Parroco per tre giorni

Stampa questo copione

PARROCO PER TRE GIORNI

PARROCO PER TRE GIORNI

COMMEDIA IN TRE ATTI

di

Fabrizio Dettamanti

(Titolo originale: “Preòst per tri dé” cod. SIAE: 825687A)

PARROCO PER TRE GIORNI

(Titolo originale: “Preòst per tri dé” cod. SIAE: 825687A)

commedia in tre atti di Fabrizio Dettamanti

info@commediedettamanti.it

PERSONAGGI

PALMIRO, parroco per tre giorni

GIACOMO, suo socio imbianchino

MISTICA, perpetua

LINDA, ragazza del paese

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PARROCCHIALE

IL SEGRETARIO DELL’ORATORIO

IL DIRETTORE DEL CINEMA

SUOR ORTENSIA

IL SIGNOR BONARDA

N.B. Il Presidente e il Segretario possono, all’occorrenza, essere trasformati in personaggi femminili.

SCENA UNICA: Lo studio del parroco con scrivania o tavolo, sedie, libreria, crocifisso. Una finestra e due porte  (la 1 d’ingresso e la 2 che conduce alla cucina).

LA TRAMA

Palmiro e Giacomo stanno imbiancando l’appartamento del nuovo parroco che tra qualche giorno arriverà in paese. A lavoro ultimato, Palmiro, che non può vedere i preti, indossa per scherzo una tonaca e viene scambiato per il nuovo parroco. La cosa all’inizio sembra divertente, ma poi, per una serie di circostanze, l’imbianchino sarà costretto suo malgrado a “fare il parroco” per tre giorni. Dovrà così vedersela con alcuni parrocchiani pettegoli e litigiosi e col terribile signor Bonarda che lo minaccia pesantemente. Alla fine, grazie a uno stratagemma di Giacomo, il povero Palmiro riuscirà ad uscire da quella scomoda situazione senza che nessuno scopra la sua vera identità. Soltanto Mistica, la petulante perpetua, ha dei sospetti…

ATTO PRIMO

Mobilio coperto di teli, scala, secchi di vernice, materiale per imbianchini.

Scena prima

(Palmiro e Giacomo stanno ultimando il lavoro)

GIACOMO    Palmiro!

PALMIRO     Cosa vuoi, Giacomo?

GIACOMO    Abbiamo quasi finito.

PALMIRO     (seccato) E allora?

GIACOMO    Ma come? Non sei contento?

PALMIRO     Non sono per niente contento, se vuoi che te lo dica chiaro.

GIACOMO    Ma smettila! Che cosa c’è che non ti va bene?

PALMIRO     Lo sai già che cosa non mi va bene.

GIACOMO    Ascolta, Palmiro, gli appartamenti sono tutti uguali.

PALMIRO     E invece no, perché questo è l’appartamento di un prete, anzi, di un parroco.

GIACOMO    Che cosa cambia? L’importante è che ci paghino.

PALMIRO     Sì, però tu la prossima volta che prendi un lavoro mi devi dire chi è il proprietario della casa.

GIACOMO    E va bene, la prossima volta te lo dirò. Sei contento?

PALMIRO     No che non sono contento!

GIACOMO    Mi sembri un bambino che sta facendo i capricci. Ma si può sapere, in fin dei conti, che cos’hai tu contro i preti?

PALMIRO     Non posso vederli e basta!

GIACOMO    Mettiti gli occhiali, se non puoi vederli.

PALMIRO     Senti, Giacomo, non prendermi in giro su questo argomento, altrimenti divento idrofobo.

GIACOMO    Va bene… come vuoi…. Non ne parleremo più, ma non scaldarti per così poco.

PALMIRO     Lo sai cos’è che non riesco a sopportare?

GIACOMO    Che cosa?

PALMIRO     Il fatto che i preti non vadano a lavorare e abbiano solo del  gran buon tempo.

GIACOMO    Ah, perché a te non piacerebbe avere del  buon tempo?

PALMIRO     Certo che mi piacerebbe!

GIACOMO    E allora perché non ti sei fatto prete?

PALMIRO     Che ragionamento! Ma questo che c’entra?

GIACOMO    Eppure, se non ricordo male, un tempo tu sei stato chierichetto.

PALMIRO     Sì, è vero, ma allora ero piccolo e non capivo niente. Per me servir messa era come giocare ed ero diventato così bravo che il curato mi aveva nominato capo dei chierichetti.

GIACOMO    Ma guarda!

PALMIRO     Avevo imparato tutta la messa a memoria e certe volte, quando tornavo a casa, mi costruivo un altarino e dicevo messa per la mia nonna. Pensa  com’ero stupido!

GIACOMO    Adesso invece sei diventato intelligente…

PALMIRO     Non ho detto questo, però almeno ho aperto gli occhi ed è per questo che i preti mi stanno sul gozzo.

GIACOMO    Ho capito: i preti ti stanno sul gozzo, il parroco ti sta sul gozzo e ti sta sul gozzo persino la casa del parroco.

PALMIRO     Proprio così. E se vuoi saperlo, mi sta sul gozzo anche la serva del parroco.

GIACOMO    Chi? Quella povera donnetta? Ma che cosa ti ha fatto di male?

PALMIRO     È tutto il giorno che ci rompe le scatole quella “povera donnetta”, come tu la chiami. (imitando) “Cercate di fare in fretta a imbiancare l’appartamento, perché dopodomani arriva il nuovo parroco”. Anzi, vedrai che tra poco verrà nuovamente a chiederci se ne abbiamo ancora per molto.

Scena seconda

(Mistica, Palmiro e Giacomo)

MISTICA       (entra dalla 2) Ne avete ancora per molto?

GIACOMO    Abbiamo quasi finito, stia tranquilla.

MISTICA       Meno male, così avrò il tempo di pulire l’appartamento, perché domani…

PALMIRO     (canzonandola) Perché domani arriva il nuovo parroco.

MISTICA       Proprio così!

PALMIRO     Ce l’ha già ripetuta dieci volte questa frase.

MISTICA       E questa è l’undicesima, va bene?

PALMIRO     Se la ripete ancora una volta, giuro che mi metto a bestemmiare.

MISTICA       Ci provi, se ne ha il coraggio! Non si può bestemmiare nella casa del parroco, brutto villanzone! (esce dalla 2)

GIACOMO    Non bestemmiare in presenza di quella donna, altrimenti le fai venire un infarto.

PALMIRO     Se viene un’altra volta a seccarmi le glorie, le caccio la testa nel secchio e la soffoco!

GIACOMO    Su, su, comincia a scoprire i mobili, che io intanto porto fuori i secchi. (esce dalla 1 con due secchi)

PALMIRO     (toglie il telo che ricopre il tavolo e su una sedia trova una tonaca e un cappello da parroco) Guarda un po’ che cosa c’è qui… Sembrerebbe della mia misura…. Ma sì, voglio provare anch’io l’emozione di fare il parroco (indossa la tonaca) Mamma mia, quanti bottoni! Certo che i preti hanno un gran da fare ad allacciare tutta questa sfilza di bottoni. (allaccia i bottoni) Ora capisco dove sta tutta la fatica che fanno i preti, poveretti! Mattina e sera un lavoro di questo genere. Ah, che vita!… Chissà come faranno quando devono andare al gabinetto? Mah.. (si mette il cappello)

GIACOMO    (rientra) Riverisco. (poi riconosce Palmiro)  Ma cosa stai facendo?

PALMIRO     (recitando) Buongiorno, signor pittore, sono il nuovo parroco.

GIACOMO    Smettila di fare lo scemo, o mi metto io a bestemmiare.

PALMIRO     Non bestemmiare, Giacomo. Non si può bestemmiare nella casa del parroco.

MISTICA       (rientrando) Ben detto, signor parroco!

GIACOMO    (alza lo sguardo al cielo) Signore, sorreggimi! (esce con i teli)

MISTICA       Ma lei è già arrivato?

PALMIRO     Sì, a me non piace perder tempo.

MISTICA       Meglio così. Allora…io mi chiamo Mistica e sono la sua perpetua.

PALMIRO     Mistica… E’ proprio un nome che si addice alla serva del parroco.

MISTICA       E lei come si chiama?

PALMIRO     Ehm… Don Palmiro.

MISTICA       Don Palmiro? Suona bene come nome.

PALMIRO     Grazie.

MISTICA       Però c’è una cosa, don Palmiro.

PALMIRO     Quale cosa?

MISTICA       Il  vescovo ci aveva comunicato che lei sarebbe arrivato sabato e noi abbiamo preparato la cerimonia di accoglienza per sabato pomeriggio.

PALMIRO     Nessun problema. La cerimonia la faremo sabato pomeriggio. O forse vuole rimandarmi indietro?

MISTICA       Ma no, si figuri! Anzi, mi fa piacere che sia arrivato con due giorni d’anticipo, così almeno tapperà la bocca a quei due imbianchini.

PALMIRO     Perché? Cos’hanno fatto di male quei due imbianchini?

MISTICA       Sono due villanzoni.

PALMIRO     Davvero?

MISTICA       Sì, specialmente quell’altro.

PALMIRO     Chi sarebbe quell’altro?

MISTICA       Non quello che è uscito poco fa, ma il suo socio. Ha continuato a prendermi in giro tutto il santo giorno.

PALMIRO     Ma no!

MISTICA       Sì, invece. E  ha proprio una faccia da delinquente.

PALMIRO     Mi stia a sentire, Mistica. Lei li ha lasciati lavorare in pace questi imbianchini?

MISTICA       Io credo di sì.

PALMIRO     Io invece credo di no. E… ha portato da bere mentre lavoravano?

MISTICA       No, ma…

PALMIRO     Ha fatto molto male, perché la gente che lavora va trattata bene. E si vede che questi imbianchini hanno lavorato senza perdere tempo: sono le cinque e mezza e hanno già finito l’appartamento. E guardi come sono stati bravi a svolgere il loro lavoro (indica le pareti).

MISTICA       Sì, sì, vedo. Però questo non gli dà il diritto di prendermi in giro..

PALMIRO     (severo) Lei è cristiana?

