Parigi val bene una vasca

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di Andrea Oldani

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PERSONAGGI

Felice Murazzi: investigatore privato

Franco Astolfi: imprenditore Edile e padrone di casa

Alice: moglie di Franco

Silvia: sorella di Alice

Marco: marito di Silvia

Luca: amico fraterno di Franco

Debora: amica di Luca.

Mario Cannetta: ladro

Luigi Cannetta: ladro

La commedia ha debuttato il 30 Gennaio 2010 a Santa Croce del Sannio (BN).


Prologo

Scena: Possibilmente a sipario chiuso.

Murazzi:   (vestito come un vecchio investigatore privato anni cinquanta) A volte accadono cose che rimangono indelebilmente legate alla nostra vita. Altre che passano senza lasciar traccia. Altre ancora ti riempiono di domande e ti costringono a viaggi senza meta alla ricerca di risposte perdute chissà dove. Accadono anche cose, e queste sono quelle che mi capitano molto raramente, che non comprendi, e che continuerai a non comprendere all’infinito. Mi chiamo Murazzi, Felice Murazzi. Di professione investigatore privato. Quello che vi voglio raccontare è un episodio accadutomi alcuni mesi fa e che ancora non riesco bene a delineare. Come ogni caso che si rispetti cominciò con un telefono che squillava. Solo che non era il mio…

(buio)

Primo Atto

Prima Scena

Scena: soggiorno di una casa signorile italiana, una porta, sulla sinistra, che dà verso la cucina e due porte sulla destra. Una che porta alle camere, l’altra al bagno. Più una porta d’ingresso possibilmente sul fondo della scena. Un telefono sta squillando già a sipario chiuso. Il sipario si apre.

Franco:     (fuori scena) Telefono!!! Alice, Telefono!!! Nessuno risponde al telefono? Telefono!!! (Entra dalla porta di destra, è in accappatoio e ciabatte, pronto per entrare in doccia) Ma non c’è nessuno? (risponde al telefono) Pronto. Ah Luca, sei tu? Sì, è tutto confermato. Venerdì partiamo. Sì, a Parigi… Sì, sì, mi ricordo.  D’accordo, certo. Ma mi raccomando, non dire niente a mia moglie, lo sai come la pensa. Perfetto. Perfetto. Quando passi a ritirare le chiavi? Ah, va bene, va bene, ti aspetto. A dopo. Ciao.

Alice:        (compare dalla cucina) Chi era?

Franco:     Ah, ma allora ci sei? Non potevi rispondere?

Alice:        Tanto è sempre per te. Chi era?

Franco:     Era Luca.

Alice:        Hai visto che era per te. E cosa voleva?

Franco:     Mi ha solo avvisato che passerà tra poco.

Alice:        Ricordati che viene mia sorella a cena questa sera.

Franco:     Non ti preoccupare, Luca non si fermerà molto. Passa solo a ritirare le chiavi di casa.

Alice:        Le chiavi di casa?

Franco:     Sì, ti avevo detto che avrebbe fatto i rilievi per il nuovo bagno degli ospiti.

Alice:        E ha bisogno delle chiavi?

Franco:     Sì. Perché i rilievi li farà nel weekend.

Alice:        Ma noi non ci saremo. Noi saremo a Parigi questo weekend.

Franco:     Appunto. È per questo che viene a prendere le chiavi.

Alice:        Ma…

Franco:     Lui sarà più libero di lavorare e noi non saremo disturbati.

Alice:        Lo sai che non mi piace che degli estranei entrino in casa quando non ci siamo. Non si può rimandare?

Franco:     Ma Alice, Luca lo conosciamo da una vita. È  il mio migliore amico. Siamo cresciuti assieme.

Alice:        Sai come la penso. Non mi piacciono queste cose. Non può venire una sera di queste. Lo invitiamo a cena, così ha tutto il tempo di prendere le misure che gli servono.

Franco:     Possiamo invitarlo comunque a cena ma vedrai che lavorerà meglio da solo.

Alice:        Sì, ma…

Franco:     Non devi preoccuparti. Adesso lasciami fare la doccia, altrimenti poi faccio tardi. (esce verso il bagno)

Alice:        Sì, sbrigati prima che arrivino Silvia e Marco per la cena… (esce verso la cucina; suona il telefono)

Franco:     (fuori scena) Telefono!!! Alice, Telefono!!! Telefo-no!!! (Entra) riuscirò a fare questa strama-ledetta doccia. Pronto! Ah, ciao Silvia, si è in casa. Te la passo subito.

Alice:        (entra) Chi è?

Franco:     È tua sorella. Ma non potevi… Lascia stare…

Alice:        Pronto Silvia…

Franco:     Io non vi disturbo e vado a farmi questa famosa doccia… (esce verso il bagno)

Alice:        Sì, sì… Certo che siete a cena da noi. Per le otto va benissimo. Siamo pronti, siamo pronti. Non vedo l’ora di vedere la Tour Eiffel e di fare shopping sugli Champs Elysées. Mi sembra un sogno. Non ci credevo più. Hai ragione, trovo anch’io che sia un bellissimo regalo per il nostro anniversario. E per Franco è davvero un sacrificio. Sai quanto odia volare lui. È terrorizzato. D’accordo. Vi aspetto. A dopo.

(urlando, rivolto al marito in doccia) Sai caro, non riesco ancora a crederci che andremo a Parigi per il weekend. In cinque anni di matrimonio non mi hai portato mai da nessuna parte… Lo so che soffri l’aereo… però…

Franco:     (uscendo dal bagno) Però venerdì ti porto a Parigi, quindi non ti puoi lamentare.

Alice:        Non mi lamento, non mi lamento. Era solo una considerazione.

Franco:     Sei felice?

Alice:        Oh, non sai quanto. (si abbracciano)

(momento di tenero silenzio)

Franco:     A che ora?

Alice:        Cosa?

Franco:     A che ora arrivano?

Alice:        Chi?

Franco:     Tua sorella e suo marito.

Alice:        Alle otto.

Franco:     Allora non abbiamo molto tempo.

Alice:        (maliziosa) Per cosa?

Franco:     (sta al gioco) Dobbiamo sbrigarci.

Alice:        (sempre più maliziosa) Ma per cosa?

Franco:     (seccato) Per farci questa stramaledetta doccia!

Alice:        (stizzita) Vai, vai. Non sono certo io a trattenerti.

Franco:     Vado.

Alice:        Vai, vai. (pausa) Ma senti, e se il mese prossimo andassimo a Praga?

Franco:     Non vado.

Alice:        Oh, Praga deve avere proprio un gran fascino.

Franco:     Incominciamo ad andare a Parigi. Anzi incomincia-mo ad andare in doccia.

Alice:        Oh anche Londra. Tesoro, che bella deve essere Londra.

Franco:     (canzonandola) Tesoro, che bella deve essere una doccia calda.

Alice:        E Madrid? Non possiamo non andare a Madrid.

Franco:     Non posso non andare in doccia. Puzzerei troppo questa sera.

Alice:        Tanto lo so che come al solito non mi porterai da nessuna parte.

Franco:     Non ti porto già a Parigi? E accontentati. Poi si vedrà.

Alice:        Ma…

Franco:     Doccia!

Alice:        Però…

Franco:     Doccia! (esce)

Alice:        Vai, vai. Non si può mai parlare con te. (esce verso la cucina)

(campanello)

Franco:     (fuori scena) La porta!!! Alice, la porta!!! La porta!!! (Entra) Non si può continuare in questo modo. (esce a sinistra)

Franco:     (fuori scena) Ah, ciao Luca. (entrano)

Luca:         Disturbo?

Franco:     No, guarda, non sapevo proprio cosa fare.

Luca:         (dubbioso) Mah…

Franco:     Scusami, stavo per entrare in doccia e non ho molto tempo. Stasera verranno a cena la sorella di Alice con suo marito.

Luca:         Capisco. Non ti ruberò molto tempo. Sono venuto per le chiavi.

Franco:     Sono qui (prende le chiavi dal tavolo) ma, mi raccomando, non dire nulla a mia moglie.

Luca:         Non ti preoccupare, sarò una tomba.

Franco:     Ecco, bravo. Non sai cosa potrebbe succedere se Alice venisse a sapere che…

Alice:        (esce dalla cucina) Cosa non dovrei sapere? Ciao Luca.

Luca:         Oh, ciao Alice. Come stai?

Alice:        Allora? Cosa non dovrei sapere?

Franco:     Eh?

Alice:        Ho sentito che parlavate di qualcosa che non dovrei sapere…

Franco:     Noi? Non mi pare…

Luca:         Già, non pare nemmeno a me…

Alice:        Non sono sorda e non prendetemi per una stupida. Ho sentito benissimo.

Luca:         Ma no, vedi…

Franco:     Vedi cara, (prendendo tempo) si tratta di una sorpre-sa…

Alice:        Una sorpresa?

Luca:         Una sorpresa, certo.

Alice:        Una sorpresa? E Luca cosa c’entra?

Franco:     Ecco. È una sorpresa, che riguarda anche Luca.

Luca:         Già.

Alice:        Luca? Ma…

Luca:         Sì, sì Alice. È per questo che sono venuto.

Alice:        Ma tu sei venuto per le chiavi. Per i rilievi in bagno…

Luca:         In bagno?

Franco:     Già, il bagno…

Alice:        Riguarda il bagno?

Franco:     Cosa?

Alice:        La sorpresa. Riguarda il bagno?

Franco:     Esatto. La sorpresa riguarda il bagno.

Alice:        Ho capito tutto. Ho capito tutto. Non dirmi niente.

Franco:     Cosa?

Alice:        È un’idea meravigliosa.

Franco:     Cosa?

Luca:         Ma quale idea?

Alice:        Sei davvero un tesoro.

Franco:     (spazientendosi) Ma cosa!?!?

Alice:        Vuoi regalarmi la vasca idromassaggio che deside-ravo tanto.

Franco:     Eh?

Luca:         Quella da 5000 euro?

Franco:     La vasca, ma sei…?

Alice:        No?

Franco:     La vasca, ma certo. La vasca.

Alice:        O tesoro, non sai come sono felice.

Franco:     Non sai io.

Alice:        La desideravo tanto.

Franco:     Eh…

Alice:          Non ci posso credere. Il viaggio a Parigi e la vasca idromassaggio. Mi sembra un sogno.

Franco:     Un sogno.

Alice:        Sei il miglior marito che una donna possa desiderare.

Franco:     Già, già. Adesso però vai di là e lasciaci parlare. Altrimenti la sorpresa non possiamo più fartela.

Alice:        Vado, vado. Grazie tesoro. Ti amo tanto.

Franco:     Eh, ti amo anch’io.

Alice:        (uscendo) A dopo.

Franco:     A dopo. (a Luca) Adesso mi devi una vasca.

Luca:         Eh?

Franco:     Certo, colpa tua e della tua amichetta.

Luca:         Non capisco.

Franco:     Non hai forse bisogno della casa mentre saremo via? Ecco. Ho detto ad Alice che saresti venuto a fare dei rilievi in bagno nel weekend. E adesso pensa che voglio regalarle la vasca.

Luca:         E io cosa c’entro? Sei tu che hai mentito a tua moglie.

Franco:     E cosa avrei dovuto dirle? Che mentre noi saremo in viaggio a Parigi per il nostro anniversario il mio migliore amico girerà per casa nel tentativo di abbordare la sua nuova fiamma?

Luca:         Perché no?

Franco:     Perché ci avrebbe fatto correre entrambi. Sai com’è gelosa delle sue cose.

Luca:         E comunque non sarà un tentativo di abbordaggio.

Franco:     Ah no?

Luca:         No.

Franco:     Non mi dire che è già saltato tutto.

Luca:         No, no. Ti dico solo che la preda è già caduta nella rete.

Franco:     Ah, benissimo. Allora non avrai più bisogno di queste (si riprende le chiavi)

Luca:         Ne ho bisogno, eccome. (le riprende)

Franco:     Tanto hai già fatto colpo, non ti serve una casa come questa per conquistarla. (riprende le chiavi)

Luca:         Mi serve, ti assicuro che mi serve. (le riprende)

Franco:     Ti ha già visto, sa come sei e le piaci. (riprende le chiavi)

Luca:         Non mi ha visto, e non sono io che le piaccio. (le riprende)

Franco:     Ma se hai detto che è già bella e cotta… (prende le chiavi ma Luca rimane attaccato e tirano entrambi)

Luca:         Sì, ma non di me. È cotta di te… (tirano entrambi ma Franco molla rimanendo basito e Luca ruzzola terra)

(attimo di silenzio)

Franco:     Cos’hai detto?

Luca:         Che è cotta di te. Cioè, non di te, te. Ma di quello che rappresenti.

Franco:     Non capisco.

Luca:         Ma sì, non è forse tua questa casa?

Franco:     Certo. Mia e di mia moglie.

Luca:         E non sei forse tu Franco Astolfi, il famoso impren-ditore edile?

Franco:     Vuoi che non sappia chi io sia?

Luca:         E non passerò, forse, il più bel weekend della mia vita nella tua casa?

Franco:     Questo è ancora da vedere, comunque non ti seguo…

Luca:         Insomma, ho detto a Debora di essere te.

Franco:     Eh?

Luca:         (parlando piano e scandendo) Ho detto a Debora di essere Franco Astolfi.

Franco:     Non sono sordo. Ho sentito quello che hai detto.

Luca:         È un piano geniale.

Franco:     Tu sei completamente pazzo.

Luca:         Ma sì, è geniale, ti dico.

Franco:     Tu sei pazzo.

Luca:         Studiato fino al più piccolo dettaglio.

Franco:     Vediamo se hai studiato anche il fatto che io non ti presterò la casa.

Luca:         Non puoi farlo…

Franco:     E che, a quanto mi risulta, tu non sei me!

Luca:         Non ti preoccupare.

Franco:     Non ti preoccupare? Mi preoccupo eccome.

Luca:         È tutto sotto controllo.

Franco:     Sotto controllo cosa? Vorrai mentire tutta la vita sostenendo di essere me? Tu sei folle!

Luca:         Ma no, è solo per un weekend. Poi domenica sera le spiegherò tutto.

Franco:     E lei ti mollerà all’istante.

Luca:         E chi se ne frega. L’importante è aver passato un bel weekend.

Franco:     No, no. È troppo rischioso.

Luca:         Nessun rischio. Te l’assicuro. E poi tu sarai a Parigi.

Franco:     Non mi fido.

Luca:         Tranquillo. Ha pensato a tutto il tuo Luca.

Franco:     È per questo che non mi fido.

Luca.         Grazie. Bell’amico che sei.

Franco:     Mi sembra una cosa così assurda. Non funzionerà, lo sento.

Luca:         Vedrai che andrà tutto bene. Si tratta di una piccola bugia dopo tutto.

Franco:     Certo, spacciarsi per un’altra persona la chiamiamo “piccola bugia” adesso.

Luca:         Ascoltami. Deborah non è di questa città. Non ti conosce e non conosce nessuno dei tuoi amici. Il rischio che Alice possa scoprire qualcosa è davvero minimo.

Franco:     Sarà anche minimo, ma solo l’idea che ci sia anche la più piccola possibilità mi mette in agitazione.

Luca:         Andrà tutto bene! Garantito! O non mi chiamo Luca Onofri.

Franco:     Non sono più molto certo del tuo vero nome.

Luca:         Ci conosciamo da una vita. Ti ho mai ingannato?

Franco:     No, credo di no.

Luca:         Ho mai combinato qualche disastro?

Franco:     Sì, e di questo ne ho la certezza.

Luca:         Cosa?

Franco:     Se vuoi posso farti un elenco lungo un chilometro.

Luca:         Ma sono piccoli imprevisti giovanili. Adesso siamo adulti. E il piano è studiato. Garantito!

Franco:     Devo fidarmi?

Luca:         Garantito!

Franco:     E vabbè. Ecco le chiavi. Ma, mi raccomando!

Luca:         Garantito!

Franco:     Speriamo. Ora lasciami fare la doccia. Sono in un ritardo mostruoso.

Luca:         Vado. Fate buon viaggio e divertitevi nella Ville Lumière… (esce)

Franco:     Ci proveremo. Oh! Finalmente solo. Adesso una bella doccia bollente non me la leva nessuno. (esce a sinistra)

(2 secondi di silenzio)

(campanello)

Franco:     La porta!!!

(buio)

Intermezzo

Scena: (come prologo)

Murazzi:   Le menzogne non portano mai da nessuna parte. Soprattutto in un rapporto di coppia. E creano uno strano vortice che porta a nuove menzogne per coprire quelle vecchie. Un vortice dove realtà e fantasia si mescolano in un intreccio dove la confusione è l’unica cosa chiara.

(buio)

Seconda Scena

Stessa scena. Si sente un vociare da fuori scena, poi da sinistra entrano Marco e Silvia.

Marco:      (ad alta voce, cercando di parlare con Alice che è fuori scena) Tutto ottimo Alice, davvero ottimo. (a Silvia) Tua sorella è un’ottima cuoca. Una cena con i fiocchi.

Silvia:       A differenza di me, vero?

Marco:      Ma no, cosa c’entra. Dicevo solo che è stata una cena eccezionale.

Silvia:       Delle mie cene non l’hai mai detto.

Marco:      D’accordo. Non parlo più.

Silvia:       Solo per non dare apprezzamenti alle mie cene.

Marco:      Ho detto che non parlo più.

Silvia:       E intanto lui porta mia sorella a Parigi.

Marco:      Non lamentarti, perché ti porto sempre in giro anch’io.

Silvia:       Sì, sì. A Varazze, Andora. Ah, dimenticavo la vacanza di due anni fa a Gatteo Mare.

Marco:      Ma almeno ti porto. A quanto mi risulta questa è la prima vacanza che fanno da quando sono sposati.

Silvia:       E l’idea della vasca idromassaggio? Geniale. Che uomo, che generosità.

Alice:        (entra dalla sinistra) Caffè? (esce)

Marco:      (ad Alice) Volentieri. Amaro, amarissimo per me. (a Silvia) Che tutta questa generosità mi ha fatto venire la nausea. (esce a sinistra)

(telefono)

Franco:     (da fuori) Telefono!!! Alice il Telefono!!!

Alice:        (da fuori) Silvia, rispondi tu?

Silvia:       Certo. Rispondo io. Pronto. Sì è qui. Chi lo desidera? (sbigottita) Come? La sua fidanzata? Ma… Cosa?...

Alice:        (entra da sinistra) Chi è?

Silvia:       (riattacca precipitosamente) Nessuno…

Franco:     (esce da destra ancora in accappatoio) Chi è?

Silvia:       Nessuno…

Alice:        Nessuno?

Franco:     Nessuno?

Silvia:       Avranno sbagliato numero.

Alice:        Capita. (a Franco) Ma sei ancora in accappatoio?

Franco:     Dovrò pur farmela questa doccia o no? Non ci sono riuscito prima di cena ci provo adesso. Anche se, a quanto vedo, i risultati non sono promettenti.

Alice:        In attesa che arrivi la vasca.

Franco:     Quale vasca?

Alice:        Ma come quale vasca? La vasca idromassaggio.

Franco:     Ah, già. Quella vasca. (esce a destra)

Alice:        Silvia, ti ho già detto della sorpresa che mi farà Franco?

Silvia:       Sì, sì.

Alice:        Una grande sorpresa.

Silvia:       Sì, grande, grande…

Alice:        Che tesoro il mio maritino. (esce a sinistra)

Silvia:       Sì, proprio un tesoro.

Marco:      (entra da sinistra) Lo vuoi anche tu il caffè?

Silvia:       Presto, preparati. Dobbiamo andarcene.

Marco:      Ma cosa dici? E il caffè? E il dolce?

Silvia:       Ho detto di preparati, non voglio stare un secondo di più nella casa di quell’individuo.

Marco:      Ma cosa ti è preso?

Silvia:       Vuoi farmi contenta senza discutere per una volta?

Marco:      Adesso cerca di calmarti e spiegami cosa è successo.

Silvia:       Il telefono.

Marco:      Cosa?

Silvia:       (indicandolo) Il telefono!

Marco:      Il telefono, cosa?

Silvia:       La telefonata di prima. Era una donna.

Marco:      (ironico) Eh, spesso capita.

Silvia:       Ma no, era una donna per Franco.

Marco:      (ironico) Capita anche questo a volte.

Silvia:       Ha detto di essere la sua fidanzata.

Marco:      (urlando) Cosa? (contenendosi) Avrai capito male.

Silvia:       Ho capito benissimo. Quando le ho chiesto chi lo cercava mi ha risposto “Sono la sua fidanzata”.

Marco:      Sarà stato uno scherzo. O forse avrà sbagliato numero.

Silvia:       Bravo, difendilo pure. Ormai è chiaro, ha sicura-mente un’amante.

Marco:      Aspetta, non tirare conclusioni affrettate.

Silvia:       È uno schifoso, un uomo orribile.

Marco:      Ma dieci minuti fa non era il miglior marito del mondo?

Silvia:       Dieci minuti fa non avevo ancora risposto a quella telefonata.

Alice:        (entra da sinistra) Ragazzi, il caffè si fredda.

Marco:      Il caffè.

Silvia:       Arriviamo subito.

Alice:        Ma Franco è ancora in bagno? (urlando) Franco sbrigati!!! (a Silvia e Marco, scherzando) Mi preoccupa tutto questo tempo che passa in bagno a farsi bello, non avrà mica un’amante. Eheheheheh!

Marco:      (imbarazzato) Già, un amante.

Silvia:       (imbarazzata, interrompendo Marco con una gomita-ta) Ma, no. Cosa ti salta in mente?

Alice:        Scherzavo, scherzavo. Non dubiterei mai di mio marito. (esce a sinistra)

Silvia:       (scoppiando a piangere) Povera Alice, povera Alice. Le si spezzerà il cuore.

Marco:      No. Se non verrà a saperlo.

Silvia:       Non posso tenerglielo nascosto, è mia sorella.

Marco:      Non giungiamo a conclusioni affrettate. Non sappiamo ancora nulla.

Silvia:       Cos’altro c’è da sapere? Lui ha un’altra. E lei… oh… povera la mia sorellona…

Marco:      Cerca di calmarti. Cerca di calmarti.

Silvia:       Calmarmi? È una parola. Come farà, povera cara?

Marco:      Ci deve essere una spiegazione.

(campanello)

Franco:     (fuori campo): La porta!!!

Alice:        (fuori campo): Marco, Silvia. Aprite voi?

Silvia:       Non ti preoccupare, apriamo noi. (a Marco) Apri tu, io vado in cucina a cercare di capire se Alice sospetta qualcosa. (esce verso la cucina)

Marco:      Va bene, apro io. (campanello) Arrivo arrivo!

Franco      (da fuori): La porta! Alice! Nessuno va ad aprire?!?!

Marco:      Vado, vado! (apre la porta)

Mario:       (velocemente si infila in casa) Buongiorno, sono un rappresentante della ditta Gnometto, conoscete i famosi aspirapolvere che puliscono in un attimo e lasciano tutto perfettamente netto?

Marco:      Non ci interessa, grazie.

Mario:       Le rubo solo pochi minuti del suo tempo e poi mi ringrazierà per averle illustrato tutte le caratteristiche di questo fantastico attrezzo. Gnometto, l’aspira-polvere che pulisce in un attimo e lascia tutto per-fettamente netto!

Marco:      Io la ringrazierei se se ne andasse ora.

Mario:       Mi lasci solo un momento per illustrarle le carat-teristiche di questa meraviglia! Gnometto, l’aspira-polvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente…

Marco:      Netto! Ho capito. Ma guardi, le assicuro che non è il momento giusto. (cerca di spingerlo fuori ma il rappresentante si divincola agilmente)

Mario:       Vi faccio solamente una dimostrazione pratica così che anche lei possa rendersi conto delle qualità di Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto!

Marco:      Davvero, le assicuro che non mi interessa.

Mario:       È lei il padrone di casa?

Marco:      Io? No. Io sono solo un ospite.

Mario:       Ah, e allora cosa parlo a fare con lei? Non c’è il padrone di casa? O la padrona?

Marco:      Il padrone di casa è sotto la doccia, la padrona è in cucina ma non mi sembra il caso di disturbarli per questa cosa.

Mario:       Per questa cosa? Non mi sembra il caso? Lei non sa cosa sta dicendo!. Si prende lei la responsabilità per aver declinato questa occasione eccezionale?

Marco:      Ma, veramente...

Mario:       Adesso le faccio firmare un foglio dove lei dichiara di voler rinunciare alla super offerta di Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto! Così quando la padrona di casa vorrà il suo Gnometto, si sentirà rispondere, “no signora, il signor..” come si chiama lei?

Marco:      Marco.

Mario:       Ecco, “No signora il signor Marco ha rifiutato a suo nome l’occasione di avere questo magnifico acces-sorio” e la signora scoppierà in lacrime e l’accuserà di volerla rovinare, eh lo sa come sono le donne…

Marco:      Ma non credo…

Mario:       (con voce in falsetto) “Rovinata, rovinata. Tutta colpa di Marco!”

Marco:      E la finisca, vado a chiamarla. Attenda. (esce verso la cucina)

Mario:       Che allocco, mi diverto un casino a farli sentire in colpa. A me non interessa nulla di questo stupido aspirapolvere. Il Toni mi ha detto che gli Astolfi saranno via per il weekend e secondo me un salto per ripulire questa bella casetta possiamo farlo, io e mio fratello Luigi. In tutta tranquillità, soli soletti. Sarà un gioco da ragazzi. (si guarda in giro) Ma che bella casa, qui c’è un sacco di roba da portare via. Bene bene bene. Mi sa che riempiremo tutto il furgoncino. Ottimo ottimo.

Marco:      (entra dalla cucina con Alice e Silvia) Eccolo, è lui.

Alice:        Gentile signore, Marco mi ha detto che voleva vedermi ad ogni costo per offrirmi il suo famoso aspirapolvere…

Marco:      Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto!

Alice:        Ecco, appunto. Però credo che non sia questo il momento giusto. Siamo nel bel mezzo di una cena e, onestamente, non penso che il suo aspirapolvere mi possa interessare.

Mario:       Questo perché non conosce le potenzialità di questa meraviglia, Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto!

Alice:        Non mi interessa, davvero. La pregherei…

Mario:       Ma che disordine qui! C’è proprio bisogno di Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto!

Silvia:       Basta con questa nenia!!!

Marco:      La prego, se ne vada.

Mario:       Solo un secondo. (accende l’aspirapolvere con gran rumore) È silenzioso, vedete.

Marco:      Eh?

Mario:       Dicevo, è silenzioso.

Alice:        Non sento cosa dice.

Mario:       Non importa sentire per scoprire le qualità di Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto! (inizia a pulire il pavimento)

Silvia:       Ma cosa fa?

Alice:        La prego, lasci stare.

Mario:       Gnometto è dotato di due spazzole rotanti che aspirano anche la polvere più ostinata.

Silvia:       Ce ne vorrebbe uno anche per gli scocciatori più ostinati.

Mario:       Guardate, guardate con che semplicità posso mano-vrare Gnometto anche in locali angusti come questo.

Alice:        Angusto? Ma come si permette?

Marco:      Ma non se ne va questo?

Mario:       Permettetevi di illustrarvi le qualità di questa mac-china meravigliosa.

