Processo a Giovanna

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PROCESSO A GIOVANNA

Radiogramma

di VITO PANDOLFI

Ricostruito su documenti storici originali conservati  negli archivi del tribunale di Rouen

Personaggi

(FIGURE DEL PROCESSO)

UN TESTIMONE

IL VESCOVO DI BEAUVA1S

GIOVANNA D'ARCO

GIOVANNI BEAUPERE

UN ASSESSORE

GUGLIELMO ERARD

NICOLA LOYSELEUR

MASSIEU - IL CARDINALE

GIOVANNI D'ESTIVET

GIOVANNI LE MAITRE

MARTIN LADVENU

PIETRO M0R1CE

GUARDIE, INGLE­SI,

FOLLA E VARIE VOCI

Commedia formattata da

Un Testimone               - Sono un umile e povero scri­vano addetto al tribunale ecclesiastico di Rouen. Ho dovuto assistere giorno per giorno, ora per ora, alla lunga passione della pulzella di Orléans, Gio­vanna d'Arco. Ho creduto fermamente nella sua innocenza, e nella sua santità, quando i tribunali umani la condannavano senza appello. Soffrivo molto per lei: ogni suo dolore, ogni suo tormento, erano miei. Ma cosa potevo fare, cosa potevo dire, io, uomo semplice e digiuno di ogni scienza, che gli armigeri inglesi come gli ecclesiastici francesi avevano il diritto di svillaneggiare, ogni volta che lo volevano, di costringere ai più bassi servizi, ai più degradanti silenzi? Nell'oscurità, in un angolo dimenticato, avevo il dovere di annotare ogni pa­rola pronunciata nel processo, ogni atto compiuto in conseguenza di esse. L'ho fatto senza modificare e senza alterare nulla. Ho trascritto quanto è acca­duto senza lasciarmi sfuggire un solo gesto, un solo accento. Ho seguito il dialetto rozzo e puro di Giovanna, il difficile latino ecclesiastico, l'in­glese gutturale; e per volontà di Dio tutto mi è stato comprensibile fino all'ultima sillaba. Qui ho riportato soltanto la verità dei fatti. Sapevo che nei secoli dei secoli Giovanna non avrebbe potuto avere miglior difesa, né migliore esaltazione della sua eroica santità. Giovanna, sapevo che soltanto così potevo difenderti. Gli inglesi hanno tentato di contaminare il tuo corpo, gli ecclesiastici fran­cesi di macchiare la tua anima e là tua memoria. Giovanna! Queste dimenticate pergamene che ri­pongo nell'archivio, accanto a tutte le carte sulle quali ho sudato i miei giorni, per le quali tanti uomini hanno sofferto, parleranno per sempre come un atto d'accusa che non tace più. Tu vivi in loro, e con te, sopra di te, vive ciò per cui tu hai com­battuto: la libertà del tuo popolo. Ecco la mia testimonianza: il mio atto di fede. Mercoledì 21 febbraio 1431, il Vescovo di Beauvais si recò nella cappella reale del Castello di Rouen. Aprì la se­duta assistito da 43 assessori. Fu data lettura delle lettere del Re d'Inghilterra, e del Capitolo di Rouen. Poi Giovanni d'Estivet, promotore, an­nunziò che aveva fatto citare Giovanna dagli uscie­ri. L'usciere Giovanni Massieu rese conto della citazione trasmessa a Giovanna. Giovanna chie­deva di ascoltare la Messa e di assistere agli uffici. Questa richiesta venne respinta. Dopo di che a Giovanni Massieu venne dato l'ordine di introdur­re l'accusata. Quando questa venne introdotta il vescovo narrò come fosse stata arrestata nel terri­torio della diocesi e come numerosi atti che essa aveva compiuti fossero lesivi per la fede cattolica. Per questo motivo, dopo inchiesta e deliberazione, il vescovo aveva ordinato di far comparire questa donna. Secondo le norme, cominciò coll'esortarla a dire la verità.

Il Vescovo                    - Essendo dovere del nostro ufficio di vigilare alla conservazione e all'esaltazione della fede cattolica, con la benevolenza di Gesù Cristo di cui si tratta la causa, desiderando che questo processo sia breve, noi ammoniamo anzitutto ca­ritatevolmente la detta Giovanna, seduta in questo momento dinanzi a noi, e la preghiamo, per acce­lerare la presente causa e pacificare la sua co­scienza, di dire la completa verità sulle questioni che le saranno poste in materia di fede, senza ten­tare sotterfugi o cautele che l'allontanino dalla confessione della verità. Inoltre, per il nostro uf­ficio, noi richiediamo giudiziariamente alla detta Giovanna, di prestare giuramento secondo la forma prescritta, con le mani sui santi Vangeli.

Giovanna                      - Non so su cosa mi volete interro­gare. Per caso mi potreste chiedere cose su cui non parlerò affatto.

Il Vescovo                    - Giurerete di dire la verità su quan­to vi sarà chiesto in materia di fede e su quanto voi saprete.

Giovanna                      - Su mio padre, su mia madre, sulle cose che ho fatte dopo di aver preso la strada di Francia, io giurerò volentieri. Ma le rivelazioni che mi sono state fatte da Dio non le ho dette né palesate ad alcuno, che non fosse il mio Re, Carlo. Non le rivelerò anche se mi dovessero tagliare la testa, perché ho ricevuto quest'ordine dalle visioni, che sono il mio consiglio segreto. Soltanto fra otto giorni saprò con sicurezza se dovrò rivelarle.

Il Vescovo                    - Nuovamente noi, Vescovo, vi in­giungiamo di dire il vero su quanto riguarda la nostra fede.

Giovanna                      - (in ginocchio con le mani posate sul Messale) Giuro di dire il vero su quanto mi verrà chiesto e che io saprò, in materia di fede.

