Pane altrui

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Dramma in due atti

di Ivn Turghniev

Traduzione dal russo

con uno studio critico introduttivo

di Carlo Grahber

LA NUOVA ITALIA EDITRICE - VENEZIA

1927


Turghniev e il suo teatro1.

L'arte di Turghniev, come si rivela nei primi racconti dello scrittore, sembra discendere direttamente dal realismo di Ggol, sebbene un po' ammorbidito nella sua sostanza drammatica, sebbene privato della sua sintetica rudezza e specialmente del suo humour. Per se l'arte di Ggol esercit la sua influenza sulla formazione di Turghniev, non mancano, anche in quei primi racconti, delle tracce visibili del mondo di Pukin2che, nonostante certi tentativi di liberazione, attraverso originali orientamenti realistici, conserva nella sua sostanza i caratteri comuni e talora convenzionali del grande movimento romantico europeo. Questo romanticismo, a cui Ggol contrappose il suo potente realismo, che, senza angustie folkloristiche attinge valori universali dell'anima stessa del popolo (n Ggol sapeva forse di realizzare, appunto colla sua reazione, uno dei primi postulati della teoria romantica) questo romanticismo, dicevo, former un substrato profondo nell'arte futura di Turghniev e vi trover un notevole sviluppo. L'opera di Turghniev potremmo infatti definirla come la crisi del romanticismo nella letteratura russa; poich l'anima dello scrittore, sebbene sembri attratta dal dramma nudo della vita che gli si svolge intorno, percorsa nel suo fondo da un'onda sentimentale schiettamente romantica, nel scuso tradizionale della parola. Non per nulla Bazrov, il protagonista di Padri e figli, l'uomo dei tempi nuovi, il negatore di ogni cosa, finisce la sua vita come un buon romantico d'altri tempi, anelante, nell'ora della morte, l'illusione di un amore, da cui stata vinta la sua fittizia anima di ribelle. Alcuni critici russi hanno gridato a torto contro la figura di Bazrov, affermando che non rispondeva n al tipo della nuova generazione, n a un tipo russo qualsiasi. Questi giudizi, che rispecchiano una falsa tendenza della critica russa, troppo intenta a ricercare nell'opera d'arte delle matematiche rispondenze con determinati problemi sociali e con certe condizioni d'ambiente, esulano dalla valutazione dell'opera d'arte e, nel caso particolare, sono assolutamente fuor di posto. Bazrov il tipo di se stesso e nelle sue qualit contraddittorie, rispecchia assai bene la sostanza della scrittore il quale, anche in Bazrov, ha istintivamente drammatizzato il carattere della sua anima, in cui ogni aspetto della realt, ogni dramma di pensiero e d'azione, finiscono col naufragare in un romantico mondo ideale, dove tutto s'intenerisce in una malinconica bellezza, che trasforma i duri contrasti della vita in un accordo di nostalgiche lontananze. Pure, questo fondo romantico (che si mantiene sempre latente nelle opere di Turghniev, per esplodere potentemente in tante situazioni e figure che spesso finiscono col dare la nota dominante) appare come qualche cosa di nuovo, nonostante le sue affinit con vecchie situazioni sentimentali, di cui pure alle volte conserva il tono un po' falso e manierato. Questo elemento nuovo consiste nella sincerit con cui Turghniev ritorna romantico, nella sincerit e nel candore con cui egli rivive, ricrea, nella sua anima, certe situazioni che hanno l'aria di cose di altri tempi. E veramente d'altri tempi egli appare quando per esempio ci fa assistere al sorgere e al trapassare di un amore o quando, come alla fine di quasi tutti i suoi romanzi, da Rudin a Terre Vergini, tronca l'azione, per ripresentarci i suoi personaggi dopo uno spazio di tempo, che ha tutto mutato o distrutto e che ci fa ripensare al passato con un senso di accorata tristezza. Ma in quell'amore c' quasi sempre un incanto virginale, sia che torni in anime stanche della vita, come quella di Rudin o di Lavretzkij, sia che sorga per la prima volta in anime ignare come quelle di Natascia, di Lisa, di Elena, di Sciubin.

La definizione di romantico del realismo che egli dava di Niednov uno dei personaggi di Terre Vergini, pur di intenderla bene, pu essere riferita allo stesso Turghniev. Per, questa tendenza romantica che come noi abbiamo notato, diventa un elemento spesso nuovo e sincero, favorisce in lui una specie di aristocratico isolamento dalla realt delle semplici creature, che sono poi quelle pi vicine alla sua anima. Egli allora, esteta e letterato pi che artista, vagheggia un mondo manieratamente idealizzato, in cui tutto acquista qualche cosa di voluto e di meccanico; ed ecco allora il suo delicato sentimento degenerare nel patetico e nel sentimentale, eccolo ricalcare situazioni e figure gi altre volte ritratte, cadere nel tipico, nell'imitazione di se stesso; eccolo intento a studiare i particolari e a rifinirli tutti colla stessa cura meticolosa, come se tutti avessero un valore essenziale, eccolo presentarci i personaggi con minuziose descrizioni e con la storia dei loro precedenti, come per adempiere a un obbligo imprescindibile; eccolo infine modellare il periodo e tornirlo perch ogni sua sfumatura, come i particolari della sua visione, vi si innesti in uno stato di perfezione, morbidamente adagiandosi in una onda musicale piena e continua, simile all'onda sentimentale con cui egli finisce col raccogliere e placare ogni duro contrasto di dramma. Analizzate cos, sebbene, per necessit assai brevemente, alcune caratteristiche dell'arte di Turghniev, daremo un cenno completo del suo teatro di cui ben poco stato tradotto in italiano e cio: tre lavori in un atto (Una sera a Sorrento; La provinciale; Al verde1e la commedia in cinque atti: Un mese in campagna2. Di Pane altrui esiste una vecchia traduzione di D. Oliva, compiuta evidentemente dal francese, traduzione che, essendo tutt'altro che fedele e presentando molte arbitrarie mutilazioni, ci ha spinto a compiere questa nuova versione condotta fedelmente sul testo russo.

Premettiamo, intanto, che, eccettuato Pane altrui e, per alcuni aspetti, Un mese in campagna, il teatro di Turghniev raccoglie varie tendenze dello scrittore, ma in un modo frammentario e nella forma meno perfetta. Questi lavori teatrali che vanno dal 1843 al '52 circa, appaiono quasi tutti come degli incerti tentativi, sebbene contemporanei alle Memorie di un cacciatore che gi comprendono alcune delle cose migliori di Turghniev.

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* *

Una nota assai rara, in questi lavori teatrali, come del resto in quasi tutta l'opera di Turghniev, l'elemento comico che, nella sua schiettezza appare come una cosa d'eccezione. Turghniev non sa ridere a cuor leggero: alla sua anima pensosa e sognante sembra pi conforme il riso profondamente serio, che serpeggia in gran parte del romanzo Fumo, in cui, attraverso l'amaro della satira, traspare tutto il disinganno di un sognatore deluso. Ci sono tuttavia dei lavori di carattere comico, dei quali il migliore quello intitolato Una colazione in casa del capo della nobilt. In questa commediola, la divisione di un patrimonio tra una donna puntigliosa e suo fratello, d luogo a una serie di scintillanti contrasti, che fanno della figura della donna, una vivente caricatura dello spirito di contraddizione, insito nell'anima umana.

Nella Provinciale, non manca un certo brio; ma la figura della donna, su cui s'impernia il tenue lavoro, come non riesce, colla sua femminile scaltrezza, a creare una autentica vis comica, cos col suo romantico rimpianto per la vita d'altri tempi, non raggiunge toni sentimentali di efficace contrasto. Accanto ai due precedenti ricordiamo, al solo scopo informativo, L' imprudenza, lavoro falso e confuso, che, nato con una situazione ricca di possibili sviluppi comici, volge grottescamente, e senza alcuna preparazione, al romantico e termina in tragedia.

Due altre commedie, sebbene con toni pi sobri, ci richiamano questa vena di sentimentalismo: Il Celibe e Una sera a Sorrento. Nel Celibe vediamo un giovane, Vilitzkij, che, alla vigilia del matrimonio, rifiuta improvvisamente di sposare la sua fidanzata: Mscia, un'orfana allevata da Mokin, buon uomo celibe e cinquantenne. Ecco allora una piccola tragedia nella vita del vecchio scapolo, il quale con un gesto che vorrebbe essere una sublime protesta e un'affettuosa riabilitazione, si offre di sposare Mscia. Per, per quanto Turghniev cerchi di sottolineare il valore puramente spirituale di quel gesto ( Mscia sar felice.... sar felice! ) uno sprazzo di grottesco involontario copre la figura di questo vecchio che sposer una ragazza diciannovenne per renderla felice. Quel delicato tono di sentimento che era nell'intenzione dell'autore, degenera in sentimentalismo. N la figura di Vilitzkij migliore: questo giovane che rifiuta Mscia senza una ragione e senza saper nemmeno se l'ami ancora o no, non riesce n una piena caricatura dell'uomo indeciso, come il protagonista del Matrimonio gogoliano, n la drammatica incarnazione d'un'anima malata come sar l'Ivnov di Ccov.

Assai inferiore al precedente Una sera a Sorrento, visione tutta rosea e oleografica di una Sorrento di maniera, in cui le stelle, la luna, il mare e l'immancabile canzonetta napoletana, finiscono col l'unire e rendere felici non una, ma due coppie d'innamorati!

Al verde e Quando il filo troppo teso si spezza, non sono altro che una serie di quadretti realistici che sembrano destinati solo a un semplice scopo dimostrativo: nel primo lavoro a illustrare la decadenza della nobilt terriera che s' fatta cittadina, nel secondo quasi nient'altro che la verit di un proverbio.

In Un dialogo sulla via maestra ecco tornare, ma con scarsa potenza costruttiva, il Turghniev delle Memorie di un cacciatore,il Turghniev innamorato della sua terra e degli umili contadini. Per, in questo lavoro, che nient'altro che una scena come l'autore stesso l'intitola, domina un puro e semplice folklorismo, che si compiace di rappresentare sentimenti e superstizioni popolari, ma senza nessuna profondit: soltanto come toni di colore.

In Un mese il campagna l'azione imperniata intorno alla figura di Natlia Petrvna, anima di donna un po' leggera in apparenza, ma pi che per un senso di vanit, per un inconscio bisogno di qualche illusione. Il fuoco che essa accende intorno a s, fa soffrire: Rakitin che l'ama con tutta la devozione; il giovane Bieliiev, che, da lei conquistato, prova il tormento del primo amore, e Vira a cui Natlia toglie Bieliiev. Ecco un delicato scompiglio sentimentale, che si placa infine nella tristezza breve degli addii di coloro che partono perch tutto, nella villa, ritorni come prima. Lasciando da parte la figura del marito di Natlia, figura mezza delicata, mezza grottesca, colla sua eccessiva condiscendenza verso la moglie, ci sono in questo lavoro delle scene ariose su cui aleggia un delicato profumo di poesia, ci sono delle figure ben individuate nei loro caratteri e nei reciproci contrasti; ma, a lettura terminata, si sente quel mondo, che ci aveva afferrato in certi istanti, sfuggire senza una profonda risonanza, naufragare in una pittura d'ambiente che domina, pi che altro, nei suoi valori episodici. Ci si domanda allora quale sia, al di fuori di questa rappresentazione d'ambiente, la sostanza del lavoro e ci accorgiamo che l'artista non riuscito a creare n una figura determinata che domini con un suo dramma, n, come piuttosto era sua intenzione, un pathos,uno stato d'animo collettivo. La ragione va ricercata qui, come negli altri lavori, in quella tendenza che non di rado appare accanto al migliore Turghniev e che cos visibile in tanti suoi lavori teatrali: la tendenza cio a studiare e a sviluppare i particolari in s e per s; giacch in Turghniev certe volte la curiosit per il particolare supera l'interesse per la sintesi dell' insieme; e allora l'episodico, il descrittivo assorbono l'artista in modo da renderlo pago di quel caleidoscopico succedersi di scene e di figure, attraverso le quali si realizza semplicemente una visione pittoresca della vita. Questo difetto ci spiega come in Turghniev, e in ispecie nel suo teatro, ci siano non poche scene superflue, che servono a illuminare il particolare, perdendo di vista l'economia dell'insieme, ci spiega come in parecchi luoghi predomini la descrizione rispetto all'azione e il monologo rispetto al dialogo (giacch il monologo non che autodescrizione di personaggi); ci spiega infine l'apparente ricchezza e variet che tradiscono, spesso, la mancanza di un vero cozzo drammatico.

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* *

Un luogo a parte, nel teatro di Turghniev, occupato da Pane altrui1,lavoro in cui l'autore mira a interiorizzare una pi profonda sostanza drammatica nel dolore silenzioso di Kusvkin, un pover'uomo costretto a ingoiare il pane degli altri, fra scherni e umiliazioni, e a soffocare anche la voce del sangue che lo chiama verso la figlia. Tuttavia anche in questo lavoro, che il migliore del teatro di Turghniev, ci sono dei difetti, che si riconnettono direttamente con quanto abbiamo gi esposto circa l'arte dello scrittore in generale.

La situazione, nella sua mossa iniziale e in gran parte del suo svolgimento, drammaticamente una delle pi felici. Il vecchio Kusvkin che, pur essendo il vero padre di Olga, deve celare in cuor suo il terribile segreto; l'ansia pudicamente nascosta con cui attende Olga, che non sa di essere sua figlia e verso cui egli si trova nella triste situazione di un povero beneficato; il modo crudele con cui il marito di Olga, Ielitzkij, e specialmente il suo amico Tropaciv si divertono alle spalle del vecchio, che durante il pranzo hanno fatto ubriacare; e infine lo scatto con cui Kusvkin, ebbro, svela involontariamente il suo segreto, sono situazioni che pongono le basi di un potente dramma di cui vediamo gli sviluppi nel II atto. Ma appunto in questi sviluppi il dramma perde gran parte della sua intensit.

Kusvkin ora si trova di fronte a un terribile dilemma: o negare la verit di quanto ha svelato, rinunciando quindi e per sempre a farsi riconoscere dalla figlia, o confermare la sua rivelazione distruggendo per la tranquillit di Olga, che vedr ora profilarsi un ignorato dramma famigliare. Kusvkin, nella sua debolezza, non sa resistere e, cedendo al desiderio di farsi finalmente riconoscere dalla figlia pi che al bisogno di placare, sia pure con la cruda verit, gli angosciosi dubbi suscitati nell'anima di lei, svela ogni cosa. Olga crede al racconto di Kusvkin che salva, in ogni modo, la figura purissima della madre di lei. Tuttavia ora, per ovvie ragioni di opportunit verso gli estranei che il giorno avanti avevano sentito le parole di Kusvkin ubriaco, il vecchio dovr allontanarsi per sempre dalla casa dei suoi benefattori, che gli offrono una somma per assicurare la sua esistenza. Ma non avr egli mentito, come cerca dimostrare Ielitzkij? Non avr egli inventato tutta quella storia per carpire del denaro? Certo, se Kusvkin accetter questo denaro, dichiarer implicitamente di aver mentito e se non vorr accettare, come suo proposito, lascer nell'angoscia Olga Petrvna che vedr il proprio padre andare per il mondo come un mendicante.

Uno dei punti fondamentali del dramma ora sarebbe questo: il contrasto tra la necessit di accettare il denaro per la tranquillit di Olga Petrvna e il dolore che l'accettarlo possa risvegliare il dubbio avanzato da Ielitzkij, che cio il racconto del vecchio sia una speculazione. Turghniev invece rifugge dall'approfondire questo contrasto, come gi aveva rinunciato a sviluppare quello che secondo noi sarebbe stato il pi ricco germe drammatico di questo lavoro e cio la lotta interiore di Kusvkin tra il bisogno di rivelarsi padre e il dovere di non turbare la tranquillit della figlia ignara; lotta che Kusvkin avrebbe assai pi drammaticamente risolta, sacrificandosi in silenzio, coll'affermare di aver mentito in un momento d'ebbrezza. Si sarebbe avuto cos un dramma, pi profondo e pi intimamente sofferto; Turghniev invece preferisce lisciare sentimentalmente la figura di Kusvkin e trascinarla infine in un patetico ottimismo, mediante un compromesso: Kusvkin accetter il denaro per amore della figlia e si stabilir nella propriet dei suoi avi che egli riscatta appunto col denaro ricevuto. Questa ottimistica soluzione - Kusvkin acquista una certa agiatezza e soprattutto l'amore della figlia - attenua la crudezza del dramma che per Kusvkin si risolve pateticamente nel dolore della separazione dalla figlia e nella tormentosa costrizione di dover nascondere agli altri il suo amore di padre.

Abbiamo anche qui un esempio di quella tendenza al sentimentale, che abbiamo gi notata in Turghniev. Infatti la figura di Kusvkin, che dapprincipio si profila semplice ed energica nella sua rassegnazione, nella sua offesa umilt, talvolta, per amore del patetico, degenera e diventa quasi femminea per certe sue accen-tuate forme di debolezza e disottomissione e per la sentimentale compiacenza con cui contempla le proprie pene, come nel lungo e dettagliato racconto fatto ad Olga, per spiegare il terribile segreto. Anzi, c' di pi: questa deformazione patetica di Kusvkin non solo guasta il carattere del personaggio, ma qua e l, sebbene quasi impercettibilmente, lo falsa addirittura. Infatti nel II atto ci sono due o tre punti in cui l'esagerata umilt e debolezza di Kusovkin, si trasformano, involontariamente, in una specie di crudele malizia, come quando, dopo aver svelato ogni cosa a Olga e averle messo l'inferno nel cuore, le dice di star tranquilla, di non credere al suo racconto; o come quando vorrebbe partire senza prendere un soldo, lasciando Olga nella disperante situazione di sapere suo padre nella miseria. Kusvkin avrebbe dovuto negare fin dapprincipio ci che gli era sfuggito in un momento d'ebbrezza, poich ora, senza, volerlo, ripete il caso manzoniano di Don Abbondio sopraffatto da Renzo in casa propria, di Don Abbondio che sembrava l'oppresso ed era l'oppressore. Ho nominato Don Abbondio e difatti in Kusvkin, nato per compiere un oscuro eroismo, s'insinua quasi impercettibilmente, ma con danno evidente, qualche cosa del curato di manzoniana memoria. Non so nulla... risponde Kusvkin a Ielitzkij che gli domanda se insista ancora nel dire che Olga sua figlia; e questa risposta, dopo tutte le rivelazioni che Kusvkin ha fatto, trasforma la sua debolezza in una specie di passiva prepotenza.

Quanto abbiamo ora accennato, non riesce per a distruggere i caratteri fondamentali di Kusvkin. quelli che formano tutta la sua segreta liricit: e cio il tremore della sua nascosta ansia di padre e la sofferenza della sua stessa debolezza; caratteri che si riassumono con efficacia nel finale del lavoro, quando dolore e gioia si confondono nelle ultime parole di lui, parole a cui d maggior risalto drammatico, l'involontaria ironia del complimento fatto da Tropaciv a Ielitzkij. Concludendo, Pane altrui,supera tutti gli altri lavori teatrali di Turghniev e contiene nel suo fondo una sostanza drammatica, che nonostante i difetti gi notati, crea un mondo ricco di figure vive e di contrasti; e spesso comunica al protagonista un carattere di commossa umanit.

Carlo Grabher.


PERSONAGGI

Paolo Nicolievič Ielitzkij:

consigliere di collegio; 32 anni. un funzionario di Pietroburgo; freddo, secco, non sciocco, accurato. Veste con semplicit ma con gusto. un uomo comune, non cattivo, ma di poco cuore.