Alice:        Se ne vada, la prego. (cerca di spingerlo fuori)

Silvia:       Abbiamo da fare.

Mario:       Voi non capite i vantaggi…

Alice:        È lei che non capisce. (riesce a farlo uscire)

Mario:       Ma…

Alice:        Fuori!!! (chiude la porta) È andato…

Silvia:       Per fortuna.

Alice:        Lo dico sempre a Franco, sono insopportabili questi venditori.

Marco:      Già, poi, nel bel mezzo di una cena, si mette ad aspirare il pavimento con Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto!.

Silvia:       Non attaccare anche tu con questa tiritera, ti prego!

Marco:      No, era solo… Certo che è davvero orecchiabile.

Alice:        Accidenti come si è fatto tardi! Vado in cucina, tra poco serviamo il dolce. (esce verso la cucina)

Marco:      Allora? Hai scoperto qualcosa?

Silvia:       No, non abbiamo avuto molto tempo. Poi sei arrivato tu con quello scocciatore.

Marco:      Scusami ma non sapevo come liberarmene.

Silvia:       Comunque voglio andarmene subito da qui.

Marco:      Aspetta, non sappiamo nulla. Sono solo supposizioni.

Silvia:       Supposizioni? Quella telefonata vale più di mille ipotesi.

Franco:     (entra da destra mezzo svestito con camicie appariscenti in mano) Non ho una camicia decente. Vi pare possibile? Quella donna, quella donna. Chissà dove le avrà cacciate? Eh, se si potesse cambiare moglie! Vero Marco? Eheheheh! (esce a sinistra)

Marco:      Eh sì.

Silvia:       Hai visto? È palese, è palese. Oh, povera cara.

Marco:      Basta, finiscila. Era solo una battuta dopotutto.

Silvia:       Oh, che disgrazia. Come farà, come farà. Certo che gli uomini sono tutti dei maiali.

Marco:      Adesso, andiamo calmi con le offese. Mi sembra che tu stia ingrandendo la situazione.

Silvia:       Non capisco perché tu ti ostini a difenderlo. Non avrai anche tu un’amante? Mi tradisci con qualcuna? Oh, povera me.

Marco:      Basta!!! Stai dicendo un mare di idiozie. Calmati. Mettiti seduta un attimo. Mi sembra che tu abbia perso la ragione. (la costringe a sedersi)

Alice:        (entra da sinistra parlando con Franco che è fuori scena) Adesso te le trovo io le camicie, ah se non ci fossi io. (a Marco e Silvia) Ragazzi, il caffè si fredda. (notando il trambusto) Ma, che succede? Tutto bene?

Marco:      Tutto bene, non ti preoccupare.

Alice:        Ma siete sicuri? Mi fate preoccupare.

Silvia:       Si preoccupa per noi, lei. (e scoppia a piangere)

Alice:        Cosa succede?

Marco:      Nulla, nulla. Adesso passa.

Alice:        Ragazzi, mi fate preoccupare.

Silvia:       (scoppia in un pianto fragoroso) Si preoccupa! Si preoccupa!

Marco:      (ad Alice) La porto un attimo in bagno a rinfrescarsi. (a Silvia) Vieni tesoro. (escono a destra)

Franco:     (entra da sinistra, vede la moglie immobile nella stan-za con lo sguardo fisso nel vuoto) E le mie camicie?

Alice:        (immobile con lo sguardo fisso nel vuoto) Hanno dei problemi…

Franco:     Le mie camicie?

Alice:        (sempre immobile e fissa) Mia sorella e suo marito hanno dei problemi…

Franco:     Con le mie camicie?

Alice:        (si desta dalla trance) Ma cosa c’entrano le tue camicie?

Franco:     L’hai detto tu.

Alice:        Cosa?

Franco:     Che hanno problemi.

Alice:        Le tue camicie?

Franco:     Tua sorella e suo marito.

Alice:        Sì, hanno problemi.

Franco:     Vedi?

Alice:        Hanno problemi. E molto seri.

Franco:     Non capisco.

Alice:        Cosa?

Franco:     Come facciano ad avere questi problemi.

Alice:        Molte coppie hanno problemi.

Franco:     Con le mie camicie?

Alice:        Ma cosa c’entrano adesso le tue camicie?

Franco:     L’hai detto tu.

Alice:        Ho detto che hanno problemi tra di loro. Non con le tue camicie.

Franco:     Ah! Mi pareva strano. Nemmeno si conoscono.

Alice:        Silvia e Marco?

Franco:     Sì.

Alice:        Silvia e Marco non si conoscono?

Franco:     Con le mie camicie no.

Alice:        Ma basta con queste camicie. Hanno problemi di coppia. Sono uscita dalla cucina per andare a prenderti le camicie e Silvia era sulla poltrona che piangeva.

Franco:     E adesso dove sono?

Alice:        In bagno. Marco l’ha portata di là a rinfrescarsi.

Franco:     Magari è solo una piccola incomprensione. Non trarre delle conclusioni affrettate.

Alice:        Oh, povera la mia sorellina. Come farà, come farà?

Franco:     Calmati.

Alice:        Calmarmi? È una parola. Come farà, povera cara?

Franco:     Non abbiamo elementi per valutare. Mi sembra che tu stia correndo troppo.

Alice:        Non abbiamo elementi? E una donna in lacrime come la chiami? Povera la mia sorellina.

Franco:     Calmati. Ci deve essere una spiegazione.

Alice:        Come farà a sopportare una separazione. E per fortuna che non hanno ancora figli.

Franco:     Mi sembra che tu stia correndo davvero troppo. Addirittura una separazione.

Alice:        Ho trovato.

Franco:     Cosa?

Alice:        Ho trovato la soluzione.

Franco:     Mmm.

Alice:        Li mandiamo a Parigi.

Franco:     Vuoi regalargli un viaggio a Parigi?

Alice:        No, non un viaggio a Parigi. Il nostro viaggio a Parigi.

Franco:     Eh?

Alice:        Ma sì, cambieremo i nominativi tramite l’agenzia. Ci sarà una piccola penale ma nulla in confronto a comprare una nuova vacanza.

Franco:     E noi?

Alice:        Mi hai già regalato la vasca, ci godremo quella appena pronta.

Franco:     La vasca?

Alice:        La vasca idromassaggio.

Franco:     Ah, la vasca.

Alice:        Sì, non è per quello che Luca verrà a fare i rilievi nel weekend.

Franco:     (terrorizzato) Ah già, Luca.

Alice:        Vado subito a dirlo a Marco e Silvia. Vedrai come saranno sorpresi. (esce verso destra)

Franco:     (cerca di rincorrerla) Alice, Alice aspetta un attimo. (Rendendosi conto che è tutto inutile desiste e corre al telefono) Luca, Luca… No, non è raggiungibile.

Silvia:       (entra) Cercavi qualcuno? O forse qualcuna?

Franco:     (riattacca) Cosa? No no, nessuno.

Silvia:       (sospettosa) Mmmh, mi sembrava.

Franco:     Assolutamente no, avevo solo notato che il ricevitore era appoggiato in maniera errata.

Silvia:       Mi era parso. Sarà.

Alice:        Ah Silvia, eccoti qui ho bisogno di parlarti.

Silvia:       Dimmi.

Franco:     Io intanto finisco di vestirmi. (esce a destra)

Alice:        (a Silvia) Avrei una proposta da farvi. A te e a Marco.

Silvia:       Una proposta?

Alice:        Sì, riguardo il viaggio a Parigi.

Silvia:       Il viaggio?

Alice:        Sì, ecco. Ecco. Noi abbiamo… abbiamo avuto un contrattempo e non possiamo più partire quindi, piuttosto che non andare e perderci il viaggio, abbiamo pensato che potreste andare voi al nostro posto.

Silvia:       Noi? Ma sei sicura?

Alice:        Sì, anche Franco è d’accordo. Pagheremo una piccola penale per il cambio dei nomi e vedrai che non ci saranno problemi.

Silvia:       È molto generoso da parte tua, ma non mi sembra il caso. Non possiamo accettare.

Alice:        Lo facciamo con piacere, credimi. È stato un imprevisto, sarebbe un peccato perdere l’occasione.

Silvia:       Un imprevisto. Capisco.

Alice:        Sì, sì. Un contrattempo improvviso. Capisci, saremmo felici se andaste voi al posto nostro.

Silvia:       Ma…

Alice:        Davvero, credimi…

Silvia:       Ne parlerò con Marco. Grazie.

Alice:        Finisco di preparare la lavastoviglie in cucina. Così dopo ci rilassiamo tutti insieme in soggiorno. (esce a sinistra)

Silvia:       Povera la mia sorellona.

Marco:      (entra da destra) Allora, andiamo a casa?

Silvia:       Sa tutto.

Marco:      Chi?

Silvia:       Mia sorella sa che Franco la tradisce.

Marco:      Sei sicura?

Silvia:       Ci hanno chiesto di andare a Parigi al posto loro perché hanno avuto un imprevisto.

Marco:      Che tipo di imprevisto?

Silvia:       Secondo te? Avrà scoperto qualcosa.

Marco:      Magari hanno avuto un contrattempo dovuto al lavoro. O alla vasca che devono istallare.

Silvia:       Povera la mia sorellona. Il viso sorridente, ma nel cuore avrà un’amarezza tale…

Marco:      Non mi sembra possibile tutto questo.

Silvia:       Povera Alice. Non se lo merita davvero.

Marco:      Ho un’idea.

Silvia:       Che idea?

Marco:      Proverò a parlare con Franco, almeno per cercare di capire come stanno le cose.

Silvia:       Che ideona. Morirà dalla voglia di raccontarti le sue malefatte. (ironica)

Marco:      La prenderò alla larga e vedrai che confesserà tutto.

Silvia:       Non so se sia una buona idea.

Marco:      Lascia fare a me. (esce da destra)

Alice:        (entra da sinistra) Hai parlato a Marco del viaggio?

Silvia:       Non ancora, non ho avuto tempo.

Alice:        Eh, immagino. Quando manca il dialogo si è proprio alla frutta.

Silvia:       Come?

Alice:        Nulla, nulla. Riflettevo tra me e me.

Silvia:       Sai, è una questione un po’ delicata.

Alice:        Immagino. Immagino.

Silvia:       Non vorremmo che si prendessero delle decisioni affrettate.

Alice:        Avete ragione. È meglio essere sicuri. Bisogna valutare tutti i segnali.

Silvia:       Già. Bisogna approfondire.

Alice:        E se dovesse andare male. L’importante è essere forti.

Silvia:       Questo è sicuro.

Alice:        Reagire.

Silvia:       Hai assolutamente ragione.

Alice:        A volte si chiude una porta e si spalanca un portone.

Silvia:       Mi tranquillizza questo tuo modo di vedere la faccenda.

Alice:        Anche se sono certa che tutto si risolverà per il meglio.

Silvia:       Speriamo.

Alice:        Vieni con me in cucina che ti mostro i dettagli del viaggio.

Silvia:       Sei sicura di non volerci ripensare.

Alice:        No, ti assicuro ci sarà meglio per tutti se ci andrete voi al posto nostro.

Silvia:       Allora andiamo, mostrami i dettagli. (escono a sinistra)

Franco:     (entra da destra con Marco continuando un discorso che è incominciato fuori scena) …e questo mi fa davvero arrabbiare.

Marco:      Capisco, capisco. E ti dirò che dopo anni di matrimonio sono cose che succedono.

Franco:     Credo che mettendoci un poco più di attenzione, da entrambe le parti, intendo, potrebbero anche non succedere.

Marco:      Su questo punto sono d’accordo.

Franco:     In una coppia ci devono essere delle certezze. Delle sicurezze. Uno deve sapere dove trovare quello che cerca quando è in difficoltà. E questo è importante. (prendendo in mano una delle camicie sgargianti rimasta sulla sedia)

Marco:      Hai ragione. Hai pienamente ragione. (indagatore) Ma a volte lo si va a cercare altrove.

Franco:     (fissando la camicia sconcertato) Altrove?

Marco:      Certo. A volte, quando vengono a mancare le certezze, si cerca altrove. In altri lidi.

Franco:     (titubante) Altri lidi?

Marco:      (sempre più indagatore) Sì, un porto sicuro. Dove trovare qualcuno che possa capire i nostri problemi.

Franco:     (pensieroso, guardando la camicia) I problemi…

Marco:      (indagatore e ammiccante) Ma sì, come dire? Un’a-mante.

Franco:     (come se si destasse all’improvviso) Un’amante?

Marco:      Non c’è nulla di male, siamo tra uomini dopotutto. Queste cose possiamo dircele.

Franco:     Dirci cosa?

Marco:      Ma questi piccoli segreti. Cose da uomini.

Franco:     Ma sei sicuro?

Marco:      Ma sì, ci si può fidare, no? Se non ci si fida tra noi uomini, è la fine.

(entrano Alice e Silvia, si crea imbarazzo)

Alice:        Ehm, stavo mostrando a Silvia il programma per Parigi.

Franco:     Già, Parigi. (cercando di far capire ad Alice di avere qualcosa da dirle)

Alice:        Silvia, perché non mostri a Franco i dettagli. (spingendoli) In cucina. (Marco e Silvia escono a sinistra) (a Franco) Allora, cos’hai scoperto?

Franco:     Alice, se te lo dico mi prometti di restare calma.

Alice:        Sono calmissima. Cosa hai scoperto?

Franco:     Non è una cosa che ti farà piacere.

Alice:        (seccata) Cosa hai scoperto?!?!?

Franco:     Marco ha un’amante?

Alice:        Cosa?

Franco:     Ha un’amante, me l’ha detto lui stesso.

Alice:        (urlando) Lurido verme schifoso!!!

Franco:     Alice, calmati.

Alice:        (urlando) Maiale, Porco disgustoso!!!

Franco:     Alice.

Alice:        (urlando) Mascalzone, Bastardo, Cane rognoso!!!

Franco:     Ti prego.

Alice:        Siete tutti uguali voi uomini!!!

Franco:     Calmati, o ti sentirà tutto il quartiere.

Alice:        (urlando) Che mi senta pure il quartiere. Così sapran-no con chi hanno a che fare.

Franco:     Vieni, ti racconterò tutto in camera. (escono a destra)

(Silvia e Marco entrano alla chetichella da sinistra)

Marco:      È davvero una brutta situazione. Allora? Cos’hai intenzione di fare?

Silvia:       Mi è venuta un’idea.

Marco:      Dimmi.

Silvia:       Come si chiama l’amico di Enzo? Quel tipo che ci ha presentato l’ultima volta.

Marco:      Quale tipo?

Silvia:       Ma sì, ti ricordi a casa di tuo fratello. Quel tipo strano. Non faceva l’investigatore privato?

Marco:      Sì, ora ricordo. Ma non vorrai rivolgerti ad un inve-stigatore privato?

Silvia:       Dobbiamo chiamarlo, potrebbe esserci utile.

Marco:      Io non mi fido di quel tipo.

Silvia:       Dammi retta. Non abbiamo alternative.

Marco:      Non so. E poi non abbiamo nemmeno il numero.

Silvia:       Chiamo tuo fratello per farmelo dare.

Marco:      Da questa tua idea non vedo nulla di buono.   

(buio)

Fine Primo Atto


Secondo Atto

Stessa scena, ci sono due valigie aperte, Alice e Franco stanno parlando.

Terza Scena

Franco:     Ma sei sicura che dobbiamo portare tutta questa roba? Sono solo due giorni.

Alice:        Meglio essere previdenti.

Franco:     Previdenti va bene, ma sembra che dobbiamo stare via un mese.

Alice:        Non si sa mai.

Franco:     Poi, mi spieghi perché devo portare i maglioni pesanti?

Alice:        Fa freddo a Parigi.

Franco:     E la crema abbronzante?

Alice:        Fa freddo, ma c’è il sole.

Franco:     Sarà.

Alice:        Insomma hai finito di creare problemi?

Franco:     Accidenti, siamo nervosette.

Alice:        No! Cioè, non so. Non me la sento di partire.

Franco:     Non te la senti? Ma se non aspetti altro da mesi?

Alice:          E adesso non mi va più, va bene!

Alice:        Non sarà mica per la questione di tua sorella?

Alice:          Certo! Come faccio a partire e a lasciarli nella situa-zione in cui si trovano?

Franco:     Senti, secondo me devi goderti questa vacanza e non pensarci. Da lunedì avrai tutto il tempo che vorrai per loro. Non finirà il mondo in un weekend.

Alice:        Hai ragione, però mi sento in colpa.

Franco:     Ma tu non sai nulla! Lei non te ne ha parlato! Che colpa dovresti avere?

Alice:        Non so.

Franco:     E allora basta. Fammi un sorriso.

Alice:        Non mi va.

Franco:     Va bene, il sorriso me lo farai dopo. Adesso met-tiamoci al lavoro con le valige.

Alice:        D’accordo.

Franco:     E non pensare più a tua sorella.

Alice:        Va bene.

(lavorano un po’ in silenzio)

Alice:        Solo, non capisco una cosa?

Franco:     Cosa c’è ancora?

Alice:        Perché non ha voluto accettare il viaggio?

Franco:     Ma pensaci… con così poco preavviso? Tu avresti accettato?

Alice:        Forse no, hai ragione.

Franco:     Ecco, vedi? A tutto c’è una risposta. Adesso sotto con le valige.

Alice:        Però…

Franco:     Niente valigie.

Alice:        Mia sorella ha detto che sarebbe servito più a noi questo viaggio, cosa credi che volesse intendere?

Franco:     E io che ne so?

Alice:        È strana come risposta, perché dovrebbe servire a noi?

Franco:     Magari ci ha visti stanchi e ha pensato che un po’ di riposo ci avrebbe fatto bene.

Alice:        Può essere. Forse mi sto preoccupando troppo.

Franco:     Lo credo anch’io.

Alice:        Ma non riesco a non pensarci, mi dispiace. Povera cara.

Franco:     Dài, dài. Muoviamoci che sta per arrivare Luca.

Alice:        Luca, e cosa viene a fare? Le chiavi le ha già prese.

Franco:     Sì, ma visto che ha le chiavi gli ho chiesto se poteva prendersi cura dei miei canarini.

Alice:        Oh, poverini. Non vorrei si sentissero soli in questi due giorni.

Franco:     Certo, è importante che abbiano compagna. Devono essere nutriti e devono fare il loro allenamento quotidiano…

Alice:        …altrimenti perdono la capacità melodica del canto. Me l’hai ripetuto migliaia di volte. E per questi allenamenti noi non ci muoviamo mai.

Franco:     Ma non è solo per questo.

Alice:        Non solo ma “anche” per questo.

Franco:     Sai che ho paura di volare.

Alice:        Lo so, lo so. Non capisco perché hai paura di volare e ti appassioni tanto a quegli uccelli.

Franco:     Sai che spesso ci si comporta così per esorcizzare le proprie paure.

Alice:        Sarà. (campanello) Ecco che è arrivato il tuo amicone.

Franco:     Era ora, poi i piccoli vanno a nanna.

Alice:        Oh, poveri piccoli. Cip cip cip. Vi lascio soli. (esce verso la cucina)

Franco:     Scherza, scherza. (apre la porta) Ciao Luca.

Luca:         Ciao Franco, sono passato appena possibile. Hai bisogno di me?

Franco:     Sì, ho da chiederti un favore.

Luca:         Dimmi.

Franco:     Visto che hai le chiavi e sarai qui per il weekend.

Luca:         Sì.

Franco:     A proposito, tutto a posto con la tua amica? Come si chiama?

Luca:         Debora.

Franco:     Già, Debora. Tutto a posto con Debora?

Luca:         Tutto a posto. Passo a prenderla Sabato prima di mezzogiorno, e poi ci fiondiamo subito qui.

Franco:     Mi raccomando, non farmi brutti scherzi.

Luca:         Non ti preoccupare, andrà tutto liscio come l’olio.

Franco:     Mah, speriamo.

Luca:         Fidati, comunque, mi stavi dicendo che hai bisogno di un favore?

Franco:     Ah sì, già. Ti volevo chiedere, visto che sei qui nel weekend.

Luca:         Sì.

Franco:     Se potessi prenderti cura dei miei canarini.

Luca:         Canarini?

Franco:     Sì, canarini.

Luca:         E da quando hai dei canarini?

Franco:     Bèh, per la verità non da molto.

Luca:         Non ti ci vedo con i canarini.

Franco:     Potrò avere anch’io le mie passioni private?

Luca:         Non ti basta Alice? Eheheh!

Franco:     Scemo, questa è un altro tipo di passione.

Luca:         E come mai proprio i canarini?

Franco:     Tu non capisci quanto ti possono dare i canarini. Sono di compagnia, sai.

Luca:         Immagino.

Franco:     Te l’assicuro. Resterai stupito quando li vedrai.

Luca:         Non vedo l'ora. Muoio dalla voglia di conoscere i tuoi canarini.

Franco:     Senti. Se la metti su questo piano lasciamo perdere il favore.

Luca:         Ma dài, stavo scherzando.

Franco:     E ridammi le chiavi di casa.

Luca:         Ma questo è un ricatto!

Franco:     Vedila come vuoi.

Luca:         E va bene, parlami di questi canarini e di cosa devo fare.

Franco:     Non ti preoccupare, la cosa è molto semplice. Devi solo controllare che il livello dell'acqua e del cibo nelle vaschette non scenda sotto la soglia minima.

Luca:         Bèh, sembra facile.

Franco:       Ma sì, ti ho detto che non ci voleva molto.

Luca:         Bene, stai tranquillo che i tuoi canarini sono in buone mani.

Franco:     E poi devi allenarli.

Luca:         Devo cosa?

Franco:     Devi allenarli, non sono canarini normali. Sono canarini da canto.

Luca:         Canarini da canto? Ma tutti i canarini cantano.

Franco:     No. I canarini cinguettano e fanno un rumore infer-nale. Questi cantano.

Luca:         Ed è differente?

Franco:     Certo! Questi valgono una fortuna per la loro abilità. Una femmina adulta può arrivare anche a 500-600 euro.

Luca:         Però! Non immaginavo.

Franco:     È un mercato in grande fermento. Pensa che sono stato contattato anche da Hong Kong per i miei canarini.

Luca:         Perché ad Hong Kong non hanno i loro?

Franco:     Sì, ma i miei sono pregiati. E io sono un buon allevatore ed allenatore.

Luca:         E quindi vanno allenati?

Franco:     Tutti i giorni.

Luca:         Tutti i giorni?

Franco:     Certo! Altrimenti perdono la tonalità. Ogni canarino è allenato a tenere una tonalità ben precisa. Come nelle orchestre.

Luca:         Mah, mi sembra folle tutto questo.

Franco:     Folle o non folle ci sono in ballo un sacco di soldi.

Luca:         Mi chiedo chi può essere tanto suonato da comprare dei canarini a queste cifre. Oops, presenti esclusi, intendo.

Franco:     È molto gentile da parte tua.

Luca:         E in cosa consisterebbe l'allenamento?

Franco:     È molto semplice. La gabbia di ogni canarino dispone di un dispositivo simile ad un diapason posto di fronte ad essa.

Luca:         Un diapason.

Franco:     Esatto. Il dispositivo emette un suono in una tonalità che il canarino deve ripetere.

Luca:         E io devo assicurarmi che il canarino la ripeta in maniera corretta.

Franco:     Esattamente.

Luca:         Non mi sembra particolarmente difficile.

Franco:     Hai visto? Cosa ti dicevo.

Luca:         D'accordo, ci penserò io.

Franco:     Sapevo di poter contare su di te.

Luca:         Certo. Altrimenti non mi lasci le chiavi.

Franco:     Perspicace. E mi raccomando, la procedura andrà ripetuta 20 volte per ogni canarino.

Luca:         Cosa? Venti volte.

Franco:     Venti volte. Altrimenti il canarino non assimila.

Luca:         E quanti sarebbero questi canarini?

Franco:     Quarantadue.

Luca:         Quarantadue?!? Ma tu sei fuori!

Franco:     Scusa?

Luca:         Quarantadue per venti fa ottocentoquaranta. Mi ci vorrà una giornata!

Franco:       Ma no, in un'oretta dovresti fare tutto.

Luca:         Un'oretta? E cosa dico a Debora? “Tesoro, mi assento un'oretta che vado ad allenare il canarino”? Mi prenderà per un impotente.

Franco:     Al contrario. Le donne sono molto sensibili a queste tematiche.

Luca:         Ai canarini?

Franco:     Agli animali, alla natura.

Luca:         Saranno sensibili se hai un bel micetto, non uno stormo di canarini urlanti!

Franco:     Cantano, non urlano!

Luca:         Sempre rumore fanno. E dove sarebbero questi canarini?

Franco:     Nel locale accanto alla taverna. Vieni con me che ti mostro il tutto.

Luca:         Certo che mi hai incastrato per bene. (escono verso le camere).

(campanello)

Alice:        (da fuori): Franco ci sei? Vai tu? (entra dalla cucina) Non c'è nessuno, saranno scesi dai canarini. (campanello) Arrivo. (apre)

Silvia:       (entra) Ciao Alice.

Alice:        Ciao Silvia, come mai da queste parti?

Silvia:       Volevo salutarti prima che partiste. E volevo vedere come stavi.

Alice:        Oh, è molto gentile da parte tua. Sto bene, grazie. Un po' stanca e qualche pensiero di troppo, ma sto bene.

Silvia:       Eh, immagino. Ma vedrai che i pensieri passeranno e tutto ritornerà sereno come prima.

Alice:        Sono molto felice che tu la pensi così. Questo mi rassicura.

Silvia:       Ma sì, sono problemi che si superano. Non ti preoccupare.

Alice:        Sorellina, mi hai davvero sollevato il morale.

Silvia:       Anch'io mi sento meglio a saperti serena.

Alice:          Ma sì, la vita continua.

Silvia:       Brava, così mi piaci.

Alice:        Ora ti chiamo Franco, così puoi salutare anche lui. (chiama) Franco!

Silvia:       È in casa?

Alice:        Sì, sta mostrando a Luca una delle sue nuove passioni.

Silvia:       Qui in casa?

Alice:        Certo, e dove se no?

Silvia:       E tu glielo permetti?

Alice:        Certo. Che male c'è? È giusto che si distragga un po' dopo tutto il lavoro che fa.

Silvia:       Incredibile. Non ti credevo così moderna ed aperta.

Alice:        Non c'entra essere aperti. Mi sembra il minimo. Che male fa? Basta che non mi coinvolge nei suoi giochini.

Silvia:       Ah, no. Questo è poco ma sicuro.

Alice:        Ma perché, Marco non ha qualcuna di queste pas-sioni?

Silvia:       Assolutamente no!

Alice:        Nessuna, nessuna?

Silvia:       Categoricamente! Non glielo permetterei!

Alice:        (tra sé) Eh, allora capisco perché si è fatto l'amante. Poveretto.

Silvia:       Dicevi?

Alice:        Nulla, però penso che sia normale per un uomo poter sfogare le sue passioni, i suoi istinti.

Silvia:       Normale?

Alice:        Certo.

Silvia:       Ma a te non dà fastidio?

Alice:        Assolutamente, no. Poi sono così carini giù in taverna.

Silvia:       In taverna?

Alice:        Sì, Franco li ospita tutti lì.

Silvia:       Tutti?

