Pensione Vittoria

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INTRODUZIONE

P   E   N   S   I   O   N   E

V   I   T   T   O   R   I   A

 

Tre atti brillanti  in dialetto piacentino

di

Giorgio Tosi

TRADUZIONE LETTERALE IN ITALIANO

(PER UNA PIU’ FACILE  COMPRENSIONE DELL’ORIGINALE

IN DIALETTO PIACENTINO)

Giorgio Tosi – Via Berti n. 26 – 29100 PIACENZA

Tel. 0523/778217   328/8428822  - e.mail: giorgio-tosi@libero.it  - sito: www.tosigiorgio.it

I N T R O D U Z I O N E

“Pensione Vittoria”  è, forse, la commedia a cui tengo di più.

Forse per la sua ambientazione un po’ retrò, forse perché è strutturata come un vaudeville e quindi è rapida, movimentata, con un travestimento esilarante. O, forse, solo perché scritta dopo un decennio di silenzio.

“Pensione Vittoria” ha incontrato subito il favore del pubblico e continua ad ottenerlo.

L’azione si svolge negli anni ’50, in una modesta pensione di una cittadina di provincia, nei pressi di un fiume – in questo caso il Po - ingrossato dalle continue piogge.

In questo luogo, gestito da un uomo retto – Pinei – finiscono, per vie diverse, personaggi che animeranno un divertente “caso” che verrà risolto brillantemente con un po’ d’astuzia e con molto divertimento del pubblico.

E’ importante che sia centrato soprattutto il personaggio di Piera, vero motore di tutta la commedia, popolana senza peli sulla lingua, focosa, irruente ma dotata di una simpatia non comune.

La scena è fissa e si presta per un colorito allestimento, dato che tutto si svolge nella “hall”, chiamiamola così, di questa “Pensione Grazia”, meta di stravaganti ma veri tipi umani.

Il titolo della commedia trova giustificazione solo nelle ultime battute.

Buona lettura.

                                                     G.T.

PERSONAGGI

PINEI (diminutivo di Giuseppe) -  titolare della “Pensione Grazia”

GRAZIA -  figlia di Pinei

VITTORIA – colorita prostituta in età da pensione

CARLO – giovane gagà

GIOVANN (Giovanni) – bell’esempio di campagnolo

PIERA – moglie di Giovann, pettoruta e “sederuta” donna di campagna

NATALINA – figlia di Giovann e Piera

IACAM  – Giacomo, borseggiatore  professionista

IL PRETE – cliente, casuale, della pensione

IL POLIZIOTTO – investigatore…non proprio brillante.

UNA SIGNORA  – fugace apparizione

UN CLIENTE – comparsa

L A      S C E N A

Siamo negli anni ’50.

E’ quasi sera.

La scena rappresenta l’ingresso di una modesta pensione di un quartiere periferico di Piacenza, non molto lontana dal Po, in quel periodo in forte piena.

C’è una porta sul fondo che è l’ingresso alla pensione  (possibilmente con una piccola insegna al neon “Pensione Grazia”),   una porta per la cucina ed un abbozzo di scala – qualche gradino – che indica l’accesso al primo piano dove sono situate tutte le camere.

In scena il classico bancone per il ricevimento dei clienti, un mobile bar, la bacheca delle chiavi, una radio  prima maniera, divano e poltrone disposti in modo tale che almeno una delle poltrone resti sempre un po’ discosta (o in un angolo)  rispetto al centro della scena.

Alle pareti quadri di ogni tipo, uno specchio grande e   una foto incorniciata di una donna ancora giovane con accanto  fiori ed un piccolo cero.

Un cartello “VIETATO SPUTARE PER TERRA” sul bancone o su una parete. Una caffettiera sul piano del bancone.

All’apertura del sipario, Pinei, il padrone della “Pensione Grazia” è al centro della scena con una scopa in mano, dà qualche ramazzata poi va alla porta e guarda fuori alquanto preoccupato.

Piove. Lampi e tuoni.

A    T    T    O        I°

SCENA  I

PINEI  -   Come ritarda, perbacco! C’è anche brutto tempo , speriamo che non sia successo nulla…Non posso neanche lasciare tutto e andarle incontro…

               (sbuffa e torna al centro della stanza per scopare)

               Guarda, guarda che roba! Passini le cicche, ma che  debbano proprio sputare per terra! C’è anche il cartello VIETATO SPUTARE, più di così!

               Ah, che brutta attività avere una pensione oggigiorno!.

               E questo cos’é? ( si abbassa)  Guarda, un brillante…L’avrà perso una signora, ma  scommetto che non si farà vivo nessuno a cercarlo, perché se è una di facili costumi se ne fa regalare  un altro, se invece è, diciamo,  una per bene, non credo che ripasserà un’altra volta qui.Farò un regalino alla mia Grazia…

               (passa davanti alla foto della moglie)  Ah, Marietta, hai fatto un gran errore a lasciarmi solo! Un uomo non è versato per questi mestieri! (indica la scopa che ha in mano)

               E poi crescere una figlia con tutti i pericoli che ci sono.

               Hai visto, però, che ho fatto l’impossibile per la  Grazia, e l’ho lasciata studiare musica, come desiderava; così non dovrà gestire un posto come questo.

               E’ troppo brava, troppo ingenua, povera stella. Quando avrà il suo bel diplomino, vada pure a suonare il suo violino in giro per il mondo: mi basta che stia lontana da questo schifo !

               E’ pesante anche per me, credimi…

VITTORIA – (dalla porta esterna)  Con chi chiacchiera, Pinei?

PINEI -     Con gli angeli.

VITTORIA – (stiracchiandosi) Che umidità, stasera! Le  ossa  fanno cric e crac!     Un accidente alla Merlin…! Tutta colpa sua! Stasera, poi, non si batte un chiodo!

PINEI -     …e da un bel po’, mi sembra…

VITTORIA – E si, sarà il tempo.  Ha visto il Po? Cresce ancora, speriamo bene… (guarda fuori dalla porta tenendosi le braccia strette intorno al corpo per il freddo)

PINEI –C’è il caffè ancora caldo, lo prende?

VITTORIA – (girandosi verso il bancone) Ma che uomo d’oro, Pinei!

               Facciamo presto che non voglio perdere la postazione.

PINEI – (servendo)  Sono preoccupato , non si vede ancora  la Grazia. E’ uscita stamattina per dare un esame e …

VITTORIA –Povero angelo: è un fiore senza malizia quella ragazza. L’altra sera mi ha detto: mi scusi signora Vittoria  – lei mi chiama “signora” – ma che mestiere fa, lei, che mio padre non vuole dirmelo?

                 Ma cara: la dama di carità!

PINEI - Buona questa!

VITTORIA - “E perché va in giro di notte?” Ma cara, perché il bisogno vien di notte (Pinei sogghigna, divertito).  “Oh Vittoria – mi ha detto – allora lei è proprio una santa”. 

                 Ma senz’altro: non vedi che vita faccio?

PINEI -   Una vita spesa al servizio del pubblico!

VITTORIA-  Come le auto pubbliche: chiunque  ci può salire.

PINEI - Si, ma ormai…più che una macchina…mi pare una corriera (e le dà una pacca sul sedere)

VITTORIA - Pinei!  (si finge offesa, poi scoppia a ridere)

PINEI - Sconti per comitive! (ridono entrambi)

VITTORIA - Bene! Il caffè l’abbiamo preso, adesso a timbrare il cartellino . (Si alza)  Ohi ohi, sono a pezzi…!

PINEI - (guardandola seriamente) Vittoria…

VITTORIA -   E?

PINEI - Ma perché…?

VITTORIA -  Perché, cosa?

PINEI - Perché continua con questa vita?

VITTORIA -  (si gira e lo guarda, molto seria) Cos’altro dovrei fare?

PINEI - Ma…non so…

VITTORIA  - Ecco, non lo sa. Chi mi prende alla mia età? Chi mi vuole?

PINEI - E via: non è una brutta donna, perbacco! Mi cade il cuore a vederla…si insomma…(tradisce, forse, qualcosa di più)

VITTORIA Sono sfortunata, Pinei. Ho incontrato solo persone che m’hanno sfruttato. Non ho trovato un uomo educato, gentile, premuroso, che mi volesse solo un po’ di bene…(Si scrolla) Grazie per il caffé. E mi tenga la camera. C’è brutto tempo, ma non si sa mai…E poi c’è dentro tutta la mia roba (esagerando)  pelliccia,  parruca …

SCENA I I

(Entrano Carlo e Grazia dall’esterno. Grazia ha una custodia per violino. Carlo è

ben vestito)

PINEI – Grazia, finalmente!

GRAZIA – (correndogli incontro) Papà, l’ho passato, l’ho passato! (E’ felicissima, abbaccia tutti compresa Vittoria, solo con Carlo è leggermente turbata) Col massimo dei voti, il massim!

PINEI – (stringendosela) Lo sapevo: sei un fenomeno! Però mi hai impensierito…

CARLO – L’ho accompagnata io. L’ho attesa al conservatorio…(la guarda con malizia)

GRAZIA – (Turbata, ma eccitata)  Abbiamo fatto un giro in piazza. Ero così contenta, c’era tanta bella gente…Poi siamo stai nel bar sotto i portici, quello molto fine, e  abbiamo preso l’’aperitivo che mi solletica ancora il naso adesso…

PINEI – (con tono di leggero rimprovero)  Grazia…

CARLO – Che c’è di male? Bisognava festeggiare l’esame, no? E allora l’ho portata tra la bella gente a fare la sua bella figura. (Spavaldo) Stavamo bene insieme, eh Grazia, si voltavano tutti a guardarci.

VITTORIA – (si avvicina a Carlo e sussurra) Stalle lontano, non è pane per i tuoi denti, mandrillo! (esce per l’esterno)

PINEI – (c.s., a Grazia)  Non eravamo d’accordo così..

GRAZIA – Ma papà…

PINEI –Stavolta passi perché era un esame difficile, ma che non succeda più! Stai al bancone un attimo che butto giù la pasta (esce velocemente per la cucina).

CARLO – Visto? Non te l’avevo detto? Non meriti un posto come questo.

GRAZIA – Forse papà ha ragione: non dovrei andarmene in giro con uno che conosco appena.

CARLO – Ma che dici, Grazia? Ormai sono un cliente fisso della pensione e mi conoscete benissimo sia te che tuo padre!

GRAZIA – (timidamente)  …Forse proprio per quello…

CARLO – E va bene, mi piace divertirmi, e allora? che male c’è? A chi non piace?   (le si avvicina)  E mi piacciono le cose belle…Grazia, io…(finge confusione)  …io sono innamorato…

GRAZIA – Carlo…

CARLO – Si! E mi dispiace per te, che se una bella ragazza, perché dovresti stare in mezzo alla società,con dei bei vestiti, pettinata come una principessa,  con brillanti ovunque…

GRAZIA – Eh, magari!

CARLO – E invece, niente. Conciata così e così…

GRAZIA – (guardandosi il vestito)  Quando sarò diplomata…

CARLO – (piccola risata)  Sarà anche peggio. Una vita di sacrifici! Sempre in giro e il tempo libero a studiare. Ah, che vita! Con me sarebbe diversa…

GRAZIA – (leggermente confusa) Ho attitudine per la musica, è la mia vita e il resto non m’interessa…

CARLO – Ah no? Ho visto, sai, come guardavi quella signora ben vestita…

GRAZIA – Così, per curiosità….

CARLO – Perché tu non potrai mai!  (d’improvviso) Grazia, se tu mi volessi soltanto un po’ di bene…dimmelo che mi vuoi bene…(le prende una mano)

SCENA  I I I

PINEI – (entra dalla cucina, li vede)  Vai a controllare la minestra!

GRAZIA – (di corsa, per la cucina)  Subito!!

CARLO – Vede, Pinei…

PINEI – (serio, ma non ancora troppo arrabbiato) Senti: per conto mio sei liberissimo di fare la vita che ti pare; puoi fare il lavativo, non aver voglia di lavorare, correre dietro alle sottane, basta che ti tieni alla larga dalla mia Grazia.

CARLO – Cos’ho, la rogna?

PINEI – Si, al cervello. Non voglio che uno spiantato par tuo, senza arte né parte, giri attorno a mia figlia.Stalle lontano almeno cinquanta metri.

CARLO – Pare, però, che la ragazza sia sensibile al fascino…

                                                                                          

PINEI – (fa una brutta faccia)

CARLO – Va bene, va bene, non si scaldi. Scherzavo. Che gente indisponente! Dopo tutto quello che faccio per voi, tutta la gente che vi mando.

PINEI – Tutti i debiti arretrati!

CARLO – Pagherò, ho un affare in vista.  Piuttosto, (confidenziale)  stasera ho un appuntamento, aspetto una persona, mi raccomando. Quando arriverà, la faccia salire in camera, ci penso io a pagare.

PINEI – Si, come al solito! E come faccio a riconoscerla, a sapere che è quella che aspetti?

CARLO – Semplice: è’ un amore. Magari è un po timida,  ma ha una dolcezza…Ah, il fascino!

PINEI – Ma quando metterai la testa a posto?

CARLO – Quando troverò quella che mi mantiene. La più bella, mi raccomando!

PINEI – Ma si, tanto chi vuoi che arrivi? Non c’è in giro nessuno in una serata del genere. Hai visto come è alto il Po? Speriamo bene, ci siamo proprio vicino.

SCENA   I V

(sulla porta esterna appare Giovann; è molto esitante)

PINEI – Buonasera. Prego.

GIOVANN – Buonasera signore…Mi scusi, è una pensione questa?

PINEI – “Pensione Grazia”, per l’appunto.

GIOVANN – (compitando, compiaciuto) Pen-sio-ne Gra-zia, che bel nome.

               E…mi scusi…non sono pratico, vengo dalla campagna…

PINEI – Chi l’avrebbe detto!.

