POSTE & TELEGRAFI
-pettegolezzi negli anni ’50-
© Aleardo Noli, luglio 2014
Personaggi:
la Dirce, “postina”
La ‘Genia’, casalinga
La Pèpa, terza comare
Tutte e 3 sedute su sedie del periodo
DIRCE Vedi, ‘Genia, io sono una donna che non trova mai requie; devo correre con la posta, dare un occhio alle bestie, dare retta a quel rompiballe del mio Pèpp……………
GENIA Cara mia, tu fai troppe cose assieme, così sei sempre presa per le gambe di dietro. Ma dai, datti una calmata, sai bene: morto un papa………
PEPA (melliflua) Ma ‘Genia, sai bene che il Pèpp va curato, Signore mio benedetto!
DIRCE (come morsa da un aspide) Non dire stupidate, Pèpa. Perché mai dovrei curarlo? Non è per niente ammalato!
GENIA Giusto! Non è ammalato…..ma, Dirce, non mi avevi detto che avevi un espresso per me?
DIRCE Sì, infatti ho un espresso per te, mi era uscito dalla mente!
PEPA (a bassa voce) E già, quando si hanno altri pensieri, l’ultima cosa è il lavoro!
DIRCE (che ha sentito) Aspetta, aspetta! Cos’hai da dire dei miei pensieri, che avrei?
PEPA Ma niente, niente…………..
GENIA Ma smettetela! E tu dammi questo impiastro di espresso!
DIRCE (frugando nella borsa della posta) Eccolo, il famoso espresso. Arriva da Napoli e te lo manda…..il tuo nipote, l’Amilcare, quello dell’Argentina. C’è sulla busta!
GENIA E che altro sai dell’espresso? Eh?
DIRCE Difatti, non sono riuscita a……….(si blocca)
PEPA Quasi quasi sai cosa c’è scritto su questa lettera (ridacchia)
DIRCE (finta umile) Ma sapete, oggigiorno la carta da lettera è quanto mai sottile, che………………
GENIA (beffarda) Ah, la carta è sottile, neh? Dammi questa lettera, Dirce, che sento già che ci porterà una bella scalogna!
PEPA (fingendosi contrita) Oh, perché poi?
GENIA Perché, perché…….perché……insomma, sapete bene che il mio Amilcare………….
DIRCE (porge la lettera a Genia)……….è il nipote del tuo povero marito, il Berto, ooooh che uomo che era!!!!!
GENIA Che uomo che era? Era un bell’ubriacone, ve lo dico io!
PEPA Ah, sì, per quello l’ho visto qualche volta alla “Trattoria del Cacciatore”, ma gli uomini si sa bene che un bicchiere…………
DIRCE Oh, come il mio Pèpp….ma un bicchiere per volta, perché con due si strozzerebbero.
GENIA E in più, c’era anche di mezzo la presenza della padrona, furba come una volpe nel raggirare gli uomini. Quella Teresa lì era proprio un bel mobile, ve lo dico io!
PEPA Altroché! Ah, ma io avevo proibito al mio Tonio de avvicinarsi.
DIRCE Ma baciami…………Il Tonio si sa beneche ha sempre imboccato un’altra strada……………
PEPA (inviperita) Come sarebbe “un’altra strada”?
GENIA Oh, beh, non è un mistero della fede, che la sua strada era quella che portava all”Osteria del Risorgimento”, ben nascosta in fondo al paese!
PEPA Ma lì, pericoli di quel genere di tuo marito, non ce n’era.
DIRCE (risata) Certo, pericoli del genere non ce n’erano, anche perché il padrone era vedovo e quindi non girava fra i tavoli sua moglie.
PEPA Appunto! Appunto!
GENIA Sì, però in compenso girava quella bella gnocca della Tilde, la cameriera.
PEPA Che Tilde d’Egitto?
DIRCE Nooooo, non era d’Egitto, era di **********. E aveva addosso un piccolo difetto.
GENIA Sì, me la ricordo. Aveva caldo anche in pieno inverno, già, e di conseguenza alzava le sottane spesso, per dare aria a tutto l’ “ambaradan”. E gli uomini…………………
DIRCE (completa la frase) ….E gli uomini, si sa, gradiscono quella roba lì, tali e quali come l’uccellino della comare della famosa canzoncina. Più in giù…….più in su……….ci siamo capite.
PEPA Oh, adesso basta, poi! Se parliamo allora del tuo povero Berto, là per la “Trattoria del Cacciatore” ne succedevano delle belle, con la Teresa che si sporgeva pericolosamente, data la quinta misura del suo balcone, nel versare il vino dalla brocca al bicchiere. E quante volte lo faceva! (risatina)
GENIA Ah, ma siete già due belle cornacchie, ve lo dico io. Se ognuno guardasse nel proprio pollaio…………..
DIRCE ……….Se ognuno guardasse nel proprio pollaio, non si potrebbe più neanche sgranchire un po’ la lingua, come quando c’era quel testone del Benito.
PEPA Questo è vero, oh come è vero! Ma, scusami, Genia, ma non apri la lettera?
