Pippo, il gatto

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PIPPO, IL GATTO

ovvero

( Il gatto della signora Bice )

Scherzo comico in due atti

di

Pippo Spampinato

 

Personaggi: 

ROCCO, il marito

OLGA, la moglie

VASCO GEROLAMO GATTI, commendatore,industriale del Nord

SARA, segretaria-contabile  

ELENA, madre di Olga 

LA SIGNORA BICE, vicina della porta accanto, padrona del gatto

 L a   s c e n a:

Un salotto.

Ci si immette subito, proveniente dall’ingresso, da un’apertura ad arco e senza porta che si trova nella parete sinistra; nella parete di destra c’è un’altra apertura senza porta che immette all’interno. Sulla parete di fronte, al centro, si apre una larga finestra a vetri che sporge sui tetti di altre case. Davanti la finestra è collocato un divano con un tavolinetto. Ci sono altri mobili a piacere.

Ci troviamo in un appartamento condominiale al 4° piano.

IN UN PICCOLO CENTRO ALLA PERIFERIA DI CATANIA, OGGI

(ITALIANO)

***

ATTO PRIMO  

E’ sera e fuori imperversa un brutto temporale

ALL’APERTURA DEL SIPARIO,                                                                                                                                             ROCCO E SARA SONO SEDUTI SUL DIVANO INTENTI AD ESAMINARE DELLE CARTE                                  POGGIATE SUL TAVOLINETTO.                                                                                                                                                OLGA SE NE STA IN PIEDI A  GUARDARE DIETRO I VETRI DELLA FINESTRA.

OLGA =         Sono certa che pioverà per tutta la notte. E sembra che stia peggiorando.

ROCCO =      Allora, se devi andare, vai subito! Così non ci disturbi. Io e la signorina dobbiamo risolvere cose importanti. Maledetti i debiti! Se il Commenda domani non trova tutto in ordine…

OLGA =         Ma scusa, perché questo lavoro non lo facevate in ufficio nell’azienda?

ROCCO =      Perché queste carte le tengo qui, custodite in cassaforte. Lasciarle nell’azienda è pericoloso! Se le trovassero… altro che fallimento.

SARA =         Sì, signora. Meglio tenerle a casa! Comunque, le ho visionate e mi sembra che non ci possa essere niente da temere. E’ tutto in ordine. Nessuna irregolarità. Solo i debiti.

ROCCO =      Domani dovrebbe leggerle questo Commendatore. E, qualora  non fosse convinto, non acquista. Lui fa l’industriale da sempre ed è un esperto.

SARA =         Signor Rocco non si preoccupi. Sono certa che quest’industriale del Nord acquisterà l’azienda! Per me va tutto bene!

OLGA =         Allora, signorina… Se avete finito, l’accompagno a casa!

SARA =         Ma io, signora, ho la macchina.

OLGA =         Lo so! Ma dicevo: dato che anch’io devo andare a Catania a prendere mia madre, faremo la strada assieme… con tutte le strade allagate, meglio procedere stando vicine.

ROCCO =      Ma no! devi ancora rimanere! Ci sono altre carte. Lei signorina, mi dispiace, ma questa sera farà notte! Anzi è meglio che avvisi a casa facendo una telefonata …

OLGA =         A chi? La signorina vive da sola.

SARA =         Sì, sì! Io vivo da sola.  

OLGA =         (A Rocco) Me lo avevi detto tu! Non lo ricordi?

ROCCO =      Ah sì? Te l’avevo detto?… Veramente non lo ricordo.

OLGA =         Però sai che la signorina vive in un bivani da sola.

SARA =         (A Rocco) Certo che lo sa! L’altra volta, mi voleva urgentemente in ufficio… Non lo ricorda? E’ passato da casa mia, ha suonato al citofono ed io scesi.

ROCCO =      Ah, sì! Vero! Avevo preso il suo indirizzo in ufficio… Ma non sapevo che vivesse da sola.

OLGA =         (Piano a se stessa e con intenzione) Lo sapevi, lo sapevi!...

ROCCO =      Allora, lei stanotte può dormire qui! Mia moglie, appena torna, le preparerà la stanza degli ospiti. (A Olga) Cara, va a prendere tua madre! Noi abbiamo da lavorare. Sono certo che ci trovi ancora a scartabellare le carte e a fare conti.

OLGA =         (A Sara) Allora… Non vuol proprio venire?

SARA =         Se il signor Rocco dice che ci sono altre carte…

ROCCO =      Dovrà rimanere! Faremo certamente notte! (Indicando a Sara l’apertura a destra) Di là, accanto la nostra stanza da letto, c’è la stanza degli ospiti. Sarà proprio quella la sua stanza. Dormirà lì!  Domattina, poi, dopo essersi riposata, può tornare a casa. (Come se gli venisse un’idea) Anzi, no! Forse sarà meglio che resti anche lei a pranzo col Commendatore. Se nel vedere le carte ha bisogno di qualche chiarimento, ci sarà lei. ! (A Olga) Vai cara!

OLGA =         Vado, vado!... (Si avvia per uscire dall’apertura di destra) Vado a vestirmi. (Esce).

RIMASTI SOLI, ROCCO SI ALZA E  CON CAUTELA                                                                            SI PORTA ALL’APERTURA DI DESTRA.                                                                                               GUARDA E, COME SE VEDESSE LA PORTA APERTA LASCIATA DA OLGA,                               VA IN PUNTA DI PIEDI A CHIUDERLA USCENDO E RITORNANDO SUBITO DOPO.                                                                                         VA AL DIVANO E AFFERRA SARA CERCANDO DI BACIARLA.                                                                SARA LO ALLONTANA TIMOROSA.

 SARA =        (Parlando piano) Stai fermo! C’è  tua moglie di là!

ROCCO =      (Piano) Ho chiuso la porta! Quella per vestirsi impiega due ore. Avvicinati!

SARA =         (C.s.) No. Lasciala, prima,  andar via.

ROCCO =      (C.s.) Stasera non resisto. Sarà perché piove...  

SI SENTE OLGA CHE STA PER ENTRARE.                                                                                                                 ROCCO E SARA SI RIMETTONO A SFOGLIARE LE CARTE

OLGA =         (Rientra indossando un impermeabile) Ho deciso di mettere solamente l’impermeabile. (Dopo una pausa) Perché hai chiuso la porta?

ROCCO =      C’è corrente e…  la signorina è raffreddata.

SARA =         Sì, signora. Sono molto raffreddata.

OLGA =         (Si dirige a guardare alla finestra e la apre) Mi sembra che la pioggia stia aumentando.

ROCCO =      Chiudi la finestra! Vuoi che la signorina si buschi una bronchite?  

OLGA =         (Dopo aver chiuso la finestra, a Sara). Mio marito è molto previdente. E anch’io voglio essere prudente. (Con intenzione) Mi sto sforzando di essere ancora paziente e aspettare…

SARA =         Paziente??? Paziente perché cosa, signora?

OLGA =         Perché finisca… (piano e a denti stretti) la vostra… (Forte) Finisca la pioggia!

ROCCO =      E aspettare per poter andar via. (A Olga) Non è così?

OLGA =         (Con ironia) Quanto sei sveglio! Lo hai capito subito! (Una lunga pausa) Sì! Meglio  che lei rimanga qui stanotte! Così mette in ordine le carte a mio marito.

SARA =         E’ gentile! Grazie! Siete tutti e due affettuosi.

OLGA =         Mio marito di più!... Certo! E’ il suo datore di lavoro! Pensa alla salute dei suoi dipendenti.

ROCCO =      E’ meglio prevenire. (Una pausa) Intanto non ci volevano proprio questi miei reumatismi. Non vorrei che domani, quando verrà il Commenda, io non possa muovermi. Già mi sento con il torcicollo e un dolorino alla schiena.

OLGA =         Ti ho detto che andrò io a prenderla. La mamma ha paura dei tuoni. E poi, se deve essere qui domani per preparare il pranzo, sarà meglio che passi la notte da noi, così domani potrà iniziare prima a preparare. (Guardando dietro i vetri) Aspetto che diminuisce un poco, poi vado!

ROCCO =      Statti lì e guarda. (Si gira e, vedendo Olga rivolta a guardare fuori, palpa il ginocchio a Sara e le sta per mettere la mano sotto la gonna).

OLGA =         (Quasi gridando) Mariolo! Ti ho visto! Vi ho scoperto finalmente!

ROCCO RITIRA LA MANO E SARA SALTA SPAVENTATA

OLGA =         Ma bravi! Bravi davvero! (Continuando a guardare fuori e dopo una lunga pausa) Guardateli! Si incontrano sul tetto.  Al riparo e di nascosto!

ROCCO e SARA =  (Ad una sola voce) Ma…  Chi???

OLGA =         Quel gatto mariolo della signora Bice e Sissi, la smorfiosa gatta della signora Jole.

ROCCO =      (A Sara, tranquillizzandola) Si riferisce ai gatti.

SARA =         Mi ha fatto spaventare.

OLGA =         Spaventare?

SARA =         (Alzandosi) Sì, signora! Credevo si riferisse a delle persone… Qualcuno che si trovava sui tetti.

OLGA =         (Guardando sempre fuori) Mi sembra che non piove tanto forte. Vado! Sarò di ritorno con mamma tra un’oretta.

ROCCO =      Non avere premura. Fai con comodo. Non andare veloce con questa pioggia. Anche più di un’ora. Ci troverai ancora a scartabellare queste carte. (Continua a visionare le carte) Stai attenta!

OLGA =         Sto attenta! (Si prepara per uscire e come se volesse scherzare) Signorina, le raccomando di non baciare mio marito.

SARA =         (Stupita) Baciare???

OLGA =         Dico in bocca. Potrebbe contagiargli il raffreddore… e domani, come fa quando arriva il Commenda?

ROCCO =      Hai voglia di scherzare, tu. Io non sono proprio in forma. Domani dovrò essere capace di convincere quel polentone. Speriamo che acquisti l’azienda e s’accolla tutti i debiti.

OLGA =         Vado! (Va via a sinistra).

ROCCO ASPETTA DI SENTIRE IL RUMORE DELLA PORTA D’INGRESSO                                    CHE SI CHIUDE.                                                                                                                                                                   POI, APPENA CI SARA’ IL RUMORE,                                                                                                                                                  CON UN BALZO VA AD AFFERRARE SARA TRASCINANDOLA SUL DIVANO,                                                            MA LEI LO ALLONTANA.

SARA =         (Parlando piano) Aspetta! Vai a vedere se è uscita davvero. Ho l’impressione che ha capito qualcosa e sospetta di noi.

ROCCO =      E’ tutto tranquillo! Non hai sentito che ha chiuso la porta?!

SARA =         (C. s.) E’ meglio se vai a vedere!

ROCCO =      E va bene! Come vuoi tu! (Si allontana dall’apertura di sinistra e ritorna subito dopo) E’ uscita! (Va al divano e le si accosta) Abbiamo più di un’ora tutta per noi. Vieni! (Le toglie la camicia, buttandola, poi, a terra davanti l’apertura di sinistra. Lei lascia fare e accoglie il suo abbraccio).

STANNO PER BACIARSI, QUANDO SI SENTE BATTERE SUI VETRI DELLA FINESTRA.                                                  SARA  SI STACCA SUBITO E, COPRENDOSI IL SENO CON LE MANI,                                               SI ALZA  SPAVENTATA.

SARA =         Oddio! C’è qualcuno alla finestra. Ha bussato!

ROCCO =      (Che non ha sentito) Sì, l’Uomo Ragno che si è arrampicato sino al quarto piano! Non avere paura… chi vuoi che ci sia?

SARA =         Ho sentito battere sui vetri.

ROCCO =      Sarà stata la pioggia. Vieni!

SARA =         Ma non piove.

ROCCO =      Calmati! E vieni! Ti dico che non resisto…

SARA =         (Si tranquillizza e si porta al divano).

RITORNANO AD ABBRACCIARSI E                                                                                                                        MENTRE STANNO PER BACIARSI  SI SENTE ANCORA BATTERE SUI VETRI.                                                                                                            QUESTA VOLTA E’ ROCCO A SENTIRE E STACCARSI PER PRIMO.

ROCCO =      (Alzandosi si porta alla finestra. Dopo aver guardato fuori) Mannaggia! E’ Pippo.

SARA =         (Spaventata) Te l’ho detto che c’era qualcuno! Ci spiano.

ROCCO =      Pippo è il gatto della vicina. La signora Bice.

SARA =         Un gatto?

ROCCO =      Sì, sì! Il gatto. Si chiama Pippo. Che nome! Vuole venire dentro! Ma io lo lascio fuori ad inzupparsi. (Ritorna al divano) Vieni! Sto diventando più impaziente… (Afferra e abbraccia con foga Sara, che non disdegna).

