Perversioni sessuali a Chicago

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Perversioni sessuali

a Chicago

di

David Mamet

Personaggi

danny shapiro, un maschio metropolitano alla soglia della trentina

Bernard litko, amico e collega di Danny Shapiro

DEBORAH soloman, una donna alla soglia della trentina

joan webber, amica di DEBORAH Soloman con cui divide l'ap­partamento

Scena. Diversi posti nel quartiere North Side di Chicago, una metropoli sulle rive di un lago.

Tempo. Nove settimane, giorno più giorno meno, un'estate.

Un bar per single. Danny Shapiro e Bernie Litko sono bancone.

DANNY                  - E allora, com'è andata ieri sera?

BERNARD             - Vuoi scherzare?

DANNY                  - Sì?

BERNARD             - Mi stai prendendo per il culo?

DANNY                  - Si?

BERNARD             - Mi prendi in giro?

DANNY                  - E allora?

BERNARD             - Allora, delle tette così.

DANNY                          - Sì?

BERNARD             - Vent'anni, ventidue al massimo.

DANNY                  - Ma va'.

BERNARD                    - Massi.

DANNY                  - Che culo.

BERNARD             - E secondo te ci sapeva fare?

DANNY                  - Ci sapeva fare, eh?

BERNARD             - Vuoi scherzare?

DANNY                          -  Sì?

BERNARD             - Alla grande.

DANNY                  - Accidenti, vent'anni, eh?

BERNARD             - Diciannove, venti.

DANNY                  - Una ragazza.

BERNARD             - Certo.

DANNY                  - Minorenne.

BERNARD             - Diciott'anni al massimo.

DANNY                  - Sicuro?


BERNARD             - CaZZO.

DANNY                  - Accidenti.

BERNARD             - Non doveva averne più di diciotto.

DANNY                  - Però.

BERNARD             - Ma ne dimostrava venti, anche venticinque, guarda.

DANNY                  - Allora non hai problemi.

BERNARD             - E no che non ho problemi.

DANNY                  - Racconta, dai.

BERNARD             - Okay, dove sono secondo te?

DANNY                  - Quando?

BERNARD             - Ieri notte alle due e mezza.

DANNY                  - Due e mezza, sarai da Yak-Zies.

BERNARD             - Me ne sono andato all'una da Yak-Zies.

DANNY                  - Allora sarai da Grunts.

BERNARD             - Chiude alle due.

DANNY                  - Allora sarai al Commonwealth.

BERNARD             - Proprio così, sono al Commonwealth, alla caffette­ria che faccio colazione con un piatto di brioches all'uvetta con le nocciole dentro...

DANNY                  - Le fanno buone.

BERNARD             - ...intanto leggo il giornale, leggo, e intanto mi guar­do intomo, solita roba, no?

DANNY                  - Certo.

BERNARD             - E chi si piazza davanti alla cassa? la tipa.

DANNY                  - Certo.

BERNARD             - Una tipa di diciannove, vent'anni...

DANNY                  - Quella di cui si parlava.

BERNARD             - ...che vuole un pacchetto di Viceroys.

DANNY                  - Mi vedo la scena.

BERNARD             - Prende le sigarette e poi fa il numero di quella che si è dimenticata la borsetta di sopra in camera.

DANNY                  - Di sopra in camera?

BERNARD             - Sì.

DANNY                  - Ma era una professionista?

BERNARD             - A quell'età?

DANNY                          - Sì.

BERNARD             - Be', a questo punto non lo sappiamo ancora. Co­munque vado alla cassa e le chiedo se posso offrirle un pacchetto di sigarette e lei dice che non può accettare ma poi dice, va be' e se ho voglia di bere un caffè con lei.

DANNY                  - Ti ha chiesto...

BERNARD             - ...Sì.

DANNY                  - E nel frattempo continuava ad avere solo diciannove anni?

BERNARD             - Diciannove, venti. Allora ci sediamo e cominciamo a parlare. Di questo, di quello, bla, bla, bla e "Vieni su in camera mia che ti restituisco i soldi delle sigarette".

DANNY                  - No.

BERNARD             - Sì.

DANNY                  - Mi prendi in giro.

BERNARD             - Ma figurati.

DANNY                  - Ed era una professionista?

BERNARD             - A questo punto non lo sappiamo. Professionista, semiprofessionista, dilettante, una come tante, chi lo sa. Comunque andiamo di sopra. Quinto piano e "Siediti, bevi qualcosa?", "Che cos'hai?", "Bourbon", "Bene". E vuoi cre­derci che mi ha dato i soldi delle sigarette?

DANNY                  - No.

BERNARD             - SI.

DANNY                  - Questo complica le cose.

BERNARD             - Per un po' sì. Ma poi secondo te cosa tira fuori?

DANNY                  - Che le ricordi il suo ex.

BERNARD             - No.

DANNY                  - Che non ha mai fatto niente del genere in vita sua?

BERNARD             - No.

DANNY                  - Che è appena arrivata in città e se sai per caso come può fare a tirare su qualche soldo.

BERNARD             - No.

DANNY                  - Non ci arrivo allora, che cos'ha tirato fuori?

BERNARD             - Ha tirato fuori le seguenti cose: a) Dice "Credoche mi farò una doccia".

DANNY                  - No.

BERNARD             - Sì. E b) Dice "E poi scopiamo".

DANNY                  - Davvero?

BERNARD             - E che, ti conto storie?

DANNY                  - Ha detto proprio così?

BERNARD             - Che cosa ti ho detto?

DANNY                  - Diciannove anni.

BERNARD             - Diciannove, venti.

DANNY                  - Ed era una professionista?

BERNARD             - A questo punto non lo so ancora. Ma le ho detto che avrei fatto la doccia con lei, se non aveva obiezioni.

DANNY                  - E certo.

BERNARD             - Ed eccoci lì nella doccia. E secondo te com'è fatta quella lì?

DANNY                  - Sì?

BERNARD             - Scherzi?

DANNY                  - Dimmi.

BERNARD             - Che tette...

DANNY                          - Sì?

BERNARD             - Che gambe...

DANNY                          - E il Culo?

BERNARD             - Ma vuoi scherzare? Aveva un culo la tipa...

DANNY                  - Fresco, eh?

BERNARD             - E certo, fresca lei, fresco il culo.

DANNY                  - Per forza.

BERNARD             - E la insapono...

DANNY                  - Mmmmmmmm.

BERNARD             - E mi cade il sapone... E questo e quello e poi usciamo ad asciugarci e siamo uno spettacolo da non perde­re. Intanto, mentre ci asciughiamo, le tiro l'asciugamano, così per gioco, ma per sbaglio la prendo per bene sul culo e zac le lascio un bel segno rosso.

DANNY                  - No.

BERNARD             - Le chiedo scusa, scusa ancora eccetera eccetera. Ma che cosa fa la tipa? Lancia un gridolino di piacere e sollievo che stenderebbe un cavallo.

DANNY                  - Come?

BERNARD             - Ma insomma, io sono tollerante.

DANNY                  - Se è così che le piace.

BERNARD             - Ma certo. Allora mi guardo intorno pensando di continuare su quella strada e che cosa mi trovo a portata di mano? Una piccola radio sveglia. La prendo e gliela tiro. E la becca proprio tra le scapole e le lascia un segno, come una frustata.

DANNY                  - ' Sangue?

BERNARD             - A questo punto no. Che cosa fa lei? Dice "Aspetta un attimo" e striscia sotto il letto. Da sotto il letto tira fuori una valigia e dalla valigia esce una tuta antiproiettile della seconda guerra mondiale.

DANNY                  - Sono diffìcili da trovare.

BERNARD             - Zip, zip, zip, s'infila la tuta e ci sdraiamo sul letto.

DANNY                  - A fare che?

BERNARD             - A scopare.

DANNY                  - E lei ha la tuta addosso?

BERNARD             - Sì.

DANNY                  - E come fai a entrare?

BERNARD             - Come faccio a entrare? Lascia la cerniera aperta.

DANNY                  - Proprio come pensavo.

BERNARD             - Ma il fatto è che mentre scopiamo vuole che ur­li boom ogni trenta secondi con tutta la voce che ho.

DANNY                  - Che lo gridi a lei?

BERNARD             - No, in generale. Insomma scopiamo, chiaviamo, trombiamo dentro la tuta e ogni tanto io grido boom e lei si bagna tutta. "Girami" mi fa e io obbedisco. E a pancia in giù e io le sto sopra...

DANNY                  - Ma la tuta s'apre pure dietro?

BERNARD             - Sì. La metto a pancia in giù, eccetera eccetera. Sul più bello striscia sul bordo del letto, prende il telefono e dice "Mi passi la stanza 511".

DANNY                  - Ma no!

BERNARD             - "A chi telefoni?" dico. "A un'amica" dice. Okay. Rispondono al telefono. "Patrice" dice lei. "Sono io, sono qui con un amico e mi serve aiuto. Ti va?".

DANNY                  - Ah ah!

