Piove sulla libertà

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PIOVE

PIOVE SULLA LIBERTA’

Commedia in un atto unico

di ROBERTO MAZZUCCO

                                   

PERSONAGGI

PASSANTE

AMICO

GIORNALAIA

SECONDO PASSANTE

RAGAZZI

Commedia formattata da

 

« " Piove sulla Libertà " offre un dibattito di sentenze pungenti che a volte sorprende e a volte diverte, tra la cui rete si delinea la fisionomia del povero diavolo odierno, dell'uomo della strada preso tra le tenaglie di alternative meschine e angosciose. La forma e il dialogo sono di natura fantasiosa e chiaramente signi­ficante, non senza le opportune audacie satiriche. Mazzucco ha incisività scenica e originalità di visione ». (Vito Pandolfi, «Il Punto», 18 febbraio 1961).

(Un viale di città. Scheletri di alberi. In terra, radici secche, sterpi. Nel mezzo, arretrata, un'edi­cola stracarica di giornali, con un'insegna enorme: GIORNALI. Aria autunnale ma non scura. Anzi, luce gialla e violenta. Gli uomini vestono in modo iden­tico: cappello nero calato sugli occhi [il ragazzo un berretto], impermeabile abbottonatissimo, bave­ro rialzato, pantaloni che giungono alle caviglie, lasciando scoperti i piedi che sono nudi e scalzi. Seminascosto il viso, la voce differenzia i perso­naggi. La ragazza veste con colori accesi, scollata. Il Passante e l'Amico entrano, con perfetta sin­cronia, da opposte direzioni, marciando con la me­desima cadenza, e s'incontrano a metà palcoscenico, davanti all'edicola. La scena, le azioni, la mimica, devono dare l'impressione di una desolata, stereo­tipata assenza di individualità).

Il Passante                     - Salve, amico.

L’Amico                       - Ciao.

Il Passante                     - Dove vai?

L’Amico                       - Dal dentista.

Il Passante                     - Lo conosci?

L’Amico                       - No.

Il Passante                     - Allora perché ci vai?

L’Amico                       - Perché mi fa male un dente.

Il Passante                     - E t'azzardi così, senza una lettera di presentazione?

L’Amico                       - M'arrangerò, gli darò una mancia.

Il Passante                     - Sta' in guardia: te lo caverà. Sono tutti criminali.

L’Amico                       - Non gli conviene: io pago.

Il Passante                     - Nessuno lavora gratis.

L’Amico                       - E' assurdo, come se un boia chiedesse l'onorario a un condannato.

Il Passante                     - Lavoro e soldi sono la stessa cosa.

L’Amico                       - Sì, ma inversamente proporzionali.

Il Passante                     - Chi lavora, paga e chi paga la cau­zione, lavora.

L’Amico                       - Crepa tranquillamente, che le pompe funebri s'interessano a te, senza bisogno di racco­mandazioni.

Il Passante                     - L'unico che ti giudica per quello che vali è il becchino. Sei morto? Vali un morto.

L’Amico                       - A proposito di morti: è un pezzo che non ci vediamo.

Il Passante                     - Da ieri a quest'ora in questo punto.

L’Amico                       - T'avevo quasi dimenticato. Come te la passi?

Il Passante                     - Non vedi? M'hanno ridotto scalzo.

L’Amico                       - Ci hanno fatto le scarpe.

Il Passante                     - Siamo tutti nelle stesse condizioni.

L’Amico                       - Uguali solo al momento del voto. Passata la giornata elettorale, ognuno ritorna alle proprie disuguaglianze.

Il Passante                     - A che serve la libertà?

L’Amico                       - Ad essere liberi.

Il Passante                     - Non sono cattivi, sono maleducati.

L’Amico                       - C'è chi lotta per star bene e chi per star meglio.

Il Passante                     - E' colpa nostra. Ma finché c'è vita, c'è vendetta.

L’Amico                       - Se non esistessero gli uomini coraggiosi, anche i giudici sarebbero disoccupati.

Il Passante                     - Tu e il tuo coraggio! Saresti capace di prendere a servizio una cameriera gobba?

