Piccoli drammi terrestri

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PICCOLI DRAMMI TERRESTRI©

PICCOLI DRAMMI TERRESTRI©

Di

Marco Badi

Scene di vita quasi quotidiana per cercare di migliorare la comprensione di quel misterioso abitante del pianeta Terra chiamato Uomo.

PICCOLA PRESENTAZIONE TERRESTRE

In questi brevi drammi ho cercato di analizzare il disagio che la stessa realtà, spesso, può causare a ciascuno di noi. In particolare il mio interesse era volto a cogliere i fondamenti sui quali poggia la nostra capacità di giudizio per relazionarsi con tutto quello che ci circonda. Ho scelto di utilizzare un linguaggio che fosse quotidiano ma che allo stesso tempo non ne restasse prigioniero; un linguaggio, secondo me, adatto a descrivere le varie situazioni che si dipanano in questi scritti, talvolta surreali, altre volte iperreali o paradossali, ma, comunque, sempre osservate da punti di vista particolari (il vizio che diventa virtù o viceversa). Questo mi è servito sia per rendere più interessante e godibile la narrazione (queste rimangono comunque delle storie da raccontare e non delle tesi da dimostrare) sia per stimolare una analisi più approfondita di questa strana realtà con cui dobbiamo quotidianamente confrontarci. Era importante per me mostrare che, comunque, il mondo, sia esso fisico o mentale, materiale o spirituale, morale o immorale non è (quasi) mai così semplicemente come ci appare. Ritengo, inoltre, di grande importanza l’aspetto prettamente dialettico perché sono convinto che attraverso di esso sia possibile aumentare la nostra consapevolezza su tutto ciò che ci circonda. In questo modo credo anche che la possibilità di interazione da parte del lettore-spettatore possa essere molto accresciuta; dove i personaggi smettono di parlare egli può iniziare a farlo. In questo senso considero questi brevi atti unici alla stregua di un’opera aperta. Ho voluto inoltre dare particolare importanza all’ironia che ritengo fondamentale per permetterci di resistere a tutti i colpi del destino. Mi piace immaginare che i personaggi che si muovono in questi Piccoli Drammi Terrestri si siano divertiti con me a prendere parte a queste piccole grandi avventure.

Uno spettacolo costituito da uno o più di questi testi ha il vantaggio di essere modulabile a seconda delle diverse impostazioni e delle diverse esigenze che di volta in volta si possono avere. Pur rimanendo un unico progetto, esso può essere scomposto e ricomposto in maniere differenti, presentando così, ogni volta, un diverso volto da scoprire.

Per quanto riguarda la scena, i costumi, la musica, le luci e l’ambientazione in genere vorrei che questi rimanessero, nel modo più ampio, alla discrezione e alla sensibilità di chiunque decidesse di metterli in scena in modo da poter mantenere, di volta in volta, quella carica di novità, di fantasia, di sorpresa che rende uno spettacolo qualcosa di molto simile ad una magia.


COLLOQUIO DI LAVORO (Divertimento)©

Un uomo è seduto dietro la scrivania. Sta esaminando i candidati per un posto di commesso in un negozio di articoli musicali.

ESAMINATORE- Avanti il prossimo.

(entra il candidato successivo)

CANDIDATO N°666- Buongiorno.

E- Buongiorno.

666- Vi sono venti avventati oggigiorno.

E- Mmmm

666- Non crede?

E- Certo…come no.

666- Io come le paio?

E- Che vuol dire?

666- Le paio avventato?

E- Non saprei …così a prima vista…

666- (interrompendolo) Lei non mi pare avventato. Ma forse lo siamo un po’ tutti, al momento giusto.

E- Lei dice?

666- Dico.

E- Mm. Bene. Allora, mi parli un po’ di lei. Mi dica, lei è felice?

666- Che domande! Certo che no! Chi lo è oggigiorno?

E- Sono domande attitudinali, capisce.

666- Vada avanti…

E- Come si chiama?

666- Sono fatti personali. Il nome non è una cosa che si dica così al primo venuto.

E- Quanti anni ha?

666- Idem.

E- E’ sposato?

666- Del tutto irrilevante direi…

E- Mmm. Ha figli?

666- Non saprei…

E- Come?

666- Ho detto: non saprei.

E- Lei non sa se ha figli?

666- E’ proprio quello che ho detto.

E- Bè, allora mi dica almeno che studi ha fatto.

666- Sono autodidatta.

E- Non è mai andato a scuola?

666- Mai. (soddisfatto)

E- Lingue?

666- Una. La mia.

E- Conoscenze informatiche?

666- Abbastanza grazie.

E- Fuma?

666- Quando fa molto freddo, soltanto.

E- Ultime esperienze professionali?

666- Mai lavorato un minuto in vita mia.

E- E come campa?

666- Respirando, trangugiando quel che capita. Bevendo anche un po’.

E- E come mai ha deciso di iniziare a lavorare?

666- Per noia credo.

E- Come, credo, avrà visto noi ci occupiamo di musica. Lei sa qualcosa di musica?

666- Dunque…ascolto spesso Bach…conosce la Passione secondo Matteo? O l’Offerta Musicale? Sa che il motivo ispiratore di questa è dato dalla parola Ricercar? Ad ogni lettera corrisponde una nota secondo il modo di nominarle tedesco. E sa perché Bach scelse proprio questa parola? Si tratta di un acronimo ovvero ogni lettera corrisponde ad un’altra parola: Regis Iusso Canto et Reliquia Canonica Arte Resoluta. Quindi ogni lettera una nota, ogni lettera una parola ergo ogni nota una parola e da ogni lettera di ogni parola altre note e altre parole e altre note…Amo molto Schubert, il dolente, romantico, misurato e smisurato, la divina lunghezza…Ma la sua fu una vita troppo breve, come quella di Mozart del resto o di Chopin, di Schumann o di Ravel, di Pergolesi, di Mendehlsohn…quanti morti premature…amo la trasfigurazione della notte di Schoenberg e gli archi di Brahms, il mistero di Vivaldi, gli angeli di Palestrina e le Madonne

di Monteverdi…

E- Quindi, per quanto posso capire, ascolta solo musica classica…

666- Assolutamente no. Amo infinitamente anche il Jazz…è una musica difficile il Jazz, non si accorda facilmente al nostro orecchio. Il Jazz è fatto di armonia verticale, quasi mai di melodia; è fatto di accordi e colpi di spazzola sulle pelli dei tom, di urla di libertà e di ritmi archetipici, di sudore e fumo, di disperazione sublimata, di gioia che sgorga dal respiro di uno strumento che ha il colore dell’oro o che scivola tra le dita di un pianista impazzito…

E- E la musica popolare, il Folk, il Blues, il Rock?

666- Quando è sincera. Quando affiora dalle pozze di fango delle strade di città cariche d’asfalto caldo e maleodorante o fa capolino tra le dune dei deserti o dietro montagne inaccessibili. A volte invece è così ipocrita da negare se stessa, da farmi desiderare di non averla mai ascoltata, mai…mai…(rattristato)

E- Capisco. Non avrà molto tempo per ascoltarla, la musica, se lavora per noi…

666- (rattristato) Certo. (pausa)

E- Lei potrebbe farci comodo…

666- Non so…

E- Come scusi?

666- Dico: non so se voi potete fare altrettanto per me.

E- Non capisco.

666- Non importa.

E- Come vuole.

666- E’ chiaro.

E- Ha domande da farmi?

666- Sì. Una.(aggressivo) Ricorda sua madre?

E- (stupefatto, stordito) Mia…

666- Sua madre, esattamente…

E- Che c’entra mia…

666- C’entra, c’entra…eccome se c’entra…

E- Lei è…

666- Pazzo? Folle? Maleducato? Arrogante? Rozzo? Impiccione? Buffone? Sicofante? Lestofante? Elefante? Ah! Un topo!…lei è il topo.

E- Io…io…(farfugliando)

666- Si era dimenticato di sua madre, vero? Eh già, una cosa passata, sepolta, andata, sparita…

(E. è scosso quasi fino alle lacrime)

E- Lei come fa a saperlo?

666- Non lo so. Ho tirato ad indovinare. Ci ho beccato, eh? Sì, mi

sembrava proprio il tipo…eh, eh, eh…

E- Quindi…quindi…

666- Già, già proprio così…ora torniamo al nostro colloquio…dove eravamo rimasti?

E- (si ricompone) Se aveva domande…

666- Benissimo. Direi di soprassedere.

E- Perfetto. Lo stipendio è molto basso.

666- Meno di niente?

E- No, ma…

666- Allora non c’è problema…

E- Il sabato è lavorativo…

666- La domenica?

E- Libera.

666- Perfetto.

E- L’orario è spezzato.

666- In quante parti?

E- Due.

666- Bè…pensavo di più…comunque va bene…

E- Ha problemi a trasferirsi fuori sede?

