Tre atti
di Cecilia Scolari Fedele
Premio « 10 città svizzere » 1978
Personaggi:
IL PRESIDENTE
ZARA, sua moglie
ANNA
GIORGIO loro figli
LIVIO
MILLY, sorella del presidente
OTTAVIO, un segretario
ATTILA, un maggiordomo)
Al gruppo Cristoforo Colombo
Marzo 1974
ATTO PRIMO
Stanza di soggiorno elegante. Seduta a un tavolino. Zara sta dividendo della corrispondenza. Il presidente, in una poltrona, legge un libro, fumando.
Zara (a mezza voce) Per te, per me, per i figli, per te, per me, per i figli, per te, per me e per i figli. Oh finalmente!!!
Presidente Ma non abbiamo più un segretario che si occupa di quel genere di lavoro?
Zara L'ho pregato di passarmi tutto in blocco. Ogni tanto mi diverte leggere tutto quel che la gente ci scrive.
Presidente Allora divertiti.
Zara Posso aprire anche le tue?
Presidente Fai.
Zara (allunga una mano sopra un mucchio, ma si ferma e cambia idea) No. Comincio con una delle mie. (apre e legge) « Egregia signora. Siamo un gruppo di giovani che l'hanno sentita al concerto di beneficenza a favore degli orfanelli la scorsa settimana e ne sono rimasti entusiasti. Lei ha suonato come una dea... » Falso. Ho suonato come un cane. Ero infuriatissima con una tizia in prima fila che mangiava caramelle e continuava a soffiarsi il naso. (Butta la lettera nel cestino e ne apre un'altra) Questa è tua. « Fausto: sei il presidente più convincente del secolo. Ti adoro. Da quando alla conferenza stampa di Ginevra hai detto che... »
Prendente Zara,so esattamente tutto quello che ho detto alla conferenza stampa di Ginevra. Ti dispiace leggere mentalmente almeno le mie?
Zara Non ti interessano proprio per niente?
Presidente Indovina. (squillo di telefono)
Zara Sì. Sono io. Buona sera avvocato. Dica. No senta: quel concerto non avrà luogo. Non riusciamo a combinare le date. Ma mio figlio Giorgio doveva occuparsene. Non l'ha avvertita? Strano. Comunque gli dirò di telefonarle domani per fissare un appuntamento. Va bene. Buona sera avvocato. (riappende) Un errore di Giorgio. Strano. Di solito è così preciso. Il contratto del 19 marzo... (Guarda il presidente sempre assorto nel suo libro) No. Non ti spiego. Sarebbe troppo lungo.
Presidente Ecco brava.
Zara (Aprendo un'altra lettera) E questa è di nuovo mia. « Zara. Permetti che io ti chiami subito così, senza preamboli. A te non so quale effetto potrà fare, ma per me il tuo nome, come il tuo viso, come tutto di te, è così familiare, è così in me che... » (Si interrompe ma continua a leggere mentalmente. Dopo un attimo) Fausto! E' la più osata lettera d'amore che io abbia mai letta... E' firmata Sansone.
Presidente (Sempre senza sollevare gli occhi dal libro) Mia o tua?
Zara E' mia, non hai sentito? E' firmata Sansone. (Pausa) Non dici niente?
Presidente Cosa vuoi che ti dica? E' la più osata lettera d'amore che tu abbia letto. E' firmata Sansone. Un'esperienza che ti mancava, ma l'età ce l'hai mi sembra. Non vi è niente da dire.
Zara E questa è dinuovo tua.
Presidente Sì, ma mentalmente per favore.
Zara (Apre e legge. Dopo un attimo) Qui ti attaccano politicamente. Dicono che sei un bastardo dalle ossa dure, ma che loro te le romperanno. E' una lettera tremenda fin dall'inizio. Senti qui...
Presidente No Zara. Ora basta. Questa è una delle sei sere all'anno che mi è possibile dedicare alla famiglia. La famiglia è quasi tutta assente ma non è una buona ragione perché i presenti, anche se pochi, non trascorrano nel migliore dei modi la serata.
Zara Anna non è uscita. Sta terminando la sua commedia. (Mano al telefono) Vuoi che la chiami?
Presidente Ma no. Anna sa come gli altri che questa sera sono in casa. Se avessero avuto piacere di starsene con noi sarebbero qui.
Zara Forse se ne sono scordati. Anzi. Dev'essere proprio così, Giorgio è andato a teatro, tua sorella non so... e Livio...
Presidente (Sorridendo) Ma perché li scusi tutti? Non c'è niente da scusare.
Zara Perché mi dispiace tanto per te.
Presidente Grazie. Ma credi: non ne sono toccato. (Si riassorbe nella lettura del suo libro)
Zara (Continua per un po' ad aprire e leggere lettere. Poi:) Fausto: le tue sono quasi tutte lettere d'amore!
Presidente Ah sì?
Zara Santo Dio! Deducine qualcosa almeno!
Presidente Penso che la gente non ha veramente un gran che da fare.
Zara Già. Le donne specialmente. Ti hanno dedicate perfino poesie.
Presidente Ne sono proprio lusingato!
Zara Del resto in un certo senso le capisco. Non sei un uomo comune.
Presidente Ecco.
Zara L'unica cosa che dovresti fare, è farti cambiare il nome. Fausto è il nome meno adatto per un presidente.
Presidente Dici? Ma ormai è un nome statale. Tutti ci hanno fatto il callo.
Zara Tranne me. Ogni volta penso a Coppi.
Presidente L'ho sempre detto che sotto il virtuosismo musicale nascondi un animo sportivo.
Zara Inoltre è orribile come nome in se stesso. Chi ha avuto quella brillante idea? Tuo padre o tua madre?
Presidente Una zia che stava per morire e lo chiese come ultimo desiderio.
Zara Era il nome di suo marito?
Presidente Nemmeno. Suo marito si chiamava Asdrubale o Arcibaldo ed era morto venti anni prima. Fausto era il nome del suo ultimo amante.
Zara Ma quanti anni aveva?
Presidente Chi, l'amante?
'Zara No, la zia, quando è morta.
Presidente Novantatre.
Zara E non poteva morirsene in silenzio a quell'età senza più esprimere desideri?
Presidente Difficile. Era avvocatessa.
Zara Ah quell'anticaglia celebre di famiglia! Resta il fatto che per causa sua porti il nome di un ciclista.
Presidente Prima di tutto non è un disonore. Secondariamente la zia non poteva immaginarselo. E' morta prima che quello cominciasse a pedalare,
Zara Il modo con cui difendi il tuo parentado mi ha sempre lasciata perplessa.
Presidente Non difendo. Faccio della cronaca.
Z,ara (Dopo una pausa) Cosa stai leggendo?
Presidente Un libro che ho trovato in camera di mia sorella.
Zara Ho capito. Allora tra Marx e Marcuse c'è tutto da indovinare.
Presidente Il titolo mi ha fatto pensare a Bakunin. Invece è un illustre sconosciuto dei giorni nostri. Certo Pompeiano.
Zara Pompeiano cosa?
Presidente Pompeiano e basta.
Zara Uno pseudonimo?
Presidente Sicuramente.
Zara S'intitola?
Presidente « Come si ammazza un presidente e perché. »
Zara Quel signore non ha il senso dell'ordine.
Presidente Evidentemente.
Zara Non lo dico in senso morale.
Presidente Ah no?
Zara No. Intendo: non è un tipo ordinato materialmente. Infatti, se lo fosse, avrebbe scritto: « Perché e come si ammazza un presidente. » Prima le cause poi l'esecuzione, non il contrario.
Presidente Non sarà ordinato ma ha un bello stile e un sacco di idee.
(Entra Giorgio.)
Giorgio Buona sera.
Zara Come mai così presto?
Giorgio Sembra la frase di una commedia.
Zara Intanto non hai risposto.
Giorgio Sono rientrato presto perché la dimostrazione in piazza non ha permesso che si andasse a teatro.
Presidente Ma si calcolava che durasse un'ora la dimostrazione. Un'ora al massimo.
Giorgio Il governo ha sbagliato come sempre. E' durata due. Il teatro è stato invaso. La rappresentazione non ha avuto luogo e vi è stato il solito scambio di pugni e manganello.
Zara Era una dimostrazione a favore?...
Giorgio Della solita pace. Non hai letto i giornali in questi giorni? Né visto televisione?
Zara Ho fatto tutto di corsa.
Giorgio Ma madre! Molto male! Per la moglie di un presidente, direi addirittura, imperdonabile!
Zara Figlio caro. Non potresti essere un po' più, come dire? elastico, almeno una volta ogni tanto? Sì insomma, fare ogni tanto una eccezione alla tua pedanteria sarcastica e alla tua faccia senza sorrisi!
Giorgio Io sono come sono e non posso essere altrimenti.
Presidente Amen.
Giorgio Fausto; non sei obbligato a parlare. Non siamo in senato.
Presidente Infatti non ho parlato.
Giorgio Sì invece. Quel tanto per ironizzare.
Presidente Non l'ho fatto apposta e un'altra volta non lo farò più.
Zara Se hai i nervi, Giorgio, spacca pure qualcosa: possiamo permettercelo.
Giorgio Ho i nervi ma non sono ancora isterico.
Presidente Vuoi un consiglio?
Giorgio Paterno? Grazie.
Presidente Grazie sì o grazie no?
Giorgio Grazie no. So sbagliare da solo.
Zara Bravo! Sbagliando s'impara.
Giorgio Zara: piantala.
Zara Cosa ho detto?
Giorgio Ironizzi.
Presidente Ma è una fissazione!
Giorgio Questa sera mi piacerebbe dirvi in francese che cosa ogni tanto, tutti e due, mi fate venir voglia di fare.
Zara Perché in francese?
Giorgio Perché mi avete mandato in Francia a studiare e la lingua in cui si studia diventa quella istintiva, quella madre.
Zara Bisognava mandarti in Inghilterra se ho ben capito.
Presidente Non sarebbe servito nel senso che gli avremmo data la stessa voglia.
Giorgio Giusto. E' una voglia internazionale.
Zara Giorgio: se tu sapessi dire chiaro una buona volta cosa vai cercando. Per finire, con chi ce l'hai?
Giorgia Ce l'ho con me, con te, con lui, con noi, con voi e con essi.
Presidente Voilà. Anche questa deve essere cultura francese.
Giorgio In ogni caso tu non puoi essere che l'ultimo a capire.
Presidente (A Zara) Forza! Hai la precedenza.
Giorgio Lei? No. Lei è come te. Parla la tua stessa lingua ed è tutta fatta del tuo stesso tessuto. Tessuto governativo.
Zara (Rifacendogli la cadenza) Noi siamo quel che siamo e non possiamo essere altrimenti,
Presidente (Alzandosi) Così parlò « Zara brusca ».
Giorgio (Alla madre) No. Sbagli cara mia. Voi avreste potuto essere altrimenti soltanto non avete voluto perché era troppo faticoso. Infatti l'onestà pesa.
Zara E tu? Non puoi essere altrimenti, tu? Chi te lo impedisce?
Giorgio No madre. Io sono fregato. Voi siete nati figli di operai ed eravate liberi di vivere puliti e respirare aria pura. Io, quando sono nato, ero già il predestinato figlio di un presidente.
Presidente Ti chiedo scusa se non ho pensato a suicidarmi prima che tu nascessi.
(Entra Attila, il maggiordomo)
Attila Chiedo scusa signor presidente: il telegiornale della notte ha messo in onda la dimostrazione di questa sera e...
