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POETI

POETI

(ATTO UNICO)

di Dario Venturi

UTO MESCHIGNI magro, basso, capelli bianchi, parlata ricca di esse, ingollata. Pacato.

CIANCIARDI polemizza dal fondo agitando dei fogli sul bavaglio messogli affinché non potesse recitare le proprie liriche.Porta sandali anche d’inverno. Magro, pelle squamosa, alto, biondo.

ADUA MENIGNI Poetessa lacrimevole e confettosa.

CENTO tronfio, gigionesco, tombeur de femme.

VOLCIC Poeta rimbambito.

ORANGO Sulla quarantina.

GABIBBO. Poetessa che non riesce mai a prendere la parola.

FOSSATI il piemontese

MILANA il milanese

DORMIENTE (pupazzo)

2 servizio d’ordine

ATTO UNICO

Sono presenti in scena un banco sul quale sono seduti Uto, Adua, Cento e la Gabibbo, un leggio con microfono e una finta platea dove sono seduti Milana Fossati e una cicciona addormentata suggerita da un pupazzo.

UTO

Benvenuti signori, siamo qui come ogni martedì per ascoltare questi nostri poeti, così spesso dimenticati perché la poesia non fa le vendite e con ciò viene trascurata.

Abbiamo con noi dei poeti della nostra terra conosciuti in tutt’Italia se non nel mondo.

Una rassegna di personalità forti che portano l’immagine della nostra Liguria, le atmosfere sempreverdi e vitali di barche ormeggiate sul tramonto, la vita dura dei pescatori e di chi vive del frutto degli olivi; racconti attuali e sapidi come il nostro olio..

Quindi bisogna dare spazio al nuovo, in un mondo che privo d’energie e adagiato sui soliti noti ha bisogno di veder crescere nuovi virgulti e nuove spemi. Perciò ho invitato a questo convito le speranze giovani e un po’ meno che come fioriture s’aprono nel nostro orto soleggiato. Ribadisco giovani, poiché la gioventù è un qualcosa interiora..ehm scusate, interiore, che non si misura con l’età… ma con la freschezza.

Detto questo, mi pare sia giunto il momento propizio per dar voce alle molteplici anime di questa costa così bella. Pertanto eccomi in compagnia della poetessa Adua, che non ha bisogno di presentazioni, della cara amica Gabibbo, del nostro superbo Cento e delle voci che a poco a poco si avvicenderanno là, al leggio, per offrirci la bellezza di versi eterni scolpiti nell’ardesia.

Ecco si…se volesse prendere la parola la nostra cara Adua Menigni che voi tutti conoscete sia per le vicende amorose che per il verso soave, le saremmo grati… (la poetessa ad un cenno di Uto si alza e raggiunge il leggio) Prego!

ADUA Ho dedicato questa poesia al mio cane, a Puffy. Prego, vado leggendo.

"Oh Puffy tenero amante,

nel freddo della sera, a quella stazione, mio piccolo cuore,

tremavi, tu coperta dei miei anni,

scodinzolavi docile al mio canto, e ti stringevo al petto.

Ora quel treno t’ha portato via per sempre, amore, tra il mare ed il cielo. "

ADUA Ho finito!

UTO Bene! c’è qualche altra anima ardimentosa fra di voi?! ogni contributo va bene, nei limiti; lei Cento vuole prendere la parola? Ricordo il suo bel libro sulle tradizioni liguri, sui Celti ; se vuole leggerci qualche brano… Io ritengo che il nostro caro studioso d’Imperia sia eminente personalità nel panorama ligure e non solo, ma anzi, benemerita presenza nel alveo della discussione sulle nostre origini, anche se non di tutti noi: abbiamo qua infatti i nostri amici abruzzesi, i nostri amici calabresi, quelli che vengono dalla padania….

CENTO Soprattutto quelli. (ride) Visto che Uto ha decantato le mie virtù - troppa grazia - vediamo i miei difetti numerosi; Beh, senza dubbio il primo che mi arrogo di diritto è l’amore spassionato per la mia terra di olivi e barche levigate nel catrame….