MENTRE STANNO PER BACIARSI                                                                                                             SI SENTE IL TRILLO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO.

SARA =         (Staccandosi) Tua moglie! E’ tornata!

ROCCO =      Ma no! Mia moglie ha la chiave…

SARA =         Può entrare allora quando vuole?!

ROCCO =      Olga, mia moglie, ritornerà tra un’ora. E’, invece, la signora Bice che viene a prendere il gatto. Fa sempre così: mia moglie fa entrare Pippo e lei subito viene a pigliarselo. (Avviandosi all’apertura di sinistra) Le dico che il gatto non è entrato e che non lo faccio entrare. Aspettami! (Va via).

SARA RIMANE SOLA.                                                                                                                                                              VUOLE INDOSSARE LA CAMICETTA MA NON LA TROVA PERCHE’ ROCCO,                                                 AVENDOLA TROVATA A TERRA, L’AVEVA RACCOLTA E DISTRATTAMENTE                        L’HA PORTATA CON SE’.

  SARA =       La mia camicia… dove l’hai messa?

Voce di ROCCO =    (Dall’interno) Ce l’ho io. Arrivo!…  

ALTRO TRILLO DI CAMPANELLO PIU’ INSISTENTE.                                                                                         ROCCO INVECE DI RIENTRARE VA AD APRIRE.

Voce del COMMENDATORE =     (Dall’interno) Buona sera. Mi faccia entrare che sono inzuppato dalla testa ai piedi.

SUBITO DOPO, DALL’APERTURA DI SINISTRA, APPARE IL COMMENDATORE.                                              HA IL VESTITO, IL VISO E I CAPELLI BAGNATI E IN DISORDINE.                                        SI PORTA AVANTI GIRATO VERSO L’INTERNO.

COMMENDATORE = (Rivolgendosi  a Rocco che gli viene appresso) Dove si trova il camino?

ROCCO  =     (Volendolo bloccare) Aspetti!... Commendatore… lei?! Come mai?

COMM.  =     Io! Sono proprio io! Le dirò… Ma prima mi faccia asciugare. Dove avete il camino?

ROCCO =      Non abbiamo camino. Ma cosa è successo? Come mai lei qui? A quest’ora??? COMM. =            Le spiegherò! Ma la prego mi faccia asciugare. Una tovaglia almeno… un asciugamani…

ROCCO =      Di là! In bagno… (indica l’apertura di destra).

IL COMMENDATORE SI AVVIA.                                                                                                                                              TROVANDO SARA, CHE SI COPRE IL SENO STUPITA,                                                                                         SI BLOCCA.                                                                          

COMM. =       Oh! (Dopo un attimo di silenzio) La signora?! Mi scusi!... Sono certamente un intruso, ma le circostanze… (Rivolto a Rocco) Scusi… Mi vuol presentare alla sua vezzosa signora?

ROCCO =      (Volendolo allontanare gli indica a destra) Vada in bagno… sempre sulla destra.

COMM. =       (Galante alquanto) Vorrei prima scusarmi e baciare la mano alla bella signora (le prende la mano e, baciandogliela, non fa a meno di puntare gli occhi sul seno). Permette: Commendatore Vasco Gerolamo Gatti.

ROCCO =      (Quasi arrabbiato lo allontana e lo spinge verso l’apertura di destra) Di là sulla destra… Si asciughi intanto.

COMM. =       (Va via contrariato).                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             

SARA =         (Strappandogli dalla mani la camicetta, che Rocco tiene ancora) Ma perché ti sei portato la mia camicia?

ROCCO =      Non lo so. Così…  distrattamente. Credevo di aprire alla signora Bice. La padrona del gatto.

DAL BAGNO SI SENTE IL RUMORE DEL FONO.

SARA =         (Dopo avere indossato la camicetta) Che è questo rumore?

ROCCO =      Si starà asciugando col fono. (Una pausa) E’ il Commenda!

SARA =         L’ho capito, Ma come mai? Non doveva venire domani? Hai detto che l’avevi invitato a pranzo.

ROCCO =      Sì. Ma… non capisco cosa sia successo. Me lo sono trovato davanti quando ho aperto la porta. E non ho potuto fermarlo. Aspettiamo che si asciughi e gli chiediamo spiegazioni.

SARA =         Mi ha scambiato per tua moglie.  

ROCCO =      Sì, sì!... Ora vediamo! Glielo dirò… Tra uomini ci si intende. Mi hanno detto che è un incorreggibile dongiovanni. Capirà! (Una pausa) Quest’industriale del Nord è la mia salvezza! Se non acquista l’azienda dovrò dichiarare fallimento. Quando sono andato a trovarlo lì sopra, in una delle sue grandi industrie, mi è sembrato di averlo convinto. Difatti ha accettato di venire in Sicilia. Ed ecco che è arrivato! Ci siamo sentiti per telefono prima che lui partisse. Ha accettato l’invito a pranzo…  (il rumore del fono è cessato).

SARA =         Strano però! Se doveva venire domani… Perché è arrivato stasera?

ROCCO =      Strano davvero! (Raccogliendo le carte) Queste è meglio toglierle! (Le  conserva in un cassetto di un mobile. S’avverte l’ingresso del Commendatore) Eccolo!

DALL’APERTURA DI DESTRA APPARE IL COMMENDATORE.                                                                                     E’ IN MANICHE DI CAMICIA E I SUOI CAPELLI SONO IN ORDINE E BEN PETTINATI.

COMM. =       Avrei bisogno di una buona doccia calda. Ma intanto eccomi! Caro il mio collega, deve scusarmi per questa mia intrusione inaspettata e a quest’ora. (Rivolto a Sara) Certamente la signora stava andando a letto… Pardon!... Pardon!... Pardon! Sono arrivato proprio stasera. Ma in questo borgo non ho trovato un albergo. Mi si informava che l’avrei potuto trovare in città. Allora, tra la pioggia incessante, mi dirigo per Catania. Mi credevo che in Sicilia non piovesse. Un diluvio invece! Madonna che acqua! Da noi c’è la nebbia ma non le cascate del Niagara.

ROCCO =      Non sempre è così. Capita raramente.

COMM. =       Per tutti i diavoli! La macchina si blocca e non riparte. Inutile aprire e visionare il motore. Porca vacca! Mi sono inzuppato solamente e non altro. Niente ombrello. Mi aspettavo il sole.

ROCCO =      Meglio essere preveggenti e non lasciare mai l’ombrello.

COMM. =       Alzo gli occhi e mi trovo davanti il portone con numero civico che avevo in mente per venire domani. Il portone era aperto. Ricordavo anche il 4° piano. Decido allora di prendere l’ascensore e salire! Così ho fatto!

ROCCO =      Ha fatto bene!

SARA NON SAPENDO COME COMPORTARSI CERCA DI ALLONTANARSI.

SARA =         Scusatemi… vado di là nella mia stanza. Permesso! (Si avvia ed esce per l’apertura di destra).

ROCCO =      Vai cara, vai!

COMM. =       Nella sua stanza??? Non dormite assieme? Mi dicevano che qui in Sicilia…

ROCCO =      (Subito) Viviamo assieme… ma da separati. 

COMM. =       Oh!

ROCCO =      (Decide di dire la verità) Cioè… Non è come ho detto! (Dopo un pausa) Caro Commendatore… meglio che lei sappia! Voglio chiarire che… poco fa quando lei ci ha trovati… Cioè: ha trovato la signora in desabille…

COMM. =       (Non lo fa continuare) Ho fatto male a venire. Lo so!

ROCCO =      (Ruffiano) Ma no! Ha fatto bene! Con quella pioggia…  Ci mancherebbe! Ha fatto bene a salire!           

COMM. =       Grazie! Non potevo dubitare! Tra colleghi…

ROCCO =      Colleghi? Non più! Lasciando l’azienda, io voglio dedicarmi ad altro. Per questo ho deciso di vendere. Perciò ex colleghi.

COMM. =       Ma no! Lasci dire a me: colleghi! Io non permetto che lei lasci la sua azienda.

ROCCO =      (Stordito) Come???

COMM. =       Continui! Continui! Dia ascolto a chi s’intende. Le nostre industrie, le aziende tessili-camiciarie sono in forte ascesa. Si vende anche all’Estero. Maggiormente all’Estero! La sua  è un’azienda ben avviata. Qualche disavanzo… ma niente più. Continui! Con-ti-nu-i!

ROCCO =      Ma io voglio vendere! S’era rimasti che lei Commendatore… 

COMM. =       E’ vero! Volevo acquistare. Pensavo al sole… A questa bella Isola sempre calda… Avevo davanti  gli occhi le belle femmine isolane, vogliose, calienti. Un’industrietta quaggiù mi sarebbe piaciuta. Ma ancor di più le  donne! Le belle donne isolane. Avrei fatto una capatina ogni tanto. Sa, alla mia età bisogna fare le cose con qualche intervallo. Il non saziarsi subito è il mio modo di fare! Però, strada facendo e arrivato in Sicilia, non ho visto una donna. Cribbio! E’ piovuto per tutto il viaggio. Ma dov’è il sole che tanto reclamizzate? Clima mite… Estate tutto l’anno…  Pinocchiate!…  Cattiva pubblicità!

ROCCO =      Il sole ci sarà! C’è sempre in Sicilia! In questi giorni è capitato… Un evento raro. Molto raro. Ma domani o dopodomani ci sarà il sole. Ci scommetto! Veda, caro Commendatore, la mia azienda è tutta esposta a mezzogiorno. Davanti c’è un prato spazioso, solare… Ha visto le foto, no?

COMM. =       Sì, sì! Ho visto! E ho visto anche il deficit. Non è che c’è tanta floridezza nella sua azienda. Veda: io acquisterei. Farei tutto un blocco,  ma… lei dovrebbe aggiungere altro!

ROCCO =      Altro? Cosa “altro”?

COMM. =       A me piace essere chiaro. Così faccio gli affari, io. Sincerità e patti chiari!

ROCCO =      Dica! Mi faccia sapere.

COMM.          Glielo dirò domani! Intanto mi chiami un taxi. Troverò certamente un albergo a Catania. Ritornerò per il pranzo. Come si era detto!  E… con tanto, tanto piacere rivedrò la sua signora. (Quasi a sé) Porca l’oca!... Rivederla  in quel bel decolleté. Intanto vorrei trovare un albergo.

ROCCO INTUISCE IL PERFIDO PENSIERO DEL COMMENDATORE E,                                                                           PUR DI OTTENERE IL SUO SCOPO, DECIDE DI ASSECONDARLO.

ROCCO =      Ma no! Niente albergo! A parte il fatto che in questo paese non abbiamo taxi. Lei Commendatore, passerà la notte qui! Ospite gradito, anzi graditissimo a casa mia! Mia moglie… la signora che ha visto poco fa. Quella mia signora…  ne sarà contenta. Noi siciliani… Cioè io e mia moglie siamo ospitali!

COMM. =       Dice davvero?

ROCCO =      Certamente!

COMM. =       Allora, dato che passerò qui la notte… mi permetta che vada in macchina e portare su la ventiquattrur

ROCCO =      Cosa?

COMM. =       La mia ventiquattrore. Prendo il pigiama.  Mi favorisca un ombrello!

ROCCO =      Subito! Ma… vuole scendere in camicia? Aspetti che le do una mia giacca.

COMM.=        In camicia, in camicia! Le confeziono, io!... Sono le migliori camicie made in Italy.

ROCCO =      Ah già!... L’accompagno! C’è un ombrello all’ingresso. (Si avviano per uscire dall’apertura a sinistra, ma da lì appare Olga. Rocco non sa come comportarsi. Alla fine si decide e spinge il Commendatore per farlo subito uscire) Questa è Olga… mia cognata. Andiamo, andiamo! (Vanno via lasciando Olga di stucco).

OLGA =         (Rimasta sola) Cosa succede? (Toglie l’impermeabile e chiama) Signorina Sara!... (A sé, dopo una pausa) Se ne andata?!  (Chiama ancora) Signorina!

SARA =         (Fa capolino dall’apertura di destra).

OLGA =         Che succede? Cosa fa quell’uomo in camicia?

SARA =          L’uovo in camicia?

OLGA =         Sì, alla cocca. (Chiarendo) Uomo! Quel tale che era con mio marito. Chi  è?

SARA =         Ah! Sì!... E’ l’industriale che deve acquistare l’azienda. Il Commenda.

OLGA =         Il Commenda??? Non doveva venire domani? E perché  è in camicia?

SARA =         Si era bagnato in strada… Era tutto inzuppato perché l’auto si era bloccata proprio davanti il portone e allora è salito qui sopra. Poi si è asciugato col fono in bagno… (Una pausa )  Prima, vedendomi, mi ha scambiato per lei.

