PARTIRE
Commedia in tre atti di Gherardo Gherardi
PERSONAGGI
ANTEO DIANA, industriale
PAOLO VERONDA
ANDREA MATTINI
GIULIO, fidanzato di Annie
MARSANI, impiegato di Anteo Diana
ANNIE, figlia di Anteo Diana
MIMI, dattilografa di Anteo Diana
VERA CHINI
MISS JANE, istitutrice di Annie
MEDICO
MATTIA, autista
RAGAZZO.
AL PARCO DI NOTTE
ATTO PRIMO
QUA D R O P RIMO
Quando si alza la tela Paolo e MIMI sono seduti su una panchina. Paolo imbraccia una chitarra e canticchia la famosa canzone napoletana « Me ne voglio j a l'America ».
MIMI - Bella, questa è veramente bella, lo vado pazza per le cannoni d'amore.
PAOLO - Si capisce, una ragazza...
MIMI - E lei no?
PAOLO - Così...
MIMI - Fa lo sdegnoso, ma quando dice amore, ci mette tre emme dal gusto che ci prova.
PAOLO - Eppure non sono innamorato.
MIMI - Non è gentile,
PAOLO - Eh, che cosa devo dire, che l'amo? La conosco appena. Ci siamo visti oggi al cinematografo. Mi ama lei forse?
MIMI - Ma allora perchè mi ha accompagnata a spasso questa sera?
PAOLO - Cosi. Qualche volta mi sento solo...
MIMI - Come sarebbe a dire? Sono ima ragazza seria, sa?
PAOLO - E chi ne dubita?
MIMI - Quando un uomo dice che si sente solo è segno che va in cerca dì una compagnia provvisoria...
PAOLO - Ah, se la intende còsi, la riaccompagno subito a casa...
MIMI - Non dico questo. Dico che se un giovanotto invira una signorina a passare una mezz'ora dì sera ai giardini pubblici...
PAOLO - Fa un sacramento.
MIMI - No, ma non dirà che non la compromette.
PAOLO - Ma lei sa chi sono.
MIMI - Io non so niente. So che lei sì chiama Paolo Veronda... Che ha venticinque anni.
PAOLO - Che sono disoccupato. Basta questo a scaricarmi di qualsiasi responsabilità.
MIMI - Ma è sperabile che troverà un posto, no?
PAOLO - Un posto stabile?
MIMI - Sicuro.
PAOLO - No, no. Un posto, magari, ma non stabile... Ma lasciamo andare (ricomincia a cantare « Me ne voglio j a l'America »).
MIMI - Che cosa dice?
PAOLO - Io penso, signorina, che un uomo prima di chiudersi definitivamente in un impiego stabile deliba provare cinque o sei volte la disoccupazione.
MIMI - Bel divertimento!
PAOLO - Richiede una certa dote di buona salute, sopra tutto per via dei pasti. Ma alla fine è la bella avventura di coloro che I»On hanno nulla da giuocare...
MIMI - Non capisco.
PAOLO - (ritenta di cantare).
MIMI - Mi spieghi. (Una eoppia dì genie mediocre si avvicina lentamente e si siede, le spalle agli altri due, nella panchina accanto)
PAOLO - Vede, signorina... Un giovanotto che entra in un impiego e ci resta per tutta la vita, vive una volta sola, una vita sola. Se invece uno ha la fortuna di farsi cacciar via di quando in quando, vive altrettante vite e punta altrettante volte la sua posta nel giuoco della sorte.
MIMI - È la prima volta che lei è disoccupato?
PAOLO - Si. Non credevo che la cosa fosse tanto inebriante. Mi sono trovato sulla strada e ho sorriso a uno sconosciuto che m'è passato accanto come se fosse stato il primo abitante di un paese nuovo al quale fossi appena, appena sbarcato.
MIMI - Che tipo!...
PAOLO - Io ebbi la sensazione che Iddio avesse cancellato il passato della mia vita per farmi ritornare da capo.
MIMI - Beato lei... Evidentemente non ha pensieri.
PAOLO - Io vivo con poco, sono solo, sono sobrio come un cammello e quando mi sento triste (canta),
MIMI - (dall'altra parte) Oh, senti che bella voce... ( I due sì baciano).
PAOLO - Be'?
ANDREA - Avanti, avanti... Va benissimo...
PAOLO - Niente affatto. Per chi mi prende?...
VERA - Continui, per piacere... La luna, la notte, la musica...
PAOLO - Ma, mi pare una certa cosa (ricomincia a cantare) (guarda i due che si abbandonano alle loro tenerezze e si interrompe) Insomma... Mi dispiace...
ANDREA - Ma allora è inutile cominciare, per fare queste figure...
PAOLO - Be', è meglio che me ne vada...
MIMI - No, restiamo un poco ancora.,
PAOLO - Quello lì mi ha dato la sensazione di avere trovato un impiego stabile.
MIMI - Ma no... Mi racconti... E adesso che cosa pensa di fare?
PAOLO - (pausa) - Partire.
MIMI - Per dove?
PAOLO - Non lo so. Partire. In vita mia non sono mai partito. Ma ora mi decido. Prendo il primo treno che mi capita e mi abbandono al caso.
MIMI - IL caso dei binari e degli orari non è sorprendente.
PAOLO - Perché? Si parte per un viaggio banale qualunque e sì incontra il caso, l'avventura... Un dente dell'ingranaggio della vita ini prende e mi porta chissà dove. La sorpresa incomincia allora. Partire è più emozionante che cavare, che sognare, che amare...
MIMI - Oh, questo poi! Si vede che non è mai stato innamorato...
PAOLO - Può darsi, ma, se mai, la colpa è del cinematografo.
MIMI - Perché?
PAOLO - Perché ha diffuso la tecnica del bacio fra le ragazze da marito- Adesso non ci vuol niente a farsi baciare da qualunque ragazza.
MIMI - Mi fa ridere.. Provi.
PAOLO - Fossi matto! Preferisco firmare una cambiale. E poi baciare vuol dire restare, inchiodarsi...
MIMI - Ma che cosa aspetta allora?
PAOLO - Di potermi pagare il viaggio. Non sono abbastanza romantico per trovare piacevole andare a piedi. Intanto ho dato un appuntamento alla fortuna.
MIMI - A che ora?
PAOLO - Pu6 venire quando vuole. Io no» mi muovo...
MIMI - Bel tipol Fa qualche cosa almeno per invitarla ad affrettarsi?
PAOLO - Come no?... Canto, (canta). (entrano dal fondo tre personei un giovanottone elegante, ma grossolano, Gxuuo, e due donne pure matto eleganti: Annie, giovane e arcigna, miss jane, mena giovane ma più allegra. Si fermano a sentire cantare).
ANNIE - Ma andiamo, vieni via...
GIULIO - E aspetta. Che fretta hai? Tanto tuo padre ci deve raggiungere con l'automobile...
ANNIE - Non vorrai stare a sentire quella musica...
MIMI - (scappando) . Mamma mia! Guarda chi c'è...
GIULIO - Vado passito per le canzonette...
MIMI - È finita?
PAOLO - (tìmido)- No... Ce n'è un altro pezzo.
ANNIE - Ma ti pare con veniente trattenere la MIA fidanzata in un giardino pubblico di notte?...
ANDREA - Ma insomma! Non si «a in pace un momento...
GIULIO - Silenzio voi...
ANDREA - (alzandosi provocante) - Dice con me lei?...
GIULIO - Con lei…..
ANDREA - Senta, il mio caro uomo... (Giulio lo afferra per un polso e lo costringe a riprendere il suo posto sitila panchina) Ahil
ANNIE - (fremente) - io vedi.. Lo vedi...
GIULIO - È' quello che dico io. Lo vedi? Con me, niente paura...
ANDREA - Non c'è più pace da nessuna parte... Si va al cinematografo nei secondi posti, c'è l'aristocrazia. Si va in treno la terza classe... Chi trovi? L'aristocrazial Ma ci lascino almeno i giardini pubblici!
GIULIO - Silenzio… Giovanotto... Musica...
ANNIE - E va bene... (decisamente si va a sedere vicino a
PAOLO - con fate burbero) Avete sentito? Suonate. Cantate...
PAOLO - (timido) - Che... Che cosa vuol sentire?...
ANNIE - Ma... quello che volete. Ne sapete tante?
PAOLO - Sì...
ANNIE - E trovate che sia uno studio utile?
PAOLO - Non è uno studio... Di sera, per la strada, d'estate, ci sono tante finestre apèrte. Ogni finestra aperta corrisponde a una radio che suona... Mi appoggio a una cantonata...
ANNIE - (ride di scherno brevemente)
PAOLO - Perché? Che cosa ho detto?...
ANNIE - Romantico, eh?...
PAOLO - Perché mi guarda?
ANNIE - Non ne avevo mai visti...
GIULIO - Lo vedi che valeva la pena di fermarsi?
ANNIE - (ride) - Cantate, cantate...
PAOLO - (tìmido) - Sì, signorina... (attacca ma a stento) (Vera e Andrea sì baciano ancora) (tutti si voltano da quella parte)
ANNIE - (urtata) - Oh, questo poi.... Fermatevi... Non avete sentito?...
MISS - Ah...
PAOLO - È inevitabile, signorina... Anche prima tale e quale... Si vede che è una malattia...
ANNIE - (a Giulio) - Hai gli occhi lucidi. Che sciocco che sci!.. Ne hai abbastanza, o no?
GIULIO - Ma tesòro mio, aspettiamo tuo padre... Prego, giovanotto... Prendete e cantate... (gli offre una moneta)
PAOLO - Oh, ma le pare? Non accetta..
ANNIE - To'... E perché?...
PAOLO - Ero io che credevo dì fare a quei signori l'elemosina.
ANNIE - Oh... Ma sentilo... (a Giulio) Hai capito che bella figura hai fatto?... (a Paolo Ma allora, perché andate in giro con quella chitarra?
PAOLO - Non è un'abitudine. Un amico ha voluto fare una serenata alla sua bella e l'ho accompagnato...
ANNIE - (guardando verso Andrea che colma di moine Vira) - Ma guardi quei due...
GIULIO - Smettetela di baciarvi...
ANDREA - Ma io non faccio rumore... (risate).
MISS - Non è divertente tutto questo?
ANNIE - Quando dirà a mio padre che la mia dama di compagnia si compiace di certi passatempi...
GIULIO - Ma andiamo, Annie, smettila, per una fuonatioa...
GIULIO - Ci vuole un po' di poesia nella vita...
ANNIE - E va bene. Vi lascio alla vostra poesia. Io me ne vado. Buona notte, giovanotto. E" inutile che vi fermiate sotto la mia finèstra anche se la trovate aperta. Non ho la radio, (sta per uscire quando si ode un fragore e un grido, mentre una luce attraversa come una saetta la scena; tutti si voltano verso il luogo donde ì ve-nato attesto rumore seguita da un profondo silenzio).
UNA VOCE - Aiuto...
ANNIE E MISS - (si stringono alle braccia di Giulio, Vera e Andrea. Mimi sempre invisìbile).
ANNIE - Che cosa è accaduto?... (immediatamente tutti gli uomini si dirigono di corsa verso quella parte, le donne restano sole).
VERA - Dio, che cosa sarà mai accaduto?... (cerca di unirsi alle altre due).
MISS - Ma si scosti... Lei chi è?...
VERA - Ma è successa una disgrazia...
MISS - Va bene, ma si presenti...
VERA - Mi chiamo Vera... Vera Chini...
ANNIE - (verso l'interno) - Giulio... Che c'è?... Papà... (effettivamente Giuwo entra tenendo un braccio sotto l'ascella di Anteo Diana, vecchietto arzillo e rubizzo che procede lentamente) (Antro sì siede sulla panchina) (dietro viene Mattia, l'autista, con Paolo),
ANNIE - Papà, ma che cosa ù è saltato in mente?
ANTEO - A me? Non ci pensavo nemmeno...
GIULIO - Ho mandato quel tale che era qui . a cercare un medico. Ci una farmacia appena fuori dei cancelli...
ANTEO - Che colpo... che colpo!...
ANNIE - Ti senti male da qualche patte?...
ANTEO - No, ma non vuol dire-.. Sono pratico, fi male si sente dopo.
ANNIE - Ma come è andata, Mattia?...
MATTIA - C'era un albero....
ANTEO - Ah, guarda. Mi dice che c'era un albero.
ANNIE - Mattia ho paura che siate invecchiato...
ANTEO - È ombroso... Una volta c'erano i cavalli ombrosi. Adesso ci sono gli autisti ombrosi... Insomma l'importante i di risolvete questo problema: cozzare contro i platani...
MATTIA - Ho udito delle voci... Mi pareva un litigio... Capirà, un litìgio di notte, al parco... Fa una certa impressione. Ho perduto la testa.
ANTEO - E io una gamba.
ANNIE - Papà... Hai perduto una gamba?
GIULIO - Dice per dire...
MISS - (confortando Annie) - Coraggio, coraggio... Dopo tutto non è la prima volta che capita...
ANNIE - Ma una volta o l'altra ci resta...
GIULIO - Ma no... Oramai ci ha fatto la pratica.
PAOLO - Perché, le è capitato qualche altra volta?
ANTEO - (a Paolo, stupito) - Buona sera.
GIULIO - Scostatevi...
ANTEO - Perché? Può stare qui... Resti, resti...
PAOLO - Grazie... Se posso essere utile...
ANTEO - Con la chitarra?...
PAOLO - Se vuole...
ANNIE - Per carità...
ANTEO - Non e prudente. Per passare il tempo si potrebbe anche sentire un po' dì musica... Ma non è prudente... Sono pratico... Il medico potrebbe interpretare la cosa in senso contrario alla liquidazione che mi spetta... Oh... Non se ne offenda sa?... Ma vede, io in fatto di assicurazioni sono meticoloso.
MISS - Giulio, accompagnatemi sul luogo del disastro! Mi place tanto...
GIULIO - Si... andiamo a vedere, quella macchina... (escono).
ANNIE - Papà, come va?
ANTEO - Uhm...
PAOLO - Si sente male?
ANTEO - Appunto non mi sento niente... Forse la botta ritarda un poco sul tempo consueto... Ma è un fatto che non mi sento nulla. Di solito...
PAOLO - Di solito?...
ANNIE - Papà... Non rispondere.
ANTEO - Perche? Non c'è niente di male a confessare che per me essere investito è una specie d'abitudine...
ANNIE - Sembra che te ne vanti...
ANTEO - Ma no... Non mi vanto, Tutl'al-tro. Ma la verità è che due o tre volte all'arino... qualche cosa mi capita.. Sono stato investito da tutti i veicoli possibili e immaginabili, tranne le carrozzine dei neonati e i treni.
PAOLO - Ma come ha fatto a evitare i treni?
ANTEO - Caro mio... Quando mi sono accorto che tutti i veicoli a trazione mec canica avevano una simpatia spiccata per la mia persona, ho smesso di viaggiare...
PAOLO - Non viaggia più?
ANTEO - No. La mia vita è chiusa dentro la prima cerchia dei passaggi a livello.
PAOLO - f. una disgrazia, no?
ANTEO - Peggio morire sfracellato sotto un direttissimo... Perché non la scappo, sa? Non la scappo... Sto fermo d^lle ore prima di attraversare la strada. La voglio vedere proprio deserta. Ma quando mi decido a passare, ecco che miracolosamente sorge dalla terra un'automobile a discreta velocità... E io sotto.
PAOLO - Fortunatamente sempre senza conseguenze...
