Titolo Eventuale sottotitolo |
PARTERRE DE ROIS |
Autore ed aventi diritto |
Giuliano Angeletti poetangeletti@gmail.com tel. 3317115597 |
Data pubblicazione |
10 .08.2017 |
Anno di stesura |
2017 |
Genere |
Commedia |
Atti |
2 |
Durata (min) |
70 |
Lingua |
italiano |
Personaggi maschili |
4 |
Personaggi femminili |
6 |
Minimo attori maschili |
4 |
Minimo attrici femminili |
6 |
Premi e riconoscimenti |
|
Depositato S.i.a.e. |
Sezione DOR numero posizione SIAE 198563 Codice Opera 929660A |
Reparto proventi : concordato tra gli Aventi Diritto Da effettuarsi SIAE |
100% 100% |
SINOSSI: Angeletti con questa sua Opera entra nel mondo superficiale di una nobilltà ormai decaduta e priva di valori che cerca emozioni beffandosi di ogni moralità : la vicenda si svolge tutta nel salotto del Conte Bernard Leon De La Motte e della Contessa Marianne Lilith Grammont sua consorte: un palcoscenico naturale di divertentissime scene che si legano ad una trama avvincente e ben strutturata : buon divertimento
GIULIANO ANGELETTI
Commedia
PARTERRE DE ROIS
Sezione DOR numero posizione SIAE 198563 Codice Opera 929660A
ATTI DUE
PERSONAGGI
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE
MARTIN ( maggiordomo)
CARDINALE ROMAIN DE WITTE
FABIUS (idraulico)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT
ISOLINA ( donna di servizio)
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC
BARONESSA LINA LIMONETTE
CLAIR ( dama di compagnia)
SCENA PRIMA
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT, MARTIN
Casa della Conte Bernard De La Motte
(Una ricca signora entra, si siede su un divano e si lascia andare rilassandosi )
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: ( suona il campanello )
( entra il cameriere)
MARTIN: ( servizievole) signora desidera!
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: (annoiata) sì, mio fedele e confidente Martin io avrei bisogno di qualcosa, ma non so che?
MARTIN: ( servizievole) mia gentilissima padrona, se vuole io le posso consigliare un calice di rosso Bordeoux del 2012, un vino a dir poco eccellente
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: (svogliata) no, non gradirei vino rosso, vorrei qualcosa di più frizzante
MARTIN: ( servizievole) signora, preferisce una coppa di champanne, del 2007 una annata memorabile: se vuole: vorrei avere il piacere di scegliere e stappare per lei la bottiglia
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: (sbadiglia) no, Martin io vorrei qualcosa di dolce ma che non sia il solito dolce , non so veda lei ….
MARTIN: vedrò di accontentarla signora, adesso però chiedo il permesso di ritirarmi.
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: permesso accordato, io intanto aspetto fiduciosa
MARTIN: ( servizievole) la ringrazio Contessa
( la contessa fa un segno di assenso con la mano e dopo si abbandona sulla poltrona)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: ( sospira ) i maggiordomi come Martin, ormai sono rari: lui è : servizievole, curato nel modo di vestire, educato e soprattutto discreto, bisogna tenercelo caro ( ride) pensate che la servitù della Baronessa Wilma Van Springel per un piccolo diverbio si è rivolta ai sindacati : addirittura ai sindacati; ma chi saranno mai questi sindacati : io non sono ancora riuscito a capire veramte chi siano
(pausa)
Sicuramente roba da plebei … ma ora facciamoci un sonnellino nell’attesa che torni il mio caro Martin
( la contessa si getta con la testa nella poltrona e sonnecchia)
( entra Martin con una rosa bianca )
MARTIN : Questa rosa bianca è per lei signora contessa, bianca come le sue vesti, bianco come il suo cuore puro, mia meraviglisa diletta e prediletta padrona
( la contessa prende la rosa , l’annusa per sentire il suo profumo, poi mette il fiore sul tavolo e con ampie e voluttuosa gesta lo esamina in tutta la sua bellezza)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: ( sospira) carissimo Martin , mio delicato amico ma lei è ben certo che io posso meritare questo fiore: emblema e simbolo di amore puro : io non ne sono degna
MARTIN: ( galante) sono io che non sono degno neppure di guardare il suo viso contessa : tanto è bella
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: ma Martin, cosa mi dice: mi mette in imbarazzo, lo sa che io sono una donna sentimentalmente impegnata
MARTIN: se è per questo, le chiedo perdono: le assicuro che non si ripeterà più .
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: ( calma) Martin, adorato : le sue parole non meritano perdono, tanto sono toccanti
(pausa)
Io però le avevo detto una cosa e lei mi aveva promesso qualcosa di veramente speciale!
MARTIN: per questo chiedo il permesso di nuovo di congedarmi.
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: ( alterata) accordato, ma per favore non mi faccia attendere molto, lo sa che l’impazienza tante volte mi rende nervosa
( Martin esce di scena)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: ( calma) questo Martin, è propprio incorreggibile , per farlo recepire bisogna fare la voce grossa …
( rientra Martin con una scatola di cioccolatini)
MARTIN: ( servizievole) mia adorata padrona, le ho portato una cosa che sicuramente sarà di suo gradimento
( mostra la scatola di cioccolatini)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: ( contenta ) li apra, Martin , cosa aspetta!
( apre i cioccolatini e con avidità dimenticando il bon ton se scarta uno e se lo gusta)
Martin lei è adorabile, sa perfino quali sono i miei gusti .
( pausa)
Ma, sa anche l’effetto che mi fa il cioccolato fondente.
( Martin appoggia il cioccolato sul mobiletto e si avvicina alla Contessa: la quale fa un segno e il maggiordomo si spoglia rimanendo in mutande ma con il guanti bianchi e la cravatta)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: sono tutta un fuoco dentro Martin
MARTIN: ed io contessa brucio dal desiderio di spegnerlo
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: lei è il mio pompiere Martin
MARTIN: si signora: io ho un buon idrante
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: Ma Martin io divento rossa ?
MARTIN: Io non penso che a lei, ai suoi occhi, alle sue labbra rosso fuoco…
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: No, non mi parli così… le prego.
MARTIN: E perchè? Io sono il suo pompiere contessa!
(musica la contessa fugge il maggiordomo la rincorre girando intorno al divano)
( si fermano di scatto )
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: Ma Martin ! Mio marito potrebbe rientrare da un momento all’altro
( riprendono a rincorrersi)
MARTIN: no signora, non è possibile. Il signor conte è andato al circolo della nobiltà a giocare a bridge , e Nicolina è uscita per fare comprere : siamo solo noi in casa.
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: Se è così, Martin, godiamoci questo attino di felicità!
MARTIN – Sì amore mio ! (si baciano e si abbracciano appassionatamente, La contessa si spoglia e resta in un desabillè . I due amanti si gettano sul divano e poi scompaiono dietro)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMONT: ( solo la voce) Si Martin, si ! … (da dietro il divano ogni tanto esce la testa di Martin, esausto, ma un braccio della signora lo tira giù per la cravatta)
( la porta si apre all’improviso ed entra il padrone di casa nonché marito della contessa con una pistola in mano)
SCENA SECONDA
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT, MARTIN,
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE
( il conte ha uno spiccato accento francese , parla con le r moscia ed è elegantissimo)
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE(entra all’improvviso brandeggiando una pistola ) Oui vi ho preso con le mani nel sacco furfanti !