L’Amico                       - Sono coraggioso, non eroico.

Il Passante                     - Pensa all'eroe che osò mangiare per primo un uovo di gallina.

L’Amico                       - Il coraggio è la paura degli orgogliosi.

Il Passante                     - Un orgoglioso che aveva fame.

L’Amico                       - Come l'orgoglio è il coraggio dei vili.

Il Passante                     - Va' dal tuo dentista. Sarà meglio non dare nell'occhio.

L’Amico                       - Per una volta che ci siamo incontrati! Hai paura?

Il Passante                     - Troppe spie in giro.

L’Amico                       - Ci si spassano. E' lo sport nazionale.

Il Passante                     - Il pettegolezzo inteso come attività politica.

L’Amico                       - E tu che fai adesso?

Il Passante                     - M'annoio.

L’Amico                       - Una malattia diplomatica.

Il Passante                     - Una malattia cronica, peggiore dell'ottimismo.

L’Amico                       - Conosco il sistema per guarire.

Il Passante                     - Insegnamelo.

L’Amico                       - Annoiarsi d'avere noia.

Il Passante                     - M'annoio a star solo.

L’Amico                       - Va' a fare il soldato.

Il Passante                     - Ghibellino!

L’Amico                       - Disertore!

Il Passante                     - Non attacca. Per il momento, legge­rò. Ho l'edicola qui. Ciao, amico.

L’Amico                       - Buona fortuna.

(L'Amico esce dalla parte donde è venuto il Pas­sante, mentre nell'edicola compare la Giornalaia).

Il Passante                     - Signorina, ha qualcosa da farmi leggere?

La Giornalaia                - Quello che vuole, ho l'edicola intonsa. Legga questo. C'è il processo alla signora che uccise l'amante quando l'amico scoprì che la moglie tradiva il marito.

Il Passante                     - Che pasticcio. Troppa gente.

La Giornalaia                - I soliti tre : li conti bene.

Il Passante                     - Non mi piacciono queste storie. Mi dia il « Corriere del Mato Grosso».

La Giornalaia                - Non è ancora arrivato.

Il Passante                     - Il solito disservizio particolare.

La Giornalaia                - Si stampa così lontano. Oggi poi, c'è stata tempesta.

Il Passante                     - Per favore, si sbrighi. Ricomincia a piovere.

La Giornalaia                - Vuole il « Monitore degli Spazzacamini »?

Il Passante                     - Troppo lungo, non riuscirei a finirlo,

La Giornalaia                - Quello è il titolo. Il giornale è più corto.

Il Passante                     - Niente spazzacamini.

La Giornalaia                - Prenda questo. Ci sono le foto di tutte le aspiranti all'ultimo concorso di bellezza,

Il Passante                     - Vediamo. Sono proprio nude o vedo bene?

La Giornalaia                - Guardi meglio. Tra la nuca e 1a fronte sono vestite.

Il Passante                     - Lo so, i capelli.

La Giornalaia                - La calotta è coperta, non c'è che dire.

Il Passante                     - Ogni epoca ha la foglia di fico che si merita.

La Giornalaia                - Beate loro: sono così belle.

Il Passante                     - Per ora. Poi arrivano i produttori...

La Giornalaia                - ...i figli che nascono dopo sei mesi di gravidanza...

Il Passante                     - ...la cocaina...

La Giornalaia                - ... la vecchiaia.

Il Passante                     - Suprema giustizia umana. Non è la legge uguale per tutti, ma la vecchiaia.

La Giornalaia                - Quand'una è stata molto bella, qualcosa rimane.

Il Passante                     - Sì, le fotografie. Tenete il vostro fascicolo, non m'interessa.

La Giornalaia                - Siamo passati al voi.

Il Passante                     - Era tempo: sto qui da cinque minuti.

La Giornalaia                - Via il fascicolo. Neanche le misure vanno bene.

Il Passante                     - Per me la donna è più bella vestita che nuda.

La Giornalaia                - Qual è la donna veramente bella?

Il Passante                     - Quella che è bella per vent'anni di seguito. Io preferisco guardar voi: siete carina.

