Per le vie di Lorèn
di Giuseppe Fricano
A Madre Teresa di
Calcutta
Al dottor Albert
Schweitzer
Nota Biografica
Giuseppe Fricano è nato a Bagheria (PA) nel 1953. Dopo al-cune
esperienze in giovane età con la scrittura poetica (tuttora
portate avanti), scrive due atti unici di denuncia, Malamafia e
Analfabeteria e li rappresenta con il gruppo teatrale “Vestiti per
caso”, da lui fondato. Agli inizi degli anni Settanta affianca agli
studi di medicina lo studio sistematico di dizione, fonetica e reci-tazione
col regista e attore palermitano Elio La Fiura e con il
pianista e poliglotta milanese Guido Leardi, (quest’ultimo gli è
stato pure maestro di canto lirico) divenendo in seguito attore
nella compagnia da essi diretta “Teatro d’Arte”. Negli anni suc-cessivi
collabora con varie compagnie, nell’allestimento di pa-recchie
opere teatrali, da Plauto a Beckett, ricoprendo, oltre a
quello di attore, i ruoli più diversi come macchinista, datore luci,
truccatore, scenografo realizzatore, costumista, una “gavetta”
che gli consente di acquisire una buona esperienza.
Negli anni Ottanta-Novanta segue diversi corsi e seminari:
presso il Teatro Libero di Palermo, un corso teorico-pratico tenu-
to da Edward Bond sul “Teatro moderno” e diversi stage con
Marisa Fabbri su “Rappresentazione e comunicazione”, con Ed-da
Dell’Orso su “Voce, vocalizzazione e canto”, con Antonio
Raffaele Addamo e Consuelo Lupo su “Metodi e tecniche di re-citazione”,
con Jerzy Stuhr su “Teatro contemporaneo in Polo-nia”
e ancora incontri con Adriana Innocenti, Carlo Quartucci e
recentemente con Judith Malina, Hanon Reznikov, Bob Wilson,
Peter Stein, Enrique Vargas. Con la consulenza di Giusto Mona-co,
docente ed amico, nonché già presidente dell’I.N.D.A. di Si-racusa,
studia la realizzazione di alcune opere del dramma antico
e in particolare l’Oreste di Euripide, il Prometeo di Eschilo, An-tigone
di Sofocle. Svolge occasionalmente attività di presentato-re
in saggi musicali, così come presta la voce in servizi televisi-vi,
artistici e culturali. È donatore di voce presso l’U.I.C. di Pa-lermo
e realizza ancora volontariamente per la stessa, registra-zioni
di poesie e opere teatrali. Da parecchi anni a questa parte si
occupa sempre più di drammaturgia e di pittura, applicata per lo
più alla scenografia di opere teatrali proprie e non. In atto dirige
la compagnia teatrale “I quartieri di Fàbula” da lui fondata.
PERSONAGGI
MATIÉ, un uomo di età indefinibile, indossa una casula bianca,
calza dei sandali di tipo francescano con le suole imbullettate.
Porta quasi sempre in testa uno zucchetto dorato.
LORÈN, una giovane donna dalle forme procaci, capelli lunghi
e rossi, labbra tumide rosso scarlatto. Indossa abiti succinti ed
aderenti, non porta gioielli.
VIOLINISTA, un uomo di qualsiasi età, dell’orchestrale ha in-dosso
solo un lacero frac nero, per il resto è vestito in foggia
clownesca.
ARPISTA, una ragazza a piedi nudi, con una lunga veste azzur-ra,
un paio di alucce dorate sulle spalle ecc. riconducibile ico-nograficamente
al classico angelo custode.
SCENA
L’azione si svolge dalla premessa all’ottavo atto nell’atelier di
Matié ed impegna tutto lo spazio scenico. Al regista che ne con-viene,
suggerirei di far penzolare perpendicolarmente alle due
pareti laterali azzurre, alcune coppie di ali bianche “il bene” e di
ali nere “il male” di vario stile, situandole ad altezze ed a di-stanze
diverse l’una dall’altra e dalle suddette pareti e facendole
alternare reciprocamente nei due colori e con le punte rivolte
verso l’alto le bianche, e verso il basso le nere. Addossate al
centro della parete di fondo nera, indispensabili secondo copio-ne,
vi è una coppia di ali piumate rosse “l’amore sensuale” di
dimensioni notevoli, accoglienti due specchi alloggiati nella
parte anteromediana di ciascuna ala “ le ali specchio di Lorèn”.
Propongo inoltre che gli elementi scenografici sopradescritti, ri-mangano
fissi per tutta la durata della piece e che il resto della
scenografia si produca progressivamente con gli oggetti usati
via via dai personaggi e abbandonati nell’atelier atto dopo atto.
Eccettuate specifiche indicazioni contenute nel testo “buio, lu-ci”
l’atelier può essere illuminato costantemente da una speciale
luce bianca, tale, che persone e cose appaiano quanto più im-probabili.
A piacimento ed a proposito si potrà fare uso di fasci
molto intensi di luce rossa, nei momenti passionali di Lorèn e di
luce azzurra per i momenti blu di Matié.
INDICAZIONI PER LA MUSICA
È determinante per la buona riuscita della piece, che gli attori
impegnati a suonare uno o più strumenti musicali, mettano da
parte ogni aiuto che possa derivargli da qualsiasi grado di co-noscenza
della musica e slegandosi da ogni canone, si lascino
andare in libertà assoluta ad una composizione musicale sem-pre
estemporanea quanto originale ad ogni replica e sempre as-sonante,
però, con il pathos e quant’altro percepirà l’attore,
nella espansione di ogni scena.
PREMESSA
MATIÉ — (in piedi nel centro-scena centrale davanti ad un
cavalletto da pittore, con la parte sinistra del corpo rivolta al
pubblico, è intento a tagliare, lentamente, con delle lunghe for-bici,
un pannello di cartone nero, dal quale poco dopo ricava
una coppia di ali piuttosto grandi, le situa verticalmente sulla
mensola che si aggetta dal cavalletto, siede su uno sgabello
dorato, prende una tavolozza, vi spreme sopra del colore dora-to,
impugna un grosso pennello ed inizia con insospettata svel-tezza,
quasi affannosa, ad indorarle. A questo punto con voce
strana, comincia ad intonare una canzone senza accompagna-mento
musicale)
Vento vento angelico, aria aria blu. Sangue sangue bianco, su-dore
blu, sangue Trin, perdon divin, morte blu, lacrime blu,
amore amore amore amore di mamma Mariù. Suoni bianchi,
suoni Bach, fede bianca, dottor blu, per salute e pace cosmica
blu. Lambaréné Lambaréné Lambaréné, Lambaréné Lam-baréné
Lambaréné, lebbra bianca lebbra gialla lebbra rossa leb-bra
nera, lebbra blu nel villaggio della luce argenteo-dorata, col
violoncell per il canto di angel, nell’amor della pace candida e
blu …..vento vento angelico, aria aria blu, sari sari bianco, con
tre strisce blu, goccia d’oceano blu, matita di lode blu, zingara
blu per guadagnar purità carità santità, per l’umanità, opportu-nità
in cui esordir, fin da fanciullin. Fatica divin, di mille vio-lin,
per noi bambin. Mille volte mille e diecimila volte mille e
diecimila volte diecimila palloncin, gonfi di bontà divin, per
noi piccin. Pioggia celeste, fiamma angelica, grazie messo di-vin,
scintilla dell’ incudine divin, grazie violoncellin. Lam-baréné
Lambaréné Lambaréné, Lambaréné Lambaréné Lam-baréné.
Bava divin, schiuma divin, per strade blu, per sentieri
blu, per mari pacifici blu. Vento vento angelico, aria aria blu, sari
sari bianco, con tre strisce blu, goccia d’oceano blu, matita di lo-de
blu, zingara blu, per guadagnar, purità carità santità per l’u-manità.
Angeli guardiani dell’arcobaleno di mille bolle su e giù a
danzare nel blu. Pane bianco, calice dorato, aureola solare. Lam-baréné
Lambaréné Lambaréné, Lambaréné Lambaréné Lam-baréné,
treno blu, gioia rossa, gioia nera, gioia viola, gioia verde,
gioia rosa, gioia luce, gioia nella gioia, vocazione nella vocazio-ne
per i più poveri dei poveri …. Gesù Gesù Gesù Gesù Gesù, ci
sei sempre tu, Gesù Gesù Gesù Gesù Gesù, ci sei sempre tu.
DARK
ATTO UNICO PRIMO
MATIÉ (seduto su uno sgabello girèvole nel centro-scena centra-le,
dà le spalle al pubblico. Suona una chitarra clàssica)
VIOLINISTA (immòbile nel fondo-scena centrale, il leggìo pog-giato
alla sua destra, il violino sulla spalla sinistra e l’archet-to
sopra le corde in procinto di suonare)
LORÈN — (entra dal fondo-scena destro con in mano un aggeg-gio,
a cui soffiando si fòrmano delle bolle di sapone. Nella
spalla destra porta “agganciato” un guadino, che poco dopo
abbandona nell’avanscena destro) Matié... Matié... (gioiosa)
osserva Matié! (Gli mostra come si fòrmano le bolle ed in que-sto,
due màcchine per le bolle éntrano in azione)
MATIÉ — (statuario, continua a suonare) Bolle?
LORÈN — Oui Matié! (Stimolata dal suono della chitarra comin-cia
a danzare ed a cantare tra le bolle) Bolle... bolle... bolle...
bolle... bolle... bolle...e le ampolle con le corolle sulle consòlle!
(Intanto, lo abbraccia nelle spalle e facendolo girare sullo sga-bello
lo volge verso il pùbblico, Matié imperturbàbile contìnua
a suonare c.s.) Folle... tu sei per Lorèn! Polle... polle si vèrsan
nelle olle... (gli accarezza il sottomento) ribolle il tuo sangue
per Lorèn! Bolle... bolle... bolle... bolle... bolle... bolle... (gli ac-carezza
il viso) pappamolle... dentemolle... mirabolle... braccia-molle...
testamolle... (ride) sobbolle il tuo cuore in mi bemolle
per Lorèn! Bolle... bolle... bolle... bolle... bolle...bolle... in pan-ciolle...
e nel colle... fra le zolle con le cipolle! (Lo accarezza
c.s.) Il mio grande amorolle con le molle! (Scòppia a rìdere)
Bolle... bolle... bolle... bolle... bolle... bolle...
MATIÉ — (suona c.s.) Balli con le folli bolle!?
LORÈN — Oui Matié... ogni bolla è un pensiero d’amore per te...
tesorolle in re bemolle!
MATIÉ — (smette di suonare, con molta ironia) Belle balle... con
le palle!
VIOLINISTA — (rimane nel fondo-scena centrale, comincia a
suonare ed a cantilenare) Palle... bolle... belle palle... balle...
belle bolle... belle balle... ampolle... bolle... belle ampolle...
belle bolle... bolle... ampolle... palle... bolle... belle palle... bal-le...
belle ampolle... belle bolle... belle balle! (Si immobilizza
come sopra)
LORÈN — (porge il guadino a Matié) Dài... Matié, mio pescato-re,
pésca nel mio mare d’ardore... (con entrambe le mani solle-va
il seno) le mie bollenti bolle, scòppiale e leggi dentro i deli-ranti
messaggi d’amore per te, Matié!
MATIÉ — (irònico) Bollato, dalle tue bolle perugina!
LORÈN — (ride) Come sei adorabilmente sciocco mio Matié,
dài... dài... amore... pésca... pésca... pésca!
MATIÉ — (con tono scherzoso) E... il fermo biològico Lorèn!?
LORÈN — Ordinanza, che può vìgere per tutti i mari del mondo.
(Fiera) Mai... nel mare passionale di Lorèn!
