Per un poco di rossetto!

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PER UN POCO DI ROSSETTO

PER UN POCO DI ROSSETTO!

Atto unico di

Giuseppe De Francesco

PERSONAGGI

Clara fidanzata di
Carlo
Carmelo domestico


In un distinto e sobrio salottino, a casa di Clara. Un tavolo con delle sedie, un comò con specchiera, un paio di poltroncine. In prima, un tavolino con telefono.


CARLO (ha un abito elegante) Cara mia, io sono stufo!

CLARA (indossa una vestaglia frivola ed è eccessivamente truccata) Questo mi fa piacere, perché sono stufa anch’io!

CARLO Questa è bella! E di che sarebbe stufa, la signorina?

CLARA Sono stufa… che tu ti stufi!

CARLO Non essere ridicola, non si può essere stufi di uno che si stufa!

CLARA Allora sono arcistufa! E quando mi arcistufo, perdo le stufe… cioè, le staffe. Quindi, ho preso una decisione.

CARLO Che decisione?

CLARA Quella di troncare per sempre questa nostra sciocca ed irritante relazione.

CARLO Ho capito! Ecco dove volevi arrivare: hai creato apposta lo spunto di questo nostro litigio per afferrare il pretesto di piantarmi!

CLARA Non sono io, ma tu che hai cominciato.

CARLO Menti sapendo di mentire. Il tuo non è amore… ma odio!

CLARA Oddio, che frase cretina! Per caso stai frequentando un corso per sceneggiatori di soap opera?

CARLO Sì… è un corso per corrispondenza. Ma come fai a saperlo?

CLARA Ecco come perdi il tuo tempo: a scribacchiare testi di telenovelas! Invece di pensare a me…

CARLO Cara mia, ho pensato a te anche troppo. Quello che ho fatto, è stato sempre per il tuo bene… mai poi guardati: ti pare che ti debba sempre pitturare la faccia in questo modo? (La fa specchiare)

CLARA Che cosa c’è che non va nella mia faccia?

CARLO Non lo vedi? Sembra che tu debba andare ad un ballo in maschera!

CLARA Villano! Questa volta hai passato il limite: invece di apprezzare il fatto che mi sono truccata per te, mi offendi!

CARLO Non è mia intenzione offenderti. Il fatto è che proprio non capisco questo vezzo, che avete voi donne, di impiastricciarvi il viso con maschere di pessimo gusto!

CLARA Esagerato. Mi sembra di sentire parlare mio nonno.

CARLO Per tua buona norma, sappi che sono un uomo moderno. Ma grazie al cielo esteticamente sobrio! Non reputi una fortuna il fatto che la natura conceda a voi donne il privilegio della pura bellezza, attraverso il bel dono delle sembianze femminili? E voi, invece, che fate? Voi, ingrate, con la massima deplorevole leggerezza, trasformate tutto ciò in qualcosa di abominevole, tanto da finir con l’apparire, addirittura, delle bestie di natura indefinibile!

CLARA Come sei antico! Come sei antico!

CARLO Sono molto più giovane di quanto tu non creda.

CLARA Sì. Con la mentalità di tuo bisnonno, però.

CARLO Molto più moderna e attuale della tua!

CLARA A sentire te, dovremmo comportarci come nel Medio Evo.

CARLO Guarda, se proprio vuoi, preferisco l’antica civiltà ellenica, giacché le donne greche si ritoccavano appena appena il viso con una seducente grazia estetica, tale da conferire maggior risalto alla loro naturale bellezza.

CLARA Usavano il carminio e il bistro come adesso, né più né meno.

CARLO A giudicare dai vasi greci, loro sapevano usarli.

CLARA Ma che ne puoi sapere tu? Che ne capisci tu della moda femminile? Oggi è tornata in auge la haute couture, che rilancia la donna raffinata e di gran classe… ma non le vedi le fotomodelle? Non le vedi sui giornali, al cinema, alla televisione? E le attrici? Anche loro: tutte impeccabili nei loro vivi colori!

CARLO Chi se ne importa dei colori? Evviva il bianco e nero!

CLARA E vorresti apparire moderno tu, che rimpiangi i telefoni bianchi? (Breve pausa)

CARLO Io mi domando: che fine hanno fatto l’acqua e il sapone? Dove stanno quei visini graziosi di fanciulle semplici e sobrie? Se guardo come ti sei truccata, prendo paura! Le sopracciglia così depilate ti fanno una fronte da scimmia… le ciglia nere come la pece e appiccicose come la colla dei calzolai… le palpebre mi sembrano due miniere di antracite… e guardati le labbra: paiono una bietola tagliata in due! Insomma, che moda è mai questa? Una faccia impiastricciata peggio della tavolozza di Michelangelo! Assolutamente non permetterò che la mia futura moglie se ne vada in giro truccata da circo equestre!

CLARA Non t’illudere, di un marito come te non so che farmene! Uno che non sa apprezzare gli sforzi di una giovane donna per apparirgli più desiderabile e carina, non è degno neppure che gli si rivolga la parola.

CARLO E’ così? Allora sono io che ti pianto. Tronchiamo!

CLARA Tronchiamo.

CARLO Immediatamente!

CLARA Immediatamente.

CARLO Subito!

CLARA Subito.

CARLO Adesso!

CLARA Adesso.

CARLO Bene. Me ne vado.

CLARA Vattene! Quella è la porta. (Indica una direzione errata)

CARLO No, quella è la finestra. La porta è di là. (Indica)

CLARA Vattene per dove vuoi, basta che sparisci!

CARLO Il mio cappello, prego.

CLARA (suona il campanello) L’avrai subito, e poi via di qui!

CARMELO (entrando) La signorina ha suonato?

CLARA Carmelo. Il cappello, per cortesia.

CARMELO Subito, signorina. (Esce)

CARLO Un marito con le mie doti non lo troverai tanto facilmente.

CLARA Telefonerò a qualcuno dei miei spasimanti di un tempo: trovarne qualcuno più galante di te mi sarà facilissimo.

CARLO Mi fai perdere la pazienza!

CLARA Io l’ho già perduta.

CARLO Me ne vado per sempre!

CLARA Beata l’ora.

CARMELO (rientra con in mano un cappellino da donna) Prego, ecco il cappello.

CARLO (non si accorge che il cappello è da donna e lo calza irritatissimo) Addio, Clara! Sposati pure per telefono! (Clara scoppia in una sonora risata) E adesso, che hai da ridere?

CLARA (sempre ridendo) Il cappello…

CARLO Cos’ha che non va, il mio cappello?

CLARA (come sopra) Va benissimo… ma se fosse veramente tuo, mi preoccuperei… ti dona, però!

CARLO Che vuoi dire? Non capisco… (va allo specchio) Ma… Carmelo, che cappello mi ha portato?

CARMELO Mi perdoni, signor Carlo. Credevo che la signorina intendesse avere il suo cappello.

CLARA Ad ogni modo… amore, ridere mi ha rinfrancata. Se ci pensi, che sciocchi siamo: finiamo sempre con il litigare per delle stupidaggini. (Lo abbraccia)

CARLO Hai ragione, cara. Roviniamo il nostro amore per delle tali sciocchezze…

Carmelo tossisce per farsi notare.

CLARA (si stacca dall’abbraccio) Carmelo, riporta pure di là questo cappello.

Carmelo esegue.

CARLO Forse il nostro Carmelo pensava che io dovessi recarmi al ballo delle maschere!

CLARA Carlo, amore mio, davvero te ne volevi andare? Mi avresti abbandonata così, su due piedi?

CARLO Ti confesso che, se il cappello fosse stato quello giusto, ossia il mio, non avrei esitato a prendere la porta e a dirti addio.

CLARA Lo vedi che brutti scherzi mi fai? Mi vuoi far soffrire? Promettimi che non te ne andrai più.

CARLO Sì, lo prometto. E tu promettimi che non mi farai più vedere imbrattature orrende sul tuo adorabile volto.

CLARA Come desideri, caro.

Si abbracciano forte. Clara bacia Carlo e lo sporca di rossetto in più punti del viso. Anche sulla cravatta di lui vi sono tracce del passaggio della fidanzata (fondotinta, rimmel e altro).

CARLO Facciamo la pace?

CLARA Facciamo la pace.

CARLO Mi vuoi bene?

CLARA Ti voglio bene.

CARLO Anch’io te ne voglio. Infinitamente. Che ne dici di pranzare al ristorante, oggi? Ci aiuterà a gettarci dietro le spalle questo stupido litigio.

CLARA Sono d’accordo con te. Aspetta pure qui, mi cambierò in un attimo. (Fa per andare, ma Carlo, giunto allo specchio per aggiustarsi la cravatta, si accorge di essere tutto sporcato e lancia un urlo scandalizzato che la blocca) Oddio, che hai?

CARLO (furente) Guarda qui! Guarda qui: mi hai conciato peggio di un macellaio!

CLARA Dove? Oh… perdonami, caro… è solo un po’ di rossetto…

CARLO Un po’ di rossetto? Ci potrei tingere un abito da cardinale!

CLARA Sono desolata.

CARLO Ed io nauseato.

CLARA Oh, insomma! Quante storie per un poco di rossetto! Ecco, vedi? Viene via subito. (Gli strofina la faccia con un fazzoletto) Non te la prendere. In fondo ti ho chiesto scusa.

CARLO Me ne infischio delle tue scuse! Ma guarda! Guarda: anche la cravatta! La mia cravatta più bella! E la giacca… aimè! Non sarà più possibile farle tornare come prima!

CLARA Ebbene, vorrà dire che te ne comprerò delle nuove. Contento? Badi più ai tuoi vestiti che a me… ecco il tuo amore!

CARLO Questa è una cravatta di pura seta e questa giacca è un modello unico, fatto su misura. Per non parlare della camicia, acquistata nel mio ultimo viaggio in una delle più prestigiose camicerie di Londra. Comprendi? Pochi attimi sotto le tue sudice grinfie e da abiti dignitosi sono diventati stracci inutili! Sei una bestia!

CLARA Razza di cafone, villano, zotico! Non hai un briciolo di galanteria… io non ti sopporto più.

CARLO No. Sono io che non ti sopporto più.

CLARA Bene. Allora vattene, se vuoi.

CARLO Certo che me ne vado, e questa volta è per sempre.

CLARA Speriamo! Quella è la porta. (Indica la finestra)

CARLO Ci fai o ci sei? Ti ho già detto che quella è la finestra.

CLARA Indifferente… buttati pure dalla finestra, basta che sparisci.

CARLO Preferisco uscire dalla via principale. (Fa per andare) Ah! Il mio cappello.

CLARA Subito. (Suona il campanello) Carmelo!

CARMELO (entra flemmatico) La signorina ha suonato?

CLARA Certo. Non hai sentito? Carmelo, il cappello, per cortesia.

Carmelo fa un leggero inchino ed esce.

CARLO Un marito come me ti sarà difficile trovarlo!

CLARA Credi quel che vuoi. Io dico che mi basterà telefonare a qualche mia vecchia fiamma e di sicuro un galantuomo, quale non sei tu, lo troverò senz’altro.

CARLO Davvero? Bella moralità, la tua: far la sensale di te stessa!

CLARA Sempre meglio della tua: meno educato di un orso!

CARLO Io sarei un orso? (Facendo come se dovesse trattenersi dallo schiaffeggiarla) Se non fosse che mai toccherei una donna…

CLARA Ah! (Lo colpisce con un sonoro ceffone) Tieni le mani a posto!

CARLO Ahi! Oh! Questa, poi…

CARMELO (rientra portando un cappello di paglia estivo) Chiedo scusa, ecco il cappello.

CARLO (lo calza con rabbia) Basta! Qui non si tengono nemmeno le mani a posto! Sapete che vi dico? Che a questo punto è proprio finita. Addio! A mai più rivederci!

CLARA Senti un po’: vuoi piantarla di fare il pagliaccio con i miei cappelli?

CARLO (si toglie il copricapo per rendersi conto) Ma… insomma, Carmelo? Che scherzi sono questi? Mi hai preso per il Cappellaio Matto?

CARMELO Spero lei vorrà scusarmi, signor Carlo. Ma, in verità, quelli che ho portato erano gli unici due cappelli presenti in anticamera.

CARLO E il mio che fine ha fatto?

CARMELO Non saprei. Di certo non si trova in questa casa.

CARLO E dove dite che sia?

CLARA Carmelo. Dimmi per cortesia: quand’è venuto qui, il signore aveva il cappello?

CARMELO Non vorrei sembrare scortese, ma devo esser franco. Il signor Carlo non portava il cappello, quando è entrato qui.

CLARA Ne sei sicuro?

CARMELO Sicurissimo, signorina. Gli ho aperto la porta ed egli è entrato dritto per venire da lei, senza fermarsi a depositare alcunché.

CARLO Eppure, ero convinto di averlo… ma questo non ha importanza. Me ne vado anche senza cappello. Addio Clara! Carmelo.

Carlo esce imbronciato. Clara fa qualche passo verso la porta, come lo volesse seguire; ma l’orgoglio la trattiene.

CARMELO Aria di burrasca, signorina Clara?

CLARA Per cortesia, portami un po’ di cògnac. (Lo pronuncia erroneamente)

CARMELO Sì, subito. (Esce)

CLARA (tra sé) Razza di maleducato! Cafone! Gli farò vedere io di che cosa son capace. Antiquato… bigotto! E a dire che per lui ho dovuto respingere una folla di pretendenti… tutti giovani moderni, spogli di ogni fossile pregiudizio. Lui non lo sa, ma a me basta un colpo di telefono per rivedere ai miei piedi il fior fiore dei partiti.

CARMELO (rientra con un vassoio, bicchiere e bottiglia) Ecco il suo cognàc… si dice cognac, è francese.

CLARA Davvero? Non me ne importa un fico! Pensa a versarmene un bel bicchiere. (Carmelo esegue) Senti, Carmelo: non ti ricordi il nome di quel dottorino che chiamava spesso qui… un paio d’anni fa?

CARMELO Diciamo pure sei anni fa! Ad ogni modo, credo si riferisca al dottor Petrini.

CLARA Sì, proprio lui! Che giovanotto simpatico, sempre allegro, pieno di vita… sei anni fa, dici? Oddio come passa il tempo… ora gli telefono, chissà che non abbia ancora voglia di raccontarmi una delle sue spassosissime storielle. (Va al telefono) Il suo numero… ero sicura d’averlo ancora qui…

CARMELO 68 412. E’ il numero del suo studio. (Carmelo esce e porta con sé la bottiglia di liquore)

CLARA Bella memoria! (Compone il numero) Bestia, mi ha detto. Ora gli faccio vedere io. Sì? Pronto? Buon giorno, sono Clara Calderoni. Trovo il dottor Petrini, per cortesia? Ah! E’ lei. Salve, dottore! Non si ricorda di me? Io benissimo, e lei come sta? Già, è vero: ci davamo del tu. Certo che me lo ricordo. No che non mi sono scordata di lei… cioè, di te. Eh! Perbacco! Se ti ho chiamato, vuol dire che non mi sono dimenticata, non credi? Come? Come sarebbe a dire troppo tempo. Via, un paio d’anni, che vuoi che siano? Addirittura? Non credevo ci tenessi così tanto a me. Impazzito? Alcolizzato? Non posso crederci, mi riveli delle cose sconvolgenti! Bene, ma ne sei venuto fuori adesso, no? Psicanalisi. Sì, sì, so cos’è. Solo non pensavo… voglio dire, non potevo immaginare che… Laura Cavalli? Non la conosco, no. Ah! E’ famosa? Una nota analista. No, mi dispiace, non frequento quel giro. Transfert? Che significa? Davvero? Innamorati e sposati. Così presto? Avete fatto in fretta! Sì, sì. Capisco. Mi rendo conto. Mi rendo conto che non hai avuto nemmeno pazienza d’aspettare una mia telefonata! Imbecille! (Riaggancia con violenza) Ma tu guarda, chissà che si credeva? Che m’importa che è già sposato! Io telefono per un salutino e questo qui mi attacca una solfa sulle sue vicende amorose… che uomo ridicolo! (Suona il campanello) Carmelo. Carmelo!

CARMELO (entrando) Eccomi. In che cosa posso esserle utile?

CLARA Portami subito del cognac.

CARMELO A dir la verità, è già sul tavolo. (Indica il bicchiere ancora pieno)

CLARA Ah, sì? (Lo beve d’un fiato) Vedi? Non ce n’è più. Portamene dell’altro.

CARMELO Subito, signorina. (Esce)

CLARA (tra sé) Il dottorino si era messo strane idee in testa. Sciocca io ad averlo chiamato… già quella volta avrei dovuto capire che era un tipo strano… ora, addirittura vengo a sapere che è stato un ubriacone e che si è portato la psicanalista in casa… bisogna stare proprio attenti a chi si frequenta, alle volte!

CARMELO (rientra con vassoio e bottiglia) Ecco il suo cognac, signorina Clara. (Mesce)

CLARA Posso chiederti un’opinione personale?

CAMELO Si accomodi.

CLARA L’avresti sposato tu un medico come il dottor Petrini?

CARMELO Direi proprio di no!

CLARA E come mai?

CARMELO Per ovvi motivi dettati da madre natura. Tuttavia, se fossi in lei, mai mi salterebbe in mente di sposare un medico, chiunque egli sia. Sappia che ho servito per tre anni in casa di un tal professionista: le tragedie! Per lui non v’era mai orario e sinceramente non ricordo di averlo mai visto consumare un pasto assieme alla moglie. O per un motivo o per l’altro, i loro orari erano sempre sfasati.

CLARA Faccio fatica a credere a quello che mi dici.

CARMELO Le assicuro che è così. E in aggiunta v’era il fatto che la moglie, poverina, soffriva d’asma. Lei mi capisce, ogni giorno il marito tornava dall’ospedale con addosso un terribile odore di creolina: non le dico gli attacchi che colpivano quella povera donna, da fin di vita! Insomma, non potevano avvicinarsi l’uno all’altra.

CLARA Io non soffro d’asma, ma non avrei certo desiderato una simile vita d’inferno! Grazie al cielo, l’ho scampata davvero bella! Ti sono grata, Carmelo: m’hai liberata da un peso che mi soffocava il cuore.

CARMELO Non c’è di che, signorina. Dovere. (Sparecchia e fa per uscire)

CLARA Carmelo. Ricordi forse il nome di quel bel giovane che veniva a farmi visita di tanto in tanto, qualche anno fa… era un ingegnere, se non sbaglio.

CARMELO Credo si riferisca all’ingegner Fioretto.

CLARA Ora ricordo, sì. Il baldo ingegner Fioretto, che fiore di ragazzo! Non si è mai presentato a me con le mani in mano: sempre una rosa o un ciclamino… romantico! (Va al telefono) Devo avere ancora il suo numero qui da qualche parte.

CARMELO 64 883, è il numero della ditta in cui lavora.

CLARA (Compone il numero) Sei un fenomeno naturale, Carmelo. Pronto? Buon giorno. Cortesemente, potrebbe passarmi l’ingegner Fioretto? Sì, Fioretto, grazie. Pronto? Rosario, sei tu? Ehilà! Che si dice? Come stai? Come? Perdonami: sono Clara, Clara Calderoni, ricordi? Infatti, sì. Esatto. Oh! Non fare il formale, adesso. Se non sbaglio, ci davamo del tu. Ecco, bravo. Io non mi sono mai dimenticata di te, sai? No! Ero sempre lì lì per chiamarti, ma sai com’è, c’è sempre tanto da fare… e intanto il tempo vola! Oh! Sì. Passa così in fretta che non ce ne accorgiamo nemmeno. Dieci anni? Così tanto? Chi l’avrebbe detto… Ma ho parlato di te spesso, sai? Come no, sempre mi informavo con… cosa, lì, come si chiama? Ogni volta che ci s’incontrava. E anche con quella sua amica… quella con il cane… guarda, per i nomi io sono una frana. Ad ogni modo hai capito a chi mi riferisco. Liliana, ecco, sì. Bravo! Come? Tua moglie? E da quando? Ah! No, non ne sapevo nulla… si parlava di te, ma nessuno mi ha mai detto niente di questo matrimonio, se ne sono ben guardate! Bene! Congratulazioni, allora. Sono felice per voi… e per il cane! Come? Se a settembre vengo al pranzo per il vostro quinto anniversario? Ma vai al diavolo, cretino! (Riattacca con forza) Che iella! Sulla città si è abbattuta l’epidemia dei matrimoni! Il loro anniversario… ma chi se ne frega! Non ci andrei neppure morta!

CARMELO (rientra con vassoio, bottiglia e bicchiere) Signorina Clara, ecco pronto il suo cognac.

CLARA Oddio! Mi sento morire! (Beve qualche sorso) Sono proprio infelice, e tutto per colpa di quel somaro di Carlo e della sua testardaggine assurda. Anch’io potrei avere un marito, ma non certo un simile bifolco. Dimmi, Carmelo: se tu potessi scegliere fra tanti giovani professionisti, lo sposeresti un ingegnere?

CARMELO Certamente no, per lo stesso motivo per cui non avrei sposato un medico: ragioni di natura. Ma se fossi in lei ed avessi la gran fortuna della scelta, un ingegnere non rientrerebbe certo nella cerchia dei miei favoriti.

CLARA Davvero? E perché?

CARMELO Ho servito per due anni a casa di un ingegnere. Di quella famiglia non è sopravvissuto nessuno.

CLARA Cielo! Che hai fatto a quei poverini?

CARMELO Che ha capito? Io niente. Ma deve sapere che solitamente gli ingegneri restano in Italia fintanto che non hanno terminato gli studi. E conducendo una vita da libertini impenitenti, finiscono con il trovare qualche povera ragazza che si invaghisce seriamente di loro. Allora cedono al prurito del matrimonio, non prima, però, di avere firmato qualche ricco contratto per la costruzione di una diga o di un qualche importante edificio in un paese tropicale. Ed ecco che, dopo appena pochi mesi dalle nozze: armi e bagagli! Moglie e marito sono costretti a trasferirsi laggiù e vi restano almeno per tre o quattro anni, un lasso di tempo nel quale è inevitabile contrarre la febbre gialla o un’altra di queste malattie sconosciute. Che restino ai tropici o che ritornino in patria: ahimè! Nessuno si salva. (Fa il segno della croce)

CLARA Mamma mia, che disgrazie possono ancora accadere al giorno d’oggi! Meno male che già quella volta ho rifiutato di sposare l’ingegner Fioretto: la febbre gialla non mi avrebbe certo risparmiata. (Fa una brevissima pausa di riflessione) Carmelo, ti ricordi di quel giovane assai vivace che mi faceva una corte davvero spietata… mi pare che quella volta studiasse giurisprudenza. Rammenti?