La Giornalaia                - Grazie. Voi: gentile.

Il Passante                     - Siate gentile voi. Piove: fatemi entrare.

La Giornalaia                - E' un'edicola così piccola. Ci sto appena io.

Il Passante                     - Fatemi entrare, vi prego. Su questo viale non ci sono altri ripari. Né altre ragazze.

La Giornalaia                - Sarete buono?

Il Passante                     - Buono ma anche stretto.

La Giornalaia                - Avanti.

(Il Passante entra nell'edicola e appare al fianco della ragazza).

Il Passante                     - Mi presento.

La Giornalaia                - Anch'io.

Il Passante e La Giornalaia (insieme)            - Gioma-varianninna.

Il Passante                     - Adesso che ci siamo presentati, dob­biamo dirci i nostri nomi.

La Giornalaia                - Io, Marianna.

Il Passante                     - Io, Giovanni.

La Giornalaia                - Piacete.

Il Passante                     - Piacete voi.

Giornalaia                     - Non stringetevi troppo.

Il Passante                     - Che importanza può avere mezzo metro più in qua o più in là?

La Giornalaia                - Domandatelo a quel finlandese che abita sul confine.

Il Passante                     - Voglio rovinarmi. Passo il confine.

La Giornalaia                - Perché avete cambiato espressio­ne, entrando qui dentro?

Il Passante                     - Siete libera questa sera?

La Giornalaia                - Ho il tassametro guasto.

Il Passante                     - Andiamo a teatro.

La Giornalaia                - Preferisco il cinema.

Il Passante                     - Troppo neorealismo.

La Giornalaia                - Andiamo alla rivista.

Il Passante                     - Troppo naturalismo.

La Giornalaia                - Non apprezzate i bikini.

Il Passante                     - Da quando li hanno atomizzati. Alla larga.

La Giornalaia                - E' inutile. Non si può sfuggire alla polvere radioattiva.

Il Passante                     - E' piccolo il mondo. Ci sgozzeranno uno a uno.

La Giornalaia                - Abbiamo una serata libera: non lamentiamoci.

Il Passante                     - Però non volete venire a teatro.

La Giornalaia                - Non ci va nessuno. Chi guarde­remo?

Il Passante                     - Gli attori.

La Giornalaia                - E chi ascolteremo?

Il Passante                     - Gli spettatori.

La Giornalaia                - Finiremo subito; sono tanto pochi.

Il Passante                     - Siete illibata?

La Giornalaia                - Adesso che hanno chiuso i postri­boli, lo chiedono tutti.

Il Passante                     - Il secolo diciannovesimo è finito anche da noi.

La Giornalaia                - L'amore è un'altra cosa.

Il Passante                     - .E' un diritto: ogni uomo, una pulzella.

La Giornalaia                - Ci sono due donne per ogni uomo, al mondo.

Il Passante                     - La ricchezza è male distribuita : io devo mantenere una sorella deficiente e una zia psicopatica.

La Giornalaia                - Comunque, siete in perfetta media.

Il Passante                     - L'ideale sarebbe una fanciulla e una donna pubblica per ciascuno.

La Giornalaia                - Ha da venire il matriarcato.

Il Passante                     - Tutto da rifare. Bisogna rovesciare i tempi dell'azione. Prima il corpo, poi l'anima. Prima l'amore, poi il matrimonio. Conoscere per amare. L'esperienza prematrimoniale è per la ragaz­za ciò che il servizio militare; è per i giovani: matura il soggetto.

La Giornalaia                - Io, il mio servizio di leva l'ho compiuto.

Il Passante                     - Del resto, il matriarcato è prossimo. Il quaranta per cento dei giovani è riformato.

La Giornalaia                - E il sessanta per cento delle ragazze si fa pre-matrimoniale.

Il Passante                     - D'una morte si deve morire.

La Giornalaia                - Uscite, vi prego.

Il Passante                     - Che vi prende?

 

La Giornalaia                - Uscite! (Piange).

Il Passante                     - Una crisi. (Esce).

La Giornalaia                - Non mi volete bene. Non avete nessuna intenzione di sposarmi.

