annetta (accarezzando significativamente la sfera). Altro che oroscopi!

Giulietta. Ma tu, chi sei?

(Annetta si avvia ad uscire senza rispondere).

Giulietta (gridando). Chi sei? Hai sentito? Chi sei?

(Annetta esce, Giulietta resta muta ad osservarla).

Sesta Scena

Entra in scena Sara e prende ad innaffiare le piante, canticchiando allegramente.

Sara. È’ una bella giornata, oggi. I miei fiori trarranno un immenso beneficio da questo bel sole.

(Giulietta si sposta senza parlare).

Sara (non ottenendo risposta, si volta a guardare Giulietta). Giulietta, che hai? Sembri stravolta.

Giulietta (riprendendosi). Niente, niente. (Esce).

(Mentre Sara riprende ad innaffiare, fa il suo ingresso Caterina).

Caterina. Ho riposto il mio libro antico in un posto sicuro: non voglio che me lo rubino.

Sara. Hai fatto bene. Sapessi che gente c’è in questo posto!

Caterina. A chi lo dici!

(Entra in scena Maria. Ha in mano un lungo coltello, ha un’aria minacciosa).

Maria. Vedete questo coltello, ragazze?

Caterina. Lo vediamo, lo vediamo.

Sara. E allora?

Maria. Pensate che si possa morire bene, trafiggendosi il cuore con questo?

Caterina. Non lo so, non abbiamo mai provato?

Maria. Volete provare?

Sara. Oh Dio, ci risiamo! Io me ne vado. (esce).

(Caterina, non prestando attenzione a Maria, prende un libro dalla libreria. Maria si avvicina minacciosa, come se volesse pugnalarla).

Caterina. Sai una cosa, Maria? Io dico che non lo farai mai.

(Maria si ricompone, credendosi ormai scoperta).

Maria. Che cosa non farò mai?

Caterina. Non ti suiciderai mai. E’ anche vero che sei alla ricerca di un metodo, ma, cribbio: non ne trovi mai uno che ti sta bene, con tanti che ne esistono.

Maria (meravigliata). Ma…  Caterina: io cerco il migliore!

Caterina (compassionevole). Maria, qualunque suicidio dà il medesimo risultato!

(Entra in scena Jenny).

Jenny (sforzandosi di essere paziente). Mi vuol dare quel coltello, per cortesia?

Maria. No!

Jenny. Me lo dia!

Maria. No e no!

(Jenny fa per avvicinarsi, ma Maria alza minacciosa il braccio, brandendo il coltello).

Caterina (seccata). E daglielo, Maria.  In fondo, uccidersi con un coltello non è un buon metodo.

Maria. E perché?

Caterina. Perché col sangue si sporca il vestito, dovresti saperlo, no?

Maria. Già! Quella volta che lo provai, il bianco vestito di quella ragazza diventò completamente rosso.

(Maria riflette, si rassegna e porge il coltello a Jenny che lo prende e, sbuffando, esce).

Maria. Senti, Caterina. So che fai collezione d’oggetti d’antiquariato. T’interessano le monete antiche?

Caterina. Diamine! Certo, che m’interessano.

Maria. Io posseggo una collezione di monete del Sei e Settecento. Quando mi sarò suicidata, penso che te le lascerò in eredità.

Caterina. Oh, Maria. Dici davvero?

Maria. Certo, certo. Ma non dirlo a nessuno, eh?

Caterina. Sarò muta come un pesce.

Maria. Beh, ora devo andare. Ho ancora molti studi sul suicidio che mi aspettano. Metodi da inventare. (Esce).

Settima Scena

Sara fa capolino dal lato opposto a quello da cui è uscita Maria.

Sara. Se n’è andata? (entra in scena). Finalmente. Ho temuto di non riuscire ad innaffiare questi fiori, oggi.

Caterina. Sara…

Sara. Sì?

Caterina. Perché ti trovi in questo posto?

Sara (sorridendo). Oh, forse un giorno te lo dirò. È una storia lunga. (pausa). E tu?

Caterina. Io, cosa?

Sara. Tu perché ti ci trovi?

(Entra in scena Luisa, recitando come il solito).

Luisa. Ma cosa mi vuoi tu far, mio dolce e tenebroso cavaliere? Io sono una virgin fanciulla che al tuo maniero giammai  verrà. Io non ti lascerò espugnal la mia intima fortezza.

Sara (con ironia). Sentìtela, la grande attrice.

Luisa. Chi è quella villan donzella che così osa parlar d’una nobil dama?

Sara (imitando la recitazione). È colei che di te conosce la vita grama. (ride, trascinando nel riso anche Caterina).

Luisa (tralasciando di recitare, si mostra combattiva). Cosa vorresti dire?

Sara. Me l’ha detto, Jenny, sai? Quella lì sa tutto di tutte, in questo posto.

(Entra Giulietta, che ha sentito l’ultima frase).

Giulietta. Dici davvero? Jenny sa tutto di tutte?

Sara. Sì.

Giulietta (attraversando sveltamente la scena). Vado a farmi narrare la vera storia di Annetta e dei suoi spiriti. (Esce).

Caterina. Jenny conosce i segreti di tutte noi, e li racconta in giro? E la nostra privacy?

Sara. La racconta dietro compenso. Per ogni storia vuole un tot (strofina pollice e indice).

Caterina (imbarazzata). E… di me… sai qualcosa?

Sara. No. Ho comprato solo la storia di quella lì (indica sprezzante Luisa). Così impara.

Luisa. E sentiamo. Cosa ti ha detto di me?

Sara (misteriosa e sorridente va a sedersi sul divano). Vuoi proprio saperlo?

Luisa (scettica). Non è vero. Tu non sai niente.

Sara. Tu eri… una specie di attrice fallita.

Luisa. Fallita, io?

Caterina. Shhh! Zitta Luisa, e falla parlare.

Sara. Un giorno ti si presentò l’occasione di recitare in una rappresentazione vera. Oh, nulla d’impegnativo, si capisce, ma quella tua piccola parte ti avrebbe permesso di uscire dall’anonimato delle spogliarelliste: non ti potevi far sfuggire quell’occasione.

(Entra in scena Palmira).

Palmira (interrompendo). Il tale che prima si chiamava peperoncino…

Caterina (interrompendola a sua volta). E smettila con questo tuo peperoncino! (pausa). Avanti, Sara, continua.

Sara. Non ti volevi far scappare l’occasione. Dovevi dimostrare che sapevi recitare, che eri una grande attrice.

Luisa. Lo sapevano tutti, non avevo bisogno di dimostrarlo.

Sara. La parte prevedeva che dovessi pugnalare il tuo amante…

Luisa (con foga). E recitai meravigliosamente quella scena recitai in modo realistico. Fu un trionfo.

Sara. Tanto realistico che pugnalasti veramente il tuo partner.

Luisa. Fu un incidente. Non sapevo che il coltello era quello di scena. Qualcuno lo aveva sostituito.

Sara. E infatti nessuno ti accusò, quella volta. Ma quando la sera della Prima uccidesti anche il nuovo attore, non ci furono più scuse. E per te fu la fine.

(Luisa non risponde. Si è calmata. Sta muta qualche secondo).

Luisa. Già! Poi venni in questo posto e smisi di recitare.

(Luisa si guarda attorno, confusa, fa alcuni passi di danza e riprende a recitare con il solito tono).

Luisa. Essere o non essere? Perché sei tu Romeo? Rinnega il tuo nome. Questo è il dilemma. (si blocca di colpo e diventa pensierosa, triste. Poi, corrugando la fronte:) non ricordo più le battute… strano. Non ricordo più le battute. (esce).

(Sara, Palmira e Caterina la seguono con lo sguardo durante la danza sino a quando esce).

Ottava Scena

È Palmira che rompe il silenzio.

Palmira. Una signora telefona all’idraulico. “Venga, presto. Il mio rubinetto perde”. E l’idraulico: “E chi vince?” (ride vistosamente).

(Sara e Caterina la guardano con espressione di commiserazione. Palmira smette di ridere e, delusa, esce).

Caterina. Dimmi, Sara, come fa Jenny a sapere tutto di noi?

Sara (confidenzialmente). Mah, ho saputo che è un’allieva detective. Studia spionaggio per corrispondenza.

Caterina (sorpresa). Ma no! Ed io che credevo fosse solo la cameriera di questo posto!

Sara. E lo è, infatti. Solo che ha fatto delle indagini su ognuna di noi. I suoi docenti gliel’hanno assegnato come compito d’esame. E lei ha scoperto tutto.

Caterina. E dora vende le storie di ognuna di noi a tutte le altre?

Sara. Proprio così.

Caterina. Ma tu come hai fatto a scoprire il suo giochetto?

Sara. Una volta ho visto una lettera dentro ad un cassetto. Era indirizzata proprio a Jenny. Io l’ho aperta… ma per puro scrupolo di coscienza, però!

Caterina. Si capisce, Sara, si capisce: per puro scrupolo di coscienza. E allora?