666- Perché?

E- Mah, non so…a volte…

666- Lei ha problemi?

E- In genere no.

666- Neppure io, allora.

E- All’estero?

666- Cosa?

E- Ad andare all’estero?

666- Per quanto?

E- Non so…una settimana…due forse…

666- Tre o non se ne fa niente.

E- Va bene, vada per tre.

666- Perfetto.

E- Ha un mezzo proprio?

666- Le gambe sono mie, assolutamente.

E- Hobby?

666- Arrampicarsi sugli alberi.

E- Anche io!

666- Ne stavo già cercando un altro.

E- Più di tutti amo i sicomori…

666- Oddio!

E- Poi quando sono lassù mi piace guardare quaggiù…

666- Mmm, emozionante.

E- E poi in alto, verso il cielo.

666- Uhu!

E- Sa che a volte si vedono passare le anime dei defunti?

666- Non mi dica.

E- Proprio così! E si possono afferrare al volo le foglie secche degli alberi, incendiate, avviluppate al corpo nodoso del fumo che si alza in sinuose volute nude, intorpidendo i nostri sensi per l’odore acre di vita bruciata che sciama dalle sue labbra grigie.

666- Abbiamo un poeta!

E- (urlando affranto improvvisamente) Mi pento! Dio mio mi pento!

666- Su, non faccia così…avanti si riprenda…

E- No, no voglio pentirmi…voglio pentirmi…

666- E di cosa, scusi?

E- Ma come, proprio lei? Non capisce?

666- Non capisco.

E- Mi pento…di tutto!

666- Eh no! Di tutto non si può. Avrà pur fatto qualcosa di buono nella sua misera vita, no?

E- Una volta ho salvato un fiore.

666- Mmm…nient’altro?

E- Una volta ho rigettato un pesce in mare. Però era già morto.

666- Su, possibile che non abbia qualcos’altro?

E- Una volta sono fuggito.

666- Questo è già più interessante. Mi dica.

E- Non mi ricordo se fosse giorno oppure notte, mattina o sera, però mi ricordo che stavo cantando.

666- Bene. Vada avanti.

E- Ero da solo in casa. Cantavo "Aprile a Parigi". Stavo disteso sul divano. Mi piaceva quel divano. Era di quelli in cui si affonda…Uh, sì, c’era anche la radio accesa ma non era sintonizzata su nessuna stazione…

sentivo le scariche elettrostatiche di fondo…provenivano da chissà quale remota regione dello spazio…da quale galassia in fuga…forse nascondevano il segreto della nascita dell’universo…probabilmente si trattava solo di un temporale che stava arrivando o che se ne era appena andato…vorrei bere qualcosa adesso…

666- Quando avrà finito le porterò dell’acqua. Adesso continui.

E- C’era una specie di quiete rara; sospettavo di lei, diffidavo perché la conoscevo…nient’altro che una simulazione…nient’altro…fuori passavano le macchine…non in continuazione, no…ma con regolarità…con strana regolarità…vumm…vumm…vumm…poi, ad intervalli regolari, una frenata…era molto caldo…avevo chiuso tute le finestre e abbassato le persiane…ma il caldo entrava lo stesso…

666- Fu allora che fuggì?

E- No…ricordo anche che nella stanza accanto c’era una pendola enorme, più alta di me…ogni mezz’ora dava dei fortissimi rintocchi…gli amici erano tutti via, il gatto era fuori, gli alberi immobili…fu allora che fuggii…quando mi accorsi che anche loro non potevano muoversi, ancorati alla terra, distesi verticalmente nella loro urna di vento, immobili…oddio! (piange)

666- Forza. E’ tutto finito. ci sono qua io.

E- Grazie.

666- A che servono gli amici?

E- Io avrei fatto lo stesso.

666- Lo so.

( si abbracciano)

E- E’ così difficile accettare la vita.

666- Non me ne parli.

E- Stava dicendo?

666- Non ricordo…gli hobby forse…

E- Già. Bene. Torniamo a noi…cosa si aspetta da questo lavoro?

666- Dovrei aspettarmi qualcosa?

E- Me lo dica lei.

666- Mi faccia pensare (pausa)

E- Allora?

666- No.

E- Okay. (pausa)

666- Abbiamo finito?

E- Credo che possa bastare.

666- Bene, allora arrivederci.

E- Aspetti. Per me può cominciare anche da domani.

666- No. E’ meglio lasciare perdere.

E- Non vuole accettare?

666- No.

E- Sono disposto ad aumentarle lo stipendio.

666- No grazie. Preferisco non mischiare i sentimenti con il lavoro.

E- Posso farle fare una rapida carriera…

666- Davvero…è meglio di no.

E- La prego: Ci ripensi.

666- La decisione è presa. Non se ne fa niente.

E- Mi dica cosa vuole. Sono disposto a venirle incontro.

666- Devo andare (si alza)

E- Aspetti.

666- Mi dispiace.

E- Per favore (implorante)

666- Arrivederci. (fa per uscire)

E- Non se ne vada. (implorante)

(666 si ferma sulla soglia come ripensandoci. E. è in trepidante attesa)

666- Forse…

E- Sì?

666- Magari potremmo parlarne meglio…

E- Sì, sì infatti…

666- Dovrò farle alcune domande…

E- S’intende…

666- Dovrò scavare nella sua vita privata…

E- Capisco perfettamente…non c’è problema…

666- Potrebbero uscire fuori cose spiacevoli…

E- Non importa…

666- Bene, si segga.

(E. si siede dalla parte dei candidati e 666 dietro la scrivania.)

Allora, caro signore, come ha detto che si chiama? (buio)

SIPARIO

SICARI (mistero buffo) ©

Tre uomini stanno cercando di entrare in casa di qualcuno. E’ notte.

G.- Avanti! Fate piano...venite...avanti...

S.- Arrivo.

L.- Su, forza...

G.- Svelti...

L.- Ci siamo

S.- Là, fatto...

( entrano)

G.- La camera da letto dovrebbe essere laggiù

L.- Ho la pianta

S.- Fammi vedere

L.- Qui (indicando la camera sulla pianta)

S.- Da quella parte...

G.- Allora?

L.- Dobbiamo andare da quella parte

G.- Sei sicuro?

L.- Sicuro

S.- Sì è di là...

G.- Okay. Andiamo

( Arrivano di fronte alla porta della camera. E’ chiusa.)

S.- E’ chiusa

L.- Speriamo non sia chiusa a chiave

G.- Fatemi vedere

( Prova ad abbassare molto lentamente la maniglia. La porta inizia ad aprirsi)

G.- Shhhh (voltandosi verso gli altri due)... entrate...piano... (entrano di soppiatto)

S.- Sta dormendo

L.- Che volevi che facesse?

S.- Meno male...sarà più facile...

G.- Che state facendo? Avanti, muovetevi...più restiamo qui più diventa pericoloso...qualcuno potrebbe scoprirci...

S.- Già

L.- Ha ragione

S.- Dobbiamo essere rapidi e silenziosi...toccata e fuga... (accenna ad una risata)

G.- Shhh...sei impazzito?...vuoi che si svegli?

L.- Tocca a noi ( a S.)

S.- Sono pronto

( Entrambi tirano fuori due lacci neri. Si avvicinano al letto dove l’uomo sta dormendo)

L.- Non ci sfuggi più

S.- No, no...è finita per te

( Stanno per avventarsi sull’uomo quando ad un tratto si accende la luce. L’uomo a letto continua a dormire normalmente)

L.- Hey! Che succede!

S.- Cosa diavolo...

G.- Chi è stato maledizione...cosa avete toccato?

L.- Io niente...

S.- Non siamo stati noi...

UOMO- Scusate

( La luce si rispenge)

G.- Forza...datevi da fare

L.- Arriviamo

S.- Uhu

G.- Non c’è tempo da perdere

L.- E’ come se fosse già fatta

S.- Già

( Si riaccende la luce)

G.- Allora!

