Piume di struzzo

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LA CAGE AUX FOLLES

SALVATORE NASTRO

PIUME DI STRUZZO

COMMEDIA ISPIRATA  A :

 « LA CAGE AUX FOLLES »

di Jean Poiret

IN ORDINE DI APPARIZIONE

RENATO
ALBIN

SALOME’

JACOB

MERCEDES

M. TABARO

LAURENT
LANGUEDOC
DIEULAFOI
M.ME DIEULAFOI

MURIEL

SIMONE

ZORBA LA  FOTOGRAFA

ATTO 1

SCENA 1

(RENATO – ALBIN – SALOME’)

Parte una musica orchestrata a sipario chiuso

RENATO: (Entra con ardore sul proscenio vestito elegantemente, ha modi di fare frou frou) Signori e Signore, mesdames et messieurs, ladies and gentleman, senor e senora, …………………, buonasera, bonsoir, good evening, buena noche, guten ………….., e benvenuti, benvenu, welcome, bienvenudi, willkommen a questo incantevole e coloratissimo locale “Il Vizietto”. Accomodatevi pure, ordinate da bere, da mangiare, fiumi di champagne ai vostri tavoli che al” divertissement”, al divertimento ci pensiamo noi…..

E ora ammirate la grazia e la dolcezza della nostra regina che v’incanterà in questa serata……… è lei la vedette del nostro palco. Zazà Napoli.

(Si apre il sipario e parte la musica ___________________)

Un living nell’appartamento padronale di un locale notturno specializzato in travestiti, sulla Costa Azzurra. Il posto è prolungato da una terrazza. Il locale è adiacente, ma noi non ne prendiamo coscienza che attraverso gli interventi sporadici di impiegati che vengono a consultare il padrone da una porta di comunicazione. L’insieme è di una grande preziosità. Lo stile del salotto di un gusto squisito è talmente equivoco che finisce per non più esserlo. Dei busti di uomini, delle incisioni. Dei quadri di colori sgargianti arredano le pareti.

 

L’unica luce illumina al centro una donna con la testa china vestita con strass e pailettes seduta su un elegante sgabello. Al lato un uomo vestito da icona macho che  balla con lei.  La donna accenna a passi di coreografie semplicistiche alla moda delle Vamp.

Alza il volto; è Albin.

Ad un dato punto della coreografia i due si abbracciano mentre lui accenna ad un pallone col chewing gum.

ALBIN: Stop! Ferma la musica! Hai visto? Hai visto cosa fa?    (si stoppa la musica)

RENATO – Cosa fa? Cosa è successo che interrompi le prove generali per stasera?

ALBIN – Non hai visto? Tu lo fai apposta: fa delle bolle con il chewing-gum mentre io canto.

SALOME’ – E allora?

ALBIN – “E allora?”. Io lo picchio. Non deve attirare l’attenzione della sala con la sua lingua mentre io canto. Soprattutto perché è già molto difficile cantare questa canzone.

RENATO – Oh! In play-back!

ALBIN – E allora! Il sentimento, le intenzioni, la mimica che io ci metto, tu credi che questo non sia faticoso? Buon Dio!! Ogni volta che la canto mi stravolgo!

RENATO – (a Salomè) In ogni caso, tu non devi fare delle bolle con il chewing-gum. Un po’ di contegno, buon Dio!

ALBIN – Lui non collabora assolutamente con me. Come vuoi che mi senta a mio agio.

RENATO – Salomè, Salomè…..Pensa un po’ alla situazione. Non è perché noi facciamo una rivista di travestiti che non ci siano situazioni da interpretare. Tu sei un giovane uomo perso nella notte, nella nebbia. E all’improvviso, cosa vedi? (Gag) Questa donna che appare… che è…

(Cerca delle parole che tenterebbero di descrivere la grazia, la bellezza, e visibilmente Albin non gliele ispira, allora si accontenta di dire):

…che è… una donna. Allora tu sei , affascinato…

ALBIN – Non ama le donne, cosa vuoi! E questo, questo si sente!

RENATO – (conciliante) dobbiamo ucciderlo?

ALBIN – Questi sono dei dilettanti, tutto qui! In ogni caso, che non ricominci a fare delle bolle, altrimenti lo schiaffeggio in scena.

RENATO – (a parte con Salomè) Non darle retta. E’ l’età…. E’ sempre più patetica!! (Si volta verso Albin e finge) Salomè non farlo più che ti sequestro i lucidalabbra!! Va bene così per oggi…. Salomè scendi giù a dici alle ragazze che le prove sono terminate. Avete due ore di pausa e poi vi aspetto in sala trucco.  E che i tecnici invece continuino a montare la scena sennò per stasera non riusciremo… (con aria grave guarda Albin che sta togliendosi i tacchi seduta sullo sgabello e si massaggia i piedi)….

ALBIN: (Con piedi doloranti) Questi tacchi mi fanno molto male….. Ma cos’hai che mi guardi così

RENATO – I tuoi capricci! Non ne posso più!!

ALBIN – Ok!D’altronde, per quello che devo fare in questa rivista, potrei anche farmi sputare in faccia, no?

RENATO – Oh! Ma se tu fai di tutto in questa rivista! Allora, non ricominciare.

ALBIN – Non mi dai più i ruoli come mi davi una volta. E’ perché mi ami di meno: è normale! Dopo tanti anni di vita insieme: mi guardi come un piatto di minestrone, non come una regina del teatro.

RENATO – Andato! E’ partito!

ALBIN – Cosa mi fai fare ora? Sono solo canzonette!! Dove sono finiti i tempi quando mi facevi danzare la ninfa dal cuore fedele con una mutandina di giunchiglie e un reggiseno di orchidee!

RENATO: Quando il tuo corpicino era da guardare?!!

ALBIN: Cafone!!

RENATO- Il pubblico ne ha abbastanza delle ninfe: le ninfe non sono più di moda.

ALBIN – Taci! Il pubblico adorava questo! Non ho mai avuto tanto successo come con la ninfa dal cuore fedele. Era un quadro stupendo. Tenero, emozionante.  (Accenna a passi di danza – gag) Quando morivo, vedevo la gente ai tavoli in lacrime, con il fazzoletto in bocca.

RENATO- Si, per non vomitare!!.

ALBIN – Cosa vuoi dire?

RENATO – Niente, ma non si può fare per sempre le scene di ninfe.

ALBIN – Taci!! Sono stanca.. vado a farmi un idromassaggio. Dì a Jakob che mi porti il mio ventaglio di scena! (Salendo le scale che portano alle stanze superiori)  Il teatro muore di dilettantismo. Io sono l’ultima grande professionista. Dopo di me, il nulla.

RENATO – Così sia!

ALBIN – Il mio ventaglio! (Via)

RENATO – Oh! Il tuo ventaglio, il tuo ventaglio, il tuo stramaledetto ventaglio!!!! Te lo farò portare fin dentro il tuo letto!!  (Albin esce facendo dei vocalizzi, Renato grida verso una stanza)

Jacob, porta  il ventaglio del signore.

SCENA 2

(RENATO – JACOB – MERCEDES – TABARO)

RENATO - (Uno splendido negro è entrato in scena. E’ semplicemente vestito con un grembiulino rosa merlettato, ma quasi totalmente nascosto dietro un grande ventaglio di piume,. Scivola dietro Renato. Ondeggia attorno a lui)

Jacob, perdi questa abitudine di passeggiare per casa sempre tutto nudo.

JACOB - Non le piace?

RENATO - Non durante il servizio. Potrebbe entrare chiunque.

JACOB - Ci sono solo delle pazze che entrano qui, allora?

RENATO - No, non ci sono solo delle pazze. Il signor Tabaro non è una pazza.

JACOB - Lo diventerà?.

RENATO - Povero signor Tabaro! A settantadue anni!

JACOB - Perché non vuole che faccia un numero anch’io?

RENATO - Perché tu fai molto bene da mangiare e i lavori di casa!

 

JACOB - Schiavista! Non mi ha mai fatto fare una prova di canto. Non conosce la mia ugola di soprano leggero! (accenna a dei vocalizzi)

RENATO - Trattieniti, altrimenti io ti rispedisco in Africa a cogliere i cocchi.

JACOB - Vile Diavolo bianco.

RENATO - Avanti, sali!  ( esce Jacob)

Dall’entrata di destra entra una prosperosa ragazza rossa che irrompe come una furia, in scena.

MERCÉDÈS - Sono stufa, sono stufa della tua amante. Sono tutte al servizio di questa donnaccia.

RENATO - Mercédès! Abbassa la voce.

MERCÉDÈS - Me ne frego.

RENATO - Dovresti essere contenta, ti faccio cantare sempre più ogni sera…. Ti lamentavi sempre di non cantare a sufficienza.

MERCÉDÈS - Si ma, non come tappabuchi di quella grassa oca!

RENATO - Mercédès, tu dimentichi con chi stai parlando.

MERCÉDÈS – Il suo nome troneggia su tutti i manifesti. Saint Tropez è tappezzata di manifesti con la sua cianotica faccia. Zazà Napolì di qui, Zazà Napolì di là.Lei ti fa del torto, Renato, fa torto allo spettacolo. Tu vuoi assolutamente farne una vedette. Non è una vedette. Non è eccitante, non è femminile. “La nuova Lilì Marlène”!!! Tu dici! Non può neppure far vedere le gambe, quei suoi due pietosi budini!

RENATO - Sei acida, Mercédès! Ecco cosa sei !

MERCÉDÈS - (Scoppia in singhiozzi) Come sei duro! Come sei offensivo! Zaza ha tutto: gioielli, vestiti. Tu gli hai disegnato i costumi più carini. Io, guarda come sono conciata. Una poveraccia!

RENATO - Ma se sei incantevole.

MERCÉDÈS - Lei non fa niente durante il giorno. Canta, Sbuffa. Dorme. Io, io non sono mai a letto prima delle tre e alle sette devo essere già al volante del mio camion della spazzatura.

RENATO - E’ una follia.

MERCÉDÈS - E’ una follia? Non è con il salario da fame che tu mi dai qui che posso sopravvivere.

RENATO - Se tu non avessi il tenore di vita che hai, potresti. (Le lacrime di Mercédès raddoppiano)

Cosa c’è ancora? Che cosa hai? C’è qualcos’altro?

(Mercédès fa segno di si, fra le lacrime)

Hai fatto una stupidaggine?

MERCÉDÈS - Aspetto un bambino.

RENATO: Tu?

MERCEDES  - Mia moglie!!

RENATO- Ancora! Hai di nuovo fatto un bambino con tua moglie! Ma la stai uccidendo! E’ il settimo.

MERCÉDÈS - (Sempre piangendo) Amo così tanto i bambini.

RENATO - Ma lei, lei li ama?

MERCÉDÈS - Meno.

RENATO - Come puoi fare carriera? Ti esaurisci! Ti esaurisci a procreare. Sei sfatta prima del tempo. Guardati, sei cadaverica. Andiamo, andiamo! Brigitte Bardot ha sette figli? (Dalla porta di comunicazione entra un vecchio signore, dall’aspetto rispettabile. Ha un dossier sotto il braccio e porta una cassetta)

Signor Tabaro

Tabaro si avvicina a Mercédès che l’abbraccia a sua volta.

MERCÉDÈS - Buongiorno, Tata.

RENATO - Mio povero signor Tabaro, Mercédès ne ha fatta ancora una delle sue. Sua moglie è di nuovo incinta.

TABARO - (con tono di rimprovero) Oh! Oh! No! Non è serio!

RENATO - Non volevo che te lo dicesse. Non posso tenerti.

MERCÉDÈS - Renato, non puoi licenziarmi.

RENATO - Non posso più farti lavorare in sala.

MERCÉDÈS - Perché?

RENATO - Renditi conto: un cliente che fa un grosso conto, che chiede di te al tavolo, e che viene a conoscenza che hai sette figli!…

MERCÉDÈS - Ma non lo saprà.

RENATO - Ma si, mia povera ragazza. Noi siamo a Saint-Tropez qui, non a Londra. Tutto si viene a sapere qui. Non ho ragione, signor Tabaro?

TABARO - Senz’altro.

RENATO - Io ho una responsabilità, mia piccola bimba, capisci? Non posso ingannare la mia clientela, è troppo grave. Ora, se tu non fai più la sala, se tu non fai stappare almeno sei bottiglie per sera, diventi un peso morto per me. Non è così, signor Tabaro?

TABARO - Ah! Assolutamente!