CIANCIARDI Una terra sospesa tra cielo e mare.

CENTO …Una terra sospesa tra cielo e mare.

Del resto il tempo mi è tiranno, quindi dirò solo una mia poesiola e poi vi lascerò così, alle miserie quotidiane, poiché la mia presenza è richiesta altrove; (tronfio) scusate, ma debbo ritirare un premio al salone del libro di Praticello Gattatico

UTO Bene, seguiamo l’avvicendamento del nostro benemerito. Vai pure, prendi gli occhiali, non dimenticarti gli occhiali.

CENTO Libertà è il volare del progresso,

luce del nostro passato.

Libertà è il vento di Liguria,

Libertà il tricolore sulle montagne.

Libertà spavalda, così ardua.

Libertà la prospettiva di Einstein,

Libertà Darwin la sa,

libertà per i prati del ceppo,

la Liguria terra d’incroci e passeurs,

Libertà ha mille voci.

Libertà tra cielo e mare.

UTO il nostro Poeta, con la p maiuscola, ci delizia con questi versi, ottimo ed abbondante come sempre. Salutiamolo con calore. (Cento si alza di scatto, raccogliendo le sue carte, stringendo le mani ad Uto ed agli altri convitati.)

CENTO Vi debbo lasciare; ci state senza di me.. anche se sono insostituibile? (ironico)Arrivederci e grazie. Si allontana brusco e tronfio, protendendo il mento, indossando occhiali da sole a specchio.Cento esce baldanzoso. Applausi.

CIANCIARDI Basta con questa pantomima! Siete solo abili ad incensarvi a vicenda!

UTO (fa finta di niente) Bene! passiamo ad una vecchia conoscenza, al nostro caro rimatore Giovenale Volvic, dalle liriche pepate e sempre foriere di allegrezza. E’ qui che scalpita, si vede in lui il cavallo di razza… (si alza seduto tra il pubblico Volcic)

VOL Cavallo! ormai ho la mia età…; facciamo ronzino, non sono più giovane, sono trascorsi molti lustri.

UTO Vabbè, insomma, un cavallo ben tenuto. ilarità

Vol A me anche a darmi la biada! Non corro più e diciamo che non faccio altre cose; la penna scrive con difficoltà, intinge poco e di calamai …(gesto allusivo) Ho la penna scarica!

Uto imbarazzato farfuglia. Risa sguaiate di Milana e Fossati.

MILANA Uè , l’ ha detta grossa.

FOSSATI Può solo fare quello; ah, lo so io quando l’inchiostro ti si gela! Hai voglia a scuoterla la penna!

MILANA Hai ragione!

Comunque…Di tutti questo lo preferisco; è bravo.

UTO Prego, signori. Non rumoreggiate. Fate piano, meditate in silenzio. Potreste disturbare chi è venuto qui per ascoltare i nostri cantori… Prego, Volcic, salga sullo scranno.

VOL Esagerati. Sullo scranno…! Ormai alla mia età posso solo scenderci, dallo scranno; non posso neanche stare sul seggiolone, e non mi fate dire dove potrei sedermi adesso… eh, ma voi siete giovani! Comunque, leggerò questa mia opera.

Ormai al buon riposo son destinato,

l’arma non ha funzionato, le stagioni passano. Che mi piglia, mi sono invaghito,

ma è la bottiglia,

e quello che facevo a te, dolce bionda, non faccio più,

a Trieste, Ravenna, Viggiù, il tempo è finito.

E il suo seno smarrito.

Come questo cavallo fu glorioso,

al suo ultimo nitrito.

Milana e Fossati applaudono vigorosamente. Silenzio e facce imbarazzate o di circostanza tra il pubblico e i relatori. Uto nervoso.

MILANA Bravo!…Te l’ho detto che la sparava grossa; lo capisco, eccome se lo capisco!