Olga Petrvna Ielitzkaia:

nata Krina, sua moglie, 21 anni. Creatura buona, dolce, sogna la vita mondana e nello stesso tempo la teme; ama il marito ed ha un contegno correttissimo. Veste elegantemente.

Vassilji Siemionyč Kusvkin:

nobile decaduto; vive in casa dei Ielitzkij, che lo mantengono: 50 anni. Porta una redingote col bavero assai accollato e i bottoni di metallo.

Flegnte Alexndryč Tropaciv:

un vicino dei Ielitzkij; 30 anni. un possidente che ha quattrocento contadini ed scapolo. Alto di statura, di bella presenza, parla forte e prende delle pose. Ha fatto il servizio militare in cavalleria ed andato in congedo col grado di tenente. Va spesso a Pietroburgo ed in procinto di recarsi all'estero. Di natura grossolano e anche vile. Porta un frac verde a falde tonde, pantaloni color pisello, panciotto scozzese, cravatta di seta con una grossa spilla. Ha degli stivali di pelle verniciata e un bastone col pomo d'oro. Porta i capelli assai corti, la malcontent1.

Ivn Kusmič Ivnov:

altro vicino; 45 anni. un essere quieto, taciturno, non privo di un certo orgoglio; amico di' Kusvkin. Si rattrista con molta facilit. Porta un vecchio frak color cannella, un panciotto d'un giallo sbiadito e un paio di pantaloni grigi. molto povero.

Karpaciv:

altro vicino; 40 anni. Porta i baffi, assai sciocco ed qualche cosa come l'aiutante di Tropaciv. Non ricco. Indossa uno spencer. Parla con voce di basso.

Narciso Constantinyč Trembnskij:

maggiordomo e matre d'htel dei signori Ielitzkij. Intrigante, strillone; non d pace a nessuno. In sostanza una gran bestia. vestito bene, come s'addice al maggiordomo di una ricca famiglia. Parla correttamente, ma con la pronuncia caratteristica dei Russi bianchi.

Iegr Kartasciv:

fattore; 60 anni. Uomo grasso, addormentato. Quand' possibile, ruba. Porta una redingote blu, a lunghe falde.

Prascvia Ivnovna:

una donna a cui affidata la direzione della casa; 50 anni. secca, cattiva, biliosa. Porta un fazzoletto in testa ed vestita di scuro. Parla come fanno i vecchi sdentati.

Mscia:

cameriera; 20 anni. una fresca ragazza.

Ampadist:

sarto; 70 anni. un vecchio servo di casa: decrepito, rimbambito, malfermo sulle gambe.

Pietro:

cameriere; 25 anni. Giovanotto robusto, allegro, chiacchierone.

Vaska:

un ragazzotto addetto ai piccoli servizi; 14 anni.


ATTO I

La scena rappresenta una sala in casa di un ricco possidente; a destra due finestre e una porta che dnno in giardino; a sinistra una porta che mette in salotto; di fronte un'altra che mette all' ingresso. Tra le due finestre: un tavolo di quelli che si aprono; sul tavolo: una scacchiera. Sul davanti, a sinistra, un altro tavolo e due poltrone. Tra il salotto e l'ingresso si apre un corridoio.

Trembnskij (dietro le quinte) Che disordine! Non trovo altro che disordine, qui. proprio imperdonabile!...

(Entra, seguito dal cameriere Pietro e dal piccolo Vaska)

Ho l'ordine formale della padrona! Qui tutti mi debbono obbedire! (a Pietro) Hai capito?

Pietro Sissignore.

Trembnskij Oggi la signora e suo marito si degnano di venire quass.... e per questo mi hanno mandato innanzi. Noi invece che stiamo facendo qui? Niente! (Volgendosi a Vaska) Tu perch te nestai l? Ti piace di fare il bighellone, eh? Ti piace di non far niente? (Prendendolo per un orecchio e trattenendolo) Ti piace mangiare il pane a ufo, eh? Ah, questo vi piace a tutti! Vi conosciamo bene! Vattene! Torna al tuo posto! (Il ragazzetto se ne va. Trembnskij si siede in una poltrona) Non ne posso proprio pi, santo Dio! (Balzando in piedi) Ma perch non mi presentano il sarto? Dove sta, dunque, questo sarto?

Pietro (Dopo aver dato un'occhiata in anticamera) Il sarto venuto, signore.

Trembnskij E allora perch non entra? Che aspetta? Vieni qua, amico... come ti chiami?...

(Entra Ampadist e si ferma sulla porta, incrociando le braccia dietro la schiena).

Trembnskij (a Pietro) Questo il sarto?

Pietro Precisamente.

Trembnskij (ad Ampadist) Quanti anni hai, amico?

Ampadist Sono gi arrivato alla settantina, signore.

Trembnskij (a Pietro) Ma un altro sarto non l'avevate?

Pietro Nossignore; proprio nessuno. Un altro cera, ma non l'hanno ritenuto adatto: perch balbettava.

Trembnskij (levando le mani al cielo) Che disordine! (ad Ampadist) Di' un po' vecchio: hai fatto quello che ti stato ordinato?

Ampadist Tutto fatto, signore.

Trembnskij Hai cuciti i colli alle livree?

Ampadist Li ho cuciti. Per il panno giallo non bastato...

Trembnskij E allora come hai rimediato?

Ampadist Eh!... mi hanno dato una veste giallina, una vecchia veste che stava in un ripostiglio...

Trembnskij (facendo un gesto colle mani) Basta, basta!... E cos non c' pi niente da fare. Adesso non possibile mandare in citt per il panno. Vattene (Ampadist fa l'atto di andarsene) Oh!... guardami bene! Attento, eh! Se no, amico mio... B, vattene!

(Ampadist esce, Trembnskij si rimette a sedere, ma subito dopo balza di nuovo in piedi)

Ah; a proposito! I viali del giardino li stanno pulendo?

Pietro Diamine!... li stanno pulendo. Hanno mandato dalla campagna tutti i contadini disponibili.

Trembnskij (andando verso Pietro) Ma tu chi sei?

Pietro (stupito) Cosa comandate?

Trembnskij (avvicinandosi ancor di pi a Pietro) Chi sei, ti domando; chi sei tu?

Pietro (con crescente stupore) Io?

Trembnskij (avvicinandosi fin sotto il naso di Pietro) S; tu, tu, tu... Chi sei tu?

(Pietro si confonde; guarda Trembnskij e tace).

Trembnskij Ma parla, dunque; parla. Chi sei? ti domando.

Pietro Io sono Pietro.

Trembnskij Nient'affatto: sei un servitore. Ecco chi sei. Badare alle faccende di casa: questo ti riguarda; pulire i lumi anche questo ti riguarda; ma il giardino non ti riguarda affatto. Che abbiano mandato dei contadini o chi altro diavolo sia: non ti riguarda. Questo riguarda il fattore. Io non l'avevo domandato a te; non ti avevo comandato di rispondere. Avresti dovuto piuttosto andare a cercare il fattore. Questo s che ti riguardava.

Pietro Ecco; il fattore sta venendo qua.

(Iegr entra dall'anticamera)

Trembnskij Ah, Iegr Alexiič!... siete venuto proprio a propo-sito. Ditemi per piacere: avete dato disposizioni laggi in giardino per...

Iegr Tutto disposto, Narciso Constantinyč. Non vi preoccupate... Volete una presa di tabacco?

Trembnskij (prende il tabacco di Iegr e lo fiuta) Iegr Alexieič, non potete credere quanto abbia avuto da fare da questa mattina. Vi confesso sinceramente che in una propriet importante come questa, non mi aspettavo di trovare un simile disordine! Non per quanto dipende da voi, si capisce; non per l'amministrazione, ma per ci che riguarda la casa.

Iegr Gi....

Trembnskij Figuratevi: tanto per farvi un esempio. Domando: i musicanti ci sono? - Capite bene che i padroni bisogna riceverli come si deve! - Ci sono - mi rispondono - Allora, dico, fateli venire qua. Lo credereste? Tutti i musicanti sono addetti ad altre mansioni. Uno giardiniere, l'altro calzolaio; il contrabbasso va dietro ai buoi. S' vista mai una cosa simile? E anche, gli strumenti tutti in disordine. C' voluto del bello e del buono per arrangiar le cose alla meglio. (Fiuta un'altra presa di tabacco).

Iegr Vi siete degnato di prendere un incarico ben faticoso.

Trembnskij S; oso dire che il mio pane me lo guadagno... A proposito; i musicanti stanno fuori del portone?

Iegr Fuori del portone, diamine! Era cominciata un po' di pioggia e quelli s'erano ritirati nella stanza di servizio, dicendo che la pioggia bagnava gli strumenti. Ma io, a dir la verit, li ho rimandati fuori. Capirete: se l'uomo che in vedetta non sta bene attento, i padroni potrebbero arrivare all' improvviso. In quanto agli strumenti, si possono tenere sotto le falde.

Trembnskij Giustissimo. Sembra che ora tutto sia in ordine.

Iegr State tranquillo, Narciso Constantinovič. (guardando Pietro) E tu perch te ne stai qui? Vattene di l, al tuo posto, mio caro...

(Pietro esce dall'anticamera. Dal corridoio giunge di corsa Mscia)

Ehi, ehi, ehi, signorina! Dove andate cos di fretta?

Mscia Ah, Iegr Alexieič, lasciatemi stare! Prascvia Ivnovna non mi d un momento di pace. (Corre nell'anticamera).

Iegr (La segue collo sguardo, poi si volge a Trembnskij e strizza l'occhio, Trembnskij sorride). Per favore che ora , Narciso Constantinyč?

Trembnskij (guardando l'orologio) Le dieci e tre quarti. Da un momento all'altro i signori saranno qui.

(Dall'anticamera compare Kusvkin; si ferma un momento, fa dei segni a qualcuno che sta dietro di lui al di l della porta, si avanza con circospezione e si avvia verso il tavolo accanto alle finestre).

Iegr Faccio una scappatina in ufficio. Son sicuro che lo strosta non si nemmeno pettinata la barba, eppure vedrete che anche lui vorr dare ai padroni il bacio del benvenuto.... (Mentre esce, s'incontra faccia a faccia con Kusvkin).

Kusvkin Buongiorno, Iegr Alexieič.

Iegr (Un po' stizzito) Eh, Vassilij Sieminyč!... ho altro che da pensare a voi.

(Esce per l'anticamera).

(Kusvkin continua ad avvicinarsi alla finestra).

Trembnskij (Si volta e vede Kusvkin. Fra s) Ah, ecco questo!

(Kusvkin fa un inchino a Trembnskij. Trembnskij con aria di noncuranza fa un cenno col capo e parla a Kusvkin voltando appena la testa)

Trembnskij Come? Anche voi qui? Anche voi siete venuto a ricevere i signori?... eh?

Kusvkin Per l'appunto.

Trembnskij Ebbene; siete contento anche voi? (senza aspettare la sua risposta) Che lusso!

Kusvkin Eh s... cio...

Trembnskij Bene, bene... Voi potete sedervi l, nell'angolo. (Kusvkin fa un inchino) Ah, a proposito!... dimenticavo... Pietro!... Pietro!... Pietruccio!... Come? Non c' nessuno in anticamera?

Ivnov (Affacciandosi a met dalla porta dell'anticamera) Che volete?

Trembnskij (Non senza stupore) Ma scusate.... Voi.... come mai....

Ivnov (Senza venire avanti) Io sono Ivn Kusmč Ivnov... Ecco.... (indicando Kusvkin) sono un suo amico... signore...

Kusvkin (a Trembnskij) un nostro vicino... venuto a trovarmi.

Trembnskij (Scandendo le parole e scrollando il capo) Eh; ma non questo il momento!... non questo il luogo, signori!

(Pietro entra dall'anticamera, sfiorando il naso di Ivnov. Ivnov si ritira).

Trembnskij Dove t'eri ficcato? Vieni con me... Voglio vedere che hai fatto l nello studio.... Son sicuro che niente disposto come avevo ordinato... A fidarsi di voi!...

(Escono tutti e due per il salotto, Kusvkin resta solo).

Kusvkin (Dopo un momento di silenzio) Vnia!... ehi, Vnia!1

Ivnov (Dall'anticamera, senza farsi vedere) Che vuoi?

Kusvkin Entra, Vnia; non aver paura; puoi entrare.

Ivnov (Entrando, adagio adagio) Sarebbe meglio che me ne andassi.

Kusvkin No; resta. Che c' di male? Sei venuto a trovar me. Su; vieni. Via, siedi qua. il mio cantuccio.

Ivnov meglio andare nella tua camera.

Kusvkin Nella mia camera, ora, non si pu andare. Ci stanno mettendo tutta la biancheria. Vi hanno portato anche tanti materassi... Si sta male qui?

Ivnov No; ma preferirei andarmene a casa.

Kusvkin No, Vnia; resta. Siediti qui; siedi. Mi sieder anch'io. (Kusvkin si siede). I nostri stanno per arrivare. Perch non vuoi vederli?

Ivnov Che c' da vedere?

Kusvkin Come, che c' da vedere?! Olga Petrvna s' sposata a Pietroburgo. Chiss come sar il suo sposino.... E poi anche lei e un pezzo che non la vediamo. Sei anni e pi. Siediti.

Ivnov Ma perch Vassilij Sieminyč?... A dir la verit....

Kusvkin Siedi, siedi, ti dico. Non badare se il nuovo maggiordomo fa la voce grossa. Che Dio lo benedica!... Ce l'hanno messo a posta.

Ivnov Olga Petrvna, a quanto pare, ha sposato uno ricco; eh? (si siede).

Kusvkin Non saprei, Vnia; ma dicono che sia un alto funzionario. Certo quel che ci voleva per Olga Petrvna. Non poteva mica restare tutta la vita con sua zia.

Ivnov Ma di un po', Vassillij Sieminyč: il nuovo signore non ci mander mica via tutti e due?!

Kusvkin E perch dovrebbe mandarci via?

Ivnov Cio... io dico per te.

Kusvkin (Con un sospiro) Lo so, Vnia; lo so. Tu, amico mio, vuoi o non vuoi, sei un possidente. Io, invece, non ho di mio nemmeno i vestiti. Sempre roba degli altri. Per il nuovo padrone non mi scaccer. Il padrone buon'anima, nemmeno lui mi ha scacciato.... Eppure era assai irritabile.

Ivnov Ma tu, Vassillij Sieminyč, non conosci quella brava gente di Pietroburgo.

Kusvkin Perch, Ivn Kusmč?... sarebbero forse cos?...

Ivnov Dicono che siano un vero castigo. Nemmeno io li conosco ma ne ho sentito parlare.

Kusvkin (Dopo un breve silenzio) B, vedremo. Io confido in Olga Petrvna. Essa non mi abbandoner.

Ivnov Non ti abbandoner!... Ma se lei, molto probabilmente, nemmeno si ricorder di te!... Se non sbaglio, quando part di qui colla zia, dopo la morte di sua madre buon'anima, era una bambina. Quanto poteva avere? Non avr avuto nemmeno quattordici anni. Se anche l'hai fatta giocare colla bambola, ti pare una gran cosa? Non ti guarder nemmeno.

Kusvkin Ma no, Vnia.

Ivnov Vedrai.

Kusvkin Via; basta Vnia; fammi il piacere.

Ivnov Lo vedrai, Vassilij Sieminyč.

Kusvkin Davvero, Vnia: basta!... Facciamo piuttosto una partita a dama. Eh? Che ne dici? (Ivnov tace) Su, siediti.... Via, amico mio, via. (Prende la scacchiera e dispone le pedine).

Ivnov (Disponendo le pedine anche lui) Hai trovato il momento buono; non c' che dire! Vedrai se te lo permetter il maggiordomo!

Kusvkin Ma noi, forse, diamo fastidio a qualcuno?

Ivnov No; ma i signori stanno per arrivare...

Kusvkin Quando arriveranno, smetteremo. Destra o sinistra?

Ivnov Ci cacceranno via tutti e due, Vassilij Sieminyč, vedrai. Sinistra. Tocca a te a incominciare.

Kusvkin A me... Allora, amico, ecco come incomincio, oggi.

Ivnov Guarda, che bella trovata! Io, invece, ecco, come incomincio.

Kusvkin E io vado qui.

Ivnov E io, qua.

(All'improvviso si sente un frastuono nell'anticamera. Il piccolo Vaska entra di gran corsa e grida)

Vaska Vengono, vengono! Narciso Koskenkinyč1! Vengono!

(Kusvkin e Ivnov balzano in piedi).

Kusvkin (Assai agitato) Vengono? Vengono?

Vaska (Grida) La vedetta ha dato il segnale: vengono!

La voce diTrembnskij (risuona dal salotto) Che c'? Vengono? Vengono i signori?

(Egli, insieme a Pietro, esce di corsa dal salotto).

Trembnskij (Grida) I musicanti! I musicanti a posto!

(Corre nell'anticamera; Pietro e Vaska lo seguono. Dal corridoio arriva di corsa Mscia).

Mscia Vengono?

Kusvkin Vengono, vengono.

(Ivnov con ansia si rannicchia in un angolo. Mscia scappa di corsa nel corridoio gridando: Vengono! Dopo un istante sbiecano fuori: dal corridoio Prascvia Ivnovna e dall'anticamera Trembnskij).

Prascvia Ivnovna Vengono.

Trembnskij Le ragazze; chiamate qua le ragazze!

Prascvia Ivnovna (Grida nel corridoio) Ragazze! Ragazze!

Iegr (Entrando di corsa dall'anticamera) Il pane e il sale1) Narciso Constantinyč!

Trembnskij (grida a squarciagola) Pietro! Pietro! Il pane e il sale! Dov' il pane, il sale...

(Dal corridoio sbucano sei ragazze vestite in gran gala)

Trembnskij In anticamera, ragazze, in anticamera!

(Le ragazze corrono in anticamera e sulla porta s'incontrano con Pietro, che reca un vassoio con un gran pane a ciambella e la saliera).

Pietro Adagio, teste matte!

Trembnskij (Strappa di mano a Pietro il vassoio e lo affida a Iegr). Questo a voi.... Andate alla porta; andate.

(Spinge Iegr verso la scala, con Pietro e Prascvia Ivnovna; va loro dietro di corsa)

Trembnskij (d.d. grida) E gli altri dove stanno?... tutti qua...

La voce di Pietro Chiamate Ampadist.

Altra voce Il segretario comunale gli ha portato via gli stivali...

La voce di Trembnskij Qua i cocchieri; qua!

La voce delle ragazze Vengono, vengono!

La voce di Trembnskij Silenzio, adesso; silenzio!

(Si fa unprofondo silenzio, Kusvkin, che durante tutto il precedente trambusto rimasto in grande agitazione, ma non si mai mosso dal suo posto, si mette in ascolto con ansia vivissima. A un tratto la musica, con mille stonature, comincia a suonare la marcia: Scoppia o tuon della vittoria... . Una carrozza si avvicina al portone; voci confuse; la musica cessa. Si sentono saluti, baci... Poco dopo entrano: Olga Petrvna e suo marito, il quale tiene in mano il pane che gli stato offerto; dietro di loro: Trembnskij, Iegr col vassoio, Prascvia Ivnovna e la servit che resta, per, sulla porta).

Olga (Al marito con un sorriso) Eccoci finalmente a casa, Paul1. (Ielitzkij le stringe la mano) Come sono felice! (Volgendosi ai domestici) Grazie, grazie! (Indicando Ielitzkij) Ecco il vostro nuovo padrone.... Vi prego di amarlo e di rispettarlo. (Al marito) Rendez cela, mon ami.

(Ielitzkij restituisce il pane a Iegr).

Trembnskij (Fa un inchino, piegando tutta la parte superiore del corpo) Desiderate ordinare qualche cosa?... fare uno spuntino... prendere del t...

