Peter Pan

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I Giorno

Peter Pan

adattamento di Lilly Carciani

I Giorno

MRS DARLING:   Buona sera ragazzi, io sono la Signora Drling, la mamma di Wendy, Gianni e Michele,voglio raccontarvi proprio una bella storia. Dovete sapere che ultimamente i bambini hanno cominciato a fare strani discorsi e giochi su un certo Peter Pan.

   Pensandoci bene non è la prima volta che sento questo nome! Mi pare di averne sentito parlare da piccola, era un bimbo che viveva con le fate, se non sbaglio, naturalmente allora ci ho creduto, ma adesso che sono grande, e sposata…figuriamoci se esiste! E’ solo una storiella per bambini!

   Eppure qualche giorno fa è avvenuto un fatto che ha dell’incredibile: ero seduta nella stanza dei ragazzi a rammendare calzini quando, assopitami un attimo una strana luce mi destò di soprassalto.

   Vidi davanti a me un ragazzo, poco più che bambino….Peter Pan!!!! Lanciai un urlo e subito accorse Nana. Il ragazzo spaventato salì sul davanzale della finestra e…saltò fuori scomparendo nella notte. Che spavento! Corsi in strada aspettandomi di trovare il piccolo corpo disteso sul marciapiede, e invece…nulla. Sembrava scomparso!

   Tornai in camera e vidi Nana con una strana cosa in bocca. Gliela sfilai dalle fauci e riconobbi che era un’ombra, probabilmente era rimasta pizzicata nella finestra quando Nana l’aveva chiusa. La riposi in un armadio e me ne dimenticai fino a quel Venerdì che non si dimenticherà mai più.

(Peter entra con  Trilli dalla finestra della camera).

PETER:        (parlando sottovoce) Trilli, salame,dove sei? Sai dove hanno ficca­to la mia ombra?

MRS DARLING: Trilli parlava con un piacevole tintinnio indicando il comò, ed entrataci per vedere se l’ombra si trovava lì vi rimase chiusa. Peter rovistava nell’armadio, quando finalmente ritova la sua ombra. Cerca di appiccicar­sela con un po' di sapone, ma quando vede che il tentativo non riesce, piange disperato.

WENDY:    (svegliandosi) Perché piangi, bambino?

PETER:        (facendo un bell'inchino) Come ti chiami?

WENDY:       Wendy Moira Angela Darling. E tu?

PETER:          Peter Pan.

WENDY:       Ah. E dove abiti?

PETER:      Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino,

WENDY:    Oh che strano indirizzo Peter! Ma allora perchè piangevi?

PETER:       Piangevo perché non riuscivo ad appiccicare la mia ombra.

WENDY:    (guarda l'ombra per terra, tutta spiegazzata) Te la cucirò io!

(Prende il cestino da lavoro e incomincia a cucirla al piede di Pe­ter).

PETER:        (ammira la sua ombra cucita) Quanto sono bravo! Guarda come me la sono attaccata bene!

WENDY:    (un po' risentita) Screanzato! Come se io non avessi fatto niente per te.

PETER:        (danzando) Ma sì, qualcosina hai fatto!

WENDY:    Qualcosina! (Irosa) Bene se io non sono buona a nulla, credo che me ne andrò (si rimette a letto).

PETER:      (la stuzzica) Wendy,non andartène. Sai, io non posso fare a meno di vantarmi quando sono contènto di me. Wendy, una bambina vale più di venti ragazzi messi insieme !

WENDY:    (cede) Sei adorabile, sai? Ti meriti un bacio.

PETER:        Un bacio?

WENDY:    Sì, un bacio!

PETER:      E che cosa sarebbe questa cosa?

WENDY:    È... è questo  (Per non colpire l'ignoranza di Peter gli regala un ditale).

PETER:        Oh, bello! Ora ti darò un bacio anch'io. (Wendy si china verso di lui, come per ricevere un vero bacio ma Peter  le regala un grosso bottone).

WENDY:    Oh, beh…grazie (po' delusa). Lo attaccherò alla mia cateni­na (e così fa). Peter, dimmi: quanti anni hai?

PETER:        Non lo so, ma credo di essere ancora molto giovane. Io scappai di casa quand’ero ancora molto piccolo, perché sentii mio papà e mia mamma discutere di ciò che avrei fatto quando fossi diventato grande. Io non voglio diventare grande, voglio restare sempre un bambino e divertirmi. Così mi rifugiai nei giardini di Kensington e vissi a lungo insieme al­le fate.

WENDY:    Oh Peter! Raccontami delle fate.

PETER:        Quando il primo bambino rise per la prima volta, il suo riso si rup­pe in mille pezzi e da ogni pezzo nacque una fata. Ma sai che le fate muoiono anche? Succede quando i bambini diventano grandi e non credono più alle fate; ogni volta che un bambino dice «Io non credo alle  fate», una fatina muore. (Si ricorda improvvisamente di Trilli). Ma dove si è cacciata? Trilli, Trilli,dove sei?