Il Passante                     - Se mi scacciate, mi uccido. Muoia Giovanni con tutti i Filistei. Quanti. Dico, quanti giornali. Ne sono venduti molti?

La Giornalaia                - Domandatelo al governo. (Esce anche lei dall'edicola).

Il Passante                     - Ho chiesto se la gente acquista molti giornali.

La Giornalaia                - No, perché vorrebbe che non fos­sero venduti. Come siete demoralizzato. Vi ho delu­so tanto?

Il Passante                     - Più che se fossi stato cieco, ma meno che se fossi stato pessimista.

La Giornalaia                - Vi tenete discosto. Ho forse l'alito cattivo?

Il Passante                     - Meglio cattivo che niente. Conside­rate i morti.

La Giornalaia                - In vita mia, ho visto soltanto un morto. Come era bello! Gli mancava solo la parola.

Il Passante                     - Morte vigliacca. Ci prende per la gola e tac! Terra e marmo sulla pancia d'averne a sufficienza finché campi.

La Giornalaia                - Tutti i pretesti sono buoni per dimenticarvi di farmi la corte.

Il Passante                     - Passiamo al tu.

La Giornalaia                - Vada per il tu ma voglio la corte.

Il Passante                     - Una corte per il mio regno?

La Giornalaia                - Certi giorni mi contenterei d'un cavallo.

Il Passante                     - Non mi vengono i nitriti adatti.

La Giornalaia                - Anche il parlare è un fenomeno nervoso.

Il Passante                     - Ora mi spiego l'isterismo delle donne.

La Giornalaia                - Io sono diversa: crepo di salute.

Il Passante                     - Eccoci muti tutti e due.

La Giornalaia                - Il silenzio è d'oro ma io non sono venale. Me ne bastano dieci grammi all'anulare sinistro.

Il Passante                     - Te lo meriti. Sei una graziosa sirena anche se la tua zona ittica non è all'altezza delle altre.

La Giornalaia                - Che scoperta! L'ha stabilito l'ana­tomia molti secoli or sono.

Il Passante                     - Verifichiamo.

La Giornalaia                - Non si vede con le mani!

Il Passante                     - Non siate pretenziosa se avete l'anu­lare sgombro. E' controproducente.

La Giornalaia                - Non ammetto certe confidenze dagli sconosciuti.

Il Passante                     - Conoscimi.

La Giornalaia                - Mostrati.

Il Passante                     - Sono brullo. (Si scopre: è calvo).

La Giornalaia                - Mamma mia! La cotenna? Il Passante (ricoprendosi) Ci sono nato, non è contagioso.

La Giornalaia                - E neanche affascinante.

Il Passante                     - Le donne dicono sempre la verità. Degli altri.

La Giornalaia                - Sono stata sincera.

Il Passante                     - Abbiamo bruciato in pochi minuti tutta la nostra relazione.

La Giornalaia                - Ricominciamo.

Il Passante                     - E' difficile. M'hai visto nudo.

La Giornalaia                - Non sembri il tipo tutto testa.

Il Passante                     - Che altro ci rimane adesso?

La Giornalaia                - Hai sfiduciato anche me. Continua tu la vendita. Io leggo per dimenticare.

Il Passante                     - E io bevo per imparare.

La Giornalaia                - Finalmente diventi nervoso.

Il Passante                     - E' questione d'insistere. Ora mi sembri tutta bella.

La Giornalaia                - Giovanni, ci ho ripensato anch'io.

Il Passante                     - E' pericoloso pensare, figurati ripensarci.

La Giornalaia                - Va bene anche così.

Il Passante                     - Con il cranio al vento?

La Giornalaia                - Verrai a letto con il cappello.

Il Passante                     - Non ti manca lo spirito d'adatta­mento.

La Giornalaia                - Ricomincia, ti prego.

Il Passante                     - Giungo subito alla comica finale: mi vuoi sposare?

La Giornalaia                - Ancora.

Il Passante                     - E' una libidine. Mi vuoi sposare?

La Giornalaia                - Così, su due piedi?

Il Passante                     - Oh, anche distesi qualche volta, specie all'inizio. Ma dovrebbe cessare di piovere.