OLGA =         Scambiato? Cosa vuole dire?  

SARA =         Ha creduto che io fossi la moglie di suo marito. Cioè: ha creduto che io fossi lei. Non avendola, a lei, mai vista… Mi ha trovato col signor Rocco…

OLGA =         Allora lo ha baciato?!

SARA =         A chi?

OLGA =         A mio marito. Vi ha sorpresi abbracciati!

SARA =         Ma no! Io ero sul divano… suo marito ha aperto… Quello è entrato e…

OLGA =         E l’ha trovata nuda.

SARA =         (Si confonde) Sì… No! Perché nuda?…

OLGA =         Col seno scoperto!…

SARA =         (C.s.) Ma…

OLGA =         (Scoppiando in una larga risata) Non si spaventi. Sto scherzando.

SARA =         (Rassicurata) Mi era sembrato che dicesse davvero. (Una pausa) Però mi ha proprio scambiato.

OLGA =         Dove sono andati, ora?

SARA =         (Distratta) Chi?

OLGA =         Loro due. Rocco e il Commenda.

SARA =         Sono usciti?

OLGA =         Sì! Poco fa. Appena io sono entrata.

SARA =         Forse sono scesi in strada per far ripartire la macchina. Io ero andata di là… (Olga esce dall’apertura di destra, lascia l’impermeabile e torna subito) E sua madre?  Lei, signora è tornata prima.

OLGA =         Ho incontrato mia madre in macchina per strada diretta qui. Ora sta salendo le scale. Non vuole prendere l’ascensore da quando è rimasta bloccata. Ci vuol tempo e arriva!

RITORNA ROCCO.

ROCCO =      (Entrando) Il Commenda sta per ritornare. Meglio che voi due andate di là!

OLGA =         (A Rocco) Mi vuoi spiegare cosa sta succedendo? Perché il Commenda è venuto questa sera? E perché hai detto che io sono tua cognata?

ROCCO =      Ha scambiato la signorina Sara per te.

SARA =         Gliel’ho già detto.

ROCCO =      Ah sì? Bene! Lasciamoglielo credere! Forse facendo così acquisterà.

OLGA =         Che vuoi dire lasciamoglielo credere? Perché?

ROCCO =      Appena ha visto lei (indica Sara) rimase colpito, gli brillarono gli occhi. (A Sara)  L’ha notato, no?  Il Commenda è un donnaiolo.

OLGA =         E con ciò?

ROCCO =      Ho un piano.

SARA =         Che piano?

SI SENTONO DELLE VOCI INDISTINTE.

ROCCO =      (Prestando attenzione) Silenzio! Mi sembra di sentire la voce del Commendatore. Aspettate! Vado a vedere! (Si avvia all’apertura a sinistra ed esce in fretta)                

ORA SI SENTE PIU’ DISTINTAMENTE, DALLA FINESTRA,                                                                                                 LA VOCE DELLA SIGNORA BICE CHE MINACCIA IL GATTO.

OLGA =         (Portandosi alla finestra) Cosa ha da gridare la signora Bice? Che succede? (Apre i vetri, si sporge e parla con la signora Bice. Poi rientra e chiude).

SARA =         Scommetto che si tratta del gatto.

OLGA =         Proprio! Ce l’ha con Pippo. E’ arrabbiata perché il gatto è scappato fuori con la pioggia, ma non solo perché potrebbe buscarsi un raffreddore, lei è arrabbiata di più, perché Pippo è scappato sui tetti a fare l’amore con Sissi. E’ gelosa!

SARA =         Del gatto???

OLGA =         Del gatto, sì! Povero Pippo!

SI SENTE BATTERE SUI VETRI DELLA FINESTRA.

OLGA =         E’ Pippo. (Va ad aprire la finestra invitando il gatto a entrare) Vieni! Non avere paura, io non sono gelosa. Io ti capisco. Su, vieni!

IL GATTO NON SI VEDE.                                                                                                                                             PERO’, COPERTO DA OLGA,  E’ COME SE SCIVOLASSE DENTRO,                                                               ANDANDO SUBITO A NASCONDERSI SOTTO IL DIVANO.

OLGA =         (Dopo una reazione) Dove vai?   

SARA =         (Indica il divano) E’ lì sotto!

OLGA =         (Piegandosi) Vieni fuori mariolo! Esci da lì! (A Sara) Si nasconde perché ha visto la sua padrona infuriata che lo minaccia.

DALL’APERTURA A SINISTRA, TENENDO IN MANO UNA SCOPA,                                                                    ENTRA CON FURIA LA SIGNORA BICE.

Signora BICE =  Dov’è? Dov’è il dongiovanni? T’ammazzo!… Dove sei? Dove ti nascondi?

SARA =         (Indicando come se avesse visto il gatto scappare per l’apertura a sinistra) E’ scappato! Di là!...  Di là!

OLGA =         (Mentendo) Ma no! Pippo qui non è entrato.                      

Signora BICE =  Sì, sì! L’ho visto! (Lo rincorre minacciandolo con la scopa) T’acchiappo!... E t’ammazzo!... (Va via di corsa per l’apertura a sinistra).

SI SENTE PROVENIRE DALL’INGRESSO UN PROLUNGATO MIAGOLIO.                                                               POI LA VOCE DEL COMMENDATORE CON UN FORTE GRIDO DI DOLORE.                                                                                          IL COMMENDATORE, PER SBAGLIO, E’ STATO COLPITO DALLA SIGNORA BICE.

 OLGA =        (Accorrendo a sinistra) Oddio! L’avrà colpito.

SARA =         (Seguendo Olga) Povero gatto!

PER UN ATTIMO LA SCENA RIMANE VUOTA.                                                                                                            POI, DALL’APERTURA A SINISTRA, APPARE IL COMMENDATORE DOLORANTE.                                                    IN UNA MANO TIENE LA 24 ORE E L’ALTRA POGGIATA IN TESTA                                NEL PUNTO DOVE E’ STATO COLPITO.

APPENA ENTRATO SI FERMA DAVANTI L’INGRESSO,                                                                                                 MA VIENE STRATTONATO DALLA SIGNORA BICE CHE RIENTRA DI CORSA E                                  RINCORRE ANCORA IL GATTO CHE NON SI VEDE.                                                         

IL COMMENDATORE, COME SE IL GATTO S’IMPIGLIASSE NEI SUOI PIEDI                                                                                                                                                                                                                                                                  E LA SIGNORA BICE CERCA DI STANARLO CON LA SCOPA,                                                                       SALTELLA, TRABALLA E STRAMAZZA A TERRA SEDENDOSI SUL PAVIMENTO.                                                                           LA SIGNORA BICE, CERCANDO ANCORA DI SCOVARE IL GATTO, GLI ASSESTA, INAVVERTITAMENTE, UN COLPO DI SCOPA SULLA TESTA.                                                                                                                         POI, RINCORRENDO ANCORA L’IMMAGINARIO GATTO,                                                                                        VA VIA DA DOVE ERA ENTRATA.

ROCCO =      (Dall’interno) Commendatore… Dov’è?

COMM. =       Son qui! Co i ciapp par terra!                                                                              

DALL’APERTURA A SINISTRA ENTRA ROCCO.                                                                                                                                   SUBITO SI PORTA DAL COMMENDATORE CERCANDO DI SOLLEVARLO.                                                                LO SEGUE OLGA.

ROCCO =      (Ad Olga) Aiutami!

I DUE RIESCONO A SOLLEVARE IL COMMENDATORE.                                                                                             LO TRASCINANO CON FATICA AL DIVANO E LO FANNO SEDERE.

COMM. =       (Dolorante tenendosi la testa) Ahiai!... Ahiai!... Non uno, ma due! Sulla mia testa. Ma perché?

OLGA =         Per sbaglio. La signora Bice voleva colpire Pippo….

ROCCO =      Il gatto. Si chiama Pippo. Stava rincorrendo il gatto…

DALL’APERTURA A SINISTRA ENTRANO ELENA E SARA.                                                                                   ELENA, ESAUSTA E COL FIATONE PER LE SCALE FATTE,                                                                                            SI APPOGGIA A SARA, CHE L’ACCOMPAGNA.

ELENA =       Sono arrivata finalmente! (Mostrando un sacchetto con dentro un involto) Qua!... Qua!... Ho portato il pesce! Una lampuga da un chilo. Olga dove sei? Tieni! Mettilo in frigo! (Olga prende il sacchetto ed esce dall’apertura a destra) Grazie, signorina Sara! Può lasciarmi. Mi riposo sedendomi. Grazie!

SARA SI ALLONTANA.                                                                                                                                                         ELENA SI PORTA AL DIVANO E, DISTRATTA, SI SIEDE SUL COMMENDATORE.

COMM. =       Nooo! Ma cosa fa?

ROCCO =      Attenta! (Accorre subito a sollevarla).

OLGA =         (Rientrando accorre anche lei) Mamma!

ELENA =       (Non capendo) Perché? Fatemi sedere! Sono stanca! Ho fatto tutte quelle maledette scale… (sta per risedersi ma subito il Commendatore si scansa facendole posto).

ROCCO e OLGA =   (Hanno un sospiro di sollievo).

ELENA =       (Cadendo seduta) Come mai? Il divano si è abbassato?! (Dopo una pausa) Se non ci fossero stati i tuoni, non sarei venuta stasera. (Rivolgendosi al Commendatore) Però dovevo venire lo stesso domani! Vogliono che io prepari la lampuga al forno… e il risotto alla milanese per un citrullo continentale che hanno invitato a pranzo.

COMM. =       Come? Un citrullo!?

ROCCO =      (Volendo riparare) Sara, siediti accanto al Commendatore. Vieni! (Afferra Sara e la trascina sul divano facendola sedere nell’altro lato accanto al Commendatore) Mia moglie vuole farle compagnia, Commendatore carissimo! (Impedendo a  Sara di rialzarsi) Stai seduta cara! Discuti… parla… fai qualche domanda… (Al Commendatore) Mia moglie non è proprio loquace. Parli lei! Le dica qualcosa… le sussurri…

ELENA =       Oddio! Sono davvero stanca! Olga, dove sei? Vieni, stammi vicino!

OLGA =         (Si accosta a Elena) Eccomi mamma, sono qui! Però sarebbe meglio che tu  andassi di là!

ELENA =       No! Lasciami seduta! Forse non sto tanto bene. Ho capito che la signorina è moglie a tuo marito. Cioè… Rocco ha detto che la signorina Sara è sua moglie.

ROCCO =      E’ proprio così!

ELENA =       Come???

OLGA =         (Volendo assecondare Rocco) Sì, mamma! Tua figlia Sara… (la indica)  Quella! Mia sorella… è la moglie di Rocco, mio cognato. Io sono l’altra figlia… Olga, signorina. (Rivolta al Commendatore) Non ho ancora trovato marito.

ELENA =       (Stendendo le braccia a Olga) Fammi alzare! Non sto proprio bene. Portami di là… Forse mettendomi a letto…

OLGA =         Vieni! (Fa alzare Elena  e l’accompagna uscendo per l’apertura di  destra).

ROCCO NE APPROFITTA E VA A SEDERSI ACCANTO AL COMMENDATORE,                                                    DOVE ERA SEDUTA ELENA.

COMM. =       (Dopo l’uscita delle due donne, rivolto a Rocco confidenzialmente) Sfido che ancora non ha trovato marito. L’è propri bruta! E’ proprio brutta!

ROCCO =      Chi, mia moglie?

COMM. =       No. Sua moglie è adorabile! (Voltandosi verso Sara) Dico davvero, signora! A-do-ra-bi-le! (A Rocco)  Mi è antipatica invece quella sua cognata.

ROCCO =      (Distratto) Mia moglie?! (Correggendosi) Dicevo, mia moglie è disposta a ricambiare la simpatia…  Vero cara?

COMM. =       (A sé, senza toglierle gli occhi da dosso) Adorabile! (Poi accostandosi di più)  Con lei vicino, signora, non avverto più dolore. Tutto passato! Come se non avessi ricevuto in testa nessun colpo.

SARA =         Che dolore? Quale colpo?

COMM. =       Non ha visto? Quando quella vecchia signora poco fa rincorreva il gatto ed io scivolando, forse per le mie scarpe bagnate, sono finito a terra, lei la strega, mi ha assestato un secondo colpo in testa. Il primo me lo aveva dato di là.

ROCCO =      (A Sara) Cara, perché non fai un bel massaggio in testa al Commendatore?

SARA =         Cosa??? (Vuole alzarsi e si porta in avanti rimanendo seduta).

ROCCO =      Ma sì! Con quelle tue manine miracolose sei capace di alleviare qualunque dolore. (Rivolto al Commendatore) A me, quando accuso anche un dolorino, basti che lei poggi le sue mani che tutto passa.

