Parole parole parole

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PAROLE PAROLE PAROLE

di Adriano Bennicelli

via G. B. Morgagni 50, Roma

06.4403929 – 338.6543031

adriano@opusincertum.it

www.adrianobennicelli.it

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SINOSSI

Valerio e Laura hanno un particolare rapporto con la parola.

Lui è stato balbuziente da piccolo e la sua reazione, nella guarigione, è stata una certa logorrea, fatta di amore per la poesia e tutto ciò che presupponga parlare e ascoltare.

Lei ha studiato lingue, o meglio, dialetti, sa parlare al contrario (come la bambina de “l’esorcista”) e ha altre stranezze legate alla parola. Soprattutto ha dei cambi di umore repentini, anche in una stessa frase.

Sul fondo della scena, centralmente, appare un monitor con immagini in primo piano di Valeria. Lei lavora nell’ istituto di vigilanza di una banca e il suo primo piano appare in video tutto il giorno a Valerio, che nella banca è impiegato.

La narrazione si divide in FLASHFORWARD (sulla scena a destra), recitati da Valerio accanto al monitor col primo piano di Valeria; FLASHBACK (sulla scena a sinistra), recitati da Laura dalla sua postazione di lavoro; SCENE (occupando tutta la scena), recitate da entrambi in forma di dialogo evocando luoghi diversi (la banca, un cinema, un giardino, una pineta, una strada,)

Nei Flashforward Valerio (con leggera balbuzie) racconta all’immagine in video di Laura la loro storia, cominciando da prima che si conoscessero e toccando le tappe a loro più care. E’ come se cercasse di evocare in lei il ricordo di quanto li ha uniti fino ad allora. Nelle scene invece Valerio non balbetta più. Scopriremo alla fine che si trova al capezzale di Laura in coma.

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FLASHFORWARD 1:

Valerio è solo in scena seduto su una sedia, nel monitor dietro a lui il primo piano di Laura, con microfono e auricolare. Valerio parla veloce, ma ogni tanto incespica su una sillaba.

VALERIO: (fa dei respiri profondi) Dice che dobbiamo parlare. (entusiasta) Con me… ssfff-ondi una porta aaa-perta. A me piace paaa-rlare. Cooo-ncalma. Da baaa-mbino ho fatto un corso per baaa-lbuzienti. All’istituto di baaa-se Baaa-rna-aaba Baaa-ssi. (cambia espressione) Sss-e vuoi aprire un istituto per baaa-lbuzienti … non te ppòi chiamà Baaa-rna-aaba Baaa-ssi. Sss-e lavora male già dal ppp-rimo giorno. La mia ccc-lasse era nel sss-eminterrato. Una cantina ppp-raticamente. Ccc-’era pure l’eco. Ccc-he in un istituto per baaa-lbuzienti non è l’ideale. (facendo l’appello) Bbb-runelli-elli-elli-elli. Ppp-resente-ente-ente-ente. (alzandosi dalla sedia) Vvv-abbé, ss-e state a remà cc-ontro… ddd-itelo!

Ma non era la baa-lbuzie la cosa fastidiosa. No. E’ che a me baa-lbettando, mi si ccc-hiude un occhio. (mima) Sss-i, lo so che non si-i nota. Sss-i nota però la bbb-occa (mima). Qqq-uello, si. Da ragazzino, con l’altro sesso… nnn-on m’ha aiutato!

Nnn-on è sss-tato facile guarire. Mmm-a io questa cosa la volevo taaa-nto. Ppp-arlare, dico. Ho fatto tuu-tto il corso di cinque anni e la tesina per il diploma. Ooo-rale. (entusiasta) E’ stato come… (rassegnato) …buuu-ttà i soldi!

Mmmm-a io ho insistito. Perché volevo a tutti i costi un lavoro in cui si pppp-arlasse alla gente. Mica volevo finire in baa-nca.

E neee-lla vita una cosa sss-e la vuoi (soddisfatto)… ppp-uoi.

FLASHBACK 1: Laura al lavoro. Microfono e auricolare. Sullo sfondo sempre il monitor con la sua immagine.

LAURA: (soddisfatta) Nella vita, se una cosa la vuoi… (sempre soddisfatta) non te si fila nessuno! E so’ finita in banca. Anzi, neanche in banca, nella sicurezza della banca. Appaio in video. So’ una specie di velina. Muta. Perché non se po’ parla’… se po’ solo guardà! (scruta il pubblico per qualche secondo, muta)

E’ proprio l’assurdo delle situazioni che capitano nella vita… Sette anni alla facoltà di scienze linguistiche filologico geografiche, solo per la passione che uno si porta dentro per il parlare, per i linguaggi, per le diversità espressive… io c’ho proprio la passione per lingue, per le inflessioni... conosco più di ottanta dialetti italiani, scritto e parlato. La mia tesi era “Convergenze e parallelismi nelle desinenze dei dialetti della provincia di Bari”. Un


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tema affascinante che mi è valso la lode e il plauso del presidente della Fiera del Levante. Si, perché, anche a distanza di pochi chilometri, una parola può assumere suoni e sfumature diverse… faccio un esempio: Hai comprato la frutta? A Molfetta si dice: Si accattàte la frùtte? A Polignano a mare: Si accattète la frùtte? A Bitetto, Bitritto e Bitonto: Si accattoit la fr'tt? Mentre a Castellana grotte: Si accattèute la frutte? (entusiasmandosi) A Locorodondo è più teatrale: (strillando) Mo! A accattète la frutte?!!

(come interrotta) Direttore! No… che distratta! Stavo concentrata … proprio sul monitor… questo e quello in particolar modo… infatti, dicevo, neanche vado a mensa… ho con me… un po’ di frutta… così me la mangio senza staccare gli occhi… tranquillo, tutto a posto.

(al pubblico) Io devo scappare da qui, io ho bisogno di parlare, di mettere in pratica quello che ho studiato… qui sto tutto il giorno davanti a dieci televisori con una telecamera che mi riprende… muta! Senza la possibilità di scambiare, di interloquire… manco la possibilità de incontrà prima o poi uno della provincia di Bari e domandargli: l’hai comprata o no sta cazzo de frutta?!

FLASHFORWARD 2: (Valerio continua a parlare balbettando)

VALERIO: Uscii dall’istituto Barnaba Bassi col massimo dei voti. Se ce mettevo pure il voto de castità contratto con le donne l’avevo provati proprio tutti. Ma i risultati non decollavano. Poi è arrivato il dottor Blanchard, scuola francese. Mi ci portò mia mamma, dicendo: vedrai… è un guru.

(mima, a bocca aperta, una faccia spaventata)

Avevo tredici anni e ero appena uscito da un forte stato depressivo conseguente alla lettura di Siddharta. Un guru …non era quello che mi ci voleva.

Il dottor Blanchard mi osservò con grande attenzione la bocca. Alla fine della visita mi diagnosticò una dismorfosi della dentizione che provocava una masticazione squilibrata, il che era alla base di una deglutizione atipica che andava a modificare la corretta respirazione diaframmatica, con ripercussioni anomale sulla suzione, che influenzavano la carente fonazione. Vabbé, più vari errori di ortografia… trascurabili… Ecco perché zagaiavo!

Mia madre, sul fatto che il bombardamento di Hiroshima fosse avvenuto in bocca a me, non fece una piega. (mima faccia compiaciuta) E continuava a pendere dalle labbra del dottor Blanchard con l’espressione di voleva dirmi: ammazza! … c’abbiamo un guru!


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FLASHBACK 2: Di nuovo, Laura al lavoro. Ha alcuni libri sulla scrivania e ne sta leggendo uno.

Titolo: Fortuna.

“Non aspettare che il vento gonfi la vela della tua fortuna. Soffiaci dentro te.” (colpita) Ugo Ojetti. Mica uno qualsiasi. Non è che ti intestano una strada così... a cazzo.

Beh, io non sono stata fortunata col lavoro, decisamente. Ma io sono come Clint Eastwood in fuga da Alcatraz. Attendo, architetto la fuga impossibile e nel frattempo mi alleno, mi fortifico, studio. (tira fuori un altro libro) Conversation... listen and comprehension... repeat... idioms: frasi idiomatiche (legge)

Omene peluse omene ferzuse: Uomini pelosi uomini forti!

Vabbé, mica ho detto che so’ utili...

Annamo avanti. (legge)

Jè bbèlle la pulizzíe, disse cudde ca se mbelò le metande à l'ammèrse!!!: È un sollievo essere puliti, disse colui che indossò le mutande ...al contrario??? Ammazza che schifo!! Aspetta... questo. (insiste)

E jjune!... disse cudde ca cecabbe l'ècchie á lla megghière: E uno!... disse quello che ciecò... un occhio alla moglie??? Aaaaah! Ma chi li scrive sti proverbi!?