WENDY:  Peter! Non mi dire che in questa stanza c'è una fata!

peter:            Certo! Non la senti?

WENDY:    Io sento solo un tintinnio di campanelli.

PETER      Ecco,allora è Trilli; quello è il linguaggio delle fate.(Si avvicina al comò). Credo di averla trovata! L'avevo chiusa in un cassetto! (Apre cassetto ed esce Trilli infuriata).

TRILLI:         (si sente un fracasso di campanelli).

PETER:      Non dovresti dire parolacce simili! Come potevo sapere che eri nel cassetto?      

WENDY:   Che cosa dice, Peter?

PETER:      Niente di educato. Dice che tu sei una gran brutta bambina e che io sono più  stupido di un     asino. Sai, è una fata da quattro soldi per guadagnarsi da vivere ripara le pentole e le caffettiere.                                                                           

WENDY:    (distraendosi da Trilli) Ma tu, dov'è che abiti?

PETER:      Sto con i Bambini Smarriti, che sono bambini che cadono dalle carrozzelle quando la  governante  è disattenta. Se nessuno viene a riti­rarli entro sette giorni, li si manda all'Isolachenoncè per non dover so­stenere spese troppo gravi. Io sono il loro capitano, ma siamo piuttosto soli. Capisci, non c'è una bambina che ci faccia compagnia: le bambine sono troppo furbe per cadere giù dalle carrozzelle!

WENDY:   Ma è orribile! Mi fai tanta tenerezza! Ti meriti uh bac.... ops! un ditale! (lo bacia sulla guancia).

(Si sente Trilli tintinnare arrabbiata).

PETER:     Sta dicendo di nuovo che sono stupido come un asino. Boh. Comunque io sono venuto qui da te perché noi non conosciamo nessuna fiaba, mentre tu ne sai tante. (Afferra Wendy e la trascina alla finestra)

wendy:      Non posso proprio! Pensa alla mia mamma! E poi, non so volare!

PETER:     Ti insegnerò io! E poi potrai vedere le sirene ed alla sera potresti rimboccarci le coperte e potresti rammendarci gli abiti e farci delle ta­sche nuove. Nessuno di noi ha mai avuto tasche...

WENDY:  Tutto ciò è terribilmente entusiasmante. Potresti insegnare a vo­lare anche a Gianni e Michele?

peter:        (indifferente) Se proprio vuoi...

WENDY: (scuote Gianni e Michele) Svegliatevi ! Peter Pan è venuto e ora ci insegnerà a volare.

PETER:     Per volare occorre pensare a cose bellissime e piacevoli, e poi ci vuole un po' di polvere di fata! Nessuno può volare se prima non ne ha un po' addosso (scuote Trilli sui bambini). E ora non dovete far altro che muovere le spalle così e lasciarvi andare.

MICHELE:         VOLO!!

GIANNI:      Che delizia! Usciamo fuori tutti insieme?

WENDY :      Fratellini, non so se facciamo bene.

PETER:     Wendy, pensa alle sirene! E poi ci sono gli indiani! E anche i pirati!

GIANNI:   Pirati! Andiamoci immediatamente! (Afferra il suo cappello).

MICHELE: Che bello!!

PETER:        Venite via!

MRS DARLING: Gianni e Michele volarono fuori dalla finestra in grande fretta.

                               Ma Wendy era ancora un po’ titubante.

PETER: Wendy…!! Dai Wendy, vieni con me, nell’isola che non c’è, dove non dovrai mai, mai più pensare alle cose dei grandi.

WENDI: Mai è un tempo veramente lungo!! Poi che dirà la mamma??!

MRS DARLING: Ma Peter guardava Wendy con uno sguardo così dolce e innocente, come quello di un bambino, che come con Michele quando le chiede qualcosa, Wendy non ebbe il coraggio di dergli di No, e volò via con lui, e i fratelli, verso l’isola che non c’è!!

II Giorno

PETER:       Vedi Wendy: durante il giorno, sull’Isola che non c’è, i Bambini sperduti, i pirati, gli Indiani  pellerossa Piccaninny e gli animali dell’isola si inseguivano a vicenda, facendo una sorta di girotondo intorno all’isola, senza però che un gruppo ne raggiungesse mai un altro. In testa ci sono i sei Bambini sperduti: Turutù il mansueto, Pennino sempre allegro prepara le battaglie, Piumino vanitosissimo, Ricciolino un briccone, ed infine i Gemelli; questi sono inseguiti dai temibili pirati: Cecco l’italiano, Bill Jukes, Cookson il cuoco, Starkey gentiluomo, Spugna il nostromo irlandese, e per ultimo il terribile Capitan Uncino! Sulle loro tracce corrono poi gli Indiani, capeggiati dalla fierissima principessa indiana Giglio Tigrato, ed inseguiti a loro volta dagli animali feroci dell’isola.