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT : ( per nulla sorpresa anzi con sufficienza) Bernard ! tu hai proprio la capacità di entrare sempre nei momenti meno opportuni : sei proprio un guastafeste!
MARTIN: ma signore illustrissimo, lei non doveva essere al circolo della nobiltà a giocare a bridge: e dopo la partita doveva andare nel suo studio a sbrigare una pratica urgente ! Come mai è rientrato così presto?
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : (cercando di giustificarsi) giusto? Grazie dovevo andare nello studio e avevo anche un appuntamento: ha fatto bene a ricordarmelo, Martin gentilmente mi può passare la rubrica ! Purtoppo: devo disdire tutto!
( Martin in mutande va a prendere la rubrica , la passa al conte il conte prende il telefono sempre portato dal maggiordomo, compone il nuomo e chiama)
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : signora Marcella De Vermont, purtroppo cara mia baronessa dobbiamo disdire l’appuntamento, perché mi è accaduto un fatto diciamo incredibilmente pittoresco: se ci penso mi viene da ridere ( ride)
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( voce fuori campo) Bernard: posso dicretamente sapere di cosa si tratta e condividere le risate con te, mio bel conticino
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : ( ride) non: purtroppo ancora no! Sai ho una pistola in mano ..
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( voce fuori campo) Bernard non ti stare ad uccidere proprio ora che sta per iniziare il torneo di bridge
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : ( ride) no, Marcella: non sono io che mi devo uccidere …
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( voce fuori campo) Bernard, allora è tua moglie Marianne? Se è veramente lei, fai bene : non sa fare proprio niente , neppure un buon the aromatizzato e neppure quello alla menta, miele e corbezzolo : (pausa ) non capisco infatti come hai fatto a sposarla
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT : (calma) guarda Marcella che o sentito tutto!
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : ( ride) Marcella scusami tesoro: adesso non posso parlare, sai ho la pistola in mano ; poi ti faccio sapere : mi raccomando ti aspetto a casa mia
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( voce fuori campo) Bernard, d’accordo ci vediamo da te e mi raccomando salutami quella “ baldracca” di Marianne
( stacca il telefono)
(Il conte da il telefono a Martin il quale sempre in mutande e in cravatta porta il telefono fuori scena poi torna subito in scena)
MARTIN: ( con l’inchino) signor conte chiedo il permesso congedarmi e ritirarmi nelle mie stanze , sà ho avuto una giornata molto faticosa
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT : (calma) si vai pure caro Martin, ti sei meritato un’ora di riposo
( Martin fa l’atto di uscire di scena, ma il conte lo blocca facendo un cenno con l’arma in mano)
MARTIN: ( sevizievole) immagino che abbia ancora bisogno di me signor conte
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : ( calmo) purtroppo Martin, deve capire che io l’ho colto sul fatto mentre stava avendo un rapporto sessuale con mia moglie e quindi io nobile sentendomi offeso nell’onore, purtroppo ora devo spararle ed ucciderla
MARTIN: ( calmo) ma signor conte: perché solo io, e sua moglie no !
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : ( calmo) ma mia moglie era consenziente?
( pausa)
Cara tu eri consenziente?
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT : (calma) ma tesoro, ero consenziente sì! Altrimenti non sarebbe successo
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : ( calmo) si non sarebbe successo ( pausa) però mia moglie non la uccido: è sempre mia moglie ( pausa) signor Martin uccido solo lei : si farò un bel delitto d’onore
MARTIN: ma signore : il delitto d’onore non esiste più negli stati con civiltà evoluta : però esiste ancora solo in Sicilia
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : ( calmo) ma dov’è questa Sicilia?
MARTIN: la Sicilia è in Italia …
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : ( calmo) bene: ho deciso, andiamo tutti a fare una bella gita in Sicilia: ci vediamo le bellezze del luogo e alla fine della vacanza io la uccido
MARTIN: ma, signor conte, non le conviene uccidermi : pensi ai giornali : “ il conte uccide il maggiordomo “ e lei diventerebbe la favola del circolo : e poi, uccidere un uomo per due “corna” : mi sembra superficiale: adesso le “corna” sono perfino di moda …
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : moda o non moda, non importa, adesso visto che ho la pistola carica e la voglio provare: ora le sparo diciamo ( con le dita mima e pensa) a un piede
MARTIN: no a un piede no! Come faccio a salire le scale con i vassoi se mi spara ad un piede
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : vero, non ci avevo pensao!
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT : (calma) Bernard, non stare a sparare, il sangue potrebbe macchiare il tappeto ( calma) e sai quanto costa smacchiarlo !
( irritata)
E poi ( al marito) smettila di giocare con quella pistola , adesso vai a cambiarti e a metterti qualcosa di decente : tra poco arrivano le mie amiche : che figura mi fai fare
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE : ( sottomesso) si vado … vado : si una festicciola osè è proprio quello che ci vuole!
(ride )
( esce di scena)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT : (delusa) ho veramente un marito , bravo ma talmente imbranato …
( a Martin)
Venga Martin, andiamo a finire in camera mia : intanto mi aiuta a spogliarmi ed a cambiarmi d’abito
( escono di scena )
SCENA TERZA
ISOLINA
( entra la servetta del conte con una scopa e fa pulizia di tutto quello che vede , la ragazza si muove a passo di musica )
( Isolina è una ragazza del popolo con i modi poco garbati ma sincera e di bontà d’animo)
ISOLINA: ( tra se e se) sempre a pulire, in questa casa non bisogna mai smettere di pulire, ( guarda un punto nel pavimento si inginocchia e pulisce con lo straccio) bisogna che non ci lascio neppure un granello di polvere , perché notano tutto questi padroni dell’alta società
(pausa)
Che poi proprio dell’alta non sono, perchè se “ stringi … stringi” sono vuoti, ma più vuoti che questo secchio vuoto.
( pausa)
Loro pensano di essere superiori, superiori in tutto: in questa casa ci entrano, principi , baroni, prelati: insomma tutta l’alta società di Parigi: perfino un principe ereditario è stato qua: ( al pubblico e a voce bassa) almeno lui diceva di esserlo … ed era seduto proprio lì, comunque si vedeva che aveva dei problemi quel giovanotto tutto atteggiato.
(pausa)
e poi il mio padrone, quando organizza le partite a bridge, che tra parentesi non so neppure come si gioca il salotto si anima ( ride) dovreste vedere , come bestemiano in modo forbito, mi viene da ridere solo a pensarci
( pausa )
Comunque l’importante è che mi pagano, e pagano profumatamente perché da me vogliono la discrezione, io non devo né riportate quello che sento , né ricordare quello che vedo : praticamente vogliono che io sia una donna affidabile
( soddisfatta e piena di se)
In effetti: io sono una donna discreta: perché tutte le cose che succedono in questa casa le racconto solo alla verduraia, alla portinaia e alla signra Wilma … loro sono amiche e sono sicuro che le cose che racconto, sono come se fossero più sicure che in una cassaforte ….