Presidente La prego Attila. Questa è la stanza in cui non vogliamo televisione. E' la stanza di famiglia e la televisione, come è notorio, ne rovina l'ambiente. Il nostro poi, familiare, è già molto ridotto. Ne deduca quindi che qui, di televisione, non vogliamo nemmeno sentirne parlare.
Attila Il signor presidente mi permetta di insistere. Si tratta di cosa importante. La signorina Milly era alla dimostrazione.
Presidente Se non è stata riconosciuta non è importante.
Zara Oh Dio!
Giorgio Quella cretina!
Attila No, non è stata riconosciuta. Impossibile. Questa volta la signorina si è fatta negra. Una negra tale e quale.
Zara Attila: lei è sicuro di non sbagliarsi? L'ultima volta l'ha scambiata per una famosa femminista.
Attila Signora: l'ultima volta non picchiava. Ma la signorina Milly, quando incomincia a menar le mani, è inconfondibile.
Presidente Altro sbaglio: incoraggiarla a far carriera nella lotta giapponese, invece di aiutarla a trovarsi un marito. (Risiedendosi) Va bene. Era lei. Ci dica Attila.
Attila Appena l'ho vista avanzare con il cartello l'ho riconosciuta subito.
Zara Cosa c'era scritto sul cartello?
Attila Signora: non avevo gli occhiali.
Giorgio Attila, non sia bugiardo: fuori.
Attila Mi credano...
Presidente Attila, prego, non faccia complimenti.
Attila I signori mi scusino. C'era scritto: « Chi non è per la pace è un fetente anche se si tratta del presidente. »
Zara E poi?
Attila E poi basta. Il cartello non era molto grande.
Zara No dico: vada avanti.
Attila Qualcuno tra la folla ha gridato: - Buona la negra, ma un po' troppo vistosa... - o qualcosa del genere. Ma quello che si è sentito chiaramente è la risposta della signorina: - Vaffanbagno sporco razzista. (Pausa)
Zara Attila... lei è sicuro di aver sentito « vaffanbagno »?
Attila Sicurissimo signora.
Zara Allora non era lei.
Presidente Sono dello stesso parere. Milly ha un discorso più diretto.
Attila Signori vi assicuro...
Giorgio Attila, qui bisogna che lei si decida: o ha detto « Vaffanbagno » e non era lei, o ha detto « vaffaqualcosa » che non ha proprio niente a che vedere col bagno ed era lei.
Attila Ecco, veramente, forse...
Zara Bene. Era lei. Continui.
Attila Di parole in parole sono passati ai fatti. A un tratto la signorina si è abbassata e con mossa precisa ha colpito in testa con lo spigolo del cartello il suo tipo, stendendolo come un tappeto verde. E' subito accorsa la polizia. Da quel momento è stato come far vedere il rosso al toro. Parlo dei poliziotti nei confronti della signorina. Pareva avesse dieci mani e mille piedi. In un attimo ne ha stesi cinque.
Presidente Diavolo! Deve essere morto il direttore.
Zara Ma di chi stai parlando?
Presidente Del direttore della TV. Continui Attila.
Attila Non si è più visto nulla signor presidente. In quel momento è stato annunciato un guasto tecnico.
Presidente Ah ecco mi pareva!
(Entra Anna in pigiama)
Giorgio Eccola qui. Si è appena alzata oè già andata a letto? Con lei non si sa mai,
Anna (Ignorandolo e sbadigliando) Genitori: avete perso un torneo che anche non essendo sportivi avrebbe potuto direttamente interessarvi.
Giorgio Chi indovina è bravo.
Anna Perché ve ne state sempre in questa stupida stanza?
Presidente Perché è la meno presidenziale.
Giorgio Inoltre non ci sono mosche.
Anna Non ha nemmeno la TV.
Zara Appunto: niente TV, niente mosche più ambiente non presidenziale, uguale stanza perfetta.
Anna (Che ha formato un numero di telefono) Ciao. Ti sveglio? Scusa. Non mi rendo mai conto degli orari. Senti, Cambio il finale al terzo atto. Scrivi: (al maggiordomo) Attila, le spiace portarmi fuori il cane un momento?
Attila Dove è signorina?
Anna In biblioteca. Grazie Attila.
Attila Prego signorina. (Esce)
Anna (Al telefono) Ma no! Macché cane. Non parlavo con te. Dicevo al maggiordomo.
Giorgio (A Zara) Non ha più telefono in camera sua?
Zara In tutto quel settore ci sono dei guasti.
Anna Dunque: l'annuncio finale non viene dato dagli altoparlanti ma da una donna, Hai scritto? Bene, continua: « donna entra urlando,
due punti » - Hanno ammazzato il presidente! -
Zara Ma che cosa è? Una congiura?
Presidente Non impressionarti. Questa deve essere solo una variante al finale della « Cavalleria rusticana ».
Giorgio (Ride forte) Papà, ogni tanto il tuo spirito fa dimenticare il resto.
Presidente Grazie figliuolo. Sei generoso. Buona notte a tutti.
(Si scontra nell'uscite con Milly che entra con impeto. E' in jeans, camicetta semi slacciata e trucco da negra quasi sfatto in modo di assomigliare più a uno spazzacamino che a una negra. Va a sedersi al posto del fratello premendosi una guancia.)
Anna (Sempre al telefono) Scusa. Ti telefono domani. Ciao. (A Milly) Non credevo che tu arrivassi così presto e così intera.
Presidente Beh? Tanto meglio no? Buona notte.
Milly Fausto: devo parlarti.
Presidente E' proprio necessario? (Tira Fuori un'agenda) Se vuoi, guarda, già fra due settimane e precisamente il giorno quindici verso mezzanotte, avrò un bel quarto d'ora tutto per te. Questa serata era per la famiglia, ma ormai sono stanco e non potrei più seguirti. Sei rientrata troppo tardi cara,
Milly Ma ho avuto piuttosto da fare caro.
Presidente Quindi sarai stanca anche tu. Buona notte.
Milly Fra due settimane mi sarà passata la voglia di parlarti e le cose tra noi non saranno mai chiare.
Zara Cosa hai alla guancia?
Milly Per evitare un manganello sono andata a sbattere contro un pugno.
Presidente Dunque, buona notte.
Giorgia Fausto, ce la auguri buona per la quinta volta. Se la passiamo cattiva è il colmo.
Milly Non può andarsene. Non capisci? E' la sua coscienza sporca che lo inchioda qui.
Presidente (Sorridendo) Vedi Milly. Se fossi un vero fratello maggiore, intendo di quelli classici e vecchio stampo, quei famosi ai quali voi contestatari fate tanta guerra; ora ti darei due ceffoni, oppure me ne andrei per dimostrarti il contrario di ciò che affermi. Ma tu, e anzi, voi tutti miei cari, dovreste finalmente aver capito che più cercate di colpirmi più vi affaticate inutilmente perché io sono: in-con-si-sten-te. Sono fatto d'aria quando rientro in famiglia perché esisto troppo altrove. E' come una legge naturale di compensazione. Capite? E' chiaro?
Zara Per me sì. Fin troppo.
Anna Per me no. Assolutamente.
Giorgio Chiarissimo. Fatto d'aria come un dio.
Milly Veramente io ho avuto un'altra immagine: La bolla di sapone. E non pensare che io cerchi di colpirti Fausto, è che anch'io come te, cerco soltanto di farmi capire. In conseguenza volevo soltanto dirti che i tuoi sporchi sbirri, a me, non fanno né caldo né freddo. Sono sbirri da burla e quando vincono, vincono perché sono tanti e traditori. Li ho saggiati per la prima volta in un corpo a corpo e ti ripeto: sbirri da burla come le leggi, il governo, il presidente e tutto il resto. In fondo: tutto uno scherzo. L'unico inconveniente è che sia uno scherzo di cattivo gusto nel senso che chi paga è sempre e solo la povera gente.
Giorgio (Alzandosi) Ti credi ancora alle barricate? Basta perdio! Ma tu, tu, sorella del presidente da burla sei davvero convinta che stai facendo qualcosa per la povera gente?
Zara Vi avverto che se incominciate vi suono Eric Satie.
Milly Bada nipotino che ho ancora i muscoli caldi. Non cercarmi stasera perché mi trovi.
Giorgio Francesismo! Comunque avanti zietta. Sono in piena forma anch'io. Cerchiamoci e troviamoci.
(Il presidente se ne va quasi in punta di piedi)
Anna Oh no! Ma perché siete sempre in polemica voi due? Datevi al teatro santo Dìo! Vi farebbe bene ai nervi. Se volete ve ne scrivo un fatto su misura per voi. Ho appena finito «Vita e morte di un presidente ».
Milly (A Giorgio) Io so una cosa sola: sarò quel che sarò ma almeno non ho inibizioni.
Giorgio Se non ne hai perché cerchi di soffocarle con le pagliacciate?
Milly Attenzione figliuolo. Io non sorto in-con-si-sten-te. Io ti faccio volare dalla finestra.
Zara Vado a suonarvi Eric Satie. (Esce)
Giorgio Questo lo fanno gli sbirri con gli anarchici!…
Milly Gli suonano Eric Satie?
Giorgio Hai capito benissimo.
Milly Infatti, e... l'anarchico saresti tu?
Giorgio Più di quello che credi figliuola. Soltanto io sono modesto e detesto i Don Chisciotte tanto più quando sono da strapazzo.
Milly Te lo dico io cosa sei tu. Semplicemente un cretino.
Giorgio Prego?
(Entra il maggiordomo)
Attila Signorina Anna. Sono spiacentissimo. Il cane è scappato.
Anna Attila; non me lo dica neanche per scherzo. Medaglia d'oro mondiale e in calore! Mi sparo. (Si siede)
(Si sentono le note al pianoforte di Eric Satie)
Giorgio (Grida) No Zara! La scena è cambiata. Ci vuole la « Patetica ». La figlia del presidente si spara per cause ignote. Mica si può dire perché le è scappata la cagna in calore, Premio Nobel eccetera.
Anna Ma ti rendi conto? Almeno non scherzare animale! E' una cagna unica al mondo. Livio mi uccide.
Giorgio Se ti spari prima che torni non ce ne sarà bisogno. E poi che c'entra Livio?
Milly Indovina. A chi credi che l'abbia preso il cane? (Si alza e va a guardarsi la guancia allo specchio)
Attila Il signor Livio è già arrivato e sta cercando il cane nel parco come un pazzo. Mi permetto di avvertire che è furibondo contro la signorina Anna malgrado io avessi continuato a dirgli che è soltanto colpa mia.
Milly Ma si può sapere perché gli prelevi sempre i cani dai suoi allevamenti? Tientene uno definitivamente, non ho mai capito perché ogni tanto arrivi con un cane e il giorno dopo glielo riporti.
Anna Te l'ho già spiegato. Perché i cani mi piacciono da morire ma detesto affezionarmici come alle persone.
Giorgio Si spiega di conseguenza perché il tuo teatro non ha successo.
Anna Scusa. Non vedo il rapporto.
Giorgio E' un rapporto ermetico.
Anna D'altra parte ti faccio notare che il mio teatro ha un certo successo.
Giorgio Sicuro, un certo successo, tra un certo numero di amici stretti e di parenti ancora più stretti tra i quali, per esempio, non ci sono io.
Milly Giorgio: cominci veramente a stancare. Perché non vai a letto?
