Pensione Aurora

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PENSIONE AURORA

Commedia in tre atti

Di GASPARE CATALDO

PERSONAGGI

EVELINA, 26 anni

BERNARDO, 40 anni

CLARA, 24 anni

OLGA, 23 anni

LA SIGNORA AURORA, 48 anni

GIUSTINO, 47 anni

RENZO, 30 anni

CAMILLO, 50 anni

A Roma oggi. Tra il primo e il secondo atto, tre settimane. Tra il secondo e il terzo, circa un mese.

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Una camera mobiliata. Di fronte, una finestra e la porta d'ingresso, visibile in fondo a un breve corridoio; una porta chiusa a sinistra; un'altra a destra, in parte dissimulata da un armadio. In angolo, un letto disfatto. Un pa­ravento nasconde in parte il lavabo. Al centro, un tavolo e due sedie. Sotto il letto, un baule. Sul comodino da notte, accanto al letto, una bottiglia d'acqua col bicchiere e un piccolo for­nello a spirito. Di sera.

Olga - Aurora – Giustino

(Quando si alza il sipario, una fioca luce dalla finestra mostra la scena vuota. Si apre l'uscio in fondo al piccolo corridoio. Entra Aurora, seguita da Olga).

Aurora                           - (sui 50 anni, ancora piacente, accen­dendo la luce) Avanti, avanti! Non c'è.

Olga                              - (sui 25 anni, vestita con una certa ele­ganza, sedendo con aria annoiata) Lo so che non c'è. Ma può tornare. Di solito, a quest'ora...

Aurora                           - Ma che paura avete?

Olga                              - (alzandosi e avviandosi) Pensateci voi, signora. Non siete d'accordo con lui?

Aurora                           - Ma lui vuole che mi metta d'accordo con voi.

Olga                              - E io vi ripeto che me ne infischio del salotto. E lo dirò anche ad Evelina, ad evi­tare che mi creda responsabile...

Aurora                           - Di che cosa?

Olga                              - Di questa cattiva azione!

Aurora                           - E va bene: date la colpa a me. Sono io che la sfratto.

Olga                              - Ve ne vantate?

Aurora                           - Sono nel mio diritto!

Olga                              - Ma un po' d'umanità, signora Au­rora!...

Aurora                           - Non posso fare una cattiva figura col vostro amico per un riguardo a un'in-quilina che non paga l'affitto!... Dunque... Vediamo come si possono sistemare questi mobili. Qui, al posto del letto, ci metterei la radio... o preferite l'armadietto dei li­quori?...

Olga                              - (che si è seduta, con aria annoiata) Come volete.

Aurora                           - (stizzita) No, come volete voi. Il sa­lotto è vostro.

Olga                              - Suo, signora, suo. Io sto bene lì! (In­dica la porta a sinistra).

Aurora                           - (con un'occhiata di compatimento) Da questa parte, invece, metterei le due pol­troncine, il divano e il tappeto: una cosetta intima... Davanti al divano, il tavolino di mogano che avete visto in anticamera.. Va bene?

Olga                              - Benone.

Aurora                           - (impazientita) Ma l'idea del salotto non gli sarebbe venuta, se non fosse tanto attaccato a voi.

Olga                              - Appiccicato!... Ora, poi, col salotto, si pianta qui tutte le sere e buona notte!... Ma sua moglie, dico io, che ci sta a fare?

Aurora                           - Ah be', questo è il colmo! Vi di­spiace che non sia gelosa?

Olga                              - Mi secca passare le serate qui, a sen­tire la radio e i suoi sproloqui. Fosse sca­polo, lo capirei. Ma ha già una casa...

Aurora                           - E ne vuole due. È molto casalingo. (Indicando un punto della tavola) Eccola qui!... Bruciato!... Venti volte le ho detto che questa non è una pensione di studenti. E lei continua a cucinare in casa.

Olga                              - Con quel fornellino...

Aurora                           - Col fornellino, il tegamino e il resto. E mi tiene la camera in questo disordine! No, no: via!...

Olga                              - È disoccupata, signora.

Aurora                           - Si occupi!

Olga                              - Come se mancasse per lei! Voi ce l'ave­te con Evelina, perché rifiuta i vostri... buo­ni uffici!

Aurora                           - Ha rifiutato ben altro!

Olga                              - Il signor Lorenzo, eh?...

Aurora                           - È un giovane a modo...

Olga                              - Cioè ricco!

Aurora                           - Innamorato... e scapolo!... Ne ho conosciute delle altre che, aspettando il Prin­cipe Azzurro, son finite male,

Olga                              - Ma Evelina non finirà male!

Aurora                           - Me lo auguro.

Giustino                        - (dalla comune, 47 anni, dignitoso, ben vestito, ben pasciuto) Si può?...

Aurora                           - Avanti, ingegnere!... Buona sera.

Giustino                        - (baciando in fronte Olga) Buona sera.

Aurora                           - Stiamo lavorando.

Giustino                        - Bene, bene...

Aurora                           - Domani sarà tutto in ordine.

Giustino                        - Non tutto. Ci vorrà qualche qua­dretto, qualche stampa... che non rimanga così nudo... Hai comprato il portafiori?

Olga                              - Sì, caro.

Giustino                        - E le tendine?

Aurora                           - Le ho comprate io.

Giustino                        - Mi raccomando il tappeto. Voglio un insieme grazioso, accogliente...

Aurora                           - Vedrete.

Giustino                        - Lei dice che è una mania. Ma è questione di sensibilità. Credetemi, signora Aurora, quel passare direttamente dal pia­nerottolo della scala alla camera da letto...

Aurora                           - È bratto, è bratto.

Giustino                        - Spoetizzante. Si apre la porta e là : subito il letto. Per non dire che anche lei, poverina, è sacrificata. Col salotto, invece, la cosa prende un altro aspetto Domani vuol ricevere un'amica... offrire una tazza di tè... dico bene, signora?

Aurora                           - Benissimo, ingegnere. Olga vi è mol­to grata.

Giustino                        - Ma non è tutto!... Avrai anche una piccola libreria!

Olga                              - Il mio sogno!

Giustino                        - E così, un po' si chiacchiera, un po' si legge, un po' si ascolta la radio...

Olga                              - ...le serate passano che è un piacere.

Giustino                        - (guardando la porta di destra) Ahi! ahi!... Un'altra porta?

Aurora                           - Sì, ingegnere...

Giustino                        - E chi c'è di là?

Aurora                           - Un tale...

Giustino                        - Vostro inquilino?

Aurora                           - Un avvocato...

Giustino                        - Seccante!...

Aurora                           - È un tipo molto chiuso... Non vi darà fastidio.

Giustino                        - Ma avrà uno studio, dei clienti?...

Aurora                           - Quello lì? È la favola del palazzo! In tre anni non ha mai ricevuto una visita: né uomini né donne. Passa le giornate tap­pato in casa o in terrazza, tra i fiori. Un maniaco.

Giustino                        - Sì, ma se potessimo mandarlo via!...

Aurora                           - E come?...

Olga                              - Vuoi comprare il palazzo?

Giustino                        - La sentite? Mi fa rabbia, parola d'onore. Tu dimentichi sempre due cose: che sono sposato e ho molti nemici.

Detti                              - Evelina

Evelina                          - (indossa un abito estrèmamente sem­plice, un cappellino di poco prezzo. Calze, scarpe e borsetta completano il suo equipag­giamento da impiegatuccia. Entra dalla co­mune e guarda sorpresa il terzetto) Di­sturbo?

Olga                              - (a disagio) Ciao, Evelina, ti domando scusa...

Evelina                          - Posso tornare più tardi.

Giustino                        - Che dite mai? Ce ne andiamo su­bito.

Evelina                          - (lo scruta, poi ad Olga) È lui?

Olga                              - Ti presento l'ingegnere...

Evelina                          - Lo conosco.

Giustino                        - Non mi pare... (Si avvia).

Evelina                          - È per questo che sono sfrattata? Ti ingrandisci, eh?

Aurora                           - Il motivo è un altro!

Evelina                          - Sì, ma non capivo l'urgenza... Ora è chiaro. Il salotto, no? Il commendatore ha bisogno del salotto!... (Con ira) Uscite!...

Aurora                           - Signorina?!...

Evelina                          - Fuori!...

Giustino                        - Come volete... (Si avvia).

Aurora                           - (trattenendolo) No, ingegnere, que­sta ragazza...

Evelina                          - Sono in casa mia! Domani sarete padrone voi. Ora uscite! (Afferra la bottiglia che è sul comodino da notte).

Aurora                           - È impazzita!...

Evelina                          - Mi gira male, stasera! Non voglio vederlo.

Olga                              - Lo conosci?

Evelina                          - Se lo conosco!...

Giustino                        - Vi vedo per la prima volta!

Evelina                          - Io, invece, vi trovo sempre sulla mia strada.

Giustino                        - Io?!

Evelina                          - (agitando minacciosa la bottiglia) Fuori di qui!... E domani non me ne vado. Deve venire la polizia.

Aurora                           - Verrà stasera, non dubitate.

Evelina                          - Non credo. Il signore non vuole scandali, perché ha la sua dignità, è spo­sato!... Sono tutti dignitosi e sposati!... Venga la polizia!...

Giustino                        - (dignitoso, avviandosi) Olga, ti prego...

Olga                              - (seguendolo) Mi darai una spiegazione!

(Escono).

Aurora                           - La darete a me, la spiegazione.

Evelina                          - Davanti al commissario.

Aurora                           - Ah! Un ricatto? Ma io ho lo carte in regola. Sono nel mio diritto e vi metto alla porta!

Evelina                          - Provateci!... Faccio accorrere tutto il vicinato!... È una brutta serata, vi dico!

Aurora                           - (perplessa) Io non conosco i vostri precedenti con l'ingegnere, ma non è questo il modo...

Evelina                          - Mancanza di riguardo, eh?

Aurora                           - Se non a lui, alla casa... A me, che vi ho dato prova di simpatia...

Evelina                          - Mettendomi alla porta!

Aurora                           - Ho aspettato più d'un mese...

Evelina                          - E stamane m'avete dato un giorno di tempo. Come se potessi andare all'alber­go! Come se avessi i soldi in banca!... Non ve ne siete accorta che non ho più niente?... Guardate, guardate!... (Spalanca uno dopo l'altro i cassetti dell'armadio, tutti vuoti) Contenta?... Guardate qui!... (Apre il baule: vuoto).

Aurora                           - Ma questa non è una ragione per...

Evelina                          - Altro che ragione!... Chiamate la polizia, chiamate l'usciere, sequestratemi lo spazzolino e il dentifricio!... Lo sapete voi che non mi siedo a tavola da ieri sera?

Aurora                           - (impietosita) Se è per la cena, ve la faccio servire subito.

Evelina                          - No, m'è passata la fame!...

Aurora                           - Ma non posso tenervi gratis in casa mia.

Evelina                          - (che si è lasciata andare sulla sedia, avvilita) È giusto.

Aurora                           - Eh!... Calmatevi, figliuola...

Evelina                          - È stata la vista di quell'individuo...

Aurora                           - Ma che vi ha fatto?

Evelina                          - (con un gesto vago) Lasciatemi sola, vi prego...

Aurora                           - Va bene. Ora vi mando la cena.

Evelina                          - No. Un liquore, se mai, un tè.

Aurora                           - Avete combinato un bel guaio!... Sentite?... (Da sinistra, si sentono le voci concitate di Olga e Giustino).

Evelina                          - Ci sono abituati a litigare, quei due.

Aurora                           - Ma una scenata simile, in casa mia non era mai successa!

Evelina                          - Anche a me, non m'era mai suc­cesso... Buona notte.

Aurora                           - (esita, poi confidenziale) È stato il vostro amante?

Evelina                          - Chi? Ma no!...

Aurora                           - Chi vi capisce è bravo. Buona not­te... e che Iddio vi protegga.

Evelina                          - Sarebbe ora!... (Entra Olga).

Aurora                           - Se n'è andato?

Olga                              - Che ipocrita!... Dice che non ti cono­sce, che si tratta d'una somiglianza!

Evelina                          - E che somiglianza!... Già si somi­gliano tutti, come gocce d'acqua!

Olga                              - Non tentare di salvarlo!... Quando l'hai conosciuto?

Evelina                          - Stasera.

Aurora                           - Come?!...

Olga                              - Non mentire!...

 

Evelina                          - Te lo giuro.

Aurora                           - Allora, con quale diritto?...

Evelina                          - Non parliamo di diritto, per favore!... Stasera, non parliamo di diritto!

Aurora                           - È il colmo!... Non pagate l'affitto e vi permettete d'insultare un galantuomo...

Evelina                          - Un porco!

Olga                              - Evelina?!...

Evelina                          - L'hai detto tu che è un porco.

Olga                              - Questo è affar mio.

Evelina                          - Anche mio. Non chiedermi spiega­zioni, perché non ho voglia di parlare. Do­mani.

Aurora                           - Domani lascerete questa casa.

Evelina                          - D'accordo, signora Aurora. Buona notte. (La signora Aurora esce).

Olga                              - (avvicinandosi a Evelina, che s'è but­tata sul letto) Evelina, che significa?

Evelina                          - Un momento d'ira... Però è vero che prima di diventare il tuo amante era il tuo principale?...

Olga                              - E con questo?

Evelina                          - È vero che ti rendeva la vita impos­sibile perché gli resistevi?

Olga                              - Ma sì...

Evelina                          - Allora ho fatto bene. (Entra la si­gnora Aurora, col bicchierino) Grazie, si­gnora.

Aurora                           - Fareste meglio a prendere il bro­muro!...

Evelina                          - Tante grazie. Buona notte.

Aurora                           - Mi raccomando, eh? C'è in casa l'amico di Clara...

Evelina                          - Altra persona di riguardo!... State tranquilla. (La signora Aurora esce).

Olga                              - È un bel guaio!

Evelina                          - Tornerà, non dubitare... Digli che avevo bevuto... che sono pazza.

Olga                              - Ascolta, Evelina: se c'è stato qualche cosa tra voi, devi dirmelo. Lo sai che non me ne importa nulla. No?... Allora, perché ?

Evelina                          - Perché sono sul lastrico.

Olga                              - Non per colpa sua.

Evelina                          - Di uno come lui. Importante come lui, sposato, serio come lui... Tale e quale. Due mesi ho resistito. Alla fine, ho dovuto tirargli un calamaio! E almeno l'avessi col­to! A quest'ora, sarei l'eroina d'uno scan­dalo e non avrei preoccupazioni per l'allog­gio! Ma la prossima volta, prenderò meglio la mira!.-.. Voglio rompere la testa a uno di questi lumaconi!... E lo faccia, eh? Ti giuro che lo faccio!.. È inutile che mi guardi così. Ognuno ha il suo carattere. Tu... ti sei si­stemata, io finirò sui giornali!

Olga                              - Mi disprezzi, è vero?

Evelina                          - No. Sei come Clara... come le al­tre... Li avete abituati male!

Olga                              - Anch'io, la prima volta, perdetti l'im­piego.

Evelina                          - Già, ma la seconda...

Olga                              - Tu sai perché .

Evelina                          - Io so che è la terza volta che mi trovo sul lastrico, per non aver voluto di­ventare l'amante di uno di quelli... L'avevo capito il primo giorno, che sarebbe finita male!... Mi ha assunta subito, senza discu­tere lo stipendio, senza accertarsi se sapevo stenografare. Niente. La persona intelligen­te si vede subito, mi disse. E mi guardava le gambe. I primi giorni, andò bene, perché l'ufficio era annesso all'appartamento. Poi sua moglie partì per la villeggiatura e... co­minciò la solita storia! Premure, confidenze...

Olga                              - ...inviti al cinematografo...

Evelina                          - « Vi accompagno in macchina ».

Olga                              - (ricordando, assorta) « Una creatura come voi non deve sciupare la sua giovinez­za in un ufficio... ».

Evelina                          - « Non siete nata per fare questa vita... ».

Olga                              - « Dopo tutto, non sono un mostro... ».

Evelina                          - « Dovete vivere nel lusso... ».

Olga                              - « Voglio assicurarvi un avvenire mi­gliore... » (Si mette a singhiozzare).

Evelina                          - Olga!... (L'abbraccia).

Olga                              - Perché non gli hai tirato la bottiglia?

 

Evelina                          - Lo farò. Ormai è una sfida tra me e questi signori!

Olga                              - Vincono sempre loro. Ma credi che io non mi sia difesa? Quattro anni ho resistito; poi per non perdere l'impiego... proprio quando avevo più bisogno...

Evelina                          - Vigliacchi! (Accarezzandola) Mi per­doni?

Olga                              - Sciocchezze! Ma qui non ci vengo, sai? A costo di litigare con lui.

Evelina                          - Ci verrà un'altra.

Olga                              - Ti faccio un piccolo prestito...

Evelina                          - No. Ho ancora un'ultima risorsa... (Prende di tasca un anello) Ma non dirlo alla signora Aurora!

Olga                              - Vale molto?

Evelina                          - Poco. Ma basta...

Olga                              - A che?

Evelina                          - A ritirare dal Monte un vestito, a farmi la permanente... la manicure... a ri­mettermi a nuovo...

Olga                              - (allarmata) No?!...

Evelina                          - Che ti salta in mente?!... Mi rimet­to a nuovo, e mi presento a uno di quei si­gnori... sorridente, gaia... come piacciono a loro. Mi siedo così... (Accavalla di botto le gambe, mostrandole fin sul ginocchio)... e passo l'esame. Se poi mi lascia in pace, bene. Se ricomincia la solita storia, gli rompo la testa!

Olga                              - (con entusiasmo) Brava!... (Riflette) Ma poi?

Evelina                          - Poi... niente. Di fame, non si muore!

Olga                              - Basta mangiare...

Evelina                          - (stizzita) Già... Tu preferisci adat­tarti!

Olga                              - Lo credi proprio? Una di queste sere, invece... finisce male! Tre anni, capisci? Non ne posso più!...

Evelina                          - E tu piantalo!

Olga                              - Magari!... Ma che faccio?

Evelina                          - Vieni via con me.

Olga                              - Dove?

Evelina                          - Dovunque! Ma non senti il bisogno di cambiar vita? Io qui dentro, mi sento in prigione.

Olga                              - Anche la prigione è una casa! Avessi un impiego...

Evelina                          - Ho capito. Tu vuoi evadere... con l'automobile alla porta!

Olga                              - No!...

Evelina                          - E allora, coraggio! Lo cercheremo insieme, l'impiego, lo troveremo..,

Olga                              - Sì!...

Evelina                          - Finalmente!... (La bacia).

Olga                              - Sai, Evelina, da sola non osavo...

Evelina                          - Lotteremo come due leonesse.

Olga                              - Andiamo via subito!

Evelina                          - Perché ?

Olga                              - Se tornasse lui...

Evelina                          - Lo mandi al diavolo!... Ora sono stanca... tu devi fare le valige...

Olga                              - È vero. Dove metterò tutta la mia roba?

Evelina                          - Lì! (Indica il baule).

Olga                              - E tu?

Evelina                          - Mi basta un giornale e un po' di spago!

Olga                              - Evelina!... (L'abbraccia) Aiutami!... (Si accinge a portar via il baule. Evelina l'aiuta a trascinarlo verso la comune).

Clara                             - (sui 24. anni, molto elegante, sigaretta in bocca) Che succede, qui?

Evelina                          - Niente.

Clara                             - È vero che sei stata l'amante del suo?...

Olga                              - No.

Clara                             - Me l'ha detto la signora.

Olga                              - E non è vero.

Clara                             - Ma gli urli li ho sentiti con le mie orec­chie... Non volete parlare? Buona notte. (Si avvia) E buona fortuna, eh?!...

Evelina                          - Grazie.

Clara                             - Dove vai?

Evelina                          - In qualche posto andrò.

Olga                              - Andremo.

Clara                             - Anche tu?

Evelina                          - Si domattina. Insieme.

Clara                             - E... e lui?

Olga                              - Tanti saluti!

Clara                             - Ma che storia è questa?

Olga                              - Non è una storia! Torno a lavorare!

Clara                             - Oh, bella!... E perché ?...

Evelina                          - Perché qui non si trova bene, lei!...

Clara                             - Ah, ah... Ma come mai t'è venuto questo ticchio?

Evelina                          - Lo chiami ticchio tu, il bisogno di respirare, di cambiar vita?

Clara                             - Capisco, capisco...

Evelina                          - Vieni anche tu, Clara!

Clara                             - Dove?

Evelina                          - Via di qui, a lavorare... a respirare un'altra aria...

Clara                             - Buona notte!... (Fa per andarsene).

Evelina                          - (sarcastica) Buona permanenza!...

Olga                              - Ci dispiace per te...

Evelina                          - Non insistere!... Lei ci ha preso gu­sto a fare la signora!

Olga                              - La mantenuta d'un uomo sposato di cinquant’anni! ...

Clara                             - Oh, ragazze!... Piantatela, o finisce a schiaffi!

Evelina                          - Ti credevo migliore...

Clara                             - E invece sono peggiore. E resto qui. Lo farò quel passo, ma non ora: quando avrò il mio appartamento, con tutte le co­modità!...

Evelina                          - Lei ha bisogno delle comodità.

Clara                             - Voglio l'appartamento. E dovrà dar­melo!... Quando avrò casa, mi metterò a fare la donna per bene.

Evelina                          - Non c'è fretta!

Clara                             - Pazienza. Non è il lavoro che mi spa­venta, ma la miseria, la tvita che ho fatto per dieci anni!

Evelina                          - Che abbiamo fatto tutte, più o meno.

Clara                             - Sì, ma ormai... anche i miei parenti...

Olga                              - Non dicono niente i tuoi parenti?

Clara                             - Altroché! Dicono che mi deve dare l'appartamento!

Dette                             - Aurora

Aurora                           - (entrando in orgasmo) Presto, signo­rina... c'è l'ingegnere al telefono... (Pausa. Olga sussulta, guarda Evelina, che guarda altrove) Avete sentito?

Olga                              - Ditegli che sono uscita...

Aurora                           - Beehhh?!...

Olga                              - ...che sono andata a letto, che sono morta!... Vada all'inferno!

Aurora                           - Ma che altra storia è questa?

Olga                              - Andate, signora Aurora!...

Evelina                          - Siete sorda?...

Aurora                           - Vado, vado... (Esce).

Clara                             - (stringendole la mano) Brava!

Olga                              - Grazie.

Evelina                          - Eppure, sarebbe stato cosi bello se tutte e tre...

Clara                             - Buona notte!...

Olga                              - Aiutami a portare questo baule.

Clara                             - Questo sì. Andiamo. (Olga e Clara escono portando il baule).

Evelina                          - Alle otto!

Olga                              - Alle otto!...

Evelina                          - Renzo

(Evelina, sola si passa le mani sul viso stan­co, poi vuota la borsetta sul tavolo, ne vien fuori, col rossetto, il piumino e la chiave, un'unica sigaretta. L'accende. Squilla il cam­panello della porta. Esce. Rientra subito con Renzo).

Evelina                          - Oh, Renzo...

Renzo                            - (sui 30 anni, elegante, distinto, un po' fatuo, ma tutt'altro che sciocco. In orgasmo) Allora, è vero che?...

Evelina                          - Sì.

Renzo                            - (lasciandosi andare sulla sedia, affran­to) Non ci mancava che lo sfratto!... Sod­disfatta?

 

Evelina                          - Non molto, ma...

Renzo                            - Rassegnata, è vero?

Evelina                          - Non ancora rassegnata. Anzi...

Renzo                            - Ma dove andrete?

Evelina                          - Non lo so...

Renzo                            - Alla deriva?!

Evelina                          - O alla riscossa.

Renzo                            - Macché riscossa!... Conosco i vostri piani... i vostri fieri propositi... Tutta roba campata in aria. La realtà, eccola qui: ri­dotta sul lastrico, con quattro stracci ad­dosso...

Evelina                          - (con un sorriso amaro) Mi consiglia­te di cambiare sarto?

Renzo                            - Avete anche il coraggio di scherzare? Scommetto che stasera non avete cenato!

Evelina                          - È vero, ma... (Girando su se stessa) che ne dite della mia linea?

Renzo                            - (esasperato) Smettetela!...

Evelina                          - (con indulgenza lievemente ironica) Coraggio, Renzo!

Renzo                            - Dio non voglia che un giorno dob­biate pentirvi di avermi trattato con tanta durezza!

Evelina                          - Siete offeso?

Renzo                            - Sono avvilito.

Evelina                          - Coraggio!

Renzo                            - Non ne ho più. Undici mesi che vi divertite a torturarmi! Prima l'impiego; nove ore al giamo di lavoro, per pochi soldi... quelli che spendo per le sigarette.

Evelina                          - Voi insultate la miseria!

Renzo                            - Siete voi, che offendete la ricchezza!... Poi disoccupata, ridotta a impegnare vestiti, cappotto, valigia... tutto! E io spettatore!... Finalmente lo sfratto, la miseria assoluta, la fame! Bellissimo!... Voi senza tetto, costret­ta a saltare i pasti, io in un appartamento di sei camere, con tavola imbandita tre vol­te al giorno!... Ma così non si può andare avanti! Voi non avete cuore!

Evelina                          - Voi, invece...

Renzo                            - Io ne faccio una malattia!... Io di­vento tisico, parola d'onore!...

Evelina                          - (un po' divertita, sempre ironica) Ma guarda un po'!...

Renzo                            - Bella figura ci faccio, davanti a tutta la pensione!...

Evelina                          - Voi?...

Renzo                            - Nessuno toglierà dalla testa di questa gente che non voglio aiutarvi... o che non potete accettare il mio aiuto, perché vi costerebbe troppo!... Il vostro non è che...

Evelina                          - Un pregiudizio!

Renzo                            - No! Orgoglio! E io l'apprezzo, l'am­miro se volete... ma ora dovete metterlo da parte. Ascoltatemi, E velina: voi siete a un bivio: da una parte la miseria, la rovina completa... dall' altra...

Evelina                          - (ridendo) Il disonore!...

Renzo                            - No! La tranquillità, il benessere, l'amore!...

Evelina                          - (scetticamente) L'amore?!...

Renzo                            - Mettetemi alla prova!

Evelina                          - Renzo, siate buono... È una brutta serata, per me: sono molto stanca...

Renzo                            - Non me ne vado! Il mio posto è ac­canto a voi.

Evelina                          - Siete bravo voi, a recitare la parte dell'innamorato!

Renzo                            - La parte che sto vivendo, da quando vi conosco!

Evelina                          - Proprio innamorato? Cotto?... E va bene! (Si alza, gli si avvicina) Sposatemi!...

Renzo                            - (sussulta, rimane interdetto) Questo... questo è un diversivo!

Evelina                          - (soffocando uno sbadiglio) Buona notte!...

Renzo                            - Io non escludo affatto la possibilità che noi due, un giorno...

Evelina                          - (sbirciandolo, con espressione di~com-patimento, si mette a canticchiare) « Un giorno ti dirò... (Prende il cappello e glielo porge) ...amore amore... »        - (Renzo disorien­tato, prende il cappello. Evelina continuan­do U motivo, senza parole, mentre lo saluta con la mano) la rirarararà... raià... rirèro...

Renzo                            - (melodrammatico) Del male che mi fate, non m'importa: penso a quello che fate a voi stessa.

Evelina                          - Pensate alla salute!

Renzo                            - Mi mettete alla porta?

Evelina                          - Non abbiamo più niente da dire. Siamo troppo lontani. Io vi chiedo di spo­sarmi e voi mi offrite... gli arretrati della pensione!

Renzo                            - Ma io vi offro...

Evelina                          - Niente da fare : per ora, prezzo fisso. Può darsi che un giorno mi decida a liqui­dare... Provate a ripassare. Tutto sommato, non mi siete antipatico.

Renzo                            - Addio!

Evelina                          - Datemi una sigaretta. (Renzo gliela offre) No, grazie... la fumerò dopo... Buona notte... tisico!...

Renzo                            - (sulla soglia, commosso, con strazio) Vi odio!... (Esce di corsa}.

Evelina                          - (sola, scuote il capo, poi batte ner­vosamente la sigaretta sul dorso della mano, l'accende e rimane assorta. Si ode squillare il campanello. Evelina esce e rientra subito, precedendo Bernardo).

Evelina                          - Bernardo

Bernardo                       - (sui 40. Serio, affabile, un po' fred­do e anche un po' timido. Ha in mano una rosa) Mi chiamo Azimonti... sono il vostro vicino... (Indica la porta a destra).

Evelina                          - Che cosa volete?

Bernardo                       - Congratularmi. Ho sentito tutto. Non volendo, dapprima. Poi ho ascoltato con interesse...

Evelina                          - ...e alla fine, vi siete detto: andia­mola a consolare!... Capitano tutti stasera!

Bernardo                       - Alla fine, ho colto per voi la più bella delle mie rose. Prego! (Glielo offre).

Evelina                          - Grazie, avvocato, ma vi dico su­bito che...

Bernardo                       - Un momento. Desidero chiarire che non ho origliato. Stavo leggendo... vi siete messa a gridare... non sono sordo... Ma non sono qui a fare degli approcci!

Evelina                          - Insomma, che volete?