MERCÉDÈS - Ma, sindacalmente, tu non hai il diritto di congedarmi; mia moglie è incinta.

RENATO - Allora ti tengo, ma come ragazzo.

MERCÉDÈS - Oh! No! È più umiliante che mai. E le mie parrucche? E i miei gioielli? Cosa ne farò!

RENATO - Bisognava pensarci prima che ti rotolassi nei piaceri.

MERCÉDÈS - Io non posso; non posso mostrarmi in scena in giacca e pantaloni. Avrei troppa vergogna.

RENATO - Ora lasciaci, Henri. Abbiamo i conti da fare.

MERCÉDÈS - Henri! Tu mi hai chiamato Henri! Oh! Che orrore!

(I singhiozzi raddoppiano. Henri-Mercédès si dirige verso la porta di comunicazione  e esce sbattendola)

RENATO - Datemi il borderò, non ho molto tempo (Guarda il suo orologio, nervoso. Tabaro apre il suo dossier, pone il borderò di fronte a Renato e la cassetta sul tavolo. Renato apre la cassetta e conta l’incasso)

È meglio che lunedì scorso, no?

TABARO -  Ieri sera abbiamo fatto dieci coperti in più. E al tavolo del Principe Filippo diciotto bottiglie.

RENATO – Se stasera torna non mettete in conto i caffè. (Tabaro sta per uscire) Ah, Tabaro! Darete un assegno a Mercédès per il corredino del neonato, e invierete dei fiori a sua moglie. Ma domani, Mercédès, da uomo! Non ho ragione?

TABARO - Assolutamente. Io, quando ho avuto il mio primo figlio ho smesso il travestitismo; per occuparmi dell’amministrazione, poi non mi sono più travestito. (ed esce per la principale)

SCENA 3

(RENATO – LAURENT )

 Renato va a chiudere a chiave la porta principale, poi quella di comunicazione con il locale.

Mette una musica di sottofondo molto d’atmosfera,

si riavvicina al tavolo sul quale dispone con amore dei fiori

,prende dello champagne dalla cucina, controlla la temperatura dello champagne.

 Guarda giù verso la strada e saluta ansioso una persona. Si avvia alla porta  e dopo aversi incipriato il naso con un portacipria vistoso che aveva in tasca la apre; Entra un ragazzo di una ventina d’anni, molto affascinante. Porta una borsa da viaggio che posa rapidamente per gettarsi fra le braccia di Renato Restano un momento abbracciati, guancia a guancia. Renato  lo contempla).

Stai bene?

LAURENT - Molto bene.

RENATO - Mettiti a tuo agio. Siediti. Cosa vuoi bere? Whisky? Champagne?

LAURENT - Champagne! Non dico di no. (Renato lo serve. Si guardano con tenerezza).

RENATO - Sei bello! E sei in forma! Hai una bella carnagione!

LAURENT - (sorridente) Ti piaccio?

RENATO - Ah! Che dire!

Gli porta il suo bicchiere, poi si siede vicino a lui.

LAURENT - È di sopra lei?

RENATO - Si, ne ha per due ore. Mentre si spoglia e si strucca e si  deterge il corpo….

LAURENT - E Jacob?

RENATO -  anche lui è di sopra!! Siamo soli! Era bella, l’Irlanda?

LAURENT - Meravigliosa!!  Comunque… ehm… Sai… non potrò rimanere molto tempo.

RENATO - Questa sera?

Laurent - In generale

RENATO - E per quale ragione?

Laurent - Mi sposo.

Un silenzio.

RENATO - (Falsamente disinvolto) Eh, bene! Ecco una novità!

LAURENT - Volevo scrivertelo, solo… in una lettera…

RENATO - Muriel? La piccola Dieulafoi?

LAURENT - Si.

RENATO - Non e una cosa seria.

LAURENT - È molto seria.

RENATO - Sono quattro mesi che vi conoscete, partite per due mesi insieme, rientrate e vi sposate! Non è una cosa seria.

LAURENT - (Gentile, ma deciso) Questa volta si! Ho l’impressione di si!

RENATO - Non avrei dovuto lasciarti andare in Irlanda; là c’è un clima troppo afrodisiaco

LAURENT - (Non può trattenersi dal ridere) L’ avevamo deciso prima. (Un silenzio)  E poi, te lo voglio dire: ne ho abbastanza di passare per il tuo gigolò.

RENATO - Tu non passi per il mio gigolò.

LAURENT - Ma si, papà, credimi.

RENATO - Io ti presento a tutti: “Ecco mio figlio! Voi conoscete mio figlio!”. D’altronde, il modo come tu ti comporti con le ragazze dovrebbe eliminare ogni equivoco.

RENATO - Io non mi lamento. Solamente trovo che sei troppo giovane per sposarti. Non hai che ventidue anni. E lei, questa donnetta, quanti anni ha?

LAURENT - Anche lei ha solo ventidue anni.

RENATO - Si, ma una ragazza a ventidue anni è molto più matura. Tu aspetterai ancora cinque anni…

LAURENT - Lei ne avrà ventisette e sarà ancora più matura.

Una pausa.

RENATO - E… conti di fermarti qui?

LAURENT - Oh! Papà, non è possibile.

RENATO - Perché?

LAURENT - Non è possibile! Con il locale!

RENATO - Perché, esce dal convento, la tua piccola amica?

LAURENT - Non è per lei; è per i suoi genitori.

RENATO - I suoi genitori?

LAURENT - Suo padre si presenta alle prossime elezioni legislative.

RENATO - E allora?

LAURENT - Sotto la sigla S.C.C.

RENATO - S.C.C.?

LAURENT - Sociali Contadini Cristiani

RENATO - È molto sana come etichetta. Questo aiuterà la loro campagna elettorale.

LAURENT - Il loro motto è: “Famiglia, Morale e Progresso”. È difficilmente compatibile con il “Vizietto”!!.

RENATO - Non vedo perché! La famiglia, l’abbiamo! Il morale, l’abbiamo! Quanto al Progresso, siamo al vertice!

LAURENT - Ho detto “morale”, al femminile.

RENATO - A maggior ragione.

LAURENT - Il loro gruppo ha chiesto la chiusura dei locali di streap-tease!

RENATO - Ah! Allora frequenti il bel mondo! Bravo! Dopo tutto, non siamo obbligati ad incontrarci quella tua bella famiglia.

LAURENT - Sfortunatamente…

RENATO - Cosa?

LAURENT - Loro vogliono conoscere la mia famiglia; è normale.

RENATO - Perfetto! Andrò a prosternarmi dove tu mi dirai.

LAURENT - Ebbene, non dovrai disturbarti. (Una pausa durante la quale i due uomini si guardano. Renato stenta a capire. Renato  si alza e va alla porta che conduce al locale.)

RENATO - (facendo vedere la porta) Che cos’è questa?

LAURENT - (non comprendendo dove suo padre vuole arrivare) È una porta.

RENATO - E dove conduce, questa porta?

LAURENT - Al tuo locale. Al Vizietto.

RENATO - Allora, cosa ne facciamo, di questa porta?

LAURENT - Bisogna murarla.

RENATO - Murarla? E per scendere nel locale?

LAURENT - Non si scende più nel locale. Non c’è più un locale. Per una sera.

.

RENATO - Ho partorito un demente.

LAURENT - Tu puoi benissimo, per una sera lasciare l’azienda andare avanti da sola. Gli ingressi sono indipendenti. Una volta chiusa questa porta, nessuno può dubitare che questa casa abbia rapporti coun locale per travestiti! Però…

RENATO - Però cosa?

LAURENT - Ci sarebbe qualche sistemazione da fare.

RENATO - Ah! Bene! Ci sono delle cose che potrebbero non piacere?

LAURENT - Dei dettagli! Qui! Qui! Qui!

Indica differenti oggetti, di uno spirito particolarmente orientato.

RENATO - Ah! Bene! Mi farai una lista.

LAURENT - Si, papà (l’abbraccia). Ho detto loro che eri al Museo d’Orsay.

RENATO - È bene avere delle ambizioni per i propri genitori. E cosa faccio al Museo d’Orsay?

LAURENT - Sono rimasto sul vago; un curatore del museo d’Orsay.

RENATO - Ma se non so neppure chi ha dipinto la Gioconda!!. E quando arrivano questi signori?

LAURENT - Venerdì.

RENATO - Quattro giorni, è poco.

LAURENT - È ampiamente sufficiente. Ti chiederei semplicemente…

RENATO - Cosa?

LAURENT - Scusami papà – a me personalmente questo non imbarazza – ma se tu potessi un po’ controllare – oh! Niente!… i tuoi gesti… la tua andatura… il tuo modo di parlare… e il tuo vocabolario.

RENATO - Vorrà dire che farò un corso intensivo di bon-ton da qualche camionista!!

LAURENT - Puoi controllarti molto bene quando vuoi. Viviamo un’epoca dove non si può più fossilizzarsi nel proprio ambiente; bisogna guardare quello che c’è altrove.

RENATO - Cosa d’altro?

LAURENT - (molto imbarazzato) Albin.

RENATO - Cosa?

LAURENT - Non possiamo tenere Albin. Tu da solo, puoi ingannarli, ma con Albin non è possibile. Se, in più, si accorgono di Jacob, ripartono immediatamente.

RENATO - Non rovinerai il nostro rapporto di tuo padre perché arrivano degli stranieri. Io li invito, vengono a casa mia; mi prendono come sono.

LAURENT - Si ma, è me che non prenderanno.

RENATO - Ma chi sono queste persone? Non escono mai, non hanno mai visto “L’ultimo tango a Parigi”?

LAURENT - Sono come sono!

RENATO - (alterandosi) E la tua donnina? Ha comunque la sua da dire! È una stupida? O cosa?

LAURENT - Ti prego.

RENATO - È lei che deve capire, non i suoi genitori. Se ti ama…capirà.

LAURENT - No papà.

RENATO - Come, no?

LAURENT - Lei non mi seguirà.

RENATO - Ti ama?

LAURENT - Mi ama, ma non può fare questo.

RENATO - E perché?

LAURENT - (reticente)  La carriera politica di suo padre rischierebbe di spezzarsi.

RENATO - Il mondo non è che una fogna senza fondo. Ma lei, lei sa da dove vieni?

LAURENT - Non ho osato confessarglielo.

RENATO - Mio figlio è un deficiente. Nell’epoca in cui la sua generazione rimette il mondo in discussione, mio figlio si inchina davanti ai più vecchi tabù. Invece di urlare la tua fierezza di avere un padre sessualmente libero, tu hai l’aria di scusarti. No, mille volte no!

LAURENT - Quando ero bambino, non ti ho mai chiesto un dolcetto né un giro in giostra; avrei dovuto perseverare per questa strada. Scusami di averti disturbato. Non sposerò Muriel. Arrivederci, papà. (Laurent si alza, prende la sua valigia ed esce)

RENATO - Laurent! Ascolta, Laurent! (Laurent esce per la principale di furia….Renato resta un momento in aspettativa, poi tra sè) Allora, abbandonare il locale, murare le porte, virilizzare le decorazioni, ripudiare Albin, mascolinizzare Jacob, e riciclarmi anch’io. Tutto questo per venerdì. (Sale sui gradini che portano alle stanze superiori e aprendo la porta chiama) Jacob…. Jacob…. Dì a madame di scendere subito devo parlarle…. (pausa) E smettila di camminare per casa solo col perizoma!!!! (Discende le scale)

SCENA 4

(RENATO – ALBIN - JACOB)

ALBIN –(Entrando in scena, rivestitosi dagli abiti di scena; soffermandosi sulle scale) Mi sono già rivestito, la doccia la farò dopo… devo fare un po’ di spesa al mercato.

RENATO –(c.s.) Aspetta!!

ALBIN  - Hai veramente i nervi a fior di pelle, mio povero caro.

RENATO – (Arrabbiato) Si, ho i nervi a fior di pelle, perché, noi siamo in pieno cambiamento! Tu non senti che siamo in un’epoca di cambiamento? tutto questo snerva, tutto questo stanca. Anche tu, tu non te ne rendi conto, ma sei stanco.

ALBIN - Io mi sento bene.

RENATO - Guarda la tua faccia. Sono molti giorni che noto la tua faccia, tu sei verde.

ALBIN - (si precipita davanti a uno specchio) Sono abbronzato.

RENATO - Sei verde bronzo. È normale: siamo a fine stagione, non hai preso delle vacanze.

ALBIN - Non prendo mai delle vacanze d’estate.

RENATO - Si ma, ti stai ammalando. Si va fino al limite delle proprie forze e poi, si cade.