GIOVANN – Sa dov’è il Boscone? (frazione in riva al Po, n.d.a.)

PINEI – No.

GIOVANN – Possibile che non sia mai stato al Boscone?

PINEI – Forse una volta, per errore.

GIOVANN – Be’, niente…(si guarda attorno circospetto) Questo, allora, sarebbe un posto dove si affittano le camere, no?  ‘L’immaginavo proprio così…(scrolla la testa assentendo).

PINEI – Meno male.

GIOVANN – (si avvicina a Pinei e gli parla piano, quasi fosse un segreto)

               Un amico mio…(anche Carlo si fa sotto per ascoltare) mi avrebbe detto che qui…(si aiuta con un gesto)..si fa del bello!   (guarda malizosamente Pinei)

PINEI –“Si fa del bello?” Si mangia bene, vorrà dire.

GIOVANN – (malizioso) Eh si…: dei bei bocconcini!  (Con aria complice) Soldi alla mano (si batte sulla giacca dove tiene il portafogli) magari si trova anche da “far del bello”. Cosa ne dice?

PINEI – (si avvicina e lo guarda dritto negli occhi) Guardi che io gestisco una pensione, non un casino.

GIOVANN – Diciamo pure così, ma a me può anche dirlo. Sono venuto stamattina a Piacenza per il mercato e ho gadagnato qualcosina (si ritocca la giacca, stesso punto).  Ho già detto a mia moglie che passavo da mia sorella alla Fratta che non sta tanto bene e che sarei rientrato domani mattina… (da una gomitata complice a Pinei)  Capisce o no?

PINEI – Insomma, vuole una camera per stanotte, si o no?

CARLO – Ma sicuro che la vuole. E bisognerà dargli la più bella. Permette? (a Giovann) Carlo Rampini, re delle notti piacentine.

GIOVANN – Piacere: Giovanni Tiralacqua, del Boscon!  Lo sa lei dov’è il  Boscone?

CARLO – Ma perbacco!

GIOVANN – (a Pinei) Vede che lui lo sa?

PINEI – Allora, questa camera?

CARLO – La prende il signor Giovanni, o no?

GIOVANN – Si, ma non vorrei starci da solo tutta la  notte…dico bene?

CARLO – Perbacco, se ha ragione! Ma sa cosa facciamo noi adesso? Facciamo un bel giro per Piacenza, di notte…Conosco un posticino dove si mangia bene e si spende poco…e c’è bella gente…e non si sa  mai…

GIOVANN – (con aria furbesca) Non si sa…o invece lo si sa già?

CARLO – Furbacchione!

GIOVANN – Bene, allora andiamo, che io stasera sto proprio bene di salute (si tocca il rigonfiamento della giacca)

CARLO – E speriamo non le manchi mai. Ma chi più fortunato di lei, stasera? Ha dei soldi, ha trovato chi la fa divertire…! Adesso lasci un acconto.

GIOVANN – Va bene, ma cerchiamo di farli rendere, vero! (paga)

CARLO – Mi raccomado, Pinei, la più bella e pulita per il mio amico Giovann del Boscone.

PINEI – E la signora che deve arrivare?

CARLO – Un’altra stanza qualunque, è una che si accontenta.

SCENA  V

GRAZIA – (entrando dalla cucina) La minestra è  pronta. Buonasera.

GIOVANN – Buonasera…(A Carlo con strizzata d’occhio) E’ questa che poi…

CARLO – Ma no…(Pinei fa una brutta espressione)

                                 

GIOVANN - Che peccato!

PINEI – Mangia tu intanto, Grazia. (Grazia esce)

VITTORIA – (entrando, si sbatte la sottana con la mano)  Pinei, un cicchetto, subito.

GIOVANN – E la signora, viene anche lei con noi?

VITTORIA – Ma dove?

CARLO – La signora la ritroveremo anche dopo, non si preoccupi. Andiamo, è tardi.

(A Pinei) Quando arriva, le dica di attendere un po’, ma tanto non scappa, eh, il fascino (escono Carlo e Giovann).

VITTORIA – Ma chi è quello lì?

PINEI – Un povero diavolo di campagna con qualche soldo finito nelle mani di Carlo.

VITTORIA – Ah, che serata! E’ passato uno in auto che mi ha spruzzata! Ti venisse …

E  un povero scemo in bici che mi voleva caricare sulla canna, ma guarda!!

PINEI – Ha mangiato, Vittoria?

VITTORIA – Quasi nulla.

PINEI – C’è della pasta pronta di là.

VITTORIA – Ma no Pinei…lei mi vizia.

PINEI – E dai!

VITTORIA – Quasi quasi…ma…insieme alla  Grazia?

PINEI – Ci sono soggetti più pericolosi per la mia Grazia.

VITTORIA . Ah Pinei,  ha proprio un gran cuore (fa per baciarlo, si trattiene ed esce velo-

                   cemente per la cucina).

SCENA VI

(Pinei ritorna al bancone e gira la schiena alla porta d’ingresso)

NATALINA – (entra con passo indeciso ed ha il volto coperto da una veletta; appena dentro si guarda intorno timidamente, senza accorgersi di Pinei; si ferma, ansima tenendosi una mano sul petto, alza la veletta per guardare fuori dalla porta, si asciuga le lacrime…)

PINEI – Desidera?

NATALINA – (si ricopre il volto e rimane rigida, senza rispondere)

PINEI – Venga pure avanti, prego, non la mangio.

NATALINA – (molto lentamente si avvicina, tenendo la testa bassa)

PINEI – (piano) Aveva ragione Carlo, è proprio timida. (Forte) Voleva una camera?

NATALINA – (accenna timidamente di si con la testa)

PINEI – Solo per stanotte, vero?

NATALINA – (c.s.)

PINEI – E  non ha voglia di parlare, vero?

NATALINA – (non risponde, maneggia nervosamente la borsetta)

PINEI –E se io sapessi perché è qui?

NATALINA – (fa per andarsene)

PINEI –Non scappi, scherzavo…Ha un documento?

NATALINA – (fruga nella borsetta)…No…

PINEI – Allora la lingua ce l’ha: meno male. Comunque è lo stesso. (Prende la chiave) Di poche parole davvero la signora.Questa è la chiave della camera. Ma io non capisco: possibile che trova sempre qualcuna che  ci casca? Come farà?

NATALINA – (A tali parole singhiozza)

PINEI – Cosa fa? Piange?? E perché poi? Non l’ha costretta nessuno, o no? Vada: numero 18, 1° piano e se le serve qualcosa, chiami pure.

NATALINA – (prende la chiave e scappa su per le scale)

PINEI – Cose da pazzi! E io dovrei lasciare mia figlia in mezzo a questo schifo? Giuro che se lo trovo ancora vicino alla mia Grazia, io…

SCENA VII

PIERA – (sulla porta d’ingresso, urla verso l’esterno) Ma cosa vuoi, rimbambito che non sei altro! Ma va a casa, sporcaccione d’un piacentino! Oh!

PINEI –Ma chi grida così??

PIERA – Oh signore…(Ha un impermeabile bagnato e un cellophane  in testa)

PINEI – Il Signore è in cielo.

PIERA – Povera me, che giornata! Mi dica, è un grande albergo questo?

PINEI – Certamente no.

PIERA – Non mi mandi via, per favore: sono una povera donna sfortunata!

PINEI – Ho capito, ma si calmi…Che sta succedendo oggi?

PIERA –Mi guardi bene, eh, perché un’altra disgraziata uguale non la vedrà mai più! (quasi commossa) Non avrei mai pensato di trovarmi in un tale pasticcio…! Ho visto una bottiglia, non si potrebbe avere un goccettino??

PINEI – Ma prego! (tenta di servire, ma…)

PIERA – Faccio da sola…Mi scusi, ma sono di campagna e vado alla buona. Conosce il Boscone, lei?  (beve)

PINEI – Il Boscone? No…(poi ci pensa un attimo) Però mi sembra di averlo già sentito…

PIERA –Pensi, dal Boscone , son arrivata qui con questo tempo! Una povera donna di campagna, da sola, una povera madre disgraziata! Oh che disgrazia! (beve ogni volta che Pinei, divertito,  versa)

PINEI – Ma cosa sarà mai successo? E’ strarpato il Po?

PIERA –Magari!

PINEI – (preso da un dubbio) E suo maritoì…non c’è?

PIERA – Mio marito è venuto a Piacenza stamattina al mercato e stanotte andava a dormire da sua sorella alla Fratta, che è malata:  è tanto buono, poverino! E  io mi sono trovata nella disgrazia tutta sola.

PINEI – Ah..!

PIERA – Povera la mia Natalina…! Chissà dove sara, povera la mia bambina!

PINEI – Natalina?

PIERA  – Ma si, mia figlia. E’ scappata da casa oggi pomeriggio, ha capito? Fuggita! E io son corsa fino a Piacenza per cercarla, l’oca! Povera la mia ragazza, sola in una città tanto grande, in mezzo a questi sporcaccioni!

                 Cosa potevo fare? Melo dica lei! Ho lasciato la campagna, vacche, oche e galline e sono corsa a prendere la corriera per Piacenza . Un’acqua, ma un’acqua! E senza ombrello. L’ho presa tutta in testa!

PINEI – Per fortuna aveva il cappello (guarda il cellophane che ha ancora in testa)

PIERA – (se lo toglie) Per fortuna ho la testa dura …etcì..ecco, adesso mi sono ammalata.

PINEI – (le offre un altro bicchierino)

PIERA – Faccio il tratto in corriera, bagnata fradicia e intanto il cervello andava: pensavo al biglietto che mi ha lasciato “Addio per sempre, mi avrete sulla cosiensa”. Si proprio così, sulla cosiensa! Ho pensato che sia venuta a Piacenza, dove vuole che vada.

PINEI –E perché è scappata?

PIERA – (beve il cicchetto, alternando momenti commossi a momenti arrabbiati)

                 Perché…? Perché è una scostumata! Una…non voglio dire la parola. Ah, quando mi ha detto che era in attesa, ho visto nero. Ho preso il primo forcone a tiro e…Il Cielo mia ha trattenuto in tempo! Per fortuna non c’era il padre, altrimenti l’accoppava!

                 Il disonore! La nostra famiglia dove nessuno sgarra, tutti esempi di onestà…E poi per due sberle è anche scappata! E io a rincorrerla!

                 Appena a Piacenza ho fatto il giro della piazza, ma, diavolo, era buio e avevo anche paura. Allora ho preso questa strada, avevo visto la scritta… intanto che andavo, si ferma uno, mi guarda e poi fa: andiamo?  Ma dove, ho detto? E lui mi ha risposto in un modo che non posso ripetere, brutto sporcaccione! E nell’andare mi ha anche bagnata! Oh, povera me (beve).   

 Ma perché poi racconto tutto a lei, io non la conosco neppure!

PINEI – Intanto che prende fiato, glielo dico. Io sarei Pinei, il padrone del grande albergo.

PIERA – Ah si, meno male: salvatore.

PINEI – Ho detto Pinei.

PIERA – Ma si, Pinei. Allora, mi posso fermare stanotte? Poi domani andrò alla questura, dai pompieri, non so. Ma quando la trovo gliene do tante!

PINEI – Si, la camera ce l’ho. Ma…mi dica: suo marito è un ometto alto così circa…? (indica l’altezza)

PIERA – Si.

PINEI – Con due baffi all’Umberto e la faccia rossa?

PIERA – Si…

PINEI – E un abito chiaro?

PIERA – Ma si, lo conosce?

PINEI – No, mai visto!  Scommetto che ha fame…

PIERA – Mangerei uno vivo (modo di dire, n.d.a.)!

PINEI – Grazia!

PIERA – Prego, non c’è di che.

SCENA VIII

GRAZIA – Mi hai chiamato, papà?

PINEI – Fa asciugare la signora….la signora…?

PIERA – Piera.

PINEI – La signora Piera del Boscon,  e dalle una minestra calda.

PIERA – Che bella ragazza, è sua figlia? Mi ricorda tanto la Natalina. Chissà dove sarà, poverina…(si commuove). Intanto mangiamo una fetta di questo salame (dalla borsetta), è fatto in casa.

VITTORIA – (dalla cucina) Ora va meglio.

PIERA –Guarda guarda, è proprio un post familiare, è la sua mamma, vero?

VITTORIA – La mamma ‘di hi? Io sono un’ospite, cara la mia sgambettona.

PIERA – Cosa? brutta faccia da…!

VITTORIA – Non offendere la categoria, sai!

PINEI – Signore, per piacere!

VITTORIA – (A Pinei) Ma chi è questa qui?  Una concorrente?  (A Piera) Guarda che c’è poco lavoro anche per una sola, figurati in due!

PINEI – Grazia, porta di là la signora.

VITTORIA – Oh, “signora”, poi’!

PIERA – Signora, si, perché? Non hai mai preso una salamata sulle corna? Cose da pazzi! (esce strattonata da Grazia)

VITTORIA – Da dove arriva quella? Chi è?

PINEI – Mah, una che non trova più la figlia…

VITTORIA – Ah si? Quanta gente distratta oggigiorno…(va sulla porta) Brr, che freddo! (esce)

PINEI – E io pensavo che fosse una serata  tranquilla! Comunque le camere sono tutte impegnate, e questo è quello che conta.

SCENA IX

(Entra una signora apparentemente distinta, non più giovanissima)

SIGNORA – Buonasera buon uomo, ci dovrebbe essere una camera riservata per me, la migliore…

PINEI – Mi dispiace bella signora, ma siamo al completo.

SIGNORA – Ma non è possibile, guardi meglio.

PINEI – Le ripeto, siamo al completo.

SIGNORA – Ma…(perde l’aria superiore) io avevo un appuntamento…

PINEI – E con chi?

