Primo ammonimento

Stampa questo copione

PRIMO AMMONIMENTO

di August Strindberg

traduzione di Luca Guerini

Personaggi:

IL SIGNOR ALEX

LA SIGNORA OLGA, sua moglie

LA BARONESSA

ROSA, sua figlia

Scena:

La scena si svolge in un salone tedesco, in lontananza si vedono dei vigneti e un campanile.

ATTO UNICO

SCENA PRIMA

La signora è intenta a scrivere. Entra il signore.

SIGNORE - Buongiorno… sebbene sia mezzogiorno, come hai dormito?

OLGA - Bene date le circostanze.

SIGNORE - Ieri avremmo dovuto abbandonare prima la società.

OLGA - Ho l’impressione che questa notte tu lo abbia già detto…

SIGNORE - Hai notato questo mazzo di fiori?

OLGA - Sì, ho anche notato come ti dava fastidio che t’intrattenessi a cantare canzoni… ma lascia stare i fiori… non sciuparmeli.

SIGNORE - I fiori che ti ha regalato il capitano.

OLGA - Prima ancora erano del giardiniere, poi del fioraio ed ora sono miei.

SIGNORE - Bella quest’usanza di mandare fiori alle mogli altrui…

OLGA - Avresti potuto tornartene prima a casa e metterti a letto prima.

SIGNORE - Era quello che desiderava il capitano! Ma siccome dovevo scegliere se restare in società e fare la figura del ridicolo o tornarmene a casa solo e apparire egualmente ridicolo… Quindi sono rimasto…

OLGA - …facendo una buffa figura.

SIGNORE - Ma perché ti adatti ad esser moglie di un marito tanto ridicolo? Io non vorrei essere marito di una moglie oca!

OLGA - Fai proprio pena.

SIGNORE - Non è vero? Anche tu la pensi così? Ma tu non sai quanto ci sia di tragico nella mia comicità.

OLGA - Spiegamelo tu, così perderemo meno tempo…

SIGNORE - Ecco quello che capita dopo quindici anni di matrimonio ad un uomo buffonescamente innamorato.

OLGA - Quindici anni? Porti in tasca un cardiografo?

SIGNORE - Io ti vedo sempre bella, sempre giovane, purtroppo, eppure abbiamo gli stessi anni. I miei capelli diventano grigi, e puoi vedere in me il tuo invecchiare che camuffi coi trucchi.

OLGA - E tu stai aspettando questo?

SIGNORE - Sì, non immagini quante volte ti avrei voluto vecchia, brutta, con il volto umiliato dal vaiolo e senza denti, per vedere che sei solo mia, di me che t’amo. E trovare la mia pace, visto che nessuno ti desidera più.

OLGA - Basterebbe poco per trovarti una nuova irrequietudine! Sarei solo io ad avere la pece eterna. (pausa) L’amor tuo è vittima del freddo dato che non puoi essere geloso. Ti ricordi la scorsa estate in vacanza, te ne stavi un’intera giornata fuori a pescare e non ti curavi di me, com’io non m’interessavo che mettevi su pancia!

SIGNORE - Già, ma ero geloso del garzone della fattoria… Mi parevi felice di parlare con lui quando gli ordinavi qualcosa, che t’interessassi dei suoi problemi, del suo avvenire… Arrossisci?

OLGA - Certo, per la vergogna di mio marito che non si vergogna affatto.

SIGNORE - Questo lo dici tu! Mi vuoi spiegare perché m’hai preso in odio?

OLGA - Perché voi uomini siete tutti uguali! Non ti ho mai odiato, soltanto disprezzato come loro non appena si mettono a farmi la corte.

SIGNORE - Guai all’uomo innamorato della propria moglie!

OLGA - Guai a te? Povera me piuttosto.

SIGNORE - Ho fatto l’impossibile per innamorarmi di qualsiasi altra donna, ma in loro vedevo te, ma il tuo perenne disprezzo e la mia eterna ridicolaggine mi tolsero anche la forza d’azione. Per sei volte sono fuggito da te. Conta bene. Questa è la settima.