MATIÉ — (si alza, poggia la chitarra sullo sgabello e comincia a
rincorrere le bolle in aria e per terra con il guadino, gestendolo
a mo’ di acchiappafarfalle) Vedi... vedi Lorèn?... (Si ferma, fa
spallucce con aria fintamente rassegnata, le mostra il guadino
vuoto) Né bolle... né pensieri... né amore... (indicando se stesso)
né pescatore! (Butta lontano il guadino e si immobilizza)
VIOLINISTA — (con il violino nella mano sinistra e l’archetto
nella mano destra, “silenzioso” insegue e scòppia le bolle con
lo stesso. Ogni tanto suona alle bolle, si immobilizza per alcu-ni
secondi, riprende ad inseguirle ed ogni volta che ne scòppia
una, emette contemporaneamente un suono, ora argentino ora
strìdulo: tín... tín... tín... ecc.) Palle... bolle... ampolle... bolle...
balle... ampolle... palle... bolle... balle... bolle... bolle... bolle...
bolle... bolle... bolle... bolle... bolle... bolle... ecc. (Comincia a
danzare ed a suonare tra le bolle)
LORÈN (ricomincia a danzare ed a cantare tra le bolle c.s.)
VIOLINISTA (poco dopo smette di suonare e ricomincia a scop-piare
le bolle c. s.)
Improvvisamente si ode fortissimo il fragore tìpico, prodotto dal-l’impatto
violento di grosse catene su superfici metàlliche e di ve-tri
che si infràngono. Le màcchine per le bolle si fèrmano
LORÈN (cade tramortita)
VIOLINISTA (comincia a vacillare, a stento raggiunge il fondo-scena
centrale e lì si immobilizza)
BUIO
ARPISTA (entra dal fondo-scena destro con in mano una sfera di
vetro luminosìssima, si avvicina lentamente a Matié)
MATIÉ (si desta, tende lentamente le mani a mo’ di coppa verso
l’angelo-arpista)
ARPISTA (adagia la sfera nelle mani di Matié, si gira e lentamen-te
raggiunge il fondo-scena sinistro dove è situata l’arpa, sie-de,
comincia a suonare)
Ricompàiono le bolle
MATIÉ — (fissa intensamente la sfera avvicinàndola lentamente
agli occhi, vacillando la va a posare sul proscenio centrale.
Comincia ad acchiappare le bolle con le mani, “poco dopo”
ansante cade in ginòcchio tra le bolle, tenta di abbracciarle e
di carezzarle con le mani e con la faccia, infine le guarda tene-ramente,
visibilmente commosso e contento) Bolle... bolle...
bolle... incantèvoli bolle... bolle d’amore... amorevoli bolle...
amore... amore... amore. (Guarda verso l’alto ) Divino amo-re...
Gesù... grazie Gesù!
DARK
ATTO UNICO SECONDO
ARPISTA (seduto immòbile, nell’avanscena sinistro)
MATIÉ — (seduto nel centro-scena centrale su un cubo bianco e
nero suona un’armònica a bocca)
VIOLINISTA (entra dal fondo-scena sinistro,con le mani occupa-te
dal violino, l’archetto, il leggìo con lo spartito ed un cane-stro
di margherite bianche, la testa inghirlandata da una co-roncina
di rose rosse e margherite bianche. Pone a terra nel
proscenio centrale il canestro, raggiunge il fondo-scena cen-trale,
poggia il leggìo, lascia nelle mani il violino e l’archetto,
rimane immòbile)
LORÈN — (entra dal fondo-scena sinistro, sfogliando una mar-gherita
bianca) Matié mi ama... Matié mi ama... Matié mi
ama... Matié mi ama... Matié mi ama... Matié mi ama... Matié
mi ama... Matié mi ama... (butta un pugno di pètali di marghe-rite
bianche addosso a Matié, ride, si immobilizza)
Matié smette di suonare, si alza, con passo incerto comincia a
passeggiare manifestando tic vari e strani.
ARPISTA (inizia a suonare)
LORÈN (ricomincia a sfogliare ed a ripètere c. s.)
MATIÉ — (gli si intensìficano i tic nervosi) Così... no! Così... no!
Così no Lorèn!... Non è leale! Distruggi le règole del giuoco e
azzeri la poesia che vi è nel rìschio sacrosanto, di pèrdere o
vìncere nel pianeta amore!
LORÈN (ride brevemente, con tono meravigliato) — Mio morali-sta...
come sei conformista!
MATIÉ — La visione anticonformista dell’amore, ti inaridisce
Lorèn, non ti fa accettare la sfida dell’imprevedìbile... dell’im-ponderàbile...
e del mutàbile che àbitano nell’intima sostanza
di ogni cosa! Quindi...
LORÈN — (lo interrompe, comincia a danzare) Quindi... Lorèn
l’altroieri ha amato Matié... Lorèn ieri non ha amato Matié...
Lorèn oggi ama Matié... Lorèn domani non amerà Matié...
Lorèn dopodomani amerà Matié... Lorèn...
MATIÉ — (la interrompe, applaudèndola con esultanza) Brava!...
Brava!... Brava!... Brava!... Brava!... Brava!... Così!... Così
Lorèn... così... sempre così... l’oggi!! Che non è più come ieri...
non sarà come quello di domani, meno che mai quello di dopo-domani!
Il fisiològico e naturalissimo flusso e riflusso dell’a-more...
il rifluire dell’innamoramento che effonde profumo...
dando tono... colore all’amore e gran senso alla vita stessa!
LORÈN — (leggermente infastidita) Matié... piàntala! (Sorride)
Sei sempre noioso, (col dito ìndice gli dà un colpetto sul naso)
quando cominci a fare il professore cacasenno... il proprietario
ùnico dello scrigno del sapere... o il gran filosofo critica-conte-sta-
devasta tutto!
MATIÉ — (con tono polèmico) Lorèn, io, non crìtico, non conte-sto...
(alza la voce) detesto!!... È cadere e scadere nell’eccesso e
nell’assurdo... quando nel partner di una còppia... omo... etero o
transessuale, si incarna la tirànnica idea del definitivo... nella
assolutistica certezza che l’altro le èroghi, vita natural durante,
amore a getto continuo, ventiquattro ore su ventiquattro ivi
comprese le ore del sonno, con continui sogni d’amore tassati-vamente
a colori e in cinemascope! (Pàusa) È la morte
Lorèn!... È l’annientamento dell’umana dimensione dell’arbì-trio
e della fantasia! È vivere la propria love story... arroccati
nel proprio àrido e stùpido soggettivismo... (indicàndola col di-to)
come la vivi te… Lorèn!
LORÈN — (sorridendo strana) Monocòrde Matié... non vuoi pro-prio
piantarla oggi, di parlare in punta di forchetta (tutto d’un
fiato ed a gran voce) per demonizzare la mia purità di senti-menti
distillati dal mio genuino universo amoroso-sentimenta-le
e impartire lezioni di amorologìa gràtis!!
MATIÉ — Gràtis, pour l’amour de Dieu!
LORÈN — (con repentinità, gli dà un bacio schioccante) Adorato
Matié, cascasse il cielo... il mondo!... Il nostro amore, non ca-drà...
né scadrà mai! (Prende dal canestro una margherita)
Guarda... è scritto in ogni pètalo! (Ride brevemente con giòia,
balla, ricomincia a sfogliare) Non cade... non scade... non ca-de...
non scade... Lorèn ti ama... Matié mi ama... Lorèn ti ama...
Matié mi ama... Lorèn ti ama... Matié mi ama... Lorèn ti ama...
MATIÉ — (giocoso pure lui) Matié non mi ama
LORÈN — Lorèn ti ama
MATIÉ — Matié non mi ama
LORÈN — Lorèn ti ama
MATIÉ — Matié non mi ama
LORÈN — Lorèn ti ama
MATIÉ — Matié, (scandendo) non... ti... a...ma!
LORÈN — (scandendo) Ma... ti...é ...mi ...a...ma! (Scòppia a rìde-re,
abbraccia Matié con ìmpeto) Come ti amo Matié! (Rimàn-gono
abbracciati, statuari)
VIOLINISTA — (comincia a suonare ed a danzare intorno a Ma-tié
ed a Lorèn) Lorèn ti ama... Lorèn ti ama... Lorèn ti ama...
Lorèn ti ama... Lorèn ti ama... Lorèn ti ama... Lorèn ti ama...
Lorèn ti ama... Lorèn ti ama... Lorèn ti ama... Lorèn ti ama...
Lorèn ti ama... Lorèn ti ama... Lorèn ti ama... Lorèn ti ama...
Lorèn ti ama... (riguadagna la posizione di prima, rimane
immòbile)
LORÈN — (si svìncola bruscamente da Matié, comincia a pas-seggiare
nervosamente, si ferma, si rivolge al pùbblico) Il mio
amore... non ha bisogno di sfide, (pàusa) di biennali revisioni
con le opportune rettificazioni, (pàusa) di annuali responsi Si-billini,
di settimanali committenze psicosessoamorterapèuti-che,
o di giornalieri intrugli oroscòpici. Il mio amore si chiama
spontaneitè... natur vivant..!
MATIÉ — (ridendo) Nature morte... amour morte... amour pré-sumé!
LORÈN — (ride) Come sei infinitamente sciocco Matié! (Sèria) Il
mio... non è un amore morto... (alza la voce) presunto! (Pàusa)
Lorèn non è presunzione! Lorèn è!... Matié... è!… il mio amo-re...
è!… Senza flussi e riflussi professorali... mareggiate filò-sofiche...
nè tempeste di mari sapienziali!
MATIÉ — (prende per mano Lorèn, l’avvicina al pùbblico ed a lui
si rivolge, indicàndola) Lorèn... idealismo sconfinato... inesora-to...
irriducìbile... ir...ri...me...dià...bi...le! Lorèn... no!
LORÈN — (indicando a sua volta Matié al pùbblico) Matié, mate-rialismo...
moralismo... convenzionalismo! (Tutto d’un fiato) Fi-losofismo
illimitato inguarìbile incoercìbile, ti...a...mo! (Gli butta
addosso un pugno di pètali di rose rosse, scòppia a rìdere, lo
prende per mano, lo conduce “barcollando entrambi” sul fondo-scena
destro, rimanendo immòbili “mano nella mano” fino allo
spegnimento delle luci)
VIOLINISTA — (rivolgendosi quasi sempre al pùbblico: corre,
balla, barcolla, suona ecc.) Distruzione del giuoco... azzera-mento
della poesia... slealtà... moralismo... conformismo... rì-schio
di pèrdere... rìschio di vìncere... flussi e riflussi d’amore...
emanazioni di profumi... colori dell’amore... senso della vita...
love story profumate... partners omosessuali... partners etero-sessuali...
bisessuali... transessuali... love story fallaci... sogget-tive...
irrazionali... morte dell’arbìtrio... morte della libertà...
amori senza rettìfiche... amori definitivi... senza oròscopi... sen-za
Sibille... amori morti... amori vivi... amori presunti... mareg-giate...
tempeste di mari sapienziali... lampi saccenti... tuoni ca-villosi...
idealismi senza confini... idealismi e soggettivismi sen-za
rimèdio... (barcolla sempre più) moralismi... convenzionali-smi
ammorbati... sentenze cacate... sentenze sputate... (alza la
voce) morte... della fantasia! (Stramazza a terra)
DARK
ATTO UNICO TERZO
ARPISTA (suona l’arpa nel fondo-scena destro)
VIOLINISTA (immòbile nel fondo-scena centrale, vestito di un
largo pantalone e un’abbondante casacca di carta bianca, tie-ne
le braccia tese orizzontalmente, parallelamente ai fianchi,
nelle mani: il violino e l’archetto)
MATIÉ (in piedi, dipinge una tela su un cavalletto, situato nel
fondo-scena sinistro)
LORÈN — (entra eccitata, lasciva) Ho voglia di fare all’amore
Matié... (gli butta le braccia al collo) adesso!... Su... sfòdera la
fòia... godiamo in questo istante... (lo scuote) cogli l’àttimo
che fugge con la voglia... (in un orècchio) adesso!
