Paura di parlare

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Giambattista Spampinato

“PAURA DI PARLARE”

Atto unico


“PAURA DI PARLARE” – Un atto di Giambattista Spampinato

PERSONAGGI: (In ordine di apparizione)

ANNA

GIUSEPPE BAGLIERI

GINO

LUCILLA

ROSY

CARLO

MARIO

ROBERTO

ALESSANDRA

1° KILLER

2° KILLER

In Sicilia, nell’autunno del 1992.


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“PAURA DI PARLARE” – Un atto di Giambattista Spampinato

SCENA PRIMA

All’apertura del sipario, in scena solo Anna, illuminata da un cono di luce, confessa al pubblico tutto il suo tormento, le sue ansie, le sue paure, ma, soprattutto, tutta la sua rabbia rinserrata nel suo cuore per due lunghissimi anni.

ANNA – Mi chiamo Anna Baglieri, ho sedici anni, e sono la figlia di GiuseppeBaglieri, ucciso dalla Mafia due anni fa, mentre accompagnava a scuola me e mio fratello Gino, alle otto di una bigia mattina di marzo.

Mio padre era un piccolo imprenditore; aveva una modesta fabbrica di laterizii e mattoni che dava lavoro ad una ventina di operai.

Qualche tempo prima aveva ricevuto la richiesta di una forte somma di denaro, che non si sognava nemmeno di possedere, almeno che non vendesse la fabbrica e buttasse sul lastrico i suoi venti operai.

Si era rivolto ad un tale del paese che passa per “uomo di rispetto”, chiedendo di intervenire per ottenere una riduzione del “pizzo” e una rateazione della somma richiesta. Fu accontentato, ma le richieste furono sempre più continue e più esose.

Mio padre non ne poteva più; stava andando in fallimento. Decise di rifiutarsi di continuare a pagare la tangente, che da mensile era passata a settimanale, decretando così la sua fine.

Ricordo, come se fosse ora, quella mattina dell’otto marzo di due anni fa: mio padre aveva posteggiato la macchina nei pressi della scuola e ci stava accompagnando all’ingresso come faceva ogni mattina; improvvisamente…

(Il cono si luce su Anna si spegne e si accende una controluce sulla destra del palcoscenico. Si vede arrivare Peppino Baglieri con i figli ai lati; improvvisamente un lampo e poi un altro; l’imprenditore stramazza a terra; Gino resta impietrito, mentre Anna si dispera. Accorrono compagni e compagne dei ragazzi, che avevano assistito all’omicidio, per confortarli)

ANNA – No!… No!… Perché l’avete fatto?(Si china disperatamente sul padre)Papà, rispondimi!… Mi senti?… Sono Anna… Papà!…

LUCILLA –(Avvicinandosele)Non ti potrà più rispondere: è morto!

ANNA – Non è vero, non può essere morto!

ROSY – Fatti coraggio e fanne anche a Gino che è rimasto impietrito.(Nel frattempoGino, come per allontanare la tragedia, si è discostato alquanto dal corpo del padre)

ANNA – Dov’è?

CARLO –(Che si è avvicinato al compagno per confortarlo)E’ qui, con me.


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ANNA – (gli si avvicina e l’abbraccia)Povero Gino, sei rimasto senza il papà, comeme, ma io ti starò sempre vicina. (Gino, però, resta impassibile come se la tragedia non lo sfiorasse) Gino, l’hai capito? Papà è morto, l’hanno assassinato! (Pausa) Perché non parli? Perché non dici nulla?

MARIO – E’ rimasto choccato. Lascialo riprendere.

ANNA – Li hai visti in faccia i due killer? Io li ho visti e devi averli visti anche tu!(Ai compagni) Voi li avete visti?

LUCILLA – Io, no. Ero di spalle. Quando mi sono girata, dopo gli spari, non c’erapiù nessuno.

ROSY – Io stavo parlando con Carlo e non mi sono accorta di nulla.

ANNA – Non è possibile che non li abbiate visti. Si sono soffermati alquanto dopogli spari per accertarsi che mio padre fosse morto. Ho impressa nei miei occhi la loro fisionomia: erano giovani; avevano gli occhi di brace e i lineamenti marcati.

CARLO – (Grave)Io li ho visti, ma li ho già dimenticati ed è meglio che lidimentichi anche tu, se vuoi sopravvivere alla morte di tuo padre. E, soprattutto, non dire mai di averli visti. In questi casi si fa sempre così.

ANNA – Come potrò dimenticarli? Sono gli assassini di mio padre!

CARLO – Devi, se non vuoi che siano anche i tuoi assassini, di tuo fratello e di tuamadre! E, quando la Polizia ti interrogherà, nega recisamente di averli visti e di poterli riconoscere. Io farò altrettanto.

ANNA – Non so se potrò.

CARLO – Devi farlo, per Gino e per tua madre!