OLGA - I tuoi viaggetti quindi erano fughe dal mio centro?

SIGNORE - Vani tentativi di fuga. Andai a veder gallerie, ma ogni quadro era un ritratto dei tuoi begli occhi, all’opera ogni soprano aveva le tue intonazioni, quel tuo modo buffo di parlare e nel caffè, l’unica donna che poteva piacermi aveva i tuoi stessi lineamenti. Il mio amore mi portava lontano rendendomi ridicolo.

OLGA - Se è così, tutto è finito tra di noi.

SIGNORE - Ovvio, tu non potrai mai essere gelosa di me!

OLGA - È una malattia da cui sono vaccinata, anche quando nacque Rosa ed era innamorata di suo padre io non ero gelosa.

SIGNORE - Che mera consolazione non essersene accorto. Al contrario, notai che la baronessa, con la scusa di essere la nostra padrona di casa, fruga nel mio armadio… perché ti dico queste cose? Tra mezz’ora sarò partito.

OLGA - Hai paura di partire.

SIGNORE - …e soprattutto da te, che ancora amo.

SCENA SECONDA

Entra Rosa.

OLGA - Come va?

ROSA - Ho un tal mal di denti che vorrei esser morta.

OLGA - Oh, povera piccola!

ROSA - E pensare che domani devo prendere parte alla processione del Corpus Domini, il signor Axel mi promise d’aiutarmi.

OLGA - Si tratterà di una carie, fammi vedere! Apri bene la bocca. (dopo la bacia)

ROSA - Olga, non devi baciarmi, mi vergogno. Sarei voluta venire ieri, ma avevo da fare i compiti…

OLGA - Ma che hai oggi, Rosa?

ROSA - Nulla, ma sono presa da fremiti nella testa e nei denti, come se avessi un ferro rovente nella spina dorsale.

OLGA - Ascolta, Rosa dà retta a me…

ROSA - Pensi che vorrei avere un bambino! Oh, se non fosse vergognoso avere un bambino senza avere marito! Ma Olga, chi è che parte?

OLGA - Mio marito.

ROSA - È stata ancora cattiva con lui? E dove andrà? Quando tornerà? Sarà molto fuori? Non lo sa, non glielo ha domandato? (va a frugare nella valigia) Ma va all’estero? Qui c’è il suo passaporto… pure lei, Olga potresti essere più buona con lui… lui la ama.

OLGA - Sì, piangi piccolo cuore innocente.

ROSA - È che mi piace molto, il signor Axel.

OLGA - Ma non ti vergogni di dire questa cosa a me, che sono sua moglie? E io ti dovrei consolare, io che sono la tua rivale? Piangi, che fa bene alle tue lacrime.

ROSA - Io non piango, non lo vede che non piango! E se volessi quel che lei rifiuta non ho da chiedere il permesso a nessuno se voglio farmi suo marito.

OLGA - Oh, cosa mi tocca sentire! Ma sei proprio sicura che mio marito voglia più bene a te?

ROSA - No, non lo sono.

OLGA - Io pregherò per te, affinché mio mariti ti ami. Devo proprio far ciò?

ROSA - Sì. Ma lui non deve partire! Non glielo permetta. Non saprei dirle come si deve comportare con lui, ma… ad esempio gli permetta di baciarla finché lo vuole, non come ieri in giardino…

SCENA TERZA

BARONESSA - Scusami Olga, ma devo prendere qualcosa nel mio armadio.

OLGA - Fa’ pure.

BARONESSA - Rosa, sei già in piedi? Credevo fossi malata! Vai a studiare, figlia mia.

ROSA - Ma domani la scuola è chiusa!

BARONESSA - Vattene fuori di qui e non disturbare la signora!

OLGA - Ma cosa dice, baronessa, Rosa non ci disturba affatto, siamo tanto buone amiche noi. Dovevamo andare in giardino a cogliere fiori, dovrà anche provare il vestito bianco per il corpus Domini. (Rosa esce)

BARONESSA - Credo che me la viziate troppo!

OLGA - No, un po’ di cordialità non guasta a nessuno!

