Phedra’s love

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PHEDRA’S LOVE

(L’AMORE DI FEDRA)

Commedia

Di SARAH KANE

A Simon, Jo ed Elana.

Con amore.

PERSONAGGI

IPPOLITO

DOTTORE

FEDRA

STROFE

PRETE

TESEO

LA FOLLA COMPRENDE

UOMO 1

DONNA 1

BAMBINO

DONNA 2

UOMO 2

POLIZIOTTO 1

POLIZIOTTO 2

Commedia formattata da



SCENA PRIMA

Un palazzo reale.

Ippolito è seduto in una stanza buia a guardare la televi­sione. È sdraiato in modo scomposto su un divano circondato

da costosi giochi elettronici, pacchetti dì patatine e dol­ci vuoti, e una distesa di calzini e mutande usate sparpa­gliati dappertutto. Sta mangiando un hamburger, con gli occhi fissi sulla luce tremolante di un film hollywoodiano.

Tira su con il naso.

Sente che sta per arrivare uno starnuto e si sfrega il naso per bloccarlo.

Continua a provare fastidio al naso.

Si guarda attorno nella stanza e prende un calzino.

Esamina con attenzione il calzino e poi ci si soffia il naso.

Getta il calzino sul pavimento e continua a mangiare l'hamburger.

Il film diventa molto violento.

Ippolito lo guarda impassibile.

Prende un altro calzino, lo esamina con attenzione e lo scarta.

Ne prende un altro, lo esamina con attenzione e decide che va bene.

Infila il pene dentro il calzino e si masturba finché non viene senza un barlume di piacere.

Sfila via il calzino e lo getta sul pavimento.

Inizia un altro hamburger.

SCENA SECONDA

Dottore                     - È depresso.

Fedra                        - Lo so.

Dottore                     - Dovrebbe cambiare dieta. Non può vivere di hamburger e burro di noccioline.

Fedra                        - Lo so.

Dottore                     - E lavarsi i vestiti ogni tanto. Puzza.

Fedra                        - Lo so. Sono io che gliel'ho detto.

Dottore                     - Cosa fa tutto il giorno?

Fedra                        - Dorme.

Dottore                     - Quando si sveglia.

Fedra                        - Guarda film. Ha rapporti sessuali.

Dottore                     - Esce?

Fedra                        - No. Telefona alle persone. Loro arrivano. Hanno rapporti sessuali e se ne vanno.

Dottore                     - Donne?

Fedra                        - Ippolito non è certo gay.

Dottore                     - Dovrebbe pulire la sua stanza e fare un po' di gin­nastica.

Fedra                        - Questo avrebbe potuto dirmelo anche mia madre. Io credevo che lei potesse aiutarlo.

 Dottore                    - Deve aiutarsi da solo.

Fedra                        - Quanto la paghiamo?

Dottore                     - Da un punto di vista medico è a posto. Se sta a letto fino alle quattro è ovvio che si senta giù. Ha biso­gno di uno svago.

Fedra                        - Di svaghi ne ha abbastanza.

Dottore                     - Con lei ha rapporti sessuali?

Fedra                        - Prego?

Dottore                     - Con lei ha rapporti sessuali?

Fedra                        - Sono la sua matrigna. Siamo di famiglia reale.

Dottore                     - Non voglio essere scortese, ma chi sono queste persone con cui ha rapporti sessuali? Le paga?

Fedra                        - Non lo so.

Dottore                     - Secondo me li paga.

Fedra                        - È molto popolare.

Dottore                     - Perché?

Fedra                        - È divertente.

Dottore                     - Lei è innamorata diluì?

Fedra                        - Sono sposata con suo padre.

Dottore                     - Ha amici?

Fedra                        - È un principe.

Dottore                     - Ma amici ne ha si o no?

Fedra                        - Perché non lo chiede a lui?

Dottore                     - Già fatto. Ora lo chiedo a lei. Ha amici?

Fedra                        - Certo.

Dottore                     - Chi sono?

Fedra                        - Non aveva parlato con lui?

Dottore                     - Non mi ha detto granché.

Fedra                        - Io sono sua amica. Con me parla.

Dottore                     - Di cosa?

Fedra                        - Di tutto.

Dottore                     - (la guarda).

Fedra                        - Siamo molto legati.

Dottore                     - Lo vedo. E lei cosa pensa?

Fedra                        - Penso che mio figlio sia malato. Penso che lei do­vrebbe aiutarlo. Penso che dopo sei anni di studi e trent'anni di professione il medico reale potrebbe saltar­sene fuori con qualcosina di meglio di «deve dimagrire».

Dottore                     - Chi sta dietro agli affari quando suo marito è via?

Fedra                        - Io. Mia figlia.

Dottore                     - Quando tornerà?

Fedra                        - Non ne ho idea.

Dottore                     - Lo ama ancora?

Fedra                        - Certo. Non lo vedo da quando ci siamo sposati.

Dottore                     - Deve sentirsi molto sola.

Fedra                        - Ho i miei bambini.

Dottore                     - Forse suo figlio sente la mancanza del padre.

Fedra                        - Dubito.

Dottore                     - Forse sente la mancanza della madre, quella vera

Fedra                        - (lo guarda).

Dottore                     - Non è una considerazione negativa sulle sue ca­pacità o meno di sostituirla, è solo che non siete dello stes­so sangue. È solo un'ipotesi.

Fedra                        - Già.

Dottore                     - Per quanto sia un po' vecchio per sentirsi un or­fanello.

Fedra                        - Non le ho chiesto di fare ipotesi. Le ho chiesto una diagnosi E una cura.

Dottore                     - E’ ovvio che si senta giù, è il suo compleanno.

Fedra                        - E’ cosi da mesi.

Dottore                     - Come medico per me lui è a posto.

Fedra                        - Come medico?

Dottore                     - Sì, come persona è molto spiacevole. E quindi in­curabile. Mi spiace.

Fedra                        - Non so cosa fare.

Dottore                     - Lo lasci perdere.

SCENA TERZA

Strofe lavora. Entra Fedra.

Strofe                       - Mamma.

Fedra                        - Vattene vaffanculo non mi toccare non mi dire nien­te resta con me.

Strofe                       - Che c'è?

Fedra                        - Niente. Niente.

Strofe                       - Tanto lo so.

