Pensione e fantasia

Stampa questo copione

ITALO SCHIRINZI

PENSIONE E FANTASIA

Commedia brillante

in

due atti

Italo Schirinzi

cell. 340 5837903

E mail: italoschirinzi@alice.it

PENSIONE E FANTASIA

Commedia brillante

in due atti

di

ITALO SCHIRINZI

            Personaggi:

            Nonno...........................................il nonno

            Lora..............................................la nonna

            Caterina........................................la nipote

            Giobbe..........................................Il figlio

            Donna Assunta.............................Una vicina di casa.

            Renato .........................................Il posteggiatore

            Elena............................................la figlia

            Altri eventuali..............................

              

a mia moglie Giovanna.

PENSIONE E FANTASIA

ATTO PRIMO

                        La scena è costituita da un'ampia sala, arredata in modo dignitoso ma non di lusso

                        con un tavolo, qualche sedia, un divano letto, o presunto tale, un paio di quadri ed           uno specchio appesi alle pareti. Due porte laterali, che comunicano con l'interno, e        sul fondale una porta finestra, che dà su un balcone o un pianerottolo esterno. La           storia , ambientata in una città qualunque, si svolge nell'epoca moderna..

                       

( Scena prima )

( Nonno e Lora )

Nonno:            (Entra e si presenta al pubblico, come faranno in seguito anche tutti gli altri          personaggi al momento del loro ingresso in scena ).

                        Io ero un operaio specializzato ma da qualche tempo sono solamente un pensionato.        Quando sono nato mi hanno chiamato subito Roberto, un nome al quale mi sono            presto affezionato e che mi sono tenuto ininterrottamente per trentadue anni e          qualche mese. Con questo nome ho vissuto la mia fanciullezza, gran parte della       gioventù, ho frequentato il liceo e qualche anno di università. Con lo stesso nome            di Roberto ho                        fatto poi la guerra. La guerra con tutte le sue atrocità. Fame, miseria,         prigionia....ed infine la riconquistata libertà. Quando sono tornato dalla guerra ho capito subito di essere diverso. Non in quel senso lì, per carità, ma nel senso di essere cambiato perché quella tragica esperienza mi aveva , diciamo così, segnato dentro.

                        Allora per liberarmi di tutti quei ricordi, che mi perseguitavano, ho deciso di        cambiare nome per sentirmi a tutti gli effetti un'altra persona, dando così un    calcio a Roberto e a tutti gli orrori del passato. Poi ci ho preso gusto ed ho       continuato. A fare la guerra? No, no per carità. Ho continuato a cambiare nome e             lo faccio ancora ogni volta che ne sento la necessità. (Si guarda allo specchio per     controllare l'aspetto    fisico ed il suo stato di salute. Tira fuori la lingua, controlla             gli occhi, si ravvia i capelli e......)

Lora:               (Entra) Io sono Lora, la moglie di questo strano personaggio, che cambia nome con         il mutare delle stagioni della vita, con la scusa che vuole sentirsi sempre al passo con          i tempi ed in pace con se stesso. Io l'ho conosciuto con il nome di Roberto ma me lo     sono via via ritrovato con il nome di Pacifico, Carletto, Deodato.....finché un giorno,             forse in segno             augurale, ha deciso di chiamarsi don Pasquale.

Nonno:            Come inizio francamente non c'è male. Cosa ne dite? Ahi! Ahi! Ahi...!Ahi! Ahi! Ahi!.

Lora:               Cos'hai?

Nonno:            Ahi! Ahi! Ahi!.....Ahi! Ahi! Ahi!.......

Lora:               Che ti fa male?

Nonno:            Per ora, grazie a Dio, non mi fa male niente.

Lora:               Allora perché ti lamenti?

Nonno:            Io mi lamento?

Lora:               Si, si. Ho sentito con le mie orecchie che dicevi: Ahi! Ahi! Ahi!....come se tu avessi        

                        qualche cosa di rotto.

Nonno:            Ah! Ho capito quello che  vuoi dire. Io, però, sto solo facendo le prove. Dico: Ahi!         Ahi! Ahi!...per tenermi in allenamento.

Lora:               Per tenerti in allenamento?

Nonno:            Sissignora.

Lora:               Devi fare per caso una gara di lamento?

Nonno:            No. Lo faccio perché sono sicuro che prima o dopo qualche dolorino mi verrà.

Lora:               Allora il tuo è un lamento preventivo?

Nonno:            Proprio così. Non mi voglio fare prendere alla sprovvista, capisci? Metti caso che,           senza saperlo, io ho qualche dolore, che in questo momento non si fa sentire, che            faccio? Lo trascuro e non gli do la dovuta soddisfazione con il rischio che se si             incazza me la fa pagare?

Lora:               Scusa, ma tu l'ombrello lo apri quando c'è il sole?

Nonno:            Certo.

Lora:               Ah, si? Perché, se è lecito saperlo?

Nonno:            Perché se lo apro quando piove l'ombrello giustamente mi si bagna.

Lora:               E già, quando piove l'ombrello ti si bagna, poverino!

Nonno:            E poi... ci sono anche tanti altri motivi per dire: ahi! Ahi! Ahi! Di questi tempi.

Lora:               Pasquale, per piacere, non tornare sempre sul solito argomento. Che ti vuoi fare   carico di tutti i mali del mondo?

Nonno:            (Non risponde).

Lora:               Pasquale, sto parlando con te. Che ti vuoi fare carico di tutti i mali del mondo?

Nonno:            (Continua a non rispondere).

Lora:               Pasquale, che sei diventato sordo?

Nonno:            Senti, non mi chiamare più Pasquale, per favore.

Lora:               Perché, come ti devo chiamare?

Nonno:            Da stamani mi devi chiamare Francesco.

Lora:               Ah! Hai deciso di cambiare un'altra volta nome?

Nonno:            Sissignora! Ne ho sentito la necessità e l'ho cambiato.

Lora:               Io non lo sapevo. Vuole dire che da ora in poi ti chiamerò   Francesco, importante che     non t'incazzi.

Nonno:            Tutti mi devono chiamare Francesco, siamo intesi?

Lora:               Ai suoi ordini, signor Francesco. Provvederò io stessa a farlo sapere agli altri.       Francesco!

Nonno:            Che vuoi?

Lora:               A proposito.....ci sei andato oggi a riscuotere la pensione?

Nonno:            No. Non ci sono ancora andato.

Lora:               Guarda che se non riscuoti la pensione in questa casa non si mangia, caro mio.

Nonno:            Ma dico io: è possibile che dovete campare tutti sulle mie spalle, aggrappati come            l'edera alla mia misera pensione? Dico: va bene che c'è la crisi, ma santo Iddio....

Lora:               Non ti fare meraviglia, amore mio. Oggi per molte famiglie italiane la pensione è l'unica fonte di reddito sicuro.

Nonno:            La pensione è un reddito stabile ma sul fatto che è anche sicuro la mano sul fuoco           io non ce la metto.

Lora:               Con i tempi, che corrono, tante famiglie morirebbero di fame se non avessero in   casa     qualche vecchio, che contribuisce a mandare avanti la baracca. Oggi come oggi     servono pure i vecchi se hanno una buona pensione.

Nonno:            Di questo non mi meraviglio. Ma in tempo di crisi come siamo adesso i giovani si            dovrebbero dare una mossa ed usare        un po' la fantasia. Dovrebbero inventarsi      qualcosa e non arrendersi alle prime                         difficoltà.

Lora:               Con la fantasia non si apparecchia la tavola. La verità è che il lavoro non c'è per tutti.

Nonno:            La verità è che vi siete troppo presto rassegnati a vivere senza fare niente.

Lora:               Vorresti per caso che alla mia età me ne andassi a lavorare?

Nonno:            Non dicevo a te, che sei una vecchietta, ma a quelli che sono più giovani di te.

Lora:               Ah! Secondo te io sono una vecchietta......?  Tiè! (Fa la mossa dell'ombrello).

( Scena seconda )

( Nonno, Lora e Caterina )

Caterina:         (Entra accennando alcuni passi di danza classica – sulle punte – ,passa davanti allo        specchio e vi si specchia di sfuggita) Io sono Caterina, aspirante prima ballerina, con      una grande passione per la danza. Sono figlia di genitori separati e nipote di questi   due vecchi un po' rincoglioniti. Quando ero bambina mi chiudevo a chiave in una   stanza e ballavo, ballavo.....dalla sera alla mattina. Ballavo, guardandomi allo       specchio, e con la fantasia sognavo di ballare davanti al pubblico,       che mi applaudiva.     (Si rivolge al nonno) A proposito, nonno, ci sei già andato a riscuotere la pensione?

Nonno:            Ecco un'altra che è interessata alla mia pensione. Quando sento dire “ a proposito”....      mi vengono i brividi, perché mi chiedono sicuramente della pensione. Ma, dico io:         che c'entri tu con la mia pensione?

Caterina:         Nonno, rispondimi: si o no, per favore, senza fare inutili commenti, perché non ho           tempo da perdere con te.

Nonno:            Scusami, cara, se per un attimo ho tergiversato. No. Ancora non ci sono andato a             riscuotere la pensione, va bene così?

Caterina:         Uffa! Ma cosa aspetti a farlo?

Nonno:            Cosa aspetto? Non aspetto niente. Semplicemente non ci sono ancora andato. Ecco         tutto. E' soddisfatta ora la mia...... prima ballerina della risposta, che le ho dato?

Caterina:         Soddisfatta un corno! Io devo dare la mesata alla direttrice della scuola di danza,           se         no quella mi cancella dall'elenco e non mi ci fa mettere più piede.

Nonno:            Per una volta fattela pagare da tuo padre la scuola di ballo.

Caterina:         Ma che stai dicendo? Te ne sei dimenticato che quello è ancora disoccupato?

Nonno:            Oh! Ce ne fosse uno che lavora in questa famiglia. Senti, Caterina, ascolta quello che      ti dice nonno. La danza per te sta diventando una fissazione. Ma ora, che ti sei fatta       grande, non è meglio se tu la lasci perdere e ti cerchi un lavoro serio?

Lora:               Quella per la danza è una passione, che le cova da sempre dentro il cuore. Io la    capisco Caterina, perché da ragazza anch'io....ballavo....ballavo....ballavo....(mima).

Nonno:            Si. Tu ballavi per la fame che avevi, come rischiamo di fare tutti noi, se l'INPS     dichiara fallimento. Secondo me Caterina avrebbe bisogno di un padre più presente     nella sua vita.

Caterina:         Nonno, poche chiacchiere per favore. Me li vuoi dare o non me li vuoi dare i soldi           per la danza?

Lora:               Te li dà, te li dà. Magari prima ti fa sudare sette camice ma alla fine te li dà perché           tuo nonno è un uomo generoso.

Nonno:            E invece no, perché questi soldi non glieli posso dare più.

Caterina:         No? Hai detto no? Se hai coraggio dimmelo un'altra volta: no.

Nonno:            No. Questi soldi non te li posso dare più, gioia mia. Ti devi, perciò, rassegnare perché      la mia pensione non basta più per coprire tutte le spese e a qualcosa dobbiamo per          forza rinunciare. La danza è una di queste cose perché non è necessaria per        campare.

Caterina:         Io alla danza non ci voglio rinunciare. Mettitelo bene in testa, capoccione. Se non mi       paghi più la retta per la danza, io un giorno o l'altro me ne vado via di casa e poi è       inutile che vi mettete tutti a piangere perché sarò irremovibile.

Nonno:            L'unico consiglio, che io ti posso dare, è quello di continuare a ballare con la fantasia      e di cercarti al più presto un buon lavoro.

Caterina:         Ti ho detto mille volte che ballare con la fantasia non mi piace.

Lora:               Caterina, gioia mia, tuo nonno Francesco, poverino....

Caterina:         Mio nonno Pasquale, vuoi dire?

Nonno:            Tuo nonno Francesco....

Caterina:         Nonna, che ti sei persa la ragione stamattina?

Lora:               Stamani tuo nonno ha deciso di cambiare nome.

Caterina:         Un'altra volta?

Nonno:            Perché ti dispiace?

Caterina:         Per me te lo puoi cambiare anche tre volte al giorno. Ma purtroppo ogni volta che            cambi nome diventi più tirchio di quello che eri prima.

Lora:               Caterina, porta rispetto. Tuo nonno Francesco non è avaro. Se i soldi non te li dà             vuole dire che non te li può dare. Lui dice che in tempi di crisi i giovani si            dovrebbero dare un po' da fare facendo funzionare la fantasia.

Nonno:            Tu sei giovane ed hai tutto il tempo per capire certe cose. Se vuoi, però, fare di testa        tua, io non ci posso fare niente.

Caterina:         Va bene, va bene, ho capito. Allora vuole dire che  mi arrangerò diversamente. Ma,          ricordati che io alla danza non ci voglio rinunciare e non ci rinuncio. (Esce).

( Scena terza )

( Nonno, Lora e Giobbe )

Giobbe:           (Entra. E' un ragazzo semplice al limite della stupidità) Ahi! Ahi! Ahi! Oh!,          scusate, ho dimenticato di presentarmi. Sono Giobbe, figlio di questi due signori. Io sono lento nel camminare, lento nel crescere, lento pure nel capire. Non sono proprio     scemo, sono, però, un po' duro di comprendonio. Sono lento in tutto quello che          faccio, ma proprio in tutto, anche in quella cosa per essere sinceri. Sono nato a....                         Lentini. Ih, ih, ih! Siccome arrivo sempre tardi alle riunioni, mi hanno       soprannominato lumacone. Sono fidanzato con una ragazza che ha le.... lentiggini e     che ha fretta di sposare ma io le consiglio di.... andarci piano perché sono un po'        inguaiato essendo, manco a   dirlo, ancora disoccupato. Ih, ih, ih! Ahi! Ahi! Ahi!.....

Lora:               Che hai?

Giobbe:           Ahi! Ahi! Ahi!.....(fa un gesto con la mano per significare: ma voi che ne sapete?)

Lora:               Questo ahi, ahi, ahi, sta diventando un marchio di famiglia. Mi vuoi dire cos'è che           ti fa male, si o no?

Giobbe:           Mamma, la vita mi fa male ogni giorno di più.

Lora:               Forse ti ci vorrebbe un po' di riposo.

Nonno:            Riposo? Ma che siamo pazzi? Quello in vita sua non ha mai fatto niente e tu gli   consigli ancora di riposarsi?

Giobbe:           Ma voi cosa ne sapete di come va il mondo?

Nonno:            Meno male che lo sai tu.

Lora:               Forse vuoi dire che la tua vita è...dolorosa perché sei ancora disoccupato?

Giobbe:           La vita purtroppo mi ha tradito. Che colpa ho io se sono nato sfortunato?

Nonno:            Tu non sei nato sfortunato, sei nato vagabondo, che è una cosa diversa.

Giobbe:           Non me ne va bene mai una.

Lora:               Povero figlio mio, che ci può fare se non gliene va bene nemmeno una.

Nonno:            Tu sai fare solo la vittima ma con me tocchi duro perché io non sono fesso.

Giobbe:           Io faccio parte della minoranza sfortunata. Se una medicina fa bene ad ottanta    persone su cento, io faccio parte di quelle venti, alle quali fa male o non fa niente.

Nonno:            Te la darei io la medicina giusta a te?

Giobbe:           No. La tua medicina io non la voglio. Non la voglio la tua medicina.

Lora:               Che gliela dai a fare la medicina se ti ha detto che gli fa male o non gli fa niente?

Nonno:            Sta zitta tu, che non capisci niente. (Al figlio) Se il novanta per cento delle            persone lavora come mai tu non fai niente? Te lo sei chiesto qualche volta come mai      tu non fai niente? E, se te lo sei chiesto, che risposta ti sei data?

Giobbe:           Papà, ascolta.

Nonno:            Dimmi, caro.

Giobbe:           Per farti contento ho deciso di prendere una strada alternativa.

Nonno:            Ah, si? Bravo! Eh, guarda qua! Quale sarebbe questa strada alternativa?

Giobbe:           Che ne so io. La devo ancora cercare. Non posso certo andare allo sbaraglio?

Nonno:            Allora campa cavallo mio che l'erba cresce!

Lora:               Ha ragione Giobbe. La gatta frettolosa fece i gattini ciechi.

