Parola d’ordine

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                                                                                               TEATRO COMICO NAPOLETANO

PAROLA D’ORDINE

2001

Commedia in due atti

di

Colomba Rosaria ANDOLFI

Non sono consentiti adattamenti o riduzioni, né modifiche anche parziali del testo, né variazioni del titolo. Non è, altresì, consentita la traduzione in altre lingue o dialetti, senza espressa autorizzazione, scritta e firmata dall’autrice. L’opera è tutelata dalla S.I.A.E. in base alle leggi vigenti sui diritti d’autore. Tutti i diritti sono riservati.

Questa commedia, depositata alla S.I.A.E. nel 2001, è stata

portata in scena la prima volta a marzo 2002 e replicata a marzo

2010 dalla Compagnia Il Guazzabuglio, che ne aveva l’esclusiva

per la rappresentazione (vedi sito: www.compagniailguazzabuglio.it).

Tutelata dalla S.I.A.E.

TEATRO COMICO NAPOLETANO

PAROLA D’ORDINE

Commedia in due atti

di Colomba Rosaria Andolfi

PERSONAGGI (in ordine di entrata) 

Cavaliere

Signora Ada, moglie del Cavaliere

Ninuccia, giovane cameriera

Donna Teresa, vicina di casa

Pasqualino, primo figlio di Donna Teresa

                  

Alfredo, secondo figlio di Donna Teresa                            

Dottore, anziano medico di famiglia

Marietta, cameriera

Nicola, portiere

Concettina, moglie di Nicola

Giornalista, conduttrice di programma televisivo

Nunziatina, figlia di Concettina

                                       

Avvocato Tremmonte 

Signora Clara, infermiera

Acclusa al copione (ultima pagina): lettera che viene letta dall’Avv. Tremmonte, dove i puntini sospensivi indicano le pause durante la lettura, il gruppo di tre sbarre indica l’interferenza di altro personaggio, lo scritto non in grassetto indica la sua battuta.

PAROLA D’ORDINE

Caratteristiche dei personaggi

CAVALIERE: il cavaliere Arturo Ribotto è un uomo interessante sulla cinquantina, dal carattere mite. Si è rassegnato a una vita coniugale senza figli, resa difficile dall’invadenza di una suocera onnipresente e dispotica. Ignorato dalla moglie, è riuscito a ritagliarsi qualche piccolo spazio per rendersi la vita più sopportabile, ma le sue pene sembrano non avere mai fine;

SIGNORA ADA: Ada Del Prete, moglie del Cavaliere è una donna piacente di circa cinquant’anni, senza velleità e castigata nel vestire. Da sempre succuba di una madre egoista e anziana è cresciuta nell’adorazione per la sua genitrice, schiava di quel legame che unisce spesso la vittima al suo carceriere. Ciò ne spiega il carattere nevrotico, a tratti infantile, che rasenta, spesso, il parossismo;

NINUCCIA: giovane donna, sveglia e molto esuberante che svolge malvolentieri sia il ruolo di domestica che quello di badante della vecchia signora Camilla;

DONNA TERESA: vicina di casa affabile, semplice e sempre disponibile. Donna di mezza età, vedova da anni, che ha la disgrazia di avere il secondo figlio ritardato; 

PASQUALINO: figlio maggiore della Signora Teresa. Giovane dall’aspetto piacevole di circa trent’anni, rimasto un po’ mammone, nonostante sia sposato. Le incomprensioni con la giovane moglie lo rendono esagitato quando si confida con la madre per avere qualche consiglio.

ALFREDO: figlio ritardato della Signora Teresa sui vent’anni: È petulante, infantile, invadente e dispettoso;

DOTTORE: distinto e anziano medico di famiglia di casa Ribotto. La sua cordialità rimane sempre misurata;

MARIETTA: donna di paese che ha superato la trentina, molto ingenua e ignorante. Lavora per coronare il suo segreto sogno d’amore con un suo compaesano. Parla un  linguaggio reso comico da una spiccata cadenza provinciale;

NICOLA: portiere dello stabile sulla cinquantina, ignorante e un po’ trasandato nel vestire. Il cappello con la visiera rende, però, palese il suo ruolo;  

CONCETTINA: moglie di Nicola sulla cinquantina. Popolana napoletana, scaltra e simpatica; è ignorante e trasandata, ma con acume riesce a fronteggiare ogni situazione, traendone vantaggio per la sua famiglia;  

GIORNALISTA: conduttrice di una trasmissione televisiva, Veronica Giugliani è una donna avvenente, affascinante e loquace di circa trent’anni;

NUNZIATINA: figlia diciassettenne di Nicola e di Concettina. Ragazza fatua, insignificante e ignorante;

AVVOCATO: L’avvocato Tremmonte è un professionista sessantenne. Un personaggio che riveste un ruolo importante e che lavora molto di maschera;

 

SIGNORA CLARA: infermiera di mezza età, molto professionale e alquanto distaccata.

PAROLA D’ORDINE

ATTO PRIMO

Un sabato mattina di marzo - Dalla scena sesta: dieci mesi dopo (una domenica di gennaio)

 

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Scena Prima                              pag.           5     ||         Scena Settima              pag.  24

      (marzo - sabato mattina)                     ||

                                                                  ||

  Cavaliere - Sig.ra Ada - Ninuccia            ||   Cavaliere - Marietta 

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         Scena Seconda                pag. 12     ||         Scena Ottava               pag.  26

                                                                  ||

  Sig.ra Ada - Cavaliere - Donna Teresa    ||   Cavaliere - Marietta - Sig.ra Ada -

  Ninuccia                                                  ||   Alfredo

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Scena Terza                              pag. 14     ||         Scena Nona                  pag.   30                                                             ||

  Cavaliere - Sig. ra Ada - Donna Teresa - ||   Cavaliere - Alfredo - Nicola   

  Ninuccia (voce f.c.) - Alfredo - Pasqualino       ||

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         Scena Quarta                  pag. 18     ||         Scena Decima               pag.  33

                                                                  ||

 Cavaliere - Alfredo - Donna Teresa -                 ||   Cavaliere - Concettina

         || 

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         Scena Quinta                   pag. 19     ||         Scena Undicesima                 pag.  33

                                                                  ||

 Cavaliere - Sig.ra Ada- Ninuccia - Dottore        ||   Cavaliere - Donna Teresa - Sig.ra Ada

                                                                  ||

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     Buio  (dieci mesi dopo)                         ||       

         ||

Scena Sesta                              pag. 22     ||        Scena Dodicesima                  pag.  35

                                                        ||

  Cavaliere - Donna Teresa                       ||    Sig.ra Ada - Concettina

                                                                  ||     

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Parola d’ordine

ATTO PRIMO

In casa Ribotto. La comune è in fondo, leggermente a destra; accanto, quasi nell’angolo, una piccola libreria stretta e alta che contiene sul ripiano centrale  anche un album di foto e su un ripiano più in basso un mucchietto di riviste. A sinistra della comune, sempre sulla parete frontale, un mobile di stile classico con almeno un cassetto. Sulla parete di destra: un balcone chiuso, con tenda e mantovana, non copre la piccola libreria; quasi in proscenio, un mobiletto sul quale c’è un telefono fisso e una busta che contiene i risultati di analisi. Sulla parete di sinistra: un’elegante porta dà verso l’interno del salotto e, quasi in proscenio, un televisore, poggiato su un carrello, è rivolto verso il tavolo. A destra, uscendo dalla comune, c’è la porta d’ingresso; mentre a sinistra si sviluppa il resto della casa. Al centro della scena, vicino a un tavolo tondo con piede centrale, tre sedie. Quadri alle pareti e qualche ninnolo sui mobili completano con gusto l’arredamento.

La vicenda si svolge a marzo, di sabato mattina, nel soggiorno dell’appartamento.

Il cavaliere Arturo Ribotto, in camicia e maglioncino, è seduto al tavolo, intento a fare un cruciverba. Una rivista chiusa e un quotidiano piegato sono poggiati sul tavolo alla sua sinistra.

Scena prima              

Cavaliere, poi Signora Ada, indi Ninuccia

CAVALIERE (legge)  Undici verticale… “Segna la fine di un rapporto”…    Accummence cu esse e fernesce cu zione… Ma sì… (scrive) se pa ra  (legge) separazione  E mò vedimmo stu cinque verticale… (legge) “Uccello noto per la sua caratteristica intraprendenza”… Ce sta na “a” e ddoje “zeta” ….azz?… (sorride)Noo… nun è possibile!… Scrivessero sti ccose!… (legge) Sarrà meglio fà ’o cinche orizzontale… (legge) “Contrario di avaro” (conta le caselle)... So’ otto lettere… (scrive, sillabando) ge ne ro so… E mò vedimmo qual’ è st’uccello intraprendente… Ah, è la gazza!… Eh, già la gazza ladra!… (sorride)Io avevo penzato chisà che!…   

SIGNORA ADA (entra in scena velocemente a piccoli passi)   Artù, hé ritirato ll’analisi ’e mammà? …

CAVALIERE (flemmatico)    Sì, sì… ’A busta stà llà ’ncoppo (indica il ripiano del mobile e continua a fare il cruciverba)… Menumale ca ll’analisi nun ’e ppavammo!  

SIGNORA ADA (prende la busta, la apre)   ’E cuntrolle s’hann’ ’a fà… (scorre il foglio e rammaricata) ’O ssapevo, ce stà na crucetta ’o fegato!… Povera mammà!

CAVALIERE    Pe’ forza, cu tutte ’e mmedicine ca se piglia!…

SIGNORA ADA   Vabbé, da dimane ce mettimmo a dieta tutte quante… (rimette il foglio nella busta).

CAVALIERE    E pecché?... Io stó bbuono.

 

SIGNORA ADA    Comunque nu poco ’e dieta ce pò fà sulo bbene… E già mò me metto a fà ddoje cucine!… Che stammo ’o ristorante?!…

CAVALIERE    Nuje già mangiavemo bbuono!… Figurammece mò che m’aspetta!

SIGNORA ADA    Io cucino liggiero pe’ mammà.

NINUCCIA  (entra in scena, indossando un grembiule con tasche - tono seccato)    Signó, ’a mamma vosta pur’ ogge s’ha da purgà?…

SIGNORA ADA   No, niente purga!… Oggi deve venire il dottore a leggere le analisi… Te ne sei dimenticata?… Piuttosto falle un bel bidè e dopo mettile la camicia da notte pulita, prendine una ricamata…

NINUCCIA (frenando i nervi)   Sissignora.

SIGNORA ADA     Mi raccomando, quando le metti lo smalto alle mani e ai piedi usa quello rosa perlato, quello rosso è volgare.

  Il Cavaliere continua a fare il cruciverba

NINUCCIA   Veramente chella se vò mettere pure ’e bigodine ’ncapo, ma io ce l’aggio ditto ca ’e capille i’ nun m’ ’e ssaccio accuncià nemmanco pe’ me.

SIGNORA ADA  E che ci vuole?!… E’ mai possibile che non sai metterle due bigodini, almeno qui sulla fronte!… Con quale coraggio puoi negare un piacere a una donna così avanti negli anni!?… Vai, vai… Piuttosto sbrigati!

NINUCCIA    Ma vedite, mò aggi’ ’a fà pure ’a parrucchiera e l’estetista… (nervosa, esce di scena)

SIGNORA ADA (si affaccia alla comune, sempre con la busta delle analisi in mano e a voce alta)    Dopo, mammà, vengo a farti un massaggio al collo!… (rivolta al marito) Artù, chella guagliona è sfaticata e spuntuta… Se n’ha da jì!… Stò mettenno voce pe’ ne truvà a una ’e paese cchiù faticatora e mansueta…

CAVALIERE    E che d’è nu cane?! (chiude il cruciverba e prende la rivista)

Squilla il telefono

SIGNORA ADA (solleva meccanicamente la cornetta del telefono)  Ah, m’ero scurdata… (riabbassa la cornetta) chisto nun funziona

NINUCCIA (voce fuori campo)    Signó, è pe’ vvuje…Venite!

SIGNORA ADA (uscendo frettolosamente di scena)    Vengo!… vengo!

CAVALIERE (scorre le pagine della rivista)   Guardate ccà, quanta pubblicità!

NINUCCIA (entra in scena con uno strofinaccio in mano, inizia a spolverare una sedia; tira fuori dalla tasca del grembiule un pacchetto di sigarette e l’accendino e li poggia sul tavolo - tono accattivante)    Cavaliè, doppo m’ ’a pozzo fumà na sigaretta?… Vaco  fore ’o balcone (indica il balcone)… 

CAVALIERE (distratto)   Sì, sì

NINUCCIA   Cavaliè, scusate, ma chella Patrizia ca ce steva primma ’e me se n’è ghiuta essa o l’avite mannata vuje?…

CAVALIERE   Chesto nun tene importanza… ’O nnicessario è ca se n’è ghiuta pecché nun teneva propio genio ’e faticà e po’ steva sempe a telefono…

NINUCCIA  (cogliendo l’allusione)     Aah…

SIGNORA ADA (voce fuori campo)     Ninuccia!

NINUCCIA    Sì, vengo!… (esce di scena, dimenticando le sigarette e lo strofinaccio per la polvere sul tavolo)

SIGNORA ADA (voce fuori campo)   Mammà deve essere pronta… Hai capito che deve venire il medico… (Entra in scena, aggiustandosi i capelli con le mani; prende lo strofinaccio che Ninuccia ha lasciato sul tavolo) È meglio ca ’a levo io nu poco ’e povere… Si ’o duttore trase ccà pe’ scrivere ’a ricetta che figura ci facciamo!

CAVALIERE    Chi era a telefono?…

SIGNORA ADA   Era l’Avvocato Tremmonte… Comm’è gentile!… Telefona sempre per chiedere notizie di mammà.

CAVALIERE (sollevando gli occhi dalla rivista)  Sempe?!… Nu paro ’e vote all’anno… Però nun ’a vene maje a truvà

SIGNORA ADA    Io nun aggio maje capito comm’è ca ha cunusciuto a mammà

CAVALIERE    È strano ca mammà nun te l’ha maje cuntato…

SIGNORA ADA    Na vota, tiempo fa, ce l’aggio spiato, ma essa nun m’ha risposto… Se vede ca nun se l’arricurdava…

CAVALIERE (si alza)    A pruposito d’avvocato… (tira fuori una busta già aperta dalla tasca dei pantaloni) Aggio truvato sta sfugliatella mmiez’a posta… È de nu certo avvocato Carrise…(ne estrae un foglio)

SIGNORA ADA    E chi è? …

CAVALIERE   È l’avvocato ’e Patrizia, chella sfaticata ca ce steva primma… (le mostra la lettera e scorrendola) Tié, tié!… Indennità di vitto e alloggio, ratei di tredicesima, ferie non godute e blà blà blà…  Totale… (prende fiato) novecentocinquanta euro

SIGNORA ADA (agitata)    Che cosa!

CAVALIERE (si siede, sfinito)     Novecentocinquanta euro

SIGNORA ADA     Uh, Gesù!… Chella disgraziata!… Doppo ca ce ha fatto arrivà na bulletta ’e quattuciento eure ’e telefono… Pe’ nun parlà d’ ’e bullette d’ ’a luce!… Chella muscettina!… ’E juorno nun faticava e ’a notte se ne steva cu ’a televisione appicciata… Eh, ma chesto l’avvocato l’ha da sapé…

NINUCCIA (entra in scena)  Scusate… (Prende il pacchetto di sigarette e l’accendino  dal tavolo) Me l’ero scurdate ccà! (si sofferma a sbirciare la rivista per sentire)

SIGNORA ADA (tono affettato)     Ma l’avvocato deve sapere che è l’assicurazione a dover pagare…

CAVALIERE (ripiega il foglio)    E certamente… Proprio così… È giusto che l’avvocato sappia (rimette il foglio nella busta)

NINUCCIA    Cavalié, si vulite a n’avvocato bbuono, io ne canosco a uno ca ha fatto sempe avé ’e sorde ca spettano… (scandisce volutamente le ultime parole)

CAVALIERE    E tu comm’ ’o cunusce?…

NINUCCIA    È ’o nepote d’ ’a vicchiarella addó stevo a faticà primma… (sorride) Me faceva pure ’a corte… (uscendo di scena con aria spavalda, si gira)  Quacche vvota ce vedimmo ancora pe’ pigliarce nu cafè ’nzieme…

SIGNORA ADA (si accerta che Ninuccia si sia allontanata)     Ma tu hé ’ntiso?!…

CAVALIERE    E comme no!(si alza)… Chesta ce faciarrà n’atu salasso (mette la busta nella tasca dei pantaloni)

SIGNORA ADA (riprende a spolverare)  Che fetente, chella Patrizia!… Comm’ha pututo?!

CAVALIERE     E invece ce l’avevem’ ’a aspettà (si siede)

SIGNORA ADA  (spolvera sul mobiletto dove c’è il telefono e nervosa)    Stu telefono s’ha da fà accuncià e si nun se pò accuncià se jetta…

CAVALIERE    No, chillo è buono; è sulo ca ’o filo cierti vvote nun fa cuntatto… E’ propio na sciucchezza (prende la rivista dal tavolo) quanno tengo nu poco ’e tiempo ce penz’io…

             

        Squilla il telefono

                  

NINUCCIA (voce fuori campo)    Signo’ è pe’ me (si appoggia al tavolo)

SIGNORA ADA    Sperammo ca mò nun se trattene mezora a telefono!

CAVALIERE     E che vuo’ fà!… (riprende a leggere)

SIGNORA ADA  (inizia a spolverare sui vani a giorno della piccola libreria - tira fuori un album di foto, lo apre e con tono nostalgico si avvicina al marito)    Artù, guarda ccà, cu sti capille accussì, comme ’e ttengo mò, (si tocca i capelli e indicando una fotografia) comme rassumiglio a mammà… T’arricurde, Artù?… Sta fotografia ce ’a facettemo quanno dettemo parola… (poggia lo strofinaccio sullo schienale di una sedia - sfoglia l’album e indicando un’altra foto) ccà, mammà stà chiagnenno…(imitandone la vocina) “Figlia mia”, me dicette, “tu mò te spuse e te scuorde ’e me!”… (accarezza la foto e si commuove) Mammà…

CAVALIERE (nervoso,  si alza)    A me, mammà, quanno na sera t’accumpagnaje ’a casa, me chiammaje… (scimmiottandone la voce lamentosa) “Artù, si ’a vuo’, pigliatella, però pe’ cuscienza te l’aggio dicere… È meglio ca figli nun ne facite… Putesseno venì cu ’a distrofia… Io songo stata furtunata cu Ada mia pecché è nnata femmena… Se vede ca ’o Padreterno m’ha vuluto scanzà… Si era nu masculo mò tenesse a n’infelice annanze all’uocchie!”… (Adirato)  Ma comme, na nutizia ’e chesta manèra m’ ’a venette a dà propio ’a vigilia d’ ’e nnozze!