U.- Una volta anche io mi sono ritrovato in una situazione simile...c’era la guerra...che brutta bestia!...Non mi piace per niente la guerra...c’è a chi piace, sapete?...Almeno così dicono, ma io non ci credo...voi ci credete?...Ma forse a voi piace, non è vero?...Eh, già...cosa stavo dicendo?...Ah, sì...ecco...ero in guerra...c’eravamo introdotti di nascosto nel campo...l’ ordine era quello di uccidere il comandante...il nostro comandante...sì, sì non dovete stupirvi...facevo parte della polizia segreta a quel tempo...una brutta storia...roba sporca...bè, insomma dovevamo farlo fuori, il comandante e così c’introducemmo nel nostro campo...era notte...una notte senza luna...eravamo esperti in questo tipo di azioni...non ne sarebbe rimasta alcuna traccia...entrammo nella sua tenda...avevamo già le pistole e i pugnali in mano...eravamo ad un passo da lui...toccava proprio a me colpirlo e io ero lì, vicinissimo alla sua gola scoperta...vedevo la carne nuda...alzai il pugnale e...niente...non potei fare niente...il fatto è che era già morto (pausa) già, proprio così...kaputt!...era andato ancora prima che noi riuscissimo a fare qualcosa...e il bello è che non ho mai saputo perché...per quale ragione fosse morto...fatto sta che lo era...avevamo rischiato la vita per nulla...se ci avessero scoperto in quel momento saremmo stati accusati di un omicidio che non avevamo commesso e ci avrebbero fucilati sul posto...(pausa) mi sono sempre chiesto se ci sia differenza tra la volontà di uccidere ed il fatto di riuscirvi effettivamente...è l’intenzione che conta, credo...noi volevamo ucciderlo, capite e non cambia niente se...bè, insomma, l’ avremmo sicuramente fatto (pausa)...

( La luce si rispenge)

G.- Avanti, riprendiamo...dobbiamo fare in fretta.

L.- Ci sono

S.- Io pure

G.- Volete che ci pensi io?

L.- Non c’è problema

S.- Nessun problema

G.- Che aspettate?

S.- Neppure se ne accorgerà

L.- Io credo di sì

S.- Dal sonno alla morte

L.- Prima di morire stai sicuro che si sveglierà

S.- Non se ne accorgerà neppure ti dico...

L.- Ma che dici...se ti sentissi strangolare non ti sveglieresti?

S.- Sarà tutto rapidissimo

L.- Non abbastanza

G.- Vi siete rincoglioniti?

S.- Diglielo tu

L.- Sì, avanti

G.- Gesù! Siete due mentecatti!

( Si accende la luce)

U.- Permettete...io credo che abbia ragione il signore ( indicando L.) sentisi soffocare non è una sensazione piacevole...non favorisce il sonno...

L.- Visto?!

S.- Puah!

G.- Non ci si metta anche lei, per favore!

U.- Con tutto il rispetto, forse una lama ben affilata avrebbe offerto più garanzie...una volta sgozzato uno è spacciato...

L.- Magari ha ragione

S.- Mmmmmm

G.- Ormai abbiamo deciso così...forza...e lei non si immischi, glielo ho detto...

U.- Come volete... era solo per darvi un consiglio

( Si spenge la luce)

L.- Allora che facciamo?

S.- Come sarebbe?

L.- Mi è passata la voglia...

S.- Ti è passata cosa?

G.- La voglia?

L.- Già. Siete sordi?

G.- O Dio!

L.- Non mi va più...fallo tu ( a S.)

S.- Da solo?

L.- Hai paura?

G.- O Dio!

S.- Non ho paura

L.- Allora fallo tu...io non voglio più...

G.- Che diavolo...

S.- OK, lo faccio io

L.- Bene

S.- Sicuro

G.- Non ci credo...

S.- Vado...

L.- Vai

( Si accende la luce)

U.- La capisco, sa...quando uno perde gli stimoli non c’è niente da fare...

L.- Vedi, lui mi capisce...

U.- Le consiglio di prendersi una pausa...di riflessione...a volte ci vuole...

G.- ( incredulo) Una pausa...di riflessione....

U.- Per uccidere ci vogliono motivazioni forti...fortissime...non è facile ammazzare un altro essere umano, anche se lo si odia...per riuscire a farlo ci vogliono ragioni particolari...voi quali ragioni avete?

L.- Noi? Bè, direi i soldi...

S.- E’ un lavoro come un altro...

U.- Non lo odiate dunque?

L.- Proprio odiarlo, non direi...non lo conosciamo neppure personalmente...

S.- Ma lo odia il capo...

U.- Per odiare, come per amare, è necessario creare una relazione...

S.- Ma i soldi sono importanti...

U.- Perchè?

S.- Perchè...perchè...con i soldiposso fare tutto ciò che voglio...posso avere tutto quello che desidero...

U.- Perchè, lei desidera?

G.- Io me ne vado...

S.- Ognuno desidera qualcosa

U.- E’ sicuro?

S.- Ma certamente...lei non ha nessun desiderio?

U.- Un tempo ne avevo

L.- E ora?

U.- Ora...ora desidero che l’erba cresca sui sepolcri...

G.- Che vuol dire?

L.- Non so... ma suona bene...

U.- Desidero che i morti siano concreti

G.- Cosa?

L.- E’ strano

U.- Che i sogni si mostrino, che rivelino il loro corpo acuminato, pronti a conficcarsi nei cuori, trapassandoli e sfuggendo...

L.- E’ un poeta...

G.- Un poeta!

S.- Tutti hanno desideri, come vede.

U.- I miei non si possono realizzare...

S.- Forse neppure i nostri.

L.- Perchè uccidiamo, allora?

G.- Non vorrei disturbarvi, ma ci sarebbe da finire una cosa...

S.- Sta passando la voglia anche a me

G.- Cosa?! Cos’è, un morbo?...Una malattia contagiosa?....

U.- Non si può fare niente senza i giusti stimoli...

( La luce si rispenge)

G.- Allora, maledetti buoni a nulla, vi volete decidere, o forse preferite continuare a blaterare un altro po’...magari arriva lo stimolo... per defecare...

S.- Non sarebbe male...

L.- Mmmmm

G.- Gesù santo!

S.- Non mi pare il momento di pregare...no, no...forse è proprio quello che ci vuole...

G.- OK, basta! Lo farò io...poi faremo i conti...

L.- Non abbiamo gli stimoli

S.- Non è colpa nostra

G.- Date qua ( prende un laccio)

( Si riaccende la luce)

U.- Belli quei lacci! Sono speciali? Non ne ho mai visti di così belli, proprio ben rifiniti...devono costare un occhio della testa...il respiro di una vita...

G.- Modestamente li ho scelti io….

U.- Bravo…...se ne intende proprio

L.- Guardalo come si gonfia

S.- Fa la ruota

U.- Potrei averlo un momento?

G.- Ma certo! (glielo porge)

U.- Splendido….e come è morbido….

(Si sveglia l’uomo che stava dormendo)

D.- Che succede?

U.- Niente, il signore mi stava mostrando questo bellissimo laccio…..

D.- Faccia vedere…..hey, è davvero di ottima fattura…..non ne avrebbe per caso uno in più?…..Glielo pago, si intende…..

G.- Come no, guardi qua….

D.- E’ disposto a vendermelo?

G.- Bè, direi di sì……

D.- Affare fatto! (porge la mano da stringere)

G.- Affare fatto

U.- Ha fatto proprio bene….. lo avrei preso io….

(La luce si rispenge. L’uomo torna a dormire)

G.- Adesso facciamola finita, una volta per tutte…..ci penso io…..sarà un gioco da ragazzi……

(Si riaccende la luce)

U.- Avete visto come dorme beato?

G.- E allora?

U.- Chissà cosa sta sognando…..

G.- Sai quanto me ne frega….

S.- Deve essere un bel sogno

G.- Meglio così, morirà felice…..

L.- Lasciamogli finire il sogno…..in fondo è l’ultimo…..

S.- Già, sono d’accordo…..

G.- Già, sono d’accordo (imitandolo) ……mi viene voglia di prendervi a calci nel culo…..

U.- Che aria serena che ha……quando ero piccolo riuscivo a sognare a comando…..bastava che decidessi cosa sognare e oplà (schioccando le dita), quello era…..davvero, a quei tempi mi gustavo veramente il sonno…..quando si è bambini tutto è possibile…..solo i bambini hanno fede…..per loro la magia esiste, è solo questione di scoprire come fare…..siamo noi adulti che piano piano ci trasformiamo in rocce, di materiale pesantissimo, sprofondati nella terra…..

L.- Dio che tristezza!

(S. accenna a piangere)

G.- (timidamente) Anche io ci riuscivo…..voglio dire a sognare a comando….pensavo di essere un grande calciatore e lo diventavo…..mi serviva a scacciare le paure del buio…..ad allontanare i mostri che mi pareva incombessero su di me…..era bello…..

L.- Era bellissimo

S.- E tu che ne sai?

L.- Non so, mi pare bello….

U.- Lo era!

(Il dormiente si sveglia lentamente)

D.- Uh, siete voi……che state guardando?

L.- Lei

D.- Io? E perché?

S.- Dormiva bene

D.- E’ la prima volta che vedete un uomo dormire bene?

L.- Forse

U.- Forse è la prima volta che ci fanno caso….

D.- Volete che continui?

S.- Magari!

D.- Okay.

(Si rimette a dormire. La luce si rispenge)

L.- Allora, che facciamo?

G.- (incerto) Dovremmo ucciderlo

S.- Ma non possiamo ingannarlo così….

L.- Non possiamo….aspettiamo….

G.- E cosa aspettiamo?