Fedra                        - Hai mai pensato, pensato che ti si spezzasse il cuore?

Strofe                       - No.

Fedra                        - Desiderato di squarciarti il petto e strappartelo via per calmare il dolore?

Strofe                       - Moriresti.

Fedra                        - Io sto già morendo.

Strofe                       - No. Ti sembra.

Fedra                        - Una lancia nel fianco, che brucia.

Strofe                       - Ippolito.

Fedra                        - (grida).

Strofe                       - Sei innamorata di lui.

Fedra                        - (ride isterica) Cosa dici?

Strofe                       - Ossessionata da lui.

Fedra                        - No.

Strofe                       - (la guarda).

Fedra                        - Si capisce?

Strofe                       - Sono tua figlia

Fedra                        - Secondo te lui è attraente?

Strofe                       - Pensavo di sì.

Fedra                        - E poi? cos'è successo?

Strofe                       - L'ho conosciuto.

Fedra                        - Non ti piace?

Strofe                       - Non molto.

Fedra                        - Non ti piace Ippolito?

Strofe                       - No, per niente.

Fedra                        - Ippolito piace a tutti.

Strofe                       - Io ci vivo con lui.

Fedra                        - È una casa grande.

Strofe                       - Anche lui è grande.

Fedra                        - Prima passavate molto tempo assieme.

Strofe                       - Mi ha scocciata.

Fedra                        - Sei stanca di Ippolito?

Strofe                       - Mi annoia.

Fedra                        - Ti annoia?

Strofe                       - Un casino.

Fedra                        - Perché? Piace a tutti.

Strofe                       - Lo so.

Fedra                        - So sempre in che stanza è.

Strofe                       - Non si muove mai.

Fedra                        - Lo riconosco attraverso i muri. Lo sento. Riconosco il battito del suo cuore da un chilometro.

Strofe                       - Perché non ti fai una storia, cosi te lo levi di testa.

Fedra                        - C'è qualcosa tra noi, qualcosa di terribile, lo senti? Brucia. Destinati. Eravamo. Destinati a.

Strofe                       - No.

Fedra                        - Metterci insieme.

Strofe                       - Ha vent'anni meno di te.

Fedra                        - Voglio aggrapparmi dentro di lui e lavorarmelo bene.

Strofe                       - Non è sano.

Fedra                        - Non è mio figlio.

Strofe                       - Sei sposata con suo padre.

Fedra                        - Quello non tornerà, è troppo impegnato a non fare nulla.

Strofe                       - Mamma. Se qualcuno lo scopre.

Fedra                        - Non posso rinunciare a una cosa così grande.

Strofe                       - Non è gentile con la gente dopo che ci ha scopato. L'ho visto.

Fedra                        - Aiutami tu a dimenticarlo.

Strofe                       - Li tratta come fossero merda.

Fedra                        - Io questa cosa non riesco a spengerla. A distrug­gerla. Non ci riesco. Mi sveglio ed è li, che mi brucia. Mi sembra di scoppiare da quanto lo desidero. Gli parlo. Mi parla, sai, noi, noi ci conosciamo bene, mi racconta un sacco di cose, siamo molto amici. Mi parla del sesso, di come lo deprime, e io -

Strofe                       - Non credere di poterlo guarire.

Fedra                        - Ascolta, se è qualcuno che ti ama, ti ama davvero -

Strofe                       - Lui è veleno.

Fedra                        - Ti ama fino al punto di bruciarli tutti -

Strofe                       - Anche loro lo amano. Tutti lo amano. Lui li disprezza per questo. E non farebbe eccezioni per te.

Fedra                        - Provi un tale piacere.

Strofe                       - Mamma. Sono io. Strofe, tua figlia. Guardami. Per favore. Lascia perdere. Fallo per il mio bene.

Fedra                        - Il tuo?

Strofe                       - Parli solo di questo ormai. Non lavori. Ti occupi sempre e solo di lui, ma non vedi come è.

Fedra                        - Non parlo di lui tanto spesso.

Strofe                       - E’ vero. La maggior parte del tempo sei con lui. E anche quando non sei con lui sei con lui. Poi ogni tanto, quando ti ricordi che hai partorito me e non lui, mi dici che lui è tanto malato.

Fedra                        - Sono in pensiero per lui.

Strofe                       - Me l'hai già detto. Chiama un dottore.

Fedra                        - Lui -

Strofe                       - Per te, non per lui.                               

Fedra                        - Io sto benissimo. Non so cosa fare.

Strofe                       - Stagli lontana, vattene, vai a raggiungere Teseo, scopati qualcun'altro, fai qualsiasi cosa.

Fedra                        - Non posso.

Strofe                       - Puoi avere tutti gli uomini che vuoi.

Fedra                                 - Voglio lui.

Strofe                       - Ma non lui.

Fedra                        - Tutti gli uomini che voglio ma non l'uomo che voglio.

Strofe                       - Ti sei mai scopata un uomo più di una volta?

Fedra                        - Stavolta è diverso.

Strofe                       - Mamma, questa famiglia -

Fedra                        -  Si lo so.

Strofe                       - Se qualcuno lo scopre.

Fedra                        -  Lo so, lo so.

Strofe                       - È il pretesto che aspettano tutti. Ci getteranno su una strada.

Fedra                        - Si, si, no, hai ragione, si.

Strofe                       - Pensa a Teseo. Perché l'hai sposato.

Fedra                        - Non mi ricordo.

Strofe                       - Allora pensa a mio padre.

Fedra                        - Lo so.

Strofe                       - Cosa penserebbe?  

Fedra                        - Sarebbe -

Strofe                       - Esatto. Non lo puoi fare. Non ci pensare nemmeno

Fedra                        - No.

Strofe                       - Sessualmente è un disastro.

Fedra                        -  Sì, io.

Strofe                       - Non lo deve sapere nessuno. Non lo deve sapere nessuno.

Fedra                        - Hai ragione, io -

Strofe                       - Non lo deve sapere nessuno.

Fedra                        -  No.

Strofe                       - Nemmeno Ippolito.

Fedra                                 - No.

Strofe                       - Allora cosa hai deciso?  

Fedra                        - Lo lascio perdere.

SCENA QUARTA

Ippolito sta guardando la televisione con l'audio a volu­me altissimo.