Sara. Ho voluto vedere da chi mai potesse ricevere posta una cameriera.

Caterina. E da chi la riceveva?

Sara. Dai suoi docenti. I suoi superiori, in realtà.

Caterina. Senti, Sara sono sicura che prima o poi, noi due compreremo le storie l’una dell’altra. Perché non ce le raccontiamo a vicenda, in modo da fregare quella cameriera?

Sara (pensandoci su). Mi sembra una buona idea. Cominci tu o comincio io?

Caterina. Dai racconta tu, per prima.

(Sara si avvicina alla finestra e guarda fuori, nostalgicamente).

Sara. Vedi il giardino là fuori?

(Caterina va a guardare alla finestra).

Caterina. È  bello.

Sara. Una volta ne avevo uno anch’io, molto più bello, là al mio paese, dove abitavo prima di venire in questo posto. C’erano tanti bei fiori, rari, profumati… un giorno capitò a casa mia un vagabondo che distrusse la vita di una delle mie piante più rare. Io non capii più nulla e recisi, con la forbice da potare, la gola di quel vagabondo. (Pausa). Io non volevo andare in prigione. Non potevo, capisci…? Avevo i miei fiori a cui pensare.. perciò decisi di seppellire il cadavere del vagabondo nel mio giardino. E per occultare quella tomba vi seminai sopra dei semi di fiori rari. Dopo qualche tempo notai una cosa meravigliosa. Nel punto in cui avevo sotterrato il cadavere, i fiori che vi avevo seminato erano spuntati più in fretta ed erano germogliati in breve tempo. In più erano di un colore mai visto prima in un fiore. Erano… non so, più splendenti, più… ( si ferma come se non trovasse il termine adatto) …e capii tutto. Capii che il corpo sepolto aveva fatto da concime. Perciò volli ripetere l’esperimento. E poi un’altra volta. E un’altra ancora. E tutte le volte spuntarono dei fiori magnifici, di un colore stupendo, di un profumo inebriante. Quei fiori cresciuti sui corpi delle vittime erano unici, non ne esistevano di altri, così belli in tutto il mondo. (sorride al ricordo). I miei fiori erano così belli che il sindaco mi offrì una zona del parco pubblico per creare un Giardino Botanico. Io accettai e quel Giardino divenne famoso nel mondo. (Pausa, sospira). Poi venni in questo posto.

(Entra Luisa. Ha un’aria combattiva).

Luisa. Dimentichi di dire che tra le persone che facesti… (con sarcasmo) …”diventare concime” ci furono un bambino di otto anni, il tuo ex fidanzato, e la tua migliore amica.

Sara (si avvicina a Caterina e le parla come se si volesse giustificare ai suoi occhi). Quel bambino era un vero demonio. Con quel suo pallone aveva rotto i vetri delle finestre di tutto il quartiere. Quanto a Giorgio, il mio ex fidanzato, io l’amavo…

Luisa (con cattiveria). L’amavi e l’uccidesti?

Sara. Non l’ho ucciso. L’ho seppellito vivo dopo averlo stordito.

(Luisa fa un’amara risata).

Sara. Io l’amavo. Non potevo ucciderlo. Lo amavo e l’odiavo perché mi aveva abbandonata per sposare Rosina, detta la rossa, una donnaccia che si faceva passare per ballerina.

Luisa (intervenendo risentita). Rosina era una vera ballerina. Era mia amica, aveva studiato recitazione nel mio stesso corso, all’Accademia. Era la più brava, la migliore.

Caterina (sommessamente). E la tua migliore amica, Sara, perché?

Sara. Quello fu un errore. Non so neppure io perché lo feci. Ma ritrovarmi con le forbici in mano, in quella serra, sola con lei, il giorno dell’inaugurazione… fu un impulso irresistibile, per me. (sorride amaramente). Ma tutti gli altri stavano arrivando, arrivarono… mi scoprirono… con lei, lì, quasi ai miei piedi, morta… (Sara si blocca, guarda le altre che la fissano,  mute. Riprende il suo innaffiatoio ed esce lentamente).

Nona Scena

Dopo l’uscita di Sara, Luisa si muove nervosamente.

Caterina. Eravate molto amiche con Rosina la rossa?

Luisa. Sì, tanto. (cambiando discorso). E tu, Caterina, perché ti trovi in questo posto? O vuoi mantenere anche tu “il segreto”?

Caterina. No. Tanto ormai nessuno più potrà avere segreti da mantenere.

(Entra Giulietta. Ha in mano il suo taccuino).

Giulietta (alza in aria il taccuino). Gli Astri predicono sciagura, in questo posto, nelle prossime ore.

Luisa. Sapevate che Jenny, la serva, è una detective? Vale a dire un’impicciona?

Giulietta. E chi non lo sa, ormai? Mi ha appena finito di raccontare al storia di Annetta (con enfasi) quella che fa “collezione di anime”. E anche le vostre storie, già che c’era. Me le ha vendute per poco: il suo oroscopo per tutto il mese.

Caterina (imbarazzata). Giulietta… io…

Giulietta.  Che c’è? Vuoi anche tu l’oroscopo?

Caterina. No, volevo solo sapere… cosa ti ha detto di me Jenny?

(Giulietta la guarda. Poi guarda anche Luisa).

Giulietta. Lo vuoi proprio sapere? Ebbene, sì. Mi ha detto che eri povera. Eri povera, ma nonostante tutto facevi una collezione proibita ai poveri: collezionavi roba d’arte, roba antica, roba costosa.

Luisa. E che male c’è a collezionare antichità?

Giulietta. Oh, niente, nessun male. Solo che gli oggetti antichi non si trovano sui marciapiedi. Caterina, gli oggetti che le piacevano, li aveva visti in un posto ben preciso. Vero, Caterina?

Caterina. Aveva un negozio d’antiquariato proprio davanti casa mia. Aveva i più begli oggetti che un collezionista possa desiderare. E li teneva per sé. Non voleva cedermeli neppure dopo aver approfittato di me, del mio corpo. Rimangiandosi la promessa che mi aveva fatto.

Giulietta (comprensiva).e facesti fuori quello strozzino d’un antiquario. (le batte una mano sulla spalla). Ti capisco, cara Caterina.

Luisa (sorpresa). Ma non puoi trovarti in questo posto per un banale omicidio! Era naturale che tu uccidessi quell’antiquario. Magari era un semplice rigattiere.

Giulietta. Ma non è per quell’omicidio che è in questo posto.

Caterina (rievocando). Dopo di lui, ne vennero altri, tutti con lo stesso proposito di non cedermi i loro oggetti. E così uccisi anche loro. Nessuno doveva possedere quegli oggetti, oltre me. Io amo gli oggetti antichi. Loro non li amavano. Loro volevano solo guadagnarci. Mercificavano l’arte… (pausa).

Luisa. Ora ti capisco anch’io, Caterina.

(Caterina annuisce col capo nell’atto di ringraziare le due donne per la loro comprensione. Sorride).

Decima Scena

Entra Maria tenendo in alto un braccio. Il pugno chiuso.

Maria (contenta). Ci sono, ci sono. Eureka! (lugubre). Ho trovato una buona morte, finalmente.

Caterina (scettica).sentiamo. di che si tratta, stavolta?

Maria (indicando il pugno). Ce l’ho qui. Non vi dirò di che si tratta. Stavolta non ve lo dirò. Lo scoprirete da sole, quando mi troverete cadavere.

(Entra Jenny furibonda).

Jenny (cercando di controllare il suo nervosismo). Signora Maria! Mi dia subito quella lametta. (Tende il braccio a mano aperta.)

Maria (decisa). No!

Giulietta ( a Maria). È un giorno che ti cerco per dirti che il tuo oroscopo annunzia che uno di questi giorni sarà fatale, per te. Quindi non esagerare.

Jenny (imperiosa). Signora Maria, le chiedo ancora una volta di darmi subito quella lametta.

Maria. No. (Si gira ed esce scappando. Jenny le corre dietro.) (Entra in scena Palmira.)

Palmira (allegra). Disturbo?

Caterina (stancamente). Palmira, no. (Si va a sedere).

Palmira (mentre parla entra in scena Sara). Allora permettete che vi racconti una barzelletta?

Sara. Purché non sia una delle tue solite.

Palmira. Questa l’ho appena creata.

Luisa (tollerante). E allora dai, sentiamo. ( va a sedersi. Si siede anche Sara. Palmira si prepara e si compone come se stesse per esibirsi davanti ad una platea.)

Palmira. Un gruppo di esploratori arriva in un villaggio primitivo. Il capo della spedizione si fa avanti  e, camminando in testa ai suoi uomini, per la via principale del villaggio, grida: “Pace e benessere! Arriva a voi la civiltà!.”

E i selvaggi assiepati sugli usci delle capanne, gridano “Gniska, gniska!” e l’esploratore “guariremo i vostri malati!”  e i  selvaggi “gniska! Gniska!” “ Avrete la luce elettrica! “gniska, gniska!” e l’esploratore “Ascolterete la radio!” “ gniska, gniska!”.