L.- Non so….. aspettiamo…..

(Per un attimo restano fermi al buio)

G.- Non possiamo restarcene qui immobili come delle statuine….

S.- Che facciamo?

L.- Guardiamo

G.- Non si vede niente

L.- Chiediamo al signore di prima di accendere la luce

S.- Sì, chiediamoglielo…..Signore? Signore? Potrebbe riaccendere la luce?…..Hey, signore? Mi sente? Vorremmo che accendesse la luce….

L.- La luce, accenda la luce per favore….

G.- Non ci sente

L.- Magari si è addormentato anche lui….

S.- Accendiamocela da soli la luce….

G.- Non so dove sia….

L.- Cerchiamola…..sarà qua vicino….

S.- Sì, deve essere più o meno da queste parti….

(La luce si accende)

U.- Non avete ancora fatto niente?

L.- Non sappiamo che fare

S.- Ci consigli lei

U.- (rivolto a G.) Anche lei non sa cosa fare?

G.- Bè, io…..effettivamente…..in questo momento, ehm ho un po’ perso gli stimoli…..

U.- Mmmm ho capito. Comunque per prima cosa, mi sembra giusto sentire anche il signore che dorme, se siete d’accordo…..

L.- Bè, sì sentiamo

S.- Okay

G.- Okay

U.- Signore, signore si svegli…..si svegli…..

(Il dormiente si sveglia. Si alza a sedere lentamente)

D.- Che c’è?

U.- Abbiamo un problema

D.- Quale problema?

U.- I signori non sanno che fare

D.- Il dovere innanzitutto……bisogna sempre seguire il proprio senso del dovere…..

U.- Avete sentito?

L.- Sì ma….

S.- Ha ragione, però…..

G.- Mmmmm

U.- Che c’è?

L.- In questo caso qual è il nostro dovere?

U.-(al dormiente) Lei che dice?

D.- Portare a termine il compito assegnatoci…..

U.- Sentito?

L.- Ma allora…..

S.- Allora….

G.- Dobbiamo…..

U.- Dovete….Le sue parole sono state chiare, no?

S.- Sì, sì…..

L.- Chiarissime…

G.- Non c’è dubbio….

U.- Allora?

L.- Non ho mai avuto un forte senso del dovere…..

S.- Neppure io…..

G.- Io faccio tutto solo per interesse…..

U.- Ebbene?

L.- Credo che me ne andrò…..

S.- Io pure….

G.- Da solo che posso fare….

U.- Verrete meno al vostro compito?

L.- In fondo siamo solo dei sicari……

S.- Ce ne sbattiamo del dovere….

G.- Siamo delle banderuole….

U.- E’ la vostra ultima decisione?

L.- Sì

S.- Mm

G.- Credo di sì

U.- Benissimo, allora arrivederci…..

(Tutti salutano dando la mano a D. e U.)

L.- Arrivederci

S.- Arrivederci

G.- Salve

(Escono. D. torna a dormire. La luce si spenge. Dopo poco si riaccende)

U.- Tocca a me, dunque.

E’ il senso del dovere che mi frega. E’ sempre stato così. Ahimè, non posso farci niente. Dovere, dovere e sempre dovere…..maledetto dovere…ci rende schiavi…sacrificio…ci vuole sacrificio…costanza…coerenza…saldezza…(prende il laccio che era rimasto in mano a D.. Si avvicina. Poi si ferma.) Quando si è intrapresa un’azione non ci si può tirare indietro…quando la tigre va a caccia non si ferma fino a che non tiene la preda nelle sue fauci…la terra non cessa di produrre fino a quando non ha esaurito tuta la sua riserva di vita…la fiamma non si spenge fino a quando non ha consumato tutto quello che la alimenta…..(pausa)

Fuori forse c’è il sole o può essere che piova…da qualche parte ci sarà il sole, da qualche altra pioverà…che differenza può fare per chi, come noi, è sepolto nei morti?

Ho sete….

Ho fame….

Sonno….

Se anche io potessi dormire bene come lui…

E’ il senso del dovere che mi frega…

(Guardando il laccio) Oggetti…quanti oggetti…ora li immagino come estensioni del corpo…senza di essi ci è impossibile vivere…e ci è impossibile morire…la nostra vita dipende da questi esseri inanimati…ciò che è da ciò che non è…

Ho le labbra tumefatte e la coscienza di roccia friabile…ma è colpa mia?…Non ho scelta…

Ulisse è salpato ma le onde non si muovono…non c’è vento…bisogna attendere che le anime spirino.

(Si avvicina all’uomo che dorme e dopo una brevissima esitazione lo strangola)

Ecco. Non è stato poi così difficile.

Qualcuno doveva farlo…nessuno vuole più fare i lavori sporchi…eppure bisogna farli…

Dissotterrare i morti…sotterrare i morti…creare i morti…distruggere i vivi…entrare nei sepolcri…sulle navi a Tarso inseguendo regine di cuori e lapidi lisce da incidere…indossando gli antichi calzari, percorrendo i deserti come vestigia franate…lottando con idee e chimere…cadendo afflitti sopra i corpi disfatti…

Il dovere mi frega…

Non posso sopportare che il passo non si compia, che il piede resti sospeso…

Ho bisogno che tutto divenga.

Che tutto sia.

Tutto ciò che è nella mia mente…

SIPARIO

EVASIONE (comica ma non troppo) ©

In scena si vedono tre carcerati che stanno cercando di mettere in atto il loro piano di evasione. Sono di fronte ad un muro. Attaccata al muro si vede una corda.

E1- Allora vado.

E2- Vai.

E3- Andiamo. Svelti!

(Il primo inizia ad arrampicarsi. Si ferma. Ridiscende.)

E1- Perché io per primo?

E2- Come sarebbe?

E1- Già, perché io?

E3- Perché?

E1- Perché.

E2- Vai a fare i piaceri…

E1- Piaceri? Ma che piaceri! E se di là c’è qualcuno?…e magari è pure un po’ agitato…se gli gira di sparare?

E2- Va bene. Facciamola finita, vado io.

E3- Ti seguo.

(Il secondo parte per arrampicarsi)

E1- Ehi, un attimo! Un attimo. Torna giù.

(Ridiscende)

E3- Ora che c’è?

E2- Allora?

E1- Mmm…perché io per ultimo?

E2- Oh Dio!

E3- Sei incredibile.

E1- No, no…non mi torna…io vado per secondo…

E2- Per secondo?

E1- Già, secondo.

E2- (Guardandolo intensamente) Okay…allora prima vado io, poi viene lui. Dopo sali tu (al terzo)

(Ricomincia a salire)

E3- Aspettate.

E2- Che accidenti c’è adesso?! Porca…

E1- Che c’è?

E3- Perché io ultimo?

E1- Perché no?

E2- (Sbrigativo) Vado io per ultimo. Forza, andate!

(Non si muovono)

Allora?

E1- Chi va?

E3- Già.

E2- Chi va?

E1- Eh, chi?

E3- Io no.

E1- Io neanche a parlarne.

E2- (Teso) Vado io?

(Si guardano)

E1 e E3- Va bene. Vai pure. Se vuoi.

(E2 li guarda intensamente)

E2- Tutti d’accordo?

E1 e E3- Certo.

E2- Bene.

(breve pausa di sospensione)

E3- Mmmm…a pensarci bene…c’è un problema…

E2- (esasperato) Quale?

E3- Chi sale dopo di te?

E1- E’ vero. Chi sale?

E2- Non lo so. Non lo so. Fate come volete. Basta che vi sbrighiate, io vado.

E1- Come facciamo a decidere?

E3- E’ un problema.

E2- Giocatevelo alla morra cinese.

E1- E’ un’idea!

E3- Potremmo fare così!

E2- Sì, sì forza!

(Giocano alla morra. Il primo vince)

E1- Ho vinto!

E3- (deluso) Già.

E1- Bene, allora…(si blocca)

E2- Bè, che c’è?

E3- Che hai?

E1- Non so cosa scegliere.

E2- Come sarebbe?

E1- Non so cosa scegliere.

E3- Non sai scegliere?

E1- Esatto. E’ quello che ho detto.

E2- (attonito) Non ci credo.

E1- Non so cosa mi conviene fare.

E3- Cosa vuoi dire?

E2- Già, che vuoi dire?

E1- Non so se è meglio che io vada su per secondo o per terzo.

E2- (sbigottito) No. E’ pazzesco.

E1- (quasi implorante) Consigliatemi.

E2- Non vedo la differenza.

E1- Potrebbe esserci.

E3- Va’ per secondo. Mi pare più sicuro.

E1- Mmmm…forse hai ragione…farò così.

E2- Ecco facciamo così! Ok, d’accordo?

E1- Sì…

E3- Andiamo.

E1- No, aspettate…

E2- (angosciato) O no!

E3- Che hai ora?