(si volta) Capo! No, che distratta? Al contrario, consultavo questo ... manuale... di tecnica motivazionale... scritto da alcuni guru... tipo Ugo Ojetti… (come esortata dal capo) leggo qualcosa? (fintamente sorpresa) ah, è interessato... (titubante) Ssssi... ecco... pagina ventuno... dal decalogo della ... sorvegliante motivata:

Chi non ha fortuna... (si dispera) si acceca facendosi la croce! E niente, co’ sto manuale ...va così!

FLASHFORWARD 3:

VALERIO: Ma il dottor Blanchard, per ristrutturare quella bidonville che era la mia bocca, aveva già pronta la soluzione. Non apparecchi invasivi, ne terapie farmacologiche, nessuna operazione chirurgica. Era l’uovo di Colombo. Un semplice paradenti di caucciù, (mostra) un apparecchietto che, tenuto tra i denti per alcune ore durante la giornata, avrebbe rivoluzionato il mio rapporto col mondo, migliorato la dizione, aggraziato anche l’estetica del sorriso, con indubbi vantaggi nelle relazioni con l’altro sesso. (lo infila nella bocca, cominciando a parlare senza balbettare, ma in modo incomprensibile) Mo, se tu all’altro sesso gli parli con un freesbee in bocca… non fai una bella figura! Sto stronzo mica


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m’aveva spiegato che ci dovevo solo fare la ginnastica a casa co’ sto coso… io ci andavo alle feste! (rivolto ad un’amica immaginaria) Che vuoi ballare? Ballare! Che vuoi… (se lo leva) Cccc-he vvvv-uoi bbb- all…affanculo! (lo getta via).

Ebbe anche la faccia da guru di chiedere a mia madre cinquecentomila lire. Con cinquecentomila lire, all’epoca, mi ci compravo il motorino. Sai come decollavano i rapporti con l’altro sesso… (Musica, Valerio prende la borsa, si sposta sulla scena, cambio luci)

SCENA 1: in banca.

Valerio fa il suo ingresso in banca. Sulla scena, si illumina la sua scrivania con vetro basso. Il monitor è sempre al centro e fa da ponte con la postazione di Laura, sull’altro lato. La banca di Valerio e l’ufficio di Laura sono in due luoghi diversi, ma in questa scena duettano.

VALERIO: Direttore, buongiorno! Moretti… già qui? Signorina Gloria… (va davanti al monitor) …Laura. (con enfasi crepuscolare)

Erano i capei d’oro a l’aura sparsi

Che ‘n mille dolci nodi gli avolgea,

E ‘l vago lume oltra misura ardea

Di quei begli occhi ch’or ne son sì scarsi…

(ad un collega) Perché senza scarpe? Ah, nooo… Petrarca intendeva … scarsi nel senso di spenti… non nel senso di scarzi come… i Carmelitani… vabbé. Petrarca no, troppo ardito, allora proviamo qualcosa di più popolare, accessibile al vasto pubblico… (di nuovo al monitor, di nuovo con enfasi crepuscolare)

Cara, cosa mi succede stasera,

ti guardo ed è come la prima volta.

Tu sei come il vento che porta i violini e le rose

(al collega) Alberto Lupo. Che duetta con Mina in “parole parole parole”… indimenticabile!

LAURA: (luce nella sua postazione di lavoro)

Parole. Io ho bisogno di parole. Soltanto parole, (cantando) parole tra noi …

Datemi almeno un collega con cui scambiare due chiacchiere! Uff… (sbuffa, per un po’ sta zitta cercando di fare il proprio lavoro)


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Ellap ehc.

Ellap ed rap ehc.

(ridacchia) Ettor … ellap ed rap ehc!

(spiega) Che palle. Che par de palle. Che par de palle rotte. Da ragazzina guardavo le insegne dei negozi e le rileggevo al contrario. Così ho imparato. A parlare al contrario! Come la ragazzina dell’esorcista... E mi divertivo a dire le cose zozze… a insultare i ragazzini antipatici… Otturb’ à! Eredes ad aiccaf’ à! (spiega) A brutto! A faccia da sedere! Quelli ridevano… mi prendevano per Magrebina! Ozzac ots us idir… (con gesto) Ridi su sto … (rapido cambio scena)

VALERIO: (luce sulla sua area di lavoro – nel monitor c’è Laura che fa gesti sconci) Parole, parole, parole… Testo dirompente, le rose e i violini portati dal vento sono un’immagine pazzesca… che muove al pianto… ma che ridete? ( alle sue spalle, il monitor mostra una Laura che fa le smorfie)

Gente, voi sottovalutate l’effetto struggente di un violino portato dal vento… fa male il violino portato dal vento… strugge! Provare per credere!

Ecco il mio destino, parlarti come la prima volta No, non dire nulla…

(si gira, vede Laura in video che fa le smorfie) Oddio, che è? Guarda, fa le smorfie buffe! Che carina…

(ad un collega) La smetti di prendere per il culo? Non è sordomuta! Sono certo che è una persona con un sacco di cose da dire. (ad un altro collega) Non mi sono innamorato “di una che manco conosco”! Ne apprezzo semplicemente la bellezza… bellezza che, non me ne vogliate, spicca vieppiù… e sottolineo vieppiù, nel plumbeo paesaggio delle vostre desolate scrivanie. Salvo ognuno e a chi tocca non si ingrugni, cioè non si adombri.

LAURA: (luce nella sua postazione di lavoro)

(un pernacchione con la mano sulla bocca) Prrrrr! Ma si, tanto non si sente! La mucca ….

Mmmuuuuu! Il tacchino… glugluglu! L’ornitorinco… come fa l’ornitorinco? Secondo me l’ornitorinco fa tipo… va va va va (si gira) vaaaa chi c’è… il direttore! No, che distratta… sempre sul pezzo, ma che scherziamo? Canticchiavo una canzoncina di quando ero bambina… il coccodrillo, come fa? Lei è mai stato bambi… cioè, no, volevo dire: lei se la


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ricorda il coccodrillo come fa? No? Immaginavo. Scusi, torno al monitor, non posso distrarmi. (il direttore se ne va) Però quand’è tranquillo come fa sto coccodrillo??

(cambio scena, nel monitor alle spalle di Valerio, Laura mostra il dito medio)

VALERIO: (luce sulla sua area di lavoro)

Tu sei il mio ieri, il mio oggi

Il mio sempre… virgola… inquietudine

E’ vero, in effetti questo inquietudine finale lascia un po’ perplesso anche me, ma tant’è. Alberto Lupo chiosa così e chioso così pur’io, come richiesto a gran voce da più e più colleghi, con ogni evidenza chiosi a loro volta ad ogni forma di poesia ancorché popolare come la canzone leggera, quindi mi taccio, mi siedo, (siede) e mi dedico al mio lavoro che questo ufficio vuole silenzioso. Silenzio. Niente canzone popolare. (armeggia in silenzio per un po’ con carte e penne, poi comincia a canticchiare a bocca chiusa il motivetto) um-um-um-um… Ah, manco la musica? Pensavo che il veto fosse solo sul testo…

LAURA: (luce nella sua postazione di lavoro)

Io non ce la faccio a stare zitta. Io impazzisco. Ma qual è quel lavoro in cui non si parla

neanche per un attimo? Il pescatore. Il guardialinee. Eh, ma non per otto ore! (sbuffa, si

annoia) Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea. Bruno Conti. Tardelli. Bell’uomo

sempre, Tardelli.

(guarda il monitor)

Stiamo bocconi cogliendo cotoni, stiamo sedendo cotoni cogliendo. (strizza l’occhio alla telecamera, soddisfatta) Senza una parolaccia.

Se l'Arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse, vi disarcivescoviscostantinopolizzereste voi come si è disarcivescoviscostantinopolizzato l' Arcivesc... (entra il capo) No! E perché? Che bisogno c’è? Non parlo più.

FLASHFORWARD 4: (Valerio continua a parlare balbettando)

Si, professore, continuo a parlare, stia tranquillo, è il mio forte. E’ anche terapeutico per me, per tutta una serie di motivi che ora non sto qui a spiegarle… occhei. A domani.


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(si rivolge al monitor di Laura) Insomma… Laura, è così che ci siamo conosciuti io e te. Omeglio, che io ho conosciuto te, tu manco sapevi chi ero! Tu mi apparivi in video, dalla mattina alla sera, a reti unificate. Il tuo viso era presente ogni volta che guardavo lo schermo. … eri una specie di Maria de Filippi!

In banca ero perculato da tutti, mi chiamvano Auditel! Ma a me piaceva questo rapporto monomaniacale che avevo col tuo monitor. Mi riportava alla mia infanzia. Al Telefunken col tubo catodico grosso così, in bianco e nero. E manco col telecomando, col dito. Il mio.