Il Vescovo                    - Qual è il vostro nome ed il vostro soprannome?

Giovanna                      - Nel mio paese mi chiamavano Gian­nina, e dopo la mia venuta in Francia mi chiama­rono Giovanna. Del soprannome non so niente.

Il Vescovo                    - Qual è il vostro paese d'origine?

Giovanna                      - Sono nata nel villaggio di Domrémy, che fa tutt'uno col villaggio di Greux. E' nel luogo chiamato Greux che si trova la chiesa più impor­tante.

Il Vescovo                    - Qual era il nome di vostro padre e di vostra madre?

Giovanna                      - Mio padre si chiamava Giacomo d'Are. Mia madre Isabeau.

Il Vescovo                    - Dove siete stata battezzata?

Giovanna                      - Nella chiesa di Domrémy.

Il Vescovo                    - Chi furono i vostri padrini e le vostre madrine?

Giovanna                      - Una delle mie madrine si chiamava Agnese, la seconda Giovanna e l'altra Sibilla. Uno dei miei padrini si chiamava Giovanni Lingue, l'altro Giovanni Barrey. Ho avuto anche parecchie altre madrine, come ho sentito dire da mia madre.

Il Vescovo                    - Chi è il prete che vi ha battezzata?

Giovanna                      - Maestro Giovanni Minet, mi pare.

Il Vescovo                    - Vive ancora?

Giovanna                      - Sì, credo.

Il Vescovo                    - Quanti anni avete?

Giovanna                      - Credo di averne press'a poco dician­nove.

Il Vescovo                    - Chi vi ha insegnato a credere?

Giovanna                      - Ho imparato da mia madre il Pater Noster, l'Ave Maria e il Credo. Da lei sola e da nessun altro ho imparato a credere.

Il Vescovo                    - Recitate il Padre Nostro?

Giovanna                      - Ascoltatemi in confessione e ve lo dirò volentieri.

Il Vescovo                    - Vi concederemo volentieri uno o due illustri uomini di lingua francese, davanti ai quali reciterete il Padre Nostro.

Giovanna                      - Non lo dirò, se non mi ascolteranno in confessione.

Il Vescovo                    - Inteso questo noi, Vescovo, facciamo proibizione a Giovanna di uscire dalla prigione a lei assegnata, nel castello di Rouen, senza nostro permesso, con il rischio di essere incolpata di eresia.

Giovanna                      - Non accetto questo divieto. Se fug­gissi, nessuno potrebbe rimproverarmi per aver falsato o violato la mia fede, perché non l'ho ceduta a nessuno. Inoltre mi appello perché sono impri­gionata con catene e sbarre di ferro.

Il Vescovo                    - Avete tentato molte volte di fug­gire dalle prigioni. E' per questo che siete custo­dita più strettamente e più sicuramente, e che è stato dato ordine di tenervi ferma con catene di ferro.

Giovanna                      - E' vero che altre volte ho voluto e ancora vorrei fuggire come è lecito, a chiunque sia incarcerato o fatto prigioniero.

Il Vescovo                    - Noi affidiamo la custodia di Gio­vanna al nobiluomo John Grey, scudiero del Re nostro padrone, e con lui a John Berwott e Wil­liam Talbot, imponendo loro di custodire bene e sicuramente la detta Giovanna, di non concedere ad alcuno di parlarle senza nostra autorizzazione.

Le Guardie                    - (sul Vangelo) Lo giuriamo.

Il Vescovo                    - Infine, noi imponiamo alla detta Giovanna di comparire domani giovedì alle otto di mattina, nella camera di pietra all'estremità della sala grande del castello di Rouen.

Il Testimone                  - Giovedì 22 febbraio nella sala di pietra il vescovo di Beauvais aprì la seduta, as­sistito da 47 assessori.

Il Vescovo                    - Noi vi ingiungiamo e vi esortiamo, secondo le consuetudini, di prestare il giuramento che avete fatto ieri, e di giurare di dire il vero su tutto ciò che vi sarà chiesto sull'argomento per cui voi siete deferita qui ed accusata.

Giovanna                      - Ho fatto giuramento ieri e deve bastare.

Il Vescovo                    - Noi vi ordiniamo di giurare. Nes­suno, nemmeno un principe, interrogato in mate­ria di fede, può rifiutarsi di prestare giuramento.

Giovanna                      - L'ho fatto ieri il vostro giuramento. Vi dovrebbe bastare. Volete troppo da me.

Il Vescovo                    - Giurate di dire la verità su quanto riguarda la fede.

Giovanna                      - Giuro di dire la verità su quanto riguarda la fede.

Il Vescovo                    - Che il maestro Giovanni Beaupére, insigne professore di sacra teologia, interroghi Gio­vanna.

Beaupére                       - In primo luogo vi ammonisco di dire la verità su quanto vi sarà chiesto, secondo il vo­stro giuramento.

Giovanna                      - Voi potreste chiedermi alcune cose, su cui posso affermare il vero, mentre su altre non risponderei. Se foste bene informati sul mio conto dovreste darmi la libertà. Ho agito solo secondo le rivelazioni avute.

Beaupére                       - Che età avevate quando abbandona­ste la vostra casa paterna?

Giovanna                      - Non saprei dare notizie sulla mia età.

Beaupére                       - Nella vostra gioventù, avete impa­rato qualche mestiere?

Giovanna                      - Sì, a cucire panni di lino ed a filare, e non temo alcuna donna di Rouen per filare e cucire.

Beaupére                       - Non avete abbandonato una volta la vostra casa paterna?

Giovanna                      - Per paura dei Borgognoni ho abban­donato la mia casa paterna e sono andata nella città di Neufