Per un po’ di tenerezza

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PER UN PO’ DI TENEREZZA

Commedia in due tempi

di ALDO NICOLAJ

                                   

PERSONAGGI

NOEMI (detta Mimì)

NANDA

PIERA

BATÙ

NENIL

DIANA

L'azione si svolge ai giorni nostri in un complesso per anziani, a qualche decina di chilometri da una grande città.

Commedia formattata da

PRIMO TEMPO

La scena: cortile un poco fuori mano in un complesso residenziale per la terza età: un paio di panchine, un alberello, un cartello con la scritta «Lo scorpione», che è il nome dell'edificio. Sul davanzale di una finestra alcuni vasetti di fiori. In alcune scene si vedrà l'interno che corrisponde a questa finestra: una stanza con tre letti, un lavandino, un armadio, qualche sedia. Sono visibili al pubblico i gradini della scala che porta negli appartamenti dell'edificio. Nanda, una donna ancora forte, che ha superato la settantina, è seduta su di una panchina e lavora a maglia. Piera, di qualche anno più giovane, entra in scena e siede accanto a lei. Si fa notare per il suo modo di parlare con frasi e termini ricercati od antiquati.

Piera                              - Fammi sedere Le mie estremità, le mie povere estremità

Nanda                           - ( (pratica) Se ti fanno male i piedi, non andartene in giro

Piera                              - Mi dolgono, non sai quanto. Guarda il gonfiore (indica i piedi)

Nanda                           - ( Che dice il medico?

Piera                              - Non credo né ad Esculapio né ai suoi seguaci. Si può morire anche senza l'ausilio di un medico. (ride) Che stai facendo, Nanduccia? Una sciarpetta? Per chi, se è lecito?

Nanda                           - ( Per chi diavolo mi pare, cara.

Piera                              - Per una giraffa, parrebbe. (pausa) Grassi agnelli destinati al nostro pranzo serale ho visto scaricare nelle cucine.

Nanda                           - ( Ti fanno male i piedi e ti sei spinta fino alle cucine?

Piera                              - sostenuta dalla buona Adelaide. Stasera avremo cosciotti di agnello con suprème di patate. Il cuoco vorrà farsi perdonare gli orrendi precotti, oggi da me rifiutati, a quelli preferendo il digiuno.

Nanda                           - ( Fa bene il digiuno. Non affatica il cuore.

Piera                              - Che rapporto esiste tra stomaco e cuore?

Nanda                           - ( Aspetta che ti venga l'infarto e lo capirai. Alla nostra età meno si mangia e meglio è, mia cara Piera. L'organismo invecchiando non riesce a smaltire il troppo cibo. Perciò quello che non consuma, lo accumula qui qui qui (si tocca le varie parti del corpo) formando escrescenze che, imputridendo, danno gonfiore. Come succede ai tuoi piedi, mia cara.

Piera                              - Ma che stai dicendo?

Nanda                           - ( Vedrai, i tuoi piedi si gonfieranno sempre di più, finché, un brutto mattino, te li ritroverai giganteschi, mostruosi ed orrendi Tu, sempre più piccola, i tuoi piedi sempre più enormi ti riempiranno prima il letto e poi la stanza Non potrai più né alzarti, né uscire. Finché scoppieranno e tu con loro. Requiescat in pace, amen.

Piera                              - (dopo un attimo di terrore) Fanfalucche, tutte fanfalucche Il mio è un semplice disturbo circolatorio. Il sangue, chissà perché, non circola più volentieri nelle mie estremità.

Nanda                           - ( non ne gradirà l'odore.

Piera                              - Arguzia sciocca e volgare, la tua, Nanda. Le mie estremità olezzano di buono, le inciprio più volte al giorno come fossero neonati. MIMÌ (sulla sessantina appena passata, entra in scena sgranocchiando cioccolato) Niente posta, nemmeno oggi.

Piera                              - E quando mai la posta ti arreca missive?!?

Nanda                           - ( Per consolarti mangi cioccolato? Per carenza affettiva.

Mimì                             - Penso a mia figlia e mi sento un vuoto

Nanda                           - ( Io, che di figli ne ho partoriti nove, quanto cioccolato dovrei mangiare?

Mimì                             - Fortunata te, Piera, che non hai famiglia.

Piera                              - Sono rimasta sola al mondo, povera tapina.

Nanda                           - ( Io ne ho nove, ma non ci penso. Li ho dimenticati.

Piera                              - Li hai riposti. Così si dice.

Mimì                             - Io che ne ho una sola, mi struggo. Sapete da quanto non la vedo?

Nanda                           - ( I figli, ci sistemano qui, e si fanno vedere sempre meno.

Mimì                             - Mia figlia è sempre stata legatissima a me. Ed Esmeralda, poi, l'ho cresciuta io

Piera                              - Un barcone di quel nome affondò in una notte di tempesta con tanti morti.

Mimì                             - Cosa vuoi dire con questo?

Nanda                           - ( che la tua nipotina ha un nome bello strano.

Piera                              - Un nome spagnolo.

Mimì                             - Se penso a come l'ho viziata. Il cioccolato che le compravo

Nanda                           - ( Adesso te lo mangi tu ed è meglio.

Piera                              - Nocivo all'organismo, veleno per molti organi.

Mimì                             - Mi tortura non avere notizie. La notte mi sveglio con questo pensiero e non riesco più ad addormentarmi.

Nanda                           - ( Prendi un sonnifero.

Mimì                             - Non mi piace drogarmi.

Piera                              - Come il cioccolato non fosse anch'esso una droga. (mentre Nanda tira fuori una matassa e la porge a Mimì che la infila tra le braccia per permetterle di dipanarla) Guarda le mie estremità, Mimi, osserva l'orrendo gonfiore E pensare che ero veloce e rapida come una gazzella arrivavo sempre per prima in biblioteca, precedendo anche il basso personale E mai mi risparmiavo: agile e leggera salivo e scendevo dalle scalette, passavo da uno scaffale all'altro catalogando, etichettando, annotando

Nanda                           - ( Io sono stata rovinata da un supermercato: mi ha rubato la clientela ed ho dovuto chiudere. Nel mio negozio mi sentivo una regina e non ero mai stanca. La sera, fresca come una rosa, andavo al cinema ed a teatro, anche sola.

Mimì                             - lo ci andavo con Esmè. Quando glielo annunciavo, mi abbracciava così stretta con quelle sue braccine, da soffocarmi.

Nanda                           - ( Un negozio elegante, con tanto di vetrina. Ed una grande cassa in metallo arabescato che sembrava argento. Ogni volta che si apriva il cassetto din din din era una musica.

Piera                              - Piedini piccoli così ho sempre avuto. Piedi di bambola. Dovevo comprarmi scarpe per bambini. Ed ero una gazzella una vera gazzella

Mimì                             - Il mio negozio era un negozio di fiori Le ore più belle, le ho passate lì facendo corone da morto e raccontando favole ad Esmè, che mi guardava incantata (ha finito di dipanare la lana e si alza) Facciamo una partita? (anche Nanda si alza) Giuochi anche tu, Piera? (tira fuori dalla borsa un sacchettino di dischi colorati che lanceranno giuocando contro il muro) Allora?

Piera                              - Non giuoco. Futilità.

Mimì                             - (a Nanda) Io prendo i verdi, tu i rossi. (lancia il primo disco) Esmè è il mio ritratto gli stessi occhi gli stessi ricci le stesse fossette Uguale a me quando ero ragazzina.

Piera                              - Speriamo che non ingravidino anche lei, come hanno ingravidato te.

Mimì                             - Ma ti pare? Ha quindici anni!

Nanda                           - ( A quell'età mia madre aveva messo al mondo tre gemelli. È morta lasciando diciotto figli. Una dozzina e mezza. (tira il disco anche lei)

Piera                              - Una coniglia.

Nanda                           - ( Ogni volta che faceva l'amore, restava incinta. Ora la donna si difende. Ci sono pillole, contraccettivi, spermicidi, spirali, anticoncezionali ed ogni tipo di preservativi. Ma una volta, come potevano difendersi le donne? E l'aborto non era legalizzato.

Piera                              - Questo trionfare del sesso mi fa avvampare le guance per la vergogna, ragazze.

Nanda                           - ( Zitta, ché da giovane devi averne fatte più di Bertoldo.

Piera                              - Sempre stata la morigeratezza fatta persona. Ed in più nel fiore degli anni, il malvagio destino mi portò via il legittimo sposo.

Mimì                             - E cosa dovrei dire io, che di sposi non ne ho mai avuti?

Nanda                           - ( Ma avventure sì!

Piera                              - Io, il mio sposo, e basta.

Nanda                           - ( (a Mimi) Piera pensa che di amore non ne ha avuto abbastanza.

Piera                              - Non ha abbia abbia Come è possibile dimenticare che la frase dipendente richiede il congiuntivo? Perché questo continuo, ostinato rigetto del modo congiuntivo, parte integrante della nostra sintassi, chiave raffinata del nostro idioma gentile? Che la decadenza del modo congiuntivo non significhi anche la decadenza della nostra civiltà? Compagne, datemi il vostro appoggio per salvare il congiuntivo e il nostro idioma si rafforzerà.

Mimì                             - (dopo aver lanciato l'ultimo dischetto va a controllare) Ho vinto io.

Nanda                           - ( E chi lo dice? (va a controllare anche lei)

Mimì                             - Anche un cieco vedrebbe che ha vinto il rosso.

Nanda                           - ( Per me vince il verde.

Mimì                             - Misuriamo.

Nanda                           - ( Cosa vuoi misurare? (col piede sposta i dischetti e torna alla panca) Si giuoca per passare il tempo, non per vincere. (Mimì ci è rimasta male e rimette i dischetti nel sacchetto mentre entra in scena) BATÙ (sulla settantina, molto svelto ed agile) Se partecipano alla festa in costume della prima domenica di giugno, devono firmare qui. Per preventivare le presenze. Sarà una festa da mille ed una notte. Il giardino illuminato a giorno. (dà il quadernetto alle tre donne per firmare)

Piera                              - E se si scatenasse Giove Pluvio?

Mimì                             - (a Batù, che non capisce) Se piove, vuoi dire

Batù                              - Allora la festa si fa in refettorio dove c'è l'impianto stereo. Abbiamo anche invitato personalità del mondo dello spettacolo, come Alboina Valtre che ha già dato la sua adesione.

Piera                              - Carneade, chi era costui?

Mimì                             - (ancora traducendo) Non sa chi è.