Olga No; grazie. (Al marito) Voglio farti vedere tutta la nostra casa, il tuo studio... Son sette anni interi che non vengo qua... sette anni!

Ielitzkij Fammi vedere.

Prascvia Ivnovna (Prendendo dalle mani di Olga il cappello e la mantiglia) Siete sempre la nostra buona, la nostra cara padroncina....

Olga (Le risponde con un sorriso, poi volge uno sguardo intorno) diventata vecchia la nostra casa!... Anche le camere mi sembrano pi piccole.

Ielitzkij (Con la voce di un amorevole precettore) Si ha sempre quest'impressione. Tu sei partita di qui ch'eri bambina.

Kusvkin (che in tutto questo tempo non ha mai allontanato lo sguardo da Olga, le si avvicina) Olga Petrvna, permettete... (La voce gli si spezza in gola).

Olga (Che da principio non lo riconosce) Ah, aah... Vassilij... Vassilij Petrvič, come state? L per l, non vi avevo nemmeno riconosciuto.

Kusvkin (Baciandole la mano) Permettete... che vi faccia le mie congratulazioni...

Olga (Al marito, indicando Kusvkin) un nostro vecchio amico, Vassilij Petrvič...

Ielitzkij (Inchinandosi) Molto lieto.

(Ivnov di lontano s'inchina anche lui, sebbene ancora non lo abbiano nemmeno notato).

Kusvkin (Facendo un inchino a Ielitzkij) Siate il benvenuto... Noi tutti... siamo cos contenti....

Ielitzkij (Gli fa un altro inchino, poi alla moglie, sottovoce) Chi ?

Olga (Anche lei sottovoce) Un nobile decaduto; vive in casa nostra. (Forte) B, andiamo, voglio farti vedere tutta la casa.... Paul,io sono nata qui; qui sono cresciuta....

Ielitzkij Andiamo; con piacere... (Volgendosi a Trembnskij) Voi intanto, per favore, date disposizioni al mio domestico.... i miei bagagli sono di l....

Trembnskij (Premuroso) Subito, subito, signore...

Olga Andiamo Paul.

(Ambedue escono per il salotto).

Trembnskij (A tutta la servit, sottovoce) Ora, amici miei, ognuno al suo posto. Voi, Iegr Alexiič, restate in anticamera, caso mai il padrone chiamasse.

(Iegr e i domestici escono per l'anticamera; Prascvia Ivnovna e le cameriere per il corridoio).

Prascvia Ivnovna (di sulla soglia) Andate, andate.... Ma tu, Mascia, perch ridi? (Esce).

Trembnskij (a Kusvkin e Ivnov) E voi, signori, restate qui?

Kusvkin Noi restiamo qui.

Trembnskij B, va bene... Per, per piacere... Voi sapete... (Fa dei segni colle mani) Per amor di Dio... altrimenti siamo noi che ne rispondiamo...

(Esce in punta di piedi per l'anticamera).

Kusvkin (lo segue con lo sguardo, poi, volgendosi a Ivnov) Vnia; hai visto com' diventata? No, dimmi: hai visto? Com' cresciuta, eh? Come s' fatta bella! E non mi ha mica dimenticato! Lo vedi, Vnia; lo vedi?! Dunque: avevo ragione.

Ivnov Non ti ha dimenticato!?... E allora perch ti ha chiamato Vassilij Petrvič, eh?...

Kusvkin Sei cattivo, Vnia! Ma che importa: Petrovič, Sieminyč... non lo stesso? Via, dovresti capirlo, tu che sei un uomo intelligente. Mi ha presentato a suo marito. Bell'uomo! un bel tipo e ha un viso che.... Oh, deve essere un pezzo grosso!... Che ne dici, Vnia?

Ivnov Non so, Vassilij Sieminyč. Ora meglio che me ne vada.

Kusvkin Come sei, Vnia! Ma che ti successo? Non mi sembri pi tu, santo Dio! Me ne vado, me ne vado... Piuttosto faresti meglio a dirmi che impressione t'ha fatto la nostra signora.

Ivnov bella s; non c' che dire.

Kusvkin Soltanto il sorriso... basterebbe quello... E la voce eh? Sembra proprio una capinera, una canarina. E come vuol bene a suo marito! Si vede subito. Eh, Vnia? Non si vede?

Ivnov Dio solo pu conoscerli, Vassilij Sieminyč.

Kusvkin peccato. Ivn Kusmč; peccato santo Dio! Uno contento e tu... Ah, ecco che tornano qua.

(Olga e Ielitzkij entrano dal salotto)

Olga La nostra casa, come vedi, non grande; ma bisogna contentarsi di quello che si ha.

Ielitzkij Ma che!... una magnifica casa; distribuita benissimo.

Olga E ora andiamo in giardino.

Ielitzkij Con piacere... Per... vorrei dire due parole al tuo fattore.

Olga (in tono di rimprovero) Al tuo?

Ielitzkij (con un sorriso) S; al nostro. (Le bacia la mano).

Olga B; come vuoi. Io mi far accompagnare da Vassilij Petrvič. Vassilij Petrvič, andiamo in giardino... Volete?

Kusvkin (col viso raggiante di contentezza) Figuratevi... io... io...

Ielitzkij Mettiti il cappello, Olia1.

Olga Non occorre. (Si butta la sciarpa sulla testa) Andiamo, Vassilij Petrvič.

Kusvkin Olga Petrvna, permettete che vi presenti un nostro... vicino: il signor Ivnov...

(Ivn Kusmč si confonde e fa un inchino).

Olga Molto lieta... (A Ivnov) Vi dispiace venir con noi in giardino? (Ivnov fa un inchino) Datemi il braccio Vassilij Petrvič...

Kusvkin (Non credendo alle sue orecchie) Come?

Olga (ridendo) Ecco: cos. (Gli prende il braccio e vi appoggia il suo) Ricordate, Vassilij Petrvič?...

(Escono dalla porta a vetri. Ivnov li segue),

Ielitzkij (Si avvicina alla porta a vetri, segue con lo sguardo la moglie, torna indietro verso il tavolo di sinistra e si siede). Ehi! Chi c' di l? Giovanotto!

Pietro (Entrando dall'anticamera) Cosa comanda il signore?

Ielitzkij Come ti chiami, caro?

Pietro Pietro, per servirla.

Ielitzkij Ah! Senti: vammi a cercare il fattore - come diavolo si chiama? - Iegr, mi pare...

Pietro Per l'appunto, signore.

Ielitzkij Vallo a chiamare.

(Pietro esce. Subito dopo entra Iegr, che si ferma sulla porta, tenendo le braccia incrociate dietro la schiena).

Ielitzkij (con una voce da capo-divisione) Iegr, domani ho intenzione di vedere la tenuta di Olga Petrvna.

Iegr Ai vostri ordini.

Ielitzkij Ci sono molti contadini qui?

Iegr Nel villaggio di Timofiievo, ce ne sono trecentottantaquattro di sesso maschile, secondo l'ultimo censimento. Effettivamente son di pi.

Ielitzkij E quanti di pi?

Iegr (tossisce, riparandosi colla mano) Una ventina a occhio e croce.

Ielitzkij Uhm!... Ti prego di assodare la cosa e di riferirmi in proposito. Non ci sono propriet di altri, in mezzo alla nostra?

Iegr Nossignore: il podere ha un confine che lo chiude tutt'intorno.

Ielitzkij (Guarda Iegr con un certo stupore). Uhm... E la terra coltivabile molta?

Iegr Parecchia. Duecentosettantacinque ettari complessivamente.

Ielitzkij (di nuovo guarda perplesso Iegr) E la terra non coltivabile quant'?

Iegr (dopo un momento di esitazione) difficile dirlo. A sterpate sono... Ci sono anche dei borri... C il terreno occupato dalla fattoria... c' pure un pezzo a pascolo. (Riprendendo coraggio) C' un appezzamento a prato...

Ielitzkij (alzando e abbassando le sopracciglia) Ma quanti ettari, precisamente?

Iegr Chi lo sa! Questo terreno non stato ancora misurato. Forse sar indicato al catasto. Credo che ci avvicineremo ai cinquanta ettari.

Ielitzkij (fra s) Questo si chiama disordine! (Forte) E terreno boschivo ce n'?

Iegr Ventotto ettari e mezzo.

Ielitzkij (forte, scandendo le parole) Dunque, in tutto sarebbero, un cinquecento ettari.

Iegr Cinquecento? Ma saranno duemila.

Ielitzkij Come!... se tu stesso... (Arrestandosi) Gi... gi... io... anch'io volevo dire cos. Capisci?

Iegr Sissignore.

Ielitzkij (con grande seriet) Di' un po': questi contadini si portano bene? Sono docili?

Iegr Gente buonissima. Amano di esser trattati severamente.

Ielitzkij Uhm... E dimmi: non sono in miseria?

Iegr Come sarebbe possibile?! Nemmeno per sogno! Sono contentissimi.

Ielitzkij B; domani vedr da me ogni cosa. Puoi andare. Ah, dimmi per piacere: che persona , questo signore che vive qui in casa? Chi ?

Iegr Vassilij Sieminyč Kusvkin; un nobile. Vive qui in casa. Ci sta dai tempi del padrone buon'anima. Il padrone si pu dire che lo teneva con s per divertimento.

Ielitzkij Ed un pezzo che sta qui?

Iegr Eh, tanto! Dalla morte del vecchio padrone son passati un vent'anni e Vassilij Sieminyč era gi qui, quando il padrone buon'anima era ancora vivo.

Ielitzkij Va bene.... A proposito: avrete un ufficio d'amministrazione, non vero?

Iegr E come se ne potrebbe fare a meno?...

Ielitzkij Domani, vedr ogni cosa io. Va'. (Iegr esce) Questo fattore mi sembra uno stupido. Del resto, vedremo. (si alza e si mette a camminare in su e in gi) Ecco che anch'io sono in campagna: nella mia campagna. Strano! Ma bello!

(Nell'anticamera si sente la voce di Tropaciv: Sono arrivati? oggi? )

Ielitzkij (fra s) Chi ?

Pietro (entrando dall'anticamera) venuto Flegnte Alexndryč Tropaciv. Desidera vedervi... Che debbo rispondere?

Ielitzkij (fra s) Ma chi diavolo costui? Il nome non m' nuovo. (Forte) Di' che favorisca.

Tropaciv (entrando) Salute, Paolo Nicolic, bonjour. (Ielitzkij s'inchina con evidente aria di stupore) Mi sembra che non mi riconosciate... Ricordate, a Pietroburgo dal conte Kuntzv...

Ielitzkij Ah! s, s... Prego, prego... lietissimo... (gli stringe la mano).

Tropaciv Io sono il pi prossimo dei vostri vicini. Sto a due verste da qui. Per andare in citt debbo passare proprio accanto alla vostra casa. Sapevo che vi aspettavano... Allora ho pensato oggi vado a informarmi. Per, se son capitato in un momento poco opportuno, fatemi il piacere di dirmelo. Entre gens comme il faut,voi capite, non c' da far complimenti.

Ielitzkij Al contrario: spero anzi che restiate a pranzo con noi... sebbene io non sappia che cosa ci abbia preparato il nostro cuoco di campagna.

Tropaciv (mettendosi in posa e giocando col bastone) Oh, Dio mio! Lo so bene: in casa vostra tutto su un gran tono. Anche voi, spero che, uno di questi giorni, mi farete l'onore di venire a pranzo da me... Voi non potete credere, come sia lieto del vostro arrivo. Qui ce ne sono cos poche di persone come si deve, des gens comme il faut. Et madame?Come sta? Io l'ho conosciuta bambina. S, s, conosco vostra moglie; la conosco benissimo. Mi congratulo con voi, Paolo Nicolič, mi congratulo sinceramente. H-h!... Ma essa, probabilmente non si ricorder pi di me. (Si mette di nuovo in posa e si liscia i favoriti).

Ielitzkij Mia moglie sar molto lieta... Ora andata a passeggiare in giardino con quel... con quel signore che vive qui.

Tropaciv (con aria di disprezzo) Ah! con quello! Mi sembra un mezzo buffone. Per un uomo quieto. A proposito: con me venuto un altro nobile... l in anticamera. Permettete?

Ielitzkij Prego, prego... Ma perch in anticamera?

Tropaciv Oh! ne faites pas attention. uno cos... ... uno che non conta. Anche lui, essendo in miseria, vive in casa mia. Viene sempre con me... Soli, in istrada, ci si annoia. Fatemi il piacere, non vi disturbate...je vous en prie.(Avvicinandosi all'anticamera) Karpaciv! Entra, amico.

(Karpaciv entra e s'inchina) Ecco, Paolo Nicolič: ve lo presento.

Ielitzkij Felicissimo.

Tropaciv (Prende Ielitzkij sottobraccio e, piano, piano, lo conduce lontano da Karpaciv, che, timidamente, si tira da parte). C'est bien, c'est bien.Starete un pezzo con noi, Paolo Nicolič?

Ielitzkij Ho preso tre mesi di permesso.

(Ambedue cominciano a passeggiare avanti e indietro).

Tropaciv Poco... poco. Capisco che non potete assentarvi di pi... e poi credo che vi avranno lasciato venir via a malincuore. H-h!... necessario che vi riposiate. Dite un po': vi piace la caccia?

Ielitzkij Da quando sono al mondo, non ho mai preso in mano un fucile... Per, prima di partire, mi sono comperato un cane. Dite un po': c' molta selvaggina qui?

Tropaciv Ce n', ce n'. Se volete, ci penso io. Vi faremo diventare un cacciatore. (A Karpaciv) Di' un po': da noi, a Malinnik ci sono delle nidiate?

Karpaciv (dall'angolo con voce di basso) Due ce ne sono; e a Kmiennaia Griad: tre.

Tropaciv Ah; bene!

Karpaciv Anche Fedl, il guardaboschi, diceva, giorni fa, che a Goriloie...

(Dal giardino rientra Olga con Kusvkin e Ivnov. Karpaciv tace e fa un inchino).

Olga Ah, Paul;come bello il nostro giardino!... (Nel vedere Tropaciv si arresta).

Ielitzkij (a Olga) Permetti che ti presenti il signor...

Tropaciv (interrompendo Ielitzkij) Scusate, scusate: noi siamo dei vecchi conoscenti... Olga Petrvna, probabilmente, non mi riconosce... E non c' da meravigliarsi. L'ho conosciuta (indica colla mano un'altezza di un mezzo metro da terra) comme a. (Si mette in posa e continua con un sorriso) Io sono Flegnte Tropaciv... vi ricordate del vostro vicino Flegnte Tropaciv? Ricordate che vi portava i giocattoli dalla citt? Voi, allora, eravate una graziosa bambina; ora invece!... (Insiste, in tono significativo, sull'ultima parola, fa un inchino, un passo indietro, poi si raddrizza, assai soddisfatto di s).

Olga Ah, monsieur Tropaciv; ma certamente... Ora vi riconosco... (Gli tende la mano) Non potete credere come sia felice, da quando son qui.

Tropaciv (dolce) Solo da quando siete qui?

Olga (gli risponde con un sorriso) La mia infanzia mi tornata cos viva alla memoria... Paul,tu devi assolutamente venire con me in giardino. Ti far vedere un'acacia, che piantai colle mie mani... Ora assai pi alta di me.

Ielitzkij (a Olga, indicandole Karpaciv) Monsieur Karpaciv, un altro vicino.

(Karpaciv s'inchina e si rannicchia nel cantuccio, dove si sono gi affrettati a ritirarsi Kusvkin e Ivnov).

Olga Felicissima...

Tropaciv (a Olga) Ne faites pas attention.(A voce alta e stropicciandosi le mani) E cos, eccovi finalmente in campagna, nella vostra casa: e da padrona... Come vola il tempo, eh?

Olga Spero che pranzerete con noi.

Ielitzkij L'ho gi invitato io il signor...come vi chiamate?

Tropaciv Flegnte Alexndryč.

Ielitzkij L'ho gi invitato io, Flegnte Alexndryč... Solo ho paura che il pranzo...

Tropaciv Oh per carit!

Olga (tirando Ielitzkij unpo' in disparte) Questo signore venuto in un momento poco opportuno...

Ielitzkij vero... Per mi sembra una persona dabbene.

Tropaciv (Si tira in disparte e, dondolandosi con disinvoltura e mordendo, di tanto in tanto, il pomo del suo bastone, s'avvicina a Kusvkin e gli dice con voce nasale) Ah, ben trovato! Dunque, come va?

Kusvkin Eh, ringraziamo Iddio!

Tropaciv (indicando col gomito Karpaciv) Voi lo conoscete, mi pare.

Kusvkin Eh, diamine!... ci conosciamo.

Tropaciv Bene, bene, bene... (A Ivnov) Ah!... come diavolo vi chiamate?!... Anche voi qui?

Ivnov Anche io...

Olga (a Tropaciv) Monsieur... monsieur...Tropaciv...

Tropaciv (voltandosi di scatto) Madame?

Olga Noi, da vecchi amici, non facciamo complimenti, vero?

Tropaciv Prego...

Olga Permettete che mi ritiri un momento... Siamo arrivati proprio adesso... Bisogna dare un'occhiata...

Tropaciv Prego, prego, Olga Petrvna... E anche voi, Paolo Nicolič, fate il vostro comodo; h h! Noi intanto chiacchieriamo un po' qui con questi signori...

Olga E poi, sebbene voi siate un vecchio amico, mi vergogno... con questo abito da viaggio...

Tropaciv (con un sorriso) Io non accetterei un simile... un simile pretesto... se non sapessi che per le signore... la toilette... sempre... diciamo cos... sempre una cosa che fa piacere... (s'impappina, fa un inchino e si mette in posa).

Olga (ridendo) Come siete malizioso!... Signori, vi lascio... arrivederci.

(Esce per il salotto).

Tropaciv Paolo Nicolič, permettete che vi faccia ancora una volta i miei rallegramenti... Si pu dire davvero che voi siete un uomo fortunato...

Ielitzkij (sorride e gli stringe la mano) Avete ragione... Taddeo... cio, Flegnte Alexndryč.

Tropaciv Ma sentite... io, forse, vi trattengo qui...

Ielitzkij Al contrario, Flegnte Alexndryč. Sapete che vi propongo?... A voi che vi occupate di campagna, non riuscir sgradito...

Tropaciv (stando quasi addosso a Paolo Nicolič e premendosi sulla pancia la mano di lui) Disponete pure di me, Paolo Nicolič; ve ne prego.

Ielitzkij Prima di colazione, volete che andiamo un po' sull'aia? a due passi di qui: vicino al giardino.

Tropaciv Enchant... figuratevi.

Ielitzkij Allora, prendete il vostro cappello. (Forte) Giovanotto, ehi, l!

(Entra Pietro) Fa' preparare la colazione.

Pietro Il signore sar obbedito! (Esce).

Tropaciv Karpaciv verr con noi, se permettete.

Ielitzkij Felicissimo...

(Escono tutti e due. Karpaciv li segue).

Kusvkin (volgendosi di scatto a Ivnov) Ebbene, Vnia, dimmi un po' tu adesso: com' la nostra Olia?

Ivnov bella; non c' che dire.

Kusvkin E com' affabile, eh, Vnia?

IvnovS; assai diversa da lui.

Kusvkin Ma lui cattivo, forse? Rifletti un po', Vnia: una persona altolocata; ed abituato, sai, a tenere quel contegno. Se anche avesse voglia di scherzare, tu lo capisci: non pu. Questa un'esigenza di laggi. Piuttosto, Vnia, hai notato che occhi ha lei?

Ivnov No; non ci ho badato, Vassilij Sieminyč.

Kusvkin Mi meraviglio di te, santo Dio! Questo, Vnia, non bello; ti dico davvero: non bello.

Ivnov Pu darsi; del resto io non dico nient... Ah, ecco che viene il maggiordomo.

