Povera gente ma onesta

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POVERA GENTE MA ONESTA GIUSEPPINA CATTANEO

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

http://copioni.dnsalias.org/  

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

TITOLO

POVERA GENTE MA ONESTA

COMMEDIA IN TRE ATTI

Personaggi

GIACOMA mamma di Maria

ANNA moglie di Giovanni

GIOVANNI marito di Anna

MARIA moglie di Antonio

ANTONIO marito di Maria

FRANCESCO CHIESA marito di Giuseppa

GIUSEPPA moglie di Francesco

MARILISA aiutante di casa Chiesa

ISIDORA amica di città

CARLINO figlio di Isidora

LEONE GATTI Commissario

CASIMIRO segretario del Commissario

TRAMA

La vita monotona di due famiglie a Caserotto, piccolo paese di provincia, viene smossa dall’arrivo dei nuovi vicini provenienti dalla “città”. Maria e Anna dimostrano da subito la loro cordialità e semplicità alla famiglia Chiesa e ne vengono ricambiati. Sembrerebbe andare tutto per il meglio quando Isidora, l’amica di “città” della signora Chiesa, arrogante e presuntuosa, viene a farle visita. Per un piccolo furto, finiranno tutti al commissariato.

ATTO PRIMO

Siamo in un piccolo cortile. A destra del palco la porta d’entrata della casa di Maria. Vicino sempre a destra nell’angolo, l’entrata della casa di Anna. A sinistra la porta di casa Chiesa. 

A destra un tavolino e due sedie. In fondo quasi al centro ma verso destra, altre due sedie. Un’altra sedia invece è a destra molto vicino al sipario dove rimane sempre per Giacoma che lavora a maglia. L’accesso in scena è dal fondo, è come se si entrasse dalla strada. 

SCENA I

Maria, Anna,

Sulla sedia vicino al sipario c’è Giacoma che sta lavorando a maglia. È una signora anziana. Sedute sulle due sedie in fondo ci sono Maria e Anna che stanno ricamando).

MARIA : (con un foulard in testa) Insomma, siamo qui ancora come ieri, l'altro ieri, e l'altro ancora.

ANNA : Cosa dici Maria! Ti sbagli, perchè ieri, io ero seduta al tuo posto e l'altro giorno, mi ricordo bene, eravamo sedute tutte e due fuori da casa tua. Visto?

MARIA : (un po’ insofferente) Sei sempre la solita... volevo dire che siamo sempre qui a fare le solite cose.

ANNA : Perchè dove vorresti andare a fare le solite cose?

MARIA: Anna, sei di colpo diventata stupida? Cerca di capire quello che voglio dire. In tutta la nostra vita non ci è mai successo qualcosa di diverso … (un attimo si silenzio).

ANNA : Guarda, guarda tua madre. Nonostante i suoi anni è ancora in salute... Io la trovo bene!

MARIA : Non c'è da lamentarsi. Ha anche lei i suoi dolori però. Pensa che un giorno ha cominciato a lamentarsi per un dolore ai polpacci. Ho chiamato subito il dottor Restelli e mi ha confermato che era un dolore pneumatico. Un mese dopo invece gli faceva male la pancia? Ho chiamato ancora il dottor Restelli. Ah cara la mia Anna, quella volta ho avuto proprio paura, aveva preso una sindone addominale a punta!

ANNA : Ma adesso sta bene?

MARIA : Diciamo che non c'è male per la sua età. L’unico problema è che non ha più tanta voglia di chiacchierare. Le uniche cose che dice sono cose di Chiesa.

GIACOMA: (mentre sferruzza tranquillamente, dopo aver sentito la parola Chiesa,) Salve o Regina, Madre di Misericordia, vita dolcezza (e il resto a bassa voce).

MARIA : (concitata e mettendosi una mano sulla bocca e alzando la voce) Mamma mia, l'ho detto!

ANNA : (quasi spaventata) Che cosa fai, vuole farmi prendere i vermi? Che cosa hai detto che non si doveva? Non sarà un peccato adesso parlare di C… (viene interrotta bruscamente non facendole continuare la parola).

MARIA : Zitta Anna, zitta per favore! Non dire quella parola, altrimenti ricomincia di nuovo.

ANNA : (molto interessata ed incuriosita) Dici davvero? Vuoi dire che se lei sente quella parola, che noi sappiamo, ma che adesso io non dirò, parte di scatto con la “Salve o Regina”?

MARIA : Si Anna. Però mia madre è la persona che mi preoccupa di meno. È il mio Antonio la mia “croce”!

ANNA : Non cominciare a parlare di croce perché nessuno potrà mai battere la mia!

MARIA: (meravigliata) Anna cosa dici! Che croce vuoi avere tu? (poi rivolta verso il pubblico) Sei già te una croce!

ANNA : Certo, secondo te il mio Giovanni non sarebbe una “croce”? Una “croce” di prima qualità!

MARIA : (sconsolata) Siamo proprio sfortunate Anna. Da quando il mio Antonio è andato in pensione è cambiato, non è più lui.

ANNA : Tu dici questo? Sei ancora fortunata Maria. Il mio Giovanni invece è rimasto ancora quel fannullone.

MARIA : Già sono stata proprio fortunata. Se prima era anche lui un fannullone, adesso è diventato anche selvatico. È sempre a spasso e mai a casa sua.

ANNA : (molto pensierosa) Mi ricordo ancora come fosse oggi, che quando tornava a casa dal lavoro mi abbracciava sempre anche quando avevo la grembiulina sporca. Ora quando viene a casa dall'osteria per paura di sfiorarmi, trattiene in dentro persino la pancia.

MARIA : Ascolta me allora. Appena sposati, quando veniva a letto mi chiamava "agnellino mio” e mi dava un bacetto. Adesso invece mi dice: "Dov'è la mia capra" e del bacino nemmeno l'ombra! Per fortuna che il mio Gabriele non assomiglia per nulla a suo padre e tutto a me.

ANNA : Non farmi ricordare! Pensa che quando era il giorno del mio compleanno, si ricordava sempre e mi regalava un bel mazzo di papaveri. Che tempi allora! Adesso non si ricorda più e dopo un mese, se non sono due, mi dice "Mi sembri un po' invecchiata, hai forse compiuto gli anni in questo periodo?” Lo ucciderei!

MARIA : Per non parlare del nostro anniversario di matrimonio! Pensa che per anni la mattina, mi cantava sempre "O Marietina bèlla tu sèi la Reginella, nèi tuoi occhi c’è il sole, c’è il colore dèlle viole dèlle valli tutte in fior”. Oggi invece sai cosa mi canta? ”Sono stati i miei peccati, Gesù mio perdon pietà”!

SCENA II

Maria, Anna, Antonio, Giovanni

Entrano i mariti da dèstra con bicchiere in mano e una bottiglia di vino.

ANTONIO : Guarda, guarda forse hanno smesso di chiacchierare. Giovanni, adesso però cominciano a cantare. Cosa ne pensi? Io le vedrei bene tutte e due nel coro della Chiesa!

GIACOMA : (subito di scatto) Salve, o Regina, Madre di misericordia, vita dolcezza ecc.

MARIA : Sei sempre il solito ! Almeno tu che lo sai, stai attento!

ANTONIO : Lasciala parlare... lei è l'unica che dice qualcosa di interessante qui.

GIOVANNI : Avevi proprio ragione prima Antonio, sono proprio sedute al solito posto.

MARIA : (alzandosi) Vi sbagliate voi due perché io ieri ero seduta al posto di Anna e lei era seduta al mio posto. Vero Anna?

ANNA : Tutto quanto alla perfezione Maria.

MARIA : Andiamo Anna, andiamo di là. Altrimenti questi tipi mi faranno arrabbiare di certo.

ANNA : (alzandosi anche lei) Certo che vengo, non resterò con questi due! (segue Maria ed escono di scena a destra).

ANTONIO : (Si siede): Dai Giovanni siediti che beviamo del vino. Noi non dobbiamo ascoltare le nostre mogli. Fra noi e loro, non c’è paragone.

GIOVANNI : Lo so Antonio. Quelle due hanno un bel po' di anni sulla schiena. Noi invece abbiamo ancora l'argento vivo addosso.

ANTONIO : (versandosi da bere a se e a Giovanni) Non capisco come siano diventate così. Siamo proprio sfortunati Giovanni. Mi ricordo ancora bene quando rientravo a casa dal lavoro e la mia Maria mi veniva incontro. Mi abbracciava forte e mi dava un bacetto. Pensa che mi toglieva persino la giacca e mi portava gli zoccoli. Adesso invece appena sente aprire la porta va subito a spalancare le finestre e mi dice: “Sei arrivato!? Me ne sono accorta”!

GIOVANNI : Tu pensa alla mia Anna? Quando anch’io tornavo dal lavoro, mi preparava di quei pranzetti che non immagineresti mai: coniglio con la polentina, verze con le costine e cotechini, la busecca, polenta e uccelli. Pensa che cambiava menù tutti i giorni. Che bei tempi! Ora invece, tutti i giorni mangio pane e formaggio e per cambiare, due uova.

ANTONIO : Ricordo che il giorno del mio onomastico mi faceva mille feste. Andavamo a Padova nella cattedrale a ricevere la benedizione. Adesso invece quando parlo di Sant’Antonio da Padova mi risponde: “Non ricordarmi tutte quelle benedizioni. Non sono servite a nulla, ti hanno fatto solo male”. Per fortuna Gabriele assomiglia del tutto a me.

GIOVANNI : Non c’è più religione! Immagina che io sono sempre stato tanto goloso e così la mia Anna mi comprava dei confettini, quelli tutti colorati che sono così buoni! Ora invece devo stare attento a quello che metto in bocca.

ANTONIO : Perché?

GIOVANNI : Perché ora li mischia con i sassolini. Vedi che qui in fondo mi manca un bel po’ di denti? (e gli mostra i denti)

ANTONIO : (si accorge che le mogli si stanno avvicinando) Silenzio, che stanno arrivando.

SCENA III

Giovanni, Antonio, Anna e Maria

MARIA : Credo ne abbiate bevuto abbastanza di vino per oggi!

ANNA : (con ironia) Maria, non vorrai forse che gli si secchi la gola ai nostri uomini!

GIOVANNI : Non ascoltarle Antonio. Non sanno come arrivare a sera e così vengono a prendersela con due poveri martiri come noi quasi estinti dappertutto, ormai.

ANNA : Ha parlato il più buono dei carciofi!

ANTONIO : (dopo un attimo di silenzio) Voi sapete cosa si dice in paese?

MARIA : Eccolo! Ora comincia a raccontare le solite stupidaggini…

ANTONIO : Questa volta non sono stupidaggini, è qualcosa di grosso. Me l’ha detta il macellaio.

ANNA: (con ironia)Ah beh se l’ha detto il macellaio allora…

ANTONIO : Il macellaio ha detto che qui in paese, nel vecchio negozio della povera Bettina apriranno una banca. Ma di quelle vere!

MARIA : (molto incuriosita si avvicina ad Antonio) Una banca di quelle vere quì a Caserotto? Se aspetta i nostri soldi, può anche chiudere prima di aprire!

ANNA : Hai ragione Maria, anch’io non ne ho di soldi, mio marito, li ha investiti tutti nel vino!

SCENA IV

Giovanni, Antonio, Maria, Anna, Francesco e Giuseppa

Dal fondo entrano in scena Francesco e la moglie Giuseppina. Hanno due valigie ciascuno.

FRANCESCO : (si rivolge ai cinque) Buongiorno, avrei bisogno di una cortesia se è possibile: Sto cercando Via dei Cinquemila, numero sette. Mi hanno detto che dovrebbero essere da queste parti…

MARIA : È proprio capitato nel posto giusto! Questa è Via dei cinquemila, e il numero sette è lì (indica con il dito a sinistra) davanti alla mia… modesta casa.

GIUSEPPA : La ringrazio veramente tanto, signora…

MARIA : Maria.

GIUSEPPA : Grazie signora Maria.

ANNA : (quasi sottovoce a Maria) Maria, ti ha chiamato signora!

MARIA : Perché secondo te sono forse, un uomo? Oggi sembri più insensata degli altri giorni!

ANNA : Hai ragione. Scusami. (verso il pubblico). Per forza, se non è un uomo…

MARIA : Scusate, siete per caso i nostri nuovi vicini?

GIUSEPPA : Si esatto.

MARIA : Allora è d’obbligo presentarsi meglio. Come le ho detto mi chiamo Maria e questo è mio marito Antonio, (fra sè) purtroppo.

ANNA : (avvicinandosi) Davvero abiterete in quella casa?

GIUSEPPA : Si certo.

ANNA : Allora è d’obbligo che mi presenti anch’io: come la mia amica Maria sarò la vostra vicina di casa e mi chiamo Anna. Questo (quasi trascinando il marito vicino a sé) è mio maritolo Antonio. (fra se) E anche per me come per la mia amica, purtroppo!

FRANCESCO : (rivolgendosi ai suoi nuovi vicini) Io mi chiamo Francesco Chiesa…

GIACOMA : (di scatto) Salve, o Regina, madre di misericordia, vita dolcèzza ecc..

MARIA : Non fateci caso…(si affretta a dire come voler sorvolare sulla cosa)

GIUSEPPA : Io sono Giusèppa Baciata dalla Croce.

ANNA : (quasi sottovoce verso Maria) Cosa ha detto?

MARIA : Ha detto che si chiama Giuseppa e che… è stata baciata dalla croce.

ANNA : Davvero? Che fortunata! (verso il pubblico) Io ho la croce devo baciarla, invece!

FARNCESCO : Ora che ci siamo presentati sono fiero di annunciarvi che qui a Caserotto, sarò il direttore, della Filiale della Banca di Bergamo.

ANNA : ( quasi sottovoce a Maria ) Cosa ha detto?

MARIA : Ha detto che la Banca di Bergamo ha tanti figli.

ANNA : Ah!

ANTONIO : Così lei sarebbe il direttore della banca… bel mestiere quello però!

FRANCESCO : Credo ci sia un fraintendimento. Io non sono il proprietario della banca, ma la persona che cercherà di farla  funzionare al meglio.

GIOVANNI : Ho capito! Lei sarebbe la persona che prende i soldi della gente e li fa usare ad altri, o sbaglio?

FARNCESCO : Non precisamente, ma avrò tempo per spiegarvi meglio…

MARIA : (interrompendo la frase di Francesco) Non sono discorsi da fare con i nostri nuovi vicini! Posso invitarvi a bere un tè dato che ormai abbiamo rotto il ghiaccio?

ANNA : Davvero? (guardandosi in giro e verso Maria) Quando l’abbiamo rotto? Io non me ne sono neppure accorta!

MARIA : (a Maria) È un modo di dire Anna! Cosa rispondete Francesco e Giuseppa, vi fermate?

FRANCESCO : Volentieri signora Maria. Appoggiamo le nostre valigie in casa e poi siamo subito da lei. (verso la moglie) Affrettiamoci cara così potremo trattenerci del tempo con i nostri nuovi vicini. (Francesco entra dalla porta a sinistra).

GIUSEPPA : (mentre sta per seguirlo prendendo le due valigie che aveva appoggiato a terra, Antonio e Giovanni le si avvicinano prendendone una per ciascuno) Grazie, siete persone veramente molto gentili.

ANTONIO : Si figuri! Io sono abituato ad essere cavaliere con le donne (e le prende la valigia).

GIOVANNI : Io sono suo gemello (e prende l’altra valigia)

MARIA : ( come se stesse parlando fra sé, mentre gli altri si dirigono verso la casa dei Chiesa a sinistra) Sì, proprio dei cavalieri! Peccato che lo siano con le altre, e mai con le loro signore.

ANNA : Io sono sua gemella!

MARIA : Anna, hai visto? C’è qualcosa di diverso nella nostra vita! Non mi sembra vero! Andiamo, andiamo a preparare il tè (escono di scena a destra verso casa di Maria).

SCENA V

Giovanni e Antonio

ANTONIO : (ritornando da casa dei signori Chiesa con Giovanni da sinistra) Giovanni, che bei vicini abbiamo. Il direttore di una banca… e chi l’ha mai vista una banca… e di quelle vere…

GIOVANNI : Vederla dal di fuori di sicuro riusciremo, ma dal di dentro sarà un problema!

SCENA VI

Giovanni, Antonio, Maria e Anna

MARIA : (entra in scena da destra con Anna che comincia ad apparecchiare il tavolo per il te) Sai Anna che il mio Gabriele è innamorato della figlia del Fringuello?

ANTONIO : Sempre tuo tutto! Io sapevo che la sua ragazza era la figlia del Balores.

MARIA : No, era lei che smaniava per lui! Gabriele, quando la vedeva, cambiava strada per non incontrarla.

ANTONIO : Ne sei proprio sicura? Ricorda che io in casa non voglio nessun biga… biga... (non riesce a ricordare il nome esatto)

ANNA :  (interrompendolo) Bigaròlo!

MARIA : Bigamo Anna, bigamo! Oggi mi sembri più rallentata di tutti gli altri giorni.

 (Nel frattempo arrivano Francesco e Giuseppa da sinistra )

SCENA VII

Giovanni, Antonio, Maria, Anna, Giuseppa e Francesco

Nel frattempo arrivano Francesco e Giuseppa da sinistra

MARIA : Francesco, Giuseppa, venite qui a sedervi… (in direzione di Antonio) Non hai ancora portato le sedie?

ANTONIO : (alzandosi di scatto) Volo Mariettina mia.

GIOVANNI : Ti aiuto (ed escono di scena a destra).

MARIA : Sedetevi.

GIUSEPPA : Che gentilezza, noi non ne non siamo abituati. Voi Maria e Anna siete sempre così cordiali e ospitali con tutti gli sconosciuti ?

MARIA :  (versando il tè) Certo. Noi siamo fatti così. Pensiamo di essere brave persone e perciò abbiamo fiducia negli altri. Vero Anna?

ANNA : Certamente! Appena è possibile, cerchiamo di fare del bene. Nel nostro piccolo ovviamente. Noi ci fidiamo della gente. Ci fidiamo perfino dei nostri mariti!

GIOVANNI : (rientrando in scena da destra con Antonio e due sedie) Eccole, parlano sempre di noi. Perché senza sarebbero perse.

ANTONIO : Perse? Se non ci fossimo stati noi, ora sarebbero ancora nel gregge…

MARIA : Non ascoltate i nostri mariti hanno sempre voglia di scherzare. A proposito se avete bisogno di qualsiasi cosa, dovete solo chiedere.

GIUSEPPA :Questa è la prima volta che mi trovo in una situazione tanto piacevole. Dovete sapere che in città, è tutto diverso. Nessuno è tanto ospitale con gli estranei. I nostri amici ci sono stati tutti raccomandati.

ANNA : (quasi sottovoce verso Maria) Cosa ha detto?

MARIA : Ha detto che i suoi amici in città li ha conosciuti tutti con una raccomandata postale. Anna, ci senti?

FRANCESCO : A voi non interessa conoscere il nostro ceto sociale?

ANTONIO : (un po’ titubante) No… vero Giovanni? A noi non interessa… il loro ceto sociale?!

GIOVANNI : Figuriamoci che ora noi non dobbiamo parlare con qualcuno, perché frequenta un’altra cantina sociale. Stiamo scherzando?

MARIA : Scusateli nuovamente, proseguono con i loro scherzi. Il vostro stato sociale a noi non interessa. Nemmeno i soldi che avete. D’altronde diciamocelo chiaro con voi avremmo solo da perderci. Noi non valutiamo le persone se sono belle o brutte, ricche o povere, magre o grasse, piccole o alte, bianche o scure di pelle…

ANNA: ( intervenendo) Intelligenti o stupide…

MARIA : Esatto Anna. Noi li guardiamo col cuore e vediamo il loro cuore…

FRANCESCO : Questo è veramente il più bel “benvenuto” che potessi ricevere dai miei nuovi vicini.