Gioca con una macchinina telecomandata. Il giocattolo schizza da una parte all'altra della stanza. La sua attenzione passa dalla macchinina al televisore e viceversa, senza che apparentemente né l'una né l'altra cosa gli provochino piacere. Mangia pescando in un enorme sacchetto di dolci assortiti che tiene in grembo. Fedra entra portando un gran numero di regali incartati. Rimane ferma per alcuni istanti a guardarlo. Lui non la guarda.

Lei posa i regali e inizia a pulire la stanza - raccoglie cal­zini e biancheria e cerca qualcosa per metterceli dentro. Non c'è nulla, allora li rimette sul pavimento, tutti in pi­la, in ordine.

Raccoglie i sacchetti vuoti di patatine e di dolci e li met­te nel cestino.

Ippolito continua a guardare la televisione. Fedra fa per andare ad accendere una luce più forte.

Ippolito                    - Quand'è l'ultima volta che hai scopato?

Fedra                        - Non sono domande da fare ad una matrigna.

Ippolito                    - Non con Teseo, allora. Secondo me nemmeno lui lo tiene a secco.

Fedra                        - Vorrei che lo chiamassi papà.

Ippolito                    - Tutti vogliono un cazzo reale, lo so.

Fedra                        - Cos'hai da guardare?

Ippolito                    - O una fica reale, se la preferisci.

Fedra                        - (non risponde).

Ippolito                    - Telegiornale. Un altro stupro. Un altro bambino ucciso. Una guerra da qualche parte del mondo. Un mi­gliaio di posti di lavoro in fumo. Ma che importa, è il com­pleanno del principe.

Fedra                        - Perché non fai casino come fanno tutti?

Ippolito                    - Non mi interessa.

Silenzio. Ippolito gioca con la macchinina.

Ippolito                    - Questi sono miei? Cazzo, certo che sono miei.

Fedra                        - La gente li ha portati al cancello. Credo che avreb­bero voluto darteli di persona. Farsi delle foto con te.

Ippolito                    - Sono poveri.

Fedra                        - Si, non è carino?

Ippolito                    - E’ disgustoso. (Apre un regalo) Che ci faccio con una stronzata del genere? Che è? (Scuote il regalo) Let­tera-bomba. Levami di torno questa schifezza, dalla a Oxfam, non mi serve.

Fedra                        - E’ un segno della loro stima.

Ippolito                    - Meno dell'anno scorso.

Fedra                        - È stato un bel compleanno?

Ippolito                    - Non fosse stato per quei figli di troia che mi han­no fottuto la macchina.

Fedra                        - Tu non guidi.

Ippolito                    - Ora non guido no, se la sono fottuta. Un segno del loro disprezzo.

Silenzio. Ippolito gioca con la sua macchinina.

Fedra                        - Chi te l'ha regalata quella?

Ippolito                    - Io. L'unico modo per essere sicuro di avere quel­lo che voglio. Tutta bella incartata e con il fiocco.

Silenzio, a parte il rumore della Tv e della macchinina.

Fedra                        - E tu?

Ippolito                    - E io cosa? Vuoi un dolce?

Fedra                                 - Io -

No. Grazie.

L'ultima volta che hai -

Quello che mi hai chiesto.

Ippolito                    - Che ho scopato.

Fedra                                 - Sì.

Ippolito                    - Non lo so. L'ultima volta che sono uscito. Quan­do è stato?

Fedra                        - Mesi fa.

Ippolito                    - Davvero? No. Allora deve essere venuto qualcuno. Una tipa. Puzzava mica male. E ho scopato un uomo in giardino.

Fedra                        - Un uomo?

Ippolito                    - Credo. Sembrava un uomo, ma sai, oggi come og­gi non si sa mai. (Silenzio). Ora mi odi?

Fedra                        - Niente affatto.

Silenzio.

Ippolito                    - Allora dov'è il mio regalo?

Fedra                        - Lo conservo io.

Ippolito                    - Per l'anno prossimo?

Fedra                        - No. Te lo do dopo.

Ippolito                    - Quando?

Fedra                        - Presto.

Ippolito                    - Perché ora no?

Fedra                        - Presto. Promesso. Presto.

Si guardano in silenzio.  Ippolito sottrae lo sguardo. Tira su con il naso. Prende un calzino e lo esamina. Lo annusa.

Fedra                        - Che schifo.

Ippolito                    - Cosa?

Fedra                        - Ti soffi il naso coi calzini.

Ippolito                    - Prima controllo di non essermici asciugato lo sperma. E poi. sono puliti. Prima che me li metta. (Silenzio. Fa schiantare la macchinina contro il muro). Anche tu sei strana.

Fedra                        - Perché?

Ippolito                    - Io ci sono nato dentro questo schifo, tu te lo sei sposato. Gran scopatore? Doveva chiavare bene. Tutti gli uomini del paese stanno li a sbavarti intorno alla fica e tu chi ti prendi: Teseo, l'uomo del popolo, quella testa di cazzo.

Fedra                        - Con me parli soltanto di sesso.

Ippolito                    - È la mia passione.

Fedra                        - Credevo che lo odiassi.

Ippolito                    - Odio le persone.

Fedra                        - Loro non ti odiano.

Ippolito                    - No. Mi regalano schifezze.

Fedra                        - Voglio dire -

Ippolito                    - Lo so cosa vuoi dire. Hai ragione. Le donne mi trovano molto più attraente da quando sono ingrassato. Credono che abbia un segreto. (Si soffia il naso nel calzino e lo getta via). Sono grasso. Sono disgustoso. Sono stronzo. Ma scopo un sacco. Quindi...?  (Guarda Fedra. Lei non risponde). Dai, Mamma, non ci arrivi?

Fedra                        - Non mi chiamare cosi.

Ippolito                    - Quindi. Quindi scopo bene. Giusto?

Fedra                        - (non risponde).

Ippolito                    - Perché non ti devo chiamare mamma, Mamma? Credevo si dovesse fare cosi. Una bella famiglia. L’unica famiglia reale veramente amata dal suo popolo. Ti fa sen­tire vecchia?

Fedra                        - (non risponde).

Ippolito                    - Ora mi odi?

Fedra                        - Perché vuoi che ti odi?

Ippolito                    - Non voglio. Ma mi odierai. Alla fine.