MATIÉ — (imperturbàbile, contìnua a dipìngere c. s.) Ho voglia
di colore Lorèn
LORÈN Matié, amore... sìmuli indifferenza per la tua Lorèn!? (Co-mincia
a spogliarsi entusiasta) Poserò nuda per te Matié
MATIÉ — (infastidito) Lorèn, ho voglia di colorire, di dipìngere...
non di fare il ritrattista!
LORÈN — (si ferma) Hei!... (Lo guarda stupefatta, gli gira intor-no)
Che strane distinzioni usi, mio Matié! Forse che, non biso-gna
ritrarre tutto, per fare la pittura? Il ritratto, non è un disegno,
che molte volte il pittore rièmpie di colore?... Puoi snobbarlo?
MATIÉ — Io, non mi ergo al di sopra di niente e di nessuno
Lorèn... io (scandendo) non ritraggo! Non trasferisco sulle tele,
nè tal quale, nè trasfigurata, la realtà esteriore che i nostri sensi
percepiscono, con l’intelletto e la ragione, spesso ingannandosi
e ingannando a loro volta! (Riprende a dipìngere c. s.) Il mio, è
un atto elettivo... svincolato da ogni senso di competizione, riva-lità,
rivalsa e roba simile. (Pàusa) Io... molto semplicemente,
trasferisco sulle tele, l’èsito del mio travaglio interiore... visua-lizzandolo
con il divino colore!
LORÈN — (irònica) Oh... amore, le tue asserzioni sono straordina-rie,
strabilianti... straripanti! (Imposta la voce, come attrice da
tragèdia) Mah... ohimè, la mia mente stravolta da cotanta sa-pienza,
dirupa negli abissi dell’ignoranza! Povero ritratto, che
destino!... Sull’orlo della tomba ti vedo e ti piango ritratto mio,
la sorte che ti tocca giustìfica i miei lamenti! Pàllade... intervie-ni,
placa la fùria affilata contro ritratto. Oh... morte... stermìnio...
rovina, che triste destino mio ritratto. Oh... la testa mi va via...
aiuto... aiuto... a me... a me... Zèus Deus ex Machina! (Scòppia
in una fragorosa risata)
MATIÉ — (irònico) Sei pròprio un bel nùmero! (Pàusa) Lorèn,
(ìndica la tela) vedi?... Osserva, è tutto colore... colore... colo-re...
(intanto che ripete, comincia a dare pennellate e pennella-te
di colore sulla tela e sui vestiti del violinista, il quale rimane
impassìbile) colore... colore... colore... ecc.
VIOLINISTA — (con le braccia tese c.s., comincia a girare per il
palcoscènico) Colore... colore... colore... colore... colore... ecc.
(ritorna nel fondo-scena centrale, si immobilizza c.s.)
LORÈN — (al pùbblico a gran voce, come Marco Antonio “nel
G. Cesare di W.S.”) Amici... concittadini... artisti!... Prestàtemi
orècchio. (Pàusa) Sono venuta a seppellire ritratto non a farne
l’elògio! (Pàusa) Il male, che in questa paradossale suite (ìndi-ca
Matié) per colorista solo, còmpie, gli sopravvive, il bene,
spesso, resta sepolto con le sue ossa. (Pàusa) E così sia di ri-tratto!
(Ride c.s.)
MATIÉ — Con quest’altro nùmero, potranno dire che, hai dato i
nùmeri Lorèn!
LORÈN (ride, si porta al centro del palcoscènico, rimane immòbi-le
a guardare nel vuoto)
MATIÉ — (rivolgèndosi al pùbblico) Per taluni, è la pittura dei
perdenti, dei perduti, dei perditempo, dei perdigiorno, della
perdizione! Per altri, è il paesaggio del nulla... del niente... del-l’alienazione...
della follia totale! (Pàusa) Per me, è il paesag-gio
sconfinato della purezza dell’ànima... e per potervi giùnge-re,
esìstono almeno due percorsi obbligati, non brevi e non fà-cili
da attraversare! Anzitutto il lavoro incessante, che l’artista
deve condurre su sè medesimo, per affinare e perfezionare
sempre più... l’onestà, la semplicità e l’umiltà! (Pàusa) Virtù
determinanti, nei confronti dell’arte tutta! Fondamentali per
evitare la spòcchia, il protagonismo, i catastròfici autocompia-cimenti
e quant’altro! (Pàusa) L’altro percorso non meno àr-duo,
è quello di riuscire a conservare lo spìrito e la curiosità
della fanciullezza, lo slancio creativo-innovativo dell’artista
autèntico e la calma, negli incontri-scontri con lo sdegno e lo
scherno dell’accademismo ufficiale imbufalito... che cercherà
sempre, di oscurare la luce del nuovo! (Pàusa, prende Loren
per una mano,cominciano a saltellare come bambini in lungo
ed in largo, nello spàzio scènico) Questi, gli ingredienti per
potere approdare nel paese-paesaggio del multicolore-mul-tiforme
e vìvere nella purezza assoluta del proprio… ìntimo
cuore... acquisendo la capacità di lèggere nella tavolozza, la
preghiera che avvicina sempre più a Dio! (Si fèrmano) Questa
genìa di artisti, vivrà quasi tutta, nella povertà! (Pàusa, si fer-ma)
Sono, i poveri-ricchi... Lorèn!
LORÈN — (ride) I ricchi e poveri, i cantanti, sono pure tra questi?
MATIÉ — Lorèn, i poveri-ricchi di cui io ti parlo, sono i sapienti
dall’ànima càndida! Talvolta non proprio puliti, eleganti, non
proprio à la page fuori, ma, ricchi sfondati dentro... ed è quello
che più conta Lorèn, la povertà esteriore e la ricchezza da na-babbi
dentro!
LORÈN — (sèria) Matié, amore... tutto ciò ci appartiene, (lo ab-braccia
strettamente) è il paesaggio delle nostre ànime!
MATIÉ — (scuote la testa) Della mia!
LORÈN — Tesoro, non ricordi? Due corpi... due cuori e una sola
ànima!
MATIÉ — (irònico) Quella è una capanna Lorèn!
LORÈN — (gioiosa) Matiè... io sono la tua tavolozza... tu sei i
miei colori... (volgèndosi verso il violinista) egli è il nostro
mèdium... noi siamo la tua tela... voi siete il mio pennello...
(volgèndosi verso il pùbblico) essi sono la nostra cornice!
(Pàusa) Su, prendi i colori dalla tua ànima e distèndili sul mio
corpo! (Ricomincia a spogliarsi)
MATIÉ — (ritorna al cavalletto, riprende a dipìngere)
VIOLINISTA — (comincia a suonare ed a girare per lo spàzio
scènico) Pittori del colore... pittori senza fòia... pittura senza
ritratto... pittori senza amplesso... sensi ingannati... sensi in-gannèvoli...
paesi multicolori... colori proteiformi... colori dap-pertutto...
ritratti morti... pittura perdente... pittura vincente...
poveri-ricchi... ricchi e poveri... ànime càndide... nababbi... ar-tisti
à la page... artisti misoneisti... nùmeri Lorèniani... due
cuori e un’ànima... due cuori senza capanna... paesaggio delle
tre virtù... percorsi àrdui... accademismo imbufalito... enfàti-co...
benpensante...xenòfobo osteggiante... neofòbico... pre-ghiera
incessante... colorismo... atto elettivo vocazionale... pre-ghiera
della vècchia e nuova tavolozza... purezza dell’ànima...
colore divino...
DARK
ATTO UNICO QUARTO
ARPISTA (suona l’arpa nell’avanscena destro)
MATIÉ — (seduto su uno sgabello azzurro, nel fondo-scena sini-stro,
guarda il cielo con un telescòpio, senza mai staccare
l’òcchio dall’oculare)
VIOLINISTA — (immòbile nel fondo-scena centrale, violino e ar-chetto
nelle mani, fa il verso della cicala, avanza, raggiunge il
telescòpio, spicca un salto e getta una grande occhiata all’in-terno
dell’obiettivo, di scatto volge lo sguardo “luminoso” in
direzione del puntamento, sorride, a voce alta) Stel...la!...
Stel...le!... (Sorride, tende un orecchio verso l’alto) Suo...
no!... (Tende l’altro orècchio) Suo...ni!... (Ìndica le stelle con
l’archetto, spostandosi continuamente, dapprima senza parla-re,
poi a voce alta) Una... due... tre... quattro... cinque... sei...
sette!... Suo...ni!... (Barcolla) Stel...le!... A... Bi... Ci... Di...
E...Effe... Gi!... (Barcolla sempre più,si sforzerà di emèttere
solo i suoni delle consonanti iniziali di tutt’e sette le note mu-sicali,
senza mai pronunciare vocale alcuna)D... ! R...! M...!
F...! S...! L...! S...! (Stramazza nel fondo-scena centrale, si im-mobilizza
col braccio e l’archetto teso verso l’alto) DO...!
LORÈN — (appare nel centro-scena sinistro, si avvicina a Matié,
gli fa ondeggiare i capelli sul viso, gli danza intorno, stùdia lì
per lì le movenze, per riuscirgli quanto più provocante) Non
mi abbracci Matié?... (Strofina la fronte sulla nuca di Matié, li-bidinosa)
Fammi tua... possièdimi!
MATIÉ — (contìnua a guardare al telescòpio c.s., con entusia-smo)
Possiedo già... dieci, cento, mille e mille e mille,
comè...te ...Lorèn!
LORÈN — (si abbatte su Matié “seduto c.s.” spalle sulle spalle,
facendogli penzolare la lunga capigliatura sul viso fino a co-prìrglielo)
Matié... la mia chioma legherà per sempre le nostre
ànime e i nostri corpi!
MATIÉ — (senza scomporsi, scosta i capelli di Lorèn, per conti-nuare
a guardare nel telescòpio c.s.) Sono già legato ai corpi
celesti Lorèn!
LORÈN — (avvicina il volto all’obiettivo del telescòpio, atteggia
le mani a mo’ di artigli, fa una smorfia, emette un rìnghio mi-naccioso)
MATIÉ — (c.s., con nonchalance) Sei sul piede di guerra Lorèn!?
LORÈN — (sbalordita) Oh... oh... per le grandi praterie! Viso pal-lido
cede e si concede finalmente! (Si avvicina velocemente al
violinista, gli estrae un foulard, da un taschino interno del
frac, se l’annoda intorno alla testa, va nelle ali-spècchio dalle
quali stacca una penna e la mette sulla nuca. Si trucca il viso
da indiano sul piede di guerra, comincia a danzare intorno a
Matié, infine, portando ed allontanando repentinamente la
mano in bocca, emette più volte il grido tìpico degli indiani.
Ogni tanto si ferma a guardare il pùbblico ed a sorrìdergli
compiaciuta)
MATIÉ — (inalteràbile, contìnua a guardare nel telescòpio c.s.)
Mi attacchi Lorèn?
LORÈN — Sì... inaccessìbile Matié, ti assedierò, non ti concederò
un’ àttimo di tregua!
MATIÉ — (c.s., irònico) Nulla di nuovo sotto il sole!
LORÈN — Non avrai più, una brìciola del mio amore... puro e
vèrgine...!
MATIÉ — (c.s.) Integrale e testato!
LORÈN — (emette l’urlo c.s.) Ti passerà la voglia di ironizzare,
quando finite le scorte d’amore, alzerai bandiera bianca, gene-rale
blasè! (Pàusa, decisa) Espugnerò questo buio fortino che
hai dentro... sventolante bandiera vigliaccheria... lo conqui-sterò
e lo inonderò di splèndida luce Loreniana!
MATIÉ — (c.s.) La sfera celeste, è la mia làmpada meravigliosa,
Lorèn!