MRS DARLING: Durante il discorso di Peter, Trilli continua ad intromettersi tra lui e Wendy, rendendo evidente la sua gelosia.Peter, Wendy e i suoi fratellini raggiunsero l’Isola che non c’è sul far della sera, proprio mentre calava il buio della notte e questo girotondo si stava sciogliendo. Sfortunatamente, la notte nerissima arrivò molto presto e la scintillante Trilli, con la sua luce, fu avvistati dalla ciurma dei pirati che, senza aspettare altro, cominciarono a sparare colpi di cannone sul gruppetto volante. Peter e tutti i bambini per sfuggire ai colpi si dovettero dividere. Wendy si trovò sola con la piccola fatina Trilli.

PETER:   Trilly!! Porta Wendy al rifugio nell’albero cavo. Io vi raggiungerò fra poco.

MRS DARLING: Ma le fate sono così piccole che hanno spazio per un solo sentimento alla volta. Infatti Trilly, gelosa di Wendy, volò velocemente, seminando la poveretta che ancora inesperta nel volo non riuscì a stargli dietro. La fatina, arrivando pria al rifugio, i bambini che stavano giocando a far la guerra contro i pirati, sussurrando loro qualcosa col suo tintinnare.

PIUMINO: Trilli ha detto che Peter vuole che abbattiamo l’uccello bianco che sopraggiungerà di qui a poco.

PENNINO: Sì, aspettiamo l’uccello bianco e appostiamoci dietro i cespugli e i tronchi degli alberi.

(I bambini concitati prendono arco e frecce, Turutù tende il suo, scocca la freccia e colpisce al petto Wendy che cade al suolo come morta. I bambini le si fanno intorno guardandola con curiosità e meraviglia).

PIUMINO:   Ma... questo non è un uccello! (Con tono grave) Deve essere una signora! E noi l'abbiamo uccisa...

RICCIOLO: Accidenti, ora capisco! Peter stava portandola da noi... (Si accascia al suolo, colto dalla disperazione).

TURUTÙ:    E io l'ho uccisa! (Con profondo dolore) Ora ricordo che quando una bella signora entrava nei miei sogni, la chiamavo dicendole: «Mam­mina cara!»... e ora che era venuta in carne ed ossa, io l'ho uccisa. De­vo fuggire prima che arrivi Peter.

(entra Peter).

BAMBINI: (intimoriti) Sa - sa - salve, Pe - pe - peter...

PETER:       (con grande entusiasmo) Salve, ragazzi! Come vedete sono tornato, e ho una bellissima notizia per voi: finalmente vi ho portato una mam­ma! Non l'avete ancora vista? Stava volando in questa direzione!

TURUTÙ:  (esitando) Sì, Peter, ora te la farò vedere: è morta! (Peter si avvicina a Wendy, le estrae la freccia dal petto e si gira verso i com­pagni).

PETER :      (severo) Di chi è questa freccia?

TURUTÙ: (inginocchiato) È mia, Peter! È stata colpa mia. Uccidimi se vuoi. Uccidimi davvero.

(Peter sta alzando la freccia per colpire Turutù, quando Wendy leva il brac­cio ).

PENNINO: Ehi, ragazzi, guardate! La signora è viva, ha mosso il braccio!

(Peter si inginocchia accanto a Wendy e trova il bottone che le aveva donato prima dipartire da Londra, infilato nella catenella che la bimba reca al collo).

PETER:    Guardate, la freccia si era fermata qui contro! È il bacio che io le avevo dato le ha salvato la, vita! Su Wendy, guarisci, che devo portarti a vedere le Sirene!

RICCIOLO: Trasportiamola in casa,...

GEMELLI:  (Sussurrano a Peter su un orecchio) È stata Trilli!!

PETER: Trilli, dove sei? Vieni qui. Trilly, sei stata tu?! Sei stata davvero cattiva, non sono più tuo amico, vattene.

MRS DARLING:  Ovviamente Peter non avrebbe mai ucciso il suo amico Turutù, ma era veramente arrabbiato con Trilli, forse era la prima volta che gli capitava di arrabbiarsi. Ma la fatina lo aveva proprio deluso, non si sarebbe mai aspettato un tradimento così malvagio dalla sua migliore amica.

I bambini portarono Wendy nella loro casa come aveva ordinato loro Peter.