Bernardo                       - Impedirvi di commettere un er­rore. Il piano che avete esposto alla vostra amica... il calamaio sulla testa, lo scanda­lo... è assurdo. Qui non siamo in America. Avreste al massimo dieci righe sul giornale e non meno di dieci mesi dal tribunale! Non vi conviene. Una sigaretta? Non è un ap­proccio: è una sigaretta. (Gliel’accende e ac­cende la sua, con lentezza. Evelina sbuffa) Le buone cause, cara signorina, bisogna im­postarle bene, dall'inizio. Un passo falso...

Evelina                          - Vi ringrazio, non ho bisogno di av­vocati!

Bernardo                       - Ma io non faccio l'avvocato.

Evelina                          - Già... Voi vivete di rendita.

Bernardo                       - Questo dovrebbe rassicurarvi sulle mie intenzioni. Non sono a caccia di clien­ti... né di avventure. Ho soltanto obbedito al bisogno di testimoniarvi la mia ammira­zione.

Evelina                          - Grazie.

Bernardo                       - Io stesso sono meravigliato di tro­varmi qui...

Evelina                          - Davvero?

Bernardo                       - Sì, perché generalmente non desi­dero fare nuove conoscenze... le evito, anzi... sopratutto in questa pensione... Ma è pro­prio vero che non bisogna mai giudicare dall'apparenza. Buona notte, signorina. E buon sonno: i vostri nervi devono averne bisogno. (Si avvia) Ah, dimenticavo... (Prende di ta­sca una busta aperta e gliela porge) Prego...

Evelina                          - Che cos'è?

Bernardo                       - Prego... .

Evelina                          - (prende la busta e ne toglie tre bi­glietti da mille, gli dà un'occhiata truce, li rimette nella busta e gliela porge) Grazie!...

Bernardo                       - (mortificato) Accettate, signorina...

Evelina                          - (beffarda) Però c'è un miglioramen­to: da cinquecento a tremila!...

Bernardo                       - (offeso) Oh, no, signorina...

Evelina                          - Ma a che titolo?...

Bernardo                       - Premio di virtù. Alcuni anni fa, ho instituito un premio di virtù... così, per conto mio...

Evelina                          - Quelli che danno i premi di virtù sono più vecchi di voi.

Bernardo                       - Ma non meglio intenzionati. Que­sto denaro non mi serve... Vedete? Sono banconote del vecchio stampo... stavano in fondo a un cassetto da sei o sette anni, di­menticate, inutili...

Evelina                          - Un regalo, insomma?

Bernardo                       - Un premio. Che altro possono es­sere tremila lire? Un'offerta, forse, una ten­tazione? Dopo quello che ho saputo sul con­to vostro...

Evelina                          - Ma forse avete pensato che, date le circostanze...

Bernardo                       - È una vera disgrazia per me d'es­sere stato preceduto da quel giovanotto. Voi non mi conoscete, ma forse avete sentito par­lare di me... Non potete credere..

Evelina                          - Io non credo niente! Neppure ai filantropi!

Bernardo                       - Neppure io credevo di dovere ag­giudicare il mio premio a una pensionante della signora Aurora! Veramente sensaziona­le!... Ma come avete fatto? Sola, priva di mezzi... con un corteggiatore ricco e, a quanto pare, simpatico... in un ambiente co­me questo...

Evelina                          - Un'idea!...

Bernardo                       - No! Una coscienza... un caratte­re... una forza d'animo sbalorditiva... Dite­mi, signorina... Perché avete scelto questa via?

Evelina                          - Ma?!...

Bernardo                       - Ve lo dico io: per vocazione. Per voi, l'onesta non è un sacrificio, è un bi­sogno.

Evelina                          - È una disgrazia! (Bernardo sorride, divertito) Voi ridete, ma...

Bernardo                       - Siete straordinaria!... Allora, d'ac­cordo?

Evelina                          - No, avvocato. Vi ringrazio, ma...

Bernardo                       - Accettate e state a vedere.

Evelina                          - Che cosa?

Bernardo                       - Il seguito. Fatemi credito.

Evelina                          - Ma siete voi che mi fate credito. E vi assicuro che, come investimento di capi­tale. ..

Bernardo                       - È vero quello che avete detto alla vostra amica, al vostro corteggiatore? Allo­ra, questo denaro è vostro. Vi spetta.

Evelina                          - Mi spetta?

Bernardo                       - Di diritto. Come si chiama la vo­stra amica?

Evelina                          - Olga.

Bernardo                       - Ci conosciamo di vista, da qual­che anno... Lei, anzi, mi ha rivolto la pa­rola qualche volta, ma io... Mi sembrava frivola, troppo allegra... Invece... Anche l'al­tra... quella che si atteggia a cinica, forse sotto sotto... Povere figliole!... Chi l'avreb­be detto che le allegre ragazze della pensione Aurora, coi loro ricchi protettori, coi loro grammofoni... le serate allegre... le risate... Quante risate, in questa casa!... Vi raccomando Giustino!... E quell'altro!... Bei cam­pioni! Vi giuro che, poco fa, ho quasi avuto vergogna di essere un uomo! Che sciocchi!...

Evelina                          - Che canaglie!...

Bernardo                       - (assorto) È incredibile che a que­sto mondo, dove c'è tanto dolore... una co­sa spaventosa a pensarci, a sommare tutte le pene, le sofferenze, le angosce di questa po­vera umanità... ci sia anche tanta cattive­ria!... È la cattiveria che cagiona il dolore o non è piuttosto il dolore che ci rende cat­tivi? Forse è un circolo vizioso!... Forse siamo tutti colpevoli di non saper difendere quello che c'è di buono dentro di noi!..,

Evelina                          - Siete filosofo?

Bernardo                       - Io no. Avvocato... a riposo.

Evelina                          - Peccato!... Qui un avvocato in gam­ba avrebbe molto da fare! Ci sarebbe ma­teria per una mezza dozzina di cause! Ah, che soddisfazione sarebbe!...

Bernardo                       - Siete assetata di giustizia!

Evelina                          - Di vendetta!

Bernardo                       - Ma io non faccio l'avvocato...

Evelina                          - E poi non siete il tipo! Ci vorreb­be di quei « paglietta » affamati, accaniti, che... Ma voi, scusate, che cosa fate sempre chiuso, lì dentro?

Bernardo                       - Niente... Ho molti libri...

Evelina                          - Bel fenomeno! ;

Bernardo                       - Se qui c'è un fenomeno, siete voi!... Venite a trovarmi domani...

Evelina                          - (insospettita) In casa vostra?

Bernardo                       - Non sola, naturalmente: con le vo­stre amiche. Vi offrirò una tazza di tè e fa­remo due chiacchiere.

Evelina                          - Sareste disposto a...

Bernardo                       - Farei sei cause? No... Ma forse, chi sa?... Arrivederci.

Evelina                          - Un momento!... Io accetto il vostro premio...

Bernardo                       - Brava!

Evelina                          - ...ma vi avverto che non verrò da voi nè domani né mai. Domattina lascerò la pensione e non ci rimetterò più il piede.

Bernardo                       - Ottima idea.

Evelina                          - Né vi farò sapere il mio recapito.

Bernardo                       - Come volete. Addio, signorina Virtù!... (Si avvia) Al vostro posto, però, in attesa di trovare un alloggio conveniente, domattina andrei da una sarta... o meglio in un negozio di confezioni.

Evelina                          - (risentita) Grazie del consiglio!

Bernardo                       - Non ve ne faccio un torto, benin­teso, ma se volete trovare un buon impiego, dovete presentarvi in forma! D'altra parte, credo di aver capito che di questa vostra... chiamiamola ineleganza, voi ne avete fatto una bandiera!... Da un lato vi mortifica, dall'altro vi inasprisce, inducendovi a far pe­sare la vostra superiorità morale sulle vostre amiche. E questo non è bello, signorina, perché quelle ragazze meritano molta indulgen­za. Davvero. Buona notte, signorina...

Evelina                          - Evelina.

Bernardo                       - Ah, si... Evelina. Io, invece, Ber­nardo. Pazienza.

Evelina                          - Un momento! Avete detto alle cinque?...

Bernardo                       - Che cosa?...

Evelina                          - Il tè...

Bernardo                       - No, alle sei. Dalle due alle cinque, faccio un pisolino. Buona notte. (Esce).

Evelina                          - Buona notte. (Rimane a guardare la porta, con la busta in mano).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Lo studio di Bernardo. Ambiente severo, so­briamente decorato, mobiliato stile 800, con molto gusto. Due porte a destra: la prima verso l'appartamento, l'altra comune; una por­ta chiusa a sinistra; un grande balcone -fiorito di fronte. Lungo le pareti, scaffali pieni di libri, rilegati in bell'ordine. Qua e là, stampe a colori di fiori, quali si trovano nei gabinetti di botanica. Dinanzi alla porta di sinistra, che comunica con la camera di Evelina, un divano, una poltrona e un tavolino basso. Di fronte, al muro, un orologio a pendolo 0 a cucii, che segna le q circa. Un libro aperto sulla poltrona. Dopo il tramonto.

Evelina – Aurora - Bernardo

(Quando si alza il sipario. Aurora, al bal­cone, sta innaffiando i fiori. Entra dalla co­mune Evelina, recando due vasi di fiori al balcone. Aurora l'aiuta a sistemarli tra gli altri e li innaffia).

Evelina                          - (rientra sbuffando e si avvia verso la comune, seguita da Aurora).

Aurora                           - (indicando il libro aperto) Signo­rina?!...

Evelina                          - Che cosa? Ah! Per carità... (Corre a metterlo a posto nello scaffale) Almeno fossero divertenti...

Aurora                           - Ma ve li presta. La sola volta che ho osato chiedergliene uno, s'è offeso!... È un tipo chiuso, diffidente come tutti gli sca­poli stagionati, ma voi avete fatto breccia!

Evelina                          - Per un libro in prestito?

Aurora                           - E per il resto!...

Evelina                          - La chiave di casa?

Aurora                           - A me non l'ha mai voluta dare. Ma c'è dell'altro. (Avvicinandosi, col tono e lo atteggiamento di chi sta per fare una rivela­zione importante) Stamane m'ha chiesto se avevate pagato l'affitto e...

Evelina                          - Restituitegli subito il denaro!

Aurora                           - No! Non ho voluto... non c'è fret­ta... Mi ha detto che non devo preoccupar­mi, perché ...

Evelina                          - Provvede lui!...

Aurora                           - Si direbbe che vi dispiaccia!

Evelina                          - A voi no, si capisce!... Ma io, cara signora...

Aurora                           - Voi avete troppi grilli per il capo!... E troppi nervi! Questo non è più un ragazzo. Ha le sue abitudini, le sue piccole ma­nie... Ogni uomo ha i suoi difetti!

Evelina                          - E allora? Concludete!

Aurora                           - Tocca a voi di concludere. Sono ric­chi tutti e due, scapoli tutti e due... Questo è meno giovane, ma dà più affidamento, an­che perché deve aver preso una di quelle cotte...

Evelina                          - Per me?!...

Aurora                           - Capace di sposarvi, se saprete fare. Ma dovete decidervi: o lui o l'altro. Non vi consiglio di tenere il piede in due staffe

Evelina                          - Voi farneticate!...

Aurora                           - Vi ripeto che stamane...

Evelina                          - Anche tre settimane fa. si è inte­ressato di me... ha voluto che restassi qui, che mi rivestissi da capo a piedi... e poi...

Aurora                           - Ma non vi ha mai detto?...

Evelina                          - Niente!

Aurora                           - Forse è un po' timido. Per quanto, alla sua età... A proposito: quanti anni ha?

Bernardo                       - (entrando, con un piccolo vaso av­volto in un giornale) Quarantuno a novem­bre, signora. E voi?

Aurora                           - Scusate, avvocato... Ho aiutato Eve­lina a trasportare quei vasi...

Bernardo                       - Grazie. Come va, fenomeno?

Evelina                          - Bene. Siete allegro, eh?

Bernardo                       - Per due motivi : questo... (Indica il vaso) e... Dite alla signorina Olga che. ho una buona notizia per lei. (Esce a- destra, col vaso).

Aurora                           - Che sarà?

Evelina                          - Non lo so... (Aurora esce dalla comune).

Bernardo                       - (Rientra con una bottiglia d'acqua e innaffia l'invisibile pianticella del vaso, ri­mirandola compiaciuto. Poi con un rozzo coltello ne gratta la terra tutto intorno alla pianticella, ne accarezza lievemente le fogliettine).

Evelina                          - Vi ho riportato il libro.

Bernardo                       - Piaciuto?

Evelina                          - No!

Bernardo                       - Infatti, non è una lettura amena. Ma guardate che meraviglia!...

Evelina                          - Non vedo niente.

Bernardo                       - E questo che cos'è? In poche set­timane, sarà un gigante. Gli davo la caccia da sei mesi!...

Olga                              - (dalla comune, porta una rosa sul petto) Permesso?

Bernardo                       - Venite, Olga... accomodatevi: so­no subito da voi. (Porta il vaso al balcone. Olga guarda interrogativamente Evelina, che risponde con un'alzata di spalle, Ber­nardo rientra) Dunque...

Olga                              - Questa buona notizia?

Bernardo                       - Vi ho trovato l'impiego.

Olga                              - (senza entusiasmo) Ah!

Bernardo                       - Presso un mio conoscente... un in­gegnere.

Olga                              - Dattilografa?

Bernardo                       - Segretaria dattilografa. Lavoro fa­cile.

Olga                              - Stipendio?

Bernardo                       - Cinquecento. Iniziali.

Olga                              - Uhm!

Bernardo                       - Ma ho la promessa che...

Olga                              - ...se sarò brava, da qui a sei mesi...

Evelina                          - Cinquanta lire di più.

Bernardo                       - Cento.

Olga                              - Che bazza! Tolte le ritenute e la spesa del tram, restano circa quattrocento lire pulite.

Bernardo                       - Pulite!

Olga                              - Ma poche.

Bernardo                       - Il denaro pulito è quasi sempre poco.

Olga                              - Bella sentenza! Ma se sapeste che cosa vuol dire, vivere con quattrocento lire al mese...

Bernardo                       - Forse l'ho saputo...

Olga                              - Ve ne siete dimenticato. Io ho comin­ciato a lavorare a tredici anni... e a venti, quando ho smesso, guadagnavo quattrocento­cinquanta lire nette, con le quali dovevo pa­garmi vitto, alloggio, «toilettes »...

Evelina                          - ...e divertimenti!

Bernardo                       - Se non vi conviene..

Olga                              - Devo accettare! Voi non sapete l'ulti­ma, del signor Giustino! Ha un'altra amante!

Bernardo                       - No?!

Olga                              - Un'ex manicure. Andava a fargli le mani nel suo ufficio, tutti i giovedì... Poco fa, mi ha telefonato per dirmi che verrà con una sorpresa! L'avrà lui la sorpresa. Date­mi l'indirizzo di quest'ingegnere... dissipa­tore.

Bernardo                       - Vi do il suo biglietto da visita, (Glielo porge).

Olga                              - (sbirciandolo) Grazie. Un pezzo grosso, eh? Vecchio?

Bernardo                       - La mia età.

Olga                              - Uhm!...

Evelina                          - No : se è amico suo, puoi stare tran­quilla. (Occhiata di Bernardo).

Olga                              - Che ne dici, E velina?

Evelina                          - (stringendosi nelle spalle) Ma!...

Bernardo                       - Lo stipendio è modesto, ma con quello che avrete messo da parte...

Olga                              - Poca roba.

Bernardo                       - Anche tirchio?

Olga                              - Colpa mia. Non so' vivere.

Evelina                          - Che dovrei dire io?!

Olga                              - Tu sei forte, hai il tuo carattere!

Evelina                          - Te lo regalo!

Olga                              - Ti frutterà, un giorno o l'altro. E an­che Clara sa quello che vuole. Io no: né carne né pesce. Tant'è vero che, dopo tre anni... In fondo, avete ragione. Si può vi­vere anche con quindici lire al giorno.

Evelina                          - C'è una tecnica speciale...

Olga                              - La conosco. Grazie, avvocato. (Esce).

Bernardo                       - Evelina

Bernardo                       - Povera Olga!...

Evelina                          - Bella carriera, la nostra!

Bernardo                       - Non è un impiego molto conve­niente, ma data l'urgenza...

Evelina                          - Urgenza relativa.

Bernardo                       - Proprio voi lo dite?

Evelina                          - Se vogliamo, c'è chi sta peggio qui!

Bernardo                       - Non ditelo!... Olga è a una svolta della sua vita.

Evelina                          - Ed io in un vicolo cieco.

Bernardo                       - Ma la vostra situazione è diversa. Voi siete stenografa... più istruita, più pron­ta... Avete altre possibilità.

Evelina                          - E si vede!

Bernardo                       - Avete tanta fretta di tornare a fare l'impiegata?

Evelina                          - Vorreste assumermi come.., innaf­fiatrice fissa?

Bernardo                       - No. Ma mi sono accorto che avete molto ascendente sulle vostre amiche...

Evelina                          - Su Olga, forse...

Bernardo                       - Anche su Clara. Non vi ama, ma vi ammira, vi teme...

Evelina                          - Quella non teme nessuno. Ad ogni modo, io devo pensare a me stessa.

Bernardo                       - E ci penserete, ci penseremo!... Ma non ora. Anch'io, forse, ho bisogno di voi.

Evelina                          - (sorpresa e incredula) Voi?...

Bernardo                       - Fa bene anche a me, la vostra presenza. Qui tutto è grigio, vecchio, pe­sante... Quando entrate voi...

Evelina                          - ...c'è qualcuno che storce il muso.

Bernardo                       - Ma perché ce l'avete con Clara?

Evelina                          - So' quello che dico. Clara è la vo­stra prediletta...

Bernardo                       - Soltanto la più assidua.

Evelina                          - Sempre la prima ad entrare in clas­se, la più attenta alle vostre lezioni... Una di queste sere, la vedrete prendere degli ap­punti... Si merita dieci in condotta, non c'è che dire. Ma quanto al profitto... se sapeste...

Bernardo                       - Che cosa?...

Evelina                          - Niente...

Bernardo                       - Siete ingiusta con Clara. Ormai la conosco e vi dico che...

Evelina                          - ... è pentita ?! ... Povero avvocato! ... (Avvicinandosi, con una certa asprezza) Cla­ra, se volete saperlo, viene da voi per ri­sparmiare dieci lire!... Dice che d'estate, al cinema, sono quattrini buttati. Venendo qui, risparmia il costo del biglietto e la fatica di vestirsi. Trova una bella poltrona, sigarette, liquori... e si lascia cullare dalla vostra voce.

Bernardo                       - Un passatempo, insomma?

Evelina                          - Si. (Sbirciandolo) O forse... qualche cosa di più... Auguri, avvocato!...

Detti                              - Clara

Clara                             - (dalla comune, porta anche lei una rosa appuntata sul petto. Come chi entra in casa propria) ...sera!... (Si dirige verso la pol­trona, toglie una sigaretta dalla scatola sul tavolo, l'accende, siede comodamente sulla poltrona, fuma beata. Gli altri si guardano) Be', avvocato?!...

Bernardo                       - Il liquorino?

Clara                             - Eh!...

Bernardo                       - Prego. (Esce a destra).

Clara                             - È vero che ha sistemato Olga?

Evelina                          - Tu la disapprovi, naturalmente.

Clara                             - Mi sembra un passo falso. Neppure lei, del resto, è contenta. Ma!... (Rientra Bernardo, portando una bottiglia e un bic­chierino) Bravo, avvocato!... Stasera ne ho proprio bisogno. (Sospira) Com'è difficile la vita!.

Bernardo                       - (Porgendole il bicchierino) Dispia­ceri?

Clara                             - Uno, ma grosso! Grazie. (Beve) Non ho mai visto Camillo d'un umore così nero. Appena sono entrata in argomento... apriti cielo!

Bernardo                       - Bisogna essere tempisti!

Clara                             - Già. Il guaio è che non so più come tenere a bada Roberto. Capite che situa­zione?

Evelina                          - Ne uscirai benissimo.

Clara                             - A mani vuote, no! Dovessi aspettare altri quattro anni!... Ma Roberto mi com­plica le cose.

Bernardo                       - (ironico) Troppo innamorato?

Clara                             - Troppo giovane... e un po' corto di mente.

 

Bernardo                       - Poveretto!... Dimostra una tale larghezza di vedute che.,.

Clara                             - Che avete stasera, avvocato? Siete acido.

Bernardo                       - Vi conviene andare al cinema... (La fissa).

Clara                             - (dopo un'occhiata ad Evelina e una pausa) Ah! La prima della classe ha fatto la spia!

Evelina                          - (avviandosi) Arrivederci!

Clara                             - (guardando l'orologio) Ha già fischiato?

Evelina                          - Devo dar conto a te?

Clara                             - A lui, che t'ha dato il premio di virtù e t'ha nominata capoclasse: Io sono quella dell'ultimo banco... la donna arida, senza scrupoli... È anche la vostra opinione, lo so. Ma non me ne importa nulla. Io devo met­termi al riparo dai rimpianti e dai penti­menti! Allora sì, che sarei disonesta e ren­derei infelice Roberto! Voglio l'apparta­mento!...

Bernardo                       - Da me?

Clara                             - Dal signor Venzi. O l'appartamento o il denaro. Io sono sincera.

Bernardo                       - Sincera?

Clara                             - (scattando) Io non mi sono divertita con voi. Son venuta qui, perché dopo avere sopportato per due ore quell'altro, sentirvi parlare mi faceva bene!... Voi siete un uomo pericoloso, caro avvocato. Non in quel sen­so... Più pericoloso!... A forza di chiacchie­re, finireste per farmi fare qualche grossa sciocchezza, come Olga!... Non so se ti fa lo stesso effetto, ma è terribile: con quella voce insinuante, che ti resta nell'orecchio, con quel suo parlare lento, senza guardarti, ogni sera, quando esco di qui, sono tutta sossopra!... Mi vengono certe idee, che mi metterei a piangere!... Ieri sera, due ore, a letto, senza poter dormire. E poi me lo sono sognato! Tutte le notti, me lo sto sognando! La mattina giuro di non tornarci, viene la sera e ci ricasco!...

Evelina                          - (ironica) Una calamita!

Clara                             - Ma con me non attacca! Alla fine del mese, cambio casa. Deciso. Arrivederci! (Esce).

E velina                         - (pausa) Avete capito, ora?

Bernardo                       - Che cosa?

Evelina                          - La voce nell'orecchio, la voglia di piangere, i sogni... Fatevi sotto, avvocato!... Io vi lascio..,

Bernardo                       - Siete attesa?

Evelina                          - Da un anno.

Bernardo                       - Tenace?

Evelina                          - Innamorato, dice.

Bernardo                       - Qui l'amore straripa! Renzo è in­namorato di voi, Roberto di Clara, Clara di me... Tutti innamorati!

Evelina                          - Voi no.

Bernardo                       - Neppure il signor Renzo, secon­do me.

Evelina                          - Gli piaccio molto.

Bernardo                       - E questo vi basta?

Evelina                          - Non l'ho detto.

Bernardo                       - Quello è un commediante, un gau­dente mascherato da sentimentale. Gioca con le parole appassionate, ma fa più assegna­mento sul suo denaro. Con voi?!... Pove­retto!...

Evelina                          - Già... Poveretto!...

Bernardo                       - Lo dite in un modo...

Evelina                          - Che volete farci? Compiangere gli altri è un lusso.

Bernardo                       - Ho capito: siamo di cattivo umo­re, vero?... Sedete lì... No, lì!...

Evelina                          - Ma questo è il posto di Clara.

Bernardo                       - Non questa sera.

Evelina                          - (con gioia) Allora, la lezione è per me?...

Bernardo                       - Macché lezione!... né professore né avvocato!... Io sono soltanto un...

Evelina                          - Genio benefico! A ciascuna, il suo. Ad Olga l'impiego, a Clara i consigli... e a me il sussidio di disoccupazione. Ma non più di uno, avvocato. Basta coi premi!

Evelina                          - La signora Aurora mi ha detto...

Bernardo                       - Ebbene?

Evelina                          - No, avvocato. Anche, se i vostri cassetti fossero pieni di biglietti da mille di­menticati, inutili...

Bernardo                       - Ma no! Mi sono limitato a dire alla signora che...

Evelina                          - Grazie, no.

Bernardo                       - Ancora la vostra diffidenza?

Evelina                          - Massima fiducia. Ma non basta. An­che Renzo è pronto a...

Bernardo                       - Non è la stessa cosa.

Evelina                          - Quasi. Uno vuole troppo... l'altro niente. Comodo, ma imbarazzante... inam­missibile, a lungo andare. Anche perché, sia­mo logici, avvocato...

Bernardo                       - Ma lasciate stare la logica!...

Evelina                          - No! Mi è sempre piaciuto di ragio­nare sulle cose. Le prime tremila lire se­condo voi erano una specie di omaggio... Un po' buffo, ma... dal momento che siete fatto così... Ma queste altre, avvocato? A che titolo? Che direste se continuassi ad ap­profittare della vostra generosità?

Bernardo                       - Direi: Evelina ha capito che può fidarsi.

Evelina                          - E dai con la fiducia... Io vi do­mando dove volete arrivare... Avete l'inten­zione di adottarmi? (Bernardo alza le spalle) Allora, ho ragione di dire basta! Anche perché ... altro ragionamento!... se voi, dopo avermi premiata una volta, mi avete messa da parte, per dedicarvi ad altre opere di bene, ripetendo lo scherzo, mi togliereste il saluto.

Bernardo                       - Ma che dite?

Evelina                          - Io vi chiedo di trattarmi come le altre.

Bernardo                       - Cioè?

Evelina                          - Appoggio morale, consigli...

Bernardo                       - Non ne avete bisogno.

Evelina                          - E chi lo sa? (Occhiata di Bernar­do) Voi avete una grande opinione di me, troppo grande...

Bernardo                       - (sorridendo) Evelina?!...

Evelina                          - Evelina è una donna... Non fida­tevi!

Bernardo                       - Di voi?

Evelina                          - Di nessuna donna. Anche la più onesta, se la trascurate... Perché voi mi state trascurando, avvocato, non potete ne­garlo.

Bernardo                       - Ammetterete che il caso di Olga...

Evelina                          - ...era urgente, lo so, e quello di Clara è grave. Ma non è una ragione perché voi mi trattiate...

Bernardo                       - ...male?

Evelina                          - Troppo bene: come una moglie.

Bernardo                       - (divertito) E va bene!... Questa sa­rà la nostra serata... serata familiare!

Evelina                          - Qui?

Bernardo                       - Si...

Evelina                          - Non ci lascerebbero in pace. Que­sto è un porto di mare!... Andiamo a spas­so, avvocato.

Bernardo                       - A spasso?

Evelina                          - Al cinema, in un caffè... dovunque. Ma non qui.

Bernardo                       - (ridendo) D'accordo. Faremo per­dere le nostre tracce!...

Evelina                          - Si. Vado a vestirmi!... (Si avvia).

Aurora                           - (entrando) Scusate, avvocato... (A Evelina) Andate subito da Olga, per favore.

Evelina                          - Che cos'ha Olga?

Aurora                           - Lo domando a voi! Dice che il signor Giustino non deve entrare! Ogni sera una novità.

Bernardo                       - Ma questa è una bella novità!... Non è vero, Evelina?

Evelina                          - (un po' infastidita) Si, certo...

Aurora                           - Se non vuole che entri, l'aspetti sull'uscio. Io non mi presto!

Evelina                          - E che c'entro io?

Aurora                           - Da dieci minuti, Olga non fa che piangere e disperarsi. Dice che è la donna più disgraziata del mondo... Ma che le avete fatto?

Evelina                          - Un favore!

Aurora                           - (A Bernardo) Lo so, che è opera vostra.

Bernardo                       - Vi prego...

Aurora                           - Voi mi state mettendo sossopra tutta la pensione! Da tre settimane, non le rico­nosco più, queste ragazze!... Non fanno che litigare tra loro e...

Bernardo                       - ...con quei signori, che vi stanno a cuore!

Aurora                           - Ma di che v'immischiate voi?

Bernardo                       - Di niente. Ma per quanto riguar­da il signor Giustino, vi dico che se stasera lo lascerete entrare, commetterete una catti­va azione. Voi non vedete che il vostro pic­colo interesse...

Aurora                           - E voi, che cosa vedete voi? Che cosa volete?

Bernardo                       - Non ho spiegazioni da darvi. Ar­rivederci, signora!

Aurora                           - Arrivederci al prossimo mese... alla scadenza del nostro contratto.

Bernardo                       - D'accordo, signora. (Aurora esce) Andate da Olga, vi prego.

Evelina                          - A far che? Quella piange sempre!...

Bernardo                       - Andrò io. (Si avvia).

Evelina                          - (pronta) No, no! Vado io... (Si avvia. Si ferma). Vi sta molto a cuore, Olga... In tre anni, non siete mai entrato nella pensione...

Bernardo                       - Una volta, tre settimane fa, quan­do voi avevate indotto Olga a lasciare la pensione e l'amante. E fu proprio il mio in­tervento che...

Evelina                          - Ho capito: caso di coscienza. Vi piace di più l'abito viola o quello nero?... (Questa battuta potrà cambiare, secondo il colore dell'abito che Evelina indosserà alla sua prossima entrata in scena).

Bernardo                       - (un po' assorto) Come?... Ah, si... Quello che piace di più a voi.

Evelina                          - Torno subito.