LORÈN — (si ferma di botto) Oh... oh... mio Aladino, (ride breve-mente)
mio padrone, (estrae dalla tasca dei pantaloni del vio-linista,
un enorme fazzoletto rosso, si strucca il viso, se lo at-torciglia
in testa a mo’ di turbante) farò tutto ciò che òrdini...
comanda, ti ubbidirò!
MATIÉ — (c. s.) Sirena!
LORÈN — (comincia ad emèttere dei suoni “alla maniera delle
sirene di C. Debussy” ed a danzare con sensualità) Matié...
mio eroe... immèrgiti nell’ocèano tempestoso di Lorèn e plàca-lo...
con i tuoi ardori!
MATIÉ — (c.s.) Da antieroe, preferisco l’immersione, in quello
Pacifico!
LORÈN — (irònica) Direi meglio, da antieròtico e di preferite im-mersioni
beate, in quel Morto mar... casto e poi casto Matié!
(Ride, contìnua a danzare ed a riemèttere i suoni della sirena,
con voce supplichèvole) Mio re, mio Ulisse, nàufraga... nàufra-ga...
nei gorghi di Lorèn! (Si immobilizza con lo sguardo im-plorante)
MATIÉ — (abbandona il telescòpio, si alza di scatto, sbotta) Per
mille e una notte... basta! Matié non ha alcuna voglia di in-cantèsimi,
nè di geni e meno che mai di naufragi, in sìmili ma-ri...
laddove s’inabissa la fede e rimane, forse... qualche relitto
di ragione!
LORÈN (ricomincia a danzare ed a riemèttere i suoni della sirena)
MATIÉ — (ritto, lo sguardo tremendo, il respiro via via sempre più
affannoso, le punta l’ìndice addosso, esplode) Circe... non m’
avrai mai! (Prorompe in una risata fragorosa, strana. Torna al-la
flemma abituale, toglie due tappi di sùghero da due bottiglie
poste sopra un tàvolo, li porta comicamente alle orècchie, va al
telescòpio, guarda nell’oculare qualche àttimo, comincia a
muoversi nervosamente per il palcoscènico. Toglie i tappi dalle
orècchie e li butta lontano)
Lorèn contìnua a danzargli intorno
Matié, ha voglia di guardare le stelle... di vìvere tra le stelle, (gri-da)
ho voglia di stelle Lorèn! Ho voglia di candore... ho voglia di
bere l’universo e di mangiare il suo Re! Ho fame... ho sete di lat-te...
della via làttea! Voglio dormire... nel firmamento! (Barcolla)
Voglio... voglio... (grida) voglio... morire nell’azzurrità! (Barcolla
sempre più, stramazza nel centro-scena centrale)
LORÈN (si immobilizza “rimanendo in piedi” nel fondo-scena
destro)
VIOLINISTA — (si alza, ìndica le stelle con l’archetto c.s.) Stel-le...
stelle... stelle!... (Spicca gran salti, cercando di agguantare
con la mano sinistra le stelle, tende un orècchio, poi l’altro, sor-ride,
fa vibrare il corpo, le mani, le alza vibranti verso le stelle)
Vibrazioni!... Vibrazioni... vibrazioni (si irrigidisce, fa oscillare
il corpo come l’asticciola di un metrònomo) Oscillazioni...
oscillazioni... oscillazioni... (corre in cìrcolo) cinque... dieci...
quìndici... ventimila hertz!... (Si ferma, guarda il cielo con un
sorriso radioso, abbandona il violino e l’archetto, tende una
mano, afferra qualcosa nel vuoto) Do...! (Porta la nota in tasca,
tende l’altra mano e ripete ad ogni nota, c.s. la stessa mìmica,
gioioso) Re... Mi... Fa... Sol... La... Si!… Si... La... Sol... Fa...
Mi... Re... Do!… Do... Si...Re... La... Mi... Sol... Fa... Fa... Fa...
Fa!... (cade, si reimmobilizza nel fondo-scena centrale)
LORÈN — (si desta, cade sulle ginòcchia, ginocchioni raggiunge
Matié, si abbandona sopra il suo corpo) Matié, mio astròno-mo...
(lo scuote) su... dài, dài, dài, scopri due nuove stelle, (so-lenne)
una stella di nome Lorèn e una stella di nome Matiè,vi-cine...
vicinissime... amanti!
MATIÉ — (sdraiato, ìndica il cielo con un dito, si alza, vacilla un
poco) Pure... lì... sopra!?
LORÈN — (guarda verso il cielo) Sì, sì, sì... amore, mia stella,
(punta l’ìndice verso l’alto) pure lì... lì... lì... lì il nostro amore
è in tutti i pianeti dell’universo! (Ricomincia a danzare con
leggiadria) Io sono la tua sfera celeste... la tua clessidra... il
tuo firmamento... la tua cometa... la tua stella cadente... la tua
eclissi... la tua galàssia... il tuo universo... la tua ora... la tua ro-sa
dei venti... la tua mèta... la tua metà... la tua tutta... la tua or-sa
maggiore... la tua stella polare... la tua bùssola... il tuo satèl-lite...
(si avvicina a Matié, lo abbraccia, gli prende le mani, lo
trascina, lo fa ballare, si fèrmano per qualche àttimo in ogni
punto cardinale) Io sono il tuo nord... il tuo sud... il tuo est..
tuo ovest! Tu sei il mio nord... il mio sud... il mio est... il mio
ovest... (si immobilìzzano nel fondo-scena destro)
VIOLINISTA — (si desta, raccoglie i suoi strumenti, mettendo
nella mano destra l’archetto e il violino, nell’altra il leggìo con
lo spartito, tende le braccia orizzontalmente in direzione dei
fianchi, comincia a girare come una tròttola, si immobilizza co-me
un automa ad ogni punto cardinale) Nord... sud... est... ove-st!...
Ovest... est... sud... nord!... Nord... sud... est... ovest! (Si
immobilizza al centro del palcoscènico con le braccia tese c.s.)
Matié e Lorèn ricomìnciano a ballare con leggerezza intorno al
violinista, si guàrdano con estremo stupore, poco dopo si immo-bilìzzano
in un punto qualsìasi del palcoscènico
VIOLINISTA — (si desta, poggia a terra il leggìo, suona roman-ticamente,
poco dopo abbandona il violino e l’archetto ed inì-zia
a còrrere ed a ballare intorno a Matié ed a Lorèn) Còìto
con la chioma... indiani all’attacco... visi pàllidi... generali in-differenti...
blasè... fortini inespugnati... le mille e una notte...
ocèani eròtici... implacati... re naufragandi... senza ardori... an-tieròici...
relitti di ragione... mari inabissatori di fede... sirene
di Debussy... sirene naufragatrici... sirene spiegate... ocèani
pacìfici... senza sesso... voglia càndida... di làttea... voglia di
pane... voglia di vino... ubriacatura celeste... fame eucarìstica...
stelle nuove... suoni stellari... sfere celesti... sfere blu... sfere
emotive... sfere sessuali... sfere maghesche... sfere religiose...
pianeti... amori a metà... amori tutti interi... amori a mezzo bu-sto...
rose dei venti... venti di guerra... venti d’amore... bùssole
senza aghi... bùssole senza nord... clessidre senza sàbbia...
clessidre senza tempo... voglia di azzurrità... voglia di dormi-re...
voglia di morire nel firmamento.
DARK
ATTO UNICO QUINTO
BUIO
L’arpista, in piedi nel centro-scena destro, accende un fiammìfero
sfregandolo contro una pietra, che tiene nella mano sinistra, avvi-cina
la fiamma ad un’alto cero pasquale”inserito in un grosso
candelabro lìgneo, da altare di chiesa, posto al centro del palco-scènico”
e lo accende. Spegne il fiammìfero ed insieme alla pietra,
li butta lontani da sé. Lentamente va a sedersi dietro l’arpa nel
centro-scena destro e si immobilizza.
MATIÉ — (vicinissimo al cero, seduto in una sèdia nera, “tipo re-gista”
suona con passione un violoncello)
LORÈN (sdraiata in terra, sotto ed al centro della sèdia ove è sedu-to
Matié, segue la sua esecuzione, sottolineando il ritmo della
mùsica muovendo ora la testa, ora i piedi, le mani ecc.)
VIOLINISTA (entra dall’esterno, pedalando silenziosamente so-pra
una biciclettina, nel cui portabagagli posteriore, fissati
con una cordicella gialla, si vedranno: il leggìo con lo spartito
e la custòdia nera e rìgida, “tìpica del violino”. Còmpie alcu-ni
giri intorno a Matié, si ferma nel fondo-scena centrale e si
immobilizza ritto, sopra la bici)
MATIÉ (contìnua a suonare, immerso in una grande immedesima-zione)
LORÈN — (esce da sotto la sèdia, si alza di scatto, lo abbraccia e
lo bacia ripetutamente alla francese, lo applàude) Bravo...
bravo... bravo Matié... (lo accarezza) come suoni divinamente,
cos’è!?
LUCI
MATIÉ — (si alza, traballa) Non so bene... quel che ho suonato...
LORÈN — Come sei geniale Matié!
MATIÉ — Genialità!?... (Alza le mani in segno di arresa) Nell’an-gelità
solo umiltà! (Pàusa) Alla sèmplice, tentavo di creare un
sottofondo musicale... al soavissimo canto degli angeli... che
udivo testè... (sottolineando) prima che tu ingerissi!
LORÈN — (sorride) Divino Matié...adorabile musicista... quello
che i tuoi nòbili sensi hanno captato, percepito... è il canto
astrale dell’amore di Lorèn!... Quello degli spazi siderali mon
amour... il perpètuo canto subliminale-Loreniano per Matié!
MATIÉ — Il canto del cigno!
LORÈN — (sbalordita) Odiosamato Matié! Il tuo, è il canto del cì-nico!
(Pàusa, soave) Amore, quello che usciva dal violoncello,
era il suono della tua ànima! (Lo carezza entusiasta) Ed io... (gli
tocca il petto) sono lì dentro... tu sei il mio sonòmetro... io sono
le corde armoniche-sonore della tua ànima!... Èccitale…percuò-tile…
pìzzicale…prèmile…sfrègale!…
MATIÉ — (irònico) Pure... lì... sei!? Non sapevo... non sentivo...
di avere l’ànima così affollata... così attrezzata... così cordofo-nata!
(Ride)
LORÈN (ride in sincronia con Matié)
MATIÉ (zittisce Lorèn, siede, riprende a suonare c.s.)
BUIO
LORÈN (cade, carponi va a distendersi prona, sotto la sèdia di
Matié, segna il ritmo musicale, muovendo e battendo le punte
e le nocche delle mani, sul pavimento)
VIOLINISTA — (ricomincia a girare con la biciclettina intorno a
Matié ed a Lorèn, suona ripetutamente la trombetta attaccata
nel manùbrio) Bravo... bravo... bravo... adoràbile... geniale...
geniale... bravo... adoràbile... divino... divino... geniale... adorà-bile...
bravo... bravo... divino... adoràbile... bravo... geniale... di-vino...
adoràbile... ecc. (si ferma nel centro-scena centrale, ab-bandona
la bici ed applàude Matié)
ARPISTA (si alza ed applàude Matié)
LORÈN — (distesa c. s., applàude insieme al violinista e l’arpi-sta)
Bravo... bravo... bravo Matié... sei un violoncellista del
sèttimo cielo... più che stellare, più che solare, più che lunare!
MATIÉ — (smette di suonare)
ARPISTA (va a spègnere il cero, nel bùio ritorna al suo posto ed
inizia a suonare)
LUCI
VIOLINISTA (risale sulla bici e suonando la trombetta c.s., rag-giunge
il fondo-scena centrale e si immobilizza c. s.)
LORÈN — (esce da sotto la sèdia, entusiasta) Suonerai il violon-cello
sempre per me Matié... (danza gioiosa) oh... come sarà
bello... formidàbile... impareggiàbile... inenarràbile... mi man-derai
oltre il tuo sèttimo cielo, Matié!