SIGNORA ADA   Povera mammà, chisà comme ce avette penzà primma d’ ’o ddicere!… Si se decidette a parlà fuje sulamente pecché se preoccupava pe’ nnuje… (richiude l’album, lo accarezza e va a riporlo)

CAVALIERE     Forse se preoccupava soprattutto pe’ essa pecché nu figlio, se sape, fà scurdà pure ’a mamma… (si siede)

SIGNORA ADA    Ma che ddice!…  Mammà nun è stata maje ’o tipo!… Simmo state sempe nuje ca avimmo avuto bisogno d’essa, ca l’avimmo pregata pe’ ce ’a purtà appriesso… Essa, t’arricuorde, diceva  “Jate, jate, nun penzate a me! E si quanno turnate me truvate morta significa ca chisto era ’o destino mio, chillo ’e murì sola sola”

NINUCCIA (nervosa, entra frettolosamentein scena)   ’A pezza d’ ’a povere stà ccà?… E’ caduto ’o  borotalco ’ncopp’ ’o cummò (prende lo strofinaccio) Uffà!.. Int’a sta casa nun se fernesce maje! (fa per uscire di scena)

SIGNORA ADA     Ninuccia!… Mammà ha fatto colazione?

NINUCCIA (si ferma, torna sui suoi passi)   Sì, sì, chella zuppa ’e latte me l’ha sputata pure ’int’ ’e capille! (si tocca i capelli) Doppo m’aggi’ ’a fa nu sciampo… Ha lassato sulamente dduje biscotte.

SIGNORA ADA    Adesso che le lavi la dentiera, mi raccomando, fai attenzione!…  Trattala come se fosse una reliquia.

NINUCCIA  (nervosa, uscendo di scena)     Sì, sì,…’a reliquia

SIGNORA ADA (si avvicina al marito che sta leggendo)   Povera mammà!..  Ha perduto ’e diente giovane giovane pecché m’ha allattato pe’ troppo tiempo… Pe’ colpa mia se ’ndebulette pure ’a vista…

CAVALIERE    Mamma mia ce ha allattato fino a n’anno, però è morta cu tutt’e diente suoje

SIGNORA ADA (si siede)    E tu vuo’ mettere ’a vita ’e sacrifice c’ha fatto mamma mia!… Chillu fetente, ca nun me vene nemmanco d’ ’o chiammà papà, ’a lassaje ca io tenevo appena tre mesi, senza dà cchiù nutizie… E chella santa femmema, pe’ tirà annanze, se ne venette a Napoli, facendomi da madre e da padre. A botta ’e stiente, riuscette a s’accattà sta casarella

CAVALIERE (adirato)   Però ncopp’a sta casarella mammà toja ce mettette tante ’e chell’ipoteche ca io quanno ’o ssapette l’avesse accisa… Cu chella vucella fina fina (ne scimmiotta la voce)  “Artù, bello ’e mammà, forse è stato bbuono ca nun avite fatto ’o viaggio ’e nozze, accussì accumminciate a luvà quacche ipoteca ’a copp’ a sta  casa… Io ce so’ stata custretta”

 SIGNORA ADA    Propio accussì

CAVALIERE (si mette le mani fra i capelli)   E fuje allora c’ accumminciaie ’o calvario mio!… Finanche ’o vizio d’ ’o fumo m’avett’ ’a luvà!… (si alza, accarezza una parete)  Sta casa m’è custata comme si l’avesse accattata io; però mamma toja ce ha fatto sentì sempre ospiti, ripetenno comm’a na canzone (ne scimmiotta la voce lagnosa)  “Menumale ca io accattaje sta casarella, si no chisà che pigione mò tenisseve ncopp’ ’e spalle!”

SIGNORA ADA   Ma, chella mammà l’ha ditto sempe senza malizia… Parlava accussì sulo pecché se senteva na femmena indifesa…

CAVALIERE (ironico)    Qua’ indifesa?…Chella era nu bersagliere! (si siede)

Scena seconda         

Signora Ada, Cavaliere, Donna Teresa, Ninuccia

Campanello interno (bussata di porta)

SIGNORA ADA    Ninuccia!… (Non avendo risposta)  Vabbè, aggio capito… (esce di scena e va ad aprire - voce fuori campo) Ah, buongiorno, Donna Teresa!… Prego, entrate!…

DONNA TERESA (voce fuori campo)    No,  nun  ’a chiudite ’a porta…. (mentre entra in scena, seguita dalla Signora Ada)  Accussì sento si sona ’o telefono mio … Cavaliè, buongiorno!

CAVALIERE    Carissima Donna Teresa, prego accomodatevi! (le indica una sedia senza alzarsi)

DONNA TERESA    Veramente…

SIGNORA ADA(si affaccia alla comune verso l’interno della casa)   Ninuccia, mammà è pronta?… (Rivolta a Donna Teresa) Ma accomodatevi!

DONNA TERESA      E vabbé… (si siede)

 

NINUCCIA  (entra in scena, tutta agitata)    Signó, venite!… ’A mamma vosta nun se supporta

SIGNORA ADA     Chisà tu cosa le hai fatto!?

NINUCCIA     Io!?…  Forse è pe’ bigodine… Venite a vedé vuje!… (esce di scena)

SIGNORA ADA (seguendola)     Scusate, Donna Teré!…

DONNA TERESA  Jate , jate… (Guarda l’orologio e rivolta al cavaliere) Stammatina me songo anticipata nu poco p’ ’a serenga… Vulesse jì add’ ’o parrucchiere …

CAVALIERE     E chella mia suocera è quasì pronta…

DONNA TERESA (tono confidenziale)  Sapite, mia cognata, stasera, dà na festicciolla e ha invitato pur’ a me e a chell’anima innocente d’Alfredo mio… Mò simmo rimaste sule sule… Da quanno Pascalino s’è spusato ’a casa me pare accussì vacante

SIGNORA ADA (entra in scena con lo strofinaccio della polvere in mano)     Donna Teresa, (Donna Teresa si alza) scusate!… Ancora qualche minuto e mammà sarà pronta (Donna Teresa si siede di nuovo)

CAVALIERE : Donna Teresa mi stava dicendo che oggi ha fretta

SIGNORA ADA (porge lo strofinaccio della polvere al marito)   Artù, famme ’o piacere, va’ a luvà nu poco ’e  polvere vicino ’o quadro d’ ’a nonna… (Rivolta a Donna Teresa) A me mi fa impressione salire sulla sedia

CAVALIERE (con lo strofinaccio in mano)    È il ritratto della nonna Caterina, ’a mamma ’e mia suocera (esce di scena)

SIGNORA ADA    Io a quel quadro ci tengo assaje… E pensare che quella scema di Ninuccia lo stava facendo cadere… Non sia mai!… Sapete, ieri l’abbiamo spostato nella camera di mammà… Pò essere ca a mammà lle fà piacere ’e s’ ’o guardà ogni tanto.

DONNA TERESA     Eh sì, certamente (tamburella con le dita sul tavolo)

SIGNORA ADA (si siede)   Quello è un quadro antico… Chisà quale pittore l’ha fatto… Comm’era bella chella nonna mia!… Si vede proprio che era una signora… Pure il vestito, che eleganza!… Comme me dispiace che non l’ho conosciuta!… (Tono compiaciuto) Mammà ha detto sempre che io da mia nonna Caterina ho preso il carattere…  (Sorride)  So’ ddoce, ma nun me faccio passà ’a mosca p’ ’o naso….

CAVALIERE (entra in scena sulla battuta)   Seh, seh! Tu te faje girà e avutà e nemmanco te n’adduone

SIGNORA ADA     Artù, mammà comme stà?…

CAVALIERE     E comme ha da  stà… Stà cuccata…

DONNA TERESA (cercando di nascondere la sua impazienza)   Forse ’a signora vuleva sapé a che punto stà…

CAVALIERE     Penzo ch’è quase pronta…

DONNA TERESA (tamburella con le dita sul tavolo)    Quase

SIGNORA ADA    Donna Teré, permesso un momento… Se è pronta vi chiamo (esce di scena)

CAVALIERE  (per rassicurare Donna Teresa)    Sicuramente sarrà  pronta (si siede)

DONNA TERESA (guarda l’orologio)   E sperammo, pecché se stà facenno overo tarde… Tengo paura ca add’ ’o parrucchiere trovo folla… Ogge è pure sabato  

  Scena terza

  Cavaliere, Donna Teresa, più Pasqualino e Alfredo,  Ninuccia (voce f. c.)

PASQUALINO (voce fuori campo)   Permesso?… (entra in scena, portando il fratello Alfredo per un orecchio)’A porta steva accustata… Scusate, Cavaliè, aggi’ ’a parlà nu mumento cu mammà…

CAVALIERE    Prego, prego

ALFREDO (ragazzo ritardato, con pantaloni al ginocchio, maglietta polo a maniche lunghe, calzettoni e scarpe da ginnastica)    Ahi!..ahi!

DONNA TERESA (si alza)     Pascalì, lassalo stà!… Tu accussì ’o faje male!

PASQUALINO     E certamente nun lle voglio fà bbene! (lo lascia andare) 

ALFREDO (si avvicina a Donna Teresa, toccandosi l’orecchio) Ahi!… Mammà, m’ha fatto male

DONNA TERESA    Cavalié, scusate!…

CAVALIERE (si alza)     Forse è meglio se vi lascio soli

PASQUALINO    Cavalié, ma che dite!

DONNA TERESA (rivolta a Pasqualino)    Pascalì, ma che ce faje ccà?… Nun aviss’ ’a stà a faticà?…

PASQUALINO (agitato)    Io cu ’a capa nun ce stongo… A Mirella nun ’a capisco cchiù…

DONNA TERESA (rivolta al cavaliere)    Isso e ’a mugliera fanno sempe chesto… (si siede)

PASQUALINO   Vulesse sapé c’ ha passato… Io ’a parlo.e chella nemmanco me risponne…

ALFREDO (con tono dispettoso)     Si fà accussì na ragione ce ha da stà…

DONNA TERESA (rivolta a Pasqualino)    Mirella te vò bbene, ’o ssaje… Se sarrà ’mpressiunata ’e quaccosa… So’ ccose ca succedeno quanno uno è spusato ’a poco tiempo (rivolta al Cavaliere)  È ovè, Cavalié?…

CAVALIERE    Anzi è normale… Il matrimonio ha bisogno sempre di un periodo di rodaggio…

PASQUALINO(tono confidenziale)   ’A settimana scorza s’è fatta cierte analisi e da allora nun m’ha parlato cchiù…

DONNA TERESA    Ma pecché, che disturbo teneva?…

PASQUALINO (cammina per la scena con le mani in tasca)   No, niente… Si teneva quaccosa, te pare ca nun m’ ’o ddiceva?! … I’ nun capisco pecché sta facenno tutta ’a sustenuta…

ALFREDO (dondolandosi con aria contenta)    Si fà accussì na ragione ce ha da stà

DONNA TERESA (pensosa)    Aspè!… Me diciste ca ’a mamma teneva nu problema cu ’o negozio…

PASQUALINO     Sì, ma s’è tutto risolto… Ha avuto nu prestito d’ ’a banca… No, i’ propio nun  me spiego pecché chella stà accussì…

ALFREDO (dondolandosi)  Si stà accussì na ragione ce ha da stà… Si tu me l’addimanne a me, io te dico qual’ è…

PASQUALINO (nervoso, rivolto al fratello)    Eh parla!… Hanno parlato tutte quante,  parla pure tu!… Qual’ è sta ragione?… 

ALFREDO (con i pugni uniti sul petto, muovendo i gomiti come fossero ali)   È incinta… è incinta… è incinta…

DONNA TERESA    Incinta!?…

PASQUALINO (rivolto alla mamma)    Ma qua’ incinta!… Te pare ca ce ’o ddiceva a isso! (lancia uno sguardo di sufficienza al fratello)

ALFREDO (mima con le mani il pancione e ripete con tono cantilenante)  È  incinta…è incinta… è incinta…  

CAVALIERE (si tappa l’orecchio)    Avimmo capito…

DONNA TERESA (tono accattivante)     Ma tu, Alfré, a mammà, comm’ ’o ssaje?…

ALFREDO (dondolandosi, timidamente)    Aggio ’ntiso quanno l’ha liggiuto ncopp’ ’e ccarte ca teneva ’mmano… (fa una smorfia al fratello)

PASQUALINO (pensoso) ’E ccarte?!…Eh già, le analisi!… (Contento) Che bellezza!… Mirella è incinta!… Mammà, ce pienze!? (si china a baciare la madre)

ALFREDO (scimmiotta il fratello)     Ce pienze!… Ce pienze!…

PASQUALINO (lo scosta e tendendo la mano al cavaliere)    Nu figlio, Cavalié, nu figlio!… Ce penzate!

ALFREDO (ripete)     Ce penzate… ce penzate…

CAVALIERE (sorridendo, stringe la mano a Pasqualino)  Complimenti! (si gira verso Donna Teresa) Complimenti pure a voi…

DONNA TERESA (raggiante)   Grazie

                           

PASQUALINO  È troppo bello!… Comme so’ cuntento!… Io nun ce pozzo credere!… (Si rabbuia) E mò comme faccio?!… Uh, Gesù, io me pigliasse a pacchere!

ALFREDO (contento)     E pecché nun ’o ffaje?…

PASQUALINO    Io me sputasse ’nfaccia

Alfredo mima due volte quell’atto

CAVALIERE (disgustato)    Eh!

Donna Teresa, mordendosi l’indice, guarda Alfredo con aria minacciosa

 

PASQUALINO     Io me desse cu ’a capa dint’ ’o muro

ALFREDO (contento)     E pecché nun ’o ffaje?…

PASQUALINO     Zitto, hé capito!… (rivolto alla madre) Mammà, io songo nu fesso

ALFREDO (annuisce)     Sì, sì…

PASQUALINO     E mò comme lle pozzo dì c’aggio saputo?…

DONNA TERESA     Siente a me, va ’a casa e dalle nu vaso..

PASQUALINO     Seh, seh… accussì chella me molla nu pacchero…

ALFREDO (contento, mima un applauso con le nocche delle dita)      Sì, sì

DONNA TERESA    Allora, accarezzale ’a panza e fa finta ca te n’adduone …

PASQUALINO    Qua’ panza!… Chella è secca comm’ a n’alice!…

ALFREDO (imitando un venditore ambulante)    Alice… alice…

 

PASQUALINO (nervoso)    E statte zitto!… (Rivolto alla mamma) Lle putesse spià si ha ritirato ll’analise…

DONNA TERESA (sorride)   Eh già!… (si alza, gli fa una carezza sulla spalla) Va, a mammà…

PASQUALINO (contento, rivolto al Cavaliere) Nu figlio!… Ce penzate, nu figlio! Ciao, mammà! (esce di scena)

Alfredo gli fa una pernacchia

DONNA TERESA  (gli dà uno scapaccione)    E vvide si ’a fernisce!… Ringrazia a Dio ca nun stammo ’a casa nosta!(si siede) ’E figli, cavalié, sanno dà sulamente preoccupazione…

SIGNORA ADA (voce fuori campo - a voce alta)   Ninuccia, prepara il cotone idrofilo e l’alcol… Donna Teresa ha fretta… (Entra in scena e rivolta a Donna Teresa) Donna Teré, mi raccomando, fate attenzione… Mammà ha la pelle così delicata…

NINUCCIA (voce fuori campo)     Signó, putite venì!…

SIGNORA ADA (con le mani alzate come un chirurgo che si appresta a un intervento)    Andiamo!… Andiamo! (esce di scena a passetti veloci)

DONNA TERESA (rivolta ad Alfredo)   Alfré, aspetta ccà e nun tuccà niente!... Hé capito?… (esce di scena)

Scena quarta

Cavaliere, Alfredo, indi Donna Teresa

CAVALIERE  (rivolto al ragazzo)   Alfré, hé capito?… Nun tuccà niente!… Fa comme t’ha ditto mammà…(riprende a leggere)

ALFREDO (dondolandosi)     E chella mamma dice sempe accussì  “Alfré, nun tuccà niente!”… “Alfré, nun te movere!”…“Alfré, statte zitto!”… “Alfré, nun fà schifezze!”

CAVALIERE (incuriosito)    Quali schifezze?…

ALFREDO    E che ne saccio!… M’ ’o ddice sempe quanno faccio ’e mbolle cu ’a vocca (gonfia le guance e fa dei pernacchietti)… ’e purpette dint’ ’o  naso (mette l’indice nel naso)…’o furmaggio dint’ ’e piede (si guarda le punte dei piedi)…

CAVALIERE (disgustato, lo interrompe)    Eh! eh!!… E ave  ragione….So’ propio schifezze ca nun se fanno..

ALFREDO (affonda la mano nella tasca del pantalone)    Allora mò pazzeo nu poco cu ’e palluccelle…

CAVALIERE (scandalizzato)     Che ffaje!?…

ALFREDO (tira fuori la mano e mostrando due palline colorate)     Pazzéo cu cheste

CAVALIERE(sorride)   È meglio ’e no… Se pò rompere quaccosa (riprende a leggere)  

ALFREDO    Uffà!  (ripone le palline in tasca e metteil dito prima in una narice e poi nell’altra - rammaricato)  ’E ppurpette ll’aggio fatte stammatina, mò aggi’ ’a aspettà stasera…(si avvicina al cavaliere e guarda una foto sulla rivista)’O ssapite, me voglio fà pittà pur’io na bella rosa ’mpietto, propio comm’a chesta…     

CAVALIERE (distratto)     Sì, sì..faje buono…

Alfredo gli si avvicina, guardando prima in un orecchio, poi nell’altro

CAVALIERE  (preoccupato)    Alfré, ma che ttiene ’a guardà?

ALFREDO     Ma vuje nun ’a tenite ’a marmellata dint’ ’e rrecchie?….