Piera                              - No, non so chi è. Non so chi sia. Il congiuntivo, cara.

Batù                              - (cantando) «Togli il fiocco prendi il mare se ti tocco non tremare sono folle di te!» È la cantante più sexy delle nuove leve.

Nanda                           - ( Se lo dice lei Dicono che è stato un grande viveur

Piera                              - (corregge) Dicono che lei «sia» stato un grande viveur

Batù                              - Ho vissuto nel magico mondo dello spettacolo. Danceur e fantasista, claquette e ballo figurato (fa qualche passo di danza prima e di tip tap dopo, subito applaudito) Con Amanda, la mia compagna nella vita e nell'arte, ne abbiamo mietuti, di successi, prima che lei mi lasciasse.

Nanda                           - ( l'ha lasciato?

Batù                              - stava gustando un gelato nel giardinetto del lago il giorno della bomba. È saltata in aria. (drammatico) Il suo ultimo ole!

Piera                              - Infame è diventato il mondo.

Nanda                           - ( Non si sta tranquilli da nessuna parte.

Mimì                             - (sospirando) Solo qui. Purtroppo. (le tre donne hanno firmato il quadernetto e lo restituiscono a Batù che domanda curioso)

Batù                              - Hanno già deciso il costume che indosseranno? Pare che già tutti hanno scelto.

Piera                              - abbiamo scelto, signor Batù. Si ricordi che il congiuntivo è l'ultimo baluardo della nostra civiltà, la comune estrema salvezza

Mimì                             - Mi chiamano Mimì ed io mi vestirò come la Mimì della Bohème. La signora Nanda da spagnola.

Piera                              - Voi già sapete? Ed io come mi vestirò?

Nanda                           - ( Vestiti da araba, col volto coperto avrai tutto da guadagnare. (scoppia a ridere)

Batù                              - Brave queste belle signore che hanno spirito e sanno scherzare. In certi blocchi sapessero che malinconia Vecchi di dentro e di fuori immusoniti Ma è una sciagura invecchiare?!? È il solo modo per non morire.

Piera                              - Io mi difendo con la mia combattività. Ho ancora tante battaglie da fare in nome del congiuntivo

Mimì                             - Signor Batù. (indicando) Chi è quel signore su quella panchina? Non fa che guardarci.

Nanda                           - ( Vorrà scegliere la più bella di noi tre. Lei chi sceglierebbe?

Batù                              - Io non scelgo, mi lascio scegliere. Grazie per l'adesione. Quel signore non lo conosco. (esce. Le donne lo salutano, ma Mimi con la mano saluta l'uomo di cui ha parlato e che è fuori scena)

Piera                              - (incoraggiata, saluta anche lei vistosamente)

Nanda                           - ( Saluti gli uomini senza conoscerli? Come le puttane?!?

Piera                              - L'amica gentile è pregata di moderare i termini. Il signore a me non è sconosciuto. Mi si presentò sere or sono, quando arrivò all'accettazione. Si è anche compiaciuto di baciarmi la mano. Lo accompagnavano due figli, alti biondi, belli come soli. Li avresti detti Castore e Polluce. Con quale tenerezza, lasciandolo, lo hanno baciato.

Mimì                             - Si deve sentire spaesato. Come tutti, quando arrivano.

Piera                              - Dio del cielo, quanto bagaglio si è portato. Valigie di cuoio grasso con monogramma in argento un pesante baule certo pieno di libri antichi

Nanda                           - ( Offriti di catalogarglieli, visto che sei bibliotecaria Col tuo fascino lo conquisterai.

Piera                              - Una volta, forse. Oramai non è più quel tempo e quell'età

Nanda                           - ( È l'ora del quiz. (raccoglie la sua roba per andarsene) Se avessi un telefono a portata di mano ne vincerei di gettoni d'oro Vieni, Mimi?

Piera                              - (si mette a braccetto di Nanda) Vengo con te, sorreggimi

Mimì                             - Sorreggi il congiuntivo. Io vengo tra un po' (le due donne escono e lei, rimasta sola, tira fuori uno specchio, si pettina e si rifà le labbra. Poi siede chiudendo gli occhi e canta a mezza voce una canzone)

Nenil                             - (un bel vecchio curato e gentile si avvicina in punta di piedi e resta ad ascoltarla. Alla fine applaude. Mimì sobbalza) Scusi, le ho messo paura?

Mimì                             - Paura no ma

Nenil                             - È stata una cantante?

Mimì                             - Non è il solo rimpianto che ho.

Nenil                             - Sarebbe peggio avere dei rimorsi. (fa per sedere, ma temendo di importunare si blocca)

Mimì                             - Sieda, per favore. Non mi disturba.

Nenil                             - Se vuole la lascio ai suoi pensieri

Mimì                             - Pensieri? Diciamo ricordi. Non ci resta altro. Il mondo è laggiù, oltre quel muro.

Nenil                             - E le manca?

Mimì                             - Non riesco più a trovare la gioia di vivere.

Nenil                             - Capisco. (lunga pausa, poi) Che bel tramonto!

Mimì                             - Magari fosse così anche il nostro.

Nenil                             - È l'ora più bella con questa luce intensa i colori caldi l'aria trasparente

Mimì                             - Pittore?

Nenil                             - per passatempo. Non ho scuola, mi manca la tecnica, ma mi piace dipingere. Tra qualche giorno mio figlio mi farà arrivare i colori, le tele, i pennelli. Sono sbarcato in questo porto solo oggi con la ventiquattrore

Mimì                             - Nuovo?

Nenil                             - Magari fossi nuovo. Sa quanti anni ho? (glielo dice all'orecchio)

Mimì                             - Complimenti. Non li dimostra. È dritto come un fuso

Nenil                             - un fuso arrugginito (si presenta) Camponero Nenil

Mimì                             - Nenil? Cos'è? Un diminutivo?

Nenil                             - Un anagramma Scomponga e ricomponga: troverà l'originale

Mimì                             - Nenil Ninel Linen Lenin

Nenil                             - Alt. Ha fatto centro.

Mimì                             - Si chiama Lenin?

Nenil                             - Era l'idolo di mio padre. Gli è parso giusto affibbiarmi quel nome. Non mi ha reso un buon servizio. Non sa come mi prendevano in giro a scuola. E da militare, poi Ai sergenti non pareva vero di mandare Lenin a pulire i cessi. Lei come si chiama?

Mimì                             - Mi chiamano Mimì, ma il mio nome

Nenil                             - è Lucia.

Mimì                             - Noemi. (ridono. Un lungo silenzio)

Nenil                             - (serio) Come si sta qui?

Mimì                             - (alzando le spalle) Né bene né male.

Nenil                             - Come nel limbo?

Mimì                             - Più o meno.

Nenil                             - Non è un mattatoio?

Mimì                             - Nessuno ci ammazza.

Nenil                             - Nemmeno la disperazione? Nemmeno lo struggimento la nostalgia?

Mimì                             - Basta essere forti e stringere i denti.

Nenil                             - Bisogna farcela.

Mimì                             - Se ci riesce una piccola donna come me

Nenil                             - Già. (un lungo silenzio) Ce ne sono state di invenzioni, in questo secolo. Ma per i vecchi, cos'hanno inventato?

Mimì                             - (tristemente) La televisione. Solo la televisione.

Nenil                             - A me non basta. Ed a lei?

Mimì                             - Nemmeno a me. (lunga pausa) In che blocco dello zodiaco l'hanno sistemata?

Nenil                             - In quello dei Pesci. In una stanzetta con altri tre.

Mimì                             - Simpatici?

Nenil                             - Mi sembrano bravi ragazzi. (pausa) Mi pare che qui dentro ci siano più donne che uomini.

Mimì                             - Tutte vedove.            

Nenil                             - Anche lei?

Mimì                             - Ho una figlia, ma non ho mai avuto marito.

Nenil                             - Ed è stata sua figlia a mandarla in questo lager?

Mimì                             - Diciamo che ci sono venuta

Nenil                             - perché non poteva fare altrimenti. Come me.

Mimì                             - C'è stato un salto generazionale il modo di vivere è cambiato Altre sono le abitudini Io avevo un negozio di fiori. Ci sono vissuta dentro tutta la vita. I fiori, per me, erano una ragione di vita mi piacevano li amavo Per mia figlia i fiori, sono cose da vendere e basta. Nemmeno li guarda, li tiene al buio, nello sgabuzzino senz'aria, e si lamenta di doversene occupare. Sono nati contrasti perché il nostro modo di concepire la vita era differente Poi, la bambina reclamava il suo spazio in casa Mi sentivo di troppo, anche se l'appartamento era e continua ad essere mio. Mi ha proposto di venire qui, ci sono venuta. Cos'altro avrei dovuto fare? L'importante è continuare a vivere con coerenza, con dignità, senza pretendere nulla, soprattutto compassione. Da chi abbiamo dato tutto

Nenil                             - Abbiamo fatto il nostro tempo. Ogni frutto ha la sua stagione.

Mimì                             - La frutta, la congelano, ormai.

Nenil                             - Vorrebbe che congelassero anche noi?

Mimì                             - No, per carità: amo il caldo il sole

Nenil                             - Di freddo, ne abbiamo già troppo nel cuore

Mimì                             - (offrendogli del cioccolato) Gradisce? Io ne ho bisogno per compensarmi di tutto quello che mi manca.

Nenil                             - Ce ne vorrebbero tonnellate, allora. (mangia in silenzio il cioccolato) Buono dolce ricorda l'infanzia (quasi spaventato) Dio, com'è lontana

Mimì                             - I primi giorni sono duri. Poi ci si abitua. Stanno organizzando una grande festa. È la prima volta.

Nenil                             - Una festa di vecchi che festa è?

Mimì                             - Festa o non festa, ben venga tutto quello che rompe questa monotonia. (pausa) Perché mi guarda così?

Nenil                             - Ha un viso interessante. Mi piacerebbe farle il ritratto

Mimì                             - (modula le parole della Bohème) «Sono bella ancora?»

Nenil                             - (sta al giuoco) «Bella come un'aurora».

Mimì                             - «Hai sbagliato il raffronto. Volevi dire bella come un tramonto »

Nenil                             - Grazie di avermi dato del tu. (le prende la mano e baciandola ripete ancora le parole della Bohème) Oh, Mimì, mia bella Mimi (proprio nel momento in cui Piera e Nanda si affacciano alla finestra dove sono i fiori)

Piera                              - Mortificatissima di disturbare, Mimì, si ignorava che fossi in dolce compagnia. Si voleva dare inizio alla partita consueta

Mimì                             - (confusa come una scolaretta si alza e fa le presentazioni) Le mie compagne di stanza: la signora Nanda e la signora Piera alla quale lei si è già presentato

Nenil                             - Mai avuto questo piacere

Mimì                             - (piano) Mi aveva detto di averla vista arrivare, accompagnato da due figli belli come il sole, con lussuose valigie ed un baule pieno di libri antichi La mia amica è dotata di molta fantasia.