COMM.=        Davvero? E allora: eccomi signora! (Abbassa la testa e la porge cercando di poggiare la faccia sulle gambe di  Sara. La quale arrabbiata si alza facendolo sbattere a terra).

DALL’APERTURA DI DESTRA RIENTRA OLGA.

OLGA =         (Accorrendo) Oddio! Cade sempre!

ROCCO =      (Intervenendo subito va a sollevarlo, mentre si rivolge a Sara piano ed implorante). Ti prego… A-iu-ta-mi! (Forte e per non essere scoperto) Aiutami!... Dico a sollevare il Commendatore. (Ma Sara si allontana).   

COMM. =       (Dolorante) Porca vacca!Ahiai! Ahiai!

ROCCO =      Saranno le scarpe scivolose. Perché non si ritira nella sua stanza? (A Sara) Cara, ti prego… accompagna il Commendatore nella stanza degli ospiti.

SARA =         Dove???

ROCCO =      (Chiede piano a Olga) In quale stanza?

OLGA =         (Forte) Ma la mia! Quella che doveva essere la sua (indica Sara). Voglio dire quella di tua moglie… Cioè, scusami, di tua cognata. Io! Io che ora dovrei occupare quella stanza, no?… La mia stanza! Il Commendatore occuperà la mia stanza!

COMM. =       La sua stanza, signorina??? Mi cede la sua stanza?! E… lei?

ROCCO  =     Non si preoccupi Commendatore. (Indicando Olga) Lei, mia cognata, non dormirà in quella stanza.

OLGA =         Ci mancherebbe! Io sono signorina!

COMM. =       Lo so! E allora? (A Rocco) Dove dorme?

ROCCO =      (Distratto) Con me.

COMM. =       Con lei???      

OLGA =         (Subito) Con mamma. Vado a dormire con la mamma!.

ROCCO =      (Riparando) Dicevo: con “con me… mma”. Memma! Cioè con mamma! Mi sono confuso. Sì! Dormirà nel letto con sua madre. E’ signorina!

OLGA =         Sono signorina!

ROCCO =      Sara, moglie cara, vuoi cortesemente accompagnare il Commendatore a letto?! Ti prego, vai!

SARA =         Ma…

OLGA =         (Acida rivolgendosi a Sara con sarcasmo) Sorellina, su accompagna il signore! Puoi anche spogliarlo… Voglio dire sistemarlo sotto il lenzuolo, metterlo in ordine… a suo agio. (Ancora più acida) Cosa vuoi che sia per te! Tu sei capace!

ROCCO =      Ma certamente! Cerca di essere carina. Il Commendatore apprezzerà!

OLGA =         Così come ha apprezzato tuo marito. Questo caro mio cognato.

SARA =         Cosa???

OLGA =         Quando andavate a letto tutte e due. Tu e mio.. cioè tu e tuo marito: Rocco!

SARA =         (Stordita dalle parole di Olga non sa come comportarsi. Decide, infine, d’invitare il Commendatore a seguirla) Venga signore, l’accompagno nella stanza… (A Olga e a Rocco) Io questa sera me ne andrò! Voglio andare via!

COMM. =       (Frastornato) Andare via?

ROCCO =      (Volendo riparare) Dalla sua stanza. Quella dove dormirà lei.

COMM. =       (C.s.) La sua stanza??? Ma non è la stanza di sua cognata?

OLGA =         Sì, sì! La mia! Lei, (indica Sara) la mia cara sorellina, va a dormire con suo marito. Forse lo ha fatto più di una volta. (A Sara e Rocco) Non è vero? Più di una volta!

COMM. =       Come???

ROCCO =      (Piano a Olga) Ma cosa stai dicendo?

COMM.  =      Non capisco… 

ROCCO =      (Forte al Commendatore) Glielo avevo detto che io e mia moglie siamo separati, no? Però qualche volta… o meglio, più di una volta dormiamo assieme. (A Sara) Perciò, cara, non avere scrupoli. Vai! 

OLGA =         (A Sara con più sarcasmo) Vai cara, vai! E asseconda tuo marito che ne ha tanto bisogno per la sua azienda. Assecondalo! Così come lo hai fatto per la sua esuberanza extra coniugale. (Acida a Rocco) Vero, cognato?

SARA TRASCINA CON SE’  IL COMMENDATORE E                                                                               VA VIA PER L’APERTURA DI DESTRA.

ROCCO =      Cosa stai insinuando? Cosa ti viene in mente?

OLGA =         (Cercando di essere calma) Ho deciso finalmente di parlare ed essere chiara. (Una lunga pausa) E’ da tempo che so della tua tresca con quella sgualdrina, la tua segretaria-contabile. Hai cominciato subito dal momento che l’hai assunta. E credo che se lei non fosse stata consenziente, forse non l’avresti neanche assunta. Oramai è questa la prassi. Per essere assunte devono sottostare ai capricci del padrone. Le ragazze che sono allegre e civette ci stanno! Anzi le piace. Trovano gusto a rovinare le famiglie.  La tua segretaria-contabile è una di queste. Le piace e perciò è una puttana! Ma siccome tutto avveniva nell’azienda, ho cercato di sopportare, facendo capire che non ne ero a conoscenza. Speravo che prima o poi tu  avresti troncato. Che ci fosse stato il tuo ravvedimento. Oppure che lei si fosse annoiata con te e se ne fosse andata a scapricciarsi con un altro principale… Altro da-to-re di lavoro. E, allora, io, forse ti avrei perdonato. Sì! Perdonato! (Una pausa) Invece, non solo la tresca è continuata, ma sta andando oltre la mia pazienza. Questa sera, l’hai portata anche a casa! (Un’altra pausa) Allora io ho deciso di non continuare a far finta di non sapere e decidere di liberarmi di te. Tenerti fuori dai miei sentimenti. Fu-o-ri!

 ROCCO =     Un momento! Fammi parlare…        

OLGA =         No! Parlo io! Poco fa hai detto al Commenda che tu e tua moglie siete separati in casa. Ho sentito bene? Da domani, invece, non più! Perché io rimango in questa casa, che è mia! Mentre tu te ne andrai a vivere con la tua amante nella sua casa. In quel bivani che tu conosci… bene!

 ROCCO =     (Volendosi appigliare a qualcosa) Hai finito di parlare? Hai esaurito il tuo veleno? Dovuto forse alla tua ignoranza. Cioè al fatto che non sai come stanno le cose. Non conosci il mio piano. Guarda che sei fuori strada.

OLGA =         Lo conosco! Lo conosco il tuo piano. L’ho capito dal primo momento quando ho saputo che il Commenda, quel depravato tuo collega, ha scambiato quella troia per tua moglie e tu gliela hai offerta. Hai pensato: è una prostituta... Farà certamente bene il suo lavoro.

ROCCO =      Ma cara…  

OLGA =         Lascia stare “cara”! Io, per te, sarò “cara” solamente nel mantenimento. Sì! Perché  mi darai gli alimenti!

ROCCO =      Alimenti??? Io sto dichiarando fallimento.

SI SENTE IL SUONO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO.

ROCCO =      Chi sarà?

OLGA =         Vai a vedere! Forse qualche altro cliente per la tua protetta.

ROCCO =      Sei terribile!... 

ROCCO SI PORTA ALL’APERTURA DI SINISTRA ED ESCE.

OLGA =         (Con un largo sospiro) Oh! Non ce la facevo più a tenermi… tutto dentro!

DALL’APERTURA DI SINISTRA, IN UN PIANTO IRREFRENABILE,                                                               APPARE LA SIGNORA BICE.

OLGA =         (Accorrendo) Cosa è  successo?

Signora BICE =  (Piangendo si porta avanti) Pippo… il mio Pippo… è morto! Io non volevo… No! No! No! (Si porta da Olga e implorante chiede conforto). Sono un’assassina!

OLGA =         Che vuol dire: è morto?     

Signora BICE  =  L‘ammazzai!

OLGA =         Come? Il gatto???

Signora BICE =  (Piangendo) E’ andato a morire sotto il letto grande. Quello mio e di Menelao.

OLGA =         Menelao??? Chi è Menelao?

Signora BICE =  (Smorzando il pianto) Menelao, la buonanima. Mio marito!

OLGA =         Ma non si chiamava Filippo?!

Signora BICE =  (Senza piangere) Sì, Filippo! Ma io lo chiamai Menelao da quando lui  mi riscattò dal rapimento. Sono passati più di cinquant’anni. (Dopo un lungo sospiro) Se Menelao fosse ancora vivo m’avrebbe certamente impedito di sferrargli in testa a Pippo quel colpo di scopa.

OLGA =         Rapimento??? Lei è stata rapita?

Signora BICE =  Sì! La “fuitina”. La fuga d’amore. Ero giovane! Fidanzata di nascosto con un baldo giovane, ma i miei non volevano, non erano d’accordo e mi hanno imposto un altro fidanzato: Filippo. Allora il primo mi rapì e Filippo, strappandomi da lui, mi riprese indietro. Menelao mi voleva ad ogni costo! Lui sì, che era capace e riusciva sempre a tenermi calma. Principalmente a convincermi a fare ciò che lui voleva. Lo ha fatto anche allora, quando io volevo rimanere con Orazio.

OLGA =         Chi  è Orazio?

Signora BICE =  Il primo fidanzato, quello del rapimento. Era un bel giovane! Bello, vigoroso, gagliardo… Aitante! (Una pausa e un sospiro) Aveva un bel paio di spalle…

OLGA =         (Come se non sentisse bene) Palle?

Signora BICE =  (A sé, piano) Anche! (Forte) Spalle! Due spalle così! (Fa il gesto). Era alto, robusto… Passionale! (Pausa) Filippo invece…

OLGA =         Era:  Menelao!

Signora BICE =  Proprio! (D’un tratto ricorda di dover piangere e, in lacrime, si abbandona su Olga come prima) Il mio Pippo!... Pippo!... Pippo!... Menelao perché non ci sei?! Me lo avresti impedito!

OLGA =         Ma è sicura che è morto?

Signora BICE =  Certamente! Sono dieci anni che è morto.

OLGA =         Ma chi?

Signora BICE =  Menelao! (Piangendo) Menelao perché sei morto?

OLGA =         Pane e vin non ti mancava…

Signora BICE =   (Distratta continua) L’insalata era nell’orto…  (Si riprende) Ma cosa mi fate dire? Che orto e insalata? Maramao è morto e basta! (Si corregge ancora) Voglio dire: Menelao! Menelao, mio marito è già morto. Pace all’anima sua!

OLGA =         Ma no! Dicevo del gatto. E’ certa di avere ammazzato Pippo?  

Signora BICE =  Certissima! E’ andato il signor Rocco a guardare sotto il letto e constatare il decesso. (Piangendo con insistenza) Pippo!... Pippo!... Pippo!...

OLGA =         Può darsi che sarà stordito. Solo stordito. I gatti hanno sette vite. (Confortandola) Non può essere morto! (La signora Bice ha un moto isterico e trema tutta) Ma non faccia così! Venga! Apriamo la finestra, prenda un po’ d’aria…  Si calmerà! (L’accompagna alla finestra e apre i vetri).

Signora BICE =  (Si calma, poi guardando fuori e indicando sui tetti, comincia a gridare) Eccola! Eccola la mignotta! Tutto per causa sua! Hai visto civettona?! Ora sei vedova!

OLGA =         C’è Sissi? (Si sporge alla finestra). 

Signora BICE =  Lei, lei! La sgualdrina! Quella smorfiosa che se ne va mesta, volendo far credere di essere addolorata e in gramaglie. Guardatela! (Imita una mesta e buffa andatura).

DALL’APERTURA DI SINISTRA ENTRA ROCCO.

ROCCO =      (Rimane stupito a guardare per un poco la signora Bice. Poi) Ma il gatto sotto il letto non c’è!

Signora BICE =  (Bloccandosi) Come???

OLGA =         (Che stava guardando fuori) Eccolo! Pippo è lì!

Signora BICE =  (Si precipita alla finestra a guardare) Pippo!... Pippo!... Sei vivo?! (Rivolta agli altri) Non l’ho ammazzato! E’ vivo! (Ritorna a guardare e gli invia  un bacio con la mano) Bello! Maschio! Vai da Sissi! Ti perdono. Sissi ti ama! Vai! (Agli altri) Guardatelo come cammina malandrino! Un latin lover! Maschio! (Imitando un’andatura spavalda si avvia per l’apertura di sinistra ed esce).

ROCCO =      (Dopo l’uscita della signora Bice, si avvicina a Olga e con voce quasi implorante) Olga, io…  

OLGA =         (Come se sentisse qualcosa da destra) La mamma!… Mi vuole mia madre (si avvia in fretta ed esce dalla porta di destra).