(La scena si fa buia e si svuota, ma subito dopo si riaccende il cono di luce su Anna, che continua la sua confessione)

ANNA – Ho avuto paura, lo confesso, e ho negato di averli visti, ma non li ho potutidimenticare: la loro immagine è rimasta scolpita nel mio sguardo. Come dicevo, erano giovani, molto giovani; potevano avere vent’anni; uno, addirittura, era quasi bello se non fosse stato per quei suoi occhi di fuoco; era alto e biondo; avrei potuto anche innamorarmi di lui se l’avessi incontrato in altro frangente, ma averlo visto con gli occhi pieni di sangue e con la pistola in pugno premere il grilletto e recidere una vita come se strappasse un fiore dalla pianta, me lo ha fatto odiare con tutta l’anima. (Una breve pausa, indi riprende con calma) La rapidità del suo gesto inconsulto mi


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ha bloccato la volontà di gridare; avrei voluto correre a fermarli o, almeno, a fare scudo a mio padre, ma una forza magnetica, quasi soprannaturale, mi ha tenuta immobile e muta come una statua di sale, che si è disciolta soltanto quando i due carnefici sono scomparsi. Ho gridato, allora, con quanto fiato avevo in corpo, ma mio padre, purtroppo, non è tornato in vita; è rimasto disteso sul selciato con la faccia in giù a baciare la terra che l’aveva generato e che gli sarebbe stata da copertura nel suo eterno dormire.

Due anni sono trascorsi da quella tragica mattina; due lunghissimi anni, pieni di paura, di tormento, di voglia repressa di parlare, di dire la verità, ma le parole del mio compagno Carlo mi tornavano continuamente alla memoria: “Devi tacere, se non vuoi che siano anche i tuoi assassini, di tuo fratello e di tua madre!”, ed ho taciuto per mia madre e per mio fratello; ma soprattutto per Gino che, da quella tragica mattina, ha perso ogni interesse per la vita diventando come un automa, un essere senza volontà e senza sentimenti.

(Il cono di luce su Anna si spegne, mentre s’illumina la scena. In un angolo del palco, seduto su una panca, c’è Gino, con lo sguardo vagante e assente. Anna gli si avvicina e lo accarezza)

ANNA – Che fai qui da solo?

GINO – Nulla. Stavo pensando.

ANNA – A che cosa?

GINO – A nulla di particolare

ANNA –Non puoi pensare a nulla se, come dici, stavi pensando. Uno che stapensando, pensa a qualcosa o a qualcuno.

GINO – Ed, invece, non pensavo proprio a nessuno.

ANNA – Beh, sarà come dici, ma permettimi di non crederci.(Pausa)Dimmi un po’:c’è forse una ragazza di mezzo e stavi pensando a lei? Con me ti puoi confidare; io so tenere i segreti.

GINO – No, nessuna ragazza.

ANNA – Pensavi, allora, a qualcosa che ti è capitata?

GINO – (Seccato, si sposta dall’altro lato del palco)Non pensavo a niente di tuttoquesto! Come te lo devo far capire?


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“PAURA DI PARLARE” – Un atto di Giambattista Spampinato

ANNA – Va bene, non t’arrabbiare.(Pausa)Senti, vuoi uscire con me questa sera?Andiamo in discoteca; verranno Carlo, Mario, Lucilla e Rosy.

GINO – Non ne ho voglia; preferisco restare a casa a far compagnia alla mamma.

ANNA – Ma la mamma ha piacere che tu venga con noi. Me l’ha detto lei.

GINO – Non è vero; alla mamma non fa piacere restare sola.

ANNA – Ed, invece, lo fa volentieri se noi ci distraiamo. Su, non farti pregare!Vedrai che ci divertiremo.

GINO – No, non vengo; non mi sento.

ANNA – Appena arrivano i ragazzi, te lo farò chiedere da Rosy. Ti è sempre piaciutaRosy ed anche tu piaci a lei; e, sicuramente, ti convincerà.

GINO – (Allontanandosi)Anna, se vuoi farmi un grande piacere, mi devi lasciare inpace chè non ho voglia di venire a ballare.

ANNA – Mi dispiace, ma questa volta non ti potrò accontentare perché tutti voglionogodere della tua compagnia, in particolare Rosy che da qualche tempo si vede trascurata. Ma, ecco i nostri amici. Vedrai che sapranno convincerti. (Arrivano allegramente i quattro ragazzi che provvedono ad animare tosto la scena)

CARLO – Ciao, gente! Siamo pronti a scatenarci nel turbine della danza di unfrenetico rock? (Anche gli altri ragazzi salutano a soggetto)

ANNA – Ciao. Io sono prontissima, ma Gino non vuole venire.

MARIO – E perché mai? Gino, ci vuoi fare questa mala parte?

ROSY – E a me, mi lasci sola? Io ho sempre fatto coppia con te.

LUCILLA – Ma no, Gino ci vuole fare uno scherzo.

ANNA – No, che non scherza. Non vuole venire veramente.

CARLO – Vi siete messi d’accordo, fratello e sorella, per prenderci in giro?Piuttosto, sbrighiamoci chè stiamo perdendo il meglio!

ANNA – Vi assicuro che non è uno scherzo. Ho cercato in tutti i modi di convincerlo,ma non ne vuol sentire. Rosy, provaci tu; a te, forse, darà ascolto.


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“PAURA DI PARLARE” – Un atto di Giambattista Spampinato

GINO – Non occorre. Scusami, Rosy, ma non mi sento in vena di passare una seratanella bolgia infernale di una discoteca.