Nenil                             - (inchinandosi alle due donne) Camponero. Nenil Camponero. Sono un nuovo ospite. Arrivato stamattina.

Piera                              - È vero, forse abbondo di fantasia. Chi non ne ha, pensa ne abbia troppa. Sono Piera.

Nanda                           - ( E Nanda sono io. A presto.

Nenil                             - A presto. (a Mimi) Non sai come mi ha fatto piacere conoscerti. (e se ne va rapido mentre Mimì sale le scale per entrare nell'edificio)

Piera                              - Hai sentito, Nanda? Già si danno del tu. Ma che avrà quella maliarda? Chissà con quali riposte lusinghe, dopo averlo adocchiato, lo ha adescato.

Nanda                           - ( Meglio per lei. (Un cambiamento di luce darà il passaggio di tempo. Ora Piera e Nanda sono sedute sulla panchina al sole facendo a maglia o leggendo quando entra Nenil, sicuro di trovare Mimì. Non vedendola si ferma ed inventa un'azione per darsi un contegno)           

Piera                              - (dopo averlo scorto, dice qualcosa all'orecchio di Nanda, che ha un 'espressione di incredulità e guarda Nenil)

Nenil                             - (sentendosi osservato) Buongiorno, bella giornata.

Nanda                           - ( Comincia ad abituarsi, signor Camponero?

Piera                              - Stiamo qui sedute a goderci le carezze di quest'astro benevolo, sperando che senza troppa fretta arrivino i mesi autunnali. Cerca qualcuno?

Nenil                             - lo? No. Passeggio. Avanti ed indietro.

Piera                              - come un'anima in pena, si potrebbe anche dire.

Nenil                             - In questo posto c'è qualcuno che non lo sia? (saluta e se ne va)

Piera                              - Allora? Sei rimasta di stucco, vero? Non è inverecondo?

Nanda                           - ( Ti sarai confusa, Piera.

Piera                              - Li vidi io stessa, con queste pupille.

Nanda                           - ( Nel buio della notte?

Piera                              - Io come i felini vedo nell'oscurità.

Nanda                           - ( (non dando peso) Sarà. (infila l'ago per cucire)

Piera                              - Infili l'ago senza l'ausilio degli occhiali?

Nanda                           - ( Tu vedrai bene di notte, io di giorno.

Piera                              - Dimmi il tuo pensiero. Non è un'indecenza?

Nanda                           - ( Ti sarai confusa come quel giorno che hai visto scaricare in cucina degli agnelli, che non sono mai comparsi sulla nostra mensa.

Piera                              - Li ho visti io, te lo assicuro.

Nanda                           - ( Gli agnelli?

Piera                              - No, Feniglia Noemi, detta Mimi, tra le braccia del detto Camponero.     

Nanda                           - ( Ma se ha passato la sera con me a guardare la tivù.

Piera                              - Ti sarai addormentata, come fai sempre. Non mi stupisco della sua leggerezza. Del resto cosa ci si può aspettare da una cosiddetta madre nubile?

Nanda                           - ( Avrebbe potuto capitare anche a noi restare incinte, prima del matrimonio.

Piera                              - A te forse, ma non a me.

Nanda                           - ( Ti sei sposata vergine, tu?

Piera                              - Io non ho partorito prima delle nozze.

Nanda                           - ( e nemmeno dopo.

Piera                              - Colpa del mio povero marito, il cui seme era infecondo. Perché stai sempre dalla parte di Feniglia Noemi detta Mimi? Eppure si capisce subito che non fu mai donna virtuosa. Ancora si trucca, alla sua età

Nanda                           - ( Ti trucchi anche tu.

Piera                              - Mi limito a vivificare di un nonnulla il pallore del mio incarnato e le mie labbra esangui. Lei, invece, sempre con lo specchietto in mano ad aggiustarsi un ricciolo ribelle ad allungarsi gli occhi a darsi l'ombretto Ora capisco perché. Voleva la sua preda. Ma noi non le permetteremo di far diventare volgare bordello questa comunità di anziani onesti le proibiremo di comportarsi come una sgualdrina faremo capire a Mimì

Mimì                             - (che ascoltava dietro le persiane della finestra, le spalanca e si scopre) Vuoi ripetere, Piera?

Piera                              - (presa alla sorpresa) Io sono come Paganini, che non ripeteva mai.

Nanda                           - ( Ripeti quanto hai detto poco fa a me (si diverte) Su

Mimì                             - Cosa osa rimproverarmi quella pazza?

Nanda                           - ( Dice di averti sorpresa ieri notte tra le braccia di Camponero.

Mimì                             - E quando? Ho passato la serata accanto a te, a guardare la tivù

Piera                              - Non crearti alibi falsi, carina. Del resto, inutile negarlo: sei quella che sei. Noi, timorate di dio, ci siamo sposate davanti all'altare, senza prima concedere le nostre grazie a chicchessia. Mentre tu non hai avuto un marito e non hai saputo nemmeno dare un padre alla figlia che hai generato

Mimì                             - (per tutta risposta le lancia un vaso, che la sfiora e scompare dalla finestra)

Piera                              - (strillando come un’aquila spennata) Ahi, assassina assassina Aiuto! Aiuto!

Nanda                           - ( Perché chiami aiuto? Non ti ha sfiorata

Piera                              - Ha attentato alla mia vita ha cercato di assassinarmi Ahi Ahi

Batù                              - (accorrendo) Cosa succede?

Piera                              - (felice di aver trovato un interlocutore) Per un miracolo di Dio misericordioso non mi ha sfondato il cranio Quel vaso, lo vede? Me lo ha buttato sulla testa la spregevole Mimi (fingendo di svenire) Mi si scemano le forze mi si appanna la vista mi sento svenire

Nanda                           - ( (mentre Batù preoccupato la fa sedere sulla panchina) Non fare la commedia, Piera. Non è successo nulla. Hai insultato Mimì e lei ha reagito

Piera                              - Le ho dato della sgualdrina, signor Batù, perché Mimì è una sgualdrina lo è sempre stata e (si accorge che Mimì è entrata in scena: cerca di scappare, Mimì la rincorre e lei un po' si fa scudo di Batù, un po' della panchina. Le due donne si rincorrono tra il divertimento di Nanda)

Batù                              - (cercando di trattenere Mimì) Si calmi non faccia sciocchezze

Mimì                             - Lei si tolga di mezzo, Batù.

Piera                              - (nascondendosi dietro Batù) Fermi la furiosa Ma che uomo è lei se non difende una povera vittima? Noemi, detta Mimi, guai se osi mettermi le mani addosso

Mimì                             - (l'ha raggiunta e le strappa di testa la parrucca che solleva come una preda)

Piera                              - (strilla cercando di riprendergliela) Ridammela, ingrata È delicato il mio cuoio capelluto Oh, Dio, che crudeltà e che vergogna (ora è lei che corre dietro a Mimì)

Mimì                             - (le offre la parrucca per subito allontanarsi) Eccola la tua parrucca Corri, vieni a prenderla Brava, sei svelta! Ti è passato il dolore ai piedi? Sei di nuovo veloce come una gazzella?!? Chi ha fatto il miracolo? Il congiuntivo?

Nanda                           - ( È vero che sei svelta. Non ti fanno più male le tue «estremità»?

Mimì                             - Non ha mai avuto male ai piedi, si riempie le scarpe di cotone per farsi compassionare, quella bugiarda nata. (le ributta la parrucca) Riprenditi questa porcheria.

Piera                              - (prende la parrucca e se la rimette in testa) Pagherai la tua proterva arroganza, malnata! So io a chi fare rapporto. E Batù e Nanda mi faranno da testimoni. Ti farò espellere, vipera. Godo della fiduciosa amicizia del direttore

Mimì                             - Ti consiglio di farti trasferire subito, allora, perché se ti trovo ancora nella stanza, ti faccio fare lo stesso volo che ho fatto fare al vaso di fiori. Ti elimino. Te ed il congiuntivo. (a Piera che si allontana spaventata) Più svelta veloce fai vedere come corre una gazzella (Piera è scappata via)

Nanda                           - ( (che sta ridendo fino alle lacrime) Meglio vada a tenerla d'occhio. Te la sei fatta nemica. Con quella lingua tagliente e la fantasia galoppante chissà cosa è capace di combinarti (si alza ed esce)

Mimì                             - Grazie, Nanda, conto su di te. (raccoglie la piantina) Ed io che me la sono presa con te, piccola gentile begonia, che non hai mai fatto male ad anima viva. (siede con la piantina in grembo) Chissà che choc avrai avuto .

Batù                              - Inferiore certo a quello della signora Piera.

Mimì                             - L'avrei strangolata. Ho sentito tutta la vita chiacchiere sulla mia condizione di madre nubile. Pensavo che, ormai, da vecchia, mi avrebbero lasciata in pace

Batù                              - Non ci pensi più. Ho visto baruffe femminili ben più violente. Questa al confronto era rose e fiori. Ho visto staccare a morsi orecchie e nasi capelli strappati a manciate unghie conficcarsi nelle guance Nei locali notturni le rivalità femminili scoppiavano improvvise, all'ora di chiusura, come incendi

Mimì                             - I sacrifici che fa una madre nubile per allevare una figlia non li considerano

Batù                              - Una sera al Black Cat due spogliarelliste si sono lanciate l'una contro l'altra i loro splendidi corpi in un attimo erano rossi di sangue

Mimì                             - Ho tirato su mia figlia, le ho dato tutto quello che potevo

Batù                              - La mulatta ha strappato all'altra con un morso un capezzolo. Come un bottone. Hanno un temperamento, le mulatte! E una pelle da far perdere la testa una pelle che sa di banana

Nenil                             - (entra in scena e fa cenno a Batù di andarsene e siede vicino a Mimì che tutta nei suoi pensieri, gli volta le spalle e continua a piangere. Nenil da un piccolo colpo di tosse).

Mimì                             - (si volta) Nenil?!?

Nenil                             - Perché piangi? Cos'è successo?

Mimì                             - Chiacchiere. Ho passato la serata a guardare la tivù con Nanda. Piera va dicendo in giro che, invece, mi ha vista abbracciata a te.