Giorgio Perché soffro machbethianamente d'insonnia, e, poi perché adesso viene il bello tra il fratellino re dei canili e la sorellina drammaturga. Vuoi che mi perda lo spettacolo?
Attila (Sulla porta) Il signor Livio sta arrivando.
Giorgio Ossia l'orco sta salendo a dieci a dieci i gradini della torre, La principessa trema. Entra l'orco sulle note di Eric Satie.
(La musica che durante tutta la scena sarà rimasta in sottofondo, all'entrata di Livio dovrà farsi più forte)
Livio (Entrando come un bolide e dirigendosi verso Anna) La prima volta che mi tocchi di nuovo un cane, giuro che ti faccio fredda.
Attila Signor Livio: è stata tutta colpa mia. Era in biblioteca e...
Livio Ma mi faccia il piacere Attila! Mi ha già spiegato. Conosco quella bestia. Impossibile tenerla. Era l'ultimissima da lasciarle prendere. E quell'imbecille invece gliel'ha data. Lo licenzio parola d'onore.
Anna Mi dispiace Livio. Mi dispiace proprio.
Livio E' tutto quello che sai dirmi?
Giorgio Non credere. Un minuto fa voleva spararsi.
Livio Oh senti tu. Non è il momento sai!
Attila Io vado a dare un'altra occhiata nel parco. Con permesso. (Esce)
Livio Se non la ritrovo cosa do al principe giovedì sera? Me lo dici?
Milly Uh senti senti! C'è in giuoco anche il principe signori! Casca il mondo! Il principe! E come si fa?
Livio Ah ci sei anche tu? E cosa fai così conciata? E' Carnevale? Sei matta?
Giorgio Tutto al presente! Insomma dalle il tempo di rispondere. Ti credi al canile tra i tuoi quadrupedi e i loro allevatori?
Anna Quanto ti dà il principe?
Giorgio Iniziano le trattative.
Livio Inutile che tu anche solo ci pensi. Mi dà qualcosa che nessun altro può darmi.
Milly La storia sifa interessante. Scambio merci. Cassaforte controcassaforte.
Anna Allora?
Livio Mi dà un De Chirico.
Giorgio Vero?
Livio La pianti tu sì o no?
Anna Scusa Livio. Quale?
Livio Quale quale, che importanza ha? Mi dà un De Chirico. Non ti basta?
Anna Come si può scambiare un cane con un quadro?
Livio I soliloqui falli quando sei sola. A me piacciono tanto icani quanto i quadri. Ti da fastidio?
Anna Non t'arrabbiare di nuovo. Dico solo che non capisco.
Livio Non ti chiedo di capire. Ti chiedo di lasciai stare i miei cani. (Pausa. Livio passeggia avanti e indietro nervosamente.)
Anna Vedrai che si ritroverà.
Livio Lo so che si ritroverà, ma se la si ritrova gravida di un bastardo chi gliela dà ancora al principe la cagna?
Giorgio Il principe è un filosofo. Direbbe sicuramente: - Meglio la cagna che la moglie. -
Milly O, peggio, la figlia che è sicuramente ancora vergine e illibata.
Livio Voi due o siete uno contro l'altro o quando vi mettete insieme si direbbe che giocate a chi è più scemo. Così, sia nell'uno che nell'altro caso, riuscite sempre ad essere dei perfetti rompiballe.
Giorgio Di perfetto non c'è nessuno.
Milly Inoltre, « rompiballe » non si usa negli ambienti presidenziali.
Livio (Urla) Mamma smetti quella lagna.
(La musica si interrompe e quasi subito entra Zara)
Scusami Zara. Sono nervosissimo.
Zara Ciao Livio. Sei arrivato anche tu. Scusa di che?
(Va al tavolino e ricomincia a scorrere le lettere)
Livio Beh, scusa perché ti ho urlato di smettere. Non hai sentito?
Zara No non ho sentito. Non sento mai nulla quando suono Eric Satie salvo il suo estro.
Milly Per questo lo suoni quando litighiamo?
Zara Anche. Ma soprattutto per punirvi. Perché Satie non vi piace. Così voi sentite Satie e io non sento i vostri litigi.
Giorgio In conclusione non sappiamo perché ti sei interrotta.
Zara Volete la vostra posta?
Anna Quale posta?
Zara Quella che arriva dal pubblico.
Milly Vuoi dire dal popolo.
Zara Non fa lo stesso?
Milly No. Il pubblico è quello che va a teatro, il popolo...
Giorgio (Caricando) ... è quello che grida « pane e lavoro ».
Milly Come minimo va a finire che questa sera ti sputo in faccia.
Giorgio Fossi in te non mi ci proverei. Ho la faccia particolarmente sensibile.
Anna Oh Dio! Ricominciano.
Livio (A Zara) Ma non c'è un segretario per la corrispondenza di quel genere?
Zara C'è un segretario che ne fa una scelta, ma a me ogni tanto piace leggere tutto. Queste sono tutte vostre.
Anna Le mie quali sono?
Milly E le mie?
Livio Le mie puoi cestinarle in blocco, all'istante.
Zara Posso aprirne almeno una?
Livio A condizione che non me la leggi.
Giorgio Cestina subito le mie per favore.
Zara Posso...
Giorgio No. Non puoi e per favore non insistere.
Zara (Esegue e apre quella di Livio. Vi è una pausa durante la quale le due donne scorrono rapidamente la loro corrispondenza che poi cestinano.) Ma senti questa: « Egregio signore... »
Livio Mamma: per piacere!
Zara Ma Livio: è la lettera di un bambino. Ti prego. E' molto bella.
Livio E va bene! Giorgio E' lunga?
Milly Puoi sempre andartene.
Giorgio Grazie. Non ci avevo pensato.
Anna Zara: ti ascoltiamo.
Zara « Egregio signore. Sono un bambino di otto anni e quando torno da scuola sono solo. Ma fino alla settimana scorsa non me ne ero mai accorto perché avevo Bruno che era il mio cane che è morto appunto la settimana scorsa sotto un'automobile. Tutta la famiglia ha pianto perché era proprio un gran bravo cane. Un amico di mio fratello vuole regalarcene un altro ma nessuno è d'accordo perché si è avuto troppo dispiacere per Bruno. Ma il papà leggeva un giornale domenica e sul giornale c'era la sua foto con un bellissimo cane. Sotto c'era scritto: « Livio, il figlio del presidente, con un campione dei suoi allevamenti », Il papà ha detto ridendo: - Ecco, se questo qui ti regala un cane, ti permettiamo di tenerlo. - L'ha detto per farmi uno scherzo, l'ho ben capito ma io provo lo stesso a pregarla di regalarmi un cane perché se non me lo regala lei chissà fino a quando resterò senza cane, se invece lei me lo regala il papà è obbligato a mantenere la sua promessa. Spero che l'indirizzo sia giusto. Lo terrò bene. Lo chiamerò Livio e non lo lascerò più andare sotto le automobili. Grazie. Tanti saluti da Giulio... » segue l'indirizzo.
Livio Fa vedere.
Milly Se non regali un cane a quel bambino, faccio uno scandalo.
Livio Milly: con me non attacca. Non sono Giorgio.
Giorgio Si vede. Stai tranquillo.
Anna (A Livio) Se non glielo regali tu glielo regalo io. (A Zara) Dammi la lettera.
Zara Se ho ben capito, in ogni modo quel bambino ha il suo cane assicurato.
Livio (Prendendo la lettera che Zara sta porgendo ad Anna) Dimenticate che il cane può essere regalato solo da me. A meno che vogliate falsificare la mìa firma.
Giorgio Dicci insomma se glielo darai o no e facciamola finita.
Livio Ve lo lascio indovinare. (Intasca la lettera)
Giorgio Bene, Chiuso il capitolo bambino/cane, resta da chiuderne un altro. (Tutti lo guardano) Mamma: non ci hai ancora detto perché ti sei interrotta su Satie poco fa.
Zara Ah sì. Mi sono interrotta per un crampo alla destra. A proposito Giorgio: ha telefonato Rosettani per quel concerto...
Giorgio Sì mamma. Rosettani lo vedo lunedì. Non ti preoccupare. Fidati di tuo figlio almeno come « manager ». Torniamo al capitolo secondo.
A) I crampi alla destra, di solito, ti durano dai cinque ai dieci minuti e quando sei entrata, immediatamente dopo esserti interrotta, non avevi nessun crampo.
B) Perché non Io hai detto subito e hai sviato la domanda parlando della posta?
Zara Non è il caso di farne un processo, credi.
Giorgio C) Perché continui a non rispondere?
Zara Perché è troppo stupido, ecco.
Livio Cosa è troppo stupido?
Milly Insomma Zara: adesso ci hai incuriositi.
Anna Ma sì: parla una buona volta.
Zara E' troppo stupido il motivo per cui mi sono interrotta. (Pausa)
Giorgio Allora? Sentiamo il motivo.
Zara A un tratto ho avuto la sensazione netta e precisa di avere qualcuno alle spalle. Uno sguardo fisso sulle mie mani. L'ho sentito talmente che ho dovuto fermarmi. Non mi è stato più possibile continuare. Nell'uscire ho notato un semplice particolare. La finestra, aperta quando sono entrata, era chiusa.
Livio Sarà stato Attila.
Zara Attila non entra mai quando sto suonando. Né Attila né altri.
Milly E poi Attila era già nel parco a cercare il cane.
Giorgio Fausto non può essere stato. Era già andato a letto e se si fosse alzato si sarebbe fatto sentire. Se tu leggessi polizieschi si potrebbe dubitare della tua fantasia. Ma così... Strano!
Anna Macché strano. La finestra può essersi chiusa con una corrente di aria. Oppure la mamma si è sbagliata. Sentite. Non pensateci più In questi casi è la miglior cosa. Io vado a finire il mio terzo atto. A domani. (Esce)
(Lunga pausa)
Livio Ma sei proprio sicura che la finestra era aperta quando sei entrata?
Zara Come di essere qui.
Giorgio E sei sicura che non vi sono state correnti d'aria e che la finestra non possa essersi richiusa da sola?
Zara In quella stanza non vi sono mai correnti d'aria,
Milly Ma come puoi dirlo scusa! Che ne so... un colpo di vento improvviso.
Livio Forse ha ragione Anna. Non bisogna pensarci più.
(Altra pausa. A un tratto si sentono lontane poi sempre più vicine delle grida ripetute di Anna. Dopo un attimo entra in scena in preda a una crisi isterica. Si dibatterà come una pazza tra gli altri, che tentano di tenerla, di calmarla e di capire ciò che dice. Le battute, salvo quelle di Anna, si debbono accavallare.)
Anna (Sempre urlando) Il cane... il cane... il cane...
Zara Oh Dio! Anna che hai? Che hai?
Giorgio Sei impazzita? Smettila di urlare così! Cosa diavolo hai?
Milly Calmati Anna. Calmati, Che ti succede?
Anna Il cane... il cane: l'hanno ammazzato, (urla) è là... è là...
Livio Ma dove « là », dove? Parla perdio parla!
Anna In camera mia. L'hanno squartato! (Urla di nuovo)
Livio Oh Cristo! (Esce di corsa)
Zara (Sedendosi) Dio mio!
Milly Vieni Anna. Andiamo via di qui... (A Giorgio) Portiamola via.
(Anna continuerà a urlare)
Giorgio Basta! Basta! Smettila di urlare perdio! Smettila!
Anna Il cane... il cane...
Zara (Turandosi le orecchie) Portatela via. Non posso più sentirla.
