Per dirla in Goldoni

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Mauro Cattivelli

PER DIRLA IN GOLDONI

commedia brillante in due atti

di Mauro Cattivelli

Versione 1.6

(le modifiche apportate sono indicate alla fine del copione)


Mauro Cattivelli (SIAE 103664)

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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

PERSONAGGI (tra parentesi l’età dei personaggi)

Carlo Goldoni - drammaturgo (43)

Nicoletta Conio (voce fuori scena) - moglie di Goldoni (33)

Margherita Salvioni (voce fuori scena) - madre di Goldoni

Gerolamo Medebach - impresario teatrale (44)

Teodora Medebach - attrice e moglie di Gerolamo (27 anni)

Pietro Chiari - abate e drammaturgo rivale di Goldoni (38)

Carlo Gozzi - poeta e futuro drammaturgo rivale di Goldoni (30)

Pantalone (voce fuori scena) - anziano mercante

Rosaura - giovane e bella ragazza, molto corteggiata

Florindo - giovane figlio di Pantalone

Agente - agente segreto

Orazio - capocomico

Voce dalla platea - un attore tra il pubblico

SCENOGRAFIA E NOTE

In scena, sulla destra, avanti verso il pubblico ma comunque dietro il sipario, uno scrittoio, o un tavolo, volto alla platea. Dietro lo scrittoio una sedia. Sullo scrittoio un grande calamaio nero, un portapenne con dentro tre grandi penne d'oca (due bianche e una nera), fogli di carta, uno straccio, un tampone di carta assorbente e una candela. Sulla sinistra, nella “scena commedia”, un tavolo e due sedie. Sul proscenio, sul bordo del palcoscenico, è sistemata una piccola ringhiera, volta alla platea, che rappresenta un balcone che dà sul canale che passa sotto casa di Goldoni, ossia in platea. Le indicazioni per la scena (destra e sinistra) sono, naturalmente, guardando il palco dalla platea.

Per i personaggi che passano in gondola sotto il balcone di Goldoni (a parte Margherita che abita di fronte), l'ideale è sistemare una sagoma di gondola, con sagoma di gondoliere, in platea e far stare gli attori tra la sagoma e il palco. La sagoma può essere portata in scena dagli attori come se navigassero.

Quando Goldoni scrive i personaggi, le maschere, si animano e recitano le battute che lui sta scrivendo sulla carta. Quando lui si ferma le maschere si bloccano e riprendono a muoversi e a parlare solo quando lui torna a scrivere. Quando Goldoni esce di scena le maschere si animano di vita propria.

Nella commedia sono stati inseriti avvenimenti e personaggi storici dell'epoca. Al termine del copione sono riportate le informazioni storiche relative. Alcuni personaggi parlano in dialetto veneziano. Le battute sono state scritte con parole prese dal “Dizionario del dialetto veneziano” di Giuseppe Boerio (3° ed. 1867) ma chiare anche in italiano.

Le parti scritte da Goldoni nella commedia sono citazioni esatte da “Il Teatro Comico” e da “La vedova scaltra”, quindi mantengono sia il linguaggio che la punteggiatura originali.

Dovrebbe essere possibile far fare agli attori più parti: Pantalone-Orazio-Gerolamo-Gozzi-Agente, Teodora -Nicoletta, Rosaura-Margherita, Florindo-Pietro. Pantalone può anche essere in scena, con un attore in più.


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ATTO PRIMO

Quando si apre il sipario una luce illumina lo scrittoio sulla destra lasciando in ombra il resto del palco.

GOLDONI - (entrando da destra con aria trafelata) Devo mettermi subito al lavoro. E' appena l'alba, Nicoletta dorme ancora. Ma che mi è saltato in mente ieri di promettere che avrei scritto sedici commedie entro l'anno! Bah? Forse mi sono fatto prendere la mano per le critiche al mio lavoro. In effetti non è andata proprio bene ma la colpa è di quei cani di attori che Gerolamo ha rimediato.

GOLDONI si siede allo scrittoio, sistema la sedia e controlla gli oggetti (penne, calamaio, straccio, tampone, candela, fogli, ecc.). Sistema un foglio davanti a sé, prende la penna nera, la soppesa, la controlla, la esamina attentamente.

GOLDONI - (adirato) Ehi, ma questa è una penna d’oca remigante dell'ala sinistra! Io uso solo penne remiganti dell'ala destra. Il cartolaio lo sa bene, accidenti a lui! (osserva la penna più attentamente) Ehi, ma questa penna è nera! Io uso solo penne bianche! (la rimette a posto e ne prende una bianca, che esamina con attenzione, poi prova a scrivere) Accidenti, questa penna non scrive! (la rimette a posto, prende l’altra penna bianca e la prova sul foglio) Mannaggia, anche questa non scrive! (dopo un attimo di riflessione) Ah, che sciocco, ho dimenticato di intingerla nell'inchiostro! (la intinge, fa per scrivere ma si ferma pensieroso) Vediamo, devo ancora pensare al titolo... mmmh... (mentre riflette muove la penna d'oca che gli solletica il naso e starnutisce) Etci!

VOCE DALLA PLATEA - Salute!

GOLDONI - (soprappensiero) Grazie!

VOCE DALLA PLATEA - Prego!

GOLDONI - (allontana la penna dal naso, poi torna a riflettere e tocca di nuovo il naso con la penna) Etci! Etci!

VOCE DALLA PLATEA - Salute!

GOLDONI - (soprappensiero) Grazie!

VOCE DALLA PLATEA - Prego!

GOLDONI - (sobbalza e si guarda intorno per cercare di capire da dove è venuta la voce poi torna a riflettere e di nuovo tocca il naso) Etci! Etci! Etci!

VOCE DALLA PLATEA - Salute!


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GOLDONI - (soprappensiero) Grazie!

VOCE DALLA PLATEA - Prego!

GOLDONI - (sobbalza allarmato e poi si alza e scruta verso la platea come a cercare di capire se la voce è venuta da lì. Poi scrolla le spalle.) Mah? Qui c'è solo una parete. (conta indicando la quinta di sinistra) Una, (il retro del palco) due, (la quinta di destra) tre, (di fronte a sé) quattro. La quarta parete. (torna allo scrittoio e tiene la penna ben lontana dal naso) Dunque, pensiamo al titolo... Ecco, “Il mistero della gondola fantasma”... No, non va bene... “Il gobbo di San Marco”... Mmmh, no...

“Notre Marc de Venise”... No, e poi perché in francese? “Natale a Venezia”, no sembra un teatro-panettone. “L'infermiera tutta calda nell'ambulatorio dei gondolieri”... non male. Forse fa troppo commedia all'italiana. Commedia all’italiana? (illuminandosi) Ho avuto un’idea! La intitolo “Il padre rivale del figlio”, titolo provvisorio, poi decido. Anzi lo faccio decidere a mia moglie. (scrive, poi contrariato) Accidenti, questa penna non scrive! (la mette a posto e ne prende un'altra) Mannaggia, anche questa non scrive! (ricordandosi) Ah, già, l'inchiostro! (intinge la penna e scrive parlando) “Il padre rivale del giglio”. Ehm, ho sbagliato. Il fatto è che la effe e la gi sono proprio una accanto all’altra. (al pubblico) Nell’alfabeto, naturalmente! Correggo. “Il padre rivale del figlio”. Commedia in cinque, no quattro... tre atti di Carlo Goldoni. Meglio farle brevi, sennò non ce la farò mai. Dunque...

La luce illumina PIETRO che arriva, da sinistra, dietro sagoma di gondola, e si ferma sotto la ringhiera.

PIETRO - (cantilenando come un bambino) No ghe la farete mai! No ghe la farete mai! No ghe la farete mai!

GOLDONI - Ma che succede? Viene dal canale! (si alza e si sporge dal balcone verso il basso, sorpreso rientrando, tra sé) Ostrega, è l'Abate Pietro Chiari, il mio rivale. (sporgendosi di nuovo verso il basso) Abate Pietro, che fate su quella gondola!

PIETRO - (c.s.) No ghe la farete mai! No ghe la farete mai! No ghe la farete mai! GOLDONI - Ma a fare cosa?

PIETRO - A scriver le sèdese comedie! No ghe la farete mai a scriver le sèdese comedie! (riprende rumorosamente fiato) No ghe la farete mai a scriver le sèdese comedie!

MARGHERITA F.S. - (ad alta voce) Certo che il mio fiolèto ghe la farà!

GOLDONI - (alzando lo sguardo e guardando davanti a sé, verso la platea) Mama, non te intrigàr.


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PIETRO - No ghe la farete mai a scriver le sèdese comedie! (riprende rumorosamente fiato) No ghe la farete mai a scriver le sèdese comedie!

MARGHERITA F.S. - Invèce ghe la farà! Invèce ghe la farà! Invèce ghe la farà!

Le voci di PIETRO e MARGHERITA si sovrappongono. GOLDONI alza gli occhi al cielo sconsolato.

MARGHERITA F.S. - (gridando) Atenti! Ochio! Piove! (si sente uno scoscio d'acqua) GOLDONI - (gridando sorpreso) Mama!

PIETRO - (grida) Aaah, che schifo! Me ha svodà il pitale su la testa! Me ha svodà il pitale su la testa!

MARGHERITA F.S. - Aspeta, che dèsso svodo pure il gabineto!

PIETRO - Svelto, gondolièr, scapamo, scapamo! (verso l’alto) Mi ti denuncio! Mi ti denuncio!

PIETRO esce, in fretta, con la gondola verso sinistra.

MARGHERITA F.S. - (gridando) Scapa, scapa e no provar più a dar fastidio al mio fiolèto!

GOLDONI - Ma, mama, che hai fatto? Ha detto che ti denuncia!

MARGHERITA F.S. - (amorevole) Carletto, polentòn de la mama! Tu sei avvocato, no? Me difenderai!

GOLDONI - Mama, non mi chiamare Carletto e nemmeno polentòn. E poi sai che ho smesso di fare l’avvocato.

MARGHERITA F.S. - (amorevole) Va bene Carletto, ma desso torna a scriver, polentòn de la mama.

GOLDONI – (rientrando) Che figura con l'abate! Basta, devo mettermi subito al lavoro. (siede allo scrittoio, riprende la penna) Accidenti, questa penna non scrive! (la mette a posto e ne prende un'altra) Mannaggia, anche questa non scrive! (ricordandosi) Ah, già, l'inchiostro! Dunque...

Da sinistra arriva gondola con GEROLAMO e TEODORA che si fermano sotto il balcone.

GEROLAMO - (a voce alta) Carlo! Carlo!


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GOLDONI - (preoccupato) Chi è ora? (va al balcone e si sporge per vedere chi è, poi rientra con un sospiro di sollievo) E' Gerolamo Medebach, il mio produttore e capocomico, con la moglie Teodora, attrice. (si sporge di nuovo) Bondì, Gerolamo, e anche a te Teodora, sei sempre stupenda.

TEODORA - (con voce affettata) Ti ringrazio, Carlo, sei sempre galante, non come questo sedano lesso di mio marito.

GEROLAMO - Allora, Carlo, a che punto sei? Quante ne hai scritte?

GOLDONI - Scritte? Di cosa?

GEROLAMO - Fai lo spiritoso? Parlo delle sedici commedie che ieri sera hai promesso di scrivere. Quante ne hai scritte?

TEODORA - E ti sei ricordato di mettere sempre Rosaura, il mio personaggio?

MARGHERITA F.S. - Che capita, ti stan disturbando, fiolèto?

GOLDONI - (alzando lo sguardo di fronte a sé, con tono preoccupato) No, mama, sono amici. Torna pure dentro.

MARGHERITA F.S. - (diffidente) Ben, ma se te disturban chiamame sùito che gò apéna netàto il pésse!

GOLDONI - (verso il basso) Ma Gerolamo, Teodora, sono passate solo poche ore. Ho appena cominciato e ho scritto solo il titolo provvisorio della prima commedia.

GEROLAMO - (entusiasta) Bene! Avanti così! Non ti fermare! Sei grande! TEODORA - Hai messo il nome di Rosaura nel titolo provvisorio?

GOLDONI - Ho anche pensato alla storia. Parlerà di un padre e di un figlio rivali in amore per la stessa dama.

GEROLAMO - (entusiasta) Ma è un’idea strepitosa! Grandiosa! Faremo un sacco di soldi!

TEODORA - E la dama contesa è Rosaura? Dì di sì! Dì di sì!

GOLDONI - Sì. Ehm, Gerolamo, a proposito di soldi. Non ho ancora ricevuto nulla degli incassi del mese scorso.

GEROLAMO - (improvvisamente frettoloso) Porgi i miei omaggi alla tua affascinante Nicoletta.


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GOLDONI - Non mancherò.

TEODORA - Fai il galante con la moglie di Carlo, eh?

GOLDONI - Gerolamo, a proposito dei soldi…

GEROLAMO - (fingendo di non aver sentito) Gondoliere, dobbiamo fare colazione, portaci all'Hard Rock Café. Presto!

TEODORA - Ma caro, non ha ancora aperto! GOLDONI - Gerolamo, dicevo, non ho ancora ricevuto…

GEROLAMO - (fingendo di non aver sentito) E va bene, allora portaci al solito Caffè Florian. Presto!

TEODORA e GEROLAMO escono con gondola a sinistra.

TEODORA - (civettuola) Ciao, Carlo, a presto.

GOLDONI - Uffa, Gerolamo non ha sentito la mia domanda sul denaro che non mi ha ancora fatto avere. (rientrando) Beh, torniamo al lavoro. (siede allo scrittoio, riprende la penna) Accidenti, questa penna non scrive! (la mette a posto e ne prende un'altra) Mannaggia, anche questa non scrive! (ricordandosi) Ah, già, l'inchiostro! Dunque...

Vediamo un po’... Cominciamo a scrivere qualcosa, tanto per sbloccare la vena creativa. (al pubblico) Giusto un abbozzo, tanto poi gli attori fanno di testa loro e dicono quello che vogliono. Purtroppo oggi il teatro è così, il testo scritto con fatica dall’autore è considerato solo uno “strofinaccio”, ehm, volevo dire un “canovaccio”. Gli attori fanno come gli pare e vengono fuori certi pasticci! “Scene accozzate senza regole e senza ordine.” E poi il pubblico dà la colpa all’autore. Il fatto è che non si sa mai quale parte ha scritto l’autore e quale ha inventato l’attore con la sua (ironico) “creatività”. Che se poi glielo fai notare, qualche attore si stizzisce pure. Qualcuno dovrebbe proprio fare qualcosa. Molière, pace all’anima sua, in Francia iniziò a rinnovare il teatro, ma là sono più avanti di noi. Certo ci vorrebbe proprio un drammaturgo italiano autorevole e famoso che tentasse anche qui di... Ma che parlo a fare e poi a chi parlo (indicando davanti a sé), al muro? Anzi al quarto muro? (ride tra sé della battuta). Ma dove si potrà mai trovare un drammaturgo autorevole e famoso? Mah? Boh? Chi lo sa? Basta, bando alle chiacchiere. Mettiamoci al lavoro, altrimenti di commedia non ne scrivo nemmeno una. Cominciamo con una scena con Rosaura, così Teodora è contenta, e Florindo... Aspetta, prima di cominciare a scrivere… (si guarda intorno con sospetto e poi tira fuori da sotto la scrivania due marionette, una rappresenta un uomo e l’altra una donna, vestiti con abiti dell’epoca. GOLDONI le muove sulla scrivania e ne fa le voci, come un bambino che gioca con le bambole) La donzella cammina per la strada (con tono femminile) “Lallallà, lallallà, lallallà”. Quando appare un brutto ceffo che la guarda con sguardo voglioso. (con voce rude) “Dove vai bella donzella? Vieni qui da me!”. Lei ne è impaurita. “Chi siete?


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Che volete?”. Lui, afferrandola “Baciami!”. Lei “No, no! Aiuto! Aiuto! Svengo!”. (GOLDONI lascia la marionetta femmina e prende da sotto il tavolo un’altra marionetta maschile.) “Cosa succede qui? Cosa vedo, una nobile donzella in grave pericolo! Fermati manigoldo!” (GOLDONI fa lottare le due marionette maschili e poi la seconda dà un pugno alla prima che scappa.) “Scappa pure, manigoldo! Ma ti ritroverò?”. (GOLDONI avvicina la marionetta maschile a quella della donzella stesa sul tavolo e, con tono premuroso) “Non vi preoccupate, gentile donzella, ho scacciato quel manigoldo. Ora siete salva!”. “Oh, grazie, mio salvatore. Come vi chiamate, dunque?” “Il mio nome è Carletto.” “Oh, grazie mio eroe. Meritate un premio.” (GOLDONI fa baciare le due marionette.) “Smack! Smack! Smack! Smack!”.

NICOLETTA F.S. - (con voce maliziosa) Carlo, 'more mio, dove sei? Che fai?

GOLDONI sobbalza confuso e, come vergognandosi, nasconde in fretta, un po’ pasticciando, le marionette sotto la scrivania.

GOLDONI - (verso la quinta di destra) Ehm, niente, sono nello studio, Nicoletta cara. Sto scrivendo una commedia. (si guarda intorno sospettoso, poi veloce riprende le due marionette di prima da sotto il tavolo, le fa baciare) “Smack! Smack! Smack!” (e veloce le rimette sotto il tavolo). Aaah! Che bello quando scrivevo per il teatro delle marionette! Quelle non avevano mai niente da ridire. Basta. Torniamo al lavoro. (riprende la penna, ancora un po’ agitato) Mmmh, facciamo che Rosaura e Florindo sono già in scena quando si apre il sipario.

ROSAURA entra da sinistra, seguita da FLORINDO. Si fermano sulla sinistra del palco, nella “scena commedia”.

NICOLETTA F.S. - (sensuale) Perché non vieni qui nel letto, devo dirti una cosa ma non posso alzarmi perché ho paura di prendere freddo, sono tutta nuda!

GOLDONI - (un po' scosso) Ehm, non me la puoi dire da lì?

NICOLETTA F.S. - (maliziosa) Ma no, 'more mio, te la devo dire all'orecchio.

GOLDONI - (ammaliato ed eccitato) Arrivo subito. (con tono preoccupato) Non cominciare a dirla senza di me!

Quando GOLDONI esce, a destra, i suoi personaggi prendono vita.

ROSAURA - Ma hai sentito?

FLORINDO - (affranto) Non è possibile

ROSAURA - Sedici commedie entro l'anno!

FLORINDO - Sono troppe! Forse abbiamo sentito male.


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ROSAURA - No, no, ho sentito bene. Sedici commedie.

FLORINDO - Ma non ce la farà mai!

ROSAURA - Soprattutto con la moglie che lo chiama sempre.

FLORINDO - E sempre per la stessa ragione.

ROSAURA - Mi preoccupa un po’ questa accenno che ha fatto a Molière e agli attori che improvvisano.

FLORINDO - Anche a me. La commedia dell’arte funziona benissimo così. L’autore scrive un canovaccio approssimativo e gli attori poi improvvisano.

ROSAURA - Certo che se gli attori non sono bravi...

FLORINDO - Ma è importante fino a un certo punto. L’attore deve fare una maschera e la maschera ha un personaggio fissato che fa sempre le stesse cose.

ROSAURA - Forse è proprio questo che non gli va bene. Le situazioni sono ripetitive, anche se le commedie sono diverse.

FLORINDO - Già, ci sono attori che fanno sempre la stessa maschera e ripetono sempre le battute “improvvisate”, in tutte le commedie che fanno.

ROSAURA - Però al pubblico piace così? FLORINDO - Gli piace perché non conoscono un altro teatro.

ROSAURA - E poi ce li vedi gli attori a dover memorizzare tutte le parti. E’ impossibile.

FLORINDO - Dovrebbero anche essere meno “protagonisti” e più “personaggi”. Immedesimarsi nella parte dimenticando la propria personalità. (illuminato) Ma è il metodo Stanislavskij!

ROSAURA - Chi?

FLORINDO - (turbato) Boh? Non so perché l’ho detto. Non so nemmeno chi è!

ROSAURA - Comunque è impossibile. Diventerebbero una specie di automa.

FLORINDO - Vuoi dire un pupazzo meccanico.


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ROSAURA - Esatto. Come quel suonatore di flauto costruito una decina di anni fa da quel francese, de Vaucanson.

FLORINDO - E’ vero, fece anche un’anatra meccanica che mangiava e poi ca...

ROSAURA - (interrompendolo) Ho capito.

FLORINDO - Si dice anche che un tedesco voglia fare un giocatore di scacchi meccanico. Un giocatore turco.

ROSAURA - Non ci posso credere. Perché turco, poi.

FLORINDO - Forse fa più esotico. Più mistero. Se lo volesse portare in giro per le corti europee avrebbe più successo.

ROSAURA - A me sembra la solita diavoleria mode... (si interrompe sentendo un rumore).

ROSAURA e FLORINDO si bloccano. GOLDONI rientra visibilmente stanco ma soddisfatto e con i vestiti un po' in disordine.

GOLDONI - (sedendosi allo scrittoio) Beh, vediamo dove eravamo rimasti... (legge)

Ah, ecco, erano entrati Rosaura e Florindo. (prende la penna e fa per scrivere)

Accidenti, questa penna non scrive! (la mette a posto e ne prende un'altra)

Mannaggia, anche questa non scrive! (ricordandosi) Ah, già, l'inchiostro!

GOLDONI comincia a scrivere, muovendo le labbra come a dire le cose che scrive, mentre i personaggi recitano le battute fermandosi, anche fisicamente nei movimenti, quando lui solleva la penna per intingerla nell'inchiostro e/o per riflettere su come andare avanti e riprendendo quando torna a scrivere. Queste pause sono indicate da (inchiostro).

ROSAURA - Caro Florindo, mi fate torto (inchiostro) se dubitate della mia fede.

(inchiostro) Mio padre non arriverà mai (inchiostro) a disporre della mia mano.

FLORINDO - Non (inchiostro) mi fa temer vostro padre, (inchiostro) ma il mio. Può darsi che il (inchiostro) signor Dottore, amandovi tenera... (inchiostro) ...mente, non voglia la vostra robina...

GOLDONI - Robina? Ah, (sorridendo) un errore di battitura, ehm, di scrittura. Strano, però, la bi e la vu non sono neppure vicine, (al pubblico) nell’alfabeto. Correggiamo.

ROSAURA - ...rovina; (inchiostro) ma l'amore, che ha per voi mio parde...

GOLDONI - Parde, per la fretta ho invertito le lettere, correggo.


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ROSAURA - ...padre, mi mette in angoscia, (inchiostro) e non ho cuore per dichia...

(inchiostro) ...rarmi ad esso ricale...

GOLDONI - Ricale? (corregge)

ROSAURA - ...rivale. (inchiostro) Mi credete voi tanto sciocca, che (inchiostro) voglia

consentire alle cozze...

GOLDONI - Cozze? (corregge)

ROSAURA - ...nozze del signor Pantalone? Ho (inchiostro) detto che sarò sposa in

casa Biso... (inchiostro) ...gnosi ma fra me imbesi...

GOLDONI - Imbesi? Mannaggia. (corregge)

ROSAURA - ...intesi del fagiuolo, e non del padre.

GOLDONI - (stizzito) Fagiuolo? (corregge)

ROSAURA - ...figliuolo, e non del padre

NICOLETTA F.S. - 'more mio?

GOLDONI - (smette di scrivere e i personaggi si bloccano) Ehm, sì mia cara?

NICOLETTA F.S. - Vado a fare colazione al Florian con la mia amica Adelaide de Gueidan.

GOLDONI - Ho sentito dire che è molto “amica” (alludendo) di Giacomo Casanova. E' vero?

NICOLETTA F.S. - (ridendo con tono ironico) Davvero? Ma non mi dire! Non ci posso credere! Mi sa che è una voce messa in giro da qualche ex gelosa. A dopo, caro.

Si sente la porta che si chiude. GOLDONI riprende a scrivere e i personaggi a recitare.

FLORINDO - Ep... (inchiostro) ...pure egli si lusingava (inchiostro) di poddeservi... GOLDONI - Uffa. (corregge)

FLORINDO - ...possedervi, e gu... (inchiostro) ...ai a me, se discopriss... (inchiostro prolungato perché GOLDONI, con l'attore che continua a sibilare “sss”, cerca con gli occhi una zanzara, come se sentisse il “sss” dell'attore, e poi tenta di schiacciarla con le mani) ...e la nostra corr... (inchiostro prolungato perché GOLDONI usa lo straccio per pulirsi le mani, con l'attore che continua a dire “rrr”) ...ispondenza.


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ROSAURA - Terr... (inchiostro prolungato c.s.) ...ò celato il mio amore vino... (GOLDONI corregge) ...gino... (GOLDONI corregge innervosito) ...rino... (GOLDONI corregge più innervosito) ...fino (GOLDONI fa espressione di soddisfazione come a dire “finalmente”) a tanto, (inchiostro) che dal mio silenzio mi venga minacciata (inchiostro) la vostra pedrita

GOLDONI - (paziente) Pedrita? (corregge)

ROSAURA - ...perdita.

FLORINDO - Assio... (GOLDONI corregge) ...addio, mia cara, con... (inchiostro)

...servatemi la vostra fede.

ROSAURA - E mi lasciate sì torto... (GOLDONI corregge) ...tosto?

FLORINDO - Se il mostro genitore...

GOLDONI - Mostro? In effetti... (corregge)

Si sente il rumore di una porta che si apre e poi si chiude.

NICOLETTA F.S. - (con tono trafelato e allegro) Carlo, mio amore, sono tornata. E' una giornata bellissima.

GOLDONI si ferma, così i personaggi.

GOLDONI - Bentornata, mia cara.

GOLDONI continua a scrivere e i personaggi a recitare.

FLORINDO - ...vostro genitore (inchiostro) vi sorprende, sarà svelato ogni àrgano...

(GOLDONI corregge) ...arcano.

ROSAURA - Egli non viene a casa per ora.

GOLDONI si ferma a contemplare lo scritto e soffia sui fogli per asciugare l'inchiostro.

Anche ROSAURA e FLORINDO si bloccano.

NICOLETTA F.S. - (con tono urgente) Carlo, 'more mio, vieni qui, presto!

GOLDONI - (verso la quinta di destra) Cosa c'è cara, sto lavorando.

NICOLETTA F.S. - (c.s.) Per favore vieni subito qui nel letto.

GOLDONI - (sconcertato) Ma ti sei rimessa a letto?


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NICOLETTA (F.S.) - (ansiosa) Sì, sì. Ora vieni qui anche tu, presto. Io sono già sotto le coperte e (sensuale) sono tutta nuda. Ti devo dire una cosa all'orecchio!

GOLDONI - (un po' scosso) Ehm, di cosa si tratta?

NICOLETTA F.S. - (col tono di chi ha fretta) E' una cosa che Giacomo Casanova fa con le sue amanti, me l'ha confidata la mia amica Adelaide. (languida e tentatrice) La dobbiamo provare subito. (con tono ansioso) Presto, prima che me la dimentico...

GOLDONI - (uscendo) Arrivo!

GOLDONI esce a destra.

ROSAURA - (contrariata) Certo che con tutte queste interruzioni uno perde la concentrazione.

FLORINDO - E’ vero, hai visto quanti errori fa mentre scrive.

ROSAURA - Parlavo di noi.

FLORINDO - Di noi? Ma noi diciamo solo quello che scrive lui.

ROSAURA - Sì, ma lo dobbiamo interpretare. Ci mettiamo il pathos, l’animo.

FLORINDO - A me pare che ripetiamo solo quello che lui scrive. In fondo siamo solo i suoi personaggi. Non esistiamo davvero.

ROSAURA - In effetti questo è un po’ frustrante. FLORINDO - Ma se è così, perché ora stiamo parlando?

ROSAURA – Già, è curioso. Se noi parliamo solo perché l’autore scrive, ora che lui non scrive perché parliamo?

FLORINDO - (sottovoce, guardandosi intorno sospettoso) Forse c’è qualcun altro che sta scrivendo le nostre battute.

ROSAURA - (sottovoce) Vuoi dire un autore che non vediamo (rabbrividendo) uno scrittore... fantasma?

FLORINDO - (con tono tenebroso e misterioso) Sì, si tratta sicuramente del famoso “ghostwriter”, lo “scrittore ombra”!

ROSAURA - (spaventata) Aaah!


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FLORINDO - Paura, eh?

ROSAURA - Sono un po’ confusa. Se quello che sto dicendo lo sta scrivendo un autore che non vediamo, vuol dire che sta scrivendo anche quello che dico ora a proposito di lui.

FLORINDO - Esatto. E sta scrivendo anche quello che dico io.

ROSAURA - (sottovoce) Ma dove sta?

FLORINDO - Non lo sappiamo. L’unico modo di saperlo sarebbe che lui scrivesse la risposta in una nostra battuta.

ROSAURA - Tutta questa storia è un po’...

ROSAURA e FLORINDO si bloccano sentendo un rumore.

GOLDONI - (rientra visibilmente stanco ma soddisfatto e con i vestiti in disordine) Ma come le pensa Casanova queste cose? (ricomponendosi) Beh, vediamo dove eravamo rimasti... (legge)

ROSAURA e FLORINDO riprendono vita.

FLORINDO - Se il vostro genitore vi sorprende, sarà svelato ogni arcano.

ROSAURA - Egli non viene a casa per ora.

GOLDONI - Bene. (prende la penna dal portapenne e la prova) Accidenti, questa penna non scrive! (la mette a posto e ne prende un'altra) Mannaggia, anche questa non scrive! (ricordandosi) Ah, già, l'inchiostro! Dunque...

La luce illumina PIETRO che arriva, da sinistra, dietro sagoma di gondola, e si ferma sotto la ringhiera.

PIETRO - No ghe la farete mai a scriver le sèdese comèdie! (riprende rumorosamente fiato) No ghe la farete mai a scriver le sèdese comèdie!

GOLDONI - (andando al balcone) No, di nuovo!

MARGHERITA F.S. - Invéce ghe la farà! Invéce ghe la farà! Invéce ghe la farà!

GOLDONI - (alzando lo sguardo e guardando davanti a sé) Mama, non te intrigàr.

PIETRO - No ghe la farete mai a scriver le sédese comedie! (riprende rumorosamente fiato) No ghe la farete mai a scriver le sédese comedie!


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MARGHERITA F.S. - Invèce ghe la farà! Invèce ghe la farà! Invèce ghe la farà!

Le voci di PIETRO e MARGHERITA si sovrappongono. GOLDONI alza gli occhi al cielo sconsolato. PIETRO, guardando in alto verso la finestra di MARGHERITA, apre veloce un ombrello.

MARGHERITA F.S. - (gridando) Atenti! Ochio! Piove! (si sente uno scoscio d'acqua, poi con un'esclamazione di sorpresa) Malediziòn, ha porta’ l'ombrèla!

GOLDONI - (sorpreso) Ha un ombrello!

PIETRO - (sghignazzando) Ah! Ah! Ah! No ghe la farete mai a scriver le sèdese comedie! (riprende rumorosamente fiato) No ghe la farete mai a scriver le sèdese comedie!

MARGHERITA F.S. - (con la voce di chi sta facendo un grande sforzo) Bada, òcio...

GOLDONI - (guardando allarmato davanti a sé) Mama, dove hai preso quella grossa ancora! No! Ferma!

PIETRO - (gridando) No! Aiuto! Svelto, gondolièr, scapamo, scapamo!

PIETRO va, in fretta, verso sinistra, allontanandosi e uscendo di scena.

MARGHERITA F.S. - (contrariata) Scapa! Speta, gliela tiro dal balcòn de la salòta...

(dopo qualche secondo, gridando con sforzo) Gettate l'ancora!

Si ode un grande botto e grida di dolore.

GOLDONI - Mama, sei impazzita!

MARGHERITA F.S. - Così ghe se impara a disturbar il mi’ Carletto!

GOLDONI - Ma lo potevi ammazzare!

MARGHERITA F.S. - (affettuosa) Ora torna a scriver, polentòn de la mama!

GOLDONI - (rientrando e con un sorriso di soddisfazione) Ostrega! Ha quasi asfaltato l'abate! (dubbioso) Si potrà dire “asfaltato” su un canale? Mah? Bene, al lavoro, al lavoro. (siede allo scrittoio, sta per prendere la penna ma si ferma) Mmmh, la prima che prendo non scrive mai, è meglio che prenda direttamente le seconda. (prende una penna) Mannaggia, questa penna non scrive! (la mette a posto e ne prende un'altra) Accidenti, anche questa non scrive! (ricordandosi) Ah, già, l'inchiostro! Dunque, dove eravamo (legge)

ROSAURA e FLORINDO riprendono vita.


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

FLORINDO - Se il vostro genitore vi sorprende, sarà svelato ogni arcano.

ROSAURA - Egli non viene a casa per ora.

ROSAURA e FLORINDO si fermano.

Da sinistra arriva gondola con GEROLAMO e TEODORA che si fermano sotto il balcone.

GEROLAMO e TEODORA - (a voce alta) Carlo! Carlo!

GOLDONI - (sobbalzando, fra sé) Gerolamo e Teodora! (si affaccia al balcone) Gerolamo, Teodora! (fa la faccia come a dire “uffa, ancora” al pubblico e poi, con finto piacere) Che sorpresa! Volete salire?

GEROLAMO - No, grazie. Abbiamo fatto colazione e torniamo a casa. Volevamo andare a quel nuovo locale, l'Hard Rock Café, ma non ha ancora aperto, così siamo andati al solito Florian.

GOLDONI - (impaziente) Sì, sì, lo so.

TEODORA - Mi porta sempre negli stessi posti! Che noia!

GEROLAMO - Sai chi c'era? Giacomo Casanova! (con tono complice e malizioso) Ci ha

parlato di una cosa che fa spalmando la crema al cioccolato sul co... MARGHERITA F.S. - Bondì, Gerolamo, bondì Teodora. GEROLAMO - (sobbalzando confuso) Ehm, bondì Margherita. MARGHERITA F.S. - Che diceva di Casanova e della crema? GEROLAMO - Ehm, già, cosa dicevo... dicevo... dicevo... (sollevato) Mi sono scordato!

TEODORA - (togliendolo dall'imbarazzo) Diceva che Casanova ci ha dato la ricetta di un nuovo dolce al cioccolato e ora vogliamo correre subito a casa a provarlo. Vero, caro?

GEROLAMO - (sollevato) Ehm, già, proprio così?

TEODORA - (con voce eccitata) Svelto, Gerolamo, andiamo. Non vedo l'ora di provare quel... dolce!

MARGHERITA F.S. - Ottimo, poi mi darete la ricetta?


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GEROLAMO - Ehm, già... la ricetta...

GOLDONI - (paziente) Certo, mamma, la daranno a me e te la passerò. Ma, Gerolamo, perché siete passati?

GEROLAMO - Ah, già, ti volevo chiedere quante ne hai scritte? Quante ne hai scritte?

TEODORA - E hai messo Rosaura?

GOLDONI - (paziente) Calma, calma. Ho solo scritto una prima piccola scena.

GEROLAMO - (entusiasta) Bene! Avanti così! Non ti fermare! Sei grande!

GOLDONI - E sì, Teodora, Rosaura è nella prima scena con Florindo.

TEODORA - Grazie, Carlo. (con voce frettolosa) Ora andiamo, Gerolamo, (allusiva) dobbiamo preparare il... dolce!

MARGHERITA F.S. - Non dimenticatevi di darmi la ricetta!

GEROLAMO - (confuso) Ehm, si Margherita.

GOLDONI - Gerolamo, a proposito, prima non mi hai sentito. Non ho ancora ricevuto il compenso per…

GEROLAMO - (“distratto” e eccitato) Presto, gondoliere, portaci a casa in fretta e senza badare ai semafori?

GOLDONI - (interdetto) Semafori? Che sono?

GEROLAMO - (confuso) Già, che sono? Perché l'ho detto? Boh? Forse l'ho sentito in una commedia delle Americhe.

TEODORA - (ansiosa) Insomma andiamo. A presto, Carlo.

TEODORA e GEROLAMO escono verso sinistra con la gondola.

GOLDONI - (alzando la voce) Gerolamo, il compenso… (salutando rassegnato) A presto. (rientrando) Accidenti, non mi ha sentito. (sedendosi allo scrittoio) Al lavoro! (siede allo scrittoio, riprende la penna) Accidenti, questa penna non scrive! (la mette a posto e ne prende un'altra) Mannaggia, anche questa non scrive! (ricordandosi) Ah, già, l'inchiostro! Dunque, dove eravamo (legge)

ROSAURA e FLORINDO riprendono vita.


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

FLORINDO - (con voce scocciata di chi è costretto a ripetere la stessa cosa) Se il vostro genitore vi sorprende, sarà svelato ogni arcano!

ROSAURA - (con lo stesso tono di voce di FLORINDO) Egli non viene a casa per ora!

Si sente un campanello. GOLDONI è assorto e pare non averlo sentito. Suona di nuovo. GOLDONI si scuote.

GOLDONI - (verso la quinta di destra) Cara, suonano alla porta, puoi aprire tu?

NICOLETTA F.S. - Vai tu, per favore, ‘more. Io sono ancora a letto e sono tutta nuda!

GOLDONI - Ehm, va bene. Vado io.

GOLDONI esce dalla quinta di destra e dopo poco rientra.

NICOLETTA F.S. - Chi era, 'more mio?

GOLDONI - Il postino. Ha portato un pacchetto e una lettera. Non ho avuto tempo di guardarli. Li ho lasciati all'ingresso. Dunque, dove eravamo (legge)

ROSAURA e FLORINDO riprendono vita.

FLORINDO - (con voce più scocciata di prima) Se il vostro genitore vi sorprende, sarà svelato ogni arcano!

ROSAURA - (con lo stesso tono di voce di FLORINDO) Egli non viene a casa per ora! GOLDONI riflettendo avvicina la penna al naso e starnutisce.

GOLDONI - Etcì! Etcì! Etcì! Etcì! (si capisce che sta venendo un nuovo starnuto e fa cenno al pubblico come a dire “aspettate”) Etcì! (sorride, come se avesse finito ma...) Etcì! Etcì! Etcì! Etcì! Etcì!

NICOLETTA F.S. - (eccitata) Carlo, mio amore, il pacchetto viene dalla Francia. C'è una lettera di Voltaire e un regalo per te!

GOLDONI - Ah, il caro Francois-Marie. Che dice?

NICOLETTA F.S. - Te la leggo. “Mio caro Carlo, figlio e pittore della natura...”

GOLDONI - (orgoglioso) Davvero dice così?

NICOLETTA F.S. - Sì. “Figlio e pittore della natura.” E poi, “spero che questo mio regalo ti giunga in tempo per il 25 febbraio, giorno del tuo compleanno.” Che carino, si è ricordato...


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOLDONI - Accidenti, il suo era a novembre, il 21, e me ne sono dimenticato.

NICOLETTA F.S. - “Ti mando due pennini d'oro. Si tratta di una recente invenzione per scrivere che io già uso da tempo. Li ho ordinati al mio fornitore, la ditta Thierot, apposta per te. Nella confezione troverai le istruzioni per il loro uso. Spero che un giorno verrai qui. Potresti occuparti della Comédie-Italienne. Un saluto fraterno. Francois-Marie.”

GOLDONI - Interessante. Me li porti qui?

NICOLETTA F.S. - Ma, 'more mio, non posso. Sono a letto e poi sono tutta nuda.

GOLDONI - Ma siamo soli in casa, chi ti vede?

NICOLETTA F.S. - (sorpresa) Come, chi mi vede?

GOLDONI - (interdetto, si guarda in giro, poi guarda il pubblico in platea) Ah, già.

Che sciocco! Vengo io.

GOLDONI esce dalla quinta di destra. ROSAURA e FLORINDO riprendono vita.

ROSAURA - (polemica) Uffa! Ma così non si può!

FLORINDO - (alludendo) Però, in effetti, potremmo anche noi...

ROSAURA - Cosa?

FLORINDO - No, dico, potremmo anche noi approfittare di queste pause per...

insomma, per...

ROSAURA - Ma che dici, siamo solo personaggi immaginari.

FLORINDO - Beh, appunto, basta solo un po’ di immaginazione.

ROSAURA - (tentata) Beh, in effetti. Potremmo...

FLORINDO - (avvicinandosi) Potremmo...

ROSARIA - (dubbiosa) Non so, però, se facciamo bene...

FLORINDO - Ma che male c’è?

ROSAURA - (decisa) Hai ragione, facciamolo!

FLORINDO - (abbracciandola) Dài! Prima che torna!


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

ROSAURA - (allontanandolo) Ma che fai?

FLORINDO - Ma, avevo capito che...

ROSAURA - Intendevo dire che potremmo andare avanti noi, senza aspettare l’autore.

FLORINDO - (deluso) Aaah! Andiamo avanti con la commedia.

ROSAURA - Certo. Forza, cominciamo.

FLORINDO - (rassegnato) Va bene.

ROSAURA - Riprendiamo da dove ci siamo interrotti. Dammi la battuta.

FLORINDO - (con voce impostata) Se il vostro genitore vi sorprende, sarà svelato ogni arcano.

ROSAURA (con voce impostata) Egli non viene a casa per ora.

FLORINDO resta interdetto e pensieroso. Poi sembra voler dire qualcosa ma s’interrompe. Sembra riprovare, pensa, si riferma, senza dire una parola.

ROSAURA - (spazientita, sottovoce) Allora? FLORINDO - (sottovoce, imbarazzato) Ehm, non so che devo dire. ROSAURA - (sottovoce) Come, non sai cosa dire. Vai avanti. FLORINDO - (sottovoce) E che dico?

ROSAURA - (sottovoce, spazientita) Va bene, vado avanti io. (con voce impostata)

Egli non viene a casa per ora. (fa per proseguire ma si blocca e resta confusa)

FLORINDO - Mi sa che senza l’autore che scrive le battute, noi non possiamo andare avanti.

ROSAURA - Hai ragione, ho come un vuoto. E allora, che facciamo?

FLORINDO - (allusivo) Io saprei cosa fare, potremmo...

Si sente un rumore di passi. ROSAURA e FLORINDO di bloccano. GOLDONI rientra in scena, ha i vestiti in disordine e tenta di ricomporsi. Sembra stanco ma soddisfatto.

NICOLETTA F.S. - 'more mio, hai lasciato l'astuccio dei pennini.


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOLDONI - Ah, l'astuccio!

GOLDONI esce dalla quinta di destra. ROSAURA e FLORINDO di rianimano.

FLORINDO - (contrariato dall’interruzione) Dicevo, potremmo...

ROSAURA - (pensierosa) Potremmo?

FLORINDO - Anche noi, come loro (indicando la quinta di destra) Potremmo...

ROSAURA - (capendo) Ma che dici. In genere, solo alla fine della commedia ci diamo un bacio, peraltro molto casto.

FLORINDO - (riprendendosi) E’ vero, ma intanto potremmo provare quella scena.

Vorrei essere sicuro di farla bene.

ROSAURA - (incerta) Dici... Non mi pare così difficile.

FLORINDO - (avvicinandosi) Ti dico che è meglio provarla e riprovarla più volte.

ROSAURA - (quasi convinta) Se pensi che sia necessario...

FLORINDO - (avvicinandosi, con tono sicuro) E’ necessario, credimi.

ROSAURA - E va bene, tanto dobbiamo aspettare che torni.

FLORINDO fa per abbracciare ROSAURA, sporgendo le labbra, in modo evidente, verso le labbra di lei per baciarla. Si sentono dei rumori di passi. ROSAURA e FLORINDO si bloccano. GOLDONI rientra in scena, ha i vestiti ancora più in disordine e cerca di ricomporsi. Appare molto stanco ma sempre molto soddisfatto. E' un po' confuso.

NICOLETTA F.S. - 'more mio, hai lasciato l'astuccio.

GOLDONI - Ah, l'astuccio!

GOLDONI esce dalla quinta di destra. ROSAURA e FLORINDO si rianimano.

ROSAURA - (facendo un passo verso la quinta di destra, a FLORINDO ma senza guardarlo) Ancora! Ma hai visto?

FLORINDO continua l’azione di abbracciare ROSAURA, sporgendo le labbra, abbraccia e bacia il posto (vuoto) dove ROSAURA era un attimo prima, poi si guarda introno confuso.


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

FLORINDO - (contrariato, tra sé) Già! ROSAURA - Ma non ti scocciano queste interruzioni? FLORINDO - (contrariato) A chi lo dici! Proprio sul più bello!

ROSAURA - (non capendo) Ma quale bello? Non avevamo neppure ricominciato la commedia.

FLORINDO - (avvicinandosi ansioso) Presto, ricominciamo con le prove del bacio!

Presto!

ROSAURA - Ma che fretta c’è?

FLORINDO - Potremmo essere di nuovo interrotti!

ROSAURA - Ma figurati. Ne avrà per un po’, immagino.

FLORINDO - Non si sa mai. E poi, (con voce impostata) “Se il vostro genitore vi sorprende, sarà svelato ogni arcano”

ROSAURA - (con voce impostata) “Egli non viene a casa per ora” FLORINDO e ROSAURA ridono.

FLORINDO - (allusivo) Comunque è meglio che ci sbrighiamo. (avvicinandosi a ROSAURA e sporgendo di nuovo le labbra in modo esagerato per baciarla)

ROSARIA si mette in posa e aspetta il bacio di FLORINDO. Si sente un rumore di passi. ROSAURA e FLORINDO si bloccano. FLORINDO sembra perdere l’equilibrio verso ROSAURA. GOLDONI rientra in scena, ha i vestiti molto più in disordine e cerca di ricomporsi. Appare molto molto stanco e con una sorta di sorriso ebete ma soddisfatto. E’ molto confuso.

NICOLETTA F.S. - 'more mio, hai lasciato l'astuccio.

GOLDONI - (con aria stanchissima) Ah, l'astuccio. (fa per uscire poi si ferma e con voce stanca) Ehm, cara, non è che me lo potresti lanciare?

NICOLETTA F.S. - (voluttuosa) Sei sicuro?

GOLDONI - (sempre con voce stanca e lentamente) Ehm, sì. Altrimenti non vado avanti col lavoro. Ti prego, lanciamelo.

NICOLETTA F.S. - Arriva!


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

L'astuccio arriva al volo. GOLDONI accenna appena stancamente a tentare di prenderlo ma non ci riesce e l'astuccio cade in terra. Con aria stanchissima si avvia a raccoglierlo e con grande fatica lo prende. Poi si siede esausto sulla sedia e con grande fatica tenta di aprirlo. Dopo vari goffi tentativi, finalmente ci riesce. Estrae un libretto e lo legge, sempre con voce stanca. (Vista la difficoltà di imparare questo testo consigliamo di scriverlo davvero su un libretto e leggerlo).

GOLDONI - “Dunque, vediamo. Ah, è in vari idiomi. Bene. Cerchiamo l'italiano. (sfogliando) Francese, inglese, germanico, latino, ottomano... ecco, italiano. La ringrazamo per aver aquitato l'utimo…” Mmmh, queste traduzioni sono sempre poco accurate. “...moderno sistemo di scritura di ditta Thierot che, in brevo tempe, sopianterrà le ossolete pene d’oca. La scatolla contene due penini di gold 14 carati e due tubi d’argiant. Istrusioni di montagio.” Bene, finalmente. (mentre legge con grande attenzione tenta, seguendo le istruzioni, di montare il pennino sul tubetto senza riuscirci e innervosendosi sempre più) “Chiamiamo V il tubo T e chiamiamo H il pennino C. Chiamiamo ora S la parte finale O del tubo T e R la parte opposta B, quella con il foro G. Chiamiamo ora L la punta Q del pennino H e M la parte opposta E. Afferrate, con la mano sinistra F, destra se siete mancini, il tubo V esattamente nel punto K, a metà tra i punti S e R, facendo attenzione che la parte R con il foro G sia rivolta verso la mano destra (sinistra se siete mancini). Con la mano destra Z (sinistra se siete mancini) afferrate il pennino H, esattamente nel punto O, a metà tra i punti L e E, tenendo la parte M verso la mano sinistra (destra se siete mancini). A questo punto portate il pennino H verso il tubo V fino a quando la parte M di H non entra nel foro G di V. In caso di difficoltà non esitate a scrivere una missiva al nostro Servizio Assistenza Consumatori. La risposta sarà inviata a mezzo piccione viaggiatore. Questo prodotto è garantito contro i difetti di costruzione. Se il pennino scrive una lettera invece di un’altra, ad esempio O invece di C, non esitate a rispedircelo e provvederemo alla sostituzione gratuita. Per i più esigenti è disponibile il nostro pennino d’oro professionale 18 carati.” (fa ancora qualche debole tentativo e poi si accascia esausto) Non ce la farò mai. Queste diavolerie della tecnica moderna sono troppo complicate. Aiuto!

NICOLETTA F.S. - Che succede, 'more mio?

GOLDONI - Non riesco a montarlo!

NICOLETTA F.S. - Se vuoi, ti aiuto.

GOLDONI - Sì, grazie.

NIICOLETTA F.S. - Portalo qui, io non posso venire, sono nel letto e sono...

GOLDONI - ...tutta nuda.

NICOLETTA F.S. - (sorpresa) Come lo sai? (maliziosa, con tono di finto rimprovero) Birbone!


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOLDONI - (rassegnato) Arrivo.

GOLDONI esce dalla quinta di destra.

NICOLETTA F.S. - Fammi vedere. Aspetta, c'è anche il foglietto della “Quick Start Guide”, la “Guida Rapida”.

GOLDONI F.S. - “Guida Rapida”?

NICOLETTA F.S. - Vediamo cosa dice: “Inserire il pennino nel tubetto”. Ecco fatto.

GOLDONI F.S. - (sconcertato) Ehm, grazie.

NICOLETTA F.S. - (con tono di falso rimprovero e maliziosa) 'more, dove vai? Non mi ringrazi? Vieni qui, dài!

ROSAURA e FLORINDO si rianimano. ROSAURA - (si sposta in avanti) Non se ne può più!

FLORINDO continua l’azione di sporgersi verso ROSAURA, abbraccia e bacia il posto (vuoto) dove ROSAURA era un attimo prima, poi si guarda intorno contrariato.

FLORINDO - Davvero! Non se ne può più! ROSAURA - Sei d’accordo con me, allora! FLORINDO - Eccome! Presto, riproviamo il bacio! Presto! ROSAURA - (maliziosa) No, ho avuto un’idea migliore! FLORINDO - (allettato) Un’idea migliore? Quale? Quale?

ROSAURA - Facciamo quel pezzo della “Vedova scaltra” dove io incontro il Milord!

(con aria sognante) Che gentiluomo! Dài, tu fai Milord!

FLORINDO - Ma non sono capace.

ROSAURA e FLORINDO, che fa la parte di Milord, recitano con eccessivo sussiego e affettazione la parte di “nobili”. Anche le movenze devono essere un po’ eccessive a affettate. FLORINDO tira fuori un grande fazzoletto che muove quando parla.

FLORINDO – (con un inchino) Madama ROSAURA - (con un inchino) Milord, vi son serva


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

FLORINDO - Perché, non vi siete compiaciuta di ricever questo picciol anello? Mi diceste iersera che vi piaceva.

ROSAURA - Tutto quello che piace non è lecito di conseguire.

FLORINDO - (allusivo) Anzi si desidera quello che piace.

ROSAURA - Desiderare e prendere non è il medesimo. (sottovoce a FLORINDO) Andiamo a dove le dice che è bella! (tornando a “recitare”) Vi piacque il festino di iersera?

FLORINDO - (prima confuso, poi si riprende) Molto

ROSAURA – (maliziosa) Vi erano delle belle donne?

FLORINDO - Sì, belle

ROSAURA - (ansiosa, pregustando il complimento che verrà dopo) Milord, qual più vi piace fra quelle che si potevan dir belle?

FLORINDO - (incerto, sottovoce) Qui, come faceva?

ROSAURA - (contrariata dall’interruzione sul più bello, sottovoce) Devi dire “Voi, madama”.

ROSAURA è già raggiante per il complimento nella battuta che segue.

FLORINDO - Voi, madama.

ROSAURA - (con malcelata modestia) Oh, volete scherzare?

FLORINDO - (con tono normale) Ma certo, è solo una battuta del copione!

ROSAURA - (adirata) Florindo, continua con la parte.

FLORINDO - Mi sono stufato di fare quello smorfioso.

ROSAURA - (allusiva, sottovoce) Se lo fai, dopo facciamo la prova bacio!

FLORINDO - (speranzoso, sottovoce) Davvero?

ROSAURA - (sottovoce) Sì.

FLORINDO - (ringalluzzito) Credete, lo dico di cuore


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

ROSAURA - (pavoneggiandosi lusingata) Io non merito una distinzione sì generosa.

FLORINDO - Meritate molto, e non vi degnate di accettar poco. (sottovoce) Ora passiamo ai baci?

ROSAURA - (fintamente ritrosa e poi molto maliziosa) Non accetto, per non esser obbligata a “concedere”.

FLORINDO - (un po’ sbrigativo) Io non pretendo nulla da voi. Se prendete l’anello, mi fate piacere; se l’aggradite, son soddisfatto. (sottovoce) Ora passiamo ai baci?

ROSAURA - (non dando segno di aver sentito la battuta sottovoce) Quando è così, non voglio usare atto villano col ricusare (allusiva) le vostre grazie.

FLORINDO - Prendete... (cerca nelle tasche, poi, sottovoce) Non ce l’ho l’anello. Ora passiamo ai baci?

ROSAURA - (come se non avesse sentito, sognante, per non rompere l’incantesimo della scena) Vi ringrazierei, se non temessi di dispiacervi.

FLORINDO – (sottovoce) Rosaura, non ce l’ho l’anello. Ora passiamo ai baci?

ROSAURA - (contrariata, come uscendo dal “sogno”) Uffa! Lo so, lo so! (sognante) Che uomo Milord!

FLORINDO - (sottovoce) Ora passiamo ai baci?

ROSAURA - (stizzita) Ma la vuoi smett...

Si sente il rumore di passi. ROSAURA e FLORINDO si bloccano. GOLDONI rientra e pare sconvolto, stanchissimo e con i vestiti tutti scombinati, barcollando.

NICOLETTA - 'more mio, hai dimenticato le penne.

GOLDONI - (come in catalessi) Penne... dimenticato... ‘more... penne... dimenticato... ‘more... (completamente rintronato e confuso, gira su sé stesso e fa per uscire di scena) Aspetta, prima che mi dimentico, faccio entrare Pantalone (si siede al tavolo e scrive)

PANTALONE F.S. - (come fuori della porta, dalla quinta di sinistra, e chiamando) Oh de casa: se pol vegnir?

NICOLETTA F.S. - ‘more?

GOLDONI - (sempre confuso) Arrivo


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOLDONI esce a destra. ROSARIA, FLORINDO e PANTALONE si rianimano. FLORINDO - (a ROSAURA, senza aver sentito PANTALONE) Ora passiamo ai baci?

ROSAURA - (alzando gli occhi al cielo, rassegnata, senza aver sentito PANTALONE) E va bene.

PANTALONE F.S. - Che baci?

ROSAURA e FLORINDO sobbalzano, colti di sorpresa.

ROSAURA - Niente, Florindo voleva provare la scena dei baci.

FLORINDO - (contrariato) Pantalone? Ma quando sei entrato?

PANTALONE F.S. - Un momento fa. Ma non sono proprio entrato, mi ha lasciato sulla soglia, fuori scena. (ripete a chiarire) Oh de casa: se pol vegnir? (a ROSAURA) Rosaura, anch’io ho bisogno di provare la scena dei baci con te.

ROSAURA - (stupita) Ma noi non abbiamo una scena baci.

PANTALONE F.S. - (fingendo sorpresa) Ah, no? Ma chi può dirlo, la commedia deve essere ancora completata.

FLORINDO - Non ci provare, tu non baci mai Rosaura.

PANTALONE F.S. - Beh, non si può mai sapere. Magari l’autore mette un colpo di scena. Per prudenza proverei.

ROSAURA - (incerta) In effetti, potrebbe essere...

FLORINDO - Ma che dici.

PANTALONE F.S. - Ma come mai l’autore ha smesso di scrivere?

ROSAURA - (scocciata) Perché la moglie lo chiama ogni cinque minuti per...

PANTALONE F.S. - Per...

ROSAURA - Per... Beh, in effetti non lo sappiamo. Però ogni volta che va da lei, poi torna sempre più rintronato.

FLORINDO - Forse gli fa fare dei lavoretti di casa, come fanno tutte le mogli coi mariti.


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

PANTALONE F.S. - Io non lo so, nelle commedie sono sempre un ricco mercante e ho la servitù che fa i lavori di casa.

FLORINDO - Beato te, io faccio sempre lo squattrinato.

PANTALONE F.S. - (gentile) Mi dispiace, se vuoi ti posso dare un po’ di soldi. Ne ho

tanti...

FLORINDO - Grazie, poi te li rendo, non ti preoccupare.

PANTALONE F.S. - Figurati, non c’è problema. Fai pure con comodo. Li ho sempre qui nella borsa ma non li uso mai.

FLORINDO - Sei proprio gentile.

ROSAURA - Ma che dite? Ma che fate? (guardando verso l’alto) Ma chi cavolo sta scrivendo queste stupidaggini?

FLORINDO segue lo sguardo di ROSAURA verso l’alto.

PANTALONE F.S. - (a FLORINDO, sottovoce) Florindo, ma a chi parla Rosaura?

FLORINDO - Al ghostwriter!

PANTALONE F.S. - Al ghosto che?

FLORINDO - Beh, siccome noi siamo solo personaggi, abbiamo pensato che se possiamo parlare anche quando (indica la quinta di destra) l’autore è impegnato vuol dire che c’è un altro “autore” che non vediamo, che scrive le nostre battute.

PANTALONE F.S. - Quali battute? Quelle che diciamo ora?

FLORINDO - Sì, come quella che hai appena detto.

PANTALONE F.S. - Ha scritto anche questa che sto dicendo ora?

FLORINDO - Sì, certo. Lo chiamiamo “ghostwriter”.

PANTALONE F.S. - Forte. (saltellando) Bicco! Picco! Ticco! Cocco! Poppo! Lollo!

FLORINDO – (saltellando) Foffo! Toffo! Totto! Mollo! Bollo! Rollo!

ROSAURA - Ma che state dicendo?

PANTALONE F.S. - Non lo so. Mi viene da dire queste cose senza senso.


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

FLORINDO - (a ROSAURA, indicando verso l’alto) E’ lui che le sta scrivendo, il ghostwriter, ci prende in giro.

ROSAURA - (verso l’alto) Ehi, tu, basta!

PANTALONE F.S. - Scusate.

FLORINDO - Perché ti scusi?

PANTALONE F.S. - Non so perché l’ho detto.

ROSAURA - E’ lui, il ghostwriter. Ci parla attraverso noi stessi. (verso l’alto) Va bene, basta così. Possiamo continuare con la commedia?

Si sentono dei rumori di passi e ROSAURA, FLORINDO e PANTALONE si bloccano. GOLDONI rientra con in mano le penne, ancora più stanco, barcollante e con i vestiti scomposti e i capelli arruffati o la parrucca di traverso di prima. Si accascia sulla sedia, prende una penna e comincia a scrivere con fatica.

GOLDONI - (biascicando confuso come un ubriaco) Doe eo rimaso. Alora Pantalone...

era entrato. Adescio… (sorpreso) accidenti, questa pena no scrive. (con fatica la mette a posto e ne prende un’altra) Manascia, nemmeno questa scrive. (ricordandosi) Ah, già, l’inchioscio… (scrive) Florindo è sorpreso…

FLORINDO - Oooh!

GOLDONI - Adescio, Rosaura è sorpresa.

ROSAURA - Oooh!

GOLDONI - Adescio, Pantalone è sorpreso.

PANTALONE - Oooh!

GOLDONI comincia a scrivere.

FLORINDO - Coscia fasciamo quisc oscia...

ROSAURA - Domoscisciscisci... nooooooo... boooooo... iooooo...

NICOLETTA F.S. - 'more mio?

GOLDONI - (sobbalza, ha una reazione come di spavento e risponde lentamente biascicando) Scì, cosca vuoooi mia cara?

NICOLETTA F.S. - Sei sicuro di sentirti bene? Non so, mi sembri un po' affaticato.


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOLDONI guardando verso il pubblico fa cenno di sì col capo.

NICOLETTA F.S. - Non è che stai lavorando troppo?

GOLDONI guarda verso il pubblico con gli occhi sbarrati.

NICOLETTA F.S. - Ora esco e vado dallo speziale per chiedere se ha una medesina che ti può tirare un po' su! Ciao.

Si sente la porta aprirsi e richiudersi.

MARGHERITA F.S. - Carletto! Carletto!

GOLDONI scuotendosi si alza e si muove lentamente verso il balcone, strascinando i piedi.

MARGHERITA F.S. - Carletto! Carletto!

GOLDONI arriva al balcone e si affaccia guardando di fonte a sé verso il balcone di

MARGHERITA.

MARGHERITA F.S. - Ma che faccia che hai! Me pari uno strazzo! Mi sa che laori tropo! Scolta, dèsso devi vegnìr qui ghe s'è turato il lavatoio de la cusina.

GOLDONI - (meccanicamente) Sì, mama, vegnio.

MARGHERITA F.S. - Dài, vegni. Ho sentio che ghe c’è una pianta che vegne da le Americhe che dà forza, (alludendo) eccita e dà vigore. Credo d'aver capito de cosa se trata e te ne preparo un bel piato.

GOLDONI - (rientrando e con voce affaticata) Uffa! Ma perché non chiama lo stagnaro.

GOLDONI esce a destra e si sente la porta aprirsi.

NICOLETTA F.S. - (allegra) Ciao, 'more mio. Lo speziale aveva proprio la cosa adatta. Ma stai uscendo? Dove vai?

GOLDONI – (biascicando) Devo andare da mama ha il solito problema col lavatoio otturato. Spero di fare presto.

NICOLETTA F.S. - (maliziosa e sensuale) Aspetta, prima ti devo dire una cosa all'orecchio.

GOLDONI – (biascicando impaurito) Coscia mi deevi dire?


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

NICOLETTA F.S. - (maliziosa) Un attimo, vado in camera a spogliarmi...

Si sente il rumore di una porta che si chiude con forza.

NICOLETTA F.S. - (sorpresa e delusa) 'more mio? 'more mio? 'more mio? 'more mio?

FINE PRIMO ATTO


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

ATTO SECONDO

Si sente la porta aprirsi e GOLDONI rientra da destra. Ha la pancia vistosamente gonfia e piena. Faticosamente va verso lo scrittoio, sposta la sedia e si siede pesantemente.

GOLDONI - (dubbioso, con voce stanca) Mah? Non mi sento per niente più energico ed eccitato dopo aver mangiato questa pianta delle Americhe. Forse ne ho mangiata troppa? (al pubblico) Cinque chili di patate!

NICOLETTA F.S. - 'more mio?

GOLDONI - (sobbalza) Ehm, sì, mia cara?

NICOLETTA F.S. - Sei tornato, allora. (contrariata) Ma sei uscito prima che ti potessi parlare all'orecchio!

GOLDONI - Ehm, sì, dovevo andare subito.

NICOLETTA F.S. - Lo speziale aveva proprio la cosa adatta!

GOLDONI - Davvero?

NICOLETTA F.S. - Una pianta che dà energia e (maliziosa) eccita!

GOLDONI - (preoccupato) Ehm, cosa?

NICOLETTA F.S. - Viene dalle Americhe!

GOLDONI - (agitato, toccandosi la pancia) Cosa?

NICOLETTA F.S. - L'ho lasciata sullo scrittoio.

GOLDONI - (guardando lo scrittoio, rassegnato) Mia cara, non vedo nessun piatto di patate.

NICOLETTA F.S. - (ridendo sconcertata) Patate? Ma no, sono in una scatolina. Sono foglie di coca. Le devi solo masticare.

GOLDONI - (rasserenandosi) Ahh... (trova la scatolina, la apre ed esamina il contenuto, poi prende le foglie, le mette in bocca e le mastica) Mmmh, però... (mentre mastica le foglie ha un effetto evidente).


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOLDONI, da questo momento, comincia a parlare in modo eccitato e veloce. Quando scrive, sempre veloce, anche i personaggi parleranno velocissimi, come se anche loro avessero masticato le foglie di coca.

GOLDONI - (parlando molto velocemente, in modo concitato) Al lavoro! (siede allo scrittoio, riprende la penna) Accidenti, questa penna non scrive! (la mette a posto e ne prende un'altra) Mannaggia, anche questa non scrive! (ricordandosi) Ah, già, l'inchiostro! Un momento, voglio provare la penna moderna di Voltaire, ci si dovrebbe poter scrivere più velocemente. (prende la penna di Voltaire) Dunque, dove eravamo.

PANTALONE F.S. - (velocissimo) O de casa; se pol vegnir?

FLORINDO - (velocissimo) Oimé, mio padre.

ROSAURA - (velocissima) Nascondetevi in quella camera.

FLORINDO - (velocissimo) Verrà a parlarvi d’amore.

ROSAURA - (velocissima) Lo seconderò per non dar sospetto.

FLORINDO - (velocissimo) Secondatelo fino a un certo segno.

ROSAURA - (velocissima) Presto, presto, partite

FLORINDO - (velocissimo) Oh amor fatale, che mi obbliga ad esser geloso di mio padre medesimo!

NICOLETTA F.S. - 'more mio?

GOLDONI - (girandosi di scatto e parlando velocissimo) Sì, mia cara, sto scrivendo la commedia. Dimmi! Cosa vuoi? Dimmi! Cosa vuoi? Dimmi! Cosa vuoi?

NICOLETTA F.S. - (sconcertata) Hai masticato la foglia di coca?

GOLDONI - (c.s.) La foglia? La foglia? La foglia? Non le dovevo masticare tutte? Non le dovevo masticare tutte?

NICOLETTA F.S. - (preoccupata) Veramente lo speziàle ha detto di masticarne una al giorno, non di più?

GOLDONI - (c.s.) Una al giorno? Una al giorno? Non di più? Non di più?

NICOLETTA F.S. - (curiosa) 'more mio, puoi venire qui. (maliziosa) Sono nel letto e

sono tutta...


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOLDONI, di scatto, esce a destra e rientra subito con i vestiti in disordine e senza più la pancia.

NICOLETTA F.S. - (con voce sconcertata) ...nuda. (tra sé) Un po' rapido, ma almeno ha fatto anche i preliminari!

GOLDONI - (esaltato) Bene! Al lavoro! Certo che mi scoccia un po’ che devo scrivere tutte queste parole e poi gli attori fanno come gli pare. Ci vorrebbe proprio un Moliére italiano che portasse anche qui il teatro moderno... Ci vorrebbe proprio un drammaturgo autorevole e famoso che...

Da sinistra arriva una gondola con GOZZI che si avvicina e si ferma sotto al balcone.

GOZZI - Messer Goldoni, messer Goldoni!

GOLDONI - Chi mi chiama?

GOZZI - Messer Goldoni, messer Goldoni?

GOLDONI - (affacciandosi) Chi mi chiama?

GOZZI - (inchinandosi) Permettetemi di presentarmi, sono Carlo Gozzi, sesto figlio del Conte Jacopo Antonio Gozzi.

GOLDONI - (impaziente) Bene, bene, cosa volete?

GOZZI - Dovete sapere che, pur venendo da una famiglia facoltosa, non ho potuto fare studi regolari, come i miei fratelli Gasparo e Francesco.

GOLDONI - (impaziente) Va bene.

GOZZI - Purtroppo ho avuto solo lezioni occasionali da mediocri sacerdoti.

GOLDONI - (impaziente) Va bene. Va bene. Sbrigatevi

MARGHERITA F.S. - Carletto, qualcuno te importuna?

GOLDONI - Ehm, no mamma.

GOZZI - Buonasera, madame, il miei riveriti omaggi a una sì bella dama.

MARGHERITA F.S. - (lusingata, cercando di non parlare in dialetto ma in modo affettato) Ma che giovine gentile e beneducato. Buona giornata a lei, messere.


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOZZI - Mi permetta di presentarmi, sono Carlo Gozzi, figlio del Conte Jacopo Antonio Gozzi. Sono venuto a parlare a suo figlio, l’autorevole e famoso drammaturgo.

MARGHERITA F.S. - (ammirata) Un nobile. Carletto, ascolta questo gentile signore dai modi così garbati.

GOLDONI - (rassegnato) Sì, mamma.

GOZZI - Grazie, gentile signora. Dicevo che non potei avere studi regolari, però

studiai la letteratura toscana e i novellieri Sacchetti, Fiorenzuola, Pulci, Burchiell...

GOLDONI - (impaziente) Venite al dunque.

MARHERITA F.S. - Carletto! Vada avanti, bel giovine.

GOZZI - Grazie, gentile signora. Dieci anni fa mi arruolai nell’esercito e poi vissi in Dalmazia per quattro anni.

GOLDONI - (rassegnato) Vada avanti.

GOZZI - Al mio ritorno, ripresi gli studi. Ma ora, dopo aver visto i suoi lavori, egregio maestro, ho deciso di diventare anche io drammaturgo! Come l’autorevole e famoso Carlo Goldoni!

GOLDONI - Un altro!

MARGHERITA F.S. - Carletto!

GOZZI - Ho pensato, quale miglior maestro potrei avere se non l’autorevole e famoso Carlo Goldoni?

GOLDONI - (come colpito da un’idea subito dimenticata) Ma, messere, io non ho tempo di insegnare. Devo scrivere sedici commedie in un anno. Sono troppo occupato.

GOZZI - Ma io potrei esservi d’aiuto. Potreste farmi scrivere parti minori o farmi fare le copie dei vostri scritti. Io me ne starei in un angolo solo a guardarvi lavorare. Voglio imparare dall’autorevole e famoso Carlo Goldoni!

GOLDONI - (sobbalzando) L’autorevole e famoso Carlo Goldoni?

GOZZI - Sì, siete voi.

GOLDONI - Io? Già. E voi pensate davvero che io sia autorevole e famoso?


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOZZI - Tutti lo pensano. Autorevole e famoso come... come... come Shakespeare in Inghilterra, come Lope di Vega e Calderon de la Barca in Spagna, come Sachs e Gryphius in Germania, come... come... come Moliére in Francia!

GOLDONI - (colpito da un’intuizione) Come Moliére in Francia, avete detto? GOZZI - Sì, e non solo, come... come...

GOLDONI - (improvvisamente agitato) Ehm, mi dispiace, messer Gozzi. Perdonatemi, ora non ho tempo. Potete ripassare?

GOZZI - Dunque mi date una speranza. Grazie autorevole e famoso Carlo Goldoni.

Ripasserò. (al gondoliere) Andiamo, gondoliere. Togliamo il disturbo. Grazie. Grazie.

(volgendosi verso MARGHERITA) E grazie a lei gentile e radiosa dama.

MARGHERITA F.S. - A presto, giovinotto. E non si preoccupi, ricorderò io a Carletto l’impegno preso.

GOLDONI - (rientrando esaltato) Autorevole e famoso! Dunque sono autorevole e famoso. Allora potrei essere io quello che porta il rinnovamento nel teatro italiano. Potrei esser io il Molière italiano!

NICOLETTA F.S. - 'more mio?

GOLDONI - (sobbalzando) Ehm. Sì, mia cara?

NICOLETTA F.S. - Vado con la mia amica Adelaide a vedere lo spettacolo di Farinelli, al teatro Tron. Giacomo Casanova ha prenotato un palco e ci ha invitate.

GOLDONI - Ah, Farinelli, il grande lirico.

NICOLETTA F.S. - Giacomo lo conosce. Dopo andremo tutti insieme al Florian per un bianchetto. Adelaide dice che è un uomo molto interessante.

GOLDONI - (ridacchiando) Credo che se ci provasse Adelaide andrebbe in... bianchetto!

NICOLETTA F.S. – Che vuoi dire?

GOLDONI - (sorpreso) Non lo sai? Lui ha quella voce stupenda perché a dodici anni è

stato... come dire... insomma...

NICOLETTA F.S. - (maliziosa) Ah, ho capito. Però so che ha lo stesso un gran

successo con le dame...

GOLDONI - Porta i miei saluti a Giacomo.


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

NICOLETTA F.S. - Non mancherò. (abbassando la voce e con tono misterioso) A proposito di Casanova, sai che si dice che sia un agente segreto?

GOLDONI – (con finto stupore, non dando peso alla notizia) Davvero? Non mi dire. E al servizio di chi sarebbe?

NICOLETTA F.S. - Ma di Venezia, no? Comunque, secondo me non è vero, è una voce che ha messo in giro lui stesso per rendersi più misterioso e affascinante

GOLDONI - Dici?

NICOLETTA F.S. - Ma certo. Beh, io vado.

Rumore di porta che si apre e si chiude.

GOLDONI - Sai che ti dico, sarò io a portare il rinnovamento nel teatro italiano. Sarò io a scrivere le regole da rispettare. Ottimo. Prima di tutto straccio subito il lavoro che stavo facendo, ormai è inutile.

ROSAURA, FLORINDO e PANTALONE F.S. hanno un sussulto e un moto di terrore quando GOLDONI afferra i fogli e sta per strapparli. Suona il campanello della porta. GOLDONI si ferma. ROSAURA, FLORINDO e PANTALONE F.S. hanno un sospiro di sollievo.

GOLDONI - Come al solito, Nicoletta ha dimenticato qualcosa. Forse proprio le chiavi, altrimenti non avrebbe suonato.

GOLDONI esce di scena a destra. Il campanello suona di nuovo. Si sente aprire la porta.

GOLDONI F.S. - Eccomi, Nicoletta, apro... (sorpreso) Ma voi chi siete?

AGENTE entra in scena da destra e si guarda intorno con aria circospetta. Ha un cappello e con una sciarpa si copre il visto. AGENTE tiene sempre la sciarpa sul viso, fino a quando esce di scena. GOLDONI lo segue, sorpreso.

AGENTE - (con voce misteriosa) Siete solo?

GOLDONI - Sì, ma...

AGENTE - (abbassando la voce) Ne siete certo?

GOLDONI - (abbassandola la voce) Ma, certo!

AGENTE - (abbassando ancora la voce) Ma, proprio sicuro?


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOLDONI - (abbassando ancora la voce) Ma, sicuro! AGENTE - (con voce normale) Bene, allora possiamo parlare.

GOLDONI - Un momento. Lei chi è? Perché nasconde viso dietro una sciarpa? E perché parla con voce misteriosa?

AGENTE - (c.s.) Ehm... Ehm... (interdetto e poi come avendo avuto un'idea) Ho mal di gola! Già, proprio così! Ah, che male! Per questo ho la voce strana.

GOLDONI - Mi dispiace. Ma cosa vuole, chi la manda?

AGENTE - Mi manda Casano... (riavendosi) Un momento! Però che bel trucco! Stavo quasi per cascarci. Lui aveva ragione a dire che lei ha la stoffa per fare l'agente segreto!

GOLDONI - Lui chi?

AGENTE - Casano... (riavendosi) Accidenti. Stavo per cascarci di nuovo. Ma lei è proprio abile, lo sa? Proprio astuto! Lui ha fatto bene a mandarmi da lei.

GOLDONI - Lui chi?

AGENTE - Casano... (riavendosi) Insomma, basta, con questi trucchi. Non ci casco.

(guardandosi ancora attorno con circospezione) Devo parlarle. GOLDONI - (rassegnato) Va bene, dica, che io devo tornare al lavoro. AGENTE - Mi manda una persona che la conosce e la stima. GOLDONI - (veloce) Chi?

AGENTE - (con pronta risposta) Casanova, è lui che ha prenotato il teatro per far uscire sua mo... (riavendosi) Mannaggia! Me l'ha fatto dire! Non c'è niente da fare, lei

èproprio una volpe. E' proprio la persona adatta a carpire i segreti. GOLDONI - (paziente) Vada avanti.

AGENTE - Abbiamo saputo che le hanno offerto un lavoro a Parigi, dirigere la Comédie-Italienne.

GOLDONI - Come lo sapete?

AGENTE - Lo ha detto sua mo... (riavendosi) Accidenti! Ehm, abbiamo le nostre fonti.

Comunque, sarebbe la copertura perfetta.


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOLDONI - Ma per cosa?

AGENTE - Vede, Venezia ha molti nemici e abbiamo bisogno di informazioni. Lei stando a Parigi potrebbe fornircele.

GOLDONI - A parte che non ho ancora deciso niente, ma poi non sarebbe pericoloso? Potrei essere scoperto.

AGENTE - (con aria furba) Non si preoccupi, abbiamo pensato a tutto. Lei inserirà le informazioni nei testi delle sue commedie e i nostri emissari, in sala, prenderanno appunti. Geniale, no?

GOLDONI - Uhm, non mi pare così facile.

AGENTE - Ma certo. Per esempio, a un certo punto Colombina potrebbe chiedere a Arlecchino. (mimando la voce di una ragazza, con aria ingenua) “Dove ha deciso di spostare le truppe Luigi XV”?. E lui potrebbe rispondere. (mimando la voce di Arlecchino, con aria ingenua) “Ai confini con la Savoia!”. Facile no?

GOLDONI - (perplesso ma volendo liberarsi dell'intruso) Ve bene, va bene. Ci penserò. Ora mi lasci lavorare. A proposito, ho parlato con...

AGENTE - Michelangelo Bozzini, per servirla. (riavendosi) Mannaggia!

GOLDONI - (accompagnandolo alla porta) Ora, mi spiace, ma la devo salutare. Ho molto lavoro da fare.

AGENTE - Grazie, messer Goldoni. Ehm, per favore, non dica a Casanova che...

GOLDONI - Non si preoccupi. Non dirò a nessuno di questa visita. (con tono deciso) Lei non è mai stato qui e io non l'ho mai vista!

AGENTE - (deluso) Ma questa la dovevo dire io!

GOLDONI e AGENTE escono a destra si sente la porta aprirsi e chiudersi. GOLDONI rientra da destra.

GOLDONI - Mah, torniamo al lavoro. Dove ero rimasto... Ah, sì... Sai che ti dico, sarò io a portare il rinnovamento nel teatro italiano. Sarò io a scrivere le regole da rispettare. Ottimo. Prima di tutto straccio subito il lavoro che stavo facendo, ormai è inutile.

ROSAURA, FLORINDO e PANTALONE F.S. hanno un sussulto e un moto di terrore quando GOLDONI afferra i fogli e sta per strapparli. Poi si ferma e riflette.


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOLDONI - Un momento.

ROSAURA, FLORINDO e PANTALONE F.S. hanno un sospiro di sollievo.

GOLDONI - (accartocciando un foglio e gettandolo in terra) No, no…

ROSAURA e FLORINDO si avvinghiano e rotolano in terra, “accartocciati” come il foglio.

GOLDONI - Un altro momento!

GOLDONI riprende il foglio accartocciato da terra, lo riapre e distende sullo scrittoio. Mentre fa questo ROSAURA e FLORINDO, un po’ doloranti, si staccano, si rialzano, si riassettano i vestiti lisciandoli.

GOLDONI – (ripensandoci, accartoccia di nuovo il foglio e lo getta in terra) No, no…

ROSAURA e FLORINDO si avvinghiano e rotolano in terra, “accartocciati” come il foglio.

GOLDONI - Ma come faccio a dire questa cosa. In che modo posso diffonderla cosicché tutti la conoscano e la facciano propria. Potrei scrivere un libro ma magari non lo legge nessuno, sarebbe troppo teorico. (osserva i fogli che ha scritto e quello che ha gettato in terra) L’ideale sarebbe fare un esempio pratico, come una lezione che non sembrasse tale. Una cosa che autori, registi e produttori fossero obbligati a imparare. Non solo, ma che andrebbe detta anche al pubblico, così anche il pubblico capirebbe questo nuovo teatro. L’ideale sarebbe una commedia che illustri ... Un altro momento ancora! Potrei fare una commedia nella commedia! Giusto! Una commedia che illustra il lavoro di messa in scena di una commedia secondo le nuove regole. Così non devo nemmeno buttare il lavoro fatto fino ad ora. Devo mettermi subito al lavoro, prima di perdere l’ispirazione...

GOLDONI riprende il foglio accartocciato da terra, lo riapre e distende sullo scrittoio e lo rilegge assorto. Mentre fa questo ROSAURA e FLORINDO, un po’ doloranti, si staccano, si rialzano, si riassettano i vestiti lisciandoli.

ROSAURA - (sottovoce) L’abbiamo scampata bella!

FLORINDO - (sottovoce) Davvero!

PANTALONE F.S. - (sottovoce) Ehi, non vale, io mi son dovuto accartocciare da solo!

Da sinistra arriva gondola con GOZZI.

GOZZI - Messer Goldoni, messer Goldoni!


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOLDONI - (sentendo la voce) Chi mi chiama?

GOLDONI appoggia malamente il foglio che sta leggendo sul tavolo, il foglio cade in terra e cadono in terra anche ROSAURA e FLORINDO.

GOZZI - Messer Goldoni, messer Goldoni? GOLDONI - (affacciandosi al balcone) Messer Gozzi! GOZZI - (allegro) Sono ripassato, come mi avevate detto! GOLDONI - Ma è passato solo poco tempo da quando siete andato via.

GOZZI - Ma voi non avete detto quanto tempo doveva passare. Così abbiamo aspettato un po’ qui dietro l’angolo ed eccomi di nuovo qui! Possiamo cominciare le lezioni?

GOLDONI - (impaziente) Mi dispiace, ma ora non ho tempo. Sto scrivendo una cosa importante e non posso perdere il filo.

GOZZI - Ma io non vi darò fastidio. Me ne starò in un angolo a osservarvi.

GOLDONI - Ma non potete stare a casa mia. A parte che mi darebbe fastidio sentire

qualcuno che mi osserva. E poi mia moglie gira sempre tutta...

GOZZI - Tutta?

GOLDONI - Tutta... tutta...

GOZZI - Tutta? Tutta?

GOLDONI - Sentite, non posso darvi lezioni ora. Quest’anno devo scrivere sedici commedie. Non ho proprio tempo. Passate l’anno prossimo.

GOZZI - Ma l’anno prossimo è fra un anno!

GOLDONI - Già.

GOZZI - Ma è tantissimo! Io ho fretta di diventare un drammaturgo famoso. Ho già trent’anni. Tra poco sarò morto. Oggigiorno la vita media è quarant’anni.

GOLDONI - Ma no, no, vedrete che voi vivrete almeno fino a ottantasei anni! GOZZI – (sorpreso) Perché proprio ottantasei?


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

GOLDONI - (guardando verso l’alto, un po’ sorpreso) Non lo so, non so nemmeno io perché ho detto ottantasei.

GOZZI - Non m’importa. Voglio cominciare subito.

GOLDONI - (adirato) Insomma, basta, non insistete. Andate a farvi fare le lezioni dall’abate Pietro Chiari. Lasciatemi in pace!

GOZZI - (arrabbiato) Siete cattivo! Vi odio! Solo voi volete essere famoso e autorevole! E allora, sia! Sarò drammaturgo e sarò vostro nemico! Maledetto! Figlio di...

MARGHERITA F.S. - Carletto, ma allora questo giovine non me par più così educato. GOLDONI - Mama, hai ripescato la grossa ancora!

MARGHERITA F.S. - Già. Vedi, (parlando come una persona che fa un grosso sforzo per sollevare qualcosa) l’ho legata con una corda così, dopo che l’ho usata, la posso ritirar su. (minacciosa) E usare di nuovo!

GOZZI - Ma quella donna è pazza! Scappiamo, gondoliere.

La gondola con GOZZI si allontana verso sinistra.

MARGHERITA F.S. - (con sforzo) Scusa, Carletto, devo correre al balcòn del la salòta. (dopo qualche istante, gridando come i marinai) Gettate l’ancora!

Si sentono un grosso tonfo e grida.

GOLDONI - (rientrando) Beh, almeno mi ha liberato di quello scocciatore. Ora mi devo mettere subito al lavoro. (riflettendo, si siede al tavolo) Scriverò proprio una commedia su una compagnia che mette in scena una commedia. In questo modo il regista, dando indicazioni agli attori nella finzione, le darà anche nella realtà. Quello che ho scritto sarà la commedia che stanno preparando. Ma voglio proprio scrivere subito le indicazioni per gli attori, poi vedo dove infilarle. Le farò dire al capocomico che si potrebbe chiamare... vediamo, sì, Orazio.

ORAZIO entra nella scena commedia. ROSAURA e FLORINDO sono ancora in terra.

GOLDONI - Ma dov’era il foglio che avevo in mano. (lo vede in terra e lo raccoglie) Ah, eccolo.

ROSAURA e FLORINDO si rimettono in piedi, con lo sguardo come a dire “finalmente”. GOLDONI comincia a scrivere.


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

ORAZIO - Badate bene di battere le ultime sillabe, che s’intendano. Recitate piuttosto adagio, ma non troppo, e nelle parti di forza, caricate la voce, e accelerate più del solito le parole. Guardatevi sopra tutto dalla cantilena, e dalla declamazione, ma recitate naturalmente, come se parlaste, mentre essendo la commedia una imitazione della natura, si deve fare tutto quello che è verisimile. Circa il gesto, anche questo deve essere naturale.

GOLDONI - Proprio così. Naturale! A proposito, mi devo ricordare di dire anche che il teatro deve essere realista, parlare di fatti della vita reale e di personaggi reali, non di farse recitate da maschere. (torna a scrivere)

ORAZIO - Movete le mani secondo il senso della parola. Gestite per lo più colla dritta, e poche volte colla sinistra, e avvertite di non moverle tutte e due in una volta, se non quando un impeto di collera, una sorpresa, una esclamazione lo richiedesse; servendovi di regola, che principiando il periodo con una mano, mai non si finisce coll’altra, ma con quella con cui si principia, terminare ancora si deve.

GOLDONI - (riflettendo) Certo che è strano. Quando parlo, parlo normale. Quando scrivo mi viene fuori questo linguaggio. Boh?! Riprendiamo.

ORAZIO - D’un’altra cosa molto osservabile, ma da pochi intesa voglio avvertirvi. Quando un personaggio fa scena con voi, badategli, e non vi distraete cogl’occhi e colla mente; e non guardate qua e là per le scene, o per i palchetti...

GOLDONI - Bene. Poi devo dire che gli attori devono imparare assolutamente la parte scritta e non devono modificarla in nessun modo. Devono anche rispettare le indicazioni dei movimenti e smettere di fare sempre la stessa parte, la stessa maschera. Ragazzi, c’è un sacco di lavoro da fare. E poi qui gli attori avranno due parti, una sarà quella del capocomico o dell’attore della compagnia, l’altra sarà quella del personaggio che l’attore impersonerà nella commedia dentro la commedia. Che forza! Teatro nel teatro! Dunque, vediamo. Il titolo “Il padre rivale del figlio” sarà quello della commedia che dovranno mettere in scena. La commedia la intitolerò, invece… (colpito da un’intuizione) “Il teatro comico”! Così…

Rumore di porta che si apre.

NICOLETTA F.S. - ‘more, sono tornata. Farinelli è bravissimo, ha una voce miracolosa. Sai che il re Filippo V di Spagna, si è curato sentendolo cantare una volta al giorno?

GOLDONI - L’ho sentito ma pensavo fosse una chiacchiera.

NICOLETTA F.S. - No, no, è vero. Ce lo ha detto lui. (con tono gioioso) A proposito, ti ho preso un regalo. Lo lascio qui all’ingresso che mi devo subito cambiare.

GOLDONI - Un regalo? Per me? Grazie. (esce e rientra subito con un lungo cilindro che ha la forma di una grande pila stilo) Ma che cos’è?


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

NICOLETTA F.S. - La vendevano fuori dal cafè Florian. E’ una “pila”, l’ha inventata un certo Luigi Galvani. Non ci crederai, tutti ne hanno comperata una. E’ una cosa moderna.

GOLDONI - Ma a che serve?

NICOLETTA F.S. - Non lo so, è importante?

GOLDONI - Beh!?

NICOLETTA F.S. - Comunque c’è un foglio con le istruzioni.

GOLDONI - (trovando un foglio attaccato alla “pila”) Ah, ecco. (legge) “Grazie per aver acquistato l’ultimo ritrovato della tecnica moderna, inventata dallo scienziato Luigi Galvani da Bologna. Avete tra le mani una pila, la pila di Galvani. Questa pila produce elettricità. Per il funzionamento è necessario svitare il fondo e inserire sei rane grandi...” (fra sé) Sei rane grandi? (tornando a leggere) “Sì, sei rane grandi.” (resta un momento interdetto) “Le rane devono essere morte e vanno inserite una dietro l’altra tutte nello stesso verso, altrimenti non funziona.”

NICOLETTA F.S. - (entusiasta) Incredibile, no?

GOLDONI - (tornando a leggere) “Le rane vanno sostituite periodicamente quando si nota un calo delle prestazioni o quando cominciano a puzzare. Se non usate l’apparecchio per un lungo periodo togliete le rane, la fuoriuscita di liquidi lo potrebbe danneggiare”. Ci credo!

NICOLETTA F.S. - Il venditore consigliava di usare rane di qualità. Non quelle cinesi.

GOLDONI - (perplesso) Rane cinesi?

NICOLETTA F.S. - Strano, no?

GOLDONI - Ora che ci penso, ho letto ne “Il Milione” di Marco Polo che laggiù hanno una grande produzione di rane e il prezzo è molto basso.

NICOLETTA F.S. – Vedi, se costano poco... Meglio prendere le rane germaniche.

GOLDONI – Già. (tornando a leggere) “Attenzione! Non utilizzate assolutamente rospi perché non sono compatibili e anzi potrebbero danneggiare la pila.”

NICOLETTA F.S. - (allegra) Non è meravigliosa?

GOLDONI - Ma a che serve?


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Mauro Cattivelli - Per dirla in Goldoni v1.6

NICOLETTA F.S. - Non c’è scritto?

GOLDONI - (torna a leggere) “Con questa pila potrete produrre elettricità per alimentare numerosi marchingegni moderni che avranno molte funzioni assai utili e che saranno presto in vendita in diversi posti. Anche vicino a voi!”.

NICOLETTA F.S. - Visto? Non è utilissimo?

GOLDONI - (incerto) Mah?!

NICOLETTA F.S. - Dovresti correre subito a trovare le rane grandi, così lo proviamo e vediamo come funziona. Che bello!

GOLDONI - Ma dove le trovo le rane? Grandi poi.

NICOLETTA F.S. - Ma in uno stagno, no?

GOLDONI - Ma siamo a Venezia, dove trovo uno stagno?

NICOLETTA F.S. - Ma dallo stagnaro, no?

GOLDONI guarda stupefatto verso il pubblico.

NICOLETTA F.S. - Ce n’è uno proprio qui vicino, accanto al fabbro.

GOLDONI - Ehm, giusto cara. Ci andrò dopo, ora ho da fare.

NICOLETTA F.S. - Che pigro. Ci vado subito io

Si sente la porta aprirsi e chiudersi.

GOLDONI - Torniamo al lavoro. (ragionando) Devo metterci che i francesi già lo fanno, gli italiani sono esterofili ma hanno anche orgoglio nazionale. Vediamo…

ORAZIO - I francesi hanno trionfato nell’arte delle commedie per un secolo intero; sarebbe ormai tempo, che l’Italia facesse conoscere non essere in ella spento il lume de’ buoni autori, i quali dopo i greci, ed i latini sono stati i primi ad arricchire, e ad illustrare il teatro.

GOLDONI - Ottimo! Certo che questa lingua che mi viene fuori quando scrivo non è che sia proprio chiarissima. Speriamo che la capiscano. (torna a scrivere)

ORAZIO - Siccome ognuno che va alla commedia pensa in un modo particolare, così fa in lui vario effetto, secondo il modo suo di pensare. Al malinconico non piace la barzelletta; all’allegro non piace la moralità. Questa è la ragione per cui le commedie non hanno mai, e mai non avranno l’applauso universale. Ma la verità però si è, che


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quando sono buone, alla maggior parte piacciono, quando sono cattive quasi a tutti dispiacciono.

ROSAURA - Il mondo è annoiato di veder sempre le cose istesse, di sentir sempre le parole medesime e gli uditori sanno cosa deve dir l’Arlecchino, prima ch’egli apra bocca.

GOLDONI - Intanto scrivo a getto, poi metterò in ordine i discorsi e appunti dentro la commedia.

ORAZIO - Se la commedia senza stiracchiature, o improprietà può farsi in scena stabile, si faccia; ma se per l’unità della scena, si hanno a introdurre degli assurdi; è meglio cambiar scena, e osservare le regole del verisimile.

GOLDONI - Verisimile? Boh?!

ORAZIO - Vi serva da regola, che mai non si fanno gli argomenti della commedia da una sola persona in scena, non essendo verisimile…

GOLDONI – (dubbioso) Verisimile? (convinto) Verisimile!

ORAZIO - …verisimile, che un uomo, che parla solo, faccia a sé stesso l’istoria de’ suoi amori, o dei suoi accidenti.

GOLDONI - Giusto!

ORAZIO - Ma la vera maniera di far l’argomento delle commedie senza annoiare il popolo, si è di dividere l’argomento stesso in più scene, e a poco, a poco andarlo delucidando, con piacere, e con sorpresa degli ascoltanti.

GOLDONI - (al pubblico) Si capirà?

ROSAURA - Per me vi protesto, signor Orazio, che in pochissime commedie antiche reciterò; sono invaghita del nuovo stile, e questo solo mi piace.

GOLDONI - Bene, lei fa l’attrice che è d’accordo.

ORAZIO - Siamo d’accordo, che questa nuova maniera di recitare esige maggior fatica, e maggior attenzione; ma quanta maggior reputazione ai comici acquista?

ROSAURA - Orsù, signor Orazio, io voglio esser comica, e mi raccomando alla vostra assistenza.

ORAZIO - Raccomandatevi a voi medesima; che vale a dire, studiate, osservate gli altri, imparate bene le parti, e sopra tutto, se vi sentite a fare un poco d’applauso, non v’insuperbite e non vi date subito a creder di essere una gran donna. Se sentite


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a battere le mani, non ve ne fidate. Un tale applauso suol essere equivoco. Molti battono per costume, altri per passione, alcuni per genio, altri per impegno, e molti ancora perché son pagati dai protettori.