MISTICA       Certo che sono cristiana.

PALMIRO     Allora dovrebbe sapere che cosa ha detto il Signore: porgi l’altra guancia.

MISTICA       Ma loro non mi hanno dato uno schiaffo.

PALMIRO     Lo so. Ma “porgi l’altra guancia” significa che  se qualcuno ti tratta male, non devi serbargli rancore, ma bisogna volergli bene lo stesso.. e magari portargli qualcosa da bere. E’ così che deve comportarsi chi vuole andare in paradiso.

MISTICA       Ha ragione, signor parroco. Ma allora io ho commesso un peccato?

PALMIRO     Certo che ha commesso un peccato. Comunque, per questa volta, le darò io l’assoluzione. Ego te absolvo a peccatis tuis, Patris, Figlio e Spirito Santo.

MISTICA       Amen.

PALMIRO     Ecco, adesso siamo a posto.

MISTICA       A proposito, c’è una ragazza che abita qui vicino e che è già venuta due volte a cercare il parroco, perché vuole confessarsi.

PALMIRO     Una ragazza, ha detto? E com’è?

MISTICA       E’ una giovinetta un po’ smaliziata, però va sempre in chiesa.

PALMIRO     Quanti anni ha?

MISTICA       Più o meno vent’anni.

PALMIRO     E’ bella?

MISTICA       Sì, non è male.

PALMIRO     Allora la faccia venire qui subito. Ci penso io a confessarla.

MISTICA       Vado a telefonarle. (si avvia)

Scena terza

(Giacomo, Mistica e Palmiro)

GIACOMO    (rientrando) Allora, stai ancora giocando a fare il parroco?

MISTICA       (tornando sui suoi passi) Lei! Come si permette?

PALMIRO     (con tono di rimprovero) Mistica!

MISTICA       Ah sì, mi scusi. (al pubblico) Certo, “porgi l’altra guancia”. (a Giacomo) Vuole qualcosa da bere, signor imbianchino?

GIACOMO    No, grazie.

MISTICA       Non faccia complimenti. E’ stato così bravo a imbiancare l’appartamento, che merita proprio qualcosa da bere.

GIACOMO    E va bene: se proprio insiste, berrei volentieri un goccio di aranciata.

PALMIRO     Per me un bel bicchiere di vino.

MISTICA       Subito. (si avvia)

GIACOMO    Non dimentichi di telefonare a quella ragazza.

MISTICA       Stia tranquillo, la chiamo subito. (esce 2)

GIACOMO    Com’è diventata gentile!

PALMIRO     Certo, ci ho pensato io a raddrizzarla.

GIACOMO    Come hai fatto?

PALMIRO     Vedi, Giacomo, le donne sono come le bistecche: più le batti e più diventano tenere.

GIACOMO    Ho capito. (ride) Dovresti venire a casa mia a rendere più tenera mia moglie, se ci riesci.

PALMIRO     Ah no, devi arrangiarti da solo. Se vuoi, ti presto la mia tonaca da parroco.

GIACOMO    No, grazie. Per mia moglie ci vorrebbe la tonaca di Sant’Antonio, e forse non basterebbe neppure quella.

Scena quarta

(Mistica, Giacomo e Palmiro)

MISTICA       (entra con bicchieri) Ecco qui, questa è la sua aranciata.

GIACOMO    Grazie.

MISTICA       E questo è il suo bicchiere di vino.

PALMIRO     Grazie.

MISTICA       Ho telefonato a quella ragazza. Mi ha detto che arriva subito.

PALMIRO     Molto bene, Mistica.

MISTICA       Allora io, intanto, esco ad annunciare alla gente che il nuovo parroco è arrivato.

PALMIRO     No, no, non dica niente a nessuno.

MISTICA       E invece devo dirlo. Lasci fare a me. (esce 1)

PALMIRO     Ma no, aspetti!

GIACOMO    Ti conviene scappare in fretta da questa casa, altrimenti domani mattina ti faranno celebrare la messa. Forza, togliti quella tonaca!

PALMIRO     Non posso. Prima devo confessare una ragazza.

GIACOMO    Come? Non dirai sul serio?

PALMIRO     Certo che dico sul serio.

GIACOMO    Ma tu sei matto! Non si può scherzare su certe cose.

PALMIRO     Di cosa ti preoccupi? Voglio solo divertirmi un po’:

GIACOMO    Attento, Palmiro! Se scherzi sulle cose di chiesa il Signore te la farà pagare.

PALMIRO     Lascialo là in croce il Signore! E tu non preoccuparti di quello che faccio io.

GIACOMO    Io ti ho avvisato. (prende altro materiale da imbianchino) La scala la porti a casa tu. (esce 1)

PALMIRO     (al pubblico) Non si può neppure scherzare adesso. Ma dico, se io voglio farmi due risate che cosa ci sarà di male? E lui viene a farmi la predica, il pittore! Qui l’unico che può fare le prediche è il parroco, e il parroco adesso sono io!

(CAMPANELLO)

(Palmiro va ad aprire)

Scena quinta

(Linda e Palmiro)

NB: In caso di traduzione della commedia in dialetto, si consiglia che don Palmiro parli comunque in italiano con Linda, e che durante la confessione anche Linda parli in italiano.

LINDA           Permesso? 

PALMIRO     Avanti, figliola. Ti aspettavo.

LINDA           Sono davvero contenta che lei sia arrivato oggi  anziché sabato, perché ho un peso qui che vorrei togliermi (si tocca il petto)

PALMIRO     Hai forse mangiato qualcosa di indigesto?

LINDA           Ma no, signor parroco, il peso ce l’ho sull’anima, non sullo stomaco.

PALMIRO     Ah sì, certo. E io che cosa posso fare per toglierti quel peso?

LINDA           Dovrebbe confessarmi.

PALMIRO     Sono qui apposta per te, figliola. Dimmi tutto.

LINDA           Devo mettermi in ginocchio?

PALMIRO     No, puoi sederti qui, se vuoi. (le porge una sedia)

LINDA           Si vede che lei è un parroco moderno. (si siede) Non c’è nessuno che può sentirmi?

PALMIRO     No, la mia perpetua è uscita…quella rompiscatole! Solo io posso sentirti, e Lui, naturalmente. (indica il crocifisso) Parla pure, figliola.

LINDA           Allora… io ho un ragazzo.

PALMIRO     Sì?

LINDA           E tutti i mercoledì esco con lui.

PALMIRO     Sì?

LINDA           Lui si chiama Antonio, proprio come Sant’Antonio.

PALMIRO     Sì?

LINDA           Ma non è un santo e… lo sa cosa vuol fare?

PALMIRO     Sì… cioè no. Dimmelo tu cosa vuol fare.

LINDA           Vuole toccarmi.

PALMIRO     Mi sembra normale.

LINDA           Come dice?

PALMIRO     No, niente. Vai avanti, cara.

LINDA           Bene, ieri sera mi ha detto: ”Vieni, Linda, che ti porto a vedere un bel film”. Io ci sono andata, ma il film lo guardavo solo io, perché lui invece continuava a guardare me, lui. Mica il film. Poi a un certo punto ha allungato una mano e mi ha toccato.

PALMIRO     (con malizia) E dove ti ha toccato?

LINDA           Al cinema.

PALMIRO     (deluso) Questo già lo sapevo.

LINDA           Allora sa che cosa ho fatto io?

PALMIRO     Sì?

LINDA           Ho allungato anch’io una mano…

PALMIRO     Sì?

LINDA           E gli ho mollato un ceffone sul muso.

PALMIRO     Nooo!

LINDA           Sì, invece. Ho forse fatto peccato?

PALMIRO     Certo che hai fatto peccato! Ma ascolta, Linda, tu che ne sai di quelle cose li?

LINDA           Quali cose?

PALMIRO     Quelle che riguardano i rapporti tra i due sessi.

LINDA           Quali sessi?

PALMIRO     Sarà meglio che ti spieghi io qualcosa. Allora, figliola, devi sapere che gli uomini… certe volte… hanno le loro esigenze…

Scena sesta

(Mistica, Palmiro e Linda)

MISTICA       (entra) Disturbo?

PALMIRO     No, abbiamo finito. (a Linda, frettolosamente) Ego te absolvo a peccatis tuis, Patris Figlio e Spirito Santo, amen.

LINDA           E la penitenza?

PALMIRO     Ah sì. Un Pater Ave Gloria al Sacro Cuore e basta.

LINDA           Grazie, signor parroco. Posso venire ancora da lei domani?

PALMIRO     Sì, certo, ma adesso vai in pace con Dio.

LINDA           La saluto, allora. Buonasera, Mistica. (esce 1)

MISTICA       Ciao, Linda, fa’ la brava, mi raccomando. (a Palmiro) Guardi che sta arrivando qui il Presidente del Consiglio Parrocchiale.

PALMIRO     Per far che?

MISTICA       Per conoscerla, no? E poi deve riferirle la situazione della parrocchia, anche se io credo che il vescovo l’avrà già informata di tutto.

PALMIRO     Sì, sì… il vescovo mi ha già raccontato tutto per filo e per segno.

MISTICA       Comunque devo avvisarla che il Presidente del Consiglio Parrocchiale si dà un sacco di arie e crede di essere lui il padrone della parrocchia.

PALMIRO     Ci penso io, Mistica.

MISTICA       Allora io posso ritirarmi. (esce 2)

PALMIRO     (tra sé) Sì, sì, ritirati pure, che intanto io mi spoglio la tonaca, prendo la mia scala e me ne vado a casa. (comincia a sbottonarsi la tonaca)

Scena settima

(Il Presidente del Consiglio Parrocchiale e Palmiro)

PRESID.        (entra di slancio con in mano un giornale) Riverisco, signor parroco. Io sono il Presidente del Consiglio Parrocchiale. Sono lieto di conoscere il nuovo capo della mia parrocchia.

PALMIRO     No, guardi che io non sono il capo di nessuno.

PRESID.        Umiltà sacerdotale.

PALMIRO     Non è questione di umiltà. Il fatto è che io non sono quello che lei crede.