ROSY – Ed io che ci faccio in discoteca senza il mio cavaliere? Con chi ballo? Vuoiche rimanga a far tappezzeria?

GINO – Non sei il tipo da far tappezzeria, tu! Troverai i cavalieri che vorrai.

ROSY – Io ne voglio uno solo: te!

GINO –(Spostandosi da un altro lato)Scusami, ma per questa volta ne dovrai fare ameno.

LUCILLA – Gino, non puoi esimerti dal venire, anche perché questa sera è previstotutto il repertorio di “Jovanotti”, che a te piace un sacco.

ANNA – E’ vero; avevo dimenticato di dirtelo!

GINO –(Arrabbiato, torna sui suoi passi)Ma come puoi avere voglia di andare aballare dopo quanto è successo appena sei mesi fa?

ANNA – E’ stato tremendo quello che è successo, ma dobbiamo reagire e continuarea vivere. Non possiamo restare fermi a sei mesi fa, a quella tragica mattina dell’otto marzo. Siamo a settembre, le vacanze sono terminate, sta per iniziare la scuola ed è la prima volta, dopo tanto tempo, che si va in discoteca. Ti vuoi convincere che se non reagiamo, impazziremo? Anche la mamma vuole che ci distraiamo.

GINO – Ed io non ho bisogno di distrarmi, va bene? Perciò, lasciatemi in pace!

(La luce sfuma, la scena si svuota e si riaccende il cono di luce su Anna, che continua il racconto)

ANNA – Siamo andati in discoteca, ma non ci siamo divertiti. Lo scrupolo di averelasciato Gino a casa ci ha martellato per tutta la serata. Le sue parole mi tornavano continuamente alla mente come un rimprovero. Appena sei mesi prima avevamo perduto tragicamente il padre ed io pensavo a divertirmi! Questo intendeva dire mio fratello. Il mio, però, non voleva essere divertimento, ma distrazione da quel chiodo fisso che avevo in mente: avevo visto in faccia gli assassini di mio padre, ma avevo paura di parlare!

Mia madre aveva notato che qualcosa era cambiata in me; forse aveva capito che io sapevo più di quanto non avessi confessato alla Polizia, ma non osava incoraggiarmi a parlare, temendo le conseguenze. Per farmi togliere quel chiodo fisso, mi aveva incoraggiato a cercare distrazioni e ad uscire la sera con gli amici, ma tutto è stato inutile.


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Quella sera, poi, ho avuto anche il presentimento che stava per succedere qualcosa di terribile a mio fratello. Ho piantato in asso gli amici e sono corsa verso casa col fiato sospeso, ma Gino non c’era; mia madre non sapeva dove fosse; anzi, credeva che fosse uscito con noi.

Sono ritornata fuori e l’ho trovato nella piazzetta che c’è di fronte casa nostra, in compagnia di un ragazzo e di una ragazza che non conoscevo e che non mi sono piaciuti per niente. Mi sono avvicinata, e…

(Il cono di luce si spegne e si accende una luce azzurra che illumina l’angolo della scena dove, su una panca, sta seduto Gino insieme ad Alessandra, mentre Roberto

èin piedi accanto a loro. Roberto ed Alessandra sono due giovani tossico-dipendenti che spacciano droga per guadagnarsi la loro dose. Anna si avvicina, mentre Alessandra sta cercando di convincere Gino ad usare la droga)

ALESSANDRA – (Persuasiva)Ti assicuro che dimenticherai tutti i guai della vitaed entrerai in una nuova dimensione che ti farà vivere al di fuori di questa bastarda realtà che è la vita di tutti i giorni.

ROBERTO – Anche Alessandra era restia ad usarla quando io gliel’ho proposta, maquando l’ha provata, non l’ha più lasciata.

ALESSANDRA – E’ proprio così. Prova anche tu e vedrai che dopo mi ringrazierai ene vorrai ancora.

ROBERTO – Dai, non fare storie! La prima dose è gratis.

ALESSANDRA – Che ti costa? Niente! Prova e, se non ti piace, noi non ticostringiamo; leviamo le tende ed amici come prima. Ma sono sicura che ti piacerà perché ti farà sentire leggero come una piuma e con la mente sgombra da ogni pensiero!

ANNA – (Intervenendo)Volete lasciarlo in pace?

ROBERTO – E tu, chi sei?

ANNA – Sono la sorella e non permetto che mio fratello venga irretito come statefacendo voi!

ROBERTO – Senti, bella, perché non ti fai i cavoli tuoi e lasci libero tuo fratello didecidere a suo piacimento?

ANNA – Queste sono cose che a voi non interessano! Mio fratello è ancora unragazzino e non è in grado di prendere alcuna decisione!


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ROBERTO – (Ironico)Mentre tu, vecchia come sei, sei in grado di decidere per lui!

ANNA – Proprio così!

ALESSANDRA – Io, invece, vedo che tuo fratello ha una testa sulle spalle, checontiene un cervello che lo fa pensare e decidere come vuole lui e non come vuoi tu, che non sei la sua balia, perché il “ragazzino”, come lo chiami tu, si è smammato da un pezzo!

ANNA – Non può decidere, vi dico, perché non sta molto bene. Lasciatelo, perciò, inpace!