A questo punto emerge dalla folla lo stregone capotribù e dice (parlare con voce cavernosa, leggermente nasale): “Seguitemi. Vi farò visitare il villaggio. Ma state attenti a non mettere i piedi nella gniska.”

(N.B. per narrare la barzelletta occorre che si cambi il tono della voce, a seconda che si debba far capire che a parlare è una volta l’esploratore e un’altra volta il coro dei selvaggi. Sarà opportuno gesticolare alzando le braccia nel momento in cui si dirà “Gniska! Gniska!” comunque la barzelletta dovrà essere raccontata nel migliore dei modi, per ottenere il sicuro effetto comico.)

(Tutti i personaggi che si trovano in scena ridono. Palmira si mostra soddisfatta per essere finalmente riuscita a raccontare una barzelletta valida.)

Luisa (alzandosi e camminando con atteggiamenti divistici). Io vado: ho una nuova parte da studiare. (esce)

Caterina. Vado via anch’io. (si alza ed esce.)

Palmira (rivolta a Sara che è rimasta seduta) E tu non vai via?

Sara. No. Io ho già innaffiato tutti i miei fiori.

Palmira. Vuoi che ti racconti un’altra barzelletta?

Sara. Uhm… perché no?

Palmira (contenta). Bene. (si avvicina a Sara e si siede). Un tizio domanda ad un selvaggio: è sicuro che non ci siano più cannibali da queste parti? E il selvaggio: sicurissimo, abbiamo mangiato l’ultimo due giorni fa. (Sara ride. Nel contempo entra Jenny)

Jenny. Scusate: avete visto la signora Maria? Ha ancora la lametta.

(Palmira e Sara scuotono la testa e rispondono di no. Jenny borbottando esce. Subito dopo entra Maria)

Maria. Non gliela darò vinta, stavolta, a quella rompiscatole!

(Sara e Palmira prendono a conversare; parlano come se Maria non fosse presente e non si curano degli sguardi che Maria lancia ora ad una, ora all’altra. Maria sposta la testa per guardare alternativamente Sara e Palmira; man mano che queste parlano Maria compie gesti adeguati.

Sara (rivolta a Palmira). Oh no, ancora lei!

Palmira. Penso proprio che Maria debba smetterla con la sua mania.

Sara. Vedrai che uno di questi giorni si farà male veramente.

Palmira. Ma dove troverà mai quelle armi in questo posto?

Sara. Mah! Io dico che è d’accordo con Jenny!

Palmira. (sorpresa). Dici?

Sara. Per forza deve essere lei!

Palmira. E perché mai?

Sara. Per poi levargliele, no?

Palmira. Una volta ho visto Maria mettere 200 compresse di sonnifero in un bicchiere d’acqua.

Sara. E non è morta?

Palmira. Non era mica il suo bicchiere! Era quello di Jenny. Per fortuna Jenny è aspirante detective e, vedendo il flacone vuoto, capì tutto e versò l’acqua che stava per bere.

Sara. Adesso ha lametta.

Palmira. Ma io non ci credo, non sarà vero: gliel’hai vista tu?

Maria (intervenendo). Sì che è vero. Eccola qui (e mostra la lametta. Palmira, che si aspettava quella mossa, gliela toglie prontamente dalle mani.)

Maria (piagnucolando). Oh, no! (si lascia cadere a sedere sulla sedia.)

Palmira. Questa la porterò io stessa a Jenny.(esce.)

Maria. È la seconda volta che mi frega, oggi. E pensare che inventa barzellette! (pausa). Dovrebbe avere uno spirito tale da prendere a ridere il mio suicidio. (pausa). Palmira è totalmente pazza!

Sara. A proposito: mi sai dire perché Palmira si trova in questo posto? Tutte ci troviamo in questo posto per un motivo o per un altro, ma Palmira perché è qui?

Maria. Oh, Fatti suoi. Invece so perché tu sei qui.

Sara (sospirando). Non mi meraviglio!

Maria. Ti ho sentita mentre raccontavi la tua storia; ero nascosta di là.

Sara. Meglio così. Ora non ho più segreti per nessuno sulla coscienza.

Maria. Io… volevo dirti che… (risoluta): poiché hai una nobile passione, quella del giardinaggio, ho pensato di farmi seppellire tra i tuoi fiori, quando mi sarò suicidata.

Sara. (incuriosita). Che vuoi dire?

Maria. Voglio dire che quando mi sarò suicidata, mi potrai seppellire in giardino; anzi: lascerò scritto di esaudire queste mie ultime volontà.

Sara. Sei decisa a farlo?

Maria. Certo! E voglio che tu semini sul mio corpo i più bei fiori del mondo.

Sara. Oh, Maria, ti ringrazio!

Maria (sorridendo stancamente). Di niente, di niente.

Sara. Vieni, ti faccio vedere i fiori che ho seminato il giardino. Sono germogliati magnificamente. (escono.)

Undicesima Scena

Dopo l’uscita di Sara e Maria, la scena rimane vuota per qualche secondo.

Entra Annetta. Va a posare la sfera sul tavolino. Subito dopo entra Luisa.

Luisa. Oh, annetta, tu che di sogni te ne intendi, che interpretazione si può dare al sogno che ho fatto stanotte?

Annetta. Che cosa hai sognato?

Luisa. Ho sognato di essere inseguita. No so da chi.. ero inseguita e basta. E correvo… correvo… poi caddi dentro ad un fosso e sopra di me cadde una rete che mi prese in trappola…. Cosa vuol dire tutto ciò?

Annetta. Oh, è un sogno dalla facile interpretazione.

Luisa (guardando Annetta, come in attesa della risposta). E allora?

Annetta. Eri inseguita. Bene. Si può essere inseguite da una o più persone. Da una valanga o da un animale. Da qualcosa, insomma, che può costituire pericolo di morte. (concludendo semplicisticamente:) Tutto questo vuol dire che tu hai paura.

Luisa (annuisce. Poi, con ansia). E… e la trappola? E la caduta nel fosso?

Annetta. Di solito, nei sogni, quando si cade da una rupe, da un grattacielo o da altezze simili, ci si sveglia prima di arrivare in fondo. Questo perché, oltre, c’è la morte. E non si può sognare oltre la morte se non morendo. Anche il particolare della caduta nel fosso indica che la paura ti domina, e questa è una paura ben precisa: la paura della morte.

Luisa. Ma la rete, che c’entra la rete?

Annetta. La rete denota il desiderio di uscire, di fuggire da un luogo in cui non si vorrebbe più stare.

Luisa. Potrebbe essere questo posto, da qualche giorno, infatti, io ho paura di stare ancora qui.

Annette. Tutte volevamo andare via da questo posto, all’inizio, ma poi ci siamo adattate. Tu sei l’ultima arrivata, ma anche tu ti ci abituerai, col tempo.

(Entra Palmira nell’atto di ragionare tra sé e sé, sta inventando una barzelletta. Senza parlare, ma facendo dei piccoli gesti, attraversa la scena e va a sedersi sul divano. Quindi entra Jenny e va a prendere un libro dagli scaffali. Mentre sta per uscire, Annetta l’afferra per un braccio e le parla cercando di non farsi udire da Palmira. Luisa si avvicina per ascoltare pure lei).

Annetta. Ehi Jenny, ma perché Palmira si trova in questo posto?

(Jenny alza le spalle per far intendere che non lo sa).

Jenny. E chi lo sa? La sua storia è un mistero. Sono riuscita a scoprire il passato di tutte, ma non quello suo.

Palmira. E non lo scoprirai mai.

(Le tre donne, vistosi scoperte, assumono un’aria indifferente. Palmira prosegue).

Palmira. Nessuno potrà mai scoprirlo. Neppure io conosco la mia storia. Il mio passato è un mistero. So solo che mi piace inventare e raccontare barzellette.

Jenny (come se ricordasse di avere da fare altrove, esce). Oh, cielo! Ho il latte sul fuoco.

(Entrano Maria e Sara nell’atto di conversare).

Maria. Hai dei fiori stupendi, Sara.

Sara. Grazie, Maria.

(Entra Giulietta, avanzando decisa).

Giulietta. Ah, sei qui, Annetta. (guardando le altre). Ci siete quasi tutte, a quel che vedo. Meglio così.

Annetta. Toh, è arrivata la grande astrologa.

Giulietta. Dimmi, annetta.

Annetta. Sìììììì?!

Giulietta. Perché, tu, ti trovi in questo posto? (Annetta non vorrebbe rispondere e fa per andare via).

Giulietta. Vai via, eh? Hai paura di rivelare chi sei veramente. Altro che grande spiritista, come ci volevi far credere.

(Le altre donne guardano Annette, come se aspettassero una sua replica, una giustificazione).

Annetta (si siede con aria arrendevole). E va bene, che ti ha detto Jenny, di me?

Giulietta (con aria di vittoria). Che nelle tue sedute spiritiche non hai mai evocato nessuno.

Annetta (sorpresa). No, non è vero. E la mia collezione di anime, allora?