MATIÉ — (si alza, fa spallucce, allarga le braccia) Nonostante
le tue parole suònino a lode per me, io per te, (scuote la te-sta)
ohimè... non so, ahimè... non saprò cosa suonare, Lorèn!
LORÈN — (indispettita, pungente) Spento, freddo, lunàtico,
egoistòide e ingratòide Matié!... (Estrae dal pantalone del
violinista un palloncino sgònfio, glielo porta in bocca, lui lo
gonfia, lei ci gioca un po’, poi lo scoppia sulla testa di Matié,
sorride soddisfatta) Lorènide Matié, dimèntichi, di essere un
eccelso artista, ispirato incessantemente dalla Musa Lorèn!?
MATIÉ — (irònico) Piuttosto, credo di essere aspirato! incessan-temente
(la ìndica) dalla musa nove bis e destinato ad un sot-tovuoto
museale!
LORÈN — (lànguida) Oui Matié Musagete... lì potrai racco-glierti
e con naturalezza e spontaneità, avrai da convertire e
tradurre in mùsica, tutti i tuoi incommensuràbili e paradisìa-ci,
quanto inevitabili, pensieri d’amore per Lorèn, musaispi-rato
Matié! (Pàusa) Potrai esibirti, ed essere applaudito e
osannato in tutti i teatri d’Europa e del mondo, quale, violon-cellista-
solista-Lorenista!... acquisterai gloria e celebrità...
mandando tutti in delìrio, in èstasi, in visibìlio... in sollucche-ro…
MATIÉ — (la interrompe) In delìquio, in brodo di giùggiole, ec-cetera
eccetera... alt... alt... alt!... (Pàusa) Lorèn, vi è un pun-to
fondamentale da considerare!
LORÈN — (sbalordita) Ancora?!
MATIÉ — Ma sì... come potrò tradurre, se non so comporre?
Non è il mio mestiere!
LORÈN — Matié... amore e dolce spudorato, mentitore... il pro-blema
non esiste!... Sai già creare i sottofondi musicali per
gli angeli!... perciò sei già compositore!... quindi, no pro-blem!
MATIÉ — (ridendo) Ad averne mìnima cognizione, non prende-resti
i sottofondi... sottogamba! (Si fa sèrio) Lorèn... Lorèn...
il problem fundamental, è... che tu... non sei gli angeli!!
LORÈN — (con forte ironia) Tesoro, io non sarò gli angeli, ma
l’altro pròblem fundamental, è, che tu, così dissacrante, non
sarai più, il Matié dei sublimi sottofondi, (tagliente) ma un
suo assai scadente sottoprodotto, una sua assai mediocre sot-tomarca!!
MATIÉ — (disinvolto, irònico) Meglio un Matié di sottomarca
Loreniana-opinione che un Matié sottoposto come un sotta-ceto
a Lorèn e sottacente il suo amore per gli angeli!
LORÈN (ride forte)
VIOLINISTA — (ricomincia a girare con la biciclettina ed a
suonare c.s.) Violoncellista stellare... violoncellista pasqua-le...
cordofono… suoni divini... suonatore geniale... canto
astrale... canto subliminale... canto magistrale... ànima affol-lata...
canti siderali... canti siderurgici... violoncellista del sèt-timo
cielo... spedizioniere per l’ottavo cielo... violoncellista
col respiro europeo... col respiro mondiale... col respiro inter-planetario...
ispirazioni musali... violoncellista Musagete...
ispirazioni Loreniane... muse nove bis... esecuzioni inenarrà-bili...
sottofondi per gli angeli... fondi e sottofondi per torte...
sottofondi sottogamba... sottofondi col problem... sottofondi
senza problem... sottofondi museali... sottoprodotti umani...
comportamenti sottomarca... sott’aceto... canto del cigno...
canto dell’addio... canto della morte... canto degli angeli...
sonòmetri... corde pizzicate... picchiate... sfregate...lacerate…
DARK
ATTO UNICO SESTO
BUIO
ARPISTA (nel centro-scena sinistro, suona l’arpa)
LUCI
VIOLINISTA (immòbile sul fondo-scena centrale. Con la mano
destra regge il leggìo con lo spartito, con la sinistra, l’astuccio
nero del violino. Poco dopo li poggia a terra entrambi, tira
fuori l’archetto alle cui corde passa più volte il panetto di pece
greca, porta il violino alla spalla e l’archetto sopra le corde.
Rimane immòbile a guardare nel vuoto)
MATIÉ — (ritto sopra una colonna, guarda il cielo in atteggia-mento
estàtico. Il solito abbigliamento, con un paio di ali do-rate
sulle spalle) Cielo... cielo... cielo azzurro... cielo blu,
mamma azzurra...
Lorèn entra, sgrana gli occhi.
pà... pà... papà azzurro, mamma blu, papà blu... pà... mà...
mapà... pamà... mablupà…pablumà…blup…blum…(si immo-bilizza)
LORÈN — Matié!? Oh... caro Matié, (ride) ma come ti sei concia-to!
(Pàusa) Amore, stai per spiccare il volo? Aspetta... aspetta
tesoro, non lasciarmi qui sulla terra! Convoliamo a giuste noz-ze,
lassù... da papà blu! (Ride)
MATIÉ — (ancora rapito, con voce nasale) Mamma... mamma...
mamma azzurra... mamma... mammè... mà... mà... mammà...
mammè... mammella... mammella... mia... mamma azzurra
ecc.
LORÈN — (fa la voce da bambina e batte le mani) Pule io pule
io... pule io... pule io... voglio èssele la tua mammella azzulla!
(Scòppia a rìdere)
MATIÉ — (si desta) Lorèn!? Oh... rossa-ciliegia-melagrana
Lorèn!
LORÈN — (scuotendo la testa e tendendo le mani verso Matiè in
segno d’amore) Oh... bianco-panna Matié, mon ange... mio
dolce angelo... in èstasi, mi hai invocata come fossi la tua
mamma !
MATIÉ — Mia, maaaaaa... donna! (Ride) Nè santa, nè vèrgine!
(Scende dalla colonna)
LORÈN — (sorride, luminosa) Oh... sì... assolutamente sì... amo-re!
Per amarti fino alla fine, mio Matié, non potrò mai èssere,
nè l’una nè l’altra! (Rivolgèndosi al pùbblico) Ma, potrò dirgli
il mio infinito amore, (guarda il cielo, lo ìndica) nella lingua...
azzurra degli angeli! (Si fa a lui e lo accarezza) Dovrai sùbito
insegnàrmela angèlico Matié!
MATIÉ — Non ho mai incontrato... trovato nessuno che la cono-scesse
e me l’insegnasse Lorèn!
LORÈN — E la chiesa Matié!?
MATIÉ — Non ha ancora bandito il corso di lingua angelese
Lorèn! Deve ancora preparare, (toglie le ali, le posa sulla co-lonna)
esplorare, trovare, istruire, capire!…
LORÈN — Pèsano...eh!
MATIÉ — (esterrefatto) Cosa!?
LORÈN — (sèmplice) Le ali!
MATIÉ — (mostra segni di insofferenza per la sua vescica piena)
Ah... no, sono leggerissime, è... che... non ci entro nella toilette
con quelle !
LORÈN (ride)
MATIÉ — (contìnua comicamente a contòrcersi le gambe per trat-tenere
la pipì) Ridi? Anche agli angeli scappa... anche gli angeli
fanno la pipì! (Esce di corsa, si udrà poco dopo il rumore tìpico
della pipì, seguito dal rumore dello sciacquone)
VIOLINISTA — (si desta, presta orècchio più volte ai rumori so-pra
descritti ed ancor prima che Matié rientri, si muove in
ogni direzione con l’archetto ed il violino nelle mani) Pipì...
pipì... pipì... pipì... angeli... pipì... pipì...angeli...pipì...pipì...
(suona, contìnua a ripètere. Al rientro di Matié, ritorna nel
fondo-scena centrale e si immobilizza c. s.)
MATIÉ — (rientra vacillante)
LORÈN — (interessata) La pipì degli angeli, è dorata?... È azzur-ra?
MATIÉ — (sorride) È di prima qualità, lìmpida e priva di tossine!
LORÈN (ride)
MATIÉ — (càmbia voce) Ma, ora, scusa Lorèn, scusa! (Si copre il
volto con le mani) Volevo, ho voluto mascherare, l’essenza più
vera, più profonda, del mio ànimo... scherzando, ma... ora, (di
botto alza la voce) ba...sta! non ce la faccio più! Tu... mi cono-sci
poco Lorèn!
LORÈN — (sicura) Conosco alla perfezione il tuo immenso amo-re
per Lorèn! (Sorride) Cos’altro dovrei comprèndere di Ma-tié!?
Solo l’amore è fondamentale e sacro, tutto il resto è giuo-co!
MATIÉ — (guardàndola intensamente con gli occhi sbarrati, le
stringe le braccia) Io... voglio... sul sèrio... diventare un ange-lo!
Un angelo vero... autèntico... Lorèn!
LORÈN — (spiritosa) Pensi, diventare un angelo doc!… a part-ti-me
o full-time?
MATIÉ — (secco, grave) Lorèn, c’è un tempo per scherzare!
LORÈN — (seriosa, tende le braccia e le mani più indietro e più
in alto che può, a mo’ di ali) Mio Matié, non pensavo fossi co-sì
determinato, così risoluto! (Con aria trasognata) Un angelo
vero? Che bello! con le lunghe ali bianche, piumate, (ride
gioiosamente) far parte della corte celeste e diventare un citta-dino
del cielo... divino! (Pàusa) Amore, hai deciso la tipologia
delle ali? Con quanti raggi di luce argèntea, dorata, dovrai illu-minare
te e gli altri? E i capelli? (Gli accarezza i capelli) La
lunghezza, il colore, credo proprio, ti si addica molto il fulvo,
ah... dimenticavo gli strumenti musicali, non so... potrai suona-re
la cetra, la tromba, il flàuto e... poi... la tipologia del vestito,
amore, che per un Matié, dev’essere senz’altro up-to-date nel
colore... nella forma... (si arresta incontrando lo sguardo seve-ro
di Matié) embè!? (Ride brevemente) A meno che... tu non
voglia abbigliarti solamente con un pannolino o rimanere com-pletamente
ignudo come un puttino...di Della Ròbbia, (ride)
Matié, (tènera) mio angelo tutelare, mio angiolino!
MATIÉ — (serìssimo) Lorèn, c’è anche un tempo per le cose sè-rie!
LORÈN (si tappa comicamente la bocca con entrambe le mani)
MATIÉ — (si avvicina al pùbblico)È da tempo, che sento il biso-gno
di cose... piccine... bambine. (Pàusa) Un intimo bisogno
di cose... celesti, di cose... pure... innocenti... paradisìache!
(Pàusa) Da tempo, tento di farmi crèscere le ali, (le va a liscia-re)
e ho provato intanto a mètterne un paio finte, per fare prati-cantato,
perchè poi in futuro non abbia a ...
LORÈN — (lo interrompe) Ange, mi inviti alla mensa celeste? Mi
dai un poco di pane degli angeli? Mi dai un po’ di latte mac-chiato
con il caffè dorato, o un cappuccino con la schiuma cele-ste?...
Ange, (Scòppia a rìdere fragorosamente)
VIOLINISTA — (comincia a suonare ed a muòversi in ogni dire-zione)
Cieli azzurri... angeli dorati...angeli doc… mamme az-zurre...
papà blu... nozze giuste... nozze nei cieli... donne senza
verginità... donne senza santità... chiese in affannose ricerche...
lingua angelese... mammelle azzurre... mammelle di Apollinai-re...
angeli in toilette... bisognino degli angeli... pipì dorata...
pipì lìmpida... pipì azzurra... pipì innocente... angeli a tempo
pieno... angeli mascherati... angeli a part-time... angeli fulvi...
angeli piumati... angeli illuminanti... angeli con le posticce...
angeli musicanti... praticantato angelo-nàutico... angeli alianti...
schiuma celeste... latte lunare... pane solare... uova venusiane...
burro gioviano...marmellate saturnine...creme mercuriali... zuc-chero
eridania.... uva arcangelina... panettoni cielomagna...
brioche cielugina... cappuccino in tònaca schiumata celeste...
bisogni umani... bisogni innocenti... bisogni piccini... bisogni
divini...