Nenil                             - Sarebbe stato meglio!

Mimì                             - Una madre nubile è considerata una poco di buono. Perciò sparlano di me. Sempre.

Nenil                             - Mai dare peso alle chiacchiere. Se avessi una cinquantina di anni di meno, farei una strage. Ma, ormai, sono vecchio.

Mimì                             - Magari si potesse ritornare indietro. Ogni tanto, guardandomi allo specchio, mi metto paura. Dov'è andato a finire il mio bel visetto? Avevo una carnagione di pesca Ora, della pesca, cos'è rimasto? Il nocciolo.

Nenil                             - che della pesca è il cuore.

Mimì                             - Rinsecchita avvizzita e mi rinfacciano l'errore che ho compiuto quando ero fresca e bella

Nenil                             - Non ero male nemmeno io, una volta. Una testa fiera un corpo muscoloso

Mimì                             - Ho cambiato anche di carattere Ero sempre di buonumore mi piaceva scherzare cantare ballare Ricordi com'erano belle le nostre canzoni?

Nenil                             - La mia preferita era questa. (accenna ad un motivo)

Mimì                             - (la canta insieme a lui fino alla fine, poi) Quanti ricordi.

Nenil                             - Si chiama «Cheeck to cheeck» guancia a guancia. L'uno tra le braccia dell'altra. La preistoria. I giovani non devono più ricorrere alla scusa del ballo per abbracciarsi. Possono far!o quando vogliono, non c'è più nulla di proibito

Mimì                             - E non è meglio? Prendere il sole a seno nudo, sarebbe piaciuto anche a me, per esempio. Quello che a noi non era permesso, adesso lo possono fare senza scandalo. Se le donne non vogliono sposarsi per mettere al mondo un figlio, ora lo possono fare. Invece ai miei tempi (una pausa) Sua moglie è morta?

Nenil                             - In un incidente, in California, dove era scappata con un altro. Non sono più stato capace di rifarmi una vita. Mi aveva lasciato un bambino che era gracile sempre ammalato L'ho viziato troppo. Gli ho dato la mia vita e lui mi ha mandato a morire qui.

Mimì                             - Non si rendono conto di come sono crudeli con noi?

Nenil                             - Abbiamo ancora un carico d'amore infinito, ma loro non lo vogliono più. Ed allora, a chi darlo? Se ne vanno la vista, l'udito, i capelli, i denti ma la nostra carica d'amore resta intatta.

Mimì                             - Ma, nessuno lo vuole più.

Nenil                             - Se lo volessi tu, Mimi

Mimì                             - Stai scherzando?

Nenil                             - Non è certo l'amore che avrei potuto darti a vent'anni ma è pur sempre amore. Da quando ti ho conosciuta . non faccio che pensare a te. Non ci credi?

Mimì                             - Andiamo, Camponero Bisogna essere seri

Nenil                             - È la verità, te lo giuro, nocciolo di pesca, mio nocciolino.

Mimì                             - Tu sei un poco matto, come tutti i pittori.

Nenil                             - Ne hai conosciuti molti?

Mimì                             - Di uomini o di pittori? (ridono) Come puoi pensare di voler bene ad una vecchia come me?

Nenil                             - Visto che sono vecchio anch'io Ma cosa importa? Lo hai detto anche tu, dentro siamo come una volta. (le prende una mano) Chiudi gli occhi cerca di dimenticare il tempo gli anni stringimi la mano come io stringo la tua No, non aprire gli occhi Adesso, dimmi, Mimì, non è come allora? Non provi anche tu, come me, un senso di tenerezza di serenità di gioia

Mimì                             - Nenil Nenil perché farmi sentire un sentimento che non è più per me?!?

Nenil                             - E chi lo dice? Chi ci vieta di volerci bene? No, non aprire ancora gli occhi. Prima dimmi se senti qualcosa per me se mi vuoi un po' di bene

Mimì                             - (toglie la mano da quella di Nenil ed apre gli occhi) Uh, che fretta Una donna va conquistata poco a poco

Nenil                             - Non è che abbia davanti tutta la vita. Ormai

Mimì                             - Devi riflettere

Nenil                             - In amore non si riflette, ci si lascia andare, Mimì

Mimì                             - Non è che mi prendi in giro?            

Nenil                             - Non mi credi? Devo dimostrartelo? E come? Non posso fare come i cervi che si mettono a dar cornate agli altri maschi del branco (mimando) Così così e così. (si stringe a Mimì)

Mimì                             - E quella strega di Piera come ha fatto ad anticipare tutto? Come ha potuto capire che avevo voglia di farmi abbracciare da te?!? (prende il fiore della piantina e lo dà a Nenil) Prendi questo fiore.

Nenil                             - (stupito) E cosa me ne faccio?

Mimì                             - (lirica) Me lo riporterai quando sarà appassito (tenera) Appassito come noi, Nenil. Fiori avvizziti siamo (mette la testa sul petto di Nenil) Sei vecchio ma mi piaci lo stesso. Ti sento forte più forte di me, che sono così debole fragile (sta quasi per commuoversi, poi) Cosa te ne fai, di una vecchia?

Nenil                             - Mi piacerebbe passare insieme una notte.

Mimì                             - Matto!

Nenil                             - Anche sotto le stelle nell'erba

Mimì                             - Al mattino sentiresti che reumatismi

Nenil                             - I miei compagni di stanza venerdì vanno in gita La stanza resterà vuota. Perché non vieni a dormire con me?

Mimì                             - Cosa te ne faresti di questo nocciolo di pesca?

Nenil                             - Tu non ti preoccupare, lascia fare a me.

Mimì                             - Matto, come tutti i pittori. Sei matto (sorride stringendosi a lui) (Un cambiamento di luce darà il passaggio di tempo. È notte, la scena è rischiarata da un lampione)

Nenil                             - (cappotto con bavero rialzato, sciarpa, cappello entra guardingo e si ferma sotto le finestre di Mimì facendo un fischio convenzionale. Si vede la mano di Mimì che viene fuori falla finestra come per dire che ha sentito. Nenil va vanti ed indietro come un ragazzino al suo primo appuntamento)

Mimì                             - (esce con le scarpe in mano sulla scaletta, facendo pianissimo. Ha un lungo mantello. Si ferma sulla scala per infilarsi le scarpe)

Nenil                             - (le va incontro) Mimi

Mimì                             - (gli fa cenno di non parlare) Andiamo.

Nenil                             - Un momento. (guarda l'ora) Buscolini Ugo a mezzanotte e cinque va al gabinetto Andiamo tra cinque minuti. E bisogna fare svelti perché a mezzanotte e trentacinque è Mastropasqua Corrado che ci va Non bisogna incontrare nessuno.

Mimì                             - (sta mettendosi le scarpe) Avevo paura di addormentarmi

Nenil                             - Ti avrei svegliata io. Chiarini Marco

Mimì                             - Parla più piano.

Nenil                             - Chiarini Marco, all'ultimo momento, diceva di avere mal di gola e non voleva più partire. La fatica che ho dovuto fare per convincerlo

Mimì                             - Mi pare non si siano svegliate. Ho messo nel mio letto dei cuscini. Sono pazza a fare tutto quello che mi fai fare tu.

Nenil                             - Bisogna essere pazzi, Mimì. Se fossimo ragionevoli finirebbe che pazzi lo diventeremmo veramente. Hai portato la camicia da notte?

Mimì                             - Ce l'ho addosso.

Nenil                             - Di che colore?

Mimì                             - Un po' di pazienza e vedrai.

Nenil                             - (si toglie la sciarpa e la mette al collo di Mimi) Il letto è strettino. Ti metterai dalla parte del muro, così non cadrai. D'accordo, nocciolino?

Mimì                             - Ci mancherebbe anche cadessi e mi rompessi il femore. Nenil, alla nostra età

Nenil                             - Ci vogliamo bene. Nessun altro ce ne vuole.

Mimì                             - Andiamo?

Nenil                             - (guarda l'ora) Ancora un momento. Emozionata?

Mimì                             - Come al mio primo appuntamento.

Nenil                             - Non pensare agli altri amori, pensa soltanto al mio. (la prende a braccetto ed     avviandosi nel buio inciampa in un barattolo che rotola via. Escono. Dopo qualche secondo si apre la finestra e nel buio si intravede Piera)

Voce di Nanda             - ( Che diavolo fai, Piera?

Piera                              - Pareva che qualcuno cicalasse e poi un bizzarro rumore

Voce di Nanda             - ( Sarà stato un topo. Chiudi chiudi guai se si sveglia Mimi.

Piera                              - Già, guai se si sveglia Mimi. (chiude la finestra la scena resta al buio)

FINE DEL PRIMO TEMPO

SECONDO TEMPO

È illuminato l'interno della stanza: Mimi, in costume dell'eroina dell'opera di Puccini sta facendosi i riccioli e truccandosi; Nanda in una specie di costume messicano sta sistemandosi collane ed orecchino e Piera con un costume da casacca, già col colbacco in testa, sta calzando, con difficoltà, degli stivali. È il giorno della festa, le tre donne, ognuna in modo diverso, sono piene di eccitazione.

Mimì                             - (a Nanda alludendo a Piera) Cosa sta dicendo la vedova del congiuntivo?

Nanda                           - ( di non tenerle il muso perché, in fondo, ti è amica.

Mimì                             - Molto in fondo. Di amiche come lei non so che farmene.

Nanda                           - ( Hai sentito Piera?

Piera                              - Rispondile che continuerò a fare il suo paladino difendendola dagli attacchi.

Mimì                             - Difendermi? Lei? Da chi?

Nanda                           - ( Non puoi negare di essere molto chiacchierata per la tua spregiudicatezza, Mimì.

Piera                              - Non più sommessi brusii, ma boati che squassano gli auricolari.

Mimì                             - Lasciate che la gente parli. Ho sempre saputo badare a me stessa.

Piera                              - Con risultati poco brillanti.

Mimì                             - Nanda, rispondi alla vipera che, per lo meno, ho la coscienza tranquilla. Non può dire altrettanto lei che ha spinto il marito al suicidio.

Piera                              - Ragli d'asino non salgono al cielo. Ma, ormai, il passato è dietro le nostre terga e per quanto riguarda il mio, nessuno può sparlare di me, mentre non lo stesso si può dire della cosiddetta signorina Mimi.

Mimì                             - Cosa dice la vedova?