(Giorgio e Milly escono sostenendo Anna che continuerà a urlare e a dibattersi. A poco a poco le voci si allontanano. Zara resta seduta e immobile con le mani sulle orecchie. Le luci si abbassano. Entra il presidente allacciandosi la vestaglia.)
Presidente Ma si può sapere cosa sono tutti questi urli?
Zara (Guardandolo come una sonnambula) Hanno ammazzato il cane.
Presidente Il cane! Quale cane?
Zara Quello che aveva Anna questa sera. Un cane di Livio.
Presidente Mi dispiace. Ma non capisco ancora perché facciate tanto baccano.
Zara (Alzandosi) Ma non capisci che l'hanno ammazzato qui, qui nel parco, forse in questa stessa casa, mentre tu dormivi, mentre io ero di là a suonare e l'hanno portato in camera di Anna?
Presidente Sì sì. Ho capito. Hanno ammazzato un cane di Livio e l'hanno portato in camera di Anna. E poi?
Zara Finirò con l'impazzire! (Di scatto gridando) E poi Anna trovandolo squartato in camera sua ha avuto una crisi isterica, ti sembra strano?
Presidente Mi sembra strano sentirti gridare per la prima volta da quando ti conosco.
Zara (Gli va vicinissima) Ma Fausto: ho paura. Ho paura!
Presidente (Abbracciandola) Paura di che? (Le prende il viso fra le mani) Di guardate così, la morte in faccia?
Zara Vorrei essere un'operaia come lo era mi madre e vorrei che tu fossi un operaio come mio padre. Vorrei vederti stanco di un lavoro pulito. Vorrei che fossimo tutti stanchi di un lavoro pulito.
Presidente Non si può Zara. Non possiamo camminare a ritroso. E la morte esiste dovunque. Tuo padre l'ha trovata negli ingranaggi di una macchina.
Zara Ma è morto tranquillo. Non aveva mai fatto del male a nessuno e quando è morto l'hanno pianto tutti.
Presidente Andiamo cara. Si è fatto tardi.
(Escono tenendosi stretti. Lunga pausa poi entra Ottavio che viene al boccascena)
Ottavio A questo punto, signore e signori, l'autore di questa commedia vuole che io intervenga per presentarvi il mio personaggio. Malgrado che personalmente e come attore io non sia d'accordo con questo sistema, ho acconsentito a condizione che mi facesse parlare il più brevemente possibile in un discorso chiaro e conciso. (Pausa) Dunque, io sono il segretario. Quello a cui Zara preleva ogni tanto tutta la corrispondenza. Mi chiamo Ottavio e non Ottone come si ostina a chiamarmi Anna con la sua distrazione congenita. Ufficialmente io sono uno dei tanti segretari ma in pratica sono un idealista che si è impegnato con se stesso a uccidere il presidente come ci si impegna con se stessi a compiere un atto di giustizia. Capisco come la mia brutalità possa colpirvi ma non è colpa mia se ancora una volta l'autore ha voluto fare di testa sua e presentarvi del presidente e della sua famiglia solo il lato simpaticamente rosa. Sì, perché dietro tutta la famosa democrazia di questo presidente, si nasconde la vera stoffa dell'uomo politico senza scrupoli e in famiglia, chi in un modo chi nell'altro, cerca di non saperlo. La mia denuncia vale quindi anche per la famiglia.
Attila (Entra trafelato e fa per parlare ma si accorge che non c'è più nessuno) Ah, se ne sono andati tutti... (Si lascia andare su una sedia asciugandosi la fronte con un fazzoletto.) Ma dove può mai essersi cacciato quel benedetto cane!
Ottavio E forse nemmeno lui è innocente. Infatti, perché vive in una simile famiglia?
ATTO SECONDO
Una gran veranda con qualche mobile da giardino. Ottavio sta stenografando sotto dettatura di Anna.
Anna « A questo punto Paola rientra in scena con un cane. »Metta fra parentesi: possibilmente meraviglioso setter irlandese. « A Nino: - Ti piace, questo? - Nino, palpando il cane. - Bellissimo! Quanto vuoi? - Paola: De Chirico. « La Penelope ». - Nino fa un fischio: - Ne vale duecento di questi « La Penelope ». - Paola: - Anch'io ne valgo duecento di donne come la tua. (Si interrompe e riflette) No, cancelli Ottone.
Ottavio Tutto signorina?
Anna Fino all'entrata di Paola col cane. Non voglio cani in scena.
(La scena seguente deve essere rapida dando l'impressione del gran movimento. Gli attori devono passare quasi di corsa.)
Zara (Entra da destra esce da sinistra dicendo) La campagna elettorale è incominciata.
Milly (Attraversando in senso contrario) Tutto il marciume viene a galla.
Giorgio (Da destra a sinistra) Di questi tempi, il più onesto è un venduto.
Livio (In senso contrario) Non trovi fedeltà neanche più tra i cani.
Anna Dunque Ottone...
Ottavio (Sorride) Ottavio, signorina.
Anna Ah sì! Mi scusi. Non lo terrò mai a mente. Dunque, mi rilegga per favore la scena precedente l'entrata di Paola.
Ottavio Quando Nino sta ai telefono?
Anna Sì ecco. Tutta la telefonata alla moglie.
Ottavio (Legge senza colore) Sì sono io. Ma tu da dove telefoni? Dunque mi hai seguito. Sei pazza! Vuoi compromettermi? Già sono tenuto d'occhio. Ti amo sì ma non è una buona ragione per farmi beccare. Paola non c'entra. Non gridare. Paola non c'entra ti dico. Il termine amante non mi piace. Fa sempre pensare a una mantenuta privata o a una peripatetica a qualcosa di losco insomma che non si addice a Paola. Certo che le voglio bene. E con questo? Forse che quando un uomo si sposa diventa proprietà privata della moglie, cuore e sensi? Non piangere. Non piangere. O piangi se vuoi su tutti gli errori di educazione che sono stati fatti in questo campo, da Eva in avanti.
(La scena seguente va ripetuta c.s.)
Zara L'ho pregato in ginocchio di rassegnare le dimissioni.
Milly (In senso contrario) Ha le ossa dure ma gliele romperanno.
Giorgio (Attraversando) L'unico politicante coscienzioso l'hanno crocifisso.
Livio (Attraversando) Molto prima ve ne fu un altro: l'hanno abbeverato con la cicuta.
Anna Oggi sono tutti talmente eccitati! Non riesco a concentrarmi.
Ottavio Devo rileggere l'ultima frase, signorina?
Anna Grazie Ottone, non serve. Stessero fermi un attimo!
Ottavio (Si alza) E' la giornata definitiva, signorina. Bisogna capirli.
Attila Vuole andarsene?
Ottavio Se la signorina non ha più bisogno di me...
Anna Non ho più bisogno di lei come stenografo. (Gli indica una sedia) Le spiace? Non ho voglia di essere sola fra tutto questo fermento.
Ottavio Sono lieto di esserle utile anche in un altro modo. (Siede)
Anna Mi dica Ottone... Ottone è giusto, no?
Ottavio Ottavio, signorina.
Anna Se ha ragione Freud a proposito dello scambio dei nomi, deve essere grave. Lei conosce Freud?
Ottavio Solo di nome. Non ho mai avuto tempo di dedicarmici. Ma la signorina stava dicendomi qualcos'altro.
Anna Ah sì. Volevo chiederle come mai lei è qui in questo luogo, per così dire, nascosto, dove è venuta a ritirarsi la famiglia del presidente, invece di essere come tutti i segretari, nella capitale?
Livio (Attraversando) Nella capitale il presidente è in testa.
Zara (In senso contrario) Se lo rieleggono, morirò di crepacuore.
Giorgio (Attraversando) Nelle province il presidente è in coda.
Milly (In senso contrario) Le classi operaie votano contro il presidente.
Ottavio Diceva perché sono qui e non nella capitale? Il presidente mi ha pregato di stare qui con voi in queste ultime giornate, signorina Anna. Non posso dirle altro.
Anna Papà è insolito di questi tempi. Si direbbe che voglia isolarci e metterci attorno il minor numero di persone possibili. E' la prima volta che la famiglia del presidente si ritrova con attorno due sole persone: un segretario e un maggiordomo. Non ha neanche voluto che la cucca ci seguisse, con la scusa che lei è appassionato e bravissimo in cucina.
Ottavio La mia cucina non la soddisfa, signorina?
Anna La sua cucina è perfetta. Dico di papà. Ci vuole una grande fantasia e una ancor più grande faccia tosta, per utilizzare, mi scusi il termine, un segretario come cuoco.
Ottavio Non sia troppo severa con il presidente. Quando ho saputo che avrei trascorso con voi l'ultimo periodo delle elezioni ho suggerito io stesso al presidente l'idea della cucina. Prima di tutto perché, come lei ha detto, ne sono appassionato, secondariamente perché, come prevedevo, qui senza far cucina mi sarei annoiato a morte.
Anna E se io, con le mie commedie, le avessi impegnato tutto il giorno?
Ottavio Il signor presidente conosce il suo ritmo di lavoro, signorina Anna. Per questo ha accettato la mia proposta.
Anna E' vero. Non ho un gran ritmo di lavoro. A volte, creare anche una sola scena mi stanca da morire.
Milly (Attraversando) Per la seconda volta hanno attentato alla vita del presidente.
Giorgio (Nell'altro senso) Attila, per favore, venga a darmi una mano. Di qui non funziona il primo canale.
Zar a (Senso contrario) Se attentassero alla mia vita sarei molto meno angosciata.
Livio (Attraversando) Attila, per favore, lei che se ne intende, di là non funziona il quinto canale. E' in onda un documentario sui cani.
Attila (In senso contrario a Livio) Eccomi. Certo che la TV è indispensabile in questi momenti.
Anna Paiono proprio morsi dalla tarantola.
Ottavio (Guardando l'orologio) Ne avranno ancora per poco.
Anna A che ora si avranno i risultati definitivi?
Ottavio Fra un paio di ore al massimo.
Anna Lei che se ne intende di politica, mi faccia delle previsioni.
Ottavio Difficile signorina. La situazione è molto sbilanciata. In ogni caso preparerò una gran cena.
Anna E allora mi faccia le previsioni sulla cena.
Ottavio Veramente dovrebbe essere una sorpresa.
Anna La prego Ottavio.
Ottavio D'accordo. Per premiarla di avermi chiamato col mio vero nome,
Anna L'ascolto.
Ottavio « Consommè » Borghese.
Anna Mi dice qualcosa...
Ottavio Qualsiasi riferimento è casuale, signorina.
Anna E come lo fa questo « consommè? ».
Ottavio E' un consommè di « volaille » con punte di asparagi e petti di pollo.
Anna E poi?
Ottavio Poi « Croûtes » alla Du Barry...
Anna Quelle per le quali papà va pazzo. Sono squisite infatti, ma personalmente non sono mai riuscita a definirne il gusto.
Ottavio Eppure è molto semplice. Sulle « croûtes » rosolate vien posto un insieme di cavolfiore lessato e passato al mixer misto con besciamella e bianco d'uovo battuto a neve. Si cosparge il tutto di groviera grattugiato e burro e si passa in forno.
Anna Forse ha ragione Ottavio. La cucina può essere una cosa appassionante. Poi?
Ottavio « Sole en chaud-froid Curnonsky ». E questa è una sogliola circondata da gelatina, decorata di tartufi, farcita con champignon de Paris. Una cosetta piuttosto complicata.
Anna Passiamo ai « desserts ».
