PARLA KELLERMAN
Radiomonologo
di JOSEF MARTIN BAUER
Versione italiana di Dante Raiteri
Personaggi
L’ASSASSINO
Commedia formattata da
Apertura su colpo di rivoltella forte, secco. Alcuni passi lenti, poi…
L'Assassino - (calmo, ma pensoso) Mi rincresce, signor Kellermann. (Ancora dei passi) Morto! Mi rincresce che lei sia morto! Si potevano fare le cose diversamente: metterle il bavaglio, per esempio; o legarle le mani dietro la schiena... Beh!, imparerà a non staccare il ricevitore del telefono alla leggera, specie quando uno sconosciuto viene in ufficio a tarda ora. Certo, signor Kellermann, ha intuito giusto : sono proprio quello che lei ha pensato, e desidero quello che non ha voluto darmi. Ma ora che è morto, non vuol lasciarmi frugare nelle sue tasche per cercare le chiavi della cassaforte? Non è necessario che si muova, basta che rimanga seduto tranquillamente. (Pausa) Lo sa che visto da questa parte non mi sembra diverso dal solito. Lei non mi conosce? La conosco io, però. Cosa vuole, signor Kellermann, desiderando vuotare la sua cassaforte, ho dovuto per forza informarmi delle sue abitudini. Dice che mi conosce? Come? Questo suo cenno col capo mi pare sia una risposta affermativa. (Squilla il telefono).
L'Assassino - Il telefono, signor Kellermann. Come impiegato coscienzioso, dovrebbe staccare il ricevitore e dire almeno due parole più o meno burbere, come d'uso. Potrebbe essere il direttore. O una ragazza, forse. Ma gli anni in cui ci divertivamo con le ragazze sono ormai passati, non è vero, Kellermann? (Stacca l’apparecchio, poi lo appende di nuovo) Questo squillo disturba me e il suo riposo eterno, forse. E ciò mi rincrescerebbe assai. Del resto, che mi possono importare ormai i suoi segreti telefonici? È il segreto delle sue tasche che mi interessa. (Passi) Sa che visto da quest'altra parte, non mi sembra più tanto amico, signor Kellermann? (Il telefono squilla ancora) Dopo tutto, non è stato che un piccolo tiro di precauzione alle tempia. Mortale, per disgrazia. È colpa sua. Perché non ha le chiavi in tasca? Un uomo ordinato come lei deve avere ogni cosa a portata di mano. Mi sta procurando dei fastidi, signor Kellermann. Ha parlato? No? Allora chiuda la bocca! Non sbadigli in presenza di ospiti! Se ha sonno, nell'eternità avrà tutto il tempo che vuole per dormire. Chiuda la bocca! (Il telefono squilla ancora) Che gente ostinata, chiama sempre. (Un poco nervoso) Se lei non risponde, signor Kellermann, si saprà esattamente quando è morto. Potrei fornirle un alibi. Veramente non le occorre, certo, ma ne ho bisogno io. (Ancora il telefono) Per salvarmi la testa, devo far credere che lei era ancora vivo quando invece era già morto. (Stacca il telefono).
L'Assassino - (con voce tutta cambiata, tranquillo, pensoso, un po' burbero) Sì, parla Kellermann. Oh, buona sera, signor direttore. (Pausa) Naturalmente. (Pausa) Sì, sì, si può ancora fare, non è troppo tardi. (Pausa) Ma il notariato non risponderà più, sono quasi le sette e mezzo. (Pausa) Sta bene, signor direttore. (Pausa) Anversa, ha detto? (Pausa) Sì, sì. (Pausa) Lo chiamerò anch'io. Arrivederla, signor direttore. (Appende).
L'Assassino - (con la sua solita voce, sospirando) Ebbene, signor Kellermann, non ho fatto bene? È vero che non so ancora come andrà a finire questa faccenda, ora che il tuo principale avrà, a quanto pare, qualche cos'altro da domandare... Tu potresti cavartela facilmente, per me sarà un problema invece. Pensaci dunque, vecchio mio: tu, almeno in teoria, vivi ancora! Ne hai dato la prova, vivi, respiri, telefoni ancora. Cose che i morti di solito non fanno. Dove hai l'agenda? Devi scusarmi se ti do del tu. (Sfoglia un quaderno) Un uomo ordinato tiene tutti i suoi numeri segnati in un libro, anche se da anni li sa a memoria. Eccoci: il signor Kòniger, il socio, ha il numero 27-638. (Forma il numero al telefono, poi parla imitando il parlare di Kellermann) Parla Kellermann. Perdoni signor Kòniger se la chiamo a quest'ora. Il signor direttore Treviranus mi incarica di dirle che le duecento tonnellate di stagno devono essere sbarcate stanotte ad Anversa. (Pausa) Lasciare l'intera partita in deposito presso lo spedizioniere Van der Meeren? Va bene. Mi scusi di nuovo se l'ho disturbata a quest'ora. Buona sera, signor Kòniger. (Appende).