Nonno:            Certo, che premura c'è? Per ora c'è la pensione di papà che tappa tutti i buchi.      Piuttosto speriamo che, con la scusa di prenderne una alternativa, tu non          imbocchi         una brutta strada, figlio mio.

Giobbe:           Prima o poi la trovo la strada giusta, la trovo, parola mia.

Nonno:            Senti, Giobbe, visto che non lavori tu, perché non fai lavorare un po' la fantasia e ti         inventi qualcosa per crearti un avvenire?

Giobbe:           Certo, certo. Ora faccio lavorare la fantasia, non ti preoccupare. A proposito, papà....

Nonno:            A che proposito lo dici “a proposito”?

Lora:               Lascialo parlare e poi sentiamo.

Giobbe:           A proposito, papà, hai già riscosso la pensione?

Nonno:            Hai già riscosso....(Gli fa il verso anticipando egli stesso la domanda) Lo sapevo che mi chiedevi della pensione. Lo sapevo. Avevo un presentimento. La mia risposta      è: no. E questo mese alla posta non ci voglio nemmeno andare, va bene?

Lora:               Ma non dire fesserie, per favore. La pensione la devi ritirare per forza se no in questa      casa facciamo lo sciopero involontario della fame.

Nonno:            E' possibile che in questa casa non si può mai risparmiare un euro?

Lora:               Cosa vuoi risparmiare se a fatica si arriva alla fine del mese?

Giobbe:           Cosa vuoi risparmiare, papà?

Nonno:            Tu, statti zitto, per favore. Tu non sai quanto è importante in una famiglia             risparmiare. Ti sembra giusto che dopo tanti anni di lavoro non abbiamo nemmeno           un euro da parte?

Giobbe:           Papà, lavora un po' di fantasia pure tu ed immagina di avere in tasca centomila euro        in contanti.

Nonno:            Questa è una buona idea. Ti confesso che non c'avevo mai pensato.

Lora:               Bravo, lumacone di mamma! Allora, quando ti ci metti, qualche idea buona ce l' hai        pure tu nel cervellino?

Giobbe:           E' semplice, no? Ci vuole più a dirlo che a farlo.

Nonno:            Basta lavorare di fantasia, non è vero?

Giobbe:           A proposito, papà.....

Nonno:            Quando dici: “a proposito”  mi fai venire la pelle d'oca. Cosa c'è ora, sentiamo.

Giobbe:           A proposito, papà, mi puoi anticipare mille euro della paghetta settimanale che mi            dai?

Nonno:            Quanto vuoi?

Giobbe:           Solo mille euro.

Nonno:            Mille euro? Tutti in una volta? Ma siamo impazziti? Mille euro mi chiedi? Dove li            prendo io mille euro? 

Giobbe:           Nella tua tasca.

Nonno:            Ah, già! Mi ero scordato che in tasca ho centomila euro in contanti.. (Mette la mano        in tasca e poi la tira              fuori) Tieni, per ora accontentai di questi.

Giobbe:           (Allunga una mano).

Nonno:            Oh! Vedi che sono duecento euro. (Finge di            mettergli in mano le banconote).

Giobbe:           Papà? (Gli mostra la sua mano completamente spoglia).

Nonno:            Che c'è?

Giobbe:           Nella mia mano non c'è nulla.

Nonno:            Nulla c'è?

Giobbe:           Niente. Papà, nella mia mano non c'è niente. I duecento euro dove sono?

Nonno:            Dove sono? Fai lavorare un po' la fantasia ed immagina di averceli in tasca pure tu.

Giobbe:           Ho capito. In questa casa tira un'aria che non mi piace. Forse è meglio se mi invento        qualcosa e faccio anch'io di testa mia.

Nonno:            Sarebbe l'ora che tu lo facessi veramente per il bene di tutta la famiglia.

Giobbe:           Sapete cosa faccio ora? Me ne vado, me ne vado..... io me ne sto andando...oh!

Lora:               Che c'è?

Giobbe:           Ma.....per mangiare torno. (Esce).

Lora:               Senti, Francesco, tu non puoi trattare tutti con sufficienza per il fatto che sei l'unico        che porta soldi in questa casa. Devi essere più comprensivo con gli altri, altrimenti va          a finire che ti odieranno tutti.

Nonno:            Io sono stufo di essere messo sempre sotto accusa e ti avverto che, se non mi lasciate      in pace, un giorno o l'altro faccio pure io di testa mia. Vi lascio tutti e così sia.

Lora:               Amen.                                               

( Scena quarta )

( Nonno, Lora e Assunta )

Assunta:          (Entra) Io sono donna Assunta, detta la comare. Sono una vicina di casa, molto   affezionata a questi due nobili signori, nobili d'animo s'intende, non di casato, dai        quali vengo spesso per dare giusto sfogo ai miei pensieri. Volete sapere questa volta   perché sono venuta? Un po' di pazienza e lo saprete. Ahi! Ahi! Ahi!....Non me ne va               bene una. Ahi! Ahi! Ahi! Non me ne va bene una.

Lora:               Donna Assunta, mettetevi a sedere e ditemi quello che avete dentro il cuore.

Assunta:          Che vi devo dire, cara comare? Voi lo conoscete com'è fatto mio marito?

Lora:               E come no? Dopo tanti anni di buon vicinato.......qualcosa ho imparato.

Assunta:          Quello è un uomo tutto d'un pezzo. Ha i nervi d'acciaio e la faccia di bronzo.

Nonno:            Suo marito che è per caso un metallaro?

Assunta:          Come si dice volgarmente:(batte il pugno della mano destra sul palmo della sinistra)       mio marito è di coccio. Ma per fortuna è un uomo anche ricco di fantasia.

Nonno:            Questo mi fa tanto piacere perché oggi la fantasia è una merce rara.

Assunta:          A dire la verità qualche difettuccio ce l'ha pure lui.

Nonno:            Ah! Ce l'ha qualche difettuccio suo marito?

Assunta:          Si. Ce l'ha, ce l'ha. Cose da niente per carità. Non voglio esagerare. A volte, per   esempio, non mi è facile capire con i suoi discorsi dove vuole andare a parare.

Lora:               Perché non parla chiaro vostro marito?

Assunta:          Non parla chiaro? Ma che dite, cara comare? Se è per questo mio marito parla      chiarissimo. Lui parla come un libro aperto.

Nonno:            Scusate, ma allora siete voi che non lo capite?

Assunta:          Se volete dire che sono un po' grulla, forse c'avete indovinato.

Nonno:            Non mi permetterei mai di dirlo e nemmeno l'ho pensato.

Lora:               Non angustiatevi, donna Assunta, e raccontateci tutto quello che volete.

Assunta:          C'è da non crederci ma, gira e rigira, mi capita sempre la stessa cosa.

Lora:               Che vi capita, donna Assunta?

Assunta:          Mo' ve lo dico. Anche se l'esperienza della vita mi ha ampiamente dimostrato che            quando mio marito dice tredici è quasi certo che risulta poi trentuno, io ci casco           sempre ed alla fine devo purtroppo constatare che mi sono sbagliata un'altra volta.

Lora:               Ci cascate sempre?

Assunta:          Sempre. Meno male che a queste cose ci ho già fatto il callo, se no...?

Nonno:            Scusatemi se m' intrometto, ma allora pure voi (come sopra) siete di coccio?

Assunta:          Ce l'avete con me?

Lora:               No, no, non vi preoccupate, mio marito parlava per conto suo.

Assunta:          Per farvi un esempio di quello che voglio dire vi racconto un fatto, che mi è accaduto     l'altro ieri.

Lora:               Diteci tutto, donna Assunta, sputate pure il rospo.

Assunta:          Debbo sputare io? Non mi permetterei mai di farlo, specialmente in presenza di due        nobili signori come voi.

Nonno:            Dovete sputare il rospo non la saliva. Cosa avete capito?

Assunta:          Dov'è questo rospo, che.... gli devo sputare?

Lora:               Lasciate perdere il rospo, donna Assunta, se no vi perdete il filo del discorso.

Assunta:          Avete ragione. L'estate scorsa, quella ultima passata, mi sono fatta avanti e con la            dovuta grazia, ho chiesto a mio marito se potevo andare con le mie amiche alla isole        Maldive a rosolarmi con le tette al vento sotto il sole tropicale.

Lora:               Avete detto con le tette al vento?

Assunta:          Si, si. A prendermi il sole in topless, con le zinne nude come va di moda ora.

Nonno:            Caspita! E vostro marito?

Assunta:          Vi posso dire in coscienza che mio marito non l'ha presa male.       

Nonno:            Ah, no?

Assunta:          Nooooo!

Lora:               (Rivolta al marito) Hai sentito?

Nonno:            Ho sentito, ho sentito.

Lora:               Suo marito non l'ha presa male.

Nonno:            Meglio così. Si vede che suo marito è un uomo moderno e certe cose non gli fanno          impressione.

Assunta:          Lui non l'ha presa per niente male. Anzi mi ha guardato con l'occhietto, che gli fa            sempre pio, e senza battere ciglio mi ha risposto: “ sta tranquilla, non ti preoccupare,      tesoro mio”.

Lora:               (Rivolta al marito) Hai sentito? Suo marito le ha detto: “tesoro mio”.

Assunta:          Si, mi ha detto proprio così: “tesoro mio, sta tranquilla, non ti preoccupare perché io

                        qualche giorno ti ci mando volentieri.

Nonno:            Dove la manda suo marito?

Lora:               Alle isole Maldive, naturalmente.

Nonno:            Ah, già! Alle isole..... Mi era già passato di mente.

Assunta:          Mi ci mandi veramente? Ho chiesto io. “ Veramente” ha detto lui.

Lora:               (Rivolta al marito) Hai sentito? Suo marito ce la manda per davvero.

Assunta:          Io allora ci ho creduto e, buona buona, ho aspettato che da un momento all'altro mi        

                        comunicasse la lieta novella.

Lora:               E poi vostro marito la lieta novella ve l'ha comunicata?

Assunta:          Ma che, cara comare! Passavano i giorni, le settimane e non si vedevano novità.

Nonno:            Hai sentito, Lora? Il tempo passava ma novità non se ne vedevano.

Assunta:          Forse non gli è andata a genio la proposta che gli ho fatto in precedenza? Ho pensato.

Nonno:            E si. Forse non gli è andata a genio la proposta. Eh, eh, eh?

Lora:               Può essere anche questo, cara comare.

Assunta:          Ma io, che non sono stupida, senza perdere altro tempo ho cambiato itinerario. Dico:       io e le amiche mie avremmo deciso di andare in Costa Rica per liberarci dello stress        della vita fra gli indigeni del posto. Tu che ne dici, amore mio, mi ci mandi?

Nonno:            Dove?

Lora:               In Costa Rica, naturalmente.

Nonno:            Ah, già! In Costa Rica! Mi era passato di mente un'altra volta.

Lora:               E lui che vi ha detto questa volta?

Assunta:          Lui mi ha subito risposto.... sta.....

Nonno:            Sta tranquilla.....

Assunta:          Bravo! Bravo! Mi ha detto proprio così: “sta tranquilla, anima mia, perché prima o           dopo ti ci mando, parola mia che ti ci mando”.

Lora:               (Rivolta al marito) Hai sentito? Suo marito le ha detto che prima o dopo ce la manda.

Nonno:            Ho sentito e le faccio tanti complimenti.

Assunta:          Sulla sua parola ho fatto affidamento e mi sono tranquillizzata nella certezza che             questa volta mi avrebbe accontentata.

Lora:               E poi finalmente vi ci ha mandata?

Nonno:            Dove l'ha mandata?

Lora:               In Costa Rica! Ma che ti sei rincoglionito?

Nonno:            Ah, già, in costa Rica!

Assunta:          Siccome perdurava il suo silenzio, che non mi pareva più giustificato, l'altro         giorno mi sono fatto coraggio e con tono più deciso gli ho rivolto una richiesta più         pressante. Ed ora basta, gli ho detto, basta. Prendere o lasciare. Eh! Mi ci fai andare a    Saint Tropez, a rinnovare sulla Costa Azzurra il mito della intramontabile B.B.? Si o       no? Gli ho detto. Si o no?

Lora:               “Si o no” gli avete detto?

Assunta:          Proprio così come lo sto dicendo a voi. Mi ci fai andare, si o no? Gli ho detto.  E non      tergiversare perché questa volta, quanto è vero Iddio, tu la risposta me la devi dare.

Lora:               (Rivolta al marito) Hai sentito cosa gli ha detto a suo marito? “Si o no?”

Nonno:            Si, si.

Lora:               “Si o no.....”

Assunta:          Si o no?

Nonno:            Si, si.

Lora:               “Si o no” glielo ha detto lei a suo marito.

Nonno:            Ah, ho capito! Glielo ha detto lei. E lui?

Assunta:          Messo alle strette questa volta mio marito non ha perso tempo e, guardandomi con          quell'occhio, che gli fa sempre pio, mi ha immediatamente accontentata.

Lora:               (Rivolta al marito) Hai sen.....

Nonno:            Ho sentito e le faccio un'altra volta i miei complimenti.

Assunta:          Questa è la volta buona che ti ci mando, mi ha detto. E, là per là, prima ancora che io

                        lo ringraziassi per la sua generosità, senza bagaglio e senza spese, mi ha     mandato                         direttamente....a quel paese.

Lora:               Dove vi ha mandato?

Assunta:          A....quel paese.

Lora:               Comare, se non mi sbaglio voi in parole povere mi state dicendo che vostro marito vi      ha mandato praticamente affanc.....? 

Assunta:          Precisamente, donna Lora. Cose da pazzi. Chi se lo poteva immaginare?

Nonno:            (Rivolto alla moglie). Lora, hai sentito cosa le ha detto suo marito?

Lora:               L'ho sentito e mi dispiace molto per quello che vi è accaduto, cara comare. Ora che vi                 posso dire io per consolarvi? Da noi potete continuare a venire quando volete per          confidarci le vostre pene. Se non ci aiutiamo fra amici nel momento del bisogno....

Assunta:          Ahi! Ahi! Ahi! Io non ci indovino mai perché con mio marito non so che pesci     pigliare. Quando la vuole cotta....quando la vuole cruda....Ahi! Ahi! Ahi! (Accenna     ad alzarsi) Ah! Dimenticavo di dirvi una cosa importante. Si, si , si.....

Lora:               Dite pure, donna Assunta.

Assunta:          Data la situazione, che per colpa sua, si è creata fra me e mio marito, io vi devo    chiedere il favore di darmi ospitalità nella vostra casa. Quel cornuto di mio        marito con rispetto parlando mi ha lasciata senza un centesimo e mi ha proibito     nel       modo più assoluto di rimettere piede in casa mia.

Lora:               Quando volete potete venire tranquillamente a passare qualche ora in questa casa.

Assunta:          Solo qualche ora? Io veramente pensavo di restarci per sempre, qua.

Nonno:            Restare dove? Spiegatevi meglio, donna Assunta.

Lora:               Come dove? Restare qui, da noi. Vero comare?

Assunta:          Si, si. Qui. Da voi. Se non vi porto disturbo e mi accogliete di buon grado, io       rimango volentieri in casa vostra. Per carità, io mi sento onorata di accettare il vostro     invito e non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello di rifiutarlo.

Lora:               (Rivolta al marito) Hai sentito? La comare Assunta rimane volentieri in casa nostra. Nonno:        Meno male. Questa è una fortuna che non capita tutti i giorni.

Assunta:          Io, caro don Pasquale....

Lora:               Francesco....Francesco....

Assunta:          (Si gira come se cercasse qualcuno poi, dopo un attimo di esitazione....) Io, caro   don      Pasquale.....

Lora:               Francesco, Francesco....Ora si chiama Francesco, non lo contrariate, per favore.

Assunta:          Come volete voi. Io, caro signor....Francesco non me ne voglio stare con le mani in          mano e mi voglio rendere utile alla vostra famiglia.

Nonno:            Donna Assunta, non vi dovete preoccupare. Io, grazie a Dio, ho la pensione per   tappare tutti i buchi. Uno più uno meno....

Assunta:          Complimenti! Complimenti! Ce l'avete fatta? Avete già la pensione?  Ah! Eh! Ih.....!

Nonno:            Oh! Uuuuh! Si, si. Grazie a Dio, la pensione me l'hanno data senza fare tante storie.

Lora:               Lui ha la pensione di operaio specializzato con quarant'anni di contributi versati.

Assunta:          Caspita! Allora ci sta che prendete più di mille euro al mese?