Bernardo – Giustino - Evelina

Bernardo                       - (solo, scuote il capo preoccupato. Va al balcone e guarda in giù, sporgendosi, rientra subito e rimane esitante, poi esce de­ciso dalla comune. Rientra seguito da Giu­stino) Vieni, vieni... (Gli toglie il cappel­lo dalle mani) Accomodati.

Giustino                        - Allora, quel tipo buffo di cui par­lava la signora Aurora?...

Bernardo                       - Sono io.

Giustino                        - Da quanto tempo abiti qui?

Bernardo                       - Tre anni.

Giustino                        - E ti fai vivo soltanto ora?...

Bernardo                       - Eh!...

Giustino                        - Quanti anni sono passati da al­lora?... Sedici?...

Bernardo                       - Diciassette. Io ero al mio primo cliente, tu al tuo primo milione. Quanti ne hai accumulati? Cinquanta? Sessanta?... (Giustino alza le spalle) No, caro; soltanto gli undici stabili che possiedi a Roma...

Giustino                        - (ridendo) Che pettegola!...

Bernardo                       - Simpatica...

Giustino                        - Un po' oca...

Bernardo                       - Ma per quello che ti serve...

Giustino                        - Una parentesi. Guai se nella gior­nata d'un uomo come me, non ci fosse quest'ora...

Bernardo                       - E mezza. Un'ora e mezza, una sera si e una no. E bravo Giustino! Ma!... Veniamo al dunque. Olga...

Giustino                        - Oh, dico?... Non ci vedo chiaro!

Bernardo                       - Confessa che per te sarebbe una liberazione. Ora hai la manicure... Non al­larmarti: Olga è mite. Ma tu piaci alle donne, eh? Sai fare.

Giustino                        - Alla mia età...

Bernardo                       - A parte l'età: sei tenace e tem­pista. Con Olga, per esempio, ci hai messo un anno. Un anno in agguato. Finalmente, l'occasione favorevole: la malattia della ma­dre, la richiesta d'un anticipo... e la cattura!

Giustino                        - Tu non .sai che vuol dire deside­rare una donna, vedersela sempre intorno...

Bernardo                       - Già. Ora, però, ne hai abbastanza. Lasciala.

Giustino                        - A te?

Bernardo                       - No, grazie. Olga m'ha pregato di cercarle un impiego e glie l'ho trovato. La­sciala andare...

Giustino                        - Per me...

Bernardo                       - ...e dalle un'ultima prova della tua generosità.

Giustino                        - Questo, poi, no!

Bernardo                       - Perché no, Giustino? Un ben ser­vito se lo merita.

Giustino                        - Tutto mi sarei aspettato, meno che di trovarti qui, avvocato della parte avversa.

Bernardo                       - Conciliatore.

Giustino                        - E sia, Bernardo. Poiché ci sei di mezzo tu... vada per il buon servito. (Pren­de il libretto degli assegni e la stilografica e scrive, accigliato).

Bernardo                       - Sorridi, Giustino!... (Legge) Com­pleta la cifra, su?

Giustino                        - (balzando in piedi) Cosa?!...

Bernardo                       - Almeno un altro zero!

Giustino                        - Ah, no! Mi dispiace per te, se stai a percentuale, ma... Ma che cosa credi, che io lo rubi, il denaro?

Bernardo                       - Non lo credo. Lo so. Ma pensa al male che le hai fatto... (minaccioso) e a quello che lei potrebbe farti... Tu sei am­mogliato... hai una posizione...

Giustino                        - Anche il ricatto?

Bernardo                       - Macché ricatto! Olga è un angelo. È questione di giustizia. Una volta, eri un bravo ragazzo... È vero che eri anche po­vero, allora... Ma non devi essere cattivo. Distratto, piuttosto. Non ci pensi...

Giustino                        - A Olga?

Bernardo                       - Alla morte. Hai troppo da fare. Eh, Giustino!... Tra poco avrai cinquanta anni: ti restano assai più milioni, che anni di vita. Aggiungi questo zero!

Giustino                        - Novantamila lire!

Bernardo                       - Una sciocchezza, per te. Per lei, invece...

Evelina                          - (entrando di corsa. Ha indossato un altro vestito) Eccomi qua! (Vede Giustino e si ferma, sorpresa).

Giustino                        - La pazza!...

Bernardo                       - Scusa, Giustino... La signorina Evelina...

Giustino                        - Ho già avuto il piacere...

Evelina                          - Infatti... (Imbarazzata) Scusate il disturbo... Con permesso. (Esce).

Giustino                        - Dì un po', Bernardo: paghi mol­to, qui, di affitto?

Bernardo                       - Perché ?...

Giustino                        - Perché si deve star bene, qui... c'è movimento...

Bernardo                       - Non divagare. Dunque, niente ri­catti, niente carta bollata...

Giustino                        - Ammetterai che centomila lire...

Bernardo                       - Sono la centocinquantesima parte della tua fortuna. Quella ragazza ti ha dato forse i tre più begli anni della sua vita...

Giustino                        - E non stai a percentuale?

Bernardo                       - Ma no!

Giustino                        - Ho capito: filantropia!

Bernardo                       - Questa è una parola grossa. Per fare qualcosa, Giustino... un po' di bene a chi ne ha bisogno.

Giustino                        - Che uomo disinteressato!

Bernardo                       - Si e no. C'è una ragazza, in que­sta pensione... non Olga, beninteso, che mi interessa molto.

Giustino                        - Naturalmente!

Bernardo                       - No, non è la mia amante. È un tipo eccezionale, fuori serie.

Giustino                        - La pazza?

Bernardo                       - La saggia, vuoi dire. E anche schietta, piena di carattere... forse un po' troppo, ma di una dirittura morale, che...

Giustino                        - Sempre lo stesso! Tu sei quello delle cotte! Io no, sai? Non ho più fiducia nelle donne, io!... Forse perché ne ho amate troppe...

Bernardo                       - Io, una sola. Ma scelta proprio bene!...

Giustino                        - Vorresti dire che da allora...

Bernardo                       - Già: da allora. Buffo, eh?...

Giustino                        - Si vede che finalmente hai tro­vato...

Bernardo                       - Spero di sì. Ma non ne sono an­cora certo.

Giustino                        - E tu... tienila in osservazione!

Bernardo                       - Forse. Ma anch'io mi tengo in os­servazione, perché quello che mi sta acca­dendo da qualche settimana è così strano che... Ma questo non t'interessa. Dunque, Giustino?... Fai un piccolo esame di coscien­za. (Pausa) La coscienza è muta. Dovresti farlo per prudenza, se non altro. Olga po­trebbe fare uno scandalo, potrebbe darti molti grattacapi... Allora, Giustino?

Giustino                        - E va bene! Vada per la pruden­za!... (Nervoso, turbato, riprende l'assegno e la stilografica, accingendosi a scrivere).

Bernardo                       - Sorridi, sorridi!...

Giustino                        - Un corno! (Completato l'assegno) Ecco!... (Come liberato da un peso, sotto lo sguardo di Bernardo, riesce prima a fare un sorrisetto... Poi sorride apertamente... in­fine, mentre il volto di Bernardo rispecchia le successive espressioni del suo, scoppia in una schietta, lunga risata, da uomo felice).

Bernardo                       - (ridendo, a sua volta, e battendogli la mano sulla spalla) Distrattone!..,

Giustino                        - (bruscamente pensoso) Lo dici tu. Sapessi quante volte, invece, mi domando perché ?... (Bernardo approva) È che quan­do uno c'è dentro, non ne esce più. Come un gorgo. Tu non puoi capire...

Bernardo                       - L'ho capito in tempo. Va', Giu­stino, va' a portarle l'assegno.

Giustino                        - Sì. (Si avvia, esita) Daglielo tu. E consigliala sul modo di impiegare questo...

Bernardo                       - ...capitale. Chiamalo pure capi­tale. Ora che è uscito dalla tua tasca, ha ripreso il suo valore. Addio, Giustino.

Giustino                        - Arrivederci. Perché tu verrai a tro­varmi.

Bernardo                       - Vieni tu, da me.

Giustino                        - Sai che ho da fare.

Bernardo                       - Io non vado mai dove c'è da fare anticamera.

Giustino                        - E puoi credere che?...

Bernardo                       - Forza maggiore. Io nelle antica­ mere invecchio rapidamente e do in escan­descenze. Una malattia. Ciao, Giustino. E grazie..

Giustino                        - (ridendo) Stavo per risponderti: non c'è di che.

Bernardo                       - È così; un pezzo di carta. (Esce con Giustino dalla comune. Rientra subito, guardando compiaciuto l'assegno).

Bernardo – Evelina - Olga

Evelina                          - (entra, precedendo Olga. Ansiosa) Allora?...

Bernardo                       - (nascondendo l'assegno) Abbiamo fatto due chiacchiere. (Ad Olga) Ma come? Piangete ancora?!...

Olga                              - Scusate, avvocato...

Bernardo                       - Venite qui. Asciugherò io quelle lagrime. (Olga, avvicinandosi, tira fuori il fazzoletto) Non col fazzoletto: con questo! (Mostra l'assegno) Ora riderete!

Olga                              - Che cos'è?... (Legge e rimane sbalor­dita, emozionatissima) A vista... (Conta gli zeri) Uno, due, tre...

Bernardo                       - Sono cinque zeri. E poi, è scritto qui, vedete? In tutte lettere...

Olga                              - (commossa) Oh, avvocato!... (Gli bacia la mano).

Bernardo                       - Non scherziamo!...

Evelina                          - Come avete fatto?

Bernardo                       - Un po' l'ho minacciato... un po' ho fatto l'amico... un po' il ricattatore, un po' il iettatore... Insomma, è andata bene.

Olga                              - Avvocato mio!... (CU salta al collo e lo bacia sulle guance, lasciandovi due mac­chie dì rosso).

Bernardo                       - (togliendosele col fazzoletto) Cal­ma, calma!... Giustino è un brav'uomo.

Olga                              - E voi siete un genio... Ma... me lo pa­gheranno?

Bernardo                       - Vi accompagnerò io. E poi vi con-siglierò sull'impiego del capitale, secondo il desiderio di Giustino.

Olga                              - È incredibile.

Evelina                          - E che discrezione! Lascia centomila lire e se la svigna, come se avesse fatto una cattiva azione.

Bernardo                       - Insolita, per lui. Anche una buo­na azione, chi non c'è abituato, se ne ver­gogna. Gli scriverete una lettera...

Olga                              - Una al giorno, finché campo. E una anche a voi! Al più grande avvocato del mondo!... Tò!... (Gli stampa un grosso ba­cio sulla guancia e si avvia) Vado a dare la notizia a Clara!... A tra poco!... (Esce di corsa).

Evelina                          - Aspettate... (Col fazzoletto, gli pu­lisce la guancia dove Olga ha lasciato il ros­setto).

Bernardo                       - Grazie, cara... Eh!... Povera Olga!... .

Evelina                          - Ancora povera?

Bernardo                       - No. Stasera è la donna più ricca del mondo. Domani...

Evelina                          - ...sarà ricca come oggi. Ha realiz­zato il suo sogno: avere una piccola casetta e lavorare, al riparo della miseria...

Bernardo                       - Siete diventata triste?

Evelina                          - Se credete che sia per invidia!

Bernardo                       - No, un po' di broncio... Avete vi­sto quel pezzo di carta nelle mani di Olga e ne vorreste un altro per voi! Proprio come una bambina.

Evelina                          - Macché bambina! Sono la più vec­chia della classe: almeno questo non dovre­ste dimenticarlo.

Bernardo                       - Una vecchia di ventiquattro anni.

Evelina                          - Si!... Ventiquattro... in ventisette! Me n'ero calati due! (Bernardo ride) Voi ridete, ma... (Cambiando tono) Ma che aspet­tiamo?... (Bussano alla porta di sinistra).

Voce di Aurora             - Signorina Evelina?... (Eve­lina è imbarazzata. Bernardo la osserva) Signorina Evelina?...

Evelina                          - Ditegli che ho da fare!... Che que­sta sera, non esco!... (Strizzando l'occhio a Bernardo, piano) Con lui.

Voce di Aurora             - Brava!...

Bernardo                       - Brava?...

Evelena                         - Quella è un po'... (Si tocca la fronte).

Bernardo – Evelina - Clara

Clara                             - (irrompendo dalla comune) Avvocato, siete grande!... (L'abbraccia e lo bacia. Eve­lina, molto seccata, gli pulisce ancora la guancia).

Bernardo                       - Grazie...

Clara                             - Olga è impazzita! M'ha, costretta a fare il girotondo per un minuto! Ha perfino abbracciato la vecchia!... Siamo tutti invi­tati a pranzo, dalla milionaria!... Lo spu­mante, l'offrirò io. Mi voglio ubriacare, sta­sera! Intanto, il leone m'offrirà l'aperitivo!...

Bernardo                       - (avviandosi) Perché leone?

Clara                             - Perché stasera ha ruggito!... Che av­vocato sareste!

Bernardo                       - È una fissazione! (Esce).

Clara                             - Lo sai che è qui?

Evelina                          - (mordendosi le labbra) Non preoc­cupartene.

Clara                             - Almeno questa sera sarai con noi! Olga non te lo perdonerebbe.

Evelina                          - Olga mi deve la sua fortuna.

Clara                             - A te?

Evelina                          - Fino a prova contraria, il leone ve l'ho fatto conoscere io!... Io l'ho fatto uscire dal covo!

Clara                             - Vuoi la percentuale?

Evelina                          - No. Dicevo così... per il giorno che darà centomila lire anche a te. Verrà anche il tuo turno.

Clara                             - Lo spero.

Evelina                          - Stai tranquilla. Poi troverà marito a Olga e terrà a battesimo tuo figlio!... Voi non lo conoscete, quello lì!

Clara                             - Niente paura: te lo lascio.

Evelina                          - A me?

Bernardo                       - (rientrando con bottiglia e bicchieri, allegro) Eccomi!... (Riempie i bicchieri) A voi!

Clara                             - (comicamente; alzando il bicchiere) Al difensore delle ragazze derelitte, al mio com­pare!

Bernardo                       - Compare?

Clara                             - Secondo lei... Ma perché non bevi, bellezza?...

Evelina                          - Non ho voglia di ubriacarmi.

Bernardo                       - Questo no. Ma un po' di buon umore... è obbligatorio, questa sera. Olga sta vivendo un sogno... il sogno della sua vita... Proprio noi dobbiamo svegliarla? Proprio voi, che siete la sua migliore amica...

Clara                             - Senti? Questo sa parlare, cara mia. È fatto apposta per mettere la gente con le spalle al muro!... Perfino quel pachiderma di Giustino... due paroline e tac: centomila lire! Ve ne darei diecimila, se voleste dirne altre due a Camillo!... Quattro anni che .mi fa allungare il collo! Gli affari che vanno male, la crisi edilizia, la moglie, i figli... Ma novantamila lire, per restaurare la villa, le ha tirate fuori! E centomila ne ha spese per il visone di sua moglie, in gennaio!... Una sera col visone e un'altra con l'ermellino, in palco, all'Opera! E io in poltroncina, con quell'astrakan spelacchiato che...