La casa dei Bambini Smarriti, situata sotto una radura, consisteva in una grande stanza scavata sotto terra, con un pavimento sul quale crescevano grossi, coloratissimi funghi che venivano usati come sedie. Al centro del­la stanza cresceva un Never-albero, che ogni mattina i ragazzi segavano raso terra per poterlo usare come tavolo all'ora del tè, dato che era ricre­sciuto di mezzo metro circa. C'era anche un enorme caminetto, che si trovava in quasi ogni parte della stanza, a seconda di dove volevate accen­derlo, presso il quale Wendy soleva stendere il bucato. II grande letto veniva rovesciato contro la parete durante il giorno, occupava quasi tutta la stanza. Lo si tirava giù alle sei e mezza, l'ora del riposo. E tutti vi dormivano sopra insieme, tranne Michele che era sistema­to in una comoda cesta ai piedi di Wendy, che poteva così soddisfare il suo desiderio di avere un bimbo piccolo.

Nella parete era poi scavata una piccola nicchia, che formava l’apparta­mento privato di Trilli. Naturalmente era ammobiliato squisitamente, secondo il buon gusto delle fate, e lo si poteva separare dal resto della stanza tirando una piccola tendina: si sa, tutte le donne ci tengono alla loro privacy!

Wendy si dava da fare tutto il giorno, cucinando, rammendando calzini, raccontando storie ai bimbi come una vera mamma, tanto che Gianni e Michele si stavano pian piano dimenticando dei loro veri genitori e credevano che lo fossero sempre stati Wendy e Peter.

E così i giorni si susseguivano con il ritmo dell'avventura e della quoti­dignità.

III Giorno

MRS DARLING:       La laguna delle Sirene era uno dei luoghi più frequentati dai Bambini insieme a Wendy. Là solevano giocare con le Sirene ad una specie di pallanuoto con le bolle di schiuma marina, divertendosi im­mensamente. Poi,dopo pranzo, Wendy li faceva riposare, mentre lei rammendava maglioni e calzamaglie secondo il suo solito. Un giorno, d'improvviso, il sole fu oscurato da fitte nubi e l'acqua fu resa improvvisamente gelida da grandi ombre che la solcavano furtive. Peter per­cepì subito che un pericolo si stava avvicinando.

PETER:   Stanno arrivando i pirati! Presto, gettatevi in acqua!

MRS DARLING:      Tutti fecero come Peter aveva ordinato e ad un tratto la La­guna si fece deserta. Nell'oscurità si stava avvicinando la scialuppa dei pirati, con a bordo Spugna, Starkey e... niente meno che Giglio Tigra­to, la figlia del capo dei Piccaninny, legata come un salame! Essi dove­vano abbandonare la giovane Pellerossa sulla Roccia dell'Annegato, perché fosse sommersa ed affogata dall'alta marea che stava salendo veloce e pericolosa. Peter decise di salvarla.

PETER:               (imitando la voce di Uncino) Ohibò, pezzi di cretini!

SPUGNA:          È il Capitano! Siamo qui, stiamo eseguendo i suoi ordini!

PETER:               (sempre con la voce di Uncino) Vi ordino di liberarla immediata­mente!

SPUGNA:          (perplessi) Liberarla?

PETER:               Certo! E fatelo subito, imbecilli! O vi squarterò con il mio uncino in quattro e quattr'otto.

SPUGNA:          Meglio che ubbidiamo subito (liberano Giglio Tigrato, chef ugge via a nuoto rapidissima).

(Quasi subito arriva il vero Uncino).

UNCINO:         (affranto) Ragazzi, è finita. Quei dannati bambini hanno trovato una mamma.

SPUGNA:          Scusi, Capitano: che cos'è una mamma?

WENDY:           (dal suo nascondiglio, si lascia sfuggire scandalizzata) Non sa cosa sia una mamma?

UNCINO:        (si guarda intorno  inquieto) Chi ha parlato?

SPUGNA:        Nessuno, io non ho sentito niente. Ma, Capitano... non potrem­mo rapire la mamma di quei benedetti ragazzi per farne la nostra mam­ma?

UNCINO:        Ottima idea! Cattureremo i bambini, li porteremo alla nave e poi faremo far loro una passeggiata lungo il trampolino del Jolly Roger, prima di buttarli a mare, mentre quella Wendy sarà la nostra mamma!Siete d'accordo? (Si scambiano l'assenso stringendosi le mani e... l'uncino). Ma... ditemi, dov'è la ragazza Pellerossa?

SPUGNA:          (con fierezza) L'abbiamo lasciata andare, secondo i suoi ordini!

UNCINO:         (inferocito) Lasciata andare?

SPUGNA:          Sì, come ci aveva urlato attraverso la Laguna!

PETER:          (ancora con la voce di Uncino, tenebroso) Abracadabra, serpi e mandragole, fulmini e tuoni! Ti sento, ti sono vicino!

UNCINO:         (pauroso) Spirito che infesti questa Laguna, chi sei mai?    

PETER:           Sono il capitano Jack Uncino, Terrore dei Sette mari e comandan­te del brigantino Jolly Roger!

UNCINO:        (sempre più spaventato) Se tu sei Uncino, io chi sono?

PETER:           Sei un vecchio merluzzo imbalsamato, niente più!

UNCINO:        (comincia a sospettare) Ma hai anche un altro nome ed un'altra voce?