Nonno:            Modestamente li supero mille euro. Io arrivo quasi a milletrecento euro e spiccioli.

Lora:               Per fortuna che la casa è nostra e non dobbiamo pagare l'affitto se no la fame....

Nonno:            Io, quando ero ragazzo, avevo un pensiero fisso nella mente. Non vedevo l'ora di            andarmene in pensione. Figuratevi che il primo giorno di lavoro ho cominciato subito     a contare i giorni che mancavano per arrivare alla pensione. Io la pensione me la   sognavo anche la notte e ora, quando la vado a prendere alla posta e la tocco con le    mani, mi emoziono sempre. E' una bella sensazione quella che si prova a riscuotere la       mesata senza avere prima lavorato. Tiè! (Fa il gesto dell'ombrello) Eh, eh, eh! E' una      soddisfazione che ti ripaga di tutti i sacrifici che hai fatto nella vita.

Assunta:          Avete ragione. La pensione è il sogno di tutti gli italiani.

Nonno:            Speriamo che per i nostri giovani la pensione non rimanga solamente un sogno e la          vedono soltanto con il binocolo. 

Assunta:          Sentite, se voi siete d'accordo possiamo fare uno scambio alla pari. Io sono disposta a

                        collaborare con la vostra famiglia.    

Lora:               Comare, non createvi problemi. Dove si mangia in quattro si mangia anche in cinque.

                        Si aggiunge un posto a tavola e poi.... pensa Dio.

Assunta:          Io mi accontento solamente di un piatto di minestra e di un letto per dormire.

Lora:               Voi siete la benvenuta in casa nostra e, poco o tanto, mangerete quello che mangiamo 

                        noi. Un po' di solidarietà è quello che ci vuole.

Assunta:          Voi dite bene. Ma nel mondo domina invece l'egoismo ed è raro trovare negli altri           tanta generosità. Voi sì che siete gente per bene, gente speciale con un cuore d'oro.

Lora:               Comare Assunta, venite con me e vediamo che si può fare (Escono le due donne). Nonno:                        Questa casa è diventata la succursale della Charitas, ma come si dice: finché c'è la           pensione per tappare i buchi c'è anche speranza di andare ancora avanti, no?

Scena quinta

( Nonno e Renato )

Renato:           (Parla come se fosse un po' ubriaco e con una leggerissima balbuzie, da utilizzare            cum granu salis solo per  qualche momento topico o nella locuzione : è vero o non è   vero? ripetuta  più volte come domanda retorica) Io sono Renatino, detto anche lo    zoppino, per    via di questa gamba claudicante. (Mostra al pubblico la gamba             difettosa) Io ancora non faccio parte di questa famiglia, ma ho già qualcosa in      comune con alcuni dei suoi componenti perché sono anch'io  disoccupato.... a tempo indeterminato. (Si rivolge al nonno) Scusate se arrivo inaspettato in questa    casa, ma mi hanno detto che quella macchina di colore verde scuro, parcheggiata in                         seconda fila, è proprio quella vostra.

Nonno:            Si, si. ha ragione. E' stato quel fesso di mio figlio che l'ha  lasciata in seconda fila            incustodita.

Renato:           Incustodita veramente non direi. Allora io che ci sto a fare là sotto?

Nonno:            Perché lei è il custode di tutte le macchine parcheggiate in seconda fila?

Renato:           Magari fosse come dice lei!

Nonno:            Se per caso intralcia il traffico, vado a chiamare subito mio figlio e in quattro e    quattr'otto gliela faccio levare.

Renato:           No, no. Di questo lei non si deve preoccupare.

Nonno:            E se poi gli fanno la contravvenzione?

Renato:           Per la contravvenzione non c'è nessun problema. So io come fargliela evitare.

Nonno:            Dica la verità: lei è un normale vagabondo o è per caso un..... mariolo?

Renato:           Mariolo io? Per carità....Io sono un aspirante..... lavoratore itinerante.

Nonno:            Ah! Ho capito. Lei è un disoccupato di passaggio?

Renato:           In un certo senso è come dice lei ma, strada facendo, provo a fare qualcosa.

Nonno:            Scusi, ma come fa ad essere così sicuro che il vigile non gli fa la contravvenzione?

Renato:           Dottò.....

Nonno:            Non sono dottore.

Renato:           Cavaliere...

Nonno:            Non sono cavaliere.

Renato:           Ma come, in Italia sono tutti dottori o cavalieri e lei invece...

Nonno:            Ed io non sono niente, va bene? Mi dica piuttosto come fa a non farci fare la multa.

Renato:           Dottò, lasci fare a me. E' l'esperienza che mi aiuta. L'esperienza di un uomo, che ha        sofferto nella vita e che si è dovuto sempre arrangiare per guadagnarsi la pagnotta.         Vede questa gamba malandata, che mi costringe a zoppicare? (Fa qualche passo     per       mostrare il suo difetto) La vede? Piuttosto che aiutarmi a camminare io me la     devo trascinare perché questa è una gamba parassita.

Nonno:            Parassita è la gamba?

Renato:           Si. Le nostre gambe, dottò, sono come tutti i cristiani: ci sono quelli, che hanno

                        voglia di lavorare e ci sono quelli vagabondi.

Nonno:            Di questo sono convinto anch'io perché ne ho fatto esperienza personale in casa mia.

Renato:           Ci sono quelli intelligenti e ci sono quelli somari. Ci sono quelli fortunati e ci sono           quelli disgraziati. Quelli disgraziati sono costretti a vivere alle spalle degli altri come     la gamba mia, che sfrutta la gemella.

Nonno:            Quello che lei dice è sacrosanto, ma non capisco dove vuole arrivare con questo   suo      ragionamento sopraffino.     

Renato:           Dottò, le sembra giusto che io con questa gamba sgangherata debba fare le salite e le      discese come fanno tutti gli altri? Non le sembra che il mondo è fatto male?

Nonno:            Secondo me Dio ha creato i monti e le vallate per darci l'idea delle difficoltà, che            dobbiamo affrontare in questa vita.

Renato:           Così dice lei? Secondo me Dio nella sua onnipotenza ha pensato solamente agli                                       uomini, che Gli sono venuti bene, ma non ha tenuto conto di quelli difettosi come           me. A me hanno raccontato che, quando il Padreterno si è accorto che alcune sue     creature non erano perfette, gli ha fatto una scenata della....Madonna a tutti i suoi           collaboratori e gli ha lisciato anche il pelo. Eh, eh!

Nonno:            Ah, si? Questo non lo sapevo.

Renato:           E, per compensarli delle malfatture, quelli disgraziati come me li ha dotati tutti della       fantasia.

Nonno:            Bella questa storia, chi gliel'ha insegnata a lei?

Renato:           Me l'ha insegnata la vita. Chi me la doveva insegnare?

Nonno:            La vita? Bravo! Senza volere lei mi ha dato una bellissima risposta. Me l'ha          insegnato la vita. Bravo!  Bravo! (Gli dà una pacca sulla spalla che lo fa traballare).

Renato:           Se Dio non mi avesse dato la fantasia io sarei già morto di fame. Quando ero       ragazzo e vedevo i miei compagni correre a destra e a manca, mi dicevo: se tutti          corrono ed io non posso farlo, come faccio ad andare appresso al mondo, che va così          veloce?

Nonno:            E come ha risolto poi il suo problema?

Renato:           L'ho risolto con la fantasia. Veda, dottò, io sono quasi... analfabetico di natura ma ho      capito una cosa importante della vita. Quando non hai nulla, cui appigliarti, basta un             po' di fantasia per cambiare il tuo destino.

Nonno:            E così in quattro e quattr'otto ha deciso di fare il posteggiatore in questa strada?

Renato:           Oggi questo, domani un altro lavoro. Quando la mattina mi alzo dal letto, io non so        mai come andrà la mia giornata. Me la devo ogni giorno costruire. Oggi faccio il      posteggiatore in questa strada, domani farò in  un altro posto quello che vuole Dio.

Nonno:            Questo non è giusto perché ognuno dovrebbe avere invece il suo lavoro fisso.

Renato:           E che c'è di giusto in questo mondo, cavaliere?

Nonno:            Se siamo tutti figli dello stesso Dio, dovrebbe esserci più eguaglianza tra di noi.

Renato:           Io oramai non mi meraviglio più di niente. Mi trascino la mia gamba e vado          avanti, cercando di trascorrere a la meno peggio le mie giornate.

Nonno:            Mi scusi, andiamo subito al sodo. Quanto le debbo dare per la....custodia della    macchina, parcheggiata in seconda fila?

Renato:           Un euro soltanto ma....l'offerta è libera..... al rialzo.

Nonno:            Mi tolga la curiosità. Lei naturalmente è un abusivo?

Ranato:           Se è per questo io sono abusivo anche come cittadino perché nessuno mi ha         autorizzato a nascere. A dire la verità mi sono trovato vivo senza saperlo ma poi, strada facendo, ci ho preso gusto pure io a vivere.

Nonno:            Me la vuole dire una cosa in confidenza? Come fa a convincere il vigile a non farci         la contravvenzione?

Renato:           Io glielo dico in gran segreto, ma mi raccomando di non spargere la voce se no mi fa       perdere la giornata. Oggi i vigili urbani hanno fatto sciopero ed io ne ho approfittato           

                        per improvvisarmi posteggiatore itinerante.

Nonno:            Bravo! Bravo! (Gli dà alcune pacche sulle spalle che lo fanno visibilmente            traballare) Bella fantasia, non c'è che dire. Bravo! Le faccio i miei complimenti.

Renato:           Dottò, io la ringrazio per i complimenti ma se mi dà un'altra botta di queste          sulle spalle, c'è pericolo che mi si scassa anche l'altra gamba, quella buona.

Nonno:            Mi scusi, mi scusi. Ora vado a chiamare mio figlio per fargli saldare il debito, che ha       con lei. Aspetti un momento, non vada via, mi raccomando. (Esce).

Renato:           Non me ne vado, non me ne vado, stia tranquillo. Faccia pure con comodo, dottore,        io di qua non mi muovo.

Nonno:            Non sono dottore. Come glielo debbo dire che non sono dottore? (Esce).

Scena sesta

( Renato e Giobbe, quindi Caterina )

Renato:           (Rimasto solo ispeziona in fretta e furia la casa come se cercasse di scoprire          qualcosa  di interessante).

Giobbe:           (Entra) Mio padre mi ha detto che vi devo dare cinque euro (gliele dà).

Renato:           Ah, si. Grazie. Questo era un vecchio debito, del quale mi ero già scordato.

Caterina:         (Entra ancheggiano su tacchi a spillo, rossetto rosso fuoco sulle labbra) Giobbe, sai         mica se il nonno è andato a riscuotere la pensione stamattina?

Giobbe:           Mi sembra di no, anzi ti devo dire che tuo nonno era molto nervoso stamattina.

Renato:           Buon giorno, signorina, come sta lei?

Caterina:         Bene, bene, grazie. E lei che ci fa qua?

Renato:           Io? Niente. Io....sono di passaggio, sono itinerante.....

Caterina:         Giobbe, ti volevo dire che, se non torno per l'ora di pranzo non vi dovete preoccupare.

Giobbe:           Perché, dove vai?

Caterina:         Ho un appuntamento con un impresario.

Giobbe:           Con un impresario di case?

Caterina:         Che c'entrano ora le case? Ho un appuntamento con un impresario teatrale.

Giobbe:           Un impresario teatrale?

Caterina:         Si. Cosa c'è di strano se ho un appuntamento con un impresario teatrale?

Giobbe:           Caterina, dimmi la verità, vuoi fare qualche pazzia oggi?

Caterina:         Nessuna pazzia. Voglio dare finalmente spazio alla mia fantasia. Addio, bello. (Gli          dà un bacio sulla guancia) Ah! Dimenticavo: salutami i nonni, non te lo scordare.        Buon giorno anche a lei......, signore.

Renato:           In bocca al lupo, signorina.

Caterina:         Crepi il lupo e tutti i suoi....lupini.

Renato:           Questa ragazza è veramente bella, anzi vista da vicino mi sembra ancora più bella. E'       vero o.... non è vero?           

Giobbe:           Perché voi la conoscete?

Renato:           Si, ma solo di vista. La vedo passare ogni mattina e mi ha colpito per la sua          straordinaria bellezza.         

Giobbe:           Caterina è mia nipote. Lei è fissata con la danza. Le piace ballare.

Renato:           Quanti anni ha tua nipote?

Giobbe:           Ha compiuto ventiquattro anni l'altro ieri.

Renato:           E' molto sviluppata, la signorina.  Sai, da qualche tempo io la tengo d'occhio.

Giobbe:           Chi?

Renato:           Caterina.

Giobbe:           Oh! Statevene alla larga da mia nipote, altrimenti mio padre si potrebbe anche     incazzare.       

Renato:           Quale è la stanza dove dorme tua nipote?

Giobbe:           Caterina non ha una stanza tutta per sé. La sera noi tiriamo giù questo divano letto e       lei dorme qua.

Renato:           Ah! Dorme qua, la bellona. Buono a sapersi. Senti, non è per sapere i fatti tuoi ma tu       che lavoro fai?

Giobbe:           Io purtroppo non lavoro. Sono ancora disoccupato.

Renato:           Non mi dire che vivi ancora sulle spalle di tuo padre?

Giobbe:           Se non ho ancora trovato la strada giusta che ci posso fare io?

Renato:           Senti, senti, ma.... a donne....., a donne, come sei messo?

Giobbe:           Né bene, né male. Quando ho trenta euro disponibili vado con qualche donna di strada.

Renato:           Davvero? Perché non ce l'hai la fidanzata?

Giobbe:           Si, ce l'ho la fidanzata. Ma lei da quell'orecchio purtroppo non ci sente.

Renato:           Ah! Da quell'orecchio non ci sente la tua fidanzata?

Giobbe:           No. Non ci sente. Dice che a letto insieme ci andiamo solo quando siamo sposati,            secondo l'insegnamento di Santa Romana Chiesa. Se mi sposi, mi ha detto, ti faccio          fare l'amore tutte le volte che vuoi.

Renato:           Così ti ha detto lei?

Giobbe:           Si, si. Mi ha detto che dopo il matrimonio mi fa fare l'amore tutte le volte che      voglio io.

Renato:           Se la tua fidanzata ti ha detto così allora siamo a cavallo!

Giobbe:           Perché siamo a cavallo?

Renato:           Come perché? Fa' funzionare un po' la fantasia! Dimmi una cosa. Se tu avessi tanti          soldi a disposizione quante volte ci andresti con quelle.... donnacce di strada?

Giobbe:           Come minimo ci andrei una o due volte la settimana.

Renato:           Caspita! Anche otto volte al mese?

Giobbe:           Eh, si.

Renato:           Allora il conto è presto fatto. Tre per otto non fa ventiquattro?

Giobbe:           Tre per.....otto....si, si, fa proprio ventiquattro. Che vuole dire se fa ventiquattro?

Renato:           Vuole dire che siamo a cavallo.

Giobbe:           Scusate, ma voi che c'entrate? Perché dite che “siamo” a cavallo?

Renato:           Se ho detto così tu non ci fare caso. Io penso che tu ti puoi sposare a occhi chiusi.

Giobbe:           Ma se vi ho appena detto che sono ancora disoccupato?

Renato:           Sciocchezze! Anche uno, che è disoccupato, ha diritto di sposarsi e di fare l'amore          con sua moglie. Ma che stiamo scherzando?

Giobbe:           Ah, si?

Renato:           Certo. Se tu con le donne di strada non ci vai nemmeno una volta quanto risparmi in       un mese?

Giobbe:           Risparmio quasi duecentocinquanta euro.

Renato:           Ecco vedi, se ti sposi puoi risparmiare almeno duecentocinquanta euro al mese che,        di questi tempi, non sono pochi. Ma attenzione! Attenzione, ora viene il bello, perché         una volta sposato tu puoi fare l'amore anche tutti i giorni. Non è vero?

Giobbe:           Si, si. Questo la mia ragazza me lo ha garantito.

Renato:           E allora siamo a cavallo!

Giobbe:           Tutti e due?

Renato:           Si.

Giobbe:           Speriamo che il cavallo non si stanchi.

                        E ora segui il mio ragionamento, segui, segui: se con tua moglie fai l'amore tutti i             giorni tu risparmi trenta euro al giorno, è vero o.... non è vero questo?