( contenta di se)
Adesso vado a vedere se è arrivata posta , perché il signor conte appena ritorna vuole vedere e aprire la corrispondenza per primo
(esce di scena e torna in scena con le letttere )
( Isolina guarda le lettere esaminandole contro luce)
ISOLINA: ( esamina la lettera ) questa è pubblicità, cose di poco conto ( mette la lettera sul tavolino) anche questa ( la posa sul tavolo) questa è una bolletta : è meglio metterla da parte ( la mette sul tavolino ) e questa che lettera è? Sicuramente un invito : carta pregiata ( la mette sul tavolo poi ci ripensa e la riprende) quasi quasi le do una sbirciatina ( piano, piano apre la lettera , ma la busta si strappa ) ci mancava anche questa, e adesso come faccio a a fare in modo che non se ne accorgano: intanto leggiamo cosa c’è scritto
( a voce alta)
Egregio e Pregiatissimo Conte Bernard
trovandomi a Parigi per svolgere la mia sacra funzione
colgo l’occasione per farvi oggi una breve ma tanto calorosa visita
il vostro amatissimo cugino
Cardinale Romain Datruaux
( Isolina è sorpresa )
Ci mancava anche una visita adesso ? Tanto per cominciare facciamo sparire questa lettera .
( prende la lettera e se la mette in tasca)
Poi cercherò con discrezione di fare sapere ai padroni quello che piano piano sta succenendo!
( esce di scena)
SCENA QUARTA
ISOLINA, MARTIN
ISOLINA: ciao Martin, come stai : mi sembri molto abbattuto
( Martin è visibilmente provato tanto che ha tutti i capelli scomposti ed il colletto del vestito pieno di impronte di baci)
MARTIN: ( sconvolto) oggi è stata una giornata faticosa, la signora pretende ogni giorno sempre di più !
( Isolina lo guarda e con il dito indice tocca e tira giù la palpebra a Martin)
ISOLINA: ( mimando) si vede che sei usurato, hai bisogno di uno zabaione per poterti riprendere un pochino : dopo te lo preparo !
MARTIN: ( stenta a reggersi in piedi) penso di averne proprio bisogno
ISOLINA: la signora è proprio incontentabile!
(pausa per prendere coraggio e sapendo che Martin è un maggiordomo che riferisce tutto ai padroni)
Martin!
MARTIN: si
( pausa)
ISOLINA: Martin!
(pausa)
MARTIN: cosa c’è!
ISOLINA: ( facendosi coraggio) Martin, tu è tanto che sei a servizio in questa famiglia ?
MARTIN: si saranno vent’anni! Ormai è come se fosse la mia famiglia
ISOLINA: ( girando intorno all’ostacolo) hai mai per caso in tutto questo tempo sentito parlare di un cardinale …
MARTIN: ( sorpreso) il signor conte parlava del cardinale: strano non ne parla mai e neppure lo ricorda: a pensare che se i miei padroni vivono in questo lusso è merito suo
ISOLINA: ( meravigliata) merito del cardinale! Ma io pensavo che miei due padroni fossero ricchissimi: pensa che la contessa si può cambiare un vestito firmato al giorno e ha una marea di borsette e di scarpe : però!
( pausa)
Io non riesco a capire, cosa vuoi dirmi!
MARTIN: ( sacente) voglio farti capire che i nostri due padroni non hanno capitale sono invece due spiantati.
( sorride)
Ma li hai visti! Cosa possono produrre , sanno solo giocare a bridge e a burraco … non sanno fare altro
(pausa)
Loro: con il fatto della nobiltà sono convinti che non devono mai andare a lavorare, però in questa casa le bollette arrivano! E come se arrivano : anche molto salate
ISOLINA: si ho visto, le bollette arrivano e salate, e poi ci siamo noi due: e con contributi e tutto il resto costiamo … e poi ci sono le macchine e tutto il resto …
( pausa)
Ma allora il millantato guadagno che hail signor Conte con il lavoro nello studio notarile.
MARTIN: ( beffardo) il signor conte è notaio è vero: ma non ha clienti: perché lo studio è quasi sempre chiuso , perché il nostro padrone invece di lavorare, preferisce andare il pomeriggio al circolo della nobiltà a giocare a carte o a tennis : lo studio notarile è solo un paravento
ISOLINA: ma allora se è tutto un paravento, chi paga tutto questo?
MARTIN: ma paga tutto il cardinale: il conte e la contessa sono solo dei miseri prestanome
ISOLINA : ho capito! Ho capito!
(pausa)
Ma il cardinale che tipo è?
MARTIN : ( pensa un attimo) il cardinale, è un tipo
Insomma io in vent’anni di servizio in questa casa io l’ho visto una volta solo
(pausa riflessiva)
ISOLINA: è un tipo lascivo come il cugino
MARTIN: ma scherziamo: il cardinale Romain De Witte e un vero uomo di chiesa tutto d’un pezzo, dopo tutto se ha delle grandi ambizioni deve mantente un contegno conscio al suo stato
ISOLINA: (interessata) tipo
MARTIN: opere di bene e solidarietà: il cardinale: un vero uomo tutto di un pezzo , ormai schiavo dei suoi principi: pensa che l’unica volta che è venuto a trovarci abbiamo trasformato il salotto in una chiesa, fatto sparire tutti gli alcolici : e tutto per poter fregare un altro cugino che era in lizza con il conte per la gestione del patrimonio
(pausa)
Pensa che in questa stanza, al posto dei quadri c’erano tutte le foto dei santi : e quando ha visto la foto di San Martino : il cardinale ha pianto di commozione perché quello è il santo protettore della sua e nostra famiglia;
ISOLINA: ma è il santo dei cornuti
MARTIN: adesso Isolina, non stiamo a generalizzare: però i santi son santi e loro non possono essere cornuti
ISOLINA: (dubbiosa) però il conte mi sembra un pochino cornutello
MARTIN: cara Isolina, loro non sono come noi : loro sono nobili e nella nobiltà questi scambi di amori sono all’ordine del giorno, però non sono corna: loro la chiamano trasgressione ….
ISOLINA: ho capito: grazie per tutte le delucidazioni, ora devo andare a pulire il soggiorno , ci vediamo più tardi, per lo zabaione
MARTIN: grazie ma ma più tardi: ora io devo andare, il conte organizza una festicciola
( Martin e Isolina escono di scena e si siedono)
SCENA QUINTA
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE, CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT
( entra in scena il conte e subito dopo la contessa )
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( sofisticato) mia carissima e crudele Marianne , certo che abusare così della mia bontà e concedersi spudoratamente alle voglie di un plebeo… non è da contessa di Grammont , ma siccome io sono i vedute non ampie ma eccelse io tralascio e dimentico
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: ed io vivemente mi compiacio della tua saputa bontà d’animo ( agita il fazzoletto) ne sono sinceramente commossa
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: cara contessa la tua sincera commozione mi rende un uomo felice: però , io sai che sono curioso : non so ancora come sia “sotto” il nostro Martin?
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: Bernard: vuoi che lo chiamo, e ti fa vedere come è “dotato” sotto
( ad alta voce)
Martin!
( entra Martin composto)
MARTIN: ( con l’inchino) signora ha chiamato!
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: Martin, il signor conte vuole mettere in dubbio l’autenticità e le dimensioni del prodotto che la natura alquanto prodiga le ha donato
MARTIN: ( con imbarazzo) signor conte, se vuole io posso anche mostrarvelo, però non vorrei essere né dare adito a dispute nelle quali posso rischiare la mia incolumità
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: Martin lo mostri, lo mostri senza remore, e mi raccomando senza timori e falsi pudori: sa benissimo che in questa casa tutto è lecito e noi siamo di mente meravigliosamente aperta.
( pausa)
Lei Martin che ha questa fortuna e questa dote!Se ne compaccia, e la mostri!