PETER:           (con voce normale) Sì, bello mio!

UNCINO:        Sei un uomo forse?

PETER:           (con superbia) No, certamente!

UNCINO:             Sei un ragazzo?

PETER:                 Sì!

UNCINO:        Ma insomma, chi sei?

PETER:               Vi arrendete?

SPUGNA:          Sì, dicci chi sei!

PETER:               Sono Peter Pan!

UNCINO:     (inferocito) Prendetelo subito, miei prodi! Vivo o morto!

MRS DARLING :          La battaglia fu breve e ferocissima. Bambini Smarriti e pira­ti si misero presto in fuga, mentre Peter ed Uncino si erano arrampica­ti sulla Roccia dell'Annegato e qui avevano iniziato a duellare. A un certo punto Uncino era scivolato e Peter gli aveva teso la mano perché non cadesse. Fu allora che il pirata lo morsicò violentemente. Peter ri­mase stordito dalla slealtà di quel gesto: e il Capitano ne approfittò per ferirlo due volte con il suo affilatissimo uncino.

      Ma pronto a dare il colpo decisivo……si fermò…

TIC-TAC – TIC-TAC – TIC- TAC

(Si ode un lontano ticchettio; Uncino si sente svenire)

UNCINO:                    Il co… il co…co …….coco…co……IL COCCODRILLOOOOO! ! !  

SpugnaaaaAAAAAAAAA!!

(Sappa via terrorizzato).

MRS DARLING :      Poco dopo fu visto in fuga mentre tentava di raggiungere a nuoto il Jolly Roger, inseguito dal coccodrillo che gli era alle calcagna, avendo­ne fiutato la presenza.

IV Giorno

 MRS DARLING :     Peter giaceva ferito sulla Roccia dell'Annegato, mentre Wendy gli era accanto per consolarlo. Ad un tratto Peter si accorse che la marea li stava sommergendo.

PETER:                     Dobbiamo fuggire, Wendy. Ce la fai a volare o a nuotare sènza il mio aiuto? Io non posso aiutarti né venire con te: Uncino mi ha ferito.

WENDY:                  No, Peter, non ne sono capace. Vuoi dire che dovremo morire tutti e due qui, annegati. Guarda come sale la marea.

PETER:                      No, c'è una speranza: vedi laggiù. Si sta avvicinando l'aquilone che Michele ha

                                    costruito ieri e che gli era sfuggito. Ti ricordi che ieri Michele si faceva

                                    trasportare?. Afferriamolo, così potrà portare almeno te in salvo.  

WENDY:                           Fuggiamo insieme.

PETER:                     No, non è possibile, non ci reggerebbe entrambi. Vai tu, che sei ur signora (le lega l'aquilone intorno alla vita). Addio, Wendy!

PETER :                             (parlando tra sé) Lo scoglio si fa sempre più piccolo a causa del salire della marea. Entro pochi istanti sarà sommerso e io morirò! Accidenti, per la prima volta in vita mia ho paura.

(Si odono in lontananza suoni di campanellini).

PETER:                     Accidenti, le sirene sono andate a dormire, hanno chiuso le loro porte... a chi potrò chiedere aiuto? Questo sporco mare nero ha minacciato a lambirmi i piedi... Non ne avrò più per molto. Ho troppo freddo... Ma, che cosa si muove là in fondo? Ah,no . È sol un pezzo di carta che si è staccato dall'aquilone.

(Trascorre qualche istante in silenzio, continuando a guardarsi intorno). Guarda, come sta lottando con le onde quel pezzo di carta! Bene! (Gli batte le mani). Sei riuscito a superare quel cavallone! (Silenzio). Mi sembra che si stia avvicinando...

(Nel fra tempo, il fenicottero Never interpretato da un ragazzo è reso distinguibile nel buio. Sta spingendo con le ali il suo nido, lottando tenacemente contro le onde e le correnti).

PETER:                    Ma è il fenicottero Never! Che cosa fai da queste parti, vecchi uccellacelo?

(Nel dialogo che segue sarebbe bene che il fenicottero parlasse in dialetto, of pure imitando l'accento di una lingua straniera, così da rendere più vivace mente l'incomprensione tra Peter e Never, pur permettendo agli spettatori a comprendere il dialogo tra i due).

NEVER:                            Voglio che tu salga nel mio nido !

PETER:                    Che cosa stai starnazzando?

NEVER:                    Sali, così potrai raggiungere la riva. Ma io sono troppo stanco per venire fin lì, dovrai raggiungermi a nuoto!

PETER:                    Smettila di schiamazzare, ocone! Perché non ti lasci andare alla deriva?

NEVER:                    (alzando sempre di più la voce) Voglio salvarti! Voglio salvarti! Voglio salvarti!

PETER:                    (scandendo le parole) Che stai a dire, bestione?     .