Kusvkin (abbassando la voce) B; che importa se viene? Noi non facciamo niente di male.

(Entra Trembnskij con Pietro. Pietro porta la colazione sopra un vassoio).

Trembnskij (spingendo un tavolo nel mezzo della sala) Ecco; posa qui e bada di non romper niente.

(Pietro depone il vassoio e spiega una tovaglia. Trembnskij gliela leva di mano)

Trembnskij Da' qua... Faccio io; tu va' a prendere il vino.

(Pietro esce. Trembnskij mette la tovaglia e guarda Kusvkin di traverso)

Eh, guarda un po': ci sono certi che nascono proprio colla camicia. Noi, per un tozzo di pane dobbiamo dar la pelle e loro trovano tutto gratis. Ecco: domando se c' giustizia a questo mondo. proprio incredibile!

Kusvkin (Tocca concautela la spalla di Trembnskij; Trembnskij lo guarda stupito) Vi siete sporcato... contro il muro.

Trembnskij Eh!... figurarsi che disgrazia... lasciatemi stare.

(Entra Pietro colle bottiglie e il vaso per mettere in fresco lo Champagne, vaso che depone su un piccolo tavolo, vicino alla porta)

Trembnskij Su, cammina; spicciati. (Prende le bottiglie e le mette sulla tavola) Su, porta via queste pedine... Guarda che bel momento hanno trovato per giocare, i signori... E poi che bel gioco! un gioco da nobili questo?

(Pietro porta via le pedine).

Ivnov (sottovoce a Kusvkin) Addio, amico mio.

Kusvkin (sottovoce) Dove vai?

Ivnov (sottovoce) A casa.

Kusvkin (sottovoce) Aspetta; resta.

Iegr (affacciandosi dall'anticamera) Narciso Constantinovič; ehi! Narciso Constantinovič...

Trembnskij (voltandosi) Che c'?

Iegr Dov' andato il padrone?

Trembnskij Sull'aia. Come mai non siete con lui?

Iegr Sull'aia?... Ah! mamma mia...

(Fa per correr via, ma immediatamente si rimette diritto, incrocia le braccia dietro la schiena e si stringe contro la porta. Entrano: Ielitzkij, Tropaciv e Karpaciv).

Ielitzkij (a Tropaciv) E cos vous tes content?

Tropaciv Trs bien, trs bien; tout est trs bien...Ah, Iegr, buon giorno!

(Iegr fa uninchino. Tropaciv gli batte sulla spalla)

Voi avete un gran brav'uomo, Paolo Nicolaič... Potete fidarvi di lui a occhi chiusi.

(Iegr s'inchina di nuovo ed esce)

Ah! la colazione pronta. (Si avvicina alla tavola) Eh! ma questo un pranzo in piena regola. Comme c'est bien servi! (Solleva da un piatto il coprivivande d' argento) Beccaccini!... scusate se poco... Mi pare d'essere al Restaurant Saint-George!1. Che furfante quel Saint-George!Per vi fa mangiare in un modo!... Quante centinaia di rubli ho buttati da lui in pranzi e in cene...

Ielitzkij Vogliamo sederci? Giovanotto, le sedie...

(Pietro porta le sedie; Trembnskij si d da fare intorno agli ospiti; Ielitzkij e Tropaciv si siedono).

Tropaciv (a Karpaciv) Siediti anche tu Karpacce2... (A Ielitzkij) Cest comme cela que je l'appelle...Vous permettez?

Ielitzkij Prego, prego. (A Kusvkin e ad Ivnov che, non si muovono dal loro angolo) Ma voi, signori, perch non sedete?... Prego...

Kusvkin (inchinandosi) Tante grazie... Staremo in piedi...

Ielitzkij Sedete, vi prego.

(Kusvkin e Ivnov si siedono timidamente a tavola. Tropaciv si siede, rispetto agli spettatori, alla sinistra di Ielitzkij; Karpaciv a destra, a una certa distanza; vicino a lui Kusvkin e Ivnov. Trembnskij, colla salvietta sotto l'ascella, sta in piedi dietro Ielitzkij. Pietro sta accanto alla porta).

Ielitzkij (alzando da un piatto il coprivivande) B, signori: mangiamo quel che la Provvidenza ci manda.

Tropaciv (col boccone in bocca) Parfait, parfait: avete un cuoco meraviglioso, Paolo Nicolič.

Ielitzkij Troppo gentile! (pausa) Dunque, voi credete che il raccolto quest'anno sar buono?

Tropaciv (continuando a mangiare) Questa la mia opinione. (Bevendo un bicchiere di vino) Alla vostra salute! Karpacce, perch non bevi alla salute di Paolo Nicolič?

Karpaciv (balzando in piedi) Cent'anni di vita, all'illustre padrone di casa... (vuota il bicchiere d'un fiato) e ogni felicit... (si siede).

Ielitzkij Grazie.

Tropaciv (a Karpaciv, toccando col gomito Ielitzkij). Ecco chi bisognerebbe eleggere capo della nobilt! Eh? Che ne pensi?

Karpaciv Sfido io! Che si potrebbe pretendere di meglio?

Tropaciv Eh, infatti, Paolo Nicolič, se non fosse il vostro servizio - che meraviglioso formaggio! - se non fosse il vostro servizio che vi trattiene a Pietroburgo, dovreste essere voi il nostro capo della nobilt!

Ielitzkij Troppo buono...

Tropaciv No; non scherzo mica! (A Kusvkin) Ma voi perch non bevete alla salute di Paolo Nicolič? Eh? (A Ivnov) E anche voi, eh?!

Kusvkin (con un certo imbarazzo) Con tutto il piacere...

Tropaciv Karpacce, versagli da bere... riempigli il bicchiere. Ecco, cos; senza tanti complimenti!

Kusvkin (alzandosi in piedi) Alla salute dell'illustre padrone di casa... e della sua signora. (Fa un inchino, beve, poi siede. Anche Ivnov fa un inchino e beve senza dire una parola).

Tropaciv Ah, bravo! (a Ielitzkij). Aspettate... Nous allons rire. un tipo molto divertente; solo, bisogna farlo ubriacare. (A Kusvkin, giocherellando col coltello). B, come state signor Coso... Ivnyč? Era un pezzo che non vi vedevo. Piano, piano, si tira avanti eh?

Kusvkin Eh, si tira avanti, come dite voi.

Tropaciv Sicuro. Benone. E dite un po': il vostro possedimento di Vietrvo, ve l'hanno finalmente restituito o no?

Kusvkin (abbassando gli occhi) Avete voglia di scherzare!

Tropaciv Per carit; che vi salta in testa? Io m'interesso vivamente di voi. Non scherzo affatto.

Kusvkin (con un sospiro) Niente di definito ancora; niente.

Tropaciv Davvero?

Kusvkin Niente di definito.

Tropaciv Abbiate pazienza; che volete fare! (A Ielitzkij, strizzando l'occhio) Voi, Paolo Nicolič, forse non sapete che, nella persona del signor Kusvkin, avete dinanzi a voi il proprietario, il vero proprietario, il possessore, o meglio... l'erede, il legittimo erede del villaggio di Vietrvo, di Ugarv... (A Kusvkin) Dite un po': quanti contadini avete?

Kusvkin Nel villaggio di Vietrvo, secondo l'ottavo censimento, quarantadue; ma il villaggio non spetta tutto a me.

Tropaciv (piano a Ielitzkij) Vietrvo la sua fissazione. (Forte) E la parte che spetta a voi che estensione ha?

Kusvkin (abbandonando a poco, a poco, la sua timidezza) Fatte le divisioni e pagate lo tasse fiscali, mi resteranno pi di ottantaquattro ettari.

Tropaciv E dei contadini, quanti ve ne spettano?

Kusvkin Non si pu sapere esattamente. Parecchi sono fuggiti.

Ielitzkj Ma perch, dunque, non siete in possesso della vostra propriet?

Kusvkin C' una causa in corso.

Ielitzkj Una causa? E con chi?

Kusvkin Ci sono degli altri che si dichiarano eredi. Cisono poi dei debiti col fisco... con privati...

Ielitzkij Ed un pezzo che dura quest'affare?

Kusvkin (animandosi a poco a poco) Eh! tanto... Da quando era ancora al mondo il vecchio padrone buon'anima, che Dio l'abbia in gloria! Avrei vinto io, ma senza mezzi!... E poi ho anche poco tempo. Bisognerebbe fare qualche scappata in citt, far pressioni, si capisce, darsi da fare... ma non ho tempo. Solo la carta bollata, poi, costa unocchio. E io non ho denari.

Tropaciv Karpacce, versagli un altro bicchiere.

Kusvkin (cercando di rifiutare) No; grazie mille...

Tropaciv Ma via! (Beve) Alla vostra salute! (Kusvkin si alza, fa un inchino e beve) Dunque che intenzioni avete? Cos non va bene. In questa maniera perderete la causa.

Kusvkin Che debbo fare? gi pi d'un anno che non do-mando nemmeno informazioni. (Tropaciv scrolla la testa in segno di rimprovero) A dir la verit, laggi ho un uomo che... Io confido in lui, ma poi... Dio solo pu leggergli dentro!

Tropaciv (dando un'occhiata a Ielitzkij) Ma chi questo tale; si pu sapere?

Kusvkin Veramente, non si potrebbe; ma... perch no? ... Sichiama Ivn Arhipyč Lyčkov. Lo conoscete?

Tropaciv Non lo conosco; chi ?

Kusvkin Come!... l'avvocato distrettuale... cio.....prima era avvocato distrettuale... e, per essere esatti, non qui, ma a Viniov. Ora vive cos... si occupa specialmente di commercio.

Tropaciv (continuando a guardare Ielitzkij, che comincia a divertirsi con Kusvkin). E questo signor Lyčkov vi ha promesso il suo aiuto?

Kusvkin (dopo un momento di silenzio) Me l'ha promesso. Io gli ho tenuto a battesimo il suo secondogenito e cos lui mi ha promesso... Aspetta - mi ha detto - ci penso io ad accomodare ogni cosa. Eh! chi non lo conosce? Ivn Arhipyč maestro!...

Tropaciv Ohi l!

Kusvkin l'uomo pi esperto di tutto il governatorato.

Tropaciv Ma mi pare che abbiate detto che stato messo a riposo e che si occupa di commercio...

Kusvkin Gi; gli capitata una disgrazia... ma un uomo d'oro. Io, per, un pezzo che non lo vedo.

Tropaciv Come?!

Kusvkin Sar ormai un anno.

Tropaciv Eh! ma perch?... signor... come diavolo vi chiamate?... Non va bene.

Kusvkin Avete perfettamente ragione. Ma che volete che faccia!

Ielitzkij Via, raccontateci come sta la questione.

Kusvkin (tossisce, sputa, poi con tono ardito) Ecco di che si tratta, Paolo Nicolič. Perdonate il mio ardire... ma giacch voi lo volete... Ecco come sta la questione: il villaggio di Vietrvo... Confesso che, in vita mia, non ho mai parlato davanti a un personaggio come voi... mi perdonerete, se io...

Ielitzkij Parlate, parlate senza preoccupazione.

Tropaciv (indicando a Karpaciv il bicchiere di Kusvkin) Un bicchierino, eh?

Kusvkin (tentando di rifiutare) No; ora permettete...

Tropaciv Via; per prender coraggio!

Kusvkin E vada per il coraggio. (Beve e si asciuga la fronte col fazzoletto). Dunque, signori, debbo dirvi che il villaggio di Vietrvo, di cui ora appunto si parla... questo villaggio pass, in linea discendente diretta, da mio nonno Massimo Kusvkin, che era un maggiore e che voi forse vi sarete degnati di conoscere, ai due fratelli carnali, figli di Massimo e cio: a mio padre Siemin e a mio zio Nictopolione. Mio padre Siemin finch fu vivo, lasci indivisi i beni, tra lui e il suo fratello carnale, che era poi mio zio; mio zio, per, vi prego di notarlo bene, mor senza figli e subito dopo la morte di mio padre Siemin. Essi avevano poi una sorella carnale: Caterina... Questa Caterina spos Porfirio Iagukin; e Porfirio Iagukin dalla prima moglie, che era una Polacca, aveva avuto un figlio di nome Ili, un ubriacone, uno sregolato; al quale Ili, mio zio Nictopolione, forse per le pressioni della sorella Caterina, aveva rilasciato una cambiale di millesettecento rubli; inoltre anche Caterina aveva firmato a suo marito Porfirio, una cambiale di millesettecento rubli e da mio padre, colla complicit di Galukin, il giudice del distretto, si era fatta firmare un'altra cambiale... ma questa volta, di duemila rubli; al quale losco affare partecip anche la moglie di Galukin... In quei giorni, mio padre - che Dio l'abbia in gloria - mor improvvisamente. Le cambiali furono protestate. Nictopolione, allora, comincia a dire qua, l... i beni sono indivisi... questo podere anche di mio nipote... eccetera... Caterina, a sua volta, dice: datemi la legittima; ecco poi che saltano fuori anche gli arretrati dovuti al fisco. Era la rovina. La moglie di Galukin all'improvviso ci sbatte in faccia la sua cambiale... Nictopolione dice: mio nipote risponde di ogni cosa... ma - giudicate voi, signori - di che doveva rispondere un minorenne? E Galukin lo cita in giudizio. A lui si un anche il figlio della Polacca, che non ebbe un riguardo nemmeno per la sua matrigna: Caterina... - Non voglio perdonarla nemmeno a lei - dice... essa - dice - ha avvelenato la mia serva Akulina... - Allora cominciarono i guai. Ricorsi su ricorsi: in tribunale, in corte d'appello e poi dalla corte d'appello di nuovo in tribunale: tutti respinti... Dopo la morte di Nictopolione, successe la catastrofe completa. Io chiedo di entrare in possesso del mio patrimonio ed ecco che vien fuori un'ordinanza: vendere all'asta il villaggio di Vietrvo per pagare gli arretrati dovuti al fisco. Il tedesco Ganginmeister avanza anche lui i suoi diritti; e allora, capite bene, i contadini, come tante pernici, prendono il volo chi di qua, chi di l, mentre il capo distrettuale della nobilt, mi legge un'ammonizione, gridandomi: Sotto tutela, sotto tutela! ... Ma perch sotto tutela?... se l'erede legittimo non era nemmeno entrato in possesso del suo patrimonio!... Intanto Caterina, la matrigna, presenta contro Ili, il figlio della Polacca, una protesta, nientemeno che al Senato...

(Interrotto da una risata generale, Kusvkin ammutolisce e resta terribilmente confuso. Trembnskij, che, per tutto il tempo, con aria senile e indecisa, ha guardato i signori e rispettosamente ha partecipato alla loro allegria, porta una mano davanti alla bocca e scoppia in una stridula risata. Pietro sorride, stupidamente, stando diritto accanto alla porta. Karpaciv sghignazza senza ritegno. Tropaciv si abbandona a un riso sfrenato, Ielitzkij ride con un'aria di disprezzo e strizza gli occhi. Solo Ivnov, che durante il discorso ha tirato pi d'una volta le falde a Kusvkin, che non s' mai interrotto, siede a testa bassa).

Ielitzkij (a Kusvkin, continuando a ridete) Continuate; perch vi siete fermato?

Tropaciv Fateci il favore, signor... come diavolo vi chiamate?... continuate.

Kusvkin Scusate... vi ho annoiato forse...

Tropaciv No, voi avete soggezione, lo vedo bene... Non vero che avete soggezione?

Kusvkin (con voce spenta) Eh, sissignore!

Tropaciv B; a questo guaio ci vuole un rimedio. (Sollevando la bottiglia vuota) Cameriere! un po' di vino... (A Ielitzkij) Vous permettez?

Ielitzkij Prego, prego... (A Trembnskij) Champagne non ce n'?

Trembnskij Eh, diamine!... (Corre a prendere il vaso dello champagne e lo porta subito; Kusvkin sorride e si tocca i bottoni della redingote).

Tropaciv Cos non va, egregio amico! Aver soggezione... tra gente comme il faut, non ammesso. (A Ielitzkij indicando il vaso dello champagne) Come! gi ghiacciato? Mais c'est magnifique. (Riempie una coppa) Dev'essere meraviglioso. (A Kusvkin) Questo per voi. E non cominciate a dir di no... Via: vi siete confuso un pochino; poco male! Paolo Nicolič, ordinategli di bere...

Ielitzkij Alla salute del futuro proprietario di Vietrvo! Su; bevete Vassilij... Alexieič.

(Kusvkin beve).

Tropaciv Cos mi piace! (Si alza con Ielitzkij; tutti si levano e vanno verso il proscenio) Che squisita colazione! (A Kusvkin) B; allora? Come sta, dunque la questione? Con chi siete in causa, adesso?... Eh?

Kusvkin (cominciando ad alterarsi per il vino bevuto) Cogli eredi di Ganginmeister naturalmente...

Tropaciv Ma chi questo signore?

Kusvkin Eh, si sa: un tedesco. Egli aveva comperalo le cambiali; altri invece dicono che se le fosse semplicemente prese. Anch'io, del resto, sono di questa opinione. Dunque intimor quelle donne e si prese le cambiali.

Tropaciv E quella tale Caterina che stava a fare? E Ili, il figlio della Polacca?

Kusvkin Eh! tutti morti! Il figlio della Polacca morto an-che lui: bruciato in un incendio, in un'osteria sulla via maestra, mentre era ubriaco. (A Ivnov) Ma smettila di tirarmi le falde. Io credo di spiegarmi come si deve innanzi ai signori. Sono loro che me lo chiedono. Che c' di male... eh?

Ielitzkij Lasciatelo fare, signor Ivnov; ci fa molto piacere sentirlo.

Kusvkin (a Ivnov) Vedi, vedi? (A Ielitzkij e a Tropaciv) Ditemi voi, signori: che cosa chiedo io? lo chiedo giustizia, chiedo il rispetto della legge. To non lo faccio per ambizione. Al diavolo, l'ambizione, lo dico: giudicateci. Se ho torto... ho torto! ma se ho ragione, se ho ragione...

Tropaciv (interrompendolo) Un altro bicchieretto...

Kusvkin No; grazie tante... Ecco quello che chiedo...

Tropaciv Allora, permettete che vi abbracci.

Kusvkin (stupito) Troppo onore... Grazie, grazie...

Tropaciv Non c' da ringraziare; voi mi siete cos simpatico... (Abbraccia Kusvkin, tenendolo stretto per qualche tempo) Vorrei anche baciarvi, mio caro; ma no: sar per un'altra volta.

Kusvkin Come volete.

Tropaciv (strizzando l'occhio a Karpaciv) Via, Karpacce, ora tocca a te...

Karpaciv (con una grassa risata) Venite qua, Vassilij Sieminyč, lasciate che vi stringa sul cuore... (Abbraccia Kusvkin e fa due o tre piroette con lui).

(Tutti ridono: ognuno secondo la sua maniera caratteristica).

Kusvkin (liberandosi con forza dall'abbraccio di Karpaciv) Ma basta, via!

Karpaciv Via; non fare lo scontroso!... (A Tropaciv) Flegnte Alexndryč, ordinategli piuttosto di cantare una canzonetta... il suo forte.

Tropaciv Amico, voi cantate?... Ah! fateci la cortesia: dateci un saggio del vostro talento!

Kusvkin (a Karpaciv) Ma che fandonie inventate? Sono un cantante io?

Karpaciv Quand'era vivo il padrone buon'anima, noncantavate a tavola?

Kusvkin (abbassando la voce) Quand'era vivo il padrone buon'anima... Da allora ho fatto in tempo a invecchiare...

Tropaciv Vecchio voi!... ma fatemi il piacere!

Karpaciv (indicando Kusvkin) Cantava e ballava.

