Parigi val bene una vasca

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di Andrea Oldani

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PERSONAGGI

Felice Murazzi: investigatore privato

Franco Astolfi: imprenditore Edile e padrone di casa

Alice: moglie di Franco

Silvia: sorella di Alice

Marco: marito di Silvia

Luca: amico fraterno di Franco

Debora: amica di Luca.

Mario Cannetta: ladro

Luigi Cannetta: ladro

La commedia ha debuttato il 30 Gennaio 2010 a Santa Croce del Sannio (BN).


Prologo

Scena: Possibilmente a sipario chiuso.

Murazzi:   (vestito come un vecchio investigatore privato anni cinquanta) A volte accadono cose che rimangono indelebilmente legate alla nostra vita. Altre che passano senza lasciar traccia. Altre ancora ti riempiono di domande e ti costringono a viaggi senza meta alla ricerca di risposte perdute chissà dove. Accadono anche cose, e queste sono quelle che mi capitano molto raramente, che non comprendi, e che continuerai a non comprendere all’infinito. Mi chiamo Murazzi, Felice Murazzi. Di professione investigatore privato. Quello che vi voglio raccontare è un episodio accadutomi alcuni mesi fa e che ancora non riesco bene a delineare. Come ogni caso che si rispetti cominciò con un telefono che squillava. Solo che non era il mio…

(buio)

Primo Atto

Prima Scena

Scena: soggiorno di una casa signorile italiana, una porta, sulla sinistra, che dà verso la cucina e due porte sulla destra. Una che porta alle camere, l’altra al bagno. Più una porta d’ingresso possibilmente sul fondo della scena. Un telefono sta squillando già a sipario chiuso. Il sipario si apre.

Franco:     (fuori scena) Telefono!!! Alice, Telefono!!! Nessuno risponde al telefono? Telefono!!! (Entra dalla porta di destra, è in accappatoio e ciabatte, pronto per entrare in doccia) Ma non c’è nessuno? (risponde al telefono) Pronto. Ah Luca, sei tu? Sì, è tutto confermato. Venerdì partiamo. Sì, a Parigi… Sì, sì, mi ricordo.  D’accordo, certo. Ma mi raccomando, non dire niente a mia moglie, lo sai come la pensa. Perfetto. Perfetto. Quando passi a ritirare le chiavi? Ah, va bene, va bene, ti aspetto. A dopo. Ciao.

Alice:        (compare dalla cucina) Chi era?

Franco:     Ah, ma allora ci sei? Non potevi rispondere?

Alice:        Tanto è sempre per te. Chi era?

Franco:     Era Luca.

Alice:        Hai visto che era per te. E cosa voleva?

Franco:     Mi ha solo avvisato che passerà tra poco.

Alice:        Ricordati che viene mia sorella a cena questa sera.

Franco:     Non ti preoccupare, Luca non si fermerà molto. Passa solo a ritirare le chiavi di casa.

Alice:        Le chiavi di casa?

Franco:     Sì, ti avevo detto che avrebbe fatto i rilievi per il nuovo bagno degli ospiti.

Alice:        E ha bisogno delle chiavi?

Franco:     Sì. Perché i rilievi li farà nel weekend.

Alice:        Ma noi non ci saremo. Noi saremo a Parigi questo weekend.

Franco:     Appunto. È per questo che viene a prendere le chiavi.

Alice:        Ma…

Franco:     Lui sarà più libero di lavorare e noi non saremo disturbati.

Alice:        Lo sai che non mi piace che degli estranei entrino in casa quando non ci siamo. Non si può rimandare?

Franco:     Ma Alice, Luca lo conosciamo da una vita. È  il mio migliore amico. Siamo cresciuti assieme.

Alice:        Sai come la penso. Non mi piacciono queste cose. Non può venire una sera di queste. Lo invitiamo a cena, così ha tutto il tempo di prendere le misure che gli servono.

Franco:     Possiamo invitarlo comunque a cena ma vedrai che lavorerà meglio da solo.

Alice:        Sì, ma…

Franco:     Non devi preoccuparti. Adesso lasciami fare la doccia, altrimenti poi faccio tardi. (esce verso il bagno)

Alice:        Sì, sbrigati prima che arrivino Silvia e Marco per la cena… (esce verso la cucina; suona il telefono)

Franco:     (fuori scena) Telefono!!! Alice, Telefono!!! Telefono!!! (Entra) riuscirò a fare questa stramaledetta doccia. Pronto! Ah, ciao Silvia, si è in casa. Te la passo subito.

Alice:        (entra) Chi è?

Franco:     È tua sorella. Ma non potevi… Lascia stare…

Alice:        Pronto Silvia…

Franco:     Io non vi disturbo e vado a farmi questa famosa doccia… (esce verso il bagno)

Alice:        Sì, sì… Certo che siete a cena da noi. Per le otto va benissimo. Siamo pronti, siamo pronti. Non vedo l’ora di vedere la Tour Eiffel e di fare shopping sugli Champs Elysées. Mi sembra un sogno. Non ci credevo più. Hai ragione, trovo anch’io che sia un bellissimo regalo per il nostro anniversario. E per Franco è davvero un sacrificio. Sai quanto odia volare lui. È terrorizzato. D’accordo. Vi aspetto. A dopo.

(urlando, rivolto al marito in doccia) Sai caro, non riesco ancora a crederci che andremo a Parigi per il weekend. In cinque anni di matrimonio non mi hai portato mai da nessuna parte… Lo so che soffri l’aereo… però…

Franco:     (uscendo dal bagno) Però venerdì ti porto a Parigi, quindi non ti puoi lamentare.

Alice:        Non mi lamento, non mi lamento. Era solo una considerazione.

Franco:     Sei felice?

Alice:        Oh, non sai quanto. (si abbracciano)

(momento di tenero silenzio)

Franco:     A che ora?

Alice:        Cosa?

Franco:     A che ora arrivano?

Alice:        Chi?

Franco:     Tua sorella e suo marito.

Alice:        Alle otto.

Franco:     Allora non abbiamo molto tempo.

Alice:        (maliziosa) Per cosa?

Franco:     (sta al gioco) Dobbiamo sbrigarci.

Alice:        (sempre più maliziosa) Ma per cosa?

Franco:     (seccato) Per farci questa stramaledetta doccia!

Alice:        (stizzita) Vai, vai. Non sono certo io a trattenerti.

Franco:     Vado.

Alice:        Vai, vai. (pausa) Ma senti, e se il mese prossimo andassimo a Praga?

Franco:     Non vado.

Alice:        Oh, Praga deve avere proprio un gran fascino.

Franco:     Incominciamo ad andare a Parigi. Anzi incominciamo ad andare in doccia.

Alice:        Oh anche Londra. Tesoro, che bella deve essere Londra.

Franco:     (canzonandola) Tesoro, che bella deve essere una doccia calda.

Alice:        E Madrid? Non possiamo non andare a Madrid.

Franco:     Non posso non andare in doccia. Puzzerei troppo questa sera.

Alice:        Tanto lo so che come al solito non mi porterai da nessuna parte.

Franco:     Non ti porto già a Parigi? E accontentati. Poi si vedrà.

Alice:        Ma…

Franco:     Doccia!

Alice:        Però…

Franco:     Doccia! (esce)

Alice:        Vai, vai. Non si può mai parlare con te. (esce verso la cucina)

(campanello)

Franco:     (fuori scena) La porta!!! Alice, la porta!!! La porta!!! (Entra) Non si può continuare in questo modo. (esce a sinistra)

Franco:     (fuori scena) Ah, ciao Luca. (entrano)

Luca:         Disturbo?

Franco:     No, guarda, non sapevo proprio cosa fare.

Luca:         (dubbioso) Mah…

Franco:     Scusami, stavo per entrare in doccia e non ho molto tempo. Stasera verranno a cena la sorella di Alice con suo marito.

Luca:         Capisco. Non ti ruberò molto tempo. Sono venuto per le chiavi.

Franco:     Sono qui (prende le chiavi dal tavolo) ma, mi raccomando, non dire nulla a mia moglie.

Luca:         Non ti preoccupare, sarò una tomba.

Franco:     Ecco, bravo. Non sai cosa potrebbe succedere se Alice venisse a sapere che…

Alice:        (esce dalla cucina) Cosa non dovrei sapere? Ciao Luca.

Luca:         Oh, ciao Alice. Come stai?

Alice:        Allora? Cosa non dovrei sapere?

Franco:     Eh?

Alice:        Ho sentito che parlavate di qualcosa che non dovrei sapere…

Franco:     Noi? Non mi pare…

Luca:         Già, non pare nemmeno a me…

Alice:        Non sono sorda e non prendetemi per una stupida. Ho sentito benissimo.

Luca:         Ma no, vedi…

Franco:     Vedi cara, (prendendo tempo) si tratta di una sorpresa…

Alice:        Una sorpresa?

Luca:         Una sorpresa, certo.

Alice:        Una sorpresa? E Luca cosa c’entra?

Franco:     Ecco. È una sorpresa, che riguarda anche Luca.

Luca:         Già.

Alice:        Luca? Ma…

Luca:         Sì, sì Alice. È per questo che sono venuto.

Alice:        Ma tu sei venuto per le chiavi. Per i rilievi in bagno…

Luca:         In bagno?

Franco:     Già, il bagno…

Alice:        Riguarda il bagno?