SCENA QUARTA

BARONESSA - Mi scusi, ma è solo per un istante…

SIGNORE - Faccia pure il suo comodo.

BARONESSA - Pensa dunque di partire? E starà fuori molto?

SIGNORE - Forse sì, forse no. Non so nulla io del mio destino, e perciò uso metterlo nelle mani altrui.

BARONESSA - Posso essere indiscreta, Axel Brunner? Dopotutto sono una buona amica di sua moglie, come possono esserlo due donne… insomma… lei è infelice? E poiché ho sofferto anch’io simili pene, penso che solo gli anni la possano liberare…

SIGNORE - Pensa che sia malato? Non è del tutto normale la mia condotta?

BARONESSA - Io ero maritata ad un uomo che amavo, sennonché amava anche altre donne! Perciò soffrivo di gelosia. Allora finii per diventargli insopportabile. Mi disse che partiva per la guerra visto ch’era ufficiale, poi i suoi amici mi dissero ch’era morto addirittura senza lasciare in terra il cadavere! Dio se lo voglia esser portato con lui! All’inferno! La notte lo vedo in compagnia di quell’altra donna… I miei antichi sospetti divennero certezza, Axel, perciò vi capisco e perciò voi me lo ricordate.

SIGNORE - Dunque mi somigliava a tal punto? Si sieda.

BARONESSA - Ma sì, le somigliava nell’aspetto quanto nel carattere.

SIGNORE - Ma non ha una quindicina d’anni più di me? Una cicatrice come fatta da un ago sulla guancia sinistra. L’ho incontrato allora, una notte a Londra.

BARONESSA - Lo ha incontrato ancora vivo?

SIGNORE - In questo momento non saprei dirlo… Mi ricordo che ci parlai una sera uscendo dalla società, avendomi riconosciuto come suo conterraneo, s’innamorò della figlia del sindaco del paese e con lei fuggì in Inghilterra. Là ottenne il divorzio e prese il vizio del gioco. Mi fece promettere di mandare un bacio alla moglie se non avessi avuto più notizie di lui sul giornale cui ero abbonato.

BARONESSA - Dunque è morto! In un certo senso mi sentirei più tranquilla ora, ma è anche finita la speranza di poter godere di quei graziosi tormenti.

SIGNORE - Mi scusi la franchezza, ma noto che lei è più triste per la morte della gelosia che per quella del morto.

BARONESSA - Forse, visto che la gelosia me lo rendeva vivo e rendeva viva anche me, che mi ritrovo vedova.

SIGNORE - Mi scusi, ma devo proprio prendere il prossimo treno.

BARONESSA - È quello che non deve fare. In questa casa ha trascorso i momenti migliori della sua vita tempestosa, e la lascia per quello che è successo ieri sera?

SIGNORE - Quella è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E adesso mi scusi, debbo partire. La ringrazio, la sua felicità ha alleviato le mie pene coniugali, poiché la sua età le permetteva cose che una giovane non avrebbe tollerato ad una coetanea.

BARONESSA - La sua signora non è più giovane, lo è forse per lei, ma non per il mondo.

SIGNORE - Tanto meglio, giacché la sua smania di piacere me l’ha resa nemica e un giorno quando sarà ormai vecchia si riderà di lei.

BARONESSA - Ma questo succede anche adesso!

SIGNORE - Oh, povera Olga. Basta coi rancori, debbo partire, Arrivederci.

BARONESSA - Corro a prepararle un buon caffè per la colazione e le mando la donna per i bagagli.

SIGNORE - Sarei tentato di commettere sciocchezze di cui potrei pentirmi.

SCENA QUINTA

SIGNORE - Rosa cos’hai? Con quella faccia fasciata?

ROSA - (strappandosi le bende e cacciandole in tasca) Non ho alcun male, dunque vuoi partire?

SIGNORE - Già. Ce l’hai con me?

ROSA - No, ma ti faccio notare che lo sgarbato sei tu visto che m’avevi promesso d’aiutarmi a preparami per il Corpus Domini, comunque t’aiuto a far il bagaglio per dimostrarti che non provo rancore. Posso spazzolarti il cappello?