ROSAURA - Io non ne ho, e mi raccomando a voi.

ORAZIO - Io sono il capo di compagnia; io amo tutti ugualmente, e desidero, che tutti si facciano onore per il loro, e per il mio interesse: ma non uso parzialità a nessuno, e specialmente alle donne.

FLORINDO - (riflettendo) Dunque s’hanno da abolire intieramente le commedie d’improvviso? Dalle nostre commedie non si potrebbero levar le maschere?

ORAZIO - Guai a noi se facessimo una tal novità: non è ancor tempo per farla. In tutte le cose non è da mettersi di fronte contro l’universale.

GOLDONI - Certo.

ORAZIO - Una volta il popolo andava alla commedia solamente per ridere, e non voleva vedere altro che le maschere in scena, e se le parti serie avevano un dialogo un poco lungo, s’annoiavano immediatamente; ora si vanno avezzando a sentir volentieri le parti serie, e godono le parole, e si compiacciono degl’accidenti, e gustano la morale, e ridono dei sali, e dei frizzi, cavati dal serio medesimo…

GOLDONI - (al pubblico) Giusto, no?

ORAZIO - ..ma vedono volentieri anco le maschere, e non bisogna levarle del tutto, anzi convien cercare bene di allogarle…

GOLDONI - (al pubblico) Vuol dire “animarle”.

ORAZIO - …e di sostenerle con merito nel loro carattere ridicolo anco a fronte del serio più lepido, e più grazioso.

FLORINDO - Ma questa maniera di comporre è assai difficile.

ORAZIO – E’ una maniera ritrovata, non ha molto, alla cui comparsa tutti si sono invaghiti, e non andrà gran tempo, che si sveglieranno i più fertili ingegni a migliorarla, come desidera di buon cuore, che l’ha inventata.

GOLDONI - Cioè, io!

ORAZIO - Quando siete in libertà; e che non recitate, andate agli altri teatri. Osservate come recitano i buoni comici, mentre questo è un mestiere, che s’impara più colla pratica, che colle regole.


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GOLDONI - Parliamo ora delle parti da assegnare.

ORAZIO - Circa alle parti, prendete quello che vi si dà; non crediate che sia la parte lunga quella che fa onore al comico, ma la parte buona. Siate diligente, venite presto al teatro…

GOLDONI - (dubbioso, al pubblico) Certo che detta così è una palla… Ma diluendo il tutto dentro una commedia…

ORAZIO - Anco nelle piccole scene si distingue l’uomo di garbo. Le cose quando sono fatte, quando sono dette con grazia, compariscono il doppio, e quando le scene sono più brevi, tanto più piacciono.

GOLDONI - Diciamo qualcosa anche sull’autore delle commedie!

ORAZIO - Egli è un uomo, come gl’altri, e può facilmente ingannarsi, anzi colle mie stesse orecchie l’ho sentito dir più, e più volte, che trema sempre allorché deve produrre una nuova commedia su queste scene.

GOLDONI - (tra sé) Come gli altri, insomma…

ORAZIO - Che la commedia è un componimento difficile…

GOLDONI - (tra sé) Lo dici… anzi, lo dico a me!

ORAZIO - …che non si lusinga di arrivare a conoscere, quanto basta, la perfezione della commedia, e che si contenta di aver dato uno stimolo alle persone dotte, e di spirito, per rendere un giorno la reputazione al Teatro Italiano.

GOLDONI - Questa non l’ho capita, aspetta che la rileggo… (legge lentamente per cercare di capire) “che non si lusinga di arrivare a conoscere, quanto basta, la perfezione della commedia, e che si contenta di aver dato uno stimolo alle persone dotte, e di spirito, per rendere un giorno la reputazione al Teatro Italiano.” (al pubblico) E’ chiaro, no? Aspetta, un cenno ai problemi economici dell’autore, che è un classico.

ORAZIO - Eppure, se vi è nessuno, che abbia bisogno dell’economia… GOLDONI - (al pubblico) Cioè di essere pagato puntualmente

ORAZIO - …dovrebbe essere quegli; perché essendo l’arte comica soggetta a infinite peripezie, l’utile è sempre incerto, e le disgrazie succedono facilmente.

GOLDONI - (al pubblico) “Quegli” vuol dire l’autore. (dubbioso) Non so mica se è abbastanza chiaro. Lo farò leggere a Gerolamo per vedere se si capisce. Ora una bella frase per il finale…


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ORAZIO - Andiamo pure: è terminata la prova, e da quanto abbiamo avuto occasione di discorrere, e di trattare in questa giornata, credo che ricavare si possa, qual abbia ad essere, secondo l’idea nostra, il nostro Teatro Comico.

GOLDONI - (entusiasta) E vai!

ORAZIO, ROSAURA e FLORINDO escono.

GOLDONI – Mmmh, non vorrei sembrare troppo presuntuoso. Sarà meglio che chiarisca le cose in una presentazione. Vediamo (mentre scrive, ripete ad alta voce, lentamente) “L’autore a chi legge. Questa ch’io intitolo ‘Il Teatro Comico’, piuttosto che una commedia, prefazione può dirsi alle mie Commedie… Così bramo io parimente, che qualche nobile bell’ingegno d’Italia diasi a perfezionare l’opera mia e a rendere lo smarrito onore alle nostre scene con buone Commedie, che sieno veramente commedie, e non scene insieme accozzate senz’ordine e senza regola; e io, che fin ad ora sembrerà forse a taluno che voglia far da maestro, non mi vergognerò mai di apprendere da chicchessia, quando abbia capacità d’insegnare.” Ora sì che è tutto chiaro! (dubbioso) Certo che il linguaggio usato non aiuta.

Si sente la porta aprirsi e chiudersi.

GOLDONI – (sempre ripetendo) “Questa Commedia fu fatta da me rappresentare nell’anno 1750…”

NICOLETTA F.S. - ‘more, sono tornata. Certo che la gente è strana. Sono stata dallo stagnaro e gli ho detto che mi serviva uno stagno.

GOLDONI - (distratto, ancora preso dal testo appena scritto) Sì, cara. NICOLETTA F.S. - Sembrava che gli avessi chiesto la luna. Ho dovuto insistere. GOLDONI - (c.s.) Davvero?

NICOLETTA F.S. - Insomma, alla fine mi ha detto che gli dovrebbero arrivare il mese prossimo. Certo non capisco, uno stagnaro che non ha stagni che ci sta a fare.

GOLDONI - (c.s.) Proprio strano.

NICOLETTA F-S. - Lui ha detto che c’è stata molta richiesta e ha finito le scorte. Secondo me sono stati tutti quelli che hanno comperato la pila di Galvani. Visto che ci dovevi andare subito?

GOLDONI - (c.s.) Ehm, sì, scusa cara.


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NICOLETTA F.S. - Comunque, visto che c’ero, gli ho chiesto se aveva delle rane grandi. Mi ha detto che, ovviamente, sono incluse nello stagno.

GOLDONI - (c.s.) Ovviamente.

NICOLETTA F.S. - Però è stato gentile, pensa che volevo lasciare un deposito per prenotare uno stagno e mi ha detto che non era necessario, che lo avrebbe fermato sulla parola. Carino, no?

GOLDONI - (c.s.) Molto.

NICOLETTA F.S. - (maliziosa) Caro, scusa, ma da sola non riesco a slacciarmi… (sottolineando) le mutandine. Non è che…

GOLDONI - (improvvisamente attento ed eccitato, uscendo di corsa) Arrivo!

FINE


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SINOSSI

Venezia, carnevale del 1750. Goldoni è già noto e ha promesso al pubblico che scriverà ben sedici commedie entro la fine dell'anno. La prima è “Il Teatro Comico”. Purtroppo varie interruzioni lo costringono a interrompere il proprio lavoro. Durante le sua assenza le maschere, i suoi personaggi, si animano e discutono tra loro preoccupate per il superlavoro che le attende. Con questa commedia Goldoni presenta le regole del suo “teatro realistico” in contrapposizione a quello in uso della “commedia dell’arte”, un risultato anche degli ideali illuministi dell’epoca. Le caratteristiche importanti della sua riforma teatrale erano il fatto che rappresentasse fatti della vita quotidiana presentati in modo verosimile. Mentre nella commedia dell’arte gli attori improvvisavano, basandosi su un canovaccio approssimativo, Goldoni impose agli attori un copione completo da memorizzare. Eliminò gradualmente anche le maschere, cioè i personaggi stereotipati.

INFORMAZIONI STORICHE

Carlo Goldoni - (1707-1793) Drammaturgo, scrittore, librettista e avvocato italiano. E’ considerato uno dei padri della commedia moderna.

Nicoletta Conio - (1717-1???) Moglie di Goldoni che la conosce a Genova e la sposa il 22 agosto 1736.

Ha dieci anni meno di Goldoni.

Margherita Salvioni - Madre di Carlo Goldoni e moglie di Giulio Goldoni.

Pietro Chiari - (1712 -1785) Abate e autore teatrale rivale di Goldoni. Scrisse, nel 1749, “La scuola delle vedove”, una specie di parodia della “Vedova scaltra” dalla quale differisce solo nei dialoghi, pieni di “invettive e di insulti” contro Goldoni e gli attori della compagnia Medebach.

Agostino Raimondo Girolamo Medebach detto Gerolamo - (1706-1790) Impresario teatrale e capocomico che mise in scena le opere di Goldoni fino al 1753, anno in cui il rapporto si interrompe per motivi economici dovuti all'avidità di Medebach.

Teodora Raffi Medebach - (1723 -1761) Moglie di Gerolamo e famosa attrice. Grande interprete di Rosaura nel “La vedova scaltra” e ne “La buona moglie”.

Gondoliere - Operava all'epoca in Venezia

Il Teatro Comico - In questa commedia Goldoni rappresenta sé stesso alle prese con attori poco propensi a cambiare modo di recitare. Parla del teatro e della messa in scena di una commedia. Esempio di “teatro nel teatro”, è lo strumento che Goldoni usa per imporre un nuovo e moderno modo di fare teatro.

Penne d'oca - Erano usate per scrivere e quelle ritenute migliori erano le penne remiganti dell'ala destra.

Pennini - Comparvero nel 1691. Thierot fu un importante produttore di pennini d'oro.

Voltaire - (1694-1778) Pseudonimo di Fracois-Marie Arouet. Ammiratore dell'arte e delle commedia goldoniana scrisse a Goldoni, nel 1760, una lettera di elogi in cui lo definiva “figlio e pittore della natura”. Fin dal 1738 usava i pennini d'oro che acquistava dalla ditta Thierot.

Adélaide de Gueidan - (1725-1786) Sarebbe la vera identità di Henriette, il più grande, se non l'unico vero amore di Casanova, che conobbe nel 1749.


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Giacomo Casanova - (1725-1798) Avventuriero, scrittore, poeta, alchimista, diplomatico, filosofo e agente segreto italiano. Frequentava il Caffè Florian dove corteggiava le dame. In effetti arrivò a Venezia solo nella primavera del 1750.

Caffè Florian - Caffè storico a Piazza San Marco, inaugurato il 29 dicembre 1720 da Floriano Francesconi con il nome di “Alla Venezia trionfante” ma presto ribattezzato “Florian” dagli avventori dal nome, in veneziano, del proprietario.

Hard Rock Café - Aperto a Venezia il 2 aprile 2009

Comédie-Italienne - Compagnia teatrale di Parigi che Goldoni dirigerà effettivamente dal 1762 al 1764.

Coca e patate - Due delle piante sconosciute in Europa e portate dall'America, dopo la sua scoperta, insieme a molte altre: cacao, ananas, pomodori, mais, fico d'india, agave, arachide, zucca, manioca, tabacco, peperone.

Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi detto Farinelli - (1705-1782) Considerato il più famoso cantante lirico castrato della storia. Cantò a Venezia.

Luigi Galvani - (1737-1798) fisiologo, fisico e anatomista. Scopritore dell'elettricità biologica.

Teatro Tron a San Cassiano - Primo teatro pubblico di Venezia, aperto al pubblico pagante, di proprietà della Famiglia Tron.

Il suonatore di flauto - Automa meccanico inventato dal francese Jacques de Vaucanson nel 1737 che costruì anche un’anatra “digeritrice” che allungava il collo, spiegava le ali, beveva, mangiava e, apparentemente, defecava. Si trattava di una simulazione.

Carlo Gozzi - (1720-1806) Drammaturgo e scrittore italiano. Rivale di Goldoni.

Michelangelo Bozzini - Abate, uomo d'affari e spia al servizio dell'Austria e di Venezia.

MODIFICHE RISPETTO ALLA VERSIONE 1.1

Aggiunto scambio battute su “Guida Rapida” (pag. 24) - Aggiunto scambio di battute su Casanova agente segreto e la successiva scena con agente segreto (pag. 36 e seguenti).

MODIFICHE RISPETTO ALLA VERSIONE 1.2

Piccole correzioni e informazione al pubblico dell'entrata di Pantalone, con il nome.

MODIFICHE RISPETTO ALLA VERSIONE 1.3

Rivisti testi in veneziano sulla base del “Dizionario del dialetto veneziano” di Giuseppe Boerio (3° ed.

1867).

MODIFICHE RISPETTO ALLA VERSIONE 1.4

Corretto “Vedova allegra” in “Vedova scaltra” (sic!) in “Scenografie e note” e fatte diverse correzioni dovute all'attenta revisione di un'amica. Sostituito Galvani a Volta nella scena della pila.

MODIFICHE RISPETTO ALLA VERSIONE 1.5

Diverse piccole correzioni e messo “Galvani” invece di “Volta” a pag. 49 (battuta di Nicoletta)


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