Partita di laurea

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PARTITA DI LAUREA

di Bianco Bruno

 

PERSONAGGI

FABIO - Venticinquenne

GIORGIO - Venticinquenne

LUCIA - Venticinquenne

AMBIENTAZIONE

Stanza di appartamento. In un angolo sono chiaramente visibili una decina di borse e valigie ordinatamente accostate una all' altra.

ATTO PRIMO

Lucia, Fabio e Giorgio sono seduti attorno ad un tavolo. Sul tavolo è aperto il gioco Monopoli; vi sono bottiglie, bicchieri e pacchetti di patatine.

FABIO: E' proprio la degna conclusione della nostra splendida convivenza. Un' intera notte a giocare a Monopoli!

GIORGIO: Veramente Fabio, non abbiamo tutta la notte; alle 4 il treno parte e non ci aspetta.

FABIO: Non essere apprensivo, Giorgio. I bagagli sono tutti pronti (indicando i bagagli) e l' appartamento è pulito e in ordine. Possiamo giocare tranquillamente fino alle tre e mezzo, poi chiamiamo un taxi e in un attimo siamo alla stazione; lasciamo le chiavi nella buca della signora e questo ciclo di vita si chiude.

LUCIA: Come farà la nostra ricca, avara e acida padrona di casa senza più il nostro milione al mese di affitto? Potrebbe anche morire di fame!

GIORGIO: Non preoccuparti Lucia che non impiegherà molto a trovare altri studenti pronti ad alimentare il suo conto in banca.

FABIO: E non lamentatevi sempre! L' appartamento è piccolo ma carino ed è vicino all' università; e poi siamo a Roma e qui un milione al mese è il minimo. Per quanto riguarda l' antipatica padrona, mica viveva con noi! Per me poteva fare e dire quello che voleva, l' importante era che non venisse a rompere. Avanti, iniziamo, tocca a me, no?

Fabio tira i dadi e iniziano a giocare a Monopoli.

LUCIA: E' che un po' mi dispiace che sia finita. Siamo stati qui dentro per più di 4 anni, mica 4 giorni. Ragazzi stasera si parte e non si torna più!

FABIO: 4 anni. 4 anni. E devo ammettere che è tutto merito tuo, Lucia. Quando mi avevi detto che l' università l' avresti fatta a Roma ho pensato che eri diventata matta. Per fortuna che mi sono lasciato convincere: chi è stato meglio di me in questi anni!

LUCIA: Mi ricordo perfettamente quello che mi hai detto allora con quel tono da finto serio. "Mia cara Lucia, abbiamo frequentato insieme le scuole elementari e medie, insieme ci iscrivemmo a questo insulso liceo scientifico ed il destino ci mise nella stessa mitica sezione. Giunto a questo punto mica mi posso tirare indietro: si va a Roma!".

GIORGIO: Se io non avessi saputo di voi due, forse da solo la decisione non l' avrei presa; e vi assicuro che sarebbe stata veramente una schifezza. Io abito a 10 minuti dalla facoltà di  Palazzo Nuovo; persino il liceo era più distante da casa mia. Nossignore, l' ho detto, ripetuto e ne sono sempre più fermamente convinto: l' università va fatta lontano da casa, anche se per questo bisogna venire a Roma, che non dimenticatelo è pur sempre la capitale dei burini.

Risate

FABIO: L' unica cosa che mi ha pesato in tutti questi anni sono stati i soliti treni sporchi e scomodi; mi ci vuole sempre una settimana per riprendermi dai viaggi. Per fortuna che questo è l' ultimo.

GIORGIO: Io ho provato a chiedere la Volvo a mio Padre, almeno per l' ultima volta, ma niente da fare. "Quando guadagnerai avrai la tua macchina e potrai fare ciò che vorrai, ma fino ad allora niente! Niet!".

FABIO: E invece la macchina l' avremmo proprio meritata e non lo dico per la marea di bagagli. Voglio ricordare, signor giudice e signori della corte, che in questa stanza a giocare a Monopoli sono radunate tre teste di cavolo dotate di laurea in giurisprudenza con tanto di 110 e lode. E se qualcuno fosse a corto di memoria, quel qualcuno tenga presente anche i sessanta sessantesimi relativi all' esame di maturità; risalgono ad un po' d' anni fa, ma sono pur sempre validi, signori della corte.

