Perchè?

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Nota dell'autore: il seguente sketch fa parte di una raccolta di 5 corti comici intitolati “5W”, ed ispirati alle 5 domande fondamentali della vita, nonché del giornalismo. Nell'ordine di rappresentazione: Perché, Dove, Quando, Chi e Come.

Gli sketch sono in ogni caso a se stanti, e anche se nel caso dell'ultimo (Come) alcuni riferimenti sono più comprensibili se si conoscono i precedenti, è in questa forma autonoma che li pubblico sul sito. Ovviamente chi volesse riproporre lo spettacolo originario, pensato per un gruppo di 3 attori maschili e 2 femminili, può farlo riunendo nell'ordine i 5 sketch.

DAVIDE ORIOLI

Perché?

(Perché tanto vivere ci tocca)

M1: Personaggio maschile 1

M2: Personaggio maschile 2

M3: Personaggio maschile 3

F1:  Personaggio femminile 1

F2:  Personaggio femminile 2

Presentatore                          : M1

Pino Pinozzi                           : M3

Mamma                                  : F2

Nonna                                    : F1

Tossico                                  : M1

Uomo della panchina             : M2

Impiegato                              : M1

Prete                                      : M1

Moglie                                    : F2

Suocera                                 : F1

Segretaria                              : F1

PRESENTATORE: (entra sistemandosi accanto a una quinta)

In questo breve quarto d'ora cercheremo di analizzare un fondamentale perchè. I perchè sono tanti nella vita di uomo, noi vorremmo focalizzare su quello che è il più imperscutabile, misterioso, e allo stesso tempo accattivante: il perchè della vita.

Chiunque almeno una volta si è chiesto perchè esiste, perchè è nato. (entra F2) C'è chi è nato con la vita già programmata e sicura. (Esce F2, entra F1) C'è chi è nato per dire la sua nel mondo. (Esce F1, entra Pino Pinozzi) E c'è anche chi è nato un po' per sbaglio, durante un'intervallo della partita alla tv o perchè non c'erano i soldi per andare al cinema. (esce Pino Pinozzi con aria imbronciata)

E' proprio di questo soggetto che vogliamo parlare, analizzando in breve la sua vita dal primo vagito all'estremo rantolo.

Pensate che tra gli indiani, il nome che ognuno si portava dietro tutta la vita, indicava proprio le circostanze in cui si era nati. Si poteva allora incontrare un "Raggio di luna" se durante il concepimento un raggio era sbucato nel teepee indiano. Oppure una "Figlia del vento", "Rombo di tuono" "Stella cadente" "notte serena" (entra Pino Pinozzi) e anche "preservativo bucato" (esce Pino)

Ma il soggetto di cui vogliamo occuparci, e spiegare il perchè della sua vita, è uno come noi, nato nella nostra società, coi suoi pregi e i suoi difetti; (entra F2) tu, per esempio, bambina, come ti chiami?

F2 Rosa.

PRES: E perchè questo bel nome?

F2: Pecchè.. Pecchè quando sono nata sulla mia carrozzina è caduta una rosa.

PRES: Che bella circostanza. (Esce F2, entra F1) E tu, bambina, come ti chiami?

F1: Viola.

PRES: E come mai?

F1: Pecchè.. Pecchè quando sono nata sulla mia carrozzina è caduta una viola. (Esce F1, entra Pino Pinozzi)

PRES: E tu, tu bambino, che cammini tuto storto, come ti chiami?

PINO: Pino.

PRES: Ecco, signori, il soggetto perfetto della nostra indagine. Oggi, cercheremo di analizzare il perchè dell'intera vita di Pino, in nove capitoli.

(voce fuori campo) CAPITOLO PRIMO: La nascita

(entrano MAMMA e NONNA. MAMMA ha in braccio un bambolotto)

MAMMA: Vieni mamma.

NONNA: Ohhh, che amore, e come si chiama?

MAMMA: Abbiamo deciso di chiamarlo Pino.

NONNA: Ma che bel nome, e come mai?

MAMMA: Beh, perchè...

NONNA: Oh, ma guarda che guanciotte rosse, che bella faccetta, fai ciao alla nonna ciauu ciauuuu. Ehi, e questo bernoccolo cos'è?