E1- E se me lo avessi consigliato apposta…per farmi sbagliare…

E3- Per farti sbagliare?

E1- Eh sì, per farmi prendere la decisione sbagliata.

E3- E allora?

E1- Devo decidere da solo.

E2- Fallo!

E1- Non so come fare. Quale criterio scegliere. (pausa)

(Da qui la recitazione del 1° assume un’aria intellettuale, quasi cattedratica)

L’importante è il tipo di logica che decidiamo di adottare. E’ tutto lì. E’ la parte fondamentale di ogni ragionamento. Se sbagli quello, sbagli decisione. Bisogna azzeccare il giusto percorso logico.

Per fare questo però, è necessario adottare un criterio di scelta basato su un altrettanto preciso ragionamento. Se si sbaglia qui, dopo non saremo più in grado di capire quale sia la maniera più giusta per decidere l’azione migliore da compiere. Ma, a nostra volta, anche per fare ciò avremo bisogno di un altro esatto criterio logico e così via…(pausa)

La conclusione è…

E2 e E3- E’?

E1- E’ che non si può decidere.

E2 e E3- Non si può decidere?

E1- No. Non abbiamo strumenti sicuri per farlo.

E2 e E3- E come facciamo?

E1- Non facciamo.

E2 e E3- No?

E1- No. A meno che…

E2 e E3- A meno che?

E1- A meno che…fra di noi…non vi sia…

E2 e E3- Non vi sia?

E1- Non vi sia…un intuititvo.

E2 e E3- Un intuitivo?

E1- Già.

E2 e E3- E che sarebbe?

E1- Un individuo capace, in un tempo brevissimo, di sintetizzare dialetticamente tutte le possibili vie logiche da percorrere in modo da poterci finalmente indicare la giusta strada.

E2 e E3- Ah!

E1- Già. E’ l’unica possibilità. L’unica.

E2- Caspita!

E3- Accidenti!

E1- Mm.

E2- E noi…

E3- Ce l’abbiamo?

E1- Chi lo sa!

E2- Come?!

E3- Come?!

E1- Non si può sapere

E2 e E3- Non si può sapere?

E1- Eh no!

E2- Perché?

E3- Già, perché?

E1- Bè, supponiamo che io dica di esserlo, che io proclami di essere un intuitivo…

E2- Allora?

E3- Allora?

E1- Voi…

E2 e E3- Sì?

E1- Come potete esserne sicuri?

(pausa di sgomento)

E lo stesso vale per voi. Non abbiamo nessun punto di riferimento. Nessun garante della Verità.

E2- Ci vuole un garante!

E1- Esatto!

E3- Esiste?

E1- Chi lo sa. E’ un fatto di fede. Chi ci crede e chi non ci crede. E’ fede. (pausa)

E2- Io preferisco crederci.

E3- (consapevole e spaventato) Già, altrimenti non avremmo nessuna direzione da seguire, nessuna sicurezza,nessuno standard su cui misurarci.

E1- Proprio così. Nessuna giustizia, nessuna verità, nessuna decisione, nessun valore, nessun volere, nessun progresso. Solo assurde convenzioni a cui assoggettarci, per non impazzire. E caos inarrestabile, in una realtà informe. Se non esiste una misura

di riferimento in base alla quale misurare tutto il resto, non esiste nessuna misura, nessun resto.

E3- Il caos!

E2- O Dio!

(E2 e E3 iniziano a correre in cerchio in preda ad una folle agitazione)

E1- Già, Dio. E’ la nostra unica possibilità.

(E2 e E3 si fermano colpiti dall’affermazione di E1)

E2 e E3- Dio?

E1- Solo Dio può salvarci.

E2 e E3- Dio!

E1- Preghiamo.

(Tutti si inginocchiano)

O Padre, dacci oggi la nostra realtà quotidiana.

Rimetti a noi i nostri dubbi come noi li rimettiamo a chi dubita di noi. Non ci indurre in incertezza ma liberaci dal caos.

E2 e E3- Amen!

(rimangono in attesa con gli occhi rivolti al cielo)

E2- Bè?

E3- Allora?

E1- Calma.

E2- Come calma?

E1- Lui è Dio, non vorrete che si precipiti a salvarvi.

E2- A salvarci? E tu?

E1- Sì, si… anche io…anche io…

E3- E quanto dobbiamo aspettare?

E1- Chi lo sa!

E2- Come?

E1- Dio non conosce il tempo…

E3- Ma se l’ha fatto Lui!

E1- Sì, ma per Lui non esiste…

E2- Accidenti, siamo messi male…

E3- Eh già…

E1- Bè è inutile stare qui ad aspettare. Potrebbero volerci secoli…

E2 e E3- Addirittura! (E2 da solo) Saremo già morti…

E1- Chissà…

E3- (forzato) Io sono sicuro che verrà molto prima. E’ questione di fede, no?

E1- Sì ma non basta.

E2- Come non basta?

E1- No. Il tempo è un fatto che nessuno può prevedere. Potrebbe accadere adesso, immediatamente…oppure…

E3- Secoli!

E1- Esatto.

E2- Che indeterminatezza!

E3- Che incertezza!

(E2 e E3 iniziano a correre in cerchio, urlando)

E1- Basta!

(si bloccano con gli occhi vitrei)

Dobbiamo pensare a cosa fare.

E2- Sì…a cosa fare…

E3- Ecco… pensiamo…

(si ritirano in atteggiamento meditativo)

E1- Possiamo sederci…intanto.

E2- E’ giusto.

E3- Giustissimo.

E1- Per cominciare…

E2- Sediamoci…

E3- A terra.

(si siedono ai piedi del muro)

E1- Poi potremmo…

E2- Cosa?

E3- Eh?

E1- Non so…

E2- Dai!

E3- Sì forza!

E1- Potremmo…

E2 e E3- Eh?

E1- Mah…intanto stiamo seduti…

E2- Ok.

E3- Va bene.

E1- Riflettiamo. Non dobbiamo prendere decisioni affrettate…

E3- No…

E2- Di sicuro…

E1- Con calma.

E2- Tranquilli…

E3- Sì, con calma…

(Cercano di rilassarsi. Silenzio. Sospiri.)

E1- Ah!

E2- Mmmmm

(E3 sospira. Silenzio)

Che ci sarà di là?

E1- Dal muro?

E3- Già, che ci sarà?

E1- Chi lo sa. D’altra parte a noi che interessa?

E3- E’ vero che ci interessa?

E2- Non sappiamo neppure…

E3- Neppure?

E2- Neppure se…

E1- Se?

E2- Se…boh…non lo so…non sappiamo…(il discorso cade)

(di nuovo cercano di rilassarsi)

E3- Ah!

E2- Mmmm

E1- Ah!

(pausa)

E2- Forse è meglio togliere la corda…

E3- Già.

E1- Mm

E2- Qualcuno potrebbe…

(gli altri due restano in attesa)

Potrebbe…

E3- Sì?

E2- Bè, potrebbe.

(E1 e E3 annuiscono)

E1- Togliamola.

(la tolgono)

E2- Adesso è meglio.

E3- Davvero meglio.

(tornano a sedersi per terra)

E2- Che pace!

E3- Che tranquillità!

E1- Ah!

(pausa)

E2- Che ora è?

E3- Non saprei…

E1- Possiamo capirlo dalla posizione del sole…

E2- Come facciamo?

E1- Sì ecco…bisogna…rispetto allo zenith…calcolando…anche se, esattamente, non saprei proprio…(il discorso cade)

(pausa)

E3- Come siamo fortunati!

E2- Già.

E1- In perfetta solitudine…tra amici…

E3- Fantastico!

E2- Ah!

(E1 sospira)

E che dobbiamo fare? (elegiaco)

E3- Niente…

E1- Solo aspettare…

E2- Questa è vita…

E3- Già.

(pausa)

E2- Che ora è?

E3- Non so…

E1- Possiamo calcolarla dalla posizione del sole…sì, dunque se il sole, rispetto allo zenith si trova ad est di circa 30°…ecco…mi pare…dovrei studiare la cosa più attentamente…

E2- Mmmm

E3- Ah!

(pausa)

E2- Che pace!

E3- Un paradiso!

E1- Eh sì!

(pausa)

E1- Chissà che ora è…

E2- Credo che osservando la posizione del sole dovremmo riuscire…

E3- Dobbiamo studiarla con calma…

E1- Che fretta c’è…

E2- Già.

E3- Nessuna.

E1- Con calma…abbiamo tutto il tempo…(breve pausa)

E2- Esatto…più o meno, s’intende…per quanto è possibile…

E3- E’ chiaro…(pausa)

E1- Speriamo…speriamo…speriamo…

(silenzio)

(Il muro crolla improvvisamente. Poco più là si vede un altro muro identico. I tre si guardano dapprima frastornati poi, piano piano, riacquistano la solita aria di prima.)