La Giornalaia                - Una parola. E' novembre.

Il Passante                     - Solo trenta giorni ha novembre.

La Giornalaia                - Siamo giovani, possiamo aspet­tare. Aspettiamo la primavera.

Il Passante                     - Faremo notte.

La Giornalaia                - Quanto guadagni al mese?

Il Passante                     - Faccio l'impiccato.

La Giornalaia                - E come vivi?

Il Passante                     - Con gli inchini.

La Giornalaia                - Hai la pensione sicura?

Il Passante                     - Noi burocrati siamo la classe dell'avvenire. Aspettiamo solo il nostro Carlo Marx che c'illumini.

La Giornalaia                - Quando avrai il prossimo au­mento?

Il Passante                     - Noi siamo come i proletari di cinquant’anni fa. Siamo un numero sterminato, siamo sparsi in tutto il mondo, svolgiamo lo stesso lavoro, abbiamo gli stessi gusti e la stessa miseria. E' suo­nata la nostra ora.

La Giornalaia                - Mi saprai comprendere?

Il Passante                     - Veramente, speravo d'essere io il compreso, anche per rispettare le leggi di natura.

La Giornalaia                - Io sono il tipo di donna forte, volitiva, abituata a far da sé.

Il Passante                     - Allora me ne vado.

La Giornalaia                - Perché non piove più. Mascalzoni! Tutti uguali.

Il Passante                     - Quando una donna ti dice mascal­zone, significa che non ti ritiene più capace di esserlo.

La Giornalaia                - Con i dongiovanni non ci casco più.

Il Passante                     - Fai bene a disprezzarli. Essi sono nel sesso maschile l'equivalente delle prostitute.

La Giornalaia                - Qualcuna di quelle si sposa.

Il Passante                     - lo sono per un altro tipo di donna. Il tuo opposto. Dolce, remissivo, triste.

La Giornalaia                - Anche triste.

Il Passante                     - La tristezza rende affettuosi e fedeli.

La Giornalaia                - Dev'essere vero. I cani non rido­no mai.

Il Passante                     - I cani abbondano nelle case degli stolti. Tutti quattrini buttati via.

La Giornalaia                - La conclusione è che non ci spose­remo. Peccato.

Il Passante                     - Peccato. Una sirena così carne e così pesce.

La Giornalaia                - Se mi continua così, resto zitella.

Il Passante                     - Bisogna sacrificarsi per il proprio ideale. Tu che sei disposta a fare, per sposarti?

La Giornalaia                - A morire, no.

Il Passante                     - Che altro?

La Giornalaia                - A vivere in miseria, nemmeno.

Il Passante                     - Hai già scartato due grosse possi­bilità.

La Giornalaia                - Insomma, com'è diritto degli uomini pretendere l'illibatezza, è diritto delle don­ne aspirare a un marito ricco.

Il Passante                     - Non ti biasimo mica. Un marito povero è solo un marito, un marito ricco è la came­riera, più l'autista, più la sveglia a mezzogiorno.

La Giornalaia                - Tu come sei?

Il Passante                     - Mattiniero.

La Giornalaia                - Allora vattene.

Il Passante                     - Poveri impiegati.

La Giornalaia                - Volevi andartene di tua iniziativa.

Il Passante                     - Da buoni amici?

La Giornalaia                - Meglio: da leali combattenti.

Il Passante                     - Salutiamoci.

La Giornalaia                - Arrivederci.

Il Passante                     - Con un bacio.

La Giornalaia                - Sei sfrontato, oltreché mattiniero.

Il Passante                     - Un bacio innocente. Puerile.

La Giornalaia                - Amichevole.

Il Passante                     - Fraterno: è più attuale. (Si baciano. Entra il secondo Passante e si avvi­cina alla edicola).

Il secondo Passante      - Ehm. Ehm. Vorrei l'« Araldo dei Galoppini ».

Il Passante                     - Va' al diavolo!

Il secondo Passante      - Disgraziati! Immorali!

Il Passante                     - Lettore di rotocalchi!

Il secondo Passante      - Cafoni! Cambierò edicola.