Alice:        Sì, tutti. Ne ha un sacco. Sia maschi che femmine.

Silvia:       Maschi e femmine? O mio Dio!

Alice:        Maschi e femmine, ovvio. Altrimenti come posso-no accoppiarsi?

Silvia:       Non credo alle mie orecchie. Alice. Ma non sei gelosa?

Alice:        Gelosa, e per quale motivo?

Silvia:       Ma come per quale motivo? Per tutto quello che combina tuo marito in taverna!

Alice:        E allora? Sono affari suoi.

Silvia:       Scusami, ma onestamente credo che siano anche affari tuoi.

Alice:        Ah, no. Io in quel locale non ci metto piede.

Silvia:       E vorrei ben vedere.

Alice:        È tabù per me, e ti dirò che è un sollievo.

Franco:     (entra dalla camera) Scusa tesoro... Oh, ciao Silvia! Come mai da queste parti?

Silvia:       Non certo per assecondare le tue passioni!

Franco:     Come scusa?

Alice:        Stavo raccontando a Silvia della tua camera segreta.

Franco:     Ah, dei miei compagnucci? Dovresti provare anche tu Silvia, ti divertiresti un sacco.

Silvia:       Ah, non ci penso nemmeno.

Franco:     Anche Luca diceva così, ma adesso è giù che gode un mondo.

Silvia:       Che orrore!

Franco:     Piuttosto, tesoro, ti ricordi dove ho messo quei biscotti vitaminizzati che ho preso? Tutta questa attività ha messo addosso una gran fame a tutti.

Alice:        Sono nella dispensa sopra il frigo. L'ultima volta li avevi lasciati sul tavolo. Se non ci penso io a ritirare tutto quello che lasci in giro.

Franco:     Grazie cara. (esce verso la cucina)

Alice:        È talmente distratto, l'ultima volta è salito sudatissimo dopo che si era rinchiuso giù per due ore. Si è infilato subito in doccia e ha lasciato tutti gli attrezzi sul tavolo. E indovina a chi è toccato ritirarli?

Silvia:       Alice, mi preoccupi. Lui si diverte e tu gli ritiri anche le cose?

Alice:        Non mi piace il disordine, lo sai.

Silvia:       (tra sé) Poveretta, non mi sembra normale. Cornuta e mazziata.

Franco:     (entra dalla cucina) Trovati. Silvia, sei scura che non vuoi fare un salto giù?

Silvia:       Per carità!

Franco:     Non sai cosa ti perdi.

Silvia:       Preferisco non sapere e rimanere nella mia ignoranza.

Franco:     Mah. Come vuoi. (esce verso le camere)

Alice:        Come sei stata dura con Franco. Voleva solo essere cortese e mostrarti le sue passioni.

Silvia:       Non capisco come tu possa permettere tutto questo! Sei una donna piacente e ancora giovane. Possibile che devi abbassarti ad accettare questa condizione? Per favore, fa qualcosa.

Alice:        Non ti capisco. Per così poco? Dovresti permettere anche a Marco certe cose.

Silvia:       Ma che non provi nemmeno a proporlo. Rimarrebbe da solo in un secondo.

Alice:        (tra sé) Non credevo che mia sorella fosse così tiranna. (a Silvia) Mi sembri eccessivamente rigida.

Silvia:       Sono inflessibile in certe cose. Non permetto che mio marito faccia i suoi porci comodi con la mia accondiscendenza. Ma scherziamo? Tu invece glielo permetti senza battere ciglio. Anzi, sei complice dei suoi giochi.

Alice:        Cavoli Silvia, tutta questa tragedia per quattro canarini?

Silvia:       Oggi son quattro ma domani... Canarini? Hai detto Canarini?

Alice:        Canarini sì, anzi canarini da canto.

Silvia:       Ma quindi Franco...

Alice:        Ha dei canarini in taverna, quarantadue per la precisione.

Silvia:       Ah!

Alice:        Perché scusa, che avevi capito?

Silvia:       Io... No pensavo chissà cosa...

Alice:        Franco? Ma se è un pantofolaio.

Silvia:       Bèh, i suoi intrallazzi ce li ha anche lui.

Alice:        Come?

Silvia:       Volevo dire, avrà anche lui i suoi “passatempi” fuori casa.

Alice:        Mah, esce così di rado. Se non per il lavoro.

Silvia:       (tra sé) certo, il lavoro e la sua Debora.

Alice:        Comunque, basta parlare di hobby e canarini. Sei stata molto gentile a passare a salutarci. Ma siete proprio sicuri di non voler partire al posto nostro?

Silvia:       Sicuri, sicuri. Alice, godetevi questo weekend che può farvi solo bene.

Alice:        Potrebbe far bene anche a voi.

Silvia:       Credimi, tu ne hai più bisogno.

Alice:        Allora ti ringrazio. Adesso ti chiedo di perdonarmi ma abbiamo ancora le valige da preparare.

Silvia:       Ti lascio subito, prima però volevo chiederti una cosa.

Alice:        Dimmi.

Silvia:       Non è che mi lasceresti le chiavi di casa tua?

Alice:        Le chiavi? E per quale motivo?

Silvia:       Potrei prendermi cura della casa mentre siete via. Controllare se è tutto a posto.

Alice:        Ci sarà già Luca.

Silvia:       Luca?

Alice:        Ma sì, verrà per fare i rilievi per la vasca, non ricordi?

Silvia:       Ah, già. La vasca.

Alice:        E intanto che sarà qui Franco gli ha chiesto di prendersi cura dei canarini.

Silvia:       È vero che ci sono anche i canarini. Però Luca è un uomo. Sì, controllerà i canarini perché glielo ha chiesto il suo amicone, ma il resto della casa? La posta, le piante. E dopo che Luca farà i rilievi chi pulirà?

Alice:        Su questo hai ragione.

Silvia:       Vedi?

Alice:        Certo mi sentirei più tranquilla se ci fossi tu a dare un’occhiata.

Silvia:       E allora eccomi qui, la tua sorellina preferita.

Alice:        Hai ragione, ti prendo le chiavi. (si avvicina ad un mobile dal quale estrae delle chiavi, o da uno svuotatasche) Devo chiederti un favore.

Silvia:       Dimmi pure.

Alice:        Non dire delle chiavi a Franco.

Silvia:       Non dirò nulla, ma per quale motivo?

Alice:        Perché gli ho fatto parecchie storie sul fatto che Luca verrà nel weekend per i rilievi, perché non mi va che degli estranei entrino in casa mia quando non ci siamo.

Silvia:       E non ti va che ti rinfacci il fatto che tu mi abbia dato le chiavi.

Alice:        Esattamente.

Silvia:       Non ti preoccupare, non gli dirò nulla.

Alice:        Ti ringrazio.

Silvia:       Posso chiederti un altro favore?

Alice:        Certamente.

Silvia:       Posso fare una telefonata in pizzeria? Devo ordinare delle pizze d’asporto ma ho il cellulare scarico.

Alice:        Ma senza problemi, anzi. È davvero una bella idea quella delle pizze. Non abbiamo ancora preparato nulla per la cena e onestamente non ho molta voglia di cucinare.

Silvia:       È molto comodo, poi te le portano anche a casa.

Alice:        Ma sì, pizza anche per noi stasera. Vado a chiedere a Franco che pizza vuole. Tu telefona pure. (esce verso la camera)

Silvia:       (si avvicina al telefono) Povera Alice, mi dispiace ingannarla ma non ho altra scelta. Lo faccio per il suo bene. Altro che pizza d’asporto. (tira fuori un biglietto da visita) Ecco qua, Felice Murazzi Investigatore Privato, Via Liguria bla bla. Ed ecco il numero. (compone il numero sull’apparecchio) Pronto, buonasera vorrei parlare con il dottor Murazzi. Ah, è lei. Buonasera, sono Alice Marelli. La sto chiamando da casa perché avrei bisogno di richiedere i suoi servigi, ho dei sospetti su mio marito, Franco Astolfi, e vorrei scoprire se ha una relazione con un'altra persona. Sì certo, non le spiegherò tutto al telefono. Un appuntamento. Sì, per domani sarebbe perfetto. Sì, esatto. A casa mia va benissimo. Sì. Le chiedo solo una cortesia. Non chiami a questo numero, è quello di casa. Le lascio il numero del mio cellulare, non vorrei che mio marito dovesse intercettare qualche telefonata e scoprire il tutto. Sì, allora 339456782, esatto. A domani allora. Grazie. Buona serata. (riaggancia) E questa è fatta.

Alice:        (esce dalla camera) Una capricciosa e una quattro stagioni. Ci pensa Franco ad ordinarle, conosce una pizzeria che le fa proprio buone.

Silvia:       Ho fatto anch'io, grazie.

Alice:        Figurati, per così poco. Anzi, ti ringrazio io per la visita. (campanello) Suonano a quest'ora. Chi può essere.

(apre, entrano Mario e Luigi. Mario è vestito da donna, Luigi porta una valigia/campionario)

Alice:        Buonasera.

Luigi:         Oh, buonasera signore belle.

Alice:        Buonasera a lei, ma ci conosciamo?

Luigi:         Personalmente no, ma mi sembra di conoscerle da sempre. Due così belle signore. Ma fate le modelle? Forse vi ho viste su qualche rivista.

Silvia:       Ma cosa dice?

Alice:        Ma no, si sta sbagliando di sicuro.

Luigi:         Io non sbaglio mai su questo, ho l'occhio fino per le belle donne. Permettete che mi presenti, sono Gaspare della Noce, produttore e venditore diretto del miglior intimo femminile sulla piazza, e lei è la mia modella Estella.

Mario:       Piacere.   

(Estella)

Alice:        Piacere nostro, ma a cosa dobbiamo la sua visita?

Luigi:         È un colpo di fortuna che mi porta da voi. Io ho dei capi che possono deliziare, risaltare, evidenziare il vostro corpo, che già vedo essere meraviglioso così.

Silvia:       Se lo dice lei.

Alice:        Che adulatore.

Luigi:         No no, signora, non si tratta di adulare. Si tratta di vedere le potenzialità e le bellezze nelle persone che si hanno di fronte. E, credetemi, voi siete bellezze di raro pregio.

Silvia:       (perplessa) Sarà.

Alice:        E cosa avrebbe per noi.

Luigi:         Come le ho già detto, signora mia, io produco e distribuisco personalmente il miglior intimo femmi-nile su piazza.

Alice:        Meglio delle grandi marche?

Luigi:         Molto meglio, signora, molto meglio. Diglielo anche tu, Estella.

Mario:       Molto meglio.

Luigi:         Ecco, Estella è una grande modella internazionale, che ha calcato le passerelle delle più importanti sfilate.

Silvia        (ancora più perplessa): Sarà.

Luigi:         Ora le mostro subito le mie creazioni. (butta la valigia sul tavolo) Posso appoggiarmi qui?

Alice:        Ormai l'ha fatto.

Luigi:         E le assicuro che non si pentirà di avermelo fatto fare. (apre la valigia) Guardi che meraviglia questo pizzo, e questo reggiseno? (lo porge a Silvia) Le sta un incanto.

Silvia:       (spiega un reggiseno enorme) Vuole scherzare? Sarà almeno una sesta!

Luigi:         Possiamo farli in ogni misura. Guardi questo cotone. (estrae dei boxer con disegnini) Ah, no questi sono miei.

Alice:        Mi scusi ma non siamo interessate, ed è quasi ora di cena.

Luigi:         Ah, ma ci metterò un secondo. Un solo secondo per farvi innamorare delle mie creazioni.

Silvia:       Io ho già visto abbastanza.

Luigi:         Niente discussioni, adesso Estella vi mostrerà e vi farà indossare il meglio della mia collezione. E vi assicuro che non potrete più fare a meno di me. Estella, fai provare questi alle signore. (prende un po' di capi e li sbatte in mano a Mario) Prego: seguitela, fate come se foste a casa vostra.

Alice:        Ma siamo a casa mia!

Mario:       (ad Alice) Mi scusi, il bagno?

Alice:        Da quella parte. (indica le camere)

Mario:       Vi prego di seguirmi.

Silvia:       Mah. (escono verso le camere)

Luigi:         Benissimo, benissimo! Tutto alla perfezione. Adesso devo cercare le chiavi di casa e fare una copia su questa forma. Purtroppo la plastilina l'avevo finita e mi è rimasto solo il burro. (scarta delicatamente un involucro con carta stagnola e altro) Andrà bene lo stesso, però dobbiamo sbrigarci altrimenti si scioglie. Allora, le chiavi, le chiavi. Nella serratura non ci sono. (cerca) Eccole qui. Gli svuotatasche sono una vera manna per noi ladri, dovrebbero santificare l'inventore. Ed ecco un bel calco perfetto.

Franco:     (esce dalla camera con Luca) Tesoro, le pizze dovrebbero arrivare a momenti...  Ehi, ma lei chi è?

Luigi          (spaventato infila il burro in tasca): Io, io... sono... che nome avevo usato prima? Sono Gaetano del Picchio, famoso produttore e distributore di intimo femminile.

Luca:         Interessante.

Franco:     Intimo femminile? E cosa ci fa in casa mia?

Luigi:         Cosa ci faccio in casa sua? Ma sto mostrando la mia nuova collezione alle signore presenti.

Luca:         (si guarda attorno) Signore?

Franco:     Dov'è mia moglie?

Luigi:         Non si alteri. È in bagno con l'altra signora. La mia modella Estella sta mostrando loro la nuova colle-zione. Mi creda ne resterà affascinato.

Luca:         (indicando Luigi) Ha qualcosa di umido in tasca.

Luigi:         Io? (rendendosi conto) O porca miseria.

(si sentono rumori provenire da fuori)

Franco:     Ma cosa sta succedendo qui?

Alice:        (da fuori) Ma come si permette? Tenga giù le mani.

Franco:     Tesoro, che succede?

Alice:        (entra dalla camera semivestita) Mi sentirà quel venditore.

Luca:         Ah, però.

Franco:     (a Luca) Tu non guardare!

Alice:        (a Luigi) Lei, lei. Quell'energumena della sua modella sta prendendosi troppe libertà. Le dica di tenere le mani a posto.

Luigi:         Mah veramente, non capisco come possa essere accaduto.

Franco:     Amore, stai bene?

Alice:        Sto bene, sto bene. Tesoro, manda via questo tizio con la sua robaccia.

Franco:     (a Luigi) La prego di volersene andare immedia-tamente!

Luigi:         Ma no, mi creda. Ci deve essere uno sbaglio.

Alice:        Lo sbaglio è stato quello di farla entrare.

Franco:     Se ne vada!

Luigi:         Ma il mio campionario? La mia modella.

Silvia        (da fuori si sente un urlo) Ahhhhhh! Ma è un uomo!!!

Mario:       (entra di corsa dalle camere senza parrucca) Via presto! Ci hanno scoperto! Scappiamo!

Alice:        Ma è il tizio dell'aspirapolvere!

Mario:       Sa, signora, è difficile campare con un lavoro solo.

Luigi:         Dài, muoviti.

Mario:       Addio. (escono dalla porta d'ingresso lasciando il campionario sul tavolo)

Franco:     Se ne sono andati.

Luca:         Pazzesco.

Alice:        Ti ritrovi in casa certa gente insistente, voleva assolutamente venderci le sue porcherie. Incre-dibile.

Franco:     Ma la modella era un uomo?

Alice:        Era un uomo. Lo stesso dell'aspirapolvere.

Luca:         Aspirapolvere?

Alice:        Un tizio che voleva a tutti costi farci provare l'aspira-polvere Gnometto.

Franco:     Che giornata movimentata.

Luca:         Ehm.

Franco:     (ad Alice) Tesoro, mettiti addosso qualcosa.

Alice:        O mio Dio, scusate.

Luca:         Figurati, anzi.

Alice:        Vado a rivestirmi e vedere come sta Silvia. (esce verso le camere)

Franco:     Mamma mia che confusione, per fortuna che domani partiamo. Un bel weekend di relax è proprio quello che ci vuole.

Luca:         Hai proprio ragione.

Franco:     Luca, ti ringrazio per i canarini e, mi raccomando. Fai molta attenzione in casa, non vorrei che Alice scoprisse qualcosa.

Luca:         Avrò la massima cura su tutto.

Franco:     Adesso ti saluto, vado a preparare in cucina. L'omino delle pizze sarà qui a momenti.

Luca:         Se non ti dispiace darei un'occhiata al campionario di intimo che è rimasto sul tavolo. Non si sa mai dovesse saltar fuori un regaluccio per Debora.

Franco:     Fai pure, io vado se non ti dispiace.

Luca:         Assolutamente. Mi raccomando, fate buon viaggio.

Franco:     Grazie, e anche tu buon... Buon viaggio! (esce verso la cucina)

Luca:         Diamo un’occhiata a queste cosine. (estrae uno slippino minuscolo) Interessante come articolo.

(campanello, da fuori si sente urlare “Pizza!”)

Franco:     (dalla cucina) Sono le pizze. Luca, apri tu?

Luca:         Apro io. (Apre, la porta ed entra il commesso della pizzeria. Porta occhiali da sole e cappellino) Buonasera, le chiamo subito il signor Astolfi per il pagamento. (esce verso la cucina)

(il commesso appoggia le pizze, toglie cappello e occhiali e si scopre essere Mario)

Mario:       Faccia con comodo. (si avvicina allo svuotatasche e prende delle chiavi) E queste adesso sono mie!

(buio)

Fine Secondo Atto


Terzo Atto

Scena: Stessa scena del primo atto. Silvia e Marco sono soli.

Quarta Scena

Marco:      E come l’ha presa quando le hai detto che non potevamo accettare il viaggio?

Silvia:       Ha insistito un po’. Ma alla fine ha visto che non otteneva nulla e hanno deciso di andare lo stesso. Contrattempo? Vedi che c’erano altri problemi.

Marco:      Magari questa vacanza potrà fargli bene.

Silvia:       Magari, però io di Franco non mi fido. Ed è per questo che voglio agire subito.

Marco:      Non capisco per quale motivo ti sei fatta lasciare le chiavi di casa loro.

Silvia:       Perché ho in mente un’idea geniale.

Marco:      Un’idea geniale?

Silvia:       E tu sarai mio complice.

Marco:      Ho paura.

Silvia:       Vuoi assecondarmi una buona volta?

Marco:      Mi sembra che io ti stia assecondando un po’ troppo spesso.

Silvia:       Sempre a lamentarti.

Marco:      D’accordo. Parlami di questa idea.

Silvia:       Ho contattato il signor Murazzi.

Marco:      E chi sarebbe il signor Murazzi?

Silvia:       L’investigatore privato. Quello che abbiamo cono-sciuto da tuo fratello.

Marco:      Ah sì, l’investigatore privato.

Silvia:       Ho fissato un appuntamento con lui oggi.

Marco:      Un appuntamento? E dove, nel suo studio?

Silvia:       No, qui.

Marco:      Qui?

Silvia:       Certo!

Marco:      Ma perché proprio qui?

Silvia:       Perché è questa la chiave del mio piano.

Marco:      (dubbioso) Mmmm.

Silvia:       Ma sì, ragiona un attimo. Io non posso far pedinare da un investigatore privato il marito di mia sorella.

Marco:      Ci mancherebbe altro.

Silvia:       Ed è per questo che farò pedinare mio marito.

Marco:      Cosa?

Silvia:       Certo. Così non potrà rifiutare.

Marco:      E perché dovresti farmi pedinare? Io non ti nascondo nulla.

Silvia:       Ma non mio marito tu. Mio marito Franco.

Marco:      Non capisco.

Silvia:       Ma possibile che non riesci mai a seguirmi? Io fingerò di essere Alice!

Marco:      Ma sei pazza!

Silvia:       È geniale.

Marco:      È folle!

Silvia:       Lo faccio per il suo bene.

Marco:      Qui se ci scoprono è la fine.

Silvia:       Ma non ci possono scoprire. E anche se dovesse succedere cosa vuoi che ci possa capitare? È solo una piccola bugia, dopotutto.

Marco:      Finiremo in galera. Verranno gli amici a portarci le arance.

Silvia:       Ma finiscila. Sei il solito disfattista.

Marco:      Ho paura.

Silvia:       Andrà tutto benissimo.

Marco:      Ho davvero paura!

Silvia:       Dovrebbe arrivare tra poco. Vieni con me. Ti spiegherò il piano per filo e per segno. (lo prende per mano ed escono verso la cucina)

Marco:      Non mi dona il pigiama a strisce. (escono)

(si sente rumore di chiavi e poi entra dalla porta d’ingresso Luca, seguito da Debora)

Luca:         Eccoci arrivati nella mia umile dimora.

Debora:    (molto oca) Ma, è meravigliosa...

Luca:         Mah, è solo una delle case che ho. Ne ho altre al mare ed in montagna. Oltre ad un attico a Parigi.

Debora:    È meraviglioso.

Luca:         E le ho progettate tutte io.

Debora:    È… è… meraviglioso.

Luca:          Già! Meraviglioso. Vuoi bere qualcosa?

Debora:    Volentieri. Cosa mi offri?

Luca:         Mettiti comoda che ti preparo uno dei miei cocktail speciali. Ti raggiungo subito. (fa per andare in cucina)

Debora:    Non mi fai vedere il resto della casa?

Luca:         Ma certo. Certo. Che sbadato. Vieni, da questa parte ci sono le camere.

Debora:    Oh Franco, le camere… Meraviglioso! (escono a sinistra)

Silvia        (entra con Marco) Mi è sembrato di sentire delle voci.

Marco:      Sarà già arrivato l’investigatore.

Silvia:       Non ha le chiavi. Avrebbe suonato.

Marco:      Ah già. Allora chi può essere?

Silvia:       Sarà Luca, deve venire a fare i rilievi della vasca.

Marco:      Ma certo, Luca!

Silvia:       Spero non mi scombussoli i piani. Murazzi dovrebbe arrivare a breve.

Marco:      Sento puzza di guai.

Silvia:       Andiamo a controllare in bagno. (escono verso il bagno)

Luca:         (entra con Debora dalle stanze) Mentre da questa parte abbiamo la zona giorno.

Debora:    Le camere sono meravigliose. Arredate con un gusto… meraviglioso. È tutto così… meravi-glioso...

Luca:         Già, già. Vieni che ti mostro anche la cucina.

Debora:    È… è…

Luca:         …meraviglioso?

Debora:    Sì, meraviglioso… (escono verso la cucina)

Marco:      (entra con Silvia dal bagno) Non c’è nessuno in bagno.

Silvia:       Ma ho sentito ancora quelle voci.

Marco:      Senti, torniamocene a casa. Non credo sia una buona idea.

Silvia:       Basta! Non aver paura. Non essere il solito fifone. Per una volta mi vuoi fare contenta?

Marco:      D’accordo. Ci provo.

Silvia:       Per prima cosa cerchiamo di capire di chi sono queste voci.

Marco:      Controlliamo in camera. (escono verso le camere)

Luca:         (entra con Debora dalla cucina) E questo è tutto. Come vedi non è molto grande.

Debora:    È… è… fantastica!

Luca:         Ah, credevo meravigliosa.

Debora:    Come?

Luca:         (desideroso di arrivare al dunque) Nulla, nulla. Bene, dire che ora possiamo metterci comodi con il nostro cocktail.

Debora:    Solo un momento. Avrei bisogno del bagno. Devo finire di prepararmi.

Luca:         Certo, capisco. Vai pure, la strada la conosci.

Debora:    Torno subito. Aspettami.

Luca:         Con ansia.

(Debora esce verso il bagno)

Luca:         Che sogno, che sogno. Mi attende un weekend di relax e divertimento in questo paradiso. Che idea geniale, cosa potrebbe andare storto? Una donna così bella. Forse non sarà una cima, ma cosa importa. Sarà un weekend di fuoco. Non sto più nella pelle. (si avvicina al bagno come per spiare dalla serratura)

Silvia:       (entra dalle camere) Luca!

Luca:         (salta sorpreso) Silvia!

Luca:         Luca!

Luca:         Marco? Ma cosa ci fate qui? (si mette davanti alla porta impedendone l’apertura)

Silvia:       Alice ci ha lasciato le chiavi per curare la casa nel weekend.

Luca:         Ah, bene.

Marco:      Sei qui per la vasca?

Luca:         La vasca? Quale vasca?

Silvia:       Ma sì, Alice mi ha detto che saresti venuto per i rilievi della vasca idromassaggio.

Luca:         Ah sì, la vasca. Certo. (dal bagno si sentono rumori e picchiare contro la porta)

Marco:      Ma c’è qualcuno?

Luca:         Dove?

Marco:      Nel bagno, c’è qualcuno?

Luca:         Non credo.

Silvia:       Ma, e questi rumori?

Luca:         Ah! Questo bagno? Sì, c’è. C’è un mio assistente. Per poter finire prima.

Marco:      Un assistente.

Luca:         Ora scusatemi, vado a fare i rilievi. (esce di fretta dalla porta del bagno)

Marco:      E adesso come facciamo?

Silvia:       Non ci darà fastidio, sarà preso con il suo lavoro.

Marco:      Ho sempre più  paura.

Silvia:       (guarda l’orologio) Il signor Murazzi dovrebbe ormai essere qui. Vieni in cucina che ti spiego gli ultimi dettagli. (escono in cucina)

                   (rumore di chiavi, poi dalla porta di ingresso entra Alice e Franco con due valige)

Alice:        Ti dico che è meglio così.

Franco:     Io non ti capisco. Eravamo già pronti per partire. Seduti nei nostri posti sull’aereo, quando ti sei messa a fare il diavolo a quattro per poter scendere. Abbiamo creato un caos tremendo per recuperare i bagagli. E non ho ancora capito perché.

Alice:        Mi sentivo in colpa. Non mi andava di partire e lasciare sola la mia sorellina con quel mascalzone.

Franco:     Alice, non sappiamo nulla. Magari è solo una storia vecchia. Magari non c’è niente.

Alice:        Non l’hai forse sentito tu vantarsi delle sue doti di amatore?

Franco:     Adesso non esagerare. Ha lasciato intendere che aveva una relazione con un’altra donna. E che gli sembrava una cosa naturale. Forse l’ha detto solo per vantarsi un po’. Sai come facciamo noi uomini.

Alice:        No, dimmelo tu. Come fate VOI uomini?

Franco:     Ma no. Intendevo solo… Ma sì, mi sembrava una goliardata. Tutto qui.

Alice:        Tutto qui? Direi che è abbastanza per farmi preoccupare. E per andare a fondo sulla questione.

Franco:     Andare a fondo? Cosa hai intenzione di fare?

Alice:        Ti spiegherò tutto. Ma prima mettiamo le valige in camera. (escono verso le stanze)

Silvia:       (entra da sinistra con Marco) Mi è sembrato di sentire ancora la porta.

Marco:      Sarà Luca che sta lavorando.

Silvia:       Ma quanto ci mette il signor Murazzi? Dovrebbe essere già qui.

Marco:      Vedrai che arriverà a momenti. Però, non ho capito ancora alcuni dettagli del piano.

Silvia:       Cosa non hai capito? È semplicissimo. Io fingo di essere Alice e chiedo al signor Murazzi di pedinare Franco perché temo che possa avere un’amante. Ti sembra complicato?

Marco:      Questo l’avevo capito.