CAVALIERE (si scosta disgustato)     No, pecché io me lavo (chiude la rivista)

ALFREDO (dondolandosi)   Io me lavo sulamente quanno m’ ’o ddice mammà, si m’arricordo però

DONNA TERESA (entra, frettolosamente, in scena)  Alfré, jammo a mammà! (lo prende per un braccio) Cavalié, arrivederci!…

CAVALIERE    Arrivederci,  Donna Teré …

DONNA TERESA    Alfré, saluta ’o cavaliere!  (Alfredo si gira verso il cavaliere e gli fa una pernacchia, ricevendo un altro scapaccione dalla mamma) E ghiammo!

Scena quinta

Cavaliere, Signora Ada, Dottore e Ninuccia  

CAVALIERE (prende il quotidiano e lo apre dove è piegato, scorre i necrologi)     Tie’ tie’,vide quanta muorte ca ce stanno!… “Si è spento improvvisamente”… “Stroncata nel cuore degli anni”… “È venuto a mancare tragicamente”…Ma che diavolo, moreno sulo ’e ggiuvene!

SIGNORA ADA    Artù, ’o ssaje, mammà tene ’e piede fridde fridde… 

CAVALIERE (tono allusivo)     Sulo ’e piede?…

Campanello interno (bussata di porta)

SIGNORA ADA (ansiosa)   Sarà il dottore  (va ad aprire - voce fuori campo) Buongiorno, dottore!  Vi stavamo aspettando (passa fuori dalla comune, seguita dal medico) Prego, accomodatevi da mammà…

DOTTORE (voce fuori campo)    Ho ritardato un po’ per il traffico… (passa senza guardare sulla scena)

CAVALIERE (assorto nella lettura dei necrologi)   ’E ggiuvene moreno e ccriature nun ne nasceno… ’E chistu passo ’ncopp’ ’o munno restarranno sulo viecchie… Mia suocera, già ’o ssaccio, ce atterra a tutte quante…

NINUCCIA (entra in scena e nervosamente muove una sedia - voce lamentosa)     Uffà!… ’A signora m’ha fatto na parte ’nnanze ’o duttore….

CAVALIERE    E pecché?…

NINUCCIA     Ha ditto ca tengo ll’ógne longhe e ca pozzo scippà ’a mamma…

CAVALIERE (incuriosito)   Famme vedé!… (le guarda le mani) E fossero sulamente longhe, chelle so’ pure tutte spezzate… Me fanno venì ’o friddo ’ncuollo…

NINUCCIA (sorride)   Qua’ spezzate!… Chelle mò accussì se portano

CAVALIERE (scuote il capo)   Vedite che moda!… Se vede ca ’a moda stà d’accordo cu chi venne ’e cazette… Ma, comme maje nun t’hê miso ancora n’aniello  ’mpont’ ’o naso, nu chiuovo mmiez’ ’a lengua, na spingola ncopp’a n’uocchio?… Mò se portano

 

NINUCCIA  (seccata)    Cavalié, mò ve ce mettite pure vuje!…Io tengo sulamente nu tatuaggio; na rosa piccerella piccerella aret’ ’o cuollo…Uffà!…(esce di scena)

CAVALIERE  (commenta)   ’A moda!… Addó stanno cchiù chelli belli gguaglione ’e na vota!… Mò so’ tutte secche secche cu ll’osse ’a fore, ma cu cierti piezze ’e piette e chelli vvocche abbuffate… …

SIGNORA ADA (voce fuori campo)     Dottó, accomodatevi qua per la ricetta!…

DOTTORE (munito di borsa professionale, entra in scena seguito dalla Signora Ada)      Sì, ma solo un minuto …Ah, Cavaliere, buongiorno! (stretta di mano fra i due)  

SIGNORA ADA     Dottore, lo gradite un caffè?

DOTTORE (si siede sulla sedia centrale)   No, grazie. Non posso trattenermi. Solitamente di sabato non faccio visite, ma gli ammalati, ahimè, sono troppi… Ora la russa, ora l’australiana, ora la cinese… (Sorride) Con la globalizzazione sono aumentati anche i virus… Per noi medici non c’è un attimo di tregua (prende il  ricettario e rivolto al cavaliere) Ho visto di là quel quadro che ritrae una donna…

SIGNORA ADA (al marito)     Il ritratto di nonna Caterina…

CAVALIERE     Ah, sì, la nonna di mia moglie, quando era giovane…

DOTTORE (sfogliando il ricettario)     No, non può essere…Quel quadro lo avevamo noi… La donna che vi è dipinta era una prozia di mia madre… Una ventina d’anni fa, quando ristrutturammo la casa, mia sorella pensò bene di darlo a un rigattiere insieme con altre cose vecchie… Non vi nascondo che mi ha fatto una certa impressione ritrovarlo qui…

SIGNORA ADA (sorride)    Dottó, ma che dite!… Forse ci somiglia… Non può essere lo stesso… Mammà quel quadro lo teneva in soffitta; si decise a esporlo quando tu (guarda il marito) venisti per dichiararti… E io ne fui felice perché finalmente potei dare un volto a mia nonna Caterina...

DOTTORE    Però io quel quadro non l’avevo mai notato prima…

CAVALIERE    Prima stava appeso in salotto (indica la porta che è in scena)… Ora mia moglie l’ha voluto spostare nella camera della mamma

SIGNORA ADA   Nel salotto ci dorme la ragazza. Ho pensato che a mammà fa piacere tenere vicino il ritratto della  mamma… ’A mamma è sempe ’a mamma!

DOTTORE   Avete fatto bene, ammesso che la Signora Camilla abbia qualche momento di lucidità… (scuote la testa) Mah, è incredibile!  Anche la cornice mi è parsa la stessa… (scrive qualcosa sul ricettario, stacca il foglio  e porgendolo alla Signora Ada) È un diuretico molto blando; gliene darete  una  pilloletta schiacciata nell’ostia con la zuppa di latte al mattino (firma la ricetta)

SIGNORA ADA (petulante)    Sì, vabbene, una pilloletta schiacciata nell’ostia con la zuppa di latte…al mattino 

DOTTORE   Per il resto potete continuare la cura e la dieta che sta facendo… (ripone il ricettario nella borsa) Non dobbiamo dimenticare la sua età avanzata…

CAVALIERE     Eh, già

SIGNORA ADA    Però… mammà nel complesso sta bene… È vero?….

DOTTORE (poco convinto)   Sì… tutto sommato, sì… (si alza, prende la borsa) Adesso devo proprio andare, il dovere mi chiama… Arrivederci… (stretta di mano al cavaliere che ricambia il saluto)

SIGNORA ADA    Vi accompagno… Allora, dottore, ogni mattina, una pilloletta…

DOTTORE    Sì

SIGNORA ADA    Schiacciata nell’ostia…

DOTTORE     Sì

SIGNORA ADA    Con la zuppa di latte

DOTTORE    Proprio così… (uscendo di scena)Se dovesse avere qualche sbalzo di pressione fatemi sapere… Arrivederci

SIGNORA ADA  (lo segue - voce fuori campo)     Arrivederci… Allora ci sentiamo

BUIO  con breve musica di sottofondo - LUCI

Dieci mesi dopo - una domenica di gennaio (pomeriggio)

I personaggi sono vestiti in modo diverso

Scena sesta

Cavaliere e Donna Teresa       

Il Cavaliere Arturo Ribotto sta seduto con i gomiti appoggiati sul tavolo e le mani fra i capelli, nell’atteggiamento tipico di chi è assillatto da mille preoccupazioni. Sul tavolo c’è una rivista diversa.

  

DONNA TERESA (voce fuori campo)   Permesso?…(entra in scena con un piatto  coperto da un altro piatto fondo, gli si avvicina e scuotendogli la spalla) Cavalié?… Cavalié?…

CAVALIERE (sobbalza)    Chi è?… Ah, Donna Terè, site vuje!

DONNA TERESA    ’A porta steva accustata… V’aggio purtato stu piatto ’e rigatune  cu ’o rragù… Sotto ce stanno pure ddoje tracchiulelle

CAVALIERE    Ve ringrazio, ma mò nun me va niente

DONNA TERESA   E nun ’mporta… Io v’ ’o lasso ccà (poggia il piatto sul mobile)… Mangiate cchiù tarde… Nun putite stà digiuno… Dimane è lunnedì… Comme affruntate na settimana ’e fatica cu ’a debulezza ’ncuollo?…

CAVALIERE    A me m’è passato ’o genio ’e mangià, ’o genio ’e faticà e finanche ’o genio ’e campà

DONNA TERESA     Cavalié, chesto non l’avit’ ’a dicere… Vuje mò vedite tutto niro e io ve pozzo capì,  ma po’ ’e ccose s’acconciano

CAVALIERE    Vulesse ’o cielo!

DONNA TERESA (si siede)     Comme stà ogge?…

CAVALIERE    E comme ha da stà!?… Sempe ’o stesso… Piccéa, nun mangia, nun dorme… ’O duttore ha ditto ca è na forte depressione… Chella  se l’è pigliata troppo a duro p’ ’a morte d’ ’a mamma…

DONNA TERESA    Ma ’a mamma teneva pure nuvant’anni… Chesto ’a signora se l’avess’ ’a arricurdà!… C’avess’ ’a dicere io c’aggio perzo a mammà giovane giovane?!

CAVALIERE     Pe’ carità!… Si lle dicite chesto, facite ancora peggio.

DONNA TERESA     Ma io penzavo ’e ce ’o dicere pe’ lle fa capì ca ce stà chi overo è stato sfurtunato… Scusate, na cosa è perdere na mamma ca teneva cchiù ’e nuvant’anni e n’ata cosa è perdere na mamma ca nun teneva nemmanco quarant’anni

CAVALIERE    E allora nun avite capito… Essa diciarrà ca vuje, rispetto a essa, site stata furtunata… Eh sì, pecché tenite meno ricorde d’ ’a mamma vosta, propio pecché  è morta giovane

DONNA TERESA     Gesù, sentite che ragiunamento!

CAVALIERE    E chi ve dice ch’è nu ragiunamento?… Chella mò p’ ’o dulore nun arragiona propio… S’avess’ ’a sulo distraere… È na parola!… ’O duttore l’ha date cierti ppillole p’ ’a calmà nu poco… Se n’ha da piglià una doppo pranzo e una doppo cena.

DONNA TERESA     Eh, ma si chella nun mangia?!…

CAVALIERE      È  propio chello c’ aggio ditto pur’io

DONNA TERESA     E ’o duttore?…

CAVALIERE     Chillo jeva ’e pressa pecché teneva ata gente ’a fà trasì... Senza me risponnere m’ha dato ’a ricetta e m’ha mannato add’ ’a segretaria a pagare la visita… Qua’ visita?… Ciento euro jettate!... E chisto fosse ’o psicologo?!

DONNA TERESA   Gesù, Gesù, comme me dispiace!… (Tono confidenziale) Cavaliè, mò ca ce penzo, ’a signora Carullo, chella che sta ’o primmo piano, pe’ se luvà na fissazione jette addu uno ca era na specie ’e duttore… uno ’e chille ca ’e vvote se vedono dint’a televisione… chillo che fa assettà na perzona e po’ accummencia sempe cu sti parole… (tono enfatico) “A me gli occhi!”… Po’ conta fino a tre p’ ’a fa addurmì e mentre chella stà durmenno lle dice ’e fà quaccosa, che saccio, ’e ridere… E chella, senza sapé ’o pecché, se schiatta ’e resate… Po’ doppo se sceta e nun s’arricorda cchiù niente

CAVALIERE    Ah, vulite dicere l’ipnotizzatore.

DONNA TERESA     Eh sì, ’o pinnotizzatore… Chillo ce vulesse p’ ’a signora Ada.

CAVALIERE     Che bellezza, si ’a vedesse ’e ridere n’ata vota!..

DONNA TERESA (si alza)    Cavaliè,  sapite che facimmo?… Io mò me ’nformo e ve faccio sapé… Ce ’o spio propio ’a signora Carullo… Po’ essere ca stu pinnotizzatore cu na parulella azzecata ’a fa stà bbona

CAVALIERE (tono mesto)    Eh, sì... vedite vuje… Chella, na parulella ce vulesse… (alza gli occhi al cielo) na parulella a chi saccio io…

DONNA TERESA   Nu poco ’e pacienza… Allora, io vaco… (uscendo di scena si gira e scuote la testa) Pover’ommo!

Il cavaliere mette un pugno sull’altro sul tavolo, vi poggia la testa e si appisola

Scena settima

Cavaliere e Marietta

MARIETTA (la nuova cameriera, timidamente, entra in scena e con passo felpato gli si avvicina)    Uh, stace durmenno!… Nun tengo pròpeto lu curaggio de lu scetà … Comme pòto fàcere?… (gli parla all’orecchio sotto voce) Cavalié?…(a voce un po’ più alta) Cavalié?… (a voce alta) Cavalié!?…

CAVALIERE (sobbalza)     Mò me pigliava nu colpo!… Ch’è stato?…

MARIETTA     Niente… Ve vulevo dicere ca m’aggio sistimato li panne addó vuje m’avite diciuto… Lu burzone l’aggio miso sotto a lu lietto… Cavalié, però a me chilli lumine appicciate dint’a la stanza me fanno ’mpressione.

CAVALIERE (voce assonnata)    Sicuramente ll’avrà mise mia moglie… Chella era ’a stanza d’ ’a mamma.

MARIETTA     Ma io…

CAVALIERE     E tu stutele!

MARIETTA   Cavalié, mò vulesse sapé c’aggi’ ’a facere… ’A signora vosta nun l’aggio veduta… Forze stace durmenno

CAVALIERE    E tu lassala durmì… Nun fà remmure, t’arraccumanno!… Accussì i’  n’apprufitto pe’ scapuzzià nu poco… Tengo tanto ’e chillo suonno arretrato! (cerca di riaddomentarsi - gomito sul tavolo e guancia appoggiata sulla mano)

MARIETTA (petulante)     Cavalié, e io che faccio?… Io aggio pigliato fatica e aggi’ ’a fàcere li servizie, ca si no me ne mannate pure a me, pròpeto comm’avite fatto cu ’a pulacchese ca ce steva primma

CAVALIERE     ’A polacca se n’è ghiuta pecché faceva nu sacco ’e rummure, mò cu ’a lavatrice, mò cu ’a mazza ’e terra, mò cu l’aspirapovere… Nun ce faceva arrepusà nemmanco cinche minute…E che Natale c’avimmo fatto!..

MARIETTA    Gesù, e vvuje nun ce ’o ssapiveve dicere ca ’a gente ’e notte ha da        dòrmere

CAVALIERE  Ma qua’ notte!?… E po’ nuje già ce capevemo a sische e  pernacchie… Comme ce putevo spiegà ca muglierema sta esaurita?…

MARIETTA  Pecché ’a signora vosta tene l’esaurimiento?… Uh, comme me dispiace!... Nun ’o ssapevo… Ma è cosa ’e niente… È overo?…

CAVALIERE     Sì, abbasta ca uno nun ’a cuntraddice e nun fà comm’ a chella scema ’e Ninuccia…

MARIETTA    E mò chi fosse sta Ninuccia?…

CAVALIERE   È chella ca ce steva prima d’ ’a polacca… Na cretina ca fumava sulamente e affummechiava tutt’ ’a casa… Pe’ furtuna se n’è ghiuta doppo nemmanco nu mese… (sbadiglia) E mò famme ’o piacere, vattenne a arrepusà nu poco… Certamente starraje stanca d’ ’o viaggio…

MARIETTA  Noo, qua’ stanca!… I’ songo venuta cu l’avutomobile… M’ha accumpagnato Rafèle

CAVALIERE    E chi è stu Rafele?…

MARIETTA    Cavalié, mò nun facite male penziere!… Nun è lu ’nnammurato mio… Rafele è frateme cucino

CAVALIERE (con voce assonnata) A me che me ne ’mporta… (porgendole la rivista) Tié, liegge nu poco… Po’ quanno mia moglie se sceta…

MARIETTA (petulante)   Cavalié, ma io nun aggio fatto li scole, nun saccio leggere…  Diciteme che poto facere… A vvuje nun ve serve niente?…

CAVALIERE (guarda l’orologio)   A me me servesse nu poco ’e pace, n’ora ’e suonno,  ma a quanto pare… Fa’ na cosa, appripareme nu bellu cafè… (mette sul tavolo un pugno sopra l’altro e vi poggia la testa)

MARIETTA (fa per uscire, torna indietro)      Cavalié, scusate, ma i’ ccà songo nova; nun ’o ssaccio addó aggi’ ’a mettere li mmane!…

CAVALIERE (con gli occhi chiusi, solleva la testa)    Và int’ ’a cucina e arape ’o mobile vicino ’a fenesta… Llà nce truove ’o zucchero e ’o cafè… ’A  machinetta stà vicino  ’o furnello… Va, va… accussì me faccio cinche minute ’e suonno …(abbassa la testa sul tavolo)

MARIETTA    ’O ssapite, pure a me me piace lu cafè…(a voce più alta)  Ma li ttazze pe’ lu cafè addó stàceno?…

CAVALIERE (solleva leggermente la testa) Stsc! Stsc!… Stace… Stanno dint’ ’a funtana

MARIETTA (si ferma e ripete a bassa voce per memorizzare)    Dint’ ’a la cucina, int’ a lu mobile vicino alla fenesta stace lu zzuccherro e lu cafè… ’a machinetta stace vicino a lu furnello e li ttazze staceno dint’ a la funtana… Allora, cavalié, io vaco….

Il cavaliere si è riappisolato e non risponde

Scena ottava

Cavaliere, Marietta, Signora Ada, indi Alfredo

MARIETTA  E vabbuó, s’è addurmuto… (fa per uscire dalla comune, ma indietreggia per la paura) Cavalié!… Cavalié!