Evelina                          - Costa trentamila lire!

Clara                             - Sì, ma dopo tanti anni...

Evelina                          - Fa sempre la sua figura! Dopo tut­to, non ci sei nata, con l'astrakan!

Clara                             - E con questo?

Evelina                          - Contentati!

Clara                             - Ma il signor Venzi ha i milioni!

Evelina                          - Come se fossi sua moglie!

Clara                             - Se non sono sua moglie, gli ho sacri­ficato...

Evelina                          - Che cosa? Tu non sai neppure che cosa sia, un sacrificio ?!

Bernardo                       - Evelina?!

Evelina                          - È la verità, anche se da quando ci siete di mezzo voi, s'è messa a fare la vit­tima, per rendersi interessante! Qui stiamo diventando tutte vittime! Tutte martiri!... Il martirio dell'astrakan!... Ma se invece di ba­dare al visone di sua moglie, tu l'inverno scorso avessi dato un'occhiata al mio imper­meabile, non parleresti così, davanti a me! (S'accosta a Bernardo, evidentemente a di­sagio e nella foga del discorso, lo prende per il bavero della giacca) Oh, avvocato!... Tut­to l'inverno con l'impermeabile! C'era la neve e io con l'impermeabile!... Quattro mesi raffreddata, costipata che non potevo par­lare!... Questi sono sacrifici!

Clara                             - L'hai fatti per me?

Evelina                          - No, per me!... Cioè... per nessuno!...

Bernardo                       - Basta, vi prego!

Clara                             - Lasciatela parlare. Ha tanta invidia in corpo, che se non si sfoga, muore intos­sicata.

Evelina                          - Mi sono sfogata. Io non ho nulla da rimproverarti, ma almeno un po' di pru­denza. ..

Bernardo - Evelina – Clara - Aurora

Aurora                           - (entra raggiante, dirigendosi verso Bernardo) Oh, avvocato?!...

Bernardo                       - (rinculando, le mani avanti) Ah, no! ...

Aurora                           - (stringendogli forte la mano) Colpo da maestro!... Bravo!...

Bernardo                       - Grazie, signora... Siete contenta?

Aurora                           - Altro che contenta! Olga per me è come una figlia.

Bernardo                       - Già... Ma questa è una strana fa­miglia.

Clara                             - Che fa Olga?

Aurora                           - Si sta vestendo. Io verrei così. Ma dove andiamo?... (Si rivolge ad Evelina, che alla le spalle, seccata).

Bernardo                       - Al ristorante qui vicino...

Aurora                           - (rabbuiandosi) Al ristorante?

Clara                             - Siamo tutti invitati da Olga!

Aurora                           - E c'è bisogno di andare al risto­rante?

Bernardo                       - Per mangiare...

Aurora                           - Perché in casa mia non si mangia?

Clara                             - Piuttosto male!

Aurora                           - Non ci mancava che questa!

Bernardo                       - Non c'è nulla di strano... Data la circostanza...

Aurora                           - Capisco, capisco... Non mi meravi­glio più di niente. Olga mi ha già disdetto la camera, senza una parola di rammarico.

Bernardo                       - C'è tempo per il rammarico. Que­sta sera...

Aurora                           - Ma chi ci rimette sono io!

Clara                             - Poveretta!...

Aurora                           - Io perdo il mio migliore cliente!

Bernardo                       - (impazientito) Che volete fare, si­gnora? Restate in casa!...

Aurora                           - Se lo meriterebbe, quell'ingrata!

Evelina                          - Un'altra martire!...

Aurora                           - Anche voi, eh? È giusto!... Un mese fa, però, non parlavate così... Oggi è di moda prendersela con me. E chi ha lanciato questa moda, siete voi!... (Indica Bernar­do) Forse per ripagarmi di tutte le cure, le attenzioni che vi ho usato l'anno scorso, du­rante la vostra malattia!... La signora Au­rora era buona, allora... e anche la sua cu­cina. Ora si va al ristorante. Ma io sono una povera donna sola, e non ho più venti anni, avvocato!... Niente incerti, niente im­previsti!... Gli amici ricchi non sono per me!... Per me non c'è che il lavoro, l'onesto lavoro. Altro che ambiente equivoco, come andate dicendo!... E voialtre gli date cor­da!... Ma in quésto ambiente equivoco... (Si rivolge a Clara) il signor Roberto non ce l'ho mai voluto!... Quanto a voi... (Si rivolge a Evelina), vi auguro di trovarne un'altra, che vi faccia credito per due mesi, avendo in pegno una valigia vuota!... In­grate!...

Bernardo                       - Che bella famiglia!... Coraggio, signore, coraggio!... Tutto il male si riduce a quel pezzo di carta. Siate forti nella scia­gura!...

Detti                              - Olga

Olga                              - (cappello e borsetta) Pronti?...

Bernardo                       - (ironico) Prontissimi! (Tutti si sforzano di apparire sorridenti) Dove si va?

Olga                              - Un ristorante qualunque... tranquillo...

Bernardo                       - L'allegria la portiamo noi!... An­diamo!... (Escono Olga, Aurora e Clara. Bernardo si avvicina ad Evelina e le offre il braccio) Evelina?!

Evelina                          - (che era imbronciata, lo guarda, sor­ride e infila il braccio sotto a quello di lui. Si avviano).

Bernardo                       - Il cappello. (Esce a destra).

Evelina – Renzo - Bernardo

Renzo                            - (dalla comune, che era aperta) Per­messo?... (Vedendo che Evelina è sola, le si avvicina rapidamente le prende una mano) Evelina?!...

Evelina                          - (ritirando la mano, inquieta) Ti prego...

Bernardo                       - (rientrando) Che cosa fate voi, qui?...

Renzo                            - Vi domando scusa, ma...

Bernardo                       - Che volete?...

Renzo                            - Ti prego, Evelina... (Accenna a riti­rarsi).

Bernardo                       - No! Accomodatevi, signor...

Renzo                            - Dottor Baldi.

Bernardo                       - Voi sareste quello del fischio?

Renzo                            - Posso chiedervi in quale veste?...

Bernardo                       - Amico.

Renzo                            - Vi ringrazio, ma...

Bernardo                       - Amico suo, non vostro. Non amo la gente che fischia sotto il balcone. Ma que­sta sera vi siete fatto coraggio!

Renzo                            - Io conosco la signorina da un anno...

Bernardo                       - Io da tre settimane. Ma la conosco meglio di voi. Tanto da potervi assicu­rare che le vostre attenzioni non sono gra­dite. (Evelina lo guarda, felice) Non c'è niente da fare, dottore. Perdete il tempo.

Renzo                            - Strano che Evelina mi abbia parlato in tutt'altro modo.

Bernardo                       - Ma ora tace. Vedete? Tace.

Renzo                            - E voi parlate troppo!... Voi non siete né parente né tutore... Vi credevo un ri­vale, ma proprio ieri sera Evelina mi ha giurato che tra lei e voi...

Evelina                          - Ho mentito. (Sorpresa di Renzo).

Bernardo                       - (ancora più sorpreso) Ma...

Evelina                          - Non dire nulla, Bernardo... Renzo capirà.

Renzo                            - Perfettamente. Congratulazioni.

Bernardo                       - Grazie...

Renzo                            - Proprio ben soffiata!

Bernardo                       - Come dite?...

Renzo                            - Ho detto: ben soffiata!

Bernardo                       - Pazienza...

Renzo                            - (sempre meno capace di dominarsi) Vorrei potermi congratulare anche con te, ma francamente... (Squadra Bernardo da capo a piedi, con un'occhiata di disprezzo) Non hai nulla da dirmi?...

Bernardo                       - Vi dispiacerebbe darle del voi?...

Renzo                            - Non mi seccate!... Avrei proprio vo­glia di... Ma che razza d'uomo siete voi?

Bernardo                       - Calmo, quasi sempre.

Renzo                            - Calmissimo. E molto discreto. Uno che sta qui a fare il padre nobile, mentre la sua amante va a spasso con un altro!... Siete molto accomodante, avvocato.

Bernardo                       - (dominandosi a fatica) Non fida­tevi.

Renzo                            - Ma se non reagite neppure adesso!

Bernardo                       - Finora.

Renzo                            - Non farete nulla. Potrei anche tornare domani sera, sicuro che voi... Non lo farò, rassicuratevi. Ve la lascio.

Bernardo                       - Grazie.

Renzo                            - La parte dello spasimante non mi pia­ce. E neppure quella dell'imbecille... Imbe­cille fino a un certo punto, perché ... non so se ve l'ha detto, ma proprio ieri sera...

Bernardo                       - Continuate!

Renzo                            - Nulla d'irreparabile: un piccolo anti­cipo. Cioè... l'ho creduto un anticipo. In­vece, era il saldo. Pazienza.

Bernardo                       - (colpendolo con un pugno al mento) Mascalzone!...

Evelina                          - (frapponendosi) No, Bernardo!...

Renzo                            - (toccandosi la mascella dolorante) Niente paura: sono in casa vostra.

Bernardo                       - No, no... Fate conto di essere in piazza.

Renzo                            - Mi piacerebbe. Ma detesto la volga­rità. Avrete mie notizie. (Esce).

Evelina                          - Bernardo

Bernardo                       - (Pausa) Imbecille!... (Sbirciandola) E bugiardo!... (Scrutandola) Non è vero che è un bugiardo? (Evelina tace) Soltanto im­becille. (Andando su e giù, agitato) Per quanto, tra me e lui... non so proprio chi... (Scattando) Io poi vorrei sapere come v'è saltato in mente di farmi passare per il vo­stro amante!

Evelina                          - Per tagliare corto!

Bernardo                       - « Ho mentito »!... A me avete mentito!...

Evelina                          - Dopo tutto, non ho fatto...

Bernardo                       - ...niente d'irreparabile, l'ha detto! Ma eravate arrivati al tu... e al resto!

Evelina                          - Ti giuro, Bernardo...

Bernardo                       - Prego! Io non ho avuto anticipi!... Non sapevo che foste di quelle che si lascia­no sbaciucchiare in automobile...

Evelina                          - Colpa vostra!

Bernardo                       - Ah, sì?

Evelina                          - Se voi, invece di fare la scuola se­rale, vi foste occupato un po' di me... se almeno stasera, dopo tre settimane... Nien­te! Io non conto. Io sono qui per aiutarvi a redimere Clara e a consolare Olga. Ma a me chi mi consola? Tutte le sere sono tor­nata apposta, prima di uscire... mi sono at­tardata facendo finta di sfogliare un libro... o col pretesto di chiedervi una sigaretta... Ma voi sempre occupato con le altre. «Arrivederci, avvocato! » E voi, da quella pol­trona, girando appena la testa: buon diver­timento!

Bernardo                       - Non sapevo di che specie fosse il divertimento!

Evelina                          - Sapevate che mi faceva la corte!

Bernardo                       - Avrei dovuto mettermi in concor­renza?

Evelina                          - Chi dice questo?- Dovevate capire che...

Bernardo                       - ...non c'era più tempo da per­dere!...

Evelina                          - (afflitta) E va bene... avrò sbaglia­to... ma dopo tutto, se mi voleste bene...

Bernardo                       - Io?!...

Evelina                          - (avvicinandosi, esasperata) Allora perché ? Perché ve la siete presa con Renzo?

Bernardo                       - Credevo di liberarvi di un secca­tore e invece...

Evelina                          - No! È che Renzo comprometteva la riuscita dell'esperimento!

Bernardo                       - Che esperimento?

Evelina                          - Quello che state facendo con noi tre!... Per voi, Clara, Olga ed io siamo tre sostanze... Venti giorni fa, ci avete messe dentro una provetta e vi divertite a studia­re le reazioni! E siccome Renzo è un corpo estraneo...

Bernardo                       - Non per voi. E io che ne avevo quasi compassione! « Perdete il tempo, gio­vanotto! Non c'è niente da fare! » Del resto, siete stata di parola. Gli avevate detto di ripassare... e infatti...

Evelina                          - Che cosa? Mi ha dato un bacio.

Bernardo                       - Un bacio?...

Evelina                          - Due, tre, dieci baci!... Perché con me, se volete saperlo, c'è da fare moltis­simo!... E Baldi mi è simpatico. Sa parlare a una donna!...

Bernardo                       - Ho sentito...

Evelina                          - Bugie, sì!... Complimenti!... Mi piacciono i complimenti!

Bernardo                       - Non i miei.

Evelina                          - E quando mai me n'avete fatto uno? M'avete detto « fenomeno »!

Bernardo                       - Un'offesa?

Evelina                          - Una presa in giro!... Siete la ragaz­za più onesta del mondo!... Che carattere!... Che forza d'animo!... Che donna!... Ho col­to per voi la più bella delle mie rose!... Re­state qui, accanto a me, rivestitevi da capo a piedi, siate elegante!... M'aveste chiesto una volta di uscire con voi!... In compenso, mi offrite un altro sussidio!... No, avvo­cato!... Sono stufa di innaffiare i vostri fiori! Io li innaffio e voi li distribuite alle pecca­trici pentite!... Alle ragazze sfortunate! Io sono indegna naturalmente, perché ieri sera, in un momento d'ira...

Bernardo                       - Di debolezza.

Evelina                          - No: di rancore, di rabbia contro di voi, mi sono lasciata baciare in automo­bile!... Ecco la vostra chiave!... (La mette sul tavolino) Datela a chi volete!...

Clara                             - (dalla comune) Ebbene?...

Evelina                          - Datela a lei!... (Prende la chiave e gliela porge) Tò!...

Clara                             - Che significa?

Evelina                          - Fattelo spiegare da lui…. Sono io che te lo lascio!... Per te, va bene un uomo così!...

Clara                             - D'accordo, Evelina.

Evelina                          - Naturale! Voi siete fatti l'uno per l'altra, perché siete tutti e due senza cuo­re!... Ma io... No, no: basta! Voglio diven­tare come te.

Clara                             - Se ci riesci...

Evelina                          - Ce l'ha pronto l'amante, sai? Più giovane, più simpatico e anche più ricco del tuo! Grazie dell'esempio che m'hai dato. E grazie anche a voi, per questa lezione... per il bene che m'avete fatto! Grazie!... (Esce).

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

La stessa scena. Di sera.

(Quando si alza il sipario, Bernardo, seduto alla poltrona, sta per finire la sua frugalis-sima cena: una tazza di tè e della frutta. La signora Aurora, di fronte a lui, porta via l'unico piatto, dov'è rimasta una pesca).

Aurora                           - Mangiate almeno questa!