BERNARD             - Aspetta. Non so dove vuole arrivare. All'improvvi­so sento dalla cornetta del telefono "Ra ta ta ta. Ra ta ta ta. Ra ta ta ta!". Va be'. Sono lì che ci dò dentro, la tipa all'altro capo del telefono fa l'aeroplano, ogni tanto io grido boom e quella lì sul letto sta impazzendo. Mugola, sospira, sta per venire. Io pompo e sbatto e lei grida "Red Dog One a Squadra, Red Dog One a Squadra"... poi all'improvviso urla "Aspetta!". Si divincola, si sporge sotto il letto e tira fuori una tanica da venti litri.

DANNY                  - Certo.

BERNARD             - La apre... è piena di benzina. La versa contro i muri, tira fuori uno Zippo dalla tuta e uuuumm! la stanza va a fuoco. Insomma la camera è piena di fumo, il telefono continua a fare "Ra ta ta ta", la tipa salta sul letto e urla: "Dammelo subito per amore del bambin Gesù". (Pausa). Ioguardo la tipa... e penso... questa è pazza. Prendo i vestiti, tiro fuori dal portafoglio un biglietto da dieci dollari e mentre corro verso la porta glielo butto urlando "Per il taxi". Lei non sente niente. Uno, due, sei, sono nel corri­doio. Cerco d'infilarmi i boxer e di correre all'ascensore. Il corridoio è pieno di fumo, sopra le fiamme sento la tipa che canta Nel blu dipinto di blu, attiva l'ascensore e il corridoio è pieno di pompieri. (Pausa). 'Sti pompieri scopano come dei dannati. (Pausa).

DANNY                  - Nessuno lo fa più normalmente di questi tempi.

BERNARD             - Sono 'ste pivelle. Non sanno che cazzo vogliono.

DANNY                  - Secondo te era una professionista?

BERNARD             - Una professionista, Dan...

DANNY                  - Si.

BERNARD             - ...dipende da come una si considera. Capisci cosa voglio dire?

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - Be' comunque, ti dico solo questo... conosceva tut­te le mosse da professionista.

Joan e Deb nell'appartamento che condividono. Joan si sta prepa­rando per uscire.

JOAN                       - Gli uomini.

DEBORAH             - Sì.

JOAN                       - Vogliono tutti una cosa sola.

DEBORAH             - Sì. Lo so. (Pausa).

JOAN                       - Ma non è mai la stessa cosa.

JOAN , in un bar per single, è seduta da sola. Berme la vede e si dirige al suo tavolo.

BERNARD             - Sera. Buona sera.

JOAN                       - Buona sera.

BERNARD             - Le andrebbe un po' di compagnia? (Pausa). Che ne dice se mi siedo qui con lei? Che gliene pare, eh?

JOAN                       - No, preferirei di no. (Pausa). Posso fare qualcosa per lei?

BERNARD             - No. Niente di niente. Sono solo qui, in piedi, che cerco un posto per sedermi, eh? (Pausa). Be' siamo in un paese libero o no?

JOAN                       - Non mi torturi, mi dica e basta, okay?

BERNARD             - Eccomi qui. Sono in città per una tappa di un giorno e mi ritrovo in questo bar. Fin qui, tutto bene. Che cosa potrei fare? Potrei gironzolare solo e solitario fissando il bicchiere, oppure potrei prendere il toro per le corna e fare uno sforzo per divertirmi...

JOAN                       - Tutto frutto della sua fantasia?

BERNARD             - Aspetti. Vedo lei seduta a questo tavolo e mi dico: "Doug McKenzie, ecco una ragazza", mi dico: "Che cosa ci fa qui?" e penso che sia qui per la stessa ragione per cui ci sono io. Per divertirsi e, magari, per incontrare persone provocanti. (Pausa). Faccio il metereologo per la T.W.A. È un lavoro interessantissimo ma anche molto solitario... Bloc­cato nella cabina di un jumbo per ore e ore... davanti a delle carte... che cosa beve?

JOAN                       - Scotch con ghiaccio.

BERNARD             - Lei è una di quelle che bevono scotch, eh?

JOAN                       - Sì.

BERNARD             - Be', beve scotch, e allora? Ma io dico, perché rin­chiuderci in classificazioni preconcette? Una persona si sfor­za di divertirsi, perché subito etichettarla, eh? La vita è così. Si scoprono tante cose della vita lavorando per una linea aerea. Perché si è costantemente a contatto... sa con cosa? con l'idea della Morte. (Pausa). Non che io abbia una passione per la morbosità eccetera. Insomma, che cosa ci fa qui lei? È da sola, si vede benissimo. Allora perché vie­ne qui? A fare che cosa? A incontrare gente interessante, oppure no? (Pausa). Che altro c'è?

JOAN                       - Posso dirle una cosa?

BERNARD             - Ma certo.

JOAN                       - Mi perdoni se le sembro un po' troppo personale... ma non la trovo attraente sotto il punto di vista sessuale. (Pausa).

BERNARD             - Che cos'è questa, una battuta nuova? Eh? Cioè non è che mi dia fastidio che lei la pensi così, se è così che la pensa... ma... è una cosa antipaticissima da dire.

JOAN                       - Soprawiverò.

BERNARD             - A parte gli scherzi... guardi, io sono un professioni­sta, no? Nella mia vita devo continuamente prendere deci­sioni importantissime nel giro di un secondo. Decisioni di vita o di morte. Il mio lavoro è così. Io lavoro sodo, rischio molto. E quando mi capita un giorno libero voglio rilassami un po'... Entro, per caso, in questo bar. Bevo un bicchiere o due... forse una goccia di troppo. Forse sono troppo disin­volto. A volte succede... E allora chi ti vedo? Una bella ragazza tutta sola.

JOAN                       - Questo me l'ha già detto.

BERNARD             - Ma chi cazzo ti credi di essere, la Beata fra tutte le Donne? Con tutte le arie che ti dai. Se non vuoi che ti facciano il filo hai solo da chiuderti in convento. Credi che io non abbia niente di meglio da fare stasera? Che non ho di meglio da fare nella mia serata libera che ascoltare una stronza qualsiasi che mi copre d'insulti? Senti un po', signo­rina, ma perché non ti dai una regolata? Ti rendi conto che vivi in una città nel 1976? (Pausa). Mi ascolti?

JOAN                       - Gradirei essere lasciata in pace.

BERNARD             - Ah, mi spezzi il cuore. Il mio povero cuore piscia sangue per colpa tua. Mi stai torturando col tuo dolore e il tuo distacco. Lo sai?

JOAN                       - Mi dispiace terribilmente.

BERNARD             - Mi dispiace non significa un cazzo. Sei una donna adulta, e comportati come tale, santo cielo. Eh? Ma che cazzo credi che sia la società, solo una serie di regole messe insieme per il tuo piacere personale?

JOAN                       - Ci sono volte in cui penso di essere una persona poco simpatica.

BERNARD             - Poco simpatica è un pallido eufemismo. (JOAN si alza). E adesso dove vai?

JOAN                       - Ho il bambino che sta male e devo proprio tornare a casa.

BERNARD             - Civetta.

JOAN                       - Scusi?

BERNARD             - Hai sentito benissimo.

JOAN                       - Mai nessuno mi ha chiamata cosi.

BERNARD             - Be' adesso non lo puoi più dire.

JOAN                       - Io... Mi ritengo insultata.

BERNARD             - Trovati un avvocato, stronza. Sporgi denuncia, fammi un bel processo. (Pausa).

JOAN                       - (Si risiede). Io... Be'... mi scuso se l'ho trattata male.

BERNARD             - Oh, lei si scusa se mi ha trattato male.

JOAN                       - SI.

BERNARD             - Ma sai che hai un bel coraggio. (Si alza, chiede il conto, esce).

Al lavoro. Dan e Bernie sono al lavoro. Stanno archiviando.

BERNARD             - II fatto è, Dan...

DANNY                  -  Sì?

BERNARD             - II fatto con le donne...

DANNY                          - Sì?

BERNARD             - Sono due. Uno: "Se le vuoi scopare devi trattarle male"...

DANNY                  -  Sì.

BERNARD             - ...e due: niente... dico niente ti rende tanto attraen­te al gentil sesso quanto la costanza nel trombare

In biblioteca.

DEBORAH è seduta e sta lavorando. Dan le gira intorno.

DANNY                  - Ciao.

DEBORAH             - Salve.

DANNY                  - Ti ho vista all'Art Institute.

DEBORAH             - Mh mh.

DANNY                  - Ricordo i tuoi capelli.

DEBORAH             - Che memoria.

DANNY                  - Eri nella sala degli Impressionisti. (Pausa). Monet... (Pausa).

DEBORAH             - Mh mh.

DANNY                  - Sei molto bella. Mi piaci. (Pausa). Stavi disegnando a carboncino. Era bello. (Pausa). Studi arte?

DEBORAH             - No, lavoro.

DANNY                  - Lavori, eh?... lavori. (Pausa). Scommetto che ci sai fare. (Pausa). C'è qualcuno che ti assorbe molto tempo in questo periodo?

DEBORAH             - Vuoi dire se c'è qualche uomo?

DANNY                  - Sì, un uomo.