Il cavaliere dorme profondamente

MARIETTA (impietrita, guarda verso la comune)    E mò che faccio!?…

 

SIGNORA ADA (tutta vestita di nero, con un lungo velo nero sul capo, avanza lentamente come uno zombi, stringendo al petto il ritratto incorniciato della madre; poi si ferma e guardando il ritratto)  E così, mammà, hai preferito lasciarmi… Ma come hai potuto?!.... (vaga , si ferma)  Ci siamo amate per cinquant’anni… Questo, dimmi, non ha significato nulla per te?… Come  hai potuto separarti da me!?… Come hai potuto abbandonarmi!?… Non hai pensato al mio sconforto?… (sorride al ritratto)  Oh, mammà, dovrei odiarti per questo e invece continuo ad adornarti di fiori… Oggi è stata la volta delle camelie… Ti piacevano tanto… Ricordi?… Che fai?… Mi sorridi?… (guarda distrattamente verso Marietta che si sforza di sorridere per assecondarla)… Sì, vedi?… Ti sorrido anch’io (sorride al ritratto e, stringendolo al petto, esce di scena dalla porta che dà in salotto, lasciandola semiaperta)

CAVALIERE (gli scivola il gomito sul tavolo, svegliandosi  vede Marietta e con voce assonnata)     Mò che faje ’o ccafè, a me miettece pure na goccia d’anice … ’A buttigliella stà vicino ’o zzucchero ...

MARIETTA (nascondendo la paura)     Ma forse, Cavalié, lu cafè a chest’ora ce pote facere male… Io già nun saccio si sta notte riesco a dòrmere…

CAVALIERE    Pecché pure tu suoffre di insonnia?…

MARIETTA    No, è ca pòte succedere quann’ uno cagna lu lietto… Ma ’a signora vosta la notte face tutto nu suonno, è ovè? …

CAVALIERE    Eh, seh!… Chella propio ’a notte nun trova pace... Va annanze e areto,  parla, s’allamenta, ride, chiagne… Ma tu nun ce fà caso!… Fa comme a me… Io però nu poco ’e cafè ’o vvoglio (si alza)Mò m’ ’o vvaco a appriparà io… (prende il piatto di rigatoni) Primma, però, me scarfo sti dduje rigatune… Tu addimanne a mia moglie si  vo’ mangià quaccosa, accussì cenate ’nzieme… (uscendo di scena) Int’ ’o frigorifero ce avess’ ’a stà pure nu poco ’e furmaggio…

MARIETTA   Addimanne?!… E’ na parola!… Chella pò essere ca capisce na cosa pe’ n’ata… (solleva gli occhi al cielo)Anime ’e tutte li muorte mieje, aiutateme!.. 

SIGNORA ADA (entra in scena dalla comune e le si avvicina di spalle)   Io ho ucciso mia madre

Marietta sobbalza e la fissa, tremante di paura.

SIGNORA ADA     L’ho soffocata (attorciglia le mani come stringendo qualcosa)… Mio marito non lo sa… Perché dovrei dirglielo?… Forse nemmeno mi crederebbe… (Le si avvicina - tono confidenziale) Lo sai?… Io uccido le persone a me più care (l’accarezza)… Presto, vedrai (Si serra la gola con le mani)soffocherò anche lui… (Con il dorso della mano sulla fronte) Ah, le mie ansie, la mia angoscia!…Come vorrei del veleno per donarmi la pace! (Va verso la comune - si gira) Sì, del veleno… A te piace la morte? (esce di scena)

MARIETTA (terrorizzata)   Mammà, mamma mia, addó songo capitata!… (va in proscenio)… Io, io avevo piglià li nnutizie primma ’e venì a faticà ccà, no lloro!…(tutta tremante) E mò che faccio?… (si fa il segno della croce - occhi al cielo) Sant’Anna e San Giuacchino nun m’abbandunate!… Sant’Antonio e San Pascale, dateme na mano!

SIGNORA ADA (torna in scena dalla comune con la testa fra le mani e si avvicina  a Marietta)     Satana si è impossessato di me… Devo sconfiggerlo… (porta l’indice al naso) Stsc!…. Lo senti?… (la prende per il braccio, facendosi seguire mentre vaga per la stanza) Ormai il diavolo alloggia in questa casa… Ascolta!… Senti il suo respiro?… Un respiro affannoso che rompe la quiete della notte … Un soffio freddo che ti sfiora  la pelle, gelandoti il cuore… Ma il mio corpo, ahimé, arde; la mia mente brucia… (le lascia il braccio, riprende la testa fra le mani) Oh, come brucia!… Mille pensieri l’attanagliano, pensieri strazianti, scene orribili… (Fissa Marietta)Che fai?!…  Perché mi guardi così?!…

MARIETTA (impietrita - voce tremante)    Io?!… Io guardavo, ma senza guardà

SIGNORA ADA    No, il tuo sguardo è accusatore… Parla!… Di cosa mi accusi?…

MARIETTA     ’E niente… Io stó penzanno a mamma mia…

SIGNORA ADA (tira su col naso - voce infantile)    Allora,  tu ce l’hai la mamma?…

MARIETTA (annuisce col capo - voce flebile)      Sì…

SIGNORA ADA (con voce rotta)   Io, invece, non più… Mammà!… Mammà!… (piangendo, esce di scena dalla comune - dissolvenza)… Mammà!…Mammà!

MARIETTA (tremante, si appoggia al tavolo, si fa nuovamente il segno della croce)     Sante de lu Paraviso aiutateme!… Vedite a me che me steva astipato… Comme poto facere?… Gesù, Giuseppe, Sant’Anna e Maria, truvateme na via!… (Si guarda intorno; vede il telefono e schiocca le dita) Lu telefono! (con aria circospetta, avvicinandosi all’apparecchio) Nooo, io ccà nun ce resisto… Me voglio puzzà de famme,  ma  me ne voglio turnà a lu paese mio, stasera stessa (alza la cornetta e compone il numero a due cifre per volta, così come l’ha memorizzato)  Zero e uttantuno… uttantacinche, ll’aneme de lu priatorio… sittantasette, li diavule… trentacinche, l’aucelluzzo e quatto, lu puorco… Menumale, stace chiammanno… (a bassa voce) Rafè, si’ tu?……No, la voce la tengo, ma nun pòto alluccà… Pronto? Pronto?…Me siente?…… E sarrà lu telefono ca nun è buono… Rafè, vieneme a piglià, io ccà nun ce resisto…… No, nun ce stace nisciuno ca se vole apprufittare ’e me… Tu viene, po’ te conto……Ma che dimane!… Subbeto, stasera stessa!… Pronto?… Pronto?… Rafè, rispunne! (agita la cornetta) Mannaggia, m’è capitato pure lu telefono scassato!… Rafè,  mò me siente?…… No, t’ ’o giuro, nun è colpa mia… (alza la voce) ’A signora è pa… (abbassa subito la voce) è pazza; stace fore cu la capa… Rafè, m’hé ’ntiso?… (voce supplichevole) Io ccà nun ce voglio dòrmere… Viene! Muovete! Fa ampressa!… Io t’aspetto abbascio a lu purtone… (riaggancia) 

CAVALIERE (entra in scena dalla comune con due piatti uno nell’altro, asciugando con uno strofinaccio il piatto superiore)    E tu, Marié, che ce faje ccà?

MARIETTA (sobbalza)    Ah, Cavalié!…

CAVALIERE    Hé parlato cu mia moglie?… È meglio ca cenate ampressa, accussì doppo t’arrepuose …

MARIETTA (uscendo frettolosamente dalla comune)     Sì, sì, mò vaco …

CAVALIERE  (poggia lo strofinaccio sullo schienale di una sedia, mette i due piatti sul mobile)    Donna Teresa cucina overo sapurito!… (prende le carte napoletane dal cassetto) ’O rraù cu ’e  ttracchiulelle, che bontà!… (si siede)  Era na vita ca nun l’assaggiavo!… (mischia le carte) Me songo cunzulato!…(abbassa le carte e inizia un solitario)  Mò me piacesse ’e vedé nu poco ’e televisione!…(guarda l’orologio e il televisore)E’ propio l’ora d’ ’o Telegiornale… (continua il solitario) Pacienza!… Chisà quanto durarrà stu lutto!

SIGNORA ADA (entra in scena, dalla porta del salotto, a passi indietro, agitando la mano per scacciare Satana)     Sciò!… Sciò!… Sciò!…Sciò!

 

CAVALIERE (intento a fare il solitario)    Adarè, nun penzà ’a mosca!… Chiuttosto va a dì a Marietta che vvuó cenà, accussì faje mangià pure a essa… (sbadiglia) Chella starrà stanca d’ ’o viaggio…

SIGNORA ADA (con una mano si serra la gola e con l’altra respinge Satana, poi  lo rincorre)     Sciò!… Sciò!… Sciò!  (esce di scena dalla stessa porta)

CAVALIERE   Ce mancava sulo ’a mosca! (fissa un punto sulla spalliera di una sedia)’A viccanno!(restando seduto, afferra pian piano lo strofinaccio, prende bene la mira e dà un colpo secco - si alza,  guarda a terra e col piede schiaccia qualcosa)… Pure ’e mmosche so’ cagnate; mò veneno pure a vvierno (si siede e appollottola lo strofinaccio - sbadiglia) Chisto doppo ha da jì dint’ ’a lavatrice…  Quase quase me faccio n’atu ppoco ’e suonno… (poggia il gomito sul tavolo e il palmo della mano sotto il mento e dopo qualche sospiro si addormenta con la bocca semiaperta)

Marietta col borsone attraversa, a passi felpati, la comune per raggiungere la porta d’ingresso. Terrorizzata, entra in scena, tappandosi la bocca con la mano per non gridare. Alfredo, con la testa e il corpo coperti da una lunga fodera nera, avanza verso di lei, ringhiando e muovendo le mani a mo’ di zampe sotto quel pesante velo. Quando Alfredo si distrae per guardare il Cavaliere, Marietta scappa via, uscendo dalla comune.

Scena nona

Cavaliere e Alfredo, indi Nicola

Il cavaliere dorme profondamente, con la bocca semiaperta. Alfredo (vestito meglio del solito) gli si avvicina, si toglie quella fodera di dosso e resta ad osservarlo, soffiandogli sul viso prima piano, poi sempre più forte, fino a farlo svegliare

CAVALIERE (sobbalza)    Alfré,  comme si’ trasuto?!…

ALFREDO (si gratta la testa e sorride)   P’ ’a porta… (tossisce) Vulite vedé comme faccio ’o palluncino?… (gonfia il viso, poi con le due mani si comprime le guance e  fa uscire l’aria, imitando un botto)  Ppó…(sorride, compiaciuto) L’aggio schiattato.

CAVALIERE (asciugandosi la fronte con la manica)    Me ne songo accorto… (tocca quello spezzo di fodera) Ma che d’è sta pezza nera?…

ALFREDO     È na stoffa ’e mammà

CAVALIERE    E vide ’e nun ce ’a rompere

ALFREDO (sistemando la stoffa sullo schienale di una sedia)     Ma io doppo ’a metto a posto… ’O ssapite (mimica) m’aggio miso na supposta p’ ’a tosse… (si porta l’indice, il medio e il pollice, uniti, sotto le narici e annusa)Se sente ancora…(avvicina le tre dita, unite, al naso del cavaliere)

                                                

CAVALIERE (disgustato, si allontana)    Che schifo!… Va, vatte a lavà sti mmane!

ALFREDO  A me ’o ssapone nun me piace… ’O ssapone è prufumato… E ’o pprufumo s’ ’o mmettono ’e ffemmene… (abbassa la testa verso il cavaliere, gli annusa il collo - ride) Uh, ma vuje comm’addurate!…

NICOLA (voce fuori campo)    Permesso?… (si ferma sotto la comune e si toglie il cappello con la visiera) Bbonasera Cavalié!… (avanza di qualche passo) ’A porta steva aperta…

CAVALIERE    Bonasera, Nico’!…

ALFREDO (si avvicina al portiere)    Nicò, ’e vvulite vedé ’e stelle?… (gli pesta con forza un piede)

NICOLA   Ahah!… (lo rincorre col piede dolorante) Si t’acchiappo te dongo na lezione na vota e pe’ sempe!..

ALFREDO (gira intorno al tavolo) E io ce ’o ddico a mammà… (prende la stoffa e scappa verso la comune, poi si gira e lo chiama)Nicò!(gli fa una pernacchia ed esce di scena, ridendo)

NICOLA (col viso contratto dal dolore)   Povera Donna Teresa, vedova e cu sta croce!… Cavaliè, io… io  so’ sagliuto pecché…

CAVALIERE (indicandogli la sedia alla sua destra)  Nico’, accomodatevi!.. 

NICOLA (sedendosi)   Grazie…Cavaliè, io so’ sagliuto pe’ ve dicere ca… Marietta, chella giovane c’ha pigliato ogge sevizio addu vuje, mò stà abbascio… S’è purtata pure ’o burzone pe’ se ne turnà ’o paese… Ha ditto ca essa nun rummane a durmì ccà nemmanco pe’ tutto ll’oro d’ ’o munno…

CAVALIERE  (meravigliato)     E pecché?!…

NICOLA (tono confidenziale)    Chella stà troppo ’mpressiunata p’ ’a signora vosta…

CAVALIERE    Ehhh, quanta storie pe’ nu poco ’e depressione!… Chella puverella ’e mia moglie che fastidio dà?… Piccéa sulamente… Nicò, dicitele ’e saglì… Nun facesse ’a scema

NICOLA   No e chi ce ’o ddice!… Chella stà tutta gelata… Cuncettina mia ’a sta facenno cenà ’nzieme ’e guagliune ddoje pezzelle cavere cavere, mentre c’aspetta a nu parente ca s’ ’a vene a piglià

CAVALIERE     Nu certo Rafele… è overo?…

NICOLA (pensoso)    Accussì me pare…

CAVALIERE    E mò comme se fà!?…  Chella m’ha lassata dint’a na campana… Nun ha appriparato nemmanco nu poco ’e  pastina pe’ mia moglie…

NICOLA (gli si avvicina con la sedia)  Cavalié, pe’ quanto a chesto nun v’avit’ ’a prioccupà… Mò Cuncettina mia ce l’appripara essa ampressa ampressa e v’ ’a saglie…

CAVALIERE     Grazie, grazie assaje.

NICOLA    Anzi, Cavaliè, vuje ’o ssapite, io facenno ’o purtiere nun è ca guadagno assaje e cu dduje guagliune che vanno ’a scola ’e spese so’ tante… Allora… inzomma, si vulite, si ve fa commodo, ’a matina putesse venì Cuncettina pe’ ve fà dduje servizielle, p’appriparà quaccosa ’a mangià, pe’ fà nu poco ’e spesa…. Accussì s’abbuscasse na cusarella pur’ essa e po’ stanno int’o palazzo putesse scennere ogne tanto abbascio pe’ dà n’uocchio ’e guagliune…

CAVALIERE (perplesso)     Nicò, ve ringrazio, però …

NICOLA (lo interrompe)    No, nun ve prioccupate, chella, Cuncettina mia, nun se ’mpressiona… Essa ’a Signora Ada ’a cunosce ’a tant’ anne!…

CAVALIERE      Sì, ma…

NICOLA (si alza) Cavalié, facimmo accussì, io mò scengo e v’ ’a faccio saglì nu mumento… accussì ce parlate direttamente vuje e ve mettite d’accordo… (Uscendo di scena) ’A porta d’ ’e scale ’a lasso accustata comme steva…

CAVALIERE (prende distrattamente le carte da gioco e, mischiandole, riflette)    Ma ccà, mò comm’ a mò, ce vulesse cchiù na perzona fissa, no una ca saglie e scenne… Chisto è n’atu scoglio, n’atu problema… (Guarda in alto) Comme si nun abbastavano… (Rivolto vero il pubblico) ’A gente è bbona sulo a dicere “ Cavalie’, Dio v’adda dà tanta forza pe’ suppurtà!”… Inzomma pare quase ca ’a gente ’o dà pe’ scuntato ca ’e guaie mieje nun hann’ ’a fernì maje (scuote la testa)

Scena decima

Cavaliere e Concettina

CONCETTINA  (voce fuori campo)    È permesso?…

CAVALIERE    Sì, avanti!

CONCETTINA (entra in scena, vestita in maniera trasandata con pantofole e un vecchio grambiule da cucina)     Cavaliè,  aggio miso a fà nu poco ’e pastenella p’ ’a signora… Nicola m’ha ditto…

CAVALIERE (la interrompe)     Però, Concettì, forse…

CONCETTINA (prontamente)    Vuje cu me nun v’avit’ ’a prioccupà ’e niente… Io nun ve lasso fino a quando ’a signora vosta nun s’arrimette… (palesemente contenta) pure si ce vularrà nu poco ’e tiempo… Ma ’o duttore che dice?…

CAVALIERE     Chillo è nu specialista… È pure psicologo

CONCETTINA     Embè, e stu pissicologo  c’ha ditto?

CAVALIERE (mischiando le carte da gioco)     Ha detto che mia moglie ha subìto un trauma e solamente un altro trauma, inzomma n’atu dispiacere, la potrebbe guarire …

CONCETTINA    Gesù, vedite che stranezza!… Ah, aggio capito… Forze ha voluto dicere ca ce vulesse nu dulore nuovo pe’ lle fà scurdà ’o dulore viecchio…

CAVALIERE  (sorride)      Proprio così

CONCETTINA    Uh, Madonna, ’a pastina!… Io vaco si no se scoce…(esce frettolosamente di scena - voce fuori campo)  ’A porta ’a lasso accustata…

CAVALIERE (inizia a fare un solitario)     Me fa ridere ’o psicologo… (imitandone il tono enfatico) Ci vorrebbe un altro trauma, un altro dispiacere forte… È facile a parlà… Si tenessemo nu figlio, uno putesse fingere, che ssaccio, ca ’o guaglione ha avuto n’incidente, che sta malato…’O guajo è ca nun tenimmo a nisciuno, nemmeno nu cane…

Scena undicesima

Cavaliere, Donna Teresa, indi Signora Ada

DONNA TERESA (voce fuori campo)   Permesso?   (entra in scena, su invito del Cavaliere, con un vestito a maniche lunghe, valorizzato da una bella collana) Cavalié, ma ch’è stato?… Aggio ’ncuntrato a Cuncettina p’ ’e scale... M’ha ditto ca ’a guagliona, chella c’ha pigliato servizio ogge, sta aspettanno a nu parente pe’ se ne turnà ’o paese …

CAVALIERE (richiude le carte - tono mesto)     Proprio così

DONNA TERESA     Ma è succieso quaccosa?….