MAMMA: Oh è un...

NONNA: Sai, mi spiace non essere potuta venirti a trovare durante il parto ma sai... Il traffico!

MAMMA: Fa niente.

NONNA: E' stato difficile averlo.

MAMMA: No, ho fatto il parto subacqueo. E' andato tutto bene, tranne quando stava per affogare, ma l'abbiamo salvato.

NONNA: Beh, è proprio un bel bam... E' proprio un bambino.

MAMMA: Già.

(escono)

(voce fuori campo) CAPITOLO SECONDO: L'adolescenza

MAMMA: (fuori campo) E mi raccomando, non passare per il parco, che è pieno di ragazzotti che non mi piacciono.

PINO: (entra con una cesta) Stai tranquilla mamma.

TOSSICO: (entra dall'altra quinta, lo avvicina con fare circospetto) Pstttt, scusa.

PINO: Si?

TOSSICO: Fumo?

PINO: Scusa?

TOSSICO: Fumo?

PINO: E che ne so io se fumi, dovresti saperlo tu...

TOSSICO: Non hai capito, ti sto chiedendo se vuoi del fumo.

PINO: Ah, e cosa ci faccio con del fumo?

TOSSICO: Ci sbatti sopra una cartina, ti ci fai una canna e ti sballi a mille, amico.

PINO: Non ho capito.

TOSSICO: Ti faccio vedere come si fa. Ce l'hai una carta?

PINO: Si, c'ho il giornale, ma come carta è un po' scadente.

TOSSICO: Mi prendi per il culo? Vuoi dirmi che non sai cos'è una canna?

PINO: No, la mamma non me l'ha mai detto?

TOSSICO: Non te lo deve dire la mamma. La mamma ti dice solo cose tipo "Pulisci tutto il piatto", Metti la mano davanti alla bocca quando tossisci", “Non guidare sui binari del treno”.

PINO: Mi aveva anche detto di non passare per il parco, accidenti.

TOSSICO: E senti, cos'hai lì nel cestino?

PINO: La merenda che sto portando alla nonna.

TOSSICO: Ah, capito.

PINO: Ehi, ma che orecchie grandi che hai.

TOSSICO: E' per sentire bene se c'è la polizia intorno.

PINO: E che mani grandi che hai.

TOSSICO: E' per rollare meglio.

PINO: E che occhi grandi che hai.

TOSSICO: Ci credo, mi sono appena fatto un trombone senza senso.

PINO: Va bene, adesso ti saluto. Ciao.

TOSSICO: Ciao amico, e stammi up.

(escono)

(voce fuori campo) CAPITOLO TERZO: Le prime storie d'amore

(una panchina in mezzo al palco: Pino è già seduto, si avvicina un ragazzo)

RAGAZZO: Scusa, è libero?

PINO: Si, prego.

RAGAZZO: (si siede) Ah, bella giornata, vero?

PINO: Già, proprio ideale per passarla al parco. Gli uccellini che cantano...

RAGAZZO: ... L'aria pura...

PINO: Il sole che splende in cielo...

RAGAZZO: Già, proprio una bella giornata.

PINO: Vero.

(pausa)

RAGAZZO: Scusa se mi sono seduto proprio qui, ma sai, ho un'appuntamento a questa panchina...

PINO: Oh, figurati... Anch'io ho un appuntamento su questa panchina.

RAGAZZO: Una ragazza scommetto.

PINO: Già. E' il mio primo appuntamento, sono così emozionato.

RAGAZZO: E' carina la tua ragazza?

PINO: Si, è bellissima.

RAGAZZO: Devo farti una confessione; anch'io sto aspettando una ragazza.

PINO: Anche tu a questa panchina?

RAGAZZO: Si.

PINO: Che coincidenza!!!

RAGAZZO: Gia...

(pausa)

RAGAZZO: E' parecchio che l'aspetti?

PINO: Sono più di 20 anni che aspetto una ragazza.

RAGAZZO: No, ma io intendo in questo momento.

PINO: Ah... Beh, sempre 20 anni.

RAGAZZO: E' una che tarda

PINO: No, non è tarda. Ha tutte le sue cose a posto...