Tropaciv Davvero! Eh! Mi accorgo che siete un portento. Via, una canzoncina: in segno d'amicizia... (A Ielitzkij) C'est un peu vulgaire; ma tanto in campagna... (Forte a Kusvkin) Che ci cantate dunque? Via, su: Andando per la strada... (Comincia a cantare la canzone: Andando per la strada... ) B?

Kusvkin Dispensatemi, fatemi la grazia.

Tropaciv Che testardo!... Ielitzkij, ordinateglielo voi...

Ielitzkij (con voce un po' esitante) Ma perch non volete cantare adesso, Vassilij Sieminyč?...

Kusvkin Non pi l'et, Paolo Nicolič. Dispensatemi.

Trembnskij (cercando di rendersi gradito ai signori e guardandoli con un sorriso) Eppure, se non sbaglio, poco tempo fa, alle nozze del fratello del signore (indica Ivnov) vi siete compiaciuto di mostrare la vostra abilit.

Tropaciv Ah, ecco!... vedete?

Trembnskij Ha traversato tutta una stanza, ballando la prisiadka1.

Tropaciv Oh, allora non potete pi rifiutarvi... Perch volete fare un'offesa a Paolo Nicolič e a me?

Kusvkin Allora lo feci spontaneamente.

Tropaciv E ora siamo noi che vi preghiamo. Considerate almeno questo: che il vostro rifiuto si potrebbe interpretare come un atto d'ingratitudine. E l'ingratitudine... ahi! ahi! una gran brutta cosa...

Kusvkin Ma se non ho pi voce! In quanto a essere ingrato poi... io son uno che serba gratitudine fino alla morte e sarei pronto a sacrificare ogni cosa.

Tropaciv Ma noi non vi chiediamo nessun sacrificio... Cantateci solo una canzoncina. Via!... (Kusvkin tace) Su, via!...

Kusvkin (dopo un momento di silenzio, comincia a cantare: Andando per la strada... ma la voce gli si spezza alla seconda parola) Non posso... in nome di Dio, non posso.

Tropaciv Via, via: non abbiate soggezione.

Kusvkin (gettandogli un'occhiata) No; non canter.

Tropaciv Non canterete?

Kusvkin Non posso.

Tropaciv Allora sapete che faccio? Vedete questa coppa di champagne? Ve la verso tutta gi per il collo.

Kusvkin (turbato) No; non lo farete. Non lo merito. Nessuno mi ha trattato mai cos... Fatemi la grazia. ... una vergogna.

Ielitzkij (a Tropaciv) Finissez... Vedete com' turbato.

Tropaciv (a Kusvkin) Non volete cantare?

Kusvkin Non posso cantare...

Tropaciv Non volete dunque? (Avvicinandosi a lui) Uno...

Kusvkin (con voce implorante a Ielitzkij) Paolo Nicolič...

Tropaciv Due... (Si avvicina ancora di pi a Kusvkin).

Kusvkin (indietreggiando e con voce angosciata dalla disperazione) Per carit!... perch mi trattale cos? Io non ho l'onore di conoscervi... Eppoi, anch'io, alla fin dei conti, sono un nobile: vi prego di considerarlo... Cantare, non posso... Avete potuto vederlo voi stesso...

Tropaciv Per l'ultima volta...

Kusvkin Basta, vi dico... Io non sono il vostro buffone...

Tropaciv Come se per voi fosse una cosa nuova!

Kusvkin (riscaldandosi) Fate il piacere di cercarvi un altro buffone.

Ielitzkij Davvero, su, lasciatelo!

Tropaciv Ma vi assicuro che ai tempi di vostro suocero non faceva altro che fare la parte del buffone.

Kusvkin Son cose passate. (Si asciuga il sudore sul viso) E poi la mia testa oggi non sta bene; veramente.

Ielitzkij B; fate come volete.

Kusvkin (con ansia) Non vogliate inquietarvi con me, Paolo Nicolič.

Ielitzkij Eh, via! Nemmeno a pensarlo.

Kusvkin Ve lo giuro innanzi a Dio: un'altra volta lo far con piacere. (Cercando di assumere un'aria gaia) Ma ora siate cos generoso di scusarmi se ho mancato in qualche cosa... Mi sono riscaldato un po', signori; che farci? Son diventato vecchio, ecco la questione... E poi non sono pi abituato a bere.

Tropaciv Almeno bevete questa coppa.

Kusvkin (rallegrandosi) Questo s, con piacere; con tutto il piacere. (Prende la coppa e beve) Alla salute del nostro rispettabile e caro ospite...

Tropaciv B; ma la canzonetta proprio no?

Kusvkin (Il vino gi da un pezzo lo ha fatto alterare; ma dopo l'ultima coppa e lo scampato pericolo, egli comincia ad ubriacarsi sul serio) In nome di Dio, non posso. (Ride) Sicuro: una volta cantavo... e non tanto peggio degli altri. Ma ora non pi quel tempo. Ora che cosa sono? Uno che non conta nulla: nient'altro. Come lui. (Indica Ivnov e ride) Ora non servo pi a niente. In ogni modo, voi mi perdonerete. Sono diventato vecchio: ecco... Vedete, per esempio: potrebbe sembrare che io oggi abbia bevuto troppo. Ho bevuto due o tre bicchieri in tutto e gi (indicandosi la testa) questa non sta pi a posto.

Tropaciv (che intanto ha sussurrato qualche, cosa a Karpaciv) una vostra impressione; via!... (Karpaciv esce, ridendo; esce anche Pietro). Ma perch non avete finito di parlarci della vostra questione?

Kusvkin Ah, vero! vero: non ho finito di raccontare. Del resto sono pronto, se lo comandate. (Ride) Per siate cos gentile di... permettermi di sedere. Le mie gambe ecco...vedete!... si rifiutano di...

Tropaciv (dandogli una sedia) Prego, prego signor... - come diavolo vi chiamate?... - accomodatevi.

Kusvkin (si siede col viso rivolto agli spettatori e parla lentamente, con un'aria stanca, diventando presto del tutto ubriaco) Dunque: dove diamine sono rimasto? Gi: a Ganginmeister. Questo Ganginmeister era un tedesco, chiaro... Egli entr in servizio... entr in servizio... nella Commissione delle forniture... - dove senza dubbio ha rubato a man salva - e adesso, dice, la cambiale mia... Ma io sono un nobile... Gi: ma che volevo dire? Ah!... allora mi dice: o paga, o fammi entrare in possesso... o paga, o fammi entrare in possesso... o paga, o fammi entrare in possesso del podere... o...

Tropaciv Voi dormite, amico mio; svegliatevi.

Kusvkin (sussulta, poi ripiomba in uno stato di dormiveglia. Egli parla ormai a gran fatica) Chi? io? Per carit! Come potete pensare... ma non fa niente. Io non dormo. Di notte si dorme; ora, invece, giorno. Che notte adesso? Io parlo di Ganginmeister. Questo Ganginmeister... Gangin...meister... Gan-gin-meister... questo il mio vero nemico. Mi dicono questo, quello... no, dico io: Gan-gin-meister. Ganginmei-ster: ecco chi mi fa del male.

(Karpaciv entra recando un gran cappello, fatto con un cartoccio di quelli per lo zucchero e, scambiata un'occhiata con Tropaciv, scivola in silenzio alle spalle di Kusvkin. Trembnskij non ne pu pi dal ridere. Ivnov, pallido, abbattuto, guarda di sotto in su).

E io so perch non mi pu vedere... Lo so: mi ha avvelenato tutta l'esistenza questo Ganginmeister. Fin dall'infanzia.

(Karpaciv mette cautamente il cappello di carta sulla testa di Kusvkin).

Ma io gli perdono... Che Dio pure gli perdoni... Che Dio pure gli perdoni ogni cosa...

(Tutti ridono. Kusvkin si arresta e, con un'aria da ebete, si guarda intorno).

Ivnov (gli si avvicina, lo prende per un braccio e gli dice tra i denti) Guarda che ti hanno messo in testa... Non vedi che ti prendono per il loro buffone?!

Kusvkin (porta le mani alla testa, palpa il cappello di carta, abbassa lentamente le mani sul viso, si copre gli occhi e all'improvviso comincia a singhiozzare, mormorando tra le lagrime, senza tuttavia togliersi il cappello di carta)

Perch? Perch? Perch?

(Tropaciv, Trembnskijj e Karpaciv continuano a sghignazzare. Anche Pietro ride, guardando di sulla porta).

Ielitzkij Via, Vassilij Sieminyč, come non vi vergognate di piangere per una simile sciocchezza?

Kusvkin (allontanando le mani dal viso) Per una simile sciocchezza?... No; non una sciocchezza, Paolo Nicolič... (Si alza in piedi e getta il cappello di carta sul pavimento) Il giorno stesso del vostro arrivo... Il giorno stesso... (La voce gli si spezza) Ecco, come trattate un vecchio... un vecchio, Paolo Nicolič! Ecco in che modo! Perch, perch mi gettate nel fango? Che vi ho fatto? Ditemi! E vi aspettavo tanto, ero cos contento... Perch, Paolo Nicolič?

Tropaciv Via, basta!... Ma cosa dite?!...

Kusvkin (impallidendo e perdendo il dominio di s) Io non parlo con voi... Vi hanno permesso di divertirvi alle mie spalle... e voi ne godete. Io parlo con voi, Paolo Nicolič! Se la buon'anima di vostro suocero, per avermi fatto l'elemosina di un tozzo di pane e di un paio di stivali vecchi, si divertiva alle mie spalle come gli pareva, che bisogno avete anche voi di far lo stesso? Eh s; quel poco che mi dava l'ho pagato colla mia anima, mi costato tante lacrime amare... Dite: anche voi avete voglia d' imitarlo' Eh, Paolo Nicolič!... vi fa vergogna! E poi un uomo istruito come voi; uno che viene da Pietroburgo...

Ielitzkij (con arroganza) Sentite per: voi state perdendo la testa. Andate in camera vostra e fate una bella dormita. Voi siete ubriaco... Non vi reggete pi in piedi.

Kusvkin (perdendo sempre pi la padronanza di s) Andr a dormire, Paolo Nicolič, andr a dormire... Pu darsi che sia ubriaco; ma chi mi ha fatto ubriacare? Del resto questo non c'entra, Paolo Nicolič. Ecco, piuttosto, quello che dovete notare; ecco: voi, ora, mi avete fatto diventare lo zimbello di tutti; ecco: voi mi avete gettato nel fango... e il giorno stesso del vostro arrivo... Ma se volessi, se dicessi una sola parola...

Ivnov (a mezza voce) Attento, Vassilij...

Kusvkin Lasciami stare!... S, egregio signore, se volessi...

Ielitzkij Eh! Ma proprio ubriaco! Non sa nemmeno lui quello che dice.

Kusvkin Scusate. Io sono ubriaco, ma so quello che dico. Ecco: voi siete un gran signore, un funzionario di Pietroburgo, un uomo istruito, oh certo!... mentre io sono un buffone, uno scemo, uno che non ha un soldo, un accattone, un parassita... Ma sapete chi sono io? Voi avete sposato... Sapete chi avete sposato... eh?

Ielitzkij (cercando di condur via Tropaciv) Scusate, vi prego; non mi aspettavo simili sciocchezze...

Tropaciv A dir la verit, ci ho colpa anch'io...

Ielitzkij (a Trembnskij) Portatelo via, per piacere...

(Fa l'atto di andare in salotto).

Kusvkin Aspettate, egregio signore... Voi non mi avete ancora detto chi avete sposato...

(Olga appare sulla porta del salotto e si arresta stupita. Il marito le fa segno di andarsene. Essa non capisce).

Ielitzkij (a Kusvkin) Andate via, andate via...

Trembnskij (si avvicina a Kusvkin e lo prende per un braccio) Andiamo.

Kusvkin (respingendolo) Non mi toccare, tu! (Grida dietro a Ielitzkij) Voi siete un signore, un uomo illustre non vero? Voi avete sposato Olga Petrvna Krina... della famiglia Korin: casato antico e nobile anche questo... ma sapete dunque chi Olga Petrvna? ... mia figlia!

(Olga scompare).

Ielitzkij (si ferma come fulminato) Voi... voi siete impazzito...

Kusvkin (dopo un momento di silenzio, afferrandosi la testa fra le mani) S, sono impazzito.

(Scappa via, barcollando... Ivnov lo segue).

Ielitzkij (volgendosi a Tropaciv) pazzo...

Tropaciv Oh!... oh, senza dubbio!

(Ambedue se ne vanno in salotto. Trembnskij e Karpaciv si guardano stupiti).

Cala il sipario.

ATTO II

La scena rappresenta un salotto, riccamente addobbalo all'antica. A destra dello spettatore una porta che mette in un'altra sala; a sinistra un'altra porta che mette nella stanza di 0lga Pelrvna. Olga siede sul divano; vicino a lei, in piedi: Prascvia Ivnovna.

Prascvia Ivnovna (dopo un breve silenzio) Dunque, signora, quali ragazze comandate di scegliere per vostre cameriere particolari?

Olga (con una certa impazienza) QueIle che vuoi.

Prascvia Ivnovna Akulina, la guercia, una brava ragazza; anche Marta, la figlia di Marciuk... Volete queste due?

OlgaS; va bene. Ma come si chiama quella ragazza... piuttosto carina... vestita di blu?

Prascvia Ivnovna (come se non capisse) Di blu?... Ah, ho capito! Voi intendete parlare di Mascia. La signora padrona di fare come crede... per quella un'insolente che Dio mio!... disubbidisce in tutto e per tutto e poi anche la sua condotta non buona. Per come vuole Vossignoria!

Olga Il viso m'era piaciuto, ma se ha una cattiva condotta...

Prascvia Ivnovna Cattiva, cattiva; signora. Non assolutamente il caso; non vale proprio niente. (Dopo un momento di silenzio) Ah, signora, come vi siete fatta bella! Come siete diventata somigliante alla vostra mamma! Signora cara!... Come non sentirsi felici a guardarvi!... Degnatevi di darmi la vostra manina, che la baci...

Olga B, va bene, Prascvia: va'.

Prascvia Ivnovna Subito, subito. Ma non occorre altro alla signora?

Olga No; non mi occorre niente.

Prascvia Ivnovna La signora sar servita. Allora dar ordine ad Akulina e a Marta...

Olga Va bene; va'. (Prascvia fa l'atto d'andarsene) Ah! fa' dire a Paolo Nicolič che desidero vederlo...

Prascvia Ivnovna Sar fatto...

(Esce).

Olga (sola) Ma che significa? Che ho mai sentito ieri?... Non ho potuto chiuder occhio tutta la notte. Quel vecchio impazzito... (Si alza in piedi e passeggia per la camera) mia figlia!... S, s; proprio queste parole. Ma una pazzia. (Fermandosi) Paul non sospetta ancora niente... Ah, eccolo!...

(Entra Ielitzkij).

Ielitzkij (avvicinandosi a lei con un'aria preoccupata) Volevi vedermi, Olia?

Olga S... volevo domandarti... Nel giardino, vicino al laghetto, tutti i viottoli sono ingombri d'erba... Quelli davanti alla casa li hanno puliti; l, invece, si sono dimenticati... Da' ordine.

Ielitzkij Ho gi disposto.

Olga Ah! grazie... A proposito: ordina anche di comperare in citt i campanellini da mettere al collo alle mie vaccherelle...

Ielitzkij Sar tutto fatto. (Fa l'atto d'andarsene) Non hai altro da dirmi?

Olga Di' un po'... di l... hai da fare?...

Ielitzkij Hanno portato i conti dall'amministrazione.

Olga Ah! Allora non ti trattengo... Prima di pranzo possiamo andare un po' nel boschetto...

Ielitzkij S, s... (Di nuovo fa per andarsene).

Olga (lasciandolo andare fino alla porta) Paul...

Ielitzkij (voltandosi) Che vuoi?

Olga Dimmi, per favore... ieri non ho fatto in tempo a domandartelo... che stata quella scena ieri mattina a colazione?

Ielitzkij Ah!... Niente. Cos... Mi rincresce solo che questo spiacevole incidente sia avvenuto proprio il giorno del nostro arrivo. Del resto un po' di colpa ce l'ho anch'io. Si pens di far ubriacare quel vecchio: Kusvkin... Cio l'idea precisamente venne in lesta al nostro vicino, sai, a Monsieur Tropaciv... Infatti dapprincipio il vecchio fu abbastanza buffo: ciarlava, raccontava tante cose... dopo, invece, cominci a far chiasso, a dire ogni sorta di sciocchezze... Ma del resto non successo niente... Non vale nemmeno la pena di parlarne.

Olga Ah!... Eppure m'era sembrato...

Ielitzkij Oh! niente, niente... Per l'avvenire bisogna essere pi cauti; ecco tutto. (Dopo aver riflettuto un momento) Del resto... ho gi preso dei provvedimenti...

Olga Come!?

Ielitzkij Sicuro. Vedi: sebbene sia stata una cosa di nessuna importanza... tuttavia c'erano delle persone, che hanno visto... che hanno sentito, infine. Questo sconveniente... in una casa per bene... Perci ho gi dato disposizioni.

Olga Che cosa hai disposto?

Ielitzkij Io... ecco, vedi... Io... ho fatto capire a quel vecchio che, anche per lui, sarebbe poco piacevole restar qui, in casa nostra, dopo una scena simile, come tu stessa dici... Egli ha convenuto subito con me, appena gli passata l'ubriacatura...Certo: egli povero, non ha da vivere... Ebbene: gli si potr assegnare una cameretta in un'altra delle tue fattorie, fissargli una pensione, dargli da mangiare... Lui sar contento... Si capisce: non gli si rifiuter nulla.

Olga Paul, mi sembra che per una simile inezia... tu gli dia una punizione troppo dura. Egli vive qui in casa da tanti anni... Ci si abituato... mi conosce da bambina... A dir la verit mi sembra che si potrebbe lasciar qui.

Ielitzkij No... Olia... le ragioni ci sono. Certo; un vecchio non si pu punire con troppa severit... tanto pi poi che egli non era in s... ma in ogni modo, permetti che disponga io in proposito... Ripeto che le ragioni ci sono... e abbastanza serie.

Olga Come vuoi.

Ielitzkij E poi mi pare che abbia gi fatto il suo bagaglio.

Olga Ma non andr mica via senza salutarmi?!

Ielitzkij Credo che verr a congedarsi. Del resto, se ti riuscisse spiacevole, puoi anche non riceverlo.

Olga Al contrario; desidererei parlare un po' con lui...

Ielitzkij Come vuoi, Olia... ma non te lo consiglierei. Tu ti commuoverai... e poi si sa: il vecchio ti ha vista bambina... D'altra parte debbo confessarti che non vorrei mutar decisione.

Olga Oh! no; non aver paura... Per, temo che se ne vada senza salutarmi... Per favore, manda a vedere se non ancora partito.

Ielitzkij Subito. (Suona) Vous tes jolie comme un ange aujourd'hui.

Pietro (entrando) Cosa comanda il signore?

Ielitzkij Va' di l, caro, e informati se il signor Kusvkin, non ancora partito. (Dopo aver dato uno sguardo ad Olia) E se non partito, che venga a salutare.

Pietro Sar fatto. (Esce).

Olga Paul...dovrei rivolgerti una preghiera!

Ielitzkij (carezzevole) Di' pure: cosa vuoi?...

Olga Senti... Quando verr questo... signor Kusvkin... lasciami sola con lui.

Ielitzkij (dopo un momento di silenzio, con un freddo sorriso) Mi sembra... invece... che ti troverai imbarazzata.

Olga No; fammi il piacere; ho da parlargli... Debbo domandargli... Insomma desidero parlare con lui a quattr'occhi.

Ielitzkij (guardandola fissamente) Ma forse ieri... hai sentito qualche cosa...