NEVER:                      (visibilmente adirato) Piccolo imbecille! Perché non vuoi fare quello che ti dico?

PETER:                              (ha capito che il fenicottero lo stava insultando) Imbecille sarai tu tua nonna!

PETER E NEVER:        (contemporaneamente) Chiudi ilbecco!


(Never è ormai giunto vicinissimo a Peter. Si alza in volo ed abbandona il nido)

PETER:                     Ora ho capito! Grazie, animalone! Tu si che sei un amico, anzi, una mamma come si deve!

MRS DARLING:    Da quando Peter aveva salvato Giglio Tigrato, i Pellerossa Piccaninny era­no diventati molto amici  dei Bambini Smarriti, e vegliavano in continuazione per difendere la dimora sotterranea. Avevano preso a chiamare Peter Grande Padre Bianco, e lui al solito se ne approfittava un pochino, ritenendo che tutto ciò gli fosse semplicemente dovuto.

A dire il vero gli indiani non rispettavano allo stesso modo gli altri bambini, ma a Peter questo non importava assolutamente. Tutto ciò dava un po' di dispiacere a Wendy, che tuttavia non osava contrariarlo aperta­mente... anche se a lei, quegli Indiani un po' selvaggi non andavano poi tanto a genio.

V Giorno

MRS DARLING:   Dunque, una sera come tutte le altre... beh, non proprio. Di lì a poco sarebbe iniziata la Grande Notte delle Notti!

Peter era uscito per sapere che ora era. Già, perché bisognava andare in cerca del coccodrillo ed aspettare che suonasse la sveglia che aveva in­ghiottito. In casa, i Bambini Smarriti stavano cenando con un tè immagi­nario. Erano disperati più del solito e davano un bel da fare a Wendy, fa­cendosi mille dispetti e trasgredendo le norme della buona educazione.

Wendy si portò al cestino da lavoro e iniziò a rammendare calze, come tutte le sere. I bambini avevano iniziato a danzare felici davanti al cami­netto, quando Peter rientrò, portando delle noci.

i bambini iniziarono a chiedergli di ballare un po’ con loro assieme a Wendy; così, mentre i bambini andavano a mettersi il pigiama pulito prima di ballare, tra Wendy e Peter avvenne una discussione nella quale lei dichiarò il suo sentimento verso Peter. Non riusciva più ad essere solo la sua finta mamma: per lui provava qualcosa di più di una semplice amicizia, perché era cresciuta ed era diventata grande. Ma Peter non capiva perché era piccolo soprattutto nella mente, non aveva voluto crescere e non sapeva immaginare un bene diverso da quello voluto dalla mamma. Fu così che Wendy si arrabbiò e quella litigata che avvenne tra loro avrebbe avuto conseguenze che nessuno avrebbe mai immaginato.

(Dopo aver sistemato i bambini a letto e Michele nella culla ai suoi piedi Wendy inizia a raccontare la sua fiaba. Era quella che i ragazzi preferivano, ma Peter la giudicava davvero stupida.)

WENDI:    C'erano una volta il Signor e la Signora Darling, che erano sposati

(I bambini la interrompevano continuamente con i loro interventi a catena ma Wendy non perdeva ugualmente la pazienza e riprendeva il suo racconto.)

WENDY:        Il Signor e la Signora Darling avevano... no, non dei topi bianchi, come dici tu, Pennino. Avevano tre discendenti, cioè tre figli. Una sera Mr. Darling si arrabbiò con la governante Nana, che era una cagna, e la mise alla catena nel cortile. Così i tre bambini ne approfittarono per volare via.

PENNINO:      Dove andarono?

WENDY:     Volarono all’Isola che non c’è ...  Pensate che cosa dovettero provare quei poveri genitori quando scoprirono la stanza vuota!

BIMBI                    Terribile!!

(dissero i bambini, a  cui non importava assolutamente nulla di quei genitori. Iniziarono una lunga lotta a colpi di cuscino)

WENDY:       Eppure l'amore di una madre può fare molto. I bambi­ni stettero via molti anni, ma la loro mamma lasciò sempre la finestra aper­ta perché potessero tornare a casa. E un giorno, ormai diventati adulti, ri­tornarono: non potete immaginare la gioia dell’incontro, per cui caliamo il sipario.

PETER:         No! Non tutte le mamme sono come quelle della tua fiaba, Wendy.

                                   Quando sono scappato la mia ha sprangato la finestra dimenticandosi del tutto di me.

GIANNI e MICHELE: Riportaci a casa!!!!!!

(Wendy chiede il permesso e Peter acconsente ma lascia la casa. Assente Peter, i Bambini Smarriti avevano cercato di ribellarsi alla deci­sione di Wendy.)

BIMBI:           Non ti lasceremo andar via! Ti legheremo!

WENDY :     No bambini!! Venite anche voi!! Potrete avere anche voi una mamma…

BIMBI:           Noi ce l’abbiamo già una mamma: sei tu la nostra mamma, Wendy; non puoi andartene!!