SIGNORA – (turbata) Non posso dirlo, però lui mi aveva assicurata…

PINEI – (capendo) Ma guarda un po, sto Carlo’: le fa venire due alla volta!

SIGNORA – (con distacco) Io protesto! Mi chiami il direttore.

PINEI – (chiama) Direttore!…eccomi, sono io.

SIGNORA – Oh!…ma è uno scandalo…

PINEI – Lo scandalo è una della sua età che corre appresso ai ragazzotti. Prego.

SIGNORA – (rabbiosa) Questa, poi! Ma mi sentirà, o se mi sentirà (esce veloce).

SCENA X

PINEI – Stasera capitano proprio i più sballati . Manca solo che arrivi un prete…

PRETE – Buonasera figliolo.

PINEI – …Padre…!?

PRETE - …sorpreso, figliolo?

PINEI - …sorpreso, si…con questo tempo….(piano) ma guarda un po’!

PRETE – Iddio ce lo manda, avrà i suoi buoni motivi, forse vuol lavare i nostri peccati.

PINEI – Quanto dovrà piovere, allora! Ma padre, non è un po’ tardi per benedire le case?

PRETE – Non sono qui per questo, volevo una camera.

PINEI - …qui?

PRETE – Qui, si, perché?

PINEI – Per lei, padre?

PRETE – Ma si. Sono stanco e ho poco da spendere.

PINEI – Ma santità…

PRETE – Non esagerare, figliolo.

PINEI – E’ che…siamo al completo…

PRETE – Oh che sfortuna, non so proprio dove andare…

PINEI – Dunque, tre sono occupate, una per il contadino, una per la Piera, una per la ragazza misteriosa e fanno sei,  io ne ho sette,  dunque…

PRETE – Dunque una è libera, i conti tornano.

PINEI – Si, ma quella è prenotata dalla Vittoria.

PRETE – La Vittoria?

PINEI – (piano) E adesso come faccio? Se l’affitto, mi mangia vivo.

PRETE – Allora, questa camera, c’è o non c’è?

PINEI – Ci sarebbe, ma non so se posso…

PRETE – Vedi di potere, figliolo.

PINEI – (si rivolge alla moglie, in foto) Cosa faccio?

PRETE – Prego?

PINEI – Parlavo con mia moglie.

PRETE – Tua moglie è…..(assenso di Pinei) Anche tu sei stato provato dalla vita, figliolo, hai provato il dolore e tuo sarà il Regno de Cieli. La tua fede, del resto, traspare da come conduci la tua piccola pensione, nell’onestà, nella pulizia, nella generosità.

PINEI – Davvero padre si vedono tutte queste cose, entrando?

PRETE – Ma certo. Ah, piuttosto, c’è una signora che aspetta qui fuori al freddo, lo sapevi? Perché non la fai entrare? Se non hai più camere diglielo.

PINEI – Ehm …è che lei patisce il chiuso, Sta prendendo una boccata d’aria.. Ecco, la camera  di prima, sarebbe precisamente la sua, della Vittoria..

PRETE – Capisco. Allora non c’è proprio nulla da fare.

PINEI – (a malincuore) Sembra proprio di no.

PRETE – E va bene. Hai fatto quello che potevi, ne sono sicuro. Domani ho una giornata molto pesante ed avevo proprio bisogno di riposare ( si avvia).

PINEI – Padre…

PRETE – Si…

PINEI – Si volesse dividere la stanza con qualcuno?

PRETE – Nello stato in cui sono…

PINEI – C’è un tizio che rientrerà tardi, sa, gli affari…Se vuole… poi gli spiegherei io.

PRETE – Se un angelo, figliolo.

VITTORIA – (sulla porta)  Va , maleducato! Va a casa e non far perdere del tempo a chi lavora, cose da pazzi!  (Dentro) Ecco dov’era finito: buonasera reverendo.

PRETE – Buonasera Vittoria. Sai che volevo andare in camera tua?

VITTORIA – Eh no, eh! Queste cose io non le faccio! Non c’è più religione (esce).

PRETE – Nervosa, la signora.

PINEI – E’ malata, poverina.

PRETE – (avviandosi) Ma allora perché sta così scoperta? Prenderà un accidente.

PINEI – Da questa parte, padre, l’accompagno.

PRETE – Mi raccomando, dille di venire dentro.

PINEI – Ma certo padre, glielo dirò, (escono di scena per le scale)…non mancherò…

SCENA XI

(Entra Iacam velocemente trascinandosi Vittoria: ha un berretto in testa)

VITTORIA – Fai  piano, perbacco, cosa ti prende?

IACAM – Andiamo in camera, svelta!

VITTORIA – Ma che fretta!

!

IACAM – Prendi la chiave, muoviti, ho urgenza!

VITTORIA – Me me sono accorta…Ecco la chiave…e non tirare, ma guarda un po’!

IACAM – E allora andiamo!

VITTORIA – Ma cos’hai? La polizia alle calcagna?

IACAM – Più o meno… (guardandosi alle spalle)

VITTORIA – Non correre: Non ho più vent’anni!

IACAM – Lo so, si vede!  (escono velocemente per le scale)

PIERA – (dalla cucina) Oh là, mi sono proprio ripresa. (Chiamando) Signor…Come si chiama?…Dove sarà andato?

PINEI – (dalle scale) Speriamo che Giovanni non si lamenti troppo.

PIERA – Eccolo.  Signore, sua figlio è un fiorellino. Ha una grazia, un modo... E delle mani…si vede che suona il violino. Anche la Natalina, poverina, è versata per la musica, canta come un usignolo. Basta! Se la becco, le faccio ben io cantare l’Aida!  Dov’è la mia camera?

PINEI – Primo piano, numero 12. Faccia piano che ho un ospite di riguardo.

PIERA – Conosco le buone maniere anche se vengo dalla campagna, io! Non come la villica di prima. Ma io ho capito, non sono mica scema.Ho capito che mestiere fa. Basta guardarla in faccia, cara la mia  lucciola.!

PINEI – Per favore…

PIERA – Ora vado, il buco l’ho chiuso.  E la mia Natalina dove passerà la notte…? (commossa esce dalle scale).

GRAZIA – (dalla cucina) Che voracità: ha mangiato tutto.

PINEI – Mettiamo tutto in conto. Speriamo di stare tranquilli fino a domani, almeno. Credo che la signora Piera avrà una  bella sorpresa, e saranno dolori per il signor Giovanni Tiralacqua del Boscone.

SCENA XII

POLIZIOTTO – (da fuori) Altolà, nessuno si muova!

GRAZIA – Papà, che succede?

POLIZIOTTO – Polizia!

GRAZIA – Dio santo!

PINEI – Ma perché mi spaventa la figlia? Sono in regola con la licenza.

POLIZIOTTO – Non sono qui per la licenza. Chi è il padrone, qui?

PINEI – Sono io.

POLIZIOTTO – Ha visto entrare una persona sospetta?

PINEI – Sospetta? Ma no!

POLIZIOTTO –Quanti clienti ha? Chi sono? Faccia vedere.

PINEI – Un momento! Potrei sapere, prima, che cosa è successo, se non le spiace?

POLIZIOTTO – Sto inseguendo un ladro.

GRAZIA – (spaventata) Un ladro?!

POLIZIOTTO – Un borsaiolo. Ha colpito poco fa in pieno centro e l’ho visto prendere questa strada. Forse è entrato qua dentro, aveva un berretto, devo controllare.

PINEI – Per controllare ci vuole un permesso. Ce l’ha?

POLIZIOTTO – No, ma…

PINEI – Allora niente da fare. Ho ospiti di riguardo che non voglio disturbare.

POLIZIOTTO – Lei, dunque,  non vuole collaborare?

GRAZIA – Papà…

PINEI – Vai a letto, cara. Ci penso io.

POLIZIOTTO – Un momento. Signorina: chi è entrato negli ultimi cinque minuti?

GRAZIA – Io ero in cucina…

PINEI – Quindi non ha visto nessuno. Vai Grazia, va. (Grazia esce per la cucina)

POLIZIOTTO – Mi dica lei, allora: chi è entrato qui ultimamente?

PINEI – Dunque, l’ultima persona che è entrata…

SCENA XIII

VITTORIA – (dalle scale) Io non li capisco più gli uomini! Ha pagato, mi ha detto di andare e guardava nell’armadio! (Vede il polizotto)  Oddio! (dietrofront)

POLIZIOTTO – La signora chi è?

VITTORIA – (si blocca) Povera me, la pula!

PINEI – Ehm..la signora è….mia moglie!…si, mia moglie…

POLIZIOTTO – (guarda la foto sul muro)

PINEI – (indicando la foto)  La povera mamma…ehm

POLIZIOTTO – Signora, lei ha visto entrare un uomo poco fa? Berretto, vestito scuro, fare sospetto?

VITTORIA – Sospetto? Ma si!

POLIZIOTTO – Si?!

VITTORIA – Cioè no, ma che dico! Nessuno, per la verità, vero Pinino?

PINEI – Si Vittorina, l’ho già detto.

VITTORIA – Poi, in questo  momento, abbiamo solo DELLE ospiti, donne, vero Pinei?

PINEI – Si, donne. E un  monsignore. E non credo che lui…

POLIZIOTTO – Un monsignore?! Niente popò di meno!

PINEI – E’ in incognito.

POLIZIOTTO – E tutte quelle donne, che ci fanno qui?

PINEI – Affari personali. Disgrazie, credo…

POLIZIOTTO – (Avvicinandosi) Non si faranno…traffici mercenari, spero!

VITTORIA – Ma che dice? Ciabbiamo la faccia?

POLIZIOTTO – Comunque io resterò nei paraggi. L’ho visto in faccia, non mi sfuggirà. E se voi coprite qualcuno…(li guarda minaccioso, pausa)  Buonasera! (esce)

PINEI – A lei, agente.

VITTORIA – Buonasera…(a Pinei) L’ho sentito dall’odore che era un poliziotto. (Sognando) Ah, che bello, per un attimo mi sono sentita una signora….! Comunque, uno sospetto l’ho portato io in camera. Mi ha pagata e mi ha mandata via.E intanto addocchiava i miei vestiti: non sarà un ladro davvero?

PINEI – Andrò a controllare. Non voglio avere a che fare con dei delinquenti. Questa è una pensione seria. (Pinei e Vittoria si guardano e scoppiano a ridere)  Si ecco…(esce dalle scale)

VITTORIA –Andiamo a vedere la situazione.Quello lì mi rovinerà la piazza (fuori)

SCENA XIV

(Scende una strana figura dalle scale: è Iacam, il ladro, travestito da donna con i panni di Vittoria.Ha il berretto sopra la parrucca.  Va verso la porta esterna inciampando e perdendo le scarpe, sbircia fuori, vede il poliziotto, torna su incrociando Pinei per le scale)

IACAM – (con voce baritonale) Buonanotte! (sparisce)

PINEI – (scambiandolo per Natalina) Buonasera…Serve qualcosa? Eh.. aspetta pure , che Carlo arriva! Be’, io non ho visto proprio nessuno.

POLIZIOTTO – (rientra trascinando Vittoria)  Ho accompagnato dentro sua moglie: è sconsigliato stare fuori a quest’ora.

VITTORIA – E’ tanto gentile questo signore!

PINEI – Grazie, grazie…

GRAZIA – (dalla cucina) Mi hai chiamato, papà?

PINEI – Ma no…(mentre  parlano tutti assieme  in crescendo ) MA COSA DEVE SUCCEDERE ANCORA OGGI?

s   i   p   a   r   i   o

A    T    T    O    II°

Stessa scena del I° atto.

E’ notte. Le luci della scena sono basse,

All’apertura del sipario, Pinei sta riponendo qualcosa dietro il bancone.

Sbuffa, scrollando la testa: pensa alla strana situazione che si è creata nella sua

pensione.

SCENA I

PINEI – Speriamo sia tutto a posto. Ma che giornata ! (Si avvicina alla porta esterna) Tanto più che c’è la legge che vigila. Buonasera agente. (rientra) E buonanotte!

                 Carlo e quell’altro non sono ancora tornati, ma tanto  Carlo ha la chiave, lui è di casa qui…e quella povera ragazza l’aspetta:  mah, che mondo!

                     (fa per andare verso la cucina)

IACAM – (scende sempre travestito, col berretto in testa e una  parrucca rossa  in mano, con molta circospezione si affaccia alla porta d’ingresso, vede il poliziotto e scappa indietro; inciampa in una poltrona, bestemmia sottovoce)

PINEI – (ha sentito un rumore) Ma chi c’è?…(Iacam si mette la parrucca rossa, non più bionda come prima) Ma quando è entrata? Desidera una camera?

IACAM – Eh?

PINEI – Voleva una camera, per caso?

IACAM – E…no…

PINEI – Allora ha sbagliato, venga l’accompagno alla porta.

IACAM – (visto il pericolo) Cioè, si!

PINEI – ‘Spiacente, siamo al completo: l’accompagno.

IACAM -  (resistendo) No!!

PINEI – Oh si (c.s.)

IACAM – (determinato) Io non posso andare via.

PINEI – (divertito) E perché?

IACAM – Lei mi deve tenere qua.

PINEI – Volentieri, ma non saprei come…

IACAM – (tenendo d’occhio la porta) Ma non ha proprio cuore, perbacco!

PINEI – Cosa c’entra?

IACAM –Ma mi guardi: un pover uomo!

PINEI – Chi?

IACAM – Cioè, no, una povera donna volevo dire…(inventando) abbandonata da tutti, senza madre, senza padre, senza una casa e senza pace.

PINEI – Magari anche senza soldi.

IACAM – No, ce li ho. Mi manca tutto il resto, però. Non può mandarmi via.

PINEI – Mi pare di averglielo già detto che non posso.

IACAM – Allora lei deve sapere che avrà sulla coscienza un delitto!

PINEI – Ma cosa sta dicendo

IACAM – Davvero! Mio marito mi cerca…

PINEI – Allora almeno un marito ce l’ha.