Olga (guardando il marito coll'aria pi ingenua) Che cosa?

Ielitzkij (in fretta) B! come vuoi, come vuoi... Ecco, mi pare che venga.

(Entra Kusvkin; pallidissimo)

Olga Buon giorno, Vassilij Petrvič. (Kusvkin s'inchina in silenzio) Buon giorno. (A Ielitzkij) Eh bien mon ami? Je vous en prie.

Ielitzkij (alla moglie) Oui, oui. (A Kusvkin) Siete gi pronto per partire?

Kusvkin (con voce sorda e parlando a fatica) Sono pronto, sissignore.

Ielitzkij Olga Petrvna desidera parlare con voi...salutarvi... Se vi occorre qualche cosa, ditelo pure a lei... (A Olga) Au revoir... Non resterai mica molto con lui?!

Olga Non so... non credo.

Ielitzkij B; va bene...

(Esce per la sala di destra).

Olga (si siede sul divano e indica una poltrona a Kusvkin) Sedete, Vassilij Petrvič... (Kusvkin fa un inchino e rifiuta di sedere) Sedete, ve ne prego.

(Kusvkin si siede. Olga per un po' non sa come incominciare il discorso) Ho sentito che partite.

Kusvkin (senza alzar gli occhi). Sissignore.

Olga Paolo Nicolič mi ha detto... Credetelo, mi dispiace assai...

Kusvkin Non ve ne date pensiero... Vi sono tanto grato...

Olga Voi... nel vostro nuovo soggiorno vi troverete bene come qui... e anche meglio... state tranquillo... ci penser io.

Kusvkin Vi sono riconoscentissimo. Sento... di non meritare tanto. Un pezzo di pane e un cantuccio qualunque... non merito altro, signora. (Dopo un momento di silenzio, si alza) E adesso permettete che mi congedi da voi... Sono stato colpevole, s... ma perdonate alla mia vecchiaia.

Olga Ma perch tanta fretta... Aspettate.

Kusvkin Come comandate. (Si siede di nuovo).

Olga (Dopo un altro momento di silenzio) Ascoltate Vassilij Petrvič... ditemi sinceramente: che cosa vi successo ieri mattina?

Kusvkin stata colpa mia, Olga Petrvna; tutta colpa mia.

Olga Per, come mai...

Kusvkin Non mi domandate niente, Olga Petrvna... Non ne val la pena. La colpa stata mia e basta. Paolo Nicolič ha perfettamente ragione. Anzi, avrebbe dovuto punirmi pi severamente... Pregher Dio per lui, finch avr vita.

Olga Io, per parte mia, confesso che questa gran colpa non la vedo... Voi non siete pi giovane... forse non siete abituato a bere e quindi avete fatto un po' di chiasso...

Kusvkin No, Olga Petrvna, non cercate di giustificarmi. Vi ringrazio di cuore ma... io stesso sento la mia colpa.

Olga Ma forse avete detto qualche cosa di offensivo per mio marito o per il signor Tropaciv...

Kusvkin (abbassando la testa) Sono colpevole.

Olga (agitata) Sentite, Vassilij Petrvič: ricordate bene tutte le parole che diceste?

Kusvkin (sussulta, guarda Olga, poi dice lentamente) Non so... quali parole?...

Olga Dicono che voi avete detto qualche cosa...

Kusvkin (in fretta) Ho mentito, Olga Petrvna; ho mentito. Dicevo quello che mi veniva sulla lingua. Perdonatemi. Ero fuori di me.

Olga Per... come mai vi venuto in testa...

Kusvkin Dio solo lo sa... Un momento di pazzia e nient'altro. Debbo confessare che non sono pi abituato a bere. Appena bevo... finita! Dio sa che cosa andavo farneticando. Cose che capitano! Per la colpa tutta mia lo stesso... e sono stato punito giustamente. (Fa per alzarsi) Permettete che vi saluti, Olga Petrvna... Non vogliate serbare di me un cattivo ricordo.

Olga Vedo che non volete parlarmi sinceramente. Non abbiate paura di me... Io non sono Paolo Nicolič... S, di lui potrete aver soggezione, ammettiamolo pure... Voi non lo conoscete bene... lui, all'aspetto, sembra cos burbero... Ma per qual ragione aver paura di me?... Mi conoscete da bambina.

Kusvkin Voi, Oiga Petrvna, avete un cuore angelico... Abbiate piet di questo povero vecchio.

Olga Per carit! Io anzi desideravo...

Kusvkin Non mi risvegliate il ricordo della vostra giovent... ho gi tanta amarezza nell'anima... oh, tanta!... Ora che son vecchio, dover lasciare per sempre questa casa... e per mia colpa...

Olga Ascoltate, Vassilij Petrvič: c' ancora il modo d rimediare a ci che vi affligge... basta solo che siate sincero con me... Sentite... io... (All'improvviso si alza e si tira un po' in disparte).

Kusvkin (seguendola collo sguardo) Non vi date pensiero, Olga Petrvna; non ne vale proprio la pena. Anche laggi, pregher Dio per voi. E anche voi qualche volta vi ricorderete di me e direte: eh! il vecchio Kusvkin mi era veramente devoto...

Olga (rivolgendosi di nuovo a Kusvkin) Vassilij Petrvič, voi mi siete veramente devoto? Mi volete veramente bene?

Kusvkin Chiedetemi anche la vita...

Olga No; io non chiedo la vostra vita, io. Voglio laverit; voglio sapere la verit.

Kusvkin Comandate pure.

Olga Io... io ho sentito le vostre ultime parole.

Kusvkin (articolando appena le parole) Quali... parole?

Olga Ho sentito... quello che avete detto di me. (Kusvkin si alza dalla poltrona e cade in ginocchio) Dunque vero?

Kusvkin (balbettando) Per carit; perdonatemi... stato un momento di pazzia... ve l'ho gi detto. (La voce gli si spezza)

Olga No; voi non volete dirmi la verit.

Kusvkin Un momento di pazzia, Olga Petrvna; perdonate...

Olga (afferrandolo per la mano) No, no... in nome di Dio... vi scongiuro in nome di Dio... ve ne supplico... ditemi: vero? vero? (Silenzio) Perch mi tormentate cos?

Kusvkin Volete dunque saper la verit?

Olga S. Ditemi dunque: vero?

Kusvkin (alza gli occhi e guarda Olga. Il suo volto esprime una lotta tormentosa. A un tratto abbassa la testa e dice) vero.

(Olga si allontana rapidamente da lui e resta immobile... Kusvkin si copre il viso con le mani).

(La porta della sala si apre ed entra Ielitzkij. Egli dapprincipio non si accorge di Kusvkin, che sempre in ginocchio, e si avvicina alla moglie).

IelitzkijEbbene, hai finito? (Si arresta stupito) Ah voil, je vous ai dit... Eccolo: s' messo a implorare piet...

Olga Paul, lasciaci soli...

Ielitzkij (esitante) Mis, ma chre...

Olga Te ne prego, te ne supplico: lasciaci un momento...

Ielitzkij (dopo un momento di esitazione) Come vuoi... spero per che mi spiegherai questo enigma...

(Olga china il capo in segno affermativo; Ielitzkij esce lentamente).

Olga (si avvicina rapidamente alla porta della sala, che chiude a chiave e torna vicino a Kusvkin che sta ancora in ginocchio). Alzatevi... alzatevi, vi dico...

Kusvkin (si alza lentamente) Olga Petrvna... (Si vede bene che egli non sa che dire).

Olga (indicandogli il divano) Sedete qui.

(Kusvkin si siede. Olga si ferma a una certa distanza e restai in piedi di fianco a lui)

Olga Vassilij Petrvič... voi capite la mia situazione.

Kusvkin (con voce debole) Olga Petrvna, vedo che... S, ho perduto proprio la testa... Lasciatemi andar via, altrimenti far ancora qualche altro male... Nemmeno io so quello che dico.

Olga (respirando affannosamente) No, via, Vassilij Petrvič. Ora la cosa fatta. Ora non potete pi disdire quello che avete detto... Voi dovete dirmi tutto... tutta la verit... adesso.

Kusvkin Ma se io...

Olga (in fretta) Insomma: cercate di capire la mia posizione e la vostra... Se aveste calunniato mia madre... allora uscite subito di qui e non comparitemi pi innanzi... (Olga tende la mano verso la porta... Kusvkin fa l'atto di sollevarsi, poi abbassa la testa) Ah, ecco! Voi restate; vedete che restate?!...

Kusvkin (con ansia) Oh Dio mio!

Olga Voglio saper tutto... Voi dovete dirmi tutto... capite?

Kusvkin (disperato ) S... s... Saprete tutto... giacch mi piombata addosso questa disgrazia. Per, Olga Petrvna, non mi guardate in quel modo... se no io... io davvero... non posso...

Olga (sforzandosi di sorridere) Vassilij Petrvič, io...

Kusvkin (timidamente) Mi chiamo Vassilij Sieminyč, Olga Petrvna...

(Olga si fa rossa e stringe quasi impercettibilmente le spalle. Essa resta sempre in piedi, a una certa distanza da Kusvkin)

Kusvkin Ebbene s... ma di dove... volete che cominci?

Olga (arrossendo, imbarazzata) Vassilij Sieminyč, come volete... che io...

Kusvkin (col pianto in gola) Ma io non posso parlare, se voi...

Olga (tendendogli la mano) Calmatevi, parlate... Voi vedete in che stato mi trovo... Fate uno sforzo.

Kusvkin Vi obbedisco, Olga Petrvna. Ma di dove volete che cominci? Dio mio!... Ebbene; sia pure... Dunque... Se permettete mi rifar un po' dal principio... S, s... Subito, subito... Avr avuto poco pi di vent'anni... Io, si pu dire, ero nato in miseria; poi mi levarono fin l'ultimo tozzo di pane e, diciamolo pure, proprio iniquamente... In quanto poi alla mia educazione, nessuno se n'era occupato... Vostro padre buon'anima (Olga ha un sussulto) che Dio l'abbia in gloria... si degn di aver compassione di me, altrimenti io mi sarei completamente rovinato... Vieni - mi disse vieni a casa mia, finch io non t'abbia trovato un posto . Cos io mi stabilii in casa di vostro padre. Ma, certo, trovare un impiego non facile e cos io restai con lui. Vostro padre allora era ancora scapolo, ma, un paio di anni dopo, chiese la mano di vostra madre e la spos. Allora cominci la sua vita coniugale e... e da vostra madre ebbe due bambini, che per morirono presto. Ecco: vi dir Olga Petrvna... vostro padre buon'anima era un uomo rude, assai rude, che Dio lo perdoni!... era anche un po' manesco, e quando si inquietava, perdeva completamente la testa. Gli piaceva anche bere. Del resto, per, era un buon uomo e fu il mio benefattore. Dunque, nei primi tempi, visse in perfetto accordo colla vostra povera mamma... Ma per poco. Vostra madre... che Dio l'abbia in gloria... era, si pu dire, un angelo in persona... ed era anche bellissima... Mah! Era destino!... In quel tempo ecco stabilirsi vicino a noi una nuova vicina... e vostro padre se ne innamora... Olga Petrvna, vogliate perdonarmi se...

Olga Continuate.

Kusvkin Voi stessa vi siete degnata di chiedermelo. (Si passa una matto sul viso) O Dio mio, aiuta questo povero peccatore! Dunque... ecco che vostro padre s'innamora di quella vicina - che sia maledetta anche all'altro mondo! - comincia ad andare da lei tutti i santi giorni e spesso non tornava a casa nemmeno la notte. La cosa and sempre peggio. Vostra madre non faceva che starsene sola, soletta, per intere giornate, senza dire una parola; spesso anzi piangeva... Io, si capisce, stando accanto a lei, mi sentivo spezzare il cuore; pure non osavo aprir bocca. A che le servono - pensavo - i miei sciocchi discorsi!... Gli altri possidenti, nostri vicini, anche loro venivano malvolentieri in casa di vostro padre, perch egli, diciamolo pure, li aveva allontanati colla sua arroganza; cos vostra madre, di solito, non aveva con chi scambiare una parola... La poveretta stava tutto il giorno accanto alla finestra, senza nemmeno leggere un libro; se ne stava l e guardava la strada, i campi... Intanto vostro padre, chiss mai per qual ragione - giacch mi sembrava che nessuno lo contrariasse - peggior ancora di carattere. Divent terribile: un vero castigo! Ed ecco un'altra cosa strana: gli salta in mente di essere geloso di vostra madre; ma di chi poteva sospettare, santo Dio?! Quando andava via, la chiudeva a chiave!... Insomma, per ogni inezia montava in collera; e quanto pi vostra madre si sottometteva, tanto pi lui s'irritava. Alla fine cess del tutto di rivolgerle la parola; la trascur completamente. Ah, Olga Petrvna.! Olga Petrvna! Quanto ha sofferto allora, vostra madre! Voi non potete ricordarla, Olga Petrvna; eravate troppo piccina, quando mor. Credo che a questo mondo non si possa trovare un'anima pi buona di quella. E come amava vostro padre! Egli di solito, non la guardava nemmeno; ed essa, invece, quando lui non c'era, non parlava altro che di una cosa con me: come poterlo secondare, far contento... Improvvisamente, un giorno, vostro padre disse che partiva. Dove andava? Vado a Mosca - dice - vado per affari... parto solo ... Ma che solo!... Alla prossima stazione la vicina lo aspettava. E cos partirono insieme; e passarono sei mesi interi - sei mesi, Olga Petrvna! - senza che scrivesse una sola lettera a casa! Improvvisamente ritorn, ma era d' un umore cos nero, era cos irritato... La vicina lo aveva abbandonato, come sapemmo poi... Si chiuse in camera e non si fece pi vedere. Anche i domestici rimasero tutti stupiti. Alla fine la buon'anima di vostra madre, non pot pi resistere... si fece il segno della croce - che paura aveva di lui poveretta! - ed entr in camera sua. Tent di persuaderlo, ma lui a un tratto si mise a urlare contro di lei e afferrato un bastone... (Kusvkin volge uno sguardo ad Olga) Perdonatemi, Olga Petrvna.

Olga vero quello che dite, Vassilij Sieminyč?

Kusvkin Che Dio mi fulmini in questo istante!

Olga Continuate.

Kusvkin Allora lui... Proprio cos! Ah! Olga Petrvna; egli offese mortalmente vostra madre... e non solo a parole... La poveretta, mezza impazzita, scapp nella sua camera, mentre lui, chiamati i domestici, se ne andava a caccia... Allora... allora... accadde... la cosa. (La sua voce si affievolisce) Non posso, Olga Petrvna; in nome di Dio, non posso...

Olga (senza guardarlo) Parlate! (Dopo un breve silenzio, con impazienza) Parlate!

Kusvkin Come volete, Olga Petrvna... Bisogna proprio credere che vostra madre buon'anima, dopo questa offesa sanguinosa, perdesse la ragione... e fosse come colpita da un male... La vedo come fosse ora... Entr nella cappella, si mise dinanzi alle sacre immagini, alz la mano per farsi il segno della croce, quando, all'improvviso, si volt indietro ed usc... Si mise perfino a ridere sommessamente... Il demonio s'era impadronito anche di lei. Provai un senso di terrore, a guardarla. A tavola non volle mangiar niente; taceva e mi guardava fisso... La sera, poi... Di sera, Olga Petrvna, io ero solito starmene con lei, proprio in questa camera; e allora per la noia, sapete, qualche volta si giocava a carte, qualche volta si chiacchierava un po', cos... Dunque quella sera... (Egli comincia a respirare affannosamente) Vostra madre buon'anima, dopo un lungo, un lungo silenzio, si rivolge a me d'improvviso... Io, Olga Petrvna, amavo tanto vostra madre che ci mancava solo di rivolgerle la mia orazione come alla Madonna... Dunque essa mi dice all'improvviso: Vassilij Sieminyč, io so che tu m'ami mentre lui, invece, mi disprezza, mi ha respinta, m'ha offesa... Anch'io far lo stesso ... Senza dubbio, l'offesa subita, le aveva sconvolta la ragione, Olga Petrvna; essa non era pi in s... Anch'io, anch'io... non capivo pi nulla... e sentivo girarmi la testa; e fu allora - il solo ricordo mi spaventa - fu in quella sera che lei... Olga Petrvna abbiate piet d'un vecchio... Non posso... Che piuttosto mi si secchi la lingua! (Olga tace e si volta, Kusvkin la guarda e continua vivamente) Il giorno dopo, Olga Petrvna, io non ero in casa - ricordo che sull'aurora ero fuggito nel bosco - il giorno dopo, dunque, tutt'a un tratto arriva di galoppo in cortile un guardacaccia... Che era successo? Il padrone era caduto da cavallo, era rimasto ferito mortalmente, aveva perduto la conoscenza... Il giorno dopo, Olga Petrvna; proprio il giorno dopo!... Vostra madre allora prende una carrozza e corre da lui... Egli stava in un piccolo villaggio della steppa, in casa d'un prete, a quaranta verste di qui... Per, per quanto la poveretta cercasse di far presto, lo trov gi morto... Dio mio! tutti credemmo che diventasse pazza... Fino al giorno della vostra nascita, stette sempre male e nemmeno dopo si rimise pi in salute... Voi stessa sapete... che non sopravvisse a lungo... (Egli abbassa la testa).

Olga (dopo un lungo silenzio) Dunque... io sono vostra figlia... Ma quali sono le prove?

Kusvkin (seriamente) Le prove? Di grazia, Olga Petrvna, che prove? io non ho prove da darvi! Ma come avrei potuto osare?... Se ieri non mi fosse capitato quello sfortunato incidente, nemmeno sul letto di morte, avrei detto una parola, a costo di strapparmi la lingua. Ah, se fossi morto ieri stesso! Fino a ieri non c'era anima viva che lo sapesse, Olga Petrvna... Io stesso, quand'ero solo, avevo paura perfino di pensarci... Dopo la morte di vostro... padre... io volevo fuggire, non importa dove... ma ho questa colpa, s; non ne ebbi la forza; ebbi paura della povert, della miseria... Restai... ho questa colpa... Per quando mi trovavo in presenza di vostra madre buon'anima, non solo non potevo parlare o che so io... ma osavo appena respirare, Olga Petrvna. Le prove!... Nei primi mesi, vostra madre io non la vidi mai: s'era chiusa in camera sua e, eccettuata Prascvia Ivnovna, nessuno poteva entrare da lei... Poi... poi la rividi ma, lo giuro dinanzi a Dio, avevo paura perfino di guardarla in faccia... Le prove!... Scusate, Olga Petrvna; mi pare di non essere n un ribaldo n uno scemo: so stare al mio posto. E se voi stessa, non me lo aveste ordinato... No, non vi agitate, Olga Petrvna, per carit... Perch volete starvi a tormentare? Che prove ci sono infine? Non dovete credermi, ecco; non dovete credere a questo vecchio imbecille... Ho mentito: ecco tutto... Alle volte non so nemmeno io quello che dico... Sono uscito di cervello... Non dovete credermi, Olga Petrvna; ecco tutto. Che prove posso darvi?

Olga No, Vassilij Sieminyč, io non user delle astuzie con voi... Voi non avreste potuto... inventare una cosa simile... Calunniare i morti... no, sarebbe troppo spaventoso... (Allontanandosi) No; io vi credo...

Kusvkin (con voce fievole) Mi credete?...

Olga S... (Dopo aver guardato Kusvkin; con un fremito) Ma spaventoso, spaventoso!... (Si tira rapidamente da parte).

Kusvkin (tendendo le inani verso di lei) Olga Petrvna, non vi agitate... Io vi comprendo... Voi, cos istruita... mentre io... Se non fosse per un riguardo a voi, vi avrei detto che cosa sono io... io mi conosco bene... Credete forse che io non senta tutto questo? Io vi amo come una figlia... E poi, in fondo voi... (Si alza rapidamente) Non temete, non temete: questa parola non uscir dalla mia bocca... Dimenticate tutta la nostra conversazione; io parto oggi... subito... Ora non posso pi restare qui; non assolutamente possibile... Che importa! anche laggi io pregher per voi... (gli vengono le lacrime agli occhi) ovunque pregher per voi e per vostro marito... S; la colpa mia, se ho perduto - si pu dire - l'ultima mia gioia... (Piange).

Olga (presa da una indescrivibile agitazione) Che fare? In fondo egli mio padre... (Si volge e vede Kusvkin che piange) Piange... Non piangete, via... (Gli si avvicina).

Kusvkin (tendendo le mani verso di lei) Perdonate, Olga Petrvna...

(Olga, esitante, gli tende anche lei la mano e fa come uno sforzo su s stessa per gettarglisi al collo; ma all'improvviso, scossa da un fremito, si volta e scappa nella sua stanza, Kusvkin resta allo stesso posto).

Kusvkin (portandosi una mano al cuore) Dio mio, Dio mio; che mi succede!

La voce di Ielitzkij (da dietro la porta) Hai chiuso a chiave; Olia!... Olia!...

Kusvkin (tornando in s) Chi ?... lui... S... Che vorr?...

La voce di Ielitzkij venuto il signor Tropaciv. Je vous l'annonce... Olia, ma rispondimi, dunque... Vassilij Sieminyč, siete l?

Kusvkin Sissignore.

La voce di Ielitzkij E Olga Petrvna dov'?

Kusvkin uscita.

La voce di Ielitzkij Ah! Apritemi voi, allora.

(Kusvkin apre; entra Ielitzkij).

Ielitzkij (guardandosi intorno; fra s) Tutto questo assai strano! (A Kusvkin, freddo e burbero) Partite?

Kusvkin Sissignore.

Ielitzkij Ah! Allora com' finito il vostro colloquio?1

Kusvkin Un colloquio?... veramente non stato un colloquio; io ho chiesto soltanto scusa ad Olga Petrvna.

Ielitzkij E lei che ha detto?

Kusvkin La signora si degnata di dirmi che non pi in collera... ed io ora mi preparo a partire...

Ielitzkij Dunque, Olga Petrvna ha approvato la mia decisione?

Kusvkin Sissignore: completamente.

Ielitzkij Ehm! Mi rincresce assai... ma voi stesso, Vassilij Sieminyč, capite che-e-e...

Kusvkin Ma certo, Paolo Nicolič; io sono perfettamente d'accordo con voi! Anzi, vi siete degnato di essere anche troppo buono... Vi ringrazio di tutto cuore...

Ielitzkij Mi fa piacere constatare che, almeno, sentite la vostra colpa. Allora: addio... Se avrete bisogno di qualche cosa, vi prego di non far complimenti... Sebbene abbia gi dato ordini, voi potete rivolgervi a me direttamente in qualunque momento...

Kusvkin Grazie, grazie! (S'inchina).

Ielitzkij Addio, Vassilij Sieminyč... Ma no: aspettate un momento... Eh - eh - eh... il signor Tropaciv venuto a trovarci e tra poco sar qui... Desidererei che ripeteste in sua presenza quello che avete detto a me stamattina...

Kusvkin Ai vostri ordini.

Ielitzkij Benissimo. (A Tropaciv che entra) Mais venez donc; venez donc! (Tropaciv si avanza, prendendo la sua solita posa). Ebbene? Chi ha vinto?

Tropaciv Io, si capisce. Il vostro biliardo meraviglioso. Per figuratevi: il signor Ivnov ha rifiutato di giocare con me! Mi dice: Ho male alla testa . Il signor Ivnov... che ha male alla testa! eh? Et madame? Spero che stia bene.

Ielitzkij S, grazie a Dio! Ora viene.

Tropaciv (con amabile familiarit) Ma sapete che il vostro arrivo una vera fortuna per noi che dobbiamo vivere nella steppa!... H - h!... une bonne fortune... (Si guarda intorno e si accorge di Kusvkin) Ah, Dio mio!... anche voi qui?

(Kusvkin s'inchina in silenzio).

Ielitzkij (forte a Tropaciv, indicando Kusvkin con una mossa del mento) S... oggi, capite bene, terribilmente confuso, dopo le sciocchezze di ieri... Da questa mattina non fa che scusarsi con noi, con tutti...

Tropaciv Eh! si vede che col vino non ci ha troppa confidenza... Che ne dite?

Kusvkin (senza alzar gli occhi) Scusatemi signore: si pu dire che stato proprio un accesso di pazzia.

Tropaciv Aha! Senti, senti il proprietario di Vietrvo... (A Ielitzkii) Ma che idee che vengono in testa!... Dopo di ci non c' proprio da meravigliarsi di nessun pazzo, anche se si creda - che so io - imperatore della Cina, o immagini - come raccontano - di avere nella pancia il sole, la luna o quello che volete... H, h!... Sicuro, sicuro: proprietario di Vietrvo!

Ielitzkij (che desidererebbe cambiar discorso) Gi... Ma che diavolo volevo domandarvi, Flegnte Alexndryč?... Ah!... quando andiamo a caccia?

Tropaciv Quando volete... Vedete bene che... io non faccio complimenti con voi... Ieri sono stato qui e oggi sono tornato... Dunque anche voi dovete fare lo stesso con me... Aspettate; domando a Karpaciv: pi pratico di me. Lui ci dir dove si pu andare. (Si avvicina alla porta della sala) Karpaciv! vieni qua, amico! (A Ielitzkij) un tiratore eccellente; a biliardo per lo vinco io. (Entra Karpaciv) Karpaciv; Paolo Nicolič domani vorrebbe anelare a caccia; dove si potrebbe andare, eh?

Karpaciv Andiamo a Kolobirdovo da Vohrik. L ci debbono essere molti galli di montagna.

Ielitzkij Ma lontano?

Karpaciv Per la via maestra saranno un trenta verste, ma per le scorciatoie sar meno.

Ielitzkij B, va bene.

(Dalla stanza di Olga Petrvna entra Prascvia Ivnovna).

Ielitzkij Che c'?

Prascvia Ivnovna (con un inchino a Ielitzkij) La signora vi desidera.

Ielitzkij Che vuole?

Prascvia Ivnovna Non so.

Ielitzkij Di' che vengo subito. (A Tropaciv) Permettete?

(Prascvia Ivnovna esce)

Tropaciv (scrollando il capo) Eeh, Paolo Nicolič: come non vi vergognate di domandarmi permesso!... Andate pure, santo Dio!...

Ielitzkij Non vi faremo aspettare molto.

(Esce).

(Kusvkin che in tutto questo tempo restato in piedi, poco lontano dalla porta della sala, vorrebbe approfittare di questo momento per uscire).

Tropaciv (a Kusvkin) Dove andate, caro, dove andate? Restate qui: faremo due chiacchiere.

Kusvkin Debbo andare...

Tropaciv Eh, via!... che avrete mai da fare? Voi, forse, vi vergognate... Che sciocchezze! Son cose che capitano a tutti! (Lo prende sottobraccio e lo conduce sul proscenio) Sicuro: volevo dirvi che a tutti pu capitare di alzare un po' il gomito... Confesso per che ieri ci avete fatto rimanere proprio stupiti! Che razza di parentela siete andato a scovare, eh? Guarda un po' che fantasia!

Kusvkin Stupidaggine, piuttosto.

Tropaciv Oh, s; ma molto sorprendente. Perch proprio: figlia? buffo! per, dovete confessare che non vi dispiacerebbe di avere una figlia come quella; eh? (Gli d un colpetto al fianco) No, eh? dite un po'. (A Karpaciv) Non ha mica cattivo gusto, no? Che ne dici? (Karpaciv ride).

Kusvkin (cercando di liberare il braccio da Tropaciv) Permettete..,.

Tropaciv Ma perch ieri vi siete tanto inquietato con noi... eh? No, rispondetemi!

Kusvkin (voltando la testa; a mezza voce) Perdonate, signore.

Tropaciv Senti, senti! Ma s: il Signore vi perdoner... Dunque: figlia, eh? (Kusovkin tace) Sentite, caro, perch non venite qualche volta da me? Vi ospiterei volentieri.

Kusvkin Tante grazie.

Tropaciv Da me si sta bene; domandatelo a quello l. (Indica Karpaciv) Mi potreste raccontare un'altra volta la questione di Vietrvo.

Kusvkin (con voce sorda) Va bene...

Tropaciv Oggi, per, mi sembra che non abbiate salutato Kar-paciv (A Kar paciv) Karpacce; tu non hai mica salutato Vassilij Sieminyč, come ieri!

Karpaciv Nossignore.

Tropaciv Eh, amico, non va bene.

Karpaciv Ma io, scusate, sono pronto...

(Si avanza verso Kusvkin colle braccia aperte. Kusvkin indietreggia. La porta della stanza di Olga Petrvna si apre improvvisamente ed entra Ielitzkij, pallido e agitato).

Ielitzkij (stizzito) Se non sbaglio Flegnte Alexndryč, a voi avevo rivolto la preghiera di lasciare in pace il signor Kusvkin...

(Tropaciv si volta sorpreso e guarda Ielitzkij. Karpaciv resta immobile).

Tropaciv (un po' sconcertato) A me-e?... Non ricordo...

Ielitzkij (continuando secco e reciso) S; signor Flegnte Alexndryč, confesso che mi meraviglio come voi, colla vostra educazione... colla vostra istruzione... possiate provar gusto a certi... diciamolo pure... a certi stupidi scherzi... e poi per due giorni di seguito...

Tropaciv (facendo, colla mazzo, un segno a Karpaciv, che subito fa un salto indietro, e si mette sull'attenti). Ma permettete, Paolo Nicolič... Io veramente... Del resto vi d perfettamente ragione... sebbene, d'altra parte... Ma dite un po': vostra moglie sta bene?

Ielitzkij S... viene subito. (Sorridendo e stringendo la mano a Tropaciv) Vogliate scusarmi... Oggi non sono del solito umore.

Tropaciv Eh, via, Paolo Nicolič; niente di male... E poi avete ragione... con certa gente non proprio il caso di prendere confidenza. Che tempo magnifico, oggi! (Un momento di silenzio) S, avete proprio ragione... vivere a lungo in campagna, un gran guaio! On se rouille la campagne... terribile... Ci si annoia, ecco... E si dimenticano certe forme...

Ielitzkij Non ne parliamo pi, Flegnte Alexndryč, fatemi il piacere...

Tropaciv No, no, dico cos... in generale... un'osservazione di carattere generale. (Di nuovo, un breve silenzio) Mi pare di non avervelo ancora detto... L'inverno prossimo far un viaggio all'estero.

Ielitzkij Ah! (A Kusvkin che di nuovo fa per andarsene) Restate Vassilij Sieminyč:... debbo dirvi due parole.

Tropaciv Ho intenzione di restare all'estero un paio d'anni... Ma la signora, oggi, avremo il piacere di vederla?

Ielitzkij Diamine! Ma perch, intanto, non fate una passeggiata in giardino? Vedete che tempo? un petit tour? Permettetemi per di non accompagnarvi. Debbo parlare un momento con Vassilij Sieminyč... Del resto, fra pochi minuti vi raggiunger...

Tropaciv H-h! fate il comodo vostro mio caro Paolo Nicolič! Fate pure senza nessuna fretta; noi due intanto, io e questo mortale ci godremo le bellezze della natura La natura la mia passione! Venez-ici, Karpacce!

(Esce con Karpaciv)

Ielitzkij (li segue, chiude a chiave la porta, torna verso Kusvkin e incrocia le braccia) Egregio signore! ieri vi ho conosciuto come uno sciocco e un intemperante; oggi debbo considerarvi come un calunniatore e un intrigante... Non m'interrompete!... un intrigante e un calunniatore. Olga Petrvna mi ha detto tutto. Voi forse non ve lo aspettavate, egregio signore! Come mi spiegherete la vostra condotta? Questa mattina avete confessato a me personalmente, che quanto avevate detto ieri una pura e semplice invenzione... Adesso invece, parlando con mia moglie...

Kusvkin Sono colpevole... Ma il mio cuore...

Ielitzkij Il vostro cuore non mi riguarda; piuttosto vi domando ancora una volta: non vero che avete mentito? (Kusvkin tace) Avete mentito?

Kusvkin Vi ho gi dichiarato che ieri non sapevo quello che dicessi.

Ielitzkij Oggi, invece, sapevate queIlo che dicevate. E dopo ci, avete ancora il coraggio di guardare in faccia una persona che si rispetti? Non vi sentite ancora annichilito dalla vergogna?

Kusvkin Paolo Nicolič, in nome di Dio, voi siete troppo severo con me. Degnatevi benignamente di considerare questo: che giovamento avrei potuto trarre dal mio colloquio con Olga Petrvna?

Ielitzkij Ve lo dir io. Con quella stupida frottola, speravate di suscitare la sua compassione. Voi contavate sulla sua generosit... Del denaro volevate, del denaro... S, s; del denaro. E io vi debbo dire che il vostro scopo stato pienamente raggiunto. Ascoltate: io e mia moglie abbiamo stabilito di darvi la somma necessaria per assicurare la vostra esistenza; con questo patto per...

Kusvkin Ma io non voglio niente!

Ielitzkij Non m'interrompete, egregio signore! (Continuando) ... col patto per che scegliate la vostra residenza lontano da qui. Io poi, per mio conto, aggiungo che, accettando questa somma, verrete implicitamente a confessare la vostra menzogna... o, giacch vedo che questa parola vi dispiace, la vostra invenzione; e di conseguenza rinuncerete ad avanzare qualsiasi diritto...

Kusvkin Ma io da voi non accetter nemmeno un centesimo!

Ielitzkij Come, signore!? Dunque insistete? Dunque debbo credere che avete detto la verit? Vogliate spiegarvi una buona volta.

Kusvkin Io non posso dir niente. Pensate di me quello che volete; soltanto, per, io non accetto niente.

Ielitzkij una cosa inaudita! Voi, dunque, resterete ancora qui!

Kusvkin Me ne andr oggi stesso.

Ielitzkij Ve ne andrete! Ma in quale condizione lascerete Olga Petrvna? Almeno questo dovreste pensare, se vi restasse ancora un briciolo di sentimento.

Kusvkin Lasciatemi andare, Paolo Nicolič. In nome di Dio: la mia testa non regge pi! Che volete da me?

Ielitzkij Voglio sapere, se accettate questi denari o no. Credete forse che si tratti d'una somma trascurabile? Vi daremo diecimila rubli.

Kusvkin Non posso accettare niente.

Ielitzkij Non potete? Dunque mia moglie sarebbe vostra... La lingua mi si rifiuta di pronunciare questa parola.

Kusvkin Io non so niente... Lasciatemi andare. (Fa per andarsene).

Ielitzkij troppo! Ma sai1 che posso costringerti ad obbedire?

Kusvkin E in che modo, se lecito?

Ielitzkij Non mi fate perdere la pazienza... Non mi costringete a ricordarvi chi siete.

Kusvkin Io sono un nobile e d'antica famiglia... Ecco chi sono io...

Ielitzkij Un bel tipo di nobile, non c' che dire!

Kusvkin Comunque sia, non mi vendo.

Ielitzkij Ascoltate...

Kusvkin Certi modi vogliate usarli coi vostri subalterni di Pietroburgo.

Ielitzkij Ascoltate, vecchio ostinato! Voi non vorrete offen-dere la vostra benefattrice! Voi avete confessato gi una volta, che le vostre parole non erano vere; che vi costa tranquillizzare definitivamente Olga Petrvna e prendere i denari che vi offriamo? Oppure siete cos ricco che diecimila rubli per voi sono una cosa trascurabile?

Kusvkin Non sono ricco io, Paolo Nicolič; ma il vostro dono terribilmente amaro. Ho gi inghiottito tante umiliazioni... tante!... Voi dite che ho bisogno di denaro; non ne ho bisogno. Per andar via non accetter da voi nemmeno un soldo.

Ielitzkij Oh, capisco il vostro calcolo! Voi vi fingete disinteressato; sperando di guadagnare di pi. Ve lo dico per l'ultima volta: o prendete questo denaro alle condizioni che vi ho detto o ricorrer a misure tali... a misure tali che...

Kusvkin Ma che volete da me, Signore Iddio! Non vi basta che me ne vada; volete che mi copra di fango, volete comperarmi... Ah no, Paolo Nicolič, questo non sar mai!

Ielitzkij Che il diavolo ti porti! Io ti...

(In quest'istante si sente sotto le finestre, in giardino, la voce di Tropaciv che canta:

Io sono qui Iňesilla

sto sotto al tuo verone ).

Ielitzkij insopportabile! (Avvicinandosi alla finestra) Vengo subito... subito... (A Kusvkin) Vi d un quarto d'ora per riflettere... ma poi non ve la prendete con me se... (Esce).

Kusvkin (solo) Dio, Dio; che cosa stan facendo di me! Meglio esser seppellito vivo! Io sono stato la causa della mia rovina. La mia lingua: ecco il mio vero nemico. E questo signore... ha parlato con me come con un cane... Come se non avessi un'anima anch'io!... Preferirci che m'ammazzasse...

(Dalla sua stanza, esce Olga portando in mano delle carte. Kusvkin si guarda intorno)

Kusvkin Dio mio!

Olga (avvicinandosi indecisa a Kusvkin) Desideravo rivedervi, Vassilij Sieminyč...

Kusvkin (senza guardarla) Olga Petrvna... perch... avete voluto dir tutto... a vostro marito?...

Olga Non gli ho mai nascosto nulla, Vassilij Sieminyč.

Kusvkin S, s...

Olga (in fretta) Egli mi ha creduta... (Abbassando la voce) Ed d'accordo in tutto.

Kusvkin D'accordo? E in che cosa d'accordo?

Olga Vassilij Sieminyč, voi siete cos buono... avete un animo nobile. Voi mi comprendete. Ditelo voi stesso: possibile che rimaniate qui?

Kusvkin Non possibile.

Olga No, state a sentire... Voglio sapere esattamente quello che ne pensate... Io ho avuto modo d'apprezzarvi, Vassilij Sieminyč... Parlate, parlate sinceramente...

Kusvkin Io sento la vostra bont, Olga Petrvna; anch'io, credetelo, so apprezzare... (S'interrompe, e poi continua con un sospiro) No, non posso restare; non posso: assolutamente. Potrebbero anche battermi, ora che sono vecchio. E poi perch non dire la verit? Ora certo faccio una vita pi dignitosa, inoltre un pezzo che qui non c' pi un padrone... quindi non c'era nessuno a cui, sapete... I vecchi servitori per sono ancora vivi e non hanno dimenticato... che facevo da buffone al padrone buon'anima. Spesso ho fatto il pagliaccio sotto la minaccia del bastone e qualche volta anche... (Olga si volta) Non vi affliggete Olga Petrvna... In fin dei conti io... io sono un estraneo per voi... non posso rimanere...

Olga E allora... accettate... questo... (Gli porge una carta).

Kusvkin Cos'?

Olga Noi... vi assegniamo una somma per riscattare il vostro podere di Vietrvo... Spero che non ci... che non mi opporrete un rifiuto...

Kusvkin (lascia cadere la carta e si copre il viso colle mani) Olga Petrvna, perch anche voi, volete offendermi?

Olga Come?

Kusvkin Voi volete liberarvi di me. Ma io vi ho gi detto che non ho nessuna prova... Inoltre voi sapete chetutto questo io l'ho inventato, che insomma io non avevo nessuna intenzione di...

Olga (interrompendolo vivacemente) Se non vi avessi creduto, io e mio marito avremmo forse presa di comune accordo questa decisione?