ANTEO - Senza conseguenze.... dolorose...
ANNIE - Papà, basta... Non andrai a raccontare i tuoi affari al primo che capita...
ANTEO - (n'entrando) - Il medico viene subito.
GIULIO - (rientrando a sua volta fregandosi le mari e rimettendosi il paletot) - Fatiche inutili... Credo che quella macchina non si staccherà mai più da quel platano.
ANTEO - Si è incastrata?
GIULIO - Eternamente.
ANTEO - Mattia fa le cose all'antica. Durevoli.
GIULIO - Come va?
ANTEO - Questa volta... Non c'è niente da fare, credo. Non mi sono fatto nulla.
GIULIO - Dopo tutto è tempo che lei si prenda il mediato riposo.
ANTEO - Non sono stanco per nulli,
GIULIO - Ma che cosa vuole di più?... Ha incassato in tutto quasi trecentomila lire di indennità d'assicurazione per investimenti patiti...
PAOLO - (un fischio di meraviglia).
ANTEO - Cosa c'è?
GIULIO - Giovanotto, siete pregato di non srare a sentire i nostri discorsi...
PAOLO - (volgendosi a Andrea e a Vjha) -Avete sentito? Bella maniera di fare i quattrini...
ANDREA - Porco borghese...
PAOLO - Come fate a capire che è un borghese?...
ANDREA - Ci vuol poco. Se un'automobile viene addosso a me, mi ammazza. Lui no. Lui ci fa un affare. Caro mio. C'è tutto un sistema sociale da riformare!
ANTEO - Ahi!
ANDREA - (gli si butta addosso per soccorrerlo), (tutti gli altri attendono in ansia).
ANNIE - Ma questo medico...
MISS - Largo, largo.
ANTEO - (levandosi di dosso le mani di Andrea) - Ma chi è lei?
ANDREA - Sono quello che è andato a cercare il medico...
ANTEO - Ma non è una buona ragione per tastarmi...
ANNIE - Oh, ecco il dottore... Questo è mìo padre...
MEDICO - (entrando) - Dove sono gli investiti?
ANTEO - Ah, dottore. Le ho tutte contro...
PAOLO - Le vetture...
MEDICO - Respiri. Forte. Le gambe (tasta) male? No. Testa? (guarda la testa da tutte te parti trattandola come una palla) Niente.
ANTEO - Quanta forfora, vero?
MEDICO - Faccia il piacere... Si alzi...
ANTEO - E’ impossibile.
MEDICO - Perché?
ANTEO - Ho paura.
MEDICO - (lo prende alle ascelle).
ANTEO - No, no, no...
GIULIO - (aiutando il medicò) - Ma andiamo». (rimettono in piedi Anteo).
MEDICO - Cammini.
ANTEO - E se poi non mi sono fatto niente?
MEDICO - Meglio, no? Avanti...
ANTEO - Potrei avere ricevuto uno choc nervoso?... (il MEDICO gli dà una spinta e Anteo fa dieci passi di corsetto).
MEDICO - Ma lei non ha nulla. Perché mi ha fatto svegliare?
ANTEO - Perché sono assicurato.
MEDICO - E l'altro? Dov'è l'altro?
MATTIA - Sono qui.
MEDICO - Vediamo...
MATTIA - M'è rimasto il volante sullo stomaco... (visita),
ANNIE - (a parte a Paolo) - Buona «era. Mi dispiace di avere disturbato il vostro concerto.
PAOLO - Le pare? Io canto così, per aspettare.
ANNIE - Che cosa?
PAOLO - La partenza de! mio treno...
ANNIE - Non avrete per caso la intenzione di prendermi in giro? (gli volta le spalle in malo modo e se ne va).
PAOLO - (resta e guardarla estatico).
MEDICO - Ma che volante!
MATTIA - Ma ho male allo stomaco...
MEDICO - Prendete del bicarbonato... Ti dico io (esce arrabbiato).
VERA - (a Paolo) - Bella ragazza, vero?
ANDREA - (entrando in fretta) - Vera, vieni, andiamo... Subito... (la trascina frettolosamente fuori).
PAOLO - (ti siede sulla panchina e si mette a fantasticare).
MIMI - (comparendo dalla destra) Mamma mia che spavento!
PAOLO - Ma dove è scappata lei?
MIMI - E chi pensava di vedere proprio qui rutta quella gente? Quel vecchietto è il mio principale...
PAOLO - E quella ragazza è sua figlia?
MIMI - Le piace? Una donna senza sentimento, piena di boria e di dispetti...
PAOLO - Che fa quel vecchietto?
MIMI - Fabbrica macchine agricole, Il famoso Anteo Diana.
PAOLO - E che cosa ci sarebbe di strano se mi mandasse a lanciare le sue macchine nelle praterie dell'Ovest America....
MIMI - Vorrebbe andare fin là?
PAOLO - Perché no? Pur di vedere del mondo...
MIMI - Ma perché?
PAOLO - Così... Dov'è andata a finire la mia chitarra? (la cerca, la trova, si china a raccoglierla e ha un'esclamazione di vivo stupore) To'... Cosa c'è?...
MIMI - Ha trovato qualche cosa?
PAOLO - Una busta da avvocalo...
MIMI - Piena?
PAOLO - Ma, non so...
MIMI - E perchè non ci guarda dentro?
PAOLO - Perché... Aspetti... Mi lasci assaporare questo delizioso momento... Perché, sa, questa busta magari è vuota. Ma io... aspetti... (si ferma a- faccia iti aria con un sorriso) Quanti denari... Un milione, due milioni... 11 giro dell'universo... Tanta gente che sorride, (a Mimi) Perché io farei del bene, sa? Tanta gente che mi benedice... Il mondo è \m sogno...
MIMI - (tenta di strappargli di mano la borsetta).
PAOLO - Lasci... oppure non c'è tanto denaro. Forse c'è soltanto una piccola somma. Cinquanta lire... Ebbene... Io parto subito. Comunque...
MIMI - Ma vediamo alla fine... (Mimi prende la borsetta e l'apre).
PAOLO - (airabbiato si china a raccattare la chitarra) - Poteva aspettate un momento, no? Adesso è finita la festa...
MIMI - C'è qualche cosa, Denari... Veramente...
PAOLO - (balzando verso Mimi) - Denari?
MIMI - (dandogli la borsa) - Guardi.
PAOLO - (comando) - Mule, duemila lire... (il suo rapirò si fa grosso e guarda incredulo Mimi) Tremila lire...
MIMI - Avanti,
PAOLO - Non c'è altro. Tremila lire...
MIMI - E fa quella faccia?
PAOLO - Che si fa con tremila lire? Perché io debbo provvedermi di tutto. Non ho nemmeno una valìgia. Una valigia ci vuole...
MIMI - Naturalmente... Un po' di corredo...
PAOLO - E tante cose... Se sapesse lei, viaggiare...
MIMI - Si, e evidente «he non si può partire cosi...
PAOLO - Oh, ma non creda che io mi abbatta per queste difficolta. Io sono anche capace di partire lo stesso. Sono capace di mettermi a fare lo sguattero di cambusa o il mozzo alle macchiadi qualche vapore che vada verso il Capo di Buona Speranza... Tremila tire bastano, oh, «e bastano. Si va anche all'inferno con tremila lire...
MIMI - li, e più facile...
PAOLO - Una valìgia... Un vestito da lavoro... Quattro paia di mutande ài lana con maglie, due stivali e due paia di scarpe... Si va anche all'inferno... Addio signorina... Pensi qualche volta a quest'uomo che non vedrà mai più... Le scriverò forse un giorno, quando sarò diventato il padrone di una miniera o un gran coltivatore di tabacco o di cotone o di qualche altra diavolerìa. (MIMI si è seduta imbronciata) Vuole andare a casa?
MIMI - No. Io resto qui.
PAOLO - Cos'ha adesso?
MIMI - Lei non può tenore quei denari...
PAOLO - Perché?
MIMI - Perché non sono suoi.
PAOLO - E di chi sono?
MIMI - Non lo sa. Potrebbero essere anche del mio principale. Anzi, molto probabilmente li ha perduti proprio lui.
PAOLO - Ah, lei difende gli interessi del suo principale...
MIMI - No, non dico questo. Capisce bene che io non posso andargli a dire che io a quest'ora ero qui con lei. E’ una questione d'onesta.
PAOLO - Eh, lei vuol farmi il solletico alta coscienza perché non «le ne vada. Lei dice che se resto qui una volta o l'altra, chi sa che non mi decida a farle la corte...
MIMI - Oh, non è per questo, stia tranquillo. Ho già veduto che lei non è il tipo per me, ma le dico che se incomincia cosi...
PAOLO - E va bene. Ma è la stessa cosa. Io li restituisco. Non a quel signore che non so nemmeno chi sia. Al municipio, Cosi i giornali parleranno anche di un atto onesto. Avrò un diploma. Un diploma di galantuomo. Per uno che ha fatto due anni di legge è qualche cosa. E poi vedrà... Un filo tira l'altro. E il signore delle macchine agricole mi dice; «Bravo, se li tenga, basta l'intenzione... ».
MIMI - Questo no... Non ci pensi...
PAOLO - E perché' nd? Potrebbe essere assicurato contro gli smarrimenti...
MIMI - No, no... stia tranquillo. In ogni modo la signorina non lo permetterebbe...
PAOLO - E’ avara?
MIMI - Peggio-
PAOLO - Be', andiamo via... (Prende la sua chitarra e si avvia. Si ferma dì colpo) Potrei essere invitato a cena... Sarà uà ono-' re per loro avere a cena un galantuomo... Ci sarà qualche altro invitato... Si chiacchiera... Da cosa nasce cosa. Vuole andare a Nuova York? Domani si patte: Napoli .Majorca, Gibilterra, Isole Azorre... (Canta; «Me ne voglio l' a l'Americ », e si allontana con Mimi. La canzone continua fino alla fine mentre sì cambia la scena).
TELA
QUADRO SECONDO
Un ufficio. Eleganza. Mobili novecento. Porta a vetri in fondo a destra. In fondo a sinistra la comune. Scrivania grande in mezzo. Davanti alla scrivania due poltrone, Altre due poltrone con divano e tappeto a destra sul proscenio. Telefono.
Quando si alza la tela Anteo è alla scrivania e firma delle carte che MIMI gli offre.
ANTEO - Cosa è questa?
MIMI - La lettera alia assicurazione per l'investimento di mercoledì.
ANTEO - Ah, bene.
MIMI - Davvero lei ha ricevuto uno choc nervoso?
ANTEO - Sicuro.
MIMI - Da che cosa si capisce? (Anteo ha un brivido) Ah, ecco.
ANTEO - Sono nervosissimo.
MIMI - Ma è a causa dello smarrimento della busta di cuoio.
ANTEO - Che c'entra? Perché ho smarrito quella busta? Perché sono stato investito. Ora che lo choc nervoso mi sia venuto a causa di un colpo di testa o di un colpo al portafogli... non conta.
MIMI - Ma quella busta è trovata, oramai.
ANTEO - Piano, Trovata... Trovata fino a un certo punto. Ma non mi faccia parlare... Se ne vada...
MISS JANE - (entra).
ANTEO - (solenne come se avesse fatto una ramanzina) - Se lo ricordi bene. Se ne vada, (Via Mimi) Oh... Intendiamoci, Che cosa c'è?
MISS - Una cosa urgente,
ANTEO - Sentiamo.
MISS - Debbo sedermi.
ANTEO - Allora è grave.
RAGAZZO - (entrando) C'è un giovanotto che si chiama Veronda
PAOLO - fu Annibale, che chiede di lei, principale.
ANTEO - -Ah, bene, che aspetti, fallo entrare quando dico avanti. (A Miss mentre il ragazzo esce) E allora?
MISS - Una perfetta ìstitutrice e dama di compagnia deve essere coinè una madre per la personcina che le è affidata.
anteo - Perfettamente.
MISS - Ho dunque sentito il dovere di sorvegliare da vicino il fidanzamento di sua figlia. Lei ci teneva a questo matrimonio.
ANTEO - Infatti. Giulio è un capitale di cui ho bisogno.
MISS - Ebbene, signor ANTEO, io devo dirle che i due non si amano.
ANTEO - Che c'entra? Non sì amano ancora... Ma io sono corto che con l'affiatai mento, la confidenza... Un bacio oggi, uno domani...
MISS - Non è questo il buon sistema. Lei non se ne intende.
ANTEO - Ma in sostanza...
MISS - Meglio suscitare in lei qualche emozione violenta ette scuota il suo spirito e lo induca a un sentimento d'amore verso l'uomo che deve essere il compagno della sua vita.
ANTEO - (sempre più nervoso) - Non capisco, ma fa niente. Lei che cosa vorrebbe fare?
MISS - Già fatto...
ANTEO - Cosa?
MISS - Con questo programma benefico nel cuore, mi sono fatta scoprire dalla signorina
ANNIE - fra le bracica del wo fidanzato...
ANTEO - Di Giulio...
MISS - Di Giulio... Bacìa benissimo. (Pausa).
ANTEO - Avanti... (PAOLO si presenta) Non lei! (Via Paolo) Avan... (Sottovoce) Avanti!...
MISS - Fiasco. Mi aspettavo una scenata violenta, uno scoppio di sentimenti. Niente. La signorina
ANNIE - ha chiuso lentamente l'uscio e si è ritirata senza dire una parola. Più tardi mi ha abbracciata con benevolenza quasi caritatevole, come se avesse saputo dal MEDICO che io sono affetta da una malattia incurabile,
ANTEO - Ah, ma senta... Se un'altra volta lei si permette...
MISS - Non ho finito... Non bisogna frantumare l'esistènza di Annie. Piuttosto che renderla infelice per sempre Giulio me lo sposo io...
ANTEO - Come? Lei? Ma dico...
MISS - Oramai è deciso. Si sa che Giulio è un debole nonostante le apparenze.
ANTEO - Ma lei è pazza! E mi vicine a dire queste cose cosi... Come se niente fosse... Ma dì dove è lei?
MISS - Di Birmingham.
ANTEO - (rimane immobile a pensarvi).
MISS - Gran Bretagna!
ANTEO - Ah... Capisco! Ma non creda che io mi faccia giocare così... Ne ho bisogno io, di quel capitale, ha capito?... Glielo avevo anche detto-
MISS - A me è addirittura necessario...
ANTEO - Ma io ho in giuoco la fabbrica... Interessi enormi..
MISS - Ci assoderemo...
ANTEO - Ma è una malattia, nazionale)... Non voglio sociì (Va al telefono) Pronto? (Forte) Pronto...
PAOLO - (entrando) - Pronto.
ANTEO - Ma non lei... Non lei... (Via paolo) Giulio... Siete voi?
MISS - (portandogli via il microfono) - Scusi...
ANTEO - Cosa fa? Mi lasci...
MISS - Ho un progetto di accordo. Mi segua. Pronto... Siete voi, Giulio?... Ho comunicato al signor ANTEO il nostro progetto.
ANTEO - Ma guarda che sfacciataggine...
MISS - Non posso resistere al suo dolore. Capite? È solo al mondo... Vedovo... Sì, caro... Bisogna che ci ripensiamo... Come? SI... Credo che anche lui mi voglia un po' di bene.
ANTEO - Io?...
MISS - Ma non lo sapevo, vi giuro... Ci tutto il nostro piano da riesaminare. Venite alle undici al parco. Coraggio... (Depone il ricevitore),
ANTEO - Verri anch'io alle undici al parco...