Nanda                           - ( Ti stai comportando in modo assurdo, Mimi. Te lo dico io che ti voglio bene. Cosa ci guadagni a metterti contro tutti? Ti esibisci con Nenil in un modo che è ridicolo, alla nostra età.

Mimì                             - Nenil ed io non facciamo nulla di male, se ci facciamo vedere da tutti a tubare.

Nanda                           - ( Siete troppo vecchie, come colombelle.

Piera                              - e spennacchiate. (ride)

Mimì                             - Meglio colombelle spennacchiate che cornacchiacce velenose.

Piera                              - (fa un gesto di pace ed offrendo cioccolato) Nanda, domanda a Mimì se gradisce.

Nanda                           - ( Vuoi, Mimi?

Mimì                             - Grazie, non soffro più di carenze affettive.

Piera                              - (cercando di attaccarsi i baffi da cosacco) Bisogna pensare alla volubilità del maschio.

Nanda                           - ( (fermando Mimì che sta per risponderle) Che vale sbranarci, ragazze? Siamo imbarcate su questo stesso barcone che va alla deriva, cerchiamo di andar d'accordo e non litigare. Oggi, poi, è un giorno di festa

Mimì                             - Cosa dovrei fare? Buttarmi tra le braccia di quel falso cosacco del Don, che non sa nemmeno attaccarsi un paio di baffi? Non ti muovere, Piera, te li sistemo io.

Piera                              - (quasi commossa) Dici davvero? Non ci riesco perché mi vellicano. Oh, grazie, Mimi.

Mimì                             - Fine delle ostilità. (l'abbraccia)

Piera                              - Rinasco, soffriva tanto quel mio povero cuore affranto

Mimì                             - E pensi che io non ho sofferto?

Piera                              - Abbia, Mimi, rispetta il congiuntivo. (tutte e tre scoppiano a ridere)

Nanda                           - ( (mentre Mimì cerca di attaccare i baffi a Piera) Allora, tutto bene col tuo Caposcuro?

Mimì                             - Camponero. Piera direbbe che la nave dell'amore va col vento in poppa.

Piera                              - Non immagini quanto me ne compiaccia.

Nanda                           - ( Ti stanno bene, dovresti portarli sempre. (ride)

Piera                              - Oh, Dio, che vellichio mi provocano starnuti Come faranno mai i maschi?

Mimì                             - Ti abituerai anche tu, come loro. (riprende a truccarsi)

Nanda                           - ( Così ti sei proprio innamorata, Mimì!?! Non l'avrei mai immaginato, alla tua età. Qui dentro, in tutti i blocchi dello zodiaco, si parla della vostra storia. E ne raccontano di cotte e di crude.

Piera                              - La Bramanti Guglielmina sostiene che trascorresti una notte intera col signor Camponero, approfittando della temporanea assenza dei di lui compagni di stanza. Ha detto di averti vista coi suoi stessi occhi uscire dalla sua dimora

Mimì                             - Ed è la pura verità.

Nanda                           - ( Hai fatto questo, Mimì?

Piera                              - Cosa intendono le mie orecchie!?!

Mimì                             - Ho passato la notte tra venerdì e sabato con Nenil. E Bramanti Guglielmina mi ha sorpresa, mentre lasciavo la sua stanza.

Piera                              - Ed io che pensavo che fosse una di lei calunnia

Nanda                           - ( E Piera ed io non ci siamo accorte di nulla?

Mimì                             - Dormivate.

Piera                              - La notte di venerdì? Ma fu proprio quella notte che un bisbiglio ed uno strano rumore mi svegliarono e mi affacciai alla finestra. Ma non vidi nulla. Ricordi, Nanda.

Nanda                           - ( Ed io ti dissi di far piano per non svegliare Mimi.

Mimì                             - (ride, poi, seria) È stata una notte meravigliosa.

Nanda                           - ( Scusa se sono indiscreta, Mimì: vi siete amati veramente?

Mimì                             - Ogni gesto è stato un gesto d'amore.

Piera                              - E vi siete conosciuti biblicamente?

Nanda                           - ( Hanno dormito insieme, Piera.

Piera                              - Mi sento tutta palpitare e rabbrividire. Alla nostra età è ancora dunque fattibile l'amore?

Nanda                           - ( Colombelle sul serio, allora.

Mimì                             - Non importa se spennacchiate. (ride)

Nanda                           - ( Ma perché esibite la vostra relazione?

Mimì                             - Vogliamo sposarci ed il figlio di Nenil non vuole.

Piera                              - Il di lui padre non è forse maggiorenne?

Mimì                             - A Nenil spiace mettersi contro il figlio. Vorrebbe fosse d'accordo. E allora per convincerlo, ci facciamo vedere insieme da tutti. Deve rendersi conto che ci amiamo veramente. Per lui cosa cambia? Dovrebbe essere felice: il padre non sarà più solo. Sposandoci la direzione potrà permettere anche a noi di avere una stanza come le altre coppie.

Nanda                           - ( Lo ami veramente?

Mimì                             - Come fosse il primo amore. Non sento più i miei anni, penso di nuovo al futuro

Piera                              - Amore senile, Mimi

Mimì                             - Senile o no è amore, Piera. Gli voglio bene.

Nanda                           - ( Tua figlia è d'accordo?

Mimì                             - Non ho sue notizie. Telefono e non risponde nessuno. Le ho scritto. Perché non dovrebbe approvare la nostra decisione? Ho sognato tutta la vita di sposarmi.

Piera                              - Ti sposi e riscatti la tua esistenza.

Nanda                           - ( Se Diana non risponde, lo saprà a matrimonio avvenuto.

Mimì                             - Deve dare il consenso. La direzione non si assume responsabilità. Ci trattano come fossimo minorenni.

Piera                              - Responsabilità di che? Non correte il rischio di una gravidanza

Mimì                             - Potessi parlare io al figlio di Nenil Lo convincerei. Perché dovrebbe ostacolare una decisione di suo padre? Io mi tormento. Passo dalla felicità alla disperazione La notte mi sveglio all'improvviso, col terrore che qualcuno mi separi da lui. Se lui mi dormisse accanto, nulla mi farebbe paura (si sente una musica, stanno provando gli altoparlanti)

Piera                              - Svelte, ragazze. La festa sta per cominciare

Mimì                             - (si infila il cappellino a cuffia di Mimì) Io sono pronta.

Nanda                           - ( (agitata) Il mio coso Oh, dio, dove l'ho messo Vergine Santissima, non lo trovo più

Piera                              - Cosa stai cercando?

Nanda                           - ( Il coso come diavolo di chiama il coso da infilare

Mimì                             - Il colbacco. (lo prende dal letto) Eccolo. ,(glielo infila)

Piera                              - Non vi pare, ragazze, che di molto spirito sia il mio mascheramento? Secondo Adelaide, la mia è stata capricciosa audacia: con tutta la mia femminilità vestirmi da maschio. (a Mimì che si avvicina con una matita) Che vuoi farmi, Mimi?

Mimì                             - Accentuarti le sopracciglia. (si attenua la luce nella stanza fino a spegnersi e si illumina il cortile. Della stanza non resta visibile che la finestra con davanzale)

Diana                            - (sui quarantacinque anni, vestita con pretesa eleganza entra e si guarda attorno come per orientarsi)

Batù                              - (tutto avvolto in un mantello nero, la mascherina sul viso sta andando verso l'edificio dove abita Mimi e si ferma a guardarla. Diana ha un sussulto di spavento) Non abbia paura Cerca qualcuno?

Diana                            - il blocco dello Scorpione.

Batù                              - (indicando il cartello) Eccolo. È venuta per la festa?

Diana                            - Quale festa?

Batù                              - La festa in costume. (apre il mantello) Io sono Zorro. (estrae da un fianco lo     spadino e fa uno strano segno nell'aria. Ridendo) Il segno di Zorro. (un tempo) È stata invitata anche lei?

Diana                            - (sbalordita) No, cerco mia madre. Feniglia Feniglia Noemi

Batù                              - detta Mimi. La sua finestra è quella coi fiori sul davanzale. È la prima volta che viene?

Diana                            - Prima mia madre abitava un altro blocco.

Batù                              - ai Gemelli. Meglio qui. (chiamando) Mimì? Mimì?!? Mimì!?! (dall'interno arriva un cicaleccio)

Voce di Nanda             - ( Eccoci, stiamo arrivando. (dalla scaletta appaiono le tre donne nei loro costumi, coi trucchi vistosi, ridendo ed emettendo piccole grida. Nanda ha un’enorme spada, Piera spazza l'aria con un lungo frustino Mimi rientra per andarsi a prendere il manicotto)

Piera                              - Attese da Zorro in persona?!? Sorprendente

Batù                              - Mimì è tornata indietro?

Nanda                           - ( Sta venendo. (più forte la musica) E questa signora chi è? Una nuova ospite? Molto giovanile.

Diana                            - (secca) Sono la figlia di Noemi.

Nanda                           - ( (le fa una buffa riverenza) Signora Diana Sono Nanda. Compagna di camera di sua madre.

Piera                              - (si mette sull'attenti e fa un buffo saluto militare) Di nome faccio Piera, ma oggi mi appello Pirowski, cosacco dello zar.

Batù                              - Batù, ex danceur. Oggi però sono Zorro. (fa lo strano segno con lo spadino nell'aria)

Nanda                           - ( Hai visite, Mimi

Mimì                             - (appare sulla scaletta, guarda la figlia, piena di gioia) Diana, sei tu?!? Possibile che sia qui?!? (spalanca le braccia scendendo per abbracciarla)

Diana                            - (guardandola sbigottita) Mamma, come ti sei conciata?!?

Nanda                           - ( Non sta un amore?

Piera                              - L'immortale eroina di Puccini in persona. Appena invecchiata.

Batù                              - (le prende la mano baciandogliela) Che gelida manina

Mimì                             - (non desidera altro che abbracciare la figlia, commossa fino alle lacrime) Diana Diana

Diana                            - (secca) Vuoi spiegarmi cosa succede? Cos'è questo manicomio?!?

Batù                              - (intervenendo) una festa in costume, signora.

Piera                              - con danze e cotillons

Nanda                           - ( Con l'intervento di eminenti personalità dello spettacolo

Batù                              - Tra le quali Alboina Valtre. La conosce? (canta) Togli il fiocco - non tremare - io ti voglio solo amare (sono tutti allegri e su di giri, tranne Mimì che è commossa e Diana spiacevolmente sorpresa)

Nanda                           - ( È una festa che è stata voluta dal collettivo con l'appoggio delle nostre eccellenti assistenti sociali. Cosa si fa? Si va alla festa?