GINO – (Reagendo)Io sto benissimo e posso decidere come mi pare! Fatti, perciò,gli affari tuoi e lasciami, tu, in pace!

ANNA – Gino, non è da te trattarmi così! Queste cose non me le hai mai dette!

GINO – Ed ora te le dico perché sono stufo di essere trattato come un bambino ocome un povero mentecatto! Io non m’impiccio mai di quello che fai tu; ti lascio libera delle tue azioni e non mi permetto neanche di darti dei consigli. Cerca, perciò, di fare altrettanto con me!

ROBERTO –(Con aria compiaciuta)Piglia, incarta e porta a casa!

ALESSANDRA – Alla faccia del “ragazzino”!

ANNA – Non puoi parlarmi così, io ti voglio bene!

GINO – Se mi vuoi veramente bene, non immischiarti negli affari miei!

ALESSANDRA – (Ad Anna, porgendole un bustina con la droga)Vuoi provareanche tu?

ANNA –(Brusca)Ma vai al diavolo!

ALESSANDRA – Calma, dolcezza, chè ad incavolarti non ci guadagni nulla! Daiascolto a me: prova anche tu, e tutti i tuoi problemi si risolveranno immediatamente. (Le porge ancora la dose)

GINO – Dalla a me chè ho deciso di provare.(Prende la dose)

ANNA – (Disperata)No, Gino!

ROBERTO – Bravo, Gino, sapevo che sei invece un vero uomo!


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“PAURA DI PARLARE” – Un atto di Giambattista Spampinato

ANNA – Non prenderla, Gino, te ne pentirai!

ALESSANDRA – Te ne pentirai tu se non ti convinci a provare.

ANNA – Ma perché volete rovinarlo? Che male vi ha fatto?(Dalla disperazionepassa ad un pianto di rabbia) Volete che diventi come voi? Siete convinti di esserefelici? Di vedere la vita tutta rosa? Di potere superare gli ostacoli che vi si parano davanti? Ma la vostra è vera vita?! La vita è fatta di gioie e di dolori, di conquiste e di rinuncie, di vittorie e di sconfitte! Occorre provarle tutte per poterla veramente assaporare! La felicità si gusta soltanto dopo la sofferenza! Se così non fosse, la vita sarebbe piatta e monotona. E’ come quando aspettiamo che arrivi la domenica, dopo una settimana di ozio e di noia: non la gustiamo minimamente! Mentre se, dal lunedì al sabato , abbiamo lavorato intensamente, il riposo meritato della festa ce lo godiamo con immensa soddisfazione. E’ questa la vera vita!

ROBERTO – Che ne sai tu, bamboccia, della vita se la bocca ti puzza ancora di lattematerno! Che ne sai tu delle sofferenze se dalla vita hai avuto tutto!

ALESSANDRA – E’ facile fare la predica quando ti alzi la mattina e trovi lacolazione bella e pronta o la tavola apparecchiata quando torni dalla scuola! Prova a restare digiuna per qualche settimana o ad avere la pelle accarezzata dalle mani pesanti di uno che dice di essere tuo padre, che si approfitta anche carnalmente di te, o dal manico della scopa di chi si spaccia per tua madre! Quando avrai provato tutto questo, mi dirai se vale la pena di vivere la vita a modo tuo!

ROBERTO – Se non altro, con una dose, non pensi più a tutto questo!

ANNA – E poi, quando l’effetto della dose sarà finito, che sarà?

ALESSANDRA – Ci sarà un’altra dose, e poi un’altra e un’altra ancora!

ANNA – E già, fino a quando avrete annullato completamente la vostra volontà,ammesso che ne abbiate una.

ALESSANDRA – Ma avremo dimenticato tutte le sofferenze passate!

ANNA – Ricordate, piuttosto, che il vostro sarà un tunnel dal quale non tornerete piùindietro se persisterete a farvi ancora del male!

ROBERTO – Basta con le frasi fatte! Sappiamo bene a cosa andiamo incontro, manon è come pensi tu. Se così fosse, tutti vorrebbero uscire dal tunnel di cui tu parli, mentre, invece, ti assicuro, ci si sta bene.


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ANNA – Non è vero perché non parlano a questo modo quelli che hanno avuto ilcoraggio e la fortuna di uscirne, mentre, purtroppo, provano esattamente il contrario tutte le vittime di overdose.

ROBERTO – Quelli sono stati dei fessi!

ANNA – E già, perché i furbi come te e la tua compagna, vivranno a lungo, vero?

ROBERTO – Certamente. E poi, un minimo di rischio si deve correre, altrimenti chevita sarebbe?

ANNA – Come no! Il rischio della dose tagliata male per l’ingordigia di chi lafornisce e si passa a miglior vita!

ALESSANDRA – E’ una nostra scelta, e tu non puoi farci niente!

ROBERTO – Come non puoi far niente contro la decisione di Gino. Ed ora, ciao.Dobbiamo continuare a guadagnarci la pagnotta. Arrivederci a presto!

ANNA – A mai più!

ALESSANDRA – Gino, quando avrai bisogno di un’altra dose, sai dove trovarci.Ciao, bello, ti auguro di provare sensazioni paradisiache! (Via insieme a Roberto)

ANNA –(Dopo una pausa)Hai veramente intenzione di bucarti?