ALBIN - Ti assicuro che mi sento molto in forma.

RENATO - È curiosa questa ostinazione delle persone a non voler arrendersi all’evidenza. Abbi cura di te… per’altro l’età avanza….

ALBIN - È da molto tempo che tu non ti occupi di me con tanta premura. Che cosa hai?

RENATO - Ho… ho… che non ci tengo a vederti finire in una casa di cura. Stai crollando, Albin.

ALBIN - Perché mi dici questo? Tu mi fai paura; ti hanno detto qualcosa?

RENATO - Mi hanno detto… si.

ALBIN - Chi?

RENATO - Delle persone. Non vuoi fermarti? Non vale la pena di accumulare ancora stanchezza. Se devi riposarti, fallo subito. Non so, parti per il fine settimana.

ALBIN - La vedette dello spettacolo non si deve assentare per il fine settimana.

RENATO - Ma, mio caro, la salute prima di tutto. Porta con te Jacob;

ALBIN - Resterai solo?

RENATO – Qualche giorno cosa vuoi che sia?

ALBIN - Tu cerchi di allontanarmi per il fine settimana. C’è un uomo nella tua vita, tu sei pazzo di lui, parti con lui per il fine settimana, e vuoi allontanarmi con Jacob! Nessun testimone, eh! Ebbene, no, non lavorerò durante il fine settimana, ma non ti lascerò un secondo, non potrai fare un passo. (Crolla in lacrime) Oh! Quindici anni di vita in comune per arrivare a questo punto! Tutto questo perché mi sono un po’ appesantito, perché ho perso la mia linea. Quanti anni ha? Molto giovane? Eh? Minorenne? Hai troppe tentazioni qui sulla Costa. Non voglio più restare qui.

(Dal piano superiore viene Jacob.) Voglio che vendiamo, e che andiamo ad abitare in periferia, o sulla cima di una montagna. In ogni caso io non ti lascio più! Tu esci, io esco; tu telefoni, io alzo l’altra cornetta. Non potrai neppure avvisarlo, non potrai neppure dargli un altro appuntamento. Non mi lascerò spodestare. E tu Jacob vai in cucina e portami del thè con crostini  e marmellata.

JACOB – Si subito padrona…. Ma non vi arrabbiate vi prego, siete così bella!! Cattivo il padrone… molto cattivo il padrone!! (via in cucina) 

Una pausa. Renato gli prende le mani.

RENATO - (con calma) Albin ascoltami. Tu ami Laurent, gli vuoi bene?

ALBIN - Che cosa centra? Non tenermi sulle spine.

RENATO - Per la felicità di Laurent, bisogna che tu parta per qualche giorno..

ALBIN - (sulla difensiva) Spiegati.

RENATO - Laurent si sposa.

ALBIN - Laurent si sposa?

RENATO - Laurent si sposa.

ALBIN - E tu me lo dici così?

RENATO - Come vuoi che te lo dica? Non posso mandarti una partecipazione.

ALBIN - (piagnucolante) Ma è una pazzia, è troppo giovane, rovinerà la sua vita. Perché non me ne hai parlato?

RENATO - Perché Laurent esce con un mucchio di ragazze e non posso dirtelo ogni volta.

ALBIN - Tu lo lasci troppo libero.

RENATO - Ma no… Si… Non so… può essere… Il fatto è che gli eventuali suoceri vengono in visita qui alla fine della settimana, e, siccome non hanno una panoramica larghezza di vedute, è necessario che queste persone abbiano di questa casa una impressione più che positiva.

ALBIN - Ma noi faremo di tutto per questo.

RENATO - È per questo che sarebbe preferibile che tu te ne andassi per il fine settimana.

ALBIN - (stupito) Renato, ti rendi conto cosa mi chiedi? Tu mi rifiuti, mi esili come un lebbroso, quando nostro figlio si sposa.

RENATO - “Nostro figlio”! Non esageriamo.

ALBIN - Tu mi ripudi, io che ho passato notti a vegliare sul suo vaiolo…

RENATO - Era una varicella.

ALBIN - È contagiosa allo stesso modo. (Piange.)

RENATO - Ci siamo! La scenata! Ecco la scenata!

ALBIN - (idem) Io sono dunque un mostro, che non si può farmi vedere.

RENATO - Non è questo…è che…

ALBIN - Cosa?

RENATO - Tu hai dei modi.

ALBIN - Quali modi?

RENATO - Dei modi affascinanti, ma che possono sorprendere delle persone non preparate.

Renato ha detto questo, aggiustando la sua vestaglia, molto “donna”.

ALBIN - Ti sei visto? (lo imita, facendo il vezzoso) “che possono sorprendere delle persone non preparate”.

RENATO - Fatto da me, questo può passare per distinzione; fatto da te, questo è torbido.

ALBIN - Io scommetto che inganno qualcuno molto meglio di te. Io ho le spalle larghe, tu sembri una silfide. Io ho del peso quando cammino. (Fa una dimostrazione assai poco convincente, roteando le spalle.)

RENATO - Anche quando non cammini.

ALBIN - Ascolta, Renato, se in una circostanza come questa, devo lasciare questa casa, io non ci rimetterò più piede. È un affronto che non sopporterei. Te lo dico con calma ma con una risolutezza irremovibile.

Si guardano in silenzio. Renato sente che Albin non sta bleffando.

RENATO - Perfetto! Ah! Tu non mi faciliti le cose, in un caso e nell’altro! (dopo una pausa) Cosa vuoi che faccia di te?

ALBIN - Come sarebbe a dire? Cosa sono un sacco di patate?!!

RENATO - In quale veste vuoi che ti presenti?

ALBIN - Posso essere perfettamente suo zio.

RENATO - Tu non hai l’aspetto di uno zio. Sarebbe meglio un vecchio maggiordomo vicino alla famiglia, no? Che ne dici?

ALBIN - Tu vuoi veramente relegarmi nella dispensa, eh? Se tu avessi sposato una donnacce amassi davvero, non la faresti passare per la tua domestica?

RENATO - Si ma, sarebbe una donna.

ALBIN - Oh, Sentilo!!  (Entra Jacob e poggia le vivande sul tavolinetto del divano) Grazie Jacob! (via Jacob)

Renato guarda Albin mangiare i suoi crostini imburrati come una vecchia frequentatrice di sala da thé.

RENATO - Che guaio! Guardati! No ma, guarda che modo di fare!

ALBIN - E poi accidenti! Se non amano questo, le tue persone, che vadano a sposare altrove. Laurent non sarà mai felice in una famiglia come quella!

RENATO - Grande egoista! Grossa mummia! Ah!  Se Laurent manda a monte il suo matrimonio per un tuo errore…. Non te lo perdonerò mai!!

ALBIN - “Il dramma del padre”! Commediola umoristica! Perché hai avuto un bambino per caso, una sera di sbevazzamento con una modella!!

RENATO - Ah! Non vuoi cedere il posto! Ah! Vuoi fare lo zio! Bene! Bisogna che si virilizzi, lo zio! Bisogna che impari a tenere le fette biscottate come un maschio, a imburrare le tartine come uno scaricatore di porto, e a bere il thé come un facchino da mercato! Lo zio! Avanti! Si sta diritti.

Fa volare i cuscini sui quali Albin è adagiato.

ALBIN - (piagnucolante) Ah! Mio dio! Che ti prende?

RENATO - E bisogna che si mettano a non più piagnucolare ogni volta che il suo coniuge alza la voce, lo zio! (Albin si è nuovamente profondato sul suo seggio) Raddrizzati. La fetta biscottata, prendila a piene mani così! (prende una fetta biscottata. Durante le ultime frasi che seguono. Renato si sforza di inculcare ad Albin dei modi, dei gesti, delle inflessioni di voce che lui stesso indicandoli, non riesce a rendere molto maschili. Albin vuole prendere la fetta biscottata in modo un po’ virile e la rompe) Prendine un’altra! Tienila bene! Ferma, ma non brutale! La fetta biscottata dell’uomo! La marmellata, ora. Il cucchiaino. Non così non è un pennello è un cucchiaino! Non fra due dita! Tenuto saldamente.

Ci provano tutti e due, facendo vedere l’uno all’altro. Albin prova a spalmare la marmellata come Renato gli indica; trema, si innervosisce e nuovamente rompe la sua fetta biscottata.

ALBIN - (in mezzo alle lacrime) Ah! Non ci riuscirò mai.

RENATO - (vivacemente) Non piagnucolare, soprattutto non piagnucolare.

ALBIN - La mia fetta biscottata.

RENATO - Hai rotto la tua fetta biscottata, è un peccato, sicuramente, ma in questa circostanza, devi reagire da uomo. Il thé, ora. Bevi il thé (Albin beve con infinita grazia) No, così è la principessa d’Inghilterra! Fammi Bud Spencer. Immagina il rude Bud Spencer, scendendo da cavallo che prende il suo thè allo spaccio. (Albin prova ad appesantire il corpo, la sua andatura, ma il gesto resta femminile, alza il dito mignolo quando sorseggia il thè) Sai che sei scoraggiante!? E questo cos’è?

ALBIN – E’ il mio ditino!!

RENATO – E non alzare il ditino!! Non è da Bud Spencer!!

ALBIN - Ebbene, fammelo tu Bud Spencer, tu che sei così furbo. (Renato esegue: è un po’ più così, ma non è che un sogno. Albin sbuffa) È la figlia gentile di Bud Spencer, questa!!.

RENATO - (va in collera) Tu sei in malafede. (sorseggia il thè, stavolta alza il mignolo anche lui)

ALBIN - Non sei convincente, che vuoi! (sorridendo) Ah!! Il ditino!!

RENATO: Oh scusa! L’abitudine!

SCENA 5

(RENATO – ALBIN – JACOB – LANGUEDOC)

Jacob entra come un esaltato dalla porta del piano superiore.

JACOB - Il macellaio! Il macellaio è qui! L’ho visto dalla finestra!! Viene a consegnare! (va verso la porta d’ingresso e ne esce)

RENATO - È Dio che lo manda. Ora Albin guardalo bene e impara come si è uomini..

ALBIN - (un po’ sbalordito) Si, signor uomo.

JACOB – (Rientrando e portando le buste della carne Jacob introduce Languedoc, il macellaio. Non tradisce il suo mondo; è fisicamente il macellaio tradizionale, tagliato con la mazza. Jacob è rimasto sulla soglia) Oh! Il bel macellaio!

RENATO - Buongiorno, signor Languedoc.

LANGUEDOC - Signori, signore.

Renato, raccomanda ad Albin di fare ben attenzione.

RENATO - Fila, tu… ( Jacob) sedetevi, signor Languedoc. (Via Jacob)

LANGUEDOC - Oh! No, eh, ho fretta, non ho il tempo!

RENATO - (provando a copiare le sue inflessioni) Oh! Eh!! trenta secondi!

ALBIN - (seguendo il passo) Si, ,eh! Avete sicuramente trenta secondi.

LANGUEDOC - Vi do le indicazioni per la cottura di questa carne speciale, e me ne vado.

RENATO - (gli passa una sedia) Intanto sedetevi un’attimo.

LANGUEDOC - Siete terribile, eh!!

ALBIN – (Tra sé cerca di copiare i gesti e la voce di Languedoc) Siete terribile, eh!! (Languedoc sembra aver sentito, Ora Albin è imbarazzato)

RENATO - No, niente, spiegateci.

LANGUEDOC - Voi prendete il pezzo, (apre la busta di carne e la pone su un tavolo) lo tagliate in quattro,o in sei, è già disossato…(fa la sua dimostrazione sul pezzo di carne stesso. Gli altri due imitano i sui modi) Li imburrate, li insaporite d’aglio, io metto dell’aglio nelle spalle. Poi prendete la casseruola di ghisa. Fate una salsa con burro e farina, non troppo farinosa su un piccolo strato d’olio. Io ungo la mia casseruola con olio prima di fare la salsa. Metto le erbe. Copro. Poi metto la carne. Ecco. (Svelto e risolutivo)

RENATO - Ma voi mettete delle altre cose. Io sono sicuro che voi mettete delle altre cose. Diteci.

LANGUEDOC - No, è tutto quello che metto. Mia moglie vi direbbe questo meglio di me.

RENATO - Ma voi le dite molto bene. Un po’ d’acqua vite? (Senza perdere di vista Languedoc, è andato a cercare una bottiglia d’acquavite e la serve in tre bicchieri).