Fedra                        - Mai.

Ippolito                    - Tutti mi odiano.

Fedra                                 - Io no.

Si guardano. Ippolito sottrae lo sguardo.

Ippolito                    - Perché non vai a parlare con Strofe, lei è tua fi­glia, io no. Perché tante attenzioni per me?

Fedra                        - Ti amo.

Silenzio.

Ippolito                    - Perché?

Fedra                        - Sei difficile. Volubile, cinico, amaro, grasso, de­cadente, sfatto. Stai a letto tutto il giorno e guardi la Tv tutta la notte, barcolli qua e là per la casa con gli oc­chi assonnati e senza un pensiero per nessuno. Soffri. Ti adoro.

Ippolito                    - Non è sensato.

Fedra                        - Nemmeno l'amore.

Ippolito                    - e Fedra si guardano in silenzio. Lui ritorna alla televisione e alla macchinina.

Fedra                        - Hai mai pensato di scopare con me?

Ippolito                    - Io penso di scopare con tutti.

Fedra                        - Ti farebbe felice?

Ippolito                    - Non è la parola giusta.

Fedra                        - No, ma ti piacerebbe?

Ippolito                    - No. Non mi piace mai.

Fedra                        - Allora che lo fai a fare?

Ippolito                    - La vita è troppo lunga.

Fedra                        - Io penso che ti piacerebbe. Con me.

Ippolito                    - C'è gente a cui piace, credo. Quella roba lì. Ave­re una vita.

Fedra                        - Anche tu hai una vita.

Ippolito                    - No. Io riempio le giornate. Aspetto.

Fedra                        - Cosa?

Ippolito                    - Non lo so. Che succeda qualcosa.

Fedra                        - Qualcosa sta succedendo.

Ippolito                    - Non succede mai nulla.

Fedra                        - Ora si.

Ippolito                    - Fino ad oggi no. Riempio le giornate di schifezze. Di robaccia, di schegge, mozziconi, vivacchio, Cristo in­fame.

Fedra                        - Riempile di me.

Ippolito                    - C'è gente così. Gente che non scandisce il tem­po, lo vive. Felice. Con il suo amore. Io la odio.

Fedra                        - Perché?

Ippolito                    - Fa buio grazie a Dio il giorno è quasi finito. (Un lungo silenzio). Se scopiamo non ci parleremo mai più.

Fedra                        - Io non sono fatta cosi.

Ippolito                    - Io sì.

Fedra                        - Io no.

Ippolito                    - Vedrai.

Si guardano.

Fedra                        - Sono innamorata di te.

Ippolito                    - Perché?

Fedra                        - Mi ecciti. (Silenzio). Ora lo vuoi il tuo regalo?

Ippolito                    - (la guarda. Poi torna a guardare la Tv).

Silenzio.

Fedra                        - Non so cosa fare.

Ippolito                    - Vattene. È l'unica cosa sensata da fare.

Guardano tutti e due la televisione. Poi Fedra si avvicina ad Ippolito. Lui non la guarda.

Gli toglie i pantaloni e gli pratica sesso orale. Lui continua a guardare lo schermo e mangiare dolci. Quando sta per venire emette un grido. Fedra fa per tirar via la testa - lui la spinge di nuovo giù e le viene in bocca senza staccare gli occhi dalla televi­sione.

Le lascia libera la testa.

Fedra si tira su a sedere e guarda la televisione. Un lungo silenzio, rotto soltanto dallo scartoccio del sac­chetto di dolci di Ippolito. Fedra piange.

Ippolito                    - Ecco. Mistero svelato.

Silenzio.

Fedra                        - Sarai geloso?

Ippolito                    - Di cosa?

Fedra                        - Quando tuo padre tornerà.

Ippolito                    - Non è roba per me.

Fedra                        - Non l'avevo mai tradito prima.

Ippolito                    - Si capiva subito.

Fedra                        - Scusa.

Ippolito                    - Mi è capitato di peggio.

Fedra                        - L'ho fatto perché sono innamorata di te.

Ippolito                    - No per piacere. Mi dà fastidio.

Fedra                        - Voglio che succeda ancora.

Ippolito                    - Non è vero.

Fedra                        - E invece si.

Ippolito                    - Perché?

Fedra                        - Per piacere.

Ippolito                    - Ti è piaciuto?

Fedra                        - Voglio stare con te.

Ippolito                    - Ma ti è piaciuto? (Silenzio). No. Lo odi come me ma non lo vuoi ammettere.

Fedra                        - Volevo guardarti in faccia mentre venivi.

Ippolito                    - Perché?

Fedra                        - Vorrei vedere che ti lasci andare.

Ippolito                    - Non è una vista cosi edificante.

Fedra                        - Perché, come sei?

Ippolito                    - Come uno stronzo qualsiasi quando scopa.

Fedra                        - Ti amo.

Ippolito                              - No.

Fedra                        - Tantissimo.

Ippolito                    - Non mi conosci nemmeno.

Fedra                        - Fammi venire.

Ippolito                    - Non sono abituato alle chiacchiere post-scopata. Non c'è mai niente da dire.

Fedra                        - Voglio che tu -

Ippolito                    - Non è roba per me.

Fedra                        - Ma io -

Ippolito                    - Scopati qualcun'altro e fai finta che sia io. Non è difficile, siamo tutti uguali quando veniamo.

Fedra                        - Se uno ti brucia dentro no.

Ippolito                    - Non mi brucia dentro nessuno.

Fedra                        - E quella donna?

Silenzio.

Ippolito                    - la guarda.

Ippolito                    - Cosa?

Fedra                        - Lena, non stavi -

Ippolito  afferra Fedra per la gola.

Ippolito                    - Non la nominare mai più. Non mi fare mai più il suo nome, non mi parlare di lei, scordatela, chiaro? Chiaro?

Fedra                        - (annuisce).

Ippolito                    - Non mi brucia dentro nessuno, nessuno mi toc­ca. Quindi non ci provare più.

La lascia. Silenzio.

Fedra                        - Perché scopi se lo odi così tanto?

Ippolito                    - Mi annoio.

Fedra                        - Credevo sapessi scopare bene. Rimangono tutti cosi delusi?

Ippolito                    - Se ci provo davvero no.

Fedra                        - Se provi cosa?