Ottavio Una gamma di formaggi: dai caprini ai formaggi della Savoia, dell'Abbazia e della Lorena.
Anna Dolce?
Ottavio Moka de la Reine de Saba.
Anna Ottone: non scrivo più commedie e mi dò alla cucina,
Ottavio La signorina ha voglia di scherzare.
Anna Solo a metà. E' veramente molto appassionante. Mi spieghi bene la sogliola Cur... cosa ha detto?
Ottavio Curnonsky. Dunque; si prende una bella sogliola, la si apre, si tolgono bene bene le lische...
(Entra Milly e Ottavio si alza.)
Milly Oh voi due! Ma come è possibile che ve ne stiate così tranquilli in un momento simile?
(Entra Zara. Sembra disfatta. Sì accascia su di una sedia.)
Zara Non ne posso più.
Milly E questi due son qui a parlare di trote.
Anna e
Ottavio Sogliole!
Milly Ma sì. E' tutto pesce
Zara Ottavio, che ore sono?
Ottavio Le cinque e tre quarti signora.
Zara I risultati definitivi saranno dati quando?
Milly Zara: l'hai già domandato cento volte e ti abbiamo già risposto altrettante volte: non prima delle otto.
Zara Mi sembra proprio di non poter resistere.
Anna (Si alza) Vuoi un consiglio? Vai con Ottone in cucina. Anzi vieni con Ottone in cucina perché io ci vado subito. Andiamo Ottone.
Zara (A Milly) Diventa matta?
Milly Giudicando dalla costanza con la quale continua a chiamare « Ottone », Ottavio, si direbbe proprio che lo è già da un pezzo.
Anna Ah sì! Ottavio... Andiamo.
Ottavio Oh no. Mi spiace signorina Anna. Questa sera non è assolutamente possibile.
Anna Perché?
Ottavio La cena è troppo impegnativa. Non avrei nemmeno il tempo di rivolgerle la parola e la cucina è un'arte che va spiegata.
Milly Non credi che sarebbe ora di documentarti sulle elezioni? Mettiti davanti al televisore, Dio santo! Non è possibile.
Anna Perché gridi?
Milly Perché non ti scaldi e mi sembra incredibile.
Anna Ma io non grido perché tu ti scaldi e anche a me sembra incredibile che abbiate tutti il ballo di San Vito. Cambia qualcosa agitarsi così? Il risultato sarà quel che sarà e lo sapremo solo quando si potrà saperlo. Non un minuto prima né dopo.
Milly Livio, dopo il primo momento di tensione, mi ha tenuto lo stesso discorso ed è andato a piantarsi davanti al quinto canale dove stanno mettendo in onda un addestramento sui cani da caccia e in seguito una corsa di levrieri dei suoi allevamenti.
Zara Ottavio, che ore sono?
Ottavio Le sei meno cinque, signora.
Zara Verso che ora crede che potrà essere qui il presidente?
Ottavio Non prima di mezzanotte, signora.
Anna Zara, dimentichi che quel presidente che tu intendi, può non essere mai più né qui né altrove. Infatti se non lo rieleggono...
Zara Tu non immagini nemmeno. Anna, come vorrei che tutti gli dei ti ascoltassero!
Milly Anch'io lo vorrei, ma non per le stesse ragioni di Zara.
Zara Non sento la politica. Non l'ho mai sentita. È una colpa Milly?
Milly L'hai già chiesto a tuo marito?
Zara Fausto dice di no.
Milly Ottavio, secondo lei, e una colpa?
Ottavio Dipende.
Milly Non è una risposta precisa.
Ottavio Dipende come e perché si sente o non si sente la politica. Evidentemente il signor presidente ha giudicato che, per la signora, non sentire la politica non è una colpa.
Milly Evidentemente. (Pausa) Ma il guaio è che il signor presidente non è un criterio per giudicare la signora.
Giorgio (Entrando) Bene bene bene. La famiglia del presidente alla tavola rotonda. Tema: « Il presidente è o non è un criterio per giudicare la moglie? » Pardon. « La first lady »? Mediatore Ottavio, il segretario. Come dire: il boom della democrazia.
Milly Perché hai smesso di guardare la televisione?
Giorgio Io per un guasto tecnico. E tu?
Milly Per respirare meglio almeno un attimo. Ti spiace?
Giorgio Affatto. Vedo che non abbiamo lo stesso modo di respirare.
Zara Per amor di Dio non cominciate! Non sarei nemmeno in grado di suonarvi Eric Satie.
Giorgio E tu, Zara. perché hai lasciato il tuo posto davanti alla televisione?
Zara Ma che cos'è, un'inchiesta?
Giorgio Neanche per sogno. Una semplice domanda.
Zara Cercavo un posto in cui non ci fosse più la faccia de! presidente. Ma mi sono accorta che è inutile cercare. (Pausa) Che ore sono?
Milly Non te lo diciamo più.
Giorgio Madre; io non so se nel tuo caso è o non è una colpa sentire o meno la politica, ma so che tu non sarai mai una vera « first lady ».
Zara Lo so anch'io. Né vera ne falsa.
Giorgio Tu sei soltanto una pianista. E quindi, madre, vai a suonare. Potrebbe essere il momento adatto per Debussy: « Les feux d'artifice », Pim pum pam boum! Tutti per aria!
(Entra Livio gridando)
Livio Ha perso, quei maledetto!
(Tutti sussultano e c'è un attimo di silenzio assoluto e sospeso. Milly è la prima a reagire.)
Milly Ma chi? Chi ha perso?
Livio Beh, lui no, Daniele, il mio levriere!
Milly Mavaff...
(Zara che le sta accanto le mette rapidissima una mano sulla bocca.)
Zara Niente volgarità per favore. Sai bene che non le sopporto.
Giorgio Per una volta sono d'accordo con Milly. Una bella volgarità ci stava e del resto l'ho pensata anch'io.
Livio Ah perché voi (comincia a ridere) voi avete creduto (ride più forte) voi avete pensato a papà! (Ride come un pazzo) Ah questa e bella! Uuh guarda che facce! (Continua a ridere senza potersi frenare.)
Milly (Indica Anna) Ridi ridi, tu e quella finirete per farmi dannare, perché siete o completamente idioti o completamente fuori dal mondo.
Livio Magari hai ragione. Ma oh, tu avessi visto quella bestia! Erain una forma! L'ho vista correre ancora ieri. Imbattibile ti dico. E uno stile! Non riesco proprio a rendermi conto come abbia potuto perdere.
Anna Sei sicuro Livio che il guardiano abbia dormito con il cane la notte scorsa?
Livio Oh Dio Anna! Non mettermi pulci nelle orecchie...
Milly Io vi metto una miccia nel sedere a tutti e due se non la piantate con i vostri cani del cavolo.
Zara Sebbene io non sia affatto d'accordo con questo genere di linguaggio, devo ammettere che in questa occasione dimostrate tutti e due un disinteresse veramente anormale.
Livio Ma sì, ma sì. Se ho detto che avete ragione. E dunque: a che punto siamo con queste elezioni?
Milly Non hai che da captare il primo canale.
Giorgio Sul quale, per il momento c'è un guasto tecnico.
(Attila è apparso sull'ultima battuta)
Attila Venivo appunto per avvisare che le trasmissioni sono state riprese.
Giorgio (Alzandosi e correndo via) Ah ecco. Grazie. Vi saluto.
Livio Telefono in fretta al canile, poi arrivo anch'io. (Esce)
Zara Ottavio, a che ora sarà pronta la cena?
Ottavio Verso mezzanotte, signora.
Zara Crede, Ottavio, che per quell'ora...
Milly Sì Zara. Glielo hai già chiesto. A quell'ora, il tuo uomo, presidente o non presidente sarà qui. Vieni. Andiamo a riprendere i nostri posti davanti ai primo canale. (La trascina via)
Anna Dunque Ottavio: lei proprio in cucina non mi vuole?
Ottavio La prego di non insistere, signorina Anna. Ne sarei molto imbarazzato.
Attila Mi permetto di suggerire alla signorina il quarto canale. Va in onda una commedia.
Anna Ah sì? Di che genere?
Attila A quel che ho capito è la storia di una regina vedova che si innamora di un rivoluzionario somigliante come una goccia d'acqua al defunto re.
Anna Ho capito: Cocteau. Andiamo a vedercelo a rischio di scandalizzaretutta la famiglia. Ottavio, domani mattina la prima lezione. Intesi?
Ottavio Intesi signorina.
Anna E lei, Attila, mi faccia un favore: appena si saprà cosa il popolo ne ha fatto del presidente, venga a dirmelo.
Attila Non dubiti signorina Anna.
(Anna esce)
Ah,che stupido! Ho ancora dimenticato di portar su il pacco.
Ottavio Quale pacco?
Attila Un pacchetto che ho trovalo giù davanti alla porta di servizio, quella che sta sempre chiusa.
Ottavio E dove l'ha lasciato questo pacco?
Attila L'ho dimenticato giù sul tavolo di cucina. Siccome non c'è nessun indirizzo da prima ho pensato fosse qualcosa che avesse comandato lei per la cena di questa sera. Ma poi mi sono detto che la cosa più logica era di darlo alla signora. Mi è venuto in mente che deve essere senz'altro un regalo per il signor presidente. Qualcuno che prevede sia rieletto. Forse un orologio: si sente un ticchettio. Vado a prenderlo.
Ottavio Attila, non si muova.
Attila Perché?
Ottavio Attila, lei si rende conto che nessuno, nel senso più assoluto, sa che siamo qui? E che il presidente verrà qui questa notte?
Attila Già. E' vero. Che bestia! Non ci avevo pensato. (Pausa) Ma allora chi l'ha portato quel pacco?
Ottavio Non ha visto nessuno qui attorno in questi giorni?
Attila Mai un cane da quando siamo qui. Pare il paese dei morti. Più deserto di così, veramente, non si poteva sceglierlo il luogo.
Ottavio Eppure qualcuno ha scoperto che siamo qui, se hanno portato il pacchetto. Non le sembra?
Attila E se lei, quando scende in città per le compere, fosse stato seguito. Magari da un fotografo?
Ottavio Impossibile Attila. Lei non sa quanti occhi ho io quando scendo in città e soprattutto quando torno. Ma resta il fatto che il pacco è stato messo dietro una porta che non si apre mai, dove nessuno rischia di vederlo. (Aspetta che l'altro capisca il pericolo.)
Attila Senta Ottavio: diamo il pacco alla signora e veda un po' lei. Vado a prenderlo.
Ottavio Attila: in quel pacco c'è una bomba, non lo capisce?
Attila Cosa!? Ma lei è matto!
Ottavio C'è una bomba le dico. Non si muova dì qui.
Attila Oh Dio! Ma perché? E lei dove va?
Ottavio Vado a disinnescare la bomba. (Esce)
Attila No. Aspetti Ottavio. Scendo anch'io. (Fa per andare e si ferma) Oh Dio! No. Cosa sto dicendo? No che non scendo. Sarebbe proprio il colmo saltar per aria senza nemmeno sapere i risultati della votazione! Una bomba!? Ma perché una bomba? L'altra volta un cane. Adesso la bomba. Ma che cosa ha tutta questa gente? Cosa vuole? Perché è così cattiva? Non capisco. Mah! Che mondo! (Pausa. Riflette) Però eh! quell'Ottavio, ne ha di fegato! « Vado a disinnescare la bomba » come se avesse detto: « Vado a prendere una boccata d'aria. » E a proposito: come mai un segretario sa disinnescare una bomba?! Mah!... Va bene che come segretario quello non è molto comune: basta vederlo cucinare... Mah! Chi ci capisce qualcosa?