L'Assassino - (con voce normale) Kellermann, non devi stare lì a sbadigliare mentre io faccio il tuo lavoro. Dimmi piuttosto il numero del telefono di casa del tuo direttore Treviranus! Ah, ecco: 56-211. (Forma il numero e parla con la voce di Kellermann) Buona sera, signora. (Ride contento) Ah sì, mi ha conosciuto dalla voce! Sempre la stessa musica, signora, non è possibile che il signor Treviranus torni a casa prima delle undici e mezzo. Una riunione d'affari, sì. Non me ne voglia, signora, se l'ho chiamata così tardi! Buona notte, signora! (Appende).
L'Assassino - (riprende subito la sua voce abituale) Adesso puoi dirmi il numero di telefono del notaio, mio caro Kellermann. Sì, sì, notariato n. IX. Questo lo so già, so leggere, sai. Ma quello che cerco è il numero del telefono del suo alloggio. Tra parentesi, un galantuomo come te non dovrebbe prestarsi a tal genere di inganni nella vita domestica del suo principale. Hm!... Il notaio si chiama Holzmann Buckeleystrasse n. 12. Telefono 30-730. (Forma il numero e parla con la voce di Kellermann) Ufficio Treviranus & Ci. Parla Kellermann. Mi rincresce tanto, signor notaio, essere costretto a disturbare la sua quiete domestica per parlarle di affari, specialmente a quest'ora della notte. Ma il signor Treviranus la prega di tener pronto per domani mattina alle dieci tutto l'occorrente per il contratto con Bòlzig. Se può, signor notaio. Va bene. Tante grazie. Le rinnovo le mie scuse personali per il disturbo. Buona notte, signor notaio. (Appende).
L'Assassino - (con voce normale) Dunque, piccolo Kellermann, dove tieni nascosto il numero che chiami per combinare gli appuntamenti amorosi del tuo principale? E la « Semiramide », che cos'è? Un caffè-concerto? Se fossi nei tuoi panni, non mi occuperei affatto di questo genere di cose. (Sfogliando) Naturalmente, non c'è nell'elenco degli abbonati al telefono. « Semiramide ». « Semiramide, ». Proviamo. (Forma un numero). Pronto. Ufficio informazioni! Vuol dirmi per gentilezza il numero di telefono della « Semiramide? ». (Pausa) Non c'è? Grazie. (Appende) È destino! Be', domattina, quando troverà la cassaforte vuota, dimenticherà subito la ragazza della « Semiramide ». Su dunque, piccolo Kellermann, dove abbiamo le chiavi? Sì, noi: io e tu. Non recito bene la parte? (Pausa) Ah! So perché mi guardi e sogghigni. Ma ti sbagli, caro. Un uomo come si deve, quando fa visite di questo genere, porta sempre i guanti per non lasciare impronte digitali. Se i miei guanti sono neri, vuol dire che porto il lutto per te. Sei stato un uomo per bene; hai avuto buoni princìpi. Ma riguardo alle tue ingerenze nella vita privata del tuo principale, mi rincresce dirtelo, ma... (Squilla il telefono).