La Giornalaia                - Trattalo bene, è un cliente.

Il Passante                     - Scusi. Lei non ha il senso dell'op­portunità. Ero sul bacio.

Il secondo Passante      - Gli interessi della cultura dovrebbero essere preminenti. E' così che la patria va in rovina.

Il Passante                     - Prima l'amore, l'amore è la sorgente di tutto.

Il secondo Passante      - Non condivido, la nostra crisi è essenzialmente morale.

Il Passante                     - Appunto! L'amore in piazza, l'em­blema fallico sulle facciate dei palazzi! Proviamoci una volta! Diamo sfogo alla civiltà occulta. Oggi conta solo la civiltà vestita, quello che l'uomo compie quando è vestito. E quello che accade, fermen­ta, si prepara quando si è nudi?

Il secondo Passante      - Lei trascura il valore dell'onanismo nell'educazione degli individui. Bisogna leggere di più e guardare di meno.

Il Passante                     - Tutto ciò che non è codificato, non m'interessa.

Il secondo Passante      - Lei antepone i codici alle coscienze?

Il Passante                     - Sta di fatto che gli uomini sono più pronti a commettere atti disonesti che illeciti.

Il secondo Passante      - Mi meraviglio che un tipo come lei non sia in galera.

La Giornalaia                - Smettila, Giovanni, ti rovini. (Rientra nell'edicola).

Il Passante                     - Lo so, i moralisti arrivano sempre cinque minuti prima delle guardie.

Il secondo Passante      - Io sono un teorico, con me si può discutere.

Il Passante                     - Discuto. La disonestà è più frequen­te dell'onestà perché per diventare disonesti è suf­ficiente la paura, mentre per rimanere onesti è necessario il coraggio.

Il secondo Passante      - Non condivido. Lei confon­de la repubblica con un ente di beneficenza.

Il Passante                     - Rispettate la legge! Il resto ver­rà da sé.

Il secondo Passante      - Ci vorrebbero leggi apposite per far rispettare la legge.

Il Passante                     - E invece creano leggi per violare la legge.

Il secondo Passante      - Oserebbe affermare qui, in luogo pubblico, dinanzi a questa innocente signo­rina, che la libertà non esiste?

Il Passante                     - La signorina non è innocente e la libertà non esiste.

Il secondo Passante      - E la stampa, i partiti, le bestemmie?

Il Passante                     - La libertà è una sola: quella di sbattere la porta e cambiare mestiere se uno subi­sce una prepotenza. Ce l'ha lei questa libertà?

Il secondo Passante      - A casa mia, le porte le sbatte mia suocera. A ciascuno il suo.

Il Passante                     - A ciascuno il tutto.

Il secondo Passante      - Con certa gente, non si può discutere. Si raccomandi l'anima.

Il Passante                     - E lei si raccomandi ai galoppini se non vuole essere trombato.

La Giornalaia                - Il giornale! Lo vuole più?

Il secondo Passante      - Meglio evitare contatti con gli appestati. Non voglio compromettermi io! Ten­tatori! (Esce a passo di marcia).

Il Passante                     - Sarà meglio che scappi prima che arrivino le guardie.

La Giornalaia                - Ha detto che era solo un teorico.

Il Passante                     - Appunto.

La Giornalaia                - Meno male che te ne vai, altri­menti perderei tutti i clienti.

Il Passante                     - Preferisci i clienti agli innamorati.

La Giornalaia                - Chi perde un cliente, perde un tesoro.

Il Passante                     - Spendaccioni. (Entra un Ragazzo in bicicletta).

 Il Ragazzo                    - Il « Corriere del Mato Grosso » (Getta un pacco di giornali nell'edicola).

La Giornalaia                - Quante copie sono?

Il Ragazzo                     - Tante quante.

La Giornalaia                - Sono troppe.

Il Ragazzo                     - Butta via i titoli.

La Giornalaia                - E che mi resta allora?

Il Ragazzo                     - Le bugie meno tre quarti. (Esce pe­dalando).

Il Passante                     - Be', giacché mi trovo, lo prendo. Quanto costa?