Ippolito                    - Ora basta.

Fedra                        - Perché?

Ippolito                    - È noioso.

Fedra                        - Sei uguale a tuo padre.

Ippolito                    - E’ quello che ha detto tua figlia.

Breve pausa, Fedra lo schiaffeggia sul viso con tutta la forza che ha.

Ippolito                    - E meno passionale di te ma più esperta. E io apprezzo molto la tecnica.

Fedra                        - L'hai fatta venire?

Ippolito                    - Sì.

Fedra                        - (apre la bocca per parlare. Non ci riesce).

Ippolito                    - Ora è finita. Rassegnati. Non succederà più.

Fedra                        - Perché no?

Ippolito                    - Non è roba per me. Mai stata.

Fedra                        - Non mi puoi impedire di amarti.

Ippolito                    - Si che posso.

Fedra                        - No. Sei vivo.

Ippolito                    - Svegliati.

Fedra                        - Mi bruci dentro.

Ippolito                    - Mi hai avuto, ora scopati qualcun'altro.

Silenzio.

Fedra                        - Ti posso rivedere?

Ippolito                    - Sai dove sto. (Silenzio). Ora lo posso avere il regalo?

Fedra                        - (apre la bocca ma non riesce a spiccicare parola. Poi). Sei un bastardo senza cuore.

Ippolito                    - Esatto.

Fedra                                 - (fa per andarsene).

Ippolito                    - Fedra.

Fedra                        - (lo guarda).

Ippolito                    - Vai da un dottore. Ho la gonorrea.

Fedra                        - (apre la bocca. Nessun suono ne esce).

Ippolito                    - Ora mi odi?

Fedra                        - (cerca di parlare. Lungo silenzio. Poi). No. E tu perché mi odi?

Ippolito                    - Perché tu ti odi.

Fedra esce.

SCENA QUINTA

Ippolito è in piedi davanti allo specchio con la lingua di fuori. Entra Strofe.

Strofe                       - Nasconditi.

Ippolito                    - Lingua verde.

Strofe                       - Nasconditi, idiota.

Ippolito si gira verso di lei e le mostra la lingua.

Ippolito                    - Muschio di merda. Un centimetro di batteri sul­la lingua. Sembra la superficie di un muro.

Strofe                       - Ippolito.

Ippolito                    - Gliel'ho fatta vedere al tipo nei cessi, ma mi ha voluto fottere lo stesso.

Strofe                       - Hai guardato fuori della finestra?

Ippolito                    - Alitosi grave.

Strofe                       - Guardaci.

Ippolito                    - Sono anni che non ci vediamo, come stai?

Strofe                       - Continuo a bruciare.

Ippolito                    - Sembra che non viviamo nella stessa casa.

Strofe                       - Porca puttana, nasconditi.

Ippolito                    - Perché, cosa ho fatto?

Strofe                       - Mia madre ti accusa di stupro.

Ippolito                    - Davvero?  Eccitante.

Strofe                       - Non è uno scherzo.

Ippolito                    - Ci credo.

Strofe                       - L'hai fatto?

Ippolito                    - Cosa?

Strofe                       - L'hai violentata?

Ippolito                    - Non lo so. Che significa?

Strofe                       - Hai avuto rapporti sessuali con lei?

Ippolito                    - Ah. Capito. È importante?

Strofe                       - È importante?

Ippolito                    - È importante.

Strofe                       - Si.

Ippolito                    - Perché?

Strofe                       - Perché?

Ippolito                    - Si, perché, spero che tu non intenda ripetere tut­to quello che dico, perché?

Strofe                       - È mia madre.

Ippolito                    - E allora?

Strofe                       - Mia madre dice di essere stata violentata. Dice che tu l'hai violentata. Voglio sapere se hai scopato con mia madre.

Ippolito                    - Perché è tua madre o per via di quello che direb­be la gente?  

Strofe                       - Perché è mia madre.

Ippolito                    - Perché mi vuoi sempre o perché vuoi sapere se è stata più brava di te?  

Strofe                       - Perché è mia madre.

Ippolito                    - Perché è tua madre.

Strofe                       - Hai scopato con lei?  

Ippolito                    - Non credo.

Strofe                       - Ci sono stati contatti sessuali tra te e mia madre?  

Ippolito                    - Contatti sessuali?  

Strofe                       - Hai capito benissimo.

Ippolito                    - Non diventare acida, Strofe.

Strofe                       - L'ha voluto lei?

Ippolito                    - Dovevi fare l'avvocato.

Strofe                       - Sei stato tu?

Ippolito                    - Come pseudo-principessa sei sprecata.

Strofe                       - L'hai costretta?

Ippolito                    - Ti ho costretta?

Strofe                       - Non ci sono parole per quello che mi hai fatto.

Ippolito                    - Allora forse stupro è il meglio che le è venuto in mente. Io. Uno stupratore. Andiamo bene.

Strofe                       - Ippolito.

Ippolito                    - Detto tra noi non ci si annoia.

Strofe                       - Ti linceranno.

Ippolito                    - Dici?

Strofe                       - Se è vero li aiuterò.

Ippolito                    - E’ chiaro. In fondo non sei mia sorella. Sei una delle mie vittime.

Strofe                       - Se non l'hai fatto ti difenderò.

Ippolito                    - Un violentatore?  

Strofe                       - Brucerò con te.

Ippolito                    - Perché?  

Strofe                       - In nome della famiglia.

Ippolito                    - Ah.

Strofe                       - Sei mio fratello.

Ippolito                    - Non è vero.

Strofe                       - Per me si.

Ippolito                    - Strano. L'unica persona di questa famiglia che non ha nessun diritto a farne parte è la più disgustosa­mente fedele. Povero rapporto che vuol essere ciò che non sarà mai.

Strofe                       - Morirò per la mia famiglia.

Ippolito                    - Si. Lo credo anch'io. Le ho detto di noi due.

Strofe                       - Cosa hai fatto?

Ippolito                    - Si. E le ho detto che ti sei fatta suo marito.

Strofe                       - No.

Ippolito                    - Non le ho detto proprio che te lo sei scopato la pri­ma notte di nozze, ma visto che è partito il giorno dopo -

Strofe                       - Mamma.

Ippolito                    - Uno stupratore. Meglio di un ciccione che scopa.