E1- Come si sta bene!

E2- Un vero paradiso.

E3- Niente di meglio. (pausa)

E2- Che ora sarà? (Fragore di rovine che cadono. Buio.)

SIPARIO

Un problema da risolvere (volenterosi e no) ©

Due uomini , Ercole e Leone, stanno camminando attraverso una piazza. In realtà sembra che stiano fendendo con dei machetes una foresta fittissima, facendosi strada tra la folla. Sono vestiti normalmente, ordinariamente. Ercole ha un cappello con la tesa. Leone porta gli occhiali scuri. Parlano fittamente, gesticolando.

E.- Capisci?

L.- No, aspetta, ripetimelo un attimo. Non posso crederci.

E.- E’ così. E’ così. Proprio così.

L.- E’ incredibile.

E.- Già.

L.- Non posso crederci.

E.- Devi.

L.- Ma perché?

E.- Non lo so. Non lo so. E’ successo. Così.

L.- Così? Ti rendi conto?

E.- Adesso……

L.- Oddio!

( E. guarda a terra. L. guarda E. stupefatto. Per un istante si fermano, poi riprendono a camminare)

Che farai adesso?

E.- Chi lo sa.

L.- Qualcosa dovrai pur fare…..

(Voci dalla folla. Qualcuno grida. Si odono risa, lo scalpiccio di un cavallo, una sirena. Un gruppo di ragazzi che canta.)

E.- Mmmm…..forse…..

L.- Devi fare qualcosa.

E.- Posso fare qualcosa?

L.- Bè ascoltami……voglio raccontarti una cosa…..

(Pausa di silenzio. Si fermano. L. sembra raccogliersi come per riuscire a scagliare con tutta la sua forza le parole. Poi inizia a parlare, più disteso.)

Qualche tempo fa stavo camminando da solo per il centro. Iniziò a piovere. Prima lentamente, a gocce grosse. Poi fu un diluvio. Io continuai a camminare tranquillamente, senza affrettare il passo. Intorno a me però tutti iniziarono a correre. Cercavano un rifugio. Erano impauriti. Si muovevano freneticamente lanciandosi in balzi lunghissimi per raggiungere il primo riparo sicuro. La gente era terrorizzata. Mi segui?

E.- Mmm

L.- Terrorizzati erano. Non ho mai visto tante facce allarmate come in quel momento. Allora mi sono fermato a guardarli.

(pausa. La narrazione si fa in qualche modo epica)

Ho visto gazzelle che fuggivano, lepri saettanti, uccelli in picchiata, lupi a caccia, branchi in fuga.

Cadde fuoco e cenere. Ebbi il capo bianco.

Mi muovevo a fatica tra i mucchi di corpi accatastati.

E.- Quindi che accadde?

L.- Attesi che le ombre salissero dai reliquiari incassati nell’asfalto.

E.- E vennero?

L.- Dapprima no. Ma alla fine fu come uno sciame di api in cerca di un alveare……

Continuava a piovere. Così non mi videro piangere. Sarebbero stati invidiosi. Me le avrebbero strappate, le lacrime, per lavarci le loro notti annerite.

E.- E’ una storia terribile.

L.- Non è finita. Quando smise di piovere, lentamente le persone sbucarono una ad una dalle loro tane. Osservavano il cielo. Temevano un inganno. Avanzarono lentamente attraverso la spiaggia dove si ergeva un enorme scarafaggio di legno. Qualcuno lo aveva abbandonato dinanzi alle mura. Volevano entrarvi. E bussavano. Incessantemente. Bussavano. Dio! Facevano un tale frastuono con quei loro piccoli pugni alzati, le nocche sanguinanti e le unghie che si aprivano, scalzate dalle schegge del legno. Da dentro uscivano voci come da una caverna, profonde risuonavano da sotto il carapace dell’insetto.

Questo luogo non esiste, dicevano.

Dovete crearlo.

Colpiti da disperazione tutti gli uomini si lanciavano contro le porte della città, fortificata da mura ciclopiche, di un metallo lucentissimo e liscio. Le donne, più pratiche, scavavano le loro fosse.

Io tornai a casa.

(Riprendono a camminare, avanzando in silenzio per alcuni passi)

E.- Vorrei innamorarmi.

L.- Se vuoi…..

E.- Vorrei innamorarmi veramente.

L.- Sforzati.

E.- Non ho più volontà.

L.- E’ solo nascosta.

E.- Non credo. Non ci credo più.

L.- Non puoi non crederci…..

E.- Vuoi costringermi?

L.- Come vuoi…..

E.- Non voglio. Non posso……(pausa) Allora?

L.- Allora cosa?

E.- Che faccio, se non posso volere?

L.- Prendi la volontà di un altro…..

E.- Di un altro?

L.- Già.

E.- Non può funzionare.

L.- Perché?

E.- Non so.

L.- Perché?

E.- Boh.
L.- Perché? Può funzionare.

E.- No, non può. (pausa di silenzio)

L.- Speriamo non piova

E.- E’ lo stesso.

L.- Hai già dimenticato la mia storia?

E.- Che importa. Tanto non ho volontà. Non potrei fuggire. Né restare. Né alcuna altra cosa.

L.- Dobbiamo risolvere questo problema.

E.- Sono nelle tue mani.

L.- Lo risolveremo.

E.- Grazie. Come?

L.- Ho bisogno di tempo.

E.- Molto?

L.- Un po’.

E.- Quanto?

L.- Un po’.

E.- un po’ quanto?

L.- Mah. Abbastanza. A sufficienza. In modo giusto. Né più né meno.

(Giungono nei pressi di un ponte)

E.- Sono strani i ponti.

L.- Mmm.

E.- Stranissimi.

L.- Sembrano braccia di pietra.

E.- Disperatamente aggrappate per non cadere.

L.- E noi le sfruttiamo.

E.- Dobbiamo attraversarlo?

L.- Se vuoi.

E.- Come posso volerlo? Non ho volontà..

L.- Dimenticavo. Dobbiamo risolvere questo problema.

E.- Non lo so se voglio. Ci ho pensato. Non posso sapere se voglio risolverlo o no.

L.- Come?

E.- Non posso saperlo. Non posso sapere quello che voglio perché non voglio niente.

L.- E’ grave.

E.- Sì?

L.- Grave.

E.- Se lo dici tu. Che facciamo?

L.- Attraversiamo.

E.- Ti seguo.

L.- Non mi va di essere seguito.

E.- Non posso fare altrimenti…..raccontami una storia…..

L.- Te l’ho già raccontata.

E.- Un'altra.

L.- Quale?

E.- Una che non so. Una nuova.

L.- Non ce ne sono. Le storie sono già state raccontate tutte. Non ne è rimasta nessuna.

E.- Una ci dovrà pur essere. Raccontamela.

L.- (Guardandolo intensamente) Stai esprimendo una volontà tua.

E.- Davvero?

L.- Già.

E.- Accidenti. Forse sta funzionando.

L.- Cosa?

E.- Il tuo metodo.

L.- Non ho ancora fatto niente.

E.- Sei sicuro?

L.- Sicurissimo.

E.- Forse non te ne sei accorto.

L.- Impossibile.

E.- Secondo me, non te ne sei accorto……la storia.

L.- C’era una volta……

E.- E’ una favola?

L.- No, ho sbagliato….Una volta ho conosciuto uno che si era fatto una tomba in casa.

E.- Che tipo di tomba?

L.- Che vuol dire che tipo? Una tomba.

E.- Come era fatta?

L.- Non lo so. Una tomba. Un sepolcro.

E.- Imbiancato?

L.- Non è importante.

E.- Lo è.

L.- No. La storia è mia. Non lo è.

E.- OK. E poi?

L.- Basta. E’ finita.

E.- Di già?

L.- Esatto. è finita.

E.- Oddio, era cortissima.

L.- Dipende.

E.- Da cosa?

L.- Da come la racconti.

E.- La tua è stata velocissima.

L.- Questo è il mio modo. Prendere o lasciare.

(Si siedono sui gradini di una chiesa)

E.- Sai qual è il problema?

L.- Quale?

E.- Noi dobbiamo ancora nascere.

L.- Dici?

E.- Dobbiamo nascere.

L.- Credevo di averlo già fatto.

E.- Forse. O forse no.

L.- Magari dobbiamo solo rinascere.

E.- Non credo. Non mi sento ancora nato.

L.- Che vuoi dire?

E.- Mah, è strano.

L.- Strano? Non significa niente "strano".

E.- Strano significa inusuale, diverso dal solito. Anormale. Una eccezione. Una scoperta. Fuori dalle regole.

L.- Quale di queste?

E.- Tutte.

L.- Tutte? Impossibile. Tertium non datur.

E.- Che c’entra?

L.- E’ chiaro. Devi scegliere.