Giulietta. Non l’hai mai avuta, quella collezione.

Annetta. Come può dire questo? Tutto sì, ma questo no, no.

Giulietta. Tu eri esasperata dal fatto che, nelle tue sedute, non si manifestava nessuno spirito…

Annette. All’inizio, forse no. Ma in seguito…

Giulietta. In seguito, un giorno, uccidesti tuo marito sperando che, almeno lui, ti si manifestasse.

Annetta. E lo fece. Dopo due giorni lo evocai e mi parlò.

Giulietta (ironica). E che ti disse?

Annetta. Mi disse… che mi aveva perdonato, ecco.

Giulietta (aggressiva). E perché uccidesti tua figlia, la tua bambina?

(Annette affonda il viso tra le mani e scoppia a piangere).

Giulietta (incalzando). Uccidesti anche tuo figlio.

Annetta. Basta. Basta.

Giulietta (a tutte). Quanto alla sua sfera di cristallo… Annetta non vi ha mai letto nulla.

Sara (ad Annetta). È veramente così?

Giulietta. È si capisce che è così. Lei non aveva mai evocato nessuno, non aveva mai predetto nulla e allora uccise le persone a lei più care sperando che, almeno loro, l’accontentassero.

Annette (replicando con energia). Ma poi sono riuscita ad evocare chiunque. In seguito mi si sono manifestati anche gli spiriti che non conoscevo, non solo quelli dei miei cari. Dovete credermi.

Luisa. Ti crediamo, Annetta. Ti crediamo. (Giulietta sorride sarcastica).

Annetta. Ed ho scoperto anche perché prima non riuscivo ad evocare nessuno. Ma l’ho scoperto troppo tardi. L’ho scoperto quando ormai ero in questo posto.

Jenny (chiama da fuori scena). Signora Maria. Signora Maria!

(Maria va a nascondersi dietro al divano).

Jenny (entrando). Avete visto la signora Maria?

Sara (acida). No. Qui non si è vista.

Jenny. Santo cielo, dove si sarà cacciata?

Giulietta (ironica). Non sei una detective, tu?

Luisa. Non sei un segugio?

Annetta. Fai delle indagini, come hai fato con tutte noi.

Giulietta. Tròvatela da te, la cara signora Maria.

Luisa. A che ti servono le lezioni di detective se non riesci a trovare una donna come Maria in un posto come questo?

Jenny (arrabbiata). Il fatto è che in un posto come questo non si riesce a viverci, quando c’è gente come tutte voi..

(Jenny esce adirata. Maria viene fuori dal suo nascondiglio e tutte insieme le donne ridono).

Palmira (svegliandosi dal suo torpore). C’era una volta un tale…

Tutte le altre, in coro. … che si chiamava peperoncino.

(Ridono ancora, insieme).

Annetta (con aria implorante). Sentite: è molto tempo che non evoco uno spirito. Che ne direste di organizzare una seduta spiritica?

Sara. Qui?

Giulietta (sarcastica). Una seduta “spiritica” di quelle “tue”?

Palmira (tutta contenta). Sì, sì. Facciamola, facciamola.

(Entra in scena Caterina).

Caterina. Cos’è che volete fare?

Giulietta (sprezzante). Una seduta. Spiritica! Tsè!

Caterina (entusiasta). Davvero? Io ci sto

Luisa. Anch’io.

Sara. Io pure. Potremmo evocare il mio povero Giorgio.

Maria. Io potrei chiedere a un morto suicida se è bello suicidarsi.

(Tutte quante si girano a guardare Giulietta, come se aspettassero la sua ultima parola).

Giulietta (esitante, poi con aria di sfida). E sia! Così finalmente sarà dimostrata la tua incapacità. Ma ti avverto: non usare trucchetti. Con me non ti riusciranno.

Luisa (alzando la voce per sovrastare il bisbiglio di commento delle altre donne). Allora tutte d’accordo?.

Annetta (alzando anche lei la voce). … oh, molto bene, faremo la seduta. Ma non adesso. Stanotte, a mezzanotte.

(Tra risatine e vivaci parole di commento, si distingue la voce di Palmira).

Palmira.  Intanto lasciate che vi racconti  una barzelletta. C’era una volta un tale che si chiamava peperonc…

(Sipario).

FINE PRIMO ATTO

ATTO SECONDO

Prima Scena

Oltre i vetri della finestra è buio: è sera. Annetta è seduta sul divano, pensierosa. Entra, recitando come al solito, Luisa.

Luisa. La morte! Cos’è la morte? Un semplice passaggio per poi tornare a vivere?

Annetta. È molto di più di quel che tu credi. O molto di meno, a seconda dei casi.

Luisa (tralasciando di recitare). Speri davvero di riuscire ad evocare delle anime, stanotte?

Annetta. Spiriti!

Luisa. Come?

Annetta. Spiriti. Evocherò degli spirito. Non delle anime.

Luisa. C’è differenza?

Annetta. Tanta. (si alza). Più volte mi sono apparse in sogno delle anime, e sempre vi è stato lo stesso dialogo.

(N.B. -  durante la narrazione del sogno, Annetta deve cambiare tono a seconda se a parlare sia lei o l’anima con cui dialoga).

Annetta. Sei uno spirito, tu?

Anima. No, sono un’anima.

Annetta. C’è differenza?

Anima. Tanta differenza.

Annetta. E qual è?

Anima. Io sono un’anima. Ogni anima si è separata dal un corpo che non è più. Io sto comunicando con te, con la tua ragione, per mezzo del tuo spirito. Noi anima vaghiamo, vaghiamo sempre. Siamo senza tempo, senza spazio. Siamo morte e sempre moriamo. Moriamo tutti i momenti. Noi anime non abbiamo memoria. Lo spirito, sì. Noi anime non abbiamo legami, siamo libere. Lo spirito è legato alle cose terrene. Io mi posso manifestare soltanto nei sogni. Gli spiriti si manifestano nelle sedute, quando sono chiamati. Nelle sedute spiritiche si evocano degli spiriti, non delle anime. Gli spiriti ti si possono manifestare, le anime, no. Lo spirito, essendo legato alle cose terrene, è sempre presente nello stesso luogo. Spesso il luogo è quello dove visse il corpo che lo racchiudeva da vivo. Ecco qual è la differenza. Noi anime vaghiamo di qua e di là, in cerca di qualcuno da intrattenere, di qualcuno col quale comunicare. E parliamo, parliamo sempre. E chi ci ascolta, chi ci dà retta, comincia un po’ a morire. Ecco perché chi ci incontra deve andare per la sua via: non deve fermarsi. Per chi si ferma è la fine: diventa anche lui un’anima, un’anima in pena, un’anima persa, anche se il suo corpo vive. La Terra è piena di anime in pena, in cerca di qualcuno con cui comunicare. E molti sono i vivi che si fermano a parlare. E il loro spirito, voglioso com’è, di “vivere”, di divertirsi, ne soffre. Milioni di uomini hanno già perso l’anima depositandola nei loro uffici e nelle fabbriche, e non danno ascolto al loro spirito che li spinge a fare altre cose, che li spinge a… creare, a divertirsi, a fare ciò che un “corpo” dovrebbe fare per vivere in simbiosi armonica col proprio spirito. Ma molti uomini non danno loro ascolto e preferiscono vivere da morti, vivere come morti. … Eccola, la differenza.

Annetta. Potrò incontrarti, domani?

Anima. Domani? Cos’è il domani? Per noi non c’è domani. Né ieri. Né oggi. Il messaggio che hai ricevuto, te l’ho  comunicato per secoli e in un momento. Come un sogno, che in un solo istante ti può far vivere una vita intera.

Annetta. Aspetta, non te n’andare. Chi sei?

Anima. Chi sono? Sono un’anima.

Annetta. Di chi?

Anima. Di chi? Sono un’anima. E basta. Noi anime siamo tutte uguali.

Annetta. E non vi fermate mai?

Anima. No. Non ci fermiamo mai…. Mai…

(Annetta, stanca, cade a sedere su una sedia. Entra in scena Palmira e per qualche istante guarda Annetta e Luisa. Accorgendosi che le due donne sono malinconiche, cerca di tirare su il morale).

Palmira. cos’è questo mortorio? Mi sembrate due anime in pena.

(Annetta e Luisa la guardano mute).

Palmira. via, voglio fare lo sforzo di raccontarvi una barzelletta. Volete? … Oh, vedo che tacete. E chi tace acconsente. Dunque: al ristorante, un cliente trova una mosca nella minestra. Chiama il cameriere e gli dice: che cosa ci fa questa mosca nella mia minestra? E il cameriere: si direbbe che nuoti, signore!

(Palmira guarda le due donne e vedendole ancora serie continua a narrare, sorridendo).

Palmira. forse sta imparando a nuotare, signore! (le due donne non ridono, Palmira, sì).