RAGAZZO: No, ma io intendevo... Va beh. E com'è racconta, quanti anni ha?

PINO: 19.

RAGAZZO: Ah, come la mia...

PINO: Che coincidenza!!!

RAGAZZO: Gia

PINO: E' di altezza media, capelli rosso scuri...

RAGAZZO: Come la mia.

PINO: Che coincidenza!!!

RAGAZZO: Gia. E senti, cosa studia?

PINO: Quinta liceo scientifico.

RAGAZZO: Come la mia.

PINO: Che coincidenza!!!

RAGAZZO: Gia

(pausa)

RAGAZZO: Senti, non è mica che c'hai una foto.

PINO: Si, adesso. E poi magari mi chiederai anche il numero di telefono.

RAGAZZO: (con disperazione crescente) 329...784...79...75!

PINO: Come fai a saperlo?

RAGAZZO: Oh no, niente. Te l'ho letto negli occhi.

PINO: Ah, va beh. Ma cosa sei un mago?

RAGAZZO: E come l'hai conosciuta?

PINO: Su internet. Chattando.

RAGAZZO: Ah. E il suo pseudonimo era...

INSIEME: “Oceanoblu”...

PACE: (che continua a non capire) Cavolo, ma tu sei un fenomeno paranormale...

(pausa)

PINO: Mamma mia quanto tardano queste ragazze.

RAGAZZO: Già.

PINO: Secondo te arriva prima la mia o la tua?

RAGAZZO: Comincio ad avere paura che arriveranno assieme.

PINO: Va bene, io mi sono rotto. Me ne vado. Ci rivediamo. (esce)

RAGAZZO: Speriamo di no (esce dall'altra quinta)

(voce fuori campo) CAPITOLO QUARTO: L'università.

PINO: Buongiorno. Dovrei fare richiesta per un buono mensa per quest'anno scolastico.

IMPIEGATO: (dietro un tavolino) Bene, deve andare all'ufficio servizi studenti e farsi dare un modulo che dovrà poi compilare in stampatello a caratteri ben leggibilI.

PINO: L'ho già fatto, ecco qui.

IMPIEGATO: Bene. Allora adesso non le rimane che passare all'Ente per il Diritto allo Studio per ricevere il pass col quale ha il permesso di chiedere un buono mensa per l'anno scolastico  corrente, previa domanda rilasciata in carta bollata al suo comune di residenza con decorrenza mensile postdatata al 31-12 dell'anno venturo.

PINO: L'ho già fatto, eccolo qua.

IMPIEGATO: Benissimo, adesso non le rimane che scendere le scale, aprire una botola, scendere le scale a chiocciola. Arriverà in un bar, chieda di Armando. La condurranno davanti a una porta blindata; digiti il codice segreto ed entri; vi troverà una congrega di massoni illuminati, uno dei quali indossa un cappellino verde; le proporranno di giocare a “direfarebaciareletteratestamento”. Scelga fare: le proporranno di infilare la mano nelle mutande dell’uomo col cappello verde. Lo faccia e lì troverà il buono mensa per quest'anno. Facile, no?

PINO: La ringrazio. Arrivederci. (esce Pino, entra F2)

F2: Ciao.

IMPIEGATO: Ehilà, ciao. Come va?

F2: Bene. Senti, ho saputo che si può avere lo sconto sulla mensa. Ci sono molti casini da fare?

IMPIEGATO: Oh, no. Sei fortunata, ho un buono mensa proprio qui.

F2: Grazie.

IMPIEGATO: Di niente, buona giornata.

(voce fuori campo) CAPITOLO QUINTO: Il matrimonio.

(PINO e MOGLIE sono affiancati dandosi il braccio, dietro di loro la SUOCERA. Dall'altra parte del palco li attenda il PRETE)

MOGLIE: Oh, Pino, come sono emozionata. E' il più bel giorno della mia vita.

PINO: Anche il mio.

MOGLIE: Mi raccomando, dobbiamo partire col piede sinistro.

PINO: Si, me lo ricordo. (iniziano a camminare verso il PRETE)

SUOCERA: (canta con voce stridula) Na-na-nnana... Na-na Nanna

PINO: Ma non si poteva prendere la solita orchestrina per fare la marcia nuziale, al posto di tua madre?