Giobbe:           Si, si. E' vero, è vero.

Renato:           E  trenta euro al giorno ..... quanti sono in un mese? Quanti sono?

Giobbe:           Quanti sono?

Renato:           Lo chiedi a me, che sono mezzo... analfabetico di natura?

Giobbe:           Tre per tre  fa nove...quindi....Oh! Mi.....!Sono novecento euro al mese.

Renato:           Esatto. Novecento euro al mese. Bravo! Siamo in una botte di ferro.

Giobbe:           Con tutto il cavallo?

Renato:           Con il cavallo o senza cavallo..... Novecento euro    al mese sono o non sono una bella cifra, di' la verità?

Giobbe,           Novecento euro al mese per me sono una vera pacchia. Un bello stipendio.

Renato:           Hai visto? Con quello che risparmi, facendo l'amore  con tua moglie, ci puoi pagare         l'affitto di casa e ci potete mangiare bene tutto il mese. E così il tuo problema è già   risolto.

Giobbe:           Scusate, don....don..?

Renato:           Renato, detto Renatino lo zoppino, per via di questa. gamba........

Giobbe:           Scusate, don Renato, ma oltre l'affitto di casa e la spesa per il mangiare quando si                       mette su famiglia c'è da pagare anche acqua, luce, gas......ve ne siete forse          dimenticato?

Renato:           E che problema c'è per uno come te? Quando arriva la bolletta del gas, dell' acqua o        della luce, fai un po' di straordinario e risparmi un altro po' di soldi. Siamo in una           botte di ferro.

Giobbe:           Se con  lo straordinario ci devo pagare l'acqua, la luce ed il gas, come faccio a      risparmiare i soldi per comprarmi la macchina, i vestiti e per fare tutte le altre spese? 

Renato:           E gli amici che ci stanno a fare? Che ci stanno a fare gli amici?

Giobbe:           Che ci stanno a fare?

Renato:           A cosa servono gli amici, se non ci si aiuta nel momento del bisogno? Tu sposati tranquillamente e, quando ti senti stanco, non fare complimenti. Ti aiuto io a risparmiare con tua moglie. Mi fai un colpo di telefono ed io arrivo come             un falco.

Giobbe:           Vi ringrazio, don Renato, voi sì che siete un vero amico.

Renato:           Io mi accontento di una modesta percentuale su quello che risparmi quando faccio          l'amore con tua moglie.

Giobbe:           Ma che modesta percentuale d'Egitto? Caso mai facciamo metà per uno. Mica voglio      approfittare della vostra cortesia.

Renato:           Allora facciamo fifty fifty e non se ne parla più.

Giobbe:           Scusate, ma se è vero quello che voi dite, come mai nel mondo c'è ancora tanta gente      che muore di fame?

Renato:           Quella che muore di fame è gente che non fa mai l'amore e, perciò, non risparmia.

Giobbe:           Ho capito. E' gente disamorata.

Renato:           Solo con l'amore e con la solidarietà si può sconfiggere la fame nel mondo. Ed ora          me ne vado perché qua sotto ci sono tante macchine parcheggiate in seconda fila.        Arrivederci e buona fortuna, caro (Esce).

Giobbe:           Sentite, visto che ci siete, gliela date per favore una guardata anche alla macchina           mia? E' quella di colore verde scuro parcheggiata in seconda fila.

Scena settima

                                                               

( Giobbe, Nonno )

Nonno:            (Entra) Se ne è andato quel signore che zoppicava?

Giobbe:           Si. Ha detto che aveva tante cose da fare e se ne andato.

Nonno:            Quell'uomo mi ha detto delle cose interessanti.

Giobbe:           A me.... mi ha spiegato molto bene come si deve fare per risparmiare.

Nonno:            Beato chi ancora lo può fare. Sono anni che io non riesco più a risparmiare, caro mio.

Giobbe:           Nulla, nulla, papà? (Mima il gesto con il pollice e l'indice distesi).

Nonno:            Nulla.

Giobbe:           Mi dispiace.

Nonno:            Dispiace anche a me. Ma, nonostante la buona volontà di tua madre, poveretta, che         non lascia nulla di intentato, non c'è niente da fare. Non ci riesco più.

Giobbe:           Niente, niente?

Nonno:            Niente e, francamente, ci rimango male.

Giobbe:           Che ci vuoi fare, papà? Questa è la vita.

Nonno:            Tua madre dice che  mi devo             rassegnare perché oramai non c'è più possibilità di   risparmiare.

Giobbe:           Che ne sa lei di queste cose? Potrebbe anche essere una crisi passeggera.

Nonno:            No! Altro che passeggera. Qua stiamo andando di male in peggio. Secondo me è             difficile che la situazione si possa raddrizzare nuovamente (Mima con la mano).

Giobbe:           Tu dici ca oramai non si..... raddrizza più?

Nonno:            Ma che? Io ho anche perso la speranza con questi governanti incompetenti.

Giobbe:           Mamma ha detto che da giovane.... invece risparmiavi.

Nonno:            Da giovane sì. Quando eravamo fidanzati io e tua madre abbiamo cominciato subito       a mettere da parte..... qualcosina. Poi nei primi anni di matrimonio ci siamo messi di     buzzo buono   ed abbiamo risparmiato i soldi per comprarci la casa. Di riffe o di raffe          ogni giorno si risparmiava qualche cosa.

Giobbe:           Ogni giorno?

Nonno:            Certo. Non passava giorno senza che avessimo risparmiato.

Giobbe:           Scommetto che facevi anche lo straordinario?

Nonno:            Altro ché, se lo facevo!         

Giobbe:           Specialmente quando arrivava la bolletta dell'acqua, del gas, della luce..., vero, papà?

Nonno:            Acqua, luce, gas...Le spese erano tante. Anche tua madre si dava da fare. Lei era             infaticabile, non si stancava           mai, poverina. Era giovane allora. Figurati che per   risparmiare qualche lira andava anche ai mercati generali, povera donna.

Giobbe:           Ai mercati generali andava per risparmiare?

Nonno:            Si, si. Ai mercati generali la conoscevano tutti e le volevano un gran bene. Eh, si!             “Lora, vieni da me”, diceva il fornaio, “no, no, vieni prima da me”, diceva il     pescivendolo e lei con il suo sorriso...... li accontentava tutti, poverina.

Giobbe:           Li accontentava tutti?

Nonno:            Tutti, tutti. Il fruttivendolo, il salumiere...La mattina con santa pazienza se li passava       tutti, uno a uno.

Giobbe:           Uno a uno se li passava?

Nonno:            Uno a uno. Meticolosamente. Ai mercati generali c'è tanta concorrenza, figlio mio.         

                        Tua madre controllava i prezzi, li metteva a confronto e poi decideva a chi dare la sua     preferenza.

Giobbe:           Ed alla fine a qualcuno gliela dava?

Nonno:            Certo che gliela dava. E poi ci faceva anche la spesa.

Giobbe:           Cose da pazzi! Per questo la conoscevano tutti?

Nonno:            Con il macellaio, però, era diverso perché..... C'era un vecchio macellaio, che la    trattava meglio degli altri e per lui la preferenza era scontata. Tua madre c'aveva             preso confidenza e gli si era anche affezionata, per questo non lo voleva cambiare. Le    dava certi pezzi di filetto.....e la faceva risparmiare tanto.

Giobbe:           E tu eri contento?

Nonno:            Certo che ero contento. Anzi io la incoraggiavo a farlo.

Giobbe:           Che schifo! Io, però, questo lato della famiglia non lo conoscevo ancora.

Nonno:            Per farvi crescere bene io e tua madre avremmo fatto anche i salti mortali.

Giobbe:           Lo sai che ti dico? A questo punto era meglio se morivamo tutti di fame.

Nonno:            Ah, si? Questa è la riconoscenza che hai nei confronti di tua madre, che si è         sacrificata per farci stare meglio? Poi tua madre si è fatta vecchiarella e ai mercati        generali non ci è voluta più andare. Oh! Ha detto di no e non c'è stato verso di farle     cambiare idea. Dice che non se la sente più di fare quella vita perché per lei è troppo             faticosa.

Giobbe:           Ha ragione. Alla sua età...  tutti i giorni dell'anno.... ma che siamo pazzi?

Nonno:            Tutti i giorni tranne la domenica, naturalmente.

Giobbe:           Ah! Almeno la domenica si riposava?

Nonno:            Certo. I mercati generali la domenica sono chiusi.

Giobbe:           Meno male!

Nonno:            Con il traffico che c'è tua madre dice che quella è diventata una strada  pericolosa.

Giobbe:           Quella, che avevate preso voi, è una brutta strada, papà, una strada schifosa. Dai retta     a me, non ce la fare andare più mamma in quei paraggi.

Nonno:            Io le ho detto invece che se cambia idea ce l'accompagno volentieri. Ora, che sono          pensionato, ho più tempo libero. Sai, oggi sono tempi duri, la pensione non basta più   e un po' di risparmio francamente ci farebbe comodo a tutti.

Giobbe:           Papà, ti posso dire una cosa a quattr'occhi, da uomo a uomo? Io non ti ci facevo così       cinico.

 

Scena ottava

( Nonno, Giobbe, Lora e Assunta )

Lora:               (Entra insieme ad Assunta).  Che c'avete voi due da confabulare?

Nonno:            Niente. Gli stavo dicendo come facevi quando eri giovane per risparmiare.

Lora:               Facevo come le altre donne. Me ne andavo tutti i giorni ai mercati generali.

Assunta:          Anch'io ci andavo e risparmiavo tanti soldi.

Giobbe:           Ora vostro marito non..... risparmia più?

Assunta :         Quel cornuto risparmia lo stesso e si mette tutti i soldi in tasca.

Giobbe:           Da solo?

Assunta:          Lui risparmia e non rende conto a nessuno.

Giobbe:           Ora vado a verificare se si può risparmiare anche da solo e poi torno. (Esce).       

Lora:               (Rivolta al marito) Sai per caso dove è andata Caterina?

Nonno:            Non ne ho la più pallida idea.

Assunta:          Io l'ho vista mentre si preparava per uscire. Scommetto che aveva un appuntamento       

                        galante.

Nonno:            Quella ragazza da qualche tempo non è più la stessa. Ha troppi grilli per la testa.

Assunta:          Io l'ho vista mentre si metteva il rossetto sulle labbra ed indossava le scarpe con i            tacchi a spillo e vi assicuro che faceva la sua figura. Caterina è una ragazza che si fa       guardare. Chissà quanti giovanotti le hanno messo gli occhi addosso?

Lora:               Io non so più a cosa pensare. Donna Assunta, secondo voi è il caso di chiedere    notizie al vicinato?

Assunta:          Per il momento io ve lo sconsiglio perché si rischia di creare tanta confusione per             nulla.

Nonno:            Secondo me è meglio aspettare ancora un poco prima di fasciarci la testa.

Lora:               Quello, che mi fa specie, è che non ha lasciato detto niente. Che le costava dire che         poteva anche tardare? Una si metteva il cuore in pace ed aspettava serenamente.

Assunta:          Eh! Comare mia, i ragazzi non si rendono conto dei dispiaceri che ci danno e si    comportano come se al mondo fossero da soli.

Giobbe:           (Entra). Ah! Bene. Visto che ci siete tutti vi voglio comunicare che ho deciso       finalmente di sposare.

Lora:               Lo hai deciso ora di sposare?

Giobbe:           Si.

Assunta:          Se è così io ti faccio i miei auguri.

Nonno:            Giobbe, hai trovato per caso un buon lavoro?

Giobbe:           No, papà.

Nonno:            Allora come fai per mantenere la famiglia?

Giobbe:           Lo so io come faccio. Tre per otto non fa ventiquattro?

Nonno:            Si, caro, fa ventiquattro.

Giobbe:           E allora siamo a cavallo.

Nonno:            Che significa: siamo a cavallo? Che significa?

Giobbe:           Lo so io. Lo so io. Tre per tre quanto fa?

Nonno:            Tre per tre fa nove.

Giobbe:           Allora oltre che a  cavallo siamo anche in una botte di ferro.

Nonno:            Io non ci sto capendo niente con questa tavola pitagorica. 

Lora:               Giobbe, pensaci bene prima di parlare di matrimonio con la tua fidanzata, se no rischi     di farla rimanere delusa quella povera ragazza.

Nonno:            Se il tuo progetto è serio  io ti do la mia benedizione ma.....

Assunta:          Come fai a mantenere la famiglia?

Giobbe:           La mia ragazza mi ha promesso che se ci sposiamo mi fa risparmiare più di           novecento euro al mese.

Lora:               Come fa a risparmiare quella povera ragazza se non hai uno stipendio sul quale può         contare?

Giobbe:           Mamma, tu statti zitta, per favore.

Assunta:          Questo ragazzo oggi parla in un modo strano. Vorrebbe dirci qualcosa ma non si fa          capire.

Nonno:            Non lo contrariate per favore perché Giobbe è un ragazzo buono e caro e, per fare           contenta la sua fidanzata, le darebbe anche il cuore. Perciò è meglio se rimandiamo a             dopo la discussione. Va bene, Giobbe?

Giobbe:           Si, papà. Rimandiamo a dopo la discussione.  A proposito.....

Nonno:            A proposito! Lo sapete che mi sono scordato di riscuotere la pensione?

Giobbe:           A proposito....

Lora:               Stai zitto tu.

Assunta:          Comare, prima sentiamo a che proposito Giobbe dice: “a proposito” e poi vediamo

                        se  lo sta dicendo a...proposito oppure a sproposito.

Giobbe:           A proposito.....vi volevo dire che Caterina.....

Lora:               Oddio! Parlando, parlando ci siamo scordati di Caterina. Cosa ha fatto Caterina? (Lo     tira verso di sé).

Nonno:            Cosa le è successo a Caterina? (Lo tira verso di sé).

Assunta:          Dove è andata Caterina?  (Lo tira verso di sé).

Nonno:            Che le è successa una disgrazia a Caterina? (Lo tira a sé).

Lora:               Parla, non ci fare stare in pensiero (Lo tira a sé).

Giobbe:           Oh! Mi state facendo girare come una trottola. Vi volevo dire che Caterina....aveva         un appuntamento di lavoro con un impresario.

Assunta:          Con un impresario di pompe funebri?

Lora:               Perché di pompe funebri, poverina?

Giobbe:           Ma che pompe funebri! Aveva un appuntamento con un impresario teatrale e mi ha          lasciato detto che, se faceva tardi, non ci dovevamo preoccupare.

Lora:               Ah! Meno male.

Giobbe:           Meno male un corno. Io penso che Caterina se n'è scappata con l'impresario teatrale.

Lora:               (Grida) Oddio! Caterina è scappata di casa? Caterina è scappata di casa.....Oddio,          oddio... mi sento male.....Caterina è scappata di casa....e ora io che faccio? Che          faccio....se mia nipote è scappata con un impresario teatrale?  (Si dispera).

Nonno:            Io l'ho  sempre detto che farla ballare era una vera e propria...impresa.

Lora:               Mi sento male.....mi sento male.... Aiuto....aiuto.....!

Lora!               Lora! Lora! Per favore.....non fare così. Lora! Lora! Lora! (Cerca di consolarla).

Giobbe:           (Guarda l'orologio) L'una e un quarto è, papà.

Nonno:            (Alla moglie, che continua a disperarsi) Lora! Lora! Lora.....! Suvvia....Lora!

Giobbe:           L'una e un quarto è, papà. L'una e un quarto....

Nonno:            (Infastidito) Ho capito che è l'una e un quarto ma ora basta perché sei noioso.

Giobbe:           Allora perché tu continui a chiedere l'ora?

Nonno:            Quale ora  sto chiedendo, bestia! Io sto chiamando tua madre. Lora! Lora! Lora!

Giobbe:           Ah! Lora senza... l'apostrofo?

Calmati,          Che c'entra ora l'apostrofo? Lora, ascolta me: non è successo niente. Non è successo       niente.

Giobbe:           Come non è successo niente? Caterina è scappata con l'impresario e tu dici che non è     

                        successo niente?

Lora:               Hai sentito che è scappata?

Nonno:            Ti vuoi stare un po' zitto, per favore?

Assunta:          Giobbe, ma tu sei sicuro che Caterina è scappata?

Giobbe:           Sicuro, sicuro, no. Siccome aveva il rossetto e le scarpe con i tacchi a spillo  mi sono        immaginato che.......