MISS - È quello che le volevo dire... un colloquio simile tn casa non e conveniente.
ANTEO - Senta...
MISS - Venga con un programma concreto alle undici... Si semplifica tutto...
ANTEO - Io ho un solo programma...
MISS - Infatti credo che non ve ne sia che uno... (Esce lasciando ANTEO stordito in metto alla starna in preda alle pia cupe riflessioni; poi si mette a camminare avanti e indietro).
ANTEO - (sempre camminando) - Avanti! A-vsuitil (Apre la porta).
PAOLO - Tocca a me?
ANTEO - Sedetevi... Cerchiamo di distrarci un momento... (Sì siede affranto).
PAOLO - Che ha? Sta male?
ANTEO - Ho un diavolo per capello... È inutile guardarmi in testa...
PAOLO - Un altro investimento?
ANTEO - Parliamo d'altro... Voi dunque siete l'autore di quell'atto onesto di cui parlano i giornali?
PAOLO - Sì, signore.
ANTEO - Voi avete trovato 1» mia busta di cuoio e l'avete restituita.
PAOLO - Sì, signore, lo veramente volevo tenere quel denaro per partire. Devo fare un lungo viaggio... Un lungo viaggio... Per una bella avventura. Ma poi ho pensato che avrei cominciato male, tenendomi il denaro degli altri, lo sono fatto cosi.
ANTEO - Voi siete onesto.
PAOLO - Oramai lo sanno tutti, è stampato.
ANTEO - C’è un errore.
PAOLO - Dove?
ANTEO - Nell'aggettivo. Voi non «lete precisamente onesto, voi siete un furbone. Voglio dire che la qualità che avete dimostrata col vostro gesto è l'intelligenza, non proprio l'onestà.
PAOLO - Non capisco, scusi. Io sono discretamente intelligente, non lo escludo, ma in questo caso...
ANTEO - Non capite, eh? Ebbene, parliamoci chiaro. Dove le avete messe le altre novantasette mila lire? (Pausa) Nella bórsa che voi mi avete restituito, questa, c'erano centomila lire, lo posso dimostrare che alle undici e venti, cioè un attimo prima che questa borsa fosse raccolta da voi sul luogo dell'infortunio, essa conteneva cento biglietti da mille. Voi me ne portate indietro solamente tre. Prima di tutto ammiro il colpo e poi domando...
PAOLO - Signore, lei mette in dubbio la mia onestà?
ANTEO - Niente affatto. Ne stabilisco la dose. Un tre per cento, È pia importante la percentuale dell'intelligenza.
PAOLO - Ma io le giuro che non ho trovato che tremila Sire in quella borsa... Tremila...
ANTEO - Non insistete, vi prego... Io ho capito benissimo...
PAOLO - Ma che cosa? Ma le pare che io avrei restituito tremila lire se ne avessi trovate centomila?... Ma la logicai
ANTEO - No, questo non è un argomento. Anzil Come si preparano i delitti? Con la logica. Con quale mezzo si difendono i criminali? Con la logica. Ma non c'è ladro di galline che non sappia che facendo le cose con la logica acquista il diritto di valersi della logica per imbrogliare il tribunale.
PAOLO - Ma allora, secondo lei?
ANTEO - Secondo me, voi avete avuto una bellissima idea. Siete disoccupato: non so perché davvero perché con le vostre qualità avreste il diritto di occupare una importante carica in banca, ma siete disoccupato. Avete trovato centomila lire e le avete restituite in piccola parte per acquistarvi un titolo di benemerenza e per gettare l'amo in qualche mare. Voi avete sperato perfino che io vi potessi offrire un impiego... Si, si... Non negate. Io capisco benissimo.
PAOLO - Ma io le ripeto che ho trovato sol-tanto tremila lire e che ho restituito tutto ciò che ho trovato,
ANTEO - Benissimo, ammettiamo. Ma io vi dico che ho viceversa perduto centomila lire.
PAOLO - Può darsi, ma non so che farci.
ANTEO - Non so che farcì?... Ma chi mi porta indietro un miserabile residuo di ciò che ho perduto? Voi.
PAOLO - Ma è una burla del caso! Avessi almeno obbedito al mio primo impulso...
ANTEO - Che era?
PAOLO - Ma tenermi quei quattro soldi che a lei non fanno né caldo né freddo e andare per il mondo...
ANTEO - Avete il passaporto?
PAOLO - No.
ANTEO - Non l'otterrete nemmeno adesso.
PAOLO - Perché?
ANTEO - Ma mettetevi nei miei panni. Io perdo centomila lire. Viene uno a restituirmi la borsa con tremila lire soltanto. Che cosa devo fare? Ringraziare? Dire che siete un galantuomo? Ma ho il diritto o non ho il diritto di domandarvi dove avete messo le altre?...
PAOLO - Ma io non ne so niente.
ANTEO - Può darsi. Si vede che siete disgraziato. Ma io devo cercare quella somma.
PAOLO - La cerchi.
ANTEO - La farò cercare dalla polizia. E’ sapete da chi incomincerà? Da Voi.
PAOLO - Ma qualcuno avrà messo la mano in quella busta prima che la trovassi io... La verità si farà strada...
ANTEO - Lentamente, lentamente. Tanto più che la bugia in questo caso è più bella della verità... E... Quando la bugia è più bella della verità, gli uomini si tengono la bugia... Hanno bisogno di distrazioni!
PAOLO - E va bene... Vedrema (Si muove per andartene).
ANTEO - Ve ne andate?
PAOLO - Sì capisce. Sono molto contento di essere stato onesto... E quanto a lei... Ringrazi il suo santo protettore...
ANTEO - Non l'ho.
PAOLO - Lo cerchi nel ramo infortuni...
ANTEO - Ma via, ragazzo... Perché siete cosi impulsivo? Voi mi piacete. Prima dì tutto siete intelligente... Se non siete intelligente, siete molto disgraziato. Dalle informazioni che ho assunto, voi sareste in ogni modo al vostro primo fallo.
PAOLO - Ma sa che lei è un ostinato?
ANTEO - Per forza: ho perduto centomila lire.
PAOLO - E le vuole da me? Sta un pezzo...
ANTEO - Sentite... Voi siete disoccupato e io ho perduto una grossa somma. Se mi rivolgo alla polizia incomincia col mettere dentro voi. Ma in questo caso io non ho la somma e voi non avrete mai più un impiego. Eh, lo so, è durai Ma è cosi... Sentite me: dividiamo il male a mezzo. Io vi offro un impiego e quanto alla somma ci metteremo d'accordo.
PAOLO - Ma come? Lei crede che abbia commesso un fallo, sia pure il primo fallo e mi offre un impiego? Non c'è buon senso.
ANTEO - Voi avete una eccessiva simpatia per la moneta spicciola: logica, buon senso... Ma con queste cose non si è mai arrivati molto più in là delle uova al tegamino... Io difendo quel che ho perduto... Quanto a voi, eccovi la prospettiva che avete d'innanzi : o entrare al mio servizio, nella segreteria della fabbrica, oppure la disoccupazione, l'onestà assoluta e la galera...
PAOLO - Ma è un'infamia!
ANTEO - No, ragazzo. La vita spalanca di quando in quando, davanti a noi, dei bivii di questo genere. Voi dovete pensare che la prima cosa che vi capiterà domani è d'essere arrestato in via provvisoria...
PAOLO - Ma che cosa debbo fare?
ANTEO - Oh, vedo che diventate ragionevole... Eccovi dunque il mio progetto... Voi restate con me come segretario e nessuno sentirà più parlare di questa faccenda. Stipendio, duemila. Ma mi trattengo mensilmente cinquecento lire a graduale rimborso delle novantasette mila lire che voi avete trattenuto...
PAOLO - Ma io...
ANTEO - Non si tratta di riconoscere un furto. Io inscrivo un credito generico verso di voi di novantasette mila lire, come se ve le avessi confidate e le aveste perdute voi...
PAOLO - Ma è inaudito... A cinquecento lire al mese ci vorrà un secolo a pagare...
ANTEO - No, no. Ho già fatto i calcoli. Sedici anni e due mesi.
PAOLO - È impossibile... No, no...
ANTEO - Buon giorno...
PAOLO - Ma come posso pensare di restare qui, fermo, immobile, sedici anni e due mesi.
ANTEO - Ma non siete il solo, amico mio... Gli impiegati dello Stato sono alcune centinaia di migliaia... Tutta gente allegra... E io lo fabbrico da venticinque' anni le stesse cose e mi augura di andare avanti... Guardate per la strada... Tutti... Tutti tranquilli...
PAOLO - Ma come fanno?
ANTEO - Del resto chi vi dice che non possiate domani stesso restituirmi quella sommi» integralmente, tutto d'un fiato? Un buon affare, una piccola fortuna... Guardate... A prova della mia perfetta fjuona fede, se trovate qualcuno che dichiari di ave-re trovato quella busta e di averne attinto le novantiisette mila lire che mancavano, io sono disposto a lasciarvi dichiarazione di assoluto proscioglimento... Tuuo preveduto... Eccola qua la dichiarazione...
PAOLO - (più meditabondo) - E se tei dovesse crepare prima del termine dt questo patto?
ANTEO - Tutto preveduto. Voi sarete libero... Pur che sia dimostrato che la mia morte non è stata provocata da voi...
PAOLO - Da me? Anche assassino, adesso...
ANTEO - Caro mio... Bisogna essere prudenti..
PAOLO - E se muoio io?
ANTEO - Tutto preveduto. Io incasso le no-vautascttc mila lire da una assicurazione che voi farete a mio favore e per la quale sul vostro stipendio mi tratterrò altre trecentoventicinque lire e ventisette centesimi a! mese... State tranquillo. Per incassare questa assicurazione io non posso uccidervi. Come vedrete nella polizza, essa non è liquidabile che per morte naturale... Non avrei alcun interesse.
PAOLO - Che atmosfera!...
ANTEO - Quella degli affari. Non cercate dì scappare perche vi raggiungo col codice in mano...
PAOLO - Ma e un'infamia!
ANTEO - Adesso non fatemi perdere tempo. Ho un appuntamento urgente. Questi sono i vòstri contratti. Se volete, firmate. Se non volete andatevene via...
PAOLO - (prende m mano ì contratti e li getto vìa quasi subito, dopo ima breve occhiata).
ANNIE - (entrando) - Esci, papà?
ANTEO - Vado al parco... Ho un appuntamento alle undici...
ANNIE - Alla tua età...
ANTEO - Noti è per questo... Adesso non posso dire...
ANNIE - To'... Ma non è l'uomo della chitarra quello lì?...
ANTEO - Sì... Proprio lui. Forse diventa il mio segretario generale...
ANTEO - Ma papà... Che gente ti tiri in casa?...
ANTEO - Ti spiegherò, ti spiegherò... (Vìa. ,è Paolo) Non badateci, è diffidente per na. tura (Atwr. ha un'occhiata di disprezzo per PAOLO ed esce).
PAOLO - (ha uno scatto dì bile; medita utt poco, poi rabbiosamente firma ì contratti; SÌ siede affranto nell'atteggiamento del ragazzo dispettoso che è stato messo in castigo).
TELA
ATTO SECONDO
Scena come al fecondo quadro iti primo atto. Quando ci alga la tela PAOLO - e idratato mila scrivanie del principale e canticchia. (Il telefono squilla. PAOLO - fermo. Squilla ancora. PAOLO - sì secca. Terso squillo. PAOLO - si decide a rispondere).
PAOLO - Ma che cosa c'è? Sicuro, Società Diana per la fabbrica di macchine agricole. Precisamente, io sono il segretario generale. Ma scusi, un momento, mi lasci parlare. Se lei continua con quell'accento teutonico non ci intenderemo mai. Ma che, ma che... Non dica idiozie... Se vuole una buona seminatrice vada alla Lombarda, via Corso è0. Le fa meglio di noi. Ma faccia quello che vuole, io "me ne infischio. (Depone il ricevitore e riprende la posizione di prima).
MIMI - (entra con grembiule da dattilografa e si avvicina a PAOLO con delle eerte in mano) - Ci sarebbe da firmare...
PAOLO - Importanti? (Discende dalla scrivania).
MIMI - Una. E’ una ordinazione di cento macchine seminatrici per Tripoli. Ce le ha ordinate il nostro rappresentante.
PAOLO - (le straccia) - Mi dia anche l'ordinazione. (Straccia anche quella) Ecco fatto.
MIMI - Un bei modo di sbrigare gli affari. (// telefono squilla di nuovo).
PAOLO - Pronto. Ah, è ancora lei? Ma si, ma si... Senta, se lei mi rende inabile al lavoro mi fa un piacere. E poi non ho tempo <k perdere con delle teste quadre come lei. (Depone il ricevitore).
MIMI - Ma che cosa fa?
PAOLO - Lo sa benissimo quello die faccio. Sono stanco. Non ne posso più. Non ho altra via per liberarmi!
MIMI - Credevo che si fosse rassegnato, oramai. Dopo tre mesi.
PAOLO - Rassegnato? Mi faccia il piacerei... Dica che ho perduto la speranza di mettere le mani su! vero ladro.
MIMI - Trovarlo... Lei dice che è «tato quello lì...
PAOLO - E chi può «ssere? O il medico, o l'amoroso della panchina. Il MEDICO no-Dunque...
MIMI - E lei crede che sarebbe riuscito a far-gli confessare la verità?
PAOLO - Naturalmente. Non sa niente, lui, che il resto l'ho trovato io.
MIMI - Già, Ma chi sa dove è andato!...
PAOLO - E me ne voglio andare anch'io. Lontano da questa gente, da questa prigionia... Basta!... Sono giovane, io.
MIMI - Credevo che lei si fosse rassegnato... per amore della signorina...
PAOLO - Della signorina Anni Nemmeno per sogno! Non l'ho mai potuta vedere. Anzi è stata la sola mia soddisfazione qui dentro, di trattarla come una dattilo-grata.
MIMI - Grazie.
PAOLO - Scusi... Non «o più nemmeno quel che dico. Mi pare di impazzire.
MIMI - Non sì agiti cosi....
PAOLO - Ma io sono condannato alla galera! Ci pensa? Sempre queste quattro pareti, tempre questi mobili, sempre queste lettere, questo gergo, queste tacce...
MIMI - Grazie di nuovo.
PAOLO - Tutte le volte che vado alla finestra e vedo l'orizzonte alla mattina, mi prende uno stringimento al cuore... Non sono più libero, capisce?... No, no. (Con subitanea decisione) Mi deve licenziare.
MIMI - In queste condizioni è difficile...
PAOLO - E se gli rovino l'azienda?
MARIANI - (un vecchio impiegato con papalina e occhiali e soprammaniche di raso) - Be' ma, dico> che cosa succede? Scusi, ma non si puù lavorare con questo fracasso... (Dietro Mamami compaiono le teste di altri impiegati e altre dattilografe).
PAOLO - Come sono sensibili...
MARIANI - (con tono di rimprovero) - Giovanotto...
PAOLO - Che?
MARIANI - (si avanza solennemente puntando una penna contro Paolo: dietro di luì gli altri impiegati avanzano ma non troppo) • Da qualche tempo a questa parte o lei e impazzito o ha qualche oscuro fine da raggiungere. Io ci vedo una manovra dell'alta finanza.
PAOLO - Ma che vi salta in capo?