CAVALIERE   Niente… Propio niente… Io penzavo ca steva int’ ’a cucina quanno è sagliuto Nicola pe’ m’avvertì ca ’a guagliona steva abbascio cu ’o burzone, pronta pe’ se ne turnà ’o paese… (si alza, ripone le carte nel cassetto del mobile) ’A verità è ca ogge nisciuno tene voglia ’e faticà… Chella nun ha appriparato nemmanco nu poco ’e pastina pe’ mia moglie…

 

DONNA TERESA    Uh, Gesù!… (Si alza) E si vulite ce l’appripare io nu mumento..

CAVALIERE    No, Donna Teré, vi ringrazio…  Ce stà già penzanno Cuncettina… (tornando a sedersi, si ferma a ammirarla) Ma, Donna Teré, come state elegante!…

DONNA TERESA (lusingata, accarezzandosi il vestito)    Sì, ’a sarta me l’ha fatto overamente bbuono... Pure ’o cappotto che m’ha fatto pe’ coppa me scenne propio a penniello… Se vede ca ce ha miso cchiù attenzione pecché ’o ssapeva ca era p’ ’o battesimo ’e mio nipote, (raggiante) ’o primmo nepote...

CAVALIERE     Uh, già overo!  Tanti auguri! (si siede)

DONNA TERESA    Grazie, grazie assaje… (sedendosi) Po’ ve porto a vedé ’e fotografie…Mò tene quase tre mmise… E comme pesa!… L’hanno chiammato Mirko…

CAVALIERE  Eh già, mò s’ausano assaje sti nomme straniere… E avite festeggiato?…

DONNA TERESA  Sì… Avimmo aperto ’o spumante e ’a torta dint’ ’a sacrestia… Chillo ’o battesimo s’è fatto ’e pomeriggio… Peccato ca doppo me n’aggio avut’ ’a turnà!…. Comm’ ’o purtavo Alfredo ’a casa ’e Pascalino?!… Chillo tocca tutte cose… Ce so’ ghiute sulamente ’e pariente ’e Mirella… (tono mesto) Meglio accussì…

CAVALIERE   Voi, però, come nonna paterna, rimanete sempre la parente più importante

DONNA TERESA (sorride)     Eh, già… Sapisseve, comm’è bello chillu chiappariello mio!… Avimmo perzo ’a capa tutte quante…

CAVALIERE     M’ ’o ppozzo immaginà… Nu criaturo porta sempe allegria…

DONNA TERESA     Cavalié, ma mò comme facite!?… Na perzona p’ ’a signora Ada e pe’ fà dduje servizielle int’ ’a casa ce vò…

CAVALIERE     Pe’ mò ce penza Cuncettina… Chella accussì s’abbusca quaccosa e stanno int’ ’o palazzo pò  scennere e saglì…

DONNA TERESA (poco convinta)   Ah, me fà piacere… Chella Cuncettina è svelta svelta… Pruvate a arrangià… po’ se vede… (si alza con una smorfia di dolore) Mò m’aggi’ ’a jì a luvà sti scarpe… Cchiù tarde  ve porto na bella fetta ’e torta d’ ’o battesimo…

CAVALIERE (si alza, prende i due piatti e porgendoglieli)   Ah, Donna Terè, ccà stanno ’e dduje piatte lavate… Aggio fatto pranzo e cena… Me songo cunzulato!

DONNA TERESA (sorride)    Me fà piacere assaje… Allora mò na fetta ’e torta ce stà propio bbuono.

CAVALIERE  (si alza e fa per accompagnarla)     E grazie.

DONNA TERESA (uscendo di scena con i due piatti in mano)    No, no, Cavaliè, state comodo… ’A porta ’a lasso accustata comme steva…

CAVALIERE (prende lo strofinaccio)    Chisto ha da jì int’ ’a lavatrice.

La Signora Ada entra in scena dalla comune, sempre tutta vestita di nero; con aria assente si ferma con le mani sul ripiano del mobile, dando le spalle al marito.

CAVALIERE (guardandola di sfuggita)   Adarè, ’o ssaje, chella  mosca l’aggio accisa cu nu colpo sulamente… (uscendo di scena) Mò saglie Concettina…

Scena dodicesima

Signora Ada e Concettina

SIGNORA ADA  (girandosi,  guarda nel vuoto)     No, Satana, non mi avrai!

CONCETTINA (entra in scena con un pentolino con coperchio che mantiene caldo con un lembo del grembiule)      Permesso? … Bonasera!…

SIGNORA ADA (fissando Concettina)    Voi qui?!

CONCETTINA   Sì, site cuntenta?… V’aggio purtato nu poco ’e pastina cu ’a pummarola… È sapurita sapurita…

SIGNORA ADA   A me voi portate qualcosa di buono!… (le gira intorno) Un premio!…  Allora voi ignorate,  non sapete?… (si allontana)

CONCETTINA  (seguendola)     E sì, so’ gnurante… Ma pecché, c’avess’ ’a sapé?…

SIGNORA ADA (si ferma, la guarda e con voce rotta)    Io, senza volerlo, ho ucciso mia madre…

CONCETTINA  Ah, sì?… (Minimizzando) E vabbuò, nun ’mporta… Pur’io stammatina, senza vulé, aggio scamazzato ’a coda ’o gatto… Povera bestia!… Ma mò jammo … (Sorride) Pigliateve nu piatto ’a dint’ ’a cucina e mangiate… (Scopre il pentolino e sollevando leggermente il coperchio) Sentite comm’addora!… 

SIGNORA ADA (la allontana)   Voi dunque non mi credete! Ditemi, vi sembro forse una menzognèra?

CONCETTINA (con aria interrogativa)     Gnèra?… Gnernò…

SIGNORA ADA (vagando per la stanza - tono drammatico)     E allora perché non mi condannate!?… Perché non mi ingiuriate!?… No, voi addirittura venite a premiarmi.

CONCETTINA     Qua’ premio!?… (guardando il pentolino) E’ overo ca è sapurita, ma è sulamete nu poco ’e pastenella cu ’a pummarola…

SIGNORA ADA (le si avvicina)   No, non posso accettare…Io devo espiare… Capite?… Espiare..

CONCETTINA    Sì, sì, vabbuo’… Ce ’o spiate doppo… Mò, però, mangiate, si no s’ammolla tutta quanta…

SIGNORA ADA (voce rotta - mano alla fronte ) Destino crudele il mio!… Tutti mi considerano una santa… una martire… Non c’è nessuno che riconosca la mia colpa, nessuno che mi punisca… 

CONCETTINA (spazientita, batte il piede - a parte)     Ccà ’o fatto è lluongo!…

SIGNORA ADA (la fissa e con tono supplichevole)      Perché non mi punite?…

CONCETTINA (seccata, alza la voce, rimproverandola come si fa con i bambini)  Ohohoh! (la scruta, temendo una reazione) Ohohoh! Ohohoh!… Mò basta!… (Col braccio e l’indice alzato, incalza) Ohoh! Oh!… Chesta è na punizione… Pure si nun tenite genio, avit’ ’a mangià e subbeto… Capito?!

SIGNORA ADA (rannichiata e remissiva)      Sì, sì, come volete… Voi sarete la mia carceriera…

CONCETTINA  (soddisfatta - a parte verso il pubblico)    Chillo ’o pissicologo nun ha capito niente… Tanto ce vuleva?!… (Con tono di comando e l’indice puntato verso la comune) E mò, senza fà storie, jammo ’int’ ’a cucina a piglià ’o piatto!  (esce  di  scena, preceduta dalla signora Ada)

Sipario

 Fine Atto Primo

Parola d’ordine

ATTO SECONDO

Due settimane dopo (fine gennaio) - primissimo pomeriggio di un giorno feriale.

    Dalla scena decima : qualche mese dopo (una mattina di aprile)

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Scena Prima                             pag. 39     ||           Scena Sesta                pag.  51

                                                                  ||

 Cavaliere - Concettina - Donna Teresa     ||    Concettina -Cavaliere - Avvocato                                                                         ||                

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         Scena Seconda              pag.  41     ||           Scena Settima            pag.  53

                                                                  ||

    Cavaliere - Concettina - Giornalista      ||    Cavaliere - Avvocato - Sig.ra Ada  -

    (donna)                                                  ||    

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Scena Terza                             pag.  46     ||            Scena Ottava            pag.  60

                                                                  ||

 Cavaliere - Concettina - Nunziatina        ||   Cavaliere - Avvocato - Sig.ra Ada -          ||     Concettina 

                                                                  ||    

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Scena Quarta                  pag. 48     ||           Scena Nona                pag.  61

                                                                  ||

    Cavaliere - Concettina - Sig.ra Ada -     ||    Cavaliere - Sig.ra Ada - Concettina 

    Marietta                                                ||   

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                                                        ||  Buio (qualche mese dopo - mattina)     Scena Quinta                 pag.  50     ||          Scena Decima             pag.  63

                                                                  ||

    Cavaliere - Concettina                                    ||     Sig.ra Clara - Cavaliere - Sig.ra Ada

                                                                  ||     Concettina

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Parola d’ordine

ATTO SECONDO
Due settimane dopo - fine gennaio - primissimo pomeriggio di un giorno feriale

Stessa scena.  La porta sulla sinistra è chiusa; sul tavolo c’è una rivista aperta.  I personaggi sono vestiti in modo diverso -

Scena prima

Concettina, Donna Teresa e Cavaliere

CONCETTINA (entra in scena, indossando un vecchio grembiule da cucina; poggia le riviste che ha in mano sul ripiano del carrello del televisore dove ve ne sono già altre)    ’O cavaliere legge sempe

DONNA TERESA (voce fuori campo)     È permesso?…

CONCETTINA (si affaccia alla comune)    Donna Teré, trasite …

DONNA TERESA (entra in scena in abbigliamento casalingo e non vedendo la tavola apparecchiata)     Ma nun hanno mangiato ancora?…

CONCETTINA  (spolverando con un lembo del grembiule il centro tavolo)  Sì, sì… Però hanno mangiato ’int’ ’a cucina pe’ fà cchiù ampressa

DONNA TERESA     ’O cavaliere s’è ghiuto già a arrepusà?…

CONCETTINA (tono confidenziale)    Noo, se stà vestenno pecché tra poco ha da venì n’avvocato a cunzignà na busta…

DONNA TERESA    Ah, già!…

CONCETTINA   Sarrà proprio nu muorto ’e famme st’avvocato… Ma comme, pe’ cunzignà na busta, vene isso!… Nun puteva mannà a quaccheduno?…

DONNA TERESA   Cuncettì, ma chillo ’a busta nun sulo l’ha da cunzignà, ma l’ha da arapì e ha da pure leggere ’a lettera ca ce stà dinto… (Tono confidenziale)  ’O Cavaliere m’ha ditto ca se tratta ’e na busta sigillata ca ’a Signora Camilla dette a st’avvocato cu l’incarico ’e l’arapì doppo ca essa era  morta …

CONCETTINA     Ah, chesto nun ’o ssapevo… Allora se tratta ’e sorde… (spolvera con un lembo del grembiule la spalliera di una sedia) Forse ’a vecchia ha vuluto lassà quaccosa ’a figlia…

DONNA TERESA    A me me pare strano… Chella teneva sulamente ’a penzione sociale.

CONCETTINA     E allora se vede ca avrà vinciuto na quaterna e mò lle vò fà na bella surpresa…

DONNA TERESA (poco convinta)     Pò essere…

CONCETTINA     Io,  p’ ’o passato, quacche vvota l’aggio ’ncuntrata ca asceva ’a dint’ ’o banco lotto, pure si chella disgraziata ’e vecchia ha fatto sempe finta ’e nun me vedé…. Eh già, chella a stiento rispunneva ’o saluto... Ogne vota pareva ca se tirava na mola…

DONNA TERESA     E vabbuo’, pace all’anema soja.

CONCETTINA     Cu me teneva sempe ’a puzza sott’ ’o naso… Però, v’arricurdate quanta cicerannammuolle sapeva fà ’o generale?!… (per chiarire) Chillo ca steva ’e casa ’o quarto piano…

DONNA TERESA (sorride)    E comme no!… Pe’ furtuna, ’a signora Ada, nun ha pigliato propio d’ ’a mamma… A pruposito, saccio che stà nu poco meglio…

CONCETTINA   E menumale, si no l’avvocato c’ha da venì a chi ’a liggeva ’a lettera!?… Ringrazianno a Dio, cu chelli ppinnole ca se sta piglianno s’è calmata abbastantemente… Ogne tanto piccéa, ma po’ ’o marito cu ddoje parulelle ’a fà fernì ampressa ampressa…

DONNA TERESA     So’  propio cuntenta ca ’e ccose vanno meglio…

CONCETTINA    Ah, Donna Terè, ve l’arricurdate a Marietta?… (per chiarire) ’a cammarera, chella  ca se ne fujette p’ ’a paura…

DONNA TERESA   Sì, ma nun l’aggio maje vista… Chella stette ccà poche ore sulamente… 

CONCETTINA     Puverella!… Ogne tanto ce chiamma pe’ sapé si fosse asciuta na fatica pe’ ccà attuorno…

DONNA TERESA      E vabbuo’,  mò metto spia nu poco pur’io

CONCETTINA    Me facite propio nu piacere … Chella ha chiammato pure ajere, ma i’ stevo ccà ’ncoppa… Ha parlato cu Nicola e chillo, fesso fesso, l’ha ditto ca ’a signora Ada stà meglio assaje, ca ’a notte dorme e ca mò ave pure n’eredità…

DONNA TERESA     E allora?…

CONCETTINA    E allora va a fernì ca Marietta s’appresenta n’ata vota ccà e ’o cavaliere, facenno ’o paro e ’o sparo, me ne manna a me….

DONNA TERESA (sorride)     E già!… (guarda l’orologio sul polso)  Gesù, comm’è tarde!… Concettì, ce vedimmo doppo… Vengo quanno se n’è ghiuto l’avvocato, accussì saluto pure ’o cavaliere… (Tono rammaricato) Nemmanco ajere l’aggio visto… (esce di scena)

CONCETTINA     Sì, sì, jate! (sistema una sedia vicino al tavolo) A me me pare ca ce tene nu poco p’ ’o cavaliere… Povera femmena!… Chella s’avess’ ’a avuto mmaretà n’ata vota… Ma chi s’ ’a piglia cu chella croce ca tene…

CAVALIERE (in giacca e cravatta, entra in scena)    Concettì, sta stanza è fatta?… 

CONCETTINA : Sì, sì… E mò cu ’o pprufumo ca tenite ’ncuollo pare c’avimmo sprizzato pure ’o titorante…

CAVALIERE (sorride - si siede)    Allora m’assetto ccà… (guardando la rivista aperta sul tavolo) Pò essere ca finalmente sta rivista m’ ’a fernesco ’e leggere.

CONCETTINA    Cavalié, mò vaco a fernì ’e pulezzà int’ ’a cucina, accussì doppo me ne scengo… (col grembiule spolvera la spalliera di una sedia)

CAVALIERE     Vabbè, Cuncettì…

Scena seconda

Concettina, Cavaliere, Veronica Giugliani (giornalista) 

Campanello interno (bussata di porta)

CONCETTINA    E chi sarrà!?… Ah, forse è l’avvocato ca state aspettanno… (esce di scena - voce fuori campo)Vengo! Vengo!

Il cavaliere si sistema meglio il nodo della cravatta

GIORNALISTA (voce femminile - fuori campo)    Buongiorno…

CONCETTINA  (voce fuori campo - tono cerimonioso)     Buongiorno!… Preco!

GIORNALISTA (voce fuori campo)      La signora Del Prete è qui?…

CONCETTINA (voce fuori campo)      No, stà all’atu munno…

CAVALIERE  (a voce alta)     Concettì, fate passare !…

CONCETTINA (entra e si ferma sotto l’arco della comune come un maggiordomo)     Preco, passate!… Llà ce stà ’o Cavaliere… 

GIORNALISTA (donna avvenente ed elegante, in tailleur con lungo spacco sulla gonna, tende la mano al cavaliere - tono lezioso)     Buongiorno…Piacere Veronica Giugliani

CAVALIERE (si alza e, ammirato, le stringe la mano)    Il piacere è mio… Cavaliere Arturo Ribotto…

GIORNALISTA     La Signora Ada Del Prete è qui?…

CAVALIERE      Sì, è  mia moglie… (Galantemente, le porge la sedia)  Ma prego, si accomodi… Di cosa si tratta?… (le si siede accanto sulla sedia centrale)

CONCETTINA  (fissando la giornalista)    A me me pare na faccia canusciuta…

GIORNALISTA (sorride a Concettina - tira fuori dalla borsa portadocumenti una grande busta e porgendola la cavaliere)   Sono la conduttrice della trasmissione televisiva “TIC TOC… Guarda chi ti porto”…

CONCETTINA (interrompendola, le si avvicina, contenta)  Ah, i’ chella trasmissione ’a veco spisso… Ma vuje da vicino site ancora cchiù bella…

GIONALISTA (lusingata)     Grazie (accavalla con grazia la gamba e le si scopre la coscia)

CAVALIERE (con la busta in mano, si solleva sulla sedia per ammirarne le gambe)     Concettì, voi tenevate da fare… Andate pure.

CONCETTINA (a malincuore)  Sì… (fa un sorriso e un goffo inchino alla giornalista) Permesso?… (uscendo di scena) Mò ca ce ’o ddico a mia figlia!…

GIORNALISTA   Ho lasciato il cameramen giù… Ho ritenuto opportuno salire da sola per i primi contatti… (indicandogli una grande busta) Questo è un invito per la Signora Ada Del Prete

CAVALIERE (apre la busta, legge l’invito e con aria interrogativa guarda la giornalista)   Ma io non capisco…

GIORNALISTA  (sorride)     È un invito per partecipare alla nostra trasmissione “TIC TOC - Guarda chi ti porto”, un invito che devo consegnare personalmente alla Signora Ada Del Prete e che proviene da un suo familiare

CAVALIERE     Ma non è possibile!

GIORNALISTA    Di solito, preferiamo mantenere un certo riserbo sul mittente per non annullare la sorpresa. Però, in questo caso, l’emozione per la Signora Ada potrebbe essere troppo forte, perché si tratta di suo fratello

CAVALIERE (ride)     No, non può essere proprio!… Mia moglie è figlia unica

GIORNALISTA (prende un foglio piegato che è all’interno della busta, lo spiega e scorrendolo sotto gli occhi del cavaliere)     Mi dica…sua moglie, la Signora Ada Del Prete è nata a Frattamaggiore il ventisette ottobre millenovecè…

CAVALIERE (sbirciando il foglio, la interrompe)    Sì sì, pure l’anno coincide… E con questo?….