Strofe                       - Ridi.

Ippolito                    - Sì.

Strofe                       - Sei un bastardo senza cuore, lo sai?

Ippolito                    - E’ stato già detto.

Strofe                       - E’ colpa tua.

Ippolito                    - Certo.

Strofe                       - Lei era mia madre, Ippolito, mia madre. Cosa le hai fatto?

Ippolito                    - (la guarda).

Strofe                       - E’ morta bastardo che non sei altro.

Ippolito                    - Non essere stupida.

Strofe                       - Si. Cosa le hai fatto, che cazzo le hai fatto?

Strofe lo picchia sulla testa. Ippolito le prende le mani e le tiene ferme in modo che non lo colpisca. Strofe singhiozza, poi crolla e grida, scuotendosi ormai priva di ogni controllo.

Strofe                       - Cosa ho fatto? Cosa ho fatto?

La presa di Ippolito  si trasforma in un abbraccio.

Ippolito                    - Non sei stata tu, Strofe, non è colpa tua.

Strofe                       - Non le ho mai detto che la amavo.

Ippolito                    - Lo sapeva.

Strofe                       - No.

Ippolito                    - Era tua madre.

Strofe                       - Lei -

Ippolito                    - Lo sapeva, lo sapeva, ti amava. Non hai nulla da rimproverarti.

Strofe                       - Le hai detto di noi due.

Ippolito                    - È colpa mia.

Strofe                       - Le hai detto di Teseo.

Ippolito                    - Sì. È colpa mia.

Strofe                       - Tu -

Ippolito                    - Mia. È colpa mia.

Un lungo silenzio. Ippolito e Strofe si tengono abbracciati.

Ippolito                    - Che è successo?

Strofe                       - Impiccata.

(Silenzio).

In un biglietto dice che l'hai violentata. Un lungo silenzio.

Ippolito                    - Non la doveva prendere cosi male.

Strofe                       - Ti amava.

Ippolito                    - (la guarda) Davvero?

Strofe                       - Dimmi che non l'hai violentata.

Ippolito                    - Mi amava?

Strofe                       - Dimmi che non l'hai fatto.

Ippolito                    - Lei dice di si ed è morta. Credi a lei. E’ più semplice per tutti.

Strofe                       - Che hai?

Ippolito                    - Eccolo il suo regalo.

Strofe                       - Cosa?

Ippolito                    - Un'occasione del genere non capita a tutti. Non è spazzatura. Non è mica robaccia.

Strofe                       - Nega. C'è una rivolta.

Ippolito                    - Sempre vita è.

Strofe                       - Metteranno a fuoco la reggia. Devi negare.

Ippolito                    - Sei matta? È morta e l'ha fatto per me. Sono finito.

Strofe                       - Nega.

Ippolito                    - Ormai sono finito cazzo.

Strofe                       - Fallo per me. Nega.

Ippolito                    - No.

Strofe                       - Non sei un violentatore. Non ci credo.

Ippolito                    - Nemmeno io.

Strofe                       - Per favore.

Ippolito                    - Fottuto. Finito.

Strofe                       - Ti aiuterò a nasconderti. ^polito Mi amava veramente.

Strofe                       - Non l'hai fatto.

Ippolito                    - Dio l'abbia in gloria.

Strofe                       - Vero che no?

Ippolito                    - No. Non l'ho fatto.

Lui fa per andarsene.

Strofe                       - Dove vai?

Ippolito                    - Mi costituisco.

Esce.

Strofe sta seduta da sola per alcuni momenti a pensare. Si alza e lo segue.

SCENA SESTA

La cella di una prigione. Ippolito siede solo. Entra un Prete.

Prete                         - Figlio mio.

Ippolito                    - Ho avuto un piccolo tracollo. Ho sempre sospet­tato che il mondo non odorasse di gelsomino.

Prete                         - Forse ti posso aiutare.

Ippolito                    - Puzza di piscio e sudore. Molto spiacevole.

Prete                         - Figlio.

Ippolito                    - Non sei mio padre. Non mi viene a far visita.

Prete                         - Hai bisogno di nulla?

Ippolito                    - La cella singola ce l'ho.

Prete                         - Ti posso aiutare.

Ippolito                    - Non ho bisogno di robaccia.

Prete                         - Spiritualmente.

Ippolito                    - Sono al di sopra di questo.

Prete                         - Nessuno è al di sopra della redenzione.

Ippolito                    - Nulla da confessare.

Prete                         - Tua sorella ci ha detto tutto.

Ippolito                    - Chi?

Prete                         - Mi ha spiegato la situazione.

Ippolito                    - Non è mia sorella. Ammettere, si. Confessare, no. Lo ammetto. Lo stupro. L'ho stuprata.

Prete                         - Provi rimorso?

Ippolito                    - Lo testimonierai?

Prete                         - Dipende.

Ippolito                    - No. Nessun rimorso. Solo una gran gioia.

Prete                         - Per la morte di tua madre?

Ippolito                    - Suicidio, niente morte. E poi non era mia madre.

Prete                         - Provi gioia per il suicidio della tua matrigna?

Ippolito                    - No. Era un essere umano.

Prete                         - E allora da dove ti viene la gioia?

Ippolito                    - Da dentro.

Prete                         - Mi è difficile crederti.

Ippolito                    - Per forza. Per te la vita non ha senso se non c'è qualcuno che ci tortura.

Prete                         - Io non ho nessuno che mi tortura.

Ippolito                    - Tu hai l'amante peggiore di tutti. Non solo è con­vinto di essere perfetto, lo è. Sono contento di essere solo.

Prete                         - L'autocompiacimento è una contraddizione in ter­mini.

Ippolito                    - Su di me ci posso sempre contare. Non mi ab­bandono mai.

Prete                         - La vera soddisfazione viene dall'amore.

Ippolito                    - E quando l'amore muore? Che si fa? Suona la sveglia, tutti in piedi, il sogno è finito?

Prete                         - L'amore non muore mai. Si trasforma.

Ippolito                    - Sei pericoloso.

Prete                         - In rispetto. Stima. Hai pensato alla tua famiglia?

Ippolito                    - In che senso?

Prete                         - Non è una famiglia normale.

Ippolito                    - Eh no. Non siamo nemmeno parenti tra di noi.