Assunta:          Secondo te tutte le ragazze, che si mettono il rossetto e le scarpe con i tacchi a spillo       scappano di casa? 

Giobbe:           Secondo me Caterina è scappata di casa perché mi ha detto di salutare i nonni.

Lora:               (Rivolta al marito) Hai sentito? Gli ha detto di salutare i nonni. Quella è scappata di        casa veramente. La colpa  è tua perché non le hai voluto dare i soldi per la danza.        Si, si. Per colpa  tua questa famiglia si sta disgregando, sta andando a rotoli ....   (Piange). Povera ragazza...chissà in quali mani è capitata?

Nonno:            Che colpa ho io se la pensione non basta più per coprire tutte le spese?

Lora:               Se invece di fare l'operaio tu facevi l'ingegnere a quest'ora non avevi una pensione di      fame. Che hai lavorato a fare per quarant'anni?

Nonno:            Perché milletrecento euro al mese ti sembrano pochi?

Lora:               Milletrecento euro di pensione oggi come oggi sono niente. Niente sono, capisci?

Nonno:            Se per te non sono niente mi dispiace ma io ho la coscienza pulita perché ho fatto

                        sempre il mio dovere.

Lora:               Con la coscienza pulita non si mangia, caro mio. Forse, si poteva risparmiare        qualcosa per fare contenta quella ragazza.... Gioia di nonna, se n'è andata via di casa           perché non avevamo più i soldi per farla ballare! Ma insomma.....

Nonno:            Dimmi tu come si fa a risparmiare se milletrecento euro al mese sono niente?  

Lora:               Che c'entro io? Ci devi pensare tu a queste cose. Tu hai lavorato tanti anni senza concludere niente.

Giobbe:           Papà, io lo so come si fa per risparmiare.

Nonno:            Zitto, tu. La verità è che ci sono troppe spese in questa casa e la pensione non basta         più.

Lora:               Forse è meglio se vado un'altra volta ai mercati generali.

Giobbe:           Dove vai, tu? Papà,  ai mercati generali lei non ci deve andare più. La mamma è              vecchiarella e certe cose  non le deve fare.

Lora:               Tu pensa ai fatti  tuoi. Vecchiarella o no, lo so io quello che posso fare oppure no.

Nonno:            Giobbe, tua madre ha ragione. Se per il bene della famiglia vuole   andare ai mercati        generali l'accompagno io con la macchina. Vecchia o non vecchia l'importante è che          lei riesca ancora a risparmiare qualcosa.

Giobbe:           Ah, si? Allora ditelo chiaramente che in  questa casa siete tutti depravati! Ecco quello     che siete: un pugno di depravati! Si, si. Siete depravati! De-pra-va-ti! Una famiglia       tutta piena così.... di depravati....... che io ancora manco vi conoscevo così.

Assunta:          Ma cosa stai dicendo, screanzato?

Giobbe:           Se li difende vuole dire che è depravata pure lei.                

                        (Esce mentre   gli altri si guardano in faccia sbigottiti).

Assunta:          Ma cosa gli è preso oggi a questo ragazzo........?

Lora:               Boh! Io non ci sto capendo nulla.

Nonno:            Nemmeno io ci capisco niente.  Nemmeno io.....                                    

        

FINE DEL PRIMO ATTO

Pensione e fantasia

ATTO SECONDO

Scena prima

( Nonno, Lora, Assunta, quindi, Elena e Giobbe )

Nonno:            Ora cerchiamo di non perdere la calma, per favore. Prima di chiamare la polizia   sentiamo cosa ne pensa anche sua madre.

Lora:               Fra poco Elena viene, così ci può dare anche il suo parere.

Nonno:            Un motivo di più per non essere precipitosi.

Lora:               Io temo che qualcuno le possa fare del male a Caterina. Ci sono in giro troppi      delinquenti, che si approfittano delle ragazzine ingenue che vogliono fare teatro.

Nonno:            Caterina è una ragazza giudiziosa e sa quello che fa. Andandosene via di casa, lei            sapeva benissimo a cosa andava incontro.

Lora:               Su questo non c'è dubbio, è una ragazza che ha cervello e lo fa funzionare.           Ma... Cosa ne dite voi, donna Assunta?

Assunta:          Non vorrei fare l'uccello del malaugurio ma il suo silenzio mi fa pensare male.

Lora:               Temete anche voi che sia incappata in qualche delinquente?

Assunta:          Per esperienza personale posso dire con certezza che degli uomini non ci si può    fidare. A volte quello, che credi tredici, può risultare invece trentuno.

Lora:               Come è accaduto a voi, vero comare?

Assunta:          Proprio perché è capitato a me non sono tanto tranquilla.

Nonno:            I casi della vita sono tanti ma per fortuna non sono tutti negativi. A volte....

Loira:              Tu credi che abbia trovato invece la strada giusta per realizzare finalmente il suo sogno di ballare?

Nonno:            Io lo spero ma non ne sono sicuro. (Nel frattempo entra Elena. A prima vista non            sembra molto                         preoccupata.   Veste in modo elegante ma fin troppo vistoso. Scarpe           con tacco molto alto e labbra rosso fuoco). Oh! Elena,meno male che sei arrivata.

Elena:              (Come hanno fatto tutti gli altri personaggi, si presenta) Si. Io sono Elena, la madre         di Caterina ed ho quarantadue anni. Mi sono separata da mio marito quando ero         incinta di tre mesi perché quel delinquente  mi voleva fare abortire. Ho tirato su questa figlia come meglio ho potuto, con l'aiuto di mia madre (guarda il padre) ed                    anche di mio padre naturalmente, che per fortuna ha una buona pensione con la quale     ci campa tutta la famiglia. Io mi sono sempre data... da fare ed ancora oggi me ne do      abbastanza, ma per il mestiere, che faccio, ho preferito tenere Caterina a debita             distanza. Per questo l'ho affidata ai nonni (Si rivolge, quindi, alla madre) A                     proposito, avete avuto notizie di Caterina?

Lora:               Per ora nessuna notizia, figlia mia.

Nonno:            Nell'attesa che tu arrivassi abbiamo fatto mille congetture senza concludere niente.

Lora:               Io non so più a cosa pensare.

Elena:              Mamma, non ti devi preoccupare. Caterina sa come comportarsi. Vivendo insieme a        voi, grazie a Dio, si è formato il suo carattere ed ora è pronta per farsi la sua vita.

Lora:               Per me è sempre una bambina quell'anima innocente.

Assunta:          Qua forse vi state sbagliando, cara comare, perché quella, che voi considerate ancora      una bambina, è cresciuta ed è diventata una bella signorina.

Nonno:            A dire il vero Caterina ha un carattere un po' duro ed a volte è anche prepotente specialmente con chi le vuole bene.

Lora:               Tua figlia se n'è andata via senza dirci niente e ci ha fatto rimanere con un palmo di       

                        naso.

Nonno:            Per la verità ha lasciato detto a Giobbe che, se non la vedevamo ritornare, non ci            

                        dovevamo preoccupare.                                                                                

Giobbe:           (Entra) Si, si, l'ha detto proprio a me ed io mi sono dimenticato di dirvelo subito.

Nonno:            Elena, secondo te è il caso di avvertire la polizia della sua scomparsa?

Elena:              La polizia? Papà, ma tu mi vuoi rovinare? Con il lavoro, che faccio io, ci              mancherebbe altro che venisse la polizia a rovistare fra le cose di famiglia.

Lora:               Perché che lavoro fai tu, figlia mia?

Giobbe:           (Misterioso) Lo so io che lavoro fa mia sorella.

Lora:               Statti zitto tu e non fare confusione. Tu sei sempre in mezzo come il prezzemolo.

Elena:              Mamma, io faccio un lavoro di....... economia domestica, va bene?

Lora:               Che vuole dire un lavoro di economia domestica?

Giobbe:           Significa che lei risparmia in casa sua invece di farlo ai mercati generali. Hai capito         ora l'antifona? 

Elena:              Tu non fare tanto il saputello. Che ne sai tu del mestiere che faccio io?

Giobbe:           Me lo immagino, me lo immagino, cara sorella.

Nonno:            Lasciamo perdere questi discorsi e pensiamo piuttosto a Caterina.

Giobbe:           Io sono sicuro che lei se n'è andata via per sempre con l'impresario teatrale.

Elena:              Caterina sa quello che fa, perciò, state tranquilli che non le succede niente di male.

Giobbe:           Ieri sera, rovistando fra le carte di Caterina ho trovato un vecchio diario di quando lei    era bambina.

Nonno:            Hai trovato un suo diario? Bene! Chissà cosa c'è scritto? Potrebbe servire per       farci capire il gesto che ha fatto ora.

Giobbe:           Lo volete sapere cosa c'è scritto?

Nonno:            Certo che lo vogliamo sapere.

Elena:              Anch'io lo voglio sapere. Caterina è mia figlia.

Lora:               Sono curiosa anch'io di sapere cosa scriveva, gioia di nonna.

Giobbe:           Scriveva cose di famiglia. Scriveva di me, di te, di nonno, ma soprattutto scriveva          cose di sua madre.

Elena:              E' naturale. Con mia figlia ho sempre avuto un bellissimo rapporto e di me non    può      dire altro che bene.

Giobbe:           Infatti di te dice cose molto belle. Io ne ho staccata una pagina, che mi è sembrata          più interessante delle altre.

Lora:               Bravo, Lumacone! E ora leggi quello che c'è scritto.                      

Giobbe:           Allora io leggo e... “a chi tocca non s'ingrugni”.

Nonno:            Giobbe, non la fare tanto lunga. Leggi a voce alta così tutti possiamo sentire con le         nostre orecchie quello che c'è scritto su quel foglio.

Giobbe:           Allora comincio a leggere quello che ha scritto di Caterina. Tema  in classe “La mia         mamma”. Così si intitola il capitolo.     

Elena:              Mamma mia che emozione! 

Giobbe:           Silenzio! Svolgimento. “La mia mamma è l'angelo del focolare.....”

Elena:              Gioia di mamma!

Giobbe:           Zitta, non m'interrompere. “La mia mamma è l'angelo del focolare ma, invece      della cucina preferisce la camera da letto”. Hum! Hum! “In compenso è una cuoca       sopraffina e, quando ne ha voglia, fa un sugo con i fiocchi per condire gli spaghetti o            per insaporire gli gnocchi”.

Lora:               Che belle parole, a sentirle mi fanno venire la pelle d'oca.

Elena:              (Si asciuga gli occhi per la commozione).  Mi vengono i lucciconi agli occhi.

Giobbe:           Vado avanti?

Nonno:            Vai, vai e non ti fermare più.

Assunta:          Faccela sentire tutta d'un fiato questa bella poesia ...poetica del tema di Caterina.

Giobbe:           “La mia mamma è una donna meravigliosa e molto bella. (Tutti guardano Elena  

                        compiaciuti). E molto bella. In casa porta i.... tacchi a spillo ed indossa una          ridottissima gonnella. Prima che io    nascessi papà l'ha abbandonata.....”

Lora:               Quel cornuto di suo marito, prima l'ha messa incinta e poi l'ha lasciata, povera figlia.

Giobbe:           sss! “...ma per fortuna mia mamma non è rimasta sola. Tanti amici la vengono a    trovare e le fanno compagnia. Tanti ah! Ma tanti, tanti. Senza esagerazione posso      dire che in casa mia c'è una vera..... processione. E la mamma, poverina, per        regolarne il movimento, dà a ciascun visitatore  un..... diverso appuntamento”.

Elena:              Questo non è vero, non è vero. Questo te lo stai inventando tu per farmi fare brutta        figura davanti a tutti. Non è vero che mia figlia ha scritto queste cose, non è vero.

Giobbe:           Non è vero? Io sto leggendo paro paro quello che Caterina ha scritto nel tema.

Lora:               Elena, come mai tu gli dai l'appuntamento a chi ti viene a trovare a casa?

Elena:              Niente, mamma, stai tranquilla.  Questa è sicuramente una invenzione di Caterina           che, Dio solo sa cosa le passava per la testa quando ha fatto quel tema in classe.

Nonno:            Non ti allarmare, Lora. Sono sicuro che c'è stato un qui pro quo.....

Giobbe:           Che faccio, continuo?

Nonno:            Continua, continua ma cerca di fare meno lo smorfioso.

Giobbe:           “La mia mamma è uno splendore, un vero angelo del focolare, ed io con nessun'altra     donna al mondo la vorrei cambiare”. Siete contenti ora?

Lora:               Che carina! Hai sentito Elena? Tua figlia ti vuole un bene dell'anima. Che tema!

Giobbe:           Vado avanti?

Lora:               Vai avanti, caro e scusami se mi sono permessa di....

Giobbe:           “Sin da quando ero piccolina lei mi ha sempre coccolata ed ogni sua carezza mi ha          gratificata. La mia mamma è di facile carezza e, siccome è generosa ed altruista   assai, se qualcuno..... gliela chiede, non si rifiuta mai”.

Lora:               Cosa ti chiedono Elena?

Elena:              Non lo so, mamma. Io niente ho e niente devo dare a nessuno.

Nonno:            Lora, secondo me è meglio se ascoltiamo la lettura senza fare alcun commento.

Lora:               Forse hai ragione tu perché la cosa mi sembra ingarbugliata.

Giobbe:           “Per farmi stare buona, quando ha visite.... importanti, la mamma  mi riempie gli occhi, comprandomi dolciumi e tanti bei balocchi. Io  sono discola, la mamma invece    è... buona ma quando s'arrabbia per me sono caz..cavoli amari: (alza le spalle, come          a dire c'è scritto proprio così) perché mi prende a sculacciate, mi mette fuori della       porta e mi rimprovera, dicendomi che io sono una figlia di....mignotta”. Hum, hum!

Elena:              Oddio, mamma, mi sento male, mi sento male, mi sento male...mamma....mamma....        (si sente venire meno e tutti le si fanno intorno per      soccorrerla). Aiuto... mamma...

Lora:               Elena, Elena! Figlia mia. Elena! Cosa è successo? Cosa ti senti? Giobbeeee!....

Giobbe:           Che vuoi, mamma?

Lora:               Corri, vai a prendere subito un po' di aceto....

Giobbe:           Si mamma, corro! (Si avvia ma viene subito richiamato).

Nonno:            Giobbeeee!

Giobbe:           (Torna indietro) Che vuoi, papà?

Nonno:            Corri, vai a prendere subito un po' di acqua....

Giobbe:           Si, papà, corro! (idem c.s.)

Assunta:          (Si volta di scatto) Giobbeeeee!........

Giobbe:           (Torna indietro) Ditemi, donna Assunta.

Assunta:          Corri....corri...corri...... 

Giobbe:           Sissignora, corro. (Va avanti e indietro con il risultato che non porta mai niente).

Nonno:            Giobbeeee!

Giobbe:           Si, papà.

Nonno:            Corri e porta subito qualcosa.

Giobbe:           Che devo portare?

Nonno:            Porta quello che trovi, basta che ti sbrighi. Corri.....corri....., Giobbe.... corri.....

Giobbe:           Si, papà. Corro. (Va dentro e torna) Ho trovato un panino con il prosciutto, va bene?

Nonno:            Hai portato anche il vino, bestia?

Giobbe:           No. Lo vado subito a prendere. (Va e torna tenendo con una mano il panino e con          

                        l'altra il fiasco del vino ). Tieni, papà. Ho portato un panino con il prosciutto ed un          fiasco di vino buono.

Nonno:            Ma allora sei proprio cretino?

Giobbe:           Salvate mia sorella, salvate mia sorella.....(con le braccia levate al cielo offre il      panino con il prosciutto ed il vino  a quelli che stanno intorno ad Elena).

Lora:               Elena, come stai? (Vede Giobbe con le braccia levate al cielo) Giobbe, che fai lì   impalato?

Giobbe:           Salvate mia sorella, salvate mia sorella.....salvate.......

Assunta:          Giobbe.

Giobbe:           Si?

Assunta:          Corri.....corri....

Giobbe:           Corro, donna Assunta, corro, (arriva alla porta e torna) ma...... dove vado?

Assunta:          Che ne so io? Intanto corri.... corri....

Giobbe:           (A quel punto non sa più cosa fare). Corri.....corri....

Elena:              (Elena riprende finalmente conoscenza) Mamma mia..., mamma mia.... che mi è   successo? Che mi è successo.....? Mi sento la testa fra le nuvole. Ahi, ahi, ahi.....