Franco:     Cosa?

Alice:        La sorpresa. Riguarda il bagno?

Franco:     Esatto. La sorpresa riguarda il bagno.

Alice:        Ho capito tutto. Ho capito tutto. Non dirmi niente.

Franco:     Cosa?

Alice:        È un’idea meravigliosa.

Franco:     Cosa?

Luca:         Ma quale idea?

Alice:        Sei davvero un tesoro.

Franco:     (spazientendosi) Ma cosa!?!?

Alice:        Vuoi regalarmi la vasca idromassaggio che desideravo tanto.

Franco:     Eh?

Luca:         Quella da 5000 euro?

Franco:     La vasca, ma sei…?

Alice:        No?

Franco:     La vasca, ma certo. La vasca.

Alice:        O tesoro, non sai come sono felice.

Franco:     Non sai io.

Alice:        La desideravo tanto.

Franco:     Eh…

Alice:        Non ci posso credere. Il viaggio a Parigi e la vasca idromassaggio. Mi sembra un sogno.

Franco:     Un sogno.

Alice:        Sei il miglior marito che una donna possa desiderare.

Franco:     Già, già. Adesso però vai di là e lasciaci parlare. Altrimenti la sorpresa non possiamo più fartela.

Alice:        Vado, vado. Grazie tesoro. Ti amo tanto.

Franco:     Eh, ti amo anch’io.

Alice:        (uscendo) A dopo.

Franco:     A dopo. (a Luca) Adesso mi devi una vasca.

Luca:         Eh?

Franco:     Certo, colpa tua e della tua amichetta.

Luca:         Non capisco.

Franco:     Non hai forse bisogno della casa mentre saremo via? Ecco. Ho detto ad Alice che saresti venuto a fare dei rilievi in bagno nel weekend. E adesso pensa che voglio regalarle la vasca.

Luca:         E io cosa c’entro? Sei tu che hai mentito a tua moglie.

Franco:     E cosa avrei dovuto dirle? Che mentre noi saremo in viaggio a Parigi per il nostro anniversario il mio migliore amico girerà per casa nel tentativo di abbordare la sua nuova fiamma?

Luca:         Perché no?

Franco:     Perché ci avrebbe fatto correre entrambi. Sai com’è gelosa delle sue cose.

Luca:         E comunque non sarà un tentativo di abbordaggio.

Franco:     Ah no?

Luca:         No.

Franco:     Non mi dire che è già saltato tutto.

Luca:         No, no. Ti dico solo che la preda è già caduta nella rete.

Franco:     Ah, benissimo. Allora non avrai più bisogno di queste. (si riprende le chiavi)

Luca:         Ne ho bisogno, eccome. (le riprende)

Franco:     Tanto hai già fatto colpo, non ti serve una casa come questa per conquistarla. (riprende le chiavi)

Luca:         Mi serve, ti assicuro che mi serve. (le riprende)

Franco:     Ti ha già visto, sa come sei e le piaci. (riprende le chiavi)

Luca:         Non mi ha visto, e non sono io che le piaccio. (le riprende)

Franco:     Ma se hai detto che è già bella e cotta… (prende le chiavi ma Luca rimane attaccato e tirano entrambi)

Luca:         Sì, ma non di me. È cotta di te… (tirano entrambi ma Franco molla rimanendo basito e Luca ruzzola terra)

(attimo di silenzio)

Franco:     Cos’hai detto?

Luca:         Che è cotta di te. Cioè, non di te, te. Ma di quello che rappresenti.

Franco:     Non capisco.

Luca:         Ma sì, non è forse tua questa casa?

Franco:     Certo. Mia e di mia moglie.

Luca:         E non sei forse tu Franco Astolfi, il famoso imprenditore edile?

Franco:     Vuoi che non sappia chi io sia?

Luca:         E non passerò, forse, il più bel weekend della mia vita nella tua casa?

Franco:     Questo è ancora da vedere, comunque non ti seguo…

Luca:         Insomma, ho detto a Debora di essere te.

Franco:     Eh?

Luca:         Ho detto a Debora di essere Franco Astolfi. (parlando adagio e scandendo)

Franco:     Non sono sordo. Ho sentito quello che hai detto.

Luca:         È un piano geniale.

Franco:     Tu sei completamente pazzo.

Luca:         Ma sì, è geniale, ti dico.

Franco:     Tu sei pazzo.

Luca:         Studiato fino al più piccolo dettaglio.

Franco:     Vediamo se hai studiato anche il fatto che io non ti presterò la casa.

Luca:         Non puoi farlo…

Franco:     E che, a quanto mi risulta, tu non sei me!

Luca:         Non ti preoccupare.

Franco:     Non ti preoccupare? Mi preoccupo eccome.

Luca:         È tutto sotto controllo.

Franco:     Sotto controllo cosa? Vorrai mentire tutta la vita sostenendo di essere me? Tu sei folle!

Luca:         Ma no, è solo per un weekend. Poi domenica sera le spiegherò tutto.

Franco:     E lei ti mollerà all’istante.

Luca:         E chi se ne frega. L’importante è aver passato un bel weekend.

Franco:     No, no. È troppo rischioso.

Luca:         Nessun rischio. Te l’assicuro. E poi tu sarai a Parigi.

Franco:     Non mi fido.

Luca:         Tranquillo. Ha pensato a tutto il tuo Luca.

Franco:     È per questo che non mi fido.

Luca.         Grazie. Bell’amico che sei.

Franco:     Mi sembra una cosa così assurda. Non funzionerà, lo sento.

Luca:         Vedrai che andrà tutto bene. Si tratta di una piccola bugia dopo tutto.

Franco:     Certo, spacciarsi per un’altra persona la chiamiamo “piccola bugia” adesso.

Luca:         Ascoltami. Deborah non è di questa città. Non ti conosce e non conosce nessuno dei tuoi amici. Il rischio che Alice possa scoprire qualcosa è davvero minimo.

Franco:     Sarà anche minimo, ma solo l’idea che ci sia anche la più piccola possibilità mi mette in agitazione.

Luca:         Andrà tutto bene! Garantito! O non mi chiamo Luca Onofri.

Franco:     Non sono più molto certo del tuo vero nome.

Luca:         Ci conosciamo da una vita. Ti ho mai ingannato.

Franco:     No, credo di no.

Luca:         Ho mai combinato qualche disastro?

Franco:     Sì, e di questo ne ho la certezza.

Luca:         Cosa?

Franco:     Se vuoi posso farti un elenco lungo un chilometro.

Luca:         Ma sono piccoli imprevisti giovanili. Adesso siamo adulti. E il piano è studiato. Garantito!

Franco:     Devo fidarmi?

Luca:         Garantito!

Franco:     E vabbè! Ecco le chiavi. Ma, mi raccomando.

Luca:         Garantito!

Franco:     Speriamo. Ora lasciami fare la doccia. Sono in un ritardo mostruoso.

Luca:         Vado. Fate buon viaggio e divertitevi nella Ville Lumière… (esce)

Franco:     Ci proveremo. Oh!  Finalmente solo. Adesso una bella doccia bollente non me la leva nessuno. (esce a sinistra)

(2 secondi di silenzio)

(campanello)

Franco:     La porta!!!

(buio)

Fine prima scena

Intermezzo

Scena: (come prologo)

Murazzi: Le menzogne non portano mai da nessuna parte. Soprattutto in un rapporto di coppia. E creano uno strano vortice che porta a nuove menzogne per coprire quelle vecchie. Un vortice dove realtà e fantasia si mescolano in un intreccio dove la confusione è l’unica cosa chiara.

(buio)

Seconda scena

Stessa scena. Si sente un vociare da fuori scena, poi da sinistra entrano Marco e Silvia.

Marco:      (ad alta voce, cercando di parlare con Alice che è fuori scena) Tutto ottimo Alice, davvero ottimo. (a Silvia) Tua sorella è un’ottima cuoca. Una cena con i fiocchi.

Silvia:       A differenza di me, vero?

Marco:      Ma no, cosa c’entra. Dicevo solo che è stata una cena eccezionale.

Silvia:       Delle mie cene non l’hai mai detto.

Marco:      D’accordo. Non parlo più.

Silvia:       Solo per non dare apprezzamenti alle mie cene.

Marco:      Ho detto che non parlo più.

Silvia:       E intanto lui porta mia sorella a Parigi.

Marco:      Non lamentarti, perché ti porto sempre in giro anch’io.

Silvia:       Sì, sì. A Varazze, Andora. Ah, dimenticavo la vacanza di due anni fa a Gatteo Mare.

Marco:      Ma almeno ti porto. A quanto mi risulta questa è la prima vacanza che fanno da quando sono sposati.

Silvia:       E l’idea della vasca idromassaggio? Geniale. Che uomo, che generosità.

Alice:        (entra da sinistra) Caffè? (esce)

Marco:      (ad Alice) Volentieri. Amaro, amarissimo per me. (a Silvia) Che tutta questa generosità mi ha fatto venire la nausea. (esce a sinistra)

(telefono)

Franco:     (da fuori) Telefono!!! Alice il Telefono!!!

Alice:        (da fuori) Silvia, rispondi tu?

Silvia:       Certo, rispondo io. Pronto. Sì è qui. Chi lo desidera? (sbigottita) Come? La sua fidanzata? Ma… Cosa?...