Palmira. qui avreste dovuto ridere. Che cos’è che non ha funzionato? Il finale? (Pausa). Cambiamo il finale. Dunque: al-ristorante-un-cliente- eccetera-eccetera-chiama-il-cameriere- e gli dice: cosa ci fa questa mosca nella mia minestra? E il cameriere: beh, si direbbe che stia cenando anch’essa, signore! (Palmira resta in ansiosa attesa della risata, che non arriva. Guarda le due donne).

Palmira. non vi fa ridere neanche questo finale, eh? (Sta per desistere, quando, improvvisamente, esplode). Ho trovato. Che cosa ci fa questa mosca nella minestra? E il cameriere: ah, dannata mosca! Mi aveva detto che era stata invitata da lei, signore. (visto che nessuno ride, Palmira si avvia, triste, ad uscire. Fa alcuni passi e si gira a fare un ultimo tentativo). Cameriere, cosa ci fa questa mosca nella mia minestra? E il cameriere…

(Improvvisamente entra in scena Maria e  ruba la battuta, anticipando Palmira).

Maria. Suicidio, signore! (tutte ridono).

Palmira (sorpresa). Maria! Ti sei messa ad inventare barzellette anche tu, adesso?

Maria. Ma no! Dicevo “suicidio, signore”, come a dire: “care signore, ecco a voi il mio suicidio”.

Palmira. e dov’è?

(Maria mostra una grossa corda che ha l’estremità fatta nodo scorsoio. La teneva nascosta al pubblico).

Maria (mostrando il cappio). Eccolo.

Luisa (seccata). Santo cielo, Maria. Avessi dei motivi, almeno:

annetta. Devi continuamente avere delle crisi depressive?

Palmira (con solennità, in contrasto con la sua allegria, come se declamasse una verità evangelica). Delle crisi depressive hanno sempre delle cause profonde. Per quanto ignote esse siano.

(Le donne, sorprese, guardano Palmira. quest’ultima guarda in alto e fa finta di essere disinvolta. Poi allarga le braccia ed alza le spalle, come per dire: che volete farci?)

Palmira. visto che con le barzellette non ci so fare…

Luisa (prende a braccetto Maria). Vieni, Maria, andiamo di là.

Maria (incapace di reagire, la segue come un automa). Dove mi porti?

Luisa. Di là, in cucina. Vieni anche tu, Palmira?

Palmira. Ma certo. (anche lei prende a braccetto Maria).

Maria. In cucina? Non avete ancora cenato?

Palmira (scherzando): è talmente tanto tempo che non ceno che ho persino dimenticato dov’è la bocca. Niente male, come battuta.

(Le tre donne escono).

Maria (mostrando il cappio). E questo?

Luisa (prendendolo lestamente). Questo lo tengo io. (ed escono).

Seconda Scena

Entra Sara.

Sara. Annetta, cercavo proprio te.

Annetta (accarezzando la sua sfera). Ah, sì? E cosa vuoi?

Sara (imbarazzata). Ecco… vedi… nella seduta spiritica che faremo tra poco…

Annetta. Sì? Continua.

Sara. Non si potrebbe evocare Giorgio?

Annetta. Certo che si può. Si può tentare.

Sara. Dici davvero? Evocheremo Giorgio?

Annetta. Sì, ma non solo lui.

Sara. Grazie, Annetta.

(Entra in scena Caterina).

Caterina. Oh, Annetta, cercavo proprio te.

Annetta. Cosa c’è, ancora! Tutti mi cercano!

Caterina (imbarazzata). Volevo chiederti… oh, non che io abbia paura deli spiriti… ma volevo domandarti…

Annetta. E dai, cosa volevi domandarmi?

Caterina. Ecco… come sono gli spiriti?

Annetta. Vuoi proprio saperlo?

Caterina. Sì.

Sara (intervenendo). Già, come sono?

Annetta. Gli spiriti non sono. O meglio: non hanno materia. Sono quasi trasparenti, come anelli di fumo, d’un colore azzurro-tenue. Sono esili bande di fumo, sottili sottili. Sottili e ondulanti….

Caterina. brrr! Basta, per carità. Mi sento i brividi addosso.

Sara. Ma dove sono le altre? Tra poco si  comincia.

Annetta. Palmira e Luisa hanno accompagnato Maria in cucina. Maria ci voleva provare di nuovo. Stavolta mediante impiccagione.

Sara. Povera donna! È talmente convinta di doversi suicidare che mi ha espresso il desiderio di essere sepolta in giardino, dopo la sua morte, e di seminarvi sopra de fiori belli e profumati.

Caterina. A me ha invece detto che mi avrebbe lasciato la sua raccolta di monete antiche. Sapevate che ne ha una stupenda?

Annetta. A me ha donato la sua anima: mi ha assicurato che mi sarebbe apparsa in sogno, oltre che nelle sedute spiritiche.

(le tre donne si guardano come se un unico pensiero passasse per le loro menti).

Caterina. Se Maria morisse… potrei prendermi le monete.

Sara. Io mi prenderei il suo corpo…

Annetta. … ed io la sua anima.

(Restano mute a guardarsi).

Terza Scena

Entra Jenny. Ha l’aria combattiva.

Jenny. Ho saputo che avete deciso di fare una seduta spiritica.

Caterina. Quando?

Jenny. Stanotte. È vero?

Annetta. È così, e allora?

Jenny. Se credete che io vi permetta di fare una cosa del genere…

Sara (interrompendola). Na Jenny, siamo tutte d’accordo!

Jenny. Ma davvero! Siete tutte d’accordo!

Caterina. Sì, sì. Anche se, lo confesso, ho un po’ di paura.

(Jenny rimane pensierosa. Poi si rivolge ad Annetta).

Jenny. E sia! Ma voglio partecipare anch’io a questa seduta spiritica. Non voglio che succedano incidenti. A nessuno, intesi?

Annetta (seccata). Intesi, intesi.

Jenny. Meglio così (esce).

(entrano Luisa e Palmira).

Luisa (con riferimento a Maria). Si è calmata, finalmente.

Palmira. adesso è di là che beve del latte freddo. È voluta restare sola, a riflettere.

Luisa. Povera donna!

Palmira. è l’unica che rifiuti la vita.

Sara. Palmira, che cos’è per te la vita?

Palmira. La vita è una barzelletta, mia cara.

Luisa. E la morte? Cos’è la morte?

Palmira. La morte… la morte è la risata dopo la barzelletta della vita.

Annetta. Che vuol dire

Palmira. che colui che ha capito e vissuto la Vita nel migliore dei modi, quando sarà giunto il suo momento potrà riderne, della morte, e creperà felice.

Annetta (con superiorità). Stupida filosofia!

(Entrano in scena Jenny e Maria).

Jenny. Noi siamo pronte per la seduta. A meno che non abbiate deciso di rinviarla.

Annetta. Nessun rinvio. E visto che è quasi l’ora… Caterina, aiutami a disporre le sedie intorno al tavolino.

(Non solo Annetta, ma anche le altre si ingegnano a prendere le sedie e a disporle attorno al tavolino. Alcune sedie saranno già in scena, le altre saranno nel retro).

Annetta. L’esperimento che stiamo per andare ad eseguire fa parte di una Scienza che studia il significato dei colpi, cioè la Tiptologia.

Palmira. la… la tipo… cheee?

Annetta. La Tiptologia. La Scienza che studia i colpi. Ossia i battiti dell’ectoplasma.

Jenny. Un momento. Manca Giulietta.

Annetta. Questi preliminari li conosce già.

Jenny. Non possiamo iniziare senza di lei.

Annetta. Giulietta è una rompiscatole.

Giulietta (entrando). Perché non mi vuoi, Annetta? Temi forse che dica che una volta questo giochino lo chiamavi “Tavolo indemoniato semovente”?

Annetta (adirata). Giochino? La mia seduta? Ringrazia il cielo che non posso sprecare energie mentali per litigare con te….

Giulietta. Ma sì, preparati, preparati pure! Spiega il tuo linguaggio tiptologico.

Sara. Vuoi smetterla, Giulietta. Annetta deve concentrarsi.

Annetta. Lasciala stare, Sara. (alle altre). Prego, prendiamo posto, signore. Per ottenere la maggior forza evocativa possibile, assegnerò io i posti.

Giulietta. Senti – senti.

Annetta. Dobbiamo essere in armonia. Dunque…tu, Maria in quel posto. Poi Luisa… Giulietta… io invece qui, di fronte a Maria, e ai miei fianchi Sara e Caterina. Quindi Palmira… e infine Jenny.

(In pratica, le donne risultano disposte nel seguente ordine: Maria, con le spalle alla quinta di destra. Poi, via via, in senso antiorario: Luisa, Giulietta, Sara, Annetta, Caterina, Palmira e Jenny).

(Le  donne prendono posto e nel frattempo si odono i loro commenti).

Sara. Finalmente si comincia.

Giulietta. È una buffonata, ve lo dico prima.

Jenny. Siete sicure di non voler rinviare?

Luisa. Mamma mia che paura.

Maria. Chissà che dirà il suicida.

Palmira. Chissà se nell’aldilà si raccontano barzellette?

Caterina. Speriamo in bene.