GIUSEPPA : Credo proprio che ci troveremo molto bene se qui sono tutti come voi. Non rimpiangeremo sicuramente la città. Anche se forse qualche comodità a cui eravamo abituati ci mancherà certamente …

ANTONIO : Guardi Giuseppa che Caserotto non sarà una città ma c’è di tutto!

GIUSEPPA : Sapete, io sono solita frequentare la parrucchiera ogni fine settimana.

ANNA : Non c’è poblema. Io sono la parrucchiera personale di Maria. Ha visto che testina che le ho fatto ? (Maria  si toglie il foulard e ha una pettinatura eccentrica)

GIUSEPPA : Davvero è opera sua?!

MARIA : Capisco che possa sembrare difficile da credere che una persona con poco nella testa riesca a mettere a posto la testa di altri…

FRANCESCO : Scusate, per caso c’è anche un calzolaio? Ho un paio di scarpe da sistemare. In città non ho mai trovato tempo di farlo.

ANTONIO : Non si preoccupi Francesco, in paese abbiamo il nostro Carletto Tacchetto che è un mago nel suo mestiere… Anche se… ha un piccolo difetto.

FRANCESCO : E cioè?

GIOVANNI : Niente di cui preoccuparsi. Carletto è una brava persona ma ha una gamba più corta dell’altra e alcune volte, non sempre però, si confonde e così mette un tacco più alto e uno più basso. Non sempre però.

FRANCESCO : E c’è in paese un giornalaio? Sapete io sono abituato a leggere il giornale tutti i giorni.

ANTONIO : Giornalaio giornalaio, proprio non c’è. (si appresta subito a dire) Però c’è il Santo Lettura che vende qualche giornale. Però c’è un problema.

FRANCESCO : Anche lui, la gamba?

GIOVANNI : No, no, non ha difetti il Lettura. Però i suoi giornali… sono del giorno prima.

FRANCESCO : Volete dire che dovrò leggere il giornale vecchio di un giorno?

GIOVANNI : Non sempre… alcune volte anche di due giorni prima. Di solito lui, il Lettura, prende le prenotazioni il lunedì e chi arriva per primo legge il giornale del giorno corrente.

 FRANCESCO : Solo per curiosità, quanti giornali ordina del giorno corrente questo Santo Lettura?

GIOVANNI : Uno. Ma con tutte le pagine però!

FRANCESCO :  (canzonandolo) A beh allora…(e intanto bevono il te).

ANNA : Mi dica Giuseppa, le piace casa sua?

GIUSEPPA : Ora si. Dovete sapere inizialmente avevamo acquistato solo questo appartamento. Poi mio marito invece ha comperato anche l’appartamento adiacente, quello con l’apertura sul retro, solo per farmi felice perché sapeva che desideravo una casa spaziosa come quella in città.

MARIA : Suo marito le vuole proprio bene. Anche tanto a quanto vedo (alzando il tono di voce per farsi sentire meglio dal marito)

ANNA : Come i nostri mariti. Sono uguali identici (alzando anche lei il tono di voce per farsi sentire dal mariti).

GIOVANNI : Voi due, ce l’avete con noi per caso?

ANTONIO : (verso Francesco e Giuseppa) Quelle due si comportano sempre così, ma in fondo in fondo sono innamorate cotte di noi.

MARIA : Si, potrebbero anche avere ragione però… bisognerebbe scavare tanto in fondo, ma tanto tanto in fondo però.

FRANCESCO : (verso la moglie Giuseppa) Chiedo io o chiedi tu…

GIUSEPPA : Oh si certamente, me ne stavo quasi dimenticando. Noi, avremmo bisogno di una persona di fiducia che ci aiuti in casa. Avrei bisogno del vostro aiuto perché in paese non conosco nessuno!

ANNA : Certo, in paese siamo solo 403 persone, facciamo in fretta a fargliele conoscere tutte…

GIUSEPPA : Beh…veramente… io…

MARIA : (spazientita) Non le dia retta, a volte la mia amica appare fatua. Dovrà sopportarla un po’ anche lei come me.

GIOVANNI : Il Signore la benedirà per questo.

ANTONIO : Veramente anche a me tocca sopportarla…

ANNA : (svampita come al solito) Ma… di chi state parlando?!

MARIA : Niente Anna, niente…(rivolgendosi a Giuseppa) In paese c’è una brava ragazza, che si occupava delle faccende di casa del povero Luigi Moscarola. Ora però è rimasta senza lavoro perché Luigi è morto la scorsa settimana…

ANNA : Stai parlando di Marilisa?

MARIA : Si proprio di lei…

ANNA  : Sì, Marilisa è una brava ragazza, però…

GIUSEPPA : (interrompendo subito Anna con preoccupazione) Non ditemi che anche lei ha qualche difetto o problema?

MARIA : Ma no, stia pur tranquilla, nessun difetto e nessun problema: Marilisa è una brava ragazza.

ANNA : Si ma… (e prende una gomitata da Maria) si, si è una brava ragazza e basta!

GIUSEPPA : Meno male! Scusate, credo sia meglio andare a sistemare le valigie. Mi piacerebbe comunque ricambiare il vostro invito. Appena avrò sistemato casa e con l’aiuto di questa Marilisa credo si possa fare la settimana prossima. Che ne dite?

ANNA : Per me e per mio maritolo va benissimo.

MARIA : Anche per me va benissimo e credo anche per mio marito.

GIOVANNI - ANTONIO : Certo!.

GIUSEPPA : Grazie di tutto. A presto. ( escono di scena a sinistra)

ANNA : Maria, perché non le hai raccontato di Marilisa?

MARIA : Anna, non le dirò che tutti e cinque padroni di casa di Marilisa sono morti in poco tempo!

ANNA : (pensierosa) Sì, hai ragione, non è il caso…Cinque, non sono poi tanti!

Il sipario si chiude travolgendo per poco Giacoma.

MARIA : La mia mamma… (il sipario si apre di nuovo).

GIUSEPPA : Maria! Sei sempre la solita… com’è successo quella volta che l’hai dimenticata in Chiesa.

GIACOMA : Salve o Regina, Madre di misericordia,vita dolcezza ecc.. (alzano Giacoma ed entrano in casa, il sipario si chiude definitivamente)

SIPARIO

ATTO SECONDO

Sala di casa di Giuseppa. A sinistra un tavolo con sei sedie, in fondo in centro una credenza, a destra uno scrittoio. A sinistra il telefono. Due sedie in fondo ai lati. A destra sempre spostato in avanti il divano. Alcuni quadri, alcuni soprammobili e dei fiori freschi. Sulla credenza un portagioie molto in vista.

SCENA I

Giuseppa e Marilisa

GIUSEPPA : Dove sarà andata a finire Marilisa… quando si ha bisogno di lei, sparisce. Non è cattiva ma… (si guarda l’anello vistoso che indossa al dito e subito lo nasconde in tasca non appena entra Marilisa da sinistra) Ma dove eri finita!?

MARILISA : Adesso non posso neppure andare in bagno!?

GIUSEPPA : Spero tu voglia finire di apparecchiare la tavola, fra poco arriveranno i miei vicini. (ed esce di scena a sinistra).

MARILISA : (intanto che apparecchia) è una settimana che lavoro qui e non mi sono ancora seduta. La casa è talmente grande che è peggio dell’uomo di Milano. O del Duomo di Milano? Quello che è insomma. Oggi sono proprio stanca morta: ho pulito tutti i vetri e tutte le imposte. Devo stare agli ordini della mia padrona. E come padrona non sarebbe male se non fosse che mi comanda a bacchetta. Ed è la prima volta che mi succede. Come si vede che è una cittadina.

GIUSEPPA : (entrando in scena da sinistra) Hai finito Marilisa? Fra poco arriveranno…

MARILISA : Un attimo signora Giuseppa! Ho quasi finito! Guardi che bella tavola che le ho preparato! Lei, con me ha trovato l’America! (ed esce di scena a sinistra).

GIUSEPPA : Non ci sono più le donne di servizio di una volta. Mah!

MARILISA : (rientrando con il cucchiaio) Ne avevo dimenticato uno. Il tè chi lo porta in tavola?

GIUSEPPA : (sbuffando) Io, non preoccuparti. Ora vado a controllarlo (ed esce di scena sempre a sinistra).  

MARILISA : La signora Giuseppa, non è cattiva. Ma non bisogna mai farsi pestare i piedi altrimenti i padroni possono farti sentire come servi della gleba. (Un attimo di silenzio) Però che strano… è la prima volta in tanti anni di carriera che mi succede una cosa del genere. Lavoro qui da una settimana e nessuno, dico nessuno, di questa famiglia si è ancora ammalato. Roba da non credere. Fino ad oggi ovunque abbia lavorato, i miei padroni si sono sempre ammalati nei primi 3, 4 giorni. No, adesso che mi ricordo bene, il signor Gianni si è sentito male subito il primo giorno. Se fossero già ammalati ma non lo sanno ancora? Forse hanno solo qualche sintomo. (rientra Giuseppa a sinistra).

GIUSEPPA : È tutto a posto?

MARILISA : Che tormento! Certo che è tutto a posto! Signora Giuseppa… lei come sta? Sta bene… o non sta bene?

GIUSEPPA : ( un po’ sbigottita ) Certo che sto bene…

MARILISA : Sta proprio bene bene o forse ha qualche dolorino in giro? Ce l’ha forse suo marito?

GIUSEPPA : (sempre più sbigottita) Stiamo tutti e due bene. Perché hai questo strano interesse sul nostro stato di salute?

MARILISA : Niente, domandavo per caso. (molto vaga. Si sente suonare alla porta e Marilisa non va ad andare ad aprire).

GIUSEPPA : Marilisa non vai ad aprire?

MARILISA : Ah! Devo andare io?!

GIUSEPPA : Ti sei accorta che questa è casa mia!

MARILISA : Appunto per questo!

GIUSEPPA : (alzando il tono di voce) Marilisa!

MARILISA : (un po’ seccata) Ho capito, vado subito (prosegue verso destra per aprire la porta. Nel frattempo Giuseppa si rimette l’anello al dito).

GIUSEPPA : (ha un ripensamento) Credo che questo anello sia troppo vistoso per i miei nuovi amici, non vorrei metterli in imbarazzo. (si guarda un po’ in giro per cercare dove metterlo e decide di metterlo nel portagioie sopra la credenza) Lo metterò qui intanto.

SCENA II

Giuseppa, Marilisa, Maria e Anna

Marilisa entra da destra con Maria che ha un pacchetto in mano, entrano anche Anna e Giacoma che si posiziona al solito posto.

MARIA : è  permesso?

GIUSEPPA : Avanti, entrate pure.

ANNA : Siamo solo noi donne. I nostri mariti arriveranno fra poco. Cioè vogliamo sperare che arrivino perché quando sono insieme, il loro orologio si ferma.

MARIA : (aprendo il pacchetto che ha in mano) questo è un piccolo pensiero da parte nostra: i nostri mariti hanno ucciso il maiale e poi hanno preparato i cotechini. ( glieli porge).

GIUSEPPA : Grazie, molto gentili. Non dovevate disturbarvi!

ANNA : Nessun disturbo, non siamo state noi a impastarli!

GIUSEPPA : Accomodatevi pure. Nel frattempo li porto in frigorifero. Marilisa mi accompagneresti?

MARILISA : Ormai senza di me non fa più nulla! (ed  escono di scena a sinistra).

SCENA III

Maria e Anna

Anna e Maria rimaste sole si guardano in giro.

MARIA : Anna, guarda come è tutto bello! Finalmente c’è qualcosa di diverso nella nostra vita, non mi sembra vero. Guarda che bel arazzo (sottolineando la parola come ad intendere un grado di istruzione migliore).

ANNA : (allontanandosi di corsa spaventata) Mamma mia! Che paura!

MARIA : Anna, cosa stai facendo? Sei impazzita?

ANNA: Devono tenere in casa un coso del genere?

MARIA : Di che stai parlando?

ANNA : Di quello che hai appena detto! Il razzo!

MARIA : Anna, arazzo, arazzo, non razzo! È quel quadro fatto con i fili! Arazzo!

ANNA : Ah si? Scusami. Certo che sei proprio intelligente! Vieni vedere che credenza! Non sembra assomigliare neppure un po’ alla tua!

MARIA : Perché la tua come è? Guarda qui Anna, hanno persino il telefono, quello vero!

ANNA : (si avvicina e alza il ricevitore) Guarda che bel telefolo!Prontolo…prontolo…mah, per me è già rotto oppure si è incantato: c’è qualcuno che continua a dire: tu tu tu tu. Mah! Guarda che tavola… non è forse apparecchiata come la mia?

MARIA : é sufficiente guardarti?

SCENA IV

Giuseppa, Marilisa, Maria e Anna

Entrano Marilisa e Giuseppa da sinistra.

GIUSEPPA : (vedendole ancora in piedi) Non vi siete ancora sedute?

ANNA : Stiamo ammirando la sua casa! È proprio bella!

MARIA : Bella? Più che bella…

GIUSEPPA : Grazie. Cosa ne dite se mentre aspettiamo i vostri mariti vi mostro il resto della casa?

ANNA : Sicuro!

MARIA : Anna, finalmente qualcosa di diverso… (tutte e quattro escono di scena a sinistra).

SCENA V

Antonio e Giovanni

La scena rimane vuota per qualche secondo. Da destra entrano Antonio e dietro Giovanni.

ANTONIO : (alzando il tono di voce)  è permesso…

GIOVANNI : (anche lui alzando il tono di voce) Possiamo entrare?

ANTONIO : Mah! Non c’è nessuno! Le nostre mogli hanno detto che ci avrebbero aspettato qui, mi pare strano non ci siano.

GIOVANNI : Lo sappiamo come sono quelle, avranno voluto vedere tutto l’appartamento. Sono talmente fissate per la casa… (si guardano in giro)

ANTONIO : Giovanni, guarda, guarda che casa hanno!

GIOVANNI :  Speriamo che il resto dell’appartamento non sia tutto così, altrimenti siamo a posto con le nostre mogli!

ANTONIO :Hai proprio ragione. Speriamo che non ci facciano impazzire dopo! È meglio chiamarle subito, forse hanno appena iniziato il giro! (quasi urlando) C’è nessuno in casa!?

SCENA VI

Antonio, Giovanni, Maria, Anna, Giuseppa e Marilisa

Si sente da fuori Anna che risponde.

ANNA: Sono arrivati!  le quattro donne entrano in scena da sinistra).

MARIA : Giuseppa, non le funziona il campanello per caso? Oppure sono io che sto diventando sorda!

GIUSEPPA : Il mio campanello funziona perfettamente. Almeno credevo!

ANTONIO : (un po’ titubante) Io non so se funziona il campanello, il fatto è che io… noi due… non abbiamo suonato…

GIOVANNI : (un po’ titubante) Noi veramente, ecco… (affrettandosi) avevamo paura di disturbare!

ANNA : Ah sì certo, giustamente non si suona prima di entrare in casa degli altri perché altrimenti si disturbano i proprietari. Maria, due imbranati per mariti abbiamo!

GIUSEPPA : Suvvia, non è successo nulla di grave. Vi stavamo aspettando in fondo! Prego, accomodatevi! (si siedono tutti)

MARIA : Suo marito sta arrivando?

GIUSEPPA : Si certo. Sarà qui a minuti. Marilisa, vai a prendere il tè per favore.

MARILISA : Devo portarlo qui io?! Ma aveva detto che lo avrebbe portato lei! (Giuseppa la guarda) Ho capito! Però posso sedermi anch’io a berlo, vero?

GIUSEPPA : Si Marilisa (rassegnata).

MARIA : A proposito, come va con Marilisa? È una brava ragazza vero?

GIUSEPPA : Si è una brava ragazza. Pèrò mi avevate detto che non aveva difetti!

ANNA: (guardando prima Maria e poi Giuseppa)  Madonna Santissima, come ha fatto ad accorgersi? Ecco, sapevo che sarebbe andata a finire così… chi è che sta male?

GIUSEPPA : Male? Non capisco il collegamento con Marilisa… (pensierosa) ma ora che ci penso anche Marilisa mi ha fatto la stessa domanda…

MARIA : (dando un calcio o una gomitata ad Anna) Non le dia retta, ad Anna piace scherzare. (poi verso Anna) Lascia finire di parlare Giuseppa!

ANNA : Ma io avevo pensato…

MARIA : (interrompendola) Cosa ti viene di pensare proprio oggi! (poi verso Giuseppa) Diceva Giuseppa…

GIUSEPPA : Stavo dicendo che mi avevate detto non aveva difetti Marilisa, invece ne ho riscontrato uno molto grosso.

ANNA : E quale sarebbe questo difetto?

GIUSEPPA : é sempre pronta a protestare su tutto. Ha sempre la risposta pronta! L’avrete sentita prima…

ANNA - MARIA : (tirando un sospiro di sollievo) Ah è quello…

GIUSEPPA : Allora voi lo sapevate?

ANNA : Certo! Però era l’ultimo pensiero che ci preoccupava…

MARIA : Cioè… voleva dire che non pensavamo fosse una cosa così preoccupante...

GIUSEPPA : No, beh…non è una cosa preoccupante in effetti. Lei… svolge bene il suo lavoro… beh, effettivamente non si può avere tutto dalla vita.

ANNA : Brava Giuseppa è quello che dico sempre anch’io. (nel frattempo arriva Marilisa con il tè)

MARILISA : Ecco il tè… (e comincia a servirlo)

SCENA VII

Antonio, Giovanni, Maria, Anna, Giuseppa, Marilisa e Francesco,

Arriva il signor Francesco da destra.

FRANCESCO : Buongiorno a tutti. Scusate il ritardo.

GIUSEPPA : Ben arrivato. Abbiamo iniziato a bere il tè da poco. Vieni a sederti.

ANTONIO : Avete notato che anche lui non ha suonato il campanello? O sbaglio signor Francesco?

FRANCESCO : No, infatti non ho suonato.

MARIA : Giovanni, ragionaci sopra! Questa è casa sua! Vuoi che il padrone di casa suoni per entrare in casa sua?

GIOVANNI : Cosa ci sarebbe di sbagliato? Pensa a quante volte ho suonato ad Anna, quando rientravo dall’osteria!

ANNA : Per forza, eri tanto ubriaco che, non riuscivi nemmeno ad infilare le chiavi nella toppa!

ANTONIO : Io invece sono stato più furbo, ho fatto fare due serrature.

MARIA : Si, per poi dimenticare la chiave sempre a casa. Lasciamo perdere……

ANTONIO : Allora signor Francesco com’è andata la sua prima settimana a Caserotto?

FRANCESCO : Abbastanza bene devo dire. Sto ancora seguendo i lavori per l’apertura della banca.

ANNA : Sono proprio contenta. È vero che la banca fa anche prestiti?  

FRANCESCO : Certamente! Si può fare tutto in banca!

ANNA : (molto seria) Ah si? Si può fare anche la polenta?

MARIA : Mi sembrava strano che non dicesse le tue stupidaggini!

ANNA : Maria, abbassa le arie per favore. Ho soltanto chiesto!

ANTONIO : Mi scusi signor Francesco, ha già iniziato a coltivare l’orto? So che ha tanto terreno dietro casa sua.

FRANCESCO : No. Purtroppo non ho tempo e poi non ne sarei capace. Però mi piacerebbe avere un bell’orto. Ne avevo giusto parlato con mia moglie ieri.

GIUSEPPA : Infatti, mi piacerebbe tanto avere verdura freschissima.

FRANCESCO : A questo proposito, avevamo appunto pensato di chiedere a voi signor Antonio e Giovanni se per caso foste interessati ad aiutarci. Ricompensandovi adeguatamente è ovvio.

GIOVANNI e ANTONIO : Per noi va benissimo.

ANNA : (verso il pubblico) Non ci credo nemmeno se li vedo!