Alice:        (entra da sinistra) Chi è?

Silvia:       (riattacca precipitosamente) Nessuno…

Franco:     (esce da destra ancora in accappatoio) Chi è?

Silvia:       Nessuno…

Alice:        Nessuno?

Franco:     Nessuno?

Silvia:       Avranno sbagliato numero.

Alice:        Capita. (a Franco) Ma sei ancora in accappatoio?

Franco:     Dovrò pur farmela questa doccia o no? Non ci sono riuscito prima di cena ci provo adesso. Anche se, a quanto vedo, i risultati non sono promettenti.

Alice:        In attesa che arrivi la vasca.

Franco:     Quale vasca?

Alice:        Ma come quale vasca? La vasca idromassaggio.

Franco:     Ah, già. Quella vasca. (esce a destra)

Alice:        Silvia, ti ho già detto della sorpresa che mi farà Franco?

Silvia:       Sì, sì.

Alice:        Una grande sorpresa.

Silvia:       Sì, grande, grande…

Alice:        Che tesoro il mio maritino. (esce a sinistra)

Silvia:       Sì, proprio un tesoro!

Marco:      (entra da sinistra) Lo vuoi anche tu il caffè?

Silvia:       Presto, preparati. Dobbiamo andarcene.

Marco:      Ma cosa dici? E il caffè? E il dolce?

Silvia:       Ho detto di prepararti, non voglio stare un secondo di più nella casa di quell’individuo.

Marco:      Ma cosa ti è preso?

Silvia:       Vuoi farmi contenta senza discutere per una volta?

Marco:      Adesso cerca di calmarti e spiegami cosa è successo.

Silvia:       Il telefono.

Marco:      Cosa?

Silvia:       (indicandolo) Il telefono!

Marco:      Il telefono, cosa?

Silvia:       La telefonata di prima. Era una donna.

Marco:      (ironico) Eh, spesso capita.

Silvia:       Ma no, era una donna per Franco.

Marco:      (c.s.) Capita anche questo a volte.

Silvia:       Ha detto di essere la sua fidanzata.

Marco:      (urlando) Cosa? (contenendosi) Avrai capito male.

Silvia:       Ho capito benissimo. Quando le ho chiesto chi lo cercava mi ha risposto “Sono la sua fidanzata”.

Marco:      Sarà stato uno scherzo. O forse avrà sbagliato numero.

Silvia:       Bravo, difendilo pure. Ormai è chiaro, ha sicuramente un’amante.

Marco:      Aspetta, non tirare conclusioni affrettate.

Silvia:       È uno schifoso, un uomo orribile.

Marco:      Ma dieci minuti fa non era il miglior marito del mondo?

Silvia:       Dieci minuti fa non avevo ancora risposto a quella telefonata.

Alice:        (entra da sinistra) Ragazzi, il caffè si fredda.

Marco:      Il caffè.

Silvia:       Arriviamo subito.

Alice:        Ma Franco è ancora in bagno? (urlando) Franco sbrigati!!! (a Silvia e Marco, scherzando) Mi preoccupa tutto questo tempo che passa in bagno a farsi bello, non avrà mica un’amante. Eheheheheh!

Marco:      (imbarazzato) Già, un amante.

Silvia:       (imbarazzata, interrompendo Marco con una gomitata) Ma no! Cosa ti salta in mente?

Alice:        Scherzavo, scherzavo. Non dubiterei mai di mio marito. (esce a sinistra)

Silvia:       (scoppiando a piangere) Povera Alice, povera Alice. Le si spezzerà il cuore.

Marco:      No. Se non verrà a saperlo.

Silvia:       Non posso tenerglielo nascosto, è mia sorella.

Marco:      Non giungiamo a conclusioni affrettate. Non sappiamo ancora nulla.

Silvia:       Cos’altro c’è da sapere? Lui ha un’altra. E lei… oh… povera la mia sorellona…

Marco:      Cerca di calmarti. Cerca di calmarti.

Silvia:       Calmarmi? È una parola. Come farà, povera cara?

Marco:      Ci deve essere una spiegazione.

Franco:     (entra da destra mezzo svestito con camicie appariscenti in mano) Non ho una camicia decente. Vi pare possibile? Quella donna, quella donna. Chissà dove le avrà cacciate? Eh, se si potesse cambiare moglie. Vero Marco? Eheheheh! (esce a sinistra)

Marco:      Eh sì.

Silvia:       Hai visto? È palese, è palese. Oh, povera cara!

Marco:      Basta, finiscila. Era solo una battuta dopotutto.

Silvia:       Oh, che disgrazia! Come farà, come farà. Certo che gli uomini sono tutti dei maiali.

Marco:      Adesso, andiamo calmi con le offese. Mi sembra che tu stia ingrandendo la situazione.

Silvia:       Non capisco perché tu ti ostini a difenderlo. Non avrai anche tu un’amante? Mi tradisci con qualcuna? Oh, povera me.

Marco:      Basta!!! Stai dicendo un mare di idiozie. Calmati. Mettiti seduta un attimo. Mi sembra che tu abbia perso la ragione. (la costringe a sedersi)

Alice:        (entra da sinistra parlando con Franco che è fuori scena) Adesso te le trovo io le camicie, ah se non ci fossi io. (a Marco e Silvia) Ragazzi, il caffè si fredda. (notando il trambusto) Ma, che succede? Tutto bene?

Marco:      Tutto bene, non ti preoccupare.

Alice:        Ma siete sicuri? Mi fate preoccupare.

Silvia:       Si preoccupa per noi lei! (e scoppia a piangere)

Alice:        Cosa succede?

Marco:      Nulla, nulla. Adesso passa.

Alice:        Ragazzi, mi fate preoccupare.

Silvia:       (scoppia in un pianto fragoroso) Si preoccupa! Si preoccupa!

Marco:      (ad Alice) La porto un attimo in bagno a rinfrescarsi. (a Silvia) Vieni tesoro. (escono a destra)

Franco:     (entra da sinistra, vede la moglie immobile nella stanza con lo sguardo fisso nel vuoto) E le mie camicie?

Alice:        (immobile con lo sguardo fisso nel vuoto) Hanno dei problemi…

Franco:     Le mie camicie?

Alice:        (sempre immobile e fissa) Mia sorella e suo marito hanno dei problemi…

Franco:     Con le mie camicie?

Alice:        (si desta dalla trance) Ma cosa c’entrano le tue camicie?

Franco:     L’hai detto tu.

Alice:        Cosa?

Franco:     Che hanno problemi.

Alice:        Le tue camicie?

Franco:     Tua sorella e suo marito.

Alice:        Sì, hanno problemi.

Franco:     Vedi?

Alice:        Hanno problemi. E molto seri.

Franco:     Non capisco.

Alice:        Cosa?

Franco:     Come facciano ad avere questi problemi.

Alice:        Molte coppie hanno problemi.

Franco:     Con le mie camicie?

Alice:        Ma cosa c’entrano adesso le tue camicie?

Franco:     L’hai detto tu.

Alice:        Ho detto che hanno problemi tra di loro. Non con le tue camicie.

Franco:     Ah. Mi pareva strano. Nemmeno si conoscono.

Alice:        Silvia e Marco?

Franco:     Sì.

Alice:        Silvia e Marco non si conoscono?

Franco:     Con le mie camicie no.

Alice:        Ma basta con queste camicie. Hanno problemi di coppia. Sono uscita dalla cucina per andare a prenderti le camicie e Silvia era sulla poltrona che piangeva.

Franco:     E adesso dove sono?

Alice:        In bagno. Marco l’ha portata di là a rinfrescarsi.

Franco:     Magari è solo una piccola incomprensione. Non trarre delle conclusioni affrettate.

Alice:        Oh, povera la mia sorellina. Come farà, come farà?

Franco:     Calmati.

Alice:        Calmarmi? È una parola. Come farà, povera cara?

Franco:     Non abbiamo elementi per valutare. Mi sembra che tu stia correndo troppo.

Alice:        Non abbiamo elementi? E una donna in lacrime come la chiami? Povera la mia sorellina.

Franco:     Calmati. Ci deve essere una spiegazione.

Alice:        Come farà a sopportare una separazione. E per fortuna che non hanno ancora figli.

Franco:     Mi sembra che tu stia correndo davvero troppo. Addirittura una separazione.

Alice:        Ho trovato.

Franco:     Cosa?

Alice:        Ho trovato la soluzione.

Franco:     Mmm.

Alice:        Li mandiamo a Parigi.

Franco:     Vuoi regalargli un viaggio a Parigi?

Alice:        No, non un viaggio a Parigi. Il nostro viaggio a Parigi.

Franco:     Eh?

Alice:        Ma sì, cambieremo i nominativi tramite l’agenzia. Ci sarà una piccola penale ma nulla in confronto a comprare una nuova vacanza.

Franco:     E noi?

Alice:        Mi hai già regalato la vasca, ci godremo quella appena pronta.

Franco:     La vasca?

Alice:        La vasca idromassaggio.

Franco:     Ah, la vasca.

Alice:        Sì, non è per quello che Luca verrà a fare i rilievi nel weekend.

Franco:     (terrorizzato) Ah già, Luca.

Alice:        Vado subito a dirlo a Marco e Silvia. Vedrai come saranno sorpresi. (esce verso destra)

Franco:     (cerca di rincorrerla) Alice, Alice aspetta un attimo. (rendendosi conto che è tutto inutile desiste e corre al telefono) Luca, Luca… No, non è raggiungibile.