La Giornalaia                - Per te, niente.

Il Passante                     - Grazie, è un buon prezzo.

La Giornalaia                - T'ho fatto lo sconto.

Il Passante                     - Non te ne vorrò per questo.

La Giornalaia                - Addio, buona fortuna. (Scompare dall'edicola mentre sta rientrando l'Amico).

L’Amico                       - Ciao.

Il Passante                     - Toh! L'amico di prima. Già stato dal dentista?

L’Amico                       - Cosa credi che ci voglia a cavare un dente?

Il Passante                     - Almeno una pinza.

L’Amico                       - E cinque minuti.

Il Passante                     - Perciò vanno dicendo che il tempo uccide.

L’Amico                       - Assassino!

Il Passante                     - Se cinque minuti ti cavano un dente, settant’anni uccidono. La legge delle pro­porzioni.

L’Amico                       - E' già in vigore?

Il Passante                     - Dopo la firma del Presidente.

L’Amico                       - Che non gli manchi mai l'inchiostro per il bene della nazione.

Il Passante                     - Ti vedo sollevato. Complimenti.

L’Amico                       - Ti pare? Sono rimasto con trentuno denti.

Il Passante                     - Mio caro amico, in questi cinque minuti ho corso anch'io un grosso pericolo.

L’Amico                       - Tutta la vita è un pericolo. Chi non vuol rischiare, stia seduto.

Il Passante                     - Meglio bocconi che seduto.

L’Amico                       - E' più comodo ma anche meno verti­cale. Che pericolo hai corso?

Il Passante                     - Ho litigato con un dottrinario.

L’Amico                       - E sei ancora vivo?

Il Passante                     - Perché avevo corso un pericolo ancora più grande.

L’Amico                       - Impossibile.

Il Passante                     - Se una graziosa giornalaia fosse stata più furba, a quest'ora sarei promesso sposo.

L’Amico                       - Se hai queste tendenze, non girare solo.

Il Passante                     - Era bella come una sirena.

L’Amico                       - Ricordo, per via della noia.

Il Passante                     - Quella storia lì, o per la pioggia, non so bene.

L’Amico                       - In fondo, le donne hanno sei bellis­simi appigli.

Il Passante                     - Sei? E' appena la sufficienza.

L’Amico                       - I seni, le ruote. (Si tocca le natiche) E le cosce.

Il Passante                     - Sono soltanto tre.

L’Amico                       - Tre coppie.

Il Passante                     - Tre per due: sei.

L’Amico                       - Se sei cotto, quarantotto!

Il Passante                     - La donna ci completa, non si può negare.

L’Amico                       - Io sono più che completo, sono esaurito.

Il Passante                     - A volte sento la mancanza d'una moglie.

L’Amico                       - A me non è la moglie che manca, sono gli amici che mi fregano.

Il Passante                     - Ci rifletterò. Per oggi, ho il « Mato Grosso » da leggere.

L’Amico                       - Ci sono novità?

Il Passante                     - C'è un articolo sulla libertà, lo vuoi? Io l'ho avuto gratis.

L’Amico                       - A quanto lo rivendi?

Il Passante                     - Il doppio.

L’Amico                       - Costa troppo.

Il Passante                     - Rinunciatario!

L’Amico                       - Meno di te che lo dai via, avendolo in mano.

Il Passante                     - Io sulla libertà ci vomito.

L’Amico                       - T'hanno dato la libertà di farlo.

Il Passante                     - Non giudicarmi male, ho combat­tuto anch'io per la libertà, lo sai.

L’Amico                       - E allora perché vomiti?

Il Passante                     - Per la nausea. Hanno cambiato tutti la casa, la macchina, la gabbana.

L’Amico                       - Siamo rimasti in pochi fedeli alle idee di quindici anni fa.

Il Passante                     - Da noi, la persona onesta è un fesso.

L’Amico                       - Questo lo dicono i disonesti.

Il Passante                     - O i fessi.

L’Amico                       - Nella nostra società, la delusione co­mincia quando si fanno confronti.

Il Passante                     - Il male sta nel fare confronti senza che ci sia la società.