LANGUEDOC - (rifiutando) Oh! No! Hè! Oh! La bottega! (Si è alzato).

ALBIN – (Ripetendo) Oh! No! Hè! Oh! La bottega!

LANGUEDOC – Ma perché ripete ??

RENATO- Avanti, prima di andarvene; questo vi rincuorerà per attraversare la strada.

LANGUEDOC - Salute! (Languedoc vuota il bicchiere in un sorso. Gli altri ammirati, provano a fare altrettanto; Albin ne è disgustato)

RENATO - Voi amate il vostro mestiere, eh? Si sente in voi questa specie di comunione con la carne.

LANGUEDOC - Mi è venuta! Non amavo la carne. Comunque se mi fate avere un coltello vi faccio vedere io come va affettata!!

RENATO – Subito! (Va in cucina e torna subito portando un coltellaccio da carne che porge al macellaio) Ecco qui! Albin guarda bene come s’impugna un coltello!!

LANGUEDOC – Si parte tagliando qui e… (fa per tagliarsi) Ahhhhh!  Oh il mio ditino!! Mi sono sfellato il mio ditino!! Mi sento male!! (piagnucola in maniera femminile) Aiutatemi morirò dissanguato!! (Si succhia il dito)

RENATO – Fatemi vedere!! Ma è un graffietto!!

LANGUEDOC – No no!! Il mio ditino!! Il mio ditino!! (scappa via).

ALBIN - (che ride sotto i baffi) Che uomo, il nostro macellaio! (imita il tono del macellaio) Il mio ditino, il mio ditino!!

Ah! Tutte pazze!

RENATO- Si ma, non si può puntare sulla tua visione molto particolare del mondo. Abbiamo quattro giorni davanti a noi; io ti chiedo di impiegare intensamente queste novantasei ore per ritrovare le caratteristiche originali del tuo sesso.

SCENA 6

(RENATO – ALBIN – LAURENT - JACOB)

ALBIN - Si lotta per degli anni per uscire dal brodo primordiale, e vi si chiede di rituffarvici. Voi siete un cavernicolo, ecco quello che siete (Laurent è rientrato dalla porta principale. Albin va da lui e lo abbraccia con molto affetto) Ah!eccola, la bestiaccia! Approfittiamo dei momenti che ci restano. Cattivo, ci sposiamo eh?

LAURENT - (a Renato) Ah! Glielo hai detto?…

ALBIN - Tu ci dai dei problemi, lo sai?

LAURENT - Perché?

ALBIN - Per il ricevimento.

LAURENT - Perché, tu ci sarai?

ALBIN - (Subito offeso, aggressivo) Si, io ci sarò, si. Lo so che nessuno si augura la mia presenza, ma io ci sarò, perché è il mio posto e se faccio vergogna a tutti e due, bisognava dirmelo quindici anni fa.

Esce in lacrime.

LAURENT - Non sei riuscito a convincere Albin?

RENATO- No. Io sono pronto a piegarmi ai tuoi capricci. Io sono pronto a sacrificarmi, qualunque cosa tu pensi, ma non bisogna oltrepassare i limiti.

LAURENT - Non è possibile; non è accettabile. Per fortuna che la presenza di mamma compenserà.

RENATO - Come?

LAURENT - Cosa?

RENATO- Mi è parso di avere un miraggio sonoro. Cosa stavi dicendo?

LAURENT - Ho detto: per fortuna che la presenza di mamma compenserà.

RENATO - Non era un miraggio. Ora ti sei messo pure a bere?

LAURENT - Perché?

RENATO - Non farai venire tua madre qui?

LAURENT - È la sola soluzione: la presenza di una donna salverà tutti. Quello che sembra sospetto non lo sarà più.

RENATO - Non c’è nessuna ragione perché tua madre venga! Noi possiamo benissimo cavarcela da soli.

LAURENT - No.

RENATO - Siamo andati avanti benissimo senza di lei fino ad oggi. Continueremo ad andare avanti senza di lei.

LAURENT - È normale che mia madre venga quando io mi sposo.

RENATO - Oh, un momento! Noi non ci saremo

LAURENT - Si direbbe veramente che tu ti ingegni per sabotare questo matrimonio.

RENATO - Come puoi dire questo? Con quello che faccio! (Tira su con il naso)

LAURENT - Ah! Non piagnucolerai come quell’altro!

RENATO - In ogni caso, permettimi di dirti che non hai molto orgoglio ad andare a buttarti ai piedi di questa donna che ti ha abbandonato.

LAURENT - Hai dovuto fargliene vedere a questa sventurata perché mi abbandonasse.

RENATO - Lasciami ridere! “La sventurata” che non ti ha visto che quattro volte da quando sei al mondo! L’ultima volta, avevi diciassette anni. E quel giorno, ti ha portato un bambolotto di pelouche, allora lasciami ridere. È lei che non voleva figli.

Jacob entra e si precipita ai piedi di Laurent.

JACOB - Oh! Il piccolo padroncino bianco!!.(Jacob copre Laurent di baci secondo la sua abitudine)

RENATO- Ma cosa ne farò di Simone qui?  (furioso) Vuoi dei cazzotti, Jacob?

JACOB - (trascinandosi per terra) Oh! Si, eh! Si! Ebbene!.

RENATO - Liberami il campo. E togli il vassoio.

LAURENT - Spremimi due pompelmi ed un’arancia.

JACOB - Si, padroncino. ( esce)

LAURENT - Ah! Devo anche dirti che il decoratore verrà domani.

RENATO - Il decoratore?

LAURENT - Per dare una rinfrescata all’appartamento e apportare delle modifiche all’arredamento troppo….

RENATO: Troppo??  Tu non toccherai il mio appartamento. Che sceneggiata mi farà Albin! Saccheggiargli la sua bomboniera. Prima questo e poi Simone. Lo perderò, non sopporterà questa prova.

LAURENT - E per quanto riguarda l’abbigliamento, cosa conti di fare?

RENATO - Come “cosa conto di fare”?

LAURENT - Si, come ti vestirai per il ricevimento?

RENATO - Oh! Mio piccolo pulcino, Albin ed io passiamo, a giusto titolo, per due degli uomini più eleganti della Costa, allora ti prego.

In questo momento, Albin esce dalla camera portando qualcosa dietro di sé. Uno sguardo che la dice lunga di Laurent a suo padre)

LAURENT - (a Albin) Albin…

ALBIN – (triste)  Ho portato a farvi vedere quello che indosserò per i “vostri invitati”.

LAURENT - Bene. Allora, fammi vedere…

ALBIN  - (Mostra una massa di costumi, di insiemi, di tenute, di maglie, di camicie tutte più “marcanti” le une delle altre) Allora? Non sono di buon gusto, questi?

LAURENT - Niente di tutto questo è possibile. Servono delle cose molto più rigorose.

ALBIN - (ribellandosi e lanciando tutto per aria) No, non voglio. Non voglio; lasciatemi vivere la mia vita. Sono stato troppo male prima di trovare il mio equilibrio. Voglio vivere il gran giorno come lo intendo io, fra le rose, fra la seta.

RENATO - (a suo figlio) Che commedia! Tutto questa per poi divorziare tra sei settimane.

LAURENT - Io non ti permetto.

RENATO - Cosa? Tu non sei diverso dagli altri. Non c’è matrimonio che resiste.

LAURENT - (vinto dalla collera) Tu non sei mai stato capace di sposarti. Cosa ne puoi sapere? Voi siete due poveri falliti dell’amore.

RENATO - Gli appioppo una sculacciata, io!

ALBIN - (all’inizio di una crisi) Ma portalo in collegio, dalle Suore.

RENATO - È troppo tardi, non lo accetterebbero mai.

ALBIN - Allora, in una casa di correzione, in un riformatorio.

LAURENT - Appena mamma arriva, io me ne vado con lei, avete capito! Presenterò loro la mamma; mia madre, almeno, è onorevole!

ALBIN - (scomposto) Come? “presenterò loro la mamma”? Simone verrà?

RENATO - (scocciato) Ma no, ma no!

LAURENT - Aspettiamo sue notizie.

ALBIN - Simone, la tua amante, verrà qui? Tu mi porti quella donna in casa? Ah! Mio Dio! Il cuore mi manca!

Si sente male.

RENATO - Ma cosa ho fatto al Signore?

Versa dell’alcool in un bicchiere e tenta di farlo bere ad Albin per rianimarlo)

LAURENT – Si!! Mia madre verrà qui!! Qui per il mio fidanzamento ufficiale!! (infierendo su Albin)

RENATO - Laurent, ti prego, fermati ora.

ALBIN - Che porti dei fiori. Arriverà per il mio funerale. (Sviene di nuovo; parte una musica e si chiude il sipario)

S I P A R I O

Intermezzo

(Mercedes – Zorba)

Zorba: (entrando dalla sala con un cellulare all’orecchio) Mi dispiace capo ma ho perso le sue tracce. Il ragazzo misterioso che è stato in Irlanda con la figlia del deputato Dieulafoi ha percorso questa zona, si, sono sicura, l’ho seguito dall’aeroporto fin qui sulla costa. Poi improvvisamente a pochi passi da IL VIZIETTO, il night gestito dai gay qui a Saint Tropez, sa un po’per la movida, un po’ per il movimento di begli uomini,  che mi sono distratta e l’ho perso di vista…. Ma sono sicura che è entrato in uno di questi palazzi. Comunque non si preoccupi che appena lo becco gli farò un sacco di foto e lo sbatteremo sul giornale. “Ecco con chi si diverte in vacanza l’integerrima Muriel Dieulafoi”. Sarà uno scoop!! Allora resto qui in zona, in agguato. A dopo.

Mercedes: (Arrabbiata, corre per la sala strattonando casualmente Zorba) Ah le vacche, le vacche!! Non ci metterò più piede in quel locale… che schifo!! Ah mi scusi buon uomo!!

Zorba: Ma si figuri… comunque non sono un uomo, sono una donna.

Mercedes: Lei una donna? 

Zorba: Sono Zorba la fotografa del rotocalco “Francia In Rosa” e sono qui in missione segreta!

Mercedes: Piacere Mercedes “Laplusbelle”  e sono… anzi … ero la cantante de Il Vizietto

Zorba: Ahh! (ora ha capito che è un uomo) Lei è un uomo quindi?

Mercedes: Io sono tanto uomo quanto lei è donna!! Mi sono appena licenziata da Il Vizietto. Queste vacche dispettose dovranno chiudere dopo che il pubblico non andrà più ad ascoltare la mia ugola.

Il mio pezzo forte è la VIE EN ROSE: Ci metto molto sentimento quando la canto… ma mi dimenticavo che lei è un uomo e gli uomini non hanno sentimenti!!

Zorba: Ma non sono un uomo. Già gliel’ho detto!!

Mercedes: Io mi vendicherò!! Dovesse essere l’ultima cosa che farò… Gliela farò passare brutta a Renato e la sua divetta Albin!! Non so cosa farei!!! (smanioso) Quasi quasi li sbarrerei in questa casa loro e gli darei fuoco…….. Vacche!! (Urlando) Siete solo delle vacche!!

Zorba: (incuriosita) Ma perché abitano qui, nello stesso palazzo del night?

Mercedes: Si, si!! Il night è sotto con l’entrata dall’altra parte e qui invece si entra direttamente a casa loro al primo piano del palazzo…. Perché me lo chiedi? Cosa c’è?

Zorba: (Incuriosito e pensieroso) (Tra sé e sé) Mi sa che questa volta ho acchiappato un pesce gigante!! (A Mercedes) Se tu aiuti me… io t’aiuterò a vendicarti delle vacche, che ne dici… afare fatto?!!

Mercedes: (titubante) ehm.. ehm… Affare fatto!!

Zorba: Andiamo ho un’idea!! (vanno via)

Parte la musica e si apre il sipario

2 atto

E’ l’appartamento di Renato e Albin; E’ancora  il salotto. L’insieme è di una grande preziosità e ricercatezza.

Un quadro di nudo maschile  campeggia al centro della parete. Una tavola è apparecchiata, nera, austera.

 Entra in scena Laurent e accorgendosi del vistoso nudo dipinto lo volge  mettendo in risalto un dipinto di natività religiosa. Renato entra è in abito grigio serio, molto rigoroso, camicia bianca, cravatta nera, gira per la camera e , visibilmente, non si adatta alla nuova decorazione.

SCENA 1

(Renato – Laurent – Albin – Jacob)

RENATO – quando penso che non si doveva fare che qualche ritocco alle pareti di questa casa

LAURENT –E’ il minimo, credimi.