MARIANI - Mi salta in capo e salta in capo anche a tutti 1 miei compagni di lavoro. che voi volete rovinare l'azienda. Tanto e vero che tutta l'amministrazione da una settimana a questa parte non fa altro che lavorare per rimediare ai vostri pasticci, per riempire i trabocchetti che voi aprite sotto i piedi del nostro principale.
PAOLO - Ma si puà sapere di che cosa vi immischiate?
MARIANI - Noi abbiamo delle famiglie da mantenere.
PAOLO - Ma io non ci ho nemmeno pensato, ai vostri piccoli interessi.
MARIANI - Piccoli? (Si volta indietro) Dice piccoliI Ma allora lei è matto...
PAOLO - Se resto qui impazzisco davvero.
MARIANI - Ed erano degli anni che io meritavo il posto che le è stato affidato... Ed è stato dato a lei che... Oh... É stato uno scandalo per tutta la cittì,
PAOLO - II mio posto? Ma ve lo lascio, il mio posto, ve lo lascio volentieri... Credete che mi diverta a fare quello che faccio? Lo ve Io dico chiaro: Voglio essere licenziato... Voglio uscire di qui, non Vedere più nessuno di voi. Quando vedo la vostra faccia, caro Mariani, ho più spavento di quello che proverei se mi si mostrasse il mio teschio scarnificato...
MARIANI - Io un teschio? Ma siete spaventoso!
PAOLO - Fate una cosa... Comunicate il vo-stro spavento al principale. Ditegli che ogni ora che io passo qua dentro può essere fatale...
MARIANI - (ridacchiando) - Gii fatto... Ma lui non si spaventa di nulla. Gli autisti della città lo chiamano
ANTEO - senza paura, Voi dovete andarvene per conto vostro...
PAOLO - Non posso, Mariani, non posso. Se potessi, parola d'onore, lo farei subito...
MARIANI - Sta bene. Allora vi avverto che se lo sconcio non finisce, ricorreremo alla violenza, E legittimo...
PAOLO - Alla violenza?... Ma badate a quello che dite...
MARIANI - Oh, tutto regolalo... Ci sono due giovanotti tra noi che sanno date i pugni negli occhi, con tutta la precisione che occorre per rispettare il massimo dì degenza concesso dal codice penale. State in guardia... Andiamo. (Via).
PAOLO - (ri pensa su) - Quanto è il massimo dì degenza concesso dal codice penale?
MIMI - Non lo io.
PAOLO - Se ne informi. Sono pronto a qualsiasi sacrificio.
MIMI - Sta proprio tanto male qui? Ma infine i un buon impiego, un pane sicuro.
PAOLO - Ah... Sa lei che cosa si mangia col pane sicuro? Ci *i mangia il fegato, il cuore, il cervello. Ma li vede costoro, come sono ridotti? E poi il lavoro deve essere libero, volontario...
MIMI - Se sapesse che male ho alle spalle! Alle volte vado a casa cosi stanca che non ho nemmeno voglia di mangiare e mi sento come malata...
PAOLO - (la guarda un attimo) - Ma, insomma io penso che devo star qui sedici anni e due mesi, sedici anni e due mesi...
MIMI - Ma è così in tutte le cose lei?
PAOLO - Certo.
MIMI - E se una donna le dice sempre?
PAOLO - Sempre è una cosa. Sedici anni e due mesi è un'altra. Se invece dì dire « ri amerò sempre » si dovesse dire «. ti amerò per sedici anni e due mesi» la cosa camberebbe significato... Senta, signorina, se io... (Si interrompe) Mi pare che qualcuno venga di là... Vada via... (MIMI esce.
PAOLO - si sdraia sulla scrivania dopo avere prudentemente guardato dalla parte degli impiegati).
ANNIE - (entra da destra) - Oh... Scusi se la disturbo, signor segretario.
PAOLO - (senza dimostrare nessun parlìeokre interesse alla donna) - Ab, è lei?
ANNIE - Mj dispiace dì averla fatta alzare troppo presto...
PAOLO - Pazienza...
ANNIE - Sa niente di mìo padre?
PAOLO - In fabbrica. Credo che debba tornare fra pòco.
ANNIE - Gli dica che debbo parlargli quando ritorna.
PAOLO - Non .sono il segretario della famiglia,
ANNIE - Troppo giusto. Un'altra al niio posto direbbe che con una donna ci sono dei doveri. Ma io intendo le cose in modo piìi moderno...
PAOLO - Me ne sono accorto.
ANNIE - Benissimo. Lo aspetto qui. Lei può anche ricominciare a dormire.
PAOLO - Non posso dormire se un estraneo mi guarda.
ANNIE - Non la guardo. Stia tranquillo.
PAOLO - Insomma... La verità e che quando io dormo sulla scrivania russo molto forte...
ANNIE - Lodevole pudore, allora... Be', stia un poco in piedi che le fa bene. Faccia due passi. Oppure prenda la sua chitarra e suoni una canzonetta... L'ha, la chitarra?
PAOLO - Sicuro che l'ho. È là dentro.
ANNIE - Bravo. E tiene allegri gli impiegati ?
PAOLO - Ci vuole altro! Sono tutti sterilizzaci...
ANNIE - Ma lei ci riesce...
PAOLO - Io?
ANNIE - Mi dicono che ne h dì tutti i colori.
PAOLO - Cara signorina... Se lei sapesse...
ANNIE - Lo so. Lei è un poeta. Non può occuparsi di cose rurali.
PAOLO - Me ne occupo il tanto che basta a fare andare in malora il principale.
ANNIE - Il principale si diverte.
PAOLO - Si fida molto della sua fortuna.
ANNIE - Già. Ma io non sono affatto tranquilla...
PAOLO - Non può èssere tranquilla. Come fa? è un momento che io...
ANNIE - D'altra parte lei deve restare qui...
PAOLO - Lei sa la faccenda?
ANNIE - Tutto, mio padre non mi tace nulla.
PAOLO - Lei trova giusto quello che mi ha fatto?
ANNIE - Giustissimo. Trovo ingiusto quello che lei ha fatto a lui e più ancora quello che lei sta facendo.
PAOLO - Ah... Trova giusto... Ma come, io trovo tremila lire...
ANNIE - Conosco, conosco il problema. Ma in definitiva se lei e rimasto vuol dire che ha compreso tutta l'importanza giuridica della casa...
PAOLO - Un ricatto.
ANNIE - Sarebbe un ricatto se mio padre fosse certo come lei che il colpevole è un altro. Ma mìo padre non è certo. L'affare che ha fatto è ottimo.
PAOLO - Ma lei che cosa ne pensa?
ANNIE - Io penso che le è caduta una tegola in testa.
PAOLO - E allora?
ANNIE - È lo stesso.
PAOLO - Senta, signorina ; che suo padre che è un uomo rotto agli affari sia cosi duro da non sentire k inumanità di questo atto, pazienza; ma lei, una donna... Un po' di carità.
ANNIE - Non basta. Ci vorrebbe anche un po' dì fantasia. Forse non ne ho. Non riesco a commuovermi delia sua sorte. Lei ha trovato una situazione economica che, così come sta, è assai migliore di qualunque altra. Di quella che aveva, certo. Da un male, per lei, è venuto un bene.
PAOLO - Ma che donna è. lei? Che donna è?...
ANNIE - Una donna moderna, semplicemente, È inutile che lei mi guardi con quegli occhi vitrei...
PAOLO - E una donna moderna deve essere senza cuore?
ANNIE - Chi le ha detto che sono senza cuore? Perché dimostro di avere una coscienza pratica? Ma, caro il mio giovanotto, una donna oggi ha una missione piò larga di quella di un tempo. Una volta era soltanto l'angelo della casa,
PAOLO - Adesso è il demonio del mercato...
ANNIE - Non faccia dello spirito. Adesso è un elemento necessario alla vita pubblica. È una entità economica...
PAOLO - Economica poi no!
ANNIE - Insomma io ho approvato mio padre nei suoi riguardi perché ho trovato che la cosa ì giuridicamente regolare e nello stesso tempo utile all'azienda. Il bilancio di quest'anno segna una depressione... Si deve anche provvedere all'innesto di nuovi capitali...
PAOLO - E » nuovi capitali li devo dare io?
ANNIE - Oh, sciocchezze, quelle. No, no. Mi sono fidanzata, per questo. Come vede, anch'io assumo la mia parte. Ma appunto per questo, non possiamo cacciar via no-vantasctte mila lire sulle ali del sentimento...
PAOLO - Ma lei mi fa paura... Pare un conto corrente...
ANNIE - lo sono orgogliosa che mio padre mi abbia educata a comprendere la sua vita. E non sono niente affatto un fenomeno. Più o meno tutte le donne sarebbero come me, con maggiore o minore franchezza. Non creda, sa, alle svenevolezze. Le fanno perché credono che siano necessarie alla vostra fantasia. Ma fra cinquanta o cento anni, tutte le donne comprenderanno che il loro vero dovere non è di servire delle effimere illusioni, ma delle realtà concrete. Saranno al fianco dei loro uomini, non solo in casa, ma anche nella battaglia della vita, coi figli e col lavoro,
PAOLO - E
siccome lei è un precursore io devo restare qui inchiodato come un
Cristo...
ANNIE - Ecco... Di questo appunto volevo parlarle.
PAOLO - Ah, è venuta apposta?
ANNIE - Sì. La sua condotta mi fa paura, N«» condivido la disinvoltura di mio padre. La prego... Non faccia più tutte quelle sciocchezze... Esse sono un pericolo... Un pericolo grave, che lei non capisce...
PAOLO - Ah... (Trionfale) Ebbene, o mandarmi via o... Una volta » l'altra...
ANNIE - Ma dove vuole andare?... Lei non ha affari da nessuna parte. Niente dì serio che l'attenda in qualche luogo... Non capisco... Questa mania di andarsene... E dove?...
PAOLO - Ma non lo «>*,. Lei non ha mai prò-vato un'impazienza, una fretta impiegabile e come la coscienza che in fondo a qualche strada lontana si debba incontrare il caso, la fortuna, l'amore...
ANNIE - (ridendo seccamente) - No davvero.
PAOLO - La compiango,
ANNIE - . Lei crede che ce ne jiano molti cosi?
PAOLO - Oh, moltissimi. Quasi tutti. Ma, signorina, è la prima cosa che si sogna, appena aperti gli occhi alla ragione. Partire. È una speranza di conquista e di dominio che è comune a tutti. La fortuna, la ricchezza, la gloria, la avventura! fdealj antichissimi! Non ci sarebbe vera giovinezza senza questa speranza. E poi, come devo dirle? Il mondo è tanto grande e ha tante bellezze!... Il pensièro di non goderle per quanto è possibile, mi pare un tradimento, una viltà... Un rassegnarsi a non capire...
ANNIE - (pausa) » Ma non pensa a niente lei?
PAOLO - Oh, c’ sempre tempo per mettersi a fare tranquillamente dei conti. Tanto la giovinezza non si può risparmiare... Chi non la gode come il buon Dìo comanda, non se ia ritrova poi dentro la cassaforte... E allora... Venticinque anni, signorina, venticinque anni... Che sete di sole e di spazio...
ANNIE - . Ma la smetta.-.
PAOLO - « Che ha?
ANNIE - (vìncendo un breve imbarazzo) - Lei non se ne accorge, ma mi pare che stia suonando la chitarra...
PAOLO - Ah, sì? E allora, parliamo sema musica... In prosa...
ANNIE - Preferisco.
PAOLO - Vuol sapere che còsa penso di lèi?
ANNIE - Non mi interessa. E pi, a che proposito?
PAOLO - Senza proposito. Un capriccio...
ANNIE - Sentiamo.
PAOLO - Lei mi è antipatica. Lei è una stupida pupattola senza anima e senza vita...
ANNIE - Ma che cosa dice?
PAOLO - Una falsa intellettuale che cerca di nascondere con dei ragionamenti idioti la sua vergogna d'essersi venduta a un mercante di bestie...
ANNIE - Oh, questo poi! (Gli dà uno schiaffo).
PAOLO - Oh... Finalmente, Incomincia ad accadere qualche cosa.
GIULIO - (entrando) . Sé qui? Come va die sei qui? (Li guarda) Siete rossi in faccia tutti e due... Che cosa è accaduto?
ANNIE - Rosso lui soltanto... e soltanto a destra. Gli ho dato uno schiaffo...
GIULIO - Te l'ha restituito?
PAOLO - No... Si tratta di un dono...
ANNIE - Gli spettava... Andiamo,
GIULIO - Ma insomma, sì può sapere? Ha detto forse che ti ama?
ANNIE - No, no... Si permette dì parlare di te...
Di me? (A Paolo) Vi proibisco di (are degli apprezzamenti sulla mia intelligenza.
ANNIE - Ma lascia andare... fe finita cosi...
PAOLO - Ma c'è da impazzire... Finita cosi? Ma allora, che cosa devo (are per far saltare in aria il vostro carattere?
GIULIO - Che curioso programma vi siete proposto!
PAOLO - Signor Giulio... Lei è molto robusto e credo che non saprì percuotermi con un certo equilibrio... Ma non fa niente. Non m'importa di una settimana più o mtao d'ospedale...
GIULIO - Ma che dice?
PAOLO - Io non ho fatto degli apprezzamenti sulla sua intelligenza... Sono inutili-perche l'argomento non si presta a discussioni. Io ho detto invece...
ANNIE - Ma tacete... Basta...
PAOLO - Dico tutto... Ho detto che la signorina la sposa unicamente perché' lei è ricco... Si vende, ecco tutto... E adesso voglio agg,ungcre un'altra cosa in via del tutto confidenziale, ed è che lei sarà tradito Appena la cosa non turberà il buon andamento della fabbrica.
GIULIO - Ma dico... Dì che s'immischia costui?
ANNIE - Fermo, Giulio. (Queste due parole sono quasi gridate; segue una pausa duranle la quale
ANNIE - si torce te mani dì vergogna e di imbarazza; a un tratto pare decìsa ad andarsene, ma poi, fatto un passo, ritorna sulla sua decisione e affronta Paolo) Io... io non sono una ragazza qualunque...
GIULIO - Questo non l'ha detto, veramente...
ANNIE - Io non sono una ragazza qualunque... Sono ricca, io. Capisce che cosa vuol dire essere ricchi?
PAOLO - Purtroppo no.
ANNIE - Oggi è una fatica, sa? Quando si è ricchi, si ha il dovere di conservare e di difendere la nostra ricchezza e allora bisogna cercare un aiuto in quella degli altri.
GIULIO - Si capisce.
ANNIE - E non tanto per noi, ma per tutti... Anche per lei... Trentanni ha lavorato mio padre per questa fabbrica. Trenta anni. Tutta una vita. Lei parla di sentimento, di anima, di cuore, Ma che cuore avrei io, se per uà capriccio della mia fantasia lasciassi che tutto questo andasse all'aria?-..
PAOLO - Ma perché deve andare all'aria?
ANNIE - Lei intanto fa quello che puà. Ma poi vorrei vederti, mk> allégro signore, a tu per tu coi bilanci e sotto la continua minaccia della crisi che ha travolto unta gente...
GIULIO - Si sta in piedi per miracolo.
ANNIE - E io dovrei star qui a suonare Cho-pin al pianoforte, a dare il tè delle cinque, a fare delle porcheriole con qualche spiantato senza preoccuparmi di mio padre, del suo lavoro, dell'opera che ha costruito in tanto tempo?... (Pausa).
GIULIO - (solenne) - Risponda!