Ottavio (Rientrando) Lei è ben sicuro, Attila, di aver lasciato quel pacco sul tavolo di cucina?
Attila Guardi Ottavio: come di chiamarmi Attila.
Ottavio Sul tavolo di cucina non c'è nessun pacco.
Attila Ottavio: mi sento tutto freddo.
Ottavio Non è il momento di badare alla nostra temperatura.
Attila Io mi metto nelle sue mani, Ottavio.
Ottavio Siamo tutti nelle mani di un esplosivo.
Attila Sa che facciamo? Li avvisiamo e scappiamo tutti insieme gambe levate il più in fretta possibile. Salti in aria la casa, chi sene frega?
Ottavio No. Aspetti. Mi lasci riflettere... (A un tratto si sente come fulminato) Oh Dio!
Attila Cosa c'è? Se continua così, anche se la bomba non esplode, morirò di un colpo!
Ottavio Oh Dio! No no no non è possibile! Sarebbe mostruoso.
Attila Ma che cosa? Parli in nome di Dio!
Ottavio Attila: lei era già qui quando il signor Giorgio ha detto alla madre: « Tu sei soltanto una pianista. Quindi vai a suonare. Potrebbe essere il momento adatto per Debussy: « Les feux d'artificc. » Pim pum pam tutto per aria?
Attila Non saprei dirle Ottavio. Magari ero qui. Sa, il signor Giorgio ne dice tante che non mi riesce mai di seguirlo. Lo ascolto sempre soltanto se mi ordina qualcosa.
Ottavio Senta Attila. Faccia uno sforzo per ricordarsene. è estremamente importante.
Attila Quando sono arrivato qui sulla veranda stavano parlando... mah! Proprio non mi ricordo.
Ottavio Ma ora me ne ricordo io. Stavano parlando del guasto sul primo canale.
Attila Ah sì, Ecco!
Ottavio Lei ha annunciato che le trasmissioni erano riprese e il signor Giorgio è partito di corsa.
Attila Esatto. Ma non vedo...
Ottavio Le spiegazioni più tardi Attila, Adesso mi dica: il pacco sul tavolo di cucina a che ora lei lo ha lasciato. Più precisamente: a che ora lo ha visto l'ultima volta?
(Entra Giorgio senza che i due se ne accorgano.)
Attila Verso le tre di questo pomeriggio. Poi sono salito per aiutare a riparare i televisori e non sono più ridisceso.
Giorgio In questo frattempo, io, che avevo già adocchiato il pacco fin da questa mattina, sono sceso in cucina e ho disinnescato la bomba tirando fuori la mia antica pratica di appassionato dinamitardo. Dinamitardo, così per dire beninteso. Insomma Ottavio: mi scusi se l'ho preceduta. Resta ancora da stabilire se sia più straordinario che la pratica dinamitarda ce l'abbia un segretario o il figlio del presidente. Comunque, per non seminare il panico in famiglia, vi pregherei di parlare di questo fatterello solo fra di voi. Grazie. Ho fiducia nella vostra comprensione. Corro di nuovo a mettermi davanti al teleschermo. Che giornata! Con permesso. (Fa per uscire e si ferma) Per la cronaca: il « fuoco d'artificio » doveva aver luogo dopo mezzanotte. Chiara l'intenzione di festeggiare il presidente. (Esce)
(I due si guardano allibiti per un lungo istante.)
Attila Ma lo sa Ottavio che io non capisco proprio più niente di niente?
(Ottavio si siede come afflosciandosi. Si sentono fortissime al pianoforte le note de « Les Feux d'artifice »).
ATTO TERZO
Stessa scena del secondo atto. Non sono trascorse che poche ore. Zara se ne sta allungata su una sdraio con una compressa sulla fronte. Entra Livio quasi in punta di piedi.
Zara Non è che io abbia particolarmente bisogno di essere sola. Perché siete spariti tutti? Dove siete?
Livio Milly e Giorgio stanno ancora di là a litigare davanti al teleschermo spento.
Zara E Anna dov'è?
Livio Anna non la si vede dalla fine del pomeriggio. Dev'essere in camera sua. Starà finendo o incominciando una commedia. E' sempre al principio o alla fine. Si direbbe che le sue commedie non hanno altro. (Pausa) E tu come stai?
Zara Molto male grazie.
Livio Posso fare qualcosa?
Zara Dimmi che ore sono.
Livio Quasi mezzanotte.
Z.ara Tra poco sarà qui.
Livio Sì. Hanno telefonato un momento fa che l'elicottero è già partito.
Zara Livio: per favore chiamali. Vorrei che fossero qui prima che Fausto arrivi.
Livio Vuoi fare testamento?
Zara Ti prego di non scherzare.
Livio Ma sì, ma sì. Vado a chiamarteli. Stai tranquilla. (Esce)
Zara (Si toglie la compressa. Si alza. Va a guardare il cielo.) Gran bella notte! Gran bella luna. Mettono voglia di scappare. Scappare dalle ricchezze, dagli agi, dal superfluo, dagli intrighi dall'odio, dai leccapiedi e dalle persone di sfiducia. Scappare da tutto quell'ammasso di astuzia e falsità che si chiama politica.
Giorgio (Entrando) Vedo che ti sei svegliata.
Zara Ho dormito infatti. Non so quanto ma sono riuscita a dormire.
Milly (Entrando, a Giorgio) Tu, quando ti mettono con le spalle al muro, la miglior cosa che trovi per difenderti è quella di andartene.
Giorgio Livio è venuto a dirci che Zara ci voleva. Sono pronto a riprendere la discussione quando vuoi,
Milly Io quando cambio ambiente perdo il filo.
Giorgio E' la prova che il tuo filo non ha né capo né coda.
Milly Ma come fai a non accorgerti che le tue battute sono sempre gratuite?
Giorgio Analizza le tue, figliuola.
Zara Vi prego di smetterla. (A Livio che entra) Hai trovato Anna?
Livio E' in camera sua tra una montagna di libri. Dice di aver scoperto non so cosa. Arriva subito.
Milly Scommettiamo che non sa ancora niente sulle elezioni?
Livio Sarebbe incredibile ma è probabile. In ogni caso non ha affatto l'aria di esserne informata.
Milly Non dimentichiamo che tu hai guardato il documentario sui cani fino a un'ora prima della conclusione.
Livio Una corsa di cani dei miei allevamenti. E' diverso.
Anna (Entrando) Vi annuncio ufficialmente che Cocteau è un ladro.
Milly Hai proprio scoperto l'acqua calda. Il mondo ne è pieno,
Giorgio Ragione per cui occorre classificarli. Il tuo di che genere è?
Anna Il mio è un ladro di idee.
Livio Non è poi così grave.
Anna A no? Ti par niente che ne « L'aquila a due teste » vi siano dettagli tolti di sana pianta dallo Zadig di Voltaire?
Zara Lascia stare Cocteau. E' morto.
Giorgio E Voltaire pure, se non sbaglio.
Milly Insomma lasciamo stare i morti.
Anna Non mi va di lasciarli stare quando disturbano ancora i vivi. La regina velata di Cocteau, servita dal suo negretto muto che solo lei capisce, è la regina Astarté di Voltaire, servita dal suo nano muto che solo lei capisce. E' la stessa immagine vi dico!
Giorgio Conti di far causa agli eredi di Cocteau in nome degli eredi di Voltaire?
Anna Sempre spiritoso tu!
(Entra Attila)
Attila Signora, devo portare fiori anche qui sulla veranda?
Zara Direi che almeno qui, no, Attila. Ce ne sono dappertutto.
Milly Come al cimitero.
Giorgio Sei allegra!
Anna Attila, l'avevo pregata...
Attila La signorina era già in camera sua. Ho bussato due o tre volte senza risultato. Ho pensato che la signorina si fosse addormentata
Giorgio Macché. Era in strettissimo colloquio con Voltaire.
Attila Prego?
Giorgio Spiritismo.
Attila (Come se capisse) Ah! (Poi scuote il capo) Mah!
(Si sente il rombo di un elicottero. Tutti corrono alla finestra.)
Con permesso.
(Esce di corsa. Il rumore dell'elicottero si allontana.)
Livio Beh cosa facciamo? Gli andiamo incontro?
Giorgio Io, per la prima volta in vita mia mi sento imbarazzato.
Anna Tu imbarazzato? Non è possibile.
tara Anna: per la cronaca: tuo padre è stato rieletto.
Anna Ah! Mi fa molto molto piacere!
Zara A me tutto il contrario.
Livio Ad ogni modo se vogliamo andargli incontro è il momento di farlo. Da quella specie di spiazzo a qui, vi sono al massimo due minuti.
Zara Perché sempre andargli incontro? (Si rimette nella sdraio) Tutta la sua vita ha trovato gente che gli è andata incontro.
Milly Vuoi dire che l'ha seguito.
Zara Voglio dire che il risultato è stato identico; una fortuna finanziaria e un disastro.
Giorgio Parli a stretto nome di chi, precisamente?
Zara Parlo a stretto nome della famiglia per le finanze e a stretto nome di una categoria per il disastro.
Giorgio Così senza parere hai fatto un discorso anarchico.
Livio Vergognati madre! Ti sembra il momento?
Milly Io sono a bocca aperta. Mai ti ho sentita fate discorsi simili. Stai per morire Zara?
Zara Perché li ho sempre soltanto ruminati. Non so se i miei discorsi sono anarchici o se sto per morire, ma so che questa rielezione del presidente ha fatto di me un'altra donna. (Si alza)
Giorgio Se tu ci suonassi qualcosa?
Milly Che idea! Non stiamo litigando,
Giorgio Non ho detto di suonarci Eric Satie. Dico di suonare per scaricarsi personalmente.
Anna Sta per arrivare papà. Suona qualcosa che gli piace come in una gran scena teatrale.
Livio Giusto. Perché non lo accogli al suono di un bel Chopin?
Zara Neanche per sogno! Questa è la mia serata e suonerò soltanto per me. (Esce)
Giorgio Parola d'onore non l'ho mai vista così sconvolta.
Milly Ma cosa diavolo le succede?
Livio Oggi è stata in una tensione continua. Sarà la reazione.
Anna No, E' cambiata da qualche tempo.
Giorgio Se te ne sei accorta anche tu, deve proprio essere diventata un'altra.
(Si sente la suonata al « Chiaro di Luna » di Beethoven)
E' una delle rarissime volte che suona « Il chiaro di luna ». Fa sempre un mucchio di difficoltà anche per suonarlo ai concerti. (Lunga pausa)
Anna Io vado incontro a papà.
(Nell'uscire si scontra con il presidente)
Oh! Tanti tanti auguri papà! (Si baciano sulle guance)
Prendente Grazie grazie cara e salve a tutti.
Livio (Stringendogli la mano) Ce l'hai fatta e non per poco! Praticamente un trionfo. Una votazione indimenticabile.
Milly (Lo bacia freddamente) Ciao. Era bello in elicottero?
Presidente (Scoppia a ridere) Milly, sorellina cara! Sempre imbronciata con il tuo fratellone!
Milly Non hai che da cambiare mestiere.
Presidente Vedi cara: per il momento mi sono un po' troppo impegnato .
Giorgia Mi congratulo con la tua incolumità veramente a prova di bomba.