RENATO – (guardandosi) E il mio vestito? Mi chiedo se va bene.

LAURENT – Impressiona. Che ore sono?

RENATO - Le nove e venti, non sono molto puntuali i tuoi cari suoceri.

LAURENT – Mi hanno detto che non sarebbero arrivati che per cena.

RENATO – Devono cenare tardi. E tua madre? La tua famosa madre, vuoi dirmi cosa intende fare? Doveva essere qui questa mattina.

LAURENT – (irritato) arriverà

RENATO – Non verrà. Sono quattro giorni che ti dico che non verrà. Suo marito l’avrà mangiata.

LAURENT – Sono sicuro che verrà.

RENATO – Tu hai l’ottimismo cucito addosso..

Albin entra. E’ vestito di nero ma porta una cravatta molto eccentrica.

ALBIN – Allora arrivano, si! Che il martirio cominci! Io sono pronto a soffrire! E poi ho fame.

RENATO – No, non c’è alcuna ragione perché io sia il solo a portare il lutto. Tu metterai del nero o del grigio come me.

ALBIN – Non posso sopportarlo; mi deprime; Mi sono guardato allo specchio e sono scoppiato in singhiozzi, Lasciami la mia piccola nota di colore.

RENATO (ad Albin) – alzati i pantaloni.

ALBIN – Credi che sia il momento?

RENATO – Non discutere, alza i pantaloni. (Albin esegue a malincuore. Si vedono apparire dei calzini rosa tenero)

 Vai a cambiarteli! Fammi vedere le mani!  (Albin aveva fino a quel momento tenuto le mani dietro la schiena. Le fa vedere. Sfoggia tre anelli molto vistosi. Renato glieli toglie)  Confiscati. Vai a cambiarti i calzini.

ALBIN – avrei dovuto seguire la mia prima idea. Averi dovuto uccidermi.

RENATO – Ebbene, vai ad impiccarti con quella cravatta.

Va per uscire poi si ferma sulla soglia della camera.

ALBIN – Guardatemi. Appena trovo per casa una pallottola io mi uccido. (Esce)

RENATO – Nove e mezza. Cosa diremo se tua madre non arriva?

LAURENT – Diremo che è andata a fare delle commissioni.

Si affaccia alla finestra. Jacob entra con delle caraffe che dispone sulla tavola. E’ in abito e cravatta bianca, molto nobile. Ha una collière di gris-gris e i piedi nudi.

RENATO–  Jacob…. Ma porca miseria ma come ti sei vestito? E le scarpe…. Buon Dio!!

JACOB – (Parla con una voce esageratamente grave, bassa, come un negro dei film americani, mal doppiato).

Non posso mettermi le scarpe; non ho mai messo delle scarpe. Mi fanno cadere.

RENATO – Che cos’è questa voce?

JACOB – E’ la voce del vero maschio nero, come mi hai chiesto.

LAURENT – E’ troppo.

JACOB – Sono il buon servitore nero che ha dato la tetta al piccolo.

RENATO – Ha dato la tetta al piccolo! Vai a mettere le scarpe! (lo allontana verso la cucina) E i guai sono appena cominciati...    (bussano la porta)

LAURENT – Eccoli!

RENATO (chiamando) – Albin! Qui veloce! Tutti sul ponte. (Albin esce dalla camera) Jacob, Veloce! Vieni! (Jacob entra con in mano i calzini e le scarpe) Infila, infila! Faccio appello a tutti voi. Voi sarete qui, per qualche ora, accanto a delle persone di un mondo che non è il nostro.  Jacob… Vai ad aprire, Jacob, e prova a tingere il tuo cannibalismo di quella flemma cara ai tuoi colleghi britannici.

Jacob si avvia ma gli si storcono i piedi ed esce zoppicando.

RENATO – Mio dio, guadate come cammina. (ad Albin) Quanto a te…niente!

ALBIN – Scusa?

RENATO – Niente. Tu non dire niente. “Si”, “No”, “Sono incantato”, “Siete molto amabile”. Questo è tutto.

ALBIN – Sono stato allevato cristianamente, Renato.; l’umiliazione è il mio destino. Guadagno così il mio paradiso.

LAURENT – E per voi due, meno gesti possibili. Le mani in tasca. Potete toglierne una per volta ogni tanto per fa vedere che non siete monchi. Un gesto ampio, senza forzare sul mignolo, e di nuovo in tasca! Nessuno sguardo appuntato su di lui e un minimo alle signore.

ALBIN – Sono entrati, ditemi merda per portarmi fortuna.

RENATO – Oh! Si, diciamoci merda.

ALBIN – Di tutto cuore: (forte) merda, merda, merda!

RENATO – Si va bene, va bene! Purché Simone arrivi. Non so se potrò ingannarli per molto tempo.

LAURENT – Ho voglia di andare loro incontro.

RENATO – No qui. Laurent, qui, vicino a me, leggermente indietro. Albin, due metri indietro, un po’ spostato.

ALBIN – Canaglia! Allora senza di me. Ma l’avete voluto voi! (Albin esce).

RENATO – Albin!!

SCENA 2

(Renato – Laurent – Jacob – Dieulafoi – Mme Dieulafoi – Muriel)

La porta si apre e Jacob zoppicando orribilmente si affaccia per lasciar passare il Signore e la Signora Dieulafoi e la loro figlia, annunciando:

JACOB – Il signor Dieulafoi, la signora Dieulafoi e la signorina Dieulafoi.

I Dieulafoi squadrano prima il servitore, poi il posto dove stanno per essere introdotti. Si avverte che sono impressionati.

RENATO - (con tono studiato) – Jacob, se i signori hanno qualche bagaglio in auto portalo nella camera degli ospiti.

JACOB – Le chiavi!! (col tono severo che sta imitando rischia di impaurire i Dieulafoi)

DIEULAFOI – Si, si! C’è soltanto un beauty case di mia moglie in auto!! (Jacob prende le chiavi e via) Vi chiedo di scusarci; ci abbiamo messo due ore e mezza per venire ma c’era un traffico intenso..

RENATO – Sono desolato. ( va loro incontro con una andatura che lui si sforza di irrigidire per togliere tutta la leggerezza)

LAURENT – Permettetemi di presentarvi mio padre, la signora Dieulafoi  (Renato si avvicina alla signora Dieulafoi che gli tende la mano, poi pensando alla lezione, toglie lentamente la mano destra dalla tasca e con un ampio gesto porta la mano della donna alle labbra e la bacia guardandola fisso negli occhi. In imbarazzo è la signora Dieulafoi che ritira la mano. Laurent continua le presentazioni.)…. Muriel.

MURIEL – Buongiorno

LAURENT – Il signor Dieulafoi.

RENATO – Sono infinitamente onorato di accogliervi in questa casa che è più un luogo di lavoro e di raccoglimento che una casa per le vacanze.

DIEULAFOI – Confesso che non mi aspettavo di trovare una atmosfera quasi monastica in questo posto.

RENATO – Si, effettivamente questo stupisce.

DIEULAFOI – Soprattutto con questo locale notturno di sotto. E’ un locale notturno?

RENATO – Si, sembra, non so. Sono persone che non vedo mai.

Mme DIEULAFOI – Non siete disturbati la notte? Deve esserci un rumore folle.

RENATO – No, non la sala è nel sottosuolo  e poi è stata insonorizzata!

DIEULAFOI – E lei che ne sa, mi scusi… l’ha mai frequentato?

LAURENT (rettificando) – Almeno, noi supponiamo che sia nel sottosuolo.

DIEULAFOI – Vedendo l’insegna de “Il Vizietto” sulla facciata, ho creduto che ci fossimo sbagliati.

GEORGES –E’ tutta mia la proprietà ma ho dovuto venderne una parte…

DIEULAFOI – E voi avete venduto ad un padrone di night-club?

LAURENT – Non sapevamo che ne avrebbero fatto un night-club.

Mme DIEULAFOI – “Il Vizietto”! Deve essere proprio della bella roba!

DIEULAFOI – Che godano gli ultimi attimi di fortuna. Se vinco le elezioni, farò piazza pulita.

Mme DIELAFOI – Mio marito ha ragione, bisogna moralizzare tutto questo. Non siete di questo avviso?

RENATO E LAURENT – (insieme) Oh! Sicuramente.

DIEULAFOI – Noi vogliamo la libertà, ma la libertà nella morale.

Mme DIEULAFOI – Una casa per travestiti! Quando penso che delle famiglie intere non trovano dove alloggiare.

DIEULAFOI – (Elettorale) Non appena sarò eletto io conto di intensificare la mia azione sul piano degli alloggi, in favore delle classi meno favorite. Le checche in officina e i loro sotterranei ai lavoratori.

LAURENT – Mio padre  non vi contraddice.

DIEULAFOI – Perdonatemi, ma queste cose mi rivoltano. Non è vero?

RENATO – (Completamente perduto) Oh! Certo! E’ tutto  molto… bello!

Mme DIEULAFOI – E’ molto bella questa nascita di Cristo: è antico!!.

RENATO – Si! E’ mio padre! Cioè, non è questo mio padre! E’ mio padre che l’ha trovato a Ramantuelle in alcuni scavi egiziani del quinto secolo avanti Cristo, credo…

Mme DIEULAFOI – Com’è strano…. 5 secoli prima di Cristo!!!

RENATO – (A voce bassa a Laurent) Vuoi dirmi cosa sta facendo Albin? (Laurent si dirige verso la porta della camera, mentre Renato a voce alta) Prendete un bicchiere di champagne prima di cena? (Laurent gira più volte la maniglia invano, ma la porta è chiusa a chiave) Ahime!

DIEULAFOI – Preferisco un piccolo vinello ben democratico. Malgrado la mia carriera, sono rimasto un vecchio operaio, sapete.

Renato non ha perso nulla dei tentativi di Laurent. Va alla porta, mentre Laurent lo sostituisce vicino agli invitati.

LAURENT – Allora, una lacrima di rosè del paese per mettervi appetito

DIEULAFOI – Vada per il rosè del paese

Mme DELAFOI – Attenzione Edoard! Attenzione al rosè a digiuno. Alla tua ultima riunione non eri completamente in te.

Durante le repliche che seguono Laurent serve i suoi invitati mentre Renato davanti alla porta chiama Albin a voce bassa

RENATO – (In un attimo di silenzio) Albin! (Tanto per giustificarsi), Albin è il nostro cocker.

LAURENT – Poiché sente le voci si lamenta.

Mme DIEULAFOI – Povera piccola bestia fatela venire.

MURIEL – Si, fatela entrare!

LAURENT – No, no salta addosso a tutti.

RENATO – Albin sii saggio, non bisogna fare delle sciocchezze mentre papà non c’è.

MURIEL – Non abbaia?

RENATO – No è questo che mi inquieta. Quando non lo si sente così, è in procinto di preparare uno scherzo

DIEULAFOI – E’ normale per un cane

RENATO – (Sempre alla porta) Non aprire testa di maiale!

Mme DIEULAFOI – Come?

RENATO – Talvolta apre la porta con le fauci, è talmente umano!

LAURENT – Lascialo papà

Renato ritorna nel gruppo a malincuore. Laurent gli versa del vino. Un momento di imbarazzo perché i Dieulafoi percepiscono qualcosa di sospetto nell’atteggiamento dei loro ospiti, tanto più che Renato, nella sua agitazione, ha la tendenza di riprendere l’aspetto effeminato.

LAURENT – Mia mamma, la moglie di mio papà vi prega di scusarla; ha dovuto recarsi al capezzale della sua madrina. Non dovrebbe tardare

RENATO – D’altronde è molto molto strano, perché mia moglie che è una sposa meravigliosa e una madre ammirevole, non si assenta praticamente mai. Io e nostro figlio siamo il suo universo.

Jacob ritorna con un bauletto da maquillage molto femminile, molto prezioso. Ha messo il braccio al fianco e lo tiene come una gran signora. Incrocia lo sguardo di Renato che lo fulmina; allora egli butta l’oggetto oltre la spalla come un sacco, e assume subito l’andatura pesante dello schiavo nero che si piega sotto il peso delle balle di cotone.

RENATO –  (la sorpresa aumenta presso Dieulafoi. Georges tanto per dire qualche cosa) E’ un vecchio servo. Ha allevato mia moglie. Adora mia moglie, tanto come l’adoro io.

Mme DIEULAFOI – Ha l’aspetto molto giovane per aver allevato vostra moglie.