MARIA : La paghiamo noi signor Francesco se riesce a far lavorare quei due li…

GIOVANNI : Usciamo a vedere il terreno?

ANTONIO : In fretta signor Francesco altrimenti quelle ricominciano… poveri noi!

FRANCESCO : Va bene. Giuseppa noi usciamo…( escono di scena a sinistra).

MARIA : Andate, andate pure e che il Signore accompagni i nostri mariti.

GIUSEPPA : (si sente suonare il campanello) Marilisa… (vedendola comoda) vado io ad aprire. Ma solo per questa volta. Chissà chi sarà... (apre la porta a destra ed entra l’amica di città di Giuseppa, Isidora con il figlio Carlino). Ciao Isidora, ma che bella sorpresa! (le due si baciano).

SCENA VIII

Maria, Anna, Giuseppa, Marilisa, Isidora e Carlino

ISIDORA : Ciao cara Giuseppa.

GIUSEPPA : Ciao Carlino ( lo bacia) ma come sono contenta di vedervi… Come mai da queste parti? (Carlino guarderà continuamente Marilisa).

ISIDORA : (con tono altezzoso) Volevo solo controllare in che postaccio eri finita…

ANNA: (sottovoce) Ma sentitela!

GIUSEPPA : Caseròtto è un bel paese invece e come vedi casa mia non appare tanto brutta.

ISIDORA : Beh, se lo dici tu! Casa tua effettivamente è graziosa (si guarda in giro) anche perché è arredata con mobili che hai acquistato da me (quest’ultima frase è pronunciata ad alta voce).

ANNA : Per favore, potrebbe ripetere l’ultima frase che non abbiamo sentito? (a bassa voce) Che gente circola in città…

GIUSEPPA : (volendo cambiar discorso) Stavamo prendendo del tè, vi volete unire a noi?

ISIDORA : Oh scusa, ti ho disturbato mentre stavi offrendo del tè caldo ai tuoi dipendenti, ma qui in salotto?

MARIA : Abbiamo provato ad andare in bagno, ma eravamo un po’ strettini…

GIUSEPPA : (con un certo imbarazzo) Ti sbagli Isidora, questi signori sono i miei vicini e devo ammettere che sono veramente delle brave persone.

ISIDORA : Oh, ti chiedo scusa. Sai, vestiti così…

ANNA : Ha parlato la regina Taetù…

GIUSEPPA : (volendo chiudere di nuovo il discorso) Non vi ho ancora presentati. Anna, Maria, questa è la mia amica Isidora e lui è Carlino suo figlio. Lei invece è Marilisa la mia aiutante.

MARIA : (con ironia) Piacere di conoscervi…

ANNA : Anche a me tanto…

ISIDORA : Devo dire però che una cosa mi piace di questo paese…

ANNA : (ironica) è possibile?!

ISIDORA : Mi piace molto la Chiesa…

GIACOMA : (subito) Salve, o Regina, madre di misericordia, vita dolcezza ecc..

MARIA : Con tutte le cose belle che abbiamo, proprio quella doveva piacerle…

ISIDORA : (con un certo stupore) Come mai…

MARIA : Non le faccia caso, mia madre è tanto religiosa.

GIUSEPPA : Marilisa, vai a prendere due tazze per i nostri ospiti per favore…

MARILISA : Ancora io? Sono amici suoi e non miei…

GIUSEPPA : (alzando leggermente il tono di voce) Marilisa!

MARILISA : Ho capito, ho capito. Vado… (esce di scena a sinistra).

GIUSEPPA : Sedetevi pure sul divano…

ISIDORA : (si siedono sul divano e Isidora si accorge che Carlino guarda insistentemente Marilisa) Ho visto come la guardavi, non metterti strane idee in testa. Ci mancherebbe solo questo! (Marilisa rientra subito con le tazze e le riempie al tavolo)

ANNA : (sottovoce) L’hai sentita Maria? È peggio di un dittatore quella lì!

MARILISA : (porta il té a Carlino e a Isidora) Ecco qui il tè…

CARLINO : Grazie… Marilisa vero?

MARILISA : (ricambiando gli sguardi languidi) Per te anche Mari…

CARLINO : Marilisa… proprio un bel nome… mi piace.

ISIDORA : A me invece no!

MARILISA : (con ironia) Lei, preferisce Mari?!

ISIDORA : (volendo allontanarla) Grazie per il tè. Siedi al tuo posto ora…

MARILISA : Le ricordo che in questa casa io, prendo solo ordini dai padroni e da nessun altro!

GIUSEPPA : (verso Marilisa con cantilena) Marilisa…

MARILISA : Cosa ho detto?! (Giuseppa la guarda in modo strano) ho capito, ho capito…(va a sedersi mentre dice fra se) quel giovane è proprio carino. Come fa ad avere una madre così!

ISIDORA : Scusa, hai detto qualcosa?

MARILISA : Chi io? Non ho nemmeno fiatato!

GIUSEPPA : (volendo di nuovo cambiare discorso) Spero vi sia piaciuto il mio tè…

ANNA : Altrochè, è proprio buono!

ISIDORA : Veramente squisito Giuseppa.

ANNA : è possibile…

GIUSEPPA : Marilisa vai a prendere in cucina qualche cioccolatino da offrire ai nostri ospiti…

MARILISA : Devo sempre fare tutto io! (ed esce di scena a sinistra)

GIUSEPPA : Allora Isidora, confessa sentivi la mia mancanza in città? (un urlo di Marilisa interrompe la conversazione) Mio Dio, che sarà successo?!

MARIA : Santa Maria, andiamo a vedere…

 (Tutti si alzano e vanno a vedere uscendo a sinistra. Anche Isidora e Carlino si alzano. Isidora trattiene Carlino. Sono vicini alla credenza)

ISIDORA : Carlino, non mi piace come guardi quella… serva! Ti proibisco in futuro di frequentarla!

CARLINO : Senti mamma, oramai sono grande abbastanza per decidere chi frequentare. Ora scusa vado anch’io a vedere che è successo. (esce di scena a sinistra).

Isidora è arrabbiata per questo e gesticolando fra se, fa cadere il portagioie dalla credenza e si accorge dell’anello. Lo raccoglie e va verso il pubblico. Dall’espressione del suo viso, si capisce che ha un’idea. Prende l’anello e lo mette nella sua borsetta, poi sistema il portagioie. Infine esce di scena anche lei a sinistra.

SCENA IX

Maria, Anna, Giuseppa, Marilisa, Luigina, Carlino, Francesco, Giovanni e Antonio

Tornano tutti in scena da sinistra.

GIUSEPPA : Marilisa, hai fatto spaventare tutti! E per che cosa?

FRANCESCO : Anche noi abbiamo sentito urlare e siamo rientrati subito!

MARILISA : Non è colpa mia se ho pensato di vedere un topo!

ANNA : Certo, ora è colpa nostra se tu non ci vedi!? Un topo! Era un tappo! E ci hai fatto spaventare per un tappo!

MARILISA : Avresti forse preferito che fosse stato davvero un topo?

ANNA : Certo, che se dovevo morire per lo spavento, avrei preferito morire per un topo! Un po’ di dignità almeno!!

ISIDORA : C’è la possibilità che la signora possa essere presto accontentata, a quanto ho visto per strada almeno.

MARIA : (con ironia) è proprio una gran simpaticona la tua amica, signora Giuseppa…

GIUSEPPA : Scusa Francesco, come avrai visto è arrivata Isidora e Carlino a trovarci.

FRANCESCO : Grazie per la visita.

GIUSEPPA : Isidora, Carlino, loro sono Antonio e Giovanni, mariti di Maria e Anna.

ANTONIO e GIOVANNI : Piacere.

ISIDORA : Piacere.

FRANCESCO : (accorgendosi che la moglie non ha l’anello che le ha regalato) Giuseppa, vedo che non porti l’anello che ti ho da poco regalato. Pensavo ti piacesse…

GIUSEPPA : Certo Francesco che mi piace… è che… (verso gli ospiti) ormai non posso tacere…

ANNA : Dica, dica…

GIUSEPPA : è tanto bello, davvero, ma… decisamente vistoso… e non volevo che i miei nuovi vicini, si sentissero a disagio.

ANNA : A disagio noi per un anello? Io ne ho di anelli trovati nelle patatine!

MARIA : Non le dia retta. Ho capito quello che vuole dire. Ma noi non ci sentiamo a disagio con lei, perché lei è una persona deliziosa. Anche se ci sono differenze fra noi.

ANTONIO : (con ironia) L’ho notata anch’io quella differenza…

GIOVANNI : (con ironia) Mi hai tolto le parole di bocca Antonio…

ANNA: Parlano gl’imperfetti!

ISIDORA : Non parliamo di differenze altrimenti si potrebbe scrivere un intero libro.

ANNA : Perché ci sono anche dei libri a metà, per caso?

MARIA : Signora Giuseppa, lei è a casa sua ed è giusto che si comporti come crede. Indossi pure l’anello.

GIUSEPPA : Vi chiedo scusa, non so che mi è preso…(si avvicina al portagioie e lo apre. Cerca l’anello ma non lo trova). Madonna Santissima! Il mio anello! L’anello è sparito!

FRANCESCO : (avvicinandosi) Ma che stai dicendo!?

GIUSEPPA : (agitata) L’anello che mi hai regalato, l’avevo messo qui, ma ora non c’è più!

FRANCESCO : Come è possibile?

GIUSEPPA : Nella fretta l’ho messo nel portagioie…

FRANCESCO : (molto serio e rivolgendosi verso tutti) Se da qui è sparito, vuol dire che qualcuno lo ha preso. Ma chi?

ANNA : (risentita) Non penserà forse che l’abbiamo rubato noi!

FRANCESCO : Ho detto solo che se l’anello è sparito, qualcuno deve averlo preso. Gli anelli non si volatilizzano.

ANNA : (a Maria) Cosa ha detto?

MARIA : Ha detto che certi anelli volano, ma non quello di Giuseppa.

ANNA : Ho capito!

ISIDORA : Hai ragione Francesco, qualcuno fra loro lo ha preso. E nella maggior parte dei casi  è il maggiordomo o la serva.

MARILISA : (irritata) Come si permette di dar colpa a me? Signora Giuseppa io avrò tutti i difetti del mondo ma non quello di rubare!

ANNA : Come si permette?

GIOVANNI : Ha per caso visto il furto?

ANTONIO : Ma da dove viene quella?

GIUSEPPA : Qui non si fanno accuse. Estranei non ne sono entrati e io sono del tutto convinta di averlo riposto qui!

MARIA : Noi, signora Giuseppa, non siamo stati. Posso parlare per tutti perché ci conosciamo da una vita. Siamo povera gente, ma onesta. Certo non posso parlare per la sua amica, quella piena di se…

CARLINO : Per mia madre, posso parlare io. Non ha certo problemi economici e quindi non ha nessun motivo di derubare una sua intima amica.

FRANCESCO : Io dico solo che se l’anello non c’è più, qualcuno lo ha preso. E in casa c’eravamo soltanto che noi.

GIUSEPPA : L’anello, aveva un certo valore, ma ciò che mi angoscia è che… noi avevamo riposto tanta fiducia in tutti voi…

MARIA : La capisco signora Giuseppa. Per dimostrarle che noi non abbiamo nulla a che fare con la sparizione dell’anello, io, sono disposta ad aprire un mutuo per ripagarglielo! La fiducia è ciò che abbiamo e che vogliamo.

ANNA : Brava Maria! E io e mio marito ti aiuteremo.

MARILISA : Anch’io!

ISIDORA : Giuseppa, vedi? È come se avessero confessato!

ANNA : (arrabbiata) Lei, capisce quando parla la mia amica? Su di lei, io, non metterei la mano sul fuoco!

FRANCESCO : Noi non vogliamo soldi. Volevamo solo il colpevole che avremmo perdonato sicuramente. Nessuno si è fatto avanti e perciò non mi resta che chiedere la collaborazione di un professionista. Sono costretto a chiamare il commissario Leone Gatti e a condurvi da lui.

ANNA : (a Maria) Chi chiama?

MARIA : Ha detto che chiama un gatto e un leone per delle commissioni…

FRANCESCO : Ho detto che ora andremo dal mio amico commissario Leone Gatti.

ANNA : Ho capito! E il suo amico, fa il commissario con quel nome? Tutt’al più potrebbe fare… il veterinario…

MARIA : Anna, stai buona! Ho paura che questa faccenda sia una cosa seria.

ANNA : Ah si? È qualcosa di diverso nella nostra vita, questa volta? Ti sembra tutto vero adesso? Sei contenta?

ISIDORA : (un po’ preoccupata) Francesco ritieni sia il caso di chiamare questo commissario?

FRANCESCO : Purtroppo si. Non posso fingere che non sia successo nulla. La fiducia è un valore che non va mai calpestato. Prego signori e signore, vogliate seguirmi. (tutti si alzano per uscire a destra, tranne “Giacoma” che se ne sta tranquillamente sulla sua sedia sferruzzando. Il sipario si sta chiudendo. Francesco è uno degli ultimi ad uscire insieme a Maria) Ho detto tutti! (le tende del sipario si fermano.)

MARIA : Anche la mia povera madre?

FRANCESCO : Tutti ho detto, parola di Francesco Chiesa!

GIACOMA : (come al solito subito) Santa Maria madre di Misericordia, vita dolcezza ecc..

(Maria aiuta la madre al alzarsi e la accompagna fuori di scena).

SIPARIO

 

   

  

ATTO TERZO

Si apre il sipario e Giacoma è già in scena che sta sferruzzando. Siamo al commissariato. In scena: una scrivania al centro in fondo con un lampada sopra e il telefono, sparsi tanti fogli, penne; dietro una sedia; davanti la scrivania due sedie;. A sinistra un tavolino con la macchina da scrivere e alcuni fogli, dietro una sedia; a destra un armadietto dove si vedono dei fascicoli. Vicino sette sedie impilate.

SCENA I

Commissario Leone Gatti e l’aiutante Casimiro.

COMMISSARIO : (da fuori) Signori, vi prego di stare calmi. Potrete entrare soltanto quando vi chiamerò io. (entra in scena da destra con l’aiutante)

CASIMIRO : Cosa succede Commissario Leone?

COMMISSARIO : Se devo dire la verità c’era tanto di quel frastuono che non ho capito gran ché di ciò che il mio amico Francesco mi stava dicendo. Però sembravano tutti matti! (si accorge di Giacoma) avevo detto che li avrei fatti entrare solo quando li avessi chiamati. (guardando Casimiro) l’hai fatta entrare tu vero?

CASIMIRO : (deciso) No, io non ho fatto entrare nessuno. (titubante) almeno credo!

COMMISSARIO : Io no di certo! Allora, sei stato tu?

CASIMIRO : (deciso) Nemmeno per sogno! (titubante) o forse si!?

COMMISSARIO : Allora, ti vuoi decidere? Lasciamo perdere. Ascoltami bene Casimiro, ora io ora farò entrare i signori Chiesa e..

GIACOMA : (subito) Santa Maria madre di misericordia, vita dolcezza… (i due si voltano di scatto verso Giacoma)

COMMISSARIO : (verso Casimiro) Ma che succede?

CASIMIRO : Non dia colpa a me anche stavolta perché non c’entro per nulla. (fra se) ma sarò sicuro??

COMMISSARIO : (avvicinandosi a Giacoma) Signora, lei può parlare solo quando sarà interrogata. Ha capito? (verso Casimiro) Non perdiamo altro tempo e fai entrare i signori Chiesa.

GIACOMA : (subito) Santa Maria madre di misericordia, vita dolcezza…

COMMISSARIO : Ma è anche sorda! C’è qualcosa che mi sfugge! Eppure a me non deve sfuggire nulla! Riproviamo!  Prima (e fa una pausa) facciamo (pausa)  entrare (pausa) i (pausa) signori (pausa) Chiesa.

GIACOMA : (subito) Santa Maria madre di misericordia, vita dolcezza…

COMMISSARIO : (euforico) Ho trovato la soluzione! Lo sapevo…

CASIMIRO : Bravo il mio Commissario Gatti, lo sapevo che era in gamba. Ma… qual è la soluzione?

COMMISSARIO : Non dobbiamo nominare la parola Chi…

GIACOMA : (subito) Santa Maria madre di… (e si ferma).

COMMISSARIO : (si avvicina a Casimiro e gli parla all’orecchio) La signora inizia a recitare solo quando sente la parola Chiesa.

GIACOMA : (subito sottovoce) Santa Maria madre di misericordia, vita dolcezza ecc…

CASIMIRO : Per fortuna era sorda! Ho capito tutto! Che volpe che è lei Commissario Leone Gatti!

COMMISSARIO : Allora se hai capito, stai attento a quello che dici!

CASIMIRO : Certo! Allora io faccio entrare chi sappiamo noi. Vero?

COMMISSARIO : Esatto. Sono compiaciuto che tu abbia capito perfettamente.

CASIMIRO : (si avvicina alla porta di destra) Entrino ora i signori Chiesa

GIACOMA : (subito) Santa Maria madre di misericordia, vita dolcezza ecc…

COMMISSARIO : Lo sapevo!

CASIMIRO : Mi scusi Commissario Gatti mi è scappata… (va a sedersi alla sua scrivania).

SCENA II

Commissario, Casimiro, Francesco e Giuseppa

COMMISSARIO : (entrano Giuseppa e Francesco) Prego, accomodatevi (li fa sedere) allora Francesco mi dicevi…

ANNA : (dal di fuori chiede ad alta voce) Quando tocca a noi entrare?!

MARIA :  Dobbiamo aspettare ancora per molto?

COMMISSARIO : Un po’ di pazienza signore…

ANNA : Ci chiama signore intanto ma poi, via in prigione!

COMMISSARIO : Casimiro, verbalizza tutto, mi raccomando. Ed ora caro amico e signora Giuseppa, raccontatemi con esattezza i fatti accaduti.

FRANCESCO : é presto fatto Leone. Io ho regalato a mia moglie un anello. Molto bello e anche parecchio prezioso…

GIUSEPPA : … che io indossavo proprio oggi ma che poco prima che arrivassero i miei vicini, lo nascosi perché temevo di metterli in imbarazzo.

COMMISSARIO : Ho capito. Qualcuno lo ha visto?

ANNA : (da fuori) Io non l’ho visto!

MARIA : (da fuori) E nemmeno io!

COMMISSARIO : (alzando la voce) Silenzio!! (verso Giuseppa) Qualcuno lo ha visto allora?

GIUSEPPA : Nessuno signor Commissario perché lo avevo indossato per poco e poi tolto subito.

CASIMIRO: Scusi Commissario Gatti, (leggendo quello che ha scritto) “Anello”, con due elle?

COMMISSARIO : Si Casimiro, con due elle! Tu hai scritto fino ad ora solo la parola “anello”?

CASIMIRO : Ma sta scherzando Commissario Leone? Ho scritto quasi tutto il titolo!

COMMISSARIO : Ah beh allora! Andiamo avanti signora Giuseppa. Parlavamo dell’anello. (alzando il tono di voce e verso Casimiro) quello con due elle. Me lo descriva, di che colore era.

GIUSEPPA : Il colore era… (vieni interrotta dal Commissario)

COMMISSARIO : Si fermi! È meglio che me lo scriva su questo foglio. (Giuseppa lo scrive. Il Commissario alzando il tono di voce) Deve sapere che qui, anche i muri hanno orecchi!!!

ANNA : Perché dice questo!

GIOVANNI : È colpa nostra se abbiamo ancora le prime orecchie!

 COMMISSARIO : Come dicevo… (prende il foglio e legge, poi lo passa a Casimiro) Casimiro, prendi e metti agli atti.

CASIMIRO : Subito Commissario Gatti. Al primo atto o al secondo?

COMMISSARIO : Ma è il terzo atto questo?

CASIMIRO : Certo che è il terzo, terzo e ultimo!