UTO Silenzio! Scusate, non mi fate arrabbiare. Grazie, caro Volcic. (Volcic ritorna a sedere)

FOSSATI ehi, Guarda che quello dice a noi.

MILANA Cosa vuole quello lì, non mi sta nemmeno simpatico, si da un fracco d’arie. Ha una faccia da ermellino, con tutte quelle s.

FOSSATI …e se la prende con noi!

MILANA …Ma se non ci ha nemmeno sentito! Sarà sordo come un campanile!

UTO Vi ho sentito invece! (a bassa voce). Bene, riprendiamo…

Silenzio. Rumori di sottofondo.

Tra il pubblico Milana e Fossati.

MILANA Ue! comunque per quella casa, un buon affare; anche dico con una metratura più ampia, ci ricavi la tavernetta, poi c’è lo spazio per il garage, puoi anche metterci che so, beh, la cantina ed è spettacolare; ma lì l’abbiamo permutato con la casa ai laghi, quella costruita, si, che tanto loro credono di aver fatto un affare, ma dopo tutta quell’acqua tra lavori e tutto, l’affare l’ ho fatto solo io.

FOSSATI Hai fatto una furbata; quelli, eh! bravo, mi volevano dare quel monolocale. Non l’ho voluto, sai, me ne frego dell’esposizione, io c’ho detto voglio la vista mare, ma se mi metti i palazzi davanti…!

UTO Per favore, non bisbigliate, gentilmente, che se si sentono le vostre voci, non possiamo andare avanti e porgere attenzione ai nostri poeti. Grazie!

MILANA Che lè che l’ha detto?

FOSSATI. Di fare silenzio.

MILANA Ah! Hei. Guarda quella cicciona che russa.

UTO …Ora vi presento lo scrittore Orango, che leggerà alcuni suoi brani dal libro "Pan e pumata", un romanzo..

CIANCIARDI Sui pomodori!

UTO Chi ha parlato ?

Mmm! …Dicevo, la parola al nostro Orango.

Risate.

Lo scrittore sale sul palco. Apre il libro e con navigato gigionismo legge.

ORA Si seccavano i pomodori, lasciati alla salsedine, quelli buoni che puoi mettere nei sughi o nel pane, magari con le nostre buone trenette, o al forno. Da piccolo era un gioia mangiarli, con quel sale che ti solleticava la lingua. Cucina povera, che noi terra di pescatori…

MILANA Cosa dice, una ricetta; è un libro od un libro di ricette?

FOSSATI Dorme, quella cicciona! dorme e russa; e tanfa pure.

MILANA zitto sennò ci cacciano.

ORA …Ricordo ancora la pelle seccata dal sole di quelle mani sui cordami per tirare le reti, a riva, molte volte le prodigiose nasse, in cerca di qualche cefalo, dei branzini, ma il più delle volte si prendevano solo sardine; fatte ripiene con la pastella buona erano la gioia di noi ragazzi, litigandocele. Erano tempi nei quali si conosceva il vero valore della vita. Le sardine messe sotto sale da mani esperte, nelle care albanelle, erano il suggello d’un mondo, stretto tra il mare ed il cielo.

UTO Un bel applauso al nostro amico. Si avvicenda adesso la poetessa Gabibbo. Che succede? (allarmato)

Irrompe sulla scena dalla platea un pazzo in sandali; è Cianciardi.

CIA Basta con questa buffonata reazionaria, con questa retorica da avanspettacolo…!

UTO Ma lei chi è? Che vuole? Si calmi!

CIA Voi parlate del nulla, quando due ragazzi sono stati suicidati dalla polizia e dal potere delle multinazionali, a Milano, perché lottavano contro l’alta velocità… e dei fatti della Valle d’Aosta, ne vogliamo parlare?! Fausto e Jajo, Soledad, non vi dicono nulla questi nomi, imprigionati, violentati dallo stato, nuovi martiri come lo furono i nostri fratelli anarchici negli anni settanta?