WENDY:       Io non sono la vostra mamma, sono una bambina proprio come voi. M a se verrete con me, avremo tutti un’unica vera mamma!!

PETER:              Io non vengo con voi!!

WENDY:      Perché non vuoi venire Peter? Rimarrai solo; vieni con noi!

PETER:          Mi manderanno a scuola…e dopo in uno studio di lavoro… diventerò presto un uomo… invecchierò e non potrò più giocare… non puoi decidere tu della mia vita!!

Non verrò!!

Io voglio divertirmi e  restare sempre bambino: spassarmela.

E voi, nel caso che troviate le vostre mamme, spero che non resterete troppo delusi.

Addio, Wendy!!

WENDY:      Addio, Peter …

 (Wendy indugiava accanto a Peter, cercando ancora di convincerlo a seguirla.)

WENDY:      Ricordati di cambiarti la maglietta e di prendere la medicina.

VI Giorno

(Wendy e i bambini si preparano ad uscire, ma ….)

PETER:                      Aspettate ad uscire……c’è una battaglia fuori…Se hanno vinto i Pellerossa, batteranno il tam-tam. Lo usano sempre per celebrare le loro vittorie. Solo allora potrete uscire senza pericolo.

(  si sente il suono di un tamburo, suonato però da Spugna..)

PETER:                     II tam-tam! Gli Indiani hanno vinto!.

(I ragazzi escono e vengono rapiti dai pirati che li legano nel cortile. Man mano che i bambini uscivano dagli alberi, i pirati se li passavano al volo fino a

gettarli ai piedi di Uncino, il pirata nero, dove venivano legati ed imbavagliati.

Solo a Wendy Uncino riservò un trattamento di riguardo, levandosi il cappello e porgendole il braccio con molta distinzione.)

MRS DARLING:    Dovete sapere che, secondo le leggi della guerra nella prateria, sono sem­pre i Pellerossa che attaccano per primi e lo fanno sempre all'alba. Gli esploratori indiani strisciano tra l'erba come serpenti, imitando di tanto in tanto il solitario ululato del coyote, eseguendolo persino meglio del coyote, a cui in realtà non riesce poi tanto bene. Eppure Capitan Uncino sapeva alla perfezione che questa era la normale procedura, tuttavia ho deciso di non rispettarla.

Infatti infidamente Uncino è passato sopra tutte le regole ed ho aggredito gli Indiani nella fosca luce della notte. La loro resistenza è stata strenua ma inutile: per loro non v'era ormai null’altro che le Praterie della Caccia Felice, il paradiso pellerossa.

Dopo quello che fu un massacro più che una vera battaglia, Uncino si è domandato come prendere Peter. Già, perché avevo compiuto tutta quella strage solo per catturare il ragazzino, che odiavo non soltanto per il fatto della mano data in pasto al coccodrillo, ma anche per quel suo fare presuntuoso ed arrogante che gli dava terribilmente sui nervi.

Come entrare, dunque, nella casina sotterranea?

D'improvviso, da uno dei tronchi ha udito la voce di Peter che diceva: «Se hanno vinto i Pellerossa, batteranno il tam-tam. Lo usano sempre per celebrare le loro vittorie». Casualmente, Spugna aveva trovato il tamburo, e vi sedeva sopra. Si è messo a suonarlo, così i bambini sono usciti e …

UNCINO:     Ora non mi resta che trovare un modo per entrare ed uccidere Peter …entrerò nella vostra bella casetta e sistemerò quell’insopportabile ragazzo una volta per tutte!

                        Ciurma! Portate i prigionieri alla nave, io finirò il ragazzo.

( Peter è addormentato nel suo letto, accanto a lui un bicchiere con la medicina, arriva Trilli che svolazza agitata lo sveglia)

PETER:         Trilli cosa vuoi?!

TRILLI:         (Scampanellio)

PETER:          Uncino ha rapito tutti i bambini. Anche Wendy!Per procurare un dispiacere a Wendy non ho bevuto la medicina prima di dormire, la berrò ora per farla contenta!

TRILLI:         (Scampanellio)

PETER:         Ma chi vuoi che l’abbia avvelenata, citrulla!

TRILLI:         (Scampanellio)

PETER:         Ma va', come poteva Uncino arrivare fin qua sotto?

(Peter fa per bere la medicina ma Trilli vi si butta sopra e gliela beve tutta. Subito inizia ad annaspare)

PETER:          Che ti succede. Trilli?

TRILLI:          (Scampanellio)

PETER:          Trilli, e tu l'hai bevuta per salvarmi? Ma perché l'hai fatto?    

TRILLI:          (Scampanellio)

(Peter senza Trilli era quasi disperato: vedeva la sua luce affievolirsi, men­tre si avvicinava alla morte. Ma si ricordò che se i bambini avessero anco­ra avuto fiducia nelle fate, forse Trilli sarebbe potuta guarire. Si rivolse a tutti i bambini con una domanda: - Credete nelle fate?)