            ROCCO RIMANE SOLO. SI PORTA ALLA FINESTRA E GUARDA.

ROCCO =      (Dopo un poco) Povera Sissi! Avere a che fare con una come la signora Bice… Ma tu non abbandonare il tuo Pippo. Sei una gatta bellissima!

DALL’APERTURA DI DESTRA ENTRA SARA PRONTA PER  ANDARE VIA.

SARA =         Tra noi è tutto finito. Vado a casa! E… mi sono licenziata!

ROCCO =      Sì! E’ meglio! Io amo mia moglie.

SARA =         Addio! (Sta per uscire dall’apertura di sinistra).

DALL’APERTURA DI DESTRA APPARE IL COMMENDATORE CHE TIENE                                    IN UNA MANO LA GIACCA E NELL’ALTRA LA SUA VENTIQUATTRORE.

COMM. =       (A Sara) Aspetti! La prego…

SARA =         (Bloccandosi) Ho detto che non sono la moglie.

COMM. =       Ho capito! Ma m’importa un tubo se è la moglie o no! Volevo, invece,  pregarla, dato che lei ha la macchina, di portarmi a Catania? Troverò lì un albergo. Porca vacca che serata!

SARA =         E… venga! L’accompagno!

COMM. =       (Si avvia e rivolto a Rocco, passandogli davanti) We balòss di un terun.Siete furbi nell’Isola. Però…  essere balòss, furbo cioè, negli affari non guasta mica!

ROCCO =      Ho bisogno di vendere! Se lei vuole, potremmo metterci d’accordo…

COMM. =       Mi lasci pensare. Forse tornerò in Sicilia, ma vorrei trovare il sole.

ROCCO =      Domani ci sarà bel tempo. (Indicando la finestra) Guardi, già sono apparse le stelle… (Va alla finestra e la spalanca).

. IL COMMENDATORE SI PORTA ALLA FINESTRA.

COMM. =       E’ vero! C’è anche la luna!

SARA =         Allora?... Vuol venire si o no? Si fa tardi e io… voglio andare a letto!     

COMM. =       Arrivo! (Indossa la giacca. Poi si porta da Sara e cingendola alla vita si avvia per uscire).

SARA  =        (Gli toglie la mano) Le ho detto di no! Stia al suo posto! Altrimenti non l’accompagno.

COMM. =       (Sta per avviarsi, ma si blocca e rivolto a Sara) Strada facendo deciderò di comprare o no l’azienda di quaggiù.  Se compro, avrò bisogno di qualcuno capace di gestirla. Tu sei capace?

SARA =         (Gli prende la mano e la porta com’era prima a cingerle la vita) Andiamo!

 COMM. =      (Si avvia. Poi girandosi e rivolto a Rocco) Credo che tornerò! Domani, come promesso, mi aspetti a pranzo!

SARA E IL COMMENDATORE VANNO VIA.                                                                                          DALLA PORTA DI DESTRA RIENTRA OLGA.

OLGA =         Era nel sonno. Mi chiamava mentre dormiva. Forse avrà degli incubi.

ROCCO =      Il Commendatore è andato via! Sara, con la sua macchina, lo porta a Catania.  (Una pausa) E’ andata via per sempre! (Altra pausa) Dico: la signorina, la segretaria… Via per sempre! (Un lunga pausa, poi le si accosta) Olga, io ti amo e non ti tradirò più! Ti prometto di rivolgere a te le mie… come dire?...

OLGA =         … Esuberanze!

 ROCCO =     Proprio! Tutto il mio amore sarà rivolto a te. A te sola! Sono pentito. Mi vuoi perdonare?

DA FUORI LA FINESTRA SI SENTE UN PROLUNGATO MIAGOLIO.                                                                

OLGA =         Sarà Pippo che chiama la sua Sissi.

OLGA VA ALLA FINESTRA A GUARDARE.                                                                                         VA A GUARDARE ANCHE ROCCO.                                                                                                           SI SENTE UN ALTRO MIAGOLIO.

ROCCO =      E’ Sissi, invece, che vuole il suo Pippo. (Dopo una pausa) Olga, desidero fortemente che tu mi perdoni. (Altra pausa) Ti prego!

OLGA =         (Dopo una breve riflessione) A patto, però, che non mi chiamerai Menelao.

ROCCO =      Menelao??? Cosa vuoi dire? (Dopo una brevissima attesa senza risposta) Io, invece, ti chiamerò: Sissi!

OLGA =         Ed io: Pippo! (Allarga le braccia per accoglierlo).

ROCCO =      (festante va ad abbracciarla).

DURANTE IL PROLUNGATO ABBRACCIO DI OLGA E ROCCO,                                                                DA FUORI LA FINESTRA, SI SENTE UN MELODIOSO MIAGOLIO E                                               LENTAMENTE SI CHIUDE IL…

S  I  P  A  R  I  O

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

STESSA SCENA

L’indomani                                                                                                                              

E’ una bella giornata di sole

ALL’APERTURA DEL SIPARIO LA SCENA E’ VUOTA.                                                                      DALLA FINESTRA SPALANCATA ENTRA IL SOLE.

SI SENTE LA VOCE  DI ELENA GRIDARE “Ladro!... Ladro!... SUBITO DOPO, DALL’APERTURA DI DESTRA ENTRA  ELENA MOLTO ECCITATA.                                                                          SI DIRIGE DI CORSA ALL’APERTURA DI SINISTRA.

ELENA =       (Correndo) La lampuga!... Ladro!... Ladro!... Acchiappatelo!...

CONTEMPORANEAMENTE DALL’APERTURA DI SINISTRA ENTRA OLGA                                     CHE SI DIRIGE IN FRETTA ALL’APERTURA DI DESTRA.

OLGA =         (Incontrandosi al centro con Elena) Non c’è!... Forse è ancora in cucina!

LE DUE DONNE ESCONO.

LA SCENA RIMANE VUOTA PER UN ATTIMO..                                                                                                                            DA FUORI LA FINESTRA, SI VEDE ROCCO PASSARE PER DUE VOLTE DI SPALLE, ANDANDO IN FRETTA ORA A DESTRA, ORA A SINISTRA.

SUBITO DOPO.

DA DESTRA RIENTRA DI CORSA OLGA DIRIGENDOSI ALL’APERTURA DI SINISTRA.                                                                                                CONTEMPORANEAMENTE DA SINISTRA, ENTRA DI CORSA LA SIGNORA BICE DIRIGENDOSI ALL’APERTURA DI DESTRA.                                                                                                 LE DUE DONNE SI INCONTRANO AL CENTRO.

Signora BICE =  (Correndo eccitata) Dov’è?... Dove si nasconde il ladro! L’ammazzo!...

OLGA  =        In cucina non c’è! Sarà sulle scale!...

LE DUE DONNE ESCONO.

DALL’APERTURA DI SINISTRA CON CALMA RIENTRA, AFFRANTA, ELENA.                             DOPO UN POCO RIENTRA ANCHE LA SIGNORA BICE.

Signora BICE =  (Chiede) Che pesce era?

ELENA =       Lampuga. Una lampuga di un chilo, freschissimo!

Signora BICE =  Ladro! Mariolo!... T’amma… (Si avvia in fretta per l’apertura di sinistra, ma si blocca prima d’uscire) Un momento! Pippo lampuga non ne mangia.

ELENA =       Intanto lo ha portato via. L’ho visto con questi occhi. Pippo, il suo gatto, ha rubato il pesce! Una lampuga tanta (fa il gesto con le mani). Freschissimo!

Signora BICE =  L’ammazzo!... L’ammazzo!... (Esce).

ELENA SI PORTA ALLA FINESTRA E LA CHIUDE.

ELENA =       Quando in casa ci sono i ladri le finestre devono restare chiuse! (Dopo aver chiuso si gira voltando le spalle alla finestra).

ROCCO DA FUORI, SENZA FARSI VEDERE, BATTE SUI VETRI.                                                 ELENA SI SPAVENTA.                                                                                                                                                                      NEL FRATTEMPO, DALL’APERTURA DI SINISTRA,                                                                 ENTRANO MESTE OLGA E LA SIGNORA BICE.                                                                              ELENA, NON RIUSCENDO A PARLARE, SEMPRE CON LE SPALLE ALLA FINESTRA,                      FA SEGNI INDICANDOLA.

OLGA =         Che c’è, mamma? (Elena continua a fare segni senza parlare) Non ti agitare… Vieni! Siediti! (Aiutata dalla signora Bice, la porta al divano).

QUANDO STANNO PER FARLA SEDERE,                                                                                          ROCCO, COME PRIMA, RIBATTE SUI VETRI.                                                                                          LE DONNE SI SPAVENTANO E CADONO TUTTE E TRE SEDUTE SUL DIVANO.                               SI GIRANO TIMOROSE A GUARDARE LA FINESTRA E                                                            SCORGONO ROCCO CHE APPARE DIETRO I VETRI.                                                                                 ROCCO, CON UNA MANO SI TURA IL NASO E                                                                                                          CON L’ALTRA TIENE IN ALTO UN GROSSO PESCE.

LE DONNE SI TRANQUILLIZZANO.

OLGA =         Rocco?! Che ci fa lì fuori?

ELENA =       Guardate, ha recuperato il pesce!

Signora BICE =   Bravo! Glielo ha fatto lasciare! Ma quel farabutto birbante ladro deve pagare! Gli darò una lezione…

ROCCO BATTE ANCORA SUI VETRI.                                                                                                       LE DONNE SI AFFRETTANO PER ANDARE AD APRIRE LA FINESTRA.                                 ROCCO ENTRA E QUALCUNO RICHIUDE LA FINESTRA.

OLGA =         (Turandosi il naso, poiché Rocco le aveva avvicinato il pesce) Madonna! Questo pesce puzza! Puzza maledettamente!

ROCCO =      (A Elena) Dove l’ha comprato?

ELENA =       Alla pescheria. L’ho scelto io! Freschissimo!

 Signora BICE =  Aprite la finestra perché puzza davvero!

OLGA VA AD APRIRE LA FINESTRA.                                                                                                          NEL FRATTEMPO ELENA SI AVVICINA A GUARDARE IL PESCE.

ELENA =       Ma questo non è la mia lampuga. Dove l’hai preso?

ROCCO =      Era sopra il tetto. Nascosto tra le tegole.

Signora BICE =  Questo è il pesce della signora Jole che avantieri Sissi, quell’altra ladra, le ha rubato. E siccome è fanatica, non le sembrò fresco e l’ha lasciato. Invece, in questo momento, tutti e due assieme, i delinquenti saranno nascosti a mangiare il vostro pesce.

ELENA =       Era freschissimo!

Signora BICE =  Anzi, Pippo glielo sta facendo mangiare a Sissi. Perché quella smorfiosa rifiuta il pesce che non è fresco ma è ghiotta, invece, di quello freschissimo, appena pescato. Certamente lei rimane in attesa e Pippo la imbocca.

ROCCO =      Signora Bice, no!  Pippo l’ho visto entrare dalla sua finestra. Era senza pesce.

Signora BICE =  Si trova dentro?! (Avviandosi in fretta all’apertura di sinistra) Ora ci penso io! Se non mi dice dove si trova il pesce, l’ammazzo! (Esce).

ROCCO =      Ma che fa il gatto, parla? (Va alla finestra e getta il pesce).

OLGA =         Lascia aperta la finestra!

ELENA =       Peccato! Una lampuga di un chilo! ( Va a sporgersi alla finestra) Fresco fresco! Fresco frescooo!

ROCCO =      Dove siamo al mercato? Sembra che stia vendendo il pesce! (Una pausa) Pazienza! Gli cuciniamo la carne. Risotto alla milanese e carne arrosto! Anzi… lo sapete cucinare il tricandò?

ELENA =       (Si porta avanti) Ma cosa è questo tiricandò?

OLGA =         Tricandò, mamma! E’ un piatto tipico milanese. Si fa con la noce di vitello.

ELENA =       Cucinaglielo tu questo tiramisù!...

ROCCO =      Non è un dolce.

ELENA =       Io gli avrei cucinato quella bella lampuga al forno… Qualche foglia di basilico, menta, peperoncino...

OLGA =         Si deve accontentare della carne arrosto. Importante è il risotto.

ROCCO =      Proprio! Il risotto alla milanese. (Guarda l’orologio) E’ l’ora! Quello a momenti arriva. Questi nordisti sono puntuali. Puntualissimi!

DAL’APERTURA DI SINISTRA ENTRA LA SIGNORA BICE.

Signora BICE =  Non me lo vuole dire! Oltre ad essere ladro fa anche l’omertoso. Ma in castigo deve stare! Chiuso per tutto il giorno nello sgabuzzino, a digiuno. L’ho chiuso proprio lì!