E.- Non mi va di scegliere. Non posso.

L.- Credevo che il problema fosse superato.

E.- E’ tornato. Non ha funzionato.

L.- Cosa?

E.- Il tuo metodo.

L.- Non c’era un metodo.

E.- Credevo di sì.

L.- Non avevo ancora fatto niente.

E.- L’hai fatto senza accorgertene. Non ha funzionato

(pausa di silenzio)

L.- Non possiamo nascere di nuovo. Non possiamo tornare nel ventre di nostra madre.

E.- Infatti dobbiamo nascere e basta.

L.- E ora cosa siamo?

E.- Boh, niente.

L.- Niente? Io sono niente? E’ folle.

E.- E’ un problema da risolvere.

L.- Dunque vediamo…..per capire se siamo già nati potremmo….bè, sì……c’è solo un numero limitato di possibilità…..potrei ucciderti, così saresti tu a sapere…..sempre ammesso che ci sia un aldilà…..in caso contrario rimarrebbe tutto uguale……nessuno avrebbe una risposta…..oppure potrei uccidermi io…..così potrei essere io a sapere……sebbene nel caso che l’aldilà non esista, sarebbe ancora tutto inutile ed in più perderei anche questa parvenza di vita…..potremmo ucciderci entrambi o tu potresti uccidere me…..

E.- Metodi meno cruenti?

L.- Chi bello vuole apparire un pochino deve soffrire…..

E.- Che c’entra?

L.- E’ lampante.

E.- Lampante?

L.- Intuitivo.

E.- Ovvero?

L.- E’ troppo difficile da spiegare.

E.- Ah. Provaci.

L.- Non ora. Abbiamo un problema da risolvere…..

E.- Vorrei saperlo…..

L.- Non ora, ti ho detto. Un giorno…..

E.- Che giorno?

L.- Ufff…..per l’equinozio d’estate…..

(E. è dubbioso. Sta cercando di capire che giorno sia.)

E.- Ma…..

L.- Avanti. Torniamo al nostro problema.

E.- Sì ma…..

L.- Dunque vediamo…..dovrebbe……dovrebbe dircelo qualcuno da fuori…..

E.- Da fuori dove?

L.- Da fuori (fa gesti con le mani)……là fuori…..fuori…..

E.- E chi sarebbe?

L.- Mah. Dio suppongo.

E.- E dovrebbe parlare con noi?

L.- Perché no?

E.- Ammesso che noi siamo già nati, mi sembra un po’ troppo altolocato come personaggio…..

L.- Mai disperare. Sai cosa credo?

E.- Cosa?

L.- Lo sai cosa?

E.- No. Cosa?

L.- Io credo…..

E.- Sì…..

L.- Credo che la vita…..

E.- Sì…..

L.- L’esistenza……

E.- Avanti…..

L.- Che questa nostra esistenza sia…..un atto di fede.

E.- Di fede?

L.- Già.

E.- Mmmm…..

L.- Chi ci garantisce che esistiamo? Non sappiamo neppure se siamo già nati…..

E.- Di fede, eh?

L.- Mm

(pausa)

E.- Ecco! Lo sapevo. Mi volevi fregare. Lo sapevo.

L.- Che stai dicendo?

E.- Non esiste l’equinozio d’estate…..

L.- Uh come sei pignolo. Stai a sottilizzare…..

E.- Veramente io…..

L.- I piccoli uomini si preoccupano di piccole cose…..

E.- Ma io…..

L.- Qui è in ballo la nostra stessa esistenza, ti rendi conto?

E.- Scusa.

L.- Va bene. Mettiamoci una pietra sopra.

E.- Una pietra vera?

L.- Che noi riteniamo vera.

(pausa)

Che vogliamo fare?

E.- Mi rimetto alla tua volontà.

L.- Dobbiamo risolvere anche questo.

E.- Quanti problemi.

L.- Sterminati. Infiniti. Innumerevoli. Incommensurabili.

E.- Immanenti. Invadenti. Incandescenti….

L.- Incandescenti?

(Si guardano)

E.- Inconsistenti. Intermittenti…..

(Si guardano. Pausa.)

L.- Prova a sforzarti.

E.- In cosa?

L.- A volere.

E.- E come faccio?

L.- Non so…..sforzati…..

(E. finge uno sforzo.)

Allora?

E.- Niente.

L.- Sei sicuro? Mi sembrava che ce la stessi quasi facendo…..

E.- No. no….niente da fare. (spossato)

L.- Riprova.

(E. ripete il gesto.)

E.- Non c’è verso.

L.- Non eri abbastanza convinto.

E.- Come faccio ad essere convinto…..non ho volontà……

L.- Mmmmm

(pausa)

E.- Allora?

L.- Boh.

E.- Boh?

L.- Eh.

E.- Fantastico.

(pausa)

L.- Ma in fondo che ci importa? (improvvisamente consapevole)

E.- Non ci importa?

L.- Certo che no.

E.- No?

L.- No.

E.- Ah.

L.- Se non esistiamo….

E.- Se non esistiamo?

L.- Perché tu dovresti volere qualcosa?

E.- Eh già.

L.- Anzi sai che ti dico?

E.- Cosa?

L.- Non voglio più niente neppure io.

E.- Nemmeno tu?

L.- No. Nemmeno io.

E.- E come faremo?

L.- Cosa?

E.- A….vivere.

L.- Che significa vivere?

E.- Io…..

L.- Non lo sappiamo. Ergo…..

E.- Mmmm

(pausa)

E.- Mi racconti una storia?

L.- Non ci sono storie da raccontare.

E.- Una di quelle brevi.

L.- Non ce ne sono più.

E.- Avanti. (supplichevole)

L.- Se non esiste una vita, non esistono storie.

E.- E che facciamo?

(silenzio)

Che facciamo?

(silenzio)

Che facciamo?

(breve pausa)

L.- Silenzio.

SIPARIO

TERAPIA (Parole al buio)©

Due uomini, un tavolo. Sul tavolo una luce mobile molto intensa. Attorno buio. Ufficiale è in piedi, Prigioniero seduto, di spalle al pubblico.

Ufficiale- (autoritario)…si sente stanco? Vorrebbe rimandare, vorrebbe sospendere il nostro…colloquio? Eh, lo so, lo so…ma purtroppo non è possibile…non è proprio possibile…mi dispiace…dovremo continuare…forse a lungo…(pausa)…anche per me è difficile, sa?…Non mi crede?…Eppure è così, anche io vorrei essere a casa mia con i miei figli, mia moglie…magari disteso sul divano a fumare un bel sigaro…a leggere un libro…mi deve credere…oh, ma lo so, lo so che lei mi crede…che mi capisce…non è così?…Certo che lo è…ma è il dovere…non possiamo venire meno…confidano in noi, capisce…in noi…è una responsabilità enorme…un peso a volte insopportabile…mi creda…insopportabile…bè, parli pure…dica ciò che pensa…io a volte parlo troppo, mi deve scusare…è un brutto vizio…bisognerebbe sempre ascoltare gli altri, vero?…Sono certo che lei è un ottimo ascoltatore…si vede…oddio, ha visto?…Ho ricominciato…l’ho fatto ancora…quando inizio non la smetto mai…ma adesso le prometto che me ne starò zitto, ad ascoltare lei…avrà sicuramente molte cose da dirmi…(Pausa. Poi urlando)…NON E’ COSI’?…avanti parli…parli…deve parlare…le ho detto di parlare!…(silenzio)…non dovrei urlare, è questo che sta pensando…già…ma è lei che mi costringe…capisce?…E’ lei…mi costringe…so che non dovrei…ma…lei…lei che farebbe al posto mio?…Farebbe lo stesso…io ho il dovere di farla parlare…il dovere…(silenzio)…che devo fare?…che cosa…

Prigioniero- (interrompendolo, in tono sommesso)Che cosa può fare…

U.- Che cosa posso fare?…Che cosa posso fare io?…Io?…Dio! Si rende conto?…No, evidentemente no…cosa posso…io…(pausa) …io posso.

P.- (distante) Lo crede veramente?

U.- Che vuol dire?

P.-Potere.

U.- (breve pausa) Lo sa.

P.- Io non credo che lei lo sappia veramente…

U.- E’ pazzo…

P.- Attento…il potere non è il dovere…il dovere non è potere…

U.- Lei deve parlare!…Deve dirmi chi è…cosa fa…da dove viene…

P.- Perché?

U.- E’ mio prigioniero…

P.- Ne è sicuro?

U.- Posso farla torturare…

P.- E se io non parlassi lo stesso?…

U.- La ucciderei…

P.- Non saprebbe mai niente…

U.- Parlerà…

P.- Non voglio…

U.- Io…lo voglio…

P.- Non parlerò…

U.- (urlando) Parli!…Deve farlo!…Glielo comando…

P.- Nessuno può comandarmi niente se io non voglio farmi comandare…

U.- Lei ha paura…deve avere paura…(urlando) deve avere paura!…

P.- Si sbaglia…

U.- La distruggerò…

P.- E come?