DARK
ATTO UNICO SETTIMO
BUIO
(Per alcuni secondi, si òdono “fortemente amplificati” i suoni tìpi-ci
di un aeroporto, poi quelli di un microtelèfono che si stacca dal
telèfono, il suono della lìnea lìbera, i suoni vari di dieci tasti pi-giati
con lentezza, la voce della Telecom con l’avvertenza “del 5”
di richiamata su occupato e infine il rumore del microtelèfono che
si riattacca al telèfono)
LUCI
ARPISTA (comincia a suonare l’arpa nel fondo-scena sinistro)
VIOLINISTA (ritto, immòbile nel fondo-scena centrale, il leggìo
per terra alla sua destra, le braccia penzolanti lungo i fianchi,
nelle mani il violino e l’archetto)
MATIÉ (seduto su uno sgabello nero, legge intensamente la pàgi-na
di un giornale, poco dopo si alza e sempre con lo sguardo
fisso sulla stessa, còmpie un giro intorno al violinista, infine
va a risedersi e contìnua a leggere c.s.)
Squilla forte e veloce il telèfono, per dare segno che la lìnea si è
liberata
MATIÉ — (piega il giornale, lo mette sotto l’ascella e con calma
va al telèfono) È partito il volo... uno, otto, otto, zero? In per-fetto
oràrio?... (Visibilmente contento) Gràzie... gràzie ho-stess...
gràzie... smack! (Riattacca, raggiante di giòia) Deo
gratias, è volata... è andata... è partita... non c’è più... non c’è
più!... (Intanto che ripete, mette con solennità un pàio di guan-ti
bianchi, prende una bottiglia di champagne da un secchiello,
la stura, ne versa un po’ in due flûte e ne porge uno al violini-sta.
Brìndano più volte facendo tintinnare i bicchieri e scàm-biano
continuamente sorrisi di felicità. Poco dopo con i càlici
nelle mani, comìnciano a ballare ed a cantare all’unìsono) È
volata... è andata... è partita... non c’è più... non c’è più... non
c’è più... gràzie... Deo gratias... gràzie... Deo gratias... è vola-ta...
è scomparsa... è svanita... non è più... non c’è più... (Matié,
abbandona improvvisamente il violinista, il quale barcollan-do
raggiunge il fondo-scena centrale e lì rimane immòbile)
MATIÉ — (esultante) Finalmente lìbero!... lìbero di amare... an-dare...
tornare... cantare... fischiare... migrare... poetare... pre-gare...
saltare... sognare... suonare... volare... volare... vola-re!...
VIOLINISTA (comincia a suonare, ingegnàndosi di trovare le
note più assonanti con le parole di Matié)
MATIÉ — Finalmente autònomo!... Autònomo di accèndere...
spègnere... annèttere... àrdere... attìngere... avvòlgere... cò-gliere...
connèttere... conòscere... corrèggere... crèscere...
decìdere... dipìngere... esplòdere... lèggere... mèttere... nàsce-re...
piàngere... rìdere... rinàscere... risòlvere... scègliere...
scìndere... sconnèttere... scòrgere... sòrgere... spàndere...
strìngere... tèndere... tògliere... vìvere... vìvere... vìvere! Fi-nalmente
indipendente!... Indipendente di apparire... scompa-rire...
aprire... costruire... dormire... gioire... ingentilire... mo-rire...
salire... scolpire... udire... vagire... vanire... vanire... va-nire
(dà un bacio schioccante in fronte al violinista e brìnda-no,
bàllano, càntano c.s.) È volata... è andata... è partita...
non cè più... non c’è più... non c’è più... gràzie... Deo gra-
tias... gràzie... Deo gratias... è volata... è scomparsa... è svani-ta...
non è più... non c’è più... ecc. (Alla fine, il violinista ap-plàude
Matié, il quale visibilmente compiaciuto, si inchina
più volte)
Fortissimo rumore di catene, che sbàttono e poi scìvolano su del-le
superfici metàlliche. Entrambi rimàngono impietriti. Poco do-po
squilla forte il telèfono
MATIÉ — (si desta, avanza a pìccoli scatti, “come preso da
parziale paràlisi alle gambe” raggiunge il telèfono) Pron-to?...
Pronti!
LORÈN — (fuoricampo, si ode la sua voce amplificata e un po’
robotizzata) Qui, ae...lo...pol...to!
MATIÉ — (sbalordito) Aelo?...Aeroporto!?
LORÈN — (c.s.) Mes...sag...gio ...ul...gen...te! Plen...de...le
...no...ta...ple...go!
MATIÉ — Prèndere nota? Un momento aeroporto! (Si cerca ad-dosso
una penna, non trovandola comincia a cercare qua e
là, poi va a frugare nelle tasche del violinista e gliène estrae
una, legata ad una lunghissima catenina, nella quale sono
attaccati tanti piccoli spartiti “formato tèssera”. Con questo
armamentàrio ritorna al telèfono) dica hostess...
LORÈN — (la sua voce normale, fuoricampo) Lorèn, pazza d’a-more
per Matié! Lorèn senza Matié, è come la cicala senza
l’estate, è come la falena senza i fasci di luce nella notte...
MATIÉ (guarda verso il pùbblico e scorgendo Lorèn avanzare
dal corridoio centrale e parlare al cellulare con il micròfono,
intuisce lo scherzo, gli cade il microtelèfono dalle mani,
emette uno strano grido e crolla a terra stecchito)
LORÈN — (contìnua ad avanzare lentamente ed a parlare al
micròfono c.s.) Lorèn priva di Matié, è come il baco senza la
seta... è come la cera senza le api... è come un clown senza
circo... è come un babà senza rum... è come un girasole senza
sole... è come un castello senza fantasmi... (entra in scena)
VIOLINISTA — (alla vista di Lorèn, si desta e si àgita)
Lorèn!... Lorèn... Lorèn... Lorèn... Lorèn... Lorèn... ecc.
MATIÉ — (comincia a contòrcersi ed a rotolarsi a terra come in
preda ad atroci dolori) Noh... noh... noh... noh... noh... noh...
ecc. (improvvisamente si immobilizza)
VIOLINISTA — (cade a terra, èmula Matié) Noh... noh... noh...
noh... noh... noh... ecc. (sdraiato a terra, suona con molto vi-gore
poi si immobilizza)
LORÈN — (con estrema disinvoltura, posa il cellulare ed il mi-cròfono,
accende una sigaretta, che sùbito dopo spegne, si
versa dello champagne e sorseggiando, passeggiando ed an-cheggiando,
ricomincia impertèrrita ad elencare) Lorèn sen-za
Matié, è come un armàdio senza schèletri... è come il ca-rovaniere
àrabo senza òasi... è come un bambino senza le fa-vole
della buonanotte... è come un boccale di birra vuoto per
un tedesco... è come le cascate del Niagara senza più un goc-cio
d’acqua... è come lo speleòlogo nelle vìscere della terra
con la torcia scàrica... è come un gatto senza topo...è come
un topo senza cacio...è come il gorgonzola senza la muffa... è
come la muffa senza il verde... è come il verde senza la clo-rofilla...
è come la clorofilla senza la foglia... è come la foglia
senza la fotosìntesi... è come la fotosìntesi senza la luce... è
come la luce senza l’Enel... è come l’Enel senza turbine... è
come le turbine senza l’acqua...
MATIÉ — (si desta, grida e batte i pugni per terra) Basta... ba-sta...
(si alza) parti... parti... sciò... pàrtitene... sciò... vola...
vola... vola via!
LORÈN — (solenne) Partirò... volerò... sì, volerò... (sorride) ma
con le ali del mio Matiéroplano (ride)
MATIÉ (ricade a terra)
VIOLINISTA — (si alza, suona con vigore) Parti... sciò... pàrti-tene...
parti... sciò... vola... parti... parti... parti... pàrtitene...
(barcolla) pàrt...ti...te...ne (crolla a terra)
LORÈN — (contìnua c.s.) Partire senza Matié, é annerire... inve-trire...
irrancidire... intiepidire... intontire... appassire... intor-bidire...
infrigidire... rammollire... imputridire... allocchire...
intristire... impidocchire... inumidire... arrochire... incanire...
invacchire... arrugginire... intarmolire... annichilire... inacidi-re...
immelensire... inverminire... insanire... infortire... intor-pidire...
infralire... imbachire... intirizzire... imbruttire... in-cancrenire...
incadaverire....ingrullire... aggranchire... impo-verire...
incretinire... incenerire... ammuffire... insordire... in-viscidire...
imbestialire... ammattire... abbrustolire... intisichi-re...
imbianchire... impoltronire... incupire... insipidire... im-bizzarrire...
ingiallire... patire... abbrutire... finire... tradire...
morire... svanire. Lorèn senza Matié, non è... Lorèn senza
Matié non parte, non vola, non va!!
MATIÉ — (si rialza barcollante) Noh... noh... noh... Sei un così
brutto sogno... Lorèn... da superare e far paura all’ìncubo
stesso! (La tocca) Non puoi essere vera Lorèn! Tu... non puoi
esìstere Lorèn... sarebbe innaturale... saresti persino l’ìncubo
della stessa pazzia... della stessa illogicità! Lorèn, io, non ce
la faccio più! Se continuassi a vìvere... questo vìvere... fareb-be
paura persino alla morte... mettèndola in fuga! (Barcolla)
Io... muòio Lorèn! Anzi... spero proprio di riuscire a morire!
LORÈN — (contenta) Oui Matié... muori... muori pure... per
amore di Lorèn!
MATIÉ (stramazza al suolo)
LORÈN (scòppia a rìdere)
VIOLINISTA — (boccon bocconi si avvicina a Matié, poggia la
fronte su quella di Matié ed usa il tono suadente di chi vuol
convincere altri, a còmpiere qualcosa di estremamente ùtile
per se stessi) Muori... muori per amore... muori... muori per
amore... muori... muori... muori... muori... muori... ecc. (Si
alza sui ginocchi, comincia a suonare in maniera ora grave
ora allegra, chino su Matié, con violino ed archetto sopra il
suo naso)
DARK
ATTO UNICO OTTAVO
ARPISTA (suona l’arpa sul fondo-scena sinistro)
VIOLINISTA (ritto, immòbile sul fondo-scena centrale, con il vio-lino
e l’archetto nelle mani, in procinto di suonare)
MATIÉ — (sull’avanscena destro, in ginocchio su un inginoc-chiatòio)
Egsù, Esgù, Esùg, Eùgs, Gsùe, Gseù, Gùes, Gùse,
Geùs, Sgeù, Sùge, Seùg, Segù, Ùges, Ùgse, Ùseg, Ùsge,
Ùegs... Gesù, Gesù, Gesù! Pater noster, qui es in cælis: Sanct-ficétur
nomen tuum: Advéniat regnum tuum: Fiat volúntas tua,
sicut in cælo et in terra. Panem nostrum cotidiánum da nobis
hódie: Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus
debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem; sed líbe-ra
nos a malo.
LORÈN — (fuoriscena, incalzante) Matié... Matié... amore im-mensuràbile...
dove sei!? Matié... Matié... (entra, tenendo alta
sulla palma della mano destra, una torta) perchè non risponde
il mio innamoratissimo Matié?
MATIÉ — (c.s.) Al credentìssimo Matié, non gli lasci il tempo di
farlo, Lorèn!
LORÈN — (posa la torta sul piano superiore dell’alzata dell’ingi-nocchiatòio)
Preghi?
MATIÉ — (solenne) Prego, perchè mi faccia comprendere e ri-comprendere...
l’infinito amore...