Ero io il telecomando di mia madre e cambiavo sotto dettatura, passando da Mike Buongiorno a Raffaella Carrà con uno scatto di reni. Per questo, al tempo, fare zapping si diceva “scattare“, te lo ricordi? Mica per il rumore dei tasti … per quello dei reni dei bambini! “Caro, scattiamo?” Scattavo solo io.

Ma si viaggiava tantissimo! A casa mia erano già stati a Monaco per le olimpiadi, a Seattle per l’attentato a Kennedy e addirittura, in una strana serata di luglio di pochi anni prima, sulla luna. Giuro. Da allora la luna è rimasta in bianco e nero, un omaggio alla Telefunken. Per mandare una sonda su marte, il pianeta rosso, abbiamo dovuto aspettare l’avvento del colore!

SCENA 2: al cinema

VALERIO: (entrando, al buio, in un cinema. Ad uno spettatore delle ultime file)

E’ la versione a colori? Quella restaurata, giusto? Bellissimo… l’originale l’ho visto sette volte! (Prende posto vicino a Laura, in mano ha un secchio enorme di patatine) E’ libero? LAURA: (libera il posto dal cappotto, un po’ seccata)

VALERIO: Scusi, al buio non vedo bene… ecco, grazie. (si sistema) E’ cominciato da molto?

LAURA: Cinque minuti.

VALERIO: Quindi c’è già stata la scena iniziale girata nel nord dell’Iraq… quella del disotterramento della statuetta del demone Pazuzu, che tanto turba padre Lankaster… LAURA: (perplessa) Ssss…i, c’è stata. Si chiama iniziale perché la mettono all’inizio. VALERIO: (pausa) E quella in cui la ragazzina si rifugia nella stanza della madre, di notte, perché sente il letto che si muove?

LAURA: C’è una scena così? Grazie. Fa comodo saperlo prima.

VALERIO: Ops …scusi. (comincia a prendere patatine dal secchio, sgranocchiandoli rumorosamente)


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LAURA: Scusi, eh…

VALERIO: Accidenti! Mi perdoni… sono un maleducato! (offre le patatine) prego. (lei lo guarda stupita) No? A dieta? Pardon… (continua a sgranocchiare) L’Esorcista… (lei alza gli occhi al cielo) … nella versione restaurata!

LAURA: (fingendo di guardare meglio) Ma che ci stanno i sottotitoli? Dove sta leggendo? VALERIO: No, non leggevo, dicevo tra me e me… gran film! Nella versione nuova ci sono 11 minuti di girato inediti… (sempre sgranocchiando) tra cui una terrificante in cui la ragazzina scende dalle scale a quattro zampe che pare un ragno! (le lo guarda con gli occhi sgranati, lui tenta di riprendersi) No, non era un ragno… era più un cane… infatti non era in questo film… era il commissario Rex.

(audio del film, voce femminile) Dottore, sono preoccupata… stanno accadendo cose…

VALERIO: …inspiegabili…

(audio del film) …inspiegabili…

VALERIO: … io rivoglio mia figlia…

(audio del film) … io rivoglio mia figlia…

VALERIO: Ha solo otto anni...

(audio del film) ...ha solo otto anni...

(Laura mostra cenni di impazienza)

(audio del film, voce maschile) Signora… sua figlia non ha nulla… VALERIO: Si, non ha nulla… ammazza! (Laura sbuffa)

(audio del film) la possessione non è scientificamente accettabile… questa è solo suggestione…

VALERIO: Si, la suggestione… te ne accorgi alla prossima scena… questa vomita verde, vomita…!

LAURA: Vabbé. (alzandosi in piedi) Stop! Stop… basta così! A monte! A monte! (si accendono le luci in sala) E’ no, scusate… così non vale, la proiezione … a monte! Eccheccavolo!

VALERIO: A monte? Ma che è una partita a Monopoli? (Finalmente alla luce, Valerio

riconosce Laura.) La-Laura!

LAURA: Ci conosciamo?

(Valerio comincia a balbettare leggermente)

VALERIO: Cioè? … ti chiami Lll..laura?! … mi sono buttato!


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LAURA: Come “ti sei buttato”? Scusate, c’è un esorcista in sala? Aoh, ma tu metti paura!

VALERIO: Ma è incredibile! … intendo: vv...vederti viva, proprio… tutta intera!

LAURA: Intera?! Viva?! Ma che… sei un maniaco?!

VALERIO: Un maniaco?! Nn …no! C’è un equivoco… cioè, la storia è un po’ strana da raccontare, mmm…mi rendo conto… (Laura s’incammina verso l’uscita) Ddd …dove vai? (la segue) No, aspetta!

(Cambio luci su un’altra zona del palco – sono fuori, in strada)

LAURA: Non ti azzardare a seguirmi che chiamo la polizia!

VALERIO: Ma no, posso spiegarti. E’ che tu asss… somigli incredibilmente a …Laura, la mia portiera. Tanto che come ti ho visto ho detto proprio: Laura! Mmm… ma non eri lei… infatti, per l’emozione ho rrr… ripreso a bbb… balbettare… vedi? Come facevo da bambino. LAURA: (colpita) Ah. E perché hai detto: viva? VALERIO: Perché… è morta. L’altro ieri.

LAURA: Aah! E perché hai detto: intera?

VALERIO: (cerca la risposta) Perché s’è fatta cremare.

LAURA: (impressionata) Aaah!

VALERIO: E infatti! Anche io mi sono detto: Aaaah!

LAURA: Aaaaah!

VALERIO: Ma perché strilliamo?

LAURA: Ma che ne so? E tu perché balbetti?

VALERIO: …p-per lo shock. Parevi ‘a portiera morta, parevi! (respira) Balbettavo da

bambino, poi, piano piano, con le cure, mi sono ripreso. Ma ogni volta che ho un’emozione

forte, rrr… riprendo. Poi mi calmo, eh!

LAURA: Mi dispiace… che storia incredibile.

VALERIO: Vero? Era una gran donna! Ora metteremo il citofono.

LAURA: Vabbé, scusami ma… quel film mi mette un’agitazione… per me è un tabù. Sono anni che voglio vedere “L’esorcista” e ora che avevo trovato il coraggio… VALERIO: Colpa mia, scusa tu...

LAURA: Sai che da bambina parlavo anche al contrario?

VALERIO: Ma dai?

LAURA: Cioè, pure adesso... (facendo la voce satanica e roteando gli occhi) eeeterp aruap iah?

VALERIO: Aaaaaaaah!!!


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LAURA: Aaaaah!!!!

VALERIO: Perché strilli?!!

LAURA: E che ne so’ ... stai a strilla’ te!!

VALERIO: E ho capito... tu parli al contrario!!!

LAURA: Calmiamoci!

VALERIO: O-ottima idea. Respiro. (respira profondamente) Senti, se vuoi te lo racconto,

sono bravo a raccontare, sai? Ti accompagno. Allora, la ragazzina continua a peggiorare,

ma i medici non capiscono quale sia la causa dei suoi problemi. Una sera, la madre torna a

casa e la trova vuota…

LAURA: La ragazzina?

VALERIO: (perplesso) La casa.

(Musica. I due si incamminano chiacchierando, fino ad arrivare lentamente dalla parte opposta del palco)

VALERIO: … e quindi il prete riesce a gettarsi dalla finestra, uccidendosi, prima di poter fare del male alla bambina. (con espressione orribile) “ Esci da questo corpo! Aaaah….” LAURA: Aaaaaah!!!

VALERIO: E daje…

LAURA: ….è che tu racconti proprio bene, sei bravo, mi hai messo una tensione addosso…

VALERIO: Lo sai che le riprese del film furono sconvolte da diversi episodi sovrannaturali, inspiegabili?

LAURA: (ridendo) Ma che credi a queste cose? E quali sarebbero questi episodi inspiegabili?

VALERIO: Non ridere, è vero! Allora… prima c’è stato un corto circuito sul set che ha fermato le riprese per giorni…

LAURA: Ammazza… un fenomeno paranormale! Come esorcismo avranno licenziato l’elettricista…

VALERIO: Aspe’, aspe’… e poi nell’arco delle lavorazioni sono morte diverse persone legate

affettivamente al cast…

LAURA: Tipo?

VALERIO: Beh, un cugino di secondo grado di Max von Sydow… e la nonna di Linda Blair, la ragazzina…


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LAURA: Umm. Il cugino di secondo grado del prete?! Vabbé, dai… e la nonna di Linda Blair

quanti anni c’aveva?

VALERIO: Centodue…

LAURA: Ammazza! … e chi se lo aspettava! (ridono) Io… sarei arrivata.

VALERIO: Ah, qui stai? E’ … bello…

LAURA: No, non è bello. Fa schifo. Fa schifo il quartiere, la gente non parla… non è bello per niente.