SIGNORE - Che significa tutta questa storia? Non te lo permetto. Il tuo comportamento mi sembra strano e addolora tua madre.

ROSA - Non me ne importa, come non m’importerebbe se ti addolorasse. Sei meno importante del gatto in cucina o dei sorci in cantina. Se fossi tua moglie ti respingerei. Puah! Baciare la mano d’un’altra donna!

SIGNORE - Quel bacio era l’estremo commiato di tuo padre e ne ho uno anche per te…

ROSA - Ah, un bacio innocente! E mia madre l’ha bevuta! Mio padre sì ch’era un bravo uomo! Leggi le lettere che lui mandava alle sue amanti, vieni con me in soffitta. Oh, non ti stupire, credi ancora che i bambini nascano sotto i cavoli! Certe manifestazioni dell’amore son tutt’altro che innocenti. Ma io, ricordati, non sono né migliore, né peggiore delle altre.

SIGNORE - Rosa, cambiati d’abito prima che arrivi tua madre.

ROSA - Le trovi brutte le mie gambe? Oppure sei così fedele che non hai il fegato di guardarle? Adesso capisco la gelosia che nutri di tua moglie. Non sto esagerando, caro mio, perché arrossisci? Ma non sai quante volte ho fatto l’amore…

SIGNORE - Nemmeno una, bugiarda!

ROSA - Mai con un uomo impacciato come te. Adesso mi disprezzi perché sono una giovane donna?

SIGNORE - Un poco. Controlla il tuo cuore, sei donna, ma giovane, quasi fanciulla… Giacché non sei una giovane donna, non vogliamo separarci da buoni amici?

SCENA SESTA

OLGA - Pensavo che volessi un caffè prima di partire, vedo che lo zuccherino già lo hai.

SIGNORE - Buona idea.

ROSA - Posso prendere congedo?

OLGA - Adesso vedi di lasciarmi perdere Rosa, capirai che sono adirata con te.

ROSA - Mi avevi promesso di farmi provare il vestito…

OLGA - Sono occupata, ma se hai godimento nell’intrattenerti con mio marito, fingerò di cercare l’abito…

SIGNORE - Ma Olga…

OLGA - Cosa? Vatti a vestire Rosa, per accompagnare al treno mio marito… e anche i fiori come una sposa, per gettarli. (Rosa fa per uscire)

SIGNORE - Affrettati a diventare una ragazza grande.

ROSA - Addio, signore, addio Olga.

SCENA SETTIMA

OLGA - Posso aiutarti in qualcosa?

SIGNORE - No grazio, ho finito.

OLGA - Vedo che non ti mancano gentili aiuti? T’immagini ch’io sia gelosa? Gelosa di quella scolaretta?

SIGNORE - Me lo immagino, dato che me lo hai detto. Non sono stato anch’io geloso di quel garzone?

OLGA - Ma l’hai baciata sulla bocca.

SIGNORE - Lei baciò me.

OLGA - Svergognata, t’ha fatto pure piacere.

SIGNORE - Perché sono disabituato a queste gentilezze.

OLGA - Mentre di quelle delle donne anziane…

SIGNORE - Avrai pure visto il baciamano con la baronessa.

OLGA - No, ma me lo ha detto Rosa, tirando le somme ho un donnaiolo sotto il tetto, puoi approfittarne potrai poi sceglierti una moglie più giovane e più bella di me.

SIGNORE - Non ho questa libertà. Lascia che ti guardi nel volto ancora.

OLGA - Non te lo permetto! Sono brutta.

SIGNORE - Domani partiremo per andare da un medico, e non torneremo qui mai più.

OLGA - Mai più se così desideri, sei tranquillo.

SIGNORE - Sì… per otto giorni.

SCENA OTTAVA

BARONESSA - Scusate credevo che…

SIGNORE - Ho già preso il caffè, ma per farle piacere accetterò questa tazza, e se Rosa ci vuol fare compagnia rimanga pure, che domani io a mia moglie partiremo da qui col primo treno!

SIPARIO