Lora:               Elena! Mi hai fatto prendere un grosso spavento, figlia mia.

Nonno:            Come stai, Elena?

Elena:              Meglio, papà, meglio. Ora sto un pochino meglio.

Nonno:            (Si rivolge a Giobbe che ha ancora in mano il panino ed il fiasco del vino) Ma dove        lo hai trovato questo maledetto diario, disgraziato?

Giobbe:           L'ho trovato fra le carte di Caterina.

Nonno:            Ma dico io: perché sei andato a curiosare fra le cose intime di quella ragazza?

Giobbe:           Perché non avevo niente altro da fare.

Nonno:            Questo è il guaio. Il guaio è che tu non hai mai niente da fare.

Lora:               Forza, donna Assunta, portiamo Elena di là. Francesco, dacci una mano anche tu a          mettere a letto questa ragazza.

Nonno:            Vengo, vengo.

Giobbe:           Papà, che ci faccio ora con questo panino con il prosciutto e con il fiasco del vino?

Nonno:            Mettitili tutti e due....dove sai tu.

Giobbe:           L'ho già capito, papà, non c'è bisogno di specificare dove.

Nonno:            (A Giobbe) Bravo! E ora dammi quel foglio del diario, per favore.

Lora:               Francesco!

Nonno:            Vengo, vengo.

Giobbe:           ( poggia a terra il fiasco e gli porge il foglio). Tieni il foglio, papà.

Nonno:            (Se lo rigira fra le mani, lo guarda lo riguarda) Vedi, Giobbe, se questo foglio va a         finire nelle mani della polizia tua sorella è rovinata per sempre. Lo sai questo, vero? I             panni sporchi si lavano in famiglia, cretino!

Giobbe:           Sei stato tu a dirmi di  leggerlo a voce alta, io non volevo. Io non volevo...Ih! Ih! Ih!      (piange). Io il tema non lo volevo leggere a voce alta......Ih! Ih! Ih!

Nonno:            Via! Ora non ti mettere a piangere pure tu. Non è successo niente, non è successo            niente. Dai, dai....non ti prendere dispiacere (E finalmente va ad aiutare le due             donne a portare a letto la figlia. Escono insieme Nonno, Lora, Assunta, che              

                        sostengono Elena, aggrappata a loro). Appoggiati a me, Elena. Appoggiati.....

Giobbe:           (Rimasto solo, riprende in mano il fiasco ed il panino. Li guarda, li riguarda, poi si

                        siede, addenta il panino e direttamente dal fiasco beve qualche sorso di vino.        Mentre sta mangiando, ritornano Lora e donna Assunta).

Scena seconda

( Giobbe, Lora e Assunta )

Lora:               Buon appetito.

Assunta:          Che buon pro ti faccia quello che mangi.

Lora:               Beato te che anche in questi difficili momenti riesci a mangiare.

Giobbe:           Secondo te un panino così buono lo dovevo buttare? Questo è un panino che fa risuscitare i morti.

Lora:               A proposito, quel foglietto che avevi in mano dove è andato a finire?

Giobbe:           L'ho dato a papà. Ha detto che se quel foglio va in mano alla polizia per Elena sono        guai grossi. Ma grossi, grossi ah? (Continua imperterrito a mangiare e a bere).

Lora:               Guarda che tuo padre stava scherzando, perché in quel foglietto non c' è scritto niente    di compromettente per tua sorella, vero donna Assunta?

Assunta:          Assolutamente, niente di compromettente, solo tante belle parole che una figlia   affezionata ha dedicato a sua            madre. 

Lora:               Comare, vi volevo dire che, date le circostanze, per questa notte vi dovete           adattare a dormire nel letto di Caterina. Perciò tirate giù questo divano e         alla meno        peggio vi sistemate.

Assunta:          Non preoccupatevi per me e pensate piuttosto a vostra figlia Elena, poverina.  Certo       che tu, caro Giobbe, le hai fatto prendere un colpo a tua sorella.

Giobbe:           Che ci posso fare io se mia sorella ha preso una brutta strada e sua figlia se ne      accorta?

Lora:               Per tua norma e regola sua figlia non si poteva accorgere di niente, prima di tutto            perché la creatura era troppo piccola per capire quello, che stava succedendo in       quella casa, e poi perché tua sorella non ha fatto niente di male. E ora chiudiamola        qua perché è meglio per tutti. Hai capito?

Giobbi:            Va bene, va bene, hai ragione tu.

Lora:               E ora vado di là a vedere se Elena si è ripresa completamente da quella botta che le         hai dato a tradimento.(Esce).

Assunta:          (A Giobbe) Caterina dormiva in questa stanza?

Giobbe:           Si. Qua dormiva. Questo è un divano magico, che in quattro e quattr'otto si trasforma     in letto. Lo volete vedere come si fa?

Assunta:          No, no. Non c'è bisogno. Lo so come si fa, non ti preoccupare.

Giobbe:           Siete sicura?

Assunta:          E che sono scema?

Giobbe:           Allora io vi saluto e vi do la buona notte.

Assunta:          Giobbe, dimmi la verità: quello, che stasera ci hai letto, l'ha scritto di suo pugno Caterina o te lo sei inventato tu di sana pianta?

Giobbe:           Donna Assunta, per la pace della famiglia dovrei dire che me lo sono inventato io           ma, vi giuro.... sull'anima santa di mia madre che è tutto oro colato di Cataerina.

Assunta:          Ma quale anima santa, poverina! Tua madre è ancora viva e vegeta. Alcune frasi,            

                        però, erano proprio belle, commoventi.

Giobbe:           Si. Ma chi se lo poteva immaginare, però, che mia sorella se la faceva con tutti gli            uomini del paese......(Esce).

Scena terza

( Assunta, Renato, quindi Giobbe )

Assunta:          (Rassetta un po' la stanza, si mette i bigodini, una retina in testa, indossa una        vestaglia, prepara una candela  e finalmente decide di provare a          prepararsi il letto.       Guarda il divano, perplessa, lo riguarda perché non sa da che parte cominciare per   trasformarlo in letto). Senza lenzuola e senza cuscino, con questo divano che                  sembra blindato come una cassaforte, mah! Forse è meglio se mi rassegno, mi ci metto a sedere sopra e passo alla meno peggio la nottata. Però, c'è troppo caldo in          questa stanza, forse è meglio se lascio la finestra aperta. (Si siede, poggia la testa         sulla spalliera, si abbassano le luci e si dispone per dormire. Nemmeno..... a farlo                apposta dopo qualche istante ha subito la sorpresa di una.... strana visita notturna).        Ecco, ora mi pare che sta entrando.....una bella arietta che mi fa respirare un po'            meglio di prima.

Renato:           (Con il viso parzialmente coperto da un passamontagna, entra dalla finestra, si    accosta piano piano al divano e con mossa fulminea sorprende alle spalle la      vecchietta, che si era appena appisolata. Con una mano le tappa subito la bocca e          con l'altra le stringe il collo fino a farla soffocare. La povera donna si dimena nel                         vano tentativo di liberarsi da quella scomoda situazione, nella quale lo sconosciuto          la costringe a                         stare, finché desiste e smette di lottare). Sta zitta e non strillare,      altrimenti ti faccio fare una brutta fine. Se fai la brava ti libero la bocca per farti          respirare ed allento la stretta al collo. Ti giuro, però, che se fai una mossa falsa e   provi a chiedere aiuto ti tiro il collo come ad una gallina. E ora non ti muovere. Hai         capito? (La libera dalla stretta).

Assunta:          (Tira un sospiro di sollievo, impietrita, senza poter vedere il suo aggressore) Oddio,         stavo quasi per soffocare. Ma che maniere sono queste?  (Prova ad alzarsi).

Renato:           Non ti muovere.

Assunta:          Sissignore, non mi muovo. Volevo solo vedere la sua faccia.

Renato:           Decido io se e quando potrai vedere la mia faccia.

Assunta:          Senta, parliamoci chiaro, se lei mi vuole fare ancora più paura, io le assicuro che ne          ho già tanta che quasi quasi           me la faccio sotto.

Renato:           Questo è nulla in confronto a quello che ti aspetta se non fai come ti dico.

Assunta:          Io non ho fatto niente di male e se l'ho fatto chiedo subito perdono.

Renato:           Sta' zitta. Se mi vuoi impietosire stai sprecando il tuo fiato.

Assunta:          Ma lei chi è? Cosa vuole da me? (Renato non risponde) Lei è per caso un ladro?

Renato:           Fai silenzio e tieni la bocca chiusa se vuoi salvare almeno la tua pelle. (Intanto      comincia a spogliarsi. Si toglie la camicia, si toglie anche le scarpe) Se ci tieni            proprio a saperlo io non sono un ladro e non sono, quindi, venuto per rubare i tuoi     gioielli.

Assunta:          Perdoni la mia insistenza: ma se lei non è venuto per rubare, cosa è venuto a fare             di notte nella mia stanza? (prova ad alzarsi piano piano ma lui subito la blocca) Oh!

Renato:           Stai ferma! Io stanotte sono venuto qua a prendermi con la forza quello, che tu con le     buone                         maniere non mi vuoi dare.

Assunta:          Di cosa ha bisogno lei in particolare? Se vuole ne possiamo anche ragionare. (Con la       coda dell'occhio nota che l'aggressore si sta slacciando i pantaloni). Ma....Cosa sta       facendo, lei, sporcaccione?

Renato:           Se non lo hai ancora capito, te lo dico chiaramente. Io voglio fare l'amore con te.

Assunta:          Vuoi fare l'amore con me?

Renato:           Si, si. Con te.

Assunta:          Dove? Quando?

Renato:           Ora. Qua.

Assunta:          Oddio! Una cosa del genere non me l'aspettavo, non mi passava nemmeno per     l'anticamera del cervello. Padre, figlio, spirito santo e così sia

Renato:           Eppure te lo dovevi immaginare che un giorno o l'altro saremmo arrivati al dunque.

Assunta:          Io sto tremando come una foglia. Io non so chi è lei, non la conosco, caro signore,           e lei mi parla già di fare l'amore.

Renato:           Non mi conosci, ah? Eppure sono mesi che mi fai soffrire.

Assunta:          Se io l'ho fatto soffrire le giuro che non l'ho fatto apposta.

Renato:           Tu sei bugiarda e ti stai prendendo ancora gioco di me perché sono un povero      disgraziato, disoccupato e con una gamba malandata. Ma io.....

Assunta:          Se è così, io sono pronta a chiedere scusa.

Renato:           Ora basta con le scuse. Le tue scuse non le sopporto più. Quando ti vedo passare per      la strada, ancheggiando... su quegli altissimi tacchi a spillo....mi fai andare il sangue            alla testa.

Assunta:          Davvero?

Renato            Si, si. Specialmente    quando ti metti la minigonna per fare vedere a tutti le tue   bellissime gambe di ballerina. Gambe lunghe, affusolate....

Assunta:          Oddio, le gambe modestamente ce le ho avute sempre belle e, non faccio per       vantarmi, sono ancora lisce, sode e senza smagliature. Le vuole vedere come         sono le mie gambe? (Fa la mossa di alzarsi la gonnella).

Renato:           Non c'è bisogno che me le fai vedere. Io le conosco le tue gambe perché stai sempre       con le cosce all'aria.

Assunta:          Ma che sta dicendo, screanzato? Mi fa diventare tutta rossa dalla vergogna.

Renato:           E smettila di  darmi del lei. Tanto a quest'ora stanno già dormendo tutti e non ti sente     nessuno in questa casa.    

Assunta:          Ma chi è lei, chi è?

Renato:           Tu passi sculettando, ecciti la mia fantasia e poi hai pure la faccia tosta di dire che           non mi conosci, ah?   

Assunta:          Se io eccito la sua fantasia ne possiamo anche parlare, caro signore. Io, però, le    devo confessare una cosa: all'inizio mi sono spaventata per davvero perché credevo       che lei era un ladro. Ho temuto addirittura per la mia incolumità fisica perché io non   ho nulla da farmi rubare, capisce? Proprio nulla perché io sono povera in canna.                         Quando ho capito, però, che lei è semplicemente un...bruto, mi sono subito.....     tranquillizzata.                       

Renato:           Ah, si? Quando hai capito che sono un bruto, ti sei tranquillizzata?

Assunta:          Si, si. Mi sono tranquillizzata. Cosa vuole? Io sono una povera donna in attesa     della pensione che purtroppo sta tardando ad arrivare.... perciò.....

Renata:            Quale pensione?

Assunta:          La pensione sociale.

Tenatp:            Non mi dire che sei pure tu una pensionata baby?

Assunta:          Altro che baby! Io sono pensionata di vecchiaia.

Renato:           Di vecchiaia? Ma che scherzi sono questi? Accendi subito la luce se no io....con un          cazzotto ti faccio saltare tutti i denti.

Assunta:          Quali denti mi fai saltare? Tu sei arrivato troppo tardi. I miei denti sono già caduti          tutti. Figuriamoci.... ora arriva lui e mi fa saltare i denti...!

Renato:           Da quanto tempo, tu, abiti in questa casa, disgraziata?

Assunta:          Da ieri sera. Io sono un'ospite precaria.

Renato:           Ma tu chi sei, brutta vecchiaccia?

Assunta:          Chi sono io? (Si alza, accende la luce e vede Renato in mutande, canottiera e      

                        calzini corti ai piedi) Pussa via! Chi sei tu, piuttosto? Da dove sei venuto? Chi ti ha         fatto entrare qua? Che ci fai in camera mia conciato in questo modo? Che ci fai?

Renato:           Accidenti a me. Vuoi vedere che ho sbagliato stanza? (Si toglie il passamontagna)         

                        Mi deve scusare, nonnetta, ma io ero convinto di trovarci in questa stanza la ragazza,      della quale mi sono perdutamente innamorato.

Assunta:          Chi è questa ragazza.... fortunata?

Renato:           Si chiama Caterina, aspirante prima ballerina.

Assunta:          Se prima era aspirante ballerina, ora a cosa aspira la signorina?

Renato:           Non lo so.

Assunta:          Tu hai messo gli occhi addosso ad un bellissima ragazza, ma il proposito di prenderla      con la forza a tradimento non ti fa sicuramente onore.

Renato:           Ha ragione. Forse ho fatto una sciocchezza, lo ammetto e le chiedo umilmente scusa.      (Comincia a rivestirsi. Indossa la camicia, i pantaloni, sta per mettersi le scarpe ).

Assunta:          E ora che fai......, ti rivesti?

Renato:           Si. Dopo quello che ho fatto non vedo l'ora di andare via per la vergogna.

Assunta:          Fermati un momento. Dove vai? Io che sono a comodo tuo? Tu vuoi andare via così,      come se non fosse successo niente, lasciandomi a..... becco asciutto?

Renato:           Lei sta scherzando, vero?

Assunta:          No. Io sto parlando seriamente.

Renato:           Oh! Oh! Ooooooh....! Non vorrà mica fare..... l'amore con me?

Assunta:          No. Io non lo voglio.

Renato:           Ah! Mi pareva.

Assunta:          Io lo pretendo!

Renato:           Con me?

Assunta:          Con te, con te. Cosa c'è di strano?

Renato:           Ma senti questa! Mo' sì che siamo messi bene! 

Assunta:          Di cosa ti lamenti ora? Non sei stato tu ad introdurti furtivamente in questa casa con      l'intenzione di fare l'amore con una signora?

Renato:           Si, ma non con lei, bensì con la ragazza, che prima dormiva in questa stanza.

Assunta:          Questi sono dettagli, che non spostano di una virgola il problema.

Renato:           Lo spostano, lo spostano, cara signora, e come se lo spostano.... lo spostano....

Assunta:          Con le tue parole tu mi hai lusingata ed hai anche... eccitata la mia fantasia.

Renato:           Suvvia, nonnina, cosa state dicendo? Alla vostra età......la fantasia?

Assunta:          Alla mia età un corno. Con la tua richiesta di fare l'amore hai scatenato dentro di me       una tempesta....di....di...di ormoni.....

Renato:           Ma che tempesta? Che tempesta? Non esageriamo ora!

Assunta:          Allora diciamo un temporale, va bene? Un improvviso risveglio dei sensi, che da             tempo si erano addormentati.

Renato:           Io non so più cosa dirle, cara signora, non so cosa dirle.