(Dopo un po’ scende il silenzio).

Quarta Scena

Palmira. Oh, che emozione.

Sara. Evochiamo Giorgio, mi raccomando.

Giulietta. Evocare Giorgio? Povera illusa!

Annetta. Bando alle chiacchiere. Formiamo la catena.

Palmira Chi dobbiamo incatenare?

Giulietta. La catena energetica, scema. Per chiudere l’onda.

Annetta. Si fa così: poggiamo ognuna le mani distese sul tavolo, con i pollici che si toccano. Poi facciamo in modo che i nostri mignoli vadano a sfiorare quelli delle nostre vicine.

(Tutte eseguono).

Giulietta. Adesso occorrerà mettersi d’accordo sul linguaggio!

Annetta (con aria di sfida). Preferisci quello usato dall’Associazione medium e veggenti?

Giulietta. No, quello standard.

Sara. Che differenza c’è?

Annetta. Quello dell’Associazione è più preciso: ad ogni lettera corrisponde un certo numero di colpi: uno per la lettera “A”, due per la lettera “B”, tre per la “C” e così via sino a ventisei, per la “Z”.

Caterina. E quello standard?

È più sbrigativo: un colpo vuol dire “Sì”. Due colpi vuol dire “No”. Tre colpi “attenzione, sono presente”. Quattro colpi “Parlate, vi ascolto”. Cinque colpi vogliono dire “Non lo so”…

Giulietta (alzandosi). Ma basta! Finiamola con questa buffonata.

Maria. Giulietta, ti Prego…

Luisa. Non rovinare tutto.

Annetta. Come al solito.

Luisa. Siediti, Giulietta.

Jenny. Non potete obbligarla,  se non vuole partecipare.

Annette. Nessuno la sta obbligando!

Giulietta. Ti piacerebbe che abbandonassi, eh? E invece partecipo. (torna a sedere).

Annette. Sotto il tappeto, vicino ai miei piedi, ho installa un interruttore per spegnere la luce senza interrompere la catena energetica. Siete pronte? Incominciamo.

(Lentamente calano le luci, il brusio cessa e la scena rimane silenziosa e nel buio completo).

Annetta. Ed ora concentriamoci.

Caterina (con voce spaventata). Ho sentito un fruscio.

Giulietta. Ma piantala. È un’impressione!

Palmira. ho sentito un pugno sulla testa.

(La scena si illumina).

Annette. Ma insomma! In questo modo non posso operare.

Jenny. Se volete interrompere, siamo ancora in tempo.

Sara. No, no. Andiamo avanti. E voi smettetela di suggestionarvi.

Maria (ripetendo). E smettetela: qui si evoca!

(Buio).

Annetta. Appena la “presenza” si manifesterà, lasciate che sia io a parlare per prima. Se avete delle domande da fare, fatele a me, che farò da medium.

Maria. Che vuol dire medium?

Luisa. Vuol dire “mezzo di comunicazione”, ignorante!

Palmira. ah, come i “mass-media”!

(Si accendono le luci).

Annetta. No, così non si può evocare. Non si può!

Giulietta. L’ho detto, io: è una buffonata.

Jenny. Vogliamo sospendere? Io direi di sì.

Sara. No.

Caterina. No.

Annetta. E allora silenzio. (buio, tutte tacciono)…. E concentriamoci… concentriamoci… così. Ci siamo quasi… sentite che piacevole calore?

Palmira. Non starà mica bruciando la casa?

(Si accendono le luci. Palmira ride. Le altre la guardano con rimprovero).

Palmira. Buona questa! (ride) Sentite che piacevole calore?… (ride)… non starà mica bruciando al casa? (ride).

Caterina. Ma cerca d’essere seria, qualche volta.

Sara. La seduta è una cosa seria..

Palmira. sì, sì. Va bene. (ride ancora un po’). Cercherò di non ridere.

(Buio).

Annetta. Ah! lo sento… lo sto sentendo.

(Si odono tre colpi secchi, come se qualcuno battesse un bastone sul palcoscenico).

Palmira. Chi è? (ride).

Maria. E’ un suicida?

Sara. È Giorgio?

Annetta. Shhhh!… chi seeeei?….chi seeeeiiiii?

(Si odono cinque colpi).

Sara. Cinque colpi!

Palmira. Brava: sai contare.

Luisa. Che vogliono dire cinque colpi?

Annetta. Non lo so.

Giulietta. Visto? Non lo sa.

Annetta. Vogliono dire “non lo so”.

Palmira. Ma come? Lo spirito non sa chi è?

Sara. Forse è Giorgio

Palmira. era smemorato, il tuo Giorgio?

Caterina. Forse è un suicida che ha perso l’identità.

Palmira. già! Si è sparato alla testa e ha perso la memoria.

Luisa. Tu che ne pensi, Maria.

(Silenzio. Non giunge nessuna risposta).

Luisa. Maria, dico a te. Maria.

Jenny. Signora Maria, signora Maria… luci…luci, presto.

(Si fa luce. Maria giace riversa col capo sul tavolo. Sulla sua schiena è infilzato un lungo coltello. È morta. Si odono grida di spavento. Esclamazioni. Tutte si sono alzate, sono confuse, poi si calmano e restano sorprese, impietrite, in silenzio).

Quinta Scena

La prima a riaversi dallo smarrimento è Palmira.

Palmira. finalmente è riuscita a suicidarsi.

Jenny. Suicidio? ma che dici? Lo capirebbe persino una bambina che Maria è stata assassinata.

(Sorpresa generale).

Luisa. Vuoi dire…

Jenny. Sì. Voglio  proprio dire…

Palmira. …Che è morta senza nemmeno avere la soddisfazione di suicidarsi?

Jenny. Esattamente.

Caterina. Ma insomma. Non lo vedete? Come avrebbe mai potuto suicidarsi, infilzandosi il coltello, da sola, nella schiena?

Jenny. Ed è chiara anche un’altra cosa.

Palmira. Oh mio Dio, cosa?

Jenny. Che solo una di noi può averlo fatto.

Luisa (indignata). Vuoi dire che una di noi è un’assassina?

Giulietta. Non una di NOI. Casomai una di VOI.

(Le altre si scherniscono indignate. Giulietta prosegue con sicurezza).

Giulietta. So di non essere stata io. … a proposito (guarda Annetta con insinuazione). A chi è venuta l’idea di fare la seduta spiritica?

Annetta (risentita). Che cosa vorresti dire?

Jenny. Io lo sapevo.

In coro: lo sapevi?

Jenny (in crescendo, sino a diventare quasi isterica). Sapevo che questa seduta non doveva farsi. Sapevo che sarebbe finita male, come al solito. Sapevo che i vostri passatempi sono pericolosi.. Sapevo che di voi non ci si può fidare…. Lo sapevo, lo sapevo…

Sara. Ed io che speravo di comunicare con Giorgio.

Giulietta (con ironia). Spero che sarete convinte, adesso, dell’alto valore delle sue sedute spiritiche!

(Annetta avanza minacciosa di qualche passo verso Giulietta. Jenny la ferma).

Caterina. Povera Maria.

Palmira. Va bene, va bene: povera Maria. Ma che si fa adesso?

Luisa. Non pensate che sia meglio chiamare la polizia?

Jenny. La polizia? “IO” sono la polizia. Condurrò “IO” le indagini.

Giulietta. Sì, ma il corpo della povera Maria?

Jenny. Incaricheremo un’agenzia d’onoranze funebri di occuparsi di tutto.

Sara. Ma veramente…

Jenny. Sì? Che voleva dire, signora Sara?

Sara. Niente, niente.

Jenny. Niente? Lo dico io, allora. Stava per dire che Maria aveva espresso la volontà di essere sepolta in giardino, dopo morta. (a Sara). Dico bene?

Sara. Ma tu coma fai a saperlo?

Jenny. Faccio io le domande. Sono o non sono una detective? (pausa). Ho nascosto microfoni dappertutto, in questo posto.

Annetta. Maledetta, ci spii. Ci hai sempre spiate.

Luisa. Oh, ma è indecente.

Caterina. Questa, poi.

Giulietta. Si è oltrepassato ogni limite!

Palmira. l’impudenza non ha limite.

(Jenny non fa caso alle loro espressioni e si avvicina con aria inquisitrice a Sara.)

Jenny. Ho ragione o no?

Sara. Lo ammetto. Maria mi aveva pregata di sotterrarla in giardino, dopo la sua morte.

Palmira. beh, adesso è morta, lo potresti fare.

Sara. E lo farò.

Jenny. Non farà niente, invece.

Annetta. Vorresti impedire di esaudire gli ultimi desideri di una defunta?

Jenny. Non voglio impedire niente. Voglio soltanto prima l’assassina. E dopo, forse, Maria potrà avere la sua sepoltura.

Palmira. Ma come farai a scoprire la colpevole? Non hai elementi.

Sara. Già, non hai nessun indizio.

Jenny (sorride misteriosamente). Ne siete proprio sicure?

Annetta. Volevamo bene a Maria.