( disperata cambia tono di voce)
Ahimè ! Non tutti gli uomini possiedono questa fortuna!
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: mia cara a cosa vorresti alludere!
MARTIN: ma signori devo mostrarlo o no!
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: mio caro maggiordomo, se lei me lo mostra : io lo guardo non perché muoia dalla voglia di fare un confronto …. Ma…
(pausa)
Io muoio dalla voglia di spararle due colpi : uno in quel punto e uno al cuore
( aumenta il tono di voce)
Ma con assoluta sicurezza le posso assicurare che non soffrirà più del dovuto, non per lei ma per la mia signora, che non sopporta la gente lamentarsi …
( prende la pistola e la punta sul maggiordomo)
Adesso per favore signor Martin, alzi le mani
( il maggiordomo alza le mani)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: non fare “scemenze” Bernard, ragiona
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: “ scemenze” mia cara che termine plebeo, ma dove lo hai imparato, forse lo hai appreso da questo malfattore.
MARTIN: ( cerca di scagionarsi) no! Il termine “ scemenze” lo ha preso dal vetturino
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ma non ci sono più da un secolo i vetturini.
MARTIN: ( cerca di scagionarsi) signor conte con il termine “ vetturino” io intendo “autista”
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ma cara non mi dire che ti sei concessa anche all’autista .
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT:si amore, ma solo poche volte!
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ma allora dovrò sparare anche all’autista! Ma quanto lavoro mi fai fare amore mio!
Eppure, lo sai che io con il lavoro non ho molto “ feeling “
( amletico)
Intanto adesso devo risolvere questo caso
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: ( seduta limandosi le unghie)
Caro, fai tutto quello che vuoi, ma non mi stare a sporcare il tappeto.
( nel sentire questo, il conte )
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: (previdente) cara non preoccuprti, il tuo Bernard è un nobile previdente.
( pausa)
Tu Martin, non ti muovere! Mi congedo un secondo
MARTIN: ( sempre con le mani alzate) signor conte posso abbassare le mani
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: ( seduta limandosi le unghie) ma si signor Martin le abbassi pure
MARTIN : grazie contessa!
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: (calmo) si le abbassi pure ma non si assenti mi raccomando : deve capire che io non ho più l’età per fare ineguimenti!
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: ( seduta limandosi le unghie) neppure per fare dell’altro
( il conte esce di scena , e ritorna subito in scena con due sacchi dell’ immmondizia gtandi di plastica e una forbice )
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: (calmo) Signor Martin, mi darebbe gentilmente una mano, perché avrei bisogno della sua collaborazione.
MARTIN: signor conte dimentica che sono sempre al suo servizio
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: ( curiosa) adesso caro mi spieghi cosa vuoi fare con quella robaccia, ti sei almeno messo i guanti
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: (calmo) cara questa robaccia serve da stendere per terra, per non machiare il tappeto.
( a Martin)
Signor Martin potrebbe aiutarmi a stendere il telo, mentre io lo taglio
MARTIN: sempre al suo servizio
( il conte e il maggiordomo stendono i telo lo posizionano sopra il tappeto dopo : il conte prende un altro sacco lo fora e fa infilare nel foro la testa di Martin, in modo che il servitore stesso sia avvolto nel saccho di plastica con solo la testa fuori)
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( calmo) signor Martin adesso si metta in questo punto
MARTIN: così va bene?
( il servitore si pavonegia come un modello)
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( calmo) signor Martin preferisce per caso essere bendato
MARTIN: no, signor conte, preferisco vedere in viso la morte!
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: lei è un uomo coraggioso signor Martin
Ora stia fermo che prendo la mira ..
MARTIN: mi raccomando colpisca bene e al cuore
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: lo sa che io sono un buon tiratore!
( il conte prende la mira)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: caro avvisami prima di sparare, sai che non posso soffrire il sangue !
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: allora girati amore, che sparo
( la contessa si vota dall’altra parte e si tappa le orecchie)
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: signor Martin, a tre sparo.
( il conte prende la mira)
Attenzione
(pausa)
Uno
( pausa)
Due
( pausa)
Tre
( invece dello sparo suona il campanello della porta d’ingresso, il conte interrompe tutto )
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( deluso e amaregiato) ma adesso ci mancavano anche questi scocciastori: in questa casa non si riesce a finire un lavoro… basta non ne posso più
( rimette la pistola in tasca)
( suona il campanello della porta d’ingresso)
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( deluso) ancora: ma chi sarà mai!
MARTIN: se vuole, posso andare ad aprire
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: si Martin, vada ad aprire : mentre io vado in camera a rifarmi un po’ il trucco
( la contessa esce di scena)
MARTIN: ( ancora avvolto nel sacchetto di plastica) allora vado ad aprire ( fa per muoversi)
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: no in questo modo no!
( lo libera tagniando con la forbice il sacchetto )
Adesso può andare!
Ma prima raccolga il sacco per terra e lo porti ordinatamente nel ripostiglio.
( Martin raccoglie tutto lo piega e va per portare tutto nel ripostiglio)
Signor Martin questo increscioso fatto , non è dimenticato: si ricordi che questo che abbiamo lasciato in sospeso, lo riprenderemo in futuro con le solite modalità
E adesso vada!
( Martin fa l’atto di uscire di scena con i sacchi in mano)
Signor Martin io per oggi non voglio più vedere il suo viso, quindi nel ripostiglio troverà delle maschere di carnevale, per gentlezza le ordino di indossarne una e la tenga per punizione per tutta la serata : ora vada …
( Martin esce di scena )
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: chiunque siano : coloro che vengono a disturbare la mia quiete, se sono inopportuni, Martin con parole adeguate li scaccerà: se sono ospiti graditi è giusto che faccino un poco di anticamera
( il conte esce di scena)
( suonano alla porta di ingresso)
( entra in scena Martin irriconoscibile con una maschera di carnevale)
( il maggiordomo mascherato va ad aprire la porta d’ingresso)
(musica)
FINE PRIMO ATTO
( musica)
SECONDO ATTO
SCENA PRIMA
MARTIN , ISOLINA, BARONESSA MARCELLA DE VERMONT, CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC, CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT
( Martin apre e la baronessa vede l’uomo mascherato)
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: (sorpresa) signor conte, in questa casa ogni giorno è una sorpresa
( ride)
MARTIN: ( invita la baronessa ad entrare) prego baronessa Marcella De Vermont si accomodi, lei è la benvenuta
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: è sempre un immenso piacere entrare in questa casa da sempre culla del fior fiore della nobiltà francese
(entra e si accomoda)
Avevo proprio bisogno di riposarmi: se lei sapesse, sono così stanca!
( suona il campanello della porta d’ingresso)
( Martin va ad aprire)
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( sorride) buona girnata mio caro , io sono la contessa Manola Yvonne De trussac, il conte che io tra parentesi non conosco mi ha invitato a trascorrere qualche ora piacevole nel suo salotto.