U.- Sarò il dolore…

P.- Lo conosco…

U.- Sarò l’angoscia…

P.- E’ mia sorella…

U.- Sarò il dubbio…

P.- E’ mio fratello…

U.- Sarò il niente…

P.- Lo abbraccerò…

U.- Sarò l’assenza…

P.- La inseguirò…

(silenzio) Chi è lei? Chi sei tu?…

U.- Che vuol dire…qui sono io che faccio le domande!…Lei è mio prigioniero…è mio…

P.- Non sono affatto tuo…

U.- Lo è.

P.- Sai che non è così…

U.- Perché mi dà del tu? Deve avere rispetto per me…(urlando) rispetto, capito!

P.- Io ho rispetto…

U.- Deve darmi del lei…anzi del voi…

P.- Io ti conosco…

U.- Non mi dia del tu…(urlando) abbia rispetto!

P.- Posso farlo…ti conosco…

U.- Non è vero.

P.- Lo è.

U.- No…deve dirmi chi è…la farò parlare…

P.- Parlerò…ti dirò chi sei tu…(si alza)

U.- (scosso) Che sta dicendo…

P.- Ti dirò quello che tu hai dimenticato…chi sei…da dove vieni…

U.- (furioso) Lei è pazzo! Pazzo! La ucciderò!

P.- Eri solo un bambino…(si alza in piedi)

U.- Non è vero, non sono mai stato bambino!

P.- Eri nella stanza con tuo padre…

U.- Non ho mai avuto un padre!

P.- (durante il monologo U. rimane impietrito ad ascoltare, terrorizzato) Tuo padre…adesso te lo ricordi, vero, tuo padre?…Era un ufficiale della polizia segreta …un uomo crudele…privo di pietà…di compassione…a lui piaceva ciò che faceva…sbranare le persone e ridurle a brandelli senza identità…(pausa)…quel giorno tu eri lì, insieme a lui, nella stanza che lui chiamava "dei colloqui"…stava interrogando un prigioniero…un soldato russo…un uomo forte, orgoglioso…non voleva piegarsi…non voleva parlare…(pausa)…erano ore che tuo padre lo stava interrogando…che lo stava minacciando…torturando…che cercava di distruggerlo…di annientarlo…era fiero che tu fossi là con lui, ad osservarlo mentre "lavorava"…(pausa)…(sommessamente) tu avevi paura…eri terrorizzato…ma non potevi andartene…pensavi che, se fossi fuggito, avrebbe fatto anche a te ciò che stava facendo a quel soldato…cercavi di non guardare, ma lui ti teneva alta la testa perché potessi vedere bene ciò che faceva…poi, però, successe qualcosa…qualcosa di imprevedibile…di impensabile…l’orgoglio di quell’ uomo ridotto ormai ad una massa di carne sanguinolenta ebbe la forza di levarsi contro la cieca, disumana ferocia di tuo padre…lo colpì al volto con una rapidità inimmaginabile per un uomo ridotto in quelle condizioni…tuo padre cadde a terra…il soldato gli fu sopra…lo tempestò di pugni…di calci…un colpo…due…tre…mille…lo avrebbe ucciso…(pausa)…e tu allora intervenisti…prendesti la pistola che tante volte ti aveva mostrato con orgoglio, con la quale aveva mozzato il respiro a così tante vite…e facesti fuoco…salvasti tuo padre e uccidesti l’orgoglio di quel povero soldato…ma tu eri il figlio e lui il padre…che potevi fare?…era il tuo dovere di figlio…salvare il padre…(pausa) comunque fu tutto inutile…tuo padre morì poco dopo il soldato, per un attacco di cuore…il suo vermiglio muscolo non aveva resistito a quella imprevista ribellione al suo potere assoluto…(silenzio)…dopo aver sparato sei svenuto…e quando ti sei risvegliato non ricordavi niente…e non hai più ricordato niente fino a sette mesi fa…quando tutto è riaffiorato nella tua mente…(pausa)…da allora tu sei ospite di questo ospedale psichiatrico…sotto la mia responsabilità…

U.- Lei è pazzo…lei è pazzo! Pazzo! Pazzo!

P.- Forse, ma in questo momento è lei che ha bisogno di cure…

U.- Sei tu che sei mio prigioniero…tu!…Io sono libero…libero di fare di te tutto quello che voglio…tutto quello che voglio!

P.- E cosa vorrebbe farmi?

U.- Io…io vorrei…farti soffrire…

P.- E perché?

U.- (pausa) Perché…(silenzio)…perché tu mi hai fatto soffrire…mi fai soffrire…perché soffro…

P.- Vuole vendicarsi?

U.- Voglio giustizia…

P.- La vendetta è giustizia per lei?

U.- Giustizia…una parola…come tante altre…

P.- Come tante altre? Solo una parola?

U.- E cosa se no?

P.- Una verità forse…un ideale…un’aspirazione…

U.- Non sono forse parole…

P.- Le parole sono lo strumento che usiamo per descrivere ciò che non possiamo mostrare…

U.- Ciò che non è possibile mostrare non esiste…

P.- Qualcuno le ha mai mostrato l’energia…la gravità…la paura…l’amore…l’amicizia….un atomo…

U.- Mi hanno mostrato gli effetti che provocano…

P.- E la giustizia non ha forse i suoi effetti? Pace…armonia…condivisione…accettazione…libertà…amore…gioia…

U.- E’ solo teoria…

P.- Ovvero?

U.- Non ho mai visto un solo atto di giustizia vera, pura, assoluta, in tutta la mia vita.

P.- L’uomo ha i suoi limiti…è un cammino lungo…ma possiamo rinunciarci?

U.- L’ Uomo…e Dio?…Dov’è Dio?…Dio non ha limiti…

P.- Forse non è così…forse anche Lui ha un limite…

U.- Un limite? Stai scherzando? Per definizione…

P.- (interrompendolo bruscamente) Dio non ha definizioni…(pausa)…il limite c’è…è la libertà dell’uomo…

U.- Bene. Rinuncio alla mia libertà.

P.- E’ l’amore che richiede libertà…non c’è amore senza libertà…e Dio è l’Amore…

U.- Discorsi da prete…stucchevoli…ipocriti…

P.- Volevo solo dire…

U.- (interrompendolo con violenza) Non me ne frega un cazzo! Adesso basta! Tu sei mio prigioniero! Io ti possiedo! Sei mio! Io faccio le domande!

P.- Ora deve calmarsi…

U.- Lo decido io se devo calmarmi o no! Avanti parla! Parla!

P.- Non ho niente da dire…

U.- Oh, sì che ce l’hai…

P.- Credo che ci siamo già detti tutto…

U.- (delirando) Sei mio! Mio! Mio! Posso fare di te tutto ciò che voglio! Ti uccido! Ti uccido maledetto! Parla! Parla! Voglio torturarti!

P.- Per oggi è finita…

U.- (urlando) Nooooo…no no no…non voglio…non voglio…

P.- Ci rivedremo domani…

U.- (disperato) No, tu sei mio, non puoi fare niente senza il mio volere! (supplicante) Non puoi..Non andartene…per favore…

P.- Mi dispiace, devo.

U.- Maledetto…maledetto! Ti odio! Ti odio!

P.- (lo osserva intensamente e compassionevolmente) Mi dispiace…

(U. è scosso dalle lacrime e si accascia sul tavolo. P. lentamente esce. Buio. Musica. La luce si riaccende; P. è sparito mentre U. ha il volto sofferente e teso. Guarda di fronte a sé nel vuoto.)

U.- Cieco! Aiuto sono cieco! Aiutatemi…non posso più vedere…le stelle non brillano più…e neppure la luna…né questa lampada…e non si vede nemmeno una piccolissima lucciola…tutto è oscurità…spessa…pesantissima…appiccicosa…soffocante…dolorosa…tutto è morte…tutto è nulla…IL MIO CAVALLO PER UN PO’DI LUCE!…Per un briciolo di certezza…di verità…per un soffio d’amore…per un po’ di vita…(silenzio)…eppure se voi sarete con me, io resisterò…se io sarò con voi, voi resisterete…se saremo insieme il mondo intero resisterà…dobbiamo restare vivi…resistere…restare vivi…(si odono altre voci che ripetono "resistere" e "restare vivi")…non dobbiamo chinare la testa…solleva il capo popolo mio!…La liberazione è vicina…se resteremo uniti…resteremo vivi…e, un giorno, vivremo…(si odono altre voci che ripetono "vivremo", "resistere" e "restare vivi".)…

(Buio. Musica. Si riaccende la luce. Anche U. è sparito. Lentamente le luci si riabbassano. Buio.)

SIPARIO