GINO – Non mi buco, la sniffo.

ANNA – Ma è la stessa cosa.

GINO – Voglio accertarmi se è vero quello che dicono: che si provano sensazionimeravigliose e che dimentichi tutti i tuoi guai.

ANNA – E che gusto avrai se non sarai cosciente di quello che proverai. La gioia e lafelicità bisogna assaporarle mentre si è in sensi; occorre gustarle a poco a poco, giorno dopo giorno, momento dopo momento, ed essere partecipi nel godimento in modo da poterlo ricordare ed, eventualmente, parteciparlo agli altri.

GINO – E’ da parecchio che non conosco più la gioia e la felicità e non riesconeanche a reagire al ricordo dell’attimo che ha distrutto la mia pace interiore. Voglio provare a scacciare quell’orribile ricordo dalla mia mente con l’aiuto della droga.

ANNA – Non ci concluderai un bel niente! Ci devi riuscire, invece, con la forza dellavolontà, lottando strenuamente contro i brutti pensieri che ti vengono in mente e,


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soprattutto, convincendoti che questo terribile momento passerà e verranno presto giorni migliori.

GINO – Utopie! Lo sai bene anche tu che non è così, altrimenti la notte dormirestisonni tranquilli; non avresti quegli incubi che ti fanno svegliare e gridare di soprassalto.

ANNA – (Mentendo)Non è vero, io non ho incubi!

GINO – Invece, lo sai che è vero; ed io conosco il motivo dei tuoi incubi.

ANNA – Ma che dici? Che ne puoi sapere tu?!

GINO – Tu hai visto gli assassini di papà; sai chi sono ed hai paura di parlare!

ANNA – (Subito, come per difendersi dalla verità scoperta da Gino)Non li conosco!

GINO – Non mentire! L’hai detto a me ed ho sentito che lo dicevi anche a Lucilla.Ascoltami bene: se dici a mamma della droga, io le svelerò il tuo segreto. Perciò, il tuo segreto contro il mio, e siamo pari e patta! Ed ora lasciami andare a sniffare la mia roba. Ciao. (Via, mentre arrivano Carlo, Mario, Lucilla e Rosy, che Gino neanche saluta)

CARLO – (Ad Anna)Tutto bene?

ANNA – (Reticente)Sì, grazie.

ROSY – Sei sicura? Gino è ancora incavolato; non ci ha degnati di uno sguardo.

ANNA – Abbiamo avuto una discussione e, allora…

LUCILLA – Avete litigato?

ANNA – Litigato no, ma…

MARIO – Tu non ce la dai a bere; è successa sicuramente qualcosa.

ANNA – Non vi preoccupate. Divergenze tra fratello e sorella.

LUCILLA – Possiamo fare niente per voi?

ANNA – Grazie, è tutto sotto controllo.


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CARLO – Bene. Ora è meglio tornare a casa chè s’è fatto tardi.(Agli altri)Vogliamoandare?

MARIO – Prima accompagniamo le ragazze.

CARLO – Naturalmente. Ciao, Anna… A domani.

ANNA – A domani.(I ragazzi si avviano verso il fondo scena, ma Anna fermaLucilla) Lucilla, puoi fermarti un momento? Devo chiederti un piacere.

LUCILLA – Senz’altro. Ragazzi, farò in un momento.(I ragazzi via)Che c’è? Possofare qualcosa per te?

ANNA – E’ successa una cosa grave o, meglio, sta per succedere se non corro subitoai ripari.

LUCILLA – Parla, dimmi tutto.

ANNA – Avrai notato che io questa sera non ero per niente serena…

LUCILLA – Sfido, dopo la sfuriata che t’ha fatto Gino!

ANNA – Non si tratta solo di questo. Dopo la disgrazia di mio padre, mi sonoabituata alle stranezze di mio fratello, che non si è ancora ripreso dallo choc. Non ero serena perché, per tutta la serata, ho avuto la sensazione che dovesse succedere qualcosa di terribile a Gino, ed infatti…

LUCILLA – Che gli è successo? Parla!

ANNA – Ancora niente, ma potrebbe succedergli qualcosa di molto serio e grave.

LUCILLA – Ma vuoi essere chiara o provi gusto a tenermi sulle spine?

ANNA – Dopo che sono andata via dalla discoteca, sono corsa in cerca di miofratello; l’ho trovato qui in compagnia di due spacciatori tossico-dipendenti, che lo hanno convinto a provare la droga.

LUCILLA – Ma tu non hai fatto nulla per impedirlo?

ANNA – Eccome! Ma è stato inutile; il mio intervento, anzi, ha sortito l’effettocontrario: Gino, forse per contraddire le mie parole o per farmi un dispetto, ha preso la droga, che quelli gli offrivano gratuitamente, ed è andato a casa a sniffarla.

LUCILLA – Devi impedirlo che lo faccia o sarà perduto.


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ANNA – Da sola non credo di riuscirci.

LUCILLA – Ne parli a tua madre e insieme ce la farete. Ed è bene che tu le confidianche il tuo segreto, se non questa sera, fallo al più presto possibile.

ANNA – No, il mio segreto, no!