Bernardo                       - Grazie, signora...

Aurora                           - Una tazza di tè e una pesca : lo chia­mate cenare?

Bernardo                       - Basta cosi.

Aurora                           - Allora... buona notte. (Si avvia).

Bernardo                       - Buona notte. Scusate, signora... Un'ora fa ho sentito una voce d'uomo... (In­dica la porta della camera di Evelina).

Aurora                           - Sì, è il nuovo inquilino. Entrerà do­mani.

Bernardo                       - (con un piccolo sussulto) Perché Evelina?...

Aurora                           - Se ne va, lo sapete.

Bernardo                       - Così, da un giorno all'altro?

Aurora                           - Dal momento che la camera non mi resta vuota... È un ragioniere. Persona se­ria, tranquilla...

Bernardo                       - Tanto meglio.

Aurora                           - (si avvia, esita) Avvocato?...

Bernardo                       - Dite.

Aurora                           - (imbarazzata) Ecco... Poco fa, Clara...

Bernardo                       - (impaziente) Che cosa vuole Clara?

Aurora                           - Lo sapete.

Bernardo                       - No! Non questa sera, ad ogni mo­do. Ditele che non mi sento bene e per il futuro evitate di farmi queste ambasciate!

Aurora                           - Va bene, avvocato. Vi domando scusa...

Bernardo                       - È la terza volta, che venite a no­me di Clara.

Aurora                           - Ma che cosa vi ha fatto?

Bernardo                       - Niente. Ma vi ho già detto che, chiusa la parentesi, tutto è tornato come prima. Di là, la pensione. Qui, casa mia. Ognuno per sé.

Aurora                           - Buona notte. (Esce dalla comune. Bernardo allontana il tavolino e accende una sigaretta. Prende un libro).

Bernardo                       - Clara

Clara                             - (timorosa, facendo capolino dalla comu­ne) Permesso?

Bernardo                       - (irritato, si alza) Che volete da me? Vi ho già detto che non voglio entrar­ci... Sono affari vostri.

Clara                             - Ha ragione Evelina!

Bernardo                       - Che c'entra Evelina? Che cosa ha da dire?

Clara                             - Che vi siete divertito a fare un espe­rimento su noi tre!...

Bernardo                       - Su di me, su di me! Ma l'esperi­mento è finito. Il divertimento è finito.

Clara                             - Aiutatemi, avvocato... Per voi, in fon­do, non è che un piccolo disturbo. Due mi­nuti, ve lo prometto.

Bernardo                       - (rassegnato) Sentiamo.

Clara                             - (con gioia, sedendo) Grazie! (Pausa).

Bernardo                       - Allora?

Clara                             - Siamo ai ferri corti.

Bernardo                       - Non è una novità.

Clara                             - Questa volta, sul serio. Rottura com­pleta.

Bernardo                       - E che ci posso fare?

Clara                             - Niente. Ormai è finita. Ma lui, al so­lito...

Bernardo                       - Minacciatelo, fate valere i vostri diritti, se ne avete.

Clara                             - Gli ho telefonato che sono decisa a tutto. Se prima delle dieci non sarà qui...

Bernardo                       - Qui?!...

Clara                             - Di là... andrò io da lui, domattina. Non in ufficio: a casa.

Bernardo                       - Brava! Energia, violenza!

Clara                             - Credo che verrà stasera. Faceva il gra­dasso, ma quando gli ho detto che mi ero rivolta a... a un avvocato...

Bernardo                       - Spero che...

Clara                             - (timorosa) Sì...

Bernardo                       - Con quale diritto?!... Io non fac­cio l'avvocato!

Clara                             - Con Giustino...

Bernardo                       - Altra epoca!... E poi, c'era l'ami­cizia personale...

Clara                             - C'era Olga, che vi stava a cuore, men­tre io, per voi, sono sempre l'ultima della classe. Non fa nulla. Credevo di poter con­tare sulla vostra amicizia, almeno in questa circostanza... In fondo, non vi ho mai chie­sto nulla... non vi ho dato né grattacapi né delusioni...

Bernardo                       - Questo è vero.

Clara                             - E allora, dato che tra pochi giorni la­scerò la pensione...

Bernardo                       - Anche voi?

Clara                             - Sì. Ma io vado in un'altra pensione, alla periferia. Evelina, invece, va al centro: per via dell'ufficio!

Bernardo                       - Bella scusa! L'ufficio si chiude alle sette e lei non rincasa mai prima delle un­dici... mezzanotte!...

Clara                             - E voi l'aspettate.

Bernardo                       - No! La sento rientrare... perché canta. Va a letto cantando. La mattina si sveglia e canta. Un uccellino.

Clara                             - Allora, avvocato?...

Bernardo                       - Che cosa?

Clara                             - Volete farmi questo grande favore?...

Bernardo                       - Ma come devo dirvelo che non sono adatto, che non caverei un ragno dal buco? Tocca a voi di... (Si ode squillare il campanello, dentro. Bernardo, sorpreso, scruta Clara, poi esce dalla comune).

Bernardo – Camillo - Clara

(Si sente la voce di Bernardo e quella di Ca­millo, che entra in orgasmo, seguito da Bernardo, seccatissimo).

Camillo                         - (col cappello in mano. Aria decisa) ...no, avvocato! Niente violazione di domi­cilio!

Bernardo                       - Vi ripeto che questo non è uno studio legale!

Camillo                         - Troppo modesto. Conosco i vostri trionfi personali. Siete specializzato, a quan­to pare. Ma questa volta...

Bernardo                       - Volete spiegare al vostro amico che io non sono il vostro avvocato?!

Camillo                         - Siete il suo istigatore... Io ho fa­miglia, ho una posizione... ho da perdere, ma non mi lascio ricattare!

Bernardo                       - (a Clara) Avete sentito?

Camillo                         - Detto questo, potrei anche andar­mene. Ma a questo mondo, tutto è possi­bile: anche che siate in buona fede. Voglio quindi illuminarvi sul conto della vostra cliente. Leggete, avvocato, leggete!... (Gli mette sotto il naso un piccolo taccuino) Tre­centomila, in cinque anni!... Lo sapevate questo?... (Bernardo alza le spalle) Lei va dicendo che sono avaro, senza cuore... che la lascio sul lastrico! Non dice che possiede almeno cinquantamila lire di gioielli. E non è tutto! Io non ho avuto un'amante: ho avuto un'altra famiglia a carico. I genitori ai quali ho dovuto regalare un appartamen­to, perché non morissero di vergogna, la sorellina col fidanzato che minacciava di sol­levare eccezioni di carattere morale... il fra­tellino, che mi ruba uno stipendio... l'altra sorellina, che ha dovuto versare la cauzione, come cassiera... E almeno stessero bene in salute! Macché!... Ogni anno c'è qualcuno che deve fare una cura... un'operazione... e io pago. A tutto questo, aggiungete il pas­sivo morale, perché mia moglie...

 Clara                            - Colpa mia?

Camillo                         - ...scoperta la mia relazione, mi ha ripagato della stesa moneta. Lei no. Lei è leale... troppo furba per compromettersi. E ora vuole la liquidazione: l'appartamenti­no... o centomila lire: la vostra tariffa! Ma io non dò un soldo. Perché le ho dato an­che troppo e perché i miei affari vanno male. Lei non ci crede, ma vanno molto male. Perciò, basta! Volete lo scandalo? Tanto peggio. Io non cedo: né a lei, né a voi, né a tutto il foro riunito! Chiaro?

Clara                             - Ora tocca a me!

Bernardo                       - No. Il dibattimento continua a porte chiuse, in casa vostra. Signori l'udien­za è tolta.

Camillo                         - Come volete. (Si avvia) Da uomo ad uomo, però, vi giuro che tutto quello che vi ho raccontato, non è che la verità.

Bernardo                       - Vi credo,

Camillo                         - Ve lo giuro, avvocato...

Bernardo                       - Vi sto dicendo che vi credo. La conosco.

Camillo                         - Allora, non siete contro di me?

Bernardo                       - No.

Camillo                         - Mi capite... mi date ragione?...

Bernardo                       - Torto.

Camillo                         - Come?!

Bernardo                       - Al vostro posto, non rinunzierei a questa donna.

Camillo                         - Dopo quello che vi ho detto?

Bernardo                       - Dove la trovate un'altra così chiara... così leale? Voi stesso avete dovuto ammettere che è stata sempre al suo posto. Può anche darsi che sia una vittima dei pa­renti... Ce ne sono delle altre, invece, che... Siete stato fortunato, ingegnere! Ve la siete cavata a buon mercato... (Camillo fa per mostrargli il taccuino) ...o a caro prezzo, se preferite. Questione di denaro... Cara, ma onesta, a paragone di quelle che... Non è più l'avvocato che vi paria, ma l'uomo... il collega...

Camillo                         - Ma non siete avvocato?

Bernardo                       - Sì, ma una volta ebbi anch'io un infortunio simile al vostro.

Clara                             - L'avrei giurato!

Bernardo                       - Perché ho proprio la faccia?

Clara                             - No; l'umore, le abitudini...

Bernardo                       - (ammirato) Ma costei è anche in­telligente!

Clara                             - Pare di no, se vi ho affidato la mia difesa.

Bernardo                       - E non vi sto difendendo? Davvero, signore, questa donna mi sembra leale, one­sta e intelligente.

Camillo                         - Voi scherzate...

Bernardo                       - Vi dico che è onesta. Qui dentro, la più onesta.

Camillo                         - Io non ho nulla da aggiungere.

Bernardo                       - Neppure io. Da questa parte, pre­go... (Escono dalla comune).

Clara                             - Bernardo

Clara                             - Vi sentite meglio?

Bernardo                       - Che c'entro io?

Clara                             - È quello che mi domando. Proprio davanti a lui dovevate sfogarvi! Addio! (Si avvia).

Bernardo                       - (un po' imbarazzato) Ascoltatemi,

Clara... Clara                 - Volete che l'aspettiamo insieme, sta­sera? Ma sì!... Dovremo aspettare a lungo... le ore piccole...

Bernardo                       - Perché ?

Clara                             - È uscita in ghingheri... ha telefonato per il tassì... Quella va in tassì, caro mio!... (Siede accanto a lui) Datemi una sigaretta (Bernardo gliel'offre) Grazie. Ma se voi non dite una parola...

Bernardo                       - Chi è quello che le telefona tutti i giorni?

Clara                             - Non lo so. Evelina non si confida. Ma credo che questa sera sia andata a una festa, in casa di Olga!... Olga s'è mezzo fidanza­ta... e anche Evelina... Si divertono i ra­gazzi!... Noi non troppo, vero?... offritemi un liquore! Eravate più ospitale una volta!... (Bernardo si alza ed esce, a destra. Rientra subito con una bottiglia e due bicchierini) Dobbiamo tenerci su, caro Bernardino. Brut­ta serata!... No, voglio la grappa.

Bernardo                       - È finita.

Clara                             - Seccante. Non sentite freddo?

Bernardo                       - Non molto. Fuori ci saranno al­meno dodici gradi...

Clara                             - Dicevo dentro...

Bernardo                       - È tutto chiuso.

Clara                             - No: più dentro... (Riempie i bicchie­rini) A voi!... Beviamo... alla salute! Quan­do c'è la salute... (Bevono) Ma che figura stiamo facendo tutti e due, che prova di carattere!... Una sera vi dissi: siete un uomo pericoloso! Domani me ne vado. È passato più d'un mese e sono qui. E anche voi qui, legato a quella poltrona, sempre con l'orec­chio teso... Va male, caro Bernardino!... Ma tra un paio di giorni, me ne vado dav­vero. E voi dovreste imitarmi. Aria, aria!...

Bernardo                       - (cupamente) No!

Clara                             - Buon divertimento!... Io voglio gua­rire, cancellare questa macchia dalla mia carriera. Evelina mi ha definita: la disone­sta integrale!

Bernardo                       - Bel coraggio!

Clara                             - Non ora: quando lei era onesta ed io... non avevo fatto le spese del vostro esperimento. Per me è stato un vero infor­tunio sul lavoro! Ma ditemi almeno che apprezzate il mio gesto!

Bernardo                       - Quale?

Clara                             - La rinunzia a Camillo... e alla liqui­dazione. È bello, da parte mia, no?

Bernardo                       - Siete una brava ragazza.

Clara                             - Sempre all'ultimo banco?

Bernardo                       - Al primo, ve l'ho detto.

Clara                             - Mi costa caro, questo avanzamento... ma mi lusinga. Grazie. La vecchia dice che sono cambiata.

Bernardo                       - In meglio.

Clara                             - Non fidatevi. Se mi diceste di partire con voi, con tutto che vi so innamorato di quella lì... Un altro bicchierino, su!... (Ber­nardo versa) Questa volta, bevo... bevo alla mia famiglia!... Poveretti, che brutta noti­zia, domani!... (Ride rumorosamente, poi bruscamente seria, fissando Bernardo) Ma voi siete stato uno sciocco! Era vostra... e non l'avete voluta.

Bernardo                       - Mia?

Clara                             - Vi dico di sì. Avete sbagliato, dalla prima sera.

Bernardo                       - Il premio di virtù!

Clara                             - Qui ha ragione lei. Voi non avete pre­miato la virtù, avete incoraggiato il vizio. Eh, sì, Bernardino: se la virtù vale tremila lire e il vizio centomila... L'avete lanciata voi!...

Bernardo                       - Può darsi...

Clara                             - È così, Bernardino!

Bernardo                       - E smettetela di chiamarmi Ber­nardino!

Clara                             - In fondo non siete che un ragazzo... un principiante che invece di dire alla sua donna: mi piaci, ti voglio, l'annoia coi ma­drigali. Timido!...

Bernardo                       - Credete?! (Con uno scatto, tenta di abbracciarla).

Clara                             - (alzandosi, senza ira, ma freddamente) No!

Bernardo                       - Perché no, se voi stessa avete detto...

Clara                             - ...che sono pronta a partire con voi.

Bernardo                       - E dunque?

Clara                             - Non è la stessa cosa... Per partire, dovrete staccarvi da quella poltrona... al­lontanarvi da lei... È il minimo che io possa chiedervi... dato che sono un po' cambia­ta... in meglio... Non valgo molto, lo so... ma dicono che quando le donne come me ci cascano...

Bernardo                       - Forse è vero.

Clara                             - Andiamo via, Bernardo!... Dimmi sol­tanto che ti piaccio... che posso aiutarti a dimenticarla... Non una promessa: una spe­ranza!

Bernardo                       - (commosso) Voi meritate di più! Perdonatemi!

Clara                             - Tanto l'ami?

Bernardo                       - Macché amore! Come si può amare una donna che...

Clara                             - È che diventiamo vili!... Ma!... M'è venuto sonno. È inutile, appena bevo...

Bernardo                       - Vedete, Clara...