VALERIO: No… dicevo: è bello… averti conosciuto.

LAURA: …Aaah. Ah, si… anche per me.

VALERIO: Poi, ora che ho capito che non ti hanno cremata!

LAURA: Oh, e basta! Io c’ho paura…

VALERIO: Valerio.

LAURA: Chi è?

VALERIO: Io. Piacere.

LAURA: Ah, si… Laura.

VALERIO: Eh, lo so.

LAURA: Già. (pausa imbarazzata)

VALERIO: E insomma ...posso aprire una piccola parentesi?

LAURA: Ma sai che te lo volevo chiedere io?

VALERIO: Ma che?

LAURA: Perché non apri una piccola parentesi? (Valerio rimane a bocca aperta) cioè, no, intendevo... Vabbé (sorride)… ci si vede… (va via)

VALERIO: Cccc-ci si vede, si. (con un sorrisetto) Ttt-tutti i giorni ci si vede.

FLASHFORWARD 5:

VALERIO: (fa dei respiri profondi, poi parla scandendo eccessivamente) Il segreto è la respirazione. Con una corretta respirazione la contrazione del diaframma determina un aumento di pressione nella cavità addominale necessaria alla corretta locuzione, ad una buona minzione, al vomito, nonché utile alla gestante durante il parto. (ammiccante) Pppp-può torna’ utile.

Comunque. Per tornare a noi, Laura, eri passata così, improvvisamente, dall’essere la proiezione dei miei sogni all’essere una persona vera, in carne ed ossa. Era come se mia madre, per fare pace con me, m’avesse portato da Maria de Filippi e, dietro la busta, ad


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aspettarmi, ci fosse stata la mia attrice preferita. (chiude gli occhi, fa “si” con la testa) Si, Maria… apri la busta!

FLASHBACK 3: Laura al lavoro.

LAURA: Ammazza che immagine figurata! “Sguardo fisso al monitor come un segugio sulla quaglia”?? Direttore, scusi, ma a me risulta che il decreto legislativo numero 81 del 2008 in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro parli chiarissimo: “il lavoratore deve poter distogliere lo sguardo dal monitor ogni 15 minuti ed eseguire rotazioni del capo al fine di scongiurare artrosi cervicali di varia entità...” (guarda l’orologio) Uh, è adesso! (fa esercizi con la testa) Quanto ci metto? E che ne so? Quarantacinque secondi, sessanta secondi, centottanta secondi... il decreto legislativo mica è chiaro su ‘sto punto! (si blocca) Che fa??? Mi li...? Mi li...? Mi licenzia?! (irridendo) Ah, ah! Dorce! (improvvisamente aggressiva) Lì fuori ci sono tre sindacati tre, che non aspettano altro che un mio segnale

... per scatenare l’inferno! Metta giù quell’armaaa!! (di nuovo gioviale) Ah, è disarmato? E allora chi te se fila! Anzi, lo sa che succede? (mettendosi la giacca) Che sono le tredici e per contratto sindacale ho diritto ad una pausa pranzo di trentacinque minuti, che spenderò consumando la mia spasetta di pollo tandoori con chapati e salsa alla curcuma, nel giardinetto qua sotto, in compagnia di un tipo simpaticissimo che ho conosciuto al cinema. Lei lo ha visto l’esorcista? Non lo ha visto?! Manco io. Stavolta però c’è mancato tanto così però.

(esce dallo spazio ufficio e arriva nello spazio giardinetto)

SCENA 3: al giardinetto

(Valerio fa delle plateali respirazioni)

LAURA: Ciao.

VALERIO: Ciao!

LAURA: Che facevi?

VALERIO: Respirazione. Aiuta ad avere una buona minzione…

LAURA: (perplessa) …a fa’ la pipì?

VALERIO: Si. Ah, ma io non la pratico per quello! Mi serve per la locuzione. Da piccolo ho sofferto di balbuzie leggera, te l’avevo accennato. E un guru… mi ha introdotto a questa pratica per migliorarmi. La uso quando sono teso. LAURA: E ora sei teso?


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VALERIO: N-n-n-oooo! De che? So’ tra-tra-tranquillo. Lo uso soprattutto in ufficio. Io lavoro con le persone, ho bisogno di esprimermi bene, faccio il consulente finanziario. LAURA: Mi piacciono i mestieri con le parole. Chissà quanta gente incontri… le esperienze che vi scambiate…

VALERIO: Beh, si… esperienze profonde… degli scambi … empatici, più che altro, cose così…

LAURA: Dai, racconta!

VALERIO: Racconto? (tra se e se) e che te racc…

C’è un vecchietto. Che viene tutti i giorni a chiedermi una consulenza su come capitalizzare al meglio il proprio patrimonio. Io gli parlo di profili aggressivi, di prodotti performanti, spiego cosa ha fatto oggi il nasdaq, come sta il dow jones. Lui mi chiede di tag e di taen, mi espone con competenza cosa pensa della politica del governo contro l’inflazione. E alla fine concordiamo investimenti personalizzati in grado di massimizzare le performance dei prodotti differenziati sottoscritti.

LAURA: Sarà un cliente molto facoltoso, … avvocato, …deputato!

VALERIO: Pensionato. Vive con seicento euro al mese.

LAURA: E allora che investe?

VALERIO: Una volta ha investito una vecchietta, con la cinquecento. Tutto a posto, non s’è

fatta niente.

LAURA: No, dicevo…

VALERIO: Ah, in quel senso… No, non investe nulla! Solo vecchiette! Però ho capito che è molto solo, e ha una gran voglia di parlare. Con me se vuoi parlare sfondi una porta aperta.

LAURA: Carino. Poi avete questo argomento così accattivante in comune. Il dow jones. VALERIO: Ah, no… a me il dow jones fa cagare. Cioè, a me in banca tutto fa un po’ cagare. Si. Però mi piace parlare, confrontarmi… sai? Parlare, più che altro. (finto ingenuo) Eeee… tu? Che lavoro fai?

LAURA: Ah, io? Beh… ho un lavoro … basato …sull’apparire...

VALERIO: (c.s.) Ragazza immagine?

LAURA: Si… no! Più che altro … ricerca. Il mio team manager… mi ha affidato un progetto di studio … al momento solo sperimentale… (Valerio cerca di seguire) sull’effetto che ha sul pubblico … la consuetudine con certe immagini fisse, invariabili proprio… al passare delle stagioni.


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VALERIO: sembra interessante…

LAURA: Si. Il rapporto immagine… stagioni… poesia.

VALERIO: Ti seguo a sprazzi…

LAURA: (guardando improvvisamente un punto all’orizzonte)

estate

sei calda come i baci

che ho perduto

sei piena di un'amore ch'e' passato

che il cuore mio vorrebbe cancellar…

odio l'estate.

VALERIO: …ma …ma è bellissima! E’ tua?

LAURA: (fa “si” con la testa) No. E’ di Bruno Martino.

VALERIO: (spaesato) Ah.

LAURA: Un autore di molto tempo fa, non se lo ricorda più nessuno… Ma, perché, una poesia deve essere per forza mia per piacerti? E’ bella a prescindere, no? L’estate… Questi baci caldi… questo amore perduto… le cicale… VALERIO: Che cicale? Non c’erano le cicale…

LAURA: (come se non avesse parlato) Senti che belle, le cicale. Le cicale sono l’estate, io

le adoro. Mi sono sempre chiesta: ma come si fa? Dico, a tessere l’elogio della formica e

non della cicala… E’sopo, no?

VALERIO: Esòpo.

LAURA: Vabbé…

VALERIO: No, perché si tende a confondere per assonanza con èsodo, ma è Esòpo, capito? VI secolo avanti Cristo, un classico caso di falso amico linguistico.

LAURA: E lo so, vatti a fida’ degli amici. Però, dico, la formica… per una vita un mazzo così, per arraffare, mettere da parte, risparmiare… i sacrifici! Mai una soddisfazione, mai una vacanza. Dice: per l’inverno. Evvabé, l’inverno …mica una glaciazione! (guardando in terra) Si, si, arraffate, arraffate… le operose! Con la pancia piena, tutto l’inverno ad attripparvi. Che vi siete imboscati… (ironica) il miglio? Lo sapete che cosa vi meritereste? Coso, l’opossum… non l’opossum... quello col naso lungo! Il formichiere! Che ve smonta casa, ve smonta!


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Capito, che quando arriva la cicala… e che t’avrà chiesto mai? Il miglio? Sei piena di miglio, sei! Lo sai come le ha risposto? “hai cantato tutto l’inverno, adesso balla!” Adesso balla? Sta stronza… eccole, tié. (si avventa sul formicaio, saltando come una furia. Valerio la osserva perplesso. Finchè, un po’ affannata, si ricompone) … le operose! VALERIO: (tra il perplesso e il preoccupato) Come… va?