DEBORAH             - Sono lesbica. (Pausa).

DANNY                  - Per preferenza fisica, o per convinzione politica?

L'appartamento di Bernie. Bernie è seduto davanti al televisore, sono le tre di notte.

TV                            - Quando s'invoca la buona stella, non c'è bisogno di pre­sentare le proprie credenziali. Non è così semplice invece, quando si vuole chiedere un prestito in banca. Chissà se qualche matematico ha mai fatto serie ricerche sull'efficacia delle preghiere. Per esempio: state camminando per strada e pensate "Dio, se questa sera non scopo non so come va a finire ! " Una preghiera assai comune. E all'improvviso, wham! (Pausa). Magari scopate davvero, oppure finite sot­to un taxi, o magari incontrate l'uomo o la donna dei vostri sogni. Ma la preghiera è stata proferita, proprio così, solo come lamento, senza autentica fede nelle sue proprietà causali. E se non scopate, la preghiera dell'indomani porta con sé quell'uff di continenza involontaria. Ma se scopate — provate un po' a pensarci — se riuscite a intingere l'arnese, quanti di voi si fermano, prima, durante o dopo, a rendere grazie al creatore?

Dan e Deb sono a letto nell'appartamento di lui.

DANNY                  - Be'.

DEBORAH             - Be'.

DANNY                  - Sì, be', ehi... mh... (Pausa). Sto benissimo. (Pausa). E tu?

DEBORAH             - Mh mh.

DANNY                  - Sì. (Pausa). Ehm, tu, devi andare a lavorare... lavori, no? (DEBORAH annuisce). Devi andare a lavorare domani?

DEBORAH             - Sì, be'.

DANNY                  - Torni a casa?

DEBORAH             - Vuoi che torni?

DANNY                  - Solo se tu vuoi tornare. Vuoi tornare a casa?

DEBORAH             - Vuoi che resti? Non so se è una buona idea restare.

DANNY                  - Perché? (Pausa). Mi farebbe piacere che restassi. Se a te fa piacere. (DEBORAH annuisce). Allora d'accordo. Eh?

(Pausa).

DEBORAH             - Mi piace la tua casa.

DANNY                  - Davvero? Sono contento.

DEBORAH             - Mi piace proprio.

DANNY                  - Senti un po', dimmi, ti andrebbe di cenare con me domani sera? Se non hai altro da fare. Se non sei troppo occupata. Se hai da fare non importa.

DEBORAH             - Mi piacerebbe tanto cenare con te domani sera.

DANNY                  - Davvero?

DEBORAH             - Sì.

DANNY                  - Bene, allora, si fa. Benissimo. Mi fa proprio piacere.

DEBORAH             - Potrei venire qui e cucinare qualcosa.

DANNY                  - Ah, davvero.

DEBORAH             - Sì.

DANNY                  - Potresti venire qui a cucinare qualcosa, ti andrebbe?

DEBORAH             - Sì.

DANNY                  - Ah, certo potremmo fare cosi.

DEBORAH             - Certo.

DANNY                  - Sì. Certo potremmo proprio fare così. (Pausa). Sì, facciamo cosi.

DEBORAH             - Okay. (Pausa). Non sono proprio lesbica.

DANNY                  -  No?

DEBORAH             - Ma ho avuto delle esperienze omosessuali.

DANNY                  - Tipo andare a letto con delle altre donne?

DEBORAH             - ...E mi è piaciuto.

DANNY                  - Be', certo. (Pausa). Dormi?

DEBORAH             - (Assonnata). Sì.

DANNY                  - (Pausa). Stai bene?

DEBORAH             - (Assonnata). Sì.

DANNY                  - Bene. (Pausa). Buonanotte.

DEBORAH             - Buonanotte. (Pausa).

DANNY                  - A domani.

L'indomani. Deb e JOAN nel loro appartamento. Entra Deb.

JOAN                       - Allora, com'è?

DEBORAH             - Chi?

JOAN                       - II tipo con cui sei stata, visto che sono due giorni che non ti si vede.

DEBORAH             - Hai sentito la mia mancanza?

JOAN                       - No. Le tue piante sono morte. (Pausa). Scherzo. Come si chiama?

DEBORAH             - DANNY

.JOAN                      - Che cosa fa?

DEBORAH             - Lavora per il governo.

JOAN                       - Ma che bello.

DEBORAH             - È vice capufficio.

JOAN                       - Bene, avrà qualche prospettiva di carriera allora.

DEBORAH             - Piantala, JOAN.

JOAN                       - Scusa, non so cosa mi è preso.

DEBORAH             - Come vanno le cose a scuola?

JOAN                       - D'incanto. La vita all'asilo è un gioco da ragazzi. Marte­dì hanno violentato l'altra insegnante.

DEBORAH             - Terribile.

JOAN                       - Cosa?

DEBORAH             - Deve essere stato terribile per lei.

JOAN                       - Ma certo che è stato terribile per lei. Santo cielo, Deborah, a volte mi sorprendi proprio, lo sai?

Un bar. Bernie è seduto al banco: aspetta.

BERNARD             - Cosa bisogna fare per riuscire ad ordinare da bere in questo posto, tirar fuori l'uccello? Dan e Deb appaiono all'ingresso del bar.

DANNY                  - Vedrai, ti piacerà Bernie, ti piacerà tanto. Ah! Chiedi­gli della Corea, sa delle storie incredibili. Bernie li vede.

BERNARD             - Ehi! Sedetevi, sedetevi, cosa prendete?

DANNY                  - Deborah?

DEBORAH             - Jack Daniels con ghiaccio.

BERNARD             - Una che se ne intende, eh? (A Deb). Black o Green?

DEBORAH             - Black.

BERNARD             - Okay. E tu?

DANNY                  - Anch'io.

BERNARD             - Torno subito. (Esce).

DANNY                  - Hai conosciuto Bernie.

DEBORAH             - Sembra un tipo simpatico.

DANNY                  - Puoi dirlo.

DEBORAH             - Viene al cinema con noi? (Riappare Bernie con ibicchieri).

BERNARD             - Eccomi qui, sono BERNARD Litko, amico e collegadel tuo ragazzo,

DANNY                  - . E tu sei Deborah.

DEBORAH             - DEBORAH Soloman.

BERNARD             - DANNY mi ha raccontato un sacco di cose su di te.

DEBORAH             - Ma se ci siamo conosciuti solo mercoledì.

BERNARD             - Parla sempre di te.

DEBORAH             - No!

BERNARD             - Sì.

DEBORAH             - E cosa dice?

BERNARD             - Le solite cose. (Pausa).

DANNY                  - Bernie è stato in Corea.

DEBORAH             - Davvero?

BERNARD             - Sì. Vedi mai "M.A.S.H." alla TV? (Pausa). È pro­prio così. Non c'è un centimetro quadrato di Corea che non as­somigli a quei filmetti. (Pausa). E non scherzo mica. (Pausa).

DEBORAH             - Quando ci sei stato?

BERNARD             - Nel '67.

DEBORAH             - Davvero? E che cosa ci facevi in Corea nel '67?

(Pausa).

BERNARD             - Non posso parlarne, sono vincolato. (Pausa). E tuche cosa fai?

DEBORAH             - L'illustratrice.

BERNARD             - Pubblicitaria, eh ?

DEBORAH             - Sì.

BERNARD             - C'è un sacco di soldi in quel giro. Cioè, è un gran bel lavoro per una ragazza.

DANNY                  - È’ bravissima.

BERNARD             - Non l'ho dubitato neppure per un secondo. Basta guardarla. Sei una gran bella donna. Te l'ha mai detto nessuno? (Pausa). E allora, di che segno sei?

DEBORAH             - Scorpione.

BERNARD             - Scorpione, eh?... Scorpione... ma guarda un po'.

DEBORAH             - E tu di che segno sei?

BERNARD             - Scorpione.

DEBORAH             - Ma pensa un po'.

DANNY                  - è uno Scorpione.

BERNARD             - Sei dello Scorpione, Dan?

DANNY                  - Sì. (Pausa).

BERNARD             - Be', non mi va di dirlo, ma, Gesù, il mondo è proprio piccolo. (Pausa). Cosi vi siete messi insieme, eh? Voi due state insieme, no?

DEBORAH             - Be'...

BERNARD             - Non vi sembra un po' presto? (A Dan). Santo cielo, non sai neanche che ascendente ha. Sei giovane. Acci­denti. (A Deb). Quanti anni hai?

DANNY                  - Bernie, lo sai che non si chiede l'età alle donne.

BERNARD             - Dan, Dan, i tempi sono cambiati. Cosa credi, non viviamo mica più nel passato. Le donne sono liberate. Tu hai il diritto di avere l'età che hai, e anch'io, e pure Debo­rah. (A Deb). Non è vero?

DEBORAH             - Oh, immagino di sì.

BERNARD             - E allora quanti anni hai? Diciotto... diciannove?

DEBORAH             - Se proprio lo vuoi sapere, ne ho ventitré.