COMMISSARIO : E allora mettilo al terzo atto… ma, ma… che dico… tienilo lì e basta! (sospirando) Ora mi racconti esattamente come sono andate le cose signora Giuseppa.

GIUSEPPA : Mi stavo preparando nella mia stanza quando ho indossato l’anello che mio marito mi aveva regalato il mattino. Mi sono recata in sala aspettando i miei vicini, e non so per quale motivo ho deciso di nasconderlo anche a Marilisa. Poi i miei vicini hanno suonato il campanello e presa dalla paura di metterli a disagio, l’ho nascosto nel primo posto che ho trovato: il portagioie sulla credenza.

ANNA : (dal di fuori) E che credenza!

COMMISSARIO : Volete smettere di commentare lì fuori?

MARIA : Certamente, ci faccia entrare e noi non commenteremo più dal fuori! Ho parlato bene Anna?

ANNA : Stai zitta perché sono ancora arrabbiata te! Tu e il tuo: “Mai niente di diverso nella nostra vita”… in prigione andremo!

ANTONIO : Speriamo che vi richiudano tutte e due insieme per lo meno!

GIOVANNI : Signore! Che grazia sarebbe!

COMMISSARIO : Li fuori, state zitti altrimenti…

ANNA : Altrimenti che cosa Commissario Gatti… dei miei stivali!!

COMMISSARIO : (visibilmente arrabbiato) Casimiro falli entrare altrimenti… non so come va a finire…

CASIMIRO : Subito Commissario Gatti dei mie stiv… Signor Commissario Leone. (va ad aprire e li fa entrare. Prepara le sedie a destra e a sinistra della scrivania rivolte verso il pubblico)

SCENA III

Commissario, Casimiro, Francesco, Giuseppa, Anna, Maria, Marilisa, Antonio, Giovanni, Isidora e Carlino

  COMMISSARIO : (mentre stanno entrando da destra) Entrate e attenzione a non interferire nei miei interrogatori. Potrei essere costretto a mettervi in isolamento.

ANNA : A si? È su quale isola mi manderebbe? Maria andiamo in vacanza gratis!

COMMISSARIO : (alzando la voce) Seduti e silenzio!

Si siedono tutti: Marilisa è vicino a Carlino e spesso parlano e ridono fra di loro. Anna è vicina a Maria.

COMMISSARIO : Siamo qui per un fatto gravissimo e… (viene interrotto)

ANNA : … E per fare qualcosa di diverso, vero Maria?

COMMISSARIO : Silenzio!

ANNA: È proprio bravo nel dire: silenzio!

MARILISA : Insomma, adesso parlo io! Io, Marilisa, la regina dei fornelli e della casa, che è quasi in prigione! Che figura… addio alla mia reputazione!

ISIDORA : Bisognava pensarci prima alla “reputazione”. Oramai è troppo tardi.

ANNA : E non la smette! E con che arroganza parla!

ISIDORA : Si, intanto l’anello è sparito. Chieda dov’era quella serva?!

COMMISSARIO : Calma signore, il Commissario sono io e solo io posso fare domande.

MARIA : Si svegli allora!

CARLINO : Le chiedo scusa Commissario Leone, mia madre non voleva insinuare nulla nei confronti di Marilisa. (alzando il tono di voce) Vero mamma?

ISIDORA : No Carlino. Che male c’è se voglio aiutare il Commissario? Secondo me Commissario Gatti, le serve… il più delle volte…

COMMISSARIO : Signora…

ISIDORA : Isidora.

COMMISSARIO : Signora Isidora, io sono il Commissario e io solo, dopo le dovute indagini, scoprirò il colpevole. (alzando il tono di voce) Ha capito? E poi l’aiutante io l’ho già! (guarda verso Casimiro che saluta con la mano la signora Isidora) Lasciando perdere questo tasto dolente, ritorniamo a noi…

ANNA : Bravo Commissario Leone, ha fatto bene a farla tacere…

COMMISSARIO : (alzando il tono di voce) Allora, mi diceva signora Giuseppa che ha sentito suonare il campanello e ….

GIUSEPPA : …E sono arrivate le mie vicine Anna e Maria.

ANNA : Siamo noi (ed alza la mano con Maria)

COMMISSARIO : Me l’ero immaginato. E mi dica signora Giuseppa, che mi dice di loro?

ANNA : Di noi la signora Giuseppa può che dire solo bene perché…

COMMISSARIO : Signora…

ANNA : Anna, per servirla…

COMMISSARIO : Signora Anna, si rende conto che lei ha suggerito la risposta alla signora Giuseppa e per questo io potrei incriminarla?

ANNA : Mamma mia, cosa ho detto di così grave? Ma come è permaloso! Come si vede che non è sposato lei!

COMMISSARIO : Ed ora che c’entra il fatto che non sono sposato…

ANNA : Centra, centra. Se lei fosse sposato, le passerebbe la voglia di comandare!

GIOVANNI : Anna! Ti ricordo che in casa nostra comando io. Ti sei accorta!?

ANNA : (chiamando il Commissario vicino a lei. Gli parla sottovoce) Non gli dia retta, gli lascio credere che comandi, ma alla fine gli faccio fare sempre fare quello che voglio io. E lui non si accorge nemmeno.

ANTONIO : Signor Commissario Gatti, anch’io a casa mia comando.

MARIA : Commissario Leone, per me vale quello che le ha appena detto la mia amica Anna.

COMMISSARIO : (alzando il tono di voce) Non mi interessa chi comandi in casa vostra! Signora Anna la smetta oppure sarò costretto a prendere dei provvedimenti!

MARIA : Commissario Leone, si calmi! Non vale la pena prendersela per una persona come Anna. Non si accorge di quanto e stupida oggi?

ANNA : Ah, sei brava a difendermi! Tu, mi faresti dare l’infermità dentale senza nemmeno avermi fatto una visita specializzata! Sei un’amica fidata tu!

COMMISSARIO : Smettete tutti quanti oppure vi faccio uscire di nuovo! Signora Giuseppa andiamo avanti. Dove eravamo rimasti?

CASIMIRO : A quando ha fatto una domanda.

COMMISSARIO : Proprio così Casimiro. Oh se non ci fossi tu… ma che domanda avevo fatto?

CASIMIRO : Ah, io non lo so. Come posso scrivere ed ascoltare lei e le sue domande nello stesso tempo?

COMMISSARIO : (mettendosi una mano alla fronte) Ricordo io: signora Giuseppa che mi dice delle sue vicine? (Anna sta per parlare di nuovo quando Maria la zittisce).

GIUSEPPA : Le conosco solo da una settimana.

ANTONIO :  è una fortuna per lei…

GIOVANNI : Pensi a noi che è da una vita che le conosciamo!

GIUSEPPA : … Ma posso dire che sono due brave persone. Vero Francesco?

ANNA : (verso i mariti) Avete sentito voi due! (e rivolge loro una smorfia).

FRANCESCO : Penso di si. Io le conosco poco, per via del lavoro, ma mia moglie me ne ha sempre parlato bene.

ANNA : Cosa le avevo detto? (al Commissario).

COMMISSARIO : Durante il pomeriggio, le due signore, non sono mai rimaste sole in sala?

GIUSEPPA : Non saprei. Mi lasci pensare.

MARILISA : Certo signora Giuseppa, quando siamo andate in cucina a mettere nel frigo…

ANNA : … I nostri cotechini. Cioè quelli dei nostri mariti. Ha mai assaggiato i nostri cotechini Commissario Leone?

COMMISSARIO : No. (con l’acquolina in bocca) Saranno deliziosi immagino?

ANNA : Deliziosi? Lei, si leccherebbe persino i baffi…

COMMISSARIO : (passando la lingua sulle labbra) lo immagino. Andiamo avanti ora. Conferma signora Giuseppa che siete andate in cucina lasciando sole le due signore?

GIUSEPPA : Si si, è così. Ora ricordo perfettamente.

COMMISSARIO : Quanto tempo siete rimaste in cucina?

ANNA : Non molto.

GIUSEPPA : Non più di tre, quattro minuti.

COMMISSARIO : (verso le due) Come avete trascorso questo tempo?

ANNA : Provi ad indovinare? La mia “amicona” Maria, era tanto contenta che finalmente nella nostra vita ci fosse qualcosa di diverso che non le sembrava vero…

COMMISSARIO : Avete toccato qualcosa?

MARIA : Certo che qualcosa abbiamo toccato…

ISIDORA : Commissario Leone, sente? Stanno confessando tutto.

ANNA : Stia zitta lei! Certo che abbiamo toccato qualcosa: il telefolo. Che per me era anche rotto!

MARIA : (verso Isidora) Lei è proprio fissata! Che Anna sia imbranata va bene, ma che confonda il telefono con un anello non credo sia possibile!

ANÈTA : Come mi difendi tu, Maria non mi difende nessuno!

ISIDORA : Commissario Gatti le metta sotto pressione e risolverà il caso in fretta.

ANNA: (verso Maria) cosa ha detto?

MARIA : Ha detto che ha la pressione sotto la media.

COMMISSARIO : (con ironia) C’è forse qualcuno qui che secondo lei signora Isadora non sia colpevole del furto?

ANNA : Bravo signor Commissario Leone. Se non sta attento, quella, sarebbe capace di incolpare anche lei!

COMMISSARIO : Ora smettete tutte e tre e attenetevi hai fatti. Così la signora Anna dice di aver toccato solo il telefono. Mentre lei signora Maria cosa mi dice?

MARIA : Niente di nuovo. Tutto vecchio.

COMMISSARIO : Parlavo dell’anello…

MARIA : Mi dispiace Commissario Gatti, ma non so nulla dell’anello.

COMMISSARIO : Chi mi dice che state dicendo la verità?

ANNA : Attento! Io non racconto bugie!

MARIA : Nemmeno io, le assicuro.

COMMISSARIO : Ora passiamo alla sua aiutante.

MARILISA : Marilisa.

ISIDORA : Finalmente!

MARILISA : Finalmente proprio per niente! Io non sono mai stata sola in sala, dopo che la signora Giuseppa ha tolto l’anello!

COMMISSARIO : è vero signora Giuseppa?

GIUSEPPA : Si Commissario Leone, è vero. Non è mai stata sola nella sala e non può essere stata lei. (il Commissario si avvicina al suo aiutante).

MARILISA : è contenta ora?

CARLINO : Non avevo dubbi sulla sua onestà.

ANNA : Anche sua mamma Isidora la pensa così. Nello stesso modo!

ISIDORA : (vedendo che Carlino e Marilisa si scambiano dolcezze) Carlino, dove ti trovi c’è corrente d’aria. Potresti raffreddarti. Vieni qui, vicino a me. 

ANNA : Ma lasci tranquilli quei due ragazzi! Marilisa è perfino “troppo” per il suo Carlino.

ISIDORA : Lei è troppo per mio Carlino!? Lei sa che il mio Carlino ha due lauree?

ANNA : (verso Maria) Cosa ha detto?

MARIA : Ha detto che il suo Carlino esce con due ragazze che si chiamano tutte e due Laura.

MARILISA : In ogni caso signora Isidora, con o senza titoli di studio, si ricordi che l’amore non si ferma davanti a nulla…

COMMISSARIO : (ritornano vicino a loro) A quanto pare vi state dimenticando che siamo in un Commissariato e non dove fare chiacchiere da salotto. Ora passiamo ai signori Antonio e Giovanni. Questo è il vostro nome?

GIOVANNI : Precisamente.

ANTONIO : Precisamente anch’io.

COMMISSARIO : Francesco…

FRANCESCO : Sono due brave persone per quanto le conosca e non posso che parlarne bene.

GIUSEPPA : Anche per me è lo stesso.

ISIDORA : L’apparenza inganna a volte!

ANNA : Le lascio dire tutto quello che vuole su mio maritolo. Ma l’unica affermazione falsa sul mio Giovanni è che sia un ladro.

MARIA : Questo vale anche per il mio Antonio.

GIOVANNI : Hai visto come ci vogliono bene le nostre signore!?

ANTONIO : Prendiamolo per un complimento…

ISIDORA : Commissario Gatti come può credere a certa gente?

ANTONIO : Quella “certa gente” saremmo noi?

GIOVANNI : Come si permette di giudicarci senza nemmeno conoscerci!? Noi non avremo i soldi o la cultura che ha lei ma…

ANTONIO : … ma abbiamo molto cuore e l’onestà è il primo valore a cui pensiamo sempre.

MARIA Li hai sentiti i nostri mariti Anna?

ANNA : Si ci sento bene! Anche se penso che un po’ di cultura l’abbiamo anche noi.

MARIA : Zitta Anna che forse è meglio: fra te e la cultura c’è un abisso!

ANNA : Cosa c’entra la biscia!

COMMISSARIO : Sono stanco della vostre chiacchiere! Signora Isidora se continua a tenere lo stesso atteggiamento con i signori sarò costretto ad allontanarla.

ANNA: Finalmente! Era ora!

COMMISSARIO : Silenzio ho detto! E tu Casimiro stai scrivendo? (vedendolo fermo alla macchina).

CASIMIRO : (un po’ impacciato) Certo Commissario Leone… è solo che non trovo più la “ti”

COMMISSARIO : Come non trovi la “ti”? Lo sanno tutti che si trova vicino alla erre.

ANNA : Io non lo sapevo per esempio.

COMMISSARIO : Tutti coloro che scrivono a macchina lo sanno.

ANNA : Mi scusi allora. Io con la macchina cucio. (verso Maria) non lo sapevo che potessi anche scrivere con la mia macchina da cucire!

MARIA : Zitta Anna, zitta!

COMMISSARIO : Ritorniamo a noi. Signora Giuseppa, le risulta che i signori Antonio e Giovanni siano rimasti soli nella sua sala?

GIUSEPPA : Credo proprio di si. Quando sono arrivati.

ANNA : Quando ripenso che non hanno suonato per entrare in casa…

MARIA : Avevano paura di disturbare Anna! Che sciocchi!

ANTONIO : Commissario Gatti, non abbiamo suonato il campanello perché non volevamo apparire indelicati.

ISIDORA : Altro che indelicati Signor Commissario! Questa è la prova lampante che le mancava. Avevano paura di disturbare? Non avevate paura quando avete preso il bellissimo anello azzurro di Giuseppa!

SILENZIO ASSOLUTO. TUTTI GUARDANO ISIDORA.

COMMISSARIO : (avvicinandosi) Come conosce il colore dell’anello signore Isidora?

ANNA : Già! Come lo conosce il colore lei?

MARIA : Sono curiosa di saperlo anch’io!

CARLINO : Mamma, come conosci il colore? Rispondi!

ISIDORA : (molto impacciata e stringendo a se la borsetta) Ecco… io… me lo ha detto Giuseppa… ovviamente!

COMMISSARIO : è vero signora Giuseppa?

GIUSEPPA : Mi dispiace Isidora ma è impossibile che io ti abbia detto il colore del mio anello. Non ne ho parlato con nessuno e nessuno me lo ha visto indossato.

COMMISSARIO : Signora Isidora vuole dire qualcos’altro?

ANNA : Questa è proprio bella! Allora cosa dice ora “Miss Gleno”!

ISIDORA : Commissario Gatti si sta sbagliando. Io sono ricca e potrei comprarmi tutti gli anelli che voglio.

CARLINO : Mamma… non capisco…

ISIDORA : Non è nulla Carlino. È tutto un errore…

COMMISSARIO : Signora Isidora, sono costretto a perquisirle la borsa. Casimiro vieni e controlla la borsa della signora. (Casimiro si alza e si avvicina).

ISIDORA : (stringendo bene a se la borsa) Commissario Leone si sta sbagliando… (litiga con Casimiro perché non gli vuole consegnare la borsa. Poi lui riesce a strapparla, estrae l’anello e lo consegna al Commissario.)

COMMISSARIO : E questo cosa sarebbe?

GIUSEPPA : è il mio anello Commissario Gatti!

ISIDORA : Davvero?! Non capisco come sia finito nella mia borsetta!

ANNA : (con ironia) Sarà stato lo Spirito Santo, signora mani di velluto!?

GIUSEPPA : Isidora come hai potuto?!

CARLINO : Mamma, non posso credere a quello che hai fatto…

FRANCESCO : … E voler dare la colpa a tutti i costi a queste brave persone…

ISIDORA : Francesco, Giuseppa, guardate queste persone come sono vestite, come parlano, come sono rozze… In città c’ero io e andavamo molto d’accordo. Non capisco ora come puoi avere dei “pezzenti” per amici.

MARILISA : È meglio essere dei pezzenti onesti che ricchi ladri. Lei, quando ha visto la sua amica Giuseppa, andare d’accordo con noi, i suoi nuovi vicini che siamo persone perbene, è diventata gelosa o sbaglio?

ANNA : Gelosa di noi? È pazzesco!

MARIA : Certo! Ha rubato l’anello, così Giuseppa avrebbe incolpato noi, si sarebbe allontanata e lei ne sarebbe stata contenta.  

MARILISA : Forse in città è abituata a comprare tutto. Persino l’amicizia…

ISIDORA : Parli proprio tu! Da quando siamo arrivati ti sei appiccicata al mio Carlino…

CARLINO : Mamma, non ti permetto di parlare così di Marilisa. Ne sono rimasto affascinato e vorrei sposarla.

ANNA : È un gran colpo al cuore. Vero signora Isidora?

GIUSEPPA : Non so come hai potuto compiere un gesto del genere Isidora. I miei vicini potevano diventare miei amici, ma mai avrebbero potuto allontanarmi da te. Ora purtroppo hai dimostrato che la tua amicizia non era vera.

FRANCESCO : Noi che avevamo posto una fiducia immensa in te!

ANTONIO: Noi siamo gente semplice e volevamo solo essere gentili con i nostri nuovi vicini.

GIOVANNI : Non volevamo rubarle la vostra amicizia, signora Isidora!

MARIA : Per come siamo noi, mai avremmo fatto un gesto simile. Non indossiamo bei vestiti, si vede siamo persone semplici, non parliamo bene, lo sappiamo.

ANNA : Maria, parla per te…

MARIA : (alzando il tono di voce) Non siamo istruiti, si vede. Ma ciò che abbiamo dentro il cuore, non lo cambieremmo mai con nessuno.

ANNA : Mi hai rubato le parole di bocca Maria. (verso il pubblico) Voi non scordatevi mai di essere onesti e non vergognatevi mai della vostra semplicità! Maria, hai visto, è successo qualcosa di diverso nella nostra vita! Ci è andata bene per questa volta! Vado subito a prenotare una messa in chiesa...

GIACOMA :  Salve o Regina, Madre di Misericordia, vita dolcezza ecc…

SIPARIO

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

http://copioni.dnsalias.org/  

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

TITOLO

PòVRA ZET MA ONèSTA

COMMEDIA DIALETTALE

 IN TRE ATTI

Personaggi

GIACOMA mamma di Marietina

ANèTA moglie di Gioan

GIOAN marito di Anèta

MARIETINA moglie di Tone

TONE marito di Marietina

FRANCESCO CHIESA marito di Giuseppa

GIUSEPPA moglie di Francesco

MARILISA aiutante di casa Chiesa

ISIDORA amica di città

CARLINO figlio di Isidora

LEONE GATTI Commissario

CASIMIRO segretario del commissario

TRAMA

La vita monotona di due famiglie a Caserotto, piccolo paese di provincia, viene smossa dall’arrivo dei nuovi vicini provenienti dalla “città”. Maria e Anna dimostrano da subito la loro cordialità e semplicità alla famiglia Chiesa e ne vengono ricambiati. Sembrerebbe andare tutto per il meglio quando Isidora, l’amica di “città” della signora Chiesa, arrogante e presuntuosa, viene a farle visita. Per un piccolo furto, finiranno tutti al commissariato.