LAURA: (dolce, sistemandosi i capelli con un sorriso) Adesso bene.

FLASHFORWARD 6:

VALERIO: Oddio, strana… eri strana. Ma chi lo sa perché… io ti avevo immaginato così. Mi piaceva questo gioco. Il tuo lavoro era quello di guardare senza essere osservata. E non pensavi neanche lontanamente che, in realtà, ero io quello in quotidiana contemplazione di te.

FLASHBACK 4: Laura al lavoro.

LAURA: Mi sento bene. (fa la scema con microfoni e monitor) Sorvegliante uno a sorvegliante due: mi sento bene, passo! Dammi la cinque... (ruota sulla sedia, fa finta di essere una “signorina buonasera”) Signore e signori buonasera, dai miserabili studi della Securitap, va ora in onda a colori “Le farfalle nella pancia” con la piccola Laura, per la prima volta sugli schermi, nella parte della proprietaria della pancia. A seguire andrà in onda, fuori programma, la prima, spero di una lunga serie, di puntate dello sceneggiato “Appuntamenti romantici che aspettavo da una vita” , con la partecipazione straordinaria di coso... come si chiama? Me l’ha detto? ... vabbé, signore e signori, vi auguriamo una buona notte. Nuvolette.

(muovendo la bocca platealmente perché si legga il labbiale) Avete capito tutti? Ha detto che vuole portarmi in un posto speciale!

SCENA 4: in pineta

(si ode un tuono in lontananza)

VALERIO: Eccoci qui. Ti piace?

LAURA: E’ bello. Hai avuto una bella idea … questa del pic nic.

VALERIO: Grazie. (tira fuori un cestino) Cestino della merenda… pare quello dell’orso yoghi!

LAURA: Vero. A’ si accatèt ‘a frut?


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VALERIO: Pardon?

LAURA: Nel interland di Alberobello, se una donna vuole ricordare al suo uomo se, nella preparazione del cestino del picnic, ha ricordato di portare la frutta… dice così. VALERIO: (addentando un panino) Ammazza… interessante…

LAURA: E … questa cosa della balbuzie che avevi da piccolo?

VALERIO: Beh, non ho avuto un’infanzia facile. Passavo le vacanze a Silvi Marina.

LAURA: E allora? Che c’ha Silvi Marina?

VALERIO: Perché, adesso tu mi vorresti dire che sai dov’è Silvi Marina? Non lo sa nessuno, neanche i miei lo sapevano il giorno prima di decidere di passarci tutte le estati della mia infanzia.

LAURA: E allora, perché la scelsero?

VALERIO: A scopo punitivo, nei miei confronti. L’Italia aveva 7458 chilometri di costa, caratterizzata principalmente da località assolate, bellissime, che sapevano di mare, sapevano di sale, che hai sulle labbra, che hai sulla pelle, na-na na-na-na… tranne noi! (quasi commosso) Noi si andava a Silvi Marina… farabutti!

LAURA: (sorridendo) Non viene la balbuzie per aver passato la vacanze a Silvi Marina. VALERIO: Lo dici te! Silvi Marina era seconda nei luoghi di confino alla sola isola di Sant’Elena. Ero un Napoleone d’Abruzzo! Esiliato in uno stabilimento di giocatori di scopone scientifico... novantenni! A Bari, non c’è quel detto? Se Aushwitz avess lu mère sarebbe una piccola Silvi Marina!

LAURA: Mé… ceccòs!? Non era così il proverbio…!

VALERIO: La Pro Loco la definiva “la perla d’abruzzo”! Io pensavo: se questa è la perla… pensa ndo’ vivono gli altri abbruzzesi! (lei ride) (si ode un altro tuono in lontananza)

LAURA:: Perché mi hai portato qui?

VALERIO: per aspettare.

LAURA:: E… che aspettiamo?

VALERIO: Che arrivi la poesia. La poesia non arriva a comando, va aspettata. Decide lei.

LAURA:: decide la poesia…? (si ode un tuono più forte)

VALERIO: Ssssss…! Taci! Su le soglie/del bosco non odo/parole che dici/umane; ma odo/parole più nuove/che parlano gocciole e foglie/lontane./Ascolta. LAURA:: (guardando preoccupata il cielo) Piove…


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VALERIO: Piove! dalle nuvole sparse/Piove su le tamerici/salmastre ed arse,/piove su i pini/scagliosi ed irti,/piove su i mirti/divini,/su le ginestre fulgenti/di fiori accolti,/su i ginepri folti/di coccole aulenti…

LAURA:: (sentendo la pioggia con la mano aperta) Valerio, piove…

VALERIO: piove su i nostri volti silvani, /piove su le nostre mani/ ignude, su i nostri vestimenti

leggieri,/ su i freschi pensieri che l'anima schiude/ novella, su la favola bella/ che ieri t'illuse, che oggi m'illude,

o Ermione. (le prende le mani e la avvicina dolcemente a se)

LAURA: E’ bella. E’ questa la poesia che aspettavamo?

VALERIO: Sai, questi versi…?

LAURA: Si?

VALERIO: Sono di Gabriele d’Annunzio. Li ha composti pensando alla sua donna e immaginandosi assieme a lei in un bosco dove lui spesso amava passare le sue giornate. Immagina che le gocce di pioggia emettano suoni diversi nel colpire ognuna un diverso arbusto del bosco. Così è nata la poesia. (i loro visi sono ora vicinissimi)

LAURA: vedere nascere la poesia qui, nella pineta di Castel Porziano, fa un po’ strano…

VALERIO: Fa strano a Castel Porziano? Sai dov’era il bosco di d’Annunzio?  Era la pineta di

Silvi Marina! Il posto più dimmerda del mondo. (ridono)

La poesia se ne frega di dove nasce. (si baciano, mentre piove più forte)

LAURA: (cambio luci – come parlando al pubbico)

Io non pensavo, io non credevo... come potevo sapere?      Le dinamiche proprio di un ...

come dire... ecco vedi? È difficile pure a dire, no? E’ stato come pioggia, ma più bagnata...

anzi no, come un fuoco, ma non un fuoco semplice... d’artificio, manco... un fuoco... fatuo! E’ di più, fatuo? E allora fatuo. Ma più violento... è stato come... un cuore che esplode. Ecco, a me, un attimo fa, nella pineta di coso... mi è esploso il cuore. (Musica - nuovo cambio luci – di nuovo in pineta)

VALERIO: Si, ma io sono più fortunato di d’Annunzio. In pineta ho incontrato te.

LAURA: (liquefatta) Piacere tutto mio. (si alza e se ne va) Non sai quanto.

(in scena, recuperano le loro rispettive postazioni di lavoro, mentre Laura, di nuovo al pubblico, dice)


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Quando un cuore esplode, non esplode così... a buffo! C’è un motivo. Non sempre bello.

SCENA 5: nei rispettivi uffici

(al telefono, entrambi raffreddati)

VALERIO: Ciao.

LAURA: Ciao.

VALERIO: Ma come parli? Sembri l’orso yoghi…

LAURA: Senti chi parla, tu sembri bubu…

VALERIO: Oh-oh-oh, ehi Yoghi, ma quanta acqua abbiamo preso?

LAURA: Non saprei bubu, ma una cosa è certa, hai avuto un’idea veramente idiota! Oh-oh-oh!

VALERIO: Sei un esagerato Yoghi, erano due gocce d’acqua…

LAURA: Sei un imbecille bubu, ho avuto il cimurro per giorni…

VALERIO: Però è stato bello, Yoghi

LAURA: Bellissimo, Bubu.

VALERIO: Oh-oh-oh!

LAURA: Oh-oh-oh!

(Valerio continua incurante a fare oh-oh, laura viene interrotta dal suo capo. Imbarazzata, ritorna seria.)

Scusi, direttore… no, nessun problema, leggero raffreddore… tosse… coff, coff… VALERIO: Oh-oh-oh! (si accorge del silenzio di Laura) Oh? LAURA: Eeee… non posso parlare ora… sono in riunione…

VALERIO: Ah, che tipo di riunione?

LAURA: Che tipo? Una… call conference… video… con la Danimarca… sempre per quella ricerca che ti dicevo…

VALERIO: Perbacco! No, comunque ti avevo chiamato solo per dirti che… oggi stai bene in rosso.

LAURA: (lusingata) Ah, grazie! Sei carino… (perplessa) Scusa, Valerio, la domanda un po’… come fai a sapere che sono vestita in rosso?

VALERIO: Beh, diciamo che… Maria de Filippi mi ha chiesto se volevo aprire la busta… ed io ho detto si.

LAURA: Ah! ‘mbé, ecco perché, infatti. (ci pensa) Non ho capito.


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VALERIO: (si sposta nel cono visivo della telecamera, si sbraccia per salutare) Oh-oh!

Agenzia 13! Telecamera verso l’entrata!