ANNIE - Lo sa che questa fabbrica ha interessi in tutta Italia? Lo sa che abbiamo cento impiegati e più di mille operai? Lo sa che centinaia di famìglie mangiano e vivono soltanto se le nostre macchine lavorano? Ebbene, perché questo continui, bisogna che io mi sposi costui...
GIULIO - Logico!
ANNIE - Una volta le principesse erano benedette da tutto un popolo, quando sposavano un uomo mal visto per ragioni di Stato. Ebbene, io sono orgogliosa di sacrificarmi allo stesso modo. E’ non dico proprio un popolo, ma molta gente mi deve benedire. Capito? Senza contare che, alla fine, il mio fidanzato sari quello che sarà, ma almeno io I*ho visto.
GIULIO - Eh... Mi ha visto!
ANNIE - Non me Jo sono nemmeno proposto, io, un problema fondamentale! Un giorno ho sorpreso il mio fidanzato...
GIULIO - Io...
ANNIE - Tra le braccia della otta dama di compagnia... Crede lei che io non avrei ascoltato volentieri la voce della mia dignità? Invece...
GIULIO - Non ha detto una parola...
ANNIE - E che importa?
GIULIO - Scioo-hezze...
ANNIE - Capisce? Capisce? (Con ira e m tremito commosto nella voce) No, lei suona la chitarra, lei non capisce niente... Non capisce niente. (Via in fretta). (Giulio e
PAOLO - si guardano un poco),
GIULIO - Voi non capite niente.
PAOLO - SI, si, deve essere cosi, perché ee una donna mi avesse detto la terza parte di quello che le ha detto adesso la sua fidanzata, credo che mi getterei dalla finestra. E lei se ne compiace 1
GIULIO - Senti chi parlai Prende degli schiaffi e si da anche delle arie...
PAOLO - E va bene. Non c'è niente da dire... Ma allora bisogna mandarmi via... Se no la fabbrica va all'aria...
GIULIO - Va all'aria? Fallisce?... Siete sicuro?... Dico... Ci devo mettere dei «oidi... E perché fallirebbe?
PAOLO - Perché la faccio fallire io. Stia a vedere se non ho ragione... (Si sdraia sulla scrivania).
ANTEO - (entra giulivo) • Eccomi qua... Tutto va bene, tutto va benissimo... (A Giulio) Oh, chi si vede?... Sapete... (Sì sente rus-, sare
PAOLO - e allora
ANTEO - prende a lato Giulio e gli parla sottovoce per non disturbare) Sono stato dal notaio... Tutto è pronto... Non c'è che da firmare e la maggioranza è nostra. Ora voglio larvi vedere lo stato azionario attuale perché vi facciate un'idea.
GIULIO - No... Non importa.
ANTEO - Perché? Eravate cosi impaziente...
GIULIO - SI, ma adesso...
ANTEO - Aspettate... (Va verso Paolo) Dorme come un bambino... Coi pugni chiusi; forse sogna... Paolo... Paolino...
GIULIO - Ma è il colmo... Se io avessi un impiegato cosi...
ANTEO - Aspettate prima di giudicare... Paolino! Un momento solo che prendo una piccola, piccola carta che resta proprio sotto il vostro, (Tira la carta) sotto il vostro... Eccola qua! (Torna a Giulio) Questo è lo «aio azionario che voi potete esaminare con vostro comodo. Adesso ne facciamo battere due copie a macchina e lo fate vedere anche al vostro papà... Poi, potete andare dalla vostra fidanzata e dirle che la data del vostro matrimonio è fissata. Fra un mese...
GIULIO - Ma non c'è frettai
ANTEO - Come non c*è fretta? C'è fretta A...
GIULIO - Ohe, giovanotto, finitela di fare la commedia, «vegliatevi...
PAOLO - Dove sono?
ANTEO - In ufficio, caro... Siete nel vostro ufficio e state lavorando.
PAOLO - Oh, buon giorno,
ANTEO - Comodo, comodo, prego... State attento a non rompere la chincaglieria. (Un calamaio va a terrà) Be', fa niente...
PAOLO - Come va, vecchio mio?
ANTEO - (vedendo ckt
PAOLO - sì agita come cài sia stato scomodo) - È un po' dura quella scrivania, no? Volete che vi facciamo mettere degli elastici?
PAOLO - Non amo le mollezze... Sapete... Ha telefonato Battutali.
ANTEO - Quello che parla tedesco?
PAOLO - Sì.
ANTEO - (battendosi la fronte) - Ecco che cosa vuol dire una distrazione. M'era passato di mente... E’ per quella ordinazione di aratri...
PAOLO - Già...
ANTEO - Avete concluso?
PAOLO - (provocante) - No... L'ho trattato male al telefono e l'ho mandato al diavolo, in malo modo. Gli ho anche detto che se vuole degli aratri vada a prenderli dalla Fabbrica Lombarda che li fa meglio di noi,
ANTEO - Voi avete fatto questo?
PAOLO - Sicuro.
ANTEO - Che Dio vi benedica... Quell'uomo sta per essere arrestato per falso. Voi avete salvato la ditta da dei pasticci noiosissimi... Caro Paolo... Quando dico che vrà avete il genio delle cose assurde... Io • dico la verità... Vorrei abbracciarvi. (A Giulio) Avete visto? Un portento...
PAOLO - (dopo un attimo di abbattimento, pieno di speranza) - Ma c'è dell'altro...
ANTEO - Sentiamo, sentiamo...
PAOLO - L'ordinazione del nostro rappresentante di Tripoli... Per cento seminatrici...
ANTEO - Ebbene?
PAOLO - Tutto all'aria...
ANTEO - (ti siede) - Che |iaur« avevo preso...
PAOLO - Perché?
ANTEO - Vivere nel mondo degli affari, oggi, è difficile, difficile... O avere cento occhi, cento orecchie, cento mani... Oppure un. segretaria come voi...
PAOLO - Va bene, ho capito. Ho fatto bene insomma. (Arrabbiandosi) Ho fatto bene? Xo sono un uomo prezioso?
ANTEO - Ma sì, ma sì caro... Non è la prima volta, perche ti arrabbi?
PAOLO - Perché mi arrabbio? E me io chiede lei, proprio lei...
ANTEO - Lo so caro, lo so... Tu cerchi in tutti i modi di rovinarmi, e non ci riesci, ecco tutto- Che cosa vuoi farci? Se avessi venduto quelle seminatrici avresti fatto un pessimo aliare, perché per il mese prossimo avremo un aumento dei prezzi. .Sei ut» mago, uri talismano vivente. Quando morirai li creeranno protettore ed eroe della burocrazìa... col motto; fare a rovescio e speriamo in Dio. Ti nomino senz'altro segretario generale...
GIULIO - Ma allora... Datemi quella situa •/ione... Dov'è? (Prende ti foglio the ave va gettalo e lo 'inteseti) Vado subito dal mio avvocato e ci metteremo d'accorcio... faremo delle grandi cose insieme, caro suocero... (Esce).
ANTEO - Benissimo, benissimo, C'è altro?
PAOLO - No.
ANTEO - Hai dimenticato mente? Guarda bene... Tu sci tome le s|x»tc de) vecchio natale... Sì spera sempre che i» fonilo ci sia ancora un altro dono.
PAOLO - Ah, sì... tira che ci penso: c'è un .litro dono!
ANTEO - Caro? Che brivido... Mi dai la de briosa sensazione dcll'ìnvcstimchlo automobilistico.
PAOLO - Questa volta niente assìruraziotic. Ho insultato sua figlia,
ANTEO - (attirato) Cosa?
PAOLO - Le ho detto della stupida, le ho detto che si vende a un imbecille...
ANTEO - (serio ed energico) Ali... Basta! Qur sto è troppo... Non ci credo...
PAOLO - Mi ha schiaffeggiato... Glielo do mandi.
ANTEO - Ah, ma io non le posso permettete queste cose... Lei si è comportato...
PAOLO - Come un villano, un teppista...
ANTEO - Alt, alt, alt... Un momento... (Cauta: il suo volto si rasserenò) .Scusami. Non ti avevo capito.
PAOLO - Adesso riti rifigraaiia anche di questo.
ANTEO - Ringraziarti no, questo no... Ma. pensa, se invece di uno schiaffo fra te e lei ci fosse stato un... basta così... Te lo do io. (Lo htiéid).
PAOLO - (<i siede affranta).
ANTEO - (guardandola eoi) erjmpmeerteti) Perché la, poi, sei anche beilo. Sì, via, non c'è male. Ite", anche questa è scampata. E Rasano, vai, caro, vai a combinare qualche malanno in ufficio. Quello che vuoi, quello che vuoi...
PAOLO - (si alza e guarda torvo ANTEO) -Vado...
ANTEO - Ma via, non guardarmi cosi. Perché mi odii?...
PAOLO - No, non Ut posso odiare. Per quanto io cerchi non ci riesca. Perché una giustizia c'è... Una vendicatrice c'è... Eh, anche la fortuna, ia sua sfacciata fortuna, ha dei capricci,
ANTEO - Che ti salta in mente adesso?
PAOLO - Ci siamo fidanzati con l'avventuriera, non è vera? Bella fidanzata;.. Bel contrattino onesto...Anteo (terlo, confuso e desiderato dì Inter-rompere qua/io discorso) - Be', adesso lascia andare... Queste sono cose che non ti riguardano l'aoto - Belle cose... Stava per portarsi via il capitale del signor Giulio, Stava per mandare avanti quell'altro bel contrattino vincita che eia il matrimonio di sua figlia e noi, caro principale, ce la sposiamo, eh? Ci sposiamo l'amarne del genero.. Astisi) - Non è stata la sua amante, prima di tutto...
PAOLO - C'è mancalo poco... .Ma te la sposiamo lo stesso. Vero? Ma bravi!!!
ANNIE - - Insomma!
PAOLO - Timo il mondo ammira questa bella combinatone morale e finanziaria e si diverte. Sì, signore, si diverte alle vostre rispettabili spalle.
ANNIE - Insomma, basta... E parla piano...
PAOLO - No. lo parlo forte, io parlo l'urte... (tfìndaxdù verso l'ufficio) Lei si sposa una donnaccia!..
ANNIE - Ma taci' Non è bello questi.»... Mi ha preso per il collo, Minaictava scandali...
PAOLO - Eh, lo so... Ma adesso finalmente tocca a lei adesso, fare il contrario di quel che desidera, sentirsi alla gola il nodo scorsoio del ricatto. Lei ha subito un ri. catto, E io rido, io rido, io rido... (Non ride affatto).
ANTEO - Ma ridi o non ridi?
PAOLO - Non rido perchè alla fine lei una giustificazione l'ha. Almeno, con questo imbroglio immorale, spera di proteggere questa famosa azienda... Ma io... io...
ANTEO - Senti... Parla piano... Facciamo un affare...
PAOLO - Che aliare?
ANTEO -.Ma poi noti gridare, flon fare salti, non dare in escandescenze.
PAOLO - Sentiamo.
ANTEO - Hai ragione. Ho molto riflettuto su questa faccenda. Mi sono lasciato prendere, così... Ma non posso, non posso fare questa cosa... E’ ignobile... Jo voglio stiliamo tenere a bada miss Jane fin che non si siano sposali quei due, ma poi..
PAOLO - Sia (resto. Appena sa che si sjjosano fra un mese...
ANTEO - Non lo deve sapere, per ora... Intanto tu... Tu dovresti liberarmi di quella donna!
PAOLO - Io? Ma nemmeno per sogno... E Come faccio?...
ANTEO - Mandi all'aria tanti affari... Possibile che. tu non riesca a mandare all'aria questo?... Palle la eoric...
PAOLO - Ma è impossibile ingannare quella donna sulle mie reali condizioni finanziane.
ANTEO - Fai tu... Qualche cosa... La prima cosa the ti vien in mente. Sci sempre felice... Mi fido. Fai iu. Quello che vuoi...
PAOLO - Ed è proprio lei che mi chiede questo favore?... Ma sa che lei ha uria bella faccia tosta1
ANTEO - Senti. Se mi liberi da quella donna, io ti aumento lo stipendio.
PAOLO - No.
ANTEO - Se mi liberi da quella donna io il aumento lo stipendio e ti faccio partire... per ima crociera di tre mesi.
PAOLO - La breve gioia del sabato? No! Anteo! Come sci ostinato... Lo so quello che vuoi... Ma come faccio senza di te?... (Con- uno sforzo) Se. mi liberi da quella donna, io libero te... Ecco... Ti lascio andare... Con la speranza che ritorni un giorno... ma ti lascio andare...
PAOLO - Davvero?
ANTEO - Parola.
PAOLO - (commosso, impuziente, rome cèrea»-da unir soluzione) - E tome faccio? Qualche manovra indiretta... Non so...
ANTEO - Quello che vuoi... Quello che vuoi...
MISS - (entra in fretto) - Ma che cosa è accaduto? Annic si è buttata sul letto e piarle cèrne una disperata... Non l'ho mai veduta piangere'-.,
ANTEO - Ah, ho capito. Ma avuto un diverbio col nostro Paolino e lo ha schiaffes" glato...
MISS - Come? Piange quando dà gli schiaffi?
ANTEO - Strano... Come va questo aliare? Vediamo un po'. (Si muove per usare).
PAOLO - Ma forse ha saputo che si sposa fra un mese!
ANTEO - (sulla soglia) E l'ha voluta dire!... E va bene' Quello che vuoi... Quello che vuoi... (Via).
MISS - (i/ititimente, » Paolo) - Ma è vero che si sposano?
PAOLO - Sì, fra un mese.
MISS - Ah... E non mi dicessi nulla...
PAOLO - Se posso permettermi una informazione confidenziale, credo che il signor
ANTEO - non abbia nei riguardi àé suo ma iriffionio delle intenzioni serie...
MISS - Crede? Può darsi. ( vecchi jono tanto volubili. Del resto, ili via del tutto con fidenziak-, le dirò che non sono innamorata di lui.
PAOLO - L'avevo sospettato.
MISS - tei è acuto. Ma se ANTEO crede dì liberarsi di me, Si sbaglia.
PAOLO - Oh, visto che siamo su un terreno così delicatamente sentimentale, si potrebbe tentare... Quando, per esempio?
MISS - Oh, per carità. Io la ringrazio della sua informazione, Mi sarà molto utile. Vedrà che Giulio si sposerà dopo di me, o con me... Ma la cura dei miei affari la lasci a me. Lei pensi ai suoi... Non si è accorto di niente?
PAOLO - Di che?
MISS - Lei non sa perché ANNIE piange?
PAOLO - No.
MISS - Perché le ha dato uno schiaffo. Non sa che cosa vuol dire quando una donna percuote e poi se ne comtnwyve? No? Ma sa che lei è molto indietro?
PAOLO - Lei vorrebbe dire che la signorina?... Ma mi faccia il piacere!
MISS - Come crede... (Una campanella suo-na a lungo) Che cos'è? La fine dell'orario?
PAOLO - SI... Un'altra giornata è pattata... Non posso sentire questo suono... È lugubre, tetro! Ma è impossibile che tutta la vita sia un collegio, una caserma, una prigione...
MISS - Io le ho dato 1» chiave della libertà...
MIMI - (entrando vestita per uscire) - Buona sera.
PAOLO - Buona sera. Sono già usciti tutti?
MIMI - Non so, ma credo. Lei resta?
PAOLO - Un momento.
MIMI - Lavoro straordinario?
MISS - Può darsi. (Ride.
MIMI - guarda nude la Mtsse se ne va).
ANTEO - (entra).
MISS - E allora?