Silvia:       (entra) Cercavi qualcuno? O forse qualcuna?

Franco:     (riattacca) Cosa? No no, nessuno.

Silvia:       (sospettosa) Mmmh, mi sembrava.

Franco:     Assolutamente no, avevo solo notato che il ricevitore era appoggiato in maniera errata.

Silvia:       Mi era parso. Sarà.

Alice:        Ah Silvia, eccoti qui: ho bisogno di parlarti.

Silvia:       Dimmi.

Franco:     Io intanto finisco di vestirmi. (esce a destra)

Alice:        (a Silvia) Avrei una proposta da farvi. A te e a Marco.

Silvia:       Una proposta?

Alice:        Sì, riguardo il viaggio a Parigi.

Silvia:       Il viaggio?

Alice:        Sì, ecco. Ecco. Abbiamo… Abbiamo avuto un contrattempo e non possiamo più partire quindi, piuttosto che non andare e perderci il viaggio, abbiamo pensato che potreste andare voi al nostro posto.

Silvia:       Noi? Ma sei sicura?

Alice:        Sì, anche Franco è d’accordo. Pagheremo una piccola penale per il cambio dei nomi e vedrai che non ci saranno problemi.

Silvia:       È molto generoso da parte tua, ma non mi sembra il caso. Non possiamo accettare.

Alice:        Lo facciamo con piacere, credimi. È stato un imprevisto, sarebbe un peccato perdere l’occasione.

Silvia:       Un imprevisto. Capisco.

Alice:        Sì, sì. Un contrattempo improvviso. Capisci, saremmo felici se andaste voi al posto nostro.

Silvia:       Ma…

Alice:        Davvero, credimi…

Silvia:       Ne parlerò con Marco. Grazie.

Alice:        Finisco di preparare la lavastoviglie in cucina. Così dopo ci rilassiamo tutti insieme in soggiorno. (esce a sinistra)

Silvia:       Povera la mia sorellona.

Marco:      (entra da destra) Allora, andiamo a casa?

Silvia:       Sa tutto.

Marco:      Chi?

Silvia:       Mia sorella sa che Franco la tradisce.

Marco:      Sei sicura?

Silvia:       Ci hanno chiesto di andare a Parigi al posto loro perché hanno avuto un imprevisto.

Marco:      Che tipo di imprevisto?

Silvia:       Secondo te? Avrà scoperto qualcosa.

Marco:      Magari hanno avuto un contrattempo dovuto al lavoro. O alla vasca che devono istallare.

Silvia:       Povera la mia sorellona. Il viso sorridente, ma nel cuore avrà un’amarezza tale…

Marco:      Non mi sembra possibile tutto questo.

Silvia:       Povera Alice. Non se lo merita davvero.

Marco:      Ho un’idea.

Silvia:       Che idea?

Marco:      Proverò a parlare con Franco, almeno per cercare di capire come stanno le cose.

Silvia:       Che ideona! (ironica) Morirà dalla voglia di raccontarti le sue malefatte.

Marco:      La prenderò alla larga e vedrai che confesserà tutto.

Silvia:       Non so se sia una buona idea.

Marco:      Lascia fare a me. (esce da destra)

Alice:        (entra da sinistra) Hai parlato a Marco del viaggio?

Silvia:       Non ancora, non ho avuto tempo.

Alice:        Eh, immagino. Quando manca il dialogo si è proprio alla frutta.

Silvia:       Come?

Alice:        Nulla, nulla. Riflettevo tra me e me.

Silvia:       Sai, è una questione un po’ delicata.

Alice:        Immagino. Immagino.

Silvia:       Non vorremmo che si prendessero delle decisioni affrettate.

Alice:        Avete ragione. È meglio essere sicuri. Bisogna valutare tutti i segnali.

Silvia:       Già. Bisogna approfondire.

Alice:        E se dovesse andare male. L’importante è essere forti.

Silvia:       Questo è sicuro.

Alice:        Reagire.

Silvia:       Hai assolutamente ragione.

Alice:        A volte si chiude una porta e si spalanca un portone.

Silvia:       Mi tranquillizza questo tuo modo di vedere la faccenda.

Alice:        Anche se sono certa che tutto si risolverà per il meglio.

Silvia:       Speriamo.

Alice:        Vieni con me in cucina che ti mostro i dettagli del viaggio.

Silvia:       Sei sicura di non volerci ripensare.

Alice:        No, ti assicuro ci sarà meglio per tutti se ci andrete voi al posto nostro.

Silvia:       Allora andiamo, mostrami i dettagli. (escono a sinistra)

Franco:     (entra da destra con Marco continuando un discorso che è incominciato fuori scena) …e questo mi fa davvero arrabbiare.

Marco:      Capisco, capisco. E ti dirò che dopo anni di matrimonio sono cose che succedono.

Franco:     Credo che mettendoci un poco più di attenzione, da entrambe le parti, intendo, potrebbero anche non succedere.

Marco:      Su questo punto sono d’accordo.

Franco:     In una coppia ci devono essere delle certezze. Delle sicurezze. Uno deve sapere dove trovare quello che cerca quando è in difficoltà. E questo è importante. (prendendo in mano una delle camicie sgargianti rimasta sulla sedia)

Marco:      Hai ragione. Hai pienamente ragione. (indagatore) Ma a volte lo si va a cercare altrove.

Franco:     (fissando la camicia sconcertato) Altrove?

Marco:      Certo. A volte, quando vengono a mancare le certezze, si cerca altrove. In altri lidi.

Franco:     (titubante) Altri lidi?

Marco:      (sempre più indagatore) Sì, un porto sicuro. Dove trovare qualcuno che possa capire i nostri problemi.

Franco:     (pensieroso, guardando la camicia) I problemi…

Marco:      (indagatore e ammiccante) Ma sì, come dire. Un’amante.

Franco:     (come se si destasse all’improvviso) Un’amante?

Marco:      Non c’è nulla di male, siamo tra uomini dopotutto. Queste cose possiamo dircele.

Franco:     Dirci cosa?

Marco:      Ma questi piccoli segreti. Cose da uomini.

Franco:     Ma sei sicuro?

Marco:      Ma sì, ci si può fidare, no? Se non ci si fida tra noi uomini, è la fine.

(entrano Alice e Silvia, si crea imbarazzo)

Alice:        Ehm, stavo mostrando a Silvia il programma per Parigi.

Franco:     Già, Parigi. (cercando di far capire ad Alice di avere qualcosa da dirle)

Alice:        Silvia, perché non mostri a Marco i dettagli. (spingendoli) In cucina. (Marco e Silvia escono a sinistra) (A Franco) Allora, cos’hai scoperto?

Franco:     Alice, se te lo dico mi prometti di restare calma.

Alice:        Sono calmissima. Cosa hai scoperto?

Franco:     Non è una cosa che ti farà piacere.

Alice:        (seccata) Cosa hai scoperto?!?!?

Franco:     Marco ha un’amante?

Alice:        Cosa?

Franco:     Ha un’amante, me l’ha detto lui stesso.

Alice:        (urlando) Lurido verme schifoso!!!

Franco:     Alice, calmati!

Alice:        (urlando) Maiale, Porco disgustoso!!!

Franco:     Alice!

Alice:        (urlando) Mascalzone, Bastardo, Cane rognoso!!!

Franco:     Ti prego.

Alice:        Siete tutti uguali voi uomini!!!

Franco:     Calmati, o ti sentirà tutto il quartiere.

Alice:        (urlando) Che mi senta pure il quartiere. Così sapranno con chi hanno a che fare.

Franco:     Vieni, ti racconterò tutto in camera. (escono a destra)

(Silvia e Marco entrano alla chetichella da sinistra)

Marco:      È davvero una brutta situazione. Allora? Cos’hai intenzione di fare?

Silvia:       Mi è venuta un’idea.

Marco:      Dimmi.

Silvia:       Come si chiama l’amico di Enzo? Quel tipo che ci ha presentato l’ultima volta.

Marco:      Quale tipo?

Silvia:       Ma sì, ti ricordi a casa di tuo fratello. Quel tipo strano. Non faceva l’investigatore privato?

Marco:      Sì, ora ricordo. Ma non vorrai rivolgerti ad un investigatore privato?

Silvia:       Dobbiamo chiamarlo, potrebbe esserci utile.

Marco:      Io non mi fido di quel tipo.

Silvia:       Dammi retta. Non abbiamo alternative.

Marco:      Non so. E poi non abbiamo nemmeno il numero.

Silvia:       Chiamo tuo fratello per farmelo dare.

Marco:      Da questa tua idea non vedo nulla di buono.   

(buio)

Fine Primo Atto

Secondo Atto

Scena: Stessa scena del primo atto. Silvia e Marco sono soli.

Marco:      E come l’ha presa quando le hai detto che non potevamo accettare il viaggio?

Silvia:       Ha insistito un po’. Ma alla fine ha visto che non otteneva nulla e hanno deciso di andare lo stesso. Contrattempo? Vedi che c’erano altri problemi.

Marco:      Magari questa vacanza potrà fargli bene.

Silvia:       Magari, però io di Franco non mi fido. Ed è per questo che voglio agire subito.