GIORNALISTA (sorride)    La sua reazione è pienamente giustificata, dal momento che si tratta di un fratello che la Signora Del Prete nemmeno sa di avere… Si chiama Bill ed è figlio, diciamo così, di secondo letto, avendo la mamma di Ada sposato, in seguito, un ufficiale americano

CAVALIERE (trattiene la risata)     Nu frato!… Ma che dite!?…

GIORNALISTA (tono persuasivo)    Mister Kelvin si è rivolto alla nostra redazione per conoscere e abbracciare finalmente la sorella Ada.

CAVALIERE (scuote la testa)    Vi assicuro che state sbagliando persona!… Il padre di Ada se n’è andato, senza dare più notizie, quando la figlia aveva soltanto pochi mesi e la mamma di Ada, vi posso garantire che ha avuto soltanto questa figlia… Un altro marito sono certo, anzi certissimo, nun l’ha trovato… (a parte) E chi s’ ’a pigliava?!…

GIORNALISTA (tono professionale)     Eppure io insisto.

CAVALIERE (la guarda ammirato)   Insistete pure se vi fa piacere, ma le cose stanno e restano accussì…  Ma sapete quanti Del Prete ci sono a Frattamaggiore!?

GIORNALISTA (sorride)     Sì lo so, ce ne sono tanti.

CAVALIERE (ricambiando il sorriso)    E mia moglie ha lasciato Frattamaggiore si può dire non appena nata… Vi consiglio di cercare meglio…Qua siete su una falsa pista.

GIORNALISTA (un po’ risentita)    La nostra è una trasmissione accreditata… Le indagini che abbiamo condotto sono state più che approfondite… (tono dolce) Inoltre si tratta di un caso umano… Mister Kelvin, è affetto da un male incurabile…

CAVALIERE     E questo mi dispiace, ma….

GIORNALISTA (tono persuasivo)   È benestante… Ha fatto fortuna all’estero, commerciando in articoli sportivi… Purtroppo non ha altri affetti familiari se non questa sorella alla quale, se ho ben capito, intenderebbe lasciare il suo patrimonio.

CAVALIERE   E figuratevi se non mi farebbe piacere!… Ma io so’ na persona seria… Nun me pozzo ’nventà nu cognato

GIORNALISTA     Non ritiene che la signora Ada debba essere informata?…

CAVALIERE    E di che!?..

GIORNALISTA   Di questa vicenda… di questa eventualità… (gli sorride e tira fuori il cellulare dalla borsa - tono accattivante) Che ne direbbe di far salire il mio collega?… Un attimo, il tempo di fare la ripresa della consegna di questa busta alla Signora Ada…

CAVALIERE (si alza)    Noo, non se ne parla proprio!…

GIORNALISTA (rassegnata, rimette la busta nella cartellina - si alza)    Eppure le assicuro che la nostra convinzione è fondata e se sono venuta qui… (prende un biglietto di visita dal taschino della giacca) 

CAVALIERE (la interrompe, guardandola ammirato)    A me ha fatto veramente piacere… Io questa trasmissione “TIC TOC… Guarda chi ti porto” non l’ho mai vista; però, ora …

GIORNALISTA (porgendogli il biglietto di visita - sorriso accattivante)   Tenga, comunque, il mio biglietto da visita e lo conservi… Le sarà più facile rintracciarmi, nel caso dovesse ripensarci… Lassù, la mamma di Ada e di Bill sarebbe felice di sapere che i due fratelli si sono ritrovati… (con fare lezioso, gli tende la mano) Buongiorno o, meglio, arrivederci….

CAVALIERE (ricambia il sorriso, prolungando la stretta di mano)   Eh, sì… Ci potremmo pure rivedere per un caffè…

GIORNALISTA (gli sorride,  poco convinta)    Già… (uscendo di scena) Buongorno!

CAVALIERE  (seguendola fuori scena)    L’accompagno….

CONCETTINA  (entra in scena, senza grembiule, rifacendo il verso al cavaliere)     “Ce potessimo puro vetere pe’ nu cafè?”… Se vede ca se n’è ghiuto ’e capa!…

CAVALIERE (voce fuori campo)     Arrivederci!  

CONCETTINA (a voce alta)     Cavalié, lassate ’a porta d’ ’e scale aperta!

CAVALIERE (entra in scena, lisciandosi i capelli con una mano - aria distratta)        E perché aperta?… (sistema il bigliettino nel taschino della giacca)

CONCETTINA   Pecché aggio lavato pe’ terra int’ ’a cucina e cu ’a currente ’o pavimento  s’asciutta primma…

CAVALIERE     Concettì, mia moglie sta riposando?…

CONCETTINA     Nun ’o ssaccio… S’è mmisa nu poco ncopp’ ’a pultrona… Ogge ha mangiato proprio cu appetito…

CAVALIERE  (si siede)    Sì, l’ho notato, però diciamo pure ca ’a pasta e lenticche era overo sapurita…

CONCETTINA (lusingata)    Ve piace eh, comm’ ’a faccio?!… Cavaliè, aggio visto ca tenite na bella pruvvista ’e pasta, riso, buatte ’e pummarole, uoglio, fagiole, furmaggio… S’avess’ ’a accattà però ’o llatte, ’a frutta e nu poco ’e verdura…’A spesa v’ ’a pozzo fà io…

CAVALIERE (riapre la rivista)     Eh, sì… Po’ ce mettimmo d’accordo…

CONCETTINA (fa per andar via, ci ripensa)   Cavaliè, a pruposito, sulo pe’ me regolà… vuje quanto avite penzato ’e me dà ’o mese?…

CAVALIERE  (un occhio alla rivista)    Concettì, che v’aggi’ ’a dì?… Consideranno ca vuje mangiate e durmite ’a casa vosta, putimmo fà treciento eure pe’ ’e servizi e p’ ’o cucenà…

CONCETTINA (poco entusiasta)     Ah?…E vabbuó… (esce di scena)

CAVALIERE     E vabbuono sì!… Chella tene ’a cummedità ca stà int’ ’o palazzo… Fra na scesa e na sagliuta fà si e no tre/quatt’ ore… Invece d’essere cuntenta… (riprende il bigliettino da visita della giornalista - lo guarda)Veronica Giugliani… Che bella femmena!… (lo annusa) E che prufumo!… Mah?…(lo sistema nuovamente nel taschino della giacca)

Scena terza
Cavaliere, Nunziatina, Concettina 

NUNZIATINA (voce fuori campo)   Permesso?… Permesso? (entra in scena) Cavalié, scusate… Ce sta mammà?…

CONCETTINA (si affaccia alla comune)     Nunziatì, che ce faje ccà?… (entra in scena)

NUNZIATINA      Aggio visto a chella signora d’ ’a televisione ca traseva dint’ ’a na piezz’ ’e machina…Papà m’ha ditto ch’è venuta ccà…

CAVALIERE     Sì, ma aveva sbagliato…

NUNZIATINA (delusa)     Ah… (rivolta alla mamma) Mammà, tu l’hé vista?…

CONCETTINA     E comme no!…Si è pe’ chesto, ce aggio pure parlato …

NUNZIATINA     Overo?!…Ma comm’è ’a vicino?…

CONCETTINA     Ah, è propio…

CAVALIERE (continua con aria sognante)      na bella femmena!

CONCETTINA (guardandolo con disapprovazione)      E papà che t’ha ditto?…

NUNZIATINA   Papà nun ’ngarrava nemmanco a parlà… Diceva sulamente “Bella!… Bella!”

CONCETTINA       Mò se sarrà ’nfessuto ancora cchiù assaje…

NUNZIATINA      Mammà,  ma comme steva vestuta?…

CONCETTINA (senza entusiasmo)     Tutta alicante… Teneva na gonna cu nu piezzo ’e spacco…

CAVALIERE (aria sognante)      E che spacco!…

CONCETTINA   ’O vvì, bella ’e mammà, l’uommene, quanno vedeno nu paro ’e cosce, s’allummano e nun capisceno cchiù niente…

NUNZIATINA    E comme cammenava?… Cammenava accussì?… (inizia a fare lentamente una passerella verso il proscenio, sollevandosi sulle punte e ancheggiando goffamente con una mano sul fianco) ’A faccio bbona?…

CONCETTINA (ironica)     Tale e quale… Nun te manca propio niente…

NUNZIATINA (avvicinandosi al cavaliere)   Pecchè, cavalié, si m’acconcio ’e capille, si me metto nu bellu vestito, ’e scarpe cu ’e tacche e nu poco ’e russetto, nun pozzo sta  dint’ ’a televisione pur’io?…

CAVALIERE    E certamente!… A te te fanno fà ’o telegiornale…

NUNZIATINA    Noo, ’o telegiornale nun me piace… Llà se parla sulamente

CAVALIERE     E s’ha da sapé parlà… Tu staje studianno?…

CONCETTINA    E comme no!… Chella tene diciassett’anne… So’ durece anne che va a scola

CAVALIERE    Ah, allora stai prossima alla maturità… E che fai, il liceo classico?…

NUNZIATINA    Noo, i’ faccio ’a siconda media…

CONCETTINA    E chella è comm’ ’o frato… Quase ogne anno, p’ ’o fà buono, ’o fa ddoje vote… 

CAVALIERE    Allora, penzo propio ca ’a giurnalista ’un ’a può fà…

NUNZIATINA    E che me ne ’mporta!… A me me piace ’e cantà e abballà…

CAVALIERE   Ah, aggio capito, a te piacerebbe fare la show girl…

CONCETTINA (senza capire, sorride e spingendo la figlia verso la comune)    Sciò! Sciò!… Pe’ mò scinne abbascio… (Tono accattivante) Cavalié, scengo nu mumento pur’io… Lasso ’a porta accustata, accussì quanno torno nun v’avit’ ’a sosere… (esce di scena, preceduta da Nunziatina)Va,  cammina!  

CAVALIERE (prende dal taschino il bigliettino della giornalista, lo guarda)    Chisà si a chistu nummero risponne propio essa?… Zero sei!?… Ma chisto è nu nummero ’e Roma!(rimette il bigliettino nel taschino)  

Scena quarta

Cavaliere, Signora Ada, indi Marietta, infine Concettina

SIGNORA ADA (sempre vestita di nero e con il velo nero sul capo, entra in scena con un mazzolino di rose in mano)     Artù, guarda comme so’ belle…

CAVALIERE  (solleva il capo dalla rivista)     Overamente so’ belle…

SIGNORA ADA    Ll’ha accattate Concettina… (le accarezza) Ce ’e vvoglio mettere annanze ’a fotografia ’e mammà (si siede, tira su col naso - voce lamentosa) …Almeno duje fiore a mammà…

CAVALIERE (seccato)     Ancora!… Tu annanze a chella fotografia c’hé miso già nu vaso ’e fiore finte, dduie lumine, nu crucefisso e na curona

SIGNORA ADA (stringe i fiori al petto)      Sì, ma cheste so’ rrose fresche… rose fresche pe’ mammà… (piangendo,  si distende sulla sedia e solleva gli occhi al cielo) Mammà…mamma mia bella…mammà…mammà!…

CAVALIERE  (esausto, si alza)     Uffà!… E vabbuó  (le si avvicina, schiocca le dita all’altezza degli occhi di Ada e con tono deciso)  “La gatta fa le fusa” (accompagna le parole con un movimento circolare delle mani al di sopra del capo di Ada, come a sgombrarle la mente).

Ada, immediatamente, resta immobile con lo sguardo fisso nel vuoto

CAVALIERE  (si guarda intorno)    E mò aggi’ ’a truvà nu portafiori…  È na parola! (esce di scena)

MARIETTA (qualche attimo dopo - voce fuori campo)    Int’ ’a la guardiola de lu purtiere nun ce stace nisciuno e ccà stace ’a porta aperta… Permesso?… (entra timidamente in scena, avvicinandosi un po’ alla Signora Ada che le volge le spalle) Signò, permesso?… So’ Marietta… (A parte) Forse nun m’ha ’ntiso (Avanza di un altro passo, poggia il pesante borsone sul pavimento e massaggiandosi le dita indolenzite con l’altra mano) Rafele puteva sàgliere pur’isso, invece ’e restà int’ all’avutomobile… (Timorosa, viene avanti) Signó, bongiorno!… (A parte) È addeventata pure sorda… E chesto è pecché stace meglio!….(Le si pone quasi davanti) Signó!? (vede lo sguardo della Signora Ada fisso nel vuoto, i fiori sul petto; terrorizzata, indietreggia verso il proscenio, dando le spalle al pubblico)Uh, Madonna!… È morta!… Mammà che paura!…(torna verso il tavolo e, tremante, vi si appoggia di spalle) Che ’mpressione!… Tene ancora ll’uocchie apierte… (si guarda intorno) Addó stace lu burzone?… (lo vede e schioccando le dita quasi davanti agli occhi della signora Ada) Ah, stace llà!… (tenendosi lontano, ma senza distogliere lo sguardo da quel corpo inerte, gira intorno al tavolo per raggiungere il borsone)

 

SIGNORA ADA (destatasi per lo schiocco delle dita, cambia posizione e sospira)    Ah, ’e rrose!… Comme so’ belle!

Marietta si tappa la bocca con la mano per non gridare, prende il borsone e di corsa esce di scena dalla comune, in direzione delle scale

SIGNORA ADA (accarezza le rose)    Belle… (le odora) Che prufumo!… So’ propio fresche… A me ’e rrose me piaceno assaje… Peccato ca durano poco… Na vota tenevemo ’a pianta ’e rose…Quanno era maggio c’addore!… Chisà pecché se seccaje?… Forse p’ ’o friddo… Chill’anno facette pur’ ’a neve… Però sti rrose so’ ancora cchiù belle…

CONCETTINA  (entra in scena)   Ah, signò, state ccà?… Avite visto sti rrose comme so’ belle?… ’O ssapite, ajeressera,  mia figlia Nunziatina s’è appresentata ’a casa cu na bella rosa… Chella me pare ’a gatta ’e Don Camillo… Tutte ’a vonno e nisciuno s’’a piglia…

SIGNORA ADA   Camilla… (comincia a piangere)  Camilla… Mammà!… Mammà! … mamma mia!

CONCETTINA   Ma comme m’è venuto ’ncapo ’e dicere stu nomme!… Jammo, signó, nun facite accussì…

SIGNORA ADA (piange)     Mammà!… Mammà!… Mammà!… 

CONCETTINA  (a voce alta)    Cavalié, cavalié, venite!

CAVALIERE (entra in scena con un portafiori in mano, mentre la signora Ada continua a piangere, invocando la mamma con le mqani rivolte al cielo - meravigliato)   Ch’è stato?!…

CONCETTINA   ’A signora sta chiagnenno… Dicitencello ca ’a gatta stà ’nfosa, accussì lle passa…

CAVALIERE (schiocca le dita all’altezza degli occhi della moglie - tono deciso)     La gatta fa le fusa … (accompagnando le parole con quel movimento delle mani).

La signora Ada si blocca subito in quella posizione, sguardo fisso nel vuoto

CONCETTINA     Gesù, Gesù, vedite che putenza ca tene sta gatta!… (A parte) Vulesse propio sapé addó stà…

CAVALIERE     Concettì, ma comm’è stato?… (sistema le rose nel portafiori)

CONCETTINA    Cavaliè, è stato ca io, parlanno ’e Nunziatina mia, aggio ditto ca me pare ’a gatta ’e don Camillo e ’a signora sentenno Camillo s’è arricurdata d’ ’a mamma… Che vulite ’a me?… Nun ce aggio propio penzato…

CAVALIERE (pensoso)   Però è strano… Io l’avevo  lasciata ca… Concettì,  aspettate nu mumento ccà!… Vaco a mettere sti fiore vicino ’o ritratto ’e mia suocera …(esce di scena)

CONCETTINA     Sì jate, Cavalié… Me dispiace… ’A prossima vota me mozzeco ’a lengua… (Fissa la signora Ada, le si avvicina, le passa una mano davanti agli occhi, le si allontana un poco) Però overamente fa ’mpressione!…

CAVALIERE  (rientra in scena - pensoso)    I’ propio nun capisco… M’arricordo ca l’avevo lasciata… Mah!… (schiocca le dita all’altezza degli occhi di Ada)

SIGNORA ADA (subito si desta)  Concettì, si è asciugato il pavimento in cucina?… (si alza)

CONCETTINA (sobbalza per quell’improvvisa metamorfosi)  Sì, sì… s’è asciuttato.

CAVALIERE     Adarè, vatte a mettere nu poco ’ncopp’ ’o lietto… Fatte na mezora ’e suonno… (si siede) Concettì, accumpagnatela vuje…

CONCETTINA   Sì, sì!… Signò, jammo… Accussì, mentre vuje v’arrepusate, io me ne scengo nu poco abbascio…  

SIGNORA ADA  (mentre esce di scena con Concettina, si gira)   Artù, cirche ’e  t’arrepusà nu poco pure tu… Concettì, però primma, me voglio levà sta vesta…  

CONCETTINA    E sissignora, levammo ’a vesta… (esce di scena, preceduta dalla Signora Ada - voce fuori campo) accussì state cchiù commoda

Scena quinta

Cavaliere, poi Concettina

Vicino al tavolo sempre le tre sedie.

CAVALIERE (prende dalla tasca una busta )    I’ me vulesse arrepusà, ma comme faccio?!… (tira fuori la lettera, la scorre) Ccà ’ncoppo sta scritto ca vene ogge tra le quattordici e le diciotto… Ma vedite che razza d’appuntamento dà st’avvocato!… (ripiega il foglio) M’ha fatto sprecà na giurnata ’e ferie…(lo rimette nella busta)

CONCETTINA (entra in scena con un sacchetto di plastica pieno di prodotti alimentari)      Cavalié, allora io me ne scengo…

CAVALIERE (mettendo la busta in tasca)  Sì, sì Concettì, jate… (con aria interrogativa,  guarda quel sacchetto colmo)

CONCETTINA    Ah, Cavaliè, io da stasera ve cucino abbascio, accussì ccà nun sporco nemmanco ’o furnello… Che ne dicite?...

CAVALIERE (frastornato)     Ma… Concettì?!….