GIORGIO: Devo ammettere che mi sono anche appassionato a studiare codici, diritti, procedure civili, procedure penali…

LUCIA: Diritto penale! Lo ricordate diritto penale? Quella carogna dell' illustre dottor professor Pezzato si divertiva a stangare i tre quarti di chi gli si presentava di fronte; ci provava gusto con quello sguardo da inquisitore e la faccia da boia.

GIORGIO: Tu però l' hai distrutto!

FABIO: Sei andata alla cattedra con quel completo di pelle che non ti avrebbe fatto sfigurare ad un motoraduno di metallari; ti sei seduta senza nemmeno salutarlo e ti sei messa a fissarlo come se avessi voluto assalirlo da un momento all' altro. "Complimenti signorina. La sua eloquenza è inferiore soltanto alla conoscenza che lei ha del diritto penale", ti ha detto alla fine mentre scriveva 30 e lode sul libretto.

LUCIA: Vorrei vedere, sapevo meglio quella materia che non l' indirizzo di casa mia. E poi non è vero che volessi aggredirlo; lo sapete che agli esami sono sempre molto nervosa e che quando sono nervosa divento anche molto scontrosa. 1, 2, 3,4… sì! Corso Impero! Corso Impero! È mio, lo compro, lo voglio! E i verdi sono tutti miei…

FABIO: Ma sei veramente convinta di entrare in magistratura? E tu Giorgio, perché vuoi inseguire un volgare carriera da manager d' assalto. Date retta a me: apriamo uno studio insieme e ci faremo i milioni a palate, ma che dico, i miliardi a palate!

LUCIA: Soldi, soldi, soldi! Tu hai in testa sempre e soltanto i soldi…

GIORGIO: E le donne…

LUCIA: Lasciamo stare le donne; almeno quelle lo distraggono dal pensiero dei soldi. Io farò il magistrato e Giorgio diventerà un importante manager perché così piace a noi; conterà ben qualcosa la soddisfazione personale oltre ai soldi!

FABIO: Soddisfazione? Io sono convinto che riusciremo tutti quanti a prenderci delle belle soddisfazioni. Anzi vi propongo un breve gioco molto alternativo così ci facciamo anche una piccola pausa. Ognuno racconti un' azione cattiva, spregevole, perfida che farà in futuro nell' ambito del proprio lavoro; voglio proprio vedere chi di noi è il più cattivo. Dai Giorgio, inizia tu.

GIORGIO: E perché no. Vediamo… Io sono l' amministratore delegato di una grossa azienda di dimensione internazionale e decidiamo di chiudere uno stabilimento con 5000 persone; non ci rende e noi ovviamente lo chiudiamo. 5000 famiglie senza più un' entrata, 5000 lavoratori che assai difficilmente troveranno un altro lavoro. Ma l' azienda è magnanima ed a tutti offre un posto negli altri stabilimenti; bisogna certo spostarsi di 500 e più chilometri, ma oggigiorno la flessibilità è un fatto normale. Scioperi, picchetti, dimostrazioni davanti ai cancelli, io che ricevo i delegati sindacali con un' educazione da gran signore, ma la sostanza non cambia; per anni dell' azienda non vi è mai importato niente, rubavate lo stipendio, vi mettevate continuamente in mutua, e adesso vi arrangiate! E tutto a norma di legge! Fate pure tutti i ricorsi di questo mondo: non ne vincerete neppure uno e lo stabilimento verrà chiuso.

FABIO: Non male, non male. Io invece sarò un vero principe del foro, di quelli che sono garanzia massima per assoluzioni piene o in subordine condanne farcite di attenuanti; sapete, quelli che emettono parcelle stratosferiche, che sono sempre spietati e privi di scrupoli, che non guardano in faccia nessuno pur di vincere la causa. Mi immagino una volta a difendere uno stupratore, sapete uno di quei figli di buona donna, delinquente e criminale dalla testa ai piedi. In aula attuo l' unica difesa possibile: attacco la povera ed innocente vittima, metto sotto accusa il suo abbigliamento, la sua disponibilità a rapporti occasionali, la provocazione che esercitava sul mio assistito. In altre parole la violento un' altra volta ed il caro stupratore può andarsene libero a perpetuare i suoi misfatti.