PRESID.        Capisco… Ma ha letto sul giornale che cosa è successo in provincia di Genova? Ascolti. (legge)  “Un falso prete cerca di adescare le giovani parrocchiane”

PALMIRO     Ah sì?

PRESID.        Al giorno d’oggi non c’è più rispetto neanche per la religione! Ah, ma io una persona che fa una cosa del genere la ucciderei a schiaffi! Non è d’accordo?

PALMIRO     (riallacciandosi i bottoni della tonaca) Mah, non saprei. Innanzitutto bisognerebbe sapere se quella persona è davvero disonesta, o se magari si è trovata per caso in una situazione che non voleva…

PRESID.        No, lei è troppo buono, signor parroco. Per quella razza di delinquenti non bisogna avere compassione.

PALMIRO     Sì…sì…certo.

PRESID.        Ma io ero venuto qui per parlarle della situazione della parrocchia.

PALMIRO     Non potremmo parlarne domani mattina?

PRESID.        No. Domani mattina lei dovrà celebrare la Santa Messa, e poi chissà quanta gente verrà qui per conoscerla. E’ meglio parlarne ora che siamo qui da soli.

PALMIRO     Se proprio è necessario…

PRESID.        Allora, le dico subito che, per quanto riguarda l’organizzazione, la nostra parrocchia è molto ben organizzata e, modestamente, una parte del merito spetta a me.

PALMIRO     Non avevo dubbi.

PRESID.        Si, perché sono stato io a mettere in piedi tutte le commissioni. C’è la Commissione Oratorio col suo segretario, la Commissione Cinema col suo direttore, la Commissione Catechisti col suo Presidente, e poi c’è la Commissione Asilo con la sua Presidentessa, ma quella che decide tutto è suor Ortensia e… le dico subito di stare attento a quella suora, perché ha una lingua che taglia il ferro.

PALMIRO     Ho capito… Ma allora, visto che lei , da solo, è in grado di dirigere tutta la parrocchia, io posso anche andarmene.

PRESID.        Io la ringrazio per la sua fiducia, signor parroco, ma lei sa benissimo che il vescovo l’ha mandato qui per risolvere gli “altri” problemi.

PALMIRO     Quali sarebbero gli altri problemi?

PRESID.        Beh, come sicuramente lei sa, il primo è quello di raccogliere i soldi per sistemare l’ingresso della chiesa, perché da quando hanno fatto esplodere la bomba  davanti alla porta centrale è ancora tutto sottosopra.

PALMIRO     La bomba? Quale bomba?

PRESID.        Come? Il vescovo non glielo ha riferito?

PALMIRO     Sì…sì, certo che me lo ha riferito. Ma come è successo?

PRESID.        Non è possibile che lei non lo sappia. Comunque, una notte… bum!… Tutto il paese si è svegliato è la porta della chiesa non c’era più.

PALMIRO     Ma chi è stato?

PRESID.        “Atto di vandalismo ad opera di ignoti”. Così hanno detto i carabinieri, ma tutti  qui in paese sanno chi è stato. E’ stato il Bonarda.

PALMIRO     Chi… chi è il Bonarda?

PRESID.        E’ un tizio che di mestiere fa l’impresario. E io sono sicuro che è stato ancora lui quello che una sera ha sparato due fucilate qui dentro la sua finestra.

PALMIRO     Due fucilate?

PRESID.        Proprio così. Ed è per questo che il parroco che lo ha preceduto ha deciso di andarsene. Non glielo ha detto il vescovo?

PALMIRO     Sì, certo che me lo ha detto. Il vescovo mi dice sempre tutto, perché io e il vescovo siamo così (accosta gli indici, poi corre a chiudere la finestra)

PRESID.        Lei però non deve preoccuparsi, perché io ho già provveduto a mettere due uomini di guardia alla sua casa.

PALMIRO     Due uomini di guardia alla mia casa?

PRESID.        Sicuro! Vada a vedere.

PALMIRO     (va alla porta e guarda fuori) Ma quelli sono armati di fucile!

PRESID.        Certo, sono cacciatori! Sulla Bibbia c’è scritto “occhio per occhio, dente per dente” e se per caso qualcuno avesse l’intenzione di sparare altre due fucilate nella sua finestra, dovrebbe fare i conti con loro.

PALMIRO     Ma se io volessi uscire di casa?

PRESID.        Non se ne parla neppure! Uscire sarebbe troppo pericoloso per lei.

PALMIRO     Allora io sarei prigioniero qui nella mia casa?

PRESID.        Soltanto durante la notte. E comunque consideri che noi la stiamo proteggendo.

PALMIRO     Ma io ho bisogno di uscire!

PRESID.        Per fare che cosa?

PALMIRO     Ehm… ho dimenticato di chiudere a chiave la macchina.

PRESID.        Ah, ma se è per questo può stare tranquillo. Qui da noi non è mai stata rubata una macchina. E’ un paese sicuro  il nostro!

PALMIRO     Sono stato fortunato a capitare in un paese così sicuro. (chiama) Mistica!

Scena ottava

(Mistica, Presidente, Palmiro)

MISTICA       (entra) Sì, signor parroco?

PALMIRO     Mi prepari una camomilla ben concentrata, per favore.

MISTICA       Non si sente bene, forse?

PALMIRO     No, mi è venuto un po’ freddo.

MISTICA       Gliela porto subito. Ho già l’acqua che sta bollendo sul fornello.(al Presidente) Ne gradisce una tazza pure lei?

PRESID.        No, grazie. A me la camomilla fa male.

MISTICA       Come vuole. (esce 2)

PRESID.        Io, quando ho freddo, bevo un bicchierino di grappa.Grappa nostrana, signor parroco. Anzi, domattina, dopo la messa, gliene porto una bottiglia da assaggiare.

PALMIRO     Ah, grazie.

PRESID.        Due settimane fa ne ho regalato una bottiglia a suor Ortensia e il giorno dopo, all’asilo, tutte le suore erano ubriache. Mi hanno detto che ridevano come matte e che cantavano canzoni da osteria.

PALMIRO     Beate loro!

MISTICA       (rientra con la camomilla) Ecco fatto! Visto come sono stata veloce?

PALMIRO     (prende la tazza) Grazie.

(CAMPANELLO)

(Mistica va ad aprire)

Scena nona

(Segretario dell’oratorio, Mistica, Presidente, Palmiro)

MISTICA       Signor parroco, c’è il segretario dell’oratorio.

SEGRET.       (entra e porge la mano a Palmiro) Sono contento di conoscerla, don Giuseppe.

MISTICA       Perché “don Giuseppe”? Lui si chiama don Palmiro, non don Giuseppe.

SEGRET.       Mi scusi, reverendo, ma il vescovo aveva fatto sapere che sarebbe arrivato un parroco che si chiamava don Giuseppe.

PALMIRO     Anche a me il vescovo aveva detto la stessa cosa, ma poi ha cambiato idea e ha preferito passare a me l’incarico.

MISTICA       Io sono contenta che sia arrivato lei.

PALMIRO     Io invece no.

SEGRET.       Vedrà come si troverà bene nel nostro paese.

PALMIRO     Posso immaginarlo!

MISTICA       Mentre voi sta qui a chiacchierare, io esco a comperare qualcosa per prepararle la cena.

PALMIRO     A dire il vero non ho molta fame.

PRESID.        Deve mangiare, signor parroco, se vuole sentirsi in forma.

SEGRET.       Certo, serve energia per dirigere la nostra parrocchia. (dà un colpo di gomito al Presidente) Gli hai già parlato del Bonarda?

PRESID.        Sì, l’ho già messo al corrente di tutto.

MISTICA       Allora, don Palmiro, le va bene il minestrone di fagioli con due belle fette di carne impanata?

PALMIRO     Per me è lo stesso.

MISTICA       Allora vado a comperare la carne. (Palmiro si mette una mano in tasca) Ma cosa fa? Non c’è bisogno che lei paghi. (Palmiro toglie di tasca un fazzoletto e si asciuga la fronte) Quando arriva un nuovo parroco, i negozianti gli forniscono da mangiare gratis per una settimana.

SEGRET.       Qui da noi è usanza fare così.

MISTICA       Sì, perché la gente del paese vuole un gran bene al parroco. (si avvia alla 1)

PALMIRO     Ho visto come gli vuole bene. Una bomba di qua, due fucilate di là… (esce 2)

PRESID.        Ma… signor parroco! (si guarda negli occhi col segretario, poi insieme di precipitano a seguirlo)

SIPARIO

ATTO SECONDO

Scena prima

(Mistica sta facendo le polveri)

MISTICA       Sarebbe piaciuto anche a me assistere alla prima messa del mio nuovo parroco, ma quegli imbianchini mi hanno lasciato la casa piena di polvere e di macchie di pittura e così ho dovuto rimanere qui a fare le pulizie. Certo è che questa mattina don Palmiro non era troppo allegro: quando sono venuti a prenderlo per accompagnarlo in chiesa aveva la faccia di un condannato a morte. Ma io lo so perché. Questa notte ha avuto un sonno agitato, l’ho sentito girarsi e rigirarsi nel letto in continuazione e mi ha persino fatto un nodo sul lenzuolo. Chissà che cosa aveva? Forse il materasso era troppo duro… o forse troppo molle. Mah! Lo domanderò a lui non appena ritorna. Fra mezz’ora dovrebbe aver finito.

Scena seconda

(Palmiro e Mistica)

MISTICA       (a Palmiro che rientra). E’ già qui? Allora, com’è andata la messa?

PALMIRO     Eh, insomma… Mi sono ricordato quasi tutto, ma ho fatto un po’ di confusione.

MISTICA       Per forza! Non ha dormito questa notte, ha continuato a lamentarsi e a rigirarsi fra le coperte.

PALMIRO     Il materasso era troppo duro.

MISTICA       L’avevo immaginato. Allora prima di sera glielo cambio.

PALMIRO     Ecco, brava.

MISTICA       Certo che lei è un fulmine a celebrare la messa. Neppure venti minuti.

PALMIRO     Forse ne avrò saltato qualche pezzo.

MISTICA       Si vede che era emozionato.