(Laura cerca con lo sguardo il monitor, finchè non vede Valerio e realizza. La sua reazione

èdi abbracciare il monitor, come a volersi nascondere alla vista. Poi, sempre afferrando il monitor, si alza e scappa via, portandosi appresso cavi elettrici e travolgendo sedie. Ora Laura è uscita anche dal video. Valerio è rimasto, di spalle, con le braccia in alto, nell’atto di salutare.)

VALERIO: Ma dove è andata? Quadro!

(Dopo un po’ Laura rientra solo nel video e al telefono dice).

LAURA: Da quanto tempo è che sto a fa’ il pagliaccio per te? (copre la telecamera con la mano e il monitor si spegne)

FLASHFORWARD 7:

Valerio si volta. E’ ancora con le braccia in alto, nell’atto di salutare, sul volto un espressione basita.

VALERIO: Le persone, sembra …che parlino un linguaggio comune. In realtà le azioni, le parole, partono in un modo… ma arrivano in un modo totalmente diverso! Ecco. Nel caso della parola si parla di “falsi amici”, parole che in due lingue diverse sembrano molto simili, ma hanno significati a volte tragicamente diversi. A volte sembriamo come tedeschi e italiani.

Per esempio, il Po, che a Torino è un fiume, a Stoccarda … è il culo! Dice: ma è possibile? Il culo?! Il culo, il culo!

A Monaco, le nonne, non so’ mica le nonne… so’ le suore!

E a Berlino uno che ti parla di Kotze (cozze) intende … che sta per vomitare! (divertito) Le risate!

FLASHBACK 5: Laura al lavoro.

LAURA: (con aria malinconica e sguardo nel vuoto) A Bitonto, uno che ti parla di cozze non intende comunicarti nulla di particolare. A Bitonto …si parla solo di cozze. Le cozze sono il motore della vita di Bitonto. C’ è gente che si alza alle cinque per arrivare al mercato che le cozze respirano ancora. Ma alle sette le cozze non respirano più, sono già ripiene di riso, di uova, di quello che capita. Poi a mezzogiorno, a tavola, la gente neanche parla più. Gli


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occhi sprofondati nel piatto… (singhiozzando) Me’. Meng’ le cozze ripen’. (tra le lacrime) Che non sai che ti meng.

FLASHFORWARD 8:

VALERIO: Averti guardato per mesi, non significava conoscerti veramente. Le persone si conoscono quando si parlano non quando si guardano. Io che ne sapevo che avresti reagito così? Anzi, mi sembrava una cosa carina, io che salutavo, tu che mi vedevi sul monitor... vabbé.

Pascoli diceva: “È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi ma lagrime ancora e tripudi suoi". Lui vedeva nella poesia una voce che, proprio perché simile in tutti gli uomini, invita alla comprensione reciproca e alla pacificazione: al di là delle differenze culturali e di linguaggio, tutti possono dialogare con la voce dei "fanciullini" che in loro si celano.

E pure noi, io e te, era il momento in cui dovevamo parlare con un linguaggio comune, chiarirci. Così ti diedi appuntamento davanti la banca. All’orario di uscita.

SCENA 6: in strada

LAURA: Pensi che io abbia paura della verità? Ti sbagli, io ho capito già tutto. Ma so’ difendermi, sai? Non mi spaventa la vita che cambia da un momento all’altro, non mi spaventa stare da sola. Ho sopportato di peggio in vita mia. Occhei, è chiarissimo, ti si legge in faccia che è finita, non devi fingere, non devi avere pena per me … (agitandosi) hai capito… io la tua pena non la voglio!!! (calmandosi) Scusa. Scusa, veramente… ora penserai che mi sto facendo del male, che il mio autolesionismo sta debordando… ma non

ècosì, sopravviverò, avrò cura di me, te lo giuro…. Vattene! Vattene via, non devi sentirti in colpa per me, per noi… vattene. Domani mi farò una ragione del fatto che non stiamo più insieme…

VALERIO: (arrivando) Scusa, mi hanno fatto uscire tardi…

LAURA: (voltandosi di soprassalto) Ué! Qual buon vento…

VALERIO: Il vento? Avevamo appuntamen... vabbé! ... non volendo mi è capitato di

ascoltare… domanda: ma quindi… io e te stiamo insieme?

LAURA: (malcelando la sorpresa) Eeee… no. Che hai capito? Mica stiamo insieme. A parte il fatto che non stavo parlando con te...

VALERIO: Come no, ti stavi ripassando il discorsetto da farmi…


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LAURA: Macché discorsetto…

VALERIO: Come no, era evidente, eri carina…

LAURA: Ma ti dico di no, ti pare che mi faccio il discorsetto?

VALERIO: Guarda che non c’è nulla di male, anche io a volte se ho un colloquio importante…

LAURA: (su tutte le furie) T’ho detto che non stavo a fa’ il discorsettooo!!!! (Valerio resta allibito)

(tranquilla) E comunque mai pensato che stavamo insieme. Infatti che ho detto? Ho detto “vattene”… se stavamo insieme che ti dicevo “vattene”? Ti dicevo “no, ti prego, resta… stiamo insieme…” invece… non lo stiamo.

VALERIO: Eh, ‘nfatti, dicevo io… cioè, se stavamo insieme me ne sarei accort…

LAURA: (pazza) Ooooh! E che, davero, davero?! (tranquilla) E quindi vado io. Tra l’altro c’ho decine di cose da fare… (va via)

VALERIO: (rimanendo a guardare il vuoto) ma mica ho detto che non mi sarebbe piaciuto. Stare con te, dico. E’ che se vai via un secondo prima che io apro bocca, poi la comunicazione diventa difficile... (ci pensa) Ma io e te non dovevamo parlare?

FLASHBACK 6:

(Laura si spoglia, per infilarsi una tuta da jogging – come fosse a casa sua)

LAURA: Eh, te pare una cosa semplice. Io, a forza di stare muta davanti a una telecamera non sono neanche più in grado di formulare un discorso di senso compiuto senza balbettare. Vabbé, mi devo fare il discorsetto, va bene? Mica tutti sono bravi a vendere i cosi… i bot… i cct… rincoglionendo di chiacchiere i pensionati che infine li comprano e poi grazie, dice che investono… investono le vecchiette! So’ incazzati dei soldi che hanno buttato!

So’ incazzata pure io, va bene? Mi sembravi diverso. Mi sembravi sensibile. Quasi sembravi… innamorato. Non ci ho voglia di vederti. Non ci ho voglia di sentire le tue spiegazioni sul perché, sapendo che facevo un lavoro di merda, mi lasciavi inventare una vita bellissima. So’ regazzina pure io, va bene? So fanciullina! Come quello di coso... Ugoietti. No Ugoietti… Pascoli.

E cosi corrono i mesi che vengono. (chiudendo la zip della tuta) E corro pure io.

SCENA 7: in strada


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Laura cammina veloce, Valerio la affianca con la stessa andatura.

VALERIO: Ciao

LAURA: Ciao

VALERIO: Ci si rivede

LAURA: Si.

VALERIO: Vai sempre così di fretta?

LAURA: No… (si ferma, ansimante) Due volte al giorno. Per totali cinque chilometri. Sai,

me lo ha prescritto il medico…

VALERIO: Perché?

LAURA: Non hai saputo?

VALERIO: Ma che dovevo sapere?

LAURA: Cioè… nessuno ti ha detto…

VALERIO: Ma nessuno chi?? C’ abbiamo amici in comune?!

LAURA: (pausa) … ho avuto un infarto.

VALERIO: Ma che dici? No… non potevo sapere…

LAURA: Piccolo. Una toccatina, hanno detto.

VALERIO: Ma… mi dispiace… sono senza parole…

LAURA: Poteva andare peggio. Hanno parlato di statistiche… di prevenzione… sai? Ma non voglio pensarci…

VALERIO: Ma certo, devi buttare tutto alle spalle ora. E andata. E’ passato. Questo tipo di esperienze, non sono una fine, sono un nuovo inizio, capito? Devi trovare dentro di te le motivazioni, le…

LAURA: Grazie, Valerio. Sei tanto caro. Se penso a tutto quello che ho pensato in quei

momenti… perché pensi di tutto… di tutto.

VALERIO: Ci credo. Dai, coraggio ora. Se tu vuoi…

LAURA: Si?

VALERIO: Si, insomma, quando vuoi parlare, sempre che tu ne voglia parlare… io… ci sono.

(si guardano intensamente)

LAURA: Parlare… Sto meglio. Veramente. Sai quale è la sola cosa veramente brutta?

VALERIO: No…

LAURA: Che non è vero.

VALERIO: In che senso?