GENIA Ma sentite questa! Ed io dovrei far sapere i miei affari a voialtre due? Ma questa è proprio bella!
DIRCE Ma apri dunque questa lettera porta-scalogna…..scusa……
GENIA (apre, legge, e balbetta) Oh, Madonna del Soccorso! Oh, Sant’Antonio da Padova, oh………..
PEPA Quando hai terminata la lista dei santi, dicci poi cosa ti fa diventare così pallida……a parte il fatto che se non fossi ormai vecchia, donna smorta…..con quel che segue.
DIRCE Dai, Genia, che altrimenti non vado più avanti con il giro della posta!
GENIA (sospira) Il mio nipote, anzi, il nipote del mio povero Berto, l’Amilcare, arriva dopodomani da Napoli, insieme alla sua…..( sospensione)……..moglie argentina.
PEPA E allora? Così, avrai compagnia.
DIRCE Giusto, Pepa, così avrà compagnia.
GENIA Ma cosa state dicendo? Chissà cosa dirà il signor prevosto!
PEPA Perché, hai intenzione di mandarli dal prevosto? Di camere ne hai anche tu, mi sembra.
DIRCE Appunto, già.
GENIA Non capite niente. Proprio un bel niente. Quei…..due lì…..sono……sono……..due……..
PEPA (mettendo le mani davanti alla bocca) Ma…..vuoi dire che non sono sposati?
DIRCE (finta tonta) Ma Pèpa, cosa dici?
GENIA (desolata) E’ proprio così, è proprio così. E poi………….
PEPA E poi?
DIRCE E poi?
GENIA (sollecitata dalle due comari) E poi…..lei, l’argentina, questa Consuelo, ha diciotto anni…………..
DIRCE Diciotto anni? Ma l’Amilcare non ne ha più di quaranta?
PEPA Ma guarda un po’……le cose che succedono nel 1954! Non c’è più di religione!
GENIA Andate tutte e due in un prato a farla e poi pulitevi in un cespo di ortiche. Lasciatemi finire! Lei, ha diciotto anni PIU’ DI LUI !!!!
DIRCE Ma dai, non dircene più….mamma mia, che disastro!
PEPA Ma, scusami, dove è andato a prenderla? Nel bidone della spazzatura?
GENIA E non è finita neanche qui!
DIRCE Ah, no?
PEPA Ah, no?
GENIA No. Lei, faceva l’acrobata in un circo, un tempo.
DIRCE Quell’Amilcare lì, allora, è un bell’imbecille.
PEPA L’ho detto io che l’ha presa nel bidone della spazzatura.
GENIA (sospirando) Beh, come si dice, l’amore è cieco.
DIRCE Sì, ma dall’essere cieco, a essere cretino, ce ne corre.
PEPA Hai ragione, Dirce, oh come hai ragione!
GENIA La ragione si dà ai matti.
DIRCE Hai ragione.
GENIA Vai a farti……………….
PEPA Come sei fine, Genia. Quale nobiltà!
DIRCE (riprendendo il discorso) Oh, insomma, magari è una brava ragazza.
GENIA Una brava vecchia, vorrai dire!
PEPA Magari……..era ancora come mamma l’ha fatta!
DIRCE Sì, nelle ginocchia.
GENIA Non sono poi affari vostri, mi pare.
DIRCE Per nostra fortuna!
GENIA (cambia tono e diventa bellicosa) Un momento, fustigatrici del buon costume. Cominciamo da te, Dirce, di quando sei stata vista tra il lusco e il brusco nella cascina del Pedro Malnatt, con le gambe in bella vista e il fieno per cornice, e per farti compagnia il garzone che veniva da Bergamo, bianco e rosso che era una bellezza…………..
DIRCE Ma è stata una vita fa….se è per questo, anche la Pèpa lanciava i sassolini sulla finestra del macellaio per incontrarsi, ed era già sposata da un pezzo. E aveva sempre le salsicce più saporite del paese………….
PEPA Ah sì? Ah sì? E dove la mettiamo la Genia qui presente, che da giovane è scappata con quel bellimbusto che guidava la corriera. Credevano che era morta………invece……era viva………oh, accidenti se era viva!
GENIA (accomodante) Oh, non stiamo qui a tirar fuori messe da morto, che non è il caso.
DIRCE (ridendo) Ma i nostri, più che messe da morto, sono stati vespri da vive!
PEPA Hai ragione anche tu. In fondo, contento l’Amilcare, contenti tutti.
GENIA (si alza) Io, dop questi fatti di Argentina, ho bisogno di un po’ di cedro, che non sto tanto bene. Lo bevete anche voi?
DIRCE Ma sì, la posta può aspettare ancora un po’. Io, il cedro,lo bevo.
PEPA Alla gioventù che è passata?
GENIA Al tuo Pèpp che ti scalda ancora……il letto?
DIRCE (sognante) No, siete due sceme, cosa volete che mi scaldi quel coso lì, ormai! Io pensavo……..pensavo….al fieno della cascina del Pedro Malnatt!!!!!!.
TUTTE (avviandosi)(a poco a poco intonano):
E TRE “NON PIANGER PIU’, ARGENTINA……………”
Fine