LUCIA: E io cosa credi che faccia! Io sono un pubblico ministero a capo di una procura della nostra beneamata repubblica, io ho potere di vita e di morte su chiunque decido di iscrivere nel registro degli indagati. Scopro un giro enorme di evasione fiscale, concussione e corruzione, falsi in bilancio, appalti truccati, e incastro un bel gruppo di quegli insospettabili gentiluomini che grazie ad avvocati come te riescono sempre a farla franca; ma questa volta dovranno farsi prima un bel po' di custodia cautelare, carcere di isolamento! Li tengo al fresco per una settimana senza farmi vedere, poi un breve interrogatorio tipo gestapo nazista e per quanto mi riguarda li dimentico completamente; sapete com' è la fase istruttoria, c' è sempre il pericolo di inquinamento di prove. Potranno rivedere la luce del sole se e quando il tribunale della libertà deciderà la loro scarcerazione; e che nessuno venga a chiedermi gli arresti domiciliari!

GIORGIO: Non c' è proprio niente da dire: siamo veramente 3 belle carogne.

LUCIA: Sed lex, dura lex. La legge è la legge.

FABIO: Parole sante! E poi in questi anni ci siamo fatti un mazzo così e avremo ben diritto a levarci qualche piccola soddisfazione!

GIORGIO: A essere sincero io ho fatto meno fatica a prendere 110 e lode qui che non 60 alla maturità. A quei tempi qualche domenica l' ho anche sacrificata, ma qui non mi risulta che ci siamo mai persi una festa o una serata combinata con gli amici.

FABIO: Certo che di gente simpatica ne abbiamo conosciuta!

GIORGIO: Intendi dire sessualmente simpatica.

FABIO: Se la metti su questo piano devo riconoscere che ad un livello qualitativamente così elevato non ero proprio abituato; a volte sono riuscito anche ad innamorarmi delle ragazze che ho avuto.

GIORGIO: Tu innamorato, ma quando mai ti è capitato anche solo di affezionarti ad una ragazza.

FABIO: Senti chi parla, quello che non è riuscito a stare con una per più di una settimana.

LUCIA: Ma lui almeno non le fa soffrire.

FABIO: Già, perché lui è un santo e non fa mai peccato. Tu Giorgio hai scoperto il sistema più raffinato ed evoluto per farti tutte le ragazze che incontri; le intorpidisci con i tuoi discorsi celebrointellettuali, le ipnotizzi con quell' aria da buono e bravo ragazzo e tutte cascano ai tuoi piedi come pere mature. Poi dopo pochi giorni dai il benservito, ma loro mica ti odiano, continuano a volerti bene, continuano addirittura ad essere tue amiche.

LUCIA: E' tutta questione di stile! Tu invece ti comporti da vero insensibile playboy e quando lasci le prede che hai sedotto, loro vanno in crisi nera e si convincono che senza di te non possono stare. Tu sei spietato.

FABIO: Non è assolutamente vero, sono tutte maldicenze; tu poi in campo amoroso non hai mai capito niente. Basta vedere con chi sei uscita in questi anni: dei veri disastri d' uomo! Non parliamo poi dell' ultimo; solo per il fatto che studia da ingegnere mi vengono i brividi nella schiena.

GIORGIO: A proposito dell' ingegnere, come siete rimasti? Adesso che tu torni ad Torino e lui rimane a Roma cos' avete intenzione di fare?

LUCIA: Questa è una bella domanda. Ieri ci siamo salutati e non ci siamo detti niente, come se fosse tutto ovvio e scontato. Il problema e che io non ho capito se è ovvio e scontato che continueremo a sentirci o se è ovvio e scontato che date le circostanze la nostra storia è da considerarsi chiusa.

FABIO: L' ho sempre detto che è un vero imbecille. 1, 2,…3 no! Tu e le tue stramaledette case di Via Marco Polo. Quant' è che ti devo per le tue schifose case?

GIORGIO: A proposito di case, adesso si tornerà a vivere con i nostri cari genitori. Per carità, bravissime persone, ma sarà dura riabituarsi. Io appena posso mi trovo anche solo un monolocale e via, verso nuove avventure!