Kusvkin Se mi credete, che altro mi occorre? A che cosa mi serve questo pezzo di carta? Io sono abituato agli stenti fin dall'infanzia... e ora che son vecchio non pi il caso di... Che cosa mi occorre? Un pezzo di pane: ecco tutto. Se vero che mi credete... (S'interrompe).

Olga S... s... vi credo. No, voi non m'ingannate, no... Io vi credo...

(All'improvviso lo abbraccia e gli posa il capo sul petto)

Kusvkin Olga Petrvna... troppo... troppo... Olga... (Barcollando, si lascia cadere nella poltrona di sinistra).

Olga (tiene Kusvkin con una mano, mentre coll'altra, con mossa rapida, raccoglie da terra la carta e si stringe a lui).

Voi avreste potuto dir di no a una estranea, avreste potuto dir di no a mio marito; ma alla figlia, a vostra figlia, voi non potete, non dovete opporre un rifiuto... (Gli mette in mano la carta).

Kusvkin (prendendo la carta, colle lacrime agli occhi) Olga Petrvna, fate come volete, ordinate quello che volete, io sono pronto, io sono contento; ordinatemi di andare in capo al mondo. Ora posso anche morire, ora non ho pi bisogno di nulla... (Olga gli asciuga le lacrime col fazzoletto) Ah, Olia, Olia!...

Olga Non piangete, non piangere... Ci rivedremo... Tu verrai...

Kusvkin Ah! Olga Petrvna; Olia... non un sogno, non un sogno?

Olga Basta, su, basta!...

Kusvkin (Improvvisamente, parlando in fretta) Olia, alzati; vengono.

(Olga che gli si era quasi seduta sulle ginocchia, balza in piedi)

Kusvkin Datemi almeno la mano, la mano per l'ultima volta.

(Egli le bacia in fretta la mano. Olga si tira da una parte. Kusvkin fa per alzarsi ma non pu.

Dalla porta di destra entrano Ielitzkij) e Tropaciv; dietro di loro: Karpaciv. Olga va loro incontro passando accanto a Kusvkin e si ferma tra lui e loro).

Tropaciv (inchinandosi e mettendosi in posa) Enfin, abbiamo la fortuna di vedervi, Olga Petrvna. Come state?

Olga Bene, grazie.

Tropaciv Avete il viso un po'...

Ielitzkij (replicando) Oggi non stiamo troppo bene nessuno dei due...

Tropaciv Eh; simpatia anche in questo!... H-h!... Ma sapete che avete un giardino meraviglioso!

(Kusvkin si alza con uno sforzo sovrumano).

Olga Sono assai lieta che vi sia piaciuto.

Tropaciv (come offeso) Ma vi dico che una meraviglia... mais c'est trs beau, trs beau... I viali, i fiori, tutto insomma... S, s. La natura e la poesia: ecco i miei deboli. Ma che vedo? Degli album! Come in un salotto della capitale!

Ielitzkij (scandendo bene le parole e guardando la moglie in modo significativo)

Sei riuscita ad accomodare la cosa?

(Olga china il capo in segna affermativo, Tropaciv per delicatezza si tira in disparte)

Ielitzkij Ha accettato? Ehm! Va bene. (Conducendola un po' da parte) Ti ripeto che io non credo a questa questa storia, ma ti approvo. La pace domestica vale assai pi di diecimila rubli.

Olga (tornando verso Tropaciv, che ha cominciato a guardare gli album che stanno sul tavolo) Che c' che v'interessa tanto, Flegnte Alexndryč?

Tropaciv Eh... il vostro album: vedete. molto grazioso. Dite: non siete in relazione coi Kovrinskij?

Olga No, affatto.

Tropaciv Come; nemmeno prima eravate in relazione con loro? Vi consiglio di far la loro conoscenza. Sono la migliore famiglia del distretto, o, per meglio dire, erano la migliore fino a ieri; ah, ah!

Ielitzkij (che intanto s' avvicinato a Kusvkin) Accettate il denaro?

Kusvkin Accetto.

Ielitzkij Dunque, avete mentito?

Kusvkin Ho mentito.

Ielitzkij Ah! ( Volgendosi a Tropaciv che si fa in mille davanti ad O1ga e che si piega di qua e di l con moto ondulatorio) Vedete, Flegnte Alexndryč; noi ieri ridevamo di Vassilij Sieminyč... ed ecco invece che ha vinto la causa. Ha ricevuto ora la notizia. Mentre passeggiavamo in giardino.

Tropaciv Ma che dite!

Ielitzkij S, s. Me lo ha detto Olga proprio ora. E poi domandatelo a lui.

Tropaciv vero, Vassilij Sieminyč?

Kusvkin (che per tutta la durata della scena sorride come un bambino e parla con una voce tremolante per le lacrime contenute) Sissignore, sissignore! Ho vinto, ho vinto!

Tropaciv Rallegramenti, Vassilij Sieminyč, rallegramenti! (Sottovoce a Jelitzkij) Capisco... dopo la scena di ieri, delicatamente lo allontanate... (Ielitzkij tenta di assicurare che non vero) Ma s... s... e con quanta nobilt, con quanta generosit, con quanta delicatezza... Molto, molto bene, io sarei pronto a scommettere che quest'idea... (Volgendo un dolce sguardo verso Olga) venuta a vostra moglie... sebbene anche voi, certo... (Ielitzkij sorride. Tropaciv continua forte). Bene, bene. E cos ora, Vassilij Sieminyč, dovete trasferirvi laggi... per sorvegliare le vostre cose...

Kusvkin Eh sicuro!

Ielitzkij Vassilij Sieminyč mi ha detto poco fa che vuol partire oggi stesso.

Tropaciv Sfido io! Capisco benissimo la sua impazienza. Eh, corpo d'un diavolo!... Lo hanno portato per il naso tanto tempo e ora che riuscito ad avere il podere... naturale che si abbia voglia di guardar la propria roba. Non vero Vassilij Sieminyč?

Kusvkin Eh gi; proprio cos.

Tropaciv Allora dovrete fare una scappata anche incitt.

Kusvkin Senza dubbio: bisogna sistemare ogni cosa.

Tropaciv Allora non c' tempo da perdere. (Strizzando l'occhio a Ielitzkij). Ma guarda l'avvocato Lyčkov!... Probabilmente stato lui ad ottenere ogni cosa... (A Kusvkin ) E voi siete contento.''

Kusvkin Diamine! Come non dovrei esser contento?

Tropaciv Mi permetterete di venirvi a trovare nella vostra nuova residenza... no?

Kusvkin Troppo onore, Flegnte Alexandryč.

Tropaciv (volgendosi a Ielitzkij) Paolo Nicolič, bisognerebbe bagnare l'acquisto di Vietrvo, non vi pare?

Ielitzkij (un po' indeciso) Sicuro... con piacere... sicuro... (Avvicinandosi alla porta della sala) Chiamatemi Trembnskij.

Trembnskij (entrando con un balzo dalla porta). Cosa comandate?

Ielitzkij Ah! siete qui?... Una bottiglia di champagne!

Trembnskij (uscendo di corsa) Subito, signore.

Ielitzkij Sentite! (Trembnskij ricompare di nuovo) In salotto mi sembra di aver visto il signor Ivnv: pregatelo di venir qui.

Trembnskij Subito.

(Esce di corsa).

Tropaciv (avvicinandosi a Olga che per tutto questo tempo restata in piedi vicino al tavolo degli album, ora abbassando gli occhi, ora alzandoli lentamente verso Kusvkin)

Madame Kvrinskaia sar lietissima di conoscervi... enchante, enchante. Spero che vi piacer... Io, da lei, sono come di casa... una donna intelligente e sapete... (Fa girare la mano in aria).

Olga (con un sorriso) Ah!

Tropaciv Vedrete.

(Trembnskij entra con bottiglie e coppe su un vassoio)

Tropaciv Ah! Allora, Vassilij Sieminyč, permettete che vi faccia le pi sincere congratulazioni...

(Ivnov entra, si ferma presso la porta e fa un inchino).

Olga (affabilmente ad Ivnov) Buon giorno, sono molto lieta di vedervi... Voi avrete sentito... che il vostro amico riuscito ad ottenere Vietrvo.

(Ivnov fa un altro inchino e si dirige verso Kusovkin. Trembnskij offre a tutti le coppe).

Ivnov (sottovoce e in fretta a Kusvkin) Vassilij, ma che fandonie stanno dicendo?

Kusvkin (anche lui sottovoce) Taci Vnia, taci; io sono felice...

Tropaciv (colla coppa in mano) Alla salute del nuovo proprietario!

Tutti (eccetto Ivnov che ancora non ha accostato alle labbra la sua coppa). Alla sua salute! Alla sua salute!

Karpaciv (con voce di basso, ripete da solo) Che possiate campare mill'anni!

(Tropaciv guarda severamente Karpaciv, che si confonde. Kusvkin ringrazia, s'inchina, sorride, Ielitzkij sta sostenuto; Olga si sente a disagio: le viene da piangere. Ivnv stupito e guarda di sotto in su).

Kusvkin (con voce tremante) Permettetemi ora... in questo giorno cos solenne per me... di esprimere la mia gratitudine per tutte le cortesie...

Ielitzkij (interrompendolo in tono severo) Ma di che, di che ci ringraziate, Vassilij Sieminyč?...

Kusvkin S, s... Voi siete i miei benefattori... Per quanto poi riguarda, la mia... - diciamo cos - la mia condotta di ieri, siate cos generosi di perdonare a un vecchio... Dio sa perch ieri mi sono offeso e ho detto certe...

Ielitzkij (interrompendolo di nuovo) Ma va bene, va bene.

Kusvkin Che c'era poi da offendersi?! Che male c'era!... I signori scherzavano... (Dopo aver dato uno sguardo ad Olga) Ma non questo che volevo dire... addio miei benefattori; che possiate star sempre bene, allegri, felici...

Tropaciv Ma perdio salutare in questo modo, Vassilij Sieminyč!? Non partite mica per la Siberia...1.

Kusvkin (commosso, continua) Che Dio vi conceda ogni bene... in quanto a me... non ho pi niente da chiedere a Dio... o sono cos felice, cos... (S'interrompe e si sforza di non piangere).

Ielitzkij (da parte, fra s) Che scena!... Quando se ne andr?...

Olga (a Kusvkin) Addio, Vassilij Sieminyč... Quando sarete a casa vostra, non ci dimenticate... Sar lieta di vedervi (abbassando la voce) di parlare un po' con voi da sola...

Kusvkin (baciandole le mani) Olga Petrvna... Che Dio ve ne renda merito.

Ielitzkij Va bene, va bene; addio...

Kusvkin Addio...

(Fa un inchino, poi, con Ivnov, s'avvia verso la porta della sala. Tutti lo accompagnano).

Tropaciv (di sulla soglia, esclama ancora una volta) Evviva il nuovo proprietario!

(Olga rientra in fretta nella sua stanza).

Tropaciv (volgendosi a Ielitzkij e battendogli sulla spalla) Sapete che vi dico? Voi siete il pi nobile degli uomini.

Ielitzkij Per carit! Voi siete troppo buono...

(Cala la tela).

IL TEMPOGioved 24 Marzo 1983

teatrodi giorgio prosperi

Come un clown

tragico

Randone

in Pane altrui

Al Valle Pane altrui di Turghniev, con Salvo Randone. Regia di Nello Rossati. Si replica fino al 3 aprile.

Siamo andati anche noi a rendere omaggio all'arte del grande vecchio, Salvo Randone, all'avanguardia nel suo tempo di mattatori, per il suo modo spoglio e quasi schivo di recitare, e all'avanguardia anche oggi, quasi per le medesime ragioni, rispetto a certi tronfi e stentorei moduli recitativi delle giovani scuole. E riascoltando tutto il grande repertorio dei suoi sussurrati, delle sue pause, delle intonazioni perforanti, che si inseriscono a fatica nella routine dell'altrui parlare quotidiano, si provava il piacere rassicurante di quando si ascolta una grande musica conosciuta: la soddisfazione di non perderne una nota. Se poi dobbiamo dire che cosa specificamente ci ha colpito in Pane altrui, nella interpretazione che Randone d di Vassilij Semionic Kusovkin, il nobile decaduto che fin da giovane ha trovato una sistemazione nella casa che lo ospita, e che ora, vecchio, vi si attacca per ragioni che costituiscono il cuore del dramma, noteremo che, senza dubbio, struggente nell'attore un'aria da clown invecchiato, un po' appesantito ed affaticato, con bagliori drammatici degli occhi sul volto lucido e tondo, il cranio calvo con una coroncina di capelli, proprio da clown.

Nel 1848, quando Turgheniev compose il dramma, subito bocciato dalla censura perch i nobili erano messiin cattiva luce, gli diede il titolo classico Il parassita, un ritratto non esente da critica di un mondo, ma anche di un personaggio. Il fatto poi che consegn il copione all'attore Scepkin, grande specialista del genere comico, ci lascia capire come l'autore vedesse il suo personaggio; come una vittima drammatica ravvolta in motivi di commedia e addirittura di farsa. Si ride alle sue spalle e quel riso non del tutto gratuito.

La propriet di cui Kusovkin vive, e di cui fa parte all'inizio del dramma, fatiscente, popolata di topi in veste di maggiordomi, di camerieri e di vicini di casa. E non ha tutti i torti Ielietzski, fresco sposo di Olga, verso la quale Kusovkin manifesta una attenzione particolare, di preoccuparsi dello stato della propriet anche se legittimo supporre che abbia sposato Olga per le sue sostanze. Il protagonista cos ambiguo con il suo vizio del bere, il ritorno ossessivo ad un processo che lo reintegrer nei suoi beni, che i vicini si sentono in qualche modo autorizzati a prendersi giuoco di lui. Anche perch luial giuoco ci sta o finge di starci. E' solo quando il giuoco degenera che Kusovkin fa esplodere la mina , finora accuratamente nascosta nel parassita invecchiato: Olga sua figlia. Dal comico al tragico il salto di un istante. Naturalmente, nel secondo atto, Olga insiste per sapere la verit e anche qui il racconto dell'antefatto non proprio una pagina di amore romantico assoluto. Kusovkin rimpiazza un marito infedele nel letto di una moglie disperata. Il parassita parassita anche nell'amore. Cosi nata Olga. E una delle cose pi belle di Randone la fatica, la difficolt, il pudore della confessione di un avvenimento non esemplare. Qui il clown classico, con il suo dolore interno o l'aspetto interiore un po' ridicolo e pietoso.

Non so che cosa abbia spinto Turgheniev a cambiare il titolo in Pane altrui. Forse considerazioni di opportunit, per ottenere il visto di censura (che ebbe solo nel 1861 con le riforme liberaleggianti dello zar Alessandro) o per il gusto sempre pi diffuso di un socialismo umanitario. Certo il titolo Pane altrui sposta totalmente l'ottica dello spettatore, rispetto a Il parassita da un punto di vista critico a una captatio benevolentiae di carattere pietistico sentimentale e sociale. Il grande merito di Randone di non esser caduto nel trabocchetto della lacrima facile; la sua accettazione del gruzzolo offerto dal genero e patrocinato dalla figlia per riacquistare la propriet, a condizione che si tolga di mezzo, giocata dall'attore alla perfezione, nella ambiguit tra un comprensibile piacere e una disperazione senza conforti.

Se tutto questo vero, perch il regista Nello Rossati, che pure nomina Gogol, Puskin e persino Cechov, come esempi, immaginiamo di unalternanza continua nella drammaturgia russa di umorismo e tragedia, perch dicevamo, Rossati comprime il tutto in un contenitore dalle tinte romantiche, con le tappezzerie rosso sangue delle scene di Toni Rossati, il finale di notte anzich di giorno, col caminetto acceso e il vento che ulula?

Perch appesantisce il pranzo (che poi una merenda) con le risate fastidiose e non sempre giustificate di Tropaciov (Paolo Lombardi) e leinsistenti battute di tacchi di Karpaciov (Lamberto Consani)? Perch fa di Trembinski (Enzo Spitaleri) uno(scolorito maggiordomo di maniera, anzich il perno su cui ruota l'allegro e vivace inizio del dramma? Perch ha eliminato scenette gustose, come quella del sarto, tanto pi che il dramma non lungo?

Certo, se Randone avesse avuto attorno pi aria, un clima pi quotidiano e disteso, che all'improvviso si intorbida fino al dramma, ilsuo giuoco sottilissimo avrebbe avuto una cornice pi giusta. E anche avrebbero a

vutoun rilievo pi esatto i personaggi di Olga, una Maria Teresa Bax irretita nel difficile contrasto tra l'amore filiale e gli interessi di facciata, e quello di suo marito, un Giulio Platone non pi che corretto. Da lodare invece Edoardo Borioli, lo amico Ivnov, che segue con affettuosa e riservata apprensione le sorti di Kusovkin e Giuseppe Lelio, per la sintetica verit con cui disegna il fattore Kartasciov. Carlo Properzi Curti, il cameriere Piotr, come continuamente trattenuto dall'entrare in un vaudeville, che infatti non c' pi. Paola Pieracci la governante Prascovia Ivnovna. La scorrevole traduzione. di Neda Naldi ed Eraldo Miscia.

Con questo diluvio di prime c'era rischio di una serata in minore. Ma evidente che all'ultimo momento molti hanno optato per Randone, e il teatro si quasi totalmente riempito, con le conseguenze che si possono immaginare: applausi a scena aperta e ovazioni alla fine, specie quando Randone apparso solo a riscuotere la sua giusta parte di gloria.

giorgio prosperi


1 Questo saggio, stato parzialmente pubblicato nella Fiera Letteraria del 1 agosto 1926;vi ho qui apportato alcune modificazioni evi ho aggiunta tutta la parte che riguarda Pane altrui.

2 Per facilitare la lettura e la retta trascrizione dei nomi russi diamo qui la spiegazione di alcuni segni convenzionali che avremo spesso occasione di usare:

= ch francese č = c dolce je francese.

1 Una sera a sorrento La provinciale Al verde Bozzetti teatrali di I. Turghniev - Trad. di E. Damiani - G. Carabba. Ed. Lanciano.

2 I. S. Turghniev Un mese in campagna. Introd. e Trad. di E. Damiani Vallecchi Ed. Firenze.

1 Ho tradotto il titolo russo Nahlibnik,con Pane altrui, non solo per non mutare un titolo gi noto, ma perch esso esprime perfettamente il significato della parola russa, intraducibile con una parola italiana. Infatti qui nahlibnik indica una persona che vive a casa d'altri e a loro spese; non ci sembra quindi esatto adottare il titolo Il pensionato,proposto da E. Damiani nella sua prefazione alla versione dei tre bozzetti teatrali gi citati.

1 Tutte le parole francesi che s'incontrano nella presente traduzione sono nel Testo. (N.d.T.).

1 Vnia il diminutivo di Ivan. (N.d.T.).

1 Vaska, che un contadinello, cos deforma il patronimico: Constantinyč. (N.d.T.).

1 Secondo un'antica tradizione, i Russi accolgono gli ospiti con l'offerta del pane e del sale. (N.d.T.).

1 Come gi abbiamo accennato, tutte le parole francesi che s' incontrano nella presente traduzione, sono nel testo. (N.d.T.).

1 Diminuitivo di Olga. (N.d.T.).

1 Uno dei pi rinomati restaurants di Pietroburgo, (N.d.T.).

2 Scherzosa deformazione del nome Karpaciv. (N.d.T).

1 Ballo che si eseguisce a ginocchia piegate. (N.d.T.).

1 Quando pi trascinato dalI' ira, Ielitzkij da del tu a Kubovkin. (N.d.T.).

1 Nel testo: Astrakan, che ho sostituito con Siberia per usare un'espressione pi famigliare al lettore italiano (N.d.T.).

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