BERNARD             - Non li dimostri. (Pausa). Sai una cosa, sei fortuna­to, Dan. Lo sai, eh. Sei fortunato. Sì, sei un fortunatissimo figlio di puttana. Lascia che te lo dica.

Dan e Bern sono in ufficio. Stanno archiviando.

BERNARD             - Una cosa sola, Dan, e ti assicuro che se lo sapesse­ro tutti non ci sarebbero più problemi di tasse, ...mi passi una di quelle schede? ...non ci sarebbero più guerre ...gra­zie... e tu ed io potremmo vivere nel Paradiso Terrestre oggi stesso. (Pausa).

DANNY                  - Cosa?

BERNARD             - Solo questo...

DANNY                  -  Sì?

BERNARD             - Che quando ce l'hai a pancia in su, gambe all'aria e sta venendo come un treno mentre grida "non fermarti"...

DANNY                  - Sì?

BERNARD             - Voglio che ti ricordi...

DANNY                  - ...Sì?...

BERNARD             - Quel potere. (Pausa). Quel potere significa respon­sabilità. (Pausa). Ricordatelo.

DANNY                  - Senz'altro. (Pausa).

BERNARD             - Bene.

Fuori dall'appartamento di DEBORAH e Joan. JOAN sta uscendo. Dan la incrocia sul pianerottolo.

DANNY                  - Salve.

JOAN                       - Salve.

DANNY                  - Sto cercando Deborah.

JOAN                       - In questo momento non è in casa.

DANNY                  - Oh. È fuori?

JOAN                       - È uscita.

DANNY                  - Avremmo dovuto vederci qui.

JOAN                       - Be', in questo momento non è in casa.

DANNY                  - Potremmo stare qui a raccontarci storielle finché tor­na. Che te ne pare?

JOAN                       - Ti aspettava?

DANNY                  - Avremmo dovuto vederci qui.

JOAN                       - Dovevate vedervi qui a che ora?

DANNY                  - Adesso.

JOAN                       - Ma a che ora ti ha detto?

DANNY                  - Verso le sette.

JOAN                       - Be', le dirò che sei passato di qua.

DANNY                  - Aspetta un attimo... come sarebbe a dire? Potrei avere una sedia? Posso benissimo aspettare fuori dalla por­ta. Magari mi potresti dare solo uno sgabello e una rivista. (Pausa). Perché sei così ostile?

JOAN                       - Non mi piace il tuo modo di fare. (Pausa).

DANNY                  - Mi chiamo DANNY Shapiro.

JOAN                       - So benissimo chi sa.

L'ufficio di Dan e Bernie. Stanno archiviando.

DANNY                  - L'hai mai fatto in aeroplano?

BERNARD             - Eccome.

DANNY                  - Sott'acqua?

BERNARD             - Eccome.

DANNY                  - Al cinema?

BERNARD             - SI, Dan. Credo proprio di si. Sai cosa piace a certe donne? Gli piace quando lo fai in modo un po' fuori dal normale, non so se mi spiego. Avevo una ragazza che si faceva legare con una catena di bici al termosifone prima di farlo.

DANNY                  - Davvero?

BERNARD             - Ho passato cinque bei mesi con quella tipa prima che le cose si raffreddasero. A un sacco di donne piace farlo in modo un po' fuori dal normale.

DANNY                  - SI?

BERNARD             - Oh sì. Leggi la storia. I greci antichi... i francesi... hai mai sentito parlare di re Faruk?

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - Re Faruk aveva un colpo, ho letto, che usava nelle cittadine, Dubuque, Peoria... Faceva il filo a qualche ca­meriera.

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - Così, finito il lavoro, andavano da lei e mcomincia-vano a scopare.

DANNY                  - Mh mh.

BERNARD             - II colpo era questo: mentre lei stava ancora lavo­rando, in segreto mandava i suoi uomini a spostare i binari della ferrovia...

DANNY                  -  Sì...

BERNARD             - E mettevano i binari in modo che attraversavano la casa della ragazza. A un passo dalla testiera del letto e poi tornavano sulla linea principale.

DANNY                  - Mh mh.

BERNARD             - Così quando lei stava per venire...

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - II re faceva un segnale e i suoi uomini passavano con la locomotiva dentro la stanza della ragazza.

DANNY                  - No.

BERNARD             - Sì. Alle ragazze piaceva un sacco. Il fatto è che...

DANNY                  -  Sì.

BERNARD             - Re Faruk era un po' perverso. No?

DANNY                  - Certo.

BERNARD             - Pensa un po': sono lì che ci dan dentro... la ragaz­za sta per venire...

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - E sente "Ciuf ciuf ciuf' e poi whant la casa crolla.

DANNY                  - Mh mh.

BERNARD             - Lei si mette a sedere e dice "Cos'è stato?" e il re "Un treno, tesoro"...

DANNY                  - Mh mh.

BERNARD             - E poi le dà una martellata in fronte.

DANNY                  - Ma va'.

BERNARD             - (Pausa). Proprio così. (Pausa).

DANNY                  - E com'è che non l'hanno mai beccato?

BERNARD             - Ma vuoi scherzare? Il re aveva emissari in tutto il paese e quelli sistemavano le cose in modo che sembrava che la ragazza fosse finita sotto un treno. (Pausa). Però lui si preoccupava per le famiglie.

DANNY                  - Le famiglie delle ragazze.

BERNARD             - Sì. Gli mandava qualche migliaio di dollari in buo­ni del tesoro non trasferibili. (Pausa).

DANNY                  - Poteva permetterselo.

BERNARD             - Vuoi scherzare? Quel tipo era il re d'Egitto. (Pau­sa). Un paese immenso.

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - Una terra antica.

DANNY                  - Sì. (Pausa).

BERNARD             - Dimmi un po'.

DANNY                  - Cosa?

BERNARD             - Come va con la ragazza?

DANNY                  - Che ragazza?

BERNARD             - Quella che mi hai presentato.

DANNY                  - Deborah?

BERNARD             - Deborah, Betty, che ne so.

DANNY                  - Si chiama Deborah.

BERNARD             - Vuoi che non lo sappia? So come si chiama, ti ho chiesto come va.

DANNY                  - Va bene. (Pausa).

BERNARD             - Okay. (Pausa). Se non vuoi parlarne, non ne parliamo.

DANNY                  - Non ho mica detto che non ne voglio parlare. (Pausa).

BERNARD             - Le pompe le fa?

DANNY                  - Cosa?

BERNARD             - A te, dico. Ti fa i pompini? (Pausa). Lasciamo perdere.

DANNY                  - Vuoi che faccia quelle schede?

BERNARD             - Sì, falle. Falle. (Pausa).

DANNY                  - L'hai mai fatto con un'orientale?

BERNARD             - No, ho passato diciotto mesi in Corea a farmi se­ghe. Fai 'ste schede, eh?

L'appartamento di JOAN e Deb. È sera. Sono sedute.

JOAN                       - Non so, non so. Non so, non so. Non so. (Pausa).

DEBORAH             - Non sai cosa?

JOAN                       - Non so niente, Deborah. Giuro, più invecchio e meno so. (Pausa). È un rompicapo. I nostri sforzi per diventare padroni di noi stessi... nel tentativo di diventare "più uma­ni"... che, di per sé, è un concetto interessante. C'entra in qualche modo una maggiore abilità nel riconoscere le tesse­re... e il controllo dell'energia sotto forma di libidine... e desiderio... E anche sotto forma di speranza... Ma è un rompicapo limitato. La cui soluzione sta, forse, nel trascen­dere le regole stesse... (Pausa). E nel pestare quei maledetti pezzi finché non si ficcano al posto sbagliato. (Pausa). Quel­li che come me hanno visto le mani del Grande Mago muoversi un po' troppo lentamente, hanno qualche problema di tanto in tanto. (Pausa). Certe cose persistono. (Pausa). La "perdita" è sempre possibile... (Pausa. Suona il telefono).

DEBORAH             - Lo prendo di là. (Esce).

L'ufficio di Dan e Berme. Dan e Bernie stanno chiudendo l'uffi­cio alla fine di una giornata di lavoro.

BERNARD             - Allora, che si fa domani, andiamo in spiaggia?

DANNY                  - Esco con Deborah.

BERNARD             - Davvero? Fate sul serio allora? Be', sembrava un gran pezzo di ragazza, eh? Quel poco che ho visto. Non troppo di questo, non troppo di quello... molto... come si può dire? (Pausa). Va be', ma che cazzo. L'ho vista un minuto soltanto. Insomma, la prima impressione può sem­pre essere sbagliata, no? Che cosa si può dire dopo aver visto una tipa, una, due, dieci volte. Vi vedete spesso. Ti sei messo a fare sul serio? Comunque, sono cazzi tuoi. Vero?

DANNY                  - Mmm.

BERNARD             - Cosa farete voi due, magari., cosa, eh? Andate allo zoo, o a fare spese?... Sembrava molto intellettuale.

DANNY                  - Mmm.

BERNARD             - Non è detto che sia sempre un difetto.