ATTO PRIMO

Siamo in un piccolo cortile. A destra del palco la porta che è la casa d’entrata di Marietina. Vicino, sempre a destra nell’angolo, l’entrata della casa di Anèta. A sinistra la porta di casa De Chiesa. 

A destra un tavolino e due sedie. In fondo quasi al centro ma verso a destra, altre due sedie. Un’altra sedia invece a destra molto vicino al sipario dove rimane sempre pet Giacoma che lavora a maglia. L’accesso in scena è dal fondo, è come se si entrasse dalla strada.

SCENA I

Sulla sedia vicino al sipario c’è Giacoma che sta lavorando a maglia. È una signora anziana. Sedute sulle due sedie in fondo ci sono Marietina e Anèta che stanno ricamando).

MARIETINA: (con un foulard in testa) Insoma, ansè che amò compagn dè ier, de l’otrer e pus amò.

ANÈTA: Ma cosa cöntèssö pò! Ada che ier, me sere sentadazo lé al tò pòst e l’otrer, ma sa regorde be né, ansera sentadezo le fò dè la tò cà

MARIETINA: (un po’ insofferente) Ta se sèmpèr chèla…Ölie dì, o nò, che an sè che sèmpèr a fa i solèl’laur.

ANÈTA: Pèrchè ölèrèsèt indà’ndoe a fa i solèl’laur?

MARIETINA: Anèta, ma set indre a dientà bambosèla? Sirca de capim chèl che öle dì a te o nò? In dè nòsta eta al sücet mai èrgot de divers… (un attimo si silenzio)

ANÈTA: Adà, adà la tò madèr. Nonostante i sò agn a lè amò’ngamba però… Dai che la troe bé!

MARIETINA: Ghè mia de lamentas dai. La gà alé i sò dulur né pèrò: ü de ela mia saltada fò con dü dulur ai bötasöi? O ciamat ol dutur Restelli e al ma dic söbèt che a l’era un dolore pneumatico. Ü mis dòpo invece a ga faa mìa mal töta la pansa? O ciamat amò ol dutur Restelli. A cara la me Anèta, chèla olta lé angà it pròpe pura, a l’era ciapat infena öna sindone addominale a punta!

ANÈTA: Ma adès la sta bé o nò?

MARIETINA: Ehm, disem che ghè mia mal pèr la so ètà. Ol fato alè che la gà mìa isse tata òia de ciciarà. Chèl che la cöntasö agliè adoma laur dè Ciesa.

GIACOMA: (mentre sferruzza tranquillamente, dopo aver sentito la parola Chiesa,) Salve o Regina, Madre di Misericordia, vita dolcezza ecc.

MARIETINA: (concitata e mettendosi una mano sulla bocca) Madonnamé, lo dicc!

ANÈTA: (quasi spaventata) Ölla pèpa, ma ölèt fam ciapà gli’èrèm? Ma cosedicc che al’indaa mia? Al sarà mia ü pecat adèss a parlà dè C… (viene interrotta bruscamente non facendole continuare la parola).

MARIETINA: Sito Anèta, fa sito pèr piaser! Dila mia chèla paròla lé, sèdenò la sanvìa amò turna.

ANÈTA: (molto interessata ed incuriosita) Ma dighèt dèl bu? Se la sènt chèla parola, che notèr ansà, ma che adèss me dighero mia, la part in quarta con la Salve o Regina?

MARIETINA: Se Anèta. Ma la me madèr alè chèla che la ma preoccupa dè meno. Alè ol me Tone la me crus!

ANÈTA: Comincem mia a parlà de crus né pèrchè nigü al pöderà mai bat la me!

MARIETINA: (meravigliata) Anèta ma cosa cöntèssö po’! Che crus ölèt viga te? (poi rivolta verso il pubblico ed un po’ a bassa voce) A ta se zamò te öna crus!

ANÈTA: A pèrchè, segon te ol me Gioan al sarès mia öna crus? Öna crus dè la fèsta!

MARIETINA: (sconsolata) An sè pròpe inbociade mal Anèta. Da quando ol me Tone alè’ndacc in pensiù alè cambiat e alè piö stacc lù.

ANÈTA: Se lè’sse, a ta se stacia amò fürtünada Marietina, ol me Gioan invece alè restat ol solèt lifrucù.

MARIETINA: Eè a so po’ stacia fürtünada, se prima a l’era anche lü ü lifrucù, adèss a l’è dientat anche ü selvadèc. Lè sèmpèr in giro e mai a la sò cà.

ANÈTA: (molto pensierosa) Ma sa regorde amò come al födèss adèss, quando al vegnìa a cà dèl laurà e al ma brasaa sèmpèr fò anche se ghere la bigaröla sporca. Adèss quando al ve a cà del’ostarea pèr la pura de pican det al tira ‘ndet infena a la pansa.

MARIETINA: E me alura? Apena spusacc, quando al vegnìa in lècc al ma ciamaa “agnellino mio” e al ma daa ü basì. Adèss invece al dis “in do ela la me cavra” e dèl basì piö gnà l’ombra. Pèr fürtüna che ol me Gabriele ala ciapat negot dèl so padèr e töt dè me.

ANÈTA: Adà fam mia regordà sèrce laur. Pènsa che quando a l’era ol de dèl me compleanno, al sa regordaa sèmpèr e al ma regalaa ü bèl mass de papaveri. Bèi tep aiura! Adèss al sa regorda piö e dopo ü miss, se agliè mia dù, al ve a dim ”Ma a ta ma sömèèt invegiada, lè mia che te facc gli agn in chèl periodo che? Al coperès!

MARIETINA: E al nòst anniversare de matrimonio? Pènsa che pèr ün po’ de agn chèl de le ala matina, al ma cantaa sö” O Marietina bèlla tu sèi la Reginella, nèi tuoi occhi c’è il sole, c’è il colore dèlle viòle dèlle valli tutte in fior”. Adèss invece al set cosa al ma canta so? ”Sono stati i miei peccati, Gesù mio perdon pietà”.

SCENA II

Marietina, Anèta, Tone, Gioan

Entrano i mariti da dèstra con bicchiere in mano e un bottiglione di vino.

TONE: adà, adà che forse aià dèsmetit de ciaculà pèr öna olta. Gioan, adèss i sanvìa anche a cantà. Cosa dighet te, me i vèdèrès be, töte dò nèl còro dèla Ciesa!

GIACOMA: (subito di scatto) Salve, o Regina, Madre di misericordia,vita dolcezza ecc.

MARIETINA: A là crapa de amaròt dè ü ! Inviela mìa fò almeno te!

TONE: Ma lasela dì… Alè l’önica che la diss èrgot de giöst .

GIOAN: Tagherèt pròpe resù prima Tone, aiè pròpe sentadezo sèmpèr al solèt pòst.

MARIETINA: (alzandosi) A sa sbaglì de gròs otèr dù pèrchè me ier a sere sentadazo le al pòst dèla Anèta e le a l’era sentadazo al me pòst. El vira Anèta?

ANÈTA: Töt ala perfesciù Marietina.

MARIETINA: Dom Anèta, dom che an va de là. Se de nò a maà ol sanc al co con chi du ché.

ANÈTA: (alzandosi anche lei) Cèrto che ègne, a staro’ mia che con chi dù barbelù che! (segue Marietina ed escono di scena a destra).

TONE: (Si siede): Dai Gioan sentezzo che an biss ü bèl calès. Notèr an ga de daga mìa scolt ai nòste donè. Chèle dò le, a notèr i ga fregaso gnac i scarpe.

GIOAN: Al so Tone. Chèle le i ga ön bèl po de agn söla gròpa. Notèr invece an ga amò l’arzent vif adòs.

TONE: (versandosi da bere a se e a Gioan) Al so mìa cosa agliè dientade. Ansè pròpe imbociacc mal. Ma sa regorde amò quando ègnie a cà dèl laurà e la me Marietina a la ma egnìa incuntra. La ma brasaa fò e la madaa ü basì. Pènsa che la ma caafò la giaca e la ma portaa le infena i spèi. Adèss invece apena la sènt che dèvre la porta, laà söbèt a spalancà fò töte i finèstre e la ma dis: ”Set riat? Al sa nincors”.

GIOAN: E la me Anèta alura? Quando anche me egnìe a cà dèl laurà, la ma preparaa di chi pranzècc che nò ta digherèsèt: cünì cola polentina, ol vers coi costine e codeghì, la bösèca, polènta e osèi. La cambiaa töc i dé. Bèi tep aiura. Adèss invece, quase töcc i dé ma toca mangià pà e strachì e quando la cambia dü ciareghì.

TONE: Pènsa che quando alera ol me onomastico la ma faa öna dè chèle fèste: a m’indaa sèmpèr a Padova in dè Catedral a ciapà la benedisciù. Adèss quando a ga lümine ol Sant’Antone de Padova a la ma respont:” Fam’mìa pènsa a tote chèle benedisciù che agliè servide a negot, i ta facc adoma mal. Fürtüna che ol me Gabriele al sömea töt a me.

GIOAN: A ghè piö religiù! Me a so sèmpèr istacc tat gulus e alura la me Anèta la ma compraa sèmpèr i confetì chi töcc culuracc che agliè ‘isse bù po’! Adèss invece ma toca sta atènt a chèl che case in boca.

TONE: Che manera?

GIOAN: Pèr forsa adèss aglià mèsciasö coi plochetì. E’dèt mia che che infonta a ma manca ön po de decc? (e gli mostra i denti)

TONE: (si accorge che le mogli si stanno avvicinando) Sito sito chi ria z’amò.

SCENA III

Gioan, Tone, Marietina e Anèta

MARIETINA: Naavrì mia biit asé dèl vì in cö né!

ANÈTA: (con ironia) Ma Marietina, a ta ölere mia che a ga sèche ol canèl ai nòsc omègn!

GIOAN: Daga mia rèta Tone a chèle dò le. Glialsa mìa come tirà sira e alüra i ve a ciapàla con dü poèr martèr compagn dè notèr che ormai annè piö gnià’in giro.

ANÈTA: Alà parlat ol piö bù di articiòc!

TONE: (dopo un attimo di silenzio) Al sis mìa cosa al sa dis in paìs?

MARIETINA: éco che adès al sanvìa a cöntasö i so sbanbosade…

TONE: Ada che staolta agliè mia stüpidade, a l’è èrgot de gròs. A’mmlà dicc ol becher.

ANÈTA : (con ironia)A se la dicc ol becher alura?!

TONE: Scultim docà! La dicc ol becher che che in paìs nèl vècc negose dèla pòvra Bepina, i dèrverà fò öna banca. Ma dè chèle vere!

MARIETINA: (molto incuriosita si avvicina a Tone) Öna banca dè chèle vere che a Caseròt? Cèrto che se la spèta i nòste palanche, a la pöl serafò anche prima de dèrf!

ANÈTA: Ta ghe resù Marietina, anche me anno’ mìa dè solcc, ol me òm, a’glià invèstic töcc in dèl vì.

Dal fondo entrano in scena Francesco e la moglie Giuseppina. Hanno con se quattro valigie.

SCENA IV

Gioan, Tone, Marietina, Anèta, Francesco, Giuseppina

FRANCESCO: (si rivolge ai cinque) Buongiorno, avrei bisogno di una cortesia se è possibile: Sto cercando Via dei Cinquemila numero sette. Mi hanno detto che dovrebbe essere da queste parti…

MARIETINA: A lè pròpe capitat nèl pòst giöst! Chèsta alè la via giösta e ol nomèr sèt a lè le (indica con il dito a sinistra) denacc ala me…modèsta cà.

GIUSEPPA: la ringrazio veramente tanto signora…

MARIETINA: Marietina.

GIUSEPPA: Grazie signora Mariettina.

ANÈTA:(quasi sottovoce a Marietina) Tee, al ta ciamàt signora!

MARIETINA: Ma pèrchè segon te cosa soi me, ün òm forse? In cö a ta se piö stüpidèla di otèr de!

ANÈTA: A ta ghe resù. Scüsèm. (verso il pubblico). Pòta, sé lè mia ön òm…

MARIETINA: sis pèr caso i nosc nöf visì?

GIUSEPPA: si esatto.

MARIETINA: alura ma sa presènte be: come go dicc a ma sa ciame Marietina e chèsto a lè il mio maritolo Tone, purtroppo.

ANÈTA: (avvicinandosi) Ma ègnif ad abità dèlbù in chèla cà le?

GIUSEPPA : Si certo.

ANÈTA: Alüra ma sa presènte a me: me come la me amisa Marietina a so la sò vicina de cà e ma sa ciame Anèta. Chèsto (quasi trascinando il marito vicino a sé) a lè anche pèr me il mio maritolo Tone. E anche pèr me come pèr la me amisa, purtroppo.

FRANCESCO: (rivolgendosi ai suoi nuovi vicini) Io mi chiamo Francesco Chiesa…

GIACOMA: (di scatto) Salve, o Regina, madre di misericordia, vita dolcèzza ecc..

MARIETINA: Non ci facciateci caso…(si affretta a dire come voler sorvolare sulla cosa)

GIUSEPPA: Io sono Giusèppa Baciata dalla Croce.

ANÈTA: (quasi sottovoce verso Marietina) Cosa la dicc?

MARIETINA: La dicc che la sa ciama Bèpa e che…a l’è stacia basada dala crus.

ANÈTA: A se? Che fürtüna! (verso il pubblico) A me invece ma toca sèmpèr basala sö me.

FARNCESCO: Ora che ci siamo presentati sono fiero di annunciarvi che qui a Caserotto, sarò il direttore, che dovrebbe aprire fra poco, della Filiale della Banca di Bergamo.

ANÈTA: ( quasi sottovoce a Marietina ) Cosa la dicc?

MARIETINA: La dicc che la Banca dè Bèrghèm a la gà tace figli.

ANÈTA: Aah!

TONE: Esse lù al sarès ol dirètur dèla banca…Bèl mester chèlle pèrò!

FRANCESCO: Credo ci sia un fraintendimento. Io non sono il proprietario della banca, ma la persona che cercherà di farla  funzionare al meglio.

GIOAN: O capit! Lù al sarès chèl che al ciapa i palanche dala zet e ghi fa dovrà aiotèr . Ela mia’ sse forse?

FARNCESCO: Non precisamente, ma avrò tempo per spiegarvi meglio…

MARIETINA: (interrompendo la frase di Francesco) Ma cosei chi discors che con i nòsc nöf visì! Scültim Bèpa e Cèco, pòde ciamaff isse vero?

FANCESCO: (volgendo lo sguardo verso la moglie) Si. Se per voi è più facile e comodo.

MARIETINA: Bene. Pode invidaf a bif ol tè dato che a ma rompit ol giass?

ANÈTA: a se? (guardandosi in giro) e quando ammlà rompit, me a ma so mia nincorsida!

MARIETINA: alè ü mòdo de dì o no? Cosa dighel Cèco e Bèpa, sa fermis alura?

CÈCO: Volentieri signora Mariettina. Appoggiamo le nostre valigie in casa e poi siamo subito da lei. (verso moglie e figlia) Affrettiamoci cara così potremo un po’ trattenerci del tempo con i nostri gentili vicini. (Cèco entra dalla porta a sinistra).

BÈPA: (mentre sta per seguirlo prendendo le due valigie che aveva appoggiato a terra, Tone e Gioan le si avvicinano prendendone una per ciascuno) Grazie, siete persone veramente molto gentili.

TONE: Ma la sa figüre. Me so abitüat a èss cavaliere coi dòne (e gli prende la valigia).

GIOAN: E me so ol sò zomèl (e prende l’altra valigia)

MARIETINA: ( come se stesse parlando fra sé, mentre gli altri si dirigono verso la casa dei Chiesa a sinistra) Se, pròpe cavalieri, ma con töte gli otre però, ma mai con i sò dòne.

ANÈTA: E me a so la sò zomèla.

MARIETINA: te Anèta, evvest? Èrgot de divers in de nòsta eta! Al ma par mia ira! Dom, dom che an và a preparà ol tè (escono di scena a destra verso casa di Marietina).

SCENA V

Gioan e Tone

TONE: ( ritornando da casa dei signori Chiesa con Gioan da sinistra) Te Gioan, evvest che vicini che an gà= Ol diretur de öna banca…e chi la mai vest öna banca… ma de chèle vere…

GIOAN : de èdela dal de fò del sigür anga rierà ma dèl de det la sarà düra…

SCENA VI

Gioan, Tone, Marietina e Anèta

MARIETINA : (entra in scena da destra con Anèta che comincia ad apparecchiare il tavolo con il te). Al set Anèta cheol me Gabriele al sè innamurat dèla scèta del Fringuèl?

TONE : alè töt sèmpèr tò nè… Ma parlaèl mìa insèma cola scèta dèl Balorès?

MARIETINA : madonnamè a te, a l’era le che la ga coria’ndre! Lù, quando a glià edìa, al cambiaa strada pèr la pura.

TONE : ma set sigura? Adà che in dè me cà anna öle mia dè biga…biga...(non riesce a ricordare il nome esatto)

ANÈTA :  (interrompendolo) bigaròlo!

MARIETINA : bigamo Anèta, bigamo! In cö dit stöca alè dit negot.

 (Nel frattempo arrivano Cèco e Bèpa da sinistra )

SCENA VII

Gioan, Tone, Marietina, Anèta e Giuseppina e Francesco

MARIETINA : Cèco, Bèpa, ègnì che a sèntazzo…(e in direzione di Tone) e’gnà mò de’ndà a tö i scagne a te?

TONE : (alzandosi di scatto) volo Marietina mia.

GIOAN : dai che ta öte (ed escono di scena a destra)

MARIETINA : sentizzo che…

BÈPA : che gentilezza, noi non ne siamo abituati. Voi Mariettina e Anètta siete sempre così cordiali e ospitali con tutti ?

MARIETINA :  (versando il te) sigür! Notèr ansè faissö sé. An pènsa de èss pèrsune pèr bé e pèrciò ansè mia pèrsune malfidete. Elvira Anèta?

ANÈTA : sigür dò olte! E apena an pöl, an sirca anche de fa dèl be. Nèl nòst puchì né. Notèr ansa fida dèla zet assolutamente. Piö de fidass di nosc omègn!

GIOAN : (rientrando in scena da destra con Tone e due sedie) èco, i parla sèmpèr de notèr. Chèlè dò le, sènsa de notèr aiè pèrse Tone.

TONE : pèrse? Se an ga sera mia notèr du, adèss i sarès amò in dèl serai…

MARIETINA : i ga daghe mia scolt, chi du lé i ga sèmpèr vòia de sbambosà. Comunque ardì che pèr qualsiasi laur che a ghim’bisògn, a ghì adoma dè derfò boca.

BÈPA :questa è la prima volta che mi trovo in una situazione tanto piacevole. Dovete sapere che in città, è tutto diverso. Nessuno è tanto ospitale con gli estranei come voi. I nostri amici ci sono stati tutti raccomandati.

ANÈTA : (quasi sottovoce verso Marietina) cos’ala dicc?

MARIETINA : la dicc che i sò amiss de sità aià conosicc töcc con döna raccomandada postal. Ma a ga sèntèt po’?

CÈCO : a voi non interessa conoscere il nostro ceto sociale?

TONE : (un po’ titubante) nò… né Gioan che a notèr al ga’nterèsa mìa…chèl laur lé?

GIOAN : ma ta recomande, adèss notèr an ga mìa de parlà con vèrgü pèrchè al và in dön’otra cantina social. Ma mi schèrzèi?

MARIETINA : scusategli loro sighetano sempre con le loro sbambossade. Ol vòst’i stato sociala notèr al ga’nterèsa mia. Gnac i palanche che a ghì. Po’ dòpo con votèr anga pròpe töt de pèrdega. Notèr però an varda mìa i pèrsune sé agliè bèle o bröte, sciòre o poerète, magre o grase, picène o olte, bianche o scüre de pèl…

ANÈTA : ( intervenendo) intèligènte o ignorante…

MARIETINA : pròpe Anèta. Notèr anvarda col cör e det al cör di otèr…

CÈCO : questo è veramente il più bel benvenuto che potessi ricevere dai miei nuovi vicini.