Marco:      Non capisco per quale motivo ti sei fatta lasciare le chiavi di casa loro.

Silvia:       Perché ho in mente un’idea geniale.

Marco:      Un’idea geniale?

Silvia:       E tu sarai mio complice.

Marco:      Ho paura.

Silvia:       Vuoi assecondarmi una buona volta?

Marco:      Mi sembra che io ti stia assecondando un po’ troppo spesso.

Silvia:       Sempre a lamentarti.

Marco:      D’accordo. Parlami di questa idea.

Silvia:       Ho contattato il signor Murazzi.

Marco:      E chi sarebbe il signor Murazzi?

Silvia:       L’investigatore privato. Quello che abbiamo conosciuto da tuo fratello.

Marco:      Ah sì, l’investigatore privato.

Silvia:       Ho fissato un appuntamento con lui oggi.

Marco:      Un appuntamento? E dove, nel suo studio?

Silvia:       No, qui.

Marco:      Qui?

Silvia:       Certo!

Marco:      Ma perché proprio qui?

Silvia:       Perché è questa la chiave del mio piano.

Marco:      (dubbioso) Mmmm.

Silvia:       Ma sì, ragiona un attimo. Io non posso far pedinare da un investigatore privato il marito di mia sorella.

Marco:      Ci mancherebbe altro.

Silvia:       Ed è per questo che farò pedinare mio marito.

Marco:      Cosa?

Silvia:       Certo. Così non potrà rifiutare.

Marco:      E perché dovresti farmi pedinare? Io non ti nascondo nulla.

Silvia:       Ma non mio marito tu. Mio marito Franco.

Marco:      Non capisco.

Silvia:       Ma possibile che non riesci mai a seguirmi? Io fingerò di essere Alice!

Marco:      Ma sei pazza!

Silvia:       È geniale.

Marco:      È folle!

Silvia:       Lo faccio per il suo bene.

Marco:      Qui se ci scoprono è la fine.

Silvia:       Ma non ci possono scoprire. E anche se dovesse succedere cosa vuoi che ci possa capitare? È solo una piccola bugia, dopotutto.

Marco:      Finiremo in galera. Verranno gli amici a portarci le arance.

Silvia:       Ma finiscila. Sei il solito disfattista.

Marco:      Ho paura.

Silvia:       Andrà tutto benissimo.

Marco:      Ho davvero paura!

Silvia:       Dovrebbe arrivare tra poco. Vieni con me. Ti spiegherò il piano per filo e per segno. (lo prende per mano ed escono verso la cucina)

Marco:      Non mi dona il pigiama a strisce. (escono)

Luca:         (si sente rumore di chiavi e poi entra dalla porta d’ingresso, seguito da Debora) Eccoci arrivati nella mia umile dimora.

Debora:    (molto oca) Ma, è meravigliosa..

Luca:         Mah, è solo una delle case che ho. Ne ho altre al mare ed in montagna. Oltre ad un attico a Parigi.

Debora:    È meraviglioso.

Luca:         E le ho progettate tutte io.

Debora:    È… è… meraviglioso.

Luca:         Già! Meraviglioso. Vuoi bere qualcosa?

Debora:    Volentieri. Cosa mi offri?

Luca:         Mettiti comoda che ti preparo uno dei miei cocktail speciali. Ti raggiungo subito. (fa per andare in cucina)

Debora:    Non mi fai vedere il resto della casa?

Luca:         Ma certo. Certo. Che sbadato. Vieni, da questa parte ci sono le camere.

Debora:    Oh Franco, le camere… Meraviglioso! (escono a sinistra)

Silvia:       (entra con Marco) Mi è sembrato di sentire delle voci.

Marco:      Sarà già arrivato l’investigatore.

Silvia:       Non ha le chiavi. Avrebbe suonato.

Marco:      Ah già. Allora chi può essere?

Silvia:       Sarà Luca, deve venire a fare i rilievi della vasca.

Marco:      Ma certo, Luca!

Silvia:       Spero non mi scombussoli i piani. Murazzi dovrebbe arrivare a breve.

Marco:      Sento puzza di guai.

Silvia:       Andiamo a controllare in bagno. (escono verso il bagno)

Luca:         (entra con Debora dalle stanze) Mentre da questa parte abbiamo la zona giorno.

Debora:    Le camere sono meravigliose. Arredate con un gusto… meraviglioso. È tutto così… meraviglioso...

Luca:         Già, già. Vieni che ti mostro anche la cucina.

Debora:    È… è…

Luca:         …meraviglioso?

Debora:    Sì, meraviglioso… (escono verso la cucina)

Marco:      (entra con silvia dal bagno) Non c’è nessuno in bagno.

Silvia:       Ma ho sentito ancora quelle voci.

Marco:      Senti, torniamocene a casa. Non credo sia una buona idea.

Silvia:       Basta! Non aver paura. Non essere il solito fifone. Per una volta mi vuoi fare contenta?

Marco:      D’accordo. Ci provo.

Silvia:       Per prima cosa cerchiamo di capire di chi sono queste voci.

Marco:      Controlliamo in camera. (escono verso le camere)

Luca:         (entra con Debora dalla cucina) E questo è tutto. Come vedi non è molto grande.

Debora:    È… è… fantastica!

Luca:         Ah, credevo meravigliosa.

Debora:    Come?

Luca:         (desideroso di arrivare al dunque) Nulla, nulla. Bene, dire che ora possiamo metterci comodi con il nostro cocktail.

Debora:    Solo un momento. Avrei bisogno del bagno. Devo finire di prepararmi.

Luca:         Certo, capisco. Vai pure, la strada la conosci.

Debora:    Torno subito. Aspettami.

Luca:         Con ansia.

(Debora esce verso il bagno)

Luca:         Che sogno, che sogno. Mi attende un weekend di relax e divertimento in questo paradiso. Che idea geniale, cosa potrebbe andare storto? Una donna così bella. Forse non sarà una cima, ma cosa importa. Sarà un weekend di fuoco. Non sto più nella pelle. (si avvicina al bagno come per spiare dalla serratura)

Silvia:       (entra dalle camere) Luca!

Luca:         (salta sorpreso) Silvia!

Marco:      Luca!

Luca:         Marco? Ma cosa ci fate qui? (si mette davanti alla porta impedendone l’apertura)

Silvia:       Alice ci ha lasciato le chiavi per curare la casa nel weekend.

Luca:         Ah, bene.

Marco:      Sei qui per la vasca?

Luca:         La vasca? Quale vasca?

Silvia:       Ma sì, Alice mi ha detto che saresti venuto per i rilievi della vasca idromassaggio.

Luca:         Ah sì, la vasca. Certo. (dal bagno si sentono rumori e picchiare contro la porta)

Marco:      Ma c’è qualcuno?

Luca:         Dove?

Marco:      Nel bagno, c’è qualcuno?

Luca:         Non credo.

Silvia:       Ma, e questi rumori?

Luca:         Ah. Questo bagno? Sì, c’è… c’è un mio assistente. Per poter finire prima.

Marco:      Un assistente.

Luca:         Ora scusatemi, vado a fare i rilievi. (esce di fretta dalla porta del bagno)

Marco:      E adesso come facciamo?

Silvia:       Non ci darà fastidio, sarà preso con il suo lavoro.

Marco:      Ho sempre più  paura.

Silvia:       (guarda l’orologio) Il signor Murazzi dovrebbe ormai essere qui. Vieni in cucina che ti spiego gli ultimi dettagli. (escono verso la cucina)

Alice:        (rumore di chiavi e poi entra dalla porta di ingresso con Franco e due valigie) Ti dico che è meglio così.

Franco:     Io non ti capisco. Eravamo già pronti per partire. Seduti nei nostri posti sull’aereo, quando ti sei messa a fare il diavolo a quattro per poter scendere. Abbiamo creato un caos tremendo per recuperare i bagagli. E non ho ancora capito perché.

Alice:        Mi sentivo in colpa. Non mi andava di partire e lasciare sola la mia sorellina con quel mascalzone.

Franco:     Alice, non sappiamo nulla. Magari è solo una storia vecchia. Magari non c’è niente.

Alice:        Non l’hai forse sentito tu vantarsi delle sue doti di amatore?

Franco:     Adesso non esagerare. Ha lasciato intendere che aveva una relazione con un’altra donna. E che gli sembrava una cosa naturale. Forse l’ha detto solo per vantarsi un po’. Sai come facciamo noi uomini.

Alice:        No, dimmelo tu. Come fate VOI uomini?

Franco:     Ma no. Intendevo solo… Ma si, mi sembrava una goliardata. Tutto qui.

Alice:        Tutto qui? Direi che è abbastanza per farmi preoccupare. E per andare a fondo sulla questione.

Franco:     Andare a fondo? Cosa hai intenzione di fare?

Alice:        Ti spiegherò tutto. Ma prima mettiamo le valige in camera. (escono verso le stanze)

Silvia:       (entra da sinistra con Marco) Mi è sembrato di sentire ancora la porta.

Marco:      Sarà Luca che sta lavorando.

Silvia:       Ma quanto ci mette il signor Murazzi, dovrebbe essere già qui.

Marco:      Vedrai che arriverà a momenti. Però, non ho capito ancora alcuni dettagli del piano.

Silvia:       Cosa non hai capito? È semplicissimo. Io fingo di essere Alice e chiedo al signor Murazzi di pedinare Franco perché temo che possa avere un’amante. Ti sembra complicato?