Assunta:          Tu non mi devi dire niente. Ora  tu devi solamente.....fare. Fare e basta, hai capito?

Renato:           Fare? Dove, quando?

Assunta:          Ora.

Renato:           Ma non dica fesserie, signora!

Assunta:          Oh! Che vuoi fare per caso come Pilato? 

Renato:           Signora, per il bene comune io le consiglio di darsi una calmata.

Assunta:          Ah! Ora mi devo dare una calmata? Ora che hai scoperto che non ho vent'anni,   vorresti scappare ed abbandonare il campo? Sarebbe troppo comodo. Ma io non te lo    consento. Hai capito? Non te lo consento di scappare. Non te lo co-sen-to.

Renato:           Io non me la sento di usare violenza a lei. Non me la sento....

Assunta:          Chi ti ha detto che mi devi usare violenza? Si può essere..... brutali anche senza   essere villani.

Renato:           Ma io non posso.....approfittare di lei. Dopo mi vergognerei come un ladro.

Assunta:          “Non posso”, “non me la sento”. Che discorsi sono questi? Se me la sento io tu non        hai scampo. Se ora non fai il tuo dovere di maschio io ti denuncio per violazione di     domicilio e ti chiedo pure i danni morali e materiali.

Renato:           (Si butta in ginocchio ai suoi in piedi) Signora, la prego con le mani giunte. Mi

                        faccia andare via in santa pace, glielo chiedo per favore! Per favore! Per favore!

Assunta:          E' inutile che fai la sceneggiata. Io non mi lascio intenerire dalle tue moine.

Renato:           (Si rialza) Se lei mi denuncia io vado a finire in galera e la mia vita è rovinata per            sempre.

Assunta:          Smettila di frignare. Piuttosto.... spogliati.

Renato:           Mi devo spogliare?

Assunta:          Si.

Renato:           Nudo?

Assunta:          Nudo.

Renato:           Nudo, nudo?

Assunta:          Naturalmente.

Renato:           Lei mi sta facendo violenza, cara signora.

Assunta:          Perché tu cosa volevi fare a quella povera ragazza indifesa?

Renato:           Io lo facevo per amore.

Assunta:          No, caro. L'amore non va d'accordo con la violenza. (Con tono imperativo) Ed ora,         spogliati, non mi fare perdere la pazienza perché se m'incaz.....io.....

Renato:           (Si toglie controvoglia la camicia). Mi spoglio, mi spoglio. Va.... bene... così?

Assunta:          No. Non va bene per niente.

Renato:           (Si toglie allo stesso modo i pantaloni) Va.. bene.... così?

Assunta:          No. C'è ancora qualche altra cosa da togliere.

Renato:           La..... canottiera?

Assunta:          La canottiera e...... qualche altra cosa ancora (indica con lo sguardo le mutande).

Renato:           (Piagnucolando) Le...... mutande?

Assunta:          Si. Le mutande.

Renato:           No! Le mutande no. Le mutande no, signora. Questo lei non me lo deve chiedere.

Assunta:          Io non te lo chiedo. Te lo ordino! Hai capito?

Renato:           No. Le mutande no. Le mutande no. Me lo faccia per favore....le mutande no.

Assunta:          Ti ho detto di si. Se non ti spogli nudo come un verme chiamo la polizia e ti faccio          arrestare immediatamente. Levati subito le mutande.

Renato:           Le mutande no, le mutande no....(Renato scappa, Assunta lo insegue, fanno un po'          di confusione attorno al tavolo).

Assunta:          Dove vai? Vieni qua, vieni qua, codardo.....vieni quaaaaaaa....! non scappare....

Renato:           Le mutande no. Le mutande no. (Girano ancora attorno al tavolo).

Assunta:          Fermati, vigliacco. Fermati....... se no chiamo la polizia. Vieni qua, qua, qua.....!

Giobbe:           (Svegliato dal chiasso che stanno facendo i due, entra per accertarsi che non sia successo niente di grave). Signora Assunta, per caso si sente male?

Assunta:          No, no. Qua, qua, qua....cercavo un bicchiere e sono inciampata in una sedia.

Giobbe:           Ha bisogno di aiuto?

Assunta:          No, grazie, gioia, non ho bisogno di niente.

Giobbe:           Siccome ho sentito un gran baccano io sono venuto qua a vedere se.....

Assunta:          Hai fatto bene a venire qua, ma ora te ne puoi tornare tranquillamente a letto. Vai a         dormire, caro. Vai a dormire.

Giobbe:           Io...

Assunta:          E vai a dormire, bello, vai!

Renato:           (Rimane impalato in mutande e canottiera, sperando che G. non si accorga di lui).

Giobbe:           (Ad un tratto  si accorge invece della presenza di Renato ) Oh! Voi qua?

Renato:           Io.... qua.

Giobbe:           Qua?

Renato:           Qua.

Giobbe            Che ci             fate qua impalato?

Renato:           Chi, io? Ah, si! Sono di..... passaggio.

Giobbe:           Volete..... risparmiare con donna Assunta?

Renato:           No, no. Non dire fesserie, per carità.

Giobbe:           Allora che siete venuto a fare di notte qua dentro?

Renato:           Che sono venuto a fare? Io qua.... qua.... qua.....sto aspettando...... l'autobus.

Giobbe:           E qua, qua, qua.... dentro aspettate l'autobus  in mutande?

Renato:           L'aspetto qua.... qua.... qua dentro perché fuori..... piove.

Giobbe:           Ah! Se piove vi vado subito a prendere un ombrello. (Esce).

Assunta:          E ora, conciato così, guardati allo specchio e vedi quanto sei ridicolo.

Renato:           (Si specchia) Forse ha ragione lei. Con questa gamba difettosa poi......     

Assunta:          Io mi domando come facevi a pensare di conquistare Caterina in queste condizioni?

Renato:           Perché secondo lei nudo io non faccio una buona impressione, vero?

Assunta:          Secondo me fai proprio schifo. Schifo totale.

Renato:           Forse è colpa dell'emozione..... di trovarmi qua... qua.... qua.... tutto spaesato?

Assunta:          Ma quale emozione! Fai schifo di natura. Come ti chiami?

Renato:           Mi chiamo Renato, detto Renatino lo zoppino per via di questa gamba claudicante.

Assunta:          Caro Renato, un uomo si giudica anche dalle sue azioni. E quella, che tu hai tentato       

                        di fare con Caterina, è veramente una bruttissima azione. Te lo dico in confidenza           come se fossi una sorella maggiore.

Renato:           L'ho fatto perché ho paura di perdere l'amore di Caterina. Lei vuole fare a tutti i costi     la ballerina ma io sono un povero disgraziato e non so come aiutarla.

Assunta:          Se lei vuole fare la ballerina tu falla ballare.

Renato:           Con questa gamba come posso fare? (Raccogli i suoi abiti e se li tiene in mano).

Assunta:          L'amore può fare miracoli. Ma tu ti devi comportare come un galantuomo.

Renato:           Ora provo a fare come dice lei. Ma.... Caterina dov'è?

Assunta:          Caterina si è momentaneamente allontanata da casa per divergenze di carattere    economico con suo nonno. Ma sono sicura che presto la pecorella ritornerà all'ovile.

Giobbe:           (Entra e gli porge l'ombrello)  Don Renato, ho trovato solo questo ombrello, che è un      po' scassato.

Renato:           (Lo prende) Vuole dire che fa coppia  con la mia gamba difettosa. Anzi, sai che ti            dico? Visto che ha smesso di piovere, è meglio se l'autobus lo aspetto fuori, alla          fermata.

Giobbe:           Se lo volete aspettare ancora qua, non fate complimenti.

Renato:           No, no. E' meglio se me ne vado subito, se no finisce che combino qualche altro guaio. (Con i suoi panni in mano esce dal balcone,        dal quale era entrato). 

Assunta:          Hai visto, Giobbe? Quel poveretto, aspettando l'autobus, si è bagnato tutto, dalla            testa ai piedi.

Giobbe:           Ah! Per questo è rimasto in mutande?

Assunta:          Eh, si! Quando piove uno si bagna ed è logico che poi....

Giobbe:           E' logico che poi si spoglia e resta in mutande.

Assunta:          E intanto, fra una cosa e l'altra, è passata la nottata.

Giobbe:           Voi avete dormito bene questa notte?

Assunta:          Questa notte mi sono sognata di essere tornata signorina.

Giobbe:           Caspita!

Assunta:          E c'era un uomo che mi faceva la corte anzi, per dirlo chiaro e tondo,  che voleva fare     l'amore con me.

Giobbe:           Ari....caspita!

Assunta:          Lo sai che quasi quasi gli volevo dire di si.

Gobbe:            Invece?

Assunta:          Era un sogno, caro Giobbe. Solamente un sogno. A  proposito tu quando ti sposi?          

Giobbe:           Boh! La mia ragazza mi ha chiesto una pausa di riflessione.

Assunta:          Come mai?

Giobbe:           Ha detto che non se la sente di fare l'amore tutti i giorni per mandare avanti la     famiglia.

Assunta:          Ha ragione, poverella. Anche a fare l'amore ci si stanca. Senti, ora io vado nel bagno       a darmi una rinfrescata al viso e poi torno (Esce).

Scena quarta

(  Giobbe,  Lora, Nonno ed Elena  )  

Lora:               (Entra) Giobbe, mi sai dire dove è andata donna Assunta?

Giobbe:           Si. Ha detto che andava al gabinetto per....rinfrescarsi il viso.

Lora:               Questa notte ho sentito un po' di trambusto in questa casa.

Giobbe:           Stanotte qua dentro c'era il signor Renato che aspettava l'autobus perché fuori     pioveva.

Lora:               Perché stanotte pioveva?

Giobbe:           Si, si. E come pioveva! Pioveva a dirotto.

Lora:               Vuoi vedere allora che mi si sono bagnati i panni stesi? Forse era meglio se li ritiravo       ieri sera.

Giobbe:           Anche don Renato si è bagnato tutto, dalla testa ai piedi, ed è rimasto tutta la notte in    mutande insieme a donna Assunta.

Lora:               Che c'entra donna Assunta se fuori pioveva?

Giobbe:           Secondo te perché è andata in bagno a rinfrescarsi il....viso?

Lora:               Che ne so io?

Giobbe:           Perché ha fatto nottata, no?

Lora:               Tu sei ubriaco di mattina, figlio mio. Forse quando hai mangiato il panino, hai     

                        bevuto troppo vino. Intanto vado a vedere se i panni stesi si sono bagnati. (Esce).

Nonno:            (Entra) Giobbe, hai visto per caso il mio ombrello, quello con la stecca rotta? Se

                        non lo hai visto vallo a cercare, per favore, perché lo voglio portare ad aggiustare            prima che cambia tempo.

Giobbe:           Il tuo ombrello stanotte l'ho prestato al signor Renato perché aspettava l'autobus             mentre pioveva.

Nonno:            Dove lo aspettava l'autobus di notte?

Giobbe:           Lo aspettava qua, qua.... dentro, assieme a donna Assunta.

Nonno:            Perché dove dormiva donna Assunta stanotte ci passava l'autobus e ci pioveva pure?

Giobbe:           Pare di sì ma.... io la mano sul fuoco non ce la metto. Non ce la metto.

Nonno:            Giobbe, ascolta a me. Stanotte donna Assunta dormiva qua! Vero?

Giobbe:           Qua, qua.

Nonno:            Qua!

Giobbe:           Qua, qua.

Nonno:            E non mi pare che qua....qua... in questa stanza c'è traccia di acqua o.... della fermata     dell'autobus.

Giobbe:           Se l'acqua si è asciugata io che ci posso fare, papà?

Nonno:            Ah, l'acqua si è asciugata?   E...... la fermata dell'autobus dove è, dov'è?

Giobbe:           Che ne so io dov'è? Forse senza dirci niente l'hanno già spostata.

Nonno:            Allora se qua dentro ci piove bisogna chiamare subito un muratore.

Giobbe:           Lo vado a prendere io con la macchina?

Nonno:            Perché devi andare a prenderlo con la macchina? Digli invece di venire con         l'autobus. Tanto qua, qua, qua..... dentro c'è la fermata, no?

Giobbe:           Hai ragione, papà. Io me ne ero già scordato.

Elena:              (Entra) Papà, dobbiamo cercare di avere al più presto notizie di Caterina.

Nonno:            Giobbe, mentre vai a chiamare  il muratore, prova a sentire se c'è qualcuno che ha           

                        notizie di Caterina.

Giobbe:           Sì, papà. Vado e torno, a piedi naturalmente. (Esce).

Nonno:            Tuo fratello ha le idee molto confuse ed ogni giorno che passa mi sembra che       peggiori.

Elena:              Papà, non ti preoccupare. Giobbe è solo un poco in ritardo nello sviluppo del cervello     della..... testa ma con il tempo sono sicura che recupera e si mette in pari.

Nonno:            Io lo spero vivamente ma a volte questo ragazzo mi fa una brutta impressione.

Lora:               (Entra) Giobbe mi ha detto che stanotte pioveva, ma per fortuna i panni stesi, li ho         trovati tutti belli asciutti.

Elena:              Mamma, di Giobbe non ci si può fidare. A volte dà per vere cose che invece si è inventato lui di sana pianta.

Lora:               Come il tema in classe di Caterina? A sentir lui era invece tutto vero.

Elena:              Giobbe è un poco scemo, ma ha tanta fantasia, mamma.

Nonno:            Elena, perché non vieni a stare qui insieme a noi e lasci perdere quella vita, che fai           da quando ti sei separata da tuo marito?

Elena:              Quale vita devo lasciare perdere, papà?

Nonno:            Quella che si è.... inventata Caterina e sulla quale ci ha poi.... ricamato sopra quel            fesso patentato di tuo fratello.

Lora:               Elena, dai retta a me, accetta l'invito di tuo padre, fammi questo regalo, per favore, e      cerchiamo piano piano di ricomporre tutta la famiglia.

Elena:              Se io vengo a stare con voi come facciamo poi per mangiare ? Se non lavoro        nemmeno io rischiamo di morire tutti di fame.

Nonno:            Perché dici questo? Io, grazie a Dio, ho la mia bella pensione. Oh!

Lora:               Elena, tuo padre ha la pensione di operaio specializzato con quarant'anni di          contributi versati. E                         poi lo sai come di dice, no? Dove mangiano in cinque,        mangiano anche in sei.

Nonno:            Male,  ma....ci mangiano.

Elena:              E va bene, questa volta voglio fare come dite voi.

Lora:               Brava! Brava! Scelta più giusta non potevi fare, figlia mia.

Elena:              Ma ora dobbiamo darci tutti da fare per rintracciare al più presto Caterina.

Nonno:            Appena torna Giobbe ci organizziamo per sistemare anche questa ragazzina.

Scena quinta

( Gli stessi, quindi Assunta, Giobbe, Renato )

Assunta:          (Entra, ben pettinata, truccata, ancheggiando su altissimi tacchi a spillo, che le    procurano qualche problema di equilibrio nel camminare e con una gonna       presa in prestito dal guardaroba di Caterina. Parla con un tono da...... signora)   Elena, ti sei ripresa dalmalore di ieri sera? 

Elena:              Si, donna Assunta. Per mia fortuna è stato un malessere passeggero.

Lora:               Quello è stato un malanno di buona salute, un malore di contentezza per le belle parole, che ti ha dedicato tua figlia Caterina.

Nonno:            La colpa è stata di Giobbe che, per farsi bello, si è inventato certe cose, che non stanno né in cielo né in terra. Vero, Elena che non stanno né in cielo né in terra?

Elena:              Si, papà. Non stanno né in cielo né in terra.             

Assunta:          Giobbe, però, le leggeva così bene che sembrava tutto oro colato.

Elena:              Mio fratello è un ingenuo ma ha fantasia da vendere, cara signora.

Nonno:            Si, si. Al punto da confondere  una bionda con una mora. Eh, si!

Lora:               Donna Assunta, con questa gonna e queste scarpe mi sembrate ringiovanita di     vent'anni stamattina.

Assunta:          Di vent'anni.....solamente, donna Lora?

Lora:               Si vede che la pioggia di stanotte vi ha fatto bene al fisico ed al morale?

Elena:              Perché stanotte qua ha piovuto?

Lora:               Giobbe ha detto che stanotte nella stanza di donna Assunta pioveva di santa ragione.