Clara                             - (chiudendogli la bocca con la mano) So quello che vuoi dirmi : ti dispiace di non volermi bene. Ti capisco. Dovrei risponderti che anche a me dispiace di volertene. Ma non sarei sincera. Da quando ti voglio bene, mi sento pulita. Dura poco, eh? Ma è bene averlo provato. Addio... uomo timido!... (Esce di corsa).

Bernardo                       - (rimane assorto a guardare la porta. Poi rabbrividisce, si scuote, spegne la luce centrale, siede sulla poltrona, ficca le mani in tasca e alla luce della piccola lampada sul tavolo, rimane immobile, lo sguardo fisso alla porta di Evelina).

SCENA BUIA

Dopo una quindicina di secondi, si riaccende la lampada. L'orologio segna le ore 12,30. Bernardo, sempre allo stesso posto, immobile, sussulta, sentendo squillare il campanello. Si alza, esce dalla comune, rientra subito, con Evelina, che indossa un abito da sera, sotto il mantello.

Evelina                          - ...ho visto la luce accesa e per non disturbarvi domattina...

Bernardo                       - Avete fatto bene. Toglietevi il mantello.

Evelina                          - Grazie, vado via subito. Ma non è una semplice visita di congedo. (Toglie dalla borsetta una busta) Sono venuta a pa­gare il mio debito. (Ne toglie tre banconote da mille) Uno... due... e tre. Ecco i vostri...

Bernardo                       - I miei erano vecchi, logori.

Evelina                          - E questi sono nuovi.

Bernardo                       - Complimenti!

Evelina                          - A voi... per lo scampato pericolo!

Bernardo                       - Già... « Come investimento di ca­pitale », mi diceste quella sera...

Evelina                          - Non prevedevo di potervi rimbor­sare.

Bernardo                       - Bel gesto!

Evelina                          - Un dovere.

Bernardo                       - O uno scrupolo?

Evelina                          - Può darsi.

Bernardo                       - Ad ogni modo, vi ringrazio. E vi sono grato anche di avermi evitato quel fa­stidio... sì, dico... quel seguito cavalleresco...

Evelina                          - Non ci sarebbe mancato altro che aveste dovuto anche battervi, per me!... Per fortuna, Renzo, dopo le mie spiegazioni... Be', come va la vita? Che avete fatto, in queste cinque settimane?

Bernardo                       - Niente. Come prima.

Evelina                          - In perfetta clausura! (Osserva il por­tacenere. Sorridendo ironicamente) Per modo di dire!...

Bernardo                       - Clara.

Evelina                          - Conosco il rossetto. Buona notte, avvocato. Ancora una volta grazie e buona fortuna!

Bernardo                       - Devo parlarvi. Se non foste ve­nuta, avrei bussato io alla vostra porta. Prego...

Evelina                          - (siede) Grazie.

Bernardo                       - Una sigaretta?

Evelina                          - No. Parlate.

Bernardo                       - Una semplice domanda: è ricco?

Evelina                          - (sorpresa, lo scruta. Pausa) No.

Bernardo                       - Gli volete bene?

Evelina                          - Questa è un'altra domanda.

Bernardo                       - Rispondete, vi prego.

Evelina                          - Che v'importa?

Bernardo                       - Sì o no?

Evelina                          - (pausa. Fissandolo) No.

Bernardo                       - Vi ringrazio della vostra sincerità.

Evelina                          - Vi sentite meglio? (Accenna ad al­zarsi) .

Bernardo                       - Prego! Se non è ricco e non lo amate, ho quasi il diritto di credere che non sia, come dire... insostituibile.

Evelina                          - E allora?

Bernardo                       - Pongo la mia candidatura. I miei titoli li conoscete, conoscete anche il mio carattere.

Evelina                          - Non mi piace.

Bernardo                       - Può essere migliorato.

Evelina                          - Non mi pare.

Bernardo                       - Non abbiate fretta di scartarmi. La mia rendita è modesta, ma nulla mi vie­ta di intaccare il capitale. Per un anno, per due...posso fare il signore.

Evelina                          - Un contratto a termine?

Bernardo                       - Un'offerta.

Evelina                          - (con un'occhiata di commiserazione) L'ho sempre detto che vi manca qualche ro­tella. Buona notte.

Bernardo                       - (prendendole la mano) Non prima che m'abbiate spiegato il vostro rifiuto. Ri­peto: se non è ricco e non l'amate...

Evelina                          - Già, ma è sano di mente. E bene educato.

Bernardo                       - Scusatemi... Sono stato un po' brusco, ma ho creduto di risparmiarvi il preambolo. Data l'ora...

Evelina                          - Perché voi dopo la mezzanotte di­ventate villano?

Bernardo                       - Lasciamo stare le parole!

Evelina                          - Ma come, insistete?

Bernardo                       - Insisto.

Evelina                          - Fatela a Clara, quest'offerta!...

Bernardo                       - Clara non m'interessa.

Evelina                          - Io si?

Bernardo                       - Più di quanto immaginate.

Evelina                          - Scusate, non avevo capito che era una dichiarazione d'amore!... Due mesi fa, m'avete collocata sull'altare. Stasera, chissà perché ... nel fango. Non ci azzeccate mai.

Bernardo                       - E invece, stavolta dobbiamo inten­derci.

Evelina                          - Noi due?

Bernardo                       - Noi due.

Evelina                          - Poveretto!

Bernardo                       - Compatiscimi, ma ascolta.

Evelina                          - Siamo al tu?

Bernardo                       - Sì! Perché io ti voglio!... (All'oc­chiata sdegnosa di Evelina, cambiando to­no, soggiunge)... bene!

Evelina                          - Voi?

Bernardo                       - Da quella sera. L'ho capito dopo quando hai cominciato a togliermi ad una ad una tutte le illusioni che m'ero fatte sul tuo conto. Poi hai fatto di peggio, ma non importa. Ho sbagliato. Non tu: io ho sba­gliato. Non so se hai messo a tacere la tua coscienza... o se soffri, di essere diventata così. So quello che io ho sofferto in questo mese... tutte le sere qui, a questa poltrona... tutte le mattine dietro quella persiana, per vederti uscire... ogni volta tentato di se­guirti, ogni giorno deciso ad andarmene...

Evelina                          - Me ne vado io.

Bernardo                       - Perché ti dò fastidio, è vero? Tu senti la mia presenza, canti mattina e sera, ma sai che sono qui e ti secca. Perciò vuoi andartene. Ma io te l'impedisco, pronto ad addossarmi tutta la colpa di quello che è accaduto... anche di quello che hai fatto, dopo... È costato caro a tutti e due. Ora basta. (Le prende le mani) Tu non partirai.

Evelina                          - Eppure...

Bernardo                       - Non per il tuo bene: per il mio, devi restare. Niente filantropia: egoismo.

Evelina                          - No.

Bernardo                       - Allora, mi odi?

Evelina                          - No.

Bernardo                       - È più ricco di me? Ha una grande posizione?

 Evelina                         - Impiegato di banca.

Bernardo                       - È più giovane!

Evelina                          - Di un anno.

Bernardo                       - Allora, è un partito preso.

Evelina                          - No, è un partito.

Bernardo                       - Come?

Evelina                          - Mi sposa. Così avanza di grado e guadagna trecento lire di più. Duemila e tre.

Bernardo                       - Non è possibile! Non ti credo, non ci credo a questo impiegatuccio!... Da un mese, tu rincasi ad ore impossibili; fai sfog­gio d'eleganza, mangi al ristorante... e ora lasci la pensione, paghi il debito. Un po' troppo, per una fidanzata!

Evelina                          - Avete costruito un romanzo.

Bernardo                       - ...che assomiglia molto al tuo pro­gramma. Sei contenta, almeno, di averlo at­tuato? Sei felice?!... Tu mi dirai di si, ma non ti credo... come non credo alla tua al­legria, quando canti. Con gli altri puoi fin­gere, con me, no!

Evelina                          - Sapevo che in pensione si facevano molte chiacchiere sul mio conto, ma non im­maginavo che anche voi...

Bernardo                       - Davanti ai fatti!...

Evelina                          - Ma quali fatti? Mi sono impiegata.

Bernardo                       - In un locale notturno!

Evelina                          - No. La sera, vado a spasso con lui... o con Olga.

Bernardo                       - E queste? (Mostra le banconote).

Evelina                          - Me le son fatte prestare da Olga. La rimborserò dopo le nozze, a rate. Il tra­sloco, è un'economia, perché vado in casa di Olga, ma solo per pochi mesi, perché il ma­trimonio...

Bernardo                       - Macché matrimonio.

Evelina                          - Deciso. Col signor Giuseppe La Colla.

Bernardo                       - Senza amore?

Evelina                          - Non sarà il primo,

Bernardo                       - (smaniando) Giuseppe La Colla!...

Evelina                          - Forse ero destinata alla vita me­diocre. Dev'essere buona, la vita mediocre. Se non lo è, pazienza. Ho cercato di evitar­la..: di lanciarmi, dopo la nostra lite. Più che l'impiego, ho cercato l'occasione... M'ero rimessa a nuovo... pronta, insomma. Invece, quando una sera Giuseppe La Colla, dopo un lungo pedinamento, mi disse balbettando che incarnavo il suo ideale di donna...

Bernardo                       - ...gli buttasti le braccia al collo!

Evelina                          - Gli risposi che forse anche lui era l'uomo che avevo sognato. E dopo tutto, sono stata fortunata, perché è un uomo one­sto e devoto. Ispira fiducia.

Bernardo                       - Parole. Che dici per ingannare te stessa. Ma io ti domando: perché ?

 

Evelina                          - Perché sono stanca. Stanca di ca­mere mobiliate, di pranzi in latteria, dello schifo di questa pensione, di tutte le pen­sioni, di tutti gli uffici. Stanca di aspettare, d'invecchiare. Avessi una dote, potrei illu­dermi. Ma così come sono, se lascio passare ancora qualche anno...

Bernardo                       - Sei così bella!

Evelina                          - Ma deperibile! (Con uno scatto) E poi, no!... Avessi ancora degli anni da buttar via, non continuerei. Non voglio finire la mia vita in uno di quegli uffici, dove le ra­gazze hanno dei dispiaceri, ma le zitelle non hanno che umiliazioni! (Con angoscia) Ho paura, capite, anche di me stessa! La mia virtù non è incrollabile, come credevate voi. Ci sono dei momenti in cui... E ogni volta mi è più difficile, più penoso... Io mi metto al sicuro.

Bernardo                       - Sposando un uomo che...

Evelina                          - Ho paura di finir male!

Bernardo                       - E quale fine, peggiore di questa?

Evelina                          - C'è di peggio! Se non altro avrò un po' di pace e sarò rispettata. Io ho cre­duto nella vita, ho sperato a lungo, ostina­tamente... Ora basta. Il meglio non è venu­to e... (Cambiando tono) Come regalo di nozze, preferisco roba utile. Non la radio, perché me l'ha promessa Olga. Qualunque altra cosa. Avrete la partecipazione. Addio.

Bernardo                       - Allora... allora sposa me!

Evelina                          - (di scatto) Riecco il filantropo!

Bernardo                       - No. Quello che hai detto, mi incoraggia. Se è vero che sei rassegnata alla vita mediocre...

Evelina                          - Ma tranquilla!

Bernardo                       - Allora, il bene che ti voglio è un ostacolo!

Evelina                          - (Pausa) Siete troppo impulsivo, av­vocato. Dormiteci sopra: ne riparleremo do­mani... se non avrete cambiato parere.

Bernardo                       - Non mi credi?

Evelina                          - Non ci vedo chiaro, in questo bene.

Bernardo                       - Vale almeno quello del signor La Colla.

Evelina                          - Ma voi siete un uomo pericoloso.

Bernardo                       - Lascialo dire a Clara!

Evelina                          - Anche per me. E poi non vi capi­sco. Troppi malintesi, troppi cambiamenti, troppe proposte!... Siete l'uomo delle sor­prese, voi! Io non so se siete un filantropo e un misantropo, se avete un cuore grande così... o non ne avete affatto... Come siete voi?

Bernardo                       - E chi lo sa? Posso dirti com'ero, prima di conoscerti. Ora non so' più niente, eccetto questo: che ti amo e non voglio per­derti. Anche tu mi hai sorpreso, deluso... scombussolato. Non importa. Tu ed io dob­biamo andare d'accordo. Vuoi la vita me­diocre, tranquilla? Nessuno può dartela me­glio di me. Io odiò il lusso, i divertimenti... Vuoi un uomo devoto, premuroso, sempre vicino? Hai trovato l'ideale. Io sono casa­lingo... campo di rendita e non ho niente da fare: mi occuperò soltanto di te. Se in­vece vuoi rifarti della vita stentata che hai condotto finora, se vuoi viaggiare, spendere, godere... non potevi cascare meglio: in un paio d'anni, liquidiamo tutto e poi torno a fare l'avvocato. Tu ti riposi e io lavoro. Scegli! Per me, va bene tutto. Allora? (Le prende le mani, trepidante) Vuoi diventare mia moglie?

Evelina                          - (pausa) No, la tua amante!

Bernardo                       - (sussultando) Come?...

Evelina                          - La tua prima proposta.

Bernardo                       - Tu accetteresti?...

Evelina                          - Anch'io ti voglio bene. Tu non mi credi, lo so, non puoi credermi... Purtroppo, sono quella che sono...

Bernardo                       - Sei la donna più onesta...

Evelina                          - ...della pensione Aurora. O forse neppure questo!

Bernardo                       - E velina?..

Evelina                          - Lasciami stare!...

Bernardo                       - Niente affatto. Ora so che eri sin­cera, so che tra te e il dottor Baldi...

Evelina                          - Ecco, vedi. Tu pensi a quel bacio... Ma un mese fa, ero pronta a sposarlo, il dottor Baldi... poi ho detto di si a quell'altro... e ora... No, Bernardo. Io non so più se sono una donna onesta o se... Non sorridere, ti prego!.. Tu non sai quante do­mande di matrimonio ho fatto, nella mia vita! La prima, a un giovane che credevo di amare... poi ad ogni corteggiatore sim­patico... e finalmente... Voglio essere la tua amante! Ti vorrò tanto bene, sai? E saremo felici, forse più felici...

Bernardo                       - (pausa) Forse... Ma non mi con­viene. Io sono un uomo semplice... coc­ciuto... abitudinario... Appena sopportabile come marito.

Evelina                          - Ed io sono una donna, che...

Bernardo                       - Parole inutili. Basta. Da dieci mi­nuti, non stiamo parlando che dei nostri difetti. Io ti amo. Anche se ne hai degli altri...

Evelina                          - Eh!

Bernardo                       - Anch'io. Non importa. Li scopri­remo dopo... (Abbracciandola) quando sarà troppo tardi. (La bacia).

 

FINE