RENATO – Era lui stesso piccolo. Egli l’ha allevata ancora piccolo, quelle persone lì sono ancora più precoci di noi.

Un orologio suona

DIEULAFOI – Sono già le dieci.

LAURENT – Papà, papà! Andiamo a tavola, la mamma ci raggiungerà!

SCENA 3

(Renato – Albin – Laurent – Jacob – Dieulafoi – Mme Dieulafoi – Muriel)

In quel momento la porta della camera si apre e appare una donna sulla quarantina ben aggiustata, estiva, però severa, di gran maniera: è Albin.

ALBIN – Vi prego di scusarmi, il mio prozio è morente, non ho potuto lasciarlo più presto.

Renato e Laurent lasciano cadere simultaneamente le loro posate nel piatto come avessero visto entrare un mostro

Mme DIEULAFOI – Noi pensavamo fosse vostra madrina?

ALBIN – Si, ma è un prozio che mi serve da madrina, dopo il decesso della mia (tendendo la mano a Mme Dieulafoi) Buongiorno cara signora. Buongiorno caro signore.

Dieulafoi le bacia la mano

ALBIN – (getta un urlo) Oh! Mi sono lasciata sorprendere stupidamente. Oh! La piccola! Ti abbraccio.

MURIEL – Vi prego.

ALBIN – Potrei essere vostra madre.

Muriel si lascia abbracciare

LAURENT – (tendendo la mano per presentare la sua pseudo-madre) Vi presento…

ALBIN – (a Laurent) Ti sei lavato le mani prima di metterti a tavola?

LAURENT – Oh! Ti prego!

ALBIN – Ha vent’anni, ma per me è sempre un bambino. Stai bene? Sei palliduccio. (Abbraccia Laurent che lascia fare sempre sotto choc) Buongiorno a te. (Abbraccia teneramente Renato  che ha definitivamente adottato l’atteggiamento del martire)

Mme DIEULAFOI – L’inquietudine di vostro marito finirà per contagiarci.

ALBIN – (vicino a Renato) Sei inquieto? Non voglio Renato, io sono qui con te, sono qui (Albin ha preso la testa di Renato tra le sue braccia e lo culla dicendo) Io ci sono, ci amiamo talmente. Mio figlio, mio marito, sono il mio universo.

RENATO – Si è così

ALBIN – Stavo appunto dicendo a Renato  che sono ebbra di gioia… nel fare la conoscenza della piccola signora Dieulafoi.

Mme DIEULAFOI – (un po’ manierata) Sono anch’io molto lusingata.

ALBIN – E del suo adorabile marito.

DIEULAFOI – Sono confuso.

ALBIN – Ma io chiacchiero chiacchiero e voi dovete morire di fame. (Agita il campanello da tavola e chiama Jacob) Jacob!

JACOB (entrando, porta un carrello portavivande con stuzzichini e aperitivi, vede Albin e scoppia in una sonora risata) –  Ah la padrona!! Ah ah ah ah!!

RENATO (lo prende di forza sottobraccio e lo riporta in cucina) – Ritorna in cucina ebete!!

ALBIN – (offeso) Non esiste più la servitù d’una volta!

LAURENT – (addossato alla porta della cucina) Non vale la pena di disturbare quello sfortunato ragazzo che si ammazza di lavoro; bisogna avere un po’ di pietà per le persone. (serve lui al tavolo)

Mme DIEULAFOI – Preferite gli uomini come domestici?

RENATO – Oh la la! Certo che si (Rientrando dalla cucina)

LAURENT – (vivacemente) Abbiamo anche una donna che serve.

RENATO – Si, per i lavori grossi. Le donne sono più robuste

Albin si è servito piuttosto abbondantemente e divora, sotto gli sguardi inquieti di Renato e Laurent. Si imburra una fetta di pane con gesti estremamente femminili, poi la spezza.

ALBIN – Oh! Ho spezzato la mia fetta di pane. Accidenti, io volevo cucinarvi la spalla d’agnello. E’ la mia specialità la spalla d’agnello (Rifà la dimostrazione come il macellaio nel 1 atto). Voi prendete il vostro pezzo, lo tagliate in quattro o in sei; lo lardellate d’aglio; io metto sempre dell’aglio nella spalla. Prendete una casseruola di ferro, avete una casseruola di ferro? Fate un fritto non troppo farinoso su un piccolo strato d’olio; io ungo la padella d’olio prima di fare il fritto, metto le erbe, copro poi metto la carne. (Ha pronunciato queste ultime frasi riprendendo, inconsciamente nel suo costume femminile, gli accenti virili del suo macellaio. Renato lo richiama all’ordine battendo il coltello sul suo bicchiere). Noi ci serviamo da Languedoc giù in piazza. Lì hanno una gran bella carne.

I cinque hanno gli occhi fissi sulle mani di Renato che gesticola femminilmente a Albin di smetterla ma  capisce subito che esse possono tradirlo.

LAURENT – (Ammiccando al padre) Mi dà dolore quando vedo le tue mani. Quando penso alla mani che avevi e a come sono diventate. (insistendo) Ti ricordi delle tue mani, della finezza delle tue dita. Non è molto tempo fa.

ALBIN – Oh! Avevi delle mani meravigliose. Mamma mi diceva sempre; Eleonor, hai sposato un uomo con delle dita di cristallo!

RENATO – Eleonor? Tua mamma ti chiamava Eleonor?

ALBIN – Bhè, si! Come volevi che mi chiamasse? Albin?!

Mme DIEULAFOI – (Sorridendo) Ah buffo!! Come il cane!!

ALBIN – (Risentito) Quale cane?!

Mme DIEULAFOI – Il vostro cocker!

ALBIN - Abbiamo un cane?!!!!

Mme DIEULAFOI – Si, il vostro cane Albin!!!!

RENATO – Evidentemente!!

ALBIN - (a Mme Dieulafoi) E’ carino come nome Albin, no?.

Mme DIEULAFOI – Sicuramente!! Ma da cane!!

DIEULAFOI – (A Renato) Signore, io ho saputo che lei è un esimio curatore d’arte al museo d’Orsay!!

ALBIN – (intromettendosi) Si, si!!Non sono mancate le occasioni d’impiego a mio marito!!

.DIEULAFOI – Ah bene, dunque lei ha espletato i suoi servizi culturali anche presso altri enti?

RENATO – (frastornato) Sicuramente

LAURENT -. E’ vero. Tu sei stato sovente raccomandato.

RENATO – Sono stato ovunque….. Al Museo del Prado in Spagna, il British Museum di Londra e anche al Louvre…

MURIEL – Fantastico!  Rembrandt, Brughel, Monet!! Sono tutti lì….

RENATO – No, no! Non lavorano più lì… tutti in pensione!!

DIEULAFOI – Come sarebbe a dire tutti in pensione??

LAURENT – Mio padre intendeva dire che oramai questi pittori non sono più quotati… per questo sono andati in pensione, vero papà?

RENATO – E’ vero! Oggi appassiona la Gioconda di…. di….. di quell’autore tanto importante di cui voi non direte il contrario. (a Laurent) Non sarei dovuto andare al  Museo d’Orsay, non era una buona idea. L’avevo detto.

In quel momento si sente bussare dietro alla cassapanca che è stata piazzata davanti alla porta che conduce al night per dissimurarla. La sorpresa mescola inquietudine tra Renato Albin e Laurent.

DIEULAFOI – Che cosa sono questi colpi?

RENATO – Sono i vicini, ma non ha importanza.

ALBIN – Sono degli imbecilli.

RENATO – Sono degli inaciditi.

ALBIN – Sentono che noi siamo persone per bene, che ci divertiamo e questo li infastidisce.

Ricominciano a bussare e Renato si alza e va alla porta.

RENATO – E’ finita, si è finita questa commedia? (si ode una vaga voce) Non cercate di essere grossolano, non vi servirà a niente. Siamo tra amici, lasciateci tranquilli. Mangiamo signori!

I Dieulafoi incominciano a capire che tutto ciò e molto strano. Si innervosiscono  e mangiano ciascuno con la sua dose di nervoso.

I Dieulafoi, sempre più annoiati di essere lì, Laurent inquieto per l’esito della serata, Albin soddisfatto del suo personaggio femminile si lascia cadere ad una grande ricercatezza di gesti godendo del fatto che Renato invece deve trattenersi.

ALBIN – (a Muriel) Non dici niente? La piccola è intimidita?

MURIEL – Io ascolto e imparo.

Mme DIEULAFOI – Muriel non è mai stata una bambina che si lascia andare facilmente.

ALBIN – Da fanciulla ero timida come lei. Avevo i capelli a boccoli e più lunghi sulla schiena, ma a parte ciò ero proprio simile a lei. Poi il mio matrimonio mi ha totalmente rasserenata. Vedrete mia cara.

suona il telefono

RENATO –(si precipita a rispondere) Si…si…si, ho capito. Ma io non posso!…non sono solo. Perché lei si rifiuta di cantare? Ma lei aveva promesso….. Dite che le offro diecimila in più...Andrò fino a quindici…Ecco! (riaggancia) Ah! Che sgualdrina!

DIEULAFOI – Delle complicazioni?

GEORGES – No, niente era il Museo!!

DIEULAFOI – A quest’ora?

ALBIN –E chi è la sgualdrina? (si rende conto di aver detto una cosa brutta e si copre la bocca)

Suonano alla porta d’ingresso e ognuno prende fiato.

RENATO – Sono dei fanciulli che suonano il campanello. Lo fanno tutte le sere. (ad Albin sottovoce) Cosa Facciamo?

SCENA 4

(Renato – Albin – Simone – Dieulafoi – Mme Dieulafoi – Muriel – Laurent – Jacob - Tabaro)

Renato va ad aprire la porta che da direttamente sul pianerottolo; vede una donna molto bella in tenuta da viaggio, con un piccolo beautycase in mano.

RENATO – (stordito) Simone!!

SIMONE – Sono in ritardo!! Scusatemi!!

Renato sbigottito le richiude bruscamente la porta sul naso, poi ci si appoggia contro.

GEORGES (come drogato ripete) Simone, è Simone, è Simone….

ALBIN –(si allarma) Non voglio che entri.

RENATO – (cercando ciò che può significare Simone per i Dieulafois) E’ Simone la domestica, è stata talmente scostumata con mia moglie prima di partire che non so se la devo lasciare entrare.

LAURENT – Siete pazzi, non la possiamo lasciare fuori. Aprite.

RENATO – (apre) (a Simone che entra) Io vi apro ma non lo dovrei fare dopo quello che avete detto a madame

ALBIN – Insolente!!

SIMONE – che accoglienza! Buon giorno madame, Buon giorno Signore.

RENATO – Mi ascolti bene Simone! voglio che mi ascolti per evitare ogni incidente. Lei è una domestica, non c’è niente di male, io non ho niente contro le domestiche, ma bisogna che lei resti una domestica, Mi capisce bene, vero?

SIMONE – Ci provo

RENATO – lei è qui da noi già da un po’, ha un buon posto, Laurent la adora.

SIMONE – e’ cresciuto.

RENATO – non cambiamo argomento. E’ l’età per crescere e se non ne approfitta passerà velocemente, ma lei resti una donna delle pulizie, è tutto quello che le chiedo.

SIMONE – molto bene

RENATO – Ora vada, Simone, in cucina! C’è da fare.

(cerca di spingerla)

LAURENT – Venga Simone, le spiegherò. Grazie Simone. (la abbraccia)

ALBIN - (mettendosi davanti alla porta della cucina) Tu abbracci questa donna! Dopo quello che ti ha fatto? Bisogna che tu scelga Laurent, fra tua madre e la domestica.

LAURENT – Sei ridicola!

ALBIN - Ah! Sono ridicola? E’ ridicolo l’amore di una mamma?

DIEULAFOI (scocciato si alza) – Bene ora  noi andiamo un po’ di fretta andiamo a sistemarci. Tu vieni Muriel?

LAURENT (ai Dieulafoi) – Vi mostro la camera. E i bagni al piano di sopra.

In quel momento Albin che era davanti alla porta della cucina è letteralmente buttato in scena a causa della apertura improvvisa della porta che lascia passare il sig. Tabaro praticamente nudo, seguito da Jacob.

RENATO ( a Tabaro) – Ma signore che cosa vuol dire?

Mme DIEULAFOI – Comincio ad aver paura!!

TABARO – Si signore , non avrei dovuto, lo so. Ma loro sono pazzi, mi hanno vestito in questo modo per farmi ballare.

RENATO – D’accordo signore, che cosa ci posso fare? Eleonor che cosa facciamo, mia cara.