CONCETTINA     Cavalié, me so’ pigliata nu poco ’e pasta, nu pacco ’e riso, ddoje buatte ’e pummarole, na butteglia d’uoglio e nu pacco ’e sale fino… (vedendo la busta di caffè che fuoriesce dal sacchetto)e pure na busta ’e cafè e ’o zzucchero… (sorriso e tono accattivanti) accussì ’a matina, quanno saglio, ve porto ddoje tazzulelle ’e cafè cavero cavero a vvuje e ’a signora vosta…  Allora i’ vaco?… (uscendo di scena) Cchiù tarde torno pe sapé si ve serve quaccosa…. Con permesso…

CAVALIERE (a parte,  verso il pubblico)     S’è venuta a fà ’a spesa ccà…  

Scena sesta

Cavaliere, Avvocato, Concettina

Bussata di porta

CONCETTINA (voce fuori campo)      Cavaliè, state commodo arap’ io …

AVVOCATO (voce fuori campo)      Casa Ribotto?…  Sono L’Avvocato Tremmonte

CONCETTINA  (voce fuori campo)     Sì sì, trasite

AVVOCATO (cartellina di pelle sotto il braccio, entra in scena con incedere deciso e tende la mano al cavaliere)     Piacere, Avvocato Tremmonte

CAVALIERE (si alza e stringendogli la mano)   Piacere, Cavalier Ribotto… (gli indica la sedia centrale) Prego, avvocà, accomodatevi! (rivolto a Concettina che è rimasta sotto l’arco della comune)Concettì, grazie… Per favore, fate venire mia moglie…(si siede alla destra dell’avvocato)

CONCETTINA (uscendo di scena)     Sìssignore …

AVVOCATO (schiarendosi la voce)      La mia lettera sicuramente avrà destato in voi grande curiosità… Se sono qui è per un incarico che la defunta Signora Camilla Del Prete, vostra suocera, volle affidarmi… Un incarico che, a dire il vero, accettai a malincuore… (apre la cartellina e tira fuori una busta sigillata, color giallino)Ma sapete com’è, il lavoro è lavoro  e i clienti non si possono scegliere

CAVALIERE     Già… E la cliente in questione non era certamente una cliente facile 

AVVOCATO (tono professionale)     Proprio così… Per quel poco che ricordo, anche perché sono passati tanti anni, mi sembrò una donna decisa e volitiva, dai modi ora bruschi ora falsamente garbati, insomma  una donna mirata…

CAVALIERE (sorride)   Avvocà, complimenti!… Voi a mia suocera con poche parole l’avite pittata… Che fosse una donna mirata voi lo avete intuito; mentre io, ahimé, ne ho avuto la certezza… Ecco perché proprio non mi spiego che ci potrà essere in questa busta (indica la busta)… Mia suocera di sorprese me ne ha fatte già troppe.

AVVOCATO      Me lo immagino…

CAVALIERE    Quando mi fidanzai con la figlia me facette credere chisà che… Ce stà gente ca è maestra a cuntà buscìe… Parlava di soldi e di gioielli comme se pò parlà ’e pane e mmuzzarella… E comme ce sapeva fà!…Po’, doppo ’o matrimonio, cadette tutt’ ’o castiello… Nu castiello ’e carta

AVVOCATO     E perché?…

CAVALIERE  Pecché!!?… P’accummincià avett’ ’a cercà n’anticipo sulla liquidazione e avett’ ’a fà pure nu prestito cu ’a banca pe’ tutte ll’ipoteche ca ce steveno ’ncopp’ a sta casa… Logicamente la banca per concedermi il presto pretese che fossi io l’intestatario della proprietà... E non ve dico che succedette!… Chella bbona femmena ’e mia suocera accumminciaje a piccià, dicenno ca nun se vuleva sentì n’ospite dint’ ’a casa soja… S’acquitaje sulamente quando ’o nutaio lle spiegaje ca si se teneva l’usufrutto restava semp’essa ’a padrona ’e casa, fino alla morte…

AVVOCATO     Eh, certamente!

CAVALIERE  (si alza)     Avvocà, la verità è che io, proprio io, sono stato ospite in casa mia, (guarda le pareti) in questa casa che mi è costata cara e amara… Ecco perché me n’ascevo ’a matina pe’ ghì a faticà e turnavo ogni sera sempe cchiù tarde… Eh già, pecché pure si decidevo ’e jì a nu cinema cu mia moglie, doppo mezora vedevo a mia suocera tutta ’ntulettata, pronta a venì cu nnuje.

AVVOCATO      Cose ’e pazze!… E vvuje?… 

CAVALIERE     E io, pe’ nun me fà ’o sanghe amaro, quanno ce steva nu bellu film m’ ’o jevo a vedé cu na collega d’ ’a mia…

AVVOCATO     E vostra moglie?…

CAVALIERE (si siede)    Nemmanco se n’accurgeva, pazza e perduta comm’era appriesso ’a mamma… Chelle steveno sempe ’nzieme… Mò ascevano a accattà nu cappiello, mò na vesta, mò ’e scarpe… e sempe cu ’e sorde mieje…

AVVOCATO     Ma vostra moglie allora era giovane… Non aveva qualche amica?…

CAVALIERE     Noo…. Io me ne ricordo una sola, una certa Gisella, ca era stata na cumpagna ’e scola… Ma ’a mamma, a poco a poco, ’a cunvincette ca Gisella era scucciante, ca telefonava troppo spisso e accussì Ada, mia moglie, perdette pure a st’amica…

AVVOCATO   E qua si tratta di plagio!… Vero e proprio plagio… (tira fuori gli occhiali dal taschino della giacca e li mette sul tavolo,  guarda l’orologio, prende un temperino dalla tasca, lo apre e lo poggia sulla busta) Comunque per aprire la busta  è indispensabile la presenza della signora Ada

CAVALIERE   E mò ’a vedite ’e venì… (Confidenziale)Avvocà, si v’aggio ditto sti ccose è pe’ ve fà capì ca pure si mia suocera, ammettiamo, avesse vinciuto na quaterna e ce avesse lassato cu sta busta na muntagna ’e sorde, questo non basterebbe come risarcimento p’ ’a vita ’e… niente ca me ha fatto fà… Si ’o matrimonio mio è durato è stato overamente nu miracolo …

 

CONCETTINA  (accompagna la Signora Ada sotto l’arco della porta)   Signó, trasite… Ve stanno aspettanno… (voce fuori campo) Io vaco e torno…

Scena settima

Cavaliere, Avvocato, Signora Ada

CAVALIERE (si alza, vedendo entrare Ada)  Ah, ecco mia moglie!…(le va incontro)Adarè, viene…

Signora Ada, tutta vestita di nero, con fascia nera fra i capelli e foulard nero al collo si avvicina al tavolo, guidata dal marito.

AVVOCATO (si alza  e porgendole la mano)    Piacere, sono l’Avvocato Tremmonte … Finora ci siamo sentiti soltanto per telefono …

SIGNORA ADA     Piacere… (si siede, aiutata dal marito alla sinistra dell’avvocato) Io però, avvocato,  non ho capito…

AVVOCATO (interrompendola)   Vedete, signora, come ho già detto al cavaliere, quando a suo tempo ricevetti questo incarico, non avrei voluto accettarlo,  ma di fronte all’insistenza di una donna… (si siede contemporaneamente al cavaliere)

SIGNORA ADA (spiegando il fazzolettino bianco bordato di nero che tiene in mano)     E gli uomini, si sa, quando vedono una donna…

 

AVVOCATO    Ma cosa dite!?... Quando la signora Del Prete mi affidò questa lettera (solleva la busta), pregandomi di custodirla e di leggervela dopo la sua morte, io ero un avvocato in erba e lei già una donna sulla sessantina, anche se molto energica… Se non ricordo male, la signora Camilla fu proprio la mia prima cliente.

SIGNORA ADA (si tampona il naso col fazzolettino e comincia a piangere)     Camilla, mammà, la prima cliente… Mammà!… Mammà… Mamma mia!… Mammà!…

CAVALIERE  (si alza, si avvicina alla moglie di spalle, schiocca le dita all’altezza degli occhi di lei e scandisce)   “La gatta fa le fusa” (accompagnando le parole con un movimento circolare delole mani al di sopra del capo di Ada, come a sgombrarle la mente).

La signora Ada rimane immobile con il fazzolettino in mano e lo sguardo fisso

CAVALIERE    Ecco fatto… (schiocca di nuovo le dita e torna a sedersi)

SIGNORA ADA (sorridente)    Allora, avvocato, dicevate?…

AVVOCATO (frastornato)    Sì… Come dicevo, la signora Del Prete mi affidò questa lettera sigillata con preghiera di custodirla in cassaforte fino alla sua morte… Io, logicamente, non volevo prendermi una simile responsabilità, ma lei fece di tutto per convincermi.. Mi sembra ancora di sentirla  “Il lavoro non si rifiuta mai e poi quanto tempo volete che mi resti da vivere?”

CAVALIERE     E chella ce sapeva fa

AVVOCATO    Mi diede centomila lire d’acconto, dicendo che  il saldo della mia parcella per la custodia della busta lo avrei avuto alla lettura della lettera… (nervoso) E io, giovane avvocato inesperto, cascai nella trappola… Da allora sono passati trent’anni; ho fatto cinque traslochi;  per ben due volte ho subito furti nel mio studio e costantemente il pensiero di questa lettera mi ha assillato… Ho sempre temuto di perderla, perché al danno avrei aggiunto la beffa, rimettendoci anche la mia serietà professionale… In questi anni ho letto migliaia di necrologi, vi ho telefonato per avere notizie della signora… Ma chi poteva immaginare tanta longevità!

SIGNORA ADA (voce lamentosa)     Avvocà, non avete cuore

AVVOCATO (frastornato)    Sì…no ...scusate… Questa professione spesso ci rende cinici

CAVALIERE (pensoso)     Io però ancora non capisco che cosa ci può stare in questa busta ca mammà …

SIGNORA ADA (lo interrompe con voce rotta)    Forse mammà ha penzato ’e ce fà na sorpresa. Forse teneva qualche risparmio (inizia a piangere) Mammà!…Mammà bella!… Mammà!…Mammà… (col fazzoletto fa per asciugarsi una lacrima)

CAVALIERE  (si alza, schiocca le dita all’altezza degli occhi della moglie e con voce decisa)    “La gatta fa le fusa” … (stesso movimento con le mani)

La Signora Ada resta immediatamente immobile in quella posizione - sguardo fisso

CAVALIERE :Avvocà, ma a voi mia suocera non ha accennato niente?…

AVVOCATO (imbambolato, guarda la signora Ada)   No… Vi assicuro che ne so quanto voi… Perciò, se non apriamo, non possiamo sapere…

CAVALIERE     Eh, già… (schiocca nuovamente le dita all’altezza degli occhi della moglie e torna a sedersi)

SIGNORA ADA (sorridente, guarda l’avvocato)    E allora, avvocà, si può sapere che c’è in questa busta?….

CAVALIERE (rivolto all’avvocato che appare intontito)   Se non apriamo non possiamo sapere… È vero, avvocà?…

AVVOCATO     Proprio così… (tono professionale) Però, per regolarità bisogna che prima mi versiate il saldo dell’onorario, così come concordato con questa scrittura privata (tira fuori dalla tasca un foglio con due firme apposte in calce, lo spiega e lo porge al cavaliere)… Cavalié, leggete voi stesso...

CAVALIERE (scorre in fretta il foglio)     E quant’è questo saldo ?

AVVOCATO    Sta scritto… Sono duecentomila lire all’anno… All’epoca c’era ancora la lira

CAVALIERE     Ma in euro, avvocà, quanto verrebbe a fare?…

AVVOCATO  Il conto è presto fatto… Io ho tenuto in consegna questa busta per trentanni, tre mesi mesi e sette giorni… Per semplicità di calcolo, diciamo che il saldo è di seimilioni e rotti 

SIGNORA ADA (sussulta)    Seimilioni!….

AVVOCATO (minimizzando)    Ma di lire… sarebbero all’incirca tremila euro 

CAVALIERE (sobbalza)    Avvocà, ma che dicite!  (guarda la moglie) Allora a nnuje sta busta ce cunviene ’e nun l’arapì …

AVVOCATO (sorride)  E no!... Il compenso mi è, comunque, dovuto per la custodia … La lettura di quanto c’è scritto mi fu chiesta a titolo di favore, forse nell’eventualità che vi necessitasse qualche delucidazione di carattere legale…Perciò …

CAVALIERE   Perciò nun ce sta scampo… (Adirato, alza gli occhi al cielo) Ah, mammà!  Mammà!

SIGNORA ADA (voce lamentosa)   Ma se tratta d’ ’a volontà ’e mammà… (comincia a piangere, mano alzata verso il cielo) Mammà!… Mamma mia!… Mamma bella!… Mammà!… Mammà!…

 

AVVOCATO (seccato da quella lagna)  Cavaliè, embè!?…

CAVALIERE (si alza, si avvicina alla moglie e schiocca le dita all’altezza degli occhi di lei - tono deciso)    “La gatta fa le fusa” (ripetendo lo stesso movimento con le mani).

La Signora Ada, immediatamente, resta immobile in quella posizione, sguardo fisso.

CAVALIERE    Avvocà, ’a gente fatica tutta na vita, però d’ ’e sorde se ne vede pure bene, che ssaccio, cu nu viaggetto, nu teatro, nu ristorante… Io quanno so’ riuscito a me mettere nu sordo da parte l’ aggi’ ’a avuto spennere pe pavà sulo cammarere, miedece e medicine, cchiù nu funerale ’e lusso pe’ na suocera scassambrella… No, nun me pare giusto…

AVVOCATO   Vi capisco… (perplesso, guarda la signora Ada) Ma nun lle pò fà male?…

CAVALIERE     No, nun credo…

AVVOCATO (interessato)   Sapete… pur’ io so’ spusato… Ma, ditemi, ..bastano soltanto chelli ddoje parole? …

CAVALIERE (sorride)     Sì però ’a voce ha da essere ’a  mia… L’ipnotizzatore è stato chiaro… funziona sulamente si lle parlo io.

AVVOCATO     E si vuje nun ce state?…

CAVALIERE     Embè, s’hann’ ’a  stà accorte a nun ’a fà piccià, a nun dicere niente ca ll’arricorda a mamma….Si no s’ hann’ ’a sentere ’o lamiento dint’ ’e rrecchie fino a quanno nun torno io… (schiocca le dita all’altezza degli occhi della moglie e torna a sedersi) Adarè, te siente bbona?…

SIGNORA ADA     Sì, pecché?…  (guarda l’avvocato) Avvocà, ma nun ci potete fare uno sconto?…. È un caso di coscienza…

AVVOCATO (guarda l’orologio)   Signora mia, a me un caso del genere non m’è cchiù capitato… Na busta cu nu testamento, di solito, si dà al notaio e ancora nun me  spiego perché fu data a me, a me ca fesso fesso me lassaje cunvincere…Che v’aggio dì?… Io ’e chesta busta me n’aggi’ ’a liberà… Datemi giusto ’a mmità e nun ne parlammo cchiù.

SIGNORA ADA (rivolta al marito)    Hé visto, Artù, comm’è gentile l’avvocato?…  Jammo, facce n’assegno  ’e… millecinquecento euro

Il cavaliere, a malincuore, prende il portafogli dalla tasca e ne tira fuori il blocchetto degli assegni.

AVVOCATO (porgendogli la sua penna)    Prego…

CAVALIERE (apre il blocchetto d’assegni)    Allora abbiamo detto (scrive in alto l’importo in cifre) millecinquecento (poi, quasi  sillabando, scrive l’importo in lettere)  Mille cinque cento…(Senza staccare gli occhi dall’assegno) Tremmonte con due emme; è vero?…

AVVOCATO    Sì con due emme, Tremmonte Claudio (inforca gli occhiali).

CAVALIERE (completa l’assegno con la firma, lo stacca dal carnet e porgendolo all’avvocato)     Ecco qua, Avvocà,  la data la mettete voi stesso; eccovi pure la penna… E mò leggete, per favore!

AVVOCATO (controlla l’assegno e lo conserva nel taschino interno della giacca -  con meticolosità, apre la busta col temperino, ne toglie un foglio scritto a mano, si schiarisce la voce e inizia a leggere la lettera)  Cara Ada, ho sempre desiderato il tuo bene e davanti a Dio, come mamma, non ho niente da rimproverarmi.

SIGNORA ADA (commossa)  Niente…niente… (inizia a piangere) Mammà!… Mamma mia!… Mammà!…Mammà!….Mammà!…  

AVVOCATO    Signó, non fate così… (spazientito, guarda il cavaliere)Cavalié!…

CAVALIERE (si alza, si avvicina alla moglie di spalle, schiocca le dita all’altezza degli occhi di lei e con tono deciso)     “La gatta fa le fusa” (ripetendo sempre quei gesti).

La Signora Ada resta immediatamente immobile, con lo sguardo fisso. Il cavaliere schiocca nuovamente le dita dinanzi ai suoi occhi e torna a sedersi.

AVVOCATO (riprende la lettura)    Se ti scrivo è soltanto per mantenere fede a un  giuramento fatto quando tu avevi appena sei mesi… Io… (si blocca, prende il fazzoletto dalla tasca, si asciuga la fronte) Io non sono la tua vera madre, nel senso che non sono stata io a partorirti…

CAVALIERE     Che cosa!!!

SIGNORA ADA (sbirciando la lettera)    Avvocà, ma leggete bene!!!

AVVOCATO    È quello che sto facendo… (Riprende la lettura) Una ragazza, mia vicina di casa, una certa Sofia Giffoni, aveva perso il fidanzato per un banale incidente di caccia… La poverina era disperata; non usciva più di casa… Non mi ci volle molto a capire che era rimasta incinta…

 

SIGNORA ADA (ripete)     Sofia Giffoni era rimasta incinta…

AVVOCATO    Già… (si asciuga la fronte e riprende la lettura) Spinta da carità cristiana, decisi di aiutare quella sciagurata. Ero sposata da anni e non avevo figli. D’accordo con la famiglia di Sofia e con la complicità dell’ostetrica, facemmo passare per mia la sua creatura… E così Ada nascesti tu.

SIGNORA ADA (sgomenta, si alza)    Io?!!… (delusa, scuote la testa) Allora… io nun ero  figlia?…(si toglie il foulard nero dal collo)

AVVOCATO (si asciuga la fronte)    Eh, già…

SIGNORA ADA (si porta le mani alla testa)    No, nun è possibile!…(si sfila la fascia nera dai capelli)

CAVALIERE (nervoso, si alza)   Chella vecchia scassambrella, sulo buscìe ce ha saputo cuntà… (si allenta il collo della camicia) Avvocà, continuate!….