Silvia:       E allora. Cosa non hai capito? È tutto qui il piano.

Marco:      Ecco, appunto. È la mia parte che non mi è chiara.

Silvia:       Ma tu non devi fare nulla!

Marco:      Ecco perché non mi era chiara.

Silvia:       Sempre il protagonista devi essere? Egocentrico. Tutto intorno a te. (esce verso la cucina)

Marco:      Ma cosa ho detto? (segue Silvia in cucina)

Debora:    (esce dal bagno) Ma non possiamo passare in bagno tutto il weekend.

Luca:         (esce dal bagno) Shh. Vieni dentro ti dico. Potrebbero sentirci.

Debora:    Ma chi potrebbe sentirci?

Luca:         Già, chi?

Debora:    Non è casa tua?

Luca:         Certo, certo. E di chi altri?

Debora:      E allora che problema c’è?

Luca:         (cerca una scusa) Ci sono i dipendenti dell’impresa di pulizie. Potrebbero vederti e, impiccioni come sono, spettegolerebbero per giorni.

Debora:    E che problema c’è?

Luca:         No, no. È che vorrei essere io a presentarti ai miei amici. Una… Una sorpresa, ecco tutto.

Debora:    Oh, che tesoro che sei. (escono verso il bagno)

Franco:     (entra dalla camera con Silvia) E quindi cosa avresti intenzione di fare?

Alice:        Bisogna smascherare Marco. Così sarà costretto a confessare tutto e anche Silvia capirà.

Franco:     Non contare su di me.

Alice:        Ah, grazie. Tu sei sempre d’aiuto quando serve.

Franco:     Non mi sembra una cosa legale. E, comunque, non saprei da dove cominciare. Non vorrai mica che mi metta a pedinare tuo cognato?

Alice:        Sei un genio!

Franco:     Chi?

Alice:        Tu! Sei un genio!

Franco:     Cosa ho fatto?

Alice:        Hai avuto un’idea straordinaria.

Franco:     Io?

Alice:        Ma sì. Pedinare Marco.

Franco:     Non contare su di me.

Alice:        No, no. Tu hai già avuto l’idea. Ci penserà un investigatore privato.

Franco:     Un investigatore privato? Credevo esistessero solo nei telefilm.

Alice:        Ma no, esistono anche nella realtà. Teresa ha fatto fare delle indagini su suo marito da uno bravo. Un certo Palazzi, o qualcosa di simile. Mi aveva dato il biglietto da visita qualche tempo fa, ma non avrei mai pensato di usarlo. Vieni, dovrei averlo nella borsa. (escono verso le camere)

Silvia:       (esce dalla cucina parlando al cellulare) Certo signor Murazzi. Sì sì, vengo ad aspettarla per strada, mi scusi se non la faccio suonare ma non funziona il citofono. Arrivo subito. E anche questa è fatta, almeno non sentirà nessuno il suo arrivo. (esce dalla porta d’ingresso)

Luca:         (esce dalla porta) Ho sentito una porta. Se ne saranno andati. Vado a controllare in cucina. (esce verso la cucina)

Franco:     (esce dalla camera) Devo avvisare Luca, non può più venire. Speriamo non sia troppo tardi. (prende il telefono e fa il numero dando le spalle alla porta della cucina)

Luca:         (esce dalla porta della cucina indietreggiando dando le spalle a Franco) Già Marco, aspetta che mi vibra il telefono. Pronto.

Franco:     Pronto Luca, sono io.

Luca:         Io chi?

Franco:     Io Franco.

Luca:         Ah, Franco! Allora, com’è Parigi?

Franco:     Parigi sarà bellissima ma io non sono là.

Luca:         Come no?

Franco:     No!

Luca:         E come mai?

Franco:     Perché Alice ha voluto tornare a casa prima di partire!

Luca:         A casa? (si gira e vede Franco al telefono)

Franco:     Sì, quindi cerca di non andare da me oggi altrimenti…

Luca:         Altrimenti è troppo tardi…

Franco:     (si volta e vede Luca) E tu cosa ci fai qui? (parlando ancora nella cornetta)

Luca:         Dovrei domandare la stessa cosa a te.

Franco:     Devi sparire!

Luca:         C’è anche Debora di là.

Franco:     Dovete sparire prima che mia moglie lo venga a sapere.

Alice:        (entrando dalla camera) Prima che io venga a sapere cosa?

Franco:     Eh?

Luca:         Oh, ciao Alice. Che piacere vederti.

Alice:        Cosa non dovrei sapere?

Franco:     Niente… si parlava di lavoro.

Alice:        E della vasca?

Franco:     Sì, sì. La vasca appunto.

Alice:        Posso vedere i lavori.

Luca:          No! (frapponendosi tra Alice e la porta del bagno)

Alice:        No?

Franco:     No, no. È tutto in disordine. Poi non vorrai rovinare la sorpresa.

Alice:        Mi sa che voi due mi nascondete qualcosa.

Luca:         Noi? Ma no.

Franco:     Ma cosa dici, cara?

Alice:        Va Bèh. Tesoro, verresti di là per quella cosina che ti avevo detto?

Franco:     Arrivo, arrivo.

Alice:        Ciao Luca. (esce verso la camera)

Franco:     (a Luca) Cercate di sparire. Tu e la tua Debora. (esce verso la camera)

Luca:         Sparire, è una parola. (verso il bagno) Debora, tesoro. (esce verso il bagno)

Silvia:       (entra dalla porta d’ingresso con Murazzi) E come le dicevo è una questione delicata, per questo l’ho chiamata subito.

Murazzi:   Capisco signora, e l’assicuro che ha fatto molto bene. Non è per vantarmi ma sulla piazza sono ciò che di meglio si possa trovare. Un segugio di prima classe. Ma prima di mettermi in moto ho bisogno di alcuni elementi su cui poter indagare.

Silvia:       Alcuni elementi? Sarebbe a dire?

Murazzi:   Delle foto. O alcuni dettagli sulle abitudini del signor Astolfi.

Silvia:       Abitudini?

Murazzi:   Sì. Ad esempio se è uso a frequentare alcuni caffè o circoli. O se fa dell’attività fisica in luoghi abituali. Se è appassionato di sport e segue qualche evento. Se ultimamente ha fatto viaggi di lavoro o se si intrattiene in ufficio più del solito. Tutto può essere utile.

Silvia:       Sì, certo. Mi può aspettare che chiedo a mio marit… ehm.. chiedo a mio… fratello se lui conosce qualche abitudine del signor Astolfi, cioè (correggendosi) di mio marito. Torno subito. Gradisce un caffè?

Murazzi:   Molto volentieri signora.

Silvia:       Torno presto. (esce verso la cucina)

Murazzi:   (tra sé) Gran bella casa. I signori Astolfi devono passarsela molto bene economicamente. Se non erro lui è un imprenditore edile. Le probabilità che un uomo così possa avere un’amante sono molto elevate. Eh, si. I soldi aprono sempre le porte a questo tipo di avventure. Non sarà un’impresa difficile smasche-rarlo. Almeno, non per uno come Felice Murazzi.

Debora:    (esce dal bagno parlando con Luca che è rimasto all’interno) Non capisco tutta questa fretta? Non ci siamo nemmeno seduti sul divano… (si gira e nota Murazzi) Oh, buongiorno!

Murazzi:   Buongiorno, signorina.

Debora:    E lei chi sarebbe?

Murazzi:   (galante) Felice Murazzi. Ci conosciamo?

Debora:    Non credo proprio. Sono Linetti Debora, la fidanzata (scandito) del signor Franco Astolfi.

Murazzi:   Ah! (allibito) davvero? È un piacere conoscerla.

Luca:         (esce dal bagno) Allora, sei pronta per andare? (nota Murazzi) Ah, buongiorno.

Murazzi:   Buongiorno.

Luca:         (prende Debora) Torna dentro. (la porta in bagno ed escono)

Murazzi:   Bèh, devo ammettere che è stato più facile del previsto.

Silvia:       (esce dalla cucina) Le foto non le ho trovate ma mio marit… cioè, mio fratello dice che solitamente il signor Astolfi fa jogging nel parco Nord. Ecco il caffè.

Murazzi:   Mia cara signora. Sono orgoglioso di annunciarle che Murazzi, come al solito non sbaglia un colpo. Anche se questa volta è stato davvero facile.

Silvia:       Che intende dire?

Murazzi:   Che il caso è risolto.

Silvia:       Di già?

Murazzi:   Ebbene sì. Il signor Astolfi ha un’amante, come lei pensava. E so anche dove possiamo trovarla.

Silvia:       Ah sì?

Murazzi:   Esattamente.

Silvia:       E dove sarebbe?

Murazzi:   In bagno.

Silvia:       In bagno?

Murazzi:   Certo, questa volta posso dire di essere stato davvero fortunato. Ma ciò non toglie lustro alla mia abilità di segugio.

Silvia:       Signor Murazzi, lei è fenomenale.

Murazzi:   Così mi lusinga, signora.

Silvia:       No, no. Lei è davvero superlativo.

Murazzi:   Troppo buona, davvero.

Silvia:       Mi aspetti qui che devo parlare un attimo con mio fratello. (esce verso la cucina)

Alice:        (esce con Franco dalla camera, non si accorge di Murazzi che sta guardando delle stampe alla parete) Ho chiamato l’investigatore che mi ha consigliato Teresa, un certo Murazzi,  ma non era in ufficio. Ho lasciato un messaggio in segreteria. (nota Murazzi) E lei chi è?

Murazzi:   È parecchio affollata questa casa. Sono Felice Murazzi, signora.

Alice:        È già qui? Che efficienza!

Murazzi:   (non capendo del tutto) Modestamente è una delle mie qualità. Posso aiutarla?

Alice:        Certo. L’avevo chiamata proprio per questo. Io sono… (indugia) Sono Silvia Marelli e questo (indicando Franco) è mio fratello.

Franco:     Già, fratello.

Murazzi:   È un piacere.

Alice:        Vede, avrei bisogno che lei indagasse su mio marito perché temo abbia un’amante.

Murazzi:   Anche lui?

Franco:     Come dice?

Murazzi:   Nulla, nulla. Riflettevo tra me. E, mi dica, cosa sa di questa amante.

Alice:        Effettivamente ben poco.

Franco:     Certo, altrimenti non pagheremmo lei per scoprirlo.

Murazzi:   (ignorando la provocazione) Mi servirebbero maggio-ri dettagli sulla signora. E anche sul signore.

Alice:        Venga con noi da questa parte che le spiego tutto. (escono verso la camera)

Luca:         (esce dal bagno) Questa non se ne vuole proprio andare. Non so più cosa inventarmi. Guarda in che casino mi sono ficcato. Aveva ragione Franco. E adesso come ne esco?

Marco:      (esce dalla cucina) Luca, sei ancora qui? Come vanno i lavori?

Luca:         I lavori? Eh, un po’ a rilento. Qualche intoppo.

Marco:      Ne avrai ancora per molto?

Luca:         (riflette) Mah, mah… Guarda, io avrei finito e starei per andarmene.

Marco:      Ma non andavano a rilento? Sei stato velocissimo.

Luca:         Eh, sai. Sono un tipo modesto.

Marco:      Eh!? E quando verrà pronta questa vasca?

Luca:         Presto, diciamo presto. Io adesso devo proprio scappare. Salutami tutti, eh.

Marco:      Va bene.

Luca:         Ciao, ciao. (esce dalla porta d’ingresso)

Marco:        Ciao Luca. Che tipo strano. (Esce verso la cucina)

(Luigi e Mario entrano dalla porta, sono vestiti tipicamente da ladri: si muovono cautamente e parlano a voce bassa)

Mario:       (bisbigliando) È più facile di quanto sembri. La serratura blindata non è nemmeno chiusa. Tutto quel cinema per recuperare le chiavi non è servito a nulla.

Luigi:         (bisbigliando) Ma sei sicuro che non ci sia nessuno?

Mario:       (c.s.) Sicuro, ho fonti affidabili.

Luigi:         (c.s.)) Fonti affidabili?

Mario:       (c.s.) Ne parlava il Toni l’altra sera al bar. Astolfi e la moglie saranno a Parigi per tutto il weekend.

Luigi:         (c.s.) E il Toni come fa ha saperlo?

Mario:       (c.s.) Ah, fonti attendibili.

Luigi:         (c.s.) Anche lui?

Mario:       (c.s.) Certo. Controllo sempre la provenienza delle fonti.

Luigi:         (c.s.) E quali sarebbero queste fonti?

Mario:       (c.s.) Gliel’ha detto la moglie del prestinaio, che l’ha saputo dalla tintoria, che l’ha saputo… Insomma, da uno…

Luigi:         (c.s.) E queste sarebbero le fonti attendibili?

Mario:       (c.s.) Ha saputo anche che il geometra Luca Onofri sarebbe stato qui per dei rilievi in loro assenza. Chi abbiamo visto uscire dalla casa poco fa?

Luigi:         (c.s.) Il geometra Onofri.

Mario:       (c.s.) Visto? Questo dimostra la veridicità delle fonti.

Luigi:         (c.s.) Quindi in casa non c’è nessuno?

Mario:       (c.s.) Quindi in casa non c’è nessuno!

Luigi:         (c.s.) Allora puoi spiegarmi una cosa?

Mario:       (c.s.) Se posso. Dimmi?

Luigi:         (c.s.) Perché stiamo ancora bisbigliando?

Mario:       (c.s.) Non lo so. Deformazione professionale.

Luigi:         (ritorna ad un volume normale) Prediamo tutto il possibile prima che ritorni qualcuno.

Mario:       Il possibile. Mi raccomando. Oggetti di valore ma di poco peso.

Luigi:         Certo. Non appesantiamoci inutilmente. (iniziano a riempire i sacchi con oggetti a caso)

Mario:       Guarda questa cornice d’argento.

Luigi:         Prendi, prendi. Io prendo questo, questo e questo.

Debora:    (esce dal bagno in accappatoio) Tesoro.

(Luigi e Mario si bloccano e guardano Debora)

Debora:    Oh, buongiorno.

Luigi:         (balbettando) Buongiorno.

Mario:       Buongiorno. Noi… noi…

Debora:    Siete quelli dell’impresa?

Luigi:         Eh?

Mario:       Impresa?

Debora:    Ma sì. State ripulendo tutto per bene?

Luigi:         Eh, sì…

Mario:       Ma veramente noi…

Debora:    Non vi preoccupate, fate un buon lavoro.

Luigi:         (imbarazzato) Ci proviamo.

Debora:    Non vi disturberò più. (esce verso il bagno)

Luigi:         (perplesso) E questa?

Mario:       Non saprei.

Luigi:         (preoccupato) Andiamo via?

Mario:       E perché? Ci ha anche augurato buon lavoro.

Luigi:         Ci avrà preso per qualcun altro.

Mario:       Dài, muoviamoci a ripulire. Non vorrai deludere la signorina, eheheheh!

Luigi:         No no. Diamoci da fare, eheheheh! (riprendono a mettere cose nei sacchi)

Mario:       (si ferma all’improvviso) shh.

Luigi:         (preoccupato) Cosa c’è?

Mario:       Sento dei rumori dalla cucina.

Luigi:         Sei sicuro?

Mario:       Sì, sì. Presto, via da qui! (escono verso il bagno)

Marco:      (continuando a parlare verso la cucina) …e comunque adesso Luca se n’è andato e non c’è più nessuno in casa.

Debora:    (viene spinta fuori dal bagno) Ehi, ma che modi di trattare una signora.

Marco:      Proprio nessuno.

Debora:    (si accorge di Marco) Oh, buongiorno.

Marco:      (imbarazzato) Buongiorno.

Debora:    Buongiorno, ha visto per caso Franco.

Marco:      Franco. Non c’è.

Debora:    Come non c’è? Ma se era qui fino a un momento fa?

Marco:      Franco? Ne è proprio sicura?

Debora:    Ma certo.

Marco:      No, perché pensavo…

Alice:        (esce dalla camera) …adesso le vado a prenderle subito le foto. (vede Marco e Debora) Mah, Marco! (rientra in camera)

Marco:      Alice. Lascia che ti spieghi.

Debora:    Ma quanta gente in questa casa. (rientra in bagno)

Silvia:       (esce dalla cucina) Ma sei qui da solo?

Marco:      Qui sì, ma in questa casa c’è troppa gente.

Silvia:       Come troppa gente?

Marco:      Ma sì, io, te, Murazzi, Luca, una donna in accappatoio e Alice.

Silvia:       Una donna in accappatoio? Alice?

Marco:      Sì, Alice. È appena andata in camera.

Silvia:       Allora ha già scoperto tutto.

Marco:      Dici?

Silvia:       Certo. Altrimenti perché sarebbe tornata? Adesso starà facendo le valige. Povera la mia sorellona. Devo andare ad aiutarla.

Marco:      Ferma, ferma. Non sappiamo se è sola. E se ci fosse anche Franco con lei?

Silvia:       Lo prenderei a sberle quel porco. Porco!

Marco:      Shh. Sento dei rumori. Vieni in cucina. Presto. (escono verso la cucina)

(Luigi e Mario vengono spinti fuori dal bagno)

Mario:       Ma che modi. Non ci sono più le donne di una volta.

Luigi:         Andiamocene, presto!

Mario:       Aspetta, cerchiamo di prendere ancora qualcosa. Ci sarà dell’oro, dei preziosi.

Luigi:         Ci scopriranno. Ci scopriranno.

Mario:       Dài, dài! Muoviti!

Luigi:         Solo cinque minuti ancora. Non di più.

Mario:       D’accordo. Però adesso fai andare le mani. E basta parlare! (ripartono a “ripulire”)

Luigi:         Mario.

Mario:       Cosa c’è ancora?

Luigi:         Ma un televisore non possiamo portarlo via?

Mario:       Non eri tu quello che voleva andarsene subito, poco fa?

Luigi:         Eh, ma sai. L’appetito vien mangiando.

Mario:       Io televisori non ne vedo.

Luigi:         Saranno in qualche altra stanza.

Mario:       Shh.

Luigi:         Che c’è?

Mario:       Sta arrivando qualcuno, presto nascondiamoci.

(Mario e Luigi si nascondono in modo goffo, pale-semente visibili al pubblico ma non agli altri personaggi, che non li notano)

Alice:        (esce dalla camera con Franco e Murazzi) È tutto chiaro ora, signor Murazzi, il suo aiuto è stato indispensabile.

Murazzi:   Veramente non ho fatto nulla. Però se la pensa così.

Franco:     Anche secondo me non ha fatto nulla. E sono sicuro che il signor Murazzi non accetterebbe un compenso senza aver risolto il caso. Non è vero?

Murazzi:   Bèh. Ne possiamo parlare.

Alice:        Il caso è risolto e il signor Murazzi è giusto che riceva il suo onorario.

Murazzi:   Concordo con la signora.

Franco:     Io non sono molto d’accordo.

Alice:        Ora, l’importante è farla pagare a quel verme schifoso. Non deve farla franca.

Franco:     Cosa vorresti fare?

Murazzi:   Bisogna agire molto cautamente, per non cadere nell’illegalità.

Alice:        So solo che vorrei vederlo strisciare. Quel maiale. (alzando la voce)

Murazzi:   Signora!

Alice:        Porco schifoso, bastardo! (sempre più forte)

Franco:     Alice calmati! (la prende e la porta in camera con Murazzi)

Marco:      (esce con Silvia dalla cucina) L’hai sentita?

Silvia:       Eh sì, mia sorella è davvero una donna con le palle. Gliele ha cantate in faccia. E se lo merita. Se lo merita davvero quel porco.

Marco:      Accidenti. E comunque anche a me lui aveva parlato di problemi. Di mancanza di certezze. Ormai è una coppia a pezzi. Non hanno speranza.

Silvia:       Ah, no di certo. E spero che lo butti in mezzo alla strada quel maiale. (l’ultima parola la pronuncia urlando)

Marco:      Shh.. o ci sentiranno.

Silvia:       Che ci sentano pure. (urlando sempre più forte) Maiale, maiale, maiale!

Alice:        (entra da destra seguita da Franco e Murazzi) Ha ragione Silvia. (urlando) Maiale, maiale, maiale!…

Marco:      Ma…

Franco:     Calma.

Alice:        (a Marco) Sei un porco schifoso. Trattare così la mia sorellina, vergognati.

Marco:      Ma.

Silvia:       Mio marito? Pensa al tuo di marito. Lui si che è uno schifoso, porco, depravato.

Franco:     Io?

Marco:      C’è qualcosa che non quadra.

(Mario e Luigi escono confusi dal loro nascondiglio)

Mario:       Eh, no! Questo non è corretto. Non doveva esserci nessuno in questa casa. Il Toni mi sentirà!!! (escono di corsa nello sbigottimento generale)

Murazzi:   Non capisco più nulla.

Franco:     Non lo dica a me.

Silvia:       Non cambiare discorso, porco!

Alice:        Il mio Franco? È il tuo Marco che si presenta come un santarellino ma sotto sotto è un maiale depravato.

Silvia:       Ma come ti permetti di giudicare il mio quando hai accanto il peggior mascalzone esistente.

Franco:     Credo che ci sia stato qualche equivoco.

Marco:      Mi sento un po’ confuso.

Alice:        (a Silvia) Il mio Franco non mi tradisce con le altre mentre, a quanto pare, a te sta bene che Marco abbia il suo harem privato.

Marco:      (non capendo) Harem?

Franco.     Adesso non esageriamo, cerchiamo di calmarci.

Silvia:       Il mio Marco mi è sempre stato fedele. Mentre non posso dire la stessa cosa di Franco che ti tradisce con la prima che passa.

Franco:     Cosa faccio io?

Marco:      Mi sembra che stiamo degenerando.

Alice:        Non ti permettere di venire in casa mia a dire queste infamanti falsità. Soprattutto nella condizione in cui ti trovi.

Silvia:       Falsità? Falsità? Io ne ho le prove, mia cara.

Franco:     Calma, calma! (s’intromette tra le due cercando di far da paciere) Quali prove?

Silvia:       Ah, porco. Ho sentito io la telefonata e il signor Murazzi ha visto la ragazza.

Franco:     Telefonata? Ragazza?

Alice:        Di cosa stai parlando?

Silvia:       La telefonata che ho preso la sera che ci avete invitato a cena.

Franco:     Avevano sbagliato numero.

Silvia:       Ma quale sbagliato numero. Era la tua amante.

Alice:        Cosa?

Franco:     La mia cosa?

Silvia:       Sì, quella che gira per casa con l’accappatoio.

Alice:        Ma che significa? Franco, cos’è questa storia?

Franco:     Non so proprio di cosa stiate parlando.

Silvia:       Ah, guardatelo l’attore. Fa il finto tonto.

Franco:     Non finto.

Alice:        Mi vuoi spiegare cosa succede?

Franco:     Volentieri, se qualcuno prima lo spiegasse a me.

Silvia:       Falso! Giuda!

Marco:      Abbiamo sentito noi. Anzi, ha sentito lei. (indicando Silvia) e lui ha visto tutto.

Silvia:       Confessa. Hai le spalle al muro.

Alice:        (a Franco) Come hai potuto?

Franco:     Non capisco.

Silvia:       Ah, non capisce. Ma la tua Debora deve aver capito bene, invece.

Franco:     Come?

Silvia:       Deve aver capito bene com’eri fatto.

Franco:     Aspetta, aspetta. Hai detto Debora?

Silvia:       Sì, Debora. La tua fidanzata.

Franco:     Debora, ma…

Silvia:       Ecco. Ora confessa.

Alice:        Chi è questa Debora?

Franco:     Debora!? (realizzando) Debora!!!

Debora:    (uscendo dal bagno) Chi mi vuole?

(tutti la guardano stupiti)

Franco:     (urlando verso il telefono) Luca!!!

(buio)

Fine Terzo Atto

Intermezzo

Sempre a sipario chiuso, entra Murazzi.

Murazzi:   Tutto è andato come doveva andare. Gli equivoci si sono chiariti ed i coniugi Astolfi si sono potuti godere il loro viaggio a Parigi tanto sognato. Il signor Astolfi, per farsi perdonare le piccole menzogne, ha regalato anche la famosa vasca alla moglie che ora non ha proprio nulla di cui lamentarsi. E comunque, tutto questo dimostra il fatto che basta chiamare Felice Murazzi e tutto si risolve in un attimo. No, non preoccupatevi, anche se il mio aiuto è stato fonda-mentale per la risoluzione del caso, anzi dei casi, non ho voluto accettare denaro da nessuna delle due coppie. Anche se, in verità, la mia ricompensa l’ho incassata ugualmente.

Debora:    (entra da fuori scena) Oh, tesoro, ma qui è tutto…

Murazzi:   Meraviglioso?

Debora:    Sì, meraviglioso. Ma come facevi a saperlo?

Murazzi:   Bambola, io sono Felice Murazzi, investigatore priva-to. E ora, scusate se mi congedo. Avrei da fare.

(escono)

(buio)

Epilogo

Stesso ambiente di prima con, in aggiunta, soprammobili parigini in evidenza. Franco è seduto e legge il giornale. Alice entra da sinistra.

Alice:        È stato davvero un weekend magnifico.

Franco:     Già.

Alice:        Sono stati gentili i responsabili dell’agenzia.

Franco:     Già.

Alice:        Permetterci di partire ugualmente dopo la confusione che avevamo creato nel volo di andata. Non so quanti l’avrebbero fatto.

Franco:     Già.

Alice:        Eh, Parigi è davvero una città stupenda. Meravigliosa.

Franco:     Già.

Alice:        Che fascino, che poesia!

Franco:     Già.

Alice:        Spero di tornarci presto. Ma vorrei tanto visitare anche altre città.

Franco:     Per un po’ sarà meglio non andare da nessuna parte.

Alice:        Ma come? Perché? Non ti è piaciuto il weekend a Parigi?

Franco:     Mi è piaciuto. È stato bellissimo il weekend.

Alice:        E allora? Qual è il problema?

Franco:     Hai visto che confusione è scoppiata a causa di questo viaggio?

Alice:        Una bella confusione. Ma è successo solo per colpa tua.

Franco:     Colpa mia?

Alice:        Se tu non avessi voluto lasciare la casa a Luca, e soprattutto, se tu non mi avessi mentito, tutto questo non sarebbe successo.

Franco:     Se non ti avessi mentito non avresti mai acconsentito a lasciare la casa a Luca.

Alice:        Ovvio.

Franco:     Capisci perché l’ho fatto?

Alice:        Ma lo sai quanto sono gelosa della mia casa… (maliziosa) E di te.

Franco:     Bèh. Ormai è passato. Tutto è bene quel che finisce bene. (si alza e si dirige verso l’uscita di destra)

Alice:        Dove vai?

Franco:     A farmi un bel bagno. Con tutto quello che l’ho pagata, posso avere il privilegio di godermi la nuova vasca idromassaggio? (esce verso il bagno)

Alice:        Certo caro. Te lo sei meritato. Anzi, ce lo siamo meritato. (esce verso la cucina)

(2 secondi, poi telefono)

Franco:     (fuori scena) Telefono!!! Alice, Telefono!!! Nessuno risponde al telefono? Telefono!!!

Alice:        (entra dalla cucina) Vado io caro, tu goditi il bagno. Pronto. Sì è qui. Chi lo desidera? Ah certo, capisco. Un attimo solo per cortesia. (a Franco) Caro vieni, è per te. È Cinzia. La tua nuova fidanzata.