LUCIA: Li avete visti i nostri genitori il giorno della laurea? Erano emozionati come scolaretti al primo giorno di scuola.

GIORGIO: E' un momento significativo della loro vita; d' ora in avanti da buoni genitori borghesi potranno dirci in qualunque momento: "Abbiamo fatto tanti sacrifici per farti studiare e tu ci ripaghi in questa maniera".

FABIO: I nostri sono proprio dei buoni borghesi genitori. Come li definirebbero la statistiche? Può andare bene "economicamente agiati"? O preferite "inequivocabili figli del boom economico"?

LUCIA: Cerchiamo di non fare tanti giri di parole. Io più che "economicamente agiati" li definirei ricchi e basta e noi fortunati ad avere alle spalle famiglie come le nostre.

FABIO: Ma vi rendete conto che per noi sarà tutto più difficile? Prendi i miei: sono due ragionieri e sono direttori di banca con relativo stipendio, premi, benefit e via di questo passo. Adesso un ragioniere può ringraziare se trova uno stramaledetto lavoro pagato quattro soldi.

GIORGIO: Cosa dovrei dire io allora? Per arrivare a quanto guadagnano i miei, non so che razza di carriera dovrei fare. Hanno la piu cara boutique di Torino, con i prezzi più alti che abbia mai visto in giro eppure fanno tutti la fila per venire a comprare quegli stracci firmati, griffati, marchiati…

LUCIA: E voi lo sapete che mio padre ha in progetto un nuovo stabilimento? La ditta è arrivata ad avere quasi 300 dipendenti; 300 persone che producono macchine utensili! Mi chiedo, ma chi avrà mai bisogno di tutte queste macchine utensili! In ogni caso anche mio padre quel giorno era commosso come mai lo avevo visto.

FABIO: La prossima volta che li vedrai così commossi sarà il giorno del tuo matrimonio.

GIORGIO: E poi al battesimo di tuo figlio.

LUCIA: Allora credo che dovranno commuoversi prima per il figlio che per il matrimonio.

Silenzio. Reazioni di stupore.

LUCIA: Si, sono incinta e allora? Vi da così tanto fastidio?

GIORGIO: No… è che non mi capita tutti i giorni di avere un' amica che mi dica di essere incinta.

FABIO: Ma il padre è l' ingegnere?

LUCIA: Ma certo che è l' ingegnere! Cosa credi, che io vada in giro a farmi cani e porci?

FABIO: Calma, calma. Volevo solo sapere se ne era già al corrente, come aveva reagito.

LUCIA: Vuoi sapere la sua reazione? Nulla, calma piatta. Gliel' ho rivelato proprio ieri e quando vi ho detto che ci siamo salutati come se tutto fosse scontato, era effettivamente così. Il piccolo ed insignificante problema è che io non ho capito se per lui fosse scontato che noi due dovessimo creare una famiglia o se piuttosto fosse scontato che la questione andasse risolta del tutto diversamente.

GIORGIO: Insomma, un vero infame.

LUCIA: Quello che più mi fa arrabbiare è proprio il suo atteggiamento neutro. Poteva abbracciarmi e dirmi che era felice, poteva urlarmi addosso la sua rabbia, oppure ancora analizzare razionalmente la situazione e prendersi tempo. Invece no; si è comportato come se gli andasse bene qualunque soluzione, o forse come se gli desse fastidio qualunque soluzione.

GIORGIO: Cosa intendi fare adesso?

LUCIA: Vuoi sapere se me ne disfo? Nossignore. Primo perché sapete benissimo come la penso: non vado in chiesa e non recito le preghiere né al mattino né alla sera, però credo in certi valori e l' aborto è ancora una delle poche cose che mi scandalizza. Secondo perché sono una ragazza fortunata; la mia è una famiglia moderna e non mi farà alcuna difficoltà. Mia mamma non ha più potuto avere figli dopo di me, mentre ne avrebbe desiderati altri due e non gli sembrerà neppure vero di potersi occupare di un pargoletto; poi sapete bene che i soldi non ci mancano e che ne potremmo mantenere dieci di bambini.

FABIO: E come la metti con la carriera da magistrato; ti aspetta un bel po' di studio e lavoro, Lucia!