LUCILLA – Non puoi tenerti dentro una cosa più grande e più grossa di te. Non puoicontinuare a vivere con questo tormento.

ANNA – Ci penserò. Per ora, è più importante aiutare Gino.

LUCILLA – vedrai che tua madre saprà cosa fare per toglierti dalle spalle questofardello che ti pesa più di mille peccati mortali!

ANNA – Ti ringrazio e scusami se ti ho fatto perdere tempo, ma tu sei la mia più caraamica e solo in te trovo conforto.

LUCILLA – Di niente. Ciao, cara, ed auguri che tutto si risolva nel migliore deimodi. Ci vediamo domani.

ANNA – A domani.

(La scena si oscura e si riaccende il cono di luce su Anna che continua a raccontare)

ANNA – Sono giunta a casa con la volontà di mettere al corrente mia madre diquanto era capitato a mio fratello, ma lui era all’ingresso a minacciarmi ancora che avrebbe spiattellato il mio segreto a mia madre, accusandomi di avere impedito l’arresto degli assassini di mio padre, se io osassi dire una sola parola del suo segreto. Non ne parlai a mia madre; lo seppe quand’era troppo tardi.

Gino, intanto, dallo “sniffo” era passato al “buco”, e aveva bisogno di una dose al giorno che, quanto prima, non gli sarebbe più bastata. Mia madre non sapeva come fare: la fabbrica di laterizii era chiusa da tempo; i risparmi, che ci aveva lasciato papà, si erano volatilizzati; avevamo, perciò, cominciato a vendere i gioielli di famiglia per sopperire alle continue richieste di Gino, impedendogli di andare a rubare o a prostituirsi.

Io mi sentivo in colpa più che mai: se avessi parlato, mio fratello non si sarebbe drogato. Dovevo fare qualcosa. Ma cosa? Non sapevo da dove cominciare. Decisi di rivolgermi ai due spacciatori e pregarli di non fornire più droga a Gino. E se non mi avessero dato ascolto? In questo caso li avrei denunciati!

(Il cono di luce si abbassa e s’ illumina la panchina dove stanno seduti Roberto ed Alessandra. Anna si avvicina a loro con aria dimessa)


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ROBERTO – Toh, chi si vede: la sorellina impicciona del nostro piccolo Gino!

ALESSANDRA – Ciao, bellezza! Hai bisogno della “mamma”? Vieni che la“mamma” ha una “cosina” anche per te!

ANNA – Posso parlarvi?

ALESSANDRA – Hai sentito, Roberto, ci vuol parlare. Chissà cosa vorrà dirci la“piccina”?

ROBERTO – Parla, parla pure, ma t’avverto che noi non facciamo credito. Se vuoila “dose”, devi pagarla in contanti!

ALESSANDRA – L’altra volta te l’avevamo offerta gratis, ricordi? E tu l’hairifiutata. Ora, invece, se la vuoi, devi pagarla con denaro liquido e frusciante!

ANNA – La “dose” non m’interessa; voglio parlarvi, invece, di mio fratello.

ALESSANDRA – Neanche a lui possiamo fare credito.

ANNA – Non si tratta di questo. Vorrei pregarvi di non fornirgli più droga.

ALESSANDRA – Ma ne ha di bisogno, non può farne a meno!

ROBERTO – E poi, se non gliela forniamo noi, non se la va a cercare altrove?

ANNA – Gino conosce soltanto voi; non sarà in grado di cercare altrove a causa dellasua timidezza e del suo carattere introverso. Chissà, forse smetterà di bucarsi!

ALESSANDRA –(Con una risata beffarda)Smetterà, dice lei! Non può smetteredall’oggi al domani; si rivolgerà alla concorrenza e noi perdiamo un cliente affezionato, che paga senza far storie.

ANNA – Cercate di capire! Mia madre è disperata; non sa più dove prendere i soldiper la “dose” di Gino!

ALESSANDRA – Vende i gioielli che non servono a niente e rimedia.

ANNA – L’ha già fatto.

ROBERTO – Vende la casa.

ANNA – E’ ipotecata. Vi prego, cercate di capire… La nostra situazione è disperata!


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ROBERTO – Bella mia, non dipende da noi; noi non possiamo farci niente; anchenoi dobbiamo vivere!

ALESSANDRA – Tuo fratello doveva pensarci prima d’incominciare.

ANNA – (Perdendo la pazienza)E sei tu a dire questo, quando sei stata proprio tu aconvincerlo?

ALESSANDRA – Io?! Io ho fatto il mio mestiere, ma non l’ho obbligato!

ANNA – E’ come se l’avessi fatto! Convincere un ragazzo di quindici anni, che hadei prolbemi, è la cosa più facile di questo mondo, ma è anche un reato grave, e voi lo sapete benissimo!

ROBERTO – Senti, bellezza, che cavolo vuoi da noi?

ANNA – Che smettiate di fornire droga a mio fratello!

ROBERTO – Non possiamo farlo e ti abbiamo anche spiegato il motivo.

ANNA – Ed io vi denuncio, così smettete di rovinare, non solo mio fratello, ma tantialtri figli di mamma come lui!

ALESSANDRA – E tu provaci e vedrai che cosa ti succederà!