MARTIN : prego contessa si accomodi
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: che strana casa, molto caratteristica, perfino la servitù ha la maschera
( La Contessa si accomoda e appena entrata vede la baronessa Marcella e le due si abbracciano)
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( affabile) Contessa Manola, anche lei qua: ma che piacere
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( affabile) mia cara Baronessa io non mi aspettavo di trovarla in questo salotto: mi fa molto piacere rivederla,( la guarda) ma quanto tempo è passato
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( affabile) due anni buoni mia cara Manola , da quando lei si è traserita con la famiglia in un’altra città
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( affabile) Vienna, baronessa : l’altra città è Vienna
(patetica)
Cara Manola: cosa vuole: il Conte : mio marito è sempre impegnato in tutta europa per affari ed io sua degna consorte, sono quasi costretta a seguirlo in tutto il suo vagabondare
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( affabile) se non altro cara Manola, lei vive una vita molto intensa: non come la mia : sapessi che noia
(pausa)
La mia vita : divisa tra Parigi, Saint - Moritz e Saint – Tropez: sapesse che noia: (pausa) se mio marito continua a farmi fare una vita così: io mi separo!
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( affabile) certo Marcella che questi uomini dopo un certo periodo diventano noiosi; persa che mio marito non sapeva cosa fare, allora si è comprato una Bentley , ma cosa se ne facciamo: ne abbiamo altre sei
( pausa)
Noi siamo pieni di automobili e di autisti : pensi che abbiamo due autisti uno per lui : così può bere quanto vuole
( pausa)
E che gioia: un autista anche per me : ma non è stato carino: mio marito mi ha regalato un autista … per potermi permettere di sorseggiare un drink senza avere il timore di combinare guai : perché sa che io quando bevo e guido divento un danno
( pausa)
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( affabile) lo voglio anch’io il mio autista personale io avrei un givanotto per le mani che ha anche un bel cambio
( ride)
( entrambi ridono)
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( affabile) lei è sempre la solita “ porcellina “ Marcella
( facendo in modo di non farsi sentire da estranei)
intanto posso darti del tu !
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( affabile) ma certamente in fin dei conti siamo due “pari”
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( affabile) tra nobili !
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( si avvicina alla contessa senza farsi sentire)
Volevo dirti che questo palazzo e questo appartamento non mi piacciono per niente: senti hanno un odore di chiuso, un odore stantio, come di ammuffito e poi quella carta da parati … non usa più da anni e questi mobili, inutili e per niente funzionali
( pausa)
Secondo me
( si tura il naso)
Questi mobili, sono ancora i mobili originali del 1700: e sono ancora prima della rivoluzione : pensa forse questo tavolo ha visto Danton e Napoleone
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( affabile) si farebbero la fortuna di un antiquario
(pausa)
Invece : le mie case sono tutte moderne e con tutti i servizi che funzionano , una vera goduria ed anche con la servitù io ho un rapporto più che familiare : sarà anche che il mio tanto viaggiare mi ha aperto la mente e reso molto più libera da steropiti e convinzioni e questo per me è stato un bene
(pausa)
Invece qui!
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( si avvicina alla contessa senza farsi sentire ) sembra di essere tornati in pieno medioevo : ci manca solo che entra un frate francescano con tanto di bisaccia
( entrambe ridono)
( entra Martin vestito da frate con la bisaccia, ma ha sempre la maschera , benedicendo esce di scena)
( le due nobildonne rimangono allibite )
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: io non capisco!
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: (stupita) sicuramente sarà una festa in maschera e noi non ci siamo neppure mascherate.
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( alterata ma senza darlo da vedere) in questo caso, cara mia Marcella :
io ho qua il cartoncino dell’invito
( lo tira fuori dalla borsetta)
Vedi cosa c’è scritto
( legge)
LA SIGNORIA VOSTRA
CONTESSA MANOLA YVONNE DE VERMONT
E’ CORTESEMENTE INVITATA
PRESSO PALAZZO DE WITTE
( a Marcella )
Vedi non c’è scritto, niente della festa in maschera
( la baronesa tira fuori il suo invito e lo legge)
Anche nel mio c’è scritto la solita cosa : però contessa Manola , io conosco da tempo il conte e la contessa : sono due personaggi piuttosto eccentrici però : sono due persone che ancora credono ne giusti valori della nobiltà, che ora purtroppo sono decaduti
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: (calma ) ora comandano solo gli arricchiti: una plebaglia senza capo né coda, a cui basta avere pochi Franchi in banca per credere di comandare il mondo
( pausa)
Ma le cose funzionavano meglio quando al timone del vascello della Nazione c’era il re : si in Francia per tornare ad essere la prima potenza europea ci vuole il ritorno alla monarchia
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( compiacente) certamente, parole sante: hai tutta la mia approvazione
( entra Martin sempre vestito da frate francescano e in maschera)
MARTIN: ( servizievole) le signore desiderano: un Gran Marnier , un Cointrou
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( compiacente) naturalmente un Gran Marnier con ghiaccio grazie
MARTIN: e lei mia carissima baronessa cosa desidera?
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: mio carissimo ed efficentissimo Martin, pur ringraziandola per le sue premure : io non desidero niente , almeno per adesso
MARTIN: sempre al suo servizio Baronessa
( Martin esce di scena)
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: (tesse le lodi al maggiordomo) questo maggiordomo deve essere una persona squisita
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( compiacente) maggiordomi così, ormai non ce ne sono più : adesso tutta la servitù, pensa solo unicamente al denaro : perché nella loro ignoranza non comprendonoi cosa sia la missione e il prestigio che il destino ha loro affidato : avere l’onore di servire un nobile di alto lignaggio
(pausa)
No, loro sono solo plebei, e i plebei non si accontentano: e se non li paghi , si rivolgono ai “ sindacati” …
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( curiosa) sindacati: questo nome non mi giunge nuovo
( pausa)
Ma chi sono questi “ sindacati”
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( curiosa) questo nome l’ho sentito , qualche giorno fa , al circolo della nobiltà : ne stava parlando il marchese De La Penne , non mi ricordo con chi : forse con il signor Martignc , sa quell’arricchito che vende automobili a prezzi stracciati ( ride) auto usate , roba da plebei …
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: non tanto da plebei, anche mio marito ha comprato una macchina da lui
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( stupita e ad alta voce) non mi dire che tuo marito ha comprato da quell’arricchito la Bentley …
( ad alta voce)
E poi una Bentley usata!
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( cerca di zittire la baronessa) silenzio, questa era una confidenza: non vorrei si sapesse in giro
( zittisce)
Silenzio, mi raccomando … non lo stare a dire a nessuno, ne va della reputazione di mio marito e del buon nome della nobiltà …
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: ( alta voce) Manola, fdati di me : non lo saprà nessuno : questo è un nostro segreto
( ad alta voce )
Non lo saprà mai nessuno che il beneamato conte De Trussac ha comprato una macchina usata
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( cerca di zittire la baronessa) si ma ora silenzio e “ acqua in bocca” nessuno deve sapere niente
( entra Isolina sempre vestita da suora )
( la domestica si avvicina piano piano alla contessa e sussurrando vicino all’orecchia)
ISOLINA: ( sussurando) signora contessa, mi scusi ma non so se posso permettermi
( la contessa vedendo Isolina vestita da suora ha un sobbalzo di stupore e poi meravigliata)
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( con stupore ma servizievole) mi dica sorella
ISOLINA: ( sottovoce ) signora contessa, sa per caso se il signor Martignac, sconta bene l’usato?
( La contessa assumendo un atteggiamento altezzoso)
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( con superiorità) ma sorella come posso saperlo, ci vada a vedere di persona …
(alterata)
E poi si ricordi che io
( ad alta voce)
Non conosco assolutamente nessun signor Martignac che vende automobili usate a Nants.