PALMIRO     Altro che emozionato! C’era tanta di quella gente che ha riempito mezza chiesa. E dire che oggi è venerdì, non domenica. Nei primi banchi c’era tutto lo “Stato Maggiore” della parrocchia: le suore, il presidente del Consiglio Parrocchiale, quel giovane che è stato qui ieri sera…

MISTICA       Il segretario dell’Oratorio!

PALMIRO     Proprio lui… e poi altre persone che non conosco. Mi hanno detto che hanno preso mezza giornata di ferie per venire alla messa delle otto.

MISTICA       Mi sembra giusto. Volevano vedere il nuovo parroco.

PALMIRO     Sì, ma non si sono accontentati di vedermi. Ora ci sono quattro o cinque persone lì  fuori dalla porta che mi vogliono parlare. Io ho detto: “Lasciatemi almeno fare colazione, prima”.

MISTICA       Ma certo! Vado subito a prepararle un caffè. (esce 2)

PALMIRO     Gesù Giuseppe Maria, cosa ho mai combinato! E pensare che volevo soltanto farmi due risate! Cosa posso fare adesso? Se faccio il parroco, il Bonarda mi prende a fucilate. Se dico che non sono un parroco, il presidente del Consiglio Parrocchiale mi ammazza a ceffoni. Guarda un po’ che bella situazione! (congiunge le mani e alza gli occhi al cielo) Signore, dammi una mano almeno tu. Se mi aiuti a uscire da questo pasticcio, ti prometto che non bestemmio più… e che vado a messa tutte le domeniche… e poi… e poi ti dipingo tutta la chiesa gratis. Però fammi scappare via di qui più alla svelta che puoi.

(CAMPANELLO)

                        Ecco, sono già qui. Mi vogliono proprio cavare il fiato! (va ad aprire)

Scena terza

(Giacomo e Palmiro, poi Mistica)

GIACOMO    (entra e guarda Palmiro dalla testa ai piedi) Ma cosa stai facendo tu?

PALMIRO     Zitto, Giacomo! Fai finta di non conoscermi e chiamami don Palmiro.

GIACOMO    Ma che storia è questa?         

MISTICA       (entra) Che ci fa lei qui? Non sarà già venuto a riscuotere!

GIACOMO    No, signora, sono venuto semplicemente a ritirare la scala che ho lasciato qui ieri.

MISTICA       Vado subito a prenderla. (esce 2)

GIACOMO    ( a Palmiro) E allora?

PALMIRO                 Allora sono qui prigioniero nella casa del parroco e sono anche costretto a fare il parroco, per giunta.

GIACOMO    Senti, Palmiro, io non ho voglia di stupidaggini. C’è del lavoro da fare questa mattina, e sono già le otto e mezza. Smettila di fare il buffone e togliti quella tonaca!

PALMIRO     Non posso, Giacomo. Lì di fuori c’è un tizio che, se viene a sapere che non sono un prete, mi ammazza.

GIACOMO    Hai visto?

PALMIRO     Che cosa “hai visto”?

GIACOMO    Te lo avevo detto che non dovevi scherzare sulle cose di chiesa. Ti sta proprio bene!

PALMIRO     Grazie,  bell’amico che sei!

GIACOMO    Adesso però basta! Tu esci da questa porta, chiedi scusa a tutti e poi vieni a lavorare con me.

PALMIRO     Vuoi vedermi morto?

GIACOMO    E va bene, allora lo dirò io che non sei un parroco. (si avvia alla 1)

PALMIRO     (trattenendolo) Fermati, Giacomo. Aspetta un momento. Forse è meglio che sia io a dirlo.

GIACOMO    Sbrigati, allora!

PALMIRO     Calma, non subito. Lasciami riflettere un attimo. Ecco, allora farò in questo modo: tra poco verranno qui a parlare con me e quando saranno qui tutti insieme spiegherò loro come stanno le cose. Ti dispiace aspettarmi fuori?

GIACOMO    Facciamo così, Palmiro: io vado al bar a bere un caffè e ti aspetto lì. Se fra un quarto d’ora non ti vedo arrivare, vengo io a prenderti. D’accordo?

PALMIRO     D’accordo, aspettami al bar, che ci  penso io a sistemare le cose.

GIACOMO    Speriamo.

Scena quarta

(Mistica, Giacomo e Palmiro)

MISTICA       (entra con la scala) Ecco la sua scala! Era tutta sporca e gliel’ho anche pulita.

GIACOMO    Devo pagarle la mano d’opera?

MISTICA       (seccata) No, grazie, basta che la porti via di qui alla svelta.

GIACOMO    (prende la scala) Allora, don Palmiro, siamo d’accordo. (esce 1)

MISTICA       Speriamo di non avere più bisogno di imbiancare l’appartamento, perché sono stanca di fare la serva a quegli imbianchini!

GIACOMO    (rientra e rimane sulla porta) Comunque la scala non l’ha pulita tanto bene! (esce)

MISTICA       (a Palmiro) Il suo caffè è pronto.

PALMIRO     Grazie. Vado subito a berlo e se viene qualcuno a cercarmi gli dica che voglio essere lasciato in pace per almeno un quarto d’ora. (si avvia alla 2)

MISTICA       Ci penso io. Ah, signor parroco!

PALMIRO     Che c’è?

MISTICA       La sa una cosa? A vederla così, senza cappello, mi sembra di averla già incontrata in qualche posto.

PALMIRO     Davvero? (si rimette il cappello)

MISTICA       Sì, la sua faccia non mi è nuova.

PALMIRO     Mi avrà visto a spasso per la città.

MISTICA       Può darsi, però non riesco a collegare il suo viso con la tonaca che indossa.

PALMIRO     Va bene, io vado a bere il caffè. (esce 2)

MISTICA       (al pubblico) Sono sicura di averlo già incontrato da qualche parte. Mah… forse in pellegrinaggio a Lourdes.

(CAMPANELLO)

(Mistica va ad aprire)

Scena quinta

(Presidente del Consiglio Parrocchiale e Mistica)

PRESID.        (entra con bottiglia di minerale incartata) Buongiorno, Mistica.

MISTICA       Il parroco non vi ha detto che deve fare colazione, prima?

PRESID.        Sì, ma io sono venuto a portargli la grappa che gli ho promesso ieri sera.

MISTICA       Ah, grazie. (prende la bottiglia e la scarta, poi la mette su un ripiano)

PRESID.        La bottiglia non si presenta tanto bene, perché quella è grappa nostrana, fatta in casa da un mio cugino di Brescia.

MISTICA       Chissà come è forte, allora.

PRESID.        Altro che forte. Ha più di sessanta gradi e don Palmiro dovrebbe  berne subito un bicchierino per tirarsi un po’ su, visto che nel celebrare la messa sembrava piuttosto addormentato.

MISTICA       Infatti aveva sonno, perché questa notte non ha dormito tanto bene.

PRESID.        Io ho detto “addormentato” nel senso di  “imbranato”. Sembrava  che fosse la prima volta che diceva messa.

MISTICA       Davvero?

PRESID.        Pensi che si era messo a fare la consacrazione prima dell’offertorio. Allora un chierichetto gli ha tirato la tonaca e gli ha fatto capire che stava sbagliando.

MISTICA       Può capitare a tutti di confondersi.

PRESID.        Sì, però speriamo che si svegli in fretta, altrimenti non resterà a lungo in questo paese.

MISTICA       Che cosa vorrebbe dire?

PRESID.        Voglio dire che per contrastare il Bonarda ci vuole una persona di polso, non un addormentato.

MISTICA       Se è per questo, anche voi non siete tanto coraggiosi con il Bonarda: Ve la fate sotto ogni volta che vi passa vicino.

PRESID.        Gli altri forse, non io. A me il Bonarda non fa né caldo né freddo. Anzi, noi adesso vogliamo essere ricevuti dal parroco proprio per parlargli del Bonarda e per dirgli che io sono disposto ad accompagnarlo alla sua casa per farlo conferire con lui.

MISTICA       Così quello vi ammazza tutti e due.

PRESID.        Vedremo. (guarda l’orologio) Però adesso il parroco dovrebbe aver finito di fare colazione.

MISTICA       Ha detto un quarto d’ora, e sono passati solo cinque minuti.

PRESID.        Va bene, allora aspetterò. Però là di fuori ci sono Suor Ortensia, il segretario dell’Oratorio e il direttore del Cinema. Le dispiace far entrare anche loro?

MISTICA       E va bene, li farò entrare. (esce 1)

Scena sesta

(rientra Mistica col direttore del Cinema e il segretario dell’Oratorio)

PRESID.        Dov’è suor Ortensia?

DIRETT.        Ha dovuto tornare un momento all’asilo.

PRESID.        Bene, così riusciremo a discutere con tranquillità, perché quella ha il vizio di parlare a raffica come una mitragliatrice e non finisce mai i colpi.

SEGRET.       E don Palmiro dov’è?

PRESID.        E’ di là che fa colazione.

DIRETT.        Potremmo approfittarne per dare un’occhiata al programma per l’ingresso ufficiale del nuovo parroco nel nostro paese.

PRESID.        D’accordo.

SEGRET.       (apre una cartelletta e prende un foglio) Allora, il programma sarebbe questo…

PRESID.        Calma, ragazzo. Il programma lo dobbiamo fare insieme.

SEGRET.       E chi ha qualcosa in contrario? Io stavo solo leggendo la bozza di programma che ha stabilito la Commissione Oratorio.

PRESID.        La Commissione Oratorio non deve stabilire proprio un bel niente e comunque l’ultima parola spetta a me.

SEGRET.       E chi ti credi di essere tu?

PRESID.        Sono il presidente del Consiglio Parrocchiale.

SEGRET.       E allora?

PRESID.        E allora le decisioni le prendo io.

SEGRET.       Ehi, abbassa un po’ la cresta, amico.

PRESID.        Tu non mi chiami “amico”, va bene?

SEGRET.       E come dovrei chiamarti allora? Signor Presidente?

PRESID.        No, mi chiami col mio nome e basta!

DIRETT.        Non mi sembra che “amico” sia una parola offensiva.