Franco:     (entra dal bagno in accappatoio come nella prima scena) No!!! Luca!!!

(buio)

F i n e


Prologo

Scena: Possibilmente a sipario chiuso.

Murazzi:   (vestito come un vecchio investigatore privato anni cinquanta) A volte accadono cose che rimangono indelebilmente legate alla nostra vita. Altre che passano senza lasciar traccia. Altre ancora ti riempiono di domande e ti costringono a viaggi senza meta alla ricerca di risposte perdute chissà dove. Accadono anche cose, e queste sono quelle che mi capitano molto raramente, che non comprendi, e che continuerai a non comprendere all’infinito. Mi chiamo Murazzi, Felice Murazzi. Di professione investigatore privato. Quello che vi voglio raccontare è un episodio accadutomi alcuni mesi fa e che ancora non riesco bene a delineare. Come ogni caso che si rispetti cominciò con un telefono che squillava. Solo che non era il mio…

Primo Atto

Prima Scena

Scena: soggiorno di una casa signorile italiana, una porta, sulla sinistra, che dà verso la cucina e due porte sulla destra. Una che porta alle camere, l’altra al bagno. Più una porta d’ingresso possibilmente sul fondo della scena. Un telefono sta squillando già a sipario chiuso. Il sipario si apre.

Franco:     (fuori scena) Telefono!!! Alice, Telefono!!! Nessuno risponde al telefono? Telefono!!! (Entra dalla porta di destra, è in accappatoio e ciabatte, pronto per entrare in doccia) Ma non c’è nessuno? (risponde al telefono) Pronto. Ah Luca, sei tu? Sì, è tutto confermato. Venerdì partiamo. Sì, a Parigi… Sì, sì, mi ricordo.  D’accordo, certo. Ma mi raccomando, non dire niente a mia moglie, lo sai come la pensa. Perfetto. Perfetto. Quando passi a ritirare le chiavi? Ah, va bene, va bene, ti aspetto. A dopo. Ciao.

Alice:        (compare dalla cucina) Chi era?

Franco:     Ah, ma allora ci sei? Non potevi rispondere?

Alice:        Tanto è sempre per te. Chi era?

Franco:     Era Luca.

Alice:        Hai visto che era per te. E cosa voleva?

Franco:     Mi ha solo avvisato che passerà tra poco.

Alice:        Ricordati che viene mia sorella a cena questa sera.

Franco:     Non ti preoccupare, Luca non si fermerà molto. Passa solo a ritirare le chiavi di casa.

Alice:        Le chiavi di casa?

Franco:     Sì, ti avevo detto che avrebbe fatto i rilievi per il nuovo bagno degli ospiti.

Alice:        E ha bisogno delle chiavi?

Franco:     Sì. Perché i rilievi li farà nel weekend.

Alice:        Ma noi non ci saremo. Noi saremo a Parigi questo weekend.

Franco:     Appunto. È per questo che viene a prendere le chiavi.

Alice:        Ma…

Franco:     Lui sarà più libero di lavorare e noi non saremo disturbati.

Alice:        Lo sai che non mi piace che degli estranei entrino in casa quando non ci siamo. Non si può rimandare?

Franco:     Ma Alice, Luca lo conosciamo da una vita. È  il mio migliore amico. Siamo cresciuti assieme.

Alice:        Sai come la penso. Non mi piacciono queste cose. Non può venire una sera di queste. Lo invitiamo a cena, così ha tutto il tempo di prendere le misure che gli servono.

Franco:     Possiamo invitarlo comunque a cena ma vedrai che lavorerà meglio da solo.

Alice:        Sì, ma…

Franco:     Non devi preoccuparti. Adesso lasciami fare la doccia, altrimenti poi faccio tardi. (esce verso il bagno)

Alice:        Sì, sbrigati prima che arrivino Silvia e Marco per la cena… (esce verso la cucina; suona il telefono)

Franco:     (fuori scena) Telefono!!! Alice, Telefono!!! Telefo-no!!! (Entra) riuscirò a fare questa strama-ledetta doccia. Pronto! Ah, ciao Silvia, si è in casa. Te la passo subito.

Alice:        (entra) Chi è?

Franco:     È tua sorella. Ma non potevi… Lascia stare…

Alice:        Pronto Silvia…

Franco:     Io non vi disturbo e vado a farmi questa famosa doccia… (esce verso il bagno)

Alice:        Sì, sì… Certo che siete a cena da noi. Per le otto va benissimo. Siamo pronti, siamo pronti. Non vedo l’ora di vedere la Tour Eiffel e di fare shopping sugli Champs Elysées. Mi sembra un sogno. Non ci credevo più. Hai ragione, trovo anch’io che sia un bellissimo regalo per il nostro anniversario. E per Franco è davvero un sacrificio. Sai quanto odia volare lui. È terrorizzato. D’accordo. Vi aspetto. A dopo.

(urlando, rivolto al marito in doccia) Sai caro, non riesco ancora a crederci che andremo a Parigi per il weekend. In cinque anni di matrimonio non mi hai portato mai da nessuna parte… Lo so che soffri l’aereo… però…

Franco:     (uscendo dal bagno) Però venerdì ti porto a Parigi, quindi non ti puoi lamentare.

Alice:        Non mi lamento, non mi lamento. Era solo una considerazione.

Franco:     Sei felice?

Alice:        Oh, non sai quanto. (si abbracciano)

(momento di tenero silenzio)

Franco:     A che ora?

Alice:        Cosa?

Franco:     A che ora arrivano?

Alice:        Chi?

Franco:     Tua sorella e suo marito.

Alice:        Alle otto.

Franco:     Allora non abbiamo molto tempo.

Alice:        (maliziosa) Per cosa?

Franco:     (sta al gioco) Dobbiamo sbrigarci.

Alice:        (sempre più maliziosa) Ma per cosa?

Franco:     (seccato) Per farci questa stramaledetta doccia!

Alice:        (stizzita) Vai, vai. Non sono certo io a trattenerti.

Franco:     Vado.

Alice:        Vai, vai. (pausa) Ma senti, e se il mese prossimo andassimo a Praga?

Franco:     Non vado.

Alice:        Oh, Praga deve avere proprio un gran fascino.

Franco:     Incominciamo ad andare a Parigi. Anzi incomincia-mo ad andare in doccia.

Alice:        Oh anche Londra. Tesoro, che bella deve essere Londra.

Franco:     (canzonandola) Tesoro, che bella deve essere una doccia calda.

Alice:        E Madrid? Non possiamo non andare a Madrid.

Franco:     Non posso non andare in doccia. Puzzerei troppo questa sera.

Alice:        Tanto lo so che come al solito non mi porterai da nessuna parte.

Franco:     Non ti porto già a Parigi? E accontentati. Poi si vedrà.

Alice:        Ma…

Franco:     Doccia!

Alice:        Però…

Franco:     Doccia! (esce)

Alice:        Vai, vai. Non si può mai parlare con te. (esce verso la cucina)

(campanello)

Franco:     (fuori scena) La porta!!! Alice, la porta!!! La porta!!! (Entra) Non si può continuare in questo modo. (esce a sinistra)

Franco:     (fuori scena) Ah, ciao Luca. (entrano)

Luca:         Disturbo?

Franco:     No, guarda, non sapevo proprio cosa fare.

Luca:         (dubbioso) Mah…

Franco:     Scusami, stavo per entrare in doccia e non ho molto tempo. Stasera verranno a cena la sorella di Alice con suo marito.

Luca:         Capisco. Non ti ruberò molto tempo. Sono venuto per le chiavi.

Franco:     Sono qui (prende le chiavi dal tavolo) ma, mi raccomando, non dire nulla a mia moglie.

Luca:         Non ti preoccupare, sarò una tomba.

Franco:     Ecco, bravo. Non sai cosa potrebbe succedere se Alice venisse a sapere che…

Alice:        (esce dalla cucina) Cosa non dovrei sapere? Ciao Luca.

Luca:         Oh, ciao Alice. Come stai?

Alice:        Allora? Cosa non dovrei sapere?

Franco:     Eh?

Alice:        Ho sentito che parlavate di qualcosa che non dovrei sapere…

Franco:     Noi? Non mi pare…

Luca:         Già, non pare nemmeno a me…

Alice:        Non sono sorda e non prendetemi per una stupida. Ho sentito benissimo.

Luca:         Ma no, vedi…

Franco:     Vedi cara, (prendendo tempo) si tratta di una sorpre-sa…

Alice:        Una sorpresa?

Luca:         Una sorpresa, certo.

Alice:        Una sorpresa? E Luca cosa c’entra?

Franco:     Ecco. È una sorpresa, che riguarda anche Luca.

Luca:         Già.

Alice:        Luca? Ma…

Luca:         Sì, sì Alice. È per questo che sono venuto.

Alice:        Ma tu sei venuto per le chiavi. Per i rilievi in bagno…

Luca:         In bagno?

Franco:     Già, il bagno…

Alice:        Riguarda il bagno?

Franco:     Cosa?

Alice:        La sorpresa. Riguarda il bagno?

Franco:     Esatto. La sorpresa riguarda il bagno.

Alice:        Ho capito tutto. Ho capito tutto. Non dirmi niente.

Franco:     Cosa?

Alice:        È un’idea meravigliosa.

Franco:     Cosa?

Luca:         Ma quale idea?

Alice:        Sei davvero un tesoro.

Franco:     (spazientendosi) Ma cosa!?!?

Alice:        Vuoi regalarmi la vasca idromassaggio che deside-ravo tanto.

Franco:     Eh?

Luca:         Quella da 5000 euro?

Franco:     La vasca, ma sei…?

Alice:        No?

Franco:     La vasca, ma certo. La vasca.

Alice:        O tesoro, non sai come sono felice.

Franco:     Non sai io.

Alice:        La desideravo tanto.

Franco:     Eh…

Alice:          Non ci posso credere. Il viaggio a Parigi e la vasca idromassaggio. Mi sembra un sogno.

Franco:     Un sogno.

Alice:        Sei il miglior marito che una donna possa desiderare.

Franco:     Già, già. Adesso però vai di là e lasciaci parlare. Altrimenti la sorpresa non possiamo più fartela.

Alice:        Vado, vado. Grazie tesoro. Ti amo tanto.

Franco:     Eh, ti amo anch’io.

Alice:        (uscendo) A dopo.

Franco:     A dopo. (a Luca) Adesso mi devi una vasca.

Luca:         Eh?

Franco:     Certo, colpa tua e della tua amichetta.

Luca:         Non capisco.

Franco:     Non hai forse bisogno della casa mentre saremo via? Ecco. Ho detto ad Alice che saresti venuto a fare dei rilievi in bagno nel weekend. E adesso pensa che voglio regalarle la vasca.

Luca:         E io cosa c’entro? Sei tu che hai mentito a tua moglie.

Franco:     E cosa avrei dovuto dirle? Che mentre noi saremo in viaggio a Parigi per il nostro anniversario il mio migliore amico girerà per casa nel tentativo di abbordare la sua nuova fiamma?

Luca:         Perché no?

Franco:     Perché ci avrebbe fatto correre entrambi. Sai com’è gelosa delle sue cose.

Luca:         E comunque non sarà un tentativo di abbordaggio.

Franco:     Ah no?

Luca:         No.

Franco:     Non mi dire che è già saltato tutto.

Luca:         No, no. Ti dico solo che la preda è già caduta nella rete.

Franco:     Ah, benissimo. Allora non avrai più bisogno di queste (si riprende le chiavi)

Luca:         Ne ho bisogno, eccome. (le riprende)

Franco:     Tanto hai già fatto colpo, non ti serve una casa come questa per conquistarla. (riprende le chiavi)

Luca:         Mi serve, ti assicuro che mi serve. (le riprende)

Franco:     Ti ha già visto, sa come sei e le piaci. (riprende le chiavi)

Luca:         Non mi ha visto, e non sono io che le piaccio. (le riprende)

Franco:     Ma se hai detto che è già bella e cotta… (prende le chiavi ma Luca rimane attaccato e tirano entrambi)

Luca:         Sì, ma non di me. È cotta di te… (tirano entrambi ma Franco molla rimanendo basito e Luca ruzzola terra)

(attimo di silenzio)

Franco:     Cos’hai detto?

Luca:         Che è cotta di te. Cioè, non di te, te. Ma di quello che rappresenti.

Franco:     Non capisco.

Luca:         Ma sì, non è forse tua questa casa?

Franco:     Certo. Mia e di mia moglie.

Luca:         E non sei forse tu Franco Astolfi, il famoso impren-ditore edile?

Franco:     Vuoi che non sappia chi io sia?

Luca:         E non passerò, forse, il più bel weekend della mia vita nella tua casa?

Franco:     Questo è ancora da vedere, comunque non ti seguo…

Luca:         Insomma, ho detto a Debora di essere te.

Franco:     Eh?

Luca:         (parlando piano e scandendo) Ho detto a Debora di essere Franco Astolfi.

Franco:     Non sono sordo. Ho sentito quello che hai detto.

Luca:         È un piano geniale.

Franco:     Tu sei completamente pazzo.

Luca:         Ma sì, è geniale, ti dico.

Franco:     Tu sei pazzo.

Luca:         Studiato fino al più piccolo dettaglio.

Franco:     Vediamo se hai studiato anche il fatto che io non ti presterò la casa.

Luca:         Non puoi farlo…

Franco:     E che, a quanto mi risulta, tu non sei me!

Luca:         Non ti preoccupare.

Franco:     Non ti preoccupare? Mi preoccupo eccome.

Luca:         È tutto sotto controllo.

Franco:     Sotto controllo cosa? Vorrai mentire tutta la vita sostenendo di essere me? Tu sei folle!

Luca:         Ma no, è solo per un weekend. Poi domenica sera le spiegherò tutto.

Franco:     E lei ti mollerà all’istante.

Luca:         E chi se ne frega. L’importante è aver passato un bel weekend.

Franco:     No, no. È troppo rischioso.

Luca:         Nessun rischio. Te l’assicuro. E poi tu sarai a Parigi.

Franco:     Non mi fido.

Luca:         Tranquillo. Ha pensato a tutto il tuo Luca.

Franco:     È per questo che non mi fido.

Luca.         Grazie. Bell’amico che sei.

Franco:     Mi sembra una cosa così assurda. Non funzionerà, lo sento.

Luca:         Vedrai che andrà tutto bene. Si tratta di una piccola bugia dopo tutto.

Franco:     Certo, spacciarsi per un’altra persona la chiamiamo “piccola bugia” adesso.

Luca:         Ascoltami. Deborah non è di questa città. Non ti conosce e non conosce nessuno dei tuoi amici. Il rischio che Alice possa scoprire qualcosa è davvero minimo.

Franco:     Sarà anche minimo, ma solo l’idea che ci sia anche la più piccola possibilità mi mette in agitazione.

Luca:         Andrà tutto bene! Garantito! O non mi chiamo Luca Onofri.

Franco:     Non sono più molto certo del tuo vero nome.

Luca:         Ci conosciamo da una vita. Ti ho mai ingannato?

Franco:     No, credo di no.

Luca:         Ho mai combinato qualche disastro?

Franco:     Sì, e di questo ne ho la certezza.

Luca:         Cosa?

Franco:     Se vuoi posso farti un elenco lungo un chilometro.

Luca:         Ma sono piccoli imprevisti giovanili. Adesso siamo adulti. E il piano è studiato. Garantito!

Franco:     Devo fidarmi?

Luca:         Garantito!

Franco:     E vabbè. Ecco le chiavi. Ma, mi raccomando!

Luca:         Garantito!

Franco:     Speriamo. Ora lasciami fare la doccia. Sono in un ritardo mostruoso.

Luca:         Vado. Fate buon viaggio e divertitevi nella Ville Lumière… (esce)

Franco:     Ci proveremo. Oh! Finalmente solo. Adesso una bella doccia bollente non me la leva nessuno. (esce a sinistra)

(2 secondi di silenzio)

(campanello)

Franco:     La porta!!!

(buio)

Intermezzo

Scena: (come prologo)

Murazzi:   Le menzogne non portano mai da nessuna parte. Soprattutto in un rapporto di coppia. E creano uno strano vortice che porta a nuove menzogne per coprire quelle vecchie. Un vortice dove realtà e fantasia si mescolano in un intreccio dove la confusione è l’unica cosa chiara.

Seconda Scena

Stessa scena. Si sente un vociare da fuori scena, poi da sinistra entrano Marco e Silvia.

Marco:      (ad alta voce, cercando di parlare con Alice che è fuori scena) Tutto ottimo Alice, davvero ottimo. (a Silvia) Tua sorella è un’ottima cuoca. Una cena con i fiocchi.

Silvia:       A differenza di me, vero?

Marco:      Ma no, cosa c’entra. Dicevo solo che è stata una cena eccezionale.

Silvia:       Delle mie cene non l’hai mai detto.

Marco:      D’accordo. Non parlo più.

Silvia:       Solo per non dare apprezzamenti alle mie cene.

Marco:      Ho detto che non parlo più.

Silvia:       E intanto lui porta mia sorella a Parigi.

Marco:      Non lamentarti, perché ti porto sempre in giro anch’io.

Silvia:       Sì, sì. A Varazze, Andora. Ah, dimenticavo la vacanza di due anni fa a Gatteo Mare.

Marco:      Ma almeno ti porto. A quanto mi risulta questa è la prima vacanza che fanno da quando sono sposati.

Silvia:       E l’idea della vasca idromassaggio? Geniale. Che uomo, che generosità.

Alice:        (entra dalla sinistra) Caffè? (esce)

Marco:      (ad Alice) Volentieri. Amaro, amarissimo per me. (a Silvia) Che tutta questa generosità mi ha fatto venire la nausea. (esce a sinistra)

(telefono)

Franco:     (da fuori) Telefono!!! Alice il Telefono!!!

Alice:        (da fuori) Silvia, rispondi tu?

Silvia:       Certo. Rispondo io. Pronto. Sì è qui. Chi lo desidera? (sbigottita) Come? La sua fidanzata? Ma… Cosa?...

Alice:        (entra da sinistra) Chi è?

Silvia:       (riattacca precipitosamente) Nessuno…

Franco:     (esce da destra ancora in accappatoio) Chi è?

Silvia:       Nessuno…

Alice:        Nessuno?

Franco:     Nessuno?

Silvia:       Avranno sbagliato numero.

Alice:        Capita. (a Franco) Ma sei ancora in accappatoio?

Franco:     Dovrò pur farmela questa doccia o no? Non ci sono riuscito prima di cena ci provo adesso. Anche se, a quanto vedo, i risultati non sono promettenti.

Alice:        In attesa che arrivi la vasca.

Franco:     Quale vasca?

Alice:        Ma come quale vasca? La vasca idromassaggio.

Franco:     Ah, già. Quella vasca. (esce a destra)

Alice:        Silvia, ti ho già detto della sorpresa che mi farà Franco?

Silvia:       Sì, sì.

Alice:        Una grande sorpresa.

Silvia:       Sì, grande, grande…

Alice:        Che tesoro il mio maritino. (esce a sinistra)

Silvia:       Sì, proprio un tesoro.

Marco:      (entra da sinistra) Lo vuoi anche tu il caffè?

Silvia:       Presto, preparati. Dobbiamo andarcene.

Marco:      Ma cosa dici? E il caffè? E il dolce?

Silvia:       Ho detto di preparati, non voglio stare un secondo di più nella casa di quell’individuo.

Marco:      Ma cosa ti è preso?

Silvia:       Vuoi farmi contenta senza discutere per una volta?

Marco:      Adesso cerca di calmarti e spiegami cosa è successo.

Silvia:       Il telefono.

Marco:      Cosa?

Silvia:       (indicandolo) Il telefono!

Marco:      Il telefono, cosa?

Silvia:       La telefonata di prima. Era una donna.

Marco:      (ironico) Eh, spesso capita.

Silvia:       Ma no, era una donna per Franco.

Marco:      (ironico) Capita anche questo a volte.

Silvia:       Ha detto di essere la sua fidanzata.

Marco:      (urlando) Cosa? (contenendosi) Avrai capito male.

Silvia:       Ho capito benissimo. Quando le ho chiesto chi lo cercava mi ha risposto “Sono la sua fidanzata”.

Marco:      Sarà stato uno scherzo. O forse avrà sbagliato numero.

Silvia:       Bravo, difendilo pure. Ormai è chiaro, ha sicura-mente un’amante.

Marco:      Aspetta, non tirare conclusioni affrettate.

Silvia:       È uno schifoso, un uomo orribile.

Marco:      Ma dieci minuti fa non era il miglior marito del mondo?

Silvia:       Dieci minuti fa non avevo ancora risposto a quella telefonata.

Alice:        (entra da sinistra) Ragazzi, il caffè si fredda.

Marco:      Il caffè.

Silvia:       Arriviamo subito.

Alice:        Ma Franco è ancora in bagno? (urlando) Franco sbrigati!!! (a Silvia e Marco, scherzando) Mi preoccupa tutto questo tempo che passa in bagno a farsi bello, non avrà mica un’amante. Eheheheheh!

Marco:      (imbarazzato) Già, un amante.

Silvia:       (imbarazzata, interrompendo Marco con una gomita-ta) Ma, no. Cosa ti salta in mente?

Alice:        Scherzavo, scherzavo. Non dubiterei mai di mio marito. (esce a sinistra)

Silvia:       (scoppiando a piangere) Povera Alice, povera Alice. Le si spezzerà il cuore.

Marco:      No. Se non verrà a saperlo.

Silvia:       Non posso tenerglielo nascosto, è mia sorella.

Marco:      Non giungiamo a conclusioni affrettate. Non sappiamo ancora nulla.

Silvia:       Cos’altro c’è da sapere? Lui ha un’altra. E lei… oh… povera la mia sorellona…

Marco:      Cerca di calmarti. Cerca di calmarti.

Silvia:       Calmarmi? È una parola. Come farà, povera cara?

Marco:      Ci deve essere una spiegazione.

(campanello)

Franco:     (fuori campo): La porta!!!

Alice:        (fuori campo): Marco, Silvia. Aprite voi?

Silvia:       Non ti preoccupare, apriamo noi. (a Marco) Apri tu, io vado in cucina a cercare di capire se Alice sospetta qualcosa. (esce verso la cucina)

Marco:      Va bene, apro io. (campanello) Arrivo arrivo!

Franco      (da fuori): La porta! Alice! Nessuno va ad aprire?!?!

Marco:      Vado, vado! (apre la porta)

Mario:       (velocemente si infila in casa) Buongiorno, sono un rappresentante della ditta Gnometto, conoscete i famosi aspirapolvere che puliscono in un attimo e lasciano tutto perfettamente netto?

Marco:      Non ci interessa, grazie.

Mario:       Le rubo solo pochi minuti del suo tempo e poi mi ringrazierà per averle illustrato tutte le caratteristiche di questo fantastico attrezzo. Gnometto, l’aspira-polvere che pulisce in un attimo e lascia tutto per-fettamente netto!

Marco:      Io la ringrazierei se se ne andasse ora.

Mario:       Mi lasci solo un momento per illustrarle le carat-teristiche di questa meraviglia! Gnometto, l’aspira-polvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente…

Marco:      Netto! Ho capito. Ma guardi, le assicuro che non è il momento giusto. (cerca di spingerlo fuori ma il rappresentante si divincola agilmente)

Mario:       Vi faccio solamente una dimostrazione pratica così che anche lei possa rendersi conto delle qualità di Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto!

Marco:      Davvero, le assicuro che non mi interessa.

Mario:       È lei il padrone di casa?

Marco:      Io? No. Io sono solo un ospite.

Mario:       Ah, e allora cosa parlo a fare con lei? Non c’è il padrone di casa? O la padrona?

Marco:      Il padrone di casa è sotto la doccia, la padrona è in cucina ma non mi sembra il caso di disturbarli per questa cosa.

Mario:       Per questa cosa? Non mi sembra il caso? Lei non sa cosa sta dicendo!. Si prende lei la responsabilità per aver declinato questa occasione eccezionale?

Marco:      Ma, veramente...

Mario:       Adesso le faccio firmare un foglio dove lei dichiara di voler rinunciare alla super offerta di Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto! Così quando la padrona di casa vorrà il suo Gnometto, si sentirà rispondere, “no signora, il signor..” come si chiama lei?

Marco:      Marco.

Mario:       Ecco, “No signora il signor Marco ha rifiutato a suo nome l’occasione di avere questo magnifico acces-sorio” e la signora scoppierà in lacrime e l’accuserà di volerla rovinare, eh lo sa come sono le donne…

Marco:      Ma non credo…

Mario:       (con voce in falsetto) “Rovinata, rovinata. Tutta colpa di Marco!”

Marco:      E la finisca, vado a chiamarla. Attenda. (esce verso la cucina)

Mario:       Che allocco, mi diverto un casino a farli sentire in colpa. A me non interessa nulla di questo stupido aspirapolvere. Il Toni mi ha detto che gli Astolfi saranno via per il weekend e secondo me un salto per ripulire questa bella casetta possiamo farlo, io e mio fratello Luigi. In tutta tranquillità, soli soletti. Sarà un gioco da ragazzi. (si guarda in giro) Ma che bella casa, qui c’è un sacco di roba da portare via. Bene bene bene. Mi sa che riempiremo tutto il furgoncino. Ottimo ottimo.

Marco:      (entra dalla cucina con Alice e Silvia) Eccolo, è lui.

Alice:        Gentile signore, Marco mi ha detto che voleva vedermi ad ogni costo per offrirmi il suo famoso aspirapolvere…

Marco:      Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto!

Alice:        Ecco, appunto. Però credo che non sia questo il momento giusto. Siamo nel bel mezzo di una cena e, onestamente, non penso che il suo aspirapolvere mi possa interessare.

Mario:       Questo perché non conosce le potenzialità di questa meraviglia, Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto!

Alice:        Non mi interessa, davvero. La pregherei…

Mario:       Ma che disordine qui! C’è proprio bisogno di Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto!

Silvia:       Basta con questa nenia!!!

Marco:      La prego, se ne vada.

Mario:       Solo un secondo. (accende l’aspirapolvere con gran rumore) È silenzioso, vedete.

Marco:      Eh?

Mario:       Dicevo, è silenzioso.

Alice:        Non sento cosa dice.

Mario:       Non importa sentire per scoprire le qualità di Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto! (inizia a pulire il pavimento)

Silvia:       Ma cosa fa?

Alice:        La prego, lasci stare.

Mario:       Gnometto è dotato di due spazzole rotanti che aspirano anche la polvere più ostinata.

Silvia:       Ce ne vorrebbe uno anche per gli scocciatori più ostinati.

Mario:       Guardate, guardate con che semplicità posso mano-vrare Gnometto anche in locali angusti come questo.

Alice:        Angusto? Ma come si permette?

Marco:      Ma non se ne va questo?

Mario:       Permettetevi di illustrarvi le qualità di questa mac-china meravigliosa.

Alice:        Se ne vada, la prego. (cerca di spingerlo fuori)

Silvia:       Abbiamo da fare.

Mario:       Voi non capite i vantaggi…

Alice:        È lei che non capisce. (riesce a farlo uscire)

Mario:       Ma…

Alice:        Fuori!!! (chiude la porta) È andato…

Silvia:       Per fortuna.