LORÈN — (lo interrompe bruscamente) Di Lorèn! Oh... inimità-bile
Matié!
MATIÉ — (si alza) Lorèn, intendevo l’infinito amore di Gesù...
LORÈN — (c.s.) Per Matié e Lorèn! Oh... come sei adoràbile fino
alla fine!
Leggero rumore di vetri che si infràngono
MATIÉ — (ìndica l’inginocchiatòio) Al più... in adorazione fino
alla fine. Precisato che, ognuno ha la propria! (sorride) in pri-mis,
per le delìbere inintellìgibili della Divina Provvidenza! E
di poi, per il puro, individuale, irripetìbile cammino spirituale-fisiologico
Lorèn! Noi siamo quello che mangiamo, quello che
respiriamo, quello che pensiamo, quello che (ìndica l’inginoc-chiatòio)
preghiamo! e come preghiamo! pertanto la mia! Per
molteplici ragioni non potrà mai, coincìdere con la tua,
Lorèn!...
LORÈN — (stizzita) Matié, se li facessi più corti o non li facessi
punto, i predicozzi scientifico-moralizzatori, l’elogio alla pre-ghiera,
e, ti, ci, e, ti, ci... (gli tira più volte il naso) saresti an-dato
senz’altro più lontano, dalla punta del tuo naso, nella
comprensione dell’amore-amorìssimo-Lorenìssimo e m’avresti
adorato ininterrottamente e incondizionatamente, come io ho
adorato te, birichino Matié, ma... adesso basta, il tempo non è
più... (riprende la torta e la alza c.s., con ènfasi) ai nostri otto!
MATIÉ — (sbalordito) Otto?... Otto volanti?
LORÈN — (tra sé, a parte) Più che volanti ahimè, sono già volati
via! (Volgèndosi di scatto verso Matié, sèria) Bada... non è uno
scherzo, Matié!
MATIÉ — (entusiasta, giocoso) Ci sono... ci sono, mi dai il preav-viso
legale degli otto giorni, per licenziarmi da te, perchè ina-dempiente
al tuo amor solemnis? (Si inginòcchia) Gràzie
Lorèn, gràzie, cominciavo a disperàr, ma non dovevo
dubitàr...lo so! (Ride)
LORÈN — (sorridendo) Giocherellone, monellone e infantilone
Matié, questo non è il momento adatto per giocare, lascia che ti
dica amore... sei assai lontano dalla connotazione...
MATIÉ — (la interrompe, giocoso) Così... in quattro e quattr’otto,
non è facile capire l’identità degli otto!... Làsciami pensare...
(passeggia, si dà un colpo in testa) su Matié, pensa... (eccitato)
èureka... ho trovato, sì...ma sì... stavolta ci sono, gli otto, sono
quelli che sèguono ai sette e precedono ai nove, Lorèn!?
LORÈN — (esulta, spicca salti di giòia, strana) Sì... sì... sì azzec-cato,
centrato in pieno, oh... amore, finalmente, (lo applàude)
evviva, evviva Matié campione!... (Improvvisamente si fa sè-ria,
passeggia nervosamente) Purtroppo, a questi otto, non se-guiranno
più altri nùmeri... perchè... perchè sono arrivati al ca-polìnea!
Rumore di vetri (c.s.)
MATIÉ — (perplesso) Al capo...lìnea? (Si batte più volte la mano
sulla fronte) Ora capisco, (si fa velocemente a lei a schiena
china) si tratta di, àutobus ?... Disponiamo di otto àutobus,
Lorèn?
LORÈN — (irritata) Basta Matié, non pensare più, piàntala e là-sciami
dire... crìbbio! (Scandisce ad alta voce) Si tratta sempli-cemente,
dei nostri primi ed ùltimi otto atti ùnici!!!
Forte rumore di vetri (c.s.)
(di corsa va a prèndere la torta, la solleva alta c.s.) Auguri
mon amour, auguri, auguri e a Lui! (Lo bacia, ripone la torta
sull’inginocchiatòio c.s.)
VIOLINISTA — (comincia a girare in lungo ed in largo) Uno...
due...tre...quattro... cinque... sei... sette... otto ùltimi atti ùnici,
(si inchina a Matié ed a Lorèn e contemporaneamente allarga
le braccia) auguri... auguri... auguri... auguri mon amour, au-guri
e a Lui! (Suona brevemente, si immobilizza c.s.)
MATIÉ — Equivale a dire, forse, che non andremo più a teatro,
Lorèn?
LORÈN — (strana, con voce roca) Siamo già... dentro il teatro e
lo faremo non appena...
MATIÉ — (la interrompe, beffardo) Giàgià, già... già!
VIOLINISTA — (immòbile c.s.) Giàgià, già... già!
MATIÉ — (irònico) Pensavo d’èssere già... dentro il mio atelier
Lorèn e con scopi altri, tutt’altro che teatrali!
LORÈN — (tènera) Oh... ignaro Matié, (lo abbraccia) ti dovrò sù-bito
informare prima della fine...
MATIÉ — (allegro) Informarmi forse, sulla fine del tuo amore
Lorèn? (Ridendo) In tal caso ritiènimi già, non semplicemente
informato ma, erudito, dotto, plurilaureato in sacro amore Lo-reniano!
LORÈN — (ride) Amore, amore, amore sei proprio senza pari!
(Lo abbraccia e lo bacia più volte, poi di scatto va a frugare
nelle tasche interne del frac del violinista, gli estrae un orolo-gio
agganciato ad una lunga catenina, la quale è saldamente
attaccata all’interno della tasca, nella foga lo strattona e lui
comincia a girare come una tròttola)
VIOLINISTA — (continuando a girare) Amore senza pari... amo-re
senza pari... amore senza pari ecc.
LORÈN — (guarda l’orologio, sgrana gli occhi, grida) Presto,
facciamo presto amore, siamo in dirittura d’arrivo di un tour de
force, lungo otto atti ùnici!
Leggero rumore di vetri (c.s.)
VIOLINISTA — (si ferma di botto, velocemente) Uno... due...
tre... quattro... cinque... sei... sette... otto atti ùnici, (si inchina
a Matié ed a Lorèn e contemporaneamente allarga le braccia)
auguri... auguri... auguri... auguri... mon amour... auguri e a
Lui! (Barcollando, raggiunge il fondo-scena centrale, si immo-bilizza
c.s.)
MATIÉ — (sèrio) Ad onor della inequivocabilità e della serietà
che mèritano le cose sui gèneris, potresti relazionare Lorèn,
una volta per tutte, circa gli ormai cèlebri otto atti ùnici?
LORÈN — Hei... hei... (sorride) èccola arrivata finalmente, la
càndida domanda, dal mio càndido Matié! (Con movenze mi-steriose
si avvicina alla torta, poi con voce da narratrice di
fiabe) Allora... un bel giorno, uno scrittore di romanzi di nome,
Lui, al colmo della disperazione per carenza di ispirazione, si
allontana dal posto dove viveva e comincia a peregrinare gior-no
e notte, per mari, per valli e per monti, alla ricerca dell’e-stro
creativo, cammina, cammina, cammina, finchè giunge in
un paese sterminato, scintillante, iridescente, di nome teatro, lì,
vi è, un contìnuo cangiamento di colori, di luci, di forme, di
suoni, gli abitanti pàrlano tutte le lingue e si ingègnano ad in-ventarne
continuamente altre, tutto è in perenne metamòrfosi.
Lui, rimane inevitabilmente rapito, conquistato e trovata sùbito
una nuova vena creativa, neanche sperata, butta giù una pièce
che chiama, (scandisce) Per le vie di Lorèn, con quattro perso-naggi,
(ìndica se stessa e gli altri) l’angelo arpista, il violinista
clown, Lorèn el su eterno enamorado loco, loco, Matiè, (velo-cemente
va ad estrarre dalla tasca del violinista un coltello, ri-torna
trafelata, taglia la torta in otto parti, enumerando a voce
alta) uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, ed otto atti ùni-
ci... detta torta, hem... perdòn, detta pièce, è formata da otto
brevi atti ùnici ed è destinata a quegli èsseri màgici... sublimi...
gli attori... che ogni qualvolta porteranno l’opera sulle scene,
sulle tàvole, (batte ripetutamente il piede sul pavimento) per
noi si compirà la gràzia, perchè, da sèmplice inchiostro, scrit-tura,
stampa se vuoi!... quali noi quattro siamo, ci incarneremo
in essi e potremo vìvere quando e quanto essi vorranno e po-tranno!...
(Pàusa) L’estremo miràcolo, l’estremo sacrificio che
sempre, permetterà di preparare, la torta prodigiosa... perchè
possa èssere consumata (ìndica il pùbblico) da Loro, nei sècoli
dei sècoli...
MATIÉ — Àmen! (Scòppia a rìdere) Ieri Lui, oggi Loro, domani
chissà! Della serie, i pronomi dei vatte-lappésca!...(
Pàusa)Lorèn, puoi ragguagliarmi e illuminarmi
circa l’identità di Loro?
LORÈN — (sèria, disinvolta) Loro, (ìndica il pùbblico) sono gli
spettatori, il pùbblico, la platea, incònscio Matié... (pàusa)
MATIÉ — (guarda dove ìndica Lorèn, fa un po’ di pantomima per
lasciare intèndere la sua incredulità)
LORÈN — ...che vede lo spettàcolo, attraverso l’invisìbile quarta
parete...(la ìndica, la tocca) e saranno proprio loro, ad assìstere
a quest’òpera teatrale, non appena lo vorranno i divini attori!
L’evento avrà luogo (batte il piede sul pavimento) qui, in code-sto
palcoscènico!
MATIÉ — Palcoscènico qui? (Ride strano) Lorèn, ti ho già detto,
che questo, (batte il piede sul pavimento come Lorèn) è il mio
atelier e insieme a me, non ha proprio nulla da divìdere con i
tuoi èsseri màgici della finzione, della incarnazione simulata e
sìmili di ...àrea teatrale! Solo Dio Padre Onnipotente ha incar-nato
il suo unigènito, (pàusa) e niente e nessuno si incarna o
reincarna, senza la volontà sua! (Pàusa) È uno scherzo al sapo-re
di burla mantecata Lorèn?
LORÈN — (lo accarezza maternamente) Pòvero Matié, (pàusa)
purtroppo per il nostro amore, non è uno scherzo e ciò mi fa
tremare tutta...
MATIÉ — (ride) Direi purtroppo per te stessa Lorèn, che hai alza-to
il gòmito bevendo troppo amore, ed èccoti bell’e sbronza,
con le allucinazioni e col delirium tremens!
LORÈN — (sèria) Non sono mai stata tanto lùcida, come lo sono
adesso, inconsapèvole, inconsapèvole e poi inconsapèvole Ma-tié!
MATIÉ — (sbotta) ma di cosa dovrei essere consapèvole Lorèn?
Di una torta ripiena di panna teatrale, guarnita con fragoline,
lamponi, mirtilli, rìbes eccetera, tagliata in otto spicchi, chia-mati
chissà perchè, atti ùnici e destinata ad esser mangiata da
Certi, della quarta parete invisìbile, chiamati anche pùbblico,
pure lui invisìbile... (va a guardarsi in uno spècchio nel fondo-scena)
e sai perchè inconsapèvole Matié? Perchè... (scandisce)
perchè i...ne...si...sten...te!
LORÈN — (suasiva, lo accarezza, gli parla con dolcezza) Inno-cente
Matié, su, su, su càlmati, prendi coscienza e fìdati incre-dulone
mio.Nel vero teatro, nella vera arte tutta... tutto è ac-cadìbile!...
Me l’hai insegnato tu stesso... su, su, su, non guar-dare
così con diffidenza, dài! non stare sul chi vive, rilàssati!...
(Pàusa) Adesso, ascòltami bene sagace Matiè, (passeggia) in-tanto
che io e te parliamo, pensiamo, respiriamo, annusiamo,
(lo annusa) diventiamo minuto dopo minuto, secondo dopo se-condo,
sempre più evanescenti e sai perchè, mio diffidento-ne?...