(La scena si oscura e si accende il cono di luce su Anna)

ANNA – Non ho avuto neanche il tempo di pensare come denunciare i duespacciatori che la minaccia di Alessandra si è avverata. La stessa sera sono stata fermata da due giovani che mi hanno trascinata in un posto solitario e buio e mi hanno pestata a sangue. Ma lo choc più grande l’ho avuto nel riconoscere nei due “giustizieri” gli assassini di mio padre.

(Il cono di luce si spegne e si accende una luce rossastra che illumina un angolo del palcoscenico. Appaiono i due Killers che spingono brutalmente Anna, facendola cadere a terra)

1° KILLER – Questo è solo un acconto per dimostrarti che noi facciamo sul serio!

2° KILLER – Se osi soltanto pensare di intralciare l’attività della nostra “Famiglia”,ti puoi considerare spacciata!

ANNA – Ma io non ho fatto niente!(Intanto si rialza)Ho solo pregato Roberto edAlessandra di non fornire più “roba” a mio fratello, che è ancora un ragazzino, ed ha,


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perciò, tutta la vita da vivere! Non può averla recisa in tenera età, quando non ne ha ancora scoperto tutte le fasi: l’adolescenza, la giovinezza, la maturità, la vecchiaia! Sono doni, questi, che Dio ha concesso all’umanità e mio fratello ha il diritto di goderli!

1° KILLER – Noi non impediamo che li goda purchè continui a servirsi di noi.

2° KILLER – Non li godrai tu se ti ostini a metterci il bastone fra le ruote.

1° KILLER – Noi siamo pagati per impedire che i moscerini come te svolazzino aloro piacimento.

ANNA – Io non sono un moscerino! Sono un essere umano con un cervello, che mifa ragionare, e con un cuore che mi fa amare i miei simili!

1° Killer – Ah, sì? Perché, allora, a noi ci disprezzi?

ANNA – Perché voi non siete esseri umani; al posto del cervello avete un computerche riceve gli impulsi da chi vi manovra, e al posto del cuore avete un macigno di pietra lavica, che non conosce i sentimenti umani!

2° KILLER – Ma guarda un po’ il “moscerino” che pizzica più di una zanzara! Vuoi,forse, essere schiacciata contro il muro così smetterai di pungere per sempre?

1° KILLER – Oppure vuoi continuare a svolazzare libera nell’aria? Se ti piacesvolazzare ancora, non ci devi più molestare, ma, soprattutto, non devi più pungere!

ANNA Io non ho alcuna intenzione di molestarvi, ma non permetto che a mio fratellovenga fatto del male!

1° KILLER – Noi non facciamo male a chi segue i nostri consigli, anzi liproteggiamo da chi li disturba o li infastidisce, ma siamo inesorabili con chi osa mettersi contro di noi!

2° KILLER – Ricordalo: chi non è con noi, è contro di noi!

1° KILLER – Mi pare che, non molto tempo fa, una lezione l’avete avuta infamiglia, che si poteva evitare se tuo padre avesse seguito a puntino i “consigli” ricevuti. Non l’ha fatto ed ha pagato di persona.

2° KILLER – Vuoi pagare di persona anche tu o tua madre o il tuo caro fratellino?Se vuoi questo, non hai che da pestare la coda al cane che dorme e sarai accontentata.


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“PAURA DI PARLARE” – Un atto di Giambattista Spampinato

ANNA – Io non ho intenzione di pestare la coda a nessuno, ma se non la smettete dirovinare mio fratello, non mi stancherò d’infastidirvi!

1° KILLER – Ora basta! Hai parlato abbastanza per il mio carattere! Non puoi esseretu a dettare condizioni, hai capito? Tu devi soltanto riceverle ed eseguirle! Siamo stati fin troppo magnanimi a lasciarti aprire la bocca, e tu l’hai fatto a sproposito!

2° KILLER – La prossima volta, se ti ostini a far di testa tua, parleranno per noi inostri “strumenti musicali”, che suoneranno una marcia funebre solenne in tuo onore!

1° KILLER – Hai inteso? Hai ricevuto il mesaggio? Perciò: patti chiari ed amicizialunga!

2° KILLER – Ora ti lasciamo alle tue riflessioni e, speriamo, che tu abbia capito,finalmente la lezione!

1° KILLER – Ed augurati di non incontrarci mai più, perché sarebbe l’ultimoincontro. Buona riflessione! (Al compagno) Andiamo! (Via)

(L a scena si oscura e si riaccende il cono di luce su Anna)

ANNA – Avevo da fare con “gente” decisa che non minaccia invano e che mantiene,purtroppo, le tremende promesse che fa. Ero terrorizzata e non osavo aprire bocca.

Mia madre, intanto, aveva trovato per mio fratello una “Comune” che l’aveva accolto amorevolmente, ma non fa in tempo ad assaporare un po’ di serenità che Gino, dopo appena un paio di mesi di ricovero, scappa via e ricomincia a bucarsi.

Nel frattempo era successo un altro fatto di sangue, molto grave ed efferato, che ha scosso ed amareggiato l’opinione pubblica: la strage di Capaci, dove hanno perso la vita il Giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. Cinque vite umane votate ad un sacrificio che si poteva evitare, immolate sull’altare di un ideale cancellato da tempo dall’inettitudine di uno Stato latitante. Cinque vittime la cui morte provoca dolore, lacrime, rabbia, sdegno, contestazione!