BÈPA : credo proprio che ci troveremo molto bene se qui sono tutti come voi. Non rimpiangeremo sicuramente la città. Anche se forse qualche comodità a cui eravamo abituati ci mancherà certamente.

TONE : la arde Bèpa che Caseròt la sarà mìa öna sità ma anche che a ghè töt né!

BÈPA : sapete, io sono solita frequentare la parrucchiera ogni fine settimana.

ANÈTA : ah, se lè adoma pèr chèl a ghè mia problemi, me so la parrucchiera pèrsunal dèla Marietina. Ala est che co a go mettit lé? (Marietina  si toglie il foulard)

BÈPA : davvero è opera sua?!

MARIETINA : al so che alè düra dè crèt che öna con negot in dèl co a la mèt a post ol co di otèr…

CÈCO : scusate, per caso c’è un calzolaio? Ho un paio di scarpe da sistemare. In città non ho mai trovato tempo di farlo.

TONE : al sa preòcupe mia Ceco, in pais angà ol nòst Carlì Tachètt che alè ü mago in dèl sò mester... Ma… al gà ü piccolo difèttolo.

CÈCO : e cioè?

GIOAN : nègot de preocupas. Ol Carlì alè öna braa pèrsuna ma al gà öna gamba piò cörta de chèlotra e diolte, mia sèmpèr né, al sa confont e al mèt ü tac piö olt e ü piö bas. Mia sèmpèr però nè.

CÈCO : e c’è in paese il giornaliaio? Sapete io sono abituato a leggere il giornale tutti i giorni.

TONE : pròpe giornaler giornaler al ghè mia. (si appresta subito a dire) ma però a ghè ol Santo Letüra che al vent öna quac giornai. Però a ghè ü problema.

CÈCO : anche lui per la gamba?

GIOAN : nò nò, niente difècc ol Lètüra. L’è che i so giornai…… a iè dèl de prima.

CÈCO : volete dire che dovrò leggere il giornale vecchio di un giorno?

GIOAN : nòò, mia sèmpèr però… Diolte anche dè du de prima. Dè solèt lù ol Letüra, al ciapa i prenotasciù al lönède e chi ria prima al lès ol giornal giöst.

 CÈCO : solo per curiosità, quanti giornali ordina del giorno corrente questo Santo Lettura?

GIOAN :ü, ma con töte i pagine pèrò.

CÈCO :  (canzonandolo) a be allora…(e intanto bevono il te)

ANÈTA : alura Bèpa, ga piasela la so cà?

BÈPA : ora si. Dovete sapere che inizialmente avevamo acquistato solo questo appartamento. Poi mio marito invece ha comperato anche l’appartamento adiacente, quello con l’apertura sul retro, solo per farmi felice perché sapeva che desideravo una casa spaziosa come quella in città.

MARIETINA : Ol so marito al gà öl pròpe bé. Anche tant fussura (alzando il tono di voce per farsi sentire meglio dal marito)

ANÈTA : compagn di nòsc omègm. Precis’ispacat. (alzando anche lei il tono di voce per farsi sentire dal mariti)

GIOAN : ma otre, a glissö pèr caso amò con notèr?

TONE : (verso Cèco e Bepa) edis chéle do lé? I fa sèmpèr issé ma in font in font a iè innamurade còcie de notèr dù.

MARIETINA : se, pöldass che i gabe anche resù ma …bisogna scaà taat in font, ma taat in font pèrò.

SCENA VIII

Gioan, Tone, Marietina, Anèta, Giuseppina, Francesco

CÈCO : (verso la moglie Bèpa) chiedo io o chiedi tu…

BÈPA : oh si certamente, me ne stavo quasi dimenticando. Noi, avremmo bisogno di una persona di fiducia che ci aiuti in casa. Avrei bisogno del vostro aiuto perché in paese non conosco nessuno!

ANÈTA : ma donna me alè, in paìs ansè adoma quatèrsèntotrè pèrsune, an fa ala svèlta a fagle conòs töte…

BÈPA : beh…veramente…io…

MARIETINA : (spazientita) la ga daghe mia scolt, diolte la me amisa a l’èm’po fatöa. Ga tocherà soportala ün po a lé compagn dè me.

GIOAN : ol Signur aglià benedirà dè chèsto.

TONE : ardì che anche me a ma toca soportala…

ANÈTA : (svampita come al solito) ma …si dré a parlà dè chi po’?!

MARIETINA : nègot Anèta, nègot…(rivolgendosi a Bèpa) in paìs a ghè öna scèta, braa scèta nè, che l’andaa a faga i mester al poèr Lüige Moscaröla. Pèrò adès alè restada sènza laurà pèrchè ol Lüige alè mort setimana pasada…

ANÈTA : ma se tin’dre pèr caso a parlà dèla Marilisa?

MARIETINA : se pròpe le…

ANÈTA : se, la Marilisa alè öna braa scèta, lè chè pèrò…

BÈPA : (interrompendo subito Anèta con preoccupazione) non ditemi che anche lei ha qualche difetto o problema?

MARIETINA : ma nò, la stìa pur cöètta, nessuno difèttolo e nessuno problemalo: Marilisa è una brava scèttola..

ANÈTA : se ma… (prende una gomitata da Marietina) se, se, öna braa scèta e basta!

BÈPA : meno male! credo sia meglio andare a sistemare le valigie. Mi piacerebbe comunque ricambiare il vostro invito. Appena avrò sistemato casa e con l’aiuto di questa Marilisa credo si possa fare settimana prossima. Che dite?

ANÈTA : pèr me e pèr ol me òm al va benissimo.

MARIETINA : anche pèr me al va benissimo e crèdè anche pèr ol me òm.

GIOAN - TONE : ma cèrto!.

BÈPA : grazie di tutto. A presto. (ed escono di scena a sinistra)

ANÈTA : ma Marietina, ma pèrchè a ghemm’ìa dicc dèla Marilisa?

MARIETINA : scolta Anèta, andarò mìa a diga che i sic padrù dèla Marilisa aiè secacc fò töcc!

ANÈTA : se, ta ghe rèsu, a l’è mia ol caso… sic, aiè po’ mia tace...

(Il sipario si chiude sta travolgendo per poco Giacoma)

MARIETINA : madonname, la me madèr… (il sipario si apre di nuovo)

ANÈTA: Marietina, a ta se sèmpèr chèla…compagn de chèla olta che a’ tle lasada in Ciesa..

GIACOMA : salve o Regina, Madre di misericordia,vita dolcezza ecc.. (alzano Giacoma ed entrano in casa e il sipario si chiude definitivamente).

SIPARIO

ATTO SECONDO

Sala di casa di Giuseppa. A sinistra un tavolo con sei sedie, in fondo in centro una credenza, a destra uno scrittoio. A sinistra il telefono. Due sedie in fondo ai lati. A destra sempre spostato in avanti il divano. Alcuni quadri, alcuni soprammobili e dei fiori freschi. Sulla credenza un portagioie molto in vista.

SCENA I

Bèpa e Marilisa

BÈPA : ma dove sarà andata a finire Marilisa…quando si ha bisogno di lei, sparisce. Non è cattiva ma … (si guarda l’anello vistoso che indossa al dito e subito lo nasconde in tasca non appena entra Marilisa da sinistra) ma dove eri finita!?

MARILISA : Adès pöde gnac indà’ ndèl bagn!?

BÈPA : penso tu possa finire di apparecchiare, fra poco arriveranno i miei vicini. (ed esce di scena a sinistra)

MARILISA : (intanto che apparecchia) a l’è öna setimana che so che e o gnamò de sentazzo. La cà a lè tat granda che a l’è pègio del’òm de Milà. O alè ol Dòn de Milà? Eh chèl che l’è insoma. In cö a so pròpe straca morta: o facc töcc i eder e gli antù. Ma toca sta agl’iurdegn dèla padruna. E come padruna la sarès mia mal se al födèss mia che a la ma comanda a bachèca. Mè mai gnà capitat. Al sa nincors che alè de Bèrghèm.

BÈPA : (entrando in scena da sinistra) hai finito Marilisa? Fra poco arriveranno…

MARILISA : ü mènüt sciura Bèpa! O quase finìt! La arde che bèla taòla che a go preparat! Le-e, con me a la troat l’America! (ed esce di scena a sinistra)

BÈPA : Non ci sono più le donne di servizio di una volta. Mah!

MARILISA : (rientrando con il cucchiaio) annere tössö ün meno. E ol tè chi glià porta che?

BÈPA : (sbuffando) io, non preoccuparti. Ora vado a controllarlo (esce di scena sempre a sinistra) 

MARILISA : la sciura Bèpa, a lè mìa catìa le, ma bisogna mai fas pèstà sota i pe sedenò i padrù i ta fa sènt come servi della gleba. (un attimo di silenzio) Pèrò che strano… A lè la prima olta, in tace agn de carriera che al ma söcet ü laur dèl gènèr. So che dè öna settimana e nigù, dighe nigù dè chèsta famèa al sé gnamò de malas. Laur gna de crèt. De solèt, in doca a laurae prima, i me padrù i sè sèmpèr malacc i prim trì, quater de. Nò, adès che a maé in mènt, ol sciur Gioanì al sé sentit mal söbèt öl prim de. E se invece i födèss zamò malacc ma aglialsès gniamò mìa? Magare i gà però öna quac sintomi. (rientra Bèpa a sinistra)

BÈPA : è tutto a posto?

MARILISA : ma che tòsec! Cèrto che ghè töt a pòst! Ma, la scolte sciura Bèpa…maaa, le come stala? La...sta be o nò?

BÈPA : ( un po’ sbigottita ) certo che sto bene…

MARILISA : ma bene bene o magare la gà öna quac dulur in giro? O magare ol so om?

BÈPA : (sempre più sbigottita) stiamo tutti e due bene, ma perché mai questo strano interesse sul nostro stato di salute?

MARILISA : negot, domandae isse. (molto vaga. Si sente suonare alla porta e Marilisa non va ad aprire)

BÈPA : Marilisa ma non vai ad aprire?

MARILISA : ah! A go de’ndà me?!

BÈPA : ti sei acorta che questa è casa mia!

MARILISA : apunto pèr chèl!

BÈPA : (alzando il tono di voce) Marilisa!

MARILISA : (un po’ seccata) o capìt, ando söbèt (prosegue verso destra per aprire la porta. Nel frattempo Bèpa si mette l’anello al dito).

BÈPA : credo che questo anello sia troppo vistoso per i miei nuovi amici, non vorrei metterli in imbarazzo. (si guarda un po’ in giro per cercare dove metterlo e decide di metterlo nel portagioie sopra la credenza) Lo metterò qui intanto.

SCENA II

Bèpa, Marilisa, Giacoma e Anèta

(Marilisa entra da destra con Marietina con un pacchetto in mano, entrano anche Anèta e Giacoma, che si posiziona al solito posto).

MARIETINA : el pèrmèss?

BÈPA : avanti, entrate pure.

ANÈTA : an sé che adoma notre fommle. I nòsc’òmègn i rierà de che mia tat. Cioè a mi spera perché quando chi du le aiè insèma, o l’orolòi al sa ferma.

MARIETINA : (aprendo il pacchetto che ha in mano) quèstolo è un piccolo pensierolo da parte nostra: i nòstri maritoli hanno coppato il sunino e poi hanno fatto su i codeghini. (glieli da)

BÈPA : grazie, molto gentili. Ma non dovevate disturbarvi!

ANÈTA : ma che distürbo a lé, an sé mia stace notre ad impastai!

BÈPA : prego accomodatevi. Nel frattempo li porto in frigorifero. Marilisa mi accompagneresti?

MARILISA : ormai sènsa de me a la fa piò negot! (escono di scena a sinistra)

SCENA III

Marietina, Anèta, Bèpa e Marilisa

( Anèta e Marietina rimaste sole si guardano in giro )

MARIETINA :Anèta, arda in giro chè bèl! Finalmènt ergot de divèrs in de nòsta eta, al ma par mia ira. Ma arda che bèl arazzo (sottolineando la parola come ad intendere un grado di istruzione superiore).

ANÈTA : (allontanandosi di corsa spaventata) madonname! Ago’ pura!

MARIETINA : ma Anèta, ma set’indre a fa po’? Ma set bambòsa?

ANÈTA : ma gai dè tegn in cà ü laur dèl gènèr?

MARIETINA : ma de còsa parlèt po’?

ANÈTA : chèl che te dicc te! Ol razzo o no?

MARIETINA : Anèta, ol arazzo, arazzo! Alè chèl quadre le facc coi fii! Arazzo!

ANÈTA : ah se? Scusèm. Bèstia se ta se intèligènta! Te Marietina arda che credènza! Ala sömèa mìa ala tò!

MARIETINA : pèrchè la tò com’ela? Arda che Anèta, i ga infèna ol telèfono chèl vero!

ANÈTA : (si avvicina e alza il ricevitore) segna che bèl telefolo!Prontolo…prontolo…mah, pèr me a l’è zamò rott o al sé incantat: a ghè ü bambo che al sigheta a dì: tu tu tu tu. Mah! Te, arda che taola… e la mìa forse metida zo compagn dela me?

MARIETINA : ela se ardat?

( Entrano Marilisa e Bèpa da sinistra )

BÈPA : (vedendole ancora in piedi) ma non vi siete ancora sedute?

ANÈTA : ansera indré a ardà la so cà! Alè pròpe bèla!

MARIETINA : dèla dèl bèla…

BÈPA : grazie. Cosa ne dite se mentre aspettiamo i vostri mariti vi mostro il resto della casa?

ANÈTA : ma sigür!

MARIETINA : Anèta, finalmènt ergot de divèrs… (tutte e quattro escono di scena a sinistra).

SCENA IV

Tone e Gioan

(La scena rimane vuota per qualche secondo. Da destra entrano Tone e dietro Gioan )

TONE : (alzando il tono di voce)  El pèrmèss…

GIOAN : (anche lui alzando il tono di voce) an pöl vègnì det?

TONE : mah! A ghè nigù! E se che i nòste dòne aià dicc ghe i ga spetaa che!

GIOAN : ma a ta alse mìa come a iè chèle dò le, iavrà ölìt vèt töt o l’apartamènt. Aiè talmente fisade pèr la cà… (si guardono in giro)

TONE : te Gioan, ardèt in giro. Segna che cà che i ga che!

GIOAN :  sperem che töt l’apartamènt al siès mia issè, se de nò an sé gnac de ergù di nòste dòne !

TONE : a ta ghe pròpe resù. Sperem che i ga faghe mia dièntà macc! Dai che mi ciama söbèt, magare i sé apena inviade! (quasi urlando) ghè nigù in chèla cà che!?

SCENA V

Tone, Gioan, Marietina, Anèta, Bèpa e Marilisa

(Si sente da fuori Anèta che risponde)

ANÈTA : adà chè aiè riacc! (le quattro donne entrano in scena da sinistra)

MARIETINA : ma Bèpa, ma ol so campanèl al ga funsciuna mìa? O se de nò a so me che a son’dre a dientà surda!

BÈPA : il mio campanello funziona perfettamente. Almeno credevo!

TONE : (un po’ titubante) me al so mìa se al funsciuna o nò, ol fato alè che…notèr dù…a ma mìa sunat…

GIOAN : (un po’ titubante) ol fato alè che…(affrettandosi) anghera pura de disturbà!

ANÈTA : a se cèrto, adès al sa suna mìa in cà di otèr pèrchè se nò an distürba la padrona. Marietina, du stèrlöc de omègn an gà!

BÈPA : suvvia, non è successo nulla di grave. Vi stavamo aspettando in fondo! Prego, accomodatevi! (si siedono tutti)

MARIETINA : ma il suo maritolo non arriva mica?

BÈPA : si certo. Sarà qui a minuti. Marilisa, vai a prendere il tè per favore.

MARILISA : a go de portal che me?! Ma se la dicc che aglià portaa che lé! O capit! Ma pèrò pöde sentazzo a me a bièl?

BÈPA : si Marilisa (rassegnata)

MARIETINA : a proposèt, come ala con  la Marilisa? Né che alè öna braa scèta?

BÈPA : si è una brava ragazza. Pèrò mi avevate detto anche che non aveva difetti!

ANÈTA : (guardando prima Marietina e poi Bèpa)  maddome santissima, come la facc a nincorsès? Èco, al sere che a l’andaa a finì isse…chiel che li sta mal?

BÈPA : male? Non so cosa centri questo con Marilisa…(pensierosa) ma adesso che ci penso anche Marilisa mi ha fatto la stessa domanda…

MARIETINA : (dando un calcio o una gomitata ad Anèta) La ga daghe mìa scolt, ala Anèta ga pias ischerzà. (poi verso Anèta) ma lasa finì de parla la sciura Bèpa a te!

ANÈTA : ma me a ere pènsat…

MARIETINA : (interrompendola) ma cosa ta salta in mènt a te de pensà pròpe in cö! (poi verso Bèpa) disiela Bèpa…

BÈPA : stavo dicendo che mi avevate detto che non aveva difetti, invece ne ha uno molto grosso.

ANÈTA : e qual al sarès sto difettolo?

BÈPA : è sempre pronta a protestare su tutto. Ha sempre la risposta pronta! L’avrete sentita prima…

ANÈTA-MARIETINA : (tirando un sospiro di sollievo) a lè chèl…

BÈPA : allora voi lo sapevate?

ANÈTA : ma cèrto! Ma chèsto a l’era l’öltèm laur che al ga preoccupaa…

MARIETINA : la ölìa dì che an pensaa mìa al födèss ü laur isse preoccupante...

BÈPA : no, beh…non è una cosa preoccupante in effetti. Lei… svolge bene il suo lavoro… beh, effettivamente non si può avere tutto dalla vita.

ANÈTA : braa sciura Bèpa a lè chèl che dighe a mè. (nel frattempo arriva Marilisa con il tè)

MARILISA : eco che ol tè… (e comincia a servirlo)

SCENA VI

Tone, Gioan, Marietina, Anèta, Bèpa, Marilisa e Cèco

( Arriva il signor Cèco da sinistra)

CÈCO : buongiorno a tutti. Scusate il ritardo.

BÈPA : dai che abbiamo iniziato a bere il tè da poco. Vieni a sederti.

TONE : ivvest che anche lü a la mìa sunat ol campanel? O sbaglié sciur Cèco?

CÈCO : no, infatti non ho suonato.

MARIETINA : ma Gioan, ragiuna! Chèsta a lè la so cà! Ma ölèt che ü padru de cà adèss al sune pèr indà dett a la sò cà?

GIOAN : perché còsa ga sarès de sbagliat? Ada me quate olte a to sunat Anèta, quando egnie a cà dèl’ostarea!

ANÈTA : pèr forsa de tat che ta serèt imbrombet a ta gariaèt mìa a cèntra ol büs dèla ciaf!

TONE : me invece a so stacc piö fürbo, o facc fa dò ciaadure.

MARIETINA : se, pèr dòpo lasa sèmpèr la ciaf a cà…Lasem pèrt…

TONE : alura sciur Cèco come alè ‘ndacia la sò prima setimana a Caserot?

CÈCO : abbastanza bene devo dire. Sto ancora seguendo i lavori per l’apertura della banca.

ANÈTA : a so pròpe conteta. Ma el vira che la banca a la fa anche di prèstiti? 

CÈCO : certamente! Si può fare tutto in banca!

ANÈTA : (molto seria) a se? Sa pöl fa anche la polènta?

MARIETINA : ta parìa se le cöntèssö mìa i so stüpidade!

ANÈTA : te, sbaazo i arie né. O domandat adoma!