DANNY                  - No. Perché insomma, se uno vuole vedere una tipa con una certa regolarità, chi glielo può impedire? (Pausa). Un sacco di ragazze, sai, non si sa. Sai? Che cos'hanno fatto prima eccetera. Insomma, una ragazza al giorno d'oggi... quando arriva a ventidue, ventitré anni. Non si sa proprio che cazzo ha fatto. (Pausa). Dico solo così per dire, eh.

Appartamento di Dan. Dan e Deb sono a letto.

DANNY                  - Dimmi, su.

DEBORAH             - Cosa.

DANNY                  - Tutto. Dimmi tutta la verità. Le mestruazioni. So che mi nascondi qualcosa.

DEBORAH             - Sarei nei guai se saltasse fuori.

DANNY                  - Giuro che non lo dico a nessuno.

DEBORAH             - Le possiamo controllare consciamente.

DANNY                  - Lo sapevo!

DEBORAH             - Lo facciamo solo per farvi impazzire col casino.

DANNY                  - Me lo sentivo...

DEBORAH             - Adesso dimmi tu una cosa.

DANNY                  - Quello che vuoi.

DEBORAH             - Che effetto fa avere il pene?

DANNY                  - Un effetto strano. Strano e meraviglioso.

DEBORAH             - Ti spiace di non avere le tette?

DANNY                  - Se devo essere proprio onesto, è la domanda più stupida che abbia mai sentito. Secondo te quale uomo sano di mente vorrebbe avere le tette?

DEBORAH             - Hai ragione. (Pausa). Chiedimi se mi piace il gusto dello sperma.

DANNY                  - Ti piace il gusto dello sperma?

DEBORAH             - Se mi piace il gusto dello sperma?

DANNY                  - Sì.

DEBORAH             - Dan, io adoro il gusto dello spenna. Sa di... imma­gina la cosa... più buona che c'è... che esce dal tuo uccello... la festa dei diciott'anni... un pomeriggio d'autunno...

DANNY                  - Non sa un po' di Clorox?

DEBORAH             - L'odore sì. Ma il gusto. (Pausa). Hai visto cosa ti perdi?

DANNY                  - Sì.

DEBORAH             - Finocchio. (Pausa).

DANNY                  - Hai mai delle fantasie in cui fai l'amore con altre donne?

DEBORAH             - Tu hai delle fantasie mentre facciamo l'amore? (Pausa). L'ultima volta che abbiamo fatto l'amore ho imma­ginato di farlo con altre donne.

DANNY                  - L'ultima volta che mi sono masturbato ho pensato in continuazione alla mano sinistra.

DEBORAH             - Davvero?

DANNY                  - Sì. (Pausa). Mi piace tanto far l'amore con te.

DEBORAH             - Adoro far l'amore con te. (Pausa).

DANNY                  - Ti amo.

DEBORAH             - Ti spaventa dirlo?

DANNY                  - Sì.

DEBORAH             - Sono solo parole. Non dovresti aver paura delle parole.

L'asilo.

JOAN sta sgridando due bimbetti.

JOAN                       - Che cosa fate? Che cosa fate? Che cosa fate? Fermi. Ecco. Che cosa stavate facendo voi due? Vi ho solo fatto una domanda. Non c'è niente da vergognarsi. (Pausa). Aspetto. (Pausa). Stavate giocando al dottore? (Pausa). Al dottore. Non fate finta di non capire, rispondete alla doman­da. Con quell'atteggiamento lì finirete per mettervi nei guai presto o tardi. Stavate giocando coi genitali? Con i... "pi­pì"? o come li chiamano a casa vostra, è quello che vi sto chiedendo. ...E non fate finta di niente, perché ho visto benissimo cosa stavate facendo, quindi ammettetelo. (Pau­sa). Va bene... no. No, non fate così, non è il caso di mettersi a piangere... è perfettamente... naturale. Ma... c'è un momento e un posto per ogni cosa. No... no, su. Su, adesso andiamo tutti di là e ci laviamo le manine. E poi Miss Webber telefona ai nostri genitori.

Il reparto giocattoli di un grande magazzino. Bernie e Dan stanno acquistando un regalo.

DANNY                  - II compleanno di chi?

BERNARD             - Di mio nipote Bobby.

DANNY                  - Quanti anni ha?

BERNARD             - Ne fa... sei. Ma guarda che roba.

DANNY                  - Cosa?

BERNARD             - Hanno messo una checca al banco dei giochi di società. Da non crederci. Nel bel mezzo del reparto giocatto­li. Al banco dei giochi di società, a parlare tutto il giorno coi bambini... un frocio.

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - Sai, uno di quegli stronzi mi ha toccato quando avevo l'età di Bobby.

DANNY                  - Dove?

BERNARD             - Al cinema, e dove se no? Ci chiedevamo tutti che cosa ci facesse un vecchio a vedere i cartoni animati, e lui si è seduto in fondo alla fila e a metà spettacolo si è allungato e mi ha preso il pisello. È passato davanti a un tipo seduto in mezzo e mi ha preso per il pisello.

DANNY                  - È stato violento?

BERNARD                    - Cosa?

DANNY                  - L'ha fatto in modo violento?

BERNARD             - Violento? (Pausa). Ma... (Pausa). Violento? Cosa c'entra come mi ha toccato? Scusa, è un uomo.

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - E io sono un uomo. (Pausa). Ma allora ero solo un ragazzino, santo cielo. (Pausa).

DANNY                  - Facevate mai quelle cose da ragazzini?

BERNARD             - Quali cose?

DANNY                  - Quelle cose con gli altri ragazzini.

BERNARD             - Toccarsi? Come toccare le ragazzine? Guardare nelle mutandine eccetera?

DANNY                  - No, dico quando eravate proprio bambini. Con gli altri ragazzini... gli altri maschi.

BERNARD             - Palpare? Vuoi dire fare porcaccionate tra maschi?

DANNY                  - Ma no. Non volevo dire quello. Solo... sai.

BERNARD             - (Pausa). Vuoi dire andare in giro a scopare! Ma certo, e chi non ci andava?

DANNY                  - Si.

BERNARD             - Cazzo, scopavamo tutti in giro.

DANNY                  - Certo.

BERNARD             - Fin da piccoli, cazzo. Insomma, è da giovani che s'impara. Non è vero?

DANNY                  - Vero.

BERNARD             - E quello che s'impara è poi quello che si sa. Vero?

DANNY                  - Verissimo. L'essenza di tutto sta...

BERNARD             - Nella testa.

DANNY                  - ...nell'approccio. (Pausa).

BERNARD             - In che cosa?

DANNY                  - Approccio?

BERNARD             - Certo.

DANNY                  - Impari come approcciare queste cose e non hai più problemi.

BERNARD             - Se non impari da piccolo, quegli stronzi ti rovina­no la vita.

DANNY                  - Chi? (Pausa).

BERNARD             - Chiunque. (Pausa). Ti rovinano che tu manco te ne accorgi.

DANNY                  - Prendi te e il tipo del cinema, per esempio.

BERNARD             - E allora?

DANNY                  - Se tu fossi stato un po' più vecchio...

BERNARD                    - Sì?

DANNY                  - Oppure se il tipo fosse stato un po' più... giovane.

BERNARD             - Ma che cazzo stai dicendo?

DANNY                  - Sto dicendo che se le circostanze...

BERNARD             - Ma che circostanze? Una checca schifosa mi ha toccato il pisello al cinema.

DANNY                  - Ma non parlo di circostanze attenuanti, dico le circo­stanze di quello che è successo.

BERNARD             - Allora sii più preciso.

DANNY                  - Dico soltanto...

BERNARD             - ...E successo tanti anni fa...

DANNY                  - ...che avrebbe potuto crearti dei problemi. (Pausa).

BERNARD                    - SI?...

DANNY                  - ...Come Essere Umano globale.

BERNARD             - Hai ragione?

DANNY                  - ...Ed è proprio una fortuna che non te li abbia creati.

BERNARD             - Ma, sai, cazzo, ero solo un bambino.

DANNY                  - Certo.

BERNARD             - Ma i bambini risolvono queste cose con una risata. Si dimentica, si continua a vivere... e che cazzo, no?

L'appartamento di Deb e JOAN. È tarda notte. Sono distese.

JOAN                       - Diciamo le cose come stanno. Soffriva di eiaculazione precoce. Non ci sono eufemismi per descriverlo. E più veni­va in fretta, più si sentiva in colpa e più veniva in fretta. Perché, in un certo senso, lo faceva per punirmi. E ci riusciva benissimo. Allora un giorno gli ho detto "Senti, io vengo a letto per fare l'amore con te e tu vieni a letto per fare l'amore con me. Perché non ci rilassiamo, io sto con te, tu stai con me e quando vuoi venire vieni, e va tutto bene". (Pausa). Ma lui ha continuato a eiaculare precocemente. (Pausa). Anche se sembrava non gli spiacesse più tanto. (Pausa. Immobilità).

DEBORAH             - Abbiamo del tonno?

JOAN                       - Devo averlo finito io. (Pausa. Immobilità).

In palestra. Berme sta parlando a dei compagni immaginari.