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LAURA: Che sto a scherza’. Non lo so… mi è uscita così… sto in ritardo al lavoro e andavo un po’ spedita…

VALERIO: Ma sei scema?! (allibito, si guarda attorno) Scusate, scusatela tutti… è una deficiente! Ma che si inventano gli infarti… così?! Perché lo hai fatto?

LAURA: Non lo so… un po’ perché lì per lì, mi sono vergognata a dirti che camminavo così perché, come al solito, ero in ritardo al lavoro… VALERIO: Ma senti questa…

LAURA: Ma soprattutto perché mi piace vedere la faccia delle persone quando si preoccupano per me. Tu, per esempio, hai fatto una faccia bellissima… accudente… avvolgente… ma anche… (cercando le parole) VALERIO: Ma che, sempre in “ente”? … demente!

LAURA: Si! Ma di una demenza… che riscalda l’anima… rifammela, ti prego…

VALERIO: Ma che rifaccio?! Faccio le imitazioni, io? Ma senti tu…

LAURA: Vabbé, eri carino…

VALERIO: Ma che carino, io ci ho creduto, mi ha preso tutta una sudarella… (si annusa l’ascella) senti!

LAURA: Ci credo! Scusa… è che questa cosa mi prende solo con due tipi di persone, quelle che mi fanno paura… e infatti l’ho fatto col mio direttore, che quando arrivo in ritardo mi fa sentire sempre una nullità, umiliandomi davanti ai colleghi… VALERIO: E che gli hai raccontato? Che hai una malattia degenerativa?

LAURA: Esatto! …alla prostata.

VALERIO: Alla prostata?!

LAURA: Cosa vuoi che ne sappia quel troglodita di chi ci abbia la prostata e chi no…

VALERIO: Occhei. E poi ci sono le persone del secondo tipo, cioè io. E chi saremmo noi? LAURA: (lo guarda intensamente) Quelli che mi prendono per il culo. (Valerio rimane senza parole) Vado. Sono in ritardo. (va via camminando spedita) VALERIO: Io… io non ti ho preso… (la guarda allontanarsi)

FLASHFORWARD 9:

VALERIO: Il fanciullino pascoliano era di nuovo ammutolito. La poesia dannunziana, come era arrivata, se ne era riandata. E pure tu... non c’eri più. I giorni passarono. La tua faccia era stata sostituita da quella di un vigilante paffutello, dall’espressione innoqua. (compare


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in video) Un beagle. (lo guarda meglio) Un panda. (ancora) Per di più sempre sorridente. Cazzo ti ridi, a panda? Sei in via di estinzione e ci hai voglia de ride?

FLASHBACK 7: Laura al lavoro.

LAURA: (mentre si sta vestendo)

E niente. Un giorno credi di essere giusto e di essere un grande uomo, in un altro ti svegli… e devi cominciare da zero. Ecco, oggi è quando devi cominciare da zero. Ti alzi dalla tua postazione di lavoro, ti vesti, vai dal tuo capo, che invece crede di essere giusto e di essere un grande uomo, gli fai notare che è ingiusto e un grande… pezzo di merda… e lo fai. Ricominci da zero. (si incammina) Lungo la strada pensi che sei stata brava, che un mondo così colorato è meraviglioso, poi arrivi all’ingresso dell’agenzia 13 della banca che per mesi hai sorvegliato, hai visto mai se dovessero frega’ qualcosa… ed entri.

SCENA 8: in banca

LAURA: Buongiorno!

VALERIO: Ll-Laura? (si volta a guardare il monitor, col vigilante nuovo)

LAURA: È proprio come appariva nel mio monitor… solo meno in bianco e nero! Salve, salve a tutti! (si sente – fuori campo – “Ooooh!”) Ciao Valerio.

VALERIO: Ciao. (agli altri) Si, ci conosciamo… siamo amici… (correggendosi) più che amici! E … che ci fai qui?

LAURA: Ho deciso di passare al di qua del video. Dalla parte del pubblico. Mi sono licenziata.

VALERIO: Licenziata?

LAURA: Voglio provarci. Se stavo ancora un attimo lì dentro diventavo in bianco e nero pure io.

VALERIO: Ah. E io che faccio?

LAURA: E che ne so… il bancario!

VALERIO: No, intendevo… Tu sei sempre stata lì, affianco a me tutti i giorni … era come se lì io ti potessi… inquadrare! Io ti volevo lì.

LAURA: Anche io ti avrei voluto accanto a me, tutti i giorni. (si avvicina alla sua scrivania, bacia il vetro lasciandovi l’impronta, poi col rossetto ci disegna attorno due parentesi quadre) Ma a te basterà questo. (allontanandosi verso la porta) Hai visto? riuscirai a inquadrarmi ugualmente!


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(si sente – fuori campo – “Ooooh!” e risate)

VALERIO: Che è? (si gira verso il monitor, occupato dal vigilante uomo, dalla faccia grassa e la barba incolta) Aaaah! No, no, no… e no… e che davero davero, vabbé che vabbé …ma così no! Aspetta! (chiude gli occhi, alla ricerca di…) parole… parole…

Tanto gentile e tanto onesta pare!

la donna mia quand’ella altrui saluta,

ch’ogne lingua deven tremando muta,

e li occhi no l’ardiscon di guardare.

(si arrampica sulla sua scrivania)

Mostrasi sì piacente a chi la mira,

che dà per li occhi una dolcezza al core,

che ’ntender no la può chi no la prova:

e par che de la sua labbia si mova

un spirito soave pien d’amore,

che va dicendo a l’anima: Sospira

LAURA: Non era difficile. Questo volevo che dicessi.

VALERIO: (scende) … tanto gentile?

LAURA: No… dopo

VALERIO: (le si avvicina)… e tanto onesta pare.

LAURA: … dopo

VALERIO: (sono vicinissimi) … la donna mia.

LAURA: (si scioglie)

VALERIO: (si volta verso i colleghi per fare le presentazioni) …i miei colleghi… la donna mia. (fanno per baciarsi)

LAURA: La avverto però, non ho un grande patrimonio da investire, non sarò mai per lei un profilo aggressivo, mi ritengo più …un investitore di lungo termine.

VALERIO: Vorrei comunque che lei facesse parte del mio portafoglio clienti (si sente – fuori campo – “Ooooh!” – applausi, che si arrestano bruscamente)

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FLASHBACK 8: Laura al pubblico

LAURA: Ecco. Al di là della poesia, al di là delle parole, ci sono i fatti, la vita. Quasi mai poesia e vita vanno d’accordo, quasi mai le parole con i fatti. Manco quel giorno. Volevo vedere come era il mondo al di là del vetro, se veramente era tutto in bianco e nero come l’osservavo io, se veramente la gente si muoveva a scatti come appariva nel monitor. No, non è vero, volevo vedere Valerio. Volevo quello. Che lui mi ricoprisse di parole. Volevo che mi chiamasse “la sua fidanzata”. Volevo la poesia. Senonché…

FLASHFORWARD 10:

VALERIO: Oh. Senonché fece irruzione all’interno della banca… la vita. Sotto le sembianze di un … come dire… un coglione! Che, avendo visto probabilmente in tv la sera prima “Romanzo criminale”… entrò. A volto scoperto. Con in mano un taglierino. E certo che nessuna telecamera lo riprendesse (si sente un suono pulsante), che nessun allarme scattasse (si sente una sirena), e che nessuna ragazza sulla porta si facesse prendere da una crisi isterica.

LAURA: (isterica, buffa, improbabile) Aaaah- aaaah- aaaah!!!!!! Arapì… arapì … arapinanaaaa!!!!

VALERIO: (sempre con laura urlante di sottofondo) Sapete come si riconosce un rapinatore navigato da uno improvvisato? Quello navigato non azzittirebbe mai una ragazza colta da crisi isterica con una … capocciata epocale! (Laura smette di gridare e resta ad occhi sgranati) Ecco quello lì doveva essere uno improvvisato… LAURA: … perché io, improvvisamente, non ci ho visto più niente (cade).

MUSICA - BUIO

La scena è divisa da un paravento. Da un lato Laura è seduta su una sedia, di spalle. Dall’altra Valerio è seduto a sua volta, verso il pubblico. Alle sue spalle il monitor, con il primo piano di Laura ad occhi chiusi.

FLASHFORWARD 11:

VALERIO: (balbettante, rivolto ad un interlocutore immaginario)

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No, dottore, preferirei non andare a dormire. Ho appena cominciato a raccontare quando Laura è venuta a trovarmi in agenzia, che io non me l’aspettavo, non se l’aspettava nessuno, perché …come dire, lei in banca era in qualche modo di casa e… come?

Che cosa vuol dire “a questo punto forse è inutile”? E’ stato lei a parlare di “possibili risvegli”. Lo ha detto lei che a volte parlare alle persone in coma ha portato a buoni risultati. Che ci voleva qualcuno disposto a parlare, parlare, ricordare gli episodi della vita in comune con la persona in coma.