OLGA =         Che cosa conclude? Certamente sarà sazio.

Signora BICE =  No. A digiuno è! Pippo non ne mangia lampuga.. E’ di gusti particolari!

OLGA =         Lo liberi! E’ meglio!

SI SENTE IL TRILLO DEL CAMPANELLO DELLA PORTA D’INGRESSO.

ROCCO =      E’ lui! Olga, vai ad aprirgli la porta!

Signora BICE =  No! (Afferrando Olga che stava avviandosi per l’apertura di sinistra) Ferma! Pippo deve stare chiuso tutto il giorno!

ROCCO =      Aprire al Commendatore!

Signora BICE =  (Afferrando nuovamente Olga che s’era liberata) Un momento! Chi l’ha fatto Commendatore? Pippo non merita neanche di essere fatto cavaliere. Specialmente per come si è comportato in questi giorni.

OLGA =         (Liberandosi) Signora Bice, hanno suonato e sarà il Commendatore, l’industriale milanese. Quello del colpo di scopa in testa.

Signora BICE =  Ah! Mi credevo!...  Allora sarà meglio che vada via! (Ma non sa decidersi e rimane davanti l’apertura a sinistra).

OLGA ESCE DALL’APERTURA DI SINISTRA.

ELENA =       Senza il  pesce, gli preparo una buona fetta di carne arrosto, no?

ROCCO =      Certamente!

ELENA =       Lei che ne dice, signora Bice?

Signora BICE =  (Distratta si avvicina) Che cosa?

ELENA =       Dico: gli cucino una fetta di carne…

Signora BICE =  Nooo! Deve stare a digiuno! Chiuso dentro lo sgabuzzino!

ELENA =       Sto parlando del secondo al posto del pesce. Per il pranzo al Commendatore.

 ROCCO =     Ma per ora pensiamo al risotto.

ELENA =       (Avviandosi per l’apertura di destra) Vado a preparare lo zafferano (esce).

DALL’INTERNO A SINISTRA APPARE IL COMMENDATORE.                                                          STA PER PORTARSI AVANTI MA, TROVANDO LA SIGNORA BICE,                                                  FA SUBITO DIETRO FRONT E RITORNA INDIETRO.                                                                 ACCORRE ROCCO E ASSIEME A OLGA LO INVITA AD ENTRARE.                                                 

ROCCO =      Non tema Commendatore! Quando è senza scopa è innocua.

OLGA =         (Indicando il divano) Prego, prego… si accomodi!

LA SIGNORA BICE NE APPROFITTA PER ANDARE VIA.

COMM. =       (Si siede sul divano) Eccomi! Sono venuto col carro attrezzi. Stanno caricando la mia macchina. Mi assicurano che domani sarà pronta.

ROCCO =      (Piano a Olga) Controlla se la signora Bice ha chiuso la porta d’ingresso. Ogni volta la lascia aperta, il gatto s’infila e ce lo troviamo qui. Controlla! (Siede accanto al Commendatore).

OLGA =         Pippo è chiuso nello sgabuzzino.

COMM. =       Con vero piacere accetto l’invito a  pranzo. Ho sentito parlare tanto della vostra famosa dieta mediterranea. (A Rocco) Nell’attesa, che ne dice di vedere quelle carte? Ho deciso di comprare!

ROCCO =      (Servile) Subito! Vado a prenderle… (Si alza ed esce dall’apertura di destra).

COMM. =       (A Olga che non si era mossa) Veda mia buona signora, io ieri non avevo apprezzato le sue buone qualità. Intendo di brava moglie che cerca di aiutare il marito nei suoi affari. Anche le nostre donne,le nostre mogli fanno così. Le aziende sono della famiglia.

OLGA =         (Si siede anche lei) Anche da noi. Ma qui è solamente l’uomo che dirige. Comanda! Noi donne ci stiamo ribellando. E la spunteremo! Non vogliamo essere considerate come le serve di casa… e brave solamente in cucina.

COMM. =       La spunterete! Però… spero che almeno oggi in cucina non ci sarà suo marito. Veda che io sono venuto per poter gustare il famoso piatto catanese della pasta alla Norma. Tanto acclamato!

OLGA =         Come??? Pasta alla Norma? Lei vorrebbe mangiare la pasta alla Norma?

COMM. =       Mi piacerebbe tanto! Dalle mie parti, invece, non ti servono altro che il risotto. Che disgusto!

OLGA =         (Si alza subito) Mi permetta! (Si avvia in fretta all’apertura di destra) Mamma!… Fermati!...  (Esce).

COMM. =       (Galante si alza) Prego! (Guardandola mentre Olga va via) Aspetto suo marito!

DALL’APERTURA DI SINISTRA ENTRA CON FURIA LA SIGNORA BICE.                                           HA IN MANO LA SCOPA E RINCORRE IL GATTO CHE NON SI VEDE.

Signora BICE =  Non scappare!... t’acchiappo!... (Si dirige al divano, credendo che il gatto si fosse nascosto lì sotto e cerca di stanarlo) Esci mascalzone! Esci da lì!... T’ammazzo! Questa volta non ti perdono!

IL COMMENDATORE, ALQUANTO IMPAURITO, GRIDANDO Aiutooo!!!                                SCAPPA DIETRO IL DIVANO E, VENENDO RINCORSO                                                                 DALLA SCOPA DELLA SIGNORA BICE, FA ALCUNI GIRI.                                                             QUANDO SI TROVA DAVANTI AL DIVANO,                                                                                                    LA SIGNORA BICE CON UNA SPINTA LO FA SEDERE.

Signora BICE = Toglietevi di mezzo! Sempre tra i piedi… (Cercando ancora di stanare il gatto) Esci!… Vieni fuori!... Delinquente! (Comincia a sferrare colpi di scopa. Inavvertitamente colpisce, più di una volta, i piedi del Commendatore).

COMM. =       Ahiai!... Ahiai!... I calli… I miei calli! (Riesce a mettersi in piedi sul divano).

Signora BICE =  Si è liberato! E’ riuscito ad aprire da sé la porta!... Birbante! Disubbidiente!... Domani, in quella porta metto un lucchetto grosso così (indica con le mani). E se sei capace ad aprirlo… t’ammazzo! T’ammaaa…

ALZA LA SCOPA E STA PER SFERRARE UN COLPO IN TESTA AL COMMENDATORE,                                                                                              IL QUALE E’ PRONTO A SCHIVARLO E RIUSCIRE AD AFFERRARE LA SCOPA             PER TOGLIERLA DALLE MANI DELLA SIGNORA BICE.

Signora BICE =  (Facendo resistenza) La lasci!... La scopa è mia!

COMM =        La dia a me! Meglio che la tenga io!

Signora BICE =   A lei? Perché dovrei darla a lei? (Riesce a liberarla dalla stretta del Commendatore) Non voglio essere disarmata… Io gliela sbatto in testa… Così!  (Alza la scopa e sta per assestargli un colpo).

COMM. =       (Riesce a scansarlo e ritenta inutilmente ad afferrare il manico della scopa). 

NE NASCE UNA LOTTA MOVIMENTATA E CURIOSA.                                                                                                                 LA SIGNORA BICE CERCA DI COLPIRE ED IL COMMENDATORE DI SCHIVARE.

Signora BICE =  Stia fermo!... Senza scansarsi… altrimenti non posso colpirlo…

FINALMENTE  IL COMMENDATORE RIESCE AD AFFERRARE LA SCOPA E STRAPPARLA DALLE MANI DELLA SIGNORA BICE.                                                            VA SUBITO ALLE FINESTRA E LA GETTA VIA.                                                                                     NEL FRATTEMPO LA SIGNORA BICE, COME SE VEDESSE IL GATTO                                                      SCAPPARE PER L’APERTURA DI DESTRA, LO RINCORRE.

Signora BICE =  Non scappare!... Fermati!... Fermati!... (Esce).

COMM. =       (Soddisfatto di avere eliminato la scopa) Oh! Meglio lasciarlo sui tetti quell’arnese!

RIENTRA DI CORSA LA SIGNORA BICE, SI DIRIGE DIETRO IL DIVANO                                          E BATTE I PIEDI PER STANARE L’IMMAGINARIO GATTO                                                                   CHE E’ RITORNATO A NASCONDERSI             LI’ SOTTO.                                                                             IL COMMENDATORE PER RIPARARSI I PIEDI,                                                                                          CON UN SALTO VA A SEDERSI SUL DAVANZALE DELLA FINESTRA.

Signora BICE = Ti schiaccio la testa!... Vieni fuori!... Esci allo scoperto!  (Fa qualche giro attorno al divano, poi torna a rincorrere l’immaginario gatto come se fosse scappato nuovamente per l’apertura di destra) Alt!... Fermati!... (Impedita dalle gambe del Commendatore, li afferra e glieli solleva per passare) Si levi!... Mi faccia passare! (Dopo avergli dato una spinta esce di nuovo).

IL COMMENDATORE STA PER  PERDERE L’EQUILIBRIO E CADERE ALL’INDIETRO, MA RIESCE AD  AFFERRARSI ALLA FINESTRA RIMANENDO SEDUTO.

COMM. =       Oddio... sono salvo! (Guardando dietro) Potevo rompermi l’osso del collo precipitando lì sotto.

DALL’APERTURA DI DESTRA, RIENTRA ROCCO CON LE CARTE.

 ROCCO =     Commendatore, come mai è seduto lì?

COMM. =       Sto riscaldando i cciapp al sole. (Si mette in piedi) Senta se quella veccia lì ritorna io vado via!

ROCCO =      Non abbia paura, non ce l’ha con lei. E’ arrabbiata a causa del gatto.

COMM. =       Porca vacca! Ora capisco. Il mio nome fa Gatti…

ROCCO =      Ma no! Cosa c’entra? Il gatto, quello della signora Bice, si chiama Pippo. Lei invece…

COMM. =       Vasco Gerolamo. Commendatore…

ROCCO =      (Non facendolo continuare) Lo so! Lo so! E allora, qua ci sono le carte. Se vuol darne visione… (le poggia sul tavolinetto). Si sieda!

COMM. =       (Dopo essersi seduto e cercando nelle tasche) Porca l’oca!... gli occhiali?! Ce l’ho in macchina. (Si alza) Chissà se non sono andati via? Vado a vedere! (Si avvia per uscire dall’apertura di sinistra ma comincia a zoppicare e si blocca) Ahiai!... I mie calli!... Ahiai, ahiai! Non riesco a camminare… Ahiai!...Ahiai!... (Si avvia dolorante).

ROCCO =      L’accompagno. Vengo anch’io!

COMM. =       No! Tu no!

ROCCO =      (Non capisce e stupito si blocca).

COMM. =       (Incurante del dolore ai piedi, allegro si avvia quasi ballando e intonando il motivo di Jannacci) “Vengo anch’io… - No, tu no! - Ma perché? - Perché no! - Vengo anch’io… – No, tu no!”...

ROCCO =      (C. s. rimane un poco a guardarlo, poi piano a sé) E’ diventato cretino?

COMM. =       (Dandogli una pacca sulle spalle) Scherzavo! Son le nostre canzonette…Le canzon de Milan… Andiamo! (Prende sottobraccio Rocco e canta) “Lassa pur ch’el mond el disa… Ma Milan è un gran Milan” … (Escono).

DALL’APERTURA DI DESTRA ENTRANO LA SIGNORA BICE E OLGA.                                                                                         OLGA INDOSSA UN GREMBIULE E SPINGE GARBATAMENTE LA SIGNORA BICE.

La signora BICE =  Lasci che ci vada io. Anche se mi viene il colpo della strega, mi infilo sotto il letto… e l’afferro!

OLGA =         (Calmandola) Ma no! C’è tutto in disordine. Non ho avuto il tempo neanche di rifare il letto…

Signora BICE =  Di sopra non lo guardo il letto, mi ficco subito sotto. Acchiappo quel mascalzone…

OLGA =         Pippo non è mascalzone è, invece, un bellissimo gatto, buono, simpatico, affettuoso… Reclama una certa indipendenza, vuole il suo piccolo spazio…

Signora BICE =  Nooo! Lui deve nascondersi in uno spazio più grande in modo che io possa infilar mici e afferrarlo! (Ha uno scatto e si avvia all’apertura di destra) La scopa! Mi dia la scopa!

OLGA =         (Bloccandola) Venga qui!... Non abbiamo la scopa. Usiamo l’aspirapolvere.

Signora BICE =  (Calmandosi e quasi stordita) L’aspirapolvere? Solo l’aspirapolvere???

OLGA =         Precisamente! La nuova tecnologia.