Giulietta. Nessuna di noi aveva motivo per uccidere Maria.

Jenny. Davvero?

Giulietta. E allora dai, sputa il rospo.

Jenny. Comincerò proprio da te, Giulietta.

Giulietta. Avanti, sentiamo.

Jenny. Ricordi cosa ha predetto? Non solo sciagura, in questo posto, ma anche che uno di questi giorni sarebbe stato fatale a Maria.

Giulietta. E con ciò? Si vede che ho colpito nel segno.

Jenny. Già, così come colpivi nel segno con i tuoi ascoltatori radiofonici, quando predicevi loro delle sventure.

Giulietta (schernendosi). Acqua passata.

Jenny. E tu, Sara.

Sara. Io? Non mi dirai…

Jenny. Sì. Il corpo di Maria ti cominciò a far gola dal momento in cui ti chiese di essere sepolta in giardino. Ti faceva gola perché eri ansiosa di ripetere i tuoi vecchi esperimenti con concime umano.

Sara (quasi piangendo). Non è vero, non è vero. Sei crudele.

Jenny. Tu, Caterina.

Caterina. Anche io? (ride forzatamente). Continua con le tue fantasie.

Jenny. Maria ti aveva detto di essere in possesso di una collezione di monete antiche. Te le voleva lasciare in eredità.

Caterina.  E con questo? Che c’è di male? Maria aveva un cuore d’oro. Ha pensato alle sue vere amiche, prima di andarsene per sempre.

Jenny. E tu, Annetta, volevi un’altra anima da aggiungere alla tua collezione.

Annetta. A quel che vedo, Palmira non è l’unica ad inventare barzellette, in questo posto.

Luisa. Restiamo io e Palmira. Cosa  dici di noi?

(Palmira ride sarcasticamente, divertita).

Palmira. Voglio proprio vedere chi è l’assassina. E se fosse il maggiordomo? Forza, Jenny, continua.

Jenny. Luisa, tu non avevi nessun motivo per uccidere Maria…

Luisa (con sollievo). Oh, meno male.

Jenny. Però….

Luisa. Un’altra barzelletta?

Jenny. Però… eri seduta accanto a lei. Sei l’unica che può avere eseguito materialmente il delitto senza che le altre se ne accorgessero.

Luisa. E perché avrei dovuto ucciderla? Non aveva promesso nessuna eredità, “A ME”.

Jenny. Anche questo potrebbe essere un buon movente, in questo posto. Tuttavia, se esiste un altro motivo lo scoprirò. La colpevole non mi sfuggirà. Siete tutti sospettati.

Annetta. E Palmira? Dimentichi Palmira.

Jenny (dopo qualche attimo di riflessione). Palmira… Palmira è completamente esclusa. Lei, con questo delitto, non c’entra per niente.

(A queste parole, Palmira si mostra contenta, ride, stringe la mano a Jenny, complimentandosi. Le altre donne commentano indignate, invidiose, per questo trattamento di favore).

Luisa. Le solite raccomandate!

Giulietta. Persino in questo posto.

Annetta. È indecente.

Caterina. Tutta colpa di quella cameriera.

Sara. Sono sicura che sarebbe un ottimo concime.

(Buio).

Sesta Scena

Al riaccendersi delle luci le donne non sono più in scena. Dalla finestra entra la luce del giorno.

Entrano in scena, conversando, Caterina, Luisa e Palmira.

Caterina. Povera Maria. Quei necrofori l’hanno messa dentro una bara e se l’hanno portata.

Luisa. Hai notato come le stava larga, la bara, a Maria?

Caterina. I necrofori hanno detto che non avevano disponibile una bara su misura per Maria. Avevano solo quella. L’ultima, prima dei nuovi arrivi.

Luisa. Ma quella era proprio una grossa bara.

Palmira. Un barone.

(Camminando velocemente entra Jenny, seguita da Sara, che parla in maniera concitata. Jenny ha in mano il piumino e va a spolverare la libreria).

Jenny. Uffa!

Sara. Questo non dovevi farlo. questa me la pagherai.

Jenny (cercando di calmare Sara). Ma ti ho detto che ci possiamo fidare, di quell’agenzia funebre. Non la seppelliranno finché non riceveranno il mio ordine.

Sara. Tu non dovrai mai dare quell’ordine. Ricordati che Maria dovrà riposare in giardino.

Jenny. Va bene. Appena avrò concluso l’inchiesta farò riportare qui la salma.

Sara. Hai visto le facce di quei becchini? Nel frattempo dove pensi che terranno il corpo di Maria?

Jenny. In una cella frigorifera.

Sara. Ma così il corpo di Maria perderà tutta la sua freschezza.

Jenny. È la vita! Anzi la morte.

Sara. Ma non sarà più un ottimo concime.

Jenny. Non posso farci nulla.

Sara. Sei perfida, bugiarda. Hai chiamato quei beccamorti senza averci prima consultate e gli hai consegnato Maria. Ma questo ti costerà cara. Me la paghera.

Jenny. Queste sono minacce.

(Entrano Annetta e Giulietta).

Annetta. Ho pensato molto alla seduta di stanotte.

Luisa. Ebbene?

Annetta. Ebbene, ho scoperto che benché alcune di noi avessero dei motivi per ucidere Maria, nessuna l’ha potuto materialmente fare.

Caterina. E perché?

Jenny. Semplice. Perché tutte noi eravamo a contatto di mignolo l’una con l’altra. Io posso testimoniare che Palmira non si è alzata durante tutta la seduta, e quindi non può aver accoltellato Maria.

Palmira. Ho capito. Io posso testimoniare per Caterina, che era a contatto col mio mignolo.

Caterina. Ci sono: io scagiono senza indugio Annetta, che è sempre stata vicino a me.

Annetta. Ed io scagiono Giulietta…

Giulietta. Io, col mio mignolo toccavo Luisa.

Luisa. E io discolpo… (si blocca, come se si rendesse conto di essere caduta in fallo).

Jenny. Ecco perché ho detto che Luisa era l’unica che materialmente poteva aver eseguito il delitto.

Luisa (difendendosi). Ma io sono sicura di non essere l’assassina.

Giulietta (a Jenny). Dimentichi che anche tu sedevi accanto a Maria. Perciò anche tu puoi averla accoltellata.

Palmira. Posso dire una cosa?

Giulietta. Purché non sia una barzelletta.

Palmira. Stavolta è un ragionamento perspicace.

Jenny (con tono da inquisitrice). E allora parla. Non posso trascurare nessun elemento. Anche il più insignificante indizio può avere la sua importanza.

Palmira. Va bene. Giacché Caterina, Annetta e Sara, ognuna per proprio conto, avrebbero tratto vantaggi dalla morte di Maria… è solo un’ipotesi, un ragionamento…

Jenny. D’accordo, d’accordo. Vai avanti.

Palmira. Visto che avrebbero tratto dei vantaggi e visto che è stata Annetta ad assegnare i posti… Annetta, Caterina e Sara potrebbero essersi messe d’accordo…

Sara (interrompendo). In che senso “d’accordo”?

Palmira (avvicinandosi al tavolo della seduta spiritica). Nel senso che, mentre si era in piena seduta spiritica, Annetta si sarebbe alzata dal suo posto…

(Mentre parla, Palmira mima i movimenti che secondo lei sono stati fatti da Annetta. A tale scopo si alzerà dal posto in cui era seduta Annetta durante la seduta, si sposterà sino al posto in cui era seduta Maria e simulerà mimando i gesti, l’atto del pugnalare. Poi ritornerà a sedersi al posto di Annetta).

Palmira. …dopo essersi alzata, si sarebbe avvicinata alle spalle di Maria… (esegue)… e l’avrebbe colpita… poi sarebbe ritornata al suo posto (esegue).

Caterina. e che c’entriamo io e Sara?

(Lentamente, quasi passando inosservata, Annetta esce di scena).

Jenny. Semplice: dovevate “coprire” Annetta.

Sara. Coprire Annetta?

Jenny. Sì, testimoniando in suo favore, affermando cioè che durante la seduta non si era mossa dal suo posto. Affermando che era sempre rimasta a contatto con i vostri mignoli.

Sara (ridendo amaramente). E brava Palmira!

(Palmira accenna a piccoli inchini, a mo’ di ringraziamento).

Caterina (cadendo a sedere, rassegnata, su una sedia). Ve l’avevo detto, io, che non avrebbe funzionato. Ve l’avevo detto.

Luisa (avvicinandosi a Palmira). non so come ringraziarti, Palmira.

Palmira. oh, basterà che tu ascolti le mie barzellette. Non l’hai mai fatto, sai?

Jenny (guardandosi attorno). Ehi, ma dove è andata Annetta. (anche le altre si guardano intorno).

Palmira. mentre parlavo l’ho vista uscire di là (indica la quinta laterale. Subito dopo tutte le donne, Jenny per prima, si precipitano fuori scena. Solo Palmira, tranquilla, rimane al suo posto. Dopo qualche secondo, si ode un urlo proveniente da fuori scena. Palmira si rivolge alla platea).