Ecco, lei non è una “persona” in coma, lei è la mia fidanzata. Insomma è una cosa seria. Non vado a dormire, dottore, non ci vado. Sono le otto di mattina, ma che uno va a letto alle otto? Ah, lei si, giusto, ha fatto la notte… evvabé, l’ho fatta pure io a forza di raccontare, ma non ci vado. Anche perché mi sono venute in mente un sacco di altre cose bellissime, vero Laura? Ma lei vada, ci mancherebbe… sogni d’oro! (si volta verso il paravento) Io c’ho ancora un sacco di parole. (tornando a parlare con se stesso) Per esempio, ti ricordi quella volta che a Natale mi regalasti quella cravatta con le papere che faceva un sacco ridere e tu dicesti ma che te ridi? Le risate…

LAURA: (sempre girata di spalle al di là del paravento)

Taci. (pausa)

Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane.

(Valerio si gira verso di lei)

…ma odo

parole più nuove

che parlano gocciole e foglie

lontane.

Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse...


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VALERIO: Piove? (si guarda intorno, alzandosi) Si! La nebbia a gl'irti colli

piovigginando sale,

e sotto il maestrale

urla e biancheggia il mar…

LAURA: (si volta verso il pubblico)

…Così tra questa

immensità s'annega il pensier mio:

e il naufragar m'è dolce in questo mare.

VALERIO: E io (ci pensa) …voglio annegare!

portami lontano a naufragare, via…

LAURA: (rapita) Via…

VALERIO: …via da queste sponde

portami lontano, sulle onde.

LAURA: Ma …Onda su onda

il mare mi porterà

alla deriva

in balia di una sorte bizzarra e cattiva

onda su onda

mi sto allontanando ormai…

VALERIO: No! (cercando le parole)… lontano, lontano nel tempo l’espressione di un volto per caso ti farà ricordare il mio volto

l’aria triste che tu amavi tanto

LAURA: Tanto vivere...

perchè?

Il sentiero è noioso


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e non c'è amore sufficiente.

VALERIO: Tanta fretta...

perchè?

Per prendere la barca

che non va in nessun luogo

LAURA: (sembra delusa)

Taci.

Su le soglie

del bosco non odo

parole…

VALERIO: (convinto) parole! Ecco il mio destino, parlarti, parlarti come la prima volta

LAURA: (arresa) No, non dire nulla, c’è la notte che parla

VALERIO: La romantica notte!

Tu sei il mio sogno proibito

Se tu non ci fossi bisognerebbe inventarti

LAURA:Una parola ancora…

VALERIO: parole…

LAURA: parole…

VALERIO: parole…

LAURA: parole…

VALERIO e LAURA: parole… parole… paroleeeeeeeeee!!!!!!!!!

(pausa)

LAURA: Soltanto parole (cantando) … parole tra noi.

(si ode la macchina cardiaca che riprende vitalità…)

VALERIO: (concitato e balbettante)

Ma che… da-aa vero davero??! … Aaa-lberto Lupo… hai fatto il mm-miracolooo!!!

BUIO E MUSICA


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(in video, una laura sorridente.)

SCENA 9: in pineta – rumore delle onde

LAURA: E’ bello questo posto… la pineta… il mare… come hai detto che si chiama?

VALERIO: Castel Porziano.

LAURA: E tu dici… che ci appartiene? E’ bellissimo, Valerio. Ed è bellissimo scoprire quello che hai fatto per me nei giorni che stavo in coma… veramente. Raccontarmi questi pezzi di nostra storia, il primo incontro al cinema... tu che mi spiavi in video... e quando ci siamo allontanati per poi ritrovarci. Però io… (in colpa) non mi ricordo niente! VALERIO: Niente?

LAURA: Buio totale. (silenzio tra i due) Anche tu, sai… ho provato a ricordare qualcosa dei tuoi lineamenti, la voce... i gesti! Ma… Scusami.

VALERIO: (sconsolato) No… e di che. Lo fa, sai, a volte… lo ha detto il professore. Sono…

come dire… miracoli a metà. Si torna alla vita ma, come dire, dimezzati. Senza memoria.

Che non è proprio il massimo col mazzo che mi sono fatto... Quindi neanche le nostre

poesie?

LAURA: Niente.

VALERIO: Il nostro primo bacio, proprio qui…

LAURA: No…

VALERIO: Le cozze di Bitonto?

LAURA: (gli scappa solo da piangere, scuotendo la testa)

VALERIO: Ti hanno sempre fatto piangere le cozze di Bitonto. Ma... il fatto che mi sono innamorato di te semplicemente vedendoti così bella dentro quel monitor della banca… coi tuoi capelli raccolti in una crocchia di delusione… coi tuoi occhi così presi dal nulla… con la tua bocca così vuota di parole per me…

LAURA: (scuote la testa, con le lacrime agli occhi) Nemmeno.

VALERIO:  (silenzio)  Meno  male…  sai  che  figura  di  merda…  quella  era  l’unica  cosa

realmente accaduta!

LAURA: Che… dici?

VALERIO: Quello, Laura. E il fatto che un giorno ti sei presentata in banca ad aprire un conto corrente, tra lo stupore generale… e anche il mio! Tutte le altre cose che ti ho raccontato… me le sono inventate! Non erano propriamente le cose che abbiamo vissuto…


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erano quelle che avrei voluto vivere. Con te. Ma io e te … fino al giorno che sei venuta in banca proprio il giorno della rapina… mica ci siamo mai conosciuti! LAURA: (incredula) Meee… ceccos… Tutto...

VALERIO: Inventato.

LAURA: E perché?!

VALERIO: Perché... Laura, mi sono innamorato di una che vedevo tutti i giorni nel monitor della mia agenzia. Una cosa mia. Così, quando il medico mi ha detto che spesso le persone in coma ritornano alla vita se uno parla loro, ricordando le cose che hanno vissuto… mi sono fermato all’ospedale quella sera. Ho cominciato ad inventare una nostra vita insieme, e non mi sono più fermato. La sera uscivo dalla banca e andavo all’ospedale…

LAURA: Ma che davero?

VALERIO: Beh, non sempre. L’ultima settimana mi sono preso le ferie e sono andato anche la mattina… avevo portato da casa l’opera omnia di D’Annunzio e volevo leggertela. LAURA: D’Annunzio…

VALERIO: … e un libretto di aforismi di Ugo Ojetti.

LAURA: E tu avresti fatto tutto questo per amore di una che manco conoscevi?!

VALERIO: Per tre mesi. (alza le spalle e rimane a guardarla) Vabbé, ma in video… non

m’ero perso una puntata!

LAURA: Ma perché?

VALERIO: Perché... C’è gente che si innamora di un attore, di un’attrice... ma che ne so’, forse sono un po’ mitomane pure io! (la guarda) Ho sognato di invecchiare con te. Volevo che assistessi ai miei cambiamenti, il mio testosterone che si abbassava, il mio colesterolo che si alzava, ste cose qua.

LAURA: Ammazza, sono cose che uniscono... (guarda il mare sorridendo, incredula) Mortacci...!

VALERIO: Hai un gran potere di sintesi. Oh, a me piace pure questo.

LAURA: (rapita) Io ti amo, Valerio. Non lo so’ sarò stupida... però tanto pure te sei un bel coglione... no?

VALERIO: (basito) Non ho capito, è una dichiarazione?

LAURA: Ho detto che ti amo. Ma che te zagagliano pure le orecchie?

VALERIO: E ho capito, ma mi hai pure detto che so’ un coglione!


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LAURA: Vedi come sono le parole? Sono incomplete, sono infingarde... Ti amo. E basta. E voglio vivere tutta la vita con te.

VALERIO: Ti amo anch’io, Laura. (si guardano intensamente) Però, se vuoi vivere tutta la vita con me, ci sono delle cose mie che devi sapere... LAURA: Sono pronta!

VALERIO: Ho i piedi freddi.

LAURA: Embé?

VALERIO: Dormire a letto con uno che ha i piedi freddi è una cosa terribile!

LAURA: Ti regalerò dei calzini!

VALERIO: ... e russo!

LAURA: Appallottolerò i calzini che ti ho regalato e te li metterò in bocca! A tutto c’è una soluzione.

VALERIO: Occhei. Mi sembrava onesto dirtelo, però. E’ meglio parlare, prima no? (gli scappa da ridere)

LAURA: (sorride, sempre più incredula, asciugandosi le lacrime) Meh. A’ si accattat’ a frut? VALERIO: (tira fuori un frutto dalla borsa) Banana. (la divide in due e ne da metà a Laura. La mangiano guardando il mare - musica)

FINE

Sui saluti, musica: Parole, parole, parole (Vers. Mina e Alberto Lupo)

Potrebbero cantarla assieme in barese (ceccòsa sei…)


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