TONE : al ma scüse sciur Bèpo, al zamò cominciat a fa l’ort che a la so cà? Al so che al ga tata tèra dèndre…

CÈCO : no. Purtroppo non ho tempo e poi non ne sarei capace. Però mi piacerebbe avere un bell’orto. Ne avevo giusto parlato con mia moglie ieri.

BÈPA : infatti, mi piacerebbe tanto avere verdura freschissima.

CÈCO : e ha questo proposito, avevamo appunto pensato di chiedere a voi signor Tone e Gioan se per caso foste interessati ad aiutarci. Ricompensandovi adeguatamente, è ovvio.

GIOAN  e TONE : ma cèrto.

ANÈTA : (verso il pubblico) a ga crède gniac se i ède…

MARIETINA : ammal paga notre sciur Bèpo se al ga ria a faga fa èrgot a chi du le…

GIOAN : dai che an va fò a daga önögiada ala tèra…

TONE : söbèt pèrò sciur Cèco se dè nò se i sanvia chèle do le, ansè gniac dè ergü.

CÈCO : va bene. Giuseppa noi usciamo…(escono di scena a sinistra)

MARIETINA : andì, andì pör e che ol Signor al’ accompagne i nòsc òmègn…

BÈPA : (si sente suonare il campanello) Marilisa…(vedendola comoda) vado io ad aprire. Ma solo per questa volta. Chissà chi sarà... (apre la porta a destra e si vede entrare la sua amica di città con il figlio). Ciao Isidora, ma che bella sorpresa! (le due si baciano).

SCENA VII

Marietina, Anèta, Bèpa, Marilisa, Isidora e Carlino

ISIDORA : ciao cara Giuseppa.

BÈPA : ciao Carlino (lo bacia) come sono contenta di vedervi…Ma come mai da queste parti? (Carlino guarda insistentemente Marilisa).

ISIDORA : (con tono altezzoso) volevo solo controllare in che postaccio eri finita…

ANÈTA : (un po’ sottovoce) ma lis’sentida!

BÈPA : Isidora, guarda che Caseròtto è un bel paese e come vedi anche casa mia non appare tanto brutta.

ISIDORA : beh, se lo dici tu! Casa tua effettivamente è graziosa (si guarda in giro) anche perché è arredata con mobili che hai acquistato da me (quest’ultima frase è pronunciata ad alta voce)

ANÈTA : per piaser, pödèrèsela mìa ripet l’öltima frase che a ma mìa sentit? (a bassa voce) ma arda te che zet che al gira in sità…

BÈPA : (volendo cambiar discorso) stavamo prendendo del tè, volete unirvi a noi?

ISIDORA : oh scusa, ti ho disturbato mentre stavi offrendo the caldo ai tuoi dipendenti... ma qui in salotto?

MARIETINA : a ma proat ad andà ‘ndèl bagn, ma ansera ün po ali’strecc…

BÈPA : (con un certo imbarazzo) ma che dici Isidora, questi signori sono i miei vicini e devo ammettere che sono veramente delle brave persone.

ISIDORA : oh, tu chiedo scusa. Sai, vestiti così…

ANÈTA : alà parlàt la regina Taetù!!

BÈPA : (volendo chiudere di nuovo il discorso) non vi ho ancora presentati. Anèta, Marietina, questa è la mia amica Isidora e lui è Carlino suo figlio. Lei invece è Marilisa la mia aiutante.

MARIETINA : (con ironia) piacere di conoscervi…

ANÈTA : anche me tat…

ISIDORA : devo dire però che una cosa mi piace di questo paese…

ANÈTA : ( è ironica) posebol?!

ISIDORA : mi piace molto la Chiesa…

GIACOMA : (subito) Salve, o Regina, madre di misericordia, vita dolcezza ecc..

MARIETINA : con töcc i laur bèi che an gà, pròpe chèla la ghera de piasiga…

ISIDORA : (con un certo stupore) come mai…

MARIETINA : la ga faghe mia caso, la me madèr alè tat religiusa.

BÈPA : Marilisa, vai a prendere due tazze per i nostri ospiti per favore…

MARILISA : amò me? La arde che aiè amis sò e mia i me né…

BÈPA : (alzando leggermente il tono di voce) Marilisa!

MARILISA : ho capito, ho capito. Vado… (ed esce di scena a sinistra).

BÈPA : accomodatevi sul divano…

ISIDORA : (si siedono sul divano e Isidora si accorge che Carlino guarda insistentemente Marilisa) ho visto come la guardavi, non metterti strane idee in testa. Ci mancherebbe solo questo! (Marilisa rientra subito con le tazze e le riempie al tavolo)

ANÈTA : (sottovoce) alet sentida Marietina? Alè pègio del duce chèla lé!

MARILISA : (porta il the a Carlino e a Isidora) èco quinno il the…

CARLINO : grazie… Marilisa vero?

MARILISA : (ricambiando gli sguardi languidi) per te anche Mari…

CARLINO : Marilisa… proprio un bel nome…mi piace.

ISIDORA : a me invece no!

MARILISA : (con ironia) Le, la preferes Mari?!

ISIDORA : (volendo allontanarla) grazie per il tè. Siedi al tu posto ora.

MARILISA : la arde che in chèsta ca, me a ciape gl’iurdegn adoma dì me du padrù e basta!

BÈPA : (verso Marilisa con cantilena) Marilisa…

MARILISA : ma coso’dicc po’? (Bèpa la guarda in modo strano) o capìt, o capìt…(e va a sedersi mentre dice fra se) chèl zuèn le a lè pròpe carì, al so mia come al fa a iga öna madèr isse!

ISIDORA : scusa hai detto qualcosa?

MARILISA : chi me? Ao gnìà bofat!

BÈPA : (volendo di nuovo cambiare discorso) spero vi sia piaciuto il mio the…

ANÈTA : otèr facc, a lè pròpe bù!

ISIDORA : veramente squisito Giuseppa.

ANÈTA : pösebol…

BÈPA : Marilisa vai a prendere in cucina qualche cioccolatino da offrire ai nostri ospiti…

MARILISA : sèmpèr a me a ma toca…(ed esce di scena a sinistra)

BÈPA : Isidora confessa, sentivi la mia mancanza in città? (un urlo di Marilisa interrompe la conversazione) mio Dio, che sarà successo!?

MARIETINA : santa Maria, in dom a èt…

 (Tutti si alzano e vanno a vedere a sinistra. Anche Isidora e Carlino si alzano. Isidora trattiene Carlino. Sono vicini alla credenza)

ISIDORA : Carlino, guarda che non mi piace come guardi quella…serva! Ti proibisco in futuro di frequentarla!

CARLINO : senti mamma, oramai sono grande abbastanza per decidere chi frequentare. Ora scusa vado anch’io a vedere che è successo. (esce di scena a sinistra)

Isidora è arrabbiata per questo e gesticolando fra se, fa cadere il portagioie dalla credenza e si accorge dell’anello. Lo raccoglie e va verso il pubblico. Dall’espressione del suo viso, si capisce che ha un’idea. Mette l’anello nella sua borsetta, poi sistema il portagioie. Infine esce di scena anche lei a sinistra.

SCENA VIII

Marietina, Anèta, Bèpa, Marilisa, Luigina, Carlino, Cèco, Gioan e Tone

Tornano tutti in scena da sinistra.

BÈPA : Marilisa, hai fatto spaventare tutti! E per che cosa?

CÈCO : infatti, anche noi abbiamo sentito urlare e siamo entrati subito!

MARILISA : a lè mia colpa me se o credìt dè èt ü ratt!

ANÈTA : cèrto, adès a lè colpa nòsta se te a ta ga èdèt mia!? Ü ratt! A l’era ü stopacc! E a ta ghe facc ciapà ü colp pèr ü stopacc!

MARILISA : cosa a ölèrèsèt dì? Che forse a ta preferièt che al födèss dèlbù ü ratt?

ANÈTA : cèrto che a se ghere dè mör dè stremese, avrès preferit mör pèr ü ratt! Ün po de dignità almeno…

ISIDORA : penso che la signora potrebbe essere presto accontentata, a quanto ho visto per strada almeno.

MARIETINA : (con ironia) a lè pròpe simpatica tant la sò amisa, sciura Bèpa…

BÈPA : scusa Francesco come avrai visto è arrivata Isidora e Carlino a trovarci.

CÈCO : grazie per la visita.

BÈPA : Isidora e Carlino, loro sono Tone e Gioan, i mariti di Marietina e Anèta.

TONE e GIOAN : piacere.

ISIDORA : piacere.

CÈCO : (accorgendosi che la moglie non ha l’anello che le ha regalato) ma Giuseppa, vedo che non porti l’anello che ti ho da poco regalato. Pensavo ti piacesse…

BÈPA : certo Francesco che mi piace. Però ormai non posso tacere…

ANÈTA : la dighe, la dighe…

BÈPA : è tanto bello davvero, ma… decisamente vistoso…e non volevo che i miei nuovi vicini, si sentissero a disagio.

ANÈTA : a disagio notèr pèr ü anèl? Annò me de anèi troacc in di patatine…

MARIETINA : la ga daghe mìa scolt. O capìt chèl che a la öl dì. Ma notèr an sa sènt mia a disagio con le, perché a lè öna persuna delisciusa. Anche se a ghè di diferènze fra noter e le.

TONE : (con ironia) a lo notada a me chèla diferenza…

GIOAN : (con ironia) a ta me tövvià i paròle dè boca Tone…

ANÈTA : aglià parlat gl’imperfetti….

ISIDORA : non parliamo di differenze altrimenti si potrebbe scrivere un intero libro.

ANÈTA : pèrchè a ghè anche di liber a metà, pèr caso?

MARIETINA : sciura Bèpa, le a lè ala sò cà a lè giost che la faghe chèl che ala öl. Aià mète pör chè l’anèl…

BÈPA : vi chiedo scusa, non so che mi è preso. (si avvicina al portagioie e lo apre. Cerca l’anello ma non lo trova). Madonna Santissima! Il mio anello! L’anello è sparito!

CÈCO : (avvicinandosi) ma che stai dicendo!?

BÈPA : (agitata) l’anello che mi hai regalato, l’avevo messo qui, ma ora non c’è più!

CÈCO : come è possibile?

BÈPA : nella fretta l’ho messo nel portagioie…

CÈCO : (molto serio e rivolgendosi verso tutti) se da qui è sparito, vuol dire che qualcuno lo ha preso. Ma chi?

ANÈTA : (risentita) al pènserà mia forse che ammlabe robat notèr forse!

CÈCO : ho detto solo che se l’anello è sparito, qualcuno deve averlo preso. Gli anelli non si volatilizzano.

ANÈTA : (a Marietina) cosal dicc?

MARIETINA : la dicc che sèrce anèi i gula, ma mìa ol so dèla Bèpa.

ANÈTA : oh capit!

ISIDORA : hai ragione Francesco, qualcuno fra loro lo ha preso. E nella maggior parte dei casi è il maggiordomo o la serva.

MARILISA : (irritata) come sa pèrmètela de dam colpa a me? La arde sciura Bèpa che me a gavro töcc i difècc dèl mont ma mìa chèl de robà!

ANÈTA : ma come la sa pèrmett…

GIOAN : ala pèr caso est ol furto?

TONE : ma dèndo ègnela chèla le?

BÈPA : qui non si fanno accuse. Estranei non ne sono entrati e io sono del tutto convinta di averlo riposto qui!

MARIETINA : notèr sciura Bèpa an sé mìa stacc. Pöde parlà pèr töcc pèrchè ansà conòss de öna eta. An sé pòvra zet ma onèsta. Però a pöde mìa parlà pèr la so amisa… chèla piena dè sé…

CARLINO : per mia madre, posso parlare io. Non ha certo problemi economici e quindi non ha nessun motivo di derubare una sua intima amica.

CÈCO : io dico solo che se l’anello non c’è più, qualcuno lo ha preso. E in casa c’eravamo soltanto noi.

BÈPA : l’anello aveva un certo valore, ma ciò che mi angoscia è che…noi avevamo riposto tanta fiducia in tutti voi…

MARIETINA : la capese sciura Bèpa. Ma pèr dimostraga che notèr an cèntra mìa, a so disposta a fa ü mutuo pèr ripagaghèl! La fidücia alè tött chèl che an ga e an völ…

ANÈTA : braa Marietina, e me e ol me òm an ta öterà.

MARILISA : e anche me…

ISIDORA : Giusèppa, vedi? È come se avessero confessato!

ANÈTA : (arrabbiata) ma le, capesela quando la parla la me amisa? Cèrto che sö dè le, me, a mètèrès mia la ma söl föc!

CÈCO : noi non vogliamo soldi. Volevamo solo il colpevole che avremmo perdonato sicuramente. Nessuno si è fatto avanti e perciò non mi resta che chiedere la collaborazione di un professionista. Sono costretto a chiamare il commissario Leone Gatti e a condurvi da lui.

ANÈTA : (a Marietina) chiel che al ciama?

MARIETINA : la dicc che al ciama ü gatt e ü leü pèr di commisciù…

CÈCO : ho detto che ora andremo dal mio amico commissario Leone Gatti.

ANÈTA : oh capit! E ol so amis, al fa ol commissare con chèl nòm le? Töt al piö al pödèrès fa öl…veterinare…

MARIETINA : Anèta, sta buna…al ma sa ma, ma chèsto alè ü laur serio…

ANÈTA : a se? Alè mìa èrgot de divers in de nòsta eta staolta? Al ta par vira adès? Set conteta?

ISIDORA : (un po’ preoccupata) Francesco ritieni sia il caso di chiamare questo commissario?

CÈCO : purtroppo si. Non posso fingere che non sia successo nulla. La fiducia è un valore che non va calpestato. Prego signori e signore, vogliate seguirmi. (tutti si alzano per uscire a destra, tranne Giacoma che se ne sta tranquillamente sulla sua sedia sferruzzando. Il sipario si sta chiudendo. Francesco è uno degli ultimi ad uscire insieme a Marietina) Ho detto tutti! (le tende del sipario si fermano.)

MARIETINA : ma anche la me pòvra madèr?

CÈCO : tutti ho detto, parola di Francesco Chiesa!

GIACOMA : (come al solito subito) Santa Maria madre di Misericordia, vita dolcezza ecc..

(Marietina aiuta la madre al alzarsi e la accompagna fuori di scena).

SIPARIO

 

  

 

 

ATTO TERZO

Si apre il sipario e Giacoma è già in scena che sta sferruzzando. Siamo al commissariato. In scena: una scrivania al centro in fondo con un lampada e sopra il telefono, sparsi tanti fogli, penne; dietro una sedia; davanti la scrivania due sedie;. A sinistra un tavolino con la macchina da scrivere e alcuni fogli, dietro una sedia; a destra un armadietto dove si vedono dei fascicoli. Vicino sette sedie impilate.

SCENA I

Commissario Leone Gatti e l’aiutante Casimiro.

COMMISSARIO: (da fuori) Signori, vi prego di stare calmi. Potrete entrare soltanto quando vi chiamerò io. (entra in scena da destra con l’aiutante)

CASIMIRO: ma cosa sücedèl sciur Commissario Leone?

COMMISSARIO: se devo dire la verità c’era tanto di quel frastuono che non ho capito gran che di ciò che il mio amico Francesco mi stava dicendo. Però sembravano tutti matti! (si accorge di Giacoma) avevo detto che li avrei fatti entrare solo quando li avessi chiamati. (guardando Casimiro) l’hai fatta entrare tu vero?

CASIMIRO: (deciso) no, me ao facc ègnì det nigù…(titubante) almeno crède…

COMMISSARIO: io no di certo! Allora, sei stato tu?

CASIMIRO: (deciso) ma gnac pèr sògn! (titubante) o forse se…

COMMISSARIO: allora ti vuoi decidere? Lasciamo perdere. Ascoltami bene Casimiro, io ora farò entrare i signori Chiesa e..

GIACOMA : (subito) Santa Maria madre di misericordia, vita dolcezza…(i due si voltano di scatto verso Giacoma)

COMMISSARIO: (verso Casimiro) ma che succede?

CASIMIRO: al ma daghe mìa colpa a me che me staolta a ga cèntre pròpe mìa…(fra se) ma saroi sigür?

COMMISSARIO: (avvicinandosi a Giacoma) signora, lei può parlare solo quando sarà interrogata. Ha capito? (verso Casimiro) non perdiamo altro tempo e fai entrare i signori Chiesa.

GIACOMA : (subito) Santa Maria madre di misericordia, vita dolcezza…

COMMISSARIO: ma è anche sorda! C’è qualcosa che mi sfugge! Eppure a me non deve sfuggire nulla! Riproviamo!  Prima (e fa una pausa) facciamo (pausa)  entrare (pausa) i (pausa) signori (pausa) Chiesa

GIACOMA : (subito) Santa Maria madre di misericordia, vita dolcezza…

COMMISSARIO: (euforico) ho trovato la soluzione! Lo sapevo…

CASIMIRO: e brao ol me Commissario Gatti al sere me che alera in gamba. Ma…quaelà la solusciù?

COMMISSARIO: non dobbiamo nominare la parola Chi…

GIACOMA : (subito) Santa Maria madre di …

COMMISSARIO: (si avvicina a Casimiro e gli parla all’orecchio) la signora inizia a recitare solo quando sente la parola Chiesa

GIACOMA : (subito sottovoce) Santa Maria madre di misericordia, vita dolcezza ecc…

CASIMIRO: pèr fürtüna alera surda! O capit töt! Che volpe che alè lü sciur Commissario Leoni Gatti!

COMMISSARIO: allora se hai capito, stai attento a quello che dici!

CASIMIRO: ma cèrto! Alura me adèss a fo ègnì det chi an sa notèr. Vira?

COMMISSARIO: esatto. Sono compiaciuto tu abbia capito perfettamente.

CASIMIRO: (si avvicina alla porta di destra) entrino ora i signori Chiesa

GIACOMA : (subito) Santa Maria madre di misericordia, vita dolcezza ecc…

COMMISSARIO: lo sapevo!

CASIMIRO: al ma scüse sciur Commissario Gatti a la mè scapada… (va a sedersi alla sua scrivania)

SCENA II

Commissario, Casimiro, Cèco e Bèpa

COMMISSARIO: (entrano Bèpa e Cèco) prego, accomodatevi (li fa sedere)… allora Francesco mi dicevi?

ANÈTA : (dal di fuori chiede ad alta voce) e quando toca a notèr a ègnì dèdet?!

MARIETINA :  an ga dè spetà amò tat?

COMMISSARIO: un po’ di pazienza signore…

ANÈTA : al ga ciama signore intat e dòpo, vìa in presù!

COMMISSARIO: Casimiro, verbalizza tutto, mi raccomando. Ed ora caro amico e signora Giuseppa, raccontatemi con esattezza i fatti accaduti.

CÈCO : è presto fatto Leone. Io ho regalato a mia moglie un anello. Molto bello e anche parecchio prezioso.

BÈPA : …che io indossavo proprio oggi ma che poco prima che arrivassero i miei vicini, lo nascosi perché temevo di metterli in imbarazzo.

COMMISSARIO : ho capito. Qualcuno lo ha visto?

ANÈTA : (da fuori) me a lo mìa est!

MARIETINA : (da fuori)  se lè pèr chèl, gnamé!

COMMISSARIO : (alzando la voce) silenzio!! (verso Bèpa) qualcuno lo ha visto allora?

BÈPA : nessuno signor Commissario perché lo avevo indossato per poco e poi tolto subito.

CASIMIRO: al ma scüse sciur Commissario Gatti, ma: (leggendo quello che ha scritto) mi aveva regalato un anello, anello con dò l?

COMMISSARIO : si Casimiro, con due elle! Tu hai scritto fino ad ora solo la parola anello?