MATIÉ (scuote la testa)
LORÈN — (misteriosa) Perchè, stiamo per èssere metabolizzati
dal silenzio ed assimilati dal nulla! perciò, dobbiamo festeg-giare
sùbito prima di svanire...
MATIÉ — (sguardo indefinìbile, preoccupato) Svaniremo?
LORÈN — (contenta) Assolutamente sì! su, su presto, festeggia-mo!
(Mette otto candeline sulla torta contàndole a voce alta,
fa schioccare le dita e muove ritmicamente il sedere) and one,
and two, three, four, five, six, seven, eight...eight... eight... ei-ght...
VIOLINISTA — (comincia a suonare ed a danzare) Svaniremo,
svaniremo, svaniremo, svaniremo, svaniremo, svaniremo ecc.
(si immobilizza c.s.)
LORÈN — (grida eccitata) Matié, amore, su, mangiamo la torta
dell’addio! (Gli porge uno spìcchio di torta su un piattino)
MATIÉ — (col pòllice e l’ìndice prende la fetta di torta con esa-gerata
delicatezza, la guarda con sospetto e timore, prorompe
in una risata fragorosa, strana e incontenìbile, diventa sèrio,
alza il piattino) La torta dell’addio per festeggiare il trapasso!
(Fa cadere il piattino, sorride) Che fantasia perversa, che im-maginamento!
Astrusità e astrazione, l’immaginàrio Lorenia-no!
(Si fa improvvisamente serìssimo) Ma... ma è ridicolo! as-surdo,
incredìbile, cervellòtico, oscuro, màcabro, è troppo pa-radossale!
non realizzo Lorèn! Matié, (indicandosi) io, non sa-rei
una persona viva, un Matié vivente, pensante, (si tocca, si
guarda allo spècchio) fisicamente percettìbile, ma... solo, un
personaggio, per di più ancora privo di intèrprete e quindi, so-lo,
un’idea scritta da... da... da Lui! Addio certezza cartesiana!
(Incalzando) Quindi, io penso, ma non esisto, anzi non penso
pròprio, pensa Lui per me! (Il violinista e Lorèn si guardano
attòniti) E poi, (guardando lungamente verso l’alto) quand’an-che
credessi, anche un solo istante a questa fiaba del Lui e del-la
sua paternità ed io figlioletto di soli otto atti ùnici... (ride, si
rivolge a Lorèn) lo dovresti informare sùbito... Lui... visto il
feeling tra te e Lui! di non mettere la parola fine sul più bello,
perchè io ho ancora tanta, ma tanta, di quella voglia di crèsce-re,
(fa il segno della croce) nel nome del Padre del Figlio e
dello Spirito Santo... e poi ho da esaudire a tutti i costi, la mia
ùnica, irrinunciàbile vocazione... voglio, devo, da buon cristia-no,
diventare un buon angelo...
LORÈN — L’angelo ribelle!
MATIÉ — (irònico, stranamente ansioso) E poi, il tuo amore
Lorèn, svanirebbe pure lui!
LORÈN — (allibita, sorpresa) Hai... detto, il tuo amore Matié?!
Hai parlato d’amore... tu?!...
MATIÉ — (balbetta) Si... io, del... del tuo! Non hai mai perso oc-casione
per manifestàrmelo!
LORÈN (dolce) Mio Matié, mi sorprendi! Questa battuta non l’a-vevo
prevista... hem.. (con immediatezza) cioè non era prevedì-bile,
(irònica) proprio perchè non è da Matié, lasciarsi andare
in tenerezze per comuni mortali!
MATIÉ — (guarda allucinato nel vuoto) Lorèn... Lorèn...
LORÈN — (lànguida, batte velocemente le pàlpebre) Oui Matié...
MATIÉ — (c.s.) Lorèn e Matié...
LORÈN (sorride e si muove compiaciuta)
MATIÉ — (c.s.) Matié e Lorèn... cominciavo a prenderci gusto,
sai?
LORÈN (c.s.) Oui Matié...
MATIÉ — E adesso... (unisce le mani, mima il gesto del tuffo sul-l’acqua)
splash!... Un bel tuffo nel mare ignòtum, neanche indi-cato
nelle carte nàutiche... e nuotare, nuotare, nuotare, per an-dare
dove Lorèn?...in quale mondo... nell’altro?...
LORÈN — (con semplicità) Nel nulla, così da dove siamo venuti,
dal niente!
MATIÉ — (dèbole) Dimmi che è una burla, alla crema pasticcera,
Lorèn...
LORÈN — (amorèvole) Ma no, mio dolce angelo, (lo accarezza)
è tutto vero, autèntico, senza alcuna contaminazione dolciària
MATIÉ — (ha un improvviso moto di ribellione) È assurdo... ingiu-
sto... inaccettàbile! (Si placa, guarda verso l’alto) Il mio Gesù,
le mie preghiere. (Pàusa) E il fatto che io àbbia pregato e amato
il Dio dei mortali, (scandendo con ironia) come un comune
mortale, pur io non essendo! come Lorèn rivela e garantisce, un
comune mortale! non mi dà almeno il diritto acquisito che per
tutti i comuni mortali è invece congènito, quanto inviolàbile e
infrangìbile, di morire secondo il suo volere? Possìbile, che io
debba spirare, sparire a piacimento di un qualcosa o qualcuno
che tu chiami Lui? Io... la voglia e la necessità di adorare Gesù,
la voglia dell’angelità, l’ho avuta, ed è cresciuta sempre più, sca-vando
dentro la preghiera, ed entrando nelle vìscere più profon-de
di essa! Quindi, ho pregato! E pregando, ho pensato...
Lorèn!!
LORÈN — (sorride) Matié sei sempre adoràbile quando ti ribelli,
quando contesti e censuri, sembri proprio un comune mortale...
(gli si accosta, materna) non riesci proprio a rassegnarti Ma-tié!
(Pàusa) Tu, non puoi pensare, nè desiderare cosa qualsivo-glia,
senza che Lui lo voglia!
MATIÉ — (accorato) E... il mio Gesù?
LORÈN — No amore, ma Lui, è come se lo fosse, anzi è, il nostro
Gesù!
MATIÉ — (perentòrio) Noh...vade retro Satana!Di Gesù c’è n’è
uno solo! Lui, non potrà mai sostituirsi a Lui!
LORÈN — (ride) Matié, non comprendi? Tutto ciò che dici, è per
mèrito suo!... Lui ti ha creato! Se tu parli, pensi, preghi, lo devi
a Lui, anzi, è esattamente quel che Lui pensa, tu sei la sua
idea, sei il frutto del suo pensiero, della sua penna, ed entrambi
siete per così dire... mortali, tu per càusa di Lui e Lui per càusa
di Dio. Il Dio a cui tu indirizzi le tue preghiere, le tue voglie di
angelità, non potranno mai arrivare a Lui, senza che Lui lo vo-glia,
senza che Lui lo scriva, capisci mio Matié?
MATIÉ — (porta le mani ai capelli) No... non capisco più, tutti
questi Lui! mi stai incredibilmente disorientando Lorèn, mi
stai succhiando tutta la linfa della lògica elementare! (ansioso)
Per davvero moriremo Lorèn?
LORÈN — (rassicurante) Mio Matié, adesso avrai da Lorèn
un’altra grande rivelazione...
MATIÉ — Rivelazione terrena o ultra?
LORÈN — (ride) Scegli tu... (di botto) sii allegro amore, morire-mo,
sì, ma non ci decomporremo, perchè siamo aèrei, incorpò-rei,
te l’ho detto e ripetuto, siamo solo il suo pensiero... perciò
trapasseremo sofficemente, felici e contenti!
MATIÉ — (con amara ironia) Oh... mai rivelazione fu tanto alle-gra
ed augurale, giammai sinistra o tetra.. tutt’al più, destra o
tetrapak!
Le luci si attènuano
LORÈN — (rifà l’intonazione di Matié) Oh... mai uomo fu tanto
perspicace intelligente e innamorato quanto Matié!
MATIÉ — Un bell’epitàffio!
LORÈN — (ride) C’è di più adorato, (fiera) l’amore di Lorèn per
Matié, rimarrà vivo e ìntegro per tutta l’eternità e niente e nes-suno
potrà mai distrùggerlo, annientarlo!
MATIÉ — (con voce preoccupata) Nemmeno la morte potrà can-cellarlo?
LORÈN — (risoluta) Nemmeno! perchè ormai ce l’abbiamo fatta
e in barba direi!
MATIÉ — In barba? In barba a chi?
LORÈN — In barba a Lui, no?
MATIÉ — (perplesso) In barba!?…
LORÈN — (delicata) Puro Matié, ti devo un’ùltima fondamentale
rivelazione, stavolta più ultra, che terrena!
MATIÉ — (tra sè) Dagli e ridagli! (Con immediatezza) A proposi-
to di Lui e della sua barba?
LORÈN — (ride) Arguto fino all’ùltimo respiro, immenso Matié,
(si fa sèria) ma ora, lascia che ti sveli!... (Pàusa) Sia pure per
una manciata di secondi... stiamo esistendo mio Matié!!
MATIÉ — (con un filo di voce) Sì... sì, (si strofina la mano sul
petto) ho sentito pure io serpeggiare qualcosa qui, (si ìndica la
schiena) ho sentito còrrere pure qualcosa qua dietro, ma, a dire
il vero, non... non ho osato, nè preteso, pensare di èsistere, do-po
i tuoi svelamenti Lorèn...
LORÈN — (lo carezza) Fido e insostituìbile Matié, ascolta, (entu-siasta)
la forza immane, irreprimìbile del nostro amore, ha su-scitato
a dir poco, un fenòmeno prodigioso!...
MATIÉ — (c.s.) Lui ci ha lasciati morire e Gesù ci ha resuscitati?
LORÈN — (infastidita) Ma no, Gesù non c’entra nulla! (Gli sorri-de)
Lasciami dire amore. Gràzie ad una misteriosa forza cen-trìfuga,
siamo riusciti a sottrarci ed a fuggire dalla tirannìa
centrale del raziocinio di Lui...
MATIÉ — (c.s.) Rièccolo!
LORÈN — ...e siamo andati a riparare, nei rivèrberi del suo retro-pensiero,
zona di estrema periferia che sfugge al suo controllo!
(Fiera, solenne) Tutta potenza universale dell’amore di Lorèn!
MATIÉ — (con voce stentata) Di Gesù!... L’amore...è Gesù...
Lorèn!
ARPISTA (si alza, si avvicina alla torta, accende una candelina)
BUIO
ARPISTA (accende le altre sette candeline e rimane immòbile)
VIOLINISTA (si desta, comincia a saltellare come un canguro, si
avvicina alla torta, sorride e suona alle candeline)
Tutti e quattro si fanno vicinissimi alla torta e spèngono le cande-line
con gran spreco di fiato.
LUCI
LORÈN — (batte le mani festosa e contenta) Auguri, auguri, au-guri...
MATIÉ — (lànguido) Lorèn...
LORÈN — Oui Matié?
MATIÉ — Si può chièdere una dilazione?...Un òptional?... Un
pìccolo nono atto?... Giusto per diventare un angelo e basta...
niente di più... (con voce implorante) giusto per …amare…per
comprendere ancora di più l’amore…
LORÈN — Chissà, se potremo mai più ritornare...bisognerà par-largli!...
MATIÉ — (c.s.) E...come...dove trovarlo!?...
LORÈN — Trovarlo si può, per le vie dell’amore, Per le vie di
Lorèn!!
VIOLINISTA — (suona) Bisognerà parlargli... parlargli... parlar-gli,
trovarlo si può, per le vie dell’amore, per le vie di Lorèn
… per le vie di Lorèn … per le vie di Lorèn …ecc.
É interrotto bruscamente da un lungo e poderoso bàttito di ali.
THE END