BERNARD             - Insomma il ragazzo mi chiede "Bernie, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla. 'Sta tipa di qua, 'sta tipa di là, bla, bla, bla". Allora gli dico "Dan, Dan, pensi che non ti capisca? Che non sappia come ti senti? Pensi alla tipa, di qua, di là, credi che non lo sappia?" Al che lui dice "Ber­me" dice "credo di amarla". (Pausa). Ventott'anni. Allora gli dico "Dan, Dan, io posso darti dei consigli, posso darti dei suggerimenti, posso parlarti per esperienza... ma in ulti­ma analisi sei tu che devi decidere. (Pausa). Se vuoi la mia opinione, però, la fica ti ha dato alla testa". Ah, io dico le cose come le vedo. Altrimenti non parlerei. Cosa volete che sappia a quell'età? Vende l'anima per una hchetta, e non gli si può dare torto: ma vi dico una cosa, tempo una settima­na, due al massimo, mette la testa a posto e molla la tipa.

JOAN e Deb sono fuori a pranzo.

JOAN                       - ...E naturalmente esiste sempre la possibilità che tutta questa storia sia solo un errore di proporzioni macroscopi­che, e che non avrebbe mai dovuto funzionare neanche per un attimo.

DEBORAH             - Ne sei convinta?

JOAN                       - Non so. Non so proprio. Credo di sì. Be', guarda la percentuale dei divorzi. Guarda l'incidenza dell'omosessuali­tà... il numero dei crimini legati al sesso ...quest'insalata fa schifo... il comportamento asociale che sceglie il sesso come forma d'espressione, eh?

DEBORAH             - Mah, non so.

JOAN                       - ...Le mutilazioni fisiche e mentali che perpetriamo su­gli altri giorno dopo giorno... cercando di adattarci ad un sistema che non riusciamo a comprendere, anche se fingia­mo il contrario, e che non ci possiamo permettere d'investi-gare a fondo, anche se fingiamo di farlo. (Pausa). Su, dimmi che non sei d'accordo.

DEBORAH             - Non sono d'accordo.

JOAN                       - È una beffa, Deborah, è tutta una beffa gigantesca.

DEBORAH             - Non sono d'accordo.

JOAN                       - È un tuo diritto. Mangi 'sta pagnotta? (Deb scuote la testa). Allora magari la mangio io. (Prende il panino). Il pane è ottimo.

DEBORAH             - Vado a vivere con  DANNY.

JOAN                       - Ti dò due mesi di tempo.

L'ufficio di Dan e Bernie. Dan sta archiviando. Bernie parla al telefono.

BERNARD             - ...E poi fa entrare il cane. "Che ci fa qui il cane?" dico. "Sta' zitto e guarda" fa lei. "Guarda e impara"... al Laugh-Inn. (Pausa). Sono aperti tutta la notte. (Pausa). Ma no. (Pausa). Ti dico che sono aperti tutta la notte.

DANNY                  - Sono aperti tutta la notte, Bern.

BERNARD             - (Al telefono). Scusa. (A Dan). Cosa?

DANNY                  - Sono aperti tutta la notte.

BERNARD             - Sì. (Al telefono). Sono aperti tutta la notte. (Pau­sa). Uno dell'ufficio. Allora si corica sul tappeto col cane...

DANNY                  - Vuoi che faccia 'ste schede?

BERNARD             - (A Dan). Sì. (Al telefono). A quel punto io sto a guardare. (Pausa). Un attimo che ci arrivo. 'Sto stronzo di un cane, che mi venga un colpo, gli si accendono gli occhi e comincia a ghignare. (Pausa). Un fox-terrier.

Dan e Deb stanno traslocando dall'appartamento di lei.

JOAN                       - è sullo sfondo.

DANNY                  - Hai gusti molto interessanti in fatto di musica.

DEBORAH             - Tanti dischi sono di  JOAN.

DANNY                  - Oh, scusa... oh... (A  JOAN). Oh, quali sono i tuoi? Vuoi dividerli?

JOAN                       - Mi sa che da soli non si dividono, ti pare?

DANNY                  - No, da soli no. Perché non li dividi tu,

JOAN                       - ? (Pausa).

DEBORAH             - A casa di

DANNY                  - c'è una sauna.

JOAN                       - Ma che bello... si suda... La fai spesso, DANNY?

DANNY                  - Di tanto in tanto. Ho la fortuna di riuscire a sudare anche senza.

DEBORAH             - (A JOAN ). Come facciamo col televisore?

JOAN                       - Vuoi prenderlo tu?

DANNY                  - Io ho un televisore.

JOAN                       - Allora pago la tua metà.

DEBORAH             - Mi mandi poi un assegno.

JOAN                       - Te Io posso dare di persona. Santo cielo, non vai mica a stare in California.

DEBORAH             - Potrei passare a prenderlo la prossima settimana.

JOAN                       - Quando?

DEBORAH             - Quando ti fa comodo.

JOAN                       - Martedì sera? (A Dan). La lasci venire qui martedì sera?

DANNY                  - Brava. Molto divertente. Ti spiacerebbe adesso pren­dere quell'abat-jour e infilartelo su per il sedere?

JOAN                       - Ah, questo è molto interessante. Seguendo le tue istru­zioni, dovrei straziarmi e torturarmi analmente. E così che ti piace? Ma

DEBORAH             - è a conoscenza di questi tuoi gusti? Ve ne state andando, no? E allora sbrigatevi.

DANNY                  - È lei che se ne va.

JOAN                       - Be', portala via di qui e poi va' all'inferno. (A Deb). Ti auguro tanta felicità.

Bernie in ufficio declama ad alcuni colleghi.

BERNARD             - La parità dei diritti? Parità dei diritti? Ve la dò io la parità dei diritti. A me, nessuno m'ha mai fatto una legge. Capisco che ci si occupi degli interessi delle varie minoranze... ma chi vogliamo prendere in giro qui, eh? (Pausa). Con tutte quelle foche che muoiono in Alaska stiamo a fare leggi per le donne? Cioè io ho un gran-rispet­to per la società... ma qui mi vogliono prendere per i fondel­li. Scusate.

L'appartamento di Dan e Deb. Mattino. Si stanno preparando per andare a lavorare.

DANNY                  - Abbiamo dello shampoo?

DEBORAH             - Non so.

DANNY                  - Ma se ti lavi i capelli almeno due volte al giorno. Lo shampoo è uno dei pilastri della tua esistenza. Per forza che lo sai.

DEBORAH             - D'accordo. Lo so.

DANNY                  - Abbiamo dello shampoo?

DEBORAH             - Non so. Hai i capelli sporchi?

DANNY                  - Ti sembra che abbia i capelli sporchi?

DEBORAH             - Te li senti sporchi? (Pausa). Sembrano sporchi.

DANNY                  - Me li sento unti. E detesto avere i capelli unti.

DEBORAH             - Be', io non vado a vedere se c'è Io shampoo. Se vuoi saperlo, vai a vedere tu.

DANNY                  - Ma non hai bisogno di andare a vedere. Sai benissi­mo se lo shampoo c'è o no. Mi fai sentire ridicolo. (Pausa). Comunque tu ti lavi troppo. Se davvero usassi tutta quella roba che ti consigliano su "Cosmopolitan" — e la usi - non faresti altro che lavarti dal mattino alla sera. Ti verseresti addosso derivati chimici tutto il giorno.

DEBORAH             - Mi amerai quando sarò vecchia?

DANNY                  - Se riuscirai a dimostrare diciott'anni, sì.

DEBORAH             - Molto interessante.

DANNY                  - Davvero?

DEBORAH             - Sì.

DANNY                  - Mi lavo la testa. C'è dello shampoo?

DEBORAH             - Sì. E no.

DANNY                  - E questo cosa vorrebbe dire?

DEBORAH             - Tutto. E niente. (Pausa). Mi passi la calzamaglia?

DANNY                  - No. Ma cos'è 'sta storia? Questo tuo modo di fare. E una novità. "Passami la calzamaglia". Vuoi la calzamaglia, e io te la prendo. Tieni 'sta calzamaglia del cazzo. (Fruga nel cassetto). Dov'è la calzamaglia? (Pausa). E poi perché la chiami, così? Nessuno dice calzamaglia.

DEBORAH             - Collant.

DANNY                  - Dove sono?

DEBORAH             - In mezzo alla roba da lavare.

DANNY                  - Ti metti la calzamaglia sporca?

DEBORAH             - Devo aver finito quelle pulite.

DANNY                  - Ed esci con la calzamaglia sporca?

DEBORAH             - Vuoi che vada in giro col culetto al vento?

DANNY                  - Se ti fa piacere, Deb. Io voglio solo che tu sia contenta. (DEBORAH prende le collant dal cestino della biancheriasporca e comincia ad infilarsele). Mi ecciti.

DEBORAH             - E l'idea delle mutandine sporche, Dan. Sei unperverso.

DANNY                  - II tuo seno mi fa impazzire.

DEBORAH             - "Grazie". (Pausa). È così che si dice?

DANNY                  - Fanculo.

DEBORAH             - Senza rancore.

DANNY                  - E chi dice che c'è del rancore?