Signora BICE =  Ma… ha le ruote, no? (Ha un altro scatto come prima) Dov’è? A me l’aspirapolvere! Lo lancio sotto il letto a gran velocità così lo schiaccio come sotto un rullo compressore.

OLGA =         (Bloccandola ancora) Si calmi!... E’ alto e non entra sotto il letto.

Signora BICE =  (Si calma e comincia a sbracciarsi) Ho capito! Devo per forza sollevare il letto. (Cercando di avviarsi con calma all’apertura di destra) Mi permette signora Olga… le devo spostare un poco il letto. Poi glielo rimetto al suo posto. Pazienza! Anche questa fatica…

OLGA =         (Trattenendola) Aspetti!... Non può essere! Il letto è troppo pesante.

ENTRA ELENA DALL’APERTURA DI DESTRA.                                                                                 ANCHE ELENA INDOSSA UN GREMBIULE.

ELENA =       (Irritata) Signora Bice, io non sono un’animalista. Però ammazzare un povero gatto solo perché ha rubato un pesce… mi sembra esagerato. Bisogna avere cuore anche per gli animali.

OLGA =         No, mamma. Non l’ha ammazzato.

ELENA =       Come no! Pippo, il povero gatto, è sotto il tuo letto, morto stecchito. L’ho visto io! Non si muove.

Signora BICE = (Si avvia all’apertura di destra, ma viene trattenuta ancora da Olga) Ora lo sveglio, io! Falso! Simulatore! Fa l’attore! Sta recitando “la morte civile”. Ora ti faccio danzare io e così reciti “la morte del cigno”. Lasciatemelo afferrare!

OLGA =         Si calmi!...

ELENA =       Ma è certa che non è morto?!

OLGA =         No, mamma! Fa finta di essere morto. (Alla signora Bice) Pippo vuole essere perdonato. Lo perdoni e non se ne parla più! Per noi è come se non fosse successo niente. Stiamo preparando la carne. Piuttosto, signora Bice, non è che si trova un poco di ricotta salata?

ELENA =       E’ indispensabile! Se non c’è la ricotta come neve grattugiata sopra non è pasta alla Norma.

Signora BICE = Certo che ce l’ho! Una formella fresca. Me l’hanno portata in regalo da Belpasso. Vado a prenderla!

OLGA =         Grazie!

INVECE DI AVVIARSI ALL’APERTURA DI SINISTRA SI AVVIA,VOLUTAMENTE,            ALL’APERTURA DI DESTRA MA VIENE BLOCCATA DA OLGA.

OLGA =         (Accorrendo l’afferra) Mih! Sempre lì batte il chiodo! (Indicandole a sinistra)  Signora Bice di quel lato si trova la sua casa!

Signora BICE =  (Rivolta all’apertura di destra si morde il dito di una mano imprecando e si fa trascinare da Olga verso l’apertura di sinistra).

LA SIGNORA BICE STA PER USCIRE DALL’APERTURA DI SINISTRA,                                             MA S’IMBATTE CON IL COMMENDATORE CHE STA ENTRANDO SEGUITO DA ROCCO. IL COMMENDATORE SI BLOCCA E STA PER RITORNARE INDIETRO,                                             MA VIENE TRATTENUTO DA ROCCO.

Signora BICE = (Mostrando le mani) Sono disarmata! Si accomodi. (Dopo aver fatto entrare il Commendatore e Rocco, va via).

OLGA E ELENA NE APPROFITTANO PER RITORNARE IN CUCINA.

COMM. =       Senta, senza occhiali io non vedo un tubo. Però non è necessario. Io mi fido. Anche perché la Sara mi diceva che è tutto in ordine.

ROCCO =      La Sara???

COMM. =       Proprio lei! La sua ex segretaria, ora mia! Verrà a prendermi dopo il pranzo e mi farà visitare Taormina. Al ritorno, col buio, mi farà vedere il fuoco del vulcano Etna che è in eruzione. Mi dicono di assistere ad uno spettacolo bellissimo.

DALL’APERTURA DI SINISTRA APPARE LA SIGNORA BICE  CHE TIENE,                          POGGIATA SU UNA MANO TENUTA IN ALTO, UNA FORMELLA DI RICOTTA SALATA. CONTEMPORANEAMENTE DALL’APERTURA DI DESTRA APPARE OLGA,                                      CHE NASCONDE QUALCOSA SOTTO IL GREMBIULE.                                                                            

LA SIGNORA BICE, COME SE FACESSE UNA PASSERELLA GASTRONOMICA,                 SI DIRIGE IN CUCINA E VA VIA DALL’APERTURA DI DESTRA.                                    OLGA CON CIRCOSPEZIONE SI DIRIGE ALLA FINESTRA E FA SGOMITOLARE FUORI                                                            IL GATTO CHE TENEVA NASCOTO E CHE NON SI VEDE.

COMM. =       (Non accorgendosi dell’entrata della signora Bice e vedendo entrare Olga, dopo aversi stropicciato gli occhi)  Cribbio! Che non vedo bene davvero!  (A Rocco) Non me n’ero accorto  che la sua signora fosse incinta.

ROCCO =      (Rimasto a guardare stupito la signora Bice,  notato Olga) Incinta???

OLGA =         (Dopo essersi girata) Il Commendatore ha visto le carte?

COMM. =       (Vedendo ora Olga senza gonfiore) Cribbio e doppio Cribbio! Ho bisogno degli occhiali?! Mi era sembrata col pancione.

OLGA =         Un’illusione ottica certamente! Sono scherzi dovuti al sole. Come la fata Morgana. (Pausa) E allora?

ROCCO =      Il carro attrezzi era già partito, ma il Commendatore si fida anche senza leggere le carte. (Una pausa) Quando si va a tavola?

OLGA =         Una mezzoretta ancora.

ROCCO =      (Al Commendatore) Allora, sa che facciamo nell’attesa? Le voglio far vedere il pennacchio di fumo dell’Etna. Venga! Si vede bene su per le scale!

COMM. =       Sì, voglio vederlo! In lontananza ci vedo bene!

ROCCO E IL COMMENDATORE SI AVVIANO PER USCIRE                                    DALL’APERTURA DI SINISTRA,                                                                                                           MA DALL’APERTURA DI DESTRA ENTRA CON FURIA LA SIGNORA BICE.

Signora BICE =  Dov’è? Pippo scomparso! Non c’è sotto il letto!

COMM. =       (Spingendo Rocco) Andiamo! Andiamo!

Signora BICE =  (Notando i due) Alt! Fermi tutti! (Al commendatore) Perché vuole scappare, lei? Forse lo tiene nascosto?! Venga qui! Si faccia perquisire!

IL COMMENDATORE TIMOROSO VA VIA IN FRETTA CON ROCCO.                                  LA SIGNORA BICE STA PER RINCORRERLI,                                                                            MA PASSANDO DAVANTI LA FINESTRA SI BLOCCA E GUARDA FUORI.

Signora BICE =  Oh! Guardate dov’è! E’ scappato fuori di nascosto. E’ risorto il primo attore. (Marcando con ironia) E’ risorto!

OLGA =         (Come se non lo sapesse) Chi Pippo?

Signora BICE =  Proprio lui! Guardate, sembra un pascià. E’ lì che prende il sole messo sopra il davanzale della mia finestra. Ma io non lo faccio entrare! No! No! E no!

OLGA =         (Si porta alla finestra) Veramente è tranquillo e sembra che non voglia entrare.

Signora BICE =  E’ vero! Sembra che stia facendo la sentinella alla scopa.

OLGA =         Quale scopa?

Signora BICE =  La scopa che quel cretino mi ha tolto dalle mani e buttata dalla finestra. (Sporgendosi) E’ lì! Sopra le tegole! (Rientra e quasi a sé) Le tegole… Le tegole… Mi fanno ricordare il tempo passato. (A Olga) Ascolti, voglio raccontarle un aneddoto: quando Menelao mi ha portato a Venezia nel viaggio di nozze… mentre eravamo affacciati dalla finestra dell’albergo e guardavamo sotto. Menelao mi disse: guarda, Bice, sotto le case, qui a Venezia, ci sono i canali. Allora, dato che in siciliano le tegole sono dette “i canali” , io, scherzando, gli dissi: Ma guarda! A Catania i canali l’abbiamo sopra le casa e qui, invece, ce l’hanno sotto?! Non ha riso! Credo che Menelao non abbia capito. Se fosse stato l’altro, invece…

OLGA =         Chi Orazio?

Signora BICE =  Proprio Orazio! Orazio! (Dopo un sospiro) Aveva un bel paio di…

OLGA =         …spalle?

Signora BICE =  Anche! (Una pausa) Sì! Era robusto. Alto, slanciato, spalle larghe, biondo, occhi azzurri, portamento signorile… Un vero figlio di re! Difatti io, qualche volta, quando parlavo di lui, lo chiamavo Paride.

DALL’APERTURA DI SINISTRA SI AFFACCIA ROCCO.

ROCCO =      (Senza portarsi avanti ) Nelle scale c’è Paride!

Signora BICE =  (Ha un mancamento) Non può essere! Paride è morto prima di Menelao.

ROCCO =      Olga, non fare andare tua madre nelle scale. Il Commendatore già è scivolato. Un’altra volta i ciapp a terra! (Va via).

OLGA =         (Portandosi dalla signora Bice) Signora Bice, Paride è quello che pulisce le scale.

Signora BICE =  Quali scale?

OLGA=          Quelle del palazzo. Stanno pulendo le scale!…

Signora BICE =  (Ripresasi) Ah, già! Paride... quello della pulizia! Oggi è il giorno di lavare le scale. Non lo ricordavo. (Una pausa) A me il fatto che mi è stata tolta la scopa, mi ha scombussolato! (Un’altra pausa. Dopo con stizza va a prendere una sedia e l’avvicina alla finestra) Ora vado a riprenderla! (Sale sulla sedia ed è pronta a saltare dalla finestra) La scopa a me giova!

OLGA =         (Bloccandola) Dove va? Stia calma!

Signora BICE =   Sono capace! Salto e la prendo! (Cerca di svincolarsi e ritenta).

OLGA =         (C. s.) No!... No!...

OLGA, DOPO UNA BREVE COLLUTTAZIONE,                                                                                   RIESCE A CALMARE LA SIGNORA BICE.

Signora BICE =  (Guardando fuori) Guarda, guarda! Sta spingendo la scopa per farla andare sotto! Dove da lì non si può prendere.

OLGA =         La spinge Pippo?

Signora BICE = Lui! Avrà capito che io potevo saltare e pigliarla… (Torna a guardare) Oh! Guarda! L’ha fatta cadere giù! (D’un tratto spaventata) Madonna santa! E’ caduto anche lui! (Si sporge e comincia a gridare) Pippo!... Pippo!... (Agitata si muove per la stanza, poi si dirige all’apertura di sinistra) Avrà sbattuto la testa..! O si sarà rotto qualcosa!…

OLGA =         (Bloccandola) Ma non faccia così! Niente sarà successo! I gatti cadono sempre in piedi!

Signora BICE =  I piedi!.... Si sarà rotto i piedi! Sopra l’appartamento del terzo piano ci sono tutte le tegole rotte – io le vedo dalla mia finestra – sono pericolose! Tutte taglienti come lame di coltello… Madonna Santa! Si non è morto sarà ferito.  Sarà tutto lacero…

OLGA =         (Calmandola) Ma no! Le tegole non sono rotte.

Signora BICE             = Certamente in una pozza di sangue. (Smaniando) Bisogna salvarlo!... Mi lasci passare!

OLGA =         Dove vuole andare?

Signora BICE =  Sotto al terzo piano. (C.s.) Lo devo salvare prima che muoia dissanguato. (Con un forte grido) Pippo, io ti salverò! (Si avvia all’apertura di sinistra).

OLGA =         (Bloccandola) Non può essere! L’appartamento del terzo piano è chiuso.

Signora BICE  = (Calmandosi e curiosa) Chiuso??? Come mai? La signora  Margherita m’aveva detto che finalmente era riuscita ad affittarlo.  Una famiglia sicura nel pagamento.

OLGA =         Sì, ma poi l’affitto gli è sembrato caro e si sono defilati. L’appartamento è ancora chiuso.

Signora BICE =  Per forza! Esposto com’è tutto a tramontana, buio, le stanze con umidità dappertutto… Lei chiede molto… (Ricordandosi del gatto) Ma a me cosa interessa se l’appartamento è sfitto o no. Io a Pippo devo salvare! (Prendendo una decisione) Bisogna salire subito sul tetto! (Ha un’illuminazione) I pompieri! Ci salgono i pompieri! (Si avvia per l’apertura a sinistra) Vado a telefonare!

OLGA =         (Cercando di trattenerla, l’afferra) Non è necessario! Pippo non si sarà fatto male.