IACAM – Si, ma se mi trova mi fa secca!

PINEI –Oh addirittura!

IACAM – (guarda fuori dove c’è il poliziotto) Ma cos’aspetta ad andarsene?

PINEI – Dove dovrei andarmene, signora, sono  a casa mia.

IACAM – Ma non lei…quel tizio  là (indica verso la porta)

PINEI – Il poliziotto?!

IACAM – Ma si, ma si.

PINEI – Mi sta dicendo che quel signore….’sarebbe…?

IACAM – Moi marito!   (piano) ma guarda un po’ !…Ha giurato che se mi trova mi molla una coltellata in pancia! Povera me!

PINEI – (confuso) Però luimi ha detto che era sulle tracce di  un ladro…

IACAM – Macché! E’ qui per  me. Poi farà credere che è stato un incidente, lui è della polizia, figuriamoci. M’avrà visto qui attorno e non molla....

PINEI – Ma questa è bella!

IACAM – Mi aiuti per piacere, lo faccia almeno per i miei figli!

PINEI – Ha anche dei figli?

IACAM – (annuisce) Dodici! Poveri i miei orfanelli!

PINEI - …E perché la vuole uccidere…?

IACAM – Perché…perchè…perché non voglio dargliene un altro!  Si è ingelosito, dice che ho l’amante, è impazzito…La supplico…

PINEI – E ora cosa s fa? L’unico posto libero è con me!

IACAM – (baritonale)  Ah no!

PINEI – Chi ha parlato? (si guarda attorno)

IACAM – Dicevo che non mi pare il caso…

PINEI - ..o altrimenti…

IACAM – Altrimenti?

PINEI – Ci sarebbe la camera della Vittoria, ma come faccio? Va be’ che stasera ormai non  combina più nulla, con la sentinella appostata fuori…quasi quasi…

IACAM – Accetto.

PINEI – Non ho ancora detto che…

IACAM – Però si sbrighi!

PINEI – D’accordo, d’accordo e speriamo in bene. Ecco la chiave, camera 10, a destra.

IACAM – So dov’è.

PINEI – Prego?..C’è della  roba dentro, non tocchi niente, ha capito?

IACAM – Salvatore!

PINEI – E dai con sto Salvatore.

SCENA II

VITTORIA – (da fuori accompagnata dal poliziotto)  Per favore, so andare da sola.

IACAM – (vola di sopra, inciampando)

PINEI –Dodici figli? Non l’avrei toccata nemmeno con la punta di un forcone.

POLIZIOTTO – Mi sembra di averle già detto che non deve star fuori a quest’ora: è pericoloso.

VITTORIA – Ma cosa importa a lei? Ho bisogno d’aria! Sono asmatica, anzi tisica,  non vede? (tossichia)

POLIZIOTTO – ( a Pinei) Non è capace di tenersela vicina, sua moglie?

PINEI – (sogghignando) Mi scappa sempre…però anche lei, vero…?

POLIZIOTTO – (faccia  a faccia) Cosa intende?

PINEI – Intendo dire che ogni tanto le mogli scappano… E qualche volta non varrebbe neanche la pena di andarle a cercare…

POLIZOTTO – (taglia corto) La tenga dentro. Ho idea che qui si pesca nel torbido.

PINEI – Par carità! Ho una canna che non vale niente, appena appena…

VITTORIA – E in disarmo.

POLIZIOTTO – Eppure son convinto che è entrato qui. Ma se lo prendo e scopro che mi avete mentito, io…(li guarda minaccioso)  Vedremo! (esce all’esterno)

VITTORIA – Ma che condanna, quello. Prima gli ho detto che aspettavo il tram. Ora che prendevo una boccata d’aria: ha detto e fatto che mi ha rovinato la serata. Be’, andrò in camera a sistemarmi.

PINEI – No…non si può.

VITTORIA – Oh bella, e perché?

PINEI - …E’ occupata….

VITTORIA – Non eravamo d’accordo così!

PINEI – Vittoria, un caso disperato.

VITTORIA – Più di me?

PINEI – Un disastro: senza madre, né padre, senza casa, dodici figli.

VITTORIA – Oh la peppa!

PINEI – Poi, poverina, brutta come un fulminasso! E con una voce stridula, ma per di più…è la moglie di quello là fuori! (indica la porta esterna)

VITTORIA – Del poliziotto?!

PINEI – Si. Pare che lui non sia qui per il ladro, ma par lei: la vuole uccidere!

VITTORIA – Addirittura! Ma, un momento: Non vorrà farmi concorrenza, per caso? Con i suoi appoggi….!

PINEI – Così ho pensato: Vittoria stasera  fa pochi affari di certo...e io ne sono anche contento...

VITTORIA – Bravo! E adesso dove vado? Fuori non posso stare, dentro nemmeno…!

PINEI – Davvero, che facciamo?

VITTORIA – Verrò a dormire da lei!

PINEI – Ascolti, facciamo così: prendo la Grazia con me e lei dorme in camera sua.

VITTORIA – Ma guarda che casino!

PINEI – Cerchiamo di arrivare fino a domani, almeno.

VITTORIA – Certo che lei, Pinei,  è proprio un benefattore: io…la sposerei!

PINEI – Vada, prego, dopo di lei (escono per la cucina).

SCENA III

IACAM – (scende, sempre travestito, guarda fuori e, visto libero, sguscia dalla porta )

POLIZIOTTO – (lo insegue, lo prende e l’accompagna dentro) Ma cos’avranno queste donne stasera? Vogliono tutte star fuori.

IACAM – (si copre alla meno peggio il volto con i capelli)

POLIZIOTTO –Non sta bene che una signora stia fuori di notte, di questi tempi.

IACAM – (con voce falsata) Grazie, ero sonnambula…

POLIZIOTTO – Ma….non ci siamo già visti da qualche parte, io e lei?

IACAM – Non credo…ma chissà, forse a teatro, io canto…(mentre si avvia per le scale intona una romanza, inciampa e cade: acuto)

POLIZIOTTO – Questo posto mi piace sempre meno (esce all’esterno)

SCENA IV

PIERA – (dalle scale, incrocia Iacam per terra) Ma che le succede? Le è venuto un capogiro? E perché cantava? E’ ubriaca? (aiuta Iacam ad alzarsi) E’ un’ospite anche lei? Io sono di passaggio, passo e poi vado.

IACAM – Anch’io, spero!

PIERA – Sta bene? Ha una faccia…

IACAM – Perché la sua è tanto bella? (va di sopra)

PIERA – (dopo un attimo di sorpresa) Non sarò bella ma sono educata! Ma senti un po’ la gente di città! (rivolta alle scale) Certamente più bella della sua, brutta faccia da omaccione brutto!

                 (Si serve un cicchetto al bancone e beve) Adesso mi metto qui  (su una poltrona seminascosta) vediamo de mi passa: ho mangiato troppo salame! Quando comincio non smetto più: ho una gola! (si schiaffeggia la bocca per punizione, poi si sistema meglio sulla poltrona, sbadiglia)  Che pesantezza! Non s se riuscirò a dormire…(dopo due secondi russa già).

IACAM – (scende le scale pian piano, si siede sconsolato, si toglie la parrucca e si fa vento; si sentono delle voci all’esterno; se la rimette malamente e si nasconde come può).

SCENA  V

GIOVANN – (leggermente brillo) Stiamo bene, grazie, troppo gentile, grazie…

CARLO – Siamo arrivati, grazie… (un po’ alticcio anch’egli)

POLIZIOTTO – (spingendoli dentro)  Che gente! (ritorna fuori)

GIOVANN – Non c’è più la signora di prima.

CARLO – Che mangiata…! E che bevuta! Ho la testa pesantissima…

GIOVANN – Ho speso, sai, ma mi sono proprio divertito!

CARLO – Ssst, grida piano che è mezzanotte.

GIOVANN – Ma cosa m’importa di che ora sia. Non ho quella seccatrice di mia moglie tra i piedi…Guarda un po’: Piera, toh! (fa un gesto di scherno)

PIERA – (sbuffa nel sonno)

IACAM – (tenta di scivolare di sopra, ma…)

GIOVANN  - (lo vede) Guarda che fortuna! (Lo prende per un braccio) Dove vai, bellezza?

IACAM – (tra i denti) Lasciami!

GIOVANN – Sei mai stata al Boscone? Ma dove vai?

CARLO – Ma io avevo un appuntamento! La peppa…oh, la mia testa ..(si avvia per le scale) Amore mio, dove sei…? (esce)

SCENA VI

GIOVANN – (a Carlo, tenendo sempre Iacam) E allora? Mi lasci da solo? Tanto io me la cavo lo stesso. (A Iacam) Vieni dal tuo Giovannone, che è tanto solo. Dammi un bacino, boccuccia di rosa.

IACAM –Giù le  mani!

GIOVANN – Dai,  alla faccia di mia moglie! (ride da solo)

IACAM – La smetta o urlo..No, non posso, perbacco! E tieni le mani a posto, vaccaro!

GIOVANN – Ohi, bella di notte! Non costringermi a prenderti con la forsa, io non sono scemo. Perché se sei ancora in giro di notte un motivo ci sarà, o no? Bellezza al bagno! (fiutandolo) Il bagno, però, potevi anche fartelo, puzzi di tabacco peggio di un turco!

IACAM – E tu hai un alito che potresti far trovare la strada per Roma a uno cieco.

GIOVANN – Vieni qui!

IACAM – No!

GIOVANN – E vieni…

IACAM – Va via, ti ho già detto!

GIOVANN – (implorando) Un bacetto…

IACAM – Ho detto no, ma guarda!

GIOVANN – Solamente uno e poi ti lascio andare.

IACAM – (ci pensa su un attimo)  Solo uno?

GIOVANN – Si …

IACAM – Poi mi lasci andare?

GIOVANN – Parola! (si prepara, chiude gli occhi)

IACAM – Pronto?  Eccolo! (gli dà un ceffone e scappa su per le scale)

GIOVANN – Hai proprio trovato il tipo giusto! (lo rincorre, esce dietro a Iacam)

SCENA VII

PIERA – (si sveglia di colpo) Che incubo! Ho sognato mio marito con un’altra donna…!

                 (si scuote) Che sciocca, poverino, lui è da sua sorella malata, è proprio vero che i sogni vanno al contrario.

                 (si massaggia lo stomaco)  Ho mangiato troppo…Però, sembravano proprio qui, guarda un po’ che roba!

                 (si alza e cammina) E la mia Natalina, dove sarà?  (si pone di fronte alla foto della moglie defunta di Pinei) Madonna, aiutami tu a trovarla…e fammi digerire, altrimenti scoppio! (la guarda bene) Che Madonna sarà: non l’ho mai vista, boh. Andrò a prendere una boccata d’aria fresca…(va alla porta, ma arriva subito l’agente) Ohi, ohi, ma cosa spingel?

POLIZIOTTO – Cosa fa sulla porta?

PIERA – Mi lasci prendere una boccata d’ossigeno, perbacco, mi viene da vomitare!

POLIZIOTTO – Ma guarda! Devono tutte prendere una boccata d’aria le donne di questo posto. Scommetto che si fa del commercio carnale.

PIERA – Carnale?! Guardi che io non faccio la macellaia, lavoro la terra.

POLIZIOTTO – Adesso casca dalle nuvole: come quelle che portiamo in questura.

PIERA – Ah, ma allora lei è un poliziotto! Dunque lasci perdere me e cerchi  la mia Natalina, invece!

POLIZIOTTO – Un’altra del giro?

PIERA – Sarà in giro certamente, povera la mia figliola: è scappata da casa!

POLIZIOTTO – Che roba! E stia attenta: c’è in giro un mariuolo.

PIERA – Ah si? Me non mi frega:  tengo i soldi qui (indica tra i seni), ci deve mettere la mano, perbacco!

POLIZIOTTO – Stia dentro. E se vede qualche faccia sospetta mi chiami (esce scrollando la testa).

PIERA – Sospetta? Ne ho viste... E’ proprio vero il detto: piacentini, ladri e assassini! (inforca le sale ma si scontra con Carlo)  E’ ubriaco?  (esce)

SCENA VIII

CARLO – (è un po’ intontito; gira a caso per la hall tentando d nascondersi; infine trova un angolo semibuio)

NATALINA – (veloce dalle scale) Vieni qui, mascalzone! Dove è andato? (lo cerca) Non scappare…(lo vede) Eccolo!

CARLO – Natalina…!

NATALINA – Si, sono proprio la Natalina (si alza la veletta)

CARLO – (con finta aria indifferente) E come mai qui, Natalina? (inciampa, è brillo)

NATALINA – Ma guardati, non stai neppure in piedi. Chissà cos’hai fatto fino ad ora! Chissà che belle compagnie frequenti.

CARLO – Ma no, un piatt d’agnolotti, due chiacchiere…con un signore anziano, guarda…

NATALINA – Uno sporcaccione come te !

CARLO – … e come mai?…

NATALINA –  E già: “come ha fatto a pescarmi” penserai?

CARLO – Esatto!…cioè, no…

NATALINA – Un  colpo di fortuna! E ringrazio il Signore che mi ha fatto capitare qui, dove hai tutti i tuoi intrallazzi.

CARLO –Ma che dici?

NATALINA – ‘So bene cosa dico! Eri molto galante con la signora con la veletta : aspettavi un’altra povera scema come me?

CARLO – Natalina…(ciondolando) Fammi andare a letto, che non sto bene. Ne parliamo domani.

NATALINA – E no, caro il mio ruffiano! Ne discutiamo subito.

CARLO – Ma che fretta c’è? E cosa c’è da discutere?

NATALINA – Oh, ce n’è!!

CARLO – Non gridare che svegli tutti.

NATALINA – Magari! Ah, se mio padre fosse qui!

CARLO – Va tu da lui, no?