Prete                         - La regalità è un dono. Quanti più privilegi hai tan­to più sei colpevole. Dio -

Ippolito                    - Non c'è nessun Dio. Non c'è. Nessun Dio.

Prete                         - E se c'è. Cosa farai? Non ci si può pentire nell'al­tra vita, solo in questa.

Ippolito                    - E tu che suggerisci, una conversione in extremis, tanto per stare tranquilli? Di morire come se Dio ci fos­se, sapendo che non c'è? No. Se Dio c'è, voglio guardarlo in faccia sapendo che sono morto come sono vissuto. Da peccatore.

Prete                         - Ippolito.

Ippolito                    - Sono sicuro che Dio sarebbe abbastanza intelli­gente da non lasciarsi ingannare da una confessione dell'ultima ora.

Prete                         - Sai cos'è il peccato mortale?

Ippolito                    - Certo.

Prete                         - Rischi di commetterlo. Non è in gioco solo la tua anima, ma anche il futuro della tua famiglia -

Ippolito                    - Ah.

Prete                         - Del tuo paese.

Ippolito                    - Perché me lo dimentico sempre?

Prete                         - Le tue scorribande sessuali non interessano nessuno. Ma la stabilità delle leggi morali della nazione si. Tu sei un guardiano di queste leggi. Tu e la tua famiglia ri­sponderete di fronte a Dio della rovina del paese.

Ippolito                    - Io non ho fatto nulla.

Prete                         - Allora nega lo stupro. E confessa quel peccato. Subito.

Ippolito                    - Prima di averlo commesso?

Prete                         - Dopo sarà tardi.

Ippolito                    - Già. La natura del peccato non prevede confessione. Non potrei confessare anche se volessi. Non vo­glio. È questo il peccato. Giusto?

Prete                         - Sei ancora in tempo.

Ippolito                    - Giusto.

Prete                         - Dio è misericordioso. Ha scelto te.

Ippolito                    - Pessima scelta.

Prete                         - Prega con me. Salva te stesso. E il tuo paese. Non commettere quel peccato.

Ippolito                    - Cos'è che ti dà più noia, la distruzione della mia anima o la fine della mia famiglia? Io non corro pericolo di commettere il peccato mortale. L'ho già commesso.

Prete                         - Non lo dire.

Ippolito                    - Vaffanculo Dio. Vaffanculo la monarchia.

Prete                         - Signore, guarda giù verso quest'uomo che hai scel­to, perdona il suo peccato che nasce dall'intelligenza di cui gli hai fatto dono.

Ippolito                    - Non posso peccare contro un Dio in cui non credo.

Prete                         - No.

Ippolito                    - Un Dio che non esiste non può perdonare.

Prete                         - No. Sei tu che devi perdonarti.

Ippolito                    - Ho vissuto onestamente fatemi morire cosi.

Prete                         - Se la verità per te è una certezza indiscutibile allo­ra morirai. Se la verità per te è una certezza indiscutibile -

Ippolito                    - Ho scelto la mia strada. Ormai sono condannato.

Prete                         - No.

Ippolito                    - Lasciami morire.

Prete                         - No. Perdonati.

Ippolito                    - (pensa a lungo). Non posso.

Prete                         - Perché no?

Ippolito                    - Tu credi in Dio?

Prete                         - (lo guarda).

Ippolito                    - Io so cosa sono. E sarò sempre cosi Ma tu. Tu pecchi sapendo che poi confesserai. E sarai perdonato. E ricomincerai tutto da capo. Come pensi di poter beffare un Dio tanto potente? Allora non credi veramente.

Prete                         - Sei tu che ti devi confessare, non io.

Ippolito                    - Ah si, allora che ci fai in ginocchio? Dio è di si­curo misericordioso. Fossi in lui ti disprezzerei. Ti can­cellerei dalla faccia della terra per la tua disonestà.

Prete                         - Tu non sei Dio.

Ippolito                    - No. Un principe. Dio in terra. Ma non Dio. Hai una bella fortuna. Non ti permetterei mai di pecca­re sapendo che poi confesserai e te la caverai cosi.

Prete                         - II paradiso sarebbe vuoto.

Ippolito                    - Un regno di uomini onesti, che peccano onestamente. E morte a quelli che cercano di pararsi il culo.

Prete                         - Cosa credi che sia il perdono?

Ippolito                    - Forse a te basta, ma io non voglio pararmi il culo. Ho ucciso una donna e sarò punito per questo da gen­te ipocrita che trascinerò giù con me. Dobbiamo brucia­re all'inferno. Dio può avere tutto il potere che vuole, ma c'è una cosa che non può fare.

Prete                         - C'è come una purezza in te.

Ippolito                    - Non mi può rendere buono.

Prete                         - No.

Ippolito                    - L'ultima difesa dell'uomo onesto.

Il libero arbitrio è l'unica cosa che ci distingue dagli ani­mali.

(Si toglie i pantaloni).

E io non ho intenzione di comportarmi come un animale.

Prete                         - (pratica sesso orale ad Ippolito).

Ippolito                    - Quello lo lascio a te.

(Viene. Appoggia la mano sulla testa del Prete).

Vai.

Confessati.

Prima di finire bruciato.

SCENA SETTIMA

Il corpo di Fedra giace su una pira funeraria, coperto da un panno.

Entra Teseo.

Si avvicina alla pira.

Solleva il panno e guarda il viso di Fedra.

Lascia cadere giù il panno.

Si inginocchia vicino al corpo di Fedra.

Si strappa di dosso i vestiti, poi la pelle, i capelli, via via sempre più frenetico finché non è esausto.

Ma non piange.

Sta lì, accende la pira - Fedra va in fiamme.

Teseo                        - Lo ucciderò.

SCENA OTTAVA

Fuori del palazzo.

Una folla di Uomini, Donne e Bambini si è raccolta at­torno ad un fuoco, tra di loro anche Teseo e Strofe, tut­ti e due travestiti.

Teseo                        - Venite da lontano?

Uomo 1                    - Newcastle.

Donna 1                   - Abbiamo portato i bambini.

Bambino                   - E il picnic.

Uomo 1                    - Impiccarlo, ecco cosa devono fare.

Donna 2                   - II bastardo.

Uomo 1                    - E tutti quegli stronzi.

Donna 1                   - Bisogna dare l'esempio.