AVVOCATO (si schiarisce la voce)    Mio marito, l’uomo di cui porti il cognome, non mi contrastò, ma di lì a poco se ne andò, senza più dare notizie.  Sofia ti allattò con amore, cercando ogni pretesto per starti vicino. Per spezzare quel legame, decisi di lasciare Frattamaggiore e di portarti via con me. Prima di partire, rassicurai la poverina con mille promesse e le giurai che un giorno ti avrei detto tutta la verità… (si asciuga la fronte) 

SIGNORA ADA (nervosamente, si stropiccia le mani)    Tutta la verità… Hé ’ntiso?! (si avvicina al marito)

AVVOCATO (riprende la lettura)  Ecco, ora ho mantenuto fede a quel giuramento…  Mia cara Ada, siamo state felici insieme e questo conta. Con affetto di mamma… Camilla Del Prete… Napoli, addì…

CAVALIERE (lo interrompe con un urlo)    Noo!! (si porta la mano alla gola e si accascia sulla sedia, svenuto).

SIGNORA ADA (lo sorregge prontamente)   Avvocà, datemi una mano che può cadere…

AVVOCATO (si toglie gli occhiali e aiutandola)     Ce mancava sulo chesto!

SIGNORA ADA (rivolta al marito)     Artù, nun me fà spaventà!…

Scena ottava

Cavaliere, Avvocato, Signora Ada, Concettina

CONCETTINA  (si affaccia alla comune)    Permesso? (vedendo il Cavaliere accasciato sulla sedia, entra in scena) Gesù, ch’è stato!?…

SIGNORA ADA     È venuto meno… Sarà stato per la notizia che abbiamo avuto

CONCETTINA  (a parte,  pensando alla quaterna)    ’E sorde… Pur’io vulesse avé na nutizia ’e cheste!

SIGNORA ADA   Concettì, prendete una poltroncina dall’ingresso!… (Concettina esce di scena)Approfittiamo che ci sta l’avvocato… Avvocà, reggetelo bene!

CONCETTINA (porta la poltroncina con i braccioli e la sistema accanto al Cavaliere, quasi al centro della scena)     Ecco qua

AVVOCATO     Pare ca se stà ripiglianno

SIGNORA ADA    Concettì, mettetevi al posto mio… Avvocà, quando siete pronti, io tolgo la sedia… Forza! … Andiamo!  

AVVOCATO (sorrreggendo il cavaliere)    Cavalié, e collaborate nu poco!

CONCETTINA : Avvocà, nun parlate, si no ’o piso cade tutto ’ncuollo a me…

SIGNORA ADA (si sposta vicino alla poltroncina per dirigere  le operazioni)      Ecco… ecco… ci siamo… Ora, fatelo sedere piano piano…Sì, così…ecco

 

AVVOCATO (si asciuga il sudore)    E con questo abbiamo concluso… (torna al tavolo e mette velocemente nelle tasche il temperino e gli occhiali)

CONCETTINA (si massaggia la schiena con una smorfia di dolore)  Che fatica!… (guarda il volto del cavaliere) A me me pare ca se stà ripiglianno…

AVVOCATO     Mi fa piacere… Ora devo proprio andare (consegna frettolosamente la lettera e la busta alla Signora Ada)Signora, qui c’è la lettera…Custoditela bene!… (guarda in direzione del cavaliere) Cavalié, arrivederci ... (prende la cartellina dal tavolo) No, non vi disturbate!… Buona serata… ( esce di scena)   

La Signora Ada e Concettina ricambiano il saluto, il Cavaliere fa un cenno con la mano
Scena nona

Cavaliere, Signora Ada, Concettina

SIGNORA ADA    (ripiega la lettera, la rimette nella busta e rivolta al marito) Artù, comme te siente?… Nun te prioccupà, ce penzo io a farte stà bbuono… Pe’ primma cosa stasera ti ceni solamente nu poco ’e pastina int’ ’o brodo… No, no, aspettammo ’o dottore… Pò essere ca invece d’ ’o brodo va meglio ’a camomilla…

CONCETTINA (rivolta al cavaliere)   Gesù, che peccato!…Io avevo fatto ’e mulignane a scarpone… M’ ’e ttruvavo pecché ’o ragiuniere Garrone tene ’a casa ’ncampagna e  ajere quanno Nicola l’ha aiutato a scaricà ’a machina ce n’ha dato nu paro ’e chile…E comme so’ venute sapurite!

CAVALIERE (voce lamentosa)     ’E mmulignane…  Mammà, che peccato!

CONCETTINA (a bassa voce, prevedendo il pianto della signora Ada)     Stavota  si ’a signora piccéa è colpa vosta… Menumale nun ha ’ntiso…

CAVALIERE  (volutamente)     Mammà,… mamma mia!

Concettina, meravigliata, guarda il cavaliere  

SIGNORA ADA (con tono deciso)    Artù, è inutile che ti lamenti… Mò per stare bene devi stare a riposo e devi fare una bella dieta… Nun te può abbuffà… Hé capito?… Concettì, cercate di convincerlo pure voi…

CONCETTINA (insistendo sulla parola “mamma”)   Cavaliè, a mamma vosta che stà all’atu munno ve farrà stà bbuono ampressa ampressa.

CAVALIERE (fa un’ulteriore prova)    Mammà…mammà… Chesto propio nun ce vuleva!

SIGNORA ADA (solleva la cornetta del telefono e comincia a comporre un numero)   Ah già, chisto nun funziona!… (nervosa, riattacca la cornetta) Io vado a chiamare il dottore dall’altro telefono… (raccoglie dal tavolo la busta, la fascia nera e il foulard) Mi raccomando, Concettì, penzateci voi… Stategli vicino… (esce di scena).

CONCETTINA     Nun dubitate, signó…

CAVALIERE (tono confidenziale)   Concettì, penzatece vuje overamente!… Chella mò ha fernuto cu… ’a mamma e vulesse accummincià cu me… Ma io nun me voglio puzzà ’e famme… E po’ i’ me sento già bbuono (si alza).

CONCETTINA     E vabbuo’ io quaccosa  v’ ’a dongo a uocchio a uocchio…

CAVALIERE   Faccio assaje cu quaccosa…  Chisà mò quanta purga me vò fà bere… Va a fernì che m’aggi’ ’a mettere ’o pannulone pur’io… (torna a sedersi)

CONCETTINA (sorride)    Cavaliè, nun ve prioccupate… Io ’a purga l’arrevaco ’e nascosto int’ a na buttigliella e m’ ’a porto abbascio, accussì sparagno ’e l’accattà … Chillo Nicola tene spisso prubleme cu ’a panza.

Grande tonfo e rumore di vetro rotto

CONCETTINA (si affaccia alla comune - a voce alta)      Signò ch’è stato?..

SIGNORA ADA (voce fuori campo)     Niente, niente...

CONCETTINA (tornando vicino al Cavaliere)      Mah?    

SIGNORA ADA (entra in scena, lisciandosi i palmi delle mani)   È caduto ’o quadro…(Per chiarire)  ’o quadro d’ ’a nonna Caterina …

CONCETTINA    Gesù, chillo ca vuje ce teniveve tanto!?…

SIGNORA ADA    Eh, sì…

CAVALIERE  (sulla poltroncina, fingendosi ancora senza forse)      E s’è rutto?…

SIGNORA ADA (sorride)   S’è spaccata finanche la cornice… (stropicciandosi i palmi delle mani) S’ha da solo jettà… Concettì, dopo ve lo portate, accussì ’o mettite abbascio dint’ ’o bidone d’ ’a munnezza… Si deve alzare pure il vetro da terra… (Si guarda le mani e i piedi)  Per fortuna non mi sono fatta niente!…

Il cavaliere le sorride con ammirazione

CONCETTINA     Signó, vuje avite avuto na grazia!

SIGNORA ADA    Eh, già (rivolta al marito) Ma tu, Artù, comme te siente?… (tira su col naso)  Tu hé ’a stà bbuono…  I’ tengo sulo a te…

CONCETTINA   Signó, ma nun ve prioccupate… Nun vedite?… Stà già meglio… Mò v’ ’o ddice pure ’o duttore… A pruposito, l’avite chiammato?…

SIGNORA ADA    E chi v’ ’o dà!?… ’O telefono è sempe occupato… Mamma mia, sta gente comme parla!

CONCETTINA  (stringe il braccio al Cavaliere in segno di’intesa)   Ma è ’o stesso duttore ca veneva p’ ’a mamma vosta?…

SIGNORA ADA (tono distaccato)     Sì,  proprio lui… (Pensosa) Aspè, me pare ca ’ncopp’ a ll’urdema ricetta ce stà ’o nummero d’ ’o cellulare... (esce di scena)

CAVALIERE (contento)    Concettì, avete visto?… Funziona… È propio comme dicette ’o psicologo… Ce vuleva n’atu trauma… Chella mò stà preoccupata pe’ me e ’o penziero ca io stongo malato ’a tene distratta

CONCETTINA     E vvuie, Cavaliè, vulisseve fà ’o malato pe’ tutt’ ’a vita!?….

CAVALIERE     Eh, già…nun ce avevo pensato.

CONCETTINA     Chillo ’o guaio è ca ’a Signora Ada nun tene pariente, si no tenesse comme sbarià.

CAVALIERE (tono mesto)     Propio accussì!… (tono gaio) Ma no, che dico!?…Ce stà ’o frato… Sul’ isso me pò salvà! …  

CONCETTINA     Cavalié, ma che state accucchianno?!….

CAVALIERE     Cuncettì, quella un fratello ce l’ha veramente e non ’o ssape…

CONCETTINA      Nu frato!?…

CAVALIERE    Sì, m’ ’o ddicette ’a giurnalista ca venette ccà… Si chiama Bill; è mmiezo americano… E stà pure chino ’e malanne.

CONCETTINA     Gesù!… E addó l’ha pigliato stu frato?…

CAVALIERE     Eh, vabbuó, è na storia longa… Nu fatto, nu poco ’mbrugliuso…

SIGNORA ADA (voce fuori campo)    Uffà, sti miedece!

CONCETTINA    Zitto! Zitto!…Stà arrivanno.

Il Cavaliere si siede subito sulla poltroncina e riprende a fare la parte del malato.

SIGNORA ADA (entra in scena)  ’O telefono è occupato e ’o cellulare ’o tene chiuso… (si avvicina al marito e accarezzandogli i capelli) Concettì, io penso ch’è meglio se lo mettiamo a letto.

CONCETTINA (stanca di stare lì)     Penzo pur’ io ch’è meglio…

SIGNORA ADA (tendendogli la mano)  Jammo, Artù, sollevati… .Appoggiati a me e a Concettina… Eh, bravo… così…. No, nun fà sforzi… Piano piano, nun te stancà! …Jammo, fà n’atu passetto.

CONCETTINA  (mentre lo portano sotto braccio)      Chisà quanto dura sta pena?!

SIGNORA ADA (sospira)      Chisà!?… Bravo, mò riposati un poco

CAVALIERE (sorride a Concettina, prende dal taschino esterno della giacca il bigliettino di visita della giornalista e contento) Tic toc... Tic toc…

CONCETTINA  (completa il nome della trasmissione televisiva)   Tic toc, tic toc, guarda chi ti porto?…

CAVALIERE (porge il bigliettino a Ada, come offrendole un fiore)    Nu frato…

CONCETTINA (sorride alla Signora Ada)     Sì, nu frato…

SIGNORA ADA (frastornata)     Nu frato!…. Qua’ frato?….

BUIO - musica di sottofondo - LUCI

Scena decima 

Signora Clara, Signora Ada, poi Concettina, indi Cavaliere

Qualche mese dopo - una mattina di aprile (abbigliamento diverso)

SIGNORA CLARA (infermiera professionale in camice bianco, con cuffia, scarpe e calze bianche entra in scena, scorrendo i risultati delle analisi)    Pure ’a glicemia nun va… No, no.. Io sta responsabilità non m’ ’a piglio… (tira fuori dalla tasca del camice una piccola rubrica telefonica, la apre, vi legge un numero e lo compone) Dottore, buongiorno! Sono l’infermiera di casa Ribotto……Sì, quella di giorno…Mi dispiace importunarla, ma abbiamo ritirato le analisi di Mister Kelvin e i risultati sono un po’ sballati. Sarebbe il caso che… … Sì, così vedrà pure se c’è bisogno di modificare la cura……D’accordo. Allora l’aspettiamo… Buongiorno (piega i fogli e li mette in tasca)Menumale ca stu duttore tene pacienza…

SIGNORA ADA (entra in scena e rivolta all’infermiera)    Ah, Signora Clara, siete qui?… Concettina doveva ritirare le analisi di mio fratello… Le ha portate?…

SIGNORA CLARA (prende i fogli dalla tasca)     Sì, eccole qui…

SIGNORA ADA     E come sta?… Come sta?… Sta bene; è vero?…

SIGNORA CLARA     I valori sono un po’ sballati…

SIGNORA ADA (tono minimizzante)    Un poco, un poco solamente… è vero?…

SIGNORA CLARA    Mi sono permessa di chiamare il dottore per un controllo.

SIGNORA ADA     Avete fatto bene… E il dottore che ha detto?… Verrà?… Verrà?

SIGNORA CLARA     Sì, verrà.

SIGNORA ADA     E quando?… Quando verrà?…

SIGNORA CLARA (un po’ seccata)     Prima possibile.

SIGNORA ADA    Voi capite, Bill è mio fratello… È l’unico parente che ho…

SIGNORA CLARA     Sì, lo so… So pure che la vita vi ha tenuti separati per tanto tempo…

CONCETTINA  (entra in scena vestita meglio e con un grembiule nuovo, stringendo in una mano lo strofinaccio per la polvere)   A me me pare ca ’o Miste s’è scetato… Aggio ’ntiso ca s’allamentava…

SIGNORA ADA (apprensiva)     E che diceva?… Che diceva?…

CONCETTINA     Diceva ahah ahah… Pe’ me tene male ’e panza.

SIGNORA CLARA     È possibile.

SIGNORA ADA     Che ne dite di un clistere?… Che ne dite?…

CONCETTINA (a parte)     Saje che fieto!…

 

SIGNORA CLARA    Sarà meglio attendere il dottore…(Guarda l’orologio sul polso) Vado a prendergli la temperatura (esce di scena)

SIGNORA ADA     Concettì, avete chiuso il balcone in cucina?…

CONCETTINA     Sissignora.

SIGNORA ADA     E la finestra in bagno sta chiusa?…

CONCETTINA     Sissignora.

SIGNORA ADA (tono drammatico)   Una corrrente d’aria potrebbe essergli fatale…

CONCETTINA      Fata.. che?

SIGNORA ADA (scandendo bene)     Mici-diale.

CONCETTINA (a parte)     N’ata vota ’a micia?!…

SIGNORA ADA (affacciandosi alla comune)     Bill, ora vengo a farti un massaggino alle mani (Rivolta a Concettina)Concettì, togliete la polvere pure qua… Deve arrivare il dottore… (Uscendo di scena) Eccomi, Bill!

CONCETTINA (inizia a spolverare)    Chillo è nu malato d’oro… ’O Pateterno l’ha da fa campà cient’anne… Che brava perzona!… Nun se tene maje niente… Stammatina, sulo pe’ ghì ’o palazzo ’e rimpetto a ritirà ll’analise, m’ha dato diece eure (infila la mano nel reggiseno e tira fuori la banconota) Gente accussì nun avess’ ’a maje murì…

Il cavaliere entra in scena in giacca da camera, con in mano la settimana enigmistica e la penna - si siede sulla sedia centrale

CONCETTINA     Cavalié, aggio quase fernuto.

CAVALIERE   Concettì, pe’ me putite stà… (inizia a fare un cruciverba) Uno orizzontale… Nella smorfia ha il numero diciotto… 

CONCETTINA     Diciotto, ’o sanghe.

CAVALIERE (conta le caselle e scrive, sillabando)    San-gue… E brava a Concettina! 

CONCETTINA (lusingata)    Grazie.

SIGNORA ADA (voce fuori campo)     Concettina!

CONCETTINA    Sì, sì…vengo! (esce di scena, portandosi lo strofinaccio).

CAVALIERE (continua il cruciverba)  Uno verticale… A teatro si chiude alla fine (conta mentalmente le caselle e sorride verso il pubblico) Eh già, sipario! (scrive).

Immediatamente cala il sipario

FINE

(e-mail: corandolfi@libero.it)

A chi volesse approfondire la conoscenza dell’idioma partenopeo mi sento di consigliare la mia grammatica “Facile facile.Impariamo la lingua napoletana” (ed. Kairòs 2008), un manuale semplice e pratico per rendere il napoletano accessibile a tutti.

Cara Ada,

 

ho sempre desiderato il tuo bene e davanti a Dio, come mamma, non ho niente da rimproverarmi….(/// Signó non fate così!….  … Cavalié! ///) 

Se ti scrivo è soltanto per mantenere fede a un giuramento fatto quando tu avevi appena sei mesi…. Io non sono la tua vera madre, nel senso che non sono stata io a partorirti … (/// È quello che sto facendo ///)  

Una ragazza, mia vicina di casa, una certa Sofia Giffoni, aveva perso il fidanzato per un banale incidente di caccia. La poverina era disperata; non usciva più di casa. Non mi ci volle molto a capire, che era rimasta incinta … (/// Già…)

Spinta da carità cristiana, decisi di aiutare quella sciagurata. Ero sposata da anni e non avevo figli.    D’accordo con la famiglia di Sofia e con la complicità dell’ostetrica, facemmo passare per mia la sua creatura… E così, Ada, nascesti tu . (///Eh già /// ///)

Mio marito, l’uomo di cui porti il cognome, non mi contrastò, ma di lì a poco se ne andò, senza dare più notizie. Sofia ti allattò con amore, cercando ogni pretesto per starti vicino.  Per spezzare quel legame, decisi di lasciare Frattamaggiore e di portarti via con me. Prima di partire, rassicurai la poverina con mille promesse e le giurai che un giorno ti avrei detto tutta la verità … (///)

Ecco, ora ho mantenuto fede a quel giuramento. Mia cara Ada, siamo state felici insieme e questo conta.

         Con affetto di mamma

                                                           Camilla Del Prete

Napoli, addì  (///)