L'Assassino - (con la voce di Kellermann) Treviranus & Ci. Parla Kellermann. (Pausa) Buona sera, Justi. (Pausa) No, Justi, non dimenticherò, te l'assicuro... No, Justi. Hai ragione, è già molto tardi, lo so. (Pausa) Be', diciamo, fra mezz'ora... Ciao; Justi. (Appende e riprende la sua voce naturale) Kellermann, chi è questa Justi? Ti domando chi è Justi, mio vecchio pecorone. Guarda un po': ti avevo creduto un modello di tutte le virtù. Dimmelo dunque: chi è Justi? Hm! Questo ostinato silenzio mi indispone. Vuoi spingermi a commettere qualche follia, a quanto sembra. Ma sostengo così bene la tua parte che tutti si meraviglieranno come mai tu, con quel forellino nel cranio, abbia potuto sbrigare tutte queste faccende. Ma alza il mento! Chiudi la bocca! Fuori una buona volta le chiavi! (Squilla il telefono). Accidenti al telefono! (Con uno sforzo si calma, e risponde) Treviranus & Ci. Parla Kellermann. (Pausa, parla poi con lieve tono di stizza) Molto gentile da parte sua, ma un po' prematuro. (Pausa) Certo. Lo so. Siamo quindi intesi. Le chiavi le ho qui. Grazie! (Appende).
L'Assassino - (con voce normale, nervoso) Sai cosa sei, Kellermann? Un pedante, un pedagogo, un fifone. Per timore che venga qualcuno di notte a svaligiare l'ufficio, ti metti d'accordo con la vigilanza notturna di chiudere il portone alle ventidue al più tardi. Sei stato perfido, Kellermann. Ma io sono entrato da un'altra parte. (Il telefono squilla). Ma lasciami in pace una buona volta col tuo Kòniger, la tua Justi, le tue signore e vigilanze notturne! (Stacca e parla con la voce di Kellermann) Parla Kellermann. (Pausa) Fortunatissimo, cara signorina, che mi abbia chiamato lei. Ho tentato io dieci minuti fa, ma non sono riuscito ad avere la comunicazione. Senta, mi ha pregato di dirle che non può venire stasera. (Pausa) È dunque tanto delusa, signorina? (Pausa) Doveva venire a cena con lei? (Pausa) Non si inquieti, signorina, non serve a nulla. Sa che mi è molto simpatica come parla? Sì, sì, dica pure con me, sono vecchio ormai, e l'amore non mi interessa più. (Pausa). Sì, sì. Un pasto caldo, soltanto. Se si tratta solo di questo... Come ti chiami dunque. (Pausa) Be', per questo, Lidia, possiamo cenare insieme. Siamo d'accordo? (Pausa) Dunque, alle undici, direi al ristorante del Sole. Va bene?... Contentissimo, Lidia. Arrivederci. (Appende).
L'Assassino - (con voce normale, pensoso) Che ne dici, Kellermann? Non sei tu il tipo più adatto, tuttavia devi sostituire il tuo principale e... pagare. Un pasto caldo. E per di più, l'amore. Ma tu non ci andrai, evidentemente, giacché sei morto. Ma alle undici, quando la ragazza Lidia si recherà al ristorante del Sole, telefonerò per dirle che non potrò andare. Lei ci sarà, sta certo, perché la fame fa soffrire e con quella telefonata avrò un alibi perfetto. Un uomo mezzo istruito come te direbbe probabilmente « alibi ». (Squilla il telefono) Insomma, non si finisce più. (Con la voce di Kellermann) Parla Kellermann. Ah! Ciao, Justi! (Pausa) No, no, no. Adesso smettila! Non pensi che io devo lavorare? (Pausa) Sicuro che ci ho pensato. (Pausa) Se sono inquieto? Niente affatto; qualche piccola preoccupazione, sì. Tu non'ne hai, non hai mai avuto occasione di pensare come sia dura la vita. (Pausa) Fra mezz'ora dunque. Ma non interrompermi più con le tue telefonate, hai capito? Starai brava, vero? Bene, allora. Ciao! (Appende).
L'Assassino - (con voce normale, ridendo) Patto egregiamente, non è vero, Kellermann? Questa Justi non si meraviglierà affatto quando ti troveranno domani mattina con un foro nelle tempia. Vieni un po' qua, mio vecchio! Lasciami vedere! O là là! Le chiavi mi interesserebbero assai più di questo braccialetto che hai nella tasca della giacca. Giacca di poco prezzo, ma di buona fattura, però. Sei avaro dunque, nonostante il tuo stipendio. Questo braccialetto a buon mercato sarà per Justi. Ma chi è Justi? Perdonani se cerco di addentrarmi nelle tue relazioni. Si chiamano relazioni. Vuoi aver la cortesia di darmi il portafoglio? Con permesso, Kellermann. Anche in fatto di relazioni, sei un uomo metodico, conservi le quietanze. Questo braccialetto ti è costato trentacinque marchi. Acquisti queste cose da Guillaume? Sai, è un negozio di articoli a buon mercato. Guillaume... vediamo. (Sfoglia, stacca il telefono e forma un numero).