LUCIA: Guarda che quello è l' ultimo problema! Me la sono sempre cavata…

FABIO (alzando il tono di voce, in piedi, dando violenti colpi sul tavolo): Ma chi ti credi di essere? Superman?

LUCIA (urlando): Tu Fabio queste scenate a me non le fai! Fino a prova contraria io non sono né tua figlia, né tua sorella, né tua moglie; che a te piaccia o no, io avrò un figlio, una vita felice e una carriera appagante. Se in tutto questo c' è qualcosa che ti da fastidio, sappi che il problema è soltanto, esclusivamente, tuo!

LUCIA (riprendendo): E adesso, con il vostro permesso, se non vi disturba eccessivamente, io andrei in bagno.

Lucia esce dalla stanza.

FABIO: Ma vai dove vuoi, sei padrona della tua vita! Ognuno a questo mondo ha il diritto di flagellarsi come meglio crede!

(Rivolto a Giorgio) Io vado un attimo sul balcone a prendere  un po' d' aria; qui dentro fa un caldo insopportabile!

Fabio esce dalla parte opposta a quella da cui è uscita Lucia. Giorgio raccoglie quanto è caduto dal tavolo e cerca di riordinare il tutto.

ATTO SECONDO

Fabio e Giorgio sono seduti attorno al tavolo.

FABIO: L' ultima delle mie intenzioni era di litigare con Lucia; non mi ricordo di averci mai litigato prima. Però mi ha sconvolto; non ha ancora 25 anni e avrà un figlio!

GIORGIO: Sappiamo benissimo qual è il suo carattere, come aggredisce sempre la vita, come vuole e sa dominare tutti gli eventi. Se mia sorella domani mi dicesse che è incinta, avvertirei la stessa sensazione di sgomento che ho provato qualche minuto fa. Ma se mia sorella avesse lo stesso carattere di Lucia, allora ti assicuro che non avrei dubbi: sarei certo che se la saprà cavare senza problemi.

LUCIA (entrando e sedendosi al tavolo): Allora, vogliamo continuarla questa partita! Tocca a me, almeno mi sembra. 1, 2, 3, 4, 5. Probabilità. "Andate avanti fino al via". Non male, non male; per ora incassiamo le 20000 lire.

FABIO: Scusami Lucia, non volevo assolutamente fare l' imbecille.

LUCIA: Non volevi ma l' hai fatto!

GIORGIO: Adesso piantala Lucia, ti ha chiesto scusa! Possiamo anche tranquillizzarci un po'!

LUCIA: Hai ragione, io posso tranquillizzarmi. Per fortuna mio padre non mi farà scenate, non ho fratelli violenti e sono anche priva di un marito geloso. Insomma, vogliamo giocare o no? La partita si sta facendo interessante. A chi tocca?

Riprendono a giocare.

FABIO: Un marito non ce l' hai, ma un amico geloso temo che tu lo abbia.

Silenzio.

GIORGIO: Oh, mannaccia…

LUCIA: No…ferma un attimo.  Dimmi che sei geloso, che avresti voluto essere al posto dell' ingegnere, dimmi anche che sei perdutamente innamorato di me e poi abbiamo tutti gli ingredienti della più grande storia d' amore mai apparsa sulla faccia della terra.

FABIO (con tono sicuro e tranquillo): Sono geloso, avrei voluto essere al posto dell' ingegnere e sono perdutamente innamorato di te.

GIORGIO (cercando di sdrammatizzare): In questi casi il galateo suggerirebbe che io me ne andassi e vi lasciassi soli; siccome però siamo a notte inoltrata e non gradisco molto girare da solo per Roma, con il vostro permesso preferirei restarmene qua con voi.

LUCIA: Ma Fabio, non puoi dirmi adesso che sei innamorato di me. Ci conosciamo da una vita, non è assolutamente fattibile.

FABIO: So bene che ci conosciamo da una vita, che dalle elementari frequentiamo la stessa classe, che abbiamo in comune le stesse amicizie, che abbiamo vissuto più di quattro anni nello stesso appartamento; e io da tutti questi anni sono perdutamente innamorato di te.

LUCIA: Anche se non me l' hai mai detto e se sei un donnaiolo impenitente che non ha mai avuto problemi a trovarsi una ragazza!