ALBIN – non ci resta che dare un piccolo presente al signore, così se ne va.

TABARO – Oh no, non voglio scendere di nuovo, stanno per impiumarmi.

ALBIN – Oh, bene! La agghinderanno, lei sta così bene con le piume. (Tabaro ritorna da dove è entrato) Avrà l’aria di una vedette! Portatemi del Benedettin e un bicchiere. Simone ha capito cosa ho detto?

SIMONE – Ah! Chi? Io?

ALBIN – si lei! Vada con lei Jacob

JACOB – con Madame?

ALBIN – Ah! Lei non riconosce mai una domestica….Porti questi piatti in cucina… (Simone e Jacob eseguono)

DIEULAFOI – Ma si può sapere cosa sta succedendo? Chi è questo pazzo?

RENATO – Lo perdoni è il mio autista! A volte si ubriaca un pò ed esce di senno. (fa una finta lezione a Tabaro) Bisognerebbe smettere di bere come fa lei, Tabaro.

DIEULAFOI – (stizzito) Se permettete noi andiamo a rinfrescarci!!

Mme DIEULAFOI –Permettete!

 

LAURENT – Vi accompagno!.(Via i Dieulafoi e Laurent)

RENATO – Tu credi che sia credibile il tuo personaggio di madre, con quel vestito da venditrice di zeppole?

ALBIN – E tu, tu credi di avere un’aria seria da professore d’arte? Tu credi che non ti abbiano visto sculettare in quei pantaloni di raso?

RENATO – Ma io ho la mia dignità. Io non uso indumenti intimi fru fru per giocare alla mamma.

ALBIN – Io che mi sono fatta in quattro per la felicità di tutti. Ecco come mi tratta. Va bene Renato, l’hai voluto tu.

Comincia a spogliarsi dei suoi attributi femminili. Parrucca e vestiti.

RENATO – Che cosa fai?

ALBIN – Visto che il mio personaggio è inutile, riprendo il mio sesso.

RENATO – E voilà, un’altra delle sue scenate.

Nel mentre Dielafoi scende  e loro si fermano.

Albin è in desabillè ma può ancora passare per un uomo svestito.

DIEULAFOI – scusatemi.

RENATO – Conoscete mio cognato?

DIEULAFOI – No ho questa gioia.

RENATO – Il fratello di mia moglie

Albin immediatamente e troppo virile.

ALBIN – Salve signore.

RENATO – (per giustificare l’abbigliamento) Mio cognato viene dalle campagne perciò è così un pò primitivo!!

DIEULAFOI – (stranito) Avevo dimenticato la mia sciarpa… scusate. Arrivederci!!  (Via)

SCENA 5

(Renato – Albin – Simone – Tabaro – Mme Dieulafoi)

Tabaro fa irruzione in cucina come un barbaro seguito da Simone

TABARO – Signore, fate qualcosa, presto! Rompono tutto!

RENATO – E quella sciagurata di Mercedes cosa dice?

TABARO – Lei è partita signore, portando via tutte le sue cose.

Tabaro esce

RENATO- Oh! la sgualdrina! La sgualdrina!

ALBIN – Vedi, tu che volevi dargli sempre più del minimo sindacale, ecco la tua ricompensa!

Albin si ritrucca con il rossetto e mette la parrucca

RENATO – Albin, ti scongiuro per l’ultima volta, truccati e scendi a rappresentare la rivista, altrimenti dobbiamo chiudere la baracca.

ALBIN – No, Renato, io non ti lascerò solo con questa donna.

RENATO – Pensa a cio’ che rappresenta per noi questo locale. Pensa al nostro debutto; noi non eravamo ricchi. Ti ricordi: io non potevo neppure comperarti un vestito; hai fatto il tuo spettacolo in pantaloni da corsaro con una rete da pescatore come reggipetto. Tu eri bellissima in qualunque modo.

ALBIN – No, Renato, tu non mi avrai solamente con un discorsetto.

RENATO – Pensa allora al locale! Il nostro capitale, la nostra ragione d’essere, la dote di Laurent. Simone, diglielo anche tu!

SIMONE – Ascoltate, mi avete chiamato per salvare una situazione che sembra messa male, è ora che io prenda in mano la sorte di mio figlio. Perchè la vera madre, alla fine, sono io.

Simone si dirige verso le scale.

RENATO – Che cosa fai?

SIMONE – Vado a dire tutto ai Dieulafoi.

ALBIN – Ah, no, è troppo facile! Si abbandona un bebè sugli scalini delle Folie-Bergere e si ritorna a recitare Giovanna d’Arco venti anni dopo!

SIMONE – Ebbene? Voi siete due incapaci.

ALBIN – Due incapaci? Si vedrà quale di noi due è la più incapace di sacrificio, perché, fino a prova contraria, sono stata io ad allevare questo ragazzino!

SIMONE – Ah! Tu vuoi che ci battiamo, ebbene allora battiamoci.

ALBIN – (preparando un destro) Non avvicinatevi o tiro!

Mme Dieulafoi fa la sua apparizione nella parte alta degli scalini. Tiene in mano una piccola borsa da notte.

RENATO – Partite già?

Mme DIEULAFOI – Sentivo parlare ad alta voce, credevo che ci fosse un alterco…. Tutto bene?

ALBIN – Si Ora vi riaccompagno io sopra… Dobbiamo parlare del futuro dei nostri figli. Sono sicura che abbiamo molte cose da dirci. (VIA)

Tabaro  fa irruzione seguito da Tabaro ancora impiumato.

TABARO – Signore! Le tovaglie vanno a fuoco e loro se ne fregano!

RENATO – Non è vero?!

TABARO – Allora che si fa?

RENATO – Tabaro, io devo salvare la dote di mio figlio, tocca a me. Andiamo nella mia stanza ho i miei trucchi e i costumi… Vieni Simone aiutami a truccare è da molto tempo che non mi travesto più.

TABARO – Grazie mia cara, tu ci ridai il pane. (Via loro quattro)

SCENA 6

(Zorba – Mercedes – Albin – Mme Dieulafoi – Renato – Simone – Jacob – Tabaro)

Le mani di Mercedes seguite dalla testa appaiono. Egli scruta il brano, poi si alza con preoccupazione sulla terrazza.

MERCEDES – Renato che riappare in scena! Sospettavo che c’era qualcosa di losco (si rivolge a qualcuno ad un livello inferiore): avete almeno preso una foto?

Mercedes aiuta il personaggio a salire in scena: è Zorba il cronista degli avvenimenti

ZORBA – Da dove ero io era difficile e poi ero con la testa sotto la vostra gonna!!

MERCEDES – (Stuzzicando) Vi ho messo in imbarazzo!!. Sono sicura che ha ucciso la donna e che la si troverà a pezzi in una cappelliera. E’ finita!

ZORBA – Io credo che ci sia qualcos’altro

MERCEDES – Mio Dio mi sento una specie di Giuda: io sono Giuda. Ah! La porta!!

Si sente un rumore di chiave in una serratura

Prima che Zorba abbia avuto il tempo di reagire, lo trascina in un angolo d’ombra della stanza dove sono nascosti solo a metà. La porta d’ingresso viene aperta brutalmente lasciando entrare Mme Dieulafoi, al colmo dell’esasperazione seguita da Albin.

Mme DIEULAFOI – Ma lasciatemi, lasciatemi! Avete finito di molestarmi. Non vedete che sono una povera donna!!

ALBIN – Calmatevi, vi fate del male Camille.

Mme DIEULAFOI – Non chiamatemi Camille!

ALBIN – Voi spezzate un cuore !!

Mme Dieulafoi si dirige verso le scale ma prende coscienza in quel momento della presenza dei due uomini nascosti.

Mme DIEULAFOI – Ah!

MERCEDES – (Ad Albin) E’ il tuo novello amante?

ALBIN – (Prendendola per un braccio) Cosa fai qui? Mi devi dire cosa sei venuto a fare qui? (Egli ha totalmente dimenticato il suo personaggio di dama di buone maniere; riprende coscienza della presenza di Mme Dieulafoi e cambia immediatamente il tono lasciando andare Mercedes) Smettete di perseguitare mio marito, villana, voi non riuscirete a spezzare la nostra unione, malgrado i vostri quattrini

MERCEDES – (Ironica) Ma che bella creanza!

ALBIN – (Minacciandolo con un pugno e con voce normale da uomo) Non vi colpirò, perché vi compatisco

MERCEDES – (parlando di Mme Dieulafoi) Ditemi dunque! E’ vizioso il novello amante?? (si dirige verso Mme Dieulafoi) Abbiamo tradito il caro Renato, eh??

Mme DIEULAFOI – Ma chi è questa demente?

MERCEDES – (sotto il naso di Mme Dieulafoi) Attenta capretta, si vede la barba, devi avere più cura di te, devi farti depilare Camille.

Mme DIEULAFOI – Aiuto! (si rincorrono)

ZORBA – (Che si era eclissato fino a quel momento punta l’obiettivo su Albin e Mme Dieulafoi) Un sorriso!

Il flash è scattato.

ALBIN – (che l’ha riconosciuto) Zorba il paparazzo!!Che carogna.

Mme DIEULAFOI – Oh! Mio Dio! Delle foto! E’ una trappola! Vogliono farmi cantare; vogliono sabotare la riunione di mio marito. Sono una donna onesta. Amo gli uomini; non c’è nulla tra lei e me. (ad Albin che l’ha ripresa tra le braccia) ma lasciatemi!! Amo gli uomini non le donne!!

ALBIN – (correndo verso di lei) Signora, signora, anch’io amo gli uomini, siamo due vittime…

Si forma un gran trambusto: Mme Dieulafoi cerca di salire la scala o di uscire nascondendosi il viso; Albin va alternativamente da lei per proteggerle e da Zorba per strappargli la macchina fotografica; Zorba e Mercedes cercano di tagliar loro la strada.

La porta di comunicazione si apre bruscamente per lasciare passare Renato truccato che esce in scena, senza parrucca. E’ Jacob che l’ha messa. Il mantello di scena è retto da Simone. Egli arriva con un tale fragore per cambiarsi che non si accorge dei quattro personaggi presenti.

RENATO – Via, cammina, cammina devo cambiarmi per la seconda scena.

ALBIN – Vedo che non si perde tempo. Si viene sostituiti in fretta.

RENATO - (scoprendolo) Tu? (scoprendo Mme Dieulafoi) Voi?

MERCEDES – Ah! Ah!

RENATO – (scorgendo Mercedes) Lui!

MERCEDES – (irritata) Lei!

ZORBA – (che ha avuto il tempo di ricaricare il suo flash) L’altro!

ALBIN – L’altra!

RENATO – Zorba! Oh! (si precipita verso di lui). Dammi quella macchina fotografica o ti butto giù dal proscenio.

ZORBA – (nascondendosi sempre) Oh! Ma è diventato una tigre!

Mischia generale con Mercedes alla riscossa. Tabaro imbacuccato in un boa rosa fa irruzione, venendo dal bass, della situazione Mercedes e Zorba ne approfittano e scappano)

TABARO – Rompono tutto! Spicciatevi. (ridiscende)

JACOB – Vado, vado a calmarli. (si è messo una parrucca rosa e si lancia per le scale)

RENATO – (Afferrandolo a forza, con le braccia) No!

Mme DIEULAFOI – (con un grido) Il Vizietto! Sono quelli del “Vizietto”!!!

RENATO– (Tenendo Jacob) Ma no, ma no. Cosa andate ad immaginare? Perché uno organizza un ballo in costume subito si pensa a certe cose!

Mme DIEULAFOI – E’ il figlio del Vizietto! Mia figlia è stata sedotta dal figlio del Vizietto. (Cercando di farsi spazio sulle scale dove Albin ha spinto gli altri per coprirgli la ritirata) Edoard! E’ il figlio del Vizietto!!.

RENATO – No!

Scena 7

(Renato – Albin – Mme Dieulafoi  - Dieulafoi – Laurent – Simone – Jacob – Muriel)

Renato si precipita su Mme Dieulafoi e la prende tra le braccia. Lei si divincola

Mme DIEULAFOI – Io tra due braccia senza sesso!

RENATO – (Tenendola abbracciata) Non lasciamoci ingannare dall’apparenza!

Mme DIEULAFOI – Mi sento male! E’ la prima volta in vita mia che mi sento male!!  Edoard fa qualcosa. (la porta si apre: Laurent appare) Ah! Il mostro! Rendetemi mia figlia caro idiota!