MOGLIE: Caro, non abbiamo i soldi... Ma vedi che col tempo e con l'amore troveremo quelli che ci basteranno per vivere.

PRETE: Allora, come va? Emozionati?

MOGLIE: Si, tantissimo.

PINO: Amore, io questo l'ho già visto da qualche parte.

PRETE: Bene, come sapete, la formula matrimoniale, dopo secoli di piattume, è stata modernizzata per venire incontro alle pratiche giuridiche dello stato italiano. Non ci sarà più la formula affermativa, ma quella abrogativa.

PINO: Scusi?

PRETE: Praticamente, per dire di si deve dire di no, e per dire no deve dire si. Come nei referendum.

PINO: Non ho capito. Comunque io l'ho già vista da qualche parte.

PRETE: Probabilmente in tv. Procediamo: "Tu qui presente Pino, vuoi mandare a cagare la qui presente Nora?"

PINO: No.

PRETE: Bene, vi dichiaro marito e moglie.

MOGLIE: Oh, mamma, sono così contenta, adesso verrai ad abitare da noi e Pino ci farà da mangiare, e lavorerà il giorno e guarderà i bambini la notte mentre noi guarderemo telenovele tutto il giorno. (escono)

PRETE: Tanti auguri, amico.

PINO: Grazie. (si stringono la mano) Ahi, ma che mani grandi che ha.

PRETE: E per tenere meglio la Bibbia.

PINO: E che occhi grandi che ha.

PRETE: E’ per leggere bene i passi del vangelo

PINO: E che orecchie grandi che ha

PRETE: Per udire la chiamata del Signore.

PINO: E che puzza d'incenso che c'è qui.

PRETE: Ma come puzza... (cambiando voce e rivelando essere il tossico) E' roba buona, viene dall'Uzbekistan. Vieni, che te ne do un tocco gratis. (escono)

(voce fuori campo) CAPITOLO SESTO: Il lavoro

SEGRETARIA: Bene, signor Pinozzi, questo è l'ufficio principale.

PINO: Bello

SEGRETARIA: Questa è la scrivania in mogano, le piace?

PINO: Straordinaria.

SEGRETARIA: La poltrona, in pelle; vera, non come quella paccanate che ha la concorrenza.

PINO: Si vede, roba di classe.

SEGRETARIA: E aldilà di questa vetrata, si può godere il panorama di tutta la città: è come avere una grande metropoli ai propri piedi.

PINO: Vedo, vedo.

SEGRETARIA: Bene, è tutto suo, la lascio.

PINO: Non si preoccupi, farò perfettamente il mio dovere.

SEGRETARIA: Lo credo bene. (gli passa uno spruzzino e uno straccio) Mi raccomando, doppia ripassata ai vetri, che il principale li vuole bene lucidi. E sulla scrivania non passi lo spray con alcol denaturato, che il mogano lo sopporta male. Arrivederci.

(voce fuori campo) CAPITOLO SETTIMO: La famiglia

(MOGLIE e SUOCERA sono sedute attorno a un tavolino sorseggando thé. PINO entra con un grembiule e un vassoio in mano)

MOGLIE: E così mamma, non ci crederai, ma ci siamo divertiti un mondo, vero caro?

PINO: Certo, amore. Ancora una tartina?

SUOCERA: Oh no, grazie Pino. (pino si dirige di corsa fuori dalla quinta) E le piramidi, non veramente così grandi come dicono?

FUORI CAMPO: Papà, cosa sono le piramidi?

MOGLIE: Oh si, veramente maestose. (Pino rientra con una scopa) Pensa che sono alte 150 metri. Vero amore?

PINO: Certo cara. Scusate, potete alzare i piedi che devo spazzare il pavimento?

SUOCERA: E il deserto, com'è il deserto?

FUORI CAMPO: Papà, cos'è un deserto?

MOGLIE: Caldissimo, e poi non c'è anima viva, vero amore?

PINO: (posa la scopa e inizia a strofinare) Si, cara.

SUOCERA: Beh, adesso io devo andare. Mi accompagni a casa Pino.