FABIO: I primi anni del liceo ero attratto solo fisicamente da te; sai com' è quando arrivano i primi scarichi ormonali. E poi sei sempre stata la più bella di tutte, un viso da favola, un corpo da impazzire; dimmi uno che non abbia mai sbavato per te! Però ogni mese che passava mi sentivo sempre più cotto e ormai ne sono certo: sono innamorato di te.

FABIO (continua dopo breve pausa): Le altre ragazze? Certo che ho avuto altre ragazze. Se vuoi considerarmi insensibile, libera di farlo; però non potevo mica fare della mia vita sentimentale una tragedia. Mi sembra già più che sufficiente essere un innamorato non ricambiato, non è il caso di essere anche un innamorato solo. Comunque, perché credi sia venuto a studiare a Roma? Ti assicuro che l' università di Torino a me sarebbe andata più che bene.

LUCIA: Mi spiace Fabio, mi spiace veramente, ma credo che tu non sia il mio tipo. Bello sei bello, caspita sei proprio un bel ragazzo. Simpatico anche e se siamo amici non è un caso; però oltre no. Non sei il mio tipo.

GIORGIO: Certo che voi siete proprio due fenomeni. Una è incinta e viene a dirlo come se annunciasse di avere una piccola influenza di stagione; l' altro è follemente innamorato da una vita e lo nasconde a tutti, anche a me, all' amico di tante condivisioni, compreso le confidenze più segrete.

FABIO: Adesso lo sai anche tu. Ma potete stare tranquilli tutti e due, che a questo punto ne vengo fuori in fretta da questa storia; anzi forse ne sono già fuori. Ma quanto ho bevuto stasera? Devo andare di nuovo in bagno!

Fabio esce dalla stanza.

LUCIA: Io non mi ero mai accorta di niente. Proprio lui che si tacchina tutte quelle che incontra. Lui che dopo 5 minuti che conosce una ragazza, già ci prova. Come ti aveva detto quando vi siete conosciuti al liceo: "Adesso che siamo amici potresti anche presentarmi tua sorella". Ecco, uno così con me non si è mai sbilanciato; qualche battuta un po' spinta delle sue me l' ha anche detta, però di avance vere e proprie no. Sempre che io non sia così imbranata, da non accorgermi mai di niente.

GIORGIO: Adesso è troppo facile dire che bisognava capirlo, però bisognava capirlo! Dalle avance che non ti faceva, dal ritegno che provava nei tuoi confronti, dal fatto che con me non ha mai dato giudizi su di te. E ti assicuro che non c' è ragazza su cui non abbia mai fatto commenti più o meno delicati.

FABIO (rientrando): Bene, bene. Reso di dominio pubblico il drammatico segreto che mi tenevo dentro da una vita, possiamo continuare il gioco. Forza dadi belli, mi serve un numero alto, almeno un 9…

Riprendono a giocare.

GIORGIO (con tono scherzosamente serio): Qui la situazione sta diventando paradossale nella sua sostanza e altamente imbarazzante per me: voi vi siete levati tutti i vostri abiti, mentre io sono qui perfettamente vestito a guardare voi completamente nudi e ciò mi sembra totalmente ingiusto. Ritengo sia alquanto più corretto che mi spogli anch' io.

GIORGIO: (continua dopo breve pausa): Io credo…, anzi ne sono sicuro: io sono omosessuale.

Silenzio. Reazioni di stupore.

FABIO: Però! E dove li tieni, i vestiti da donna; in un sottofondo dell' armadio? Fai attenzione a non macchiarli con il rimmel!

GIORGIO: Ti assicuro che sto parlando molto seriamente. Non sono un travestito, non sto pensando di cambiare sesso, non mi sembra di avere atteggiamenti effemminati e voce da soprano. Però, tanto per essere concreto, non mi piacciono le donne; e allora mi ritengo autorizzato a concludere che sono omosessuale.

FABIO: Adesso sono io a dire che in quasi cinque anni di convivenza uno non può tenersi segreti del genere!

GIORGIO (ridendo): Puoi stare tranquillo, non hai corso alcun pericolo: anche per me tu non sei il mio tipo.

LUCIA: Adesso però ci spieghi come sei arrivato a questa decisione; io sono una donna e non ho alcun pregiudizio verso gli omosessuali, ma qualcosa in più vorrei proprio capirlo.