Palmira. Volete scommettere che anche annetta si è suicidata?

(Subito dopo entra in scena Jenny, è agitata).

Jenny. Annetta si è suicidata. (Ed esce di corsa).

(Palmira guarda verso la platea, alza le spalle ed allarga le braccia come per dire: “che vi dicevo”? poi si avvia ad uscire per raggiungere le altre).

Settima Scena

Per qualche secondo la scena rimane vuota. Poi, pian piano, ad una ad una, le donne rientrano commentando.

Giulietta. Be’, il caso mi sembra risolto.

Jenny. Sapevo che sarei venuta a capo della faccenda.

Palmira. Grazie anche al mio intuito.

Jenny. Grazie anche al tuo intuito! Seee!

Sara (piagnucolando). Che ne sarà di me?

Caterina. E di me?

Jenny. Non temete. In questo posto ci siete già.

Palmira. Chi l’avrebbe mai detto? Annetta!

Giulietta. Lo sapevo che non c’era da fidarsi di quella lì.

Luisa. Bisognerà chiamare ancora quelli dell’agenzia funebre.

Giulietta. I necrofori.

Palmira. I becchini.

Jenny. Già fatto. Saranno qui tra poco. Penso che abbiano avuto appena il tempo di depositare Maria in sede e ritornare.

(Si ode il suono del campanello d’ingresso. Luisa va a guardare in giardino dalla finestra).

Palmira. Eccoli devono essere loro.

Giulietta (seria). Andiamo a dare l’ultimo saluto alla povera Annetta. Anche se in vita era mia rivale, adesso che è morta… (S’interrompe e, lentamente, esce. Le altre la seguono, tranne Luisa, che resta in scena).

Luisa (dopo l’uscita delle altre prende a recitare vistosamente, è quasi una caricatura d’attrice). La morte. Cos’è la morte? Solo un mezzo per un’altra vita? O è, la Vita, solo un mezzo per un’altra morte? Vita, morte… a che serve vivere, morire…

(Si reca lentamente alla finestra e rimane ad osservare fuori per qualche secondo). Ecco. La commedia della vita è finita, per Annetta. Ed anche per Maria. O forse no? Forse non è finita. (Resta a fissare il vuoto, pensierosa).

Giulietta (entrando). Anche alla povera Annetta, stava larga la bara.

Caterina (entrando). La bara stava larga anche alla povera Annetta.

Palmira (entrando). Larga anche alla povera Annetta stava la bara.

Luisa. Dite che la bara anche alla povera Annette stava larga?

Giulietta, Caterina e Palmira (in coro). Sì.

Palmira. uno dei becchini ha voluto sapere in quante siamo rimaste, in questo posto.

Luisa (spaventata). E come mai?

Palmira. Perché così, me lo ha detto lui, saprà regolarsi per il numero di bare da ordinare.

Luisa (stizzita). Oh, smettila con queste stupide battute.

Palmira. Non è una battuta, è la verità.

(Entra Jenny, seria. Tutte si girano a guardarla. Jenny fa qualche passo, poi si siede. Tutte si mostrano incuriosite dal comportamento di Jenny. Le si avvicinano).

Giulietta. Jenny, che hai?

Palmira. Abbiamo appena risolto un caso, dovresti essere contenta.

(Jenny guarda le donne, misteriosa, poi si decide a parlare).

Jenny. Sara!

Caterina. Sara… che cosa?

Jenny. Sara… è morta.

Giulietta. Morta?

Luisa. Come sarebbe a dire “morta”?

Jenny (adirata). È morta, deceduta, non è più tra noi.

Luisa. Anche Sara è arrivata all’inizio di un nuovo cammino.

Palmira (a Luisa). E come…

Giulietta. Già, come è morta?

Jenny. Ha un pugnale conficcato nella schiena… ma prima di essere pugnalata è stata sgozzata.

Giulietta (quasi isterica, accusa Jenny). Puoi essere stata solo tu. Tu sei l’unica ad essere rimasta sola con lei. Inoltre, non volevi che sotterrasse Maria nel  giardino di questo posto. E l’hai uccisa per impedirle di farlo.

Jenny. Ma non sono stata io.

Giulietta. Dicono tutte così.

Jenny. Indago, io. Per esempio: ho saputo che Palmira è rimasta sola con Sara, poco prima che la trovassi morta.

Palmira. Anche Caterina, se è per questo, è rimasta sola con Sara. Eppure io l’ho trovata viva.

Caterina. Tutte siamo rimaste sole con Sara, una volta o l’altra, non è una grande scoperta. Ma chi è stata l’ultima a vederla viva?

(Nessuno risponde e si guardano l’un l’altra).

Palmira. I becchini avranno molto da fare, oggi.

Luisa. Io sono sempre rimasta di qua. Sola.

Jenny. Non hai alibi, quindi.

Luisa. Non posso essere stata io.

Jenny. Non tiriamo conclusioni affrettate!

Luisa. Che vuoi dire? Sono innocente.

Palmira. Volete che vi racconti una barzelletta?

Giulietta. Palmira! Ti pare il momento?

Luisa (cercando comprensione nelle altre donne). Sono innocente, lo volete capire? Sono innocente. Non c’entro con le uccisioni di quelle povere donnette.

Jenny. Davvero?

Luisa (isterica) sei l’unica a non credermi. Uno di questi giorni ti lascerò un brutto  ricordo.

Palmira. Che cosa, la tua fotografia?

Luisa (più isterica che mai, agita le braccia in aria, pugni chiusi). Sono stufa, stufa di essere continuamente accusata e maltrattata. (esce di corsa, piangendo).

(Restano tutte mute, a guardarsi a vicenda, interrogativamente, quasi non capissero le ragioni del comportamento di Luisa).

Caterina. Ma che le è preso? Nessuna l’ha accusata di nulla.

Giulietta. Non direi (guarda allusivamente Jenny). Qualcuno l’ha fatto. Qualcuno ce l’ha con Luisa.

(Jenny sta per replicare quando dalle quinte si ode un urlo e, subito dopo, un tonfo. Tute corrono a guardare dalla finestra. Le donne si mostrano spaventate: hanno appena visto il corpo di Luisa a terra, in giardino. Luisa si è gettata dalla terrazza).

Jenny. Oh, mio Dio!

Caterina. È Luisa si è buttata dalla terrazza.

Giulietta. Incredibile.

Palmira (con convinzione).questo è suicidio, non ci sono dubbi.

(Le quattro donne tornano a guardare dalla finestra).

Ottava Scena

Entra in scena Maria: è arrabbiata.

Maria. Non, no, no. Così non si può andare avanti.

(le donne si girano a guardarla e restano sorprese nel vedere Maria, che dovrebbe essere morta).

Caterina. Maria! Cosa ci fai tu qui?

Giulietta. Dovresti essere morta.

Maria (arrabbiata). Non mi va più.

Palmira. E già. “non mi va più”. Una muore, non le va più di essere morta e poi resuscita come se nulla fosse.

Maria. Il fatto è che se c’era qualcuno che doveva suicidarsi, in questo posto, quella ero io. E invece io vengo uccisa, e quella lì (indica verso la finestra, riferendosi a Luisa) si suicida come se… No, non accetto. Non posso accettare quest’affronto.

Jenny. Sono io che decido. In questo posto voi non avete nessuna volontà. Farete quello che dirò io. Siete nelle mie mani.

Sara (entrando, ma dovrebbe essere morta anche lei). Nelle tue mani un corno! Vuoi sapere una cosa? Nemmeno io sono contenta della mia morte. Anzi: non dovevo nemmeno morire.

(Entrano le altre due “morte”, ossia Annetta e Luisa).

Luisa. Ed io non posso crederci! Non so perché mi sono uccisa. Deve esserci stato uno scambio di ruoli.

Annetta. Io poi…. Figuriamoci se dovevo essere io a restarci secca.

Palmira (ride). A quanto sembra, nessuno vuol morire, in questo posto.

Jenny. Si morirà, invece. Si morirà. Tutte dovrete morire.

Sara. No, io ho i miei fiori a cui badare.

Annetta. Ed io ho i miei spiriti da evocare.

Luisa. Io ho da recitare.

Giulietta. Ed io ho le stelle da scrutare.

Caterina. Io ho le mie anticaglie da collezionare.

Maria. Ed io il miglior suicidio ancora da trovare.

Jenny (arrabbiata). Ed io ho gli assassini da scovare.

(Per qualche istante rimangono tutte in silenzio).

Jenny (calmandosi). Ma non possiamo andare avanti così per sempre. E voi non potete resuscitare a vostro piacimento.

Giulietta. Tutto, si può fare, in questo posto.

Caterina. Nulla è proibito.

Maria (decisa). E visto che si può fare tutto, io vado a suicidarmi. (esce).

Palmira. Davvero si può fare tutto?

Sara, Giulietta e Caterina (in coro). Sììììì.

Palmira. E allora posso raccontarvi una barzelletta?

(Sipario).

FINE