NATALINA – E no! Sono qui e qui sto, con te!

CARLO – (in un attimo di baldanza) E perché dovrei tenerti qui?

NATALINA – (di fronte, con aria di sfida) Perché sono scappata da casa!

CARLO – Con la corriera si fa presto anche a tornarci.

NATALINA – E sono anche…incinta! E’  sufficiente?

CARLO – Cosa?!…(Natalina assente) No no, tu scherzi, lo fai apposta per spaventarmi…

NATALINA – Senti qui! (gli prende una mano e se la posa sulla pancia)

CARLO – Ahhh!! (la ritira spaventato)

NATALINA – E urla: papà, papà!

CARLO – (timidamente) Si…ma come fai a dire che…

NATALINA – (incedendo minacciosamente)  Provati a dirlo…!!

CARLO - … Si fa così presto, a volte…

NATALINA – Che coraggio’! Farabutto!

IACAM – (ridiscende le scale , sempre travestito e tutto discinto per lo scontro con Giovann)

NATALINA – Signora, senta un po’, si, proprio lei,  mi aiuti per favore. Ho bisogno di un testimone.

IACAM – Non posso, ho un appuntamento…

NATALINA – Allora chiamo la polizia!

IACAM – NO!…(poi con voce più dolce)  E andiamoci piano  con la polizia! Che c’è?

NATALINA – Lei che è una donna, mi capirà.

IACAM – Chi?

NATALINA – Ma lei, no?

IACAM – Ah si, per forza…(si guarda)

CARLO – Io nego tutto.

NATALINA – Costui ha approfittato di me  e adesso vuole buttarmi come una pezza da piedi, capisce? (commossa)

IACAM – Oh! Che delinquente!

NATALINA – Capisce in che situazione mi trovo?

IACAM – Spaventosa.

NATALINA – E sono anche scappata da casa….perché…(biscica le parole per vergogna) …  attendo…

IACAM – (la guarda, poi)  Non l’autobus, vero?

NATALINA – (fa cenno di no)

CARLO  – Fantasie di donna…

NATALINA – Sono fuggita per  la vergogna! Mia madre, povera donna, sarà disperata causa mia. Mio padre sarà morto di crepacuore! E lui  (indica Carlo) Lui adesso nega tutto e non vuole neppure vedermi…Che disgrazia !

                 (si appoggia a Iacam, commossa) Neanche avessi rubato!

                 (Anche Iacam si commuove) Guardi: le si è mossa la pettinatura.

IACAM – Ah grazie…E sarebbe questo signore che…

NATALINA – Si si…

CARLO – No no…

IACAM – Colui che non la vuole sposare?

NATALINA – Proprio lui!

CARLO – Non ci penso davvero!

IACAM  - No ?

CARLO – No no !

IACAM – (d’improvviso gli molla un ceffone che lo manda disteso su una poltrona)  Lestofante! Farabutto! Manigoldo! (ne dà un altro più un calcio)

CARLO – Vacca che botta!

NATALINA – Oh signora, lei ricorda tanto mia madre: lasci che la baci!

IACAM – Faccia pure  (lei lo bacia su una guancia). (Altro sganassone, altro bacio)

NATALINA – Punge anche, come mia madre. Allora lei è testimone…

IACAM – Ma sicuro, ho visto tutto!

NATALINA – Grazie…

IACAM – Di nulla, tra donne.

CARLO – Senta un po’, lei…

IACAM – (Pedata negli stinchi a Carlo che zoppica vistosamente lamentandosi)

IACAM – Ed ora signorina vada di sopra ed anche lei, malvivente! In camera! E accordatevi per il  matrimonio. Da qui non si esce senza una data!

NATALINA – Grazie, grazie. Però, per sicurezza, chiamiamo anche la polizia?

IACAM – Ma no! Ci sono qua io. L’accompagno di sopra, così si calma.

NATALINA – (dandogli il braccio) Come è buona, lei.

IACAM – Anche lei, certamente. (A Carlo) E si muova, lei, altrimenti:  orzo! Ma che bel tipo! (escono per le scale Iacam e Natalina)

SCENA IX

GRAZIA – (in vestaglia, dalla cucina) Carlo…

CARLO – Grazia…

GRAZIA – Ma con chi parlavi?

CARLO – Oh Grazia, cara,  se tu sapessi…! (bugiardo) Ci sono persone che mi odiano…

GRAZIA – (preoccupata)  Cos’hai?

CARLO – (fingendo) Non so, non sono più capace di dormire…

GRAZIA – Come mai? Hai la febbre? (gli tocca la fronte)

CARLO – (esagerando) No, è il cuore…che sanguina…(le prende una mano e gliela bacia)

GRAZIA – (la ritira spaventata)  Oh!

CARLO – (fisso negli occhi) Per  te…!

GRAZIA – (turbata) Ma Carlo…

CARLO –So che non è il momento…(guarda trepidante verso le scale) Lo so, ma non ce la faccio più!  Grazia, voglio sposarti!

GRAZIA – Cosa?! Mio padre non sarà ma d’accordo…

CARLO – E cosa c’entra tuo padre? Tu mi vuoi bene o no?

GRAZIA – Si, ma devo terminare gli studi, non posso…

CARLO – (finge) Ecco, non mi vuoi bene..!

GRAZIA – Non è vero!

CARLO – E allora ‘sappi che qualcuno vuole la mia rovina. Grazia, sposiamoci! Tuo padre andrà in pensione, noi porteremo avanti la baracca  e staremo insieme per sempre…

GRAZIA – Carlo, mi piacerebbe…ma i miei studi…?

CARLO – Lo dicevo! Ecco!

GRAZIA – Non dire così, oh che confusione, la mia testa….

CARLO – Ci sposiamo di nascosto: tuo padre dovrà accettare! Però facciamo presto! (guarda verso le scale) altrimenti impazzisco!

GRAZIA – Ma chi ti vuole così male?

CARLO – (d’impeto la bacia, poi vede arrivare Pinei e vola a nascondersi).

SCENA X

PINEI – (dalla cucina, in tenuta da notte) Grazia, cosa fai in piedi a quest’ora?

GRAZIA – (estasiata) Eh?…non so….ho sentito suonare le campane…

PINEI – A quest’ora?

GRAZIA – Papà, sono ben  confusa….(esce per la cucina quasi volando)

PINEI – Se non hai digerito, prendi  la magnesia.

PIERA – (dalle scale, ha sentito le ultime parole) L’ho già presa, ma questo gonfiore non passa. (al bancone, si serve un cicchetto) Lei che ci fa qui?

PINEI – Volevo controllare la situazione, ma vedo che vi arrangiate benissimo.

PIERA – Non si preoccupi: pagherò tutto! Non ne lascio di debiti. Io vengo dalla  campagna, non sono certo una piacentina.

PINEI – Bene, visto che è già a posto, me ne vado. Buonanotte (fuori dalla cucina).

PIERA – Si, buonanotte, ma qui non si dorme…Va be’, mi metterò qui ancora un attimo, vediamo se…(si sistema come prima, russa quasi subito)

SCENA XI

GIOVANN – (dalle scale con la tonaca del prete in mano, circospetto)

                 Carlo, Carlo…ma dove sei finito?

CARLO – (dal suo nascondiglio)  Sssstt!

GIOVANN – (gli si avvicina con fare complice)  Carlo, me l’hai mandata tu?

CARLO – Ma chi?

GIOVANN – Quella che dorme nel mio letto!

CARLO – Ma che ne so!

GIOVANN – C’era questa sottana su una seggiola  e qualcuno nel letto. Volevo svegliarla, ma poi ho pensato:  ma no,  poverina, è vedova! Veste in nero. E lutto stretto! Non ho avuto il coraggio …(si siede  e appoggia la tonaca).

SCENA XII

IACAM – (dalle scale, a Carlo) Vada che è atteso!

CARLO – (vola su per le scale)

IACAM – (molto circospetto va alla porta, vede il poliziotto, rientra, sbuffa, si siede senza avvedersene addosso a Giovann)  Ahhh!

GIOVANN – (cingendogli la vita) Tu, però, non sei certo una vedova!

IACAM – Ma alora è proprio un vizio!

GIOVANN – Vieni qui, pollastrella, divertiamoci , che poi mi toccherà tornare da quella rustica di mia moglie!  Però anche tu in quanto a barba…

IACAM – Ma che condanna! (cerca di svincolarsi)

GIOVANN – Tu si che sei una vera signora, non come quel rottame della Piera!

PIERA – (apre un occhio)

GIOVANN – Dai là! Mandiamo via la vedova e vieni su tu . Però non venire mai al Boscone , altrimenti lei ti cava gli occhi.

PIERA – (crede di sognare, si tocca lo stomaco, richiude gli occhi)

GIOVANN – Guarda qui…(agita il portafogli), con la bietolona dirò che non ho fatto affari e ce li godiamo noi!

PIERA – (questa volta apre entrambi gli occhi, sussulta  e si mette in ascolto)

IACAM – (visto il portafgli, cambia atteggiamento)  Be’ , visto l’argomento…

GIOVANN – Sai come la chiamo io la Piera? Baffona! Perché ha due baffi da far invidia  a Vittorio Emanuele. Non è certo raffinata come te: guarda che bei capelli, sembrano finti!

IACAM – Giù quelle  manacce.

GIOVANNI- Lei, in testa, ha dei capelli che sembrano gli spaghetti numero 5 ! (lo tocca) Ma senti che pelle!

IACAM – Oh ma che palpone!

GIOVANN – Lei? Una pelle che sembra carta vetrata…(ride) eh eh eh, mi avvicino appena per grattarmi la schiena!

PIERA – (sobbalza sulla poltrona e agita i pugni)

GIOVANN –Tu non sei bella, però si vede che sei di qualità superiore. Be’, andiamo che si fa tardi.  Che ne dici?  (agita il portafogli)

IACAM – Non saprei…

GIOVANN – E’ proprio bel pieno…

IACAM – Quasi quasi…

GIOVANN – E allora andiamo.

IACAM – E andiamo!…(piano, tra sé, mentre prende la tonaca del prete abbandonata e se l’appoggia per vedere come sta) Vuoi vedere che non tutto il  male viene per nuocere? (escono per le scale).

SCENA XIII

PIERA – (balza in piedi) Stavolta sono proprio sveglia! Eh si! (si pizzica) Quello che parlava era proprio Giovanni!

                 Hai capito, il furbone ? Ma hai capito, il mercato, la sorella ammalata ?

                 (digrignando i denti) Ho i baffi, eh? Ho gli spaghetti in testa, eh? E la pelle carta vetrata,  vero? Adesso te la faccio sentire io una bella grattata, ma non sulla schiena, sul muso ! Caro il mio bel Giovannino!

                 (si rimbocca le maniche ed infila veloce le scale)

                 (grande confusione di sopra, urla e strepiti)

SCENA XIV

GIOVANN – (scende con i pantaloni un po’ ammollati)  Aiuto, il terremoto!

PIERA – (all’inseguimento) Corri, corri, tanto ti prendo! Brutto mascalzone, rovinafamiglie, fredifrago! Ma non ti vergogni alla tua età, vecchio imbambolito? Cosa vuoi fare tanto il galletto, che sei appassito come uno straccio vecchio! ‘Ti faccio ben vedere io se sono dura  (botta) Senti, come sono dura?

GIOVANN  - Durissima! Ahia!

PINEI – (dalla cucina)  Ma che succede?

GIOVANN – (A Pinei)  Aiuto, soccorso,  m’ammazzano!

GRAZIA – (dietro suo padre) Ci sono i ladri?

PIERA – Ammazzarti? E’ ancora poco!

PINEI – Piano signora, mi sveglierà tutti! Ma cosa avrò fatto di male io…?

PIERA – Ma mi faccia il piacere! Per la bella gente che c’è qui!

GIOVANN – Chiamate la polizia: omicidio in vista!

PIERA – Chiama pure la polizia, così ti spedisco io in gattabuia, galletto amburghese!

                 (a Pinei) Lei ha visto in che stato sono arrivata, anima in  pena! Povera disgraziata, abbandonata  in mezzo a la campagna, col cuore gonfio per la disgrazia! Arrivo qui, per vedere cosa? Mio marito ubriaco, fredifrago, che mi sbeffeggia con la prima zoccola che passa! (si commuove leggermente).

GRAZIA – (commossa) Signora, non faccia così…

PIERA – Mai avrei immaginato di vedere quel che ho visto e sentire ciò che ho sentito!!

                 (a Giovann) Tu in giro a fare lo scemo e nostra figlia scappata di casa!

GIOVANN – Ma chi? La Natalina?!

PIERA – Si, da oggi pomeriggio. Povera la mia famiglia rovinata, povera figlia mia disgraziata che non vedrò più per tutta la  vita!

NATALINA – (si affaccia dalle scale)

PIERA – NATALINA!! Cosa diavolo ci fai qui?!

NATALINA – Mamma!

GIOVANN – Natalina!!

NATALINA – Papà!

PINEI – Oh questa poi!

NATALINA – (già in mezzo alla sala, fa per dire qualcosa, ma ha uno svenimento)

PINEI – Ci mancava anche questo! Grazia, corri a prendere l’aceto!

PIERA – Natalina !…(stiracchiandola) !Muore…muore!

PINEI – Se la stiracchia così malamente la fa morire sicuro! (la adagia su un divano)

IACAM – (scende dalle scale travestito da prete;  vorrebbe approfittare del clamore per svignarsela, ma…)

PINEI – (lo scambia per quello vero) Reverendo, l’abbiamo svegliata vero? Venga qui un momento, per favore!

IACAM – Ma io …

GIOVANN – (nonostante le svenimento) Natalina, voglio sapere cosa ci fai qui!

PIERA – Ma lasciala stare! Tutta colpa tua! Che fortuna avere un reverendo padre!

PINEI – Una ragazza sta male.