FABIO: Vorrei capire anch' io come fa ad essere omosessuale uno sciupafemmine riconosciuto come te; non mi sembri molto credibile in questo ruolo ambiguo.

GIORGIO: In tutti questi anni ho cercato di farmi piacere le ragazze; ci andavo insieme, sessualmente sono sempre stato ineccepibile e credo che nessuna delle mie ragazze si sia mai accorta di niente. Però dovete credermi, di piacere ne ho provato sempre poco e sempre meno; non parliamo poi dell' aspetto affettivo, mai sentito niente. Sì, è vero, cambiavo ragazza continuamente, ma solo perché provavo a capovolgere i termini del problema, per verificare se non fosse colpa loro; però velleità di sciupafemmine proprio no, vi assicuro che non ne ho mai avuto.

LUCIA: Adesso sono io che lo chiedo a te; che cosa hai intenzione di fare?

GIORGIO: State tranquilli, certo non andrò in giro a corteggiare gli uomini. Semplicemente voglio smettere di correre dietro le ragazze; non voglio più fingere, non voglio più far credere che mi esalto di fronte ad una minigonna. Poi si vedrà; il futuro mi darà qualche indicazione in più. E' proprio il mio turno; questa volta devo andare io in bagno.

Giorgio esce dalla stanza.

FABIO: Nossignore, io non sono d' accordo. Io sono moderno, aperto e tollerante. Non provo avversione alcuna né per gli extracomunitari, né per i Testimoni di Geova, né per gli zingari, né tantomeno per gli omosessuali. Ritengo che ognuno debba seguire le proprie inclinazioni e sogno un mondo dove convivano pacificamente tutte le razze e tutte le religioni, dove tutti rispettano tutti e tutti sono rispettati da tutti; e questo mondo che sogno, voglio contribuire a costruirlo con atteggiamenti e azioni, con parole e fatti. Ma quando l' amico con cui hai condiviso tanto, quello con cui si è parlato delle più stravaganti storie di sesso, vere e inventate che fossero, mi viene a dire che è omosessuale, ragazzi allora no, io gli omosessuali non li tollero più.

LUCIA: Se ti avessi sentito parlare così in un altro momento, ti avrei tirato questa bottiglia sulla testa! Ma adesso mi viene soltanto in mente quello che ripeteva sempre il mio relatore di tesi sulla comunicazione efficace: "Non importa ciò che dite, non importa come lo dite; la vostra credibilità dipenderà soltanto dalla sincerità che il vostro interlocutore riuscirà a cogliere dalle vostre parole". E tu nei sentimenti sei profondamente, fortemente, inequivocabilmente sincero.

FABIO: Bene! Allora io, te e Giorgio siamo veramente tre grossi comunicatori. Questa è la notizia che aspettavo; se la vita dovesse mai rivelarsi una schifezza, noi però sappiamo comunicare. Che altro ci serve!

LUCIA: Parafrasando il mitico professor Pezzato: "La tua eloquenza è inferiore soltanto alla sincerità che traspare dalle tue parole":

Lucia da un bacio sulla guancia a Fabio.

GIORGIO (rientrando e sedendosi al tavolo): Voi due non perdete proprio tempo! Vi lascio soli un attimo e già iniziate ad amoreggiare. Ma vi perdono perché siamo amici e perché in questo momento c' è un bene superiore cui tutti dobbiamo guardare, accantonando ogni questione personale: la partita di Monopoli che abbiamo in corso. Prego Lucia, a te la prossima mossa.

 

Riprendono a giocare.

LUCIA: Vi rendete conto che nel prossimo giro, se i dadi lo decidono, qualcuno di noi fa bancarotta e qualcun altro diventa il vincitore.

GIORGIO: E' la prima volta che arriviamo a questo punto. Finora quando uno andava vicino al fallimento, qualcun altro gli vendeva subito qualche contratto sottocosto; ufficialmente non ce lo siamo mai detto, ma abbiamo sempre cercato di riequilibrare le forze in gioco.

FABIO: Diciamo che abbiamo una visione ecumenica del Monopoli, non lucidamente spietata come previsto dal regolamento.

GIORGIO: Dai Fabio, tira i dadi che questa volta si decide.

Fabio resta con i dadi in mano.