ISOLINA: ( aterata) e no; se per farmi scontare bene la mia vecchia Renault devo andare fino a Nants , è per me più la spesa che l’impresa
( Isolina esce di scena)
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: perché il signor Martignac ha aperto una concessionaria a Nants : buono a saperlo : gli devono proprio andare bene gli affari se ha una gran concessionaria d’auto a Parigi ed una a Nants
( entra Martin con le bevande)
MARTIN: ( scusandosi) signore chiedo umilmente scusa per il mio ritardo , ma ero preso da impegni impellenti
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: lasci da bere e se ne vada
( Martin lascia il vassoio con le bevande e si ritira)
MARTIN: con permesso
( il maggiordomo esce di scena)
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: ( con superiorità) che servizio scadente, io non ci rimango un minuto in più in questa casa : e poi il padrone di casa si fosse fatto vedere almeno un minuto
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT: giusto: che non sia mai detto che noi dobbiamo fare anticamera come dal “ dottore” : no anzi io non faccio anticamera neppure lì
( le due nobildonne di alzano e fanno l’atto di andarsene, quando entra in scena la padrona di casa)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: ( vede le signore alzate e pronte ad andarsene , cerca di trattenerle)
Singore mie, permettete che mi presento : Marcella io e lei ci conosciamo
( Marcella annuisce)
lei invece è la Contessa Manola Yvonne de Vermont, immagino: è un piacere finalmente conoscerla di persona: ( a Marcella) pensa Marcella che fino a questo momento noi due avevamo solo rapporti epistolari: se epistolari si possono ancora chiamare quella orribile forma di comunicazione tecnologico chiamata posta
CONTESSA MANOLA YVONNE DE TRUSSAC: è stato un piacere fare la sua conoscenza contessa, e godere della sua squisita ospitalità ma purtroppo in questo momento ho un impegno inderogabile e quindi devo andare
BARONESSA MARCELLA DE VERMONT : purtroppo Marianne, devo andare anch’io: noi due ci sentiamo sempre … un abbraccio
( la Contessa accompagna le ospiti alla porta )
( le donne sono già fuori scena)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: ( con falso dispiacere) gentilissime e pregiatissime nobildonne, mi dispiace che andiate via, conto di rivedervi al più presto e mi raccomando salutatemi i vostri illustri mariti; l’ultima volta che io e mio marito li abbiamo visti è stato nella concessionaria di auto usate del signor Martignac
(al pubblico)
Ma quelle due cosa avranno da fare di tanto urgente per andarsene via così in fretta
(pausa)
E’ proprio vero: non esiste più la nobiltà di un tempo !
( anche lei esce di scena)
SCENA SECONDA
MARTIN , ISOLINA, BARONESSA LINA LIMONETTE, FABIUS
CLAIR, CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE, CARDINALE ROMAIN DE WITTE
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT
( suonano il campanello della porta d’ingresso, Martin sempre vestito in modo pittoresco e con la maschera sul volto: va ad aprire)
( entrano la baronessa Lina Limonette e la sua dama di compagnia Claire )
MARTIN: ( servizievole) prego signora Baronessa , prego Claire , ogni volta che vi vedo siete sempre più belle
BARONESSA LINA LIMONETTE: caro , dietro la sua maschera si cele un cuore nobile
CLAIR:carissimo, dentro quel vestito da frate ci cela un cuore passionale
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( ride) e si è vestito da frate , e poi quella maschera sul viso
( dubbiosa)
Ma per caso , il conte ha organizzato in mio onore una festa mascherata?
CLAIR: non credo proprio signora , altrimenti era tutto specificato nell’invito
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( ride) ha con se l’invito Louise:
CLAIR: non ho bisogno di avere con me lo scritto lo ho ben memorizzato e le posso assicurare: che non si parla affatto, di ballo in maschera.
( le due donne entrano e si siedono nel salotto)
MARTIN: ( servizievole) signore abbiate la pazienza di aspettare un attimo, e il conte sarà al più presto da voi
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( ride) si sono proprio curiosa di vedere il conte e la contessa: chissà quante cose avranno da raccontarmi ( ride)
CLAIR: certamente essere accolti , in questo modo diciamo originale : merita una spiegazione di fondo
MARTIN: ( calmo ) ora scusatemi: devo lascirvi, se avete bisogno : io baronessa sono a sua disposizione
CLAIR: ( risponde lei) vada pure Martin, se avremo bisogno: noi non esiteremo a chiamarla
( Martin esce di scena)
BARONESSA LINA LIMONETTE: cara Clair, anche noi avremo bisogno, di un maggiordomo come Martin..
CLAIR: ( attenta) se vuole , io lo posso contattare in privato e convincerlo a passare al suo servizio
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( ammonisce) no: non si può , non è etico e poi non mi sembra corretto nei confronti del conte
CLAIR: ( attenta) se lo dice lei, per me va benissimo
( entra in scena Isolina, sempre vestita da suora senza annunciarsi con uno spolverino pulisce a passo di danza, vede gli ospiti seduti ma lei continua a fare il suo lavoro ignorandoli)
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( vede Isolina vestita da suora) mi dispiace cara Clair ma questa volta si è sbagliata, deve esserci per forza una festa in maschera ?
CLAIR: ( quasi alterata) le assicuro cara baronessa che lei si sbaglia: nell’invito il vestito in maschera non era specificato
BARONESSA LINA LIMONETTE: Clair: non stia lì ferma: mi sembra una statua di marmo: lo chieda!
( Clair si alza e va da Isolina, la quale non si accorge del suo arrivo e con lo spolverino pulisce Clair a passo di dana, come fosse una statua )
( quando Isolina si accorge del danno con indifferenza cerca di guadagnare l’uscita)
CLAIR: ( alterata, e cercando di pulirsi) ma come si permette!
ISOLINA: ( facendo l’indifferente) permettermi cosa? Non capisco : mi dica ?
CLAIR: ( alterata) lei mi ha passato quel “ coso” addosso come fossi un mobile
ISOLINA: ( si guarda in giro) no , signora come fosse un mobile, proprio no ( si guarda intorno) sui mobili bisogna prima passare lo spray rigenerante , sa questi sono mobili antichi :
(pausa)
E su di lei, penso di non avere passato nessun prodotto
CLAIR: ( alterata) ma come si permette: lei si sta prendendo gioco di me !
BARONESSA LINA LIMONETTE: Clair: lascia perdere,! Ne parleremo con il conte
( alterata) la faremo licenziare questa plebea.
( Isolina non curandosi degli ammonimenti continua a spolverare allegramente entrando ed uscendo di scena)
( entra in scena il conte)
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( festoso) carissime amiche benvenute nel mio povero e misero alloggio ( ride) mia cara baronessa, quanto tempo è che non ci vediamo: mi sembra un’eternità , però le posso assicurare che nel mio cuore ho serbato sempre un posto per lei
BARONESSA LINA LIMONETTE: siete sempre il solito adulatore, lei non cambierà mai signor conte : ma midica la Contessa è in casa: morivamo dalla voglia di conoscerla e scambiare quattro chiacchere con lei ( ride ) un po’ di “ gossip” : ma lei signor conte: si faccia vedere: dal vivo sembra ancora più affascnante che nella foto del suo profilo
(pausa)
Signora mi mette in imbarazzo, e in quanto a mia moglie: purtroppo è dovuta uscire per delle comissioni urgenti.
(pausa)
BARONESSA LINA LIMONETTE: ma lasciamo perdere la contessa, sua degna consorte ( ride ) a noi ci basta lei!