PRESID.        Tu stai zitto!

MISTICA       Non cominciate a litigare come al solito!

PRESID.        Lei non metta il becco nei nostri affari!

MISTICA       Se lo avessi saputo, vi avrei lasciato ad aspettare fuori tutti e tre. Comunque tolgo il disturbo, signor Presidente della Repubblica. (esce 2)

DIRETT.        (al Presidente) Io direi di cominciare a leggere il programma della Commissione Oratorio, tanto per avere una traccia. Poi, se c’è qualcosa che non va bene, ci penserai tu a cambiarla.

PRESID.        Non sono d’accordo, però proviamo a sentire che cosa è stata capace di partorire la Commissione Oratorio.

SEGRET.       Allora… (legge) Il parroco arriva in paese domani alle tre del pomeriggio…

PRESID.        Scusa, ma come fa il parroco ad arrivare in paese, se è già qui?

DIRETT.        (al segretario) Che cosa vorresti fare? Rimandarlo indietro per poi farlo tornare da noi?

SEGRET.       Non dire stupidaggini! Quando abbiamo predisposto il programma non sapevamo che il parroco sarebbe arrivato con due giorni d’anticipo.

PRESID.        Su, vai avanti!

SEGRET.       Alle quattro celebra la Santa Messa in chiesa. Va bene?

PRESID.        Sì, e poi?

SEGRET.       Alle cinque va all’Oratorio e fa il discorso ai giovani.

DIRETT.        Serve l’impianto voci?

SEGRET.       Certamente.

DIRETT.        E il microfono dove lo metto?

SEGRET.       Mettilo dove ti pare.

DIRETT.        No, io voglio sapere le cose con precisione, altrimenti poi le devo fare due volte.

PRESID.        Il microfono lo metti davanti alla porta della chiesina.

DIRETT.        D’accordo.

SEGRET.       Posso continuare? Allora… alle cinque e mezza il parroco si presenta alle suore e subito dopo si terrà lo spettacolo dei bambini dell’asilo.

DIRETT.        Dove si fa lo spettacolo?

SEGRET.       Nel cortile dell’asilo… e serve nuovamente l’impianto voci.

DIRETT.        Ti pareva? E il microfono dove lo metto?

PRESID.        (sbuffando) Mettilo vicino alle altalene.

SEGRET.       Però, se dovesse piovere, lo spettacolo si farà al cinema.

DIRETT.        Ah no, mi dispiace, ma al cinema non si può.

SEGRET.       Perché non si può al cinema?

DIRETT.        Perché no!

PRESID.        Hai paura che te lo sporchiamo, il tuo cinema?

DIRETT.        Certo, perché poi tocca sempre a me fare le pulizie. E inoltre dovrei spostare un’altra volta l’impianto voci. Prima all’oratorio, poi all’asilo, poi ancora al cinema… Ma dico!

PRESID.        E se piovesse, dobbiamo stare nel cortile dell’asilo a prendere l’acqua come un branco di somari?

SEGRET.       Ti aiuteremo noi a spostare l’impianto voci, se per te è troppo pesante.

DIRETT.        In conclusione la volete sempre vinta voi. E va bene, se piove lo spettacolo lo faremo al cinema. Ma… il microfono dove lo metto?

PRESID.        (spazientito) Saprei io dove mettertelo!

DIRETT.        Razza di maleducato! Te la insegno io l’educazione! (mostra i pugni al Presidente)

PRESID.        Prova a toccarmi, se hai il coraggio!

(CAMPANELLO)

SEGRET.       Speriamo che non sia suor Ortensia, se no va a finire che non riusciamo più a concludere un cavolo.

Scena settima

(Mistica, Suor Ortensia, Presidente, Direttore e Segretario; poi Palmiro)

MISTICA       (entra dalla 2 e va ad aprire) Avanti!

SUORA          Buongiorno, Mistica.

MISTICA       Riverisco, suor Ortensia. Mancava soltanto lei. Si accomodi.

SUORA          Scusate se vi ho fatto aspettare, ma all’asilo avevano bisogno di me, perché i bambini stavano facendo le prove per lo spettacolo di domani e serviva qualche mio consiglio. Adesso comunque sono arrivata. Dov’è il parroco?

MISTICA       Sta facendo colazione, ma tra poco sarà qui.

SUORA          Meglio se c’è da aspettare ancora un po’, così posso tirare il fiato, perché non mi lasciano mai in pace un momento.

PRESID.        Guardi che noi non siamo stati qui a grattarci la pancia, mentre aspettavamo.

DIRETT.        Certo, stavamo preparando il programma per la festa di domani, solo che non riusciamo a metterci d’accordo.

SUORA          Perché? E’ una cosa tanto semplice!

PRESID.        Lei fa alla svelta, con la lingua, a risolvere tutti i problemi.

SUORA          Ma quali problemi?

DIRETT.        Un sacco di problemi, soprattutto per me.

SUORA          Io non so com’è il vostro programma, però… volete di sentire come io organizzerei la festa di domani? (nessuna risposta) E va bene, anche se voi non volete ascoltarmi, io parlerò lo stesso. Allora, alle quattro il parroco si farà trovare in chiesa e celebrerà la messa. Finita la messa, andremo tutti al cinema e lì don Palmiro farà il discorso ai giovani, il saluto alle suore e alla fine i bambini dell’asilo faranno il loro spettacolo.

PRESID.        Già finito?

SUORA          Sì.

DIRETT.        Faremmo tutto al cinema?

SUORA          Certo, così eviteremo di far spostare la gente da un posto all’altro e di mettere microfoni dappertutto.

DIRETT.        Allora io sono d’accordo.

SEGRET.       Anch’io sono d’accordo.

MISTICA       Sono d’accordo anch’io.

PRESID.        (a Mistica) Lei stia zitta che non c’entra con le nostre faccende! (pausa) Però, a pensarci bene, potrei essere d’accordo anch’io.

SEGRET.       Allora siamo a posto.

SUORA          Purtroppo no, perché è successo un inconveniente.

SEGRET.       Quale inconveniente?

SUORA          Mentre mi trovavo all’asilo, ha telefonato il parroco che avrebbe dovuto concelebrare la messa con don Palmiro e ha detto che domani non potrà essere presente, perché hanno ricoverato sua madre in ospedale.

PRESID.        Questa non ci voleva. E adesso che facciamo?

SEGRET.       E’ un problema cercare un parroco al venerdì per il sabato.

(entra Palmiro, in abiti civili, cercando inutilmente

di far notare la sua presenza)

DIRETT.        Io avrei un’idea. (al presidente) Visto che tu sei bravo a fare tutto, ti vestiamo da parroco e la facciamo concelebrare a te la messa. (ride)

PRESID.        (ride) Certo, così farei come quel tale di Genova che si è travestito da prete per importunare le ragazze che andavano a confessarsi da lui.

SEGRET.       Ah sì, l’ho letto anch’io sul giornale. Che razza di mascalzone!

DIRETT.        A persone del genere bisognerebbe dare una coltellata nello stomaco.

SEGRET.       Sì, e poi strappargli le budella dalla pancia.

(Palmiro, spaventato, torna ad uscire)

SUORA          Non divaghiamo! Qui bisogna trovare un altro parroco.

MISTICA       Io conosco tanti parroci, potrei telefonare a uno di loro.

PRESID.        Anch’io ne conosco tanti. Ce n’è uno in ogni paese.

MISTICA       E allora gli telefoni lei, che è più bravo di me! (esce 2)       

SUORA          Io direi invece di chiederlo a don Palmiro. Lui conoscerà senz’altro un parroco che avrà piacere di celebrare la messa con lui.

Scena ottava

(Palmiro, Suora, Presidente, Segretario e Direttore)

PALMIRO     (entra vestito da parroco) Buongiorno a tutti.

PRESID.        Eccolo qui! Don Palmiro, le presento suor Ortensia e il direttore del cinema, che lei non conosce ancora.

SUORA          Riverisco.

DIRETT.        Riverisco, don Palmiro.

PALMIRO     Piacere.

SUORA          Don Palmiro, lei non ha qualche amico parroco che siano disposto a concelebrare con lei domani pomeriggio alle quattro?

PALMIRO     Ma certo! Quanti ne volete? Mezza dozzina sono sufficienti?

SUORA          Ne basterebbe uno soltanto.

PALMIRO     Ci penso io.

SUORA          Bene, anche questa faccenda è sistemata.

DIRETT.        Adesso però, don Palmiro, vorremmo parlarle di un’altra faccenda, che è un po’ più delicata.

PRESID.        Voi state zitti, che glielo dico io.

SEGRET.       Siamo capaci anche noi di dirglielo.

PRESID.        Sì, però l’idea è stata mia e mi sembra giusto che spetti a me dirglielo.

DIRETT.        Allora sbrigati a parlare, altrimenti facciamo notte.

PRESID.        Come faccio a parlare, se continuate a parlare voi?

SUORA          Sarà meglio che glielo dica io, perché voi siete capaci solo di litigare.

PRESID.        Ah certo! Se lei tiene la lingua ferma per più di un minuto, ha paura che le prenda la ruggine.

PALMIRO     Si può sapere che cosa volete dirmi?

SUORA          Sì, in poche parole noi pensiamo che lei dovrebbe andare a parlare con il signor Bonarda.

PALMIRO     Il signor Bonarda, ha detto?

SUORA          Sì, il signor Bonarda.

PALMIRO     Ma il Bonarda non è quello che ha sparato due fucilate al parroco?

SEGRET.       Non siamo sicuri al cento per cento che sia stato proprio lui.

PALMIRO     Allora è inutile che io vada a parlargli, non vorrei fare qualche figura.

DIRETT.        Non è inutile, perché il Bonarda ha litigato con tutti i parroci che sono stati in questo paese. Lei invece, don Palmiro, dovrebbe fargli capire da subito che vuole andare d’accordo con lui.

PALMIRO     Sì, ma io non sono ancora pronto per incontrarlo. Sono arrivato soltanto ieri.

PRESID.        Non deve aver paura, don Palmiro. Lo accompagnerei io da lui.