Alice:        Lo dico sempre a Franco, sono insopportabili questi venditori.

Marco:      Già, poi, nel bel mezzo di una cena, si mette ad aspirare il pavimento con Gnometto, l’aspirapolvere che pulisce in un attimo e lascia tutto perfettamente netto!.

Silvia:       Non attaccare anche tu con questa tiritera, ti prego!

Marco:      No, era solo… Certo che è davvero orecchiabile.

Alice:        Accidenti come si è fatto tardi! Vado in cucina, tra poco serviamo il dolce. (esce verso la cucina)

Marco:      Allora? Hai scoperto qualcosa?

Silvia:       No, non abbiamo avuto molto tempo. Poi sei arrivato tu con quello scocciatore.

Marco:      Scusami ma non sapevo come liberarmene.

Silvia:       Comunque voglio andarmene subito da qui.

Marco:      Aspetta, non sappiamo nulla. Sono solo supposizioni.

Silvia:       Supposizioni? Quella telefonata vale più di mille ipotesi.

Franco:     (entra da destra mezzo svestito con camicie appariscenti in mano) Non ho una camicia decente. Vi pare possibile? Quella donna, quella donna. Chissà dove le avrà cacciate? Eh, se si potesse cambiare moglie! Vero Marco? Eheheheh! (esce a sinistra)

Marco:      Eh sì.

Silvia:       Hai visto? È palese, è palese. Oh, povera cara.

Marco:      Basta, finiscila. Era solo una battuta dopotutto.

Silvia:       Oh, che disgrazia. Come farà, come farà. Certo che gli uomini sono tutti dei maiali.

Marco:      Adesso, andiamo calmi con le offese. Mi sembra che tu stia ingrandendo la situazione.

Silvia:       Non capisco perché tu ti ostini a difenderlo. Non avrai anche tu un’amante? Mi tradisci con qualcuna? Oh, povera me.

Marco:      Basta!!! Stai dicendo un mare di idiozie. Calmati. Mettiti seduta un attimo. Mi sembra che tu abbia perso la ragione. (la costringe a sedersi)

Alice:        (entra da sinistra parlando con Franco che è fuori scena) Adesso te le trovo io le camicie, ah se non ci fossi io. (a Marco e Silvia) Ragazzi, il caffè si fredda. (notando il trambusto) Ma, che succede? Tutto bene?

Marco:      Tutto bene, non ti preoccupare.

Alice:        Ma siete sicuri? Mi fate preoccupare.

Silvia:       Si preoccupa per noi, lei. (e scoppia a piangere)

Alice:        Cosa succede?

Marco:      Nulla, nulla. Adesso passa.

Alice:        Ragazzi, mi fate preoccupare.

Silvia:       (scoppia in un pianto fragoroso) Si preoccupa! Si preoccupa!

Marco:      (ad Alice) La porto un attimo in bagno a rinfrescarsi. (a Silvia) Vieni tesoro. (escono a destra)

Franco:     (entra da sinistra, vede la moglie immobile nella stan-za con lo sguardo fisso nel vuoto) E le mie camicie?

Alice:        (immobile con lo sguardo fisso nel vuoto) Hanno dei problemi…

Franco:     Le mie camicie?

Alice:        (sempre immobile e fissa) Mia sorella e suo marito hanno dei problemi…

Franco:     Con le mie camicie?

Alice:        (si desta dalla trance) Ma cosa c’entrano le tue camicie?

Franco:     L’hai detto tu.

Alice:        Cosa?

Franco:     Che hanno problemi.

Alice:        Le tue camicie?

Franco:     Tua sorella e suo marito.

Alice:        Sì, hanno problemi.

Franco:     Vedi?

Alice:        Hanno problemi. E molto seri.

Franco:     Non capisco.

Alice:        Cosa?

Franco:     Come facciano ad avere questi problemi.

Alice:        Molte coppie hanno problemi.

Franco:     Con le mie camicie?

Alice:        Ma cosa c’entrano adesso le tue camicie?

Franco:     L’hai detto tu.

Alice:        Ho detto che hanno problemi tra di loro. Non con le tue camicie.

Franco:     Ah! Mi pareva strano. Nemmeno si conoscono.

Alice:        Silvia e Marco?

Franco:     Sì.

Alice:        Silvia e Marco non si conoscono?

Franco:     Con le mie camicie no.

Alice:        Ma basta con queste camicie. Hanno problemi di coppia. Sono uscita dalla cucina per andare a prenderti le camicie e Silvia era sulla poltrona che piangeva.

Franco:     E adesso dove sono?

Alice:        In bagno. Marco l’ha portata di là a rinfrescarsi.

Franco:     Magari è solo una piccola incomprensione. Non trarre delle conclusioni affrettate.

Alice:        Oh, povera la mia sorellina. Come farà, come farà?

Franco:     Calmati.

Alice:        Calmarmi? È una parola. Come farà, povera cara?

Franco:     Non abbiamo elementi per valutare. Mi sembra che tu stia correndo troppo.

Alice:        Non abbiamo elementi? E una donna in lacrime come la chiami? Povera la mia sorellina.

Franco:     Calmati. Ci deve essere una spiegazione.

Alice:        Come farà a sopportare una separazione. E per fortuna che non hanno ancora figli.

Franco:     Mi sembra che tu stia correndo davvero troppo. Addirittura una separazione.

Alice:        Ho trovato.

Franco:     Cosa?

Alice:        Ho trovato la soluzione.

Franco:     Mmm.

Alice:        Li mandiamo a Parigi.

Franco:     Vuoi regalargli un viaggio a Parigi?

Alice:        No, non un viaggio a Parigi. Il nostro viaggio a Parigi.

Franco:     Eh?

Alice:        Ma sì, cambieremo i nominativi tramite l’agenzia. Ci sarà una piccola penale ma nulla in confronto a comprare una nuova vacanza.

Franco:     E noi?

Alice:        Mi hai già regalato la vasca, ci godremo quella appena pronta.

Franco:     La vasca?

Alice:        La vasca idromassaggio.

Franco:     Ah, la vasca.

Alice:        Sì, non è per quello che Luca verrà a fare i rilievi nel weekend.

Franco:     (terrorizzato) Ah già, Luca.

Alice:        Vado subito a dirlo a Marco e Silvia. Vedrai come saranno sorpresi. (esce verso destra)

Franco:     (cerca di rincorrerla) Alice, Alice aspetta un attimo. (Rendendosi conto che è tutto inutile desiste e corre al telefono) Luca, Luca… No, non è raggiungibile.

Silvia:       (entra) Cercavi qualcuno? O forse qualcuna?

Franco:     (riattacca) Cosa? No no, nessuno.

Silvia:       (sospettosa) Mmmh, mi sembrava.

Franco:     Assolutamente no, avevo solo notato che il ricevitore era appoggiato in maniera errata.

Silvia:       Mi era parso. Sarà.

Alice:        Ah Silvia, eccoti qui ho bisogno di parlarti.

Silvia:       Dimmi.

Franco:     Io intanto finisco di vestirmi. (esce a destra)

Alice:        (a Silvia) Avrei una proposta da farvi. A te e a Marco.

Silvia:       Una proposta?

Alice:        Sì, riguardo il viaggio a Parigi.

Silvia:       Il viaggio?

Alice:        Sì, ecco. Ecco. Noi abbiamo… abbiamo avuto un contrattempo e non possiamo più partire quindi, piuttosto che non andare e perderci il viaggio, abbiamo pensato che potreste andare voi al nostro posto.

Silvia:       Noi? Ma sei sicura?

Alice:        Sì, anche Franco è d’accordo. Pagheremo una piccola penale per il cambio dei nomi e vedrai che non ci saranno problemi.

Silvia:       È molto generoso da parte tua, ma non mi sembra il caso. Non possiamo accettare.

Alice:        Lo facciamo con piacere, credimi. È stato un imprevisto, sarebbe un peccato perdere l’occasione.

Silvia:       Un imprevisto. Capisco.

Alice:        Sì, sì. Un contrattempo improvviso. Capisci, saremmo felici se andaste voi al posto nostro.

Silvia:       Ma…

Alice:        Davvero, credimi…

Silvia:       Ne parlerò con Marco. Grazie.

Alice:        Finisco di preparare la lavastoviglie in cucina. Così dopo ci rilassiamo tutti insieme in soggiorno. (esce a sinistra)

Silvia:       Povera la mia sorellona.

Marco:      (entra da destra) Allora, andiamo a casa?

Silvia:       Sa tutto.

Marco:      Chi?

Silvia:       Mia sorella sa che Franco la tradisce.

Marco:      Sei sicura?

Silvia:       Ci hanno chiesto di andare a Parigi al posto loro perché hanno avuto un imprevisto.

Marco:      Che tipo di imprevisto?

Silvia:       Secondo te? Avrà scoperto qualcosa.

Marco:      Magari hanno avuto un contrattempo dovuto al lavoro. O alla vasca che devono istallare.

Silvia:       Povera la mia sorellona. Il viso sorridente, ma nel cuore avrà un’amarezza tale…

Marco:      Non mi sembra possibile tutto questo.

Silvia:       Povera Alice. Non se lo merita davvero.

Marco:      Ho un’idea.

Silvia:       Che idea?

Marco:      Proverò a parlare con Franco, almeno per cercare di capire come stanno le cose.

Silvia:       Che ideona. Morirà dalla voglia di raccontarti le sue malefatte. (ironica)

Marco:      La prenderò alla larga e vedrai che confesserà tutto.

Silvia:       Non so se sia una buona idea.

Marco:      Lascia fare a me. (esce da destra)

Alice:        (entra da sinistra) Hai parlato a Marco del viaggio?

Silvia:       Non ancora, non ho avuto tempo.

Alice:        Eh, immagino. Quando manca il dialogo si è proprio alla frutta.

Silvia:       Come?

Alice:        Nulla, nulla. Riflettevo tra me e me.

Silvia:       Sai, è una questione un po’ delicata.

Alice:        Immagino. Immagino.

Silvia:       Non vorremmo che si prendessero delle decisioni affrettate.

Alice:        Avete ragione. È meglio essere sicuri. Bisogna valutare tutti i segnali.

Silvia:       Già. Bisogna approfondire.

Alice:        E se dovesse andare male. L’importante è essere forti.

Silvia:       Questo è sicuro.

Alice:        Reagire.

Silvia:       Hai assolutamente ragione.

Alice:        A volte si chiude una porta e si spalanca un portone.

Silvia:       Mi tranquillizza questo tuo modo di vedere la faccenda.

Alice:        Anche se sono certa che tutto si risolverà per il meglio.

Silvia:       Speriamo.

Alice:        Vieni con me in cucina che ti mostro i dettagli del viaggio.

Silvia:       Sei sicura di non volerci ripensare.

Alice:        No, ti assicuro ci sarà meglio per tutti se ci andrete voi al posto nostro.

Silvia:       Allora andiamo, mostrami i dettagli. (escono a sinistra)

Franco:     (entra da destra con Marco continuando un discorso che è incominciato fuori scena) …e questo mi fa davvero arrabbiare.

Marco:      Capisco, capisco. E ti dirò che dopo anni di matrimonio sono cose che succedono.

Franco:     Credo che mettendoci un poco più di attenzione, da entrambe le parti, intendo, potrebbero anche non succedere.

Marco:      Su questo punto sono d’accordo.

Franco:     In una coppia ci devono essere delle certezze. Delle sicurezze. Uno deve sapere dove trovare quello che cerca quando è in difficoltà. E questo è importante. (prendendo in mano una delle camicie sgargianti rimasta sulla sedia)

Marco:      Hai ragione. Hai pienamente ragione. (indagatore) Ma a volte lo si va a cercare altrove.

Franco:     (fissando la camicia sconcertato) Altrove?

Marco:      Certo. A volte, quando vengono a mancare le certezze, si cerca altrove. In altri lidi.

Franco:     (titubante) Altri lidi?

Marco:      (sempre più indagatore) Sì, un porto sicuro. Dove trovare qualcuno che possa capire i nostri problemi.

Franco:     (pensieroso, guardando la camicia) I problemi…

Marco:      (indagatore e ammiccante) Ma sì, come dire? Un’a-mante.

Franco:     (come se si destasse all’improvviso) Un’amante?

Marco:      Non c’è nulla di male, siamo tra uomini dopotutto. Queste cose possiamo dircele.

Franco:     Dirci cosa?

Marco:      Ma questi piccoli segreti. Cose da uomini.

Franco:     Ma sei sicuro?

Marco:      Ma sì, ci si può fidare, no? Se non ci si fida tra noi uomini, è la fine.

(entrano Alice e Silvia, si crea imbarazzo)

Alice:        Ehm, stavo mostrando a Silvia il programma per Parigi.

Franco:     Già, Parigi. (cercando di far capire ad Alice di avere qualcosa da dirle)

Alice:        Silvia, perché non mostri a Franco i dettagli. (spingendoli) In cucina. (Marco e Silvia escono a sinistra) (a Franco) Allora, cos’hai scoperto?

Franco:     Alice, se te lo dico mi prometti di restare calma.

Alice:        Sono calmissima. Cosa hai scoperto?

Franco:     Non è una cosa che ti farà piacere.

Alice:        (seccata) Cosa hai scoperto?!?!?

Franco:     Marco ha un’amante?

Alice:        Cosa?

Franco:     Ha un’amante, me l’ha detto lui stesso.

Alice:        (urlando) Lurido verme schifoso!!!

Franco:     Alice, calmati.

Alice:        (urlando) Maiale, Porco disgustoso!!!

Franco:     Alice.

Alice:        (urlando) Mascalzone, Bastardo, Cane rognoso!!!

Franco:     Ti prego.

Alice:        Siete tutti uguali voi uomini!!!

Franco:     Calmati, o ti sentirà tutto il quartiere.

Alice:        (urlando) Che mi senta pure il quartiere. Così sapran-no con chi hanno a che fare.

Franco:     Vieni, ti racconterò tutto in camera. (escono a destra)

(Silvia e Marco entrano alla chetichella da sinistra)

Marco:      È davvero una brutta situazione. Allora? Cos’hai intenzione di fare?

Silvia:       Mi è venuta un’idea.

Marco:      Dimmi.

Silvia:       Come si chiama l’amico di Enzo? Quel tipo che ci ha presentato l’ultima volta.

Marco:      Quale tipo?

Silvia:       Ma sì, ti ricordi a casa di tuo fratello. Quel tipo strano. Non faceva l’investigatore privato?

Marco:      Sì, ora ricordo. Ma non vorrai rivolgerti ad un inve-stigatore privato?

Silvia:       Dobbiamo chiamarlo, potrebbe esserci utile.

Marco:      Io non mi fido di quel tipo.

Silvia:       Dammi retta. Non abbiamo alternative.

Marco:      Non so. E poi non abbiamo nemmeno il numero.

Silvia:       Chiamo tuo fratello per farmelo dare.

Marco:      Da questa tua idea non vedo nulla di buono.   

Fine Primo Atto

Secondo Atto

Stessa scena, ci sono due valigie aperte, Alice e Franco stanno parlando.

Terza Scena

Franco:     Ma sei sicura che dobbiamo portare tutta questa roba? Sono solo due giorni.

Alice:        Meglio essere previdenti.

Franco:     Previdenti va bene, ma sembra che dobbiamo stare via un mese.

Alice:        Non si sa mai.

Franco:     Poi, mi spieghi perché devo portare i maglioni pesanti?

Alice:        Fa freddo a Parigi.

Franco:     E la crema abbronzante?

Alice:        Fa freddo, ma c’è il sole.

Franco:     Sarà.

Alice:        Insomma hai finito di creare problemi?

Franco:     Accidenti, siamo nervosette.

Alice:        No! Cioè, non so. Non me la sento di partire.

Franco:     Non te la senti? Ma se non aspetti altro da mesi?

Alice:          E adesso non mi va più, va bene!

Alice:        Non sarà mica per la questione di tua sorella?

Alice:          Certo! Come faccio a partire e a lasciarli nella situa-zione in cui si trovano?

Franco:     Senti, secondo me devi goderti questa vacanza e non pensarci. Da lunedì avrai tutto il tempo che vorrai per loro. Non finirà il mondo in un weekend.

Alice:        Hai ragione, però mi sento in colpa.

Franco:     Ma tu non sai nulla! Lei non te ne ha parlato! Che colpa dovresti avere?

Alice:        Non so.

Franco:     E allora basta. Fammi un sorriso.

Alice:        Non mi va.

Franco:     Va bene, il sorriso me lo farai dopo. Adesso met-tiamoci al lavoro con le valige.

Alice:        D’accordo.

Franco:     E non pensare più a tua sorella.

Alice:        Va bene.

(lavorano un po’ in silenzio)

Alice:        Solo, non capisco una cosa?

Franco:     Cosa c’è ancora?

Alice:        Perché non ha voluto accettare il viaggio?

Franco:     Ma pensaci… con così poco preavviso? Tu avresti accettato?

Alice:        Forse no, hai ragione.

Franco:     Ecco, vedi? A tutto c’è una risposta. Adesso sotto con le valige.

Alice:        Però…

Franco:     Niente valigie.

Alice:        Mia sorella ha detto che sarebbe servito più a noi questo viaggio, cosa credi che volesse intendere?

Franco:     E io che ne so?

Alice:        È strana come risposta, perché dovrebbe servire a noi?

Franco:     Magari ci ha visti stanchi e ha pensato che un po’ di riposo ci avrebbe fatto bene.

Alice:        Può essere. Forse mi sto preoccupando troppo.

Franco:     Lo credo anch’io.

Alice:        Ma non riesco a non pensarci, mi dispiace. Povera cara.

Franco:     Dài, dài. Muoviamoci che sta per arrivare Luca.

Alice:        Luca, e cosa viene a fare? Le chiavi le ha già prese.

Franco:     Sì, ma visto che ha le chiavi gli ho chiesto se poteva prendersi cura dei miei canarini.

Alice:        Oh, poverini. Non vorrei si sentissero soli in questi due giorni.

Franco:     Certo, è importante che abbiano compagna. Devono essere nutriti e devono fare il loro allenamento quotidiano…

Alice:        …altrimenti perdono la capacità melodica del canto. Me l’hai ripetuto migliaia di volte. E per questi allenamenti noi non ci muoviamo mai.

Franco:     Ma non è solo per questo.

Alice:        Non solo ma “anche” per questo.

Franco:     Sai che ho paura di volare.

Alice:        Lo so, lo so. Non capisco perché hai paura di volare e ti appassioni tanto a quegli uccelli.

Franco:     Sai che spesso ci si comporta così per esorcizzare le proprie paure.

Alice:        Sarà. (campanello) Ecco che è arrivato il tuo amicone.

Franco:     Era ora, poi i piccoli vanno a nanna.

Alice:        Oh, poveri piccoli. Cip cip cip. Vi lascio soli. (esce verso la cucina)

Franco:     Scherza, scherza. (apre la porta) Ciao Luca.

Luca:         Ciao Franco, sono passato appena possibile. Hai bisogno di me?

Franco:     Sì, ho da chiederti un favore.

Luca:         Dimmi.

Franco:     Visto che hai le chiavi e sarai qui per il weekend.

Luca:         Sì.

Franco:     A proposito, tutto a posto con la tua amica? Come si chiama?

Luca:         Debora.

Franco:     Già, Debora. Tutto a posto con Debora?

Luca:         Tutto a posto. Passo a prenderla Sabato prima di mezzogiorno, e poi ci fiondiamo subito qui.

Franco:     Mi raccomando, non farmi brutti scherzi.

Luca:         Non ti preoccupare, andrà tutto liscio come l’olio.

Franco:     Mah, speriamo.

Luca:         Fidati, comunque, mi stavi dicendo che hai bisogno di un favore?

Franco:     Ah sì, già. Ti volevo chiedere, visto che sei qui nel weekend.

Luca:         Sì.

Franco:     Se potessi prenderti cura dei miei canarini.

Luca:         Canarini?

Franco:     Sì, canarini.

Luca:         E da quando hai dei canarini?

Franco:     Bèh, per la verità non da molto.

Luca:         Non ti ci vedo con i canarini.

Franco:     Potrò avere anch’io le mie passioni private?

Luca:         Non ti basta Alice? Eheheh!

Franco:     Scemo, questa è un altro tipo di passione.

Luca:         E come mai proprio i canarini?

Franco:     Tu non capisci quanto ti possono dare i canarini. Sono di compagnia, sai.

Luca:         Immagino.

Franco:     Te l’assicuro. Resterai stupito quando li vedrai.

Luca:         Non vedo l'ora. Muoio dalla voglia di conoscere i tuoi canarini.

Franco:     Senti. Se la metti su questo piano lasciamo perdere il favore.

Luca:         Ma dài, stavo scherzando.

Franco:     E ridammi le chiavi di casa.

Luca:         Ma questo è un ricatto!

Franco:     Vedila come vuoi.

Luca:         E va bene, parlami di questi canarini e di cosa devo fare.

Franco:     Non ti preoccupare, la cosa è molto semplice. Devi solo controllare che il livello dell'acqua e del cibo nelle vaschette non scenda sotto la soglia minima.

Luca:         Bèh, sembra facile.

Franco:       Ma sì, ti ho detto che non ci voleva molto.

Luca:         Bene, stai tranquillo che i tuoi canarini sono in buone mani.

Franco:     E poi devi allenarli.

Luca:         Devo cosa?

Franco:     Devi allenarli, non sono canarini normali. Sono canarini da canto.

Luca:         Canarini da canto? Ma tutti i canarini cantano.

Franco:     No. I canarini cinguettano e fanno un rumore infer-nale. Questi cantano.

Luca:         Ed è differente?

Franco:     Certo! Questi valgono una fortuna per la loro abilità. Una femmina adulta può arrivare anche a 500-600 euro.

Luca:         Però! Non immaginavo.

Franco:     È un mercato in grande fermento. Pensa che sono stato contattato anche da Hong Kong per i miei canarini.

Luca:         Perché ad Hong Kong non hanno i loro?

Franco:     Sì, ma i miei sono pregiati. E io sono un buon allevatore ed allenatore.

Luca:         E quindi vanno allenati?

Franco:     Tutti i giorni.

Luca:         Tutti i giorni?

Franco:     Certo! Altrimenti perdono la tonalità. Ogni canarino è allenato a tenere una tonalità ben precisa. Come nelle orchestre.

Luca:         Mah, mi sembra folle tutto questo.

Franco:     Folle o non folle ci sono in ballo un sacco di soldi.

Luca:         Mi chiedo chi può essere tanto suonato da comprare dei canarini a queste cifre. Oops, presenti esclusi, intendo.

Franco:     È molto gentile da parte tua.

Luca:         E in cosa consisterebbe l'allenamento?

Franco:     È molto semplice. La gabbia di ogni canarino dispone di un dispositivo simile ad un diapason posto di fronte ad essa.

Luca:         Un diapason.

Franco:     Esatto. Il dispositivo emette un suono in una tonalità che il canarino deve ripetere.

Luca:         E io devo assicurarmi che il canarino la ripeta in maniera corretta.

Franco:     Esattamente.

Luca:         Non mi sembra particolarmente difficile.

Franco:     Hai visto? Cosa ti dicevo.

Luca:         D'accordo, ci penserò io.

Franco:     Sapevo di poter contare su di te.

Luca:         Certo. Altrimenti non mi lasci le chiavi.

Franco:     Perspicace. E mi raccomando, la procedura andrà ripetuta 20 volte per ogni canarino.

Luca:         Cosa? Venti volte.

Franco:     Venti volte. Altrimenti il canarino non assimila.

Luca:         E quanti sarebbero questi canarini?

Franco:     Quarantadue.

Luca:         Quarantadue?!? Ma tu sei fuori!

Franco:     Scusa?

Luca:         Quarantadue per venti fa ottocentoquaranta. Mi ci vorrà una giornata!

Franco:       Ma no, in un'oretta dovresti fare tutto.

Luca:         Un'oretta? E cosa dico a Debora? “Tesoro, mi assento un'oretta che vado ad allenare il canarino”? Mi prenderà per un impotente.

Franco:     Al contrario. Le donne sono molto sensibili a queste tematiche.

Luca:         Ai canarini?

Franco:     Agli animali, alla natura.

Luca:         Saranno sensibili se hai un bel micetto, non uno stormo di canarini urlanti!

Franco:     Cantano, non urlano!

Luca:         Sempre rumore fanno. E dove sarebbero questi canarini?

Franco:     Nel locale accanto alla taverna. Vieni con me che ti mostro il tutto.

Luca:         Certo che mi hai incastrato per bene. (escono verso le camere).

(campanello)

Alice:        (da fuori): Franco ci sei? Vai tu? (entra dalla cucina) Non c'è nessuno, saranno scesi dai canarini. (campanello) Arrivo. (apre)

Silvia:       (entra) Ciao Alice.

Alice:        Ciao Silvia, come mai da queste parti?

Silvia:       Volevo salutarti prima che partiste. E volevo vedere come stavi.

Alice:        Oh, è molto gentile da parte tua. Sto bene, grazie. Un po' stanca e qualche pensiero di troppo, ma sto bene.

Silvia:       Eh, immagino. Ma vedrai che i pensieri passeranno e tutto ritornerà sereno come prima.

Alice:        Sono molto felice che tu la pensi così. Questo mi rassicura.

Silvia:       Ma sì, sono problemi che si superano. Non ti preoccupare.

Alice:        Sorellina, mi hai davvero sollevato il morale.

Silvia:       Anch'io mi sento meglio a saperti serena.

Alice:          Ma sì, la vita continua.

Silvia:       Brava, così mi piaci.

Alice:        Ora ti chiamo Franco, così puoi salutare anche lui. (chiama) Franco!

Silvia:       È in casa?

Alice:        Sì, sta mostrando a Luca una delle sue nuove passioni.

Silvia:       Qui in casa?

Alice:        Certo, e dove se no?

Silvia:       E tu glielo permetti?

Alice:        Certo. Che male c'è? È giusto che si distragga un po' dopo tutto il lavoro che fa.

Silvia:       Incredibile. Non ti credevo così moderna ed aperta.

Alice:        Non c'entra essere aperti. Mi sembra il minimo. Che male fa? Basta che non mi coinvolge nei suoi giochini.

Silvia:       Ah, no. Questo è poco ma sicuro.

Alice:        Ma perché, Marco non ha qualcuna di queste pas-sioni?

Silvia:       Assolutamente no!

Alice:        Nessuna, nessuna?

Silvia:       Categoricamente! Non glielo permetterei!

Alice:        (tra sé) Eh, allora capisco perché si è fatto l'amante. Poveretto.

Silvia:       Dicevi?

Alice:        Nulla, però penso che sia normale per un uomo poter sfogare le sue passioni, i suoi istinti.

Silvia:       Normale?

Alice:        Certo.

Silvia:       Ma a te non dà fastidio?

Alice:        Assolutamente, no. Poi sono così carini giù in taverna.

Silvia:       In taverna?

Alice:        Sì, Franco li ospita tutti lì.

Silvia:       Tutti?

Alice:        Sì, tutti. Ne ha un sacco. Sia maschi che femmine.

Silvia:       Maschi e femmine? O mio Dio!