CLAIR: lei signor conte è un uomo speciale, un uomo straordinario : è da tanto tempo che sento parlare di lei : ed ora ho finalmente il piacere di conoscerlo di persona
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( festoso) ma chissà cosa dicono di me , quei “birbanti” di nobili: se ci penso, mi viene da ridere
CLAIR: lei signor conte, è una persona molto stimata , un vero pregio per la nobiltà
BARONESSA LINA LIMONETTE: adesso basta Clair, il signor conte potrebbe inorgoglirsi (ride)
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( festoso) ma baronessa, chi è questa meravigliosa ragazza che l’accompagna ( si avvicina le solleva il mento e la guarda in viso) mai una donna così bella è entrata in questo salotto, ma mi dica : lei è forse la reincarnazione della dea Venere
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( ridendo) la smetta signor conte , altrimenti riferisco ogni cosa alla contessa, sua consorte
(pausa)
Questa ragazza, è la mia dama di compagnia : il suo nome è Clair , sa quattro lingue: più latino e greco ed è anche laureata in architettura per interni , ovvero arredatrice
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( festoso) una arredatrice, ne avremo veramente bisogno: signora Clair
CLAIR: signorina, signor conte : signorina!
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( festoso) mi perdoni: signorina, vede ormai sono secoli che i miei avi abitano in questo palazzo, e le posso assicurare che i mobili non sono mai stati né cambiati e né spostati
CLAIR: signor conte, per dare aria a questa casa: io le consiglio
( si alza di scatto gira per la stanza e segna i mobili ad uno ad uno)
Vede: questo andrebbe eliminato !
(pausa)
Anche questo !
(pausa)
E questo !
Solo così signor conte si può godere appieno la lucentezza e il valore della stanza !
( entra in scena Isolina)
ISOLINA: ( entra in scena prepotentemente) i mobili rimangono dove sono !
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( ridendo) ma signor conte , ha sentito che insolenza : addirittura una serva: si permette di commentare e criticare il comportamento del proprio padrone : adesso per non essere villipeso da tutto il circolo della nobiltà ( ad alta voce) la licenzi
CLAIR: ( perplessa ) ma è una suora, quindi telefoni subito alla badessa del convento
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( in imbarazzo) no, vedrò con calma ( cerca di scusarsi) farò decidere alla contessa, paticamente è una sua dipendente
ISOLINA: ( alterata) in questa casa : non si sposta nessun mobile!
( suona il campanello, Isolina va ad aprire, entra l’idraulico)
( Isolina va ad aprire e vede l’idraulico )
ISOLINA: (vestita da suora) il signore desidera !
FABIUS: ( si presenta, voce possente da lavoratore ) io sono l’idraulico, sono venuto per riparare la perdita del lavabo del bagno
ISOLINA: ( imperiosa) cosa aspetta, entri e faccia il suo lavoro a più presto: è inamissibile: si chiama un idraulico e questo viene dopo tre giorni …
FABIUS: ( entra e guarda il foglio di chiamata) il nostro è un mestiere dove siamo sempre meno ( alterato) perché i giovani prefericono i lavori d’ufficio e non c’è continuità: sorella, io non capisco : l’indirizzo è giusto, ma non pensavo di trovarci un convento!
ISOLINA: ( imperiosa) questo, non è un convento: ma poi a lei non deve interessare, venga che le faccio vedere il bagno è la perdita d’acqua …
FABIUS: ( quasi irritato) vengo: vengo , aspetti che prendo i miei attrezzi ( prende la borsa ) ma mi raccomando, non mi metta fretta , perché il lavoro va fatto bene e con calma
( Fabius entra in scena e nel vederlo , il conte la baronessa e Clair lo applaudono)
FABIUS: ( sorpreso) io sono stato a lavorare in tante case , ma non ho mai avuto un’accoglienza simile …
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( ridendo) ecco l’uomo che cercaamo
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( euforico) finalmente un uomo di fatica; sei signor : signor? Non mi sembra di conoscerlo?
FABIUS: Fabius Lapperier
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( ridendo) Lapperier…. Lapperier lei è per caso, parente del conte Lapperier di Tolone: un uomo di una gentilezza incredibile
CLAIR: si : un uomo con una pacatezza e una flemma incredibile, un vero nobile
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( si avvicina al viso di Fabius e con le mani ne mette in risalto il profilo)
Si in effetti ha il naso pronunciato, diciamo alla greca ( lasciando con le mani il viso del povero Fabius e rivolgendosi verso la baronessa) ha notato baronrssa
( la baronessa ride, risponde Clair)
CLAIR: io mi permetto di rispondere alla domanda, anche se non è rivolta alla mia persona:
( la baronessa con un cenno da l’asenso)
CLAIR: per me questo signore, è veramente il conte Fabius Lapperier , in incognito perché il conte è un mattacchione
BARONESSA LINA LIMONETTE: si il conte è un mattacchione!
FABIUS: io non so chi sia questo conte che si chiama con il mio stesso cognome : io so soltanto che dal momento in cui sono entrato in questa casa io faccio scattare la tariffa ( fa il segno dei soli con pollice ed indice della mano destra) e sono soldi, per questo fate voi!
ISOLINA: (preoccupata) andiamo subito a vedere il lavabo.
BARONESSA LINA LIMONETTE: carino! Il conte travestito da operaio vuole andare a vedere il lavabo ( sorridente) ma che bella trovata : gioia mia, bel conticino!
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( ride) gioia mia, bel conticino : che bella battuta la voglio ridire subito domami al circolo
( tutti ridono meno Isolina)
ISOLINA: adesso basta ridere! Signor Lapperier a lavorare, mi segua che le indico la strada.
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( alterata) come sarebbe a dire ; mi scusi signor conte : ma come si permette questa “ suora” o “ sorella” a dire “ signor Lapperier venga che le indico la strada” ( iritata) ma chi comanda in questa casa: signor conte questa donna sta offendendo sia l’abito che porta , sia la stessa nobiltà
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( con imbarazzo) vedò di rimediare …. Domani …
CLAIR: ( alterata ) non esite nel vocabolario la parola domani : ha bisogno di una pena esemplatre
( pausa)
Ora!
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( con imbarazzo e con un filo di voce) Isolina, per favore si ritiri nelle sue stanze e vada a recitare le orazioni della sera
ISOLINA: le ho già dette
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( con imbarazzo e con un filo di voce) allora vada a ripeterle
ISOLINA: si padrone
( Isolina dicendo sottovoce qualche parola di troppo esce di scena)
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( alterata) ma che insolente, bisogna subito telefonare e farla punire dalla badessa
CLAIR: si una punizione esemplare, e che sia da monito sia per tutte le religiose che per le laiche.
FABIUS: ma io cosa devo fare!
BARONESSA LINA LIMONETTE: intanto cominci a spostare i mobili !
CLAIR: ( indica un mobile) questo fuori
FABIUS: ma non posso, io ho un’infiammazione al nervo sciatico: ( mostra la gamba ) a me fa male : qui ( indica con il dito indice) per tutta la gamba fino al polpaccio
CLAIR: ( sorridente) signor conte, la smetta di prenderci in giro e ci dia una mano
FABIUS: io sono un idraulico e sono venuto per … il …
( Clair trascina Fabius verso il mobile più vicino)
CLAIR: avanti facciamo in un attimo
FABIUS: ( non comprende) ma signora sa che tutto questo è un supplemento al levoro: e la fattura a chi devo consegnarla?