L'Assassino - (con la voce di Kellermann, molto garbato) Buona sera, signor Guillaume. Parla Kellermann... Precisamente: ufficio Treviranus & Ci. Senta, ho comperato da lei un piccolo braccialetto. (Pausa, poi, con tono di sollievo) Sì, per mia nipote. Scusi, signor Guillaume, se le rivolgo una domanda un po'... scabrosa. Non avrò per caso dimenticato il braccialetto nel suo negozio? (Pausa) Allora l'avrò smarrito. Se sono stato tanto sbadato, non mi resta altro che comprarne un altro uguale o quasi. Ma capirà, non nuoto nell'abbondanza, ed il guaio è che mi occorreva proprio stasera per il compleanno di mia nipote. (Pausa) Oh! Molto gentile! A proposito, sa dove abita mia nipote, vero? (Pausa) Sì, sì; nella stessa casa dove abito io. Am Rosenbusch n. 24. Per carità, sarebbe troppo se pretendessi che lei dovesse mandare ancora qualcuno in giro a quest'ora. Facciamo così piuttosto, signor Guillaume: lasciamo stare per questa sera: domani mattina alle otto verrò nel suo negozio a scegliere un altro braccialetto... No, no, grazie! Proprio no! Ma s'immagini! A domattina dunque. Arrivederla, signor Guillaume. (Appende).
L'Assassino - (con voce abituale) Ti devo chiedere scusa, Kellermann. Trovo che questa Justi è tua nipote e non una... sgualdrina come mi ero immaginato. E adesso che so dove stai di casa, ho bisogno del libro degli indirizzi. (Passi) Eccolo. Grazie! (Sfogliando) Senti, Kellermann, sai spiegarmi perché si deve prendere un libro così grande per gli indirizzi, per poi scriverci dentro pochi indirizzi di persone che non ci interessano affatto? (A bassa voce) Am Rosenbusch 24. Secondo piano: Brucklacher Emilia, vedova di un ispettore. Ma guarda, siamo anche affittacamere. Kellermann, Massimo, procuratore. E da dove telefona di solito tua sorella vedova o tua nipote? Forse da Adam Friedbert, avvocato, al primo piano. O può darsi da Leuthold Maria, frutta e verdura, al pianterreno. Che ne dici, Kellermann? 74-121. Tua nipote, se la chiamo adesso, saprà dirmi dove sono le chiavi? O me le darai tu, di tua spontanea volontà? Come puoi startene seduto lì, rigido e impalato, a fissare la parete? Ecco, ti restituisco il portafoglio. Questi luridi sessanta marchi non mi interessano. Fammi vedere la tasca interna di destra! Hm! Ancora delle fatture quietanzate. Il pagamento delle fatture è questione di carattere: se ne può dedurre strettezze di vedute, difetto di personalità, mancanza di virilità. Adesso la tasca esterna di destra; oh, ancora quell'oggettino di poca spesa per nostra nipote Justi. Nient'altro. E qui? Niente. Non guardare la parete come se fossi incantato, Kellermann! Non lo posso sopportare. Credi che sia un piacere stare nella stessa stanza con un morto? Perché tu non mi fissi più con quella tua aria di rimprovero, devo... cosa dicono i libri sacri? Che si devon chiudere pietosamente gli occhi ai morti. Ciò vale per tutti i morti. (Squilla il telefono).
L'Assassino - (stacca il ricevitore e parla con la voce di Kellermann) Parla Kellermann. (Pausa) Ah! Intercomunale. Sì, questo è il 57-319. (Alzando la voce) Non sento bene. Pronto! Pronto! Chi parla? (A bassa voce, in fretta, con la sua voce naturale) Chi sarà, Kellermann? Chi ti chiama da Mengering-hausen? (Cambia voce) Sì, Kellermann. (Alza la voce, e comprende male) Sì, sì, Massimo è qui. Oh, sei tu, mamma? Come mai? Come mai mi telefoni? (Pausa) Come? Cosa? Capisco pochissimo. (Pausa) Angoscia? (Pausa) Hai sognato che io sono morto? Ma io sto benissimo, mamma! (Pausa) Per Justi? Sì, me ne sono ricordato. Le ho comperato un bel regalino. Sicuro. E adesso termino il mio lavoro e vado a casa a festeggiare il compleanno. (Pausa) Ma senti, mamma! Se fossi morto, come potrei parlarti ora? (Pausa) Ma sì. Ottimamente. (Pausa) Questi sono discorsi strani, mamma. Mettiti in pace. Buona notte, buona notte, mamma. (Appende).