ANTEO - Niente. Non dice niente. Non si è lasciata commuovere nemmeno dalla lettura del verbale dell'ultima assemblea azionaria...
MISS - Lo vedi che c'è sotto qualche cosa di grave?
ANTEO - Ma che! Stasera sapremo- Non mi stupirei che fosse a caus» di Giulio. Capace di aver intrapreso qualche affare senza dirglielo... Sapete, lei vuole essere l'ispiratrice. Laura, Beattke... Letteratura...
PAOLO - Spavtntevole!
ANTEO - È un carattere... Bene, intanto andiamo a prendere l'aperitivo.
MISS - Quando si sposano?
ANTEO - . Fra un mese.
PAOLO - Se disturbo...
MISS - Prego... Tanto farà piacere anche a lei avere la comunicazione che il suo principale mi sposa fra quindici giorni. Andiamo. (Si avvta alla porta).
PAOLO - Complimenti, principale...
ANTEO - (che trangugia la pillola) - Se non accade niente... (Con intenzione a Paolo) Se non accade niente...
PAOLO - E che cosa?
ANTEO - (sulla porta) Quello che vuol, quello che vuoi... (Esce).
(Rimasto solo. PAOLO fa tre passi oziosi per la stanza, poi si dirige vrso la porta dell'appartamento di ANNIE e mette la mano sulla maniglia; in questo stesso istante la porta si apre ed appare Amia; imbarazzo e sorpresa di tutti e due).
ANNIE - Ah...
PAOLO - Buona sera. Non c"è più nessuno...
ANNIE - Lei voleva aprire questa porta?
PAOLO - Io? No. Io giocherellavo con Ja maniglia... Mi diverto a giocherellare con le maniglie...
ANNIE - Voleva venire da me?
PAOLO - Non saprei a che fare.
ANNIE - • Per chiedermi scusa, per «empio!1...
PAOLO - Scusa? Dì che?
ANNIE - Credevo...
PAOLO - Lei piuttosto...
ANNIE - Oh, io sono meno prudente di lei. Io glielo dico francamente. È stata -la prima volta, oggi, che mi sono sentita di. sprezzata da qualcuno... Non sopporto...
PAOLO - Non ci badi, signorina...
ANNIE - Non sopporto! Non c'è ragione... Vorrei che lei capisse...
PAOLO - Signorina Annie, le chiedo scusalo ho detto delle cose impertinenti e «tupide, ma tei sa perché1 le ho dette... Per rendere impossibile la mia presenza qui.
ANNIE - Non me le avrebbe dette?...
PAOLO - Oh, no.
ANNIE - Ma le avrebbe ugualmente peniate.
PAOLO - (tace).
ANNIE - Dunque vede... Le scuse non hanno importanza... Quello che io ho sentito, l'offesa del suo disprezzo, resta...
PAOLO - Ma, vede... (La guarda prudentemente come misurando il colpo) Ci può essere una ragione che non offende. Alle volte un sentimento ne genera per reazione un altro, dei tutto opposto... e allora...
ANNIE - Ma che cosa dice?
PAOLO - (stonalo) - Dico che... che l'amo.
ANNIE - (vivamente incalvando) - Cosa?
PAOLO - Non l'ha sentito? Ho detto che... l'amo,
ANNIE - To'... (Pausa gelida). '
PAOLO - Perché mi guarda così?...
ANNIE - (ravviandosi ì capelli e mettendoti « ridere secca) - Eh... Capirà... questa almeno è una sorpresa... SI... Non mi a-spettava...
PAOLO - Ma che c'è da meravigliarsi?... Lei è cosi bella... Così dolce...
ANNIE - Ma, dico, vuol burlarsi di me?
PAOLO - Oh, no... Perché?... Se vuole non dico più nulla,
ANNIE - No, no... Parli pure. Mi diverte. Nessuno mai mi aveva detto certe cose.
PAOLO - Adesso è lei che si burla di me.... Possibile?...
ANNIE - (ridendo) • Mi pare di vivere in un altro mondo, quando parlo con lei. Lei mi fa l'effetto come se fosse vestito alla moda dì mio nonno in un ritratto che abbiamo conservato. Un colletto alto così, un cravattàio piccolo, piccolo, due baffi a riccio... (Ride) E dice... l'amo... Mi sono sempre domandata che effetto mi a-vrebbe fatto se me lo fossi sentito dire sul serio da un uomo... Una volta sola ini parve di desiderare queste parole, Avevo quindici anni e mi innamorai di un aviatore. Abiava qui vicino. Quando lo vedevo... uff... il cuore mi vampava... Che sciocca...
PAOLO - E lui?
ANNIE - Oh, adesso non cominciamo con le scene di gelosia... (Ride) Si dice così, no? Non ne sapeva assolutamente nulla e non mi guardava nemmeno... Perù, se mi avesse detto... (tende t'orecchio verso Paolo)
PAOLO - (intonando al discorso) - Ti amo...
ANNIE - ...Credo che avrei («ovaio qualche cosa...
PAOLO - Che non prova adesso...
ANNIE - Adesso provo soprattutto dello stupore, Lei è qui da tre mesi e io non mi sono mai accorta... Ma perché poi?
PAOLO - Non lo so. All'improvviso, un lampo, come una intuizione...
ANNIE - Insomma, ieri non mi amava.
PAOLO - Forse, Ha mai notato lei che una parola appena pronunciata si dilata spaventosamente? Un'idea, assunta, cosi, per caso, allo stato di germe, di semente, fiorisce all'improvviso come se dentro di noi trovasse la sua primavera,
ANNIE - Che idea, per esempio.
PAOLO - Poco fa, quando mi ha dato «no schiaffo...
ANNIE - Quella non è un'idea.
PAOLO - Ma l'animo col quale me l'ha dato...
ANNIE - Tanto volentieri...
PAOLO - Grazie. Ha parlato in modo che m'è parso quasi nobile anche un matrimonio d'interesse.
ANNIE - Sì, ma lasciamo andare.... Non può essere questa idea che l'ha trasformata a mio riguardo... Non può ostie che lei mi ami proprio perché è arrivato a giustificare il mio matrimonio...
PAOLO - Eppure, per quanto possa sembrate paradossale, è così. Se non avessi capito che anche nei suoi calcoli fa del sentimento...
ANNIE - Per carità... Non dica sciocchezze... Non ci comprendiamo...
PAOLO - Non ci comprendiamo ancora. Noi siamo come due stranieri che cercano di spiegarsi in una barbara mescolanza dei loro linguaggi.
ANNIE - È vero. Ho come l'impressione che sia la prima volta che ci incontriamo.
PAOLO - È la prima volta infatti. Io sono arrivato a lei proprio in questo momento dall'altra patte del mondo.
ANNIE - Insomma, lei, o partire « arrivare, purché «i tratti di una manovra ferroviaria...
PAOLO - Lei cerca di scherzare per non sentirmi.
ANNIE - Presuntuoso!
PAOLO - Ma davvero lei uscirebbe di qui, adesso, tale e quale come è entrata?
ANNIE - Non so... Ma da questo a credere che dentro dì me ci sia una primavera pronta ad accogliere questa idea dell'amore ci corre.
PAOLO - Non fa niente. Lei ricordi quello che le ho detto... di me, del mio cuore... che le voglio bene...
ANNIE - Non dice più: l'amo. Mi pare che abbia fatto un passo indietro.
PAOLO - O avanti?
ANNIE - Nel senio che lei incomincia a crederci.
PAOLO - Allora non dico più nulla. E’ troppo penoso, per me, sentire che la mia voce si disperde in un campo di neve senza echi. Ma perché è venuta stasera?
ANNIE - E quello che sto domandandomi da cinque minuti. Perché non me ne vado?
PAOLO - Vanità.
ANNIE - Oh!
PAOLO - Allora è va, po' <U bei»
ANNIE - Sinceramente, non le posso rispondere. Non starei qui a giuocare di parole. Non sano donna da gingillarmi «elle situazioni... Le direi... Sì... ti voglio bene. Ma no... nott è questo...
PAOLO - Capisco. La lontananza che ci divìde non E’ dì quelle che si superano... almeno quando si hanno le idee che ha lei... Perché io sono povero e lei è ricca...
ANNIE - Ancora... questo è di cattivo gusto...
PAOLO - Nel senso che lei è al di là delle speranze, mentre io non faccio altro die fabbricarne tutti i momenti... Anche adesso.
ANNIE - Perché al di là?
PAOLO - Perche1 la realtà le basta.
ANNIE - Voglio che mi basti.
PAOLO - E invece, a me, no. Sono povero, io. E se i poveri non sognano, come fan-no a vivere?
ANNIE - Che Cosa sognano?
PAOLO - Tante cose...
ANNIE - Tante cose vaghe, imprecise...
PAOLO - L'impossibile.
ANNIE - M» di fronte all'impossibile, siamo tutti poveri.
PAOLO - Ah, è innegabile che nei suoi pensieri è una grande quiete!
ANNIE - ft il compenso che te realtà elargisce a coloro che la amano e la servono. Cerchi di fate altrettanto anche lei...
PAOLO - A vantaggio della fabbrica....
ANNIE - Non solo... Ma anche per lei. Si provi...
PAOLO - A rassegnarmi?
ANNIE - A combattere. I cani che abbaiano alla luna disturbano la gente che sì riposa dalla fatica del giorno.
PAOLO - Adesso è lei che mi dispreiza.
ANNIE - Non ci faccia caso. Anche lei, fino a ieri. Eppure se h vero quel che dice...
PAOLO - Le voglio tanto bene... Tanto...
(Pausa)
ANNIE - Che cosa c'è? Ascolta il tonfo delle sue parole nella neve?
PAOLO - Senza echi,
ANNIE - Non ha ascoltato bene.
PAOLO - Dovrei forse gridare, piangcre...ÀH-nie, Annie, mi ascolti... da dieci minuti mi pare che il mondo si sìa capovolto. Tutto ho perduto di me, mito. Se mi guardo dentro non mi riconosco più. Mi dica ancora una parola, una parola sola e io sopporterò con 'Una gioia infinita qualunque destino, qualunque realtà...
ANNIE - Zitto, zitto... Io non le posso dire la parola che lei attende. Sono tanto contenta che lei abbia capito qualche cosa di me e le sono tanto grata di sentirsi cosi mutato... Ma io Jión posso dimenticare chi sono, che cosa debbo fare.... Oh, non creda che io stia facendo dei bilanci... Non è questo! Se potessi non riflettere....
PAOLO - (/a prende alle spalle) - Che cosa farebbe?...
ANNIE - (che si state attratta dalla bocca dì Paolo) - No... (Con tino scatto) Ha veduto il panorama che offre quel balcone?
PAOLO - « Oh, una cosa orribile... Una parete rossa...
ANNIE - Piena di finestre che guardano «pia dentro...
PAOLO - Ah... Si... Chiudo...
ANNIE - Non ho detto per questo... (
PAOLO - ha chiuso e si è fatto baio; una debole luce piene soltanto dalla vetrata dell'uscio degli uffici) Che cosa fa adesso?
PAOLO - Al buio è impossibile riflettere.... (L'afferra e la bacia a lungo).
ANNIE - (sì ribella) - No... No... Che cosa fa?
PAOLO - Annie... Ho capito una cosa che mi hai detto... Hai ragione. La realtà può bastare...
ANNIE - Che cosa ha fatto? Che cosa ha fatto? Accenda la lampada...
PAOLO - No... Restiamo eoa ancori uft pòco... Ma che hai... (L'abbraccia).
ANNIE - (dibattendosi) - No, no... Sono una ragazza onesta, io... Che cosa ha fatto?...
PAOLO - Annie... Ti voglio bene...
ANNIE - Anch'io, credo... Ma adesso la teak tà non mi basta più— Tutto all'aria... Quel che credevo... Quel che volevo.... (PAOLO la bacia ancora). (Un'ombra si profila nella vetrata degli uffici. È MARIANI che entra e, accesa la luce, vede i due che sì baciano ancora. Ridacchia).
MARIANI - Ah, bene... Non chiedo scusa, perché costui certamente sapeva che io èro rimasto in ufficio e lo ha fatto a posta. Non mi resta che congratularmi con voi, giovanotto, a nome di tutto il personale...
PAOLO - Andate via... Andate via!
MARIANI - Ci riuscirete questa volta a farvi licenziare, eh?... Meno male.... (Esce ridacchiando).
PAOLO - (preoccupati) ad Annie) - Senti...
ANNIE - (a denti stretti) - Oh... È vero, Jt vero... È per questo... Che brutta, piccola infamia...
PAOLO - Ma non è vero niente, Annie... Anche se le apparenze...
ANNIE - Basta, non dica più nulla... Ha giuo-cato una partita audace, giovanotto... Ed io ci sono cascata come una collegiale... Come una dattilografa... Ma l'ha perduta, sa... Perché mio padre non ne saprà nulla e tutto resterà come prima e anche lei...
PAOLO - E tu?
ANNIE - Io?... Io... io... (Esce in fretta),
MARIANI - (ricomparendo) - Avevo dimenticato di «spegnere il tome. (Se ne va ridacchiando).
PAOLO - Annie, Annie... Non ho mentito. Credevo, forse, ma poi... Non ho mentito... Annie... Annie....
TELA
ATTO TERZO
Scena come al secondo. Quando si alza la tela PAOLO è in scene, Sulla sua scrivania i telefoni sono aumentati. Accanto a una macchina da scrivere, che prima non c'era, PAOLO sfoglia delle carte e risponde alle telefonate.
PAOLO - (al telefono) - Sì. Va bene. (Depane. Altro telefono) Pronto. Sono io: si il segretario. Oh, bravo... A che ora? Benissimo. Faccio a tempo. Ha presentato il progetto al direttore generale?... A rivederla, speriamo. (Depone) Ma qui, dove è andata a finire? (Suona un campanello).
MIMI - (entra) - Vuole?
PAOLO - Quel rapporto da portare su alle Bonifiche...
MIMI - MARIANI - l'aveva portato.
PAOLO - Se lo sarà ripreso. Qui «or» c'è... Glielo chieda lei. E quelle lettere?
MIMI - Ma sono quindici... Un po' dì pazienza...
PAOLO - Si faccia aiutare... Dica a MARIANI che sì svegli... (Via Mimi).
Giulio (entra. PAOLO si alza rispettosamente).
PAOLO - Buon giorno, signor consigliere delegato.
GIULIO - Buon giorno. Niente di nuovo?
PAOLO - Ci sarebbe da decidere con questo affare delle Bonifiche... (A MARIANI che entra) Ma dove è il progetto... il rapporto, Mi dice dove lo ha messo?
MARIANI - (uscendo in fretta) - Subito, subito...
GIULIO - E lei ci crede?
PAOLO - All'affare delle Bonifiche?
GIULIO - Ma che affare... Regalare le macchine agli agricoltori non può essere un affare.
PAOLO - Ma la cosa non finisce qui. Le bonifiche aumentano... durano, soprattutto... Se oggi andiamo incontro ai bisogni degli agricoltori, domani saremo i padroni della situazione.
GIULIO - Domani, domani. Io ho messo i miei. soldi in questa fabbrica oggi, anzi ieri, oramai. Non domani.
PAOLO - Noti si può pretendere di guadagnare «ubilo,
GIULIO - Subito? È quasi un anno che io aspetto...
MARIANI - (entrando con seta affannoso) - Eccolo, eccolo...
PAOLO - Caro Marsani, non «1 può andare avanti cosi...