Alice:        Maschi e femmine, ovvio. Altrimenti come posso-no accoppiarsi?

Silvia:       Non credo alle mie orecchie. Alice. Ma non sei gelosa?

Alice:        Gelosa, e per quale motivo?

Silvia:       Ma come per quale motivo? Per tutto quello che combina tuo marito in taverna!

Alice:        E allora? Sono affari suoi.

Silvia:       Scusami, ma onestamente credo che siano anche affari tuoi.

Alice:        Ah, no. Io in quel locale non ci metto piede.

Silvia:       E vorrei ben vedere.

Alice:        È tabù per me, e ti dirò che è un sollievo.

Franco:     (entra dalla camera) Scusa tesoro... Oh, ciao Silvia! Come mai da queste parti?

Silvia:       Non certo per assecondare le tue passioni!

Franco:     Come scusa?

Alice:        Stavo raccontando a Silvia della tua camera segreta.

Franco:     Ah, dei miei compagnucci? Dovresti provare anche tu Silvia, ti divertiresti un sacco.

Silvia:       Ah, non ci penso nemmeno.

Franco:     Anche Luca diceva così, ma adesso è giù che gode un mondo.

Silvia:       Che orrore!

Franco:     Piuttosto, tesoro, ti ricordi dove ho messo quei biscotti vitaminizzati che ho preso? Tutta questa attività ha messo addosso una gran fame a tutti.

Alice:        Sono nella dispensa sopra il frigo. L'ultima volta li avevi lasciati sul tavolo. Se non ci penso io a ritirare tutto quello che lasci in giro.

Franco:     Grazie cara. (esce verso la cucina)

Alice:        È talmente distratto, l'ultima volta è salito sudatissimo dopo che si era rinchiuso giù per due ore. Si è infilato subito in doccia e ha lasciato tutti gli attrezzi sul tavolo. E indovina a chi è toccato ritirarli?

Silvia:       Alice, mi preoccupi. Lui si diverte e tu gli ritiri anche le cose?

Alice:        Non mi piace il disordine, lo sai.

Silvia:       (tra sé) Poveretta, non mi sembra normale. Cornuta e mazziata.

Franco:     (entra dalla cucina) Trovati. Silvia, sei scura che non vuoi fare un salto giù?

Silvia:       Per carità!

Franco:     Non sai cosa ti perdi.

Silvia:       Preferisco non sapere e rimanere nella mia ignoranza.

Franco:     Mah. Come vuoi. (esce verso le camere)

Alice:        Come sei stata dura con Franco. Voleva solo essere cortese e mostrarti le sue passioni.

Silvia:       Non capisco come tu possa permettere tutto questo! Sei una donna piacente e ancora giovane. Possibile che devi abbassarti ad accettare questa condizione? Per favore, fa qualcosa.

Alice:        Non ti capisco. Per così poco? Dovresti permettere anche a Marco certe cose.

Silvia:       Ma che non provi nemmeno a proporlo. Rimarrebbe da solo in un secondo.

Alice:        (tra sé) Non credevo che mia sorella fosse così tiranna. (a Silvia) Mi sembri eccessivamente rigida.

Silvia:       Sono inflessibile in certe cose. Non permetto che mio marito faccia i suoi porci comodi con la mia accondiscendenza. Ma scherziamo? Tu invece glielo permetti senza battere ciglio. Anzi, sei complice dei suoi giochi.

Alice:        Cavoli Silvia, tutta questa tragedia per quattro canarini?

Silvia:       Oggi son quattro ma domani... Canarini? Hai detto Canarini?

Alice:        Canarini sì, anzi canarini da canto.

Silvia:       Ma quindi Franco...

Alice:        Ha dei canarini in taverna, quarantadue per la precisione.

Silvia:       Ah!

Alice:        Perché scusa, che avevi capito?

Silvia:       Io... No pensavo chissà cosa...

Alice:        Franco? Ma se è un pantofolaio.

Silvia:       Bèh, i suoi intrallazzi ce li ha anche lui.

Alice:        Come?

Silvia:       Volevo dire, avrà anche lui i suoi “passatempi” fuori casa.

Alice:        Mah, esce così di rado. Se non per il lavoro.

Silvia:       (tra sé) certo, il lavoro e la sua Debora.

Alice:        Comunque, basta parlare di hobby e canarini. Sei stata molto gentile a passare a salutarci. Ma siete proprio sicuri di non voler partire al posto nostro?

Silvia:       Sicuri, sicuri. Alice, godetevi questo weekend che può farvi solo bene.

Alice:        Potrebbe far bene anche a voi.

Silvia:       Credimi, tu ne hai più bisogno.

Alice:        Allora ti ringrazio. Adesso ti chiedo di perdonarmi ma abbiamo ancora le valige da preparare.

Silvia:       Ti lascio subito, prima però volevo chiederti una cosa.

Alice:        Dimmi.

Silvia:       Non è che mi lasceresti le chiavi di casa tua?

Alice:        Le chiavi? E per quale motivo?

Silvia:       Potrei prendermi cura della casa mentre siete via. Controllare se è tutto a posto.

Alice:        Ci sarà già Luca.

Silvia:       Luca?

Alice:        Ma sì, verrà per fare i rilievi per la vasca, non ricordi?

Silvia:       Ah, già. La vasca.

Alice:        E intanto che sarà qui Franco gli ha chiesto di prendersi cura dei canarini.

Silvia:       È vero che ci sono anche i canarini. Però Luca è un uomo. Sì, controllerà i canarini perché glielo ha chiesto il suo amicone, ma il resto della casa? La posta, le piante. E dopo che Luca farà i rilievi chi pulirà?

Alice:        Su questo hai ragione.

Silvia:       Vedi?

Alice:        Certo mi sentirei più tranquilla se ci fossi tu a dare un’occhiata.

Silvia:       E allora eccomi qui, la tua sorellina preferita.

Alice:        Hai ragione, ti prendo le chiavi. (si avvicina ad un mobile dal quale estrae delle chiavi, o da uno svuotatasche) Devo chiederti un favore.

Silvia:       Dimmi pure.

Alice:        Non dire delle chiavi a Franco.

Silvia:       Non dirò nulla, ma per quale motivo?

Alice:        Perché gli ho fatto parecchie storie sul fatto che Luca verrà nel weekend per i rilievi, perché non mi va che degli estranei entrino in casa mia quando non ci siamo.

Silvia:       E non ti va che ti rinfacci il fatto che tu mi abbia dato le chiavi.

Alice:        Esattamente.

Silvia:       Non ti preoccupare, non gli dirò nulla.

Alice:        Ti ringrazio.

Silvia:       Posso chiederti un altro favore?

Alice:        Certamente.

Silvia:       Posso fare una telefonata in pizzeria? Devo ordinare delle pizze d’asporto ma ho il cellulare scarico.

Alice:        Ma senza problemi, anzi. È davvero una bella idea quella delle pizze. Non abbiamo ancora preparato nulla per la cena e onestamente non ho molta voglia di cucinare.

Silvia:       È molto comodo, poi te le portano anche a casa.

Alice:        Ma sì, pizza anche per noi stasera. Vado a chiedere a Franco che pizza vuole. Tu telefona pure. (esce verso la camera)

Silvia:       (si avvicina al telefono) Povera Alice, mi dispiace ingannarla ma non ho altra scelta. Lo faccio per il suo bene. Altro che pizza d’asporto. (tira fuori un biglietto da visita) Ecco qua, Felice Murazzi Investigatore Privato, Via Liguria bla bla. Ed ecco il numero. (compone il numero sull’apparecchio) Pronto, buonasera vorrei parlare con il dottor Murazzi. Ah, è lei. Buonasera, sono Alice Marelli. La sto chiamando da casa perché avrei bisogno di richiedere i suoi servigi, ho dei sospetti su mio marito, Franco Astolfi, e vorrei scoprire se ha una relazione con un'altra persona. Sì certo, non le spiegherò tutto al telefono. Un appuntamento. Sì, per domani sarebbe perfetto. Sì, esatto. A casa mia va benissimo. Sì. Le chiedo solo una cortesia. Non chiami a questo numero, è quello di casa. Le lascio il numero del mio cellulare, non vorrei che mio marito dovesse intercettare qualche telefonata e scoprire il tutto. Sì, allora 339456782, esatto. A domani allora. Grazie. Buona serata. (riaggancia) E questa è fatta.

Alice:        (esce dalla camera) Una capricciosa e una quattro stagioni. Ci pensa Franco ad ordinarle, conosce una pizzeria che le fa proprio buone.

Silvia:       Ho fatto anch'io, grazie.

Alice:        Figurati, per così poco. Anzi, ti ringrazio io per la visita. (campanello) Suonano a quest'ora. Chi può essere.

(apre, entrano Mario e Luigi. Mario è vestito da donna, Luigi porta una valigia/campionario)

Alice:        Buonasera.

Luigi:         Oh, buonasera signore belle.

Alice:        Buonasera a lei, ma ci conosciamo?

Luigi:         Personalmente no, ma mi sembra di conoscerle da sempre. Due così belle signore. Ma fate le modelle? Forse vi ho viste su qualche rivista.

Silvia:       Ma cosa dice?

Alice:        Ma no, si sta sbagliando di sicuro.

Luigi:         Io non sbaglio mai su questo, ho l'occhio fino per le belle donne. Permettete che mi presenti, sono Gaspare della Noce, produttore e venditore diretto del miglior intimo femminile sulla piazza, e lei è la mia modella Estella.

Mario:       Piacere.   

(Estella)

Alice:        Piacere nostro, ma a cosa dobbiamo la sua visita?

Luigi:         È un colpo di fortuna che mi porta da voi. Io ho dei capi che possono deliziare, risaltare, evidenziare il vostro corpo, che già vedo essere meraviglioso così.

Silvia:       Se lo dice lei.

Alice:        Che adulatore.

Luigi:         No no, signora, non si tratta di adulare. Si tratta di vedere le potenzialità e le bellezze nelle persone che si hanno di fronte. E, credetemi, voi siete bellezze di raro pregio.

Silvia:       (perplessa) Sarà.

Alice:        E cosa avrebbe per noi.

Luigi:         Come le ho già detto, signora mia, io produco e distribuisco personalmente il miglior intimo femmi-nile su piazza.

Alice:        Meglio delle grandi marche?

Luigi:         Molto meglio, signora, molto meglio. Diglielo anche tu, Estella.

Mario:       Molto meglio.

Luigi:         Ecco, Estella è una grande modella internazionale, che ha calcato le passerelle delle più importanti sfilate.

Silvia        (ancora più perplessa): Sarà.

Luigi:         Ora le mostro subito le mie creazioni. (butta la valigia sul tavolo) Posso appoggiarmi qui?

Alice:        Ormai l'ha fatto.

Luigi:         E le assicuro che non si pentirà di avermelo fatto fare. (apre la valigia) Guardi che meraviglia questo pizzo, e questo reggiseno? (lo porge a Silvia) Le sta un incanto.

Silvia:       (spiega un reggiseno enorme) Vuole scherzare? Sarà almeno una sesta!

Luigi:         Possiamo farli in ogni misura. Guardi questo cotone. (estrae dei boxer con disegnini) Ah, no questi sono miei.

Alice:        Mi scusi ma non siamo interessate, ed è quasi ora di cena.

Luigi:         Ah, ma ci metterò un secondo. Un solo secondo per farvi innamorare delle mie creazioni.

Silvia:       Io ho già visto abbastanza.

Luigi:         Niente discussioni, adesso Estella vi mostrerà e vi farà indossare il meglio della mia collezione. E vi assicuro che non potrete più fare a meno di me. Estella, fai provare questi alle signore. (prende un po' di capi e li sbatte in mano a Mario) Prego: seguitela, fate come se foste a casa vostra.

Alice:        Ma siamo a casa mia!

Mario:       (ad Alice) Mi scusi, il bagno?

Alice:        Da quella parte. (indica le camere)

Mario:       Vi prego di seguirmi.

Silvia:       Mah. (escono verso le camere)

Luigi:         Benissimo, benissimo! Tutto alla perfezione. Adesso devo cercare le chiavi di casa e fare una copia su questa forma. Purtroppo la plastilina l'avevo finita e mi è rimasto solo il burro. (scarta delicatamente un involucro con carta stagnola e altro) Andrà bene lo stesso, però dobbiamo sbrigarci altrimenti si scioglie. Allora, le chiavi, le chiavi. Nella serratura non ci sono. (cerca) Eccole qui. Gli svuotatasche sono una vera manna per noi ladri, dovrebbero santificare l'inventore. Ed ecco un bel calco perfetto.

Franco:     (esce dalla camera con Luca) Tesoro, le pizze dovrebbero arrivare a momenti...  Ehi, ma lei chi è?

Luigi          (spaventato infila il burro in tasca): Io, io... sono... che nome avevo usato prima? Sono Gaetano del Picchio, famoso produttore e distributore di intimo femminile.

Luca:         Interessante.

Franco:     Intimo femminile? E cosa ci fa in casa mia?

Luigi:         Cosa ci faccio in casa sua? Ma sto mostrando la mia nuova collezione alle signore presenti.

Luca:         (si guarda attorno) Signore?

Franco:     Dov'è mia moglie?

Luigi:         Non si alteri. È in bagno con l'altra signora. La mia modella Estella sta mostrando loro la nuova colle-zione. Mi creda ne resterà affascinato.

Luca:         (indicando Luigi) Ha qualcosa di umido in tasca.

Luigi:         Io? (rendendosi conto) O porca miseria.

(si sentono rumori provenire da fuori)

Franco:     Ma cosa sta succedendo qui?

Alice:        (da fuori) Ma come si permette? Tenga giù le mani.

Franco:     Tesoro, che succede?

Alice:        (entra dalla camera semivestita) Mi sentirà quel venditore.

Luca:         Ah, però.

Franco:     (a Luca) Tu non guardare!

Alice:        (a Luigi) Lei, lei. Quell'energumena della sua modella sta prendendosi troppe libertà. Le dica di tenere le mani a posto.

Luigi:         Mah veramente, non capisco come possa essere accaduto.

Franco:     Amore, stai bene?

Alice:        Sto bene, sto bene. Tesoro, manda via questo tizio con la sua robaccia.

Franco:     (a Luigi) La prego di volersene andare immedia-tamente!

Luigi:         Ma no, mi creda. Ci deve essere uno sbaglio.

Alice:        Lo sbaglio è stato quello di farla entrare.

Franco:     Se ne vada!

Luigi:         Ma il mio campionario? La mia modella.

Silvia        (da fuori si sente un urlo) Ahhhhhh! Ma è un uomo!!!

Mario:       (entra di corsa dalle camere senza parrucca) Via presto! Ci hanno scoperto! Scappiamo!

Alice:        Ma è il tizio dell'aspirapolvere!

Mario:       Sa, signora, è difficile campare con un lavoro solo.

Luigi:         Dài, muoviti.

Mario:       Addio. (escono dalla porta d'ingresso lasciando il campionario sul tavolo)

Franco:     Se ne sono andati.

Luca:         Pazzesco.

Alice:        Ti ritrovi in casa certa gente insistente, voleva assolutamente venderci le sue porcherie. Incre-dibile.

Franco:     Ma la modella era un uomo?

Alice:        Era un uomo. Lo stesso dell'aspirapolvere.

Luca:         Aspirapolvere?

Alice:        Un tizio che voleva a tutti costi farci provare l'aspira-polvere Gnometto.

Franco:     Che giornata movimentata.

Luca:         Ehm.

Franco:     (ad Alice) Tesoro, mettiti addosso qualcosa.

Alice:        O mio Dio, scusate.

Luca:         Figurati, anzi.

Alice:        Vado a rivestirmi e vedere come sta Silvia. (esce verso le camere)

Franco:     Mamma mia che confusione, per fortuna che domani partiamo. Un bel weekend di relax è proprio quello che ci vuole.

Luca:         Hai proprio ragione.

Franco:     Luca, ti ringrazio per i canarini e, mi raccomando. Fai molta attenzione in casa, non vorrei che Alice scoprisse qualcosa.

Luca:         Avrò la massima cura su tutto.

Franco:     Adesso ti saluto, vado a preparare in cucina. L'omino delle pizze sarà qui a momenti.

Luca:         Se non ti dispiace darei un'occhiata al campionario di intimo che è rimasto sul tavolo. Non si sa mai dovesse saltar fuori un regaluccio per Debora.

Franco:     Fai pure, io vado se non ti dispiace.

Luca:         Assolutamente. Mi raccomando, fate buon viaggio.

Franco:     Grazie, e anche tu buon... Buon viaggio! (esce verso la cucina)

Luca:         Diamo un’occhiata a queste cosine. (estrae uno slippino minuscolo) Interessante come articolo.

(campanello, da fuori si sente urlare “Pizza!”)

Franco:     (dalla cucina) Sono le pizze. Luca, apri tu?

Luca:         Apro io. (Apre, la porta ed entra il commesso della pizzeria. Porta occhiali da sole e cappellino) Buonasera, le chiamo subito il signor Astolfi per il pagamento. (esce verso la cucina)

(il commesso appoggia le pizze, toglie cappello e occhiali e si scopre essere Mario)

Mario:       Faccia con comodo. (si avvicina allo svuotatasche e prende delle chiavi) E queste adesso sono mie!

Fine Secondo Atto


Terzo Atto

Scena: Stessa scena del primo atto. Silvia e Marco sono soli.

Quarta Scena

Marco:      E come l’ha presa quando le hai detto che non potevamo accettare il viaggio?

Silvia:       Ha insistito un po’. Ma alla fine ha visto che non otteneva nulla e hanno deciso di andare lo stesso. Contrattempo? Vedi che c’erano altri problemi.

Marco:      Magari questa vacanza potrà fargli bene.

Silvia:       Magari, però io di Franco non mi fido. Ed è per questo che voglio agire subito.

Marco:      Non capisco per quale motivo ti sei fatta lasciare le chiavi di casa loro.

Silvia:       Perché ho in mente un’idea geniale.

Marco:      Un’idea geniale?

Silvia:       E tu sarai mio complice.

Marco:      Ho paura.

Silvia:       Vuoi assecondarmi una buona volta?

Marco:      Mi sembra che io ti stia assecondando un po’ troppo spesso.

Silvia:       Sempre a lamentarti.

Marco:      D’accordo. Parlami di questa idea.

Silvia:       Ho contattato il signor Murazzi.

Marco:      E chi sarebbe il signor Murazzi?

Silvia:       L’investigatore privato. Quello che abbiamo cono-sciuto da tuo fratello.

Marco:      Ah sì, l’investigatore privato.

Silvia:       Ho fissato un appuntamento con lui oggi.

Marco:      Un appuntamento? E dove, nel suo studio?

Silvia:       No, qui.

Marco:      Qui?

Silvia:       Certo!

Marco:      Ma perché proprio qui?

Silvia:       Perché è questa la chiave del mio piano.

Marco:      (dubbioso) Mmmm.

Silvia:       Ma sì, ragiona un attimo. Io non posso far pedinare da un investigatore privato il marito di mia sorella.

Marco:      Ci mancherebbe altro.

Silvia:       Ed è per questo che farò pedinare mio marito.

Marco:      Cosa?

Silvia:       Certo. Così non potrà rifiutare.

Marco:      E perché dovresti farmi pedinare? Io non ti nascondo nulla.

Silvia:       Ma non mio marito tu. Mio marito Franco.

Marco:      Non capisco.

Silvia:       Ma possibile che non riesci mai a seguirmi? Io fingerò di essere Alice!

Marco:      Ma sei pazza!

Silvia:       È geniale.

Marco:      È folle!

Silvia:       Lo faccio per il suo bene.

Marco:      Qui se ci scoprono è la fine.

Silvia:       Ma non ci possono scoprire. E anche se dovesse succedere cosa vuoi che ci possa capitare? È solo una piccola bugia, dopotutto.

Marco:      Finiremo in galera. Verranno gli amici a portarci le arance.

Silvia:       Ma finiscila. Sei il solito disfattista.

Marco:      Ho paura.

Silvia:       Andrà tutto benissimo.

Marco:      Ho davvero paura!

Silvia:       Dovrebbe arrivare tra poco. Vieni con me. Ti spiegherò il piano per filo e per segno. (lo prende per mano ed escono verso la cucina)

Marco:      Non mi dona il pigiama a strisce. (escono)

(si sente rumore di chiavi e poi entra dalla porta d’ingresso Luca, seguito da Debora)

Luca:         Eccoci arrivati nella mia umile dimora.

Debora:    (molto oca) Ma, è meravigliosa...

Luca:         Mah, è solo una delle case che ho. Ne ho altre al mare ed in montagna. Oltre ad un attico a Parigi.

Debora:    È meraviglioso.

Luca:         E le ho progettate tutte io.

Debora:    È… è… meraviglioso.

Luca:          Già! Meraviglioso. Vuoi bere qualcosa?

Debora:    Volentieri. Cosa mi offri?

Luca:         Mettiti comoda che ti preparo uno dei miei cocktail speciali. Ti raggiungo subito. (fa per andare in cucina)

Debora:    Non mi fai vedere il resto della casa?

Luca:         Ma certo. Certo. Che sbadato. Vieni, da questa parte ci sono le camere.

Debora:    Oh Franco, le camere… Meraviglioso! (escono a sinistra)

Silvia        (entra con Marco) Mi è sembrato di sentire delle voci.

Marco:      Sarà già arrivato l’investigatore.

Silvia:       Non ha le chiavi. Avrebbe suonato.

Marco:      Ah già. Allora chi può essere?

Silvia:       Sarà Luca, deve venire a fare i rilievi della vasca.

Marco:      Ma certo, Luca!

Silvia:       Spero non mi scombussoli i piani. Murazzi dovrebbe arrivare a breve.

Marco:      Sento puzza di guai.

Silvia:       Andiamo a controllare in bagno. (escono verso il bagno)

Luca:         (entra con Debora dalle stanze) Mentre da questa parte abbiamo la zona giorno.

Debora:    Le camere sono meravigliose. Arredate con un gusto… meraviglioso. È tutto così… meravi-glioso...

Luca:         Già, già. Vieni che ti mostro anche la cucina.

Debora:    È… è…

Luca:         …meraviglioso?

Debora:    Sì, meraviglioso… (escono verso la cucina)

Marco:      (entra con Silvia dal bagno) Non c’è nessuno in bagno.

Silvia:       Ma ho sentito ancora quelle voci.

Marco:      Senti, torniamocene a casa. Non credo sia una buona idea.

Silvia:       Basta! Non aver paura. Non essere il solito fifone. Per una volta mi vuoi fare contenta?

Marco:      D’accordo. Ci provo.

Silvia:       Per prima cosa cerchiamo di capire di chi sono queste voci.

Marco:      Controlliamo in camera. (escono verso le camere)

Luca:         (entra con Debora dalla cucina) E questo è tutto. Come vedi non è molto grande.

Debora:    È… è… fantastica!

Luca:         Ah, credevo meravigliosa.

Debora:    Come?

Luca:         (desideroso di arrivare al dunque) Nulla, nulla. Bene, dire che ora possiamo metterci comodi con il nostro cocktail.

Debora:    Solo un momento. Avrei bisogno del bagno. Devo finire di prepararmi.

Luca:         Certo, capisco. Vai pure, la strada la conosci.

Debora:    Torno subito. Aspettami.

Luca:         Con ansia.

(Debora esce verso il bagno)

Luca:         Che sogno, che sogno. Mi attende un weekend di relax e divertimento in questo paradiso. Che idea geniale, cosa potrebbe andare storto? Una donna così bella. Forse non sarà una cima, ma cosa importa. Sarà un weekend di fuoco. Non sto più nella pelle. (si avvicina al bagno come per spiare dalla serratura)

Silvia:       (entra dalle camere) Luca!

Luca:         (salta sorpreso) Silvia!

Luca:         Luca!

Luca:         Marco? Ma cosa ci fate qui? (si mette davanti alla porta impedendone l’apertura)

Silvia:       Alice ci ha lasciato le chiavi per curare la casa nel weekend.

Luca:         Ah, bene.

Marco:      Sei qui per la vasca?

Luca:         La vasca? Quale vasca?

Silvia:       Ma sì, Alice mi ha detto che saresti venuto per i rilievi della vasca idromassaggio.

Luca:         Ah sì, la vasca. Certo. (dal bagno si sentono rumori e picchiare contro la porta)

Marco:      Ma c’è qualcuno?

Luca:         Dove?

Marco:      Nel bagno, c’è qualcuno?

Luca:         Non credo.

Silvia:       Ma, e questi rumori?

Luca:         Ah! Questo bagno? Sì, c’è. C’è un mio assistente. Per poter finire prima.

Marco:      Un assistente.

Luca:         Ora scusatemi, vado a fare i rilievi. (esce di fretta dalla porta del bagno)

Marco:      E adesso come facciamo?

Silvia:       Non ci darà fastidio, sarà preso con il suo lavoro.

Marco:      Ho sempre più  paura.

Silvia:       (guarda l’orologio) Il signor Murazzi dovrebbe ormai essere qui. Vieni in cucina che ti spiego gli ultimi dettagli. (escono in cucina)

                   (rumore di chiavi, poi dalla porta di ingresso entra Alice e Franco con due valige)

Alice:        Ti dico che è meglio così.

Franco:     Io non ti capisco. Eravamo già pronti per partire. Seduti nei nostri posti sull’aereo, quando ti sei messa a fare il diavolo a quattro per poter scendere. Abbiamo creato un caos tremendo per recuperare i bagagli. E non ho ancora capito perché.

Alice:        Mi sentivo in colpa. Non mi andava di partire e lasciare sola la mia sorellina con quel mascalzone.

Franco:     Alice, non sappiamo nulla. Magari è solo una storia vecchia. Magari non c’è niente.

Alice:        Non l’hai forse sentito tu vantarsi delle sue doti di amatore?

Franco:     Adesso non esagerare. Ha lasciato intendere che aveva una relazione con un’altra donna. E che gli sembrava una cosa naturale. Forse l’ha detto solo per vantarsi un po’. Sai come facciamo noi uomini.

Alice:        No, dimmelo tu. Come fate VOI uomini?

Franco:     Ma no. Intendevo solo… Ma sì, mi sembrava una goliardata. Tutto qui.

Alice:        Tutto qui? Direi che è abbastanza per farmi preoccupare. E per andare a fondo sulla questione.

Franco:     Andare a fondo? Cosa hai intenzione di fare?

Alice:        Ti spiegherò tutto. Ma prima mettiamo le valige in camera. (escono verso le stanze)

Silvia:       (entra da sinistra con Marco) Mi è sembrato di sentire ancora la porta.

Marco:      Sarà Luca che sta lavorando.

Silvia:       Ma quanto ci mette il signor Murazzi? Dovrebbe essere già qui.

Marco:      Vedrai che arriverà a momenti. Però, non ho capito ancora alcuni dettagli del piano.

Silvia:       Cosa non hai capito? È semplicissimo. Io fingo di essere Alice e chiedo al signor Murazzi di pedinare Franco perché temo che possa avere un’amante. Ti sembra complicato?

Marco:      Questo l’avevo capito.

Silvia:       E allora. Cosa non hai capito? È tutto qui il piano.

Marco:      Ecco, appunto. È la mia parte che non mi è chiara.

Silvia:       Ma tu non devi fare nulla!