L'Assassino - (con voce naturale, irritato) Gente da manicomio! Ci voleva proprio questo! Kellermann, tua mamma è preoccupata per te. Ha sognato che sei morto. E neanche quando sente la tua voce vuol credere che sei vivo. (Freddamente) La commedia dura troppo. Visto che non tiri fuori le chiavi, telefonerò a tua nipote. (Forma un numero). L'Assassino - (con voce di Kellermann) Riverisco, signora Leuthold. Parla... ah, mi conosce già! Mia nipote Justi mi ha già telefonato due volte, e adesso desidero parlarle io. Se non le dispiace, signora, faccia un salto e la chiami al telefono... Sì, grazie. Attendo. (Pausa. Con la sua voce naturale) Sei ben visto, Kellermann, più di quanto io credessi. Sarà una bella seccatura per la signora Leuthold, essere chiamata così tardi, ma « business is business », e dice che non ha sonno, e non brontola. Signor Kellermann qua, signor Kellermann là, anche se tu sei uno scocciatore che disturba la gente a qualunque ora del giorno o della notte. (Con la voce di Kellermann) Ciao, Justi! Piglia flato un momento! E non essere più cattiva con me, ora che sto per andarmene. Devo soltanto fare una telefonata o due, e mettere le cose in ordine per domani mattina. Dovresti avere tu un po' delle mie preoccupazioni... Eh no, a tuo riguardo non ho preoccupazioni. Ho comperato una cosa carina per te. Senti, Justi, volevo chiederti una cosa: sai dove ho lasciato le chiavi stamattina? (Pausa. Bidè) Purtroppo lo zio Massimo diventa vecchio e smemorato!... Aspetta un momento, vado subito a vedere. (Passi. Tintinnio di chiavi. Passi che ritornano) Già, già, nella tasca del soprabito. Sai, la fodera si è scucita, e le chiavi erano andate giù. Adesso chiudo le imposte. Ci vedremo fra mezz'ora al più tardi. Ponce? Benissimo, Justi. Ciao. (Appende).
L'Assassino - (con voce normale) Quante scemenze! Casco in una trappola dopo l'altra, faccio delle domande così stupide... Ecco là il soprabito con le chiavi dentro, proprio lì dove guardavi coi tuoi occhi vitrei. (Irritato) Ma guarda dall'altra parte, Kellermann! Guarda dall'altra parte, dico! Adesso scucirò la fodera, così domani vedranno che è rotta davvero. Sono stato ben scemo! Cosa dici? Nulla? Mi libererò di tua nipote; alle undici le telefonerò ancora, e alle undici telefonerò pure alla piccola Lidia per dirle che non posso andare. Tutte e due dovranno giurare che tu eri ancora vivo alle undici, anche se tua madre... Ma cos'hai, Kellermann? Somigli stranamente a mio nonno che dormiva sempre sulla sedia - come fai tu in questo momento - mentre noi bambini giocavamo nella stanza. Era addormentato eppure ci guardava sempre con gli occhi socchiusi. (Concitato) Ma guarda dall'altra parte, Kellermann! (Passi) Nella tua cassaforte, ci sono dei congegni segreti? No? (Inserisce cautamente una chiave) Fin qui, bene, Kellermann. Sembra una tana che è ben battuta. Adesso vedremo. (Si ode il soffio di aria che mandano le casseforti quando si aprono).