Signora BICE =  (Svincolandosi) Ci vogliono i pompieri! (Si avvia gridando)  Pompieriii!

DA’APERTURA DI SINISTRA ENTRA, DOLORANTE E                                                                CON LE MANI POGGIATE DIETRO SUL SEDERE, IL COMMENDATORE.                                                                    LA SIGNORA BICE, S’IMBATTE UN’ALTRA VOLTA CON LUI E,                                                 COME AVEVANO FATTO IN PRECEDENZA,                                                                   VOLENDO LASCIARE OGNUNO IL PASSO ALL’ALTRO,                                                                SI SPOSTANO CONTEMPORANEAMENTE ORA A DESTRA E ORA A SINISTRA.                                                                    DOPO ALCUNI SPOSTAMENTI                                                                                                                 LA SIGNORA BICE ACCENNA AD ALCUNI PASSI DI DANZA,                                       CORRISPOSTA, PER ASSECONDARLA, ANCHE DAL COMMENDATORE,                                    ALLA FINE, SPAZIENTITA, LO AFFERRA ANCORA UNA VOLTA PER UN BRACCIO E             LO SCOSTA FACENDOGLI FARE UNA PIROETTA.

Signora BICE =  Si tolga di mezzo!... Che dobbiamo ballare la contradanza oppure la tarantella? E com’è? Mi trovo sempre lei davanti?! Lei è pompiere?

COMM. =       (Stordito) Pompiere??? Io?... No!

Signora BICE =  E allora?... (Si avvia per uscire).

COMM. =       (Le grida dietro) Io sono commendatore. Com-men-da-to-re!

Signora BICE =  (Ritornando sui suoi passi) Però ha la faccia di pompiere! (L’afferra) Venga con me! E’ stata tutta colpa sua! Fu lei a levarmi la scopa. Ora deve salire sul tetto… ( lo trascina con sé fuori dall’apertura di sinistra).

INTANTO OLGA SI ERA PORTATA ALLA FINESTRA.

OLGA =         (Dopo avere guardato fuori) E’ lì! Pippo è lì! (Chiama) Signora Bice venga! (Si porta all’apertura di sinistra) Signora Bice, Pippo non si è ferito! E’ sopra il tetto. Guardi!

LA SIGNORA BICE RIENTRA DI CORSA E, SEGUITA DA OLGA,                                                    SI PORTA ALLA FINESTRA.

Signora BICE =  (Dopo aver guardato fuori si inginocchia segnandosi) Sant’Antonio benedetto vi ringrazio!

OLGA =         Che le dicevo? Non è successo niente! (Guardando fuori) Guardi come è vispo e comes’arrampica… Oh! Si è posizionato come sempre sul davanzale della sua finestra.

Signora BICE =  (Si alza e guarda) E’ vero! (Dopo una breve pausa) Quanto è bello però! Guardatelo! Serio, composto… e sembra anche tranquillo. Invece è arrabbiato.

OLGA =         Non mi sembra. Io, invece, lo vedo calmo e pacifico.

Signora BICE =  Finge. Non lo dà a intendere ma è sconvolto dentro.

OLGA =         Non mi sembra. Io, invece, lo vedo calmo e pacifico.

Signora BICE =  Finge. Non lo dà a intendere ma è sconvolto dentro.

OLGA =         Che vuole dire?

Signora BICE =  E’ maschio! Deve comportasi da maschio e si mostra normale. Ma io lo so! Pippo è  incazzato!

OLGA =         Perché?                    

Signora BICE =  Ha rotto con Sissi, quella smorfiosa!

OLGA  =        Davvero? Possibile? Non sono più innamorati?

Signora BICE =  No! Hanno divorziato! Fino a ieri, lei lo chiamava e se lo tirava dietro camminando così! (Imita una buffa andatura, camminando sulle punte) Lui ci cascava e la seguiva! Stamattina, sul presto, invece, Sissi è venuta sotto la finestra, ha bussato… “Miauuu! Miauuu!...” e si è allontanata come se gli dicesse: “ Vieni!... Ti faccio godere, vedere il Paradiso… Vieni!...” Ma lui non si è mosso. Così Sissi si è allontanata sola e soletta. Poi credo che Pippo ha rubato il pesce e lo ha dato a quella sgualdrina in compenso di tutto quello che è stato per il passato e saldare così la liquidazione. (Pausa) Ha fatto bene! Bravo! (Un’altra pausa) Signora Olga, appena vado a Catania vi compro una lampuga grossissima.

OLGA =         Ma cosa va dicendo? Lei, invece, oggi è invitata a pranzo da noi!

Signora BICE =  Grazie! Accetto con piacere. A dire il vero me l’aspettavo! Mi permette allora, vado ad aprire la finestra a Pippo. E, appena lui entra, richiudo la finestra e torno! (Esce dall’apertura di sinistra).

OLGA =         (Si toglie il grembiule e si porta all’apertura di destra) Mamma, la signora Bice è invitata a pranzo.

ELENA =       (Si affaccia) Hai fatto bene! Ha portato la ricotta che è una meraviglia. Pensaci tu per il posto a tavola. (Sta per rientrare ma si sente un miagolio e si blocca). Non credo che porti con sé anche il gatto…

OLGA =         (Va a guardare alla finestra) E’ Sissi! Sta chiamando Pippo. (Si sporge di più) E c’è anche lui  dietro i vetri della finestra all’interno. La signora Bice, poco fa lo ha fatto entrare! Sissi è fuori e Pippo è dentro!

ELENA =       E’ bene che chiudi la finestra, prima che si infilano dentro! Sono tutti due ladri!

OLGA =         No. Sono, invece, tutti e due innamorati. E’ non è vero che hanno divorziato e si sono lasciati. Guarda! Si stanno baciando appoggiati al vetro della finestra. (Una pausa) Oh! Brava! La signora Bice ha aperto la finestra! Ora Pippo è fuori con Sissi! Guarda che festa!

ELENA =       (Si porta anche lei a guardare) Li sto vedendo… Ha fatto bene ad aprire!

OLGA =         Se ne vanno assieme una accanto all’altro. Sono innamorati!

ELENA =       Oddio! Si brucia tutto di là!... (In fretta rientra dall’apertura di destra).

OLGA RIMANE ALLA FINESTRA A GUARDARE.                                                        

DALL’APERTURA DI SINISTRA ENTRANO IL COMMENDATORE E ROCCO.                      SI PORTANO AVANTI.

COMM.  =      Una Vista magnifica! Sembra di vedere una cartolina di una volta. Il mare e il vulcano!

ROCCO =      Noi lo chiamiamo ‘a “muntagna” e abbiamo con l’Etna un rapporto di amore ed odio. Amore per la fertilità delle sue terre e odio per la sua forza, alle volte, distruttiva. (lo invita a sedersi) Prego, si accomodi!

COMM. =       Preferisco rimanere in piedi. Ho ancora un dolorino qua dietro (indica).

ROCCO =      Come vuole! (Rimane anche lui in piedi) Tutti i centri abitati che nel passato sono stati coperti dalla lava, sono sempre risorti come l’ Araba Fenicia e oggi sono prosperosi. (A Olga che aveva lasciato di guardare e si era portata avanti) Dicevo al Commendatore che noi etnei abbiamo il privilegio di avere il mare e la montagna a portata di mano. In estate a nuotare e in inverno a sciare! (Al Commendatore) Mia moglie ama il mare, mentre io la neve.

OLGA =         (Al Commendatore che trovasi in piedi davanti il tavolinetto) Si accomodi, prego!

COMM. =       Grazie! Preferisco stare alzato!

SI SENTE IL TRILLO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO.

OLGA =         (A Rocco) E’ la signora Bice. L’ho invitata a pranzo.

ROCCO =      Lei sola, però! (Avviandosi ad aprire) Mi permetta Commendatore, vado ad aprire… (Esce dall’apertura di sinistra).

COMM. =       Spero che non sia bellicosa, quella sciura lì!

OLGA =         Certamente! E’ una brava vicina. Vive sola… E, poi, essendo un po’ miope…

COMM. =       Non direi. Sa centrare, invece, bene il colpo.  

DALL’APERTURA DI SINISTRA APPARE FESTANTE LA SIGNORA BICE.                                   TIENE IN MANO UNA GRATTUGIA.                                                                                       ROCCO LA SEGUE SUBITO DOPO.                                                                                                                                                                                                          

Signora BICE =  Sono felice! Felice, felice, felice! (Ruotando in aria la grattugia) Evviva! Pippo e Sissi si sono riconciliati!

COMM. =       (Indicando spaventato la grattugia) E’ armata!

ROCCO =      Ma no! E’ una grattugia. E sta parlando dei gatti.

OLGA =         Sissi è la gatta di Pippo.

ROCCO =      Cioè… come se i gatti fossero…

Signora BICE =  (Non facendolo continuare) Non sono sposati, ma convivono. Oggi la convivenza deve essere riconosciuta come il matrimonio. (Al Commendatore) Che ne dice lei?

COMM. =       Ma per chi? Per i gatti?

Signora BICE =  Certamente! Sono anche loro figli di Dio! (Mostrando la grattugia) Signora Olga, ho portato anche la grattugia da servire per la ricotta salata. E’ nuova e non è usata.

OLGA =         Grazie, ma ce l’abbiamo!

Signora BICE =  Allora, poi me la riporto (la poggia sul tavolinetto).

OLGA =         Permesso! Vado a dire a mamma che ci siamo tutti (esce dall’apertura di destra).

Signora BICE =  (Al Commendatore) Allora, gli animali sono o non sono, anche loro, creature? Come la pensa lei? (Con tono di comando) Si sieda!

Comm. =         No, grazie! Rimango in piedi! Poi davanti alle signore alzate, non è educazione stare seduto.

Signora BICE =  Le signore???  E’ inutile fare il galante… Con me non attacca. (Dopo una breve pausa) Come si chiama lei? Mi dica il suo nome.

ROCCO =      Il Commendatore ha un bel nome: Vasco Gerolamo (sistema le carte e si allontana uscendo dall’apertura di destra).

COMM. =       Vasco Gerolamo Gat… (si blocca). Solo Vasco Gerolamo.

Signora BICE = Si chiama Orazio? Oppure Filippo o Menelao?

COMM. =       No.

Signora BICE = E allora? (Gli dà una spinta e lo fa sedere sul tavolinetto proprio sopra la grattugia) Si sieda!

COMM. =       (Dolorante) Ahiai!... I ciapp!  le mie chiappe!...

ROCCO =      (Rientrando) Commendatore, perché si è seduto lì?

COMM. =       Volevo sedermi ad ogni costo!

Signora BICE =  (Cercando) La mia grattugia… Dov’è? E’ scomparsa?

COMM. =       (Riesce a sollevarsi, prendere la grattugia e mostrarla) Eccola!

Signora BICE =  Me la dia!

COMM. =       (E’ tentato a dargliela in testa).

Signora BICE = Non s’arrischi a gettarla dalla finestra… perché io poi, con un bel capitombolo,  faccio volare anche lei a testa in giù! (E’ pronta a togliergliela) Le chiappe se le gratti con la mano e vada a grattarsele a Milano! (Quasi saltellando) Ho fatto rima!... Oh che bello! Che bello! Che bello! Che bellooo!

DALL’APERTURA DI DESTRA ENTRA  OLGA.

OLGA =         Il pranzo è pronto!

APPARE ANCHE ELENA.

ELENA =       Tutti a tavola! Accomodatevi!

TUTTI STANNO PER AVVIARSI A DESTRA,                                                                                           MA SQUILLA UN TELEFONO O TELEFONINO.                                                                                          

E’ ROCCO A PRENDERE LA COMUNICAZIONE.                                                                        ASCOLTA PER UN POCO, POI SI RIVOLGE AGLI ALTRI.

ROCCO =      E’ Pippo!

TUTTI =         (Ad una sola voce) Il gatto???

ROCCO =      No! L’autore! (Ascoltando al telefono e dopo una pausa) Augura buon pranzo a tutti e… dice di non trovare l’ultima parola per chiudere. 

DALLA SALA, TRA IL PUBBLICO, SI SENTE GRIDARE UNA VOCE CHE DICE:  Sipario!

ROCCO =      (Dopo avere nuovamente ascoltato) L’ha sentito! (Mentre ascolta ancora) Sta dicendo che è vero: l’ultima parola la dice sempre il Pubblico! (Chiude la comunicazione) Mentre a noi Attori non resta altro che salutare (invita a portarsi tutti al proscenio).

TRA UN PROLUNGATO E MELODIOSO“Miaooo” DI SALUTO,                                                          DETTO AD ALTA VOCE DA TUTTI GLI ATTORI, SI CHIUDE LENTAMENTE IL…

S  I  P  A  R  I  O

Fine

Pippo Spampinato

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