CASIMIRO : ma el’indre a scherzà sciur Commissario Leone? O scricc quase töt ol titol…

COMMISSARIO : ah beh allora! Andiamo avanti signora Giuseppa. Parlavamo dell’anello. (alzando il tono di voce verso Casimiro) quello con due elle. Me lo descriva, di che colore era…

BÈPA : il colore era… (vieni interrotta dal Commissario)

COMMISSARIO : si fermi! È meglio che me lo scriva su questo foglio. (Bea lo scrivi. Il Commissario alzando il tono di voce) Deve sapere che qui, anche i muri hanno orecchi!!!

ANÈTA : ma cosa cöntèll sö po’!

GIOAN : alè mìa colpa nòsta se an ga  amò i prime orègie!

 COMMISSARIO : come dicevo… (prende il foglio e legge, poi lo passa a Casimiro) Casimiro, prendi e metti agli atti.

CASIMIRO : söbèt signor Commissario Gatti. Ma ol prim atto o ol secont?

COMMISSARIO : ma è il terzo atto questo?

CASIMIRO : certo che alè ol tèrz, tèrz e öltèm!

COMMISSARIO : e allora mettilo al terzo atto…ma, ma… che mi fai dire…tienilo lì e basta! (sospirando) Ora mi racconti esattamente come sono andate le cose signora Bèpa.

BÈPA : mi stavo preparando nella mia stanza quando ho indossato l’anello che mio marito mi aveva regalato il mattino. Mi sono recata in sala aspettando i miei vicini, e non so per quale motivo ha deciso di nasconderlo anche a Marilisa. Poi hanno suonato il campanello e presa dalla paura di metterli a disagio, l’ho nascosto nel primo posto che ho trovato: il portagioie sulla credenza.

ANÈTA : (dal di fuori) e che crèdènza!

COMMISSARIO : volete smettere di commentare lì fuori?

MARIETINA : ma cèrto, basta che al ga faghe egnì de det e notèr an commenterà dèl de det o nò! O parlat be Anèta?

ANÈTA : te fa sito pèrchè con te agglo sö amò! Te e ol tò: mai negot de divers in dè nòsta eta…in prèsu a mindarà!

TONE : ma sperem chi va sere sö dèlbù però töte dò!

GIOAN : signur che grassia al sarèss!

COMMISSARIO : li fuori, state zitti altrimenti…

ANÈTA : altrimenti cos’è sciur Commissario Gatti…dei miei stivali…

COMMISSARIO : (visibilmente arrabbiato) Casimiro falli entrare altrimenti… o non so come va a finire…

CASIMIRO : söbèt sciur Commissario Gatti dei mie stiv… sciur Commissario Leone. (va ad aprire e li fa entrare. Prepara le sedie a destra e a sinistra della scrivania rivolte verso il pubblico).

SCENA III

Commissario, Casimiro, Cèco, Bèpa, Anèta, Marietina, Marilisa, Tone, Gioan, Isidora e Carlino

  COMMISSARIO : (mentre stanno entrando da destra) entrate e attenzione a non interferirete nei miei interrogatori. Potrei essere costretto a mettervi in isolamento?

ANÈTA : a se? E sö quala isola al ma manderès? Marietina an va in vacanza gratis!

COMMISSARIO : (alzando la voce) seduti e silenzio!

Si siedono tutti: Marilisa è vicino a Carlino e spesso parlano e ridono fra di loro. Anèta è vicino a Marietina.

COMMISSARIO : Siamo qui per un fatto gravissimo e…(viene interrotto)

ANÈTA : …e pèr fa ergot de divèrs, vero Marietina?

COMMISSARIO : silenzio!

ANÈTA : alè gran brao de dì: silenzio!

MARILISA : e no, adèss a parle me! Me, la Marilisa, la regina dei fönerail, che a lè che quase in presù! Che figüra….adio ala me repütasciù!

ISIDORA : bisognava pensarci prima alla reputazione. Oramai è troppo tardi.

ANÈTA : a lè’dre amò né… e con che baldanza la parla!

ISIDORA : si, intanto l’anello è sparito. Chieda dov’era quella serva?!

COMMISSARIO : calma signore, il Commissario sono io e solo io posso fare domande.

MARIETINA : basta che al sa dèsde fò alura!

CARLINO : le chiedo scusa Commissario Leone, mia madre non voleva insinuare nulla nei confronti di Marilisa. (alzando il tono di voce) Vero mamma?

ISIDORA : no Carlino. Che male c’è se voglio aiutare il Commissario? Secondo me Commissario Gatti, le serve… il più delle volte…

COMMISSARIO : signora…

ISIDORA : Isidora

COMMISSARIO : signora Isidora, io sono il Commissario e io solo, dopo le dovute indagini, scoprirò il colpevole. (alzando il tono di voce) ha capito? E poi l’aiutante io l’ho già! (guarda verso Casimiro che saluta con la mano la signora Isidora) Lasciando perdere questo tasto dolente, ritorniamo a noi…

ANÈTA : brao Commissario Leone, a la facc be a daga öna bèla resentada…

COMMISSARIO : (alzando il tono di voce) allora, mi diceva signora Giuseppa che ha sentito suonare il campanello e ….

BÈPA : e sono arrivate le mie vicine Anèta e Marietina.

ANÈTA : ansè notre (ed alza la mano con Marietina)

COMMISSARIO : chissà come mai l’avevo capito. E mi dica signora Giuseppa, che mi dice di loro?

ANÈTA : de notre la sciura Bèpa a la pöl di adoma che be perché…

COMMISSARIO : signora…

ANÈTA : Anèta, pèr servirla…

COMMISSARIO : signora Anèta, si rende conto che lei ha suggerito la risposta alla signora Giuseppa e per questo io potrei incriminarla?

ANÈTA : madonname alù, cosa o dicc dèsse grave? Madoname se a lè permalüs! Al sa nincors che alè mìa spusat!

COMMISSARIO : che c’entra il fatto che non sono sposato…

ANÈTA : al centra, al centra. Se lü al födèss ispusat , al ga paserèss la òia de comandà!

GIOAN : te bèla, ada che in cà nòsta a comande me se a ta se mìa nincorsida!

ANÈTA : (chiamando il Commissario vicino a lei. Gli parla sottovoce) al ga daghe mia scolt, me a ga lase crèt che al comanda, ma a ga fo fa sèmpèr chèl che öle me. E lü al sa nincors mia.

TONE : sciur Commissario Gatti, anche me a comande in dè me cà…

MARIETINA : Commissario Leone, come chèl che la ga dicc la Anèta.

COMMISSARIO : (alzando il tono di voce) non mi interessa chi comandi in casa vostra! Signora Anètta la smetta oppure sarò costretto a prendere dei provvedimenti!

MARIETINA : Commissario Leone, al sa calme! Al val mìa la pena ciapasela pèr öna compagn dèla Anèta. Al vèt mìa che alè töta stöca in cö?

ANÈTA : ah, a ta se po’ braa de difèndèm! Tee, a ta ma darèsèt l’infermità dentale sènza fam fa gniàc öna visita specializada! Te se, che a ta se öna amisa fidada!

COMMISSARIO : smettete tutti quanti oppure vi faccio uscire di nuovo! Signora Giuseppa andiamo avanti. Dove eravamo rimasti?

CASIMIRO : a quando al ga facc öna domanda.

COMMISSARIO : proprio così Casimiro. Oh se non ci fossi tu… ma che domanda le avevo fatto?

CASIMIRO : a me al so mìa. Come faroi a scriff e scoltà lü e i domande che al fa?

COMMISSARIO : (mettendosi una mano alla fronte) ricordo io: signora Giuseppa che mi dice delle sue vicine? (Anèta sta per parlare di nuovo quando Marietina la fa zittire)

BÈPA : le conosco solo da una settimana.

TONE :  per fürtuna pèr le…

GIOAN :la pènse a notèr che alè öna eta che mi conòss!

BÈPA : …ma posso dire che sono due brave persone. Vero Francesco?

ANÈTA : al va stassebe a otèr dù! (e rivolge loro una smorfia)

CÈCO : penso di si. Io le conosco meno, per via del lavoro, ma mia moglie me ne ha sempre parlato bene.

ANÈTA : còsa a ghere dicc? (al Commissario)

COMMISSARIO : E durante il pomeriggio, le due signore, non sono mai rimaste sole in sala?

BÈPA : non so. Mi lasci pensare.

MARILISA : ma certo sciura Bèpa, quando an sé’dace in cüsina a mèt in dèl frigo…

ANÈTA : …i nòsc codeghì. Cioè chi di nòsc’omègn. Al mai proàt i nòscc codeghì Commissario Leone?

COMMISSARIO : no. (con l’acquolina in bocca) Saranno deliziosi immagino?

ANÈTA : deliziosi? Lü, al lèchèrès zo infena a i barbis…

COMMISSARIO : (passando la lingua sulle labbra) lo immagino. Andiamo avanti ora. Conferma signora Giuseppa che siete andate in cucina lasciando sole le due signore?

BÈPA : si si, è così. Ora ricordo perfettamente.

COMMISSARIO : quanto tempo siete rimaste in cucina?

ANÈTA : mìa tat.

BÈPA : non più di tre- quattro minuti.

COMMISSARIO : (verso le due) come avete trascorso questo tempo?

ANÈTA : al’indüina mìa? La me amisuna Marietina, a l’era tat conteta che finalmente in de nòsta eta a ghera ergot de divers che al ga parìa mia ira…

COMMISSARIO : avete toccato qualcosa?

MARIETINA : ma cèrto che amà tocat vergot…

ISIDORA : Commissario Leone, sente? Stanno confessando tutto.

ANÈTA : ma a set’indre a basgà? Cèrto che a ma tocat ergot: ol telefolo che pèr me alera anche rot!

MARIETINA : maa lè pròpe düra de co né le! Che l’Anèta la siès ün po’mbranada al pase, ma che la confonde ol telefono con dü anèl anna pasa…

ANÈTA : come a ta ma difèndèt te, Marietina al ma difènd nigü!

ISIDORA : Commissario Gatti le metta sotto pressione e risolverà il caso in fretta.

ANÈTA : (verso Marietina) cosala dicc?

MARIETINA : la dicc che ala ga la presciù basa sota la media…

COMMISSARIO : (con ironia) c’è forse qualcuno qui che secondo lei, signora Isadora, non sia colpevole del furto?

ANÈTA : brao sciur Commissario Leone. E se li sta mìa atènt, chèla le, a lasarès buna de incolpà anche lü!

COMMISSARIO : ora smettete tutte e tre e attenetevi hai fatti. Così la signora Anèta dice di aver toccato solo il telefono. Mentre la signora Marietina cosa mi dice?

MARIETINA : nègot de nöff. Tött de frost.

COMMISSARIO : parlavo dell’anello…

MARIETINA : ma dispias Commissario Gatti, ma me a so negot dèl’anèl.

COMMISSARIO : chi mi dice che state dicendo la verità?

ANÈTA : lù, al varde che me a cönte mìa sö di bugie né!

MARIETINA : a gniamé se lè pèr chèl.

COMMISSARIO : ora passiamo alla sua aiutante.

MARILISA : Marilisa.

ISIDORA : finalmente!

MARILISA : finalmente ün bèl negot! Me a so mai stacia dèperme in de sala, dòpo che la me sciura a la caaffò o l’anèl!

COMMISSARIO : è vero signora Giuseppa?

BÈPA : si Commissario Leone, è vero. Non è mai stata sola nella sala e non può essere stata lei. (il Commissario si avvicina al suo aiutante)

MARILISA : ela conteta adèss?

CARLINO : non avevo dubbi sulla sua onestà.

ANÈTA : compagn dèla so madèr Isidora. Precisi’spacat!

ISIDORA : (vedendo che Carlino e Marilisa si scambiano dolcezze) Carlino, dove ti trovi c’è corrente d’aria. Potresti raffreddarti. Vieni qui vicino a me.

ANÈTA : ma aià lase impace chi du scècc! La Marilisa alè tròp pèr ol so Carlino.

ISIDORA : lei è troppo per mio Carlino! Lei sa che il mio Carlino ha due lauree?

ANÈTA : (verso Marietina) cosala dicc?

MARIETINA : la dicc che ol so Carlino al parlaa insèma con dò scète che i sa ciamaa töte dò Laura.

MARILISA : Comunque sciura Isidora, la sa regorde che con i titoil dè stòde o senza titoil, l’amur aal gaarda in facia a nigù…

COMMISSARIO : (ritornano vicino a loro) a quanto pare vi state dimenticando che siamo in un Commissariato e non dove fare chiacchiere da salotto. Ora passiamo ai signori Tone e Gioan. Questo è il vostro nome?

GIOAN : precisamènt.

TONE : precisamènt poamé.

COMMISSARIO : Francesco…

CÈCO : sono due brave persone per quanto le conosca e non posso che parlarne bene.

BÈPA : anche per me è lo stesso.

ISIDORA : l’apparenza inganna a volte!

ANÈTA : a ga lase di töt chèl che a la ga òia dèl me òm. Ma l’önèc laur che alè mìa ira söl me Gioan alè che a lè ü ladèr.

MARIETINA : e chèsto al val anche pèr ol me Tone.

GIOAN : te evvest come i gaöl be i nòste dòne!?

TONE : ciapemèl pèr complimènt…

ISIDORA : Commissario Gatti come può credere a certa gente…

TONE : ma….chèla cèrta gente ansarès notèr pèr caso?

GIOAN : ma come sa permètela de giüdicada sènza conòsega!? Notèr an gaavrà mìa i solcc o l’intèligènza che la ga le…

TONE : …ma an ga èrgot in dèl cör e l’onestà alè ol prim laur che an pènsa.

MARIETINA : iessenticc i nòsc’omègn Anèta?

ANÈTA : a che a so mìa surda né! Anche se me pense che ün po de inteligenza an glabe anche notèr.

MARIETINA : fa sito Anèta che lè mèi: fra te e l’inteligènza a ghè ün abisso.

ANÈTA : adès cosa cèntrèla la biscia!

COMMISSARIO : sono stanco della vostre chiacchiere! Signora Isidora se continua a tenere lo stesso atteggiamento con i signori, sarò costretto ad allontanarla.

ANÈTA : ò! Alera aura!

COMMISSARIO : silenzio ho detto! E tu Casimiro stai scrivendo? (vedendolo fermo alla macchina)

CASIMIRO : (un po’ impacciato) certo Commissario Leoni…è solo che non trovo più la t..

COMMISSARIO : come non trovi la ti? Lo sanno tutti che si trova vicino alla erre.

ANÈTA : me al sere mìa pèr esèmpe.

COMMISSARIO : tutti coloro che scrivono a macchina lo sanno.

ANÈTA : Al ma scüse. Me a cüse adoma cola machina. (verso Marietina) al sere pò mìa che al sa pödìa a scriff cola me machina de cüss!

MARIETINA : fa sito Anèta, fa sito.

COMMISSARIO : ritorniamo a noi. Signora Giuseppa, le risulta che i signori Tone e Gioan siano rimasti soli nella sua sala?

BÈPA : credo proprio di si. Quando sono arrivati.

ANÈTA : quando ga pènse che aià mia sunat andà dedet in cà…?

MARIETINA : i ghera pura de distürbà Anèta… che du sterlöc de òmègn!

TONE : sciur Commissario Gatti, a ma mìa sunat ol campanèl  perché an völìa mìa ès indelicati.

ISIDORA : altro che indelicati signor Commissario Leone. Questa è la prova lampante che le mancava. Avevano paura di disturbare? Non avete paura quando avete preso il bellissimo anello azzurro di Giuseppa!

SILENZIO ASSOLUTO. TUTTI GUARDANO ISADORA.

COMMISSARIO : (avvicinandosi) come conosce il colore dell’anello signora Isidora?

ANÈTA : è! Come la fa a sail il culur le?

MARIETINA : a so curiusa de sail a me!

CARLINO : mamma, come conosci il colore? Rispondi!

ISIDORA : (molto impacciata e stringendo a se la borsetta) ecco…io… me lo ha detto Giuseppa…ovviamente!

COMMISSARIO : è vero signora Giuseppa?

BÈPA : mi dispiace Isidora ma è impossibile che io ti abbia detto il colore del mio anello. Non ne ho parlato con nessuno e nessuno me lo ha visto indossato.

COMMISSARIO : signora Isidora vuole dire qualcos’altro?

ANÈTA : chèsta alè pròpe bèla! Alura còsa dighela adèss “Miss Gleno”!

ISIDORA : Commissario Gatti si sta sbagliando… Io sono ricca e potrei comprarmi tutti gli anelli che voglio.

CARLINO : mamma…non capisco…

ISIDORA : non è nulla Carlino. È tutto un errore…

COMMISSARIO : signora Isidora, sono costretto a perquisirle la borsa. Casimiro vieni e controlla la borsa della signora. (Casimiro si alza e si avvicina)

ISIDORA : (stringendo bene a se la borsa) Commissario Leone si sta sbagliando… (litiga con Casimiro perché non gli vuole consegnare la borsa. Poi lui riesce a strapparla, estrae l’anello e lo consegna al Commissario.)

COMMISSARIO : e questo cosa sarebbe?

BÈPA : è il mio anello Commissario Gatti!

ISIDORA : davvero? Non capisco come sia finito nella mia borsetta?

ANÈTA : (con ironia) ma al sarà stacc ol Spirito Santo o nò, signora mani di velluto!?

BÈPA : Isidora come hai potuto!?

CARLINO : mamma, non posso credere a quello che hai fatto…

CÈCO : volevadte dare la colpa in tutti i modi a queste brave persone1

ISIDORA : Francesco, Giuseppa, guardate queste persone come sono vestite, come parlano, come sono rozze. In città c’ero io e andavamo molto d’accordo. E non capisco ora come puoi avere  dei pezzenti per amici.

MARILISA : adèss a ma tocherà poac a me a parle né! Mèi èss di pezzenti onèsc che sciòr e ladèr. Lee, quando la est che la sò amisa Bèpa, alan’daa decorde con notèr, i sò nuovi vicini e che ansera persune pèr be, alè dientada gelusa-…

ANÈTA : gelusa de notèr? Chèsta lè bèla…

MARIETINA : …ma cèrto.. alura alà robat l’anel chessé la Bèpa la ga daa colpa a notèr e chesse la ga alluntanaa e la sciura Isidora alera conteta. 

MARILISA : forse le in sità alè abitüada a comprà tött. Infena al’amicizia…

ISIDORA : parli proprio tu! Tu che da quando siamo arrivati ti sei appiccicata al mio Carlino…

CARLINO : mamma, non ti permetto di parlare così di Marilisa. Ne sono rimasto affascinato e vorrei… sposarla.

ANÈTA : che colp al cör vero sciura Isadora?

BÈPA : non so come hai potuto compiere un gesto del genere così Isidora. I miei vicini potevano diventare miei amici, ma mai avrei potuto allontanarmi da te. Ora purtroppo hai dimostrato che la tua amicizia non era vera.

CÈCO : noi che avevamo posto una fiducia immensa in te!

TONE : notèr ansè zet ala buna e anvölìa adoma èss gentili con i nòsc nöff visì…

GIOAN : e an völìa mìa robàghèil dèl sigür!

MARIETINA : e pèr come ansè notèr, mai a ma avrèss facc ù laur dèl gènèr. An sé mìa estide sö be, a mal sa. Ansè pèrsune semplici, an parla mia be, a mal sa.

ANÈTA : scolta Marietina, parla pèr te…

MARIETINA : (alzando il tono di voce) an sé mìa istrüicc, a mal sa, ma chèl che an ga det in dèl cör, a mal cambieress mai con negot.

ANÈTA : a te me robàt fò i paròle di boca Marietina. (verso il pubblico) e otèr demènteghì mai de èss onèsc e de ergognas mai dèla òsta semplicità! Marietina, evvest, èrgot de divers in de nòsta eta. Ala ghè’ndacia be in fall! Ando sòbèt a fa dì öna mèsa in cesa...

GIACOMA :  Salve o Regina, Madre di Misericordia, vita dolcezza ecc…

SIPARIO