L'Assassino - (spaventato) Che cos'è, Kellermann» Cos'hai? (Parlando in fretta) Sei già morto, quindi non hai motivo di respirare o sospirare. Credi che io abbia paura, Kellermann? Dammi la mano! Qui. E la pistola, con la quale ti sarai sparato, come apparirà chiaro a tutti domani mattina, mettiamola via, intanto. La tua mano sarà presto gelida. Allora non avrai più bisogno di sospirare. (Passi. Di nuovo il soffio d'aria) Ah! Questa volta non sei tu! La cassaforte manda un sospiro per tutto questo bel danaro Pare perfino un gemito. Vediamo: cento moltiplicato cento fa diecimila. Due volte dieci sono venti. Questi spiccioli, vitellini che fanno letame! (Squilla il tele fono) Queste donne non mi lasceranno mai in pace (Con la voce di Kellermann) Parla Kellermann. (Si avverte l’allarme nel suo modo di respirare) Come? Cos'ha detto? La polizia? Di che si tratterebbe, se mi è lecito domandare? (Pausa) Ah, sì, sì. Non ci pensavo più. Ma che bravi! Anche di notte loro hanno saputo acciuffare il ladro e ricuperare la mia bicicletta rubata. (Pausa) Magnifico, signor commissario! Domani mattina mi recherò subito al commissariato. Grazie! Grazie infinite! (Appende).
L'Assassino - (con voce normale) Come mi sono comportato, Kellermann? La polizia, niente meno! La tua bicicletta vale un patrimonio, vale. Bisognerebbe indorarla, con uno strato così di oro! Anche la polizia giurerà che tu vivevi ancora, o almeno che eri vivo fino ad un momento fa. Non mi dirai mica che mi sono comportato da sciocco. Ed ora la cassaforte. Mi perdonerai se la devo vuotare. Naturalmente, non l'avrò vuotata io. Sarai stato tu a portar via il danaro un poco per volta, finché trovandoti in una situazione disperata, hai dovuto spararti alla testa con questa mia pistola, che ormai è tua. (Accosta lo sportello della cassaforte, lo chiude a chiave, fa tintinnare il mazzo di chiavi) Quando avremo messo a posto ogni cosa come prima, ti darò le chiavi e anche la pistola. La migliore cosa, la più credibile, sarà di metterla qui in terra vicino alla tua seggiola. E con ciò abbiamo finito. Caro Kellermann, devo accomiatarmi. Senz'altro per oggi, distintamente vi saluto. X. Y. (Il mio nome non ha importanza) Ciao, Kellermann! (Passi in direzione dell'uscio, che si sente aprire, poi chiudere. I passi si allontanano giù per la scala. Poi rimontano. L'uscio si apre. Passi nella stanza).
L'Assassino - (strascicando, un po' inquieto) Mi rincresce assai, Kellermann, ma ho ancora bisogno delle chiavi per aprire il portone. Ma non le posso portare via. D'altra parte, se dopo aver aperto il portone porto ancora su le chiavi, resterà aperto il portone che secondo la testimonianza che farà la vigilanza notturna, era già chiuso alle dieci. (Passi, uscio, passi sulla scala come sopra. Il telefono squilla. Lo squillo si ripete ogni quattro secondi. Passi frettolosi su per la scala. L'uscio si apre, i passi avanzano nella stanza).
L'Assassino - (agitato) Non mi ero ingannato. A chi telefoni tu, Kellermann? Mi sono fermato in fondo alla scala, ero già sospettoso. (Grida forte) Girati, Kellermann! Se puoi telefonare, puoi anche girarti. (Tranquillo) No, andiamo bene. La mano è fredda, come può essere soltanto quella di un morto. E il telefono? (Stacca) Pronto! Cosa c'è? (Alza la voce) Pronto! Pronto-o-o! (Appende) Nulla! Una sciocchezza. Hanno sbagliato il numero. (Riflessivo) Dimmi, Kellermann, con quale voce ho parlato ora? Con la tua, o con la mia? Credo di aver commesso una sciocchezza. È ora che me ne vada; avvenga quel che vuole. (Passi. L'uscio si apre) Kellermann! (Sta in ascolto) Kellermann! cosa fai con la mano lì sotto dove c'è la rivoltella? Non ti avevo messo la mano sullo scrittoio? Ricordati una buona volta, per Bacco, che sei morto! (Con angoscia) Non vuoi essere morto? Appena io sono fuori, tu telefoni a qualcuno, ed afferri la pistola... Cosa vuoi scrivere su quel blocco che hai tirato vicino a te? (Rabbioso) Sei pazzo, vecchio? Non sai che sei morto? Se credi che io abbia paura, ti sbagli di grosso. Non ho paura, ti dico. Tutt'al più, vorrei sapere cosa desideri da me. (Pausa).
L'Assassino - Tu menti. (Pausa) Ma no, non menti. Un morto non può mentire, perché non parla. Cioè... eppure tu parli! (Pausa) Sì. Parli al telefono. E hai tentato di afferrare la pistola. Ma cosa ne vuoi fare? (Pausa).