CARMELO Come fosse oggi. Nerini Giulio, una persona con un gran senso del teatro, un vero commediante. Si figuri che un giorno si presentò sulla porta con in mano una vera sciabola sguainata, gridando di voler sfidare a duello tutti i suoi rivali in amore.

CLARA Che temperamento! Gli telefono subito.

CARMELO Il numero segnato sull’agenda non è più il suo. Ho saputo che nel frattempo è diventato avvocato e si è trasferito. Se vuole parlargli deve fare il 91 739.

CLARA Carmelo, hai una guida stampata nel cervello! (Compone il numero) Dovresti partecipare ad uno di quei giochi in televisione… pronto? Sono la signorina Clara Calderoni, con chi parlo? Lo so che ho chiamato io. Intendevo sapere se parlo proprio con l’avvocato Nerini o con chi per lui. Ah! Sei tu, Giulio. Ma che piacere, come stai? Bene, non c’è male davvero… senti: come va con la tua collezione d’armi antiche? La sciabola, l’hai ancora? Come dici? Sì che mi ricordo. Infatti… proprio adesso ero qui con Carmelo… Carmelo chi? No. Il mio domestico… ecco, eravamo qui e si rammentava proprio questo episodio. Davvero? Che romantico, un galantuomo d’altri tempi! Come? Cento ne avresti sfidati, addirittura… per la conquista dell’amore ideale… oh! Che uomo! Adorabile, delizioso. Vero amore spartano, il tuo! La tua audacia non ha eguali, Giulio… non credo potrò resisterti a lungo. Annalisa? Annalisa chi? La figlia del giudice? Per ora non mi interessa salutarla, al caso le telefonerò uno di questi giorni, così, tanto per… ma che c’entra, scusa? E’ lì? E che ci fa lì, ha bisogno di una consulenza? Ah! Anche lei avvocato… lavorate insieme, allora. Cosa? Sposati? Sposati! Ma non vi vergognate? Dovreste vergognarvi, invece: lo so io il perché! E mi meraviglio di te! Altro che spadaccino, un pantofolaio da strapazzo, ecco quello che sei! Buffone! (Sbatte giù la cornetta e si mette a piangere) Non è possibile! Non posso crederci… oddio! Oddio, sto per svenire… (chiama forte) Carmelo! Carmelo! Presto, qui c’è una moribonda…

CARMELO (precipitandosi, la prende fra le braccia e la fa accomodare su una poltroncina) Signorina, signorina, non faccia così, per carità! Ecco, prenda il bicchiere, un po’ di liquore le farà bene… ecco, così… brava…

CLARA Basta… basta con gli uomini. Non ne voglio sentire più parlare! Ho deciso che non mi sposerò. Vivrò senza amore! Anzi, non vivrò affatto!

CARMELO Non dica così, signorina Clara. Lei è ancora così giovane, non si arrenda così presto.

CLARA Senza amore, non so che farmene della mia vita. Carmelo, prenditi pura la giornata libera, non voglio che in casa ci sia nessuno mentre io…

CARMELO Che intende fare?

CLARA Commetterò una pazzia. La farò finita una buona volta, sparirò per sempre! Chi non mi ama non mi merita…

CARMELO (si avvicina al telefono) Ascolti me, forse è meglio che io chiami il signor Carlo.

CLARA Fermo lì! La donna muore ma non si piega! Un nemico della moda non sarà mai un buon marito per una donna moderna.

CARMELO Creda a me. Lei lo ama ancora, io capisco certe cose. Basterà che sacrifichi un po’ del suo rossetto e di qualche altro cosmetico, e vedrà che i vostri problemi saranno risolti. Non mi pare un grande sforzo, per un amore ideale.