E fra le tante voci di protesta che si levano, sopra ogni altra, quella esile e tremula di una sposa bambina, ma già madre e vedova: Rosaria Costa, che inchioda la Società e le Autorità alle proprie responsabilità.

Non trascorrono neanche due mesi da quel funesto 23 maggio che un altro fatto di sangue, ancora più grave, fa piangere Palermo e l’Italia intera: la strage di via D’Amelio, dove s’immolano le vite del Giudice Paolo Borsellino e di quattro agenti della scorta, tra cui una giovane ragazza sarda, venuta a morire in Sicilia, isola piena di sole e di contraddizioni come la sua. Un’altra strage feroce e assurda, che non rafforza affatto il potere della Mafia, anzi lo indebolisce, tant’è che anche a me è finalmente venuto il coraggio di liberarmi dell’incubo che mi tormenta da due anni, quando un’altra tragedia mi provoca in corpo tanta rabbia, riuscendo a cancellare completamente le mie paure e gli ultimi timori che mi rimanevano.


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“PAURA DI PARLARE” – Un atto di Giambattista Spampinato

(Il cono di luce si spegne e si accende una luce azzurra, che man mano, diventa rossastra. In un angolo della scena, Gino è in fin di vita per overdose. E’ a terra e respira affannosamente. Al braccio ha ancora legato un tubicino di gomma e accanto una siringa usata. Anna, che è arrivata in compagnia di Lucilla, alla vista del fratello morente, si precipita per soccorrerlo)

ANNA – (Con un grido)Gino, che hai fatto?… Rispondimi!… Che hai fatto?…Gino, mi riconosci, sono Anna!

LUCILLA – Ha perduto i sensi: non ti può sentire.

ANNA – Ma che gli è successo? Perché è svenuto?

LUCILLA – (Raccogliendo da terra la siringa vuota)Non vedi? Si è appena bucato:

un’overdose!

ANNA – Corri, Lucilla, ti prego, vai a chiamare un medico! Dobbiamo aiutarlo inogni modo!

LUCILLA – Sì, vado.(E si avvia, ma tosto si ferma e si rigira verso Anna)Però, misembra inutile, oramai!

ANNA –(Con un tono di rimprovero)Chi sei tu che può sentenziare sulla sua sorte?Non tocca a te!

LUCILLA – (Umiliata)Hai ragione, ti chiedo scusa.

ANNA – Va bene, ma ora vai, senza perdere tempo!(Lucilla via)Gino, sono Anna…Lo so che non hai la forza di parlare, ma se mi senti, fammelo capire stringendomi la mano. (Gli prende la mano) Io ti voglio bene ed ho bisogno che tu mi risponda anche con un cenno. Vedrai che Lucilla porterà qualcuno che ti aiuterà a star meglio, ma tu devi smetterla con il maledetto veleno che ti inietti e che ti ha ridotto in queto stato!

GINO – (Ha uno sprazzo di lucidità ed ha appena la forza di pronunciare qualchefrase) Anna, è finita!…

ANNA – (Lieta perché Gino ha parlato, ma disperata per quello che ha detto)Oh,Gino, hai potuto rispondermi!… No, non è finita! Non può esser finita!

GINO – Perdonami, Anna, se ti ho fatto soffrire!… Avevi proprio ragione: non c’ègusto a morire così da stupidi! Ma, ormai…


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“PAURA DI PARLARE” – Un atto di Giambattista Spampinato

ANNA – No, tu non morirai! Io non voglio che tu muoia! Devi continuare a vivereper noi, per me e per la mamma, che morirebbe anche lei per il gran dolore! Fallo per lei, non morire!

GINO – E’ finita, Anna!… E’ finita veramente!

ANNA – Non parlare così, Gino!… Non dire queste cose!… Devi resistere, devicombattere e vedrai che la spunterai perché tu sei un ragazzo forte! (Non fa in tempo a pronunciare queste parole che Gino reclina il capo e muore. Anna emette un grido disperato) No!… Non dovevi morire!…Non dovevi lasciarci!… (E piange disperatamente) Povero Gino, anche tu vittima della Mafia, come papà!… Siamaledetta la Mafia e chi la sostiene!… Anch’io sono stata sua involontaria complice col mio silenzio, come tutti quelli che non osano parlare!… Se avessi parlato in tempo, tu saresti ancora in vita!… Perdonami, Gino!… Ma ora parlerò, non ho più paura e, come me, spero che parleranno tutti quelli che sanno e tacciono! Solo così la si può lottare e sconfiggere! (Rientrano i ragazzi) Ecco, sono pronta a parlare!

(Si avvicina al proscenio, dove si riaccende il cono di luce, mentre nella scena si fa buio, e confessa pubblicamente)

Mi chiamo Anna Baglieri, ho sedici anni e sono la figlia di Giuseppe Baglieri, ucciso dalla Mafia due anni fa…

Lentamente cala il

S I P A R I O

Catania, 28 settembre 1992.

Giambattista Spampinato

Via Orto Limoni, n° 60 – 95125 – CATANIA

Tel. 095.436657 - Cell. 338.6374574.


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