PETER:         Credete nelle fate?! Se ci credete battete le mani!

( I bimbi applaudiscono e Trilli si riprende più viva che mai)

PETER:           ora, a liberare Wendy!

(La scena si sposta sulla nave di Uncino)

 (Uncino è seduto, indeciso sul da farsi, prostrato dal conflitto interiore)

UNCINO:                (balza in piedi e grida alla ciurma) Preparate la forca! Avete incatenato bene i bambini?

SPUGNA:          Sissignore!

UNCINO:     E portateli sopra coperta!

( I  Bambini Smarriti vengono condotti davanti a Capitan Uncino, che canticchia con noncuranza).

UNCINO:  (ironico) Miei cari bambini... tra poco dovrete camminare sul trampolino del Jolly Roger e lasciarvi cadere in mare, dove morirete af­fogati. Ma sulla nave c'è posto per due nuovi mozzi: chi di voi vuole es­sere assunto?

TURUTÙ:        Io non credo che la mia mamma sarebbe contenta. E la tua mam­ma, Piumino? Sarebbe contenta di saperti pirata?

PIUMINO:   (con simulato rammarico) Ho paura di no .  E tu, Gemello, credi che la tua mamma sarebbe contenta?

PRIMO GEMELLO: Temo proprio di no .  Pennino, dimmi...

UNCINO:     Piantatela, idioti! La vostra condanna è ormai decisa. Ciurma, preparate l'asse e legate al palo la loro mamma! (Rivolto a Wendy, con ghigno perverso) E tu, bellezza, che cos'hai da dire?

WENDY:      A te, che questa nave fa schifo tanto è sporca e poi, che hai il col­letto macchiato (Uncino, colto in fallo, trasale). E a voi, ragazzi, dico quello che penserebbero le vostre mamme: «Speriamo che i nostri figli muoiano da gentiluomini!».

TURUTÙ:    Io farò quello che la mia mamma spera; e tu, Pennino?

PENNINO:   Ciò che la mia mamma desidera; e tu, Gemello?

PRIMO GEMELLO: Io agirò come vuole la mia mamma. Gianni, che cosa...

UNCINO:     Basta, idioti! Spugna, pezzo di cretino, che cosa aspetti? Lega la mammina all'albero maestro, e voi preparate l'asse per questi moc­ciosi.(Impallidisce di colpo) silenzio! (Tendendo l'orecchio) Silenzio o vi infilzo!

TIC-TAC – TIC-TAC – TIC- TAC

(Si ode un lontano ticchettio; Uncino si sente svenire)

UNCINO :                Il co… il co…co …….coco…co……IL COCCODRILLOOOOO! ! !  (striscia febbrilmente verso un nascondiglio).

(Peter nel frattempo libera  i Bambini che  si lanciano all'offensiva: inizia una lot­ta terribile e sanguinosa, nella quale i pirati, colti alla sprovvista, non riescono ad opporre alcuna resistenza. Uncino compreso l’imbroglio ed anche lui combatte con Peter, che lo spinge in mare tra le fauci del vero coccodrillo.

I Bambini vincono e diventano i padroni della nave, pronti a veleggiare per l'Inghilterra)

MRS DARLING: Quella sera ero nel salotto, mio marito era appena andato a dormire dopo un triste dialogo di rimorsi; ero seduta al pianoforte e stavo cantando una dolcissima e struggente ninnananna, dedicata a Wendy. Intanto alla finestra della camera dei bambini faceva capolino Peter Pan: era venuto per chiudere la finestra prima dell’arrivo di Wendy, perché la bambina, trovandosi esclusa dalla famiglia, tornasse con lui nell’Isola che non c’è. Ma il mio canto nostalgico gli toccò il cuore, rendendolo incapace di attuare il suo piano, così se ne andò senza chiudere la finestra.

   Poco dopo stanca ed affranta mi sedetti nella poltrona, dove cullavo Wendy da neonata, e lì mi assopii. Alla finestra della camera dei mancini si affacciarono Wendy, Gianni e Michele, che trovatami addormentata in salotto mi saltarono sopra svegliandomi come da un incubo, e mi abbracciarono sedutisi sulle mie gambe, non riuscivo più a credere ai miei occhi; poi udendo il fracasso accorsero anche Nana e mio marito… fu un momento di gioia indescrivibile.

   Ma dalla finestra un bambino osservava, silenzioso e malinconico… Infatti Peter Pan non volle restare a vivere con noi, di certo non voleva rinunciare a rimanere per sempre bambino. Wendy non lo rivide più, ma ancora ogni sera lui ritorna a spiarla mentre racconta le sue fiabe ai fratelli, che  si sono dimenticati del loro amico, tutti tranne lei.