L'Assassino - (ride istericamente) Tu, afferrarmi? Non essere ridicolo! (Pausa).
L'Assassino - (grida) No, caro. Non vorrai mica credere che un uomo che ha saputo colpirti di precisione alla tempia possa aver paura di un cadavere conciato a quel modo. Prego, eccomi. (Pausa).
L'Assassino - Non è vero. Non mi sono scansato. (Pausa).
L'Assassino - Non è vero nemmeno questo. Mi sono messo alle tue spalle unicamente perché non posso sopportare i tuoi occhi spalancati. (Pausa).
L'Assassino - Finiscila una buona volta con questa stupida parola « paura! ». Ho ancora qualche cosetta da fare, poi non mi vedi più. Me ne vado. (Pausa) Me ne vado, ho detto. (Più forte) E tu non farai più nulla contro di me, e... (Pausa).
L'Assassino - (furibondo) Non sono un assassino. Cosa vuol dire « assassino » ? So purtroppo che ormai sono dalla parte del torto, in quanto tu sei stato vittima, senza aver potuto reagire, di un omicida. Kellermann, lasciami andare! (Pausa).
L'Assassino - Ma sì che mi tieni. (Pausa) Non con le braccia e con le mani, ma mi hai inchiodato ugualmente. Non posso muovermi. Vuoi forse consegnarmi nelle mani di quei signori? (Pausa).
L'Assassino - Be', non sono pusillanime. Me ne infischio degli uomini. Ma cosa posso fare contro la forza di calamita di un morto? (Pausa).
L'Assassino - (sempre più in preda al terrore) Dici che non fai niente? Il telefono, Kellermann? Non ne fai niente. Già. Io posso allontanarlo, posso tagliare il filo, ma tu... (Pausa).
L'Assassino - Proprio tu devi dirmi questo. Come se non sapessi che seguitano a telefonare a bella posta per sapere se io sono ancora qui. (Pausa) Ma chi è che lo vuol sapere? Sarà forse la ragazza della « Semiramide ». O il tuo principale. O tua nipote Justi. Forse anche... (Pausa) Ma sì, la polizia! O no? Scrolli il capo, Kellermann? La polizia ti ha detto di tenermi fermo? (Pausa) Chi allora? (Squilla il telefono: è una chiamata intercomunale, molto rumorosa) Kellermann! Una telefonata intercomunale. (Pausa) Sai da dove viene? (Timidamente) Da...? (Pausa) Da Mengering-hausen. (Forte) Ah! Ho capito adesso. È tua madre, che non ha voluto credere che sei ancora vivo. (Il telefono squilla di nuovo, più forte di prima) Tua madre poco fa ha informato la polizia. E la polizia mi ha telefonato. Il pretesto era buono: la mia bicicletta è stata trovata. Vero, Kellermann? (Pausa).
L'Assassino - (con voce tremula, terrorizzato) È questo che vorrei sapere. Questi passi sono... (Pausa) Sì. Sì. Questi passi sulla scala. Sono della polizia che arriva. (Pausa) Come? Non senti i passi? Sono già arrivati all'ultimo pianerottolo. (Pausa).
L'Assassino - (grida forte) No! (Pausa. Più debole) No! (Pausa. Con un filo di voce) Sei... (un po' più forte, come una confessione) sei colpi ancora, Kellermann. (Pausa).
L'Assassino - (in preda alla più viva angoscia) Non posso, Kellermann! Non voglio! (Strilla) No, Kellermann, abbi pietà di me! (Pausa) Allora no! (Ansimante) Li senti sulla scala? Le manette sono fredde come la canna di una rivoltella. Né più, né meno, Kellermann. (Pausa).
L'Assassino - (rassegnato) Sì. (Pausa) Sì. La sicurezza è tolta. (Pausa) Non è vero. Non sono un vile. Dimmi, Kellermann, fa male? (Pausa) Almeno non vedessi più i tuoi occhi fìssi che mi tengono inchiodati. Alle undici dovevo telefonare alla ragazza della « Semiramide ». Telefonare... telefonare... avrà fame. (Il telefono squilla rabbiosamente).
L'Assassino - (geme) Aaah!... Tua madre, Kellermann! (Forte e secco come all'inizio risuona un colpo di rivoltella).
FINE