CLARA Dici? A pensarci bene, dopotutto…

CARMELO Mi dia retta, signorina. Faccia la pace con il suo fidanzato e sono sicuro che, col tempo, anche lui si abituerà a vederle un po’ di colore sul viso.

CLARA Ma sì, Carmelo. In fin dei conti voi uomini siete tutti uguali: basta sapervi prendere per il vostro giusto verso. (Suonano alla porta) Chi sarà?

CARMELO Non escludo che possa essere proprio lui.

CLARA Sì. Lo credo anch’io. Va’ pure ad aprire, io mi metto un po’ in ordine.

Carmelo va ad aprire, Clara va allo specchio a togliersi il trucco.

CARLO (entra poco dopo, con in testa un cappello esagerato) Clara, amore mio. Sono tornato da te per chiederti umilmente scusa. Sono stato davvero un maleducato a dirti quelle cose, spero mi vorrai perdonare.

CLARA Tesoro, mi fa piacere sentirti dire queste cose. Sapevo che hai un cuore grande… ma in testa, che cos’hai?

CARLO In testa ho l’intenzione più seria di sposarti!

CLARA Per questo, dico che sei meraviglioso… ma voglio dire: in testa, che cosa porti?

CARLO Eh! Hai visto, amore mio? Ho tirato fuori il miglior cappello che avevo in armadio e l’ho indossato per venire a farmi perdonare. (Se lo toglie e lo porge a Carmelo) Così do anche a Carmelo la soddisfazione di appenderlo in anticamera.

CARMELO Una soddisfazione senza pari, signore.

Clara si avvicina a Carmelo ridendo e gli prende il cappello dalle mani.

CARLO Che c’è di così divertente? Perché ridi?

CLARA Carmelo, non trovi che sia buffo?

CARMELO Veramente, non saprei…

CARLO Buffo? Ma se è elegantissimo… è il più elegante che ho. Sapessi tu dove l’ho comprato! E’ all’ultima moda, non vedi?

CLARA Questa è una moda che non comprendo: io qui vedo un coperchio ridicolissimo!

CARLO Non ti permetto di dire così del mio cappello!

CLARA Scusa tanto, ma a me fa ridere!

CARLO E non ti permetto neppure di ridere di me.

CLARA Non rido di te, ma di quel coso con cui hai il coraggio di andartene in giro…

CARLO Razza d’insolente!

CLARA Io insolente? Tu, sciocco presuntuoso!

CARLO Ne ho le scatole piene di te! Questa volta, tronco tutto!

CLARA Io ho già troncato!

CARLO Me ne vado, e per sempre! Cancella pure il mio nome dalla memoria!

CLARA Già fatto. Quella è la porta.

CARLO Insomma! Non vedi che non è… ah! Sì. E’ proprio la porta. Brava, vedo che conosci casa tua.

CLARA Fuori di qui. E riprenditi quest’affare! (Gli lancia dietro il copricapo)

CARLO (lo calza nervosamente) Addio! Un uomo così elegante non lo troverete mai! (Esce indignato)

CLARA (forte, verso la porta) Non ti preoccupare che uno meglio di te lo trovo quando voglio! Va all’inferno tu e la tua ridicolissima moda! (Tra sé) Questa volta è davvero finita… me ne trovo uno come dico io, altro che storie! Un tipo a posto, posato, ben curato, comprensivo, sempre disponibile… e soprattutto senza troppi grilli per la testa, tra cappelli, vestiti e andazzi strani. So ben io, dove trovarlo uno così. (Osserva per un po’ Carmelo, intento a spolverare del mobilio) Carmelo. Carmelo!

CARMELO Dica, signorina.

CLARA (gli si avvicina, seducente) Dimmi, Carmelo: tu non sei fidanzato, vero?

Sale la musica di un vecchio walzer. I due si abbracciano ed iniziano a ballare. Intanto la luce si abbassa lentamente, e sfuma fino al buio.

S I P A R I O

Fine