L’Amico                       - Società società. Una volta si diceva patria.

Il Passante                     - La patria è una società che ha preso marito.

L’Amico                       - A te piacciono le zitelle.

Il Passante                     - No: le donne libere. La colpa è delle idee, sono troppo sedentarie. Gli uomini si muovono, camminano, vanno avanti.

L’Amico                       - Non vanno avanti. Girano intorno e di quando in quando ripassano per le stesse strade.

Il Passante                     - Persino le montagne si spostano.

L’Amico                       - Non quanto i portalettere.

Il Passante                     - Tocca subire. Del resto non sop­portiamo pazientemente che la terra giri? E le alluvioni? E le promesse del sindaco?

L’Amico                       - Non si subirà mai del tutto finché si crederà in qualche cosa.

Il Passante                     - La vita è come un'amministra­zione che mette a concorso un posto solo. Uno riesce, per gli altri non c'è merito che tenga.

L’Amico                       - Prima o poi bisognerà trovare il co­raggio di guardare in faccia la realtà.

Il Passante                     - Il sistema più sicuro per suicidarsi.

L’Amico                       - La realtà è questa. C'è gente che deve sempre avere un bersaglio davanti. Tempre di combattenti. Se non combattono stanno male.

Il Passante                     - La salute è un diritto.

L’Amico                       - C'è chi nasce combattente e chi im­boscato.

Il Passante                     - Al cuore non si comanda.

L’Amico                       - Il paradiso è degli eroi. Lo diceva an­che Maometto. Gli imboscati vanno all'inferno.

Il Passante                     - Se non si è eunuchi, c'è da spas­sarsela in quell'inferno.

L’Amico                       - Maledetti i vent'anni.

Il Passante                     - Tutti dimenticano la storia.

L’Amico                       - Mentre la storia non si dimentica di noi. Tra poco saremo colonizzati dagli abissini.

Il Passante                     - Non sempre vincere, significa con­quistare.

L’Amico                       - E conquistare, vincere.

Il Passante                     - L'uomo è la somma dei suoi ricordi.

L’Amico                       - Sì, e la sottrazione delle sue speranze.

Il Passante                     - Così finisce che uno si butta in politica.

L’Amico                       - A infoltire i partiti dei punti escla­mativi.

Il Passante                     - E cominciano gli schedari.

L’Amico                       - Si vendessero per molto, lo giustifi­cherei, ma no! Per una pensione di fame.

Il Passante                     - Verrà anche il tempo dei rimorsi.

L’Amico                       - I nemici ti stanno sempre addosso. Gli altri non si vedono mai. Ti cercano solo in caso di bisogno.

Il Passante                     - La prova dell'amicizia è la visita oziosa.

L’Amico                       - Che fai? Getti via il giornale?

Il Passante                     - Non vedi? Torno dalla giornalaia, ricomincia a piovere.

L’Amico                       - E se vengono ad arrestarti?

Il Passante                     - Sceglierò il male minore.

L'Amico                        - Attento! Potrebbe piovere a lungo, fi­no a primavera. Quando le sirene diventano furbe.

Il Passante                     - Bella forza! Diventano furbe per­ché indossano i pullover.

L’Amico                       - O astuzia o pullover, in quella sta­gione sono micidiali. Dammi retta. Ci sono pas­sato io.

Il Passante                     - E' andata. A primavera mi sposo.

L’Amico                       - Scagli la prima pietra colui che alme­no una volta nella vita non è stato giudicato broc­colo da una donna.

Il Passante                     - E' destino. A qualcosa si deve pur rinunciare.

L’Amico                       - Io ho rinunciato a un dente.

Il Passante                     - A te è costato poco. C'è chi paga di più. Addio. (Il Passante entra nell'edicola le cui luci si spengono).

L’Amico                       - Sempre così da che mondo è mondo. C'è chi paga molto e chi poco, chi capita tra le grinfie degli strozzini e chi ottiene sconti. Chi si cava un dente e chi non riesce a cavarsi la fame….Attenti! Ora piove davvero sulla libertà. (Raccatta da terra il giornale e resta pensoso).

FINE