PALMIRO     Mi dispiace, ma io non ho nessuna voglia di vedere il Bonarda.

(CAMPANELLO)

Scena nona

(Mistica, Linda e gli altri)

MISTICA       (entra dalla 2 e va ad aprire) Ciao, Linda.

LINDA           (entra) Buongiorno, Mistica, posso vedere il parroco?

MISTICA       Per che cosa ti serve?

LINDA           Per confessarmi.

MISTICA       Mi dispiace, ma don Palmiro è occupato.

PALMIRO     E invece sono libero!

PRESID.        Non potremmo terminare il nostro colloquio prima?

PALMIRO     No, perché il Signore ha detto che il buon pastore deve preoccuparsi innanzitutto della pecorella smarrita, anche se deve abbandonare gli altri novantanove caproni.

PRESID.        Ma… signor parroco…

SUORA          Don Palmiro ha ragione. E poi noi siamo soltanto quattro, non novantanove

PALMIRO     Ecco, allora andate di là, che la mia perpetua vi prepara un buon caffè. D’accordo, Mistica?

MISTICA       Sì, però a qualcuno metterò il veleno nella tazzina!

PRESID.        (avviandosi con gli altri alla 2) Altro che pecorella smarrita! Prepari le orecchie, signor parroco, perché ne sentirà delle belle da quella lì. (escono)

Scena decima

(Palmiro e Linda)

PALMIRO     Grazie, Linda, sei capitata proprio al momento giusto. Adesso siediti qui e aspettami. Io devo uscire un momento.

LINDA           (si siede) Faccia  pure con comodo, io posso aspettare.

PALMIRO     Torno subito. (al pubblico) Finalmente libero! Ci mancava soltanto il Bonarda! Quando me l’hanno nominato mi è venuto un nodo qui in gola che non riuscivo più nemmeno a trangugiare. Anzi, prima di andarmene berrò un bel bicchiere d’acqua. (prende la bottiglia di grappa, ne versa un bicchiere e beve d’un fiato; resta con la bocca spalancata per alcuni secondi, poi fa capireche la grappa gli è piaciuta e ne beve a canna altri sorsi; infine, con rinnovata energia, si rivolge a Linda) Che cosa volevi tu?

LINDA           Volevo confessarmi.

PALMIRO     Ah sì, è vero. Dimmi tutto figliola.

LINDA           Ieri sono uscita col mio ragazzo.

PALMIRO     L’Antonio?

LINDA           No, il Giambattista. L’Antonio è quello del mercoledì.

PALMIRO     Ah, e il Giambattista sarebbe quello del giovedì.

LINDA           Esatto.

PALMIRO     Non dirmi che tu hai un ragazzo diverso per ogni giorno della settimana!

LINDA           Sì. Il lunedì esco col Matteo, il martedì col Francesco, il mercoledì con l’Antonio, il giovedì col Giambattista, il venerdì col Luigi e il sabato con l’Andrea.

PALMIRO     E la domenica?

LINDA           La domenica non esco con nessuno.

PALMIRO     Mi sembra giusto. Anche il Signore si è riposato il settimo giorno. Ma dimmi: che cosa hai fatto ieri sera col Giambattista?

LINDA           Siamo andati a giocare a tennis.

PALMIRO     E basta?         

LINDA           Sì.

PALMIRO     E con gli altri ragazzi che cosa fai?

LINDA           Vado in discoteca, vado al cinema, vado a mangiare il gelato…

PALMIRO     Solo questo?

LINDA           Certo, solo questo.

PALMIRO     E allora perché vieni a confessarti?

LINDA           Perché ci sono in giro dei bravi parrocchiani che dicono che io sono una… scostumata.

PALMIRO     Una che cosa?

LINDA           Una scostumata. Ma loro usano un’altra parola. Allora io racconto al parroco tutto quello che faccio per vedere se sono cattiva come dicono loro.

PALMIRO     Ma quali sarebbero i “bravi parrocchiani” che tu dici?

LINDA           Beh… per esempio quei tre che erano qui poco fa.

PALMIRO     Lo avrei giurato.

LINDA           Vede, signor parroco, quelli non vanno mai d’accordo fra di loro, ma quando c’è da parlar male di me vanno d’accordissimo.

PALMIRO     L’ho visto coi miei occhi che non vanno d’accordo. Quelli hanno proprio bisogno di una bella lavata di capo e ci penserò io a fargli lo shampoo. Tu ora, Linda, puoi andare. Non hai bisogno dell’assoluzione.

LINDA           Ma io volevo rimanere a parlare ancora un po’ con lei.

PALMIRO     No, è meglio che tu vada, perché mi sta facendo effetto la grappa.

LINDA           Non capisco cosa mi voglia dire.

PALMIRO     Non importa, Linda. Vai, vai adesso!

LINDA           Grazie, signor parroco, è bello confessarsi da lei. Domani tornerò ancora. Riverisco. (esce 1)

PALMIRO     Devo essere proprio in gamba io, come parroco!

Scena undicesima

(Presidente e Palmiro)

PRESID.        (entra) Ha finito di confessare la pecorella smarrita?

PALMIRO     Sì, ho finito.

PRESID.        Spero che le abbia dato una bella strigliata.

PALMIRO     Non è lei che ha bisogno di una strigliata, ma qualcun altro.

PRESID.        Non riesco a capire.

PALMIRO     Io invece ho capito tutto.

Scena dodicesima

(Bonarda, Palmiro, Presidente, poi gli altri)

BONARDA   (entra dalla 1 e si avvicina a Palmiro) Cosi lei sarebbe il nuovo parroco!

PRESID.        Signor Bonarda, lei non può entrare senza domandare permesso.

BONARDA   Che cosa vuoi tu, leccapreti? (avanza verso il Presidente)

PRESID.        (indietreggia) Niente… niente…

(entrano Segretario, Direttore e Suora)

PALMIRO     (a Bonarda) E lei che cosa vuole?

BONARDA   Sono venuto a vedere la sua faccia.

PALMIRO     Ecco, allora adesso che l’ha vista può andarsene.

BONARDA   Invece io non me ne vado, perché prima devo dirle tre cose.

PALMIRO     Sentiamo.

BONARDA   Prima cosa: io i preti non posso vederli!

PALMIRO     Allora siamo in due, perché anch’io non posso vederli.

BONARDA   Seconda cosa: non venga da me a chiedere soldi per aggiustare la chiesa, perché la chiesa per me può anche crollare.

PALMIRO     Anch’io me ne frego se la chiesa crolla, perché non vado mai a messa. E quale sarebbe la terza cosa?

BONARDA   Gliela dico subito: lei non rimarrà a lungo in questo paese!

PALMIRO     Infatti ho proprio intenzione di andarmene via al più presto, ma perché lo voglio io, non perché me lo dice lei.

BONARDA   Ah sì? Comunque ci rivedremo! (esce !)

PALMIRO     (va alla porta) Si può anche salutare prima di uscire!

PRESID.        (a Palmiro) Non avrebbe dovuto sfidarlo in quel modo. Il Bonarda è un tipo pericoloso.

SEGRET.       Mi scusi, don Palmiro, se mi permetto di dirglielo, ma lei ha fatto male a provocarlo.

DIRETT.        Quello non scherza, adesso gliela farà pagare!

PALMIRO     (puntando l’indice) Voi tre… fuori dalle palle! (Presidente, Segretario e Direttore si avviano all’uscita) E lei, suora, non ha niente da dirmi?

SEGRET.       No, io ho un impegno e me ne vado da sola. (esce con gli altri)

PALMIRO     Ci vediamo domattina alla messa delle otto! (al pubblico) Vorrebbero insegnarmi loro come devo fare il parroco! Si accorgeranno chi è che comanda qui!

(CAMPANELLO)

(Palmiro va ad aprire)

Scena tredicesima

(Giacomo e Palmiro)

GIACOMO    (entra) Ti sei deciso finalmente a dirglielo?

PALMIRO     Non ho detto niente a nessuno io!

GIACOMO    Pensavo che tu gli avessi spiegato tutto, perché li ho visti andar via mogi mogi.

PALMIRO     E invece no.

GIACOMO    Comunque ora che non c’è più nessuno, puoi toglierti quella veste e venir via con me.

PALMIRO     No, Giacomo, io sto qui, perché sono il parroco e questa è la mia casa!

GIACOMO    Ma come? Hai bevuto per caso?

PALMIRO     Solo un pochetto.

GIACOMO    Ma tu sei ubriaco per davvero! (si guarda intorno e vede la bottiglia di grappa; la prende e ne annusa il contenuto)

Scena quattordicesima

(Mistica, Giacomo e Palmiro)

MISTICA       (entra) Cosa sta facendo lei?

GIACOMO    Non sto facendo proprio niente,

MISTICA       Ma dico! E’ la grappa del parroco quella!

GIACOMO    Lo so, ma io la sto soltanto annusando.

MISTICA       Ah sì? (afferra la bottiglia e indica il livello della grappa) E allora chi è stato a  bere quella che manca?

GIACOMO    Io no. E’ stato lui.

MISTICA       Ma non mi faccia ridere.

GIACOMO    Qui c’è da piangere, altro che ridere!

PALMIRO     Mistica! Io vado a dormire.

MISTICA       Ma si è alzato soltanto due ore fa.

PALMIRO     Mi svegli domani mattina per la messa delle otto. Buonanotte! (si avvia alla 2 cantando) “E qui comando io – e questa è casa mia…” (barcolla)

MISTICA       O mio Dio!… Don Palmiro! (corre a sorreggerlo e lo accompagna fuori)

SIPARIO

ATTO TERZO

Scena prima

(Palmiro rientra dopo aver celebrato la messa delle otto)

PALMIRO     Questa mattina sono davvero soddisfatto. Ho celebrato la messa come neppure il Vescovo di Milano saprebbe fare. E sì che quando mi sono svegliato volevo prendere la mia macchina e tagliare la corda! Ma poi ho pensato che prima dovevo dare una tirata di orecchie a qualcuno e allora sono andato in chiesa. Ho fatto una predica senza peli sulla lingua e ho picchiato duro. E quando è stato il momento dello scambio del “segno della pace” ho detto: - Pensiamoci bene prima di dire “la pace sia con te” a chi ci sta vicino, perché non possiamo stringerci la mano in chiesa e poi azzuffarci di fuori come fanno certe persone in questo paese -. Il Presidente del Consiglio Parrocchiale, il Segretario dell’Oratorio e il Direttore del Cinema, che erano lì nel primo banco, sono diventati rossi come peperoni e hanno cominciato a sudare freddo. Poi hanno abbassato la testa e si sono scambiati il segno della pace senza neppure guardarsi negli occhi, per la vergogna che avevano. Però, terminata la messa ho avuto una grossa soddisfazione: decine di persone sono venute a farmi i complimenti e a stringermi la mano. Mi hanno quasi slogato il polso!