DEBORAH             - Sai benissimo che ce n'è.

DANNY                  - E allora perché dici che non c'è?

L'ufficio di Dan. Dan sta parlando con un collega immaginario.

DANNY                  - ...No, aspetta un attimo. Aspetta un attimo. Voglio raccontarti una cosa. So benissimo cosa vuoi dire e non mi va che lo critichi, perché, combinazione, è un mio amico. Lascia che ti racconti 'sta cosa, okay? L'altro giorno aveva­mo un appuntamento alle sei, erano le cinque e mezza passate e io ero già in ritardo e avevo dei problemi con una ragazza — la ragazza con cui sto — e chiamo l'ascensore e l'ascensore non arriva, e dopo un po' non arriva, e non arriva, allora ho preso lo slancio e ho rifilato alla porta tre o quattro calci ben dati. Ero incazzatissimo. E lui, lui mi ha messo una mano sulla spalla, mi ha tranquillizzato e mi ha detto: "Dan, Dan... non cercare affetto dagli oggetti inani­mati". (Pausa). Eh? (Pausa). Quindi non voglio sentirti criticare Bernie Litko.

Dan e Deb a letto. È notte fonda. Deb sta dormendo.

DANNY                  - Deborah? Deb? Deb? Sei sveglia? (Pausa). Dormi? (Pausa). Non riesco a dormire. (Pausa). Stai dormendo? (Pausa). Eh? (Pausa). Dormi, Deb? (Pausa). A che cosa stai pensando? (Pausa). Deb? (Pausa). Ti ho svegliata?

Al cinema. Dan e Bernie stanno guardando un film pornografico.

BERNARD             - Non mi vorrai mica dire che quell'affare lì è l'uccel­lo del tipo. Non vorrai mica farmi credere una cosa del genere. Quello non è mica il suo uccello. Dimmi che non è il suo uccello, Dan.

DANNY                  - È il suo uccello.

BERNARD             - Ma figurati.

DANNY                  - È così.

BERNARD             - Non voglio neanche pensarci, quindi non dirmi niente. Non esiste una sberla del genere. Se quello li ci ha un uccello così, io vado a casa e mi faccio saltare le cervella.

DANNY                  - Allora sarà una controfigura. (Pausa).

BERNARD             - Non lo sopporto. Non lo sopporto. Ma guarda 'sta figa.

DANNY                  - Quale?

BERNARD             - Quale? Quella che assomiglia un po' a come-si-chiama?

DANNY                  - A Deborah?

BERNARD             - Sì.

DANNY                  - Qual è?

BERNARD             - Quella lì.

DANNY                  - Secondo te assomiglia a Deborah?

BERNARD             - Sì. Non trovi?

DANNY                  - No. La trovi carina?

BERNARD             - Carina? Ma che cazzo dici? (Pausa). Sai, 'sta sala ècambiata parecchio.

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - Cioè, ci sono ancora i tipi che si fanno le seghesotto il giornale in prima fila...

DANNY                  - "The Tribune"... il Più Bel Giornale Del Mondo.

BERNARD             - ...ma c'è anche un sacco di gentaglia adesso. Maguarda un po'. Ma hai visto che roba? Hai visto?

DANNY                  - Cosa?

BERNARD             - II taglio... hanno cambiato scena... dove hannocambiato l'angolazione della macchina da presa, sai perchélo fanno? Lo sai? Perché il tipo è venuto, ecco perché, lorocambiano angolazione, aspettano ancora un po' così sembrache lui scopi per ore. Hai capito?

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - 'Sti tipi non sanno proprio controllarsi. (Pausa). Che cosa stavo dicendo?

DANNY                  - Che la sala è cambiata.

BERNARD             - Adesso c'è un sacco di gentaglia. Ma hai visto che roba? E incredibile. (Pausa). Che una donna faccia una pompa a un uomo è naturale. Ma una donna che fa una pompa a un cane è disgustoso. (Pausa. A tutta la sala). Sì, la penso così e non mi vergogno a dirlo!

DANNY                  - Stronza.

DEBORAH             - Magnifico. "Stronza", bene. Sputa, su. Sputa tutto.

DANNY                  - Sei una stronza.

DEBORAH             - Quello l'abbiamo già stabilito.

DANNY                  - Io mi dò da fare.

DEBORAH             - Tu ti dai tanto da fare. Sei incompreso e depresso.

DANNY                  - E tu non mi sei d'aiuto.

DEBORAH             - No, io ti sono d'ostacolo. Tu cerchi di capire le donne e io ti confondo le idee. "Stronza" non serve. "Fancu-lo" non serve. È scomparsa tutta la magia. Che cosa provi. Dimmi che cosa provi. (Pausa). Coglione.

Dan e Deb nel loro appartamento. Nel cuore di una discussione che va avanti da tutta la sera.

DEBORAH             - Ma piantala.

DANNY                  - Dovrei piantarla io? Di' un po', chi ha parlato per dodici ore di fila, eh? (Deborah, lo allontana con aria disgu­stata) ...bla bla bla, bla bla bla, bla bla bla. Santo cielo. C'è gente che la sera se ne torna a casa col giornale. Tu invece torni a casa con me. Va tutto bene. Il sesso, i discorsi, la vita, tutto. Finché tu ti metti in testa che dobbiamo essere "più uniti", che il rapporto deve essere "migliore". Ma alme­no lo sai che cazzo vuoi? Mi stressi. Ma perché non puoi prendere la cosa cosi com'è?

DEBORAH             - Ma che cosa?

DANNY                  - Noi.

DEBORAH             - E com'è?

DANNY                  - È come è, né più, né meno.

DEBORAH             - E cioè?

DANNY                  - Ah, non fare cosi. Non guardarmi a quel modo, si­gnorina.

DEBORAH             - Altrimenti?

DANNY                  - Non mi dà fastidio la violenza fisica, È la violen­za psicologica che non sopporto. (Pausa). Scusa. Scusami, Deb. (Pausa). Non mi rendo più conto che è con te che sto parlando. Scusami. Tu mi vai proprio bene così. Vieni qui. (Pausa). Vieni qui.

DEBORAH             - No. Se vuoi vieni qui tu, cazzo. Vuoi che ti conso­li, vieni a cercare consolazione. Ma che cosa sono io, lo scaldaletto?

Deb da sola.

DEBORAH             - Mia madre mi raccontava sempre che un giorno ero entrata in cucina mentre lei stava preparando un piatto importante. Potevo avere quattro anni. Le avevo detto: "Mamma, mi dai un biscotto?", ma lei per qualche ragione aveva sentito male o capito male e pensando che volessi una coccola mi aveva coccolato e io le avevo detto: "Grazie mamma. Non volevo mica un biscotto". (Pausa). Capisci? Qual è allora la sublimazione? (Pausa). E che significato ha?

Dan nell'alloggio di Bemie. Nel cuore della notte. Sono ubriachi.

BERNARD             - Tette e Culo. Tette e Culo. Tette e Culo. Tette e Culo. Bla di Blu. Bla di Blu. Bla di Blu. Bla di Blu. (Pausa). Eh?

DANNY                  - Non so.

BERNARD             - E allora lascia perdere. Sai che roba - vuoi perdere la testa per una fighetta? Vuoi rinunciare alla primogenitu­ra per un piatto di cenere? "Oh, Bernie, ma lei è così. Oh, Bernie, ma lei è cosà...". Sai che cos'è lei? È un essere umano come te e me, Dan. Abbiamo tutti gli stessi desideri, e il problema è che ce lo dimentichiamo e perdiamo il senso della prospettiva. Eh? (Pausa). Eh? (Pausa). Sì. Credi che sia un gioco da ragazzi? (Pausa). Non perdere il tuo senso dell'umorismo, Dan. Non perdere mai il tuo senso dell'umo­rismo.

Dan e Deb nel loro appartamento. Stanno dividendo gli oggetti personali.

DANNY                  - ...E la tua amica,

JOAN                       - ... la nascita di quella stronza è stato un incidente di percorso nella vita dei suoi genitori. (Pausa). E il lavoro che fai è assolutamente inutile, lo sai?

DEBORAH             - Lo so.

DANNY                  - E io non capisco proprio che cazzo significano i tuoi disegni. (Pausa). E a letto fai schifo.

DEBORAH             - Lo SO.

DANNY                  - La tua amica, JOAN, scopa molto meglio di te.

DEBORAH             - Ma certo.

DANNY                  - ...E anche lei a letto fa schifo. (Pausa). Non mi vuoi dire che a letto faccio schifo anch'io?

DEBORAH             - A letto fai proprio schifo.

DANNY                  - E tu sei una stronza.

Deb e JOAN nel loro appartamento.

JOAN                       - Sbagliando s'impara, Deborah. L'uomo è l'unico anima­le ad avere questa facoltà.

DEBORAH             - Sì.

JOAN                       - Non puoi vivere nel passato.

DEBORAH             - No.

JOAN                       - Non serve a niente.

DEBORAH             - Lo SO.

JOAN                       - E alla fine che cosa ti rimane? Ti rimangono gli amici.  (Pausa). ...Hai disegnato qualcosa da quando ti sei messa con Dan?