Mimì                             - Andate voi, vi raggiungerò.

Piera                              - Noi ti precediamo. Con permesso. (con Nanda e Batù se ne vanno vociando. Lungo silenzio)

Diana                            - (molto perplessa) Pensavo che questa fosse una casa di riposo

Mimì                             - Lo è. Lo è. Oggi è un giorno particolare, non far caso. La voglia che avevo di vederti Diana Mi sembra di sognare Fatti vedere: stai bene stai proprio bene Sei elegante non ti ho mai vista così in forma! Non mi abbracci nemmeno?

Diana                            - (appena la sfiora)

Mimì                             - Ed Esmeralda? La mia Esmè? Non è venuta? Ho una voglia di vederla che nemmeno immagini Me la sono sognata, qualche notte fa, coi capelli sciolti sulle spalle nude (Diana tace. C'è un senso d'imbarazzo, una pausa) Non mi dici nulla, Diana? Perché non hai portato Esmè?

Diana                            - Andava al cinema col suo ragazzo. Ti manda questa lettera. (tira fuori una lettera e gliela dà) Non leggerla ora. Dopo. Abbiamo poco tempo e dobbiamo parlare. (siede sulla panchina)

Mimì                             - (stringendo la lettera) Mi ha scritto Ma avrei voluto vederla

Diana                            - Meglio non ti veda cosi.

Mimì                             - Cosi come? (realizza) Ah, in costume. Me lo sono fatto io. Non ti piace?

Diana                            - Sei ridicola, mamma.

Mimì                             - Lo siamo tutti, oggi Siamo in maschera per far festa. Per ridere per divertirci

Nanda                           - ( Quei due mostri chi erano?

Mimì                             - Quali mostri? (realizza) Le mie compagne di stanza. E quello vestito da Zorro è un ex ballerino professionista.

Diana                            - Bell'ambiente. (pausa) Vi divertite, mi sembra

Mimì                             - Una festa come diversivo. Per rompere un poco la malinconia. C'è gente spenta non sa più sorridere che rinuncia alla vita. Non è che sia allegro, qui. Ecco perché con le assistenti sociali si è pensato di organizzare una festa affinché tutti potessero divertirsi. (silenzio) Mhm, che buon profumo Ed hai un nuovo taglio di capelli Come sono felice di vederti, finalmente. (cerca di abbracciarla)

Diana                            - Fai piano, mi spettini. Togliti quel cappello, sarai meno ridicola. (Mimì si toglie il cappellino) Ti sei fatta anche i ricciolini?

Mimì                             - Sono ridicola, ma so di esserlo.

Diana                            - Tutta truccata, alla tua età .

Mimì                             - È un ballo in maschera, Diana. (un lungo silenzio poi, triste) Avevo paura che mi avessi dimenticata. Sapessi quanto ho telefonato

Diana                            - Ho un altro numero, ora.

Mimì                             - Perché non me lo hai dato? (Diana alza le spalle) Cosa mi racconti? Ne avrai di cose da dirmi. Il negozio?

Diana                            - L'ho dato in gestione, non te lo avevo detto?

Mimì                             - No.

Diana                            - Il negozio, per me, è sempre stato un incubo Quell'umidità quei gambi viscidi quell'odore di marcio

Mimì                             - Ricordi, da piccola, quando mi sedevi vicino e ti insegnavo a fare le corone? A te i fiori non sono mai piaciuti. Per me erano una ragione di vita.

Diana                            - Ho risolto il problema, ora.

Mimì                             - Lo hai affittato o dato a percentuale?

Diana                            - Affittato.

Mimì                             - E l'affitto ti basta? O Guido guadagna più di una volta?

Diana                            - È parecchio che non lo vedo.

Mimì                             - Non lo vedi? Tuo marito?!?

Diana                            - Ci siamo separati. Non te l'avevo detto?

Mimì                             - No. (pausa. Timida) Come mai?

Diana                            - Succede che i rapporti finiscano per deteriorarsi.

Mimì                             - Esmè non ne ha sofferto?

Diana                            - Con me non le manca niente.

Mimì                             - forse il padre.

Diana                            - Lo vede. Ogni tanto. Per lo meno lei sa chi è suo padre. (Mimì incassa colpita. Un tempo) E, poi, Alex le fa da padre.

Mimì                             - Chi è Alex?

Diana                            - L'uomo con cui vivo. Non te lo avevo detto?

Mimì                             - Comincio a pensare che siano molte le cose che non mi hai detto. E poi quando? Non telefoni non scrivi

Diana                            - Ho passato un periodo molto pieno. Per esempio, non è stato facile convincere Guido ad andarsene. E sai come ci sono riuscita? Coi soldi. Nella vita coi soldi si ottiene tutto.

Mimì                             - E i soldi per Guido chi te li ha dati?

Diana                            - Alex.

Mimì                             - E questo Alex com'è? Ti vuole bene? Stai bene con lui?

Diana                            - Con lui la mia vita è cambiata in meglio. Ora vorrei vendere l'appartamento

Mimì                             - Il mio il nostro appartamento? E dove andrai a vivere?

Diana                            - Mi sono trasferita da Alex, non te lo avevo detto? Ha una casa bellissima, enorme, con giardino e piscina Ma non farti illusioni, mi sono già portata dietro una figlia, non posso proporre di prendersi anche mia madre. (lungo silenzio. Mimì è ferita. Se ne rende conto e cercando di buttarla sullo scherzo) Non potrei organizzarti le feste che si organizzano qui.

Mimì                             - Troppe notizie in una sola volta. Mi lasciano sbalordita.

Diana                            - Anche la tua lettera mi ha sbalordita.

Mimì                             - L'hai ricevuta? Allora?

Diana                            - Arteriosclerosi, mamma. Arteriosclerosi galoppante.

Mimì                             - Cosa dici?

Diana                            - Andiamo, mamma, non mi dirai che hai scoperto l'amore alla tua età? Sei in una casa di anziani e progetti addirittura un matrimonio. Assurdo. Con un piede nella tomba. Scusami, mamma, alla tua età, fare dei progetti per il futuro?

Mimì                             - Non m'importa quanto mi resti da vivere. Quello che mi rimane, vorrei viverlo serena.

Diana                            - Qui dentro sei diventata motivo di scandalo. Protestano persino i ricoverati. E la direzione ne è allarmata. Non ti pare di esagerare? Stai superando i limiti, lo dice anche Alex. Hai avuto il coraggio di introdurti persino nella sua stanza, durante l'assenza dei suoi compagni, per passare la notte con lui. Due vecchi! Le risate che si è fatta Esmè. E come ridevano le sue amiche quando raccontava le prodezze della nonna quasi settantenne

Mimì                             - (umiliata, ferita) Anche da vecchi si ha voglia di voler bene a qualcuno Voi figli fate la vostra vita a chi dobbiamo darlo il nostro amore, se voi non lo volete più?

Diana                            - I figli hanno il diritto di vivere la loro vita, così come voi avete il dovere di concludere bene la vostra. Il tuo non è più il tempo dell'amore. Gli alberi non mettono fiori in inverno. È una legge di natura.

Mimì                             - Quanto tu ti innamoravi, ti lasciavo fare quello che volevi

Diana                            - Ero giovane, mamma. Tu non lo sei più.

Mimì                             - Il cuore non ha età.

Diana                            - La tua vita, l'hai vissuta, non ti basta? Non tocca a me giudicarti, anche se avrei preferito nascere in una famiglia normale, come tutti.

Mimì                             - Invece di un padre ti ho dato la mia vita, te l'ho sacrificata completamente.

Diana                            - Inutile rivangare il passato. È il presente, che mi interessa. Se vuoi un po' di rispetto da parte mia, di mia figlia, dell'uomo con cui vivo, fatti passare dalla testa certi stupidi grilli. Accetta la tua età. Rassegnati e vivi come vivono tutti gli anziani. Qui stai bene, cosa ti manca? Sei in un ottimo istituto dove pago una retta non indifferente.

Mimì                             - coi miei soldi, Diana. Incassi la mia pensione, il negozio che affitti è mio come l'appartamento. La retta, la pago con i miei soldi. Quando mi hai spinto a venire a vivere qui, avrei potuto puntare i piedi e restare in casa mia dicendo a te di andartene. Non l'ho fatto.

Diana                            - Non potevo occuparmi di te. Qui stai bene, c'è aria buona, tranquillità, compagnia

Mimì                             - a casa mia stavo meglio. Avevo lavorato tutta la vita per poter avere una casa.

Diana                            - Non ti ho mai sollecitata per fare il passaggio di proprietà dell'appartamento e del negozio. Alex me lo rimprovera sempre. Quando tu non ci sarai più, dovrò pagare diritti di successione non indifferenti. Dovrò decidermi a sistemare anche questo. Ma, ora, quello che più importa è troncare questa tua assurda situazione. (silenzio) Non rispondi?

Mimì                             - Non ho nulla da rispondere.

Diana                            - Se non riusciamo a farti ragionare, ricorreremo ad altri metodi. Ve la faremo smettere noi.

Mimì                             - (con ironia) Tu ed Alex?

Diana                            - Io e Giulio Camponero. Siamo d'accordo per far finire subito questa vostra storia immorale.

Mimì                             - Liberarsi di un marito non è immorale, invece

Diana                            - Della mia vita faccio quello che voglio.

Mimì                             - Vorrei fare altrettanto anch'io.

Diana                            - Se fossi ancora in pieno possesso delle tue facoltà, ma lo escludo. Ecco perché devo intervenire. Se non smettete subito questa ridicola relazione, Giulio porta via di qui suo padre e lo sistema in una casa di riposo meno permissiva e comoda di questa.

Mimì                             - Con quale diritto?

Diana                            - Per impedirgli di commettere delle sciocchezze.

Mimì                             - Sposarsi per te è una sciocchezza?

Diana                            - Se di un sacramento avete bisogno, non è certo quello del matrimonio. (lungo silenzio. Più forte la musica. Si capisce che la festa sta cominciando) Su, mamma, non inquietarti. Qualche volta in una discussione è difficile controllarsi e certe verità vengono fuori. Scusami se ti ho offesa.

Mimì                             - Sei stata ingiusta, Diana.

Diana                            - (con più dolcezza) Hai voluto vivere tutta una vita senza un legame, perché creartene uno, ora che sei vecchia? (si alza e si prepara per andarsene) Hai sempre pensato che essere nubile fosse la condizione ideale per una donna Scusa se ti devo lasciare, ma ho fatto tardi. E, poi, tu hai la tua festa Ci vedremo presto. D'accordo, allora, per quanto ti ho detto. E fisserò un appuntamento col notaio per il trasferimento di proprietà del negozio e dell'appartamento.