Scena seconda

(Mistica e Palmiro)

MISTICA       (entra dalla 1) Sono un po’ in ritardo perché mi sono fermata in piazza a sentire i commenti della gente, ma adesso vado subito a prepararle la colazione.

PALMIRO     Lasci perdere la colazione e mi dica piuttosto che cosa diceva la gente.

MISTICA       Parlavano tutti del Bonarda.

PALMIRO     Del Bonarda? Che cosa c’entra il Bonarda?

MISTICA       C’era anche lui in chiesa stamattina.

PALMIRO     Il Bonarda è venuto alla messa?

MISTICA       No, è venuto a sentire quello che diceva lei. Ma … non l’ha visto? Era giù in fondo alla chiesa, vicino alla porta. Solo che quando lei, don Palmiro, ha invitato i fedeli a pregare per quell’ impresario del paese che si diverte a far scoppiare le bombe e a tirare fucilate, il Bonarda se n’è andato via con la faccia scura.

PALMIRO     Meglio, così ha fatto capire a tutti che il colpevole è proprio lui.

MISTICA       Sì, però adesso cercherà di vendicarsi.

PALMIRO     Che ci provi, se ne ha il coraggio. Ho tutto il paese dalla mia parte e comunque non ho paura di lui. Mi dica una cosa invece: come le è sembrata la mia omelia?

MISTICA       A me è piaciuta moltissimo, specialmente quando ha detto che è inutile andare a messa alla domenica per far vedere che siamo bravi cristiani, se poi durante la settimana continuiamo a parlar male del prossimo

PALMIRO     Non ho forse ragione? (punta il dito contro Mistica)

MISTICA       Sì, ma se io ogni tanto critico qualcuno, non lo faccio per cattiveria.

PALMIRO     Dicono tutti così quelli che hanno il vizio di criticare… senza volerla offendere.

MISTICA       No, non mi offendo, anche perché lei ha un modo di dire le cose che non sembra a nessuno degli altri preti che ho conosciuto, Anzi, non sembra neppure un prete. Ma… in che seminario ha studiato lei?

PALMIRO     Io… ho studiato… in un seminario francese.

MISTICA       Davvero? Anch’io una volta sono stata in Francia.

PALMIRO     Dove? A Parigi a vedere gli spogliarelli?

MISTICA       No, a Lourdes a vedere la Madonna. Lei non è mai stato a Lourdes?

PALMIRO     No, mai.

MISTICA       Allora non è lì che l’ho già vista.

PALMIRO     Va bene, adesso può andare a prepararmi la colazione.

MISTICA       Vado subito. (esce 2)

PALMIRO     Questa volta è proprio giunto il momento di tagliare la corda. Quello che volevo fare l’ho fatto e adesso posso smetterla di giocare a fare il parroco. Tanti saluti, Mistica, io me ne vado. (si avvia alla 1)

Scena terza

(Bonarda e Palmiro, poi Mistica)

BONARDA   (entra e sbarra il passo a Palmiro) Dove vorrebbe andare lei?

PALMIRO     Le dispiace spostarsi, che io vorrei uscire?

BONARDA   No, lei non esce. Prima deve dirmi chi le ha dato l’autorizzazione di parlare di me in chiesa.

PALMIRO     Io ho parlato di lei? Ho forse fatto il suo nome?

BONARDA   No, ma era fin troppo evidente che si riferiva a me.

PALMIRO     Allora è proprio lei che mette le bombe e che spara fucilate!

BONARDA   Chi gliel’ha detto che sono io?

PALMIRO     Me lo sta dicendo lei in questo momento.

(entra Mistica, allarmata e si ferma in disparte)

BONARDA   Allora io le dico che con lei non ho bisogno di usare il fucile, perché prima o poi le farò una faccia così a ceffoni!

MISTICA       Devo chiamare qualcuno, don Palmiro?

PALMIRO     Non ho bisogno di nessuno, mi arrangio da solo. (a Bonarda) Che cosa mi stava dicendo?

BONARDA   Stavo dicendo che la prenderò a ceffoni!

PALMIRO     (rimboccandosi le maniche) Le dispiace venire di là un momento?

BONARDA   Con piacere. Voglio proprio levarmi questa soddisfazione.

PALMIRO     (a Mistica) Lei se ne stia qui buona, che noi torniamo subito.

(Palmiro e Bonarda escono dalla 2; seguono rumori di lotta.

Mistica, preoccupata,  va a spiare e una sedia le passa sopra la testa,

allora va a inginocchiarsi davanti al crocifisso)

BONARDA   (rientra malconcio e barcollante e si rivolge a Mistica) Lo sa cosa le dico io?

MISTICA       (terrorizzata) Che cosa?

BONARDA   Quello sì che è un parroco, non gli altri! (esce 1)

MISTICA       (a Palmiro che rientra) Come sta, signor parroco?

PALMIRO     Mai stato così bene.

MISTICA       Ma.. ha sentito quello che ha detto il Bonarda?

PALMIRO     Sì, penso che si sia convertito.

MISTICA       E’ la prima volta che vedo convertire qualcuno a botte!

PALMIRO     C’è sempre qualcosa da imparare nella vita. Adesso però mi è venuta fame. E’ pronta la colazione?

MISTICA       Vado a versarle il caffè. (esce 2)

(CAMPANELLO)

(Palmiro va ad aprire)

Scena quarta

(Giacomo e Palmiro, poi Mistica)

GIACOMO    (entra) Allora, Palmiro?

PALMIRO     Sono pronto per andar via.

GIACOMO    A questo punto non ti conviene andare via, hai la carriera assicurata.

PALMIRO     Cosa?

GIACOMO    Ma sì, sono venuto in chiesa a vederti, stamattina, e sono rimasto di stucco! Non avevo mai assistito a una messa così bella. Lo sai che hai conquistato tutti i fedeli?

PALMIRO     Ne ho piacere, ma la mia carriera di parroco finisce qui. Ora ho voglia di andare a casa. (si avvia)

GIACOMO    Eh no, mio caro!Sarebbe troppo comodo scappare via così come un ladro! (lo trattiene)

PALMIRO     Ma stai dando i numeri?

GIACOMO    No, perché?

PALMIRO     E allora lasciami andare. (si dirige alla 1)

GIACOMO    Giuda!

PALMIRO     (voltandosi) Che cosa hai detto?

GIACOMO    Giuda! Anzi, peggio di Giuda!

PALMIRO     Io non ti capisco.

GIACOMO    Bel coraggio che hai a tradire quella povera gente.

PALMIRO     E cosa dovrei fare secondo te? Stare qui ad aspettare che arrivi il vero parroco e prendermi un sacco di legnate?

GIACOMO    Non ho detto questo. Tu devi andare via, ma senza sparire così all’improvviso. Daresti un grosso dispiacere a tutto il paese

PALMIRO     Non me ne importa affatto.

GIACOMO    Ah sì? E se denunciassero la tua scomparsa? E se i carabinieri ti cercassero? E se tutti venissero a sapere che sei un imbroglione?

PALMIRO     E’ vero, ma tu cosa proporresti di fare?

GIACOMO    Ti spiego subito il mio piano: io ora vado a cercare una parrucca e un saio per me. Per te invece… (si interrompe vedendo entrare Mistica e le si rivolge in malo modo) Che cosa vuole lei? E’ venuta a spiarmi mentre mi sto confessando?

MISTICA       Ma cosa vuole che me ne importi a me dei suoi peccati! Me ne vado subito. (esce 2)

GIACOMO    Sarà meglio non farci sentire. (prosegue la spiegazione parlando a Palmiro in un orecchio)

PALMIRO     Ma tu sei matto!

GIACOMO    Ah, sarei io il matto? E tu, allora, con tutte le stupidaggini che hai combinato in questi tre giorni?

PALMIRO     Ascolta, Giacomo, lasciami andare a casa senza mettere in piedi altri pasticci.

GIACOMO    Se esci da quella porta, io vado in piazza e dico a tutti che razza di imbroglione sei!

PALMIRO     Mi stai forse ricattando?

GIACOMO    Sì.

PALMIRO     Ma il tuo piano non può funzionare: Finiremo in galera tutti e due.

GIACOMO    Vedrai che funzionerà. Tu aspettami qui e fa’ quello che ti ho detto. (esce 1)

PALMIRO     (tre sé) Ci voleva  il mio socio imbianchino a complicare le cose. Avrei fatto meglio a scapparmene via subito.

Scena quinta

(Mistica e Palmiro)

MISTICA       (entra) Il caffè è pronto

PALMIRO     (seccamente) Se lo beva lei!

MISTICA       Ma…don Palmiro… (esce 2)

PALMIRO     (tra sé) Poveretta! Lei non c’entra e io me la sono presa con lei. (chiama) Mistica!

MISTICA       (rientra) Cosa vuole?

PALMIRO     Mi scusi se l’ho trattata male, ma… vede… quell’imbianchino mi ha fatto proprio arrabbiare.

MISTICA       Ah, meno male che non sono soltanto io a prendermele con gli imbianchini1 Comunque, signor parroco, il Signore ha detto “porgi l’altra guancia”. (esce 2)

(CAMPANELLO)

PALMIRO     Avanti!

Scena sesta

(Linda e Palmiro)

LINDA           (entra) Riverisco, don Palmiro.