MILANA Che sta dicendo? Chi sono questi qui? Fausto? Jajo? Soledad? Boh! Saranno due drogati.

FOSSATI Non lo so, ma perché si mette a urlare?

MILANA Sarà, ma io di drogati non voglio sapere. piuttosto m’è venuta fame, con tutte queste acciughe, pomodori, gianchetti, arriva l’appetito.

UTO Le assicuro, caro il mio contestatore, che dedicheremo un nostro martedì per discutere del suo problema.

CIA Pure la presa per il culo devo sentire. Io dico che su certe storie bisogna far chiarezza; non me ne vado perché voglio manifestare lo stato delle cose, di come vengano dimenticate le ingiustizie della globalizzazione.. Almeno sentite le mie poesie tratte dalla raccolta "Melma".

UTO Certo! Certo!

Uto fa un cenno, arrivano dai parodos due uscieri; Cianciardi se n’accorge, cambia tono. Lo trascinano via..

CIA Non potete tapparmi la bocca. Non potete! Ho dei diritti, questa è un’azione ignobile. (lo trascinano via) Siete tutti responsabili di quello che sta accadendo, qualcuno deve pagare per il tentativo liberticida di offuscare le coscienze che qua in questa sede mi si sta intentando.

FOSSATI Hai capito, gli stanno intentando!

MILANA Si, capisco, capisco, gli stanno intentando. Ah, cose dell’altro mondo, povero ragazzo!

UTO …Bene, dov’eravamo!? tiriamo le fila del nostro discorso su questi bravi figli di Liguria, che hanno avuto straordinarie carriere nei vari campi, nello spettacolo, nel giornalismo, e sono qui fra noi. Il tempo stringe, perciò pregherei ora la nostra cara Gabibbo di procedere alla lettura. …ma che accade ancora? Ci sgomberano, mi fanno dei cenni, che è tempo di muoversi; il tempo stringe, fate piano.. sì, ho capito: muoviamoci signori, anche là in fondo, svegliate la signora. (riferendosi alla dormiente) Svegliatela! Ha telefonato il solito idiota: hanno messo una bomba! Ci vediamo al prossimo incontro, c’è qualche idiota che ha telefonato.. c’è una bomba. (sereno) Sarà il solito scherzo e mi dispiace che questo spiacevole inconveniente abbia interrotto questo convivio, ma è meglio cautelarsi.Perciò muovetevi!

VOCI Una bomba!Una bomba!

UTO Non fatevi prendere dal panico.

VOCE Scappate! Veloci! Esplode!

UTO (infastidito) Piano. Calmatevi!

La gente fugge in ogni direzione. Rimangono Milana e Fossati e la dormigliona. La poetessa sconsolata tenta di parlare interrotta da Meschigni.

UTO (concitato) Sarà per la prossima volta, mi dispiace. Li sentiremo con maggiore attenzione i suoi squisiti componimenti.

GAB (strillando) Ce n’è sempre una quando recito io; è una vergogna, io non mi muovo di qui, voglio prendere la parola come tutti. Questo lo ritengo un affronto alla mia notorietà. E’ l’ultima volta che ci metto piede qui.

VOCE Meno male.

UTO D’accordo, d’accordo. Forza, venga. La trascinano.

MILANA Cusa lè che succede?

FOSSATI Non lo so, ci sgomberano, neh?

MILANA Meglio affrettarci, ho la schiena umida, mi cigolano le ossa.

Fanno fatica a reggersi; lo sfollamento incomincia.

Rimangono in scena Milana, Fossati e la Dormigliona.

FOSSATI Bin, siamo rimasti gli unici, varda ti.(indica la platea)

MILANA Tutti a correre, ma a me facevan male le gambe. Poi quale bomba! Siamo seri!

Ue, quella lì dorme ancora. Tanto è già scoppiata: lei, intendo. (ridacchia) Mah, la prossima volta andiamo a giocare a carte, questa cultura non mi convince. Con la poesia si finisce sempre male.

Scoppio. Cala il sipario. Musica.

FINE COMICA