MARIANI - Ma, vede... (Interrotto da un sua-no di campanello, si tace).
PAOLO - . Pronto. Si. Oggi ho tutta la giornata impegnata. Domani alle sei le va? Grazie. (A Mausani) Se lei non si mette in testa che qui si deve lavorare a vapore forzato, è inutile. Lei sì addormenta sulle abitudini...
MARIANI - Sì, signore, ma vede... (È ancora interrotto da un suono di campanello; tpasìentito, freme e alza gli occhi al cielo).
PAOLO - Pronto. Trecentoquindici. Prego. (A Marsani) Lo vede? Lei sta II scnsa dir niente...
MARIANI - Volevo dirle... (Guarda il campanello del telefono che non suona) Non si può parlare con tutti questi telefoni che scoppiano da un momento all'altro...
PAOLO - Va bene, va bene. Adesso lei mi faccia l'altro lavoro che le ho chiesto. Mi occorre per domattina. (Si alza e mette delle carte dentro).
MARIANI - Domattina? Ma è una «osa eterna... Dovrò restar qui tutta la notte. E... (con intenzione) Non è bene che io faccia del lavoro straordinario... In ufficio...
PAOLO - (guardandolo in faccio) - Se credete di farmi impressione. Via! (MARIANI se ne va mordendosi una mano).
GIULIO - Gii farete venire il mal di fegato a quel disgraziato.
PAOLO - . Perché lo faccio lavorare? Ma che cosa vogliono questi colleglli? Non lavoro, si lamentano che non lavoro. Lavoro, si prendono il mal di fegato... Vado alla Bonifica un momento.
GIULIO - Ho paura che lo farete venire anche a me il mal dì fegato.
PAOLO - Lei vuole ancora parlare della «olita storia?
GIULIO - No, no... Ho rinunciato a capirei... E il bello è che anche il vecchio ha rinunciato a capirci... Ma dentro di me ho una idea. Mi è venuta ieri sera.
PAOLO - Sentiamola.
GIULIO - Sotto questo mistero ci dovete essere voi.
PAOLO - Ma come? La signorina è partita da un anno e viene fuori adesso con questa beila genialità...
Giulio (vedendo entrare ANTEO) . Stl
ANTEO - (entra malinconico e lento; ha tutte l'aspetto di un uomo avvilito).
GIULIO - Buon giorno, socio.
ANTEO - Buon giorno. (A Paolo) Te ne vai?
PAOLO - (movendosi per uscire) - Un affare urgente; torno subito. (Esce).
Giulio (passeggiando nervosamente su e giù) - Non va, non va, non va. Anteo (che si è seduto pesantemente su une poltrona) - Non va!
GIULIO - Sapete la notizia? C’è qualcuno che sotto mano fa incetta di azioni vaganti.
ANTEO - Buon segno.
GIULIO - Non ve ne preoccupate?
ANTEO - Io no. Prima dì tutto in due anno a questa parte non mi preoccupo piò di niente. In secondo luogo, le azioni vaganti, come dite voi, sono pochissime. Non pesano...
GIULIO - Non pesano se le compera uno qualunque... Ma se le compera il nostro segretario?
ANTEO - È lo stesso...
giulio - Niente affatto... Se le compera luì, vuol dire che ha delle intensioni di conquista. E con quel temperamento...
ANTEO - Fantasie...
GIULIO - Fantasie? Ma che cosa è tutta cjue» sta attività? Senso del dovere no, perché non c'è mai stato un impiegato tanto svogliato, pazzo, confusionario come lui. Qui c'è sotto qualche cosa. Per me, nessuno mi leva dalla testa che la causa di tutti t pasticci che sono avvenuti qua dentro, e stato lui.... E adesso compera le azioni, E adesso si capisce perché, causando la rottura fra me e vostra figlia, avesse l'intenzione di impedirmi di entrare nell'azienda...
ANTEO - Ma che pasticcio, ma che imbroglio... Prima di tutto, lui non può avere causato nessuna rottura. Fra mia figlia e lui non facevano altro che schiaffeggiarsi dalla mattina alla sera... E poi, e poi... Lasciatemi dire. Voi nell'azienda ci siete entrato lo stesso. Voi siete il consigliere delegato...
GIULIO - Ci sono entrato per lare dispetto a lui.
ANTEO - Ma avete riscosso ricchi dividendi...
GIULIO - Questo i un altro affare. La fabbrica va bene, adesso, ma un anno fa...
ANTEO - E va bene anche perché, bisogna riconoscerlo, ha dimostrato dell'iniziativa, delle vedute...
GIULIO - Quello 11 ci porta a spasso tutti e due. Tra un paio d'anni, voglio vedere cbe cosa faremo noi due, per !a strada, senza un soldo...
ANTEO - Ma non dovevate prendere le redini della fabbrica? Che cosa aspettate?...
GIULIO - Diavolo. Aspetto di capire l'organizzazione del lavoro qui dentro... E dopo, vedrete... Lo caccio via.
ANTEO - State attento piuttosto che non te ne vada lui per conto suo... Perché ne avrebbe diritto.
GIULIO - Come sarebbe?
ANTEO - In fondo ci è riuscito... Be', questa i una cosa mia personale. Ma vi dico io che avrebbe il diritto di andarsene, sensa impegni di sorta verso di noi...
GIULIO - Avrebbe diritto di andarsene e non se ne va, dopo tutto quello che ha fatto per farsi licenziare? Ma lo vedete o non lo vedete che c'è sotto qualche cosa?
ANTEO - Insomma, io me ne infischio. Vada come vuole andare tutta la baracca, non me ne importa niente. Non mi riconosco più. Mi pare di avere cento anni. Non dormo pia... non mangio più— attraverso la strada senza preoccuparmi di nulla, come un bambino ignaro dei pericoli del traffico.
GIULIO - Ma perché non le scrivete che torni?
ANTEO - Ah, no. Questo no, Se ne è andata senza quasi salutarmi... senza spiegare perché... Così... non si lascia un padre così... Non poteva dire che l'uomo che le avevo scelto le ripugnava? Le awei forse dato torto?
GIULIO - Ma dico...
ANTEO - Niente. Tutto all'aria sema una parola, senza niente, E via: Parigi, Londra, Berlino. Costantinopoli... Io non le scrivo niente. Può tornare, non tornare...
GIULIO - Non si fa cosi... Potreste ammalarvi... Morire.
ANTEO - Perché?
GIULIO - Sono cose che capitano...
ANTEO - SI, sì, scrivo anche questo. (Trae dì tasca un foglio e vi scrive delle noia).
GIULIO - Cos'è?
ANTEO - È la nota delle cose delle quali mi deve rendere conto quando ritornerà. Siamo già a venticinque capì d'accusa e a dodici misteri.
GIULIO - Scrivetele che deve ritornare. Che dica almeno le sue intenzioni...
ANTEO - No, no. Le sue intenzioni le conosco. Non si apre troppo con me, ma è in corrispondenza con una sua fida dattilografa.
GIULIO - Che vi mostra k lettere che manda e che riceve.
ANTEO - No, no: quelle che manda MIMI non le conosco, ma quelle che riceve glie-Je faccio rubare da una dattilografia che è viceversa fedele a me. Così io le leggo e pi gliele faccio restituire. (Con ener-già) Me ne infischio! Faccia quello che vuole, vada, venga. Sapete che non vado nemmeno più in casa mia? Ho chiuso il «io appartamento. Mi urta i nervi andare in quella casa. Voglio venderla. Volete comperarla voi? Se vi sposerete...
GIULIO - Con chi? Con vostra figlia no, evidentemente. Viaggia...
ANTEO - Delle donne ce n’è tante...
GIULIO - No, ne... Ho fatto due esperienze che mi bastano per tutta la vita... Vostra figlia mi ha dato una mortificazione... Quell'inglese che aveste la cortesia di gettarmi addosso appéna poteste, mi è costata centomila lire...
ANTEO - Be'... Era a buon mercato...
GIULIO - Fate il piacere-... Parliamo d'altro... Io ne ho abbastanza.
MARIANI - (entrando con un foglio in meno) - Non c'è il segretario?
GIULIO - No, Che cosa c'è?.-
MARIANI - - Ah... Se non c'è lui... (fa per uscire).
GIULIO - Fate vedere... Credete forse che io non capisca niente? (Strappa ddle mani dì Mariani il foglio e si mette a esaminarlo attentamente, ma, non ti capisce nulla) Be', che cosa vuol dire?
MARIANI - - È per la fornitura della gomma...
GIULIO - Volete vedere voi?
ANTEO - (prende meccanicamente il faglio in mano, lo guarda e lo restituisce con un gesto dì incomprensione) » le sono il Presidente... Ora quando mai un Presidente di una società per azioni ha avuto il dovere di essere informato dì quello che succede nella sua società? Il consigliere delegato siete voi... GiuuO (fremente, a Marsani) - Sta bene: sospendete questa pratica fino a mìo ordine...
MARIANI - - Fosse vero, signor consigliere delegato.
GIULIO - Che cosa?
MARIANI - - Non parlo per il mio interesse... lo avrei dovuto prendere il posto dì segretario generale, ma... pazienza, non parlo per me. Tuttavia, nel solo e puro interesse della ditta, oso sperare che si apriranno gli occhi sull'attività dell'attuale segretario... Armo - Ma che cosa avete da dire anche voi?
MARIANI - - Signor principale... le» non posso dir nulla, ma spira aria infida... Io ci vedo sotto una manovra dell'alta finanza...
GIULIO - Cercate di raccogliere informazioni... più precìse... Non mi dispiacerebbe vedere voi a quel posto... Cercate, indagate.. Soprattutto nel campo morale...
MARIANI - - Oh... Quanto a questo, Avrei cose da dire... impressionanti.
ANTEO - Cosa?
GIULIO - E dite!
MARIANI - - Sono vincolato da un segreto giurato... Ma se quell'uomo non se ne va presto di qui fc> calpesterò la mìa parola d'onere e allora... Si vedrà... Si vedrà... Ragazzo (entrando) - C'è una signorina che chiede di parlare con qualcuno.
GIULIO - Un momento. (Via il Ragazzo) Marsani, ricevetela voi. Intanto vado a dare un'occhiata in ufficio... Voglio vedere tutto, voglio capire tutto. (Esce).
MARIANI - (A ANTEO) - Posso riceverla qui? Sarebbe una grande soddisfazione per me...
ANTEO - Sì, sì...Fate, fate... (MARIANI esce. ANTEO rimasto solo leva di tasca una chiave ed entra con circospezione nell'appartamento di casa sua che richiude dietro di sé).
MARIANI - (entra con Vera e si mette a sedere nel posto del segretario generale) - Prego, signorina, si accomodi. Lei parla con un alto funzionario della fabbrica... Probabilmente sarò assai presto segretario generale... Dunque...
VERA - Ero venuta per lavoro...
MARIANI - - Lavoro? Benebene, bene. Dattilografa?
VERA - Sì, signore...
MARIANI - (sempre solenne) - Bene, bene, bene, stenografa?
VERA - Sì, signore...
MARIANI - Bene, bene, bene, bene.... Fidanzata?... Eh! Signorina... La dattilografa è la suora di carità degli uffici pubblici e privati... Niente distrazioni, niente amori... ma soltanto l'ufficio e il capo ufficio...
VERA - Non sono fidanzata.
MARIANI - - Bene, bene, bene... Ma, vede, in questo momento non abbiamo bisogno di nessuno...
VERA - Allora, perché tante domande? Me ne vado... (Si alza).
MIMI - (nello stesso tempo entra e guardando la visitatrice la riconosce; depone una carta sulla tavola e vede Vera) - To'. Ma non ci siamo vedute in qualche parte?
MARIANI - - Prego, ragazza, chi vi autorizza a parlare con le persone che ricevo io?...
MIMI - Dove ci siamo viste?...
VERA - Non era lei quella notte, al parco... Con quel giovanotto che suonava la chitarra?...
MIMI - Ah... E che cosa volete qui?
MARIANI - - Ehi, dico... Esca!
MIMI - Ma quel giovanotto che era con lei...
VERA - Andrea? (China la testa).
MARIANI - - Diavolo. C'è un romanzo... Sentiamo, (Si mette ad ascoltare col gomito puntato sulla tàvola e la mano al mento).
MIMI - Dove è andato?
VERA - Ma... Forse è meglio che io...
MIMI - Ma aspetti un momento... Perché vuole andar via?...
VERA - Mi ha detto che non c'è nulla da fare qui...
MIMI - Ma lei deve parlare col segretario generale...
VERA - Ma non è lui? (MARIANI si alza dalla sua posizione inutile).
MIMI - (ridendo) - Lui? Ma non gli dia retta...
PAOLO - (entra) - Che succede?
MIMI - Eccolo, il segretario generale,
MARIANI - (si alza).
PAOLO - (a Mariani) Se trovo qualche cosa che non va su questa scrivania, tengo responsabile voi... Prego... Sgomberare...
MARIANI - Se ero a quel posto avevo le mìe buone ragioni... (Esce indignato e solenne).
PAOLO - Chi è lei?
MIMI - Non la riconosci?
PAOLO - Non mi pare...
MIMI - Una notte... Al parco...
PAOLO - Ah... (depone in fretta la borsa che aveva con si e prende per un braccio la signorina trascinandola verso te poltrone de! proscenio) Che cosa volete?
VERA - Lavoro. Ma non importa...
PAOLO - Dove è il vostro amico?
VERA - (scoppia in lacrime).
PAOLO - Non c'è tempo di piangere. Partito?
VERA - No... Da sei mesi è dentro...
PAOLO - In carcere?... Ah...
VERA - Era un ladro... Un ladro... Ma io, le giuro, non lo sapevo, Non lo dubitavo neppure...
PAOLO - Quella notte rubò una somma forte...
VERA - Ma io non ne sapevo niente, le giuro... Non ne sapevo niente.
PAOLO - Che ne ha fatto di quel denaro?
VERA - Ob... Siamo partiti... Montecarlo-In cerca di fortuna...
MIMI - Ma quanta ne voleva?
PAOLO - Tutto perduto, naturalmente...
VERA - Se sapesse quello che ho passato... Non so come sono ancora viva...
PAOLO - E che cosa cercava qui?
VERA - Lavoro, ma...
PAOLO - Stenodattilografa? Benissimo. Scriva. (Le porge un blocco dì cartelle e una matita che Vera prende per scrivere, mentre PAOLO incomincia a dettare) lo sottoscritta, il suo nome..
VERA - Vera Chini...
PAOLO - Dichiaro che la notte del 1è aprile millenovecento eccetera, alle ore undici e venti minuti della sera...
GIULIO - Eccomi qua, E adesso parliamo un poco insieme...
PAOLO - Con me?.... Un momento.
GIULIO - Cos'è quella lì?
PAOLO - Una dattilografa... L'ho assunta oggi.
GIULIO - Ah, lei assume il personale così... Ha avvertito almeno il presidente?
PAOLO - lo no. Ma non è la prima volta...
GIULIO - Benissimo... Fate, fate... Torno subito e faremo i conti... (Esce).
PAOLO - (segue con una spallucciata Giulio che esce e continua) - Dichiaro di avere assistito al ritrovamento da parte di tale... il nome di quello sciagurato...
VERA - (scoppiando in singhiozzi senza smettere di scrivere) Andrea Mattini...
PAOLO - Attualmente in prigione, di una busta di cuoio nero che gli gettò immediatamente dop averne estratto la somma di lire novantasette mila... consumate dallo stesso Mattini al giuoco della roulette...