PALMIRO     Ciao, Linda, che cosa vuoi ancora? Non dirmi che ti devi confessare!

LINDA           No, sono venuta a portarle una bella notizia. Dopo la messa mi ha fermato il Presidente del Consiglio Parrocchiale e mi ha chiesto scusa per tutto quello che ha raccontato in giro su di me.

PALMIRO     Sono davvero contento.

LINDA           Anch’io sono contenta. Adesso non avrò più bisogno di confessarmi tutti i giorni.

PALMIRO     Meno male!

LINDA           Adesso basterà che mi confessi… quattro volte per settimana!

PALMIRO     Per i peccati che commetti sarebbe sufficiente una volta all’anno. Comunque, quando vorrai venire a trovarmi, il tuo parroco ti accoglierà sempre volentieri.

LINDA           Grazie, don Palmiro, verrò domani mattina dopo la messa dei ragazzi.

PALMIRO     D’accordo, Linda. Adesso puoi andare. Ciao!

LINDA           Riverisco e grazie ancora. (esce 1)

PALMIRO     Speriamo che il nuovo parroco abbia la stessa pazienza che ho io, altrimenti lo dovranno ricoverare per esaurimento nervoso!

(CAMPANELLO)

                        Se viene ancora qualcuno, lo prendo anch’io l’esaurimento! (va ad aprire)

Scena settima

(Segretario, Direttore e Palmiro)

SEGRET.       (entra a testa bassa) Riverisco.

DIRETT.        (idem) Riverisco.

PALMIRO     Venite avanti. Ma cosa è successo?

SEGRET.       Siamo venuti a dirle una cosa.          

DIRETT.        Ecco… noi volevamo dirle che forse qualche volta non ci siamo comportati molto bene perché…

SEGRET.       Perché certe volte… litighiamo tra di noi.

PALMIRO     Davvero? Non lo avrei mai pensato!

SEGRET.       Sì, invece, perché essere il segretario dell’Oratorio è un incarico di responsabilità e allora…

DIRETT.        Anche essere direttore del Cinema è un incarico di responsabilità e, quando c’è qualcuno come il presidente del Consiglio Parrocchiale, che vuole comandare solo lui, allora mi lascio prendere dalla rabbia.

PALMIRO     Capisco, non è simpatico che qualcuno voglia ficcare il naso negli affari che non lo riguardano.

DIRETT.        Proprio così.

PALMIRO     E allora si finisce col litigare.

SEGRET.       E’ inevitabile.

PALMIRO     No, no, adesso vi dico io il motivo per cui continuate ad azzuffarvi. Perché tu che sei il Segretario dell’Oratorio pensi che l’oratorio sia “tuo”! E tu che sei il Direttore del Cinema consideri il cinema una “tua” proprietà!

SEGRET.       Sì, ma sono tante le ore che dedichiamo al nostro incarico.

PALMIRO     Non lo metto in dubbio, ma questo non vi autorizza a sentirvi padroni delle strutture della parrocchia. Perciò adesso scendete dal vostro piedistallo e cercate di andare d’accordo fra di voi.

SEGRET.       Difatti, dopo la messa, abbiamo parlato col Presidente del Consiglio Parrocchiale e abbiamo promesso tutti e tre di comportarci meglio.

DIRETT.        Prenderemo esempio da lei, don Palmiro, che non litiga mai con nessuno.

PALMIRO     Ecco, bravi!

(CAMPANELLO)

Scena ottava

(Mistica, Suora, Palmiro, Segretario e Direttore)

MISTICA       (entra dalla 2 e va ad aprire) Riverisco, suor Ortensia.

SUORA          (entra precipitosamente) E’ successo un miracolo! Un miracolo!

SEGRET.       Che miracolo?

SUORA          Il Bonarda!

SEGRET.       E’ morto?

SUORA          Ma no, non è morto.

SEGRET.       Peccato! Quello sì che sarebbe stato un miracolo!

DIRETT.        Allora, che cosa è successo?

SEGRET.       Il Bonarda sta cercando dei volontari per riparare la porta della chiesa.

DIRETT.        Cooosa?

SUORA          Sì, vuole cominciare lunedì e ha detto che lui metterà a disposizione la ruspa, il camion e tutto il materiale occorrente. Però ha bisogno di volontari che gli diano una mano.

SEGRET.       Allora io mi prendo una settimana di ferie.

DIRETT.        Anch’io.

Scena nona

(Presidente e gli altri)

PRESID.        (entra di slancio con in mano un sacchetto che contiene un saio) Tutti zitti! Ho una notizia incredibile da darvi. (punta il dito verso Palmiro) Quest’uomo non è un prete! (pausa) Quest’uomo è un santo! Voi non sapete che cosa sta facendo il Bonarda.

SEGRET.       E invece lo sappiamo. Vuole riparare la porta della chiesa.

PRESID.        Chi ve l’ha detto?

SUORA          Gliel’ho detto io.

PRESID.        Ti pareva! Lei sa sempre tutto prima degli altri! (a Palmiro) Ma lei cosa ha detto al Bonarda per fargli cambiare idea?

MISTICA       Non gli ha detto, gli ha dato!

PRESID.        Gli ha dato che cosa?

PALMIRO     Gli ho dato la benedizione in nomine Patris, Figlio e Spirito Santo. (mima due schiaffi e un pugno)

DIRETT.        Don Palmiro, lei è proprio il parroco che ci voleva per il nostro paese.

PRESID.        Vedrà che bella festa che le abbiamo preparato per oggi pomeriggio! (guarda il sacchetto) Ah, mi stavo dimenticando di darle questo.

PALMIRO     Cosa c’è dentro?

PRESID.        Non saprei. Me l’ha data un tizio là di fuori dicendomi di consegnarla a lei.

PALMIRO     (prende la borsa e ne guarda rapidamente il contenuto) Ah sì, ho capito. Vado a portarla di là. (esce 2)

(CAMPANELLO)

MISTICA       Avanti!

Scena decima

(Giacomo e gli altri)

GIACOMO    (entra con parrucca e saio) Pace e bene, fratelli. Sono frate Giacomo del convento dei Frati Cappuccini e sono venuto ad annunciarvi che oggi pomeriggio alle tre giungerà da voi il nuovo parroco don Giuseppe.

PRESID.        Ma noi ce l’abbiamo già il parroco.

SEGRET.       Certo, è don Palmiro.

GIACOMO    No, fratelli. So di darvi un grande dispiacere, ma don Palmiro non può essere il vostro parroco, perché don Palmiro… non è un prete.

PRESID.        Come sarebbe a dire “non è un prete”?

MISTICA       Lo dicevo io! Ecco perché non riuscivo a collegare la sua faccia con la tonaca che indossa!

GIACOMO    Sì, non è un prete. In realtà don Palmiro è un frate.

SUORA          Ma non è possibile!

GIACOMO    E’ possibile invece. (chiama) Frate Palmiro! Vieni avanti!

Scena undicesima

(Palmiro e gli altri)

PALMIRO     (entra vestito da frate) Eccomi, frate Giacomo, sono pronto.

PRESID.        Io non ci capisco niente!

GIACOMO    Vedete, fratelli, ogni volta che una parrocchia ha gravi problemi da risolvere, il vescovo si rivolge a noi Cappuccini, e noi mandiamo frate Palmiro a sistemare le cose.

PALMIRO     Mi dispiace per voi, fratelli, ma ora devo andare via con frate Giacomo.

GIACOMO    La sua missione è finita.

SUORA          Sia fatta la volontà di Dio. Fratelli, benediciamo il Signore che si è servito di un umile frate per liberare la nostra parrocchia dal male. Cantate con me. (canta) Alleluja… alleluja… alleluja.

(tutti la guardano con gesti ed espressioni di insofferenza)

GIACOMO    Ora andate a preparare la festa per accogliere don Giuseppe. Su, su, coraggio!

DIRETT.        Mi dispiace, don Palmiro, di perdere un parroco come lei. (gli dà la mano)

PALMIRO     Arrivederci, giovanotto.

SEGRET.       Adesso che avevamo trovato il parroco giusto, è diventato frate! La saluto. (gli stringe la mano)

SUORA          Frate Palmiro, grazie a nome di tutti i bambini dell’asilo.

PALMIRO     Me li saluti tutti, suor Ortensia.

PRESID.        Don Palmiro! (scoppia a piangere e lo abbraccia)

PALMIRO     Coraggio, ci vedremo ancora.

(Direttore, Segretario, Presidente e Suora escono)

MISTICA       (fissa intensamente Palmiro) Finalmente ho capito chi è lei!

PALMIRO     (spaventato) Zitta, Mistica, non dica niente a nessuno.

MISTICA       Lei è quello… che una volta ha celebrato la messa al santuario della Madonna dei Campi!

GIACOMO    Brava, ha indovinato! Ora può andare anche lei a preparare i festeggiamenti per don Giuseppe.

MISTICA       Me ne vado proprio contenta adesso! Don Palmiro… anzi, frate Palmiro, lei è stato il parroco più bravo che abbia mai conosciuto.

PALMIRO     Grazie, Mistica. E lei è stata un’ottima perpetua.

MISTICA       La saluto. (esce 1)

PALMIRO     Mi stava venendo un infarto! Credevo proprio che mi avesse scoperto!

GIACOMO    Quella donnetta! In tre secondi ti ha fatto pagare tutte le maledizioni che le hai mandato mentre imbiancavi l’appartamento!

PALMIRO     Sì, me le ha fatte pagare con l’interesse!

GIACOMO    (va alla 1 e guarda fuori) Se ne sono andati tutti. (si toglie la parrucca) Svelto, Palmiro, togliti il saio e tagliamo la corda.

PALMIRO     Ho una gran voglia di farmi una bella dormita nel mio letto.

GIACOMO    Cerca di riposarti bene, allora, perché lunedì si riprende il lavoro.

PALMIRO     Che cosa dobbiamo fare?

GIACOMO    Dobbiamo imbiancare l’appartamento al parroco di _______________.

PALMIRO     Cosa? Te lo do io il parroco di _______________, brutto disgraziato! (afferra una sedia e insegue Giacomo)

SIPARIO