Mimì                             - Devo riflettere

Diana                            - Vuoi forse portarli come dote al tuo vecchietto? (ride per sdrammatizzare)

Mimì                             - (seria) Quel poco che ho è mio, me lo sono fatto col mio lavoro

Diana                            - Certo che è tuo, mamma, ma non puoi portartelo nella tomba. Ci siamo dette tutto, allora. Se non vuoi rovinare gli ultimi giorni del tuo Camponero, sai quello che devi fare. Non mi dai un bacio? (abbraccia la madre che lascia fare senza partecipare) Sei fredda, mamma di gelo

Mimì                             - Ho già dentro la morte.

Diana                            - Dimenticavo le caramelle alla menta. (le mette tra le mani un sacchettino di dolci e se ne va) Addio, mamma.

Mimì                             - (appena la figlia se n'è andata getta, con rabbia, il sacchetto delle caramelle. Il sacchetto si rompe e le caramelle si sparpagliano per terra. Si stringe nel suo scialletto distrutta, si lascia cadere sulla panchina, la testa tra le mani. Mettendo la mano nel manicotto trova la lettera della nipote. Si mette gli occhiali, apre la lettera e legge a mezza voce) «Cara Nonna Mimì, le risate che mi sono fatta quando la mamma mi ha raccontato che vuoi maritarti perché non puoi ancora fare a meno del sesso (la voce le si è incrinata, accortoccia la lettera e resta con la testa tra le mani. Forte la musica. Un cambiamento di luce segna un passaggio di tempo)

Nenil                             - (con un costume che può ricordare quello di Rodolfo della Bohème le è vicino) Mimi Mimi Cosa fai? Non mi rispondi? Mi sono vestito da Rodolfo, guarda Avremo il premio per la migliore coppia: Rodolfo e Mimi. Cosa fai? La festa è cominciata

Mimì                             - (dura) Lasciami stare. Vattene.

Nenil                             - (stupefatto) Cosa stai dicendo?

Mimì                             - Lasciami in pace. Non mi va di andare alla festa. Di andarci con te.

Nenil                             - Cosa ti prende? Scherzi? (dolce prendendo il cappellino di Mimì che è sulla panca e mettendoglielo in testa) Fatti vedere voglio vedere come ti sta Annodatelo sotto il mento

Mimì                             - Ti ho detto di lasciarmi in pace, Nenil

Nenil                             - Cosa è successo? Cos'hai?

Mimì                             - Nulla. All'improvviso mi sono accorta che mi sei completamente indifferente. Non provo più nulla per te.

Nenil                             - Che sciocchezze stai dicendo? Se stamattina

Mimì                             - Stamattina era stamattina. Oggi sono diversa. Non sento più nulla per te. Sono volubile. Sono fatta cosi.

Nenil                             - (offeso) Se è uno scherzo, è di pessimo gusto.

Mimì                             - E perché uno scherzo? Mi è già successo di essere convinta di voler bene a qualcuno ed, all'improvviso, accorgermi del contrario. (liberandosi di Nenil che le ha preso la mano) Lasciami stare, ti prego Mi dà fastidio che mi tocchi Lasciami in pace

Nenil                             - (triste e doloroso) Mimi Mimi non ti riconosco più Nocciolino nocciolino mio.

Mimì                             - Sono volubile, te lo ripeto. Mi era sembrato di vedere chissà cosa in te. Non sei che un povero vecchio malandato. Mi spiace, è la verità.

Nenil                             - (annichilito) Sono vecchio oggi come lo ero ieri

Mimì                             - È un capitolo chiuso. Coraggio, Camponero, cercatene un'altra.                 

Nenil                             - (violento) Non chiamarmi Camponero, chiamami Nenil.

Mimì                             - Se preferisci Allora ascoltami: mi sei venuto a noia, Nenil

Nenil                             - (cerca di abbracciarla) Non è possibile, ascoltami

Mimì                             - (si libera staccandosi dalle sue braccia) Ti dico di lasciarmi Giù le mani, ti ho detto (Entrano Batù, Nanda e Piera)

Nanda                           - ( Ancora qui? Vi stavamo aspettando

Batù                              - Stanno arrivando i cantanti. Ci sarà anche Alboina Valtre

Piera                              - Ed un valente fotografo ci aspetta per eternare le nostre sembianze

Nanda                           - ( Come mai tutte queste caramelle per terra? (si china per raccoglierle) Buone, alla menta. (si sente la musica di un valzer lento)

Mimì                             - Batù, non eravamo d'accordo che il primo valzer lento sarebbe stato il nostro? (si mette al suo braccio) Andiamo.

Batù                              - (sorpreso) Credevo che Nenil

Mimì                             - Voglio ballare con Zorro. Zorro vince sempre. Andiamo, Zorro, muoio dalla voglia di ballare con te.

Piera                              - Mimì, le hai buttate tu queste dolci caramelle?

Nanda                           - ( (che ne ha raccolte parecchie) Le lanceremo come cotillons

Piera                              - Andiamo, allora

Mimì                             - (al braccio di Batù) Coraggio, mio cavaliere

Nenil                             - (si lancia contro Batù staccandolo con violenza da Mimi).

Batù                              - Nenil cosa ti prende?

Nenil                             - Lasciala, ballerino da strapazzo lasciala ti dico

Mimì                             - Lasciami in pace, Nenil

Piera                              - Cosa vi prende, ora?

Nenil                             - Non te lo permetto, Batù.:. Non te lo permetto. Lasciala

Batù                              - (cerca di difendersi)

Nenil                             - (si butta contro Batù picchiandolo furiosamente)

Piera                              - Oh, nostra signora del Soccorso Aiuto Aiuto

Nanda                           - ( Cosa succede, ora

Mimì                             - Nenil Nenil (Nenil e Batù continuano il primo a picchiare, l'altro a difendersi. Le donne cercano di separare i due contendenti. Forte la musica del valzer lento. Qualche scoppio di fuochi d'artificio) (Un cambiamento di luce darà un passaggio di tempo)

Nenil                             - (intabarrato, cappello sugli occhi, sguardo cupo è seduto sulla panchina, davanti alla finestra di Mimi. Di casa stanno uscendo Nanda e Piera che, vedendolo, gli si avvicinano)

Nanda                           - ( È una giornataccia, signor Camponero, non sente che umidità? Fa frescolino a star seduto sulla panchina. Comincia a piovigginare

Piera                              - Laonde meglio per lei stare al riparo. Sta perdendo solo il suo tempo.

Nanda                           - ( Mimì non esce, non ha nessuna possibilità di vederla.

Piera                              - Valente pittore quale dicano egli sia, impieghi il suo tempo dipingendo. Non c'è miglior compagno dell'arte

Nenil                             - Come sta Mimì?

Nanda                           - ( Ad una certa età, si è fragili.

Piera                              - Sa come succede a certe vetuste costruzioni? Si puntella il soffitto e traballa il pavimento, si rinforza un muro ed un altro si incrina

Nanda                           - ( Fa male, signor Camponero, ad intestardirsi.

Piera                              - Io, che ebbi la ventura di far perdere la testa a parecchi rappresentanti del sesso forte, non ho mai trovato un innamorato così ostinato e focoso. E dire che si               invaghì di me uno sceicco. Ed anche un domatore di tigri del Bengala

Nanda                           - ( Casa vuoi che importi al signor Camponero delle tue conquiste

Piera                              - Un disinteressato consiglio. Si tolga dal cuore Mimì che non vuole più saperne di lei

Nanda                           - ( L'amore è già da giovani un trauma. Da vecchi è peggio ancora. Viva in pace la sua vecchiaia, signor Camponero.

Piera                              - E se proprio sente l'imperioso bisogno di dividere l'esistenza con un'altra creatura, si guardi attorno e, vedrà, non è difficile trovare chi la merita.

Nanda                           - ( E non stia sotto la pioggia. Finirà per ammalarsi.

Piera                              - Glielo si dice per amicizia, per il di lei bene, signor Camponero.

Nanda                           - ( (perdendo la pazienza) E se non ci risponde e non vuole darci retta, faccia come vuole. Andiamo, Piera. La nostra è fatica sprecata. (le due donne escono di scena, Nenil non le ha degnate di uno sguardo. Lunga pausa. Dall'altro lato appare Batù. Ha sul viso dei cerotti. Guarda Nenil con un misto di sfida e di affetto. Evidentemente è la prima volta che si rivedono dopo la scazzottata. Un colpo di tosse di Batù fa voltare Nenil)

Nenil                             - Batù?!?

Batù                              - Già. Batù.

Nenil                             - Mi serbi rancore?

Batù                              - Vuoi che ti ringrazi per avermi massacrato?

Nenil                             - Non ce l'avevo con te. Avevo bisogno di sfogarmi.

Batù                              - E mi hai lussato una spalla e rovinata la faccia.

Nenil                             - Non avevo intenzione di farti male.

Batù                              - Non contano le intenzioni. Contano i lividi.

Nenil                             - Scusami, sono una specie di selvaggio, quando mi arrabbio, non mi controllo più.

Batù                              - Se c'era qualcosa a cui tenevo era la festa. Me l'hai rovinata. Non ho più nemmeno potuto ballare. E per un danceur di professione, scusa se è poco.

Nenil                             - Ti chiedo scusa, cos'altro posso fare? (si alza) Vendicati, prendimi a pugni, non mi difenderò. Picchia spaccami la faccia me lo merito Perché non lo fai?

Batù                              - (alzando le spalle) E dopo che ti ho spaccato la faccia che ne ricavo?

Nenil                             - (lo prende per il braccio e lo fa sedere accanto) Batù Batù ho bisogno della tua amicizia. Sei il solo su cui posso contare

Batù                              - Cosa fai? Un uomo grande e grosso come te che piange?

Nenil                             - Sono disperato. Sono disperato.

Batù                              - Inutile! Finché c'è vita a tutto si rimedia.

Nenil                             - E come? Non l'ho più rivista. Passo le giornate qui, ma che ci sia il sole o che piova, lei non si fa vedere. Le befane che vivono con lei mi dicono che sta male. Non è vero. Se stesse male l'avrebbero portata in infermeria. Non vuole più vedermi. Perché? Cosa le ho fatto? Non posso rassegnarmi. Se non la vedo più muoio, te lo giuro, Batù, muoio.