Marco:      Ecco perché non mi era chiara.

Silvia:       Sempre il protagonista devi essere? Egocentrico. Tutto intorno a te. (esce verso la cucina)

Marco:      Ma cosa ho detto? (segue Silvia in cucina)

Debora:    (esce dal bagno) Ma non possiamo passare in bagno tutto il weekend.

Luca:         (esce dal bagno) Shh. Vieni dentro ti dico. Potrebbero sentirci.

Debora:    Ma chi potrebbe sentirci?

Luca:         Già, chi?

Debora:    Non è casa tua?

Luca:         Certo, certo. E di chi altri?

Debora:      E allora che problema c’è?

Luca:         (cerca una scusa) Ci sono i dipendenti dell’impresa di pulizie. Potrebbero vederti e, impiccioni come sono, spettegolerebbero per giorni.

Debora:    E che problema c’è?

Luca:         No, no. È che vorrei essere io a presentarti ai miei amici. Una… Una sorpresa, ecco tutto.

Debora:    Oh, che tesoro che sei. (escono verso il bagno)

Franco:     (entra dalla camera con Silvia) E quindi cosa avresti intenzione di fare?

Alice:        Bisogna smascherare Marco. Così sarà costretto a confessare tutto e anche Silvia capirà.

Franco:     Non contare su di me.

Alice:        Ah, grazie. Tu sei sempre d’aiuto quando serve.

Franco:     Non mi sembra una cosa legale. E, comunque, non saprei da dove cominciare. Non vorrai mica che mi metta a pedinare tuo cognato?

Alice:        Sei un genio!

Franco:     Chi?

Alice:        Tu! Sei un genio!

Franco:     Cosa ho fatto?

Alice:        Hai avuto un’idea straordinaria.

Franco:     Io?

Alice:        Ma sì. Pedinare Marco.

Franco:     Non contare su di me.

Alice:        No, no. Tu hai già avuto l’idea. Ci penserà un investigatore privato.

Franco:     Un investigatore privato? Credevo esistessero solo nei telefilm.

Alice:        Ma no, esistono anche nella realtà. Teresa ha fatto fare delle indagini su suo marito da uno bravo. Un certo Palazzi, o qualcosa di simile. Mi aveva dato il biglietto da visita qualche tempo fa, ma non avrei mai pensato di usarlo. Vieni, dovrei averlo nella borsa. (escono verso le camere)

Silvia:       (esce dalla cucina parlando al cellulare) Certo signor Murazzi. Sì sì, vengo ad aspettarla per strada, mi scusi se non la faccio suonare ma non funziona il citofono. Arrivo subito. E anche questa è fatta, almeno non sentirà nessuno il suo arrivo. (esce dalla porta d’ingresso)

Luca:         (esce dalla porta) Ho sentito una porta. Se ne saranno andati. Vado a controllare in cucina. (esce verso la cucina)

Franco:     (esce dalla camera) Devo avvisare Luca, non può più venire. Speriamo non sia troppo tardi. (prende il telefono e fa il numero dando le spalle alla porta della cucina)

Luca:         (esce dalla porta della cucina indietreggiando dando le spalle a Franco) Già Marco, aspetta che mi vibra il telefono. Pronto.

Franco:     Pronto Luca, sono io.

Luca:         Io chi?

Franco:     Io Franco.

Luca:         Ah, Franco! Allora, com’è Parigi?

Franco:     Parigi sarà bellissima ma io non sono là.

Luca:         Come no?

Franco:     No!

Luca:         E come mai?

Franco:     Perché Alice ha voluto tornare a casa prima di partire!

Luca:         A casa? (si gira e vede Franco al telefono)

Franco:     Sì, quindi cerca di non andare da me oggi altrimenti…

Luca:         Altrimenti è troppo tardi…

Franco:     (si volta e vede Luca) E tu cosa ci fai qui? (parlando ancora nella cornetta)

Luca:         Dovrei domandare la stessa cosa a te.

Franco:     Devi sparire!

Luca:         C’è anche Debora di là.

Franco:     Dovete sparire prima che mia moglie lo venga a sapere.

Alice:        (entrando dalla camera) Prima che io venga a sapere cosa?

Franco:     Eh?

Luca:         Oh, ciao Alice. Che piacere vederti.

Alice:        Cosa non dovrei sapere?

Franco:     Niente… si parlava di lavoro.

Alice:        E della vasca?

Franco:     Sì, sì. La vasca appunto.

Alice:        Posso vedere i lavori.

Luca:          No! (frapponendosi tra Alice e la porta del bagno)

Alice:        No?

Franco:     No, no. È tutto in disordine. Poi non vorrai rovinare la sorpresa.

Alice:        Mi sa che voi due mi nascondete qualcosa.

Luca:         Noi? Ma no.

Franco:     Ma cosa dici, cara?

Alice:        Va Bèh. Tesoro, verresti di là per quella cosina che ti avevo detto?

Franco:     Arrivo, arrivo.

Alice:        Ciao Luca. (esce verso la camera)

Franco:     (a Luca) Cercate di sparire. Tu e la tua Debora. (esce verso la camera)

Luca:         Sparire, è una parola. (verso il bagno) Debora, tesoro. (esce verso il bagno)

Silvia:       (entra dalla porta d’ingresso con Murazzi) E come le dicevo è una questione delicata, per questo l’ho chiamata subito.

Murazzi:   Capisco signora, e l’assicuro che ha fatto molto bene. Non è per vantarmi ma sulla piazza sono ciò che di meglio si possa trovare. Un segugio di prima classe. Ma prima di mettermi in moto ho bisogno di alcuni elementi su cui poter indagare.

Silvia:       Alcuni elementi? Sarebbe a dire?

Murazzi:   Delle foto. O alcuni dettagli sulle abitudini del signor Astolfi.

Silvia:       Abitudini?

Murazzi:   Sì. Ad esempio se è uso a frequentare alcuni caffè o circoli. O se fa dell’attività fisica in luoghi abituali. Se è appassionato di sport e segue qualche evento. Se ultimamente ha fatto viaggi di lavoro o se si intrattiene in ufficio più del solito. Tutto può essere utile.

Silvia:       Sì, certo. Mi può aspettare che chiedo a mio marit… ehm.. chiedo a mio… fratello se lui conosce qualche abitudine del signor Astolfi, cioè (correggendosi) di mio marito. Torno subito. Gradisce un caffè?

Murazzi:   Molto volentieri signora.

Silvia:       Torno presto. (esce verso la cucina)

Murazzi:   (tra sé) Gran bella casa. I signori Astolfi devono passarsela molto bene economicamente. Se non erro lui è un imprenditore edile. Le probabilità che un uomo così possa avere un’amante sono molto elevate. Eh, si. I soldi aprono sempre le porte a questo tipo di avventure. Non sarà un’impresa difficile smasche-rarlo. Almeno, non per uno come Felice Murazzi.

Debora:    (esce dal bagno parlando con Luca che è rimasto all’interno) Non capisco tutta questa fretta? Non ci siamo nemmeno seduti sul divano… (si gira e nota Murazzi) Oh, buongiorno!

Murazzi:   Buongiorno, signorina.

Debora:    E lei chi sarebbe?

Murazzi:   (galante) Felice Murazzi. Ci conosciamo?

Debora:    Non credo proprio. Sono Linetti Debora, la fidanzata (scandito) del signor Franco Astolfi.

Murazzi:   Ah! (allibito) davvero? È un piacere conoscerla.

Luca:         (esce dal bagno) Allora, sei pronta per andare? (nota Murazzi) Ah, buongiorno.

Murazzi:   Buongiorno.

Luca:         (prende Debora) Torna dentro. (la porta in bagno ed escono)

Murazzi:   Bèh, devo ammettere che è stato più facile del previsto.

Silvia:       (esce dalla cucina) Le foto non le ho trovate ma mio marit… cioè, mio fratello dice che solitamente il signor Astolfi fa jogging nel parco Nord. Ecco il caffè.

Murazzi:   Mia cara signora. Sono orgoglioso di annunciarle che Murazzi, come al solito non sbaglia un colpo. Anche se questa volta è stato davvero facile.

Silvia:       Che intende dire?

Murazzi:   Che il caso è risolto.

Silvia:       Di già?

Murazzi:   Ebbene sì. Il signor Astolfi ha un’amante, come lei pensava. E so anche dove possiamo trovarla.

Silvia:       Ah sì?

Murazzi:   Esattamente.

Silvia:       E dove sarebbe?

Murazzi:   In bagno.

Silvia:       In bagno?

Murazzi:   Certo, questa volta posso dire di essere stato davvero fortunato. Ma ciò non toglie lustro alla mia abilità di segugio.

Silvia:       Signor Murazzi, lei è fenomenale.

Murazzi:   Così mi lusinga, signora.

Silvia:       No, no. Lei è davvero superlativo.

Murazzi:   Troppo buona, davvero.

Silvia:       Mi aspetti qui che devo parlare un attimo con mio fratello. (esce verso la cucina)

Alice:        (esce con Franco dalla camera, non si accorge di Murazzi che sta guardando delle stampe alla parete) Ho chiamato l’investigatore che mi ha consigliato Teresa, un certo Murazzi,  ma non era in ufficio. Ho lasciato un messaggio in segreteria. (nota Murazzi) E lei chi è?

Murazzi:   È parecchio affollata questa casa. Sono Felice Murazzi, signora.

Alice:        È già qui? Che efficienza!

Murazzi:   (non capendo del tutto) Modestamente è una delle mie qualità. Posso aiutarla?

Alice:        Certo. L’avevo chiamata proprio per questo. Io sono… (indugia) Sono Silvia Marelli e questo (indicando Franco) è mio fratello.

Franco:     Già, fratello.

Murazzi:   È un piacere.

Alice:        Vede, avrei bisogno che lei indagasse su mio marito perché temo abbia un’amante.

Murazzi:   Anche lui?

Franco:     Come dice?

Murazzi:   Nulla, nulla. Riflettevo tra me. E, mi dica, cosa sa di questa amante.

Alice:        Effettivamente ben poco.

Franco:     Certo, altrimenti non pagheremmo lei per scoprirlo.

Murazzi:   (ignorando la provocazione) Mi servirebbero maggio-ri dettagli sulla signora. E anche sul signore.

Alice:        Venga con noi da questa parte che le spiego tutto. (escono verso la camera)

Luca:         (esce dal bagno) Questa non se ne vuole proprio andare. Non so più cosa inventarmi. Guarda in che casino mi sono ficcato. Aveva ragione Franco. E adesso come ne esco?

Marco:      (esce dalla cucina) Luca, sei ancora qui? Come vanno i lavori?

Luca:         I lavori? Eh, un po’ a rilento. Qualche intoppo.

Marco:      Ne avrai ancora per molto?

Luca:         (riflette) Mah, mah… Guarda, io avrei finito e starei per andarmene.

Marco:      Ma non andavano a rilento? Sei stato velocissimo.

Luca:         Eh, sai. Sono un tipo modesto.

Marco:      Eh!? E quando verrà pronta questa vasca?

Luca:         Presto, diciamo presto. Io adesso devo proprio scappare. Salutami tutti, eh.

Marco:      Va bene.

Luca:         Ciao, ciao. (esce dalla porta d’ingresso)

Marco:        Ciao Luca. Che tipo strano. (Esce verso la cucina)

(Luigi e Mario entrano dalla porta, sono vestiti tipicamente da ladri: si muovono cautamente e parlano a voce bassa)

Mario:       (bisbigliando) È più facile di quanto sembri. La serratura blindata non è nemmeno chiusa. Tutto quel cinema per recuperare le chiavi non è servito a nulla.

Luigi:         (bisbigliando) Ma sei sicuro che non ci sia nessuno?

Mario:       (c.s.) Sicuro, ho fonti affidabili.

Luigi:         (c.s.)) Fonti affidabili?

Mario:       (c.s.) Ne parlava il Toni l’altra sera al bar. Astolfi e la moglie saranno a Parigi per tutto il weekend.

Luigi:         (c.s.) E il Toni come fa ha saperlo?

Mario:       (c.s.) Ah, fonti attendibili.

Luigi:         (c.s.) Anche lui?

Mario:       (c.s.) Certo. Controllo sempre la provenienza delle fonti.

Luigi:         (c.s.) E quali sarebbero queste fonti?

Mario:       (c.s.) Gliel’ha detto la moglie del prestinaio, che l’ha saputo dalla tintoria, che l’ha saputo… Insomma, da uno…

Luigi:         (c.s.) E queste sarebbero le fonti attendibili?

Mario:       (c.s.) Ha saputo anche che il geometra Luca Onofri sarebbe stato qui per dei rilievi in loro assenza. Chi abbiamo visto uscire dalla casa poco fa?

Luigi:         (c.s.) Il geometra Onofri.

Mario:       (c.s.) Visto? Questo dimostra la veridicità delle fonti.

Luigi:         (c.s.) Quindi in casa non c’è nessuno?

Mario:       (c.s.) Quindi in casa non c’è nessuno!

Luigi:         (c.s.) Allora puoi spiegarmi una cosa?

Mario:       (c.s.) Se posso. Dimmi?

Luigi:         (c.s.) Perché stiamo ancora bisbigliando?

Mario:       (c.s.) Non lo so. Deformazione professionale.

Luigi:         (ritorna ad un volume normale) Prediamo tutto il possibile prima che ritorni qualcuno.

Mario:       Il possibile. Mi raccomando. Oggetti di valore ma di poco peso.

Luigi:         Certo. Non appesantiamoci inutilmente. (iniziano a riempire i sacchi con oggetti a caso)

Mario:       Guarda questa cornice d’argento.

Luigi:         Prendi, prendi. Io prendo questo, questo e questo.

Debora:    (esce dal bagno in accappatoio) Tesoro.

(Luigi e Mario si bloccano e guardano Debora)

Debora:    Oh, buongiorno.

Luigi:         (balbettando) Buongiorno.

Mario:       Buongiorno. Noi… noi…

Debora:    Siete quelli dell’impresa?

Luigi:         Eh?

Mario:       Impresa?

Debora:    Ma sì. State ripulendo tutto per bene?

Luigi:         Eh, sì…

Mario:       Ma veramente noi…

Debora:    Non vi preoccupate, fate un buon lavoro.

Luigi:         (imbarazzato) Ci proviamo.

Debora:    Non vi disturberò più. (esce verso il bagno)

Luigi:         (perplesso) E questa?

Mario:       Non saprei.

Luigi:         (preoccupato) Andiamo via?

Mario:       E perché? Ci ha anche augurato buon lavoro.

Luigi:         Ci avrà preso per qualcun altro.

Mario:       Dài, muoviamoci a ripulire. Non vorrai deludere la signorina, eheheheh!

Luigi:         No no. Diamoci da fare, eheheheh! (riprendono a mettere cose nei sacchi)

Mario:       (si ferma all’improvviso) shh.

Luigi:         (preoccupato) Cosa c’è?

Mario:       Sento dei rumori dalla cucina.

Luigi:         Sei sicuro?

Mario:       Sì, sì. Presto, via da qui! (escono verso il bagno)

Marco:      (continuando a parlare verso la cucina) …e comunque adesso Luca se n’è andato e non c’è più nessuno in casa.

Debora:    (viene spinta fuori dal bagno) Ehi, ma che modi di trattare una signora.

Marco:      Proprio nessuno.

Debora:    (si accorge di Marco) Oh, buongiorno.

Marco:      (imbarazzato) Buongiorno.

Debora:    Buongiorno, ha visto per caso Franco.

Marco:      Franco. Non c’è.

Debora:    Come non c’è? Ma se era qui fino a un momento fa?

Marco:      Franco? Ne è proprio sicura?

Debora:    Ma certo.

Marco:      No, perché pensavo…

Alice:        (esce dalla camera) …adesso le vado a prenderle subito le foto. (vede Marco e Debora) Mah, Marco! (rientra in camera)

Marco:      Alice. Lascia che ti spieghi.

Debora:    Ma quanta gente in questa casa. (rientra in bagno)

Silvia:       (esce dalla cucina) Ma sei qui da solo?

Marco:      Qui sì, ma in questa casa c’è troppa gente.

Silvia:       Come troppa gente?

Marco:      Ma sì, io, te, Murazzi, Luca, una donna in accappatoio e Alice.

Silvia:       Una donna in accappatoio? Alice?

Marco:      Sì, Alice. È appena andata in camera.

Silvia:       Allora ha già scoperto tutto.

Marco:      Dici?

Silvia:       Certo. Altrimenti perché sarebbe tornata? Adesso starà facendo le valige. Povera la mia sorellona. Devo andare ad aiutarla.

Marco:      Ferma, ferma. Non sappiamo se è sola. E se ci fosse anche Franco con lei?

Silvia:       Lo prenderei a sberle quel porco. Porco!

Marco:      Shh. Sento dei rumori. Vieni in cucina. Presto. (escono verso la cucina)

(Luigi e Mario vengono spinti fuori dal bagno)

Mario:       Ma che modi. Non ci sono più le donne di una volta.

Luigi:         Andiamocene, presto!

Mario:       Aspetta, cerchiamo di prendere ancora qualcosa. Ci sarà dell’oro, dei preziosi.

Luigi:         Ci scopriranno. Ci scopriranno.

Mario:       Dài, dài! Muoviti!

Luigi:         Solo cinque minuti ancora. Non di più.

Mario:       D’accordo. Però adesso fai andare le mani. E basta parlare! (ripartono a “ripulire”)

Luigi:         Mario.

Mario:       Cosa c’è ancora?

Luigi:         Ma un televisore non possiamo portarlo via?

Mario:       Non eri tu quello che voleva andarsene subito, poco fa?

Luigi:         Eh, ma sai. L’appetito vien mangiando.

Mario:       Io televisori non ne vedo.

Luigi:         Saranno in qualche altra stanza.

Mario:       Shh.

Luigi:         Che c’è?

Mario:       Sta arrivando qualcuno, presto nascondiamoci.

(Mario e Luigi si nascondono in modo goffo, pale-semente visibili al pubblico ma non agli altri personaggi, che non li notano)

Alice:        (esce dalla camera con Franco e Murazzi) È tutto chiaro ora, signor Murazzi, il suo aiuto è stato indispensabile.

Murazzi:   Veramente non ho fatto nulla. Però se la pensa così.

Franco:     Anche secondo me non ha fatto nulla. E sono sicuro che il signor Murazzi non accetterebbe un compenso senza aver risolto il caso. Non è vero?

Murazzi:   Bèh. Ne possiamo parlare.

Alice:        Il caso è risolto e il signor Murazzi è giusto che riceva il suo onorario.

Murazzi:   Concordo con la signora.

Franco:     Io non sono molto d’accordo.

Alice:        Ora, l’importante è farla pagare a quel verme schifoso. Non deve farla franca.

Franco:     Cosa vorresti fare?

Murazzi:   Bisogna agire molto cautamente, per non cadere nell’illegalità.

Alice:        So solo che vorrei vederlo strisciare. Quel maiale. (alzando la voce)

Murazzi:   Signora!

Alice:        Porco schifoso, bastardo! (sempre più forte)

Franco:     Alice calmati! (la prende e la porta in camera con Murazzi)

Marco:      (esce con Silvia dalla cucina) L’hai sentita?

Silvia:       Eh sì, mia sorella è davvero una donna con le palle. Gliele ha cantate in faccia. E se lo merita. Se lo merita davvero quel porco.

Marco:      Accidenti. E comunque anche a me lui aveva parlato di problemi. Di mancanza di certezze. Ormai è una coppia a pezzi. Non hanno speranza.

Silvia:       Ah, no di certo. E spero che lo butti in mezzo alla strada quel maiale. (l’ultima parola la pronuncia urlando)

Marco:      Shh.. o ci sentiranno.

Silvia:       Che ci sentano pure. (urlando sempre più forte) Maiale, maiale, maiale!

Alice:        (entra da destra seguita da Franco e Murazzi) Ha ragione Silvia. (urlando) Maiale, maiale, maiale!…

Marco:      Ma…

Franco:     Calma.

Alice:        (a Marco) Sei un porco schifoso. Trattare così la mia sorellina, vergognati.

Marco:      Ma.

Silvia:       Mio marito? Pensa al tuo di marito. Lui si che è uno schifoso, porco, depravato.

Franco:     Io?

Marco:      C’è qualcosa che non quadra.

(Mario e Luigi escono confusi dal loro nascondiglio)

Mario:       Eh, no! Questo non è corretto. Non doveva esserci nessuno in questa casa. Il Toni mi sentirà!!! (escono di corsa nello sbigottimento generale)

Murazzi:   Non capisco più nulla.

Franco:     Non lo dica a me.

Silvia:       Non cambiare discorso, porco!

Alice:        Il mio Franco? È il tuo Marco che si presenta come un santarellino ma sotto sotto è un maiale depravato.

Silvia:       Ma come ti permetti di giudicare il mio quando hai accanto il peggior mascalzone esistente.

Franco:     Credo che ci sia stato qualche equivoco.

Marco:      Mi sento un po’ confuso.

Alice:        (a Silvia) Il mio Franco non mi tradisce con le altre mentre, a quanto pare, a te sta bene che Marco abbia il suo harem privato.

Marco:      (non capendo) Harem?

Franco.     Adesso non esageriamo, cerchiamo di calmarci.

Silvia:       Il mio Marco mi è sempre stato fedele. Mentre non posso dire la stessa cosa di Franco che ti tradisce con la prima che passa.

Franco:     Cosa faccio io?

Marco:      Mi sembra che stiamo degenerando.

Alice:        Non ti permettere di venire in casa mia a dire queste infamanti falsità. Soprattutto nella condizione in cui ti trovi.

Silvia:       Falsità? Falsità? Io ne ho le prove, mia cara.

Franco:     Calma, calma! (s’intromette tra le due cercando di far da paciere) Quali prove?

Silvia:       Ah, porco. Ho sentito io la telefonata e il signor Murazzi ha visto la ragazza.

Franco:     Telefonata? Ragazza?

Alice:        Di cosa stai parlando?

Silvia:       La telefonata che ho preso la sera che ci avete invitato a cena.

Franco:     Avevano sbagliato numero.

Silvia:       Ma quale sbagliato numero. Era la tua amante.

Alice:        Cosa?

Franco:     La mia cosa?

Silvia:       Sì, quella che gira per casa con l’accappatoio.

Alice:        Ma che significa? Franco, cos’è questa storia?

Franco:     Non so proprio di cosa stiate parlando.

Silvia:       Ah, guardatelo l’attore. Fa il finto tonto.

Franco:     Non finto.

Alice:        Mi vuoi spiegare cosa succede?

Franco:     Volentieri, se qualcuno prima lo spiegasse a me.

Silvia:       Falso! Giuda!

Marco:      Abbiamo sentito noi. Anzi, ha sentito lei. (indicando Silvia) e lui ha visto tutto.

Silvia:       Confessa. Hai le spalle al muro.

Alice:        (a Franco) Come hai potuto?

Franco:     Non capisco.

Silvia:       Ah, non capisce. Ma la tua Debora deve aver capito bene, invece.

Franco:     Come?

Silvia:       Deve aver capito bene com’eri fatto.

Franco:     Aspetta, aspetta. Hai detto Debora?

Silvia:       Sì, Debora. La tua fidanzata.

Franco:     Debora, ma…

Silvia:       Ecco. Ora confessa.

Alice:        Chi è questa Debora?

Franco:     Debora!? (realizzando) Debora!!!

Debora:    (uscendo dal bagno) Chi mi vuole?

(tutti la guardano stupiti)

Franco:     (urlando verso il telefono) Luca!!!

Fine Terzo Atto

Intermezzo

Sempre a sipario chiuso, entra Murazzi.

Murazzi:   Tutto è andato come doveva andare. Gli equivoci si sono chiariti ed i coniugi Astolfi si sono potuti godere il loro viaggio a Parigi tanto sognato. Il signor Astolfi, per farsi perdonare le piccole menzogne, ha regalato anche la famosa vasca alla moglie che ora non ha proprio nulla di cui lamentarsi. E comunque, tutto questo dimostra il fatto che basta chiamare Felice Murazzi e tutto si risolve in un attimo. No, non preoccupatevi, anche se il mio aiuto è stato fonda-mentale per la risoluzione del caso, anzi dei casi, non ho voluto accettare denaro da nessuna delle due coppie. Anche se, in verità, la mia ricompensa l’ho incassata ugualmente.

Debora:    (entra da fuori scena) Oh, tesoro, ma qui è tutto…

Murazzi:   Meraviglioso?

Debora:    Sì, meraviglioso. Ma come facevi a saperlo?

Murazzi:   Bambola, io sono Felice Murazzi, investigatore priva-to. E ora, scusate se mi congedo. Avrei da fare.

(escono)

Epilogo

Stesso ambiente di prima con, in aggiunta, soprammobili parigini in evidenza. Franco è seduto e legge il giornale. Alice entra da sinistra.

Alice:        È stato davvero un weekend magnifico.

Franco:     Già.

Alice:        Sono stati gentili i responsabili dell’agenzia.

Franco:     Già.

Alice:        Permetterci di partire ugualmente dopo la confusione che avevamo creato nel volo di andata. Non so quanti l’avrebbero fatto.

Franco:     Già.

Alice:        Eh, Parigi è davvero una città stupenda. Meravigliosa.

Franco:     Già.

Alice:        Che fascino, che poesia!

Franco:     Già.

Alice:        Spero di tornarci presto. Ma vorrei tanto visitare anche altre città.

Franco:     Per un po’ sarà meglio non andare da nessuna parte.

Alice:        Ma come? Perché? Non ti è piaciuto il weekend a Parigi?

Franco:     Mi è piaciuto. È stato bellissimo il weekend.

Alice:        E allora? Qual è il problema?

Franco:     Hai visto che confusione è scoppiata a causa di questo viaggio?

Alice:        Una bella confusione. Ma è successo solo per colpa tua.

Franco:     Colpa mia?

Alice:        Se tu non avessi voluto lasciare la casa a Luca, e soprattutto, se tu non mi avessi mentito, tutto questo non sarebbe successo.

Franco:     Se non ti avessi mentito non avresti mai acconsentito a lasciare la casa a Luca.

Alice:        Ovvio.

Franco:     Capisci perché l’ho fatto?

Alice:        Ma lo sai quanto sono gelosa della mia casa… (maliziosa) E di te.

Franco:     Bèh. Ormai è passato. Tutto è bene quel che finisce bene. (si alza e si dirige verso l’uscita di destra)

Alice:        Dove vai?

Franco:     A farmi un bel bagno. Con tutto quello che l’ho pagata, posso avere il privilegio di godermi la nuova vasca idromassaggio? (esce verso il bagno)

Alice:        Certo caro. Te lo sei meritato. Anzi, ce lo siamo meritato. (esce verso la cucina)

(2 secondi, poi telefono)

Franco:     (fuori scena) Telefono!!! Alice, Telefono!!! Nessuno risponde al telefono? Telefono!!!

Alice:        (entra dalla cucina) Vado io caro, tu goditi il bagno. Pronto. Sì è qui. Chi lo desidera? Ah certo, capisco. Un attimo solo per cortesia. (a Franco) Caro vieni, è per te. È Cinzia. La tua nuova fidanzata.

Franco:     (entra dal bagno in accappatoio come nella prima scena) No!!! Luca!!!

F i n e