Marco:      Questo l’avevo capito.

Silvia:       E allora. Cosa non hai capito? È tutto qui il piano.

Marco:      Ecco, appunto. È la mia parte che non mi è chiara.

Silvia:       Ma tu non devi fare nulla!

Marco:      Ecco perché non mi era chiara.

Silvia:       Sempre il protagonista devi essere? Egocentrico. Tutto intorno a te. (esce verso la cucina)

Marco:      Ma cosa ho detto? (segue Silvia in cucina)

Debora:    (esce dal bagno) Ma non possiamo passare in bagno tutto il weekend.

Luca:         (esce dal bagno) Shh. Vieni dentro ti dico. Potrebbero sentirci.

Debora:    Ma chi potrebbe sentirci?

Luca:         Già, chi?

Debora:    Non è casa tua?

Luca:         Certo, certo. E di chi altri?

Debora:    E allora che problema c’è?

Luca:         (cerca una scusa) Ci sono i dipendenti dell’impresa di pulizie. Potrebbero vederti e, impiccioni come sono, spettegolerebbero per giorni.

Debora:    E che problema c’è?

Luca:         No, no. È che vorrei essere io a presentarti ai miei amici. Una… Una sorpresa, ecco tutto.

Debora:    Oh, che tesoro che sei. (escono verso il bagno)

Franco:     (entra dalla camera con Silvia) E quindi cosa avresti intenzione di fare?

Alice:        Bisogna smascherare Marco. Così sarà costretto a confessare tutto e anche Silvia capirà.

Franco:     Non contare su di me.

Alice:        Ah, grazie. Tu sei sempre d’aiuto quando serve.

Franco:     Non mi sembra una cosa legale. E, comunque, non saprei da dove cominciare. Non vorrai mica che mi metta a pedinare tuo cognato?

Alice:        Sei un genio!

Franco:     Chi?

Alice:        Tu! Sei un genio!

Franco:     Cosa ho fatto?

Alice:        Hai avuto un’idea straordinaria.

Franco:     Io?

Alice:        Ma sì. Pedinare Marco.

Franco:     Non contare su di me.

Alice:        No, no. Tu hai già avuto l’idea. Ci penserà un investigatore privato.

Franco:     Un investigatore privato? Credevo esistessero solo nei telefilm.

Alice:        Ma no, esistono anche nella realtà. Teresa ha fatto fare delle indagini su suo marito da uno bravo. Un certo Palazzi, o qualcosa di simile. Mi aveva dato il biglietto da visita qualche tempo fa, ma non avrei mai pensato di usarlo. Vieni, dovrei averlo nella borsa. (escono verso le camere)

Silvia:       (esce dalla cucina parlando al cellulare) Certo, signor Murazzi. Sì sì, vengo ad aspettarla per strada, mi scusi se non la faccio suonare ma non funziona il citofono. Arrivo subito. E anche questa è fatta, almeno non sentirà nessuno il suo arrivo. (esce dalla porta d’ingresso)

Luca:         (esce dalla porta) Ho sentito una porta. Se ne saranno andati. Vado a controllare in cucina. (esce verso la cucina)

Franco:     (esce dalla camera) Devo avvisare Luca, non può più venire. Speriamo non sia troppo tardi. (prende il telefono e fa il numero dando le spalle alla porta della cucina)

Luca:         (esce dalla porta della cucina indietreggiando dando le spalle a Franco) Già Marco, aspetta che mi vibra il telefono. Pronto.

Franco:     Pronto Luca, sono io.

Luca:         Io chi?

Franco:     Io Franco.

Luca:         Ah Franco, allora, com’è Parigi?

Franco:     Parigi sarà bellissima ma io non sono là.

Luca:         Come no?

Franco:     No!

Luca:         E come mai?

Franco:     Perché Alice ha voluto tornare a casa prima di partire!

Luca:         A casa? (si gira e vede Franco al telefono)

Franco:     Sì, quindi cerca di non andare da me oggi altrimenti…

Luca:         Altrimenti è troppo tardi…

Franco:     (si volta e vede Luca) E tu cosa ci fai qui? (parlando ancora nella cornetta)

Luca:         Dovrei domandare la stessa cosa a te.

Franco:     Devi sparire!

Luca:         C’è anche Debora di là.

Franco:     Dovete sparire prima che mia moglie lo venga a sapere.

Alice:        Prima che io venga a sapere cosa?

Franco:     Eh?

Luca:         Oh, ciao Alice. Che piacere vederti.

Alice:        Cosa non dovrei sapere?

Franco:     Niente… si parlava di lavoro.

Alice:        E della vasca?

Franco:     Sì, sì. La vasca appunto.

Alice:        Posso vedere i lavori.

Luca:         No! (frapponendosi tra Alice e la porta del bagno)

Alice:        No?

Franco:     No, no. È tutto in disordine. Poi non vorrai rovinare la sorpresa.

Alice:        Mi sa che voi due mi nascondete qualcosa.

Luca:         Noi? Ma no.

Franco:     Ma cosa dici, cara?

Alice:        Vabbè! Tesoro, verresti di là per quella cosina che ti avevo detto?

Franco:     Arrivo, arrivo.

Alice:        Ciao Luca. (esce verso la camera)

Franco:     (a Luca) Cercate di sparire. Tu e la tua Debora. (esce verso la camera)

Luca:         Sparire, è una parola. (verso il bagno) Debora, tesoro. (esce verso il bagno)

Silvia:       (entra dalla porta d’ingresso con Murazzi) E come le dicevo è una questione delicata, per questo l’ho chiamata subito.

Murazzi:   Capisco signora, e l’assicuro che ha fatto molto bene. Non è per vantarmi ma sulla piazza sono ciò che di meglio si possa trovare. Un segugio di prima classe. Ma prima di mettermi in moto ho bisogno di alcuni elementi su cui poter indagare.

Silvia:       Alcuni elementi? Sarebbe a dire?

Murazzi:   Delle foto. O alcuni dettagli sulle abitudini del signor Astolfi.

Silvia:       Abitudini?

Murazzi:   Sì. Ad esempio se è uso a frequentare alcuni caffè o circoli. O se fa dell’attività fisica in luoghi abituali. Se è appassionato di sport e segue qualche evento. Se ultimamente ha fatto viaggi di lavoro o se si intrattiene in ufficio più del solito. Tutto può essere utile.

Silvia:       Sì, certo. Mi può aspettare che chiedo a mio marit… ehm.. chiedo a mio… fratello se lui conosce qualche abitudine del signor Astolfi, cioè (correggendosi) di mio marito. Torno subito. Gradisce un caffè?

Murazzi:   Molto volentieri signora.

Silvia:       Torno presto. (esce verso la cucina)

Murazzi:   (tra sé) Gran bella casa. I signori Astolfi devono passarsela molto bene economicamente. Se non erro lui è un imprenditore edile. Le probabilità che un uomo così possa avere un’amante sono molto elevate. Eh, sì. I soldi aprono sempre le porte a questo tipo di avventure. Non sarà un’impresa difficile smascherarlo. Almeno, non per uno come Felice Murazzi.

Debora:    (esce dal bagno parlando con Luca che è rimasto all’interno) Non capisco tutta questa fretta? Non ci siamo nemmeno seduti sul divano. (si gira e nota Murazzi) Oh, Buongiorno.

Murazzi:   Buongiorno signorina.

Debora:    E lei chi sarebbe?

Murazzi:   (galante) Felice Murazzi. Ci conosciamo?

Debora:    Non credo proprio. Sono Linetti Debora, la fidanzata (scandito) del signor Franco Astolfi.

Murazzi:   Ah! (allibito) Davvero? È un piacere conoscerla.

Luca:         (esce dal bagno) Allora, sei pronta per andare? (nota Murazzi) Ah, buongiorno.

Murazzi:   Buongiorno.

Luca:         (prende Debora) Torna dentro. (la porta in bagno ed escono)

Murazzi:   Bèh, devo ammettere che è stato più facile del previsto.

Silvia:       (esce dalla cucina) Le foto non le ho trovate ma mio marit… cioè, mio fratello dice che solitamente il signor Astolfi fa jogging nel parco Nord. Ecco il caffè.

Murazzi:   Mia cara signora. Sono orgoglioso di annunciarle che Murazzi, come al solito, non sbaglia un colpo. Anche se questa volta è stato davvero facile.

Silvia:       Che intende dire?

Murazzi:   Che il caso è risolto.

Silvia:       Di già?

Murazzi:   Ebbene sì. Il signor Astolfi ha un’amante, come pensava. E so anche dove possiamo trovarla.

Silvia:       Ah sì?

Murazzi:   Esattamente.

Silvia:       E dove sarebbe?

Murazzi:   In bagno.

Silvia:       In bagno?

Murazzi:   Certo, questa volta posso dire di essere stato davvero fortunato. Ma ciò non toglie lustro alla mia abilità di segugio.

Silvia:       Signor Murazzi, lei è fenomenale.

Murazzi:   Così mi lusinga, signora.

Silvia:       No, no. Lei è davvero superlativo.

Murazzi:   Troppo buona, davvero.