BARONESSA LINA LIMONETTE: conte Lapperier, la smetta di scherzare e dia una mano a Clair: diamo più luce a questa stanza
( il Conte padrone di casa disperato si dispera, accasciato su una sedia )
( Clair e Fabius liberano la stanza dai mobili)
BARONESSA LINA LIMONETTE: adesso in questa stanza c’è più luce e più spazio, senta come si respira bene
( la contessa si alza e respira a pieni polmoni )
FABIUS: ( alterato) basta me ne vado, ma vi posso assicurare che il tempo che ho perso ve lo faccio pagare: presto, sentirete il mio avvocato!
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( con imbarazzo) l’avvocato no! L’avvocato no! Questa volta è veramente la fine
( il conte sempre disperato ed accasciato sulla sedia non presta molte attenzioni)
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( euforica) visto conte, questa stanza ormai è diventata una sala da ballo:
guardi signor conte come balla bene la mia Clair
( Clair balla a centro scena)
E che bel “culo” che ha: sodo come il marmo e che “ seno” è una donna perfetta la mia Clair
( anche la Baronessa balla con la sua dama di compagnia, mentre il conte rimane seduto sulla sedia, disperato ed accasciato )
( si sentono dei passi, la porta è aperta ed entra il Cardinale , nol vederlo la baronessa non smette di ballare anzi lo invita a danzare con lei)
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( euforica rivolta al cardinale ) e tu chi sei? Un altro nobile, discendente dal re di Francia come il conte , o sei un nobiletto dell’ultima ora , che si è vestito da cardinale per la festa in maschera ( ride) non essere così triste: vieni a ballare con noi
( prende il Cardinale e lo fa ballare: mentre il conte è sempre accasciato e disperato sulla sedia)
( ad un cenno del cardinale cessa la musica)
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: adesso basta: cosa sta succedendo in casa mia?
CLAIR: un altro nobile vestito da vescovo, sicuramente un’altra trovata del conte
BARONESSA LINA LIMONETTE: lei è un gran mattacchione signor conte
( il conte seduto fa cenno di no)
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: il male è entrato in casa mia ( si fa il segno della croce) sia lodato gesù cristo!
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( la baronessa non comprende bene) si è slogato gesù cristo ? E dove si è fatto male!
CLAIR: ( ridendo) si è slogato un piede mentre andava al “ moulin roushe “
( entrambe ridono)
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: adesso basta! Andatevene tutti via da casa mia: “ nobilame “ da strapazzo, voi siete la reicarnazione del male : solo il conte deve rimanere!
BARONESSA LINA LIMONETTE: ( alterata) ma come si permette! E chi è lei …
CLAIR: lei non sa che noi siamo la crema della nobiltà francese
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: ho detto, gentilmente e per amore di dio : di uscire!
BARONESSA LINA LIMONETTE: conte lei è il padrone di casa: per favore faccia qualcosa!
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( con imbarazzo) purtroppo è così: bisogna andare!
CLAIR: e se noi non volessimo andare!
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: in questo caso arrivano i cavalieri dell’apocalisse ( mostra minaccioso una mano nell’atto di dare uno schiaffo)
BARONESSA LINA LIMONETTE: (delusa) in questo caso andiamo: ma lei signor conte , di questo disonorevole gesto ne dovà rendere conto al circolo della nobiltà.
CLAIR: ( rivolta al conte) si vergogni!
( le due donne escono di scena, rimane in scena il conte )
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: ( rivolto al conte) e lei chi è ? Cosa aspetta ad uscire da questa casa
( anche il conte esce di scena)
SCENA TERZA
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE, CARDINALE ROMAIN DE WITTE
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT
( Isolina e Martin sono in veri padroni di casa, ovvero la contessa e il conte)
(pausa)
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: ( ad alta voce) signor conte, signora contessa : lo so che ci siete e mi avete sentito arrivare: per cui io vi consiglio di uscire altrimenti le conseguenze saranno per voi oltremodo sgradevoli.
( musica ) ( canti gregoriani)
( entrano Martin vestito da frate francescano senza maschera e Isolina vestita da suora )
( nel vederli il cardinale rimane subito sbigottito , ma poi piacevolmente sorpreso)
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: signor Conte Bernard Leon De La Motte e Contessa Marianne Lilith Grammont : sono piacevolmente sorpreso nel trovarvi con questi abiti che rispecchiano in voi sublime fede e pentimento : nel vedervi posso assicurare di avere deposto in mani pie tutti i miei possedimenti e i miei denari
( i due si inginocchiano a baciare l’anello al cardinale )
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: perdonateci per quella gente che lei ha trovato in casa sua : noi eravamo intenti a recitare le nostre quotidiane orazioni ma loro si sono introdotte in casa senza naturalmente il nostro volere
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: perdonate mio signore
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: io vi perdono miei cari: ma ora alzatevi figli miei, perché tutti noi uomini di carne siamo pecccatori
( i due si alzano)
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: cari figli di santa madre chiesa: io sono venuto a trovarvi per avvisarvi che nuovi luttuosi eventi presto si abbatteranno sulla santa romana chiesa
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: cosa sta succedendo emminenza!
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: mi è giunta notizia certa che il santo padre sta male
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: allora preghiamo, e insieme diamo un pater, ave e gloria per far si che il signore con la sua mano guarisca il santo padre
(pausa)
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: (calmo) ma contessa cosa dice, figliola ; bisogna si pregare ma per fare in modo che il signore che dall’alto vede e giudica si prenda presto questo suo figlio prediletto e lo accolga al suo fianco nel regno dei cieli.
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: perché emminenza!
(pausa)
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: perché dopo il suo trapasso , ci sarà un nuovo conclave ed una nuova fumata bianca ed io spero vivamente di diventare un nuovo vicario di cristo e portare la chiesa ad una sublime santità …
(pausa)
E per questo mi servono soldi in contanti
( fa segno di diniego con il dito indice) non assegni, ma contanti per aiutare la mano dei cardinali a scrivere il mio nome e con l’altra dare a loro il denaro per svolgere opere di bene …
(pausa)
Per questo ho deciso di mettere tutto in vendita , per far si che il signore che dall’alto ci protegge faccia in modo che mi scelga come suo vicario e vescovo di Roma, nel frattempo vi rinomino tutori di tutto il mio ingente patrimonio
( pausa)
E con questo, io vi benedico
(pausa)
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: grazie futura santità
(pausa)
CARDINALE ROMAIN DE WITTE: ( fa un gesto scaramantico) signor conte faccia silenzio che porta male!
( pausa)
E ora baciate l’anello che me ne vado : sia lodato gesù cristo
( i due baciano l’anello)
(esce di scena)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: e adesso come facciamo?
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( per niente preoccupato) prima di tutto bisogna sperare che il papa non muoia: e poi non preoccuparti : in tutti questi anni abbiamo rubacchiato abbastanza dal conto corrente del cardinale da permetterci di vivere di rendita per tutta la vita
( ridono)
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: ( ride) e questa volta con questo travestimento lo abbiamo fregato meglio del solito
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ora per festeggiare ce ne andiamo al circolo della nobiltà
CONTESSA MARIANNE LILITH GRAMMONT: ( ride) ma lì ormai dopo questo fatto !
CONTE BERNARD LEON DE LA MOTTE: ( sorridente) allora ce ne andiamo a rilassarsi in Costa Azzurra
( si abbracciano e ridendo escono di scena)
SIPARIO