DEBORAH             - Non è colpa sua.

JOAN                       - Be', di chi è la colpa allora, miai

DEBORAH             - È colpa mia, JOAN.

JOAN                       - Non è colpa tua. Di' quello che vuoi, i fatti sono quelli che sono e il fatto è che se prendi un uomo adulto con la faccia e i modi da bambino che vuole soltanto qualcuno che gli lecchi il pene e rida delle sue battute bizzarre, eh... se prendi quell'uomo e mh...

DEBORAH             - Un giorno o l'altro ti ringrazierò per quello che stai facendo.

JOAN                       - Certo, Deb. E, sai, non capisco proprio perché sei cosi ostile. Mi dispiace ma devo proprio dirtelo.

JOAN sta leggendo una storia ai suoi immaginari allievi dell'asilo.

JOAN                       - ...E quando il Principe tornò a casa quella sera, trovò una vecchia Strega. E quindi fu molto sorpreso. "Dov'è finita la mia bella moglie?" chiese il Principe alla Strega. "Che ne hai fatto di lei?". E lei rispose: "Sono io tua moglie". Proprio cosi. "Io posso essere bella di giorno cosic­ché tu e i tuoi amici possiate ammirarmi, oppure di notte cosicché tu possa godere della mia presenza davanti al cami­no, eccetera. Ma per metà della giornata io debbo essere questa vecchia Strega che tu vedi davanti a te". (Pausa). "Strega" è una donna vecchia e brutta. (Pausa). Come si scrive? (Pausa). Come si dice. (Pausa). Bravi, proprio così. E poi gli disse...

Dan e Bernie sono in spiaggia. Guardano le belle ragazze.

BERNARD             - Guarda quella.

DANNY                  - Dove?

BERNARD             - Guardala solo.

DANNY                  - Dove?

BERNARD             - Quella là.

DANNY                  - Accidenti.

BERNARD             - Che pezzo di figliola.

DANNY                  - Mh mh.

BERNARD             - Che aria sensibile.

DANNY                  - E quella?

BERNARD             - Non mi distrarre.

DANNY                  - Non te la puoi perdere.

BERNARD             - Dove?

DANNY                  - Laggiù un po' a destra.

BERNARD             - (Guarda). Oh no!

DANNY                  - Si.

BERNARD             - Oh no!

DANNY                     - E proprio così,

BERNARD             - Non ha più senso vivere.

DANNY                  - Mmmmmm.

BERNARD             - Quella è il massimo della vita.

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - In un certo senso è triste, il pensiero che io sto am­mirando la cosa più alta che l'uomo possa mai desiderare...

DANNY                  - Bernie...

BERNARD             - II suo destino.

DANNY                  - Bernie...

BERNARD             - II risultato del doloroso soggiorno terrestre.

DANNY                  - Ehi, Bernie, non è...?

BERNARD             - Quella li?

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - Non è chi?

DANNY                  - Quella là che mi hai presentato la settimana scorsa.

BERNARD             - Nooo. Questa è molto più bella.

DANNY                  - Secondo me è lei.

BERNARD             - Questa qui ha molta più classe.

DANNY                  - No.

BERNARD             - Ma guardale le tette. (Pausa). Ho ragione o no?

DANNY                  - Sì, hai ragione.

BERNARD             - Ehi! Non ti girare.

DANNY                  - Sì?

BERNARD             - Mi raccomando non girarti.

DANNY                  - Dove?

BERNARD             - Proprio dietro di te, a tre metri circa, sulla destra.

DANNY                  - Sì?

BERNARD             - Non te la puoi perdere.

DANNY                  - (Guarda). Levati di mezzo!

BERNARD             - Da mangiarsela.

DANNY                  - Bernie...

BERNARD             - È in forma il radar?

DANNY                  - ...Direi proprio...

BERNARD             - ...Oh, sì...

DANNY                  - ...che c'è da farsene una scorpacciata.

BERNARD             - Altro che. E guarda la tipa col bikini effetto bagnato.

DANNY                  - Dove?

BERNARD             - Dove sto guardando. (Pausa). Che gambe...

DANNY                  - Oh no!

BERNARD             - ...e che culo1.

DANNY                  - Santo dio.

BERNARD             - E chissà il resto.

DANNY                  - Puoi dirlo.

BERNARD             - Ma guardala.

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - Ma guardala solo.

DANNY                  - Vedo, vedo.

BERNARD             - Ma guarda come sculetta.

DANNY                  - Con le chiappe al vento.

BERNARD             - Guarda che costume.

DANNY                  - Bern... Bernie... le vedo la fica.

BERNARD             - Ma Va'

DANNY                  - Te lo giuro. Le vedo la fica.

BERNARD             - Le vedi la fica?

DANNY                  - Ma sì.

BERNARD             - (Guarda). Io non la distinguo.

DANNY                  - Lì, in mezzo alle gambe.

BERNARD             - So dov'è, è solo che non la vedo.

DANNY                  - Quando inspira. Guarda bene. (Pausa. Guardano).

BERNARD             - Ma non la chiude mai la bocca?

DANNY                  - Sì%

BERNARD             - È quello che mi fa girare le palle.

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - Mi fa girar le palle.

DANNY                  -  Lo SO.

BERNARD             - Le palle.

DANNY                  - Civetta.

BERNARD             - Stronzetta.

DANNY                  - Sulla spiaggia, dico io.

BERNARD             - Mi fa girare i coglioni.

DANNY                  - La santerellina.

BERNARD             - In mezzo alla spiaggia.

DANNY                  - E che tette\

BERNARD             - Non mi parlare di tette.

DANNY                  - Belle sode.

BERNARD             - Ma dove vuole arrivare con quelle tette?

DANNY                  - Che fettone.

BERNARD             - Io non sono un patito delle tette...

DANNY                  - Lo so.

BERNARD             - Cioè, non mi dispiacciono...

DANNY                  - Direi.

BERNARD             - ...ma non faccio pazzie.

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - Secondo me con le tette...

DANNY                          - Sì?

BERNARD             - ...dipende da come le valorizzi.

DANNY                  - Come tutto il resto.

BERNARD             - Ma Wl Culo...   

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - ...è sempre un culo.

DANNY                  - Lì siamo tutti d'accordo. Sai cosa piace a me?

BERNARD             - Cosa?

DANNY                  - Gli addominali.

BERNARD             - La pancia vuoi dire.

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - Ti Capisco.

DANNY                  - Lo so.

BERNARD             - La pancia.

DANNY                  - Proprio quella.

BERNARD             - Che ci si fa con quella?

DANNY                  - 'Son problemi.

BERNARD             - Un bel paio di gambe, però...

DANNY                  - Lo so.

BERNARD             - Valgono tanto oro quanto pesano.

DANNY                  - Di più, di più.

BERNARD             - Guarda lì, per dimostrarti quello che voglio dire

DANNY                  - Quella tipa?

BERNARD             - Sì. Belle gambe, no?

DANNY                  - Sì.

BERNARD             - Un culo passabile...

DANNY                  - Sodo.

BERNARD             - Ventre piatto, belle tette.

DANNY                  - Fuori di dubbio.

BERNARD             - Quella è carina. (Pausa).

DANNY                  - Certo.

BERNARD             - Adesso guarda quella là. Quella tipa con le gambe tozze e la trippa moscia.

DANNY                  - La pancia.

BERNARD             - Ha le gambe che fanno schifo, la trippa molle, le tette insulse e un pessimo tono muscolare.

DANNY                  - Vero.

BERNARD             - Quella non è carina. (Pausa). A dire la verità sem­bra un po' una porcella. (Pausa). Vedi? È quella la differen­za tra ima strafiga e una che non sa di niente. (Pausa). Capisci quello che voglio dire?

DANNY                  -  ...Sì?

BERNARD             - È una differenza fondamentale. (Pausa). Vengono in spiaggia. A mettere in mostra i loro corpi... Ma chi si credono di essere a venire qui così per mettersi in mostra? (Pausa). Cioè, e noi cosa dovremmo pensare? Vengo in spiaggia con un amico per prendere un po' di sole e vedere che aria tira... Insomma uno viene qui a prendere il sole. Cazzo, non ho ragione? Stiamo parlando di una zona di ricreazione pubblica, no? ...No? (Pausa). Ma che cazzo sto dicendo?

DANNY                  - Ti senti bene?

BERNARD             - Be', ti sembra che stia bene?

DANNY                  - Certo.

BERNARD             - E allora diciamo che sto bene, okay?

DANNY                  - Okay.

BERNARD             - Insomma come si fa a non sentirsi bene, santo dio. Hai visto che corpo? (Pausa). Che tette. (Pausa). Con delle tette così, non hai più bisogno di... niente. (Una lunga pausa. Guardano una donna immaginaria che passa davanti a loro). Salve.

DANNY                  - Ciao. (Pausa. La donna s'allontana).

BERNARD             - Dev'essere sorda.

DANNY                  - Sembrava sorda, vero?

BERNARD             - Sì. (Pausa).

DANNY                  - Sorda e stronza.

FINE