SIMONE (prendendo Mme Dieulafoi per il colletto) Ripetilo, gallina!

Mme. DIEULAFOI (spaventata) gallina?

SIMONE – Ripetilo gallinache mio figlio e’ un idiota.

Mme. DIEULAFOI – Suo figlio?

RENATO - Quindici minuti d’intermezzo! Il bar! Chiamate il bar! (e si lascia cadere su una sedia)

LAURENT – Questo non è ragionevole mamma!

Mme. DIEULAFOI – Di male in peggio! E’ la figlia di una governante.

JACOB – Perché cos’ha contro le governanti??

Mme. DIEULAFOI – Non ho niente contro le governanti. Ma una governante che fa un figlio con un travestito…

ALBIN – ( a Dieulafoi) Signore! Signore, lasciate che Vi parli da uomo a uomo.

Mme DIEULAFOI – Non mi hanno mai parlato da uomo a uomo; non incomincerò certo alla mia età: lasciateci perdere.

MURIEL – Ma cosa sta succedendo qui?

SIMONE – ( a Muriel) Venite qui piccola… voi amate Laurent?

Mme DIEULAFOI – Vi proibisco di parlare a mia figlia.

SIMONE – Non avreste trascinato qui i vostri genitori se si fosse trattato di una semplice avventura. Lo amate?

Mme DIEULAFOI – Non rispondere Muriel, è una trappola.

MURIEL – Io… (frastornata)…. Certo che  amo Laurent.

SIMONE - Grazie

LAURENT – Grazie

RENATO – Grazie

ALBIN – Grazie dal profondo del cuore.

Mme DIEULAFOI – Si amano! Tutti si amano. Donne, uomini, neri, bianchi, governanti e padroni!! Cosa c’è ancora da vedere…. Ora che lo saprà  mio marito!!

 

DIEULAFOI – (correndo in scena) Dei fotografi! Ci sono dei fotografi sotto il balcone!

Mme DIEULAFOI – Non farti vedere Edoard….

DIEULAFOI – Sono una decina. Sanno che sono qua… ma perché??

RENATO –Piacere Renato Baldi

DIEULAFOI – Piacere?? Ma cos’è questa commedia?

ALBIN – (ai Dieulafoi) Voi siete una persona in vista, è certo. Della vera carne al fuoco per i paparazzi di Saint Tropez. Piacere  Albin  Trulli. (si toglie la parrucca)

DIEULAFOI – Ma che significa!! (quasi sbigottito)

SIMONE – Piacere Simone Carnet, una volta signora Baldi!

RENATO – Siamo i titolari del locale “Il Vizietto”  e  io e Albin ….stiamo insieme.

SIMONE – Io sono la vera madre di Laurent!

JACOB – Mamma mia… che confusione!!

DIEULAFOI – (Pausa lunghissima) Io alla vigilia delle elezioni in casa di travestiti!! Oddio!! Scoppierà lo scandalo nazionale!

Mme DIEULAFOI - Che carogne!

DIEULAFOI – Non possiamo uscire. Ci riconoscerebbero! (Violentemente a  Muriel) Tu lo sapevi, vero??

LAURENT – (Va a difendere Muriel e controbatte il padre ad alta voce) Non sapeva nulla, lei non c’entra!

TABARO (facendo irruzione) Padrone, è pieno di fotografi.

RENATO – Ve lo avevo detto, (scende)

Mme DIEULAFOI – (a Muriel) Vedi, con le tue frequentazioni, adesso puoi ringraziarlo.

MURIEL – Lo ringrazio di fare tutto ciò che fa per prendersi cura di me…. Se mi ha mentito è stato per colpa vostra!!

Mme DIEULAFOI – Tua figlia è bacata.

RENATO – (risalendo) Siamo accerchiati.

DIEULAFOI – Cosa facciamo? Cosa facciamo? Cosa facciamo?

Mme DIEULAFOI – Ah! Non lamentarti!

ALBIN – Bene. E’ necessario che io salvi la situazione, ancora una volta. Allora, per sfuggire al nemico ecco cosa vi propongo. Se voi mi promettete di essere molto comprensivi per Laurent e Muriel…

DIEULAFOI – Dite!

Mme DIEULAFOI – Si, dite!

ALBIN – Ma occorre che siate molto comprensivi.

DIEULAFOI – Bene noi li sposeremo.

Mme DIEULAFOI – Visto che si amano. Visto che tutti si amano qui tra di loro…

ALBIN – Se vi vanno vi vorrei prestare dei miei vestiti. Ma vi avviso sono di taglia 40.

DIEULAFOI – Mai e poi mai mi metterò la 40!

RENATO – Oh! Ma è una 40 grande, sapete!

SIMONE – Non penso che uno dei miei vi vada meglio.

Mme DIEULAFOI – Provali, Edoard, è la nostra sola speranza.

DIEULAFOI – Camille!

Mme DIEULAFOI – Provali ti prego! Se ti cacciano dal partito poi io di cosa campo??

RENATO  – Se andiamo di  là abbiamo molte cose, vi prego venite! (Tutti via)

Parte una musica e calano leggermente le luci

SCENA 8

VOCI FUORI CAMPO

VOCI PRE REGISTRATE FUORI CAMPO

ALBIN – Oh! Vi faccio vedere! Ho una piccola mise bergère Luigi XII che è un incanto.

Mme DIEULAFOI – No, Edoard, Luigi XII è uno stile che non ti sta bene.

RENATO–  Ho anche la tahitiana con la collana di fiori.

Mme DIEULAFOI – Non puoi metterti la collana alla tua età!

ALBIN – Oppure una grande scollatura fin sulla coscia.

DIEULAFOI – (arrabbiato) Non avreste qualcosa di più semplice!

RENATO – Ci sono dei costumi del finale del Charleston.

ALBIN – Oh! Il vestito delle Dolly Sisters, sarebbe adorabile su di lui!

DIEULAFOI – Io, una Dolly Sisters! Ma fatemi il favore!

Mme DIEULAFOI – Prova questi, Edoard, non è il momento di fare il difficile.

RENATO – Penso che vi possano andare bene.

ALBIN ( presentando parecchi vestiti Dolly Sister) Quale preferite? Io credo che quello malva gli andrebbe bene come tinta. Cosa ne dici, carina?

Mme DIEULAFOI Oh! Carina A ME!!

RENATO – Si, oppure il verde mandorla.

ALBIN – Andato per il verde mandorla!

DIEULAFOI – Posso fare la solo! Posso fare da solo!

Mme DIEULAFOI – Datemi l’altro.

DIEULAFOI – Bene, tu non ti vesti?

Mme DIEULAFOI - Perché non dovrei vestirmi?

ALBIN – Bisognerebbe fare una pince qua!

RENATO – Va beh, vorrà dire che andrà senza pince.

ALBIN – Va bene, ma sappi che fa delle pieghe.

DIEULAFOI – Cosa faccio dei pantaloni?

RENATO – Toglieteveli! Farà più Donna!!

SIMONE – Datene uno anche a me, visto che ci siete. E’ meglio che passi inosservata anch’io

DIEULAFOI – Non avreste un collant color carne?

ALBIN – Ah no! Io non impresto i miei collant!

DIEULAFOI – Oh! (ironico) ma come siete servizievole!

Mme DIEULAFOI – Date un vestito anche a mia figlia.

MURIEL – No mamma, io ho i miei.

Mme DIEULAFOI – Fai quello che ti dico, altrimenti quelle persone ti riconosceranno.

ALBIN – Non bisogna lasciare andare soli questi signori. Accompagnamoli un pezzo.

RENATO– E’ il minimo che la cortesia ci obblighi a fare.

DIEULAFOI - (è completamente vestito) Avete delle scarpe?

ALBIN – Si ma non ve le presto. Se no me le sformate.

DIEULAFOI – Ma non vi si può proprio chiedere nulla! Io non esco senza scarpe. Avete delle scarpe?

RENATO – Prendete quelle piccole verdi di Albin, nell’armadio, potrebbero esser un po’ grandi per voi!

ALBIN – (che si sta vestendo) Ho capito! Grazie!

Mme DIEULAFOI – Io sono pronta.

ALBIN - No, mia cara, non la parrucca della regina di Castiglia; liscia con la frangia!

MURIEL –  Ridatemi la parrucca bianca papà! Voi ne avete già una. Io l’ho scelta prima di voi.

DIEULAFOI –Ma l’altra  mi fa troppo vecchio.

MURIEL – Ah! Dovete sempre prendere le mie cose!

DIEULAFOI – ( a Laurent) Non mi fa troppo vecchio?

LAURENT – No, vi da un tono.

DIEULAFOI – (a Simone) Non mi fa troppo vecchio?

ALBIN – Laurent, vestiti. Hai un’aria spenta.

RENATO -  Oh no! Laurent no!

ALBIN – Cosa? Laurent no? Non vorrà lasciare che la sua fidanzata se la fili da sola, no?

SIMONE – Albin ha ragione, tanto al punto in cui siamo tutti…

RENATO – Non vale la pena di preoccuparsi tanto.

SCENA 9

(Renato – Albin – Simone - Dieulafoi – Mme Dieulafoi – Laurent – Muriel)

Ora sono tutti imbardati e agghindati ed entrano da dove erano usciti

Mme DIEULAFOI – (dirigendosi verso la porta d’ingresso) Filiamocela ora.

RENATO – Siete pazza, non di là!

Mme DIEULAFOI – Perché?

RENATO – Voi non vi rendete conto? Una armata di travestiti che escono da una casa privata sarà la prima pagina di France-Soir, domani mattina.

Mme DIEULAFOI – Allora, diteci Buon Dio, perché la nostra sorte è nelle vostre mani!

RENATO – Noi passeremo sulla scena per fare il finale con tutta la troupe del Vizietto, e poi scapperemo sparpagliandoci per le vie.

DIEULAFOI – Ci riconosceranno.

ALBIN – Saremo in ventidue con gli stessi vestiti e le stesse parrucche.

Mme DIEULAFOI – Ma io non oserò mai mostrarmi in scena.

RENATO – Ma dovrete solo ballare un po’.

Mme DIEULAFOI – Ma io non so ballare; non ho mai saputo ballare!

SIMONE – E’ molto facile il Charleston. Guardate (e fa una bella dimostrazione di Charleston). Avete visto!

ALBIN – Io non lo ballo così, ma va bene lo stesso.

RENATO – Vado a mettervi la musica

Fa come dice

ALBIN – (a Dieulafoi) Andate, carina.

Laurent e Muriel si sono avvicinati a Mme Dieulafoi per mostrarle i passi.

Mme DIEULAFOI – spero che il popolo francese ci sarà grato.

Sono praticamente tutti in linea. Simone un po’ avanti, facendo da insegnante. Essi canterellano il Charleston.

ALBIN – (a Dieulafoi) Più femminili i fianchi! Sono i fianchi che vi tradiscono!

DIEULAFOI – Siete bizzarro, voi.

RENATO – E poi, voi avete l’avambraccio mascolino!

DIEULAFOI – Scusatemi tanto, ma è di nascita!!

RENATO – (fermando la musica) Perfetto, miei fanciulli! Sembra che non abbiate fatto altro nella vostra vita. In scena per il finale! (apre la porta di comunicazione) Passate Signore, Passate Signore.

E tutti passano

Mme DIEULAFOI – Ho paura, dimmi merda.

DIEULAFOI – Merda

RENATO – Passate Signore.

DIEULAFOI – Mi sento goffo in questi vestiti; ballerò male.

RENATO – Passate Signore.

SIMONE – Siate felici.

LAURENT – Grazie mamma.

RENATO – Passate Signore.

MURIEL – (a Georges) Ti amo.

RENATO– (indicando Laurent) No sbagliate, è la donna a fianco.

MURIEL – (a Laurent) Oh scusa, ti amo.

LAURENT – Ti amo! Grazie Papà.

RENATO – Passate Signore. Ah queste donne, tutte queste donne, questa quantità di donne è esaltante! Era talmente tanto tempo che non mi travestivo . Mi fa un’impressione…

ALBIN – Ma mio piccolo, sei ridicolo travestito. Non hai niente di una donna! Non hai grazia nè sensibilità.

RENATO – Ebbene, ti farò una confessione mia cara: è proprio così che mi sento meglio! E mi domando se non sarebbe meglio che restassi così!

ALBIN – Ma tu sei completamente pazzo. Noi non siamo mai stati una coppia di donne. Immagina cosa direbbero i vicini…

PARTE UNA MUSICA

SIPARIO