Silvia:       Mi aspetti qui che devo parlare un attimo con mio fratello. (esce verso la cucina)

Alice:        (esce con Franco dalla camera, non si accorge di Murazzi che sta guardando delle stampe alla parete) Ho chiamato l’investigatore che mi ha consigliato Teresa, un certo Murazzi,  ma non era in ufficio. Ho lasciato un messaggio in segreteria. (nota Murazzi) E lei chi è?

Murazzi:   È parecchio affollata questa casa. Sono Felice Murazzi, signora.

Alice:        È già qui? Che efficienza.

Murazzi:   (non capendo del tutto) Modestamente è una delle mie qualità. Posso aiutarla?

Alice:        Certo. L’avevo chiamata proprio per questo. Io sono… sono… Sono Silvia Marelli e questo (indicando Franco) è mio fratello.

Franco:     Già, fratello.

Murazzi:   È un piacere.

Alice:        Vede, avrei bisogno che lei indagasse su mio marito perché temo abbia un’amante.

Murazzi:   Anche lui?

Franco:     Come dice?

Murazzi:   Nulla, nulla. Riflettevo tra me. E, mi dica, cosa sa di questa amante.

Alice:        Effettivamente ben poco.

Franco:     Certo, altrimenti non pagheremmo lei per scoprirlo.

Murazzi:   (ignorando la provocazione) Mi servirebbero maggiori dettagli sulla signora. E anche sul signore.

Alice:        Venga con noi da questa parte che le spiego tutto. (escono verso la camera)

Luca:         (esce dal bagno) Questa non se ne vuole proprio andare. Non so più cosa inventarmi. Guarda in che casino mi sono ficcato. Aveva ragione Franco. E adesso come ne esco?

Marco:      (esce dalla cucina) Luca, sei ancora qui? Come vanno i lavori?

Luca:         I lavori? Eh, un po’ a rilento. Qualche intoppo.

Marco:      Ne avrai ancora per molto?

Luca:         (riflette) Mah, mah… Guarda, io avrei finito e starei per andarmene.

Marco:      Ma non andavano a rilento? Sei stato velocissimo.

Luca:         Eh, sai. Sono un tipo modesto.

Marco:      Eh, e quando verrà pronta questa vasca?

Luca:         Presto, diciamo presto. Io adesso devo proprio scappare. Salutami tutti, eh.

Marco:      Va bene.

Luca:         Ciao, ciao. (esce dalla porta d’ingresso)

Marco:      Ciao Luca. Che tipo strano. (esce verso la cucina)

(Luigi e Mario entrano dalla porta, sono vestiti tipicamente da ladri e si muovono cautamente)

Mario:       (bisbigliando) È più facile di quanto sembri. La serratura blindata non è nemmeno chiusa.

Luigi:         (bisbigliando) Ma sei sicuro che non ci sia nessuno?

Mario:       (c.s.) Sicuro, ho fonti affidabili.

Luigi:         (c.s.) Fonti affidabili?

Mario:       (c.s.) Ne parlava il Toni l’altra sera al bar. Astolfi e la moglie saranno a Parigi per tutto il weekend.

Luigi:         (c.s.) E il Toni come fa ha saperlo?

Mario:       (c.s.) Ah, fonti attendibili.

Luigi:         (c.s.) Anche lui?

Mario:       (c.s.) Certo. Controllo sempre la provenienza delle fonti.

Luigi:         (c.s.) E quali sarebbero queste fonti?

Mario:       (c.s.) Gliel’ha detto la moglie del prestinaio, che l’ha saputo dalla tintoria, che l’ha saputo… Insomma, da uno…

Luigi:         (c.s.) E queste sarebbero le fonti attendibili?

Mario:       (c.s.) Ha saputo anche che il geometra Luca Onofri sarebbe stato qui per dei rilievi in loro assenza. Chi abbiamo visto uscire dalla casa poco fa?

Luigi:         (c.s.) Il geometra Onofri.

Mario:       (c.s.) Visto? Questo dimostra la veridicità delle fonti.

Luigi:         (c.s.) Quindi in casa non c’è nessuno?

Mario:       (c.s.) Quindi in casa non c’è nessuno!

Luigi:         (c.s.) Allora puoi spiegarmi una cosa?

Mario:       (c.s.) Se posso. Dimmi?

Luigi:         (c.s.) Perché stiamo ancora bisbigliando?

Mario:       (c.s.) Non lo so. Deformazione professionale.

Luigi:         (ritorna ad un volume normale) Prediamo tutto il possibile prima che ritorni qualcuno.

Mario:       Il possibile. Mi raccomando. Oggetti di valore ma di poco peso.

Luigi:         Certo. Non appesantiamoci inutilmente. (iniziano a riempire i sacchi con oggetti a caso)

Mario:       Guarda questa cornice d’argento.

Luigi:         Prendi, prendi. Io prendo questo, questo e questo.

Debora:    (esce dal bagno in accappatoio) Tesoro.

(Luigi e Mario si bloccano e guardano Debora)

Debora:    Oh, buongiorno.

Luigi:         (balbettando) Buongiorno.

Mario:       Buongiorno. Noi… noi…

Debora:    Siete quelli dell’impresa?

Luigi:         Eh?

Mario:       Impresa?

Debora:    Ma sì. State ripulendo tutto per bene?

Luigi:         Eh, sì…

Mario:       Ma veramente noi…

Debora:    Non vi preoccupate, fate un buon lavoro.

Luigi:         (imbarazzato) Ci proviamo.

Debora:    Non vi disturberò più. (esce verso il bagno)

Luigi:         (perplesso) E questa?

Mario:       Non saprei.

Luigi:         (preoccupato) Andiamo via?

Mario:       E perché? Ci ha anche augurato buon lavoro.

Luigi:         Ci avrà preso per qualcun altro.

Mario:       Dài muoviamoci a ripulire. Non vorrai deludere la signorina, eheheheh!

Luigi:         No no. Diamoci da fare, eheheheh! (riprendono a mettere cose nei sacchi)

Mario:       (si ferma all’improvviso) Shhh.

Luigi:         (preoccupato) Cosa c’è?

Mario:       Sento dei rumori dalla cucina.

Luigi:         Sei sicuro?

Mario:       Sì, sì. Presto, via da qui. (escono verso il bagno)

Marco:      (continuando a parlare verso la cucina) …e comunque adesso Luca se n’è andato e non c’è più nessuno in casa.

Debora:    (viene spinta fuori dal bagno) Ehi, ma che modi di trattare una signora.

Marco:      Proprio nessuno.

Debora:    (si accorge di Marco) Oh, buongiorno.

Marco:      (imbarazzato) Buongiorno.

Debora:    Buongiorno, ha visto per caso Franco?

Marco:      Franco. Non c’è.

Debora:    Come non c’è? Ma se era qui fino a un momento fa?

Marco:      Franco? Ne è proprio sicura?

Debora:    Ma certo.

Marco:      No perché pensavo…

Alice:        (esce dalla camera) …adesso le vado a prenderle subito le foto. (vede Marco e Debora) Mah, Marco! (rientra in camera)

Marco:      Alice. Lascia che ti spieghi.

Debora:    Ma quanta gente in questa casa. (rientra in bagno)

Silvia:       (esce dalla cucina) Ma sei qui da solo?

Marco:      Qui sì, ma in questa casa c’è troppa gente.

Silvia:       Come troppa gente?

Marco:      Ma sì, io, te, Murazzi, Luca, una donna in accappatoio e Alice.

Silvia:       Una donna in accappatoio? Alice?

Marco:      Sì, Alice. È appena andata in camera.

Silvia:       Allora ha già scoperto tutto.

Marco:      Dici?

Silvia:       Certo. Altrimenti perché sarebbe tornata? Adesso starà facendo le valigie. Povera la mia sorellona. Devo andare ad aiutarla.

Marco:      Ferma, ferma. Non sappiamo se è sola. E se ci fosse anche Franco con lei?

Silvia:       Lo prenderei a sberle quel porco. Porco!

Marco:      Shhh. Sento dei rumori. Vieni in cucina. Presto. (escono verso la cucina)

(Luigi e Mario vengono spinti fuori dal bagno)

Mario:       Ma che modi. Non ci sono più le donne di una volta.

Luigi:         Andiamocene, presto!

Mario:       Aspetta, cerchiamo di prendere ancora qualcosa. Ci sarà dell’oro, dei preziosi.

Luigi:         Ci scopriranno. Ci scopriranno.

Mario:       Dài, dài. Muoviti.

Luigi:         Solo cinque minuti ancora. Non di più.

Mario:       D’accordo. Però adesso fai andare le mani. E basta parlare! (ripartono a “ripulire”)

Luigi:         Mario.

Mario:       Cosa c’è ancora?

Luigi:         Ma un televisore non possiamo portarlo via?

Mario:       Non eri tu quello che voleva andarsene subito, poco fa?

Luigi:         Eh, ma sai. L’appetito vien mangiando.

Mario:       Io televisori non ne vedo.

Luigi:         Saranno in qualche altra stanza.

Mario:       Shhh.

Luigi:         Che c’è?

Mario:       Sta arrivando qualcuno, presto nascondiamoci.

(Mario e Luigi si nascondono goffamente, palesemente visibili al pubblico ma non agli altri personaggi, che non li notano)

Alice:        (esce dalla camera con Franco e Murazzi) È tutto chiaro ora, signor Murazzi, il suo aiuto è stato indispensabile.