Assunta:          Se ha piovuto io non me ne sono accorta, ve lo giuro.

Lora:               Forse eravate in altre faccende affaccendata?

Assunta:          Per la verità  questa notte ho fatto una bellissima scoperta.

Lora:               Dalla quale avete tratto giovamento a quanto pare?

Assunta:          Più che giovamento direi che ho provato un grande sollievo perché  ho saputo che c'è     una persona che vuole molto bene a vostra nipote Caterina.

Lora:               E lo avete saputo mentre nella vostra stanza ci pioveva a dirotto?

Assunta:          Se pioveva non ve lo so dire, cara comare.

Elena:              Mi sbaglio o questa gonna che avete addosso è di mia figlia Caterina?

Giobbe:           (Entra trafelato e trionfante) Mamma, papà, una persona mi ha detto che ha visto            Caterina mentre faceva il teatrino nella piazza di un paese qua vicino.

Elena:              Io l'ho sempre detto che quella ragazza ha l'anima d'artista. Modestamente assomiglia     tutta a sua madre.

Nonno:            Diciamo ti assomiglia solo in parte. Solo in parte. (A Giobbe) Chi te l'ha detto?

Giobbe:           Me l'ha detto il signor Renato, che ora viene per vedere se ci sono infiltrazioni di            acqua in questa casa.

Nonno:            Perché il signor Renato è diventato di colpo muratore?

Elena:              Chi è questo signor Renato?

Nonno:            E' quel tizio che l'altro giorno faceva il posteggiatore...... itinerante.

Giobbe:           Il signor Renato è un uomo apoplettico.

Nonno:            Forse vuoi dire che è un uomo... eclettico?

Giobbe:           E' uno che sa fare tutti i mestieri del mondo.

Renato:           (Entra)Io sono venuto qua innanzitutto per restituirvi l'ombrello, che vi ho          aggiustato con le mie mani.

Lora:               Quale ombrello ha riparato?

Giobbe:           Quello che gli ho prestato io stanotte. Te lo sei dimenticato che pioveva?

Lora:               Ah! Questo è il signore che aspettava l'autobus....... nella stanza di donna Assunta?

Elena:              Forse lo aspettava qua perché fuori pioveva?

Assunta:          Io l'autobus stanotte non l'ho visto passare mai.      

Elena:              Nemmeno una volta?

Assunta:          Mai.

Lora:               Comunque, anche se questa notte diluviava, io i panni li ho trovati tutti asciutti e            pronti da stirare.

Assunta:          Meglio così. Un pensiero di meno, cara comare.

Scena sesta

( Gli stessi e Caterina )

Caterina:         (Entra. Cammina sorreggendosi con due stampelle. Indossa una vestaglia colorata

                        ed in testa ha un cappellino di paglia con un nastrino, che termina con un fiocco sul        davanti. Indossa scarpe senza tacco del tipo “ballerina”. Il trucco la fa assomigliare          vagamente ad un clown. Si ferma sulla soglia della porta d'ingresso ed attende la

                        reazione dei suoi familiari, che inizialmente rimangono perplessi).

Elena:              (Le corre incontro) Caterina! Figlia mia, come stai? Che ci fai con le stampelle?

Lora:               Caterina, che ti è successo,  gioia di nonna? Hai avuto per caso un incidente?

Assunta:          Chi ti ha ridotto in questo stato, anima innocente?

Giobbe:           Caterina, che hai perso la parola?

Nonno:            (Le si avvicina per sincerarsi delle sue reali condizioni fisiche).

Elena:              (Tenta di sorreggerla) Vieni, tesoro mio, vieni, mettiti a sedere. Rilassati un          pochino.

Caterina:         No, mamma, preferisco stare in piedi se no va a finire che mi rompo tutta.

Giobbe:           Oh! Finalmente la mummia ha parlato.

Elena:              Come mai ti sei ridotta in questo stato, anima mia.

Caterina:         Quando me ne sono andata via di casa ho conosciuto un saltimbanco, un artista di          piazza, uno di quelli che spruzzano fuoco con la bocca.

                        Gli ho chiesto di farmi da impresario e lui ha subito accettato la mia proposta. Dopo       qualche giorno, che giravamo insieme per i paesi dei dintorni, mi ha fatto fare il     teatrino nella piazza.

Elena:              E tu lo hai fatto?

Caterina:         L'ho fatto.

Giobbe:           L'ha fatto, l'ha fatto! Caterina l'ha fatto!

Nonno:            (A Caterina ) Lo hai fatto veramente?

Lora:               L'ha fatto, l'ha fatto! Non lo hai sentito che l'ha fatto?

Assunta:          (Cin grande entusiasmo) L'ha fatto, L'ha fatto, l'ha fattoooooo!   

Nonno:            Donna Assunta, che vi ha preso?

Assunta:          Niente. E' stata una botta di contentezza......per solitidà umanitaria.

Caterina:         Quando arrivò il mio momento la gente, che era tutta in piedi, si dispose intorno a          me formando un semicerchio. I più piccoli davanti e quelli grandi dietro per        lasciargli libera la visuale.

                        Si fece subito silenzio, il sole si fermò ed illuminò solo me, che ero  al centro        della piazza, mentre tutto intorno era completamente al buio. (Meraviglia di tutti).

                        (Piano, piano si abbassano le luci mentre l'occhio di bue stringe su Caterina, che             avanza verso il pubblico, lasciando in penombra tutti gli altri, che si dispongono tre       a destra e tre a sinistra formando un semicerchio).

                        Io devo tuttoal mio impresario. Lui mi ha sempre incoraggiata. Anzi, più che                               incoraggiarmi, lui mi stimolava. Mi stimolava con....i fili della luce. Con  la....corrente elettrica, per farmi diventare.....elettrizzante. (Mima un tremolio del        corpo) Così diceva lui.

                        Il mio impresario mi voleva tanto bene. Quando gli ho confidato che volevo fare il          ballo con il saltello, mi ha risposto, “non ti          preoccupare perché presto ti faccio fare        anche quello”.

                        Volete sapere com'è finita? Benissimo! (Con ambedue gli indici disegna un cerchio         nel vuoto).

                        Una mattina mi ha portata  a fare il provino per fare la velina a “ Striscia la notizia”         ma, per farmi distinguere da tutte le altre concorrenti, mi ha fatto ballare sui...carboni    ardenti. Io, allora, ho cominciato a saltellare come un grillo ed ho fatto un figurone      davanti alla giuria.     

                        Volete sapere come è finita? Benissimo (c. s. )!

                        “Si vede chiaramente che hai il fuoco dell'arte che ti brucia dentro.” Mi ha detto il          presidente della giuria.

                        Dentro mi brucia? A me veramente il fuoco dell'arte mi brucia sotto sotto i piedi,  gli       ho risposto. E mi hanno preso subito. Si, si. Mi hanno preso subito per.... matta.

                        Dopo questa....scottante esperienza, è proprio il caso di dirlo, ho detto al mio       impresario che volevo ballare sulle punte dei piedi, come fanno le ballerine vere.

                        “Ah!Tu vuoi ballare sulle punte? ” Mi ha chiesto lui.

                        Si, questo è un sogno che vorrei finalmente realizzare.

                        Volete sapere come è finita? Benissimo (c. s.)!

                        Il mio impresario non me l'ha fatto ripetere due volte ma, invece di farmi ballare sulle punte dei piedi, mi ha fatto ballare sulle....puntine, quelle da....disegno. Le avete    presenti queste puntine? Le cimici. Su quelle mi ha fatto ballare.    Poveri piedi miei! 

                        “Forse proverai un gran dolore, mi ha detto lui, ma sono sicuro che così potrai....             disegnare i passi più          belli della danza”. Io giustamente non volevo ballare sulle puntine da disegno, perché avevo paura di rovinarmi i piedi ma lui, testardo come un    mulo, mi ha convinta subito con...... un bel calcio in.... culo. Ih, ih, ih!

                        Il mio impresario mi spingeva a dare sempre il massimo, mi spingeva a migliorare,           Lui mi spingeva.... mi spingeva e....basta.

                        Volete sapere com'è finita? Benissimo (c. s.)!

                        “Ti farò fare una bellissima carriera” mi ha detto, “ti prenderò per mano e ti porterò         in alto, fino al massimo livello, a quello della scala, come Carla Fracci”.

                        Li mortacci..sua! Un giorno mi ha preso per mano e mi ha portato alla scala, alla scala.....santa, quella che ha cento gradini, e ad uno ad uno me li ha fatti salire tutti        fino all'ultimo scalino. Poi mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: “ Sei contenta di           essere arrivata finalmente in cima alla.... scala?”      

                        Quale scala? Ho chiesto io, giustamente preoccupata. 

                        E lui, senza pensarci su due volte, mi ha dato quella spinta, che mi aveva promesso         per farmi fare carriera. Una spinta...che mi ha fatto ruzzolare per tutta la scala santa,       fino all'ultimo gradino.

                        Volete sapere com'è finita? Benissimo (c. s. )!

                        E' finita che mi sono tutta rotta, naturalmente, ed il mio impresario mi ha fatto mille        complimenti.

                        “Brava!”, mi ha detto, “brava!” Tu sei destinata a fare molta strada  perché per amore     del ballo ti sai fare pure in quattro”.

                        In quattro? Gli ho detto io. Non lo vedi che mi sono fatta in mille pezzi? Sono tutta        rotta. Mi sono rotta una gamba, un braccio, la testa, la spina dorsale e....quello che           non si è rotto, mi fa un sacco male.

                        “Bene!” Ha detto lui, “ bene! Bene! Ora che sei tutta rotta puoi ballare anche il Can        Can e fare finalmente la.... spaccata. Questo gran figlio di donna... rottamata!

                        C'è poco da fare: la via del successo è tutta una....scalata.  

                        Con questo impresario non mi sono fatto i soldi per comprarmi ori e gioielli, ma in           compenso, come voi vedete,  sono costretta a camminare con...... le stampelle.

                        (Sul palcoscenico ritornano le luci e tutti guardano perplessi Caterina, che lascia             cadere a terra le stampelle. Allora Giobbe rompe il silenzio e comincia ad            applaudire, trascinando anche gli altri all'applauso).

Giobbe:           Brava! Brava! Bis!

Elena:              Caterina, guardami negli occhi, quello che hai detto è tutto vero?

Caterina:         (Fa qualche passo zoppicando) Non è né vero né falso, mamma! Questo è.... teatro.

Elena:              Il teatro è verità o è finzione?

Caterina:         Il teatro è finzione, ma deve sembrare verità. Se no che...teatro è se non emoziona?

Lora:               Allora tu non sei tutta rotta, gioia mia?

Caterina:         No. Ma la gente deve credere che io sia rotta veramente, se no non si diverte,      poverina.

Lora:               Hai ragione perché spesso si ride proprio delle disgrazie altrui.

Nonno:            Caterina, dimmi la verità: hai sofferto in questi giorni?

Caterina:         No. Io mi sono invece molto divertita.

Giobbe:           Alla  gamba, però, ti sei fatta male veramente?

Caterina:         Si, e proprio da questo piccolo infortunio ho preso lo spunto per scrivere il mio pezzo      teatrale.

Elena:              Allora tutto quello, che hai raccontato, è frutto solamente della tua fantasia?

Caterina:         Si, mamma, è tutta fantasia.

Elena:              Meno male!

Lora:               Signore, ti ringrazio. (si fa il segno della croce) Padre, figlio e spirito santo, amen.

Nonno:            Allora avevo ragione io a suggerirti di ballare con la fantasia?

Giobbe:           Papà, visto che Caterina è così brava perché non organizziamo una recita? Io, per            fare ridere gli spettatori potrei leggere qualche pagina del suo diario.

Caterina:         Che ne sai tu del mio diario?

Giobbe:           Io? Niente.

Caterina:         Caso mai sceglierò io le pagine più belle e ne farò un testo teatrale da recitare tutti          insieme nei teatri dei paesi più vicini.

Renato:           Se voi siete d'accordo io posso fare l' impresario.

Nonno:            Mi scusi, ma lei non è muratore?

Renato:           Oggi sono muratore. Ma domani posso fare un altro mestiere.

Nonno:            Anch'io ho deciso di cambiare nome.

Lora:               Un'altra volta?

Nonno:            Si. Ho deciso di ritornare ad essere Roberto come quando sono nato. Sapete, con il         passare degli anni  ho capito che la vita è una sola e non la possiamo spezzettare a         nostro piacimento, separando le gioie dai dolori. Cancellare il proprio passato, anche   se è un passato doloroso, significa privarsi di una parte di se stesso.

Giobbe:           Allora cosa devo dire io che non ho futuro?

Nonno:            Il futuro te lo devi costruire nel presente, caro Giobbe.

Renato:           Caterina, a quale gamba ti sei fatta male?

Caterina:         Alla gamba destra.

Renato:           (Si rivolge a Caterina) Bene! Allora se ci mettiamo insieme possiamo compensare            perché                         la mia gamba difettosa è la sinistra.

Caterina:         Di due, che zoppicano, tu ne vorresti fare uno sano?

Renato:           Anche l'Italia  ha la destra e la sinistra claudicanti ma in qualche modo tira           ancora avanti, no?

Caterina:         Nonno, per organizzare una tournée ci vuole un finanziatore perché senza denari non      si canta messa.

Nonno:            Di questo non ti devi preoccupare. Io e tua nonna abbiamo deciso di risparmiare per

                        farti fare l'artista per tutta la vita.

Assunta:          Lei questo lo può fare perché, grazie a Dio, ha una bella pensione.

Nonno:            Una modesta pensione, che ho già impegnato tutta per consentire alla nostra        compagnia teatrale di replicare questa recita tante altre sere.

Renato:           Allora, visto che il problema è già risolto  mi posso mettere subito a lavoro. (Da un         

                        lato del palcoscenico passa all'altro, strascicando vistosamente la gamba sinistra).

Giobbe:           Si, si. Mettiamoci tutti all'opera.

Nonno:            Mi fa piacere vedere la nostra famiglia unita e finalmente tutti d'accordo.

Giobbe:           Mettiamoci all'opera. Tutti all'opera. Io vado subito a prendere il diario di Caterina.

Nonno:            Aspetta, tu. Dove vai? Lascia fare a Caterina, che è la prima donna della compagnia.     

Caterina:         (Fa in senso inverso lo stesso movimento, che in precedenza ha fatto Renato,       

                        strascicando vistosamente la gamba destra). Fate silenzio, per favore, perché a    conclusione di questa bella serata voglio dire due parole ai  nostri cortesi spettatori.         Tutti sappiamo che in Italia oggi c'è la crisi e che di conseguenza ogni giorno cresce         la disoccupazione ma, come potete vedere, noi non siamo ancora arrivati alla                         disperazione perché per fortuna  c'è mio nonno, che ha la pensione e per ora ci     assicura pranzo, cena e... colazione.

                        La commedia, che state vedendo  questa sera, è la storia fedele della mia famiglia           ed io l'ho scritta apposta perché assomiglia come una goccia d'acqua a quella di tante          altre famiglie   italiane, che non sanno dove sbattere la testa per fare quadrare il       bilancio familiare. Perciò, tutti quelli che abbiamo lavorato in questa commedia, il    nonno, la nonna, mia madre, mio zio, io stessa, donna Assunta e Renatino abbiamo                         recitato più o meno la stessa parte che facciamo normalmente nella vita di tutti i giorni, senza    trucco e senza inganno perché, come disse Galileo svegliandosi dal          sonno,  noi mangiamo tutto l'anno con  la pensione di mio              nonno.

                        Con la sua pensione e con la nostra fantasia speriamo di superare le difficoltà di questi tempi bui. Se ce la faremo in questo momento non ve lo so dire. Perciò vi           saluto,             vi auguro un'ottima serata e, a nome di tutta la compagnia, vi do   appuntamento alla prossima puntata. Arrivederci a presto. Ciao a tutti.

Tutti:               (Applaudono) Brava! Brava! Caterina.... Complimenti.....

Giobbe:           Brava, brava! Bis! Bis! Bis!....

             

                    

FINE

SIPARIO

                                                                                 

Italo Schirinzi

cell. 340 5837903

e mail: italoschirinzi@alice.it

N.B.

Se il monologo finale della “ballerina” di tipo cabarettistico risultasse di difficile interpretazione o

per qualunque altro motivo poco efficace, posso fornire in alternativa la forma dialogata dell'intera scena sesta già predisposta.

10