PINO: Subito (molla tutto). Mi tolgo solo il grembiule. Che vita del cazzo. (Esce)

FUORI CAMPO: Papà, cos'è un...

PINO: (rientrando) Zitto! Andiamo?

SUOCERA: Certo, ciao cara.

MOGLIE: Ciao.

FUORI CAMPO: Mamma, ho fame.

MOGLIE: E un'attimo, aspetta che torna papà. Posso mica fare tutto io in questa casa.

(voce fuori campo) CAPITOLO OTTAVO: La vecchiaia.

(stessa scena del capitolo terzo)

SIGNORE: Scusi, è libero?

PINO: Si, prego.

SIGNORE: Certo che, davanti all'immensità del creato, ci si sente proprio piccoli...

PINO: Già. Ma scusi, io non l'ho già incontrata da qualche parte, per caso.

SIGNORE: Si, su questa panchina 60 anni fa.

PINO: Ah mi sembrava. Si è poi sposato.

SIGNORE: No, e me ne sono pentito. E lei?

PINO: Si, e me ne sono pentito.

(pausa)

PINO: Però devo ammettere che quando mia moglie è morta ho sentito un gran vuoto dentro.

SIGNORE: Mi spiace che sua moglie sia morta.

PINO: Già, il mondo è ingiusto. In un mondo giusto sarebbe morta mia suocera.

SIGNORE: E' ancora viva?

PINO: Si, ha 103 anni. Ed è in ottima forma

(pausa)

SIGNORE: Che buona l'aria mattutina, vero?

F2: (attraversa correndo il palco simulando la guida di un motorino) Bruuuummmm.

PINO: Coff coff Si, peccato che i giovani d'oggi stiano rovinando tutto!

SIGNORE: Suvvia, siamo stati giovani anche noi, e anche noi avevamo i nostri ideali e i nostri sogni.

PINO: Già, ma almeno i nostri sogni erano migliori.

(voce fuori campo) Pallaaaaaaaaa! (arriva un pallone addosso a Pino)

PINO: E il resto della vita come va, mi dica

SIGNORE: Mah, abbastanza bene. L’unica cosa che non va, come vede, è che ultimamente ho perso tutti i denti, e non posso più mangiare carne, o pasta, o dolci; posso solo mangiare tanta frutta; mangio le mele (direttamente dalla quinta piomba una mela addosso a Pino), le arance (idem con l'arancia) e... le angurie (Pino scatta lontano dalla panchina. Nulla succede, torna a sedersi)

SIGNORE: Bene, io penso che sia ora di tornare a casa.

PINO: Arrivederci.

SIGNORE: Lei resta qui?

PINO: Si, aspetto una persona.

SIGNORE: Quanti anni ha?

PINO: 19

SIGNORE: Fa quinta liceo scientifico?

PINO: Si.

SIGNORE: Capelli rossi...

PINO: Altezza media...

INSIEME: Mia nipote!

PINO: Allora siamo diventati consuoceri.

SIGNORE: Si.

PINO: Che coincidenza!

SIGNORE: Gia, che fortuna, eh? Vabbè, allora la porti a casa lei, visto che c'è così mi risparmia il lavoro. Arrivederci. (esce. Pino sospira rimanendo seduto sulla panchina. Dalla quinta gli piomba addosso un'anguria)

(voce fuori campo) CAPITOLO NONO: La morte

(entra il prete, seguito dalla suocera e dal signore della panchina)

PRETE: E siamo qui per ricordare la vita di Pino Pinozzi, lavoratore integgerrimo, padre legittimo, marito mediocre, genero indefesso, nonno straordinario, amico mediocre, artista fallito. Chi lo conosceva, lo ricorda con amore. Chi non lo conosceva, no. E quando saranno morti anche quei pochi, pochissimi che lo conoscevano, di lui non rimarrà memoria. E di questo, Signore, ti ringraziamo. In ricordo della sua anima, riponiamo sulla sua salma chi un fiore (il signore si avvicina, posa per terra un fiore ed esce), chi un bacio (idem la suocera con uno schiocco delle labbra), e (cambiando voce e rivelando essere il tossico) chi un tocco di Marijuana del Gabon. A presto socio, stammi up!