VERA - Al trente et quaranti
PAOLO - Benìssimo.
MIMI - E’ contento di andarsene finalmente?...
PAOLO - E chi è che parte?
MIMI - Credevo... è tanto allegro.
PAOLO - No, non posso più partire... Ho darò troppa pelle in questo anno. Oramai questo lavoro e mio, mio... E sono allegro perché adesso è più mio che mai... Vuol sentire?... Aspetti. (Compone un numero al telefono) Pronto? è lei? Bene... Le ha ancora quelle azioni della Diana? Ho deciso, le prendo io. Va bene, pagamento in contanti... Grazie. A stasera... (Depone il ricevitore) Ha visto? Altro che partire... Lavorare, conquistare... Crescerei... Del resto è stata lei la prima a darmi dei consigli di saggezza...
MIMI - La prima.
PAOLO - Come sarebbe?
MIMI - Poi ci fu una seconda...
PAOLO - Oh... Chi sa dov'è... (Si turba leggermente).
MIMI - Potrebbe essere più vicina dì quel che lei non creda.
PAOLO - (vivamente) - Cioè?
MIMI - Niente, niente. Lo sapevo, ma volevo vedere che effetto le avrebbe fatto se io le avessi detto a bruciapelo che la signorina
ANNIE - sta per arrivare. Come è pallida!...
PAOLO - Io non sono pallido niente affatto.
MIMI - E va bene... Anche quarta mi è andata male... È la terza volta che cerco di coltivarmi un marito possibile... E faccio tutto quello che posso, sa? Con tutte le cure, con tutta la diligenza e tutta la pazienza... Non ci riesco...
PAOLO - Insista.
MIMI - . Eh, pei fona... Strenuamente... Ma ho paura che non ci riuscirò mai.
PAOLO - Ma, mi dica, signorina... Lei ha detto...
MIMI - lo non ho detto niente (Esce),
PAOLO - (la segue) - No, sia buona, senta...
ANTEO - (entra cautamente, guarda se non c'è nettano, ma ti Ragazzo entra).
RAGAZZO - Ah... Era lì?
ANTEO - Io? No.
RAGAZZO - C'è questa lettera per lei. Me l'ha data la dattilografa bionda.
ANTEO - (prende vivamente la lettera, manda via il Ragazzo con un cenno e il Ragazzo se ne va facendo un gesto di incomprensione; ANTEO legge e si illumina in volto) - Che ora è? (Cammina intorno agitato) Che ora è?
GIULIO - (rientra dagli uffici con Paolo)-Be'?
ANTEO - Che ora è? Che ora è?
PAOLO - Mio Dio... Le sette...
ANTEO - Il cappello, il bastone... Il cappello, il bastone... (Esce),
PAOLO - Ma che succede?
GIULIO - Quel povero vecchio impazzisce...
PAOLO - Ma bisognerà corrergli dietro...
GIULIO - Niente, niente. Non si fa più investire. Parliamo noi, intanto. Sedetevi.
PAOLO - Cosa c'è adesso?
GIULIO - Da qualche tempo abbiamo gli occhi su di voi. Premetto che in ciò che sto per dire sono pienamente d'accordo col presidente. La vostra condotta non è chiara. Avete accentrato tutto nelle vostre mani. Non si fa niente senza il vostro beneplacito. Non c'è operaio, ingegnere, impiegato, cliente che non voglia parlare, trattare, concludere che con voi, esclusivamente con voi.
PAOLO - Ma questo significa...
GIULIO - Significa che siete un intrigante e un invadente. Pericoloso e non gradito. Ecco tutto. Voi ve ne dovete andare. Anche subito. Magari, Fate le vostre consegne a Mariani e basta.
PAOLO - Ma io ho degli impegni con hi fabbrica, un contratto...
GIULIO - Ringraziate Iddio. Vacroce sui vostri debiti. Bella fortuna eh? Non pagare i debiti e farsi anche ringraziare. Ma facciamo alla svelta... Voi siete troppo, come dire... Siete troppo intelligente...
PAOLO - (montandosi a poco a poco) - Ah... È per questo che mi licenzia? Me lo avevano -detto che tanto ai coUcghi, quanto ai superiori riescono più simpatìe! gli imbecilli. Più comodi, più malleabili... Naturale... Un uomo intelligente è una bomba con la mìccia accesa. Non si sa mai quando scoppi...
GIULIO - Non giocate con k parole. Siete troppo intelligente per non capire che ogni insistenza è inutile...
PAOLO - Ma ci saranno dei giudici, no? Prima di tutto io ho raggiunto la prova che io non mi 1000 appropriato li comma di novantasette mila lire che sta all'origine di questa mia disgraziata avventura. (Fuori di té) Dunque, niente regali, niente abbuoni. Lor signori anzi mi debbono restituire quello che ho indebitamente pagato. E quanto al resto io chiamerò cinquanta testimoni perché dicano che cosa sono io qui dentro, che cosa può significare per me un licenziamento in questa forma... Un milione di indennità, voglio... Un milione...
GIULIO - Giovanotto! Lasciate andare. C'è qualcuno qua dentro che conosce assai bene la vostra vita. Cose poco edificanti.
PAOLO - Ma che cosa? Sentiamo...
GIULIO - Io non lo so... Ma c'è qualcuno che è pronto a violare un giuramento per fare delle rivelazioni molto gravi sul vostro conto... e a rivelare tutti i misteri dì qui dentro! Fate le consegne a Mariani. s» (
PAOLO - si siede, affranto) E non fate fracasso. Ve lo consiglio per il vostro bene... (ANTEO entra, pallido, emozionato e ti siede).
PAOLO - Che cosa è accaduto?
ANTEO - Niente. Volevo andare alla stazione... Quando sono stato per attraversare la strada, io mi sono detto... No, no... Questa volta io non debbo essere investito... Questo pensiero mi ha paralizzato.
PAOLO - Ma se vuole andare alla srazione, chiamiamo Mattia...
ANTEO - No, no... Per carità. Oramai è tardi. Era per le serte e un quarto...
PAOLO - Era un affare importante?
ANTEO - (sospirando) - Importante... Molto importante... Aspetto qualcuno... (Si bussa alla porta dell'appartamento. Pausa).
VOCE DI ANNIE - Chi ha chiuso? Aprite!
ANTEO - (trae di tasca la chiave, balbetta e trema, non riesce a infilar la chiave nella toppa;
PAOLO - perde a sua volta la testa e porta via la chiave a Antro, ma non riesce ad aprire nemmeno lui. Ci riesce Giulio),
ANNIE - (entra) - Papa... (Lo abbraccia) Giulio... Sono molto contenta di vederla... Sia gentile, mi faccia la cortesia di andare in stazione a svincolarmi i bagagli... Eccole le polizze... Grazie... (Giulio te ne va di corsa) Paolo... Buon giorno. (Gli dà la mano; poi torna da suo padre) Sei ancorin collera con me? (Lo abbraccia).
ANTEO - (fiero ma energico) - Un momento... Non credere che le cose vadano a finire cosi... (Trae dì tasca la carta) Ci sono molti conci da regolare fra me e te...
ANNIE - Ti spiegherò tutto... In due parole, vedrai... Papà...
ANTEO - Due parole? Ma qui ci sono venticinque capi d'accusa e dodici misteri... Anzi ventisei capi d'accusa... Faccio un segno. Quando si torna all'improvviso si deve avvertire... Perché la cosa può provocare un accidente...
ANNIE - (lo abbraccia ridendo) - Papà...
ANTEO - (senea ribellarsi fisicamente) - Lasciami... Non credere di intenerirmi... Io non mi intenerisco. Fra le altre cose c’é qui il segretario...
PAOLO - (che sta frugando nei cassetti e cavandone fuori dei libri e ielle carte che ammucchia sulla scrivania) - Me «e vado subito.
ANTEO - Bene... In ogni modo noi andiamo all'albergo..
ANNIE - No, no. Per questi pochi giorni che resto... Voglio godermi la mia casa... Il mio letto... I miei libri...
ANTEO - Pochi giorni?
ANNIE - Partiamo insieme...
ANTEO - Sì? Per dove?
ANNIE - Cosi... Da qualche parte... Avrò tutto il tempo di rispondere ai tuoi venticinque capi d'accusa...
ANTEO - E ai dodici misteri... Ma intanto vieni a riposare un poco. Sarai stanca...
ANNIE - Lasciami qui un momento. Mi piace di ricordare questo strano odore di ufficio...
ANTEO - (annmsondo) - Vero che è strano? Di che sa?
ANNIE - Di carta, di inchiostro, dì sigarette...
ANTEO - Dì Paolo.
ANNIE - Papà. Di' a Marta che mi prepari qualche cosa da mangiare.
ANTEO - Si... Ma non ci sarà niente in casa...
ANNIE - Due uova...
ANTEO - Ma che, ma che... Che cosa sono questi sendmentalismi?... Provvedo io... Provvedo io... Vado io qui di fronte a prendere qualche cosa... Una cenetta intima...
ANNIE - Senza processo...
PAOLO - Se vuole che vada io a parlare col trattóre... Perché lei non ci riesce a passare la piazza.
ANTEO - Non ci riesco? Guardatemi dalla finestra,-.. Sicuro come un vigile. (Esce). (Soli: breve silenzio imbarazzante. PAOLO continua a mettere libri e carte sulla tavolò).
ANNIE - Grazie, Paolo.
PAOLO - Di che?
ANNIE - Di tutto quello che ha fatto. È restato...
PAOLO - Non potevo darle altra prova del mio cuore...
ANNIE - Sì... E di lontano ho pensato tanto a lei... A lei che era diventato l'anima del nostro lavoro... Si sieda qui. Un momento solo...
PAOLO - (obbedisce).
ANNIE - Mi dica...
PAOLO - Che cosa?... Ho pensato tanto a lei. Ho lavorato tanto... E lei? Che ha fatto? Perché se ne andò così...
ANNIE - Perché mi era entrata nel cuore una cosi penosa sofferenza che non potevo star ferma. Imparai che fascino aveva questa parola che avevo udito tante volte sulle sue labbra... Partire... E noti ho fatto altro per un anno.
PAOLO - MI dica, m! dica. Ho bisogno di credere ancora che partire è la cosa più bella della vita.
ANNIE - Veramente non saprei. Partire è la speranza degli infelici. Questo ho capito. Ma poi non c'è niente dentro. Il nostro mondo viaggia con noi. È una valigia che non si può nemmeno dare al facchino. Non so dire. E’ come se, per illuderci di cambiare il nostro dramma, ci affannassimo a cambiare la scena...
PAOLO - Ma lei aveva un sistema, una certezza... Perché gettar via tutto... Bisognava aspettare...
ANNIE - Non ho gettato via, no, mi sano accorta che i sistemi delle donne sono troppo fragili.... Non ve n'e che uno, sicuro, l'amore.
PAOLO - E per quell'attimo d'amore io trovai che il solo modo di partire Veramente era quello di salire sulle impalcature di., una costruzione a lavorare. Anni» - Mi dica... Mi parli del suo lavoro...
PAOLO - No, no... Mi parli lei dèi mondo... Anito - Una grande quantità di cose magnifiche e brutte, di cose banali e bizzarre che non ci appartengono, nemmeno come i sogni, perché sono vere... Ma qui... mi dica che cosa si fa adesso?
PAOLO - La fabbrica va bene...
ANNIE - Lo so. Seicento operai di pio...
PAOLO - È bene informata... Adesso avevo organizzato un grande lavoro con le bonifiche. Macchine sotto prezzo. O quasi, con comodità di pagamento rateale, da commisurarsi in rapporto all'annata agricola.... Sì; è un po' complicato... ma i contadini delle bonìfiche l'hanno capita subito...
ANNIE - (ridendo) - Sono intelligenti, i contadini, quando si tratta del loro interesse...
PAOLO - Interesse di tutti. Perché si trattava di conquistare una terra nuova alla nostra industria, Poi si guadagna sempre... Se vuole potrà vedere il mio progetto... Sta per essere approvato alla direzione generale... La fabbrica dovrà mettersi sotto e lavorare a tre turni... Quanto a rat... (Ritoma alla scrivania) Non ho più nulla da fare qui... (Trae la chitarra dalla cassetta) Guardi còsa mi capita tra le mani... Quanta polvere... (Soffiando la fa vibrare) Sospira anche lei... Anni! - Cosa vuol dir questo?
PAOLO - Sono stato licenziato.
ANNIE - Licenziato? Lei? Ma è stato lei volerlo?
PAOLO - Io? Ma non le ho deito?... Sono rimasto qui e non mi sono risparmiato...
ANNIE - Sì... Ma poteva essére... Per me...
PAOLO - Per lei, si,. Ma due volte per lei... Piccolo, umile, povero, avevo capito che anche la mia fatica era necessaria... Oh, mi basta una parola per crearmi dentro una valanga. Ho veduto le distese dei campi, le fatiche dei contadini, il bisogno del pane, il dramma di tutti... Ho sentito che questo vivere, questo combattere era scandito dal ritmo delle nostre macchine da scrivere, non so, dal suono dei nostri campanelli, dalle voci dei più umili scritturali... Tutti, tutti... Dentro questo bel dramma... E questa gioia di vivere, il gusto di questa nuova avventura che è la più affascinante e fantasiosa, me l'aveva data lei... SI, io l'amo... l'amo tanto, ma prima ancora di sperare in questo amore forse inutile, io ho posseduto questa intuizione pacificatrice. Ma adesso tutto è finito. E me ne vado.
ANNIE - E chi è che la manda via?
PAOLO - È il signor Giulio, Mi preferirebbe idiota.
ANNIE - No, no... Lei resterà... Sono io che la prego di restate. Si rimetta a lavorar tranquillo. Ci penso io... A quel pavone... Non ha niente da fare adesso?
PAOLO - Ma... Sempre... C'è da scrivere...
ANNIE - Vuole che l'aiuti?
PAOLO - Lei no. Faccio io... Quando se ne sarà andata...
ANNIE - Perché? Mi metto qui... E ascolto la sua macchina...
PAOLO - Come vuole...
ANNIE - Scrive lei?
PAOLO - Le dattilografe sono piene di lavoro... E poi è una cosa delicata... Un altro progetto...
ANNIE - Bene... Faccia, faccia... (Si sdraia tu una poltrona). Paoi.o (incominciando a scrìvere. Pausa) Questo progetto è per la primavera ventura, ma esige molti mesi di preparazione... (Scrive) Signorina... Ma poi lei davvero intende ripartire?... (Nessuno risponde. PAOLO si alza) Dorme.
ANNIE - (addormentandosi) - Scriva, scrìva...
PAOLO - Credevo che dormisse...
ANNIE - Se non scrive mi sveglio... (PAOLO spegne le lampade, tutte meno quella delta sua macchina da scrivere).
ANTEO - (entra preceduto dal Ragazzo che porta una cesta da restaurant).
ANTEO - Che c’è?
PAOLO - Dorme. (ANTEO prende la guantiera e si avvicina a annie lentamente come uno che vuol fare una bella sorpresa al risveglio. Il Ragazzo se ne va Intanto PAOLO ha ricominciato a scrivere a macchina. ANTEO è incerto se svegliare o no la figlia e si guarda intorno. Intanto una voce sconosciuta dalla strada incomincia a cantare « Me ne voglio f a l'America »).
PAOLO - (si arresta, volge un po' commosso il viso dalla parte della finestra e mormora) - Un altro pazzo!... (Sì rimette di lena a lavorare).
TELA