Presidente Grazie anche a se figliuolo. (Si guarda attorno) Perché il « Chiaro di luna »? Non lo suona mai. E' un disco della Haskil?
Giorgio Se ti sentisse si offenderebbe. Così, il « Chiaro di luna » non può suonarlo che lei.
Presidente (Sedendosi) Va bene. Che suoni il « Chiaro di luna ». Se può aiutarla...
Anna Aiutarla a far cosa?
Presidente A superare la sua crisi.
Milly Non ti illudere. Non ha l'aria di essere una crisi semplicemente.
Giorgio Vero. Ha più l'aria di una improvvisa presa di coscienza. Tu che ne dici Fausto?
Livio Domandategli prima di tutto se se ne è accorto.
Presidente Io mi accorgo di tutto anche se non ho un'immediata assimilazione. Inoltre, per quanto concerne mia moglie, so fare delle previsioni in generale abbastanza esatte. Per esempio vi predico che tra al massimo un minuto smetterà di suonare il suo « Chiaro di luna » e sarà qui trattandomi con aria di sufficienza se non ignorandomi completamente.
Giorgio (Guarda l'orologio) Hai detto un minuto?
Presidente L'ho detto e lo ripeto. Un minuto al massimo. Controlla. Controlla.
(A questo punto, di colpo, Beethoven si interrompe e prorompono delle improvvisazioni di Keit Jarret. Tutti si guardano sbalorditi).
Milly Cosa cavolo sta suonando adesso?
Anna Ma... in ogni modo ancora qualcosa che non suona solitamente.
Presidente Secondo me sta semplicemente improvvisando.
Livio Sarebbe la prima volta...
Giorgio Infatti, miei egregi ignoranti, queste sono improvvisazioni, ma non sue, bensì di Keith Jarret.
Presidente Mai sentito nominare.
Giorgio Un giamaicano oramai celebre nel campo del jazz.
Presidente Quindi deve c'entrare con Beethoven come i classici cavoli a merenda.
Giorgio Padre: tu sarai un grande politico ma in fatto di musica sei una bella nullità.
Presidente (Guardando l'orologio) Figlio: il minuto è scaduto.(La musica si interrompe.) Sarò una nullità in fatto di musica ma valido quanto a psicologia coniugale. Infatti: ecco tua madre.
Zara (Entra senza guardare nessuno) Ave Cesare. Pare che gli Ididi marzo », a te, abbiano portato fortuna.
Presidente Salve cara. Che vuoi? Non sempre Bruto ha il colpo sicuro.
Zara Giorgio, conosci la barzelletta che circola di questi tempi sulla popolarità del tuo personaggio?
Giorgio No. Ma mi interessa.
Zara Sapete qual è l'uomo più selvaggio del mondo? Quello che, dopo avergli mostrata la foto di Giorgio, il figlio del presidente, vi chiede: - E questo? Chi diavolo è?
Giorgio Bene madre. Per essere la prima volta che ti sento raccontareuna barzelletta non c'è male davvero. Io ne conosco una su Milly.
Milly Bada che se l'hai inventata tu me ne accorgo subito.
Giorgio Parola d'onore non l'ho inventata io. Sapete come riconoscere Milly, la sorella del presidente? Andate a una dimostrazione contestataria. Al primo cartello che avanza con parolacce chiamate. - Milly - e quella automaticamente vi risponde: - Sì?
(Tutti ridono tranne Milly e Zara.)
Presidente Io ne ho sentita una su Livio. Livio, il figlio del presidente, è l'autore d'una variante del proverbio: « Cane che abbaia non morde. »
Livio E questa variante sarebbe?
Presidente Non morde... ma lecca.
(Tutti scoppiano in una gran risata salvo Zara.)
Livio Io ne conosco una su Anna. Un uomo, sbadigliando, si slogòtutt'e due le mandibole. L'assicurazione incidenti non lo pagò, L''uomo sporse denuncia ad Anna, la figlia del presidente. Era stato a vedere una sua commedia.
(Altra risata generale salvo Zara.)
Zara Zara, la moglie del presidente, disse a sua marito: - Se sarai rieletto chiederò il divorzio. Dovrai scegliere tra la politica e me.
Presidente Ma il presidente rispose: - Non puoi costringermi a scegliere tra due materie così diverse e che pure mi appartengono come dei componenti del mio stesso sangue.
Zara Problemi tuoi - rispose Zara - Tu badi ai tuoi, io ai miei. E io so con la massima sicurezza che non posso più essere la moglie del presidente. Ne provo ormai una nausea fisica solo a pensarci.
Presidente - Senti - le disse allora il presidente - facciamo un patto da buoni amici. In fondo, per me, l'importante è sapere se ho ancora abbastanza forza politica per essere rieletto. Quindi, se sarò rieletto, ti prometto che nel limite di tempo possibile rassegnerò le dimissioni.
(I figli si guardano tra attoniti e increduli. Poi Zara dirà con impeto rompendo il giuoco dell'impersonalità)
Zara Ah ma questo non me lo avevi detto!
Presidente (Alzandosi) Te lo dico adesso. Sono in tempo no?
Zara Oh Fausto! (Si abbracciano)
Giorgio La vostra barzelletta non fa ridere nessuno.
Milly Fausto: sei un mostro di orgoglio.
Anna Ottavio ha preparato una cena che non vi sognate neanche,
Livio Se io mi mettessi a parlare del tempo, si potrebbe dire che ognuno ha fatto il suo soliloquio come in un manicomio.
(Entra Attila)
Attila Signori: la cena è servita.
(A questo momento tutte le luci si spengono come per un'improvvisa «panne». Le frasi che seguono vanno dette rapidamente, ma una dopo l'altra, senza sovrapporle).
Presidente Tò sono saltate le valvole.
Zara Fausto dove sei?
Milly Attila, per favore, vada a cercare delle candele.
Attila Sì. Subito. Ce ne devono essere di là. (Esce.)
Anna Ho paura!
Livio Non fare la scema. Paura di cosa?
Giorgio E state calmi. Ceneremo con i candelabri. Farà molto fine secolo scorso.
Zara Fausto dove sei?
Presidente Ma sono qui.
Giorgio No Zara. Questo sono io. Mi hai messo un dito in un occhio.
Zara Scusa caro.
Anna Ho paura!
Giorgio Anna piantala. Non si tratta che di cambiare delle valvole.
(Entra Attila con un candeliere)
Attila Se i signori vogliono seguirmi giù in sala da pranzo. Ottavio sta accendendo tutti i candelabri. Dice che le valvole sono in ordine. Deve essere un guasto alla centrale. Pare che ne capitino spesso da queste parti. Per questo la casa è ultra provveduta di candelabri.
(Tutti escono dietro Attila. Si sentono ancora ovvi commenti finché le voci sì allontanano definitivamente e tutto resta buio e silenzioso. Lunga pausa dopo la quale entrerà Ottavio. Quando la scena si illumina, Ottavio sarà quindi già al boccascena.)
Ottavio Il mio atto di giustizia, signore e signori, dovrebbe già appartenere al passato se non mi fossi lasciato prendere da una debolezza umana che vorrei rapidamente confessarvi. Il presidente è seduto a capotavola dando le spalle alla finestra spalancata sul giardino, in modo che colpirlo diventa un gioco da bambini. Poco fa, mentre puntavo l'arma, l'ho sentito elogiare le mie « croûtes » à la Du Barry. In quel momento mi viene una voglia irresistibile di sapere cosa ne pensa della mia « sole en chaud-froid »e mi dico: - Lasciamogliela almeno provare. Dopo tutto è un condannato a morte -. Siccome Attila è molto lento tra una portata e l'altra ne ho approfittato per salire a congedarmi da voi. So che un estremista mi direbbe: - Piantala con le pagliacciate. Non sei tu il primo che ammazza un presidente -. L'estremista avrebbe ragione ma dovrebbe pur concedermi l'attenuante di essere il primo che gli cucina prima d'ammazzarlo, una « sogliola alla Curnonsky ».
(Esce. Lunga pausa finche a un tratto si sentono le voci concitate degli uomini frammiste alle grida delle donne. I primi a entrare in scena sono Livio e Giorgio che tengono fermamente Ottavio. Poi seguono le donne completamente sconvolte. Poi il presidente e in ultimo Attila come al solito smarrito ma stavolta al massimo, tenendo una rivoltella con la punta delle dita e guardandola ogni tanto come una rarità.)
Ottavio (Dibattendosi) Lasciatemi. Non posso più sentirmi addosso le vostre mani. Non l'avete una rivoltella per tenermi a bada?
Attila Eccola. L'ho raccolta io ma non so come funziona.
(Nessuno gli bada).
Livio (A Giorgio) Hai capito? Gli danno fastidio le nostre mani a questo sporco delinquente!
Giorgio (A Ottavio) E' la tua giornata sbagliata amico. Ancora una volta non sei arrivato in tempo. Per la seconda volta io ti ho preceduto.
Ottavio Puoi anche non credermi ma della faccenda di oggi non ne sapevo assolutamente nulla.
Giorgio Ti credo. Tu miravi più in alto. Al centro.
Zara Volete spiegarvi? Vi sembra il momento di fare dei misteri?
Giorgio Niente Zara. Stai calma. Un segreto tra me e Ottavio.
Attila (Ricordandosi) Ah ecco perché nel pomeriggio... Oh Dio! Ma pareva proprio sincero Ottavio nella sua preoccupazione per quel pacco!
Ottavio Lo ero. Volevo solo un atto di giustizia, non una carneficina.
Livio Adesso te lo dò io l'atto di giustizia brutto bastardo.
(Alle donne) E voi cosa fate lì ferme come mummie? Cosa aspettate a chiamare la polizia?
Ottavio (Si dibatte furiosamente) Chiamate anche direttamente il carnefice ma toglietemi le mani d'addosso.
Presidente (Freddo e imperioso) Lasciatelo.
Livio Sei impazzito? Attila: corra a prendere una corda.
Attila Una corda! Volete impiccarlo?
Livio Ha capito? Vada.
Attila Vado. (Mostra la rivoltella) E questa? Dove posso metterla?
Presidente (c.s.) Non siate ridicoli. Lasciatelo. E lei Attila, non si muova e posi quell'arma,
(Giorgio e Livio lasciano Ottavio che sembra scrollarsi tutto come un cane che esce dall'acqua. Livio prende la rivoltella a Attila e la punta contro Ottavio.)
Ho detto di posare quell'arma.
(Livio se la mette in tasca.)
Ottavio (Andando a piantarsi davanti al presidente. I due uomini dovranno mantenere durante tutta la scena la massima calma e freddezza.) Tu lo sai, vero, perché volevo ucciderti?
Presidente Che tu volessi uccidermi sono affari tuoi.
Ottavio Non hai risposto.
Presidente Cosa vuoi? Una confessione?
Ottavio Magari! Ma è tardi e non sarebbe più utile nemmeno per te. La sola cosa utile non si è potuta realizzare.
Livio (Andando verso il telefono e incominciando a formate un numero.) Basta! Io non lo sopporto un minuto di più.
Presidente Lascia stare quel telefono.
Ottavio Vuoi graziarmi, presidente?
Presidente L'ho fatto con tutti quelli che hanno attentato alla mia vita, perché non dovrei farlo con te?
Ottavio Perché graziare gli attentatori ufficiali è una buona mossa di propaganda politica, mentre graziare Ottavio non ti serve a nulla a meno che tu voglia rendere pubblico il mio attentato.