Uomo 1                    - Per cosa ci hanno presi?

Donna 1                   - Parassiti.

Uomo 2                    - Lo paghiamo anche quel porco d'un violentatore.

Uomo 1                    - Ora basta.

Uomo 2                    - Che hanno di speciale quelli.

Uomo 1                    - Ha violentato la mamma.

Donna 2                   - Bastardo.

Uomo 2                    - Lei era l'unica che valeva qualcosa.

Teseo                        - Morirà.

Uomo 2                    - Lo aspetto al varco cazzo.

Uomo 1                    - Non sei l'unico.

Donna 1                   - L'ha ammesso.

Strofe                       - Non vuol dire.

Donna 2                   - Bastardo.

Teseo                        - Potrebbe tornargli anche comodo. Mi spiace vostro onore, leggo la bibbia tutti i giorni, non lo faccio più, pro­sciolto. Non si può mica impiccare un principe, eh?  Qual­siasi cosa abbia fatto.

Uomo 2                    - Ha ragione.

Uomo 1                    - Non c'è giustizia.

Teseo                        - È un membro della famiglia reale. La legge contro la legge? Non sono mica stupidi.

Uomo 1                    - Brutti maiali che non sono altro, tutti quanti.

Uomo 2                    - Lei era per bene.

Uomo 1                    - Ed è morta.

Teseo                        - Non ti conservi la corona in testa per secoli se non hai un po' di cervello in mezzo alle orecchie.

Uomo 2                    - Ha ragione.

Teseo                        - Un processo di copertura. Lui alla sbarra, sacrifica­no la reputazione di un principe minore, lo buttano fuo­ri dalla famiglia.

Uomo 2                    - Ha ragione, ha ragione.

Teseo                        - Dicono che si sono liberati degli elementi corrotti. Ma la monarchia resta intatta.

Uomo 1                    - Cosa dobbiamo fare?

Uomo 2                    - La giustizia è uguale per tutti.

Donna 1                   - Deve morire.

Uomo 2                    - Deve morire per forza.

Uomo 1                    - Per il nostro bene.

Uomo 2                    - Per lei.

Donna 1                   - Non merita di vivere. Io ho figli.

Uomo 1                    - Tutti abbiamo figli.

Donna 1                   - Lei ha figli?

Teseo                        - Non più.

Donna 2                   - Povero disgraziato.

Uomo 2                    - Dunque capisce di cosa stiamo parlando, no.

Uomo 1                    - Quella canaglia deve morire.

Donna 1                   - Eccolo che arriva.

Donna 2                   - II bastardo.

Non appena viene portato Ippolito, la folla grida insulti e lancia sassi.

Donna 2                   - Bastardo!

Uomo 1                    - Muori, porco !

Donna 1                   - Marcisci all'inferno, bastardo!

Uomo 2                    - Bastardo di un violentatore reale!

Ippolito si libera della stretta del Poliziotto e si lancia in mezzo alla folla.

Cade tra le braccia di Teseo.

Uomo 1                    - Uccidilo. Uccidi quel figlio di puttana d'un prin­cipe.

Ippolito guarda negli occhi Teseo.

Ippolito                    - Tu.

Teseo esita, poi lo bacia in piene labbra e lo getta nelle braccia di Uomo 2.

Teseo                        - Uccidilo.

Uomo 2 tiene tra le braccia Ippolito. Uomo 1 prende un fazzoletto dal collo di un bambino e Io mette intorno alla gola di Ippolito. Strangola Ippolito, che viene preso a calci dalle Donne non appena entra in uno stato di semi-coscienza. Donna 2 tira fuori un coltello.

Strofe                       - No! No! Non lo colpire, non lo uccidere!

Uomo 2                    - Sentitela.

Uomo 1                    - Difende uno dei suoi.

Donna 1                   - Che razza di donna sei?

Teseo                        - Difendi uno stupratore.

Teseo                        - allontana Strofe dalla Donna 2 che lei sta colpendo.

La violenta. La folla guarda ed applaude Quando Teseo ha finito le taglia la gola.

Strofe                       - Teseo. Ippolito. Innocente. Mamma. Oh, Mamma.

Strofe muore.

Uomo i tira giù i pantaloni di Ippolito.

Donna 2 gli taglia i genitali.

Vengono gettati nel fuoco.

I bambini applaudono.

Un bambino li tira fuori dalle fiamme e li getta addosso ad un altro bambino, che urla e scappa via.

Grandi risate.

Qualcuno li raccoglie e li getta ad un cane.

Teseo prende il coltello.

Squarcia Ippolito dall'inguine al petto.

Le viscere di Ippolito vengono strappate via e gettate nel fuoco.

Viene preso a calci e a sassate e calpestato.

Ippolito vede il corpo di Strofe.

Ippolito                    - Strofe.

Teseo                        - Strofe.

Teseo guarda da vicino la donna che ha stuprato e ucciso. La riconosce con orrore.

Quando Ippolito non si muove più, la polizia che fino a quel momento è stata lì a guardare si fa strada tra la fol­la, picchiando a casaccio qua e là. Tutti fuggono a parte Teseo.

Due Poliziotti rimangono a guardare in basso verso Ip­polito.

poliziotto 1               - Povero disgraziato.

Poliziotto 2               - Stai scherzando?

(Dà un calcio violento ad Ippolito).

Ho due figlie io.

Poliziotto 1               - Dovremmo portarlo via di qui.

Poliziotto 2               - Lascialo marcire qui.

Poliziotto 2 sputa su Ippolito. Se ne vanno. Ippolito non si muove. Teseo è seduto accanto al corpo di Strofe.

Teseo                        - Ippolito.

Figlio.

Non mi sei mai piaciuto.

 (A Strofe)

Mi spiace.

Non sapevo che eri tu.

Dio perdonami non lo sapevo.

Se avessi saputo che eri tu non avrei mai -

(Ad Ippolito)

Mi senti, non lo sapevo.

Teseo si taglia la gola e muore dissanguato. I tre corpi giacciono completamente immobili. Poi, Ippolito apre gli occhi e guarda il cielo.

Ippolito                    - Avvoltoi. (Riesce a sorridere). Ce ne volevano di più di momenti così.

(Muore).

Un avvoltoio scende e comincia a mangiare il suo corpo.

FINE