FABIO: Mia cara Lucia, mio caro Giorgio, devo proprio confessarvi che mi sento assalito da una strana sensazione di malinconia; avete presente quello che si chiama magone? Proprio io, che credevo di essere immune da queste emozioni.

GIORGIO: È normale. È perchè sappiamo benissimo tutti quanti che d' ora in avanti non sarà mai più la stessa cosa; questo è un ciclo che si chiude.

LUCIA: Io dovrò studiare decisa se voglio passare il concorso; ho pochi mesi di tempo e voglio giocarmeli al meglio. Poi il tempo di organizzarmi un po' e via, verso una qualsiasi procura che abbia voglia di accogliermi; e non devo dimenticarmi che tra le altre cose ci sarà anche un pupo da allevare. Ma io lo porto in aula con me; palazzo di giustizia è sempre un luogo molto educativo per le giovani generazioni.

Risate

GIORGIO: Io penso che cercherò un' azienda con qualche sede lontano, magari all' estero; se devo cambiare è meglio non porsi limiti al cambiamento.

FABIO: Bene, bravi. Quella si divide tra una poppata ed un interrogatorio, l' altro se ne va all' estero, e io? Io cosa faccio, resto solo?

LUCIA: Ma quale solo! Il primo bar dove ti infili per prendere un caffè trovi subito cinque ragazze che ti saltano addosso.

FABIO: E' vero, dimenticavo il mio sex appeal. E poi anch' io avrò da studiare e lavorare molto; sono o non sono il più carogna tra tutti gli avvocati della città?

GIORGIO: Allora, avvocato più carogna di tutta la città, vuoi deciderti a tirare questi dadi!

LUCIA (guardando l' orologio): Ragazzi è tardi. Se non ci sbrighiamo perdiamo veramente il treno.

I 3 si alzano e iniziano a riordinare. Giorgio ritira il Monopoli. Dalla scatola esce un quadrato di cartoncino; sono 4 fotografie formato tessera.

GIORGIO: E quello cos' è?

LUCIA: Guarda, guarda… Vi ricordate quelle foto che abbiamo fatto alla stazione il primo giorno che siamo arrivati a Roma? Ci siamo seduti tutti e tre sullo sgabello dietro quella lercia tendina e guardate che smorfie abbiamo fatto!

GIORGIO: Non siamo mica cambiati poi tanto! Forse io sono un po' più magro in faccia, ma per il resto siamo u-gua-li!

FABIO: Date a me, date a me, che so io cosa devo fare.

Fabio prende le fotografie, estrae di tasca un coltellino tipo svizzero e con le forbici separa le 4 foto tessera. Poi prende una biro e scrive qualcosa dietro 2 fotografie, mentre Lucia e Giorgio osservano in silenzio; quindi Fabio consegna loro le 2 fotografie. Lucia e Giorgio, ognuno con una foto in mano, leggono contemporaneamente la scritta sul retro.

LUCIA e GIORGIO (contemporaneamente): Se avrai bisogno di me, io ci sarò. Fabio

Immediatamente Lucia prende un' altra foto, scrive sul retro e la consegna a Fabio; poi prende quella che Giorgio tiene in mano, scrive anche su quella e gliela restituisce.

FABIO e GIORGIO (leggendo contemporaneamente sulle rispettive foto): Se avrai bisogno di me, io ci sarò. Lucia

Giorgio prende dalle mani di Lucia e Fabio le loro 2 foto, scrive sul retro e le riconsegna loro.

LUCIA e FABIO (leggendo contemporaneamente): Se avrai bisogno di me, io ci sarò. Giorgio.

Breve pausa di silenzio

FABIO: Adesso dobbiamo andare veramente; il treno non può aspettare oltre.

Mettono a posto il  tavolo e le sedie, iniziano a portare via i bagagli; quando ormai non resta più niente, Giorgio vede sul tavolo che è rimasta la quarta fotografia che nessuno aveva toccato e la prende in mano.

GIORGIO: Ne è rimasta una; cosa ne facciamo?

FABIO: Io ho la mia e voi avete la vostra; credo che altre non ne servano proprio.

Giorgio getta a terra la fotografia ed esce con gli altri. Luce soltanto nel punto dove è rimasta la foto. Poi buio