Presidente Non voglio rendere pubblico il tuo attentato e voglio lasciarti andare. Vedi quindi che so anche essere generoso senza tornaconto.
Ottavio (Dopo averlo guardato fissamente) Tu sei soltanto un giocatore fortissimo e se non ti conoscessi tanto bene riusciresti a convincere anche me.
Presidente Anche tu Ottavio sei un ottimo giocatore.
Ottavio No presidente! No. Sta qui l'equivoco. Io non sono un giocatore. Io sono un idealista allo stato puro.
Presidente Provamelo Ottavio.
Ottavio Attento. Non sfidarmi. Ho un altro mezzo per ucciderti, molto più crudele del primo.
Zara La prego Ottavio. Vada via.
Presidente Ora non può più andarsene. Si è troppo impegnato.
Ottavio L'avrai voluto tu. (Trae di tasca delle carte e dei documenti.)
Ottavio Questa è la lettera della vecchia contadina che viveva con mio padre nell'altro continente dove sono nato. Mi dice che mio padre è morto e che quel pezzo di terra che mi ha lasciato, lei da sola, non può coltivarselo. Praticamente mi invita ad andare laggiù a fare il contadino. Questo è un assegno in bianco sul quale potevo mettere una cifra anche astronomica. Questo è il passaporto falso e questo è il biglietto per andarmene laggiù a piantar patate. Ora, questo assegno mi è stato rilasciato in cambio delle tua vita. L'ho conservato appunto in previsione che il colpo non riuscisse per mostrartelo. Fosse riuscito l'avrei stracciato durante il viaggio. Avrei buttato i pezzetti in mare. Era una gioia solo l'immaginarmelo. (Fa per stracciare l'assegno).
Presidente (con fredda violenza fermandogli la mano e guardandolo in faccia) Voglio vedere quella firma,
Ottavio E' quella di uno dei tuoi intimi amici. Non ti basta?
Presidente No. Fammi vedere quella firma.
Ottavia Anche questo l'avrai voluto tu. (Gli mostra la firma.)
Presidente (Come se Ottavio lo avesse colpito con un pugno) Non è possibile,
Giorgio Possibilissimo: è la firma del vicepresidente.
(Automaticamente, come il gruppo si era riunito attorno ad Ottavio si allargherà e riprenderà il posto di prima. Il presidente, al centro, si sarà seduto e Zara, in piedi dietro di lui gli accarezzerà la testa.)
Presidente Non è possibile.
Ottavio (Straccia l'assegno e tira fuori altre carte). Vieni Giorgio. Qui c'è roba che normalmente dovrebbe interessare un tipo come te.Non crederete che il firmatario abbia fatto le cose da dilettante. Questa è la fotocopia di tutto il piano per indiziare la parte avversaria. In questa busta vi sono altre fotocopie con prove, false naturalmente, che servono allo stesso scopo. (Dà tutto a Giorgio) Controlla.
Giorgio (Sfogliando le carte) Giusto. (Pausa) Tutto perfetto... (Pausa) E' allucinante. (Allunga le carte a Ottavio).
Ottavio Cosa vuoi che me ne faccia io, adesso? Tenetevele in famiglia, per ricordo. Se tu non mi fossi arrivato alle spalle poco fa, mentre stavo tirando, domani avrei mandato tutto alla giustizia, non a quella ufficiale beninteso, perché in quella ufficiale, di giustizia, non ne trovi neanche l'ombra; ma avrei mandato tutto a un paio di uomini pronti a battersi come belve per la verità. Ne rimane ancora qualcuno.
Zara Quello che continuo a non capire, è perché lei Ottavio, con tutta la sua buona fede che noi siamo ormai disposti a riconoscerle, abbia voluto macchiarsi di un delitto.
Livio Parla per te Zara. Io non gli riconosco nessunissima buona fede.
Milly E io nemmeno.
Anna A me sembra di impazzire.
Attila E io vorrei proprio poterci capire qualcosa.
Ottavio (A Zara) Signora, per capire il mio delitto come lei dice, bisogna che lei invece di dar concerti per gli orfanelli e tutta la beneficenza manipolata dal partito di suo marito, incominci a dar concerti per i carcerati, gli operai e gli studenti. (Andando verso Anna) E tu, fuori, fuori dalle tue commedie che sono ancora una fedele riproduzione degli ambienti sporchi in cui vivi.
Anna Ma... in « Vita e morte di un presidente », il presidente viene ucciso.
Ottavio Sì,ma per mano del solito estremista linciato alla fine dalla folla: il tutto presentato come giusta punizione del cattivo.
Anna (E' di colpo sconcertata) Ma io... ma un uomo che uccide resta sempre un assassino.
Ottavio Eccola la parolona! Ebbene, impara che in un caso come il mio serve soltanto a indicare un uomo che tenta di arginare il male con un esempio drastico. Ricordatelo. Assassino: uguale uomo che in certi casi tenta soltanto di arginare il male con un esempio drastico.
Livio (Andando verso il telefono e ricominciando a formare un numero.) Segretario; hai parlato abbastanza.
Presidente (Senza muoversi ma deciso) Ho detto di no Livio.
Giorgio (Saltando addosso al fratello) Hai sentito? No!
Ottavio (Andando verso Milly) E tu? Non dici niente tu? Di solito sei molto aggressiva.
Milly Io non ho fatto che lottare contro la violenza. Vuoi che ti applaudisca? A me, tu, proprio tu, non hai niente da rimproverare.
Ottavio Ah, perché tu vorresti farmi credere che per tacitare la tua coscienza ti basta il tramutarti come « Pelle d'asino » e scendere in piazza a far casino portando cartelli con slogan gratuiti?
Milly Abbastanza esatto perché per esempio, in questo momento, per tacitare la mia coscienza, dovrei spararti addosso e non lo faccio.
Ottavio Tu dovresti smetterla di giocare alla guerra e di far finta di crederci. Ormai sei adulta.
Livio (Estraendo la rivoltella e puntandola contro Ottavio) Ora basta davvero. Sarà stato per legittima difesa.
Giorgio (Strappandogliela con mossa fulminea e intascandola) Non fare il cretino.
Ottavio Se tu fossi cresciuto nel mio ambiente contadino, Giorgio, avremmo potuto essere grandi amici. Noi siamo della stessa pasta.
Giorgio Sì. Porresti aver ragione. Credo proprio di sì.
Ottavio E tu cinofilo, quando esci dai tuoi allevamenti vai a fare un giretto nelle carceri di stato, reparto torturati, poi vai a visitarne le famiglie. Vedrai quanto bene ti farà allo spirito vedere il contrasto fra la loro vita è quella dei tuoi cani!
Livio (Cercando di saltargli addosso ma subito impedito da Giorgio) Se non mi dai la rivoltella lo strozzo.
Presidente (Alzandosi.) Ora vai Ottavio. Credo che tu non abbia più nulla da dirci. Prendi l'automobile e lasciala al solito posto. Vai. Buon viaggio.
Ottavio No presidente... Niente più automobile. Se mi lasci andare parto a piedi da qui. Una bella boccata d'aria! La sola cosa che mi dispiace è di non poter partire nudo come un verme perché tutto quello che ho addosso è stato pagato con ituoi soldi.
Presidente Hai lavorato.
Ottavio Appunto. Lavoro sporco. Addio.
Anna Ottavio. (Deve essere quasi un grido.)
Ottavio (Fermandosi e girandosi appena) Che vuoi?
Anna Voglio partire con te.
Zara Sei pazza?
Livio Se lo ripeti ti do due schiaffi.
Anna Ottavio: prendimi con te.
(Livio la prende per i capelli e alza una mano che Giorgio gli afferra)
Giorgio Se vuole andare non puoi impedirglielo, né hai il diritto di picchiarla.
Presidente Dici sul serio Anna?
Anna Ottavio non mi hai ancora risposto.
Ottavio Non stiamo vivendo una delle tue commedie.
Livio Ma siete tutti impazziti?
(Zara e Milly vanno a scuotere Anna e le parlano insieme. Anna esce come decidendosi improvvisamente)
Milly E svegliati! Non fare la scema. Cosa dici?
Zara Anna: non dici sul serio vero? Anna!
Anna Ottavio: voglio partire con te. Rispondimi!
Ottavio (Avvicinandosele) Adesso stai attenta. Potrei incominciare a prenderti sul serio.
Anna Andiamo via Ottavio.
Zara (Abbracciandola e incominciando a piangere) No Anna. No. Non voglio. Non è possibile.
Ottavio Ma lo sai che ti aspetta?
Anna Sì sì lo so. La contadina di tuo padre. La terra... le patate. Ho capito tutto benissimo. Stai tranquillo. Sarò brava. Vedrai. Andiamo via subito. Attila (Rientrando con un mantello sul braccio e un paio di scarpe senza tacco in mano) Si metta almeno questo signorina. (L'aiuta a infilarsi il mantello) E queste scarpe. Con quei tacchi non ce la farebbe mai.
Anna Grazie Attila. (Si cambia le scarpe).
Ottavio Anna ascolta.
Anna No. Sono pronta. (Va dal padre e lo abbraccia) Addio.
Presidente Addio Anna.
Livio (Mettendosi sull'entrata) Di qui non esce più nessuno parola d'onore. Se sono rimasto l'unico sano di mente devo pur agire di conseguenza.
Anna (Abbracciando là madre) Perché piangi? Tu che ami tanto il tuo uomo devi pur riconoscermi il diritto di quanto sto per fare.
Zara Andate via domani.
Anna (Va verso Milly. Si abbracciano.) Addio Milly.
Milly A me sembra un sogno.
Anna Ti assicuro che a me sembra invece di aver sognato finora e di svegliarmene. (Va verso Giorgio e si abbracciano per un lungo istante senza dirsi una parola. Poi abbraccia Attila rimasto impalato con le scarpe dei tacchi alti in mano.)
Attila Addio signorina Anna.
Anna (Piantandosi davanti a Ottavio sempre con la stessa decisione.) Andiamo Ottavio.
Ottavio Senti Anna...
Anna (Con forza) No! Ti sfido a dirmi di rimanere.
Ottavio (Dopo averla guardata un attimo più stupito che esitante) Va bene Anna. Andiamo.
(Alla porta trovano il passo sbarrato da Livio).
Anna Sii buono Livio. Lasciaci andare. (Gli accarezza una guancia.)
Livio Ho detto no.
Anna Vedi bene che non puoi più fare nulla.
Livio Ora ti faccio vedere io! (E si precipita verso il telefono).
(Ottavio e Anna escono rapidi. Contemporaneamente: Giorgio corre a immobilizzare Livio. Zara si slancia verso l'uscita chiamando disperatamente la figlia e Milly corre alla finestra chiamando lei pure la nipote ma con il tono di volerla salutare un'ultima volta. Il presidente tratterrà Zara sulla porta. Solo Attila rimarrà immobile.)
Giorgio (A Livio con violenza) Ora basta. Basta hai capito? O vuoi che ti prenda a pugni per farti stare tranquillo?
Zara Anna! Anna! (Tenta sempre di uscire)
Presidente (Scuotendola) Basta anche tu! Hai capito? Basta! (E l'abbraccia)
Milly (Voltandosi) È troppo buio. Anche la luna è tramontata. Non sono nemmeno riuscita più a vederli. E' incredibile. Se ne sono proprio andati.
Giorgio Già. E vissero a lungo felici ed ebbero tanti figli.
Presidente Ma lei lo chiamò sempre «Ottone».
Livio (Grida) Siete tutti pazzi pazzi pazzi!
F I N E