PIERA – Padre…(gli bacia la mano due o tre volte) benedica questa povera ragazza disgraziata!

IACAM – Signora, non ho con me l’attrezzatura…

PINEI – Si fa anche pregare? La camera gliel’ho data, ricorda?

GRAZIA – (arriva con l’aceto) Faccia lei padre…(si genuflette una volta)

IACAM – Mi ci voleva proprio (lo beve credendolo un cordiale, sputa) Ma che roba è?!

PINEI – Aceto, padre, per la ragazza! (lo prende lui)

GIOVANN – (guarda bene Iacam, poi lo tira in disparte) Reverendo…

IACAM –Che c’è ancora?

GIOVANN – (guardandolo e riguardandolo) Per caso, ha una sorella, alta e rossiccia?

NATALINA – (rinvenendo) Ca..ca…Ca…ca…

PIERA – Stttt,  dice qualcosa...

GIOVANN – Vuole fare la cacca…

NATALINA – (flebilmente) Carlo…

PIERA – “Parlo”, ha detto  “parlo”…No, cara, prima riprenditi…

PINEI – Veramente io ho capito “Carlo”.

GRAZIA – Carlo?!

PIERA – Ma no! Io non conosco nessun  Carlo.

GIOVANN – Io si…

CARLO – (dalle scale, tenta di guadagnare l’uscita in sordina, ma…)

IACAM – Forse è quel giovanotto che tenta la fuga?  (Carlo si  blocca)

GIOVANN – Perché vai via?

PIERA – Natalina, cosa intendevi prima?

NATALINA – Mamma, sono svenuta?

PIERA – Come un sacco, cara!

PINEI – Cosa sarà stato, padre? Magari un po’ di stanchezza…

IACAM – Stanchezza? Secondo me è stato un…..(si morde la lingua)

PINEI – Un..

IACAM – E’ incinta, figliolo!

GIOVANNI – (che non conosce la parola) Allora non è niente di grave…

PINEI – (a Giovann) E’ piena!

GIOVANN – Cosa?!

PIERA – Ha capito padre? Un marito fredifrago e una figlia piena.

PINEI – Non ci sarà lo zampino del  Carlo, per caso?

CARLO – (tesissimo) Io non la conosco…

IACAM – (bottarella) Perché menti, figliolo?, eh eh !

GRAZIA – Carlo, chi sarebbe quella?

CARLO -  (la tira in disparte, nella confusione) E’ una congiura! Inventati qualcosa, altrimenti mi coinvolgono…Io non c’entro!

GRAZIA – (agitata) Come faccio a crederti?

CARLO – Lo giuro! Io voglio sposare te !

GRAZIA – (confusa, ci pensa un po’, poi comincia a lamentarsi) Oh oh oh….

PINEI – Graza, cos’hai?

GRAZIA – Mi sento male, oh, mi sento male…(cade per terra)

PINEI – Grazia…Gesù!  (si precipita, mentre tutti abbandonano Natalina e si precipitano su Grazia)

GRAZIA – (in un accenno di ripresa)  Papà…aspetto un bambino…( si accascia)

PINEI – Cosa?!? (commenti di tutti)

IACAM – Ma è un’epidemia!

PINEI – (sforzandosi d stare calmo)  Lui…lui chi è?

GRAZIA – Carlo,  papà…ora mi dovrà sposare…

NATALINA – (che ha sentito, risviene) Ohhhh!….

PINEI – (fa per prendere Carlo, ma deve occuparsi di Grazia che finge di svenire di nuovo)

PIERA – Natalina, non fare così!  Abbiamo visto tutti che è arrivata dopo! Si mette in fila e aspetta il suo turno! Non ho ragione, padre?

IACAM – (si avvicina alla porta)

GIOVANN – (sulla porta) Bisogna chiamare un’ambulanza!

SCENA XV

POLIZIOTTO – Che succede qui?

IACAM – (si ritira)

GIOVANN – Occorre un’ambulanza o una levatrice…ecco i soldi…(li cerca) Oh povero me, povero me…!

PINEI – Non stia male anche lei, per favore!

GIOVANN – (mani nei capelli) Mi hanno rubato i soldi!

POLIZIOTTO – Il ladro è qui: lo sapevo!

SCENA XVI

PRETE – (sulle scale, in una ridicola tenuta da notte) Insomma…non si può dormire…

GIOVANN – E’ stato lui, l’ho visto nella mia camera!

POLIZIOTTO – Finalmente, t’ho preso!

PRETE – Ma figliolo…

POLIZIOTTO – Andiamo e non fare storie…e lei padre (a Iacam) venga con me.

IACAM – No!

POLIZIOTTO – Venga, mi serve un testimone (li trattiene entrambi).

                 E nessuno si muova di qui fino a domani (esce portandosi i due che protestano vivacemente)

PINEI – (restando vicino a Grazia, rivolto a Carlo) Non andare via, abbiamo due conti da fare  (gli dà uno strattone e lo sbatte a sedere)

SCENA XVII

VITTORIA – (dalla cucina con una folgorante camicia da notte)  Pinei…La  Grazia non sta bene?

PINEI – Macché: è solo incinta!

PIERA – Ed è arrivata dopo, vero  Giovanni?

GIOVANN – Tutti i soldi, povero me…

PIERA – Sei tanto idiota che solo la metà sarebbe abbastanza!

VITTORIA – Dormivo così bene, per una volta che posso stare in un letto di notte…!

                 (tutti la guardano con aria triste)  E su con la vita,  non è mica morto nessuno, no? (sbadiglia) Chi per soldi, chi per amore, buonanotte al suonatore! (ritorna a dormire).

s     i     p     a     r     i     o

A  T  T   O    III

Scena immutata.

E’ mattina,  ancora pioviggina.

Pinei sta pulendo il bancone nervosamente: lo si nota dai gesti e da certi sbuffi

accompagnati da maledizioni  trattenute a stento.

Ogni tanto guarda la foto della moglie. Sentendosi osservato dalla moglie stessa, si mette

a fregare più energicamente.

Alla fine, però, sbotta, rivolgendosi proprio a lei.

SCENA I

PINEI – Lo so benissimo! Non doveva finire così, lo so! Ma è colpa mia? Dopo tutto quello che ho fatto?

                 Tu saresti capace di dirmi che non ho fatto quanto dovevo, vero? Cosa potevo fare?Non si tengono gli occhi aperti mai abbastanza, ecco!

                 Sono un ingenuo, si, me lo dicevi sempre anche prima. E mi hanno raggirato, va bene così? Conteinta adesso che l’ho detto?

                 Ma non finisce così! No, cara Marietta: quello crede di essere il più furbo di tutti, ma ma questa volta Pinei dimostrerà che non è uno stupido qualunque, che adesso mettiamo da parte le buone maniere e cominceremo ad usare l’astuzia! E si, eh!

                 E staremo a vedere se  non metterò a posto io le cose.

                 Non fare quella faccia, dai…anche tu, però, potevi intrometterti, no? E scusa!

                 Sistemerò tutto, non ti preoccupare. Lo giuro! Scommettiamo? Se ci riesco, però, mi dai i numeri del lotto, d’accordo? Siamo d’accordo,vero?

SCENA II

CARLO – (si affaccia timidamente dalle scale)

PINEI – Oh, proprio tu! Vieni qui un momento, per favore…

CARLO – (timidamente)  Pinei, mi ascolti, io non vorrei…

PINEI – Non vorrei, cosa?  Sposarla, forse?

CARLO – No no, anzi…

PINEI – E allora basta! Se sei deciso a sposarla, il resto va a posto da solo.

CARLO – (interdetto per la sorpresa)

PINEI – (passeggiando per la stanza, mani dietro la schiena)  Io ci ho pensato molto, tutta la notte,  e sono dell’avviso che forse…(sguardo torvo) potrest anche andare bene per la mia Grazia…ma si: a conti fatti, non mi dispiacerebbe neppure…

CARLO – Pinei…mai avrei pensato che lei …si, insomma (gli prende la mano, gliela bacia)

PINEI – (mentre Carlo non vede, alza il pugno e fa intendere che glielo darebbe volentieri in testa)  Dai, non fare così…mi infastidisce…

CARLO –Grazie, grazie!

GRAZIA – (dalla cucina) M’avete chiamato?

PINEI – Ma no cara, vai pure di là, stiamo sistemando una questione…

                 (lei, molto titubante, esce)  Riposat, cara, non fare sforzi nel tuo stato!

                 (A Carlo) Vedi, anche per me il tempo passa e e sono un po’ stanco di questa baracca.

CARLO – Però, ora ci sono io, no?

PINEI – Ecco, ’appunto! Io, è quasi ora che molli tutto. Prima o poi andrò in pensione e preferirei prima piuttosto che dopo…

CARLO – Ma no, lei è ancora un uomo giovane!

PINEI – Si, ma sai: la forza pian piano se ne va…la moglie…i figli…(guarda Carlo) le disgrazie!

CARLO – Ma questa non è una disgrazia.

PINEI – Ah no, eh?

CARLO –Ma no! Io voglio bene alla Grazia, anche se magari h un po’ la reputazione del…si insomma…del dongiovanni, quando si è giovani, no?

PINEI –E perbacco!

CARO – Io ho sempre tenuto alla Grazia, però, mi perdoni, sapevo anche che lei era contrario, o no?

PINEI – Verissimo!

CARLO – E allora uno si perde d’animo, non è così?

PINEI – (ironico) Ma sicuro!

CARLO – E allora, per distrarmi, mi davo da fare. Solo per questo.

PINEI – E...l’altra?

CARLO – Quale?

PINEI – Quella che sta di sopra! Come la mettiamo?

CARLO – Ehhh, è un  bel problema…

PINEI – Si, perché lei dice che tu sei il padre del nascituro, con sicurezza!

CARLO –Macché! Vogliono incastrarmi, Pinei!

PINEI – (ironico) E perché mai?

CARLO – Perché, perché…Una povera ragazza di campagna, che dire! Non vedono mai nessun e appena passa un giovanotto, educato, che sa parlare, magari anche carino…

PINEI – Allora sei passato al Boscone!

CARLO – Ci sarò passato forse una volta per andare a pescare in Po.

PINEI – Con la canna…?

CARLO – Per forza.

PINEI – Appunto…!

CARLO – E allora quelle due o tre ragazzotte, ti vedono passare una domenica, ti salutano, ridacchiano e chiacchierano fra di loro, no? Non fanno così? Tu ti fermi a scambiare qualche parola e loro…

PINEI – Restano piene: subito!

CARLO – Ma no…loro si montano la testa e pensano chissà che!Figuriamoci! Non mi metterò con una campagna, le pare?

PINEI – Ci mancherebbe altro!

CARLO – Avrò preso la colpa di  un  bergamino senza arte né parte, e adesso vengono da me, capisce che coraggio (che fegato)?

PINEI – Ma che gente!

CARLO – Comunque ora abbiamo chiarito, no? Bisognerà pur dirlo a loro che io sono innocente e che sono già  impegnato, vero?

PINEI – Ma perbacco! Ci penso io, non preoccuparti.

CARLO – Grazia Pinei. Lei è proprio come dicono: un uomo dal grande cuore.

PINEI – (piano) O un coglione! Comunque adesso basta con il signor Pinei,  io sono Pinei , punto! D’accordo?

CARLO – Grazie, grazie!

GRAZIA – M’avete chiamato?

PINEI – Ma no…Ma non c’era un latro nome da darti?  (Guarda l’ora, a Carlo) Stai qui tu un poco che io devo andare fuori  (si toglie il grembiule ed esce per l’esterno della pensione).

SCENA III

GRAZIA – Carlo, non ce la facevo più! Sono dovuta entrare due volte da quella porta, ‘il cuore andava a mille  (Accorata) Ti ha picchiato? O povero Carlo, dove?

CARLO – Non so perché ma non mi ha menato!

GRAZIA – (dopo una pausa, sorpresa) No..?

CARLO – Macché!

GRAZIA (c.s.) …Nemmeno un po’?

CARLO – No.

GRAZIA – Neanche un piccolo pugno…?

CARLO – Se ti dico di no!

GRAZIA – Ma guarda!

CARLO – ‘Ti dispiace, forse?

GRAZIA – No no…infatti non ho sentito urla…

CARLO – Abbiamo parlato da persone civili, normali…(si dà un tono)

GRAZIA – Ma guarda un po’!

CARLO – Mi ha fatto un discorso,  che ci ha pensato molto e per la sua  Grazia il partito, tutto sommato, non potrebbe andare meglio.

GRAZIA – (sempre più sorpresa) Ha detto proprio così?

CARLO – Così! Be’, vorrei anche vedere!

GRAZIA – Cado dalle nuvole!

CARLO – (ormai sicuro) Io no, guarda. Sono sceso stamane, deciso, testa alta, per spiegare la situazione, senza paura, sicuro di me. E lui mi ha detto addrittura: grazie Carlo.

GRAZIA – Anche!

CARLO – Testuale: grazie!

GRAZIA – (sospirando) Be’, meno male…ero già pronta ad assistere a una scazzottatura, con la polizia che arriva  e i pompieri…

CARLO – Figurati!

GRAZIA – Allora, quando saprà che non sono  incinta, e che l’onore è salvo, sarà ancora più contento.

CARLO – Però aspetta a dirglielo…Avviso io quando sarà il  momento giusto…(le si avvicina)  D’accordo?

GRAZIA -  …(estasiata) ma certo….

SCENA IV

PINEI – (entra dall’esterno, li vede, trattiene a stento un accesso d’ira; accompagna un  sginore con bagagli ingombranti e pesanti)

GRAZIA – Oh papà…(lo abbraccia, lo bacia e scappa in cucina)

PINEI – Venga venga si accomodi…(A Carlo) E’ un buon cliente. Cominciamo subito a fare pratica. (Al cliente) Dunque lei si ferma…quanti giorni?