Batù                              - Lo fa per il tuo bene.

Nenil                             - Per il mio bene mi fa crepare?

Batù                              - Su, Camponero, non buttarti così giù. È che (si ferma)

Nenil                             - Tu sai qualcosa, dimmi quello che sai

Batù                              - Non posso tradire delle confidenze. E, poi, non è nemmeno per questo. Non posso

Nenil                             - Perché ti ho picchiato?

Batù                              - Sono uomo di mondo io, disposto sempre a giustificare tutti e tutto. Ne ho viste tante nei locali notturni, dietro e fuori dalle quinte

Nenil                             - Non mi serbi rancore?

Batù                              - Non ti perdono di non avermi lasciato godere l'esibizione di Alboina Valtre. Per il resto (alza le spalle)

Nenil                             - Ti regalerò i suoi dischi, le sue cassette, i suoi video, in qualche modo rimedierò ma tu cerca di essere solidale con me. Parla, dimmi quello che sai

Nenil                             - (misterioso) Mimì ha le sue ragioni.

Nenil                             - Quali?

Batù                              - Se credi sia facile spiegartelo Vedi, Camponero: mia moglie era disperata perché non poteva avere figli. Ne ho sofferto anch'io con lei. Oggi penso sia stato meglio cosi.

Nenil                             - Cosa diavolo vuoi dire?

Batù                              - Che, forse, anche mio figlio avrebbe potuto essere carogna come il tuo

Nenil                             - (alterandosi lo prende per il bavero) Cos'hai contro mio figlio?

Batù                              - Possibile che debba sempre mettermi le mani addosso, tu?

Nenil                             - Hai ragione, scusami.

Batù                              - Prima di aggredirmi, lasciami parlare. Il giorno della festa, Mimì ha avuto la visita di sua figlia, che l'ha rimproverata, l'ha minacciata, le ha messo paura Ed era d'accordo con tuo figlio.

Nenil                             - Si conoscono?

Batù                              - Tra loro hanno deciso che non vi dovete sposare. E se insistete con questa idea, sarai tu a pagare, Camponero.

Nenil                             - Io a pagare? E come?

Batù                              - Hanno minacciato Mimì dicendole che se si ostinava a parlare di matrimonio, tuo figlio ti avrebbe portato via di qui per chiuderti in un ospizio in capo al mondo E Mimì, per paura di rovinarti la vita, ha deciso di rinunciare a te.

Nenil                             - Perché mio figlio non è venuto a dirlo a me? Mi sarei difeso avrei reagito, gli sarei saltato addosso

Batù                              - Hanno scelto Mimì perché è più vulnerabile, più indifesa

Nenil                             - Vigliacchi! Vigliacchi!

Batù                              - Se ti allontanassero di qui, Mimì penserebbe che è colpa sua e ne morirebbe di dolore.

Nenil                             - Doveva avere fiducia raccontarmi tutto

Batù                              - Ha pensato che, forse, saresti riuscito a dimenticarla

Nenil                             - (afferrandolo di nuovo per il bavero) Credi sarebbe stato possibile?

Batù                              - E non prendertela sempre con me, io che c'entro?

Nenil                             - (si lascia cadere sulla panchina) Ma perché perché ?!?

Batù                              - Per interesse.

Nenil                             - Che interesse?

Batù                              - Ci sarà qualche proprietà che tuo figlio ha paura di perdere? Così la figlia di Mimi. Il negozio e l'appartamento sono di sua madre.

Nenil                             - Anche l'appartamento dove vive mio figlio è a mio nome.

Batù                              - Hanno paura che, sposandovi, possiate reclamare quello che vi appartiene.

Nenil                             - (comincia a capire) Ed è per questo che

Batù                              - L'interesse è una molla importante della civiltà consumistica. Tu potresti morire prima di Mimì e lasciare a lei il tuo appartamento. La stessa cosa potrebbe succedere se fosse Mimì a morire prima di te.

Nenil                             - Io rinuncio a tutto quello che ho per avere Mimi. E lo stesso Mimi.

Batù                              - E perché rinunciare a quello che è vostro, a quello che siete riusciti a costruire dopo tanti anni di lavoro?

Nenil                             - (lo abbraccia) Oh, Batù Ed io che, quella sera, avrei voluto strozzarti

Batù                              - Tuo figlio, avresti dovuto strozzare. Nella culla. I popoli primitivi qualche volta sopprimono i figli. Per istinto. L'istinto non sbaglia mai. Perché sono tutti uguali, i figli. Guarda quelli di Nanda, quelli di Mastroni, i figli di Patanè i figli di coso come si chiama quello che è con te?

Nenil                             - Come faccio per parlare con Mimì?

Batù                              - Entra da lei con prepotenza

Nenil                             - Non mi aprirà mai la porta.

Batù                              - Entra dalla finestra, non è, poi, così alta. O non te la senti?

Nenil                             - (guarda la finestra) Come ci arrivo?             

Batù                              - È sola o ci sono anche le altre due nella stanza?

Nenil                             - È sola.

Batù                              - Qui dietro, ho visto una scala. Non muoverti. Vado a prenderla. (esce)

Nenil                             - (sotto la finestra) Mimì devo parlarti Vieni fuori Mimì, so tutto Ho bisogno di parlarti Fatti vedere (Mimi non appare anche se si sente che c'è qualcuno dietro la tendina della finestra. Batù rientra portando una scaletta che appoggia al muro, sotto la finestra)

Batù                              - Te la senti di salire?

Nenil                             - Nella mia vita ho fatto anche il rocciatore.

Batù                              - Quando?

Nenil                             - Quand'ero giovane. Una cinquantina di anni fa. Io salgo, ma tu· reggimi bene la scala. (comincia a salire)

Batù                              - Non aver paura. La scala è solida. E se caschi, ci sono io sotto.

Nenil                             - (sale la scaletta ed arriva a bussare ai vetri della finestra) Mimi Mimi. Sono io. Aprimi. (dà un colpo ai vetri che si aprono ed appare)

Mimì                             - Nenil, sei impazzito? Scendi, Nenil, cosa fai? (è spaventata e felice)

Nenil                             - Fammi entrare, ti devo parlare (si agita sulla scala)

Batù                              - Stai calmo, non agitarti. Vuoi cadere e romperti il femore?!?

Nenil                             - Non mi seccare, Batù. Voglio entrare Mimi Aiutami, dammi una mano, nocciolino mio. (entrano Piera e Nanda)

Piera                              - Cosa mai vedono le mie pupille? Non pare il balcone di Giulietta col suo ardente Romeo?

Nanda                           - ( Signor Camponero, non conoscevo le sue doti di equilibrista. Ed a lei, signor Batù, cosa danno per fare da palo?

Nenil                             - (che sta annaspando per entrare nella stanza, si volta di scatto) Via, voi due, pettegole. (riesce ad afferrare Mimi e l'abbraccia)

Batù                              - Belle signore, non è il momento di entrare. Vadano a fare un altro giretto.

Piera                              - (stupefatta) Dicono dell'ardire dei giovani, ma che dire dei vecchi?

Nanda                           - ( (dà uno sguardo verso la finestra: Nenil è entrato nella stanza e lo si vede abbracciato a Mimi) Andiamo, Piera. Questa volta credo che avremo il lieto fine. (esce con Piera)

Batù                              - (portando via la scala) Quando ti parrà il momento di uscire, Camponero, potrai farlo regolarmente dalla porta. (esce con la scala)

Mimì                             - (a Nenil che l'abbraccia) Un momento, amore. (chiude la finestra) (Un cambiamento di luce segnerà il passaggio di tempo. Piera, Nanda e Mimi stanno uscendo dall'edificio. Mimi porta una grossa borsa in mano)

Piera                              - Porgi attenzione, Mimì a dove poggi le estremità. Ti aiuto?

Mimì                             - La borsa non è pesante. Ho con me solo l'indispensabile.

Nanda                           - ( Una fuga, dunque, una vera fuga. Ma come vi allontanerete da qui?

Mimì                             - Sono così emozionata

Nanda                           - ( Andrà tutto bene, vedrai. Chi può scoprirvi? Vuoi dirci, infine, cosa farete?

Mimì                             - L'improvviso decesso del compagno di stanza di Nenil, il povero Chiarini Marco, è stato provvidenziale. Ci allontaniamo da qui, approfittando del pulmino che accompagnerà i suoi amici fino al cimitero. Dopo l'estremo commiato ci eclisseremo.

Nanda                           - ( E quando il pulmino dovrà rientrare, vi cercheranno

Mimì                             - Io e Nenil saremo già lontano. La cerimonia per il nostro matrimonio è fissata in municipio per le tredici precise. Ora è meglio lasciarci. Addio, Nanda.

Nanda                           - ( Ti auguro tanta fortuna.

Mimì                             - (abbraccia Piera) Ti ho sempre voluto bene, nonostante la tua linguaccia e il congiuntivo.

Piera                              - Chissà chi prenderà il tuo posto nella nostra dimora.

Mimì                             - Un'altra vedova, vedrai.

Piera                              - Potrai diventare anche tu, ora, vedova.

Mimì                             - Non voglio restare vedova.

Nenil                             - (entra in scena sulla battuta)

Mimì                             - Il suo nocciolino di pesca morirà, quando il mio Nenil morirà.

Nenil                             - Ancora non mi hai sposato e vuoi già farmi morire, Mimì?

Mimì                             - Con te non mi fa più paura la vita, né mi fa più paura la morte. (si abbracciano)

Piera                              - (sospira) L'amore è pur sempre l'amore.

Batù                              - (entra in scena) Sono già quasi alla benedizione della salma. Il pulmino è davanti alla chiesa. Datemi le vostre borse. Ve le sistemerò io nel pulmino. (prende la borsa di Mimi e quella più piccola di Nenil)

Nenil                             - Saluti ed auguri a tutti. (prende a braccetto Mimi) Povero Chiarini Marco, non si sarebbe mai immaginato che la sua morte sarebbe servita a qualcosa.

Batù                              - Su, avviatevi, intanto. (Nenil e Mimi escono felici) E voi due tenete il becco chiuso, gentili signore. Più tardi si saprà di questa fuga e meglio sarà. (esce anche lui)

Nanda                           - ( (leggermente commossa) Speriamo siano felici.

Piera                              - Mah, una fuga che comincia con un funerale e parte da un cimitero

Nanda                           - ( Cosa ti viene in mente?!? Si direbbe che vuoi portar male

Piera                              - «Che voglia» portar male. Il congiuntivo

FINE