Murazzi:   Veramente non ho fatto nulla. Però se la pensa così.

Franco:     Anche secondo me non ha fatto nulla. E sono sicuro che il signor Murazzi non accetterebbe un compenso senza aver risolto il caso. Non è vero?

Murazzi:   Beh. Ne possiamo parlare.

Alice:        Il caso è risolto e il signor Murazzi è giusto che riceva il suo onorario.

Murazzi:   Concordo con la signora.

Franco:     Io non sono molto d’accordo.

Alice:        Ora, l’importante è farla pagare a quel verme schifoso. Non deve farla franca.

Franco:     Cosa vorresti fare?

Murazzi:   Bisogna agire cautamente, per non cadere nell’illegalità.

Alice:        So solo che vorrei vederlo strisciare. Quel maiale. (alzando la voce)

Murazzi:   Signora.

Alice:        Porco schifoso, bastardo! (sempre più forte)

Franco:     Alice calmati! (la prende e la porta in camera con Murazzi)

Marco:      (esce con Silvia dalla cucina) L’hai sentita?

Silvia:       Eh sì, mia sorella è davvero una donna con le palle. Gliele ha cantate in faccia. E se lo merita. Se lo merita davvero quel porco.

Marco:      Accidenti. E comunque anche a me lui aveva parlato di problemi. Di mancanza di certezze. Ormai è una coppia a pezzi. Non hanno speranza.

Silvia:       Ah, no di certo. E spero che lo butti in mezzo alla strada quel maiale. (l’ultima parola la pronuncia urlando)

Marco:      Shhh... o ci sentiranno.

Silvia:       Che ci sentano pure. (urlando sempre più forte) Maiale, maiale, maiale.

Alice:        (entra da destra seguita da Franco e Murazzi) Ha ragione Silvia. (urlando) Maiale, maiale, maiale…

Marco:      Ma…

Franco:     Calma.

Alice:        (a Marco) Sei un porco schifoso. Trattare così la mia sorellina, vergognati.

Marco:      Ma...

Silvia:       Mio marito? Pensa al tuo di marito. Lui sì che è uno schifoso, porco, depravato.

Franco:     Io?

Marco:      C’è qualcosa che non quadra.

(Mario e Luigi escono confusi dal loro nascondiglio)

Mario:       Eh, no! Questo non è corretto. Non doveva esserci nessuno in questa casa. Il Toni mi sentirà!!! (escono di corsa nello sbigottimento generale)

Murazzi:   Non capisco più nulla.

Franco:     Non lo dica a me.

Silvia:       Non cambiare discorso, porco!

Alice:        Il mio Franco? È il tuo Marco che si presenta come un santarellino ma sotto sotto è un maiale depravato.

Silvia:       Ma come ti permetti di giudicare il mio quando hai accanto il peggior mascalzone esistente.

Franco:     Credo che ci sia stato qualche equivoco.

Marco:      Mi sento un po’ confuso.

Alice:        (a Silvia) Il mio Franco non mi tradisce con le altre mentre, a quanto pare, a te sta bene che Marco abbia il suo harem privato.

Marco:      (non capendo) Harem?

Franco:     Adesso non esageriamo, cerchiamo di calmarci.

Silvia:       Il mio Marco mi è sempre stato fedele. Mentre non posso dire la stessa cosa di Franco che ti tradisce con la prima che passa.

Franco:     Cosa faccio io?

Marco:      Mi sembra che stiamo degenerando.

Alice:        Non ti permettere di venire in casa mia a dire queste infamanti falsità. Soprattutto nella condizione in cui ti trovi.

Silvia:       Falsità? Falsità? Io ne ho le prove, mia cara.

Franco:     Calma, calma! (cercando di fare da paciere  e intromettendosi tra le due) Quali prove?

Silvia:       Ah, porco. Ho sentito io la telefonata e il signor Murazzi ha visto la ragazza.

Franco:     Telefonata? Ragazza?

Alice:        Di cosa stai parlando?

Silvia:       La telefonata che ho preso la sera che ci avete invitato a cena.

Franco:     Avevano sbagliato numero.

Silvia:       Ma quale sbagliato numero. Era la tua amante.

Alice:        Cosa?

Franco:     La mia cosa?

Silvia:       Sì, quella che gira per casa con l’accappatoio.

Alice:        Ma che significa? Franco, cos’è questa storia?

Franco:     Non so proprio di cosa stiate parlando.

Silvia:       Ah, guardatelo l’attore. Fa il finto tonto.

Franco:     Non finto.

Alice:        Mi vuoi spiegare cosa succede?

Franco:     Volentieri, se qualcuno prima lo spiegasse a me.

Silvia:       Falso! Giuda!

Franco:     Abbiamo sentito noi. Anzi, ha sentito lei. (indicando Silvia) e lui ha visto tutto.

Silvia:       Confessa. Hai le spalle al muro.

Alice:        (a Franco) Come hai potuto?

Franco:     Non capisco.

Silvia:       Ah, non capisce. Ma la tua Debora deve aver capito bene, invece.

Franco:     Come?

Silvia:       Deve aver capito bene com’eri fatto.

Franco:     Aspetta, aspetta. Hai detto Debora?

Silvia:       Sì, Debora. La tua fidanzata.

Franco:     Debora, ma…

Silvia:       Ecco. Ora confessa.

Alice:        Chi è questa Debora?

Franco:     Debora!? (realizzando) Debora!!!

Debora:    (uscendo dal bagno) Chi mi vuole?

(tutti la guardano stupiti)

Franco:     (urlando verso il telefono) Luca!!!

(buio)

Fine secondo Atto

Intermezzo

Sempre a sipario chiuso, entra Murazzi.

Murazzi:   Tutto è andato come doveva andare. Gli equivoci si sono chiariti ed i coniugi Astolfi si sono potuti godere il loro viaggio a Parigi tanto sognato. Il signor Astolfi, per farsi perdonare le piccole menzogne, ha regalato anche la famosa vasca alla moglie che ora non ha proprio nulla di cui lamentarsi. E comunque, tutto questo dimostra il fatto che basta chiamare Felice Murazzi e tutto si risolve in un attimo. No, non preoccupatevi, anche se il mio aiuto è stato fondamentale per la risoluzione del caso, anzi dei casi, non ho voluto accettare denaro da nessuna delle due coppie. Anche se, in verità, la mia ricompensa l’ho incassata ugualmente.

Debora:    (entra da fuori scena) Oh, tesoro, ma qui è tutto…

Murazzi:   Meraviglioso?

Debora:    Sì, meraviglioso. Ma come facevi a saperlo?

Murazzi:   Bambola, io sono Felice Murazzi, investigatore privato. E ora, scusate se mi congedo. Avrei da fare. (escono)

(buio)

Epilogo

Stesso ambiente di prima con, in aggiunta, soprammobili parigini in evidenza. Franco è seduto e legge il giornale. Alice entra da sinistra.

Alice:        È stata davvero un weekend magnifico.

Franco:     Già.

Alice:        Sono stati gentili i responsabili dell’agenzia.

Franco:     Già.

Alice:        Permetterci di partire ugualmente dopo la confusione che avevamo creato nel volo di andata. Non so quanti l’avrebbero fatto.

Franco:     Già.

Alice:        Eh, Parigi è davvero una città stupenda. Meravigliosa.

Franco:     Già.

Alice:        Che fascino, che poesia.

Franco:     Già.

Alice:        Spero di tornarci presto. Ma vorrei tanto visitare anche altre città.

Franco:     Per un po’ sarà meglio non andare da nessuna parte.

Alice:        Ma come? Perché? Non ti è piaciuto il weekend a Parigi?

Franco:     Mi è piaciuto. È stato bellissimo il weekend.

Alice:        E allora? Qual è il problema?

Franco:     Hai visto che confusione è scoppiata a causa di questo viaggio?

Alice:        Una bella confusione. Ma è successo solo per colpa tua.

Franco:     Colpa mia?

Alice:        Se tu non avessi voluto lasciare la casa a Luca, e soprattutto, se tu non mi avessi sentito, tutto questo non sarebbe successo.

Franco:     Se non ti avessi mentito non avresti mai acconsentito a lasciare la casa a Luca.

Alice:        Ovvio.

Franco:     Capisci perché l’ho fatto?

Alice:        Ma lo sai quanto sono gelosa della mia casa… (maliziosa) E di te.

Franco:     Beh. Ormai è passato. Tutto è bene quel che finisce bene. (si alza e si dirige verso l’uscita di destra)

Alice:        Dove vai?

Franco:     A farmi un bel bagno. Con tutto quello che l’ho pagata, posso avere il privilegio di godermi la nuova vasca idromassaggio? (esce verso il bagno)

Alice:        Certo caro. Te lo sei meritato. Anzi, ce lo siamo meritato. (esce verso la cucina)

(2 secondi di silenzio)

(telefono)

Franco:     (fuori scena) Telefono!!! Alice, Telefono!!! Nessuno risponde al telefono? Telefono!!!

Alice:        (entra dalla cucina) Vado io caro, tu goditi il bagno. Pronto. Sì è qui. Chi lo desidera. Ah certo, capisco. Un attimo solo per cortesia. (a Franco) Caro vieni, è per te. È Cinzia. La tua nuova fidanzata.

Franco:     (entra dal bagno in accappatoio come nella prima scena) No!!! Luca!!!

(buio)

F i n e