CLIENTE – Una settimana, più o meno.

CARLO – Avrà un soggiorno splendido, signore (guarda Pinei cercando un assenso)

CLIENTE – Lo spero proprio.

PINEI –La sua camera è al 2° piano, stanza n. 8.

CARLO – La migliore della nostra pensioncina, “Pensione Grazia”, permette? Carlo Rampini (allunga la mano)

CLIENTE – Molto piacere, Osvaldo Morticini (fa per avviarsi con le valige).

PINEI – Ma no!..Carlo, porta su le valige.

CARLO – Come?

PINEI – Accompagna il signore, no?

CARLO – Ma certo (fa per avviarsi)

PINEI – (lo blocca) Con le valige!

CARLO – Quelle due?

PINEI – Ma si!

CARLO – Devono essere molto pesanti.

CLIENTE – Rompono le braccia, sig. Rampini.

PINEI – E va, no!

CARLO – (Titubante, prima le saggia, poi con notevole sforzo riesce a trascinarle fino alle scale, guardando interrogativamente Pinei).

PINEI – Così, bravo! (escono Carlo e il cliente tra rumori vari di cadute sulle scale).

SCENA V

POLIZIOTTO – (entra con il prete vero) Lei non sa come sia spiacente, reverendo…

PRETE – (spettinato, piuttosto alterato) Spiacente un bel corno, figliolo!

                 Scusa se mi altero, ma me l’hai fatta grossa! Portarmi in questura con quell’abbigliamento non proprio consono, vero? Non solo, ma mi tratti anche da ladro professionista!  (Vede Pinei)  Buongiorno!

PINEI – Buongiorno a lor signori.

POLIZIOTTO – Sono stati loro a mettermi sulla strada sbagliata, loro che non hanno voluto collaborare.

PINEI – Ancora con la storia del ladro?

POLIZIOTTO – Si, e l’abbiamo preso, sa?

PINEI – Ah si? E chi era?

PRETE – Quello travestito da prete, con la mia tonaca!

PINEI – Oh parbacco!

POLIZIOTTO – Ed era proprio qui, nella sua pensione caro signor …come si chiama?

PINEI – Giuseppino.

PRETE – Non avrei mai creduto di trovarmi in una situazione tanto scabrosa.

PINEI – Ma cos’è successo,poi, alla fin fine! Il ladro l’avete preso, no? E allora tutto è a posto.

POLIZOTTO – Saremo a posto dopo aver chiarito le responsabilità. Sua moglie non c’è?

PRETE – Il signore è vedovo.

POLIZIOTTO – E da quando?

PINEI - …dunque, il fatto è che io, si, sarei…anzi sono vedovo, ma mi sono risposato…mia moglie, la nuova, è fuori per acquisti…

POLIZIOTTO – Ci vedo sempre meno chiaro.

SCENA VI

(Dalle scale scendono Piera e Giovann).

PIERA – Hai preso tutto?

GIOVANN – Avevo solo il portafogli e me l’hanno rubato!

PIERA – Più stupido di così!

POLIZIOTTO – Ecco il portafogli, gliel’aveva rubato il prete.

GIOVANNI – Ma guarda, che fortuna!  (conta i soldi)

PIERA – Reverendo, se aveva bisogno di un’offerta, ‘poteva anche dirlo.

PRETE – (arrabbiato)  Cara figliola, io sono un prete vero, se mi permetti!

PIERA – E io son Garibaldi.

POLIZIOTTO – C’è stato un equivoco. Questo è proprio Don Alfonso. Il falso prete, il ladro,  è stato arrestato.

PIERA – (confusa) Perdoni l’ignoranza, reverendo…(si inginocchia e gli bacia la mano) Meno male che è qui, reverendo, voglio parlarle d’un caso di coscienza.

POLIZIOTTO – Allora, padre, io vado.

PIERA – Lei non è il poliziotto che mi spingeva dentro stanotte? Sti qui, perché ho una denuncia da fare!

POLIZIOTTO – Contro quest’uomo? (Pinei)

PINEI – Ce l’ha proprio su con me.

GIOVANN – Bene, vado a prendere la corriera prima che mi scappi.

PIERA – Va, ma non credere che sia finita così!Ora sistemo la  Natalina, poi toccherà a  te!

GIOVANN – Piera,  io scherzavo, non lo sai che non parlo mai sul serio?

PIERA – Va va! E dai da mangiare agli animali, intesi? E lavora! E attento a quel che fai!

GIOVANN – Si, si, saluti a tutti…Ma guarda che cose succedono, eh padre? Viene proprio   da bestemmiare!  Mah! (esce dalla porta esterna)

PIERA – E ricordati quello che ho detto!  (Poi, si rivolge al polizotto) Dunque, signor agente: qui  è stato commesso un delitto!

POLIZIOTTO – Ah bene!

PINEI –Sarebbe anche contento.

PIERA – Un delitto dell’onore! Io ciò di sopra una povera figliola sventurata che è stata fatta su da un lestofante che alberga in questo sito e che si rifuita di postare le cose come sarebbero da postare.

PINEI – Parli in dialetto, magari capiamo meglio.

PRETE – Una seduzione, figliola?

PIERA – (non capisce) L’assoluzione dopo, padre, adesso non è il momento.

POLIZIOTTO – Proceda.

PIERA – Procedo. Quando ho trovato il delinquente che ha approfittato della mia bambina, cosa succede? Succede che ne sbuca un’altra nelle stesse condizion! Con lo stesso padre, ha capito?

POLIZIOTTO – Interessante!

PIERA – Proprio : in stato interessante!

PRETE – E chi sarebbe l’altra figliola?

PIERA – Ma che “figliola” e “figliola” ! Una poco seria, una poco di buono!

PINEI – Mia figlia, padre.

POLIZIOTTO – Talis patris….(contento)

PIERA – E adesso è tutto un tira e molla per stabilire chi si sposa!  C’è un padre e due piene! Però mia figlia è svenuta per prima, ci sono i testimoni.

POLIZIOTTO – Quali?

PIERA – Dunque, c’ero io, mio marito…

POLIZIOTTO – Parti interessate: non contano.

PINEI – Io e  mia figlia.

POLIZIOTTO – Anch’essi non contano.

PIERA – Il prete!

PRETE – Ah no, io no.

POLIZIOTTO – Era il ladro, non vale.

PIERA – C’era il farabutto che…

POLIZIOTTO – Il padre?

PRETE – Plurimo.

POLIZIOTTO – Nessun altro?

PIERA - …Mi sembra di no..

POLIZIOTTO – Allora la decisione è solo in mano al giovanotto.

PIERA – Ma lui ha già detto che vuole sposare l’altra e che mia figlia si è inventata tutto, insomma, che sarebbe una…

POLIZIOTTO – Se lei non è d’accordo, signora, può fare denuncia. Altra soluzione non vedo.

PINEI – O guardare , dopo, la somiglianza.

POLIZIOTTO – Se avrà qualcosa da denunciare che riguarda quest’uomo venga pure in questura, sarò a sua disposizione. Arrivederci padre (si inchina ed esce)

SCENA VII

PIERA – (al prete, implorando)  Padre, non abbandoni la madre di una figlia madre senza padre! Almeno lei…

PRETE – Ti capisco figliola, ma non si può fare molto. Quando l’educazione non è proprio ottima, possono succedere queste cose…(A Pinei) Questo vale anche per te, figliolo.

PIERA – Ma se l’ho sempre mabdata a messa alla domenica,  e se sgarrava prendeva tanti ceffoni…!

PRETE – Non basta figliola.

PIERA – Si vede che lei non ha animali da accudire, caro reverendo!

PRETE – Parlerò con il ragazzo, vedrò di leggere nel suo cuore.

PINEI – C’è poco da leggere. Comunque lei, padre, Immagino che sarà stanco, ha fatto tutta la notte in bianco.

PRETE – (sbadigliando) Infatti ho un sonno!…E oggi c’è il congresso.

PINEI – Vada su a riposare un poco, padre. La sua camera ora è completamente libera, venga, l’accompagno…

PRETE – Grazie, figliolo, il Cielo te ne renderà merito…ah, che sonno (Pinei ed il prete escono per le scale).

SCENA VIII

PIERA –Guarda che ruffiano!…Si, si, il Signore te ne renderà merito…(davanti alla foto di Marietta) Madonna, guarda, se non mi aiuti, faccio uno sproposito! Io sono fatta così, chiara e decisa: sono buona e brava, ma se mi pestano i piedi..!

CARLO – (dalle scale, un po’ fiaccato dal trasporto bagagli)

PIERA – Proprio lei!

CARLO – Che c’è  ancora ! (un po’ arrogante)

PIERA – Non creda che tutto si si sistemato, sa, caro il mio bellimbusto di quarta categoria!

CARLO – Piano con gli insulti, signora!

PIERA – (inviperita)  Si ricordi che la Piera è un osso duro, la Piera non esce da questo posto senza uno che dia il braccio alla  Natalina per portarla all’altare!

CARLO – Oh, che paura!

PIERA – Be’, ce l’abbia! …(si fa sotto, parla più lentamente, minacciosa) Perché se mi costringe, sa cosa le faccio? (lo guarda dritto negli occhi, poi fa un cenno velocissimo con due dita della mano ad indicare una forbice, nella zona del bacino)    ZAC!

CARLO – (istintivamente chiude le gambe)  NO!!

PIERA – Ci pensi bene!!

SCENA IX

PINEI – (dalle scale) Bene, anche il prete è a posto.  (Vede Carlo ancora turbato dal colloquio con Piera) E allora, ti è scesa l’ernia?

PIERA – E ora, se non le spiace, vorrei fare colazione!  Non è compresa nel prezzo della camera di questo casino che vorrebbe essere una pensione?

PINEI – Ma certo signora, ai suoi comandi! Cosa desidera? Caffè, latte, thé, cioccolato?

PIERA – Io ho l’abitudine di una bella zuppa col latte!

PINEI – Ah, Carlo, intanto che vado in cucina, bisognerebbe spazzare l’ingresso, dentro e fuori…

CARLO – (che si era seduto a riposare)  Spazzare?!

PINEI – Si. Ecco la scopa, guarda come è bella. La prendi per il manico…(gliela mette in mano)… poi, pian piano, anzi no, non metterci troppo,un colpo qui e l’altro là, spazzi per benino. Dai, che tra un po’ vengo a vedere.

CARLO – Ma io non so…

PINEI – (seccato) Non ha più intenzione, per caso,  di…

PIERA – (da lontano, forte)  ZAC!

CARLO – (Prende la scopa al volo e corre vicino alla porta)

PINEI – Mettiti un grembiulino, così…(glielo porge, poi esce con Piera per la cucina).

CARLO – (malvolentieri si mette la grembiulina e con malagrazia si pone al lavoro)

 SIGNORA – (la stessa del I° atto, guarda un poco dentro, poi chiede) Mi scusi, sa se c’è un signore che si chiama…(guarda bene)  CARLO!

CARO – Eh?!

SIGNORA – (ha ancora un dubbio)Mi scusi, lei non è….? Ma si! Carlo,che stai facendo?

CARLO – (nasconde la faccia) Guardi che si sta sbagliando, signora…

SIGNORA – Quiesta è bella!  Carlo Rampini, il rubacuori, quello che fa correre la gente per nulla, vero? Guarda cosa fa: spazza per terra! (ride)  Ma tu non racconti in giro che vivi di rendita?

CARLO – Le ripeto…

 SIGNORA – E ci ho anche sofferto, avessi saputo…Oh, quando lo racconterò, ah ah ah…Addio, sguattero! (se ne va ridacchiando)

CARLO – (guarda la scopa, si osserva per vedere come si è ridotto e sta per buttare tutto)

PINEI – (dalla cucina) Hai finito?

CARLO – (si rimette prontamente al lavoro)

PINEI – Così non andiamo bene! Bisogna fregare di più, così, frega, frega, perbacco! (lo forza a lavorare sul serio) Bene, adesso basta. Ora vieni con me che ti faccio vedere  come si rassettano le camere al mattino.

CARLO – Le camere?!

PINEI – E si! Lavare il pavimento, raccogliere le cicche e gli sputi…cambiare le lenzola.

CARLO – Ma sono lavori da donna!

PINEI – Vorresti farli fare alla Grazia , in quello stato? Che idea? Sono proprio contento di aver trovato un socio! Qui si lavora molto e si guadagna appena per l’acqua che si beve (modo di dire, n.d.a.) (Escono entrambi per le scale)

SCENA X

NATALINA – (qualche secondo dopo, sbuca dalle scale, barcollante. E’ visibilmente scossa e molto agitata. Gira per la hall della pensione cercando qualcosa, poi si blocca davanti alla foto di Marietta, si butta in ginocchio, prega convulsamente, indi si alza).

                 Perdonami Madonna…!  (e singhiozzando va verso il bancone, prende un coltello, lo brandisce drammaticamente con sguardo pazzoide, prova a vedere dove potrebbe pugnalarsi senza troppo dolore, ma quando sente la punta grida un “AH!” soffocato.

                     Allora molla il coltello, prova a soffocarsi trattenendo il fiato e tenendosi il naso tappato, ma dopo pochi secondi tira un respiro lunghissimo a bocca aperta.

                     Allora ritorna al coltello e pensa di tagliarsi le vene!)

PRETE – (scende dalle scale con un cuscino in mano) E’ troppo duro, non riesco a dormire…(la vede) ma che stai facendo, figliola?

NATALINA – Voglio farla finita! (e tenta di segarsi un polso con risultato ridicolo)

PRETE – (si butta sulla ragazza che ha un inizio di svenimento e la spinge sul divano; le mette il cuscino sotto la testa, poi la schiaffeggia)

                 Ma perché? Perché dannata figliola?

NATALINA – Oh padre…(singhiozza) mi aiuti lei! (distesa, le butta le braccia al collo)

PRETE – (è quasi disteso sopra Natalina che lo abbraccia) Benedetta figliola, queste cose non si fanno! (intende il suicidio)

SCENA XI

PIERA – (dalla cucina) Non si fanno no! Reverendo!!

PRETE – (rialzandosi) Signora, lasci che le spieghi…

PIERA – Cosa c’è da spiegare? Capisco che il celibato è duro, ma proprio con mia figlia? E in quella condizione? Se almeno potesse sposarsi, lei!

NATALINA – (mettendosi a sedere) Mamma, voglio morire! (si ridistende)

PIERA – ‘Ti faccio morire io, ma di sberle ! Padre, si sposti!

GRAZIA – (dalla cucina) Dio, che succede? (vede Natalina distesa)  E’ svenuta? Oh..mi sento male anch’io...(barcolla)

PRETE – Si è già ripresa.

GRAZIA – Ah allora...(si riprende subito)

PRETE – La ragazza si stava suicidando.

PIERA – Cosa? Non posso neppure mangiare un boccone in pace…..!

GRAZIA – Voleva…suicidarsi…?

PRETE – Si, con questo (prende il coltello). L’ho fermata in tempo.

PIERA – Allora lei non stava…

PRETE – Certo che no! Benedetta donna!

PIERA – Mi perdoni, reverendo, ma sono momenti per una mamma, questi…

GRAZIA – (si sente in colpa) Oh Gesù, cosa ho fatto mai..?

PIERA – Natalina, non fare così!…(commossa) Vedrai che sistemerò tutto…qui c’è la  mamma (la accarezza), Vedrai che in modo o nell’altro…

                 (al prete) Certo però che lei, pastore di anime, potrebbe anche fare qualcosa!

PRETE – Signora, io ho fatto la notte in bianco, causa vostra, e sono stanco morto! Non ho neppure la forza di…

GRAZIA – (tirandolo in disparte) Padre, mi devo confessare…

PRETE – (spazientito) Ma santa figliola! Hai una chiesa a due passi!

SCENA XII

(Scendono Carlo e Pinei dalle scale; Carlo ha una montagna di lenzuola tra le braccia che lo coprono tutto; inciampa)

PINEI – Ecco, ora bisogna portarli in lavanderia…cos ‘è  successo?

PIERA – Voleva uccidersi! Ha capito? Perché lascia dei coltelli in giro?

PINEI – Oh la peppa!

GRAZIA – Papà…ti devo parlare…

PINEI – Non è il momento…Ma sta bene, adesso?

PRETE – Pare di si.

PINEI – Meno male. Dunque Carlo, ci sarebbe da tagliareun po di legna par la  stufa.  Dove sei? (Carlo si è buttato esausto su una poltrona) Che fai? Andiamo,su!

                 (lo prende e lo indirizza verso la cucina) Fuori dalla porta della cucina c’è il cortile: troverai tutto l’occorrente: l’accetta e  la legna. Va, bravo! E’ ben bravo questo ragazzo,chi avrebbe mai detto.

NATALINA – Carlo…

CARLO – (si gira per dire che non può fermarsi)  Eh…(Pinei lo spinge fuori scena)

PINEI – Un quintale basterà. Dunque, stavamo dicendo?

PRETE – (pian piano si addormenta sulla poltrona)

PIERA – Stavamo dicendo che lei non ha il diritto di rubare il marito a mia figlia!Ha visto a che punto siamo giunti? (si sente il rumore dell’accetta sul legno)

PINEI – Che c’entro io? C’è un solo responsabile che ha scelto la Grazia, che posso farci? (A Grazia) Stai bene, Grazia?

GRAZIA – Papà, ascolta…

PIERA – Non finisce così, io vado dai carabinieri! La mia Natalina è stata fregata  per prima e quindi ha la precedenza!

PINEI – Perché si agita tanto? Carlo potrebbe anche cambiare idea, no? Per me quel che decide lui va  bene.

GRAZIA – Papà, ascoltami! (lo tira in disparte) Papà, io..non sono incinta…

PINEI – Che roba?!

GRAZIA – No, me lo sono inventato …perché Carlo mi ha detto che voleva sposare me e non lei.

PINEI – Ah!!

GRAZIA - …che era tutta una trovata per accalappiarlo…ma adesso, lei vuole uccidersi e non posso più tacere…Oh papà…!

PINEI – (respira, sollevato) Signore, ti ringrazio!

                 (prende rinnovato slancio e va verso Piera)  Cara Piera, si tiri su che forse non tutto è perduto. Mi ascolti un momentino…

PIERA – Che cosa vuole?

PINEI – Venga con me un minuto soltanto, perché io credo che fra un po’…(finisce la frase all’orecchio di Piera)

PIERA - …e abbandono la ragazza?

PINEI – E certo! Ci mettiamo ad origliare e vedrà! E vieni anche tu, Grazia, così ti convinci pure tu.

                 (va alla porta di cucina e urla) Carlo,io vado su con la Grazia e la Piera in camera a riordinarla. Finisci alla svelta che poi c’è dell’altro da fare! E  tieni d’occhio  Natalina!

                 (strizza l’occhio alle signore e con Grazia e Piera si posizionano, nascosti, appena sopra le scale).

SCENA XIII

CARLO – (entra furtivamente) Oh Natalina…

PRETE – (addormentato, seminascosto su una poltrona)

NATALINA – (risentita)  Che vuoi?

CARLO – Oh Natalina, ho capito cosa volevi fare prima! Ma perché?

NATALINA – Perché…non si puo’ vivere in questo modo…(singhiozza piano)

CARLO – (falsamente tenero)  Ma stella!…ahia che mal di scheina…’Miotesoro, non fare così, non far piangere pure me...(le prende una mano e gliela bacia)

PINEI – (lo si vede agitare una mano minacciosa)

NATALINA –Cosa significa tutta questa dolcezza, ora?

CARLO – Dovresti saperlo, no? Ti ho sempre voluto bene, sempre.

NATALINA – E lei?

CARLO – Ma cara, una povera ragazzina che sbava per me, impazzita…(reazione di Grazia) Ma non ho interesse per lei. Poi non è vero che è  incinta.

PIERA – (reazione sul volto di Piera, Pinei le tappa la bocca)

NATALINA – Ah no?!

CARLO – Ma no. E’ stata un’idea sua, per  gelosia.. Ah, voi donne!

NATALINA – Così…(soffiandosi il naso) saremmo liberi, io e te?

CARLO – Ma certo. Pensa come staremo bene in campagna, insieme, fresco d’estate e caldo in inverno.

NATALINA – (già sognando) Io ..e te?

CARLO – Si, cara….ohi la mia schiena…solo io e te.

NATALINA – (tirandosi su)  Ti piacerà la campagna. Ci si sta bene: si mangia bene, c’è aria buona e poi la mamma è tanto brava.

PIERA – (gesticola per dire “vedrai!”)

CARLO – Dunqie, quando si va?

NATALINA – Dunque mi sposi?

CARLO – Ma certo, quando vuoi!

NATALINA – Promesso?

CARLO – Giuro.

SCENA XIV

(Entrano Pinei, Piera e Grazia)

PIERA – E noi siamo testimoni, vero padre? …(urla) Reverendo!

PRETE – (svegliandosi di colpo)  E’?!

PIERA – E si svegli!

GRAZIA – (tra le lacrime) Oh Carlo…! (corre in cucina singhiozzando) 

PINEI – Passerà!

PRETE – Che è successo?

PINEI – E’ successo che il signor Carlo Rampini qui presente, si è impegnato, davanti a testimoni, a sposare la qui presente fanciulla.

PRETE – Bene! Ma, l’altra?

PIERA – Una bolla di sapone,  puff!

PRETE – (A Carlo) Figliolo, è vero dunque?

CARLO – (già indeciso)  Eh..si, forse…

PINEI – Hai finito con la legna?

CARLO – (Al prete) Si, è vero, è vero..

PRETE – Allora io benedico questa unione che farà felice una famiglia che ha trovato un  nuovo figlio e uno sposo modello.

PINEI – Amen.

PIERA – E un lavoratore incallito! Ci sarà ancora tutto il fieno da caricare. Anzi, sarà meglio andare velocemente, così prendiamo la corriera del Giovanni.

CARLO – Ma quale fieno…?

NATALINA  - Caro, è tanto bella la campagna quando è tutta in fiore.

PIERA – E c’è l’erba da tagliare!

PINEI – Con le mucche da latte…

PIERA - …che bisogna mungere! Andiamo, bel giovine!

CARLO – (titubante) Ma io…

PIERA – Vuoi prendere subito una manata in testa?

NATALINA – Sembra cattiva, ma è tanto buona…

PIERA – Zitta tu, che abbiamo ancora dei conti da fare!

PRETE – La benedizione del Cielo sia con voi.

PIERA – Dunque, avevo solo la borsa…(la prende) Pinei, noi andiamo: verrò uno dei prossimi giorni a pagare, ora non c’è tempo. Arrivederci e grazie.

PINEI – Passi a raccontarmi del matrimonio.

PIERA – Sicuro! Andate, voi! (spinge fuori Carlo e Natalina) Diamoci almeno un bacetto, Pinei…(al prete)  Le non guardi!  (bacia Pinei)

PINEI – Come punge!

PIERA – Donna pelosa, donna virtuosa! Andate voi due! (escono Piera Carlo e Natalina).

PINEI – Anche questa è fatta. Se ora vuole riposare, forse ci riesce.

PRETE – No grazie. Riposare in questo posto credo sia impossibile. M’incammino verso il Duomo, chissà che là non riesca a riposare un po’…(sbadiglia)

PINEI – Prima pero, reverendo, mi faccia una cortesia: benedisca la pensione, ne capitano sempre di tutti i colori (modo di dire, n.d.a.)?

PRETE – Ma certo. Come si chiama questo posto?

PINEI – Pensione Grazia, ma vorrei cambiarlo in Pensione Disgrazia.

PRETE – (fa i gesti) Ecco, io benedico te e le tua pensioncina che porta un così dolce nome, nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo. E che Dio ci auti.

PINEI – (a capo chino)  Ora e per sempre.

PRETE – Addio, figliolo (si stringono la mano ed il prete esce)

PINEI – Addio padre…e anche lui se ne va senza pagare. (Si rivolge alla moglie) Abbiamo fatto affari oggi, eh, moglie?  (prende la scopa) Sono così stanco di fare tutto da solo…

SCENA XV

VITTORIA – (entra dall’ingresso principale; è tutta ammaccata in volto)

PINEI – (si blocca)  Vittoria! Che ha fatto?

VITTORIA – (cerca di nascondere il volto)  Chi? Io?

PINEI – E si, perbacco! Ha tutta la faccia segnata! Cos’ é successo?

VITTORIA – E’ successo ciò che capita a una come me che non porta soldi a casa…

PINEI – (capendo)  L’ha picchiata…

VITTORIA – Questa è la vita, Caro Pinei, questa è la mia vita: nient’altro che offese, dispiaceri e qualche pugno quando va male.

                 E poi, quando sei vecchia, ti buttano da parte come una scarpa vecchia!

                 Tanto: chi si preoccupa di una come me? Il giorno che morirò il giornale non ne parlerà di certo  e nessuno spenderà una lacrima per me.  Eppure di gente ne ho soddisfatta, no?

                 Non avevo anch’io diritto ad una vita per bene, eh? (commossa) Gli errori si pagano, ma il prezzo è stato troppo alto. Una vita così non voglio augurarla nemmeno al più cattivo del mondo…!

                 Il Po è pieno, sa?  E io ho pregato perché uscisse dagli argini  e con l’acqua e  il fango coprisse tutto! La città, la campagna, case, piante e tutto il marciume e  la cattivera, così per un po’ non ci penseremo più!

                 (corre alla porta esterna, si ferma e mentre guarda fuori, con una  mano sulla bocca comprime i singhiozzi).

PINEI – (dopo una pausa lunghissima, visibilmente scosso) Vittoria, mi ascolti bene e cerchi di capire subito perché forse non sarò in grado di ripetere.

                 Anch’io sto invecchiando. E sono stanco di andare avanti così. Non ho più la forza per sopportare….(conclude la frase con un gesto)

                 La Graza, finiti gli studi, farà il suo mestiere.Qui resterò solo io. No, mi lasci finire, la prego!

                 Mi serve una mano, un aiuto per tirare avanti la baracca, che poi è tutta la mia vita! Un aiuto in cucina, per le camere, al bancone …

                 Se vuole, Vittoria, io la tengo nella mia pensione, come aiuto. Lei ha faccia tosta e una bella parlantina: proprio la persona giusta, e io sarei contento di non vederla più fare una vitaccia del genere…No,  non dica nulla, per favore! Ci pensi!

                 Quel signore che è stato capace di alzare le mani su una donna, lo sistemeremo, non mi fa paura!

                 Di giorni da stare al mondo non ne avremo tanti ancora,  cerchiamo di viverli bene, almeno…Cambieremo il nome,  la chiameremo Pensione Vittoria,  le piace? Ora mi scusi… devo fare una cosa di là…

                 (va per nascondere la commozione; si ferma un momento sotto la foto della moglie)   Ricordati i numeri del lotto!   (esce per la cucina)

Vittoria rimane in piedi, interdetta. Le lacrime le hanno rovinato tutto il trucco. Si sente una voce lontana che urla “ Il Po scende, scende…siamo salvi”. Vittoria guarda prima verso la cucina, poi fuori, dove è uscito un caldo raggio di sole che illumina tutta la scena.

Parte una musica dolcissima.

Si toglie la parrucca, respira profondamente ad occhi chiusi, poi lentamente si avvia verso la porta della cucina Si ferma un attimo, si rigira verso la scena, butta la parrucca su una poltrona e dopo un ultimo sguardo alla sua pensione sparisce.

La musica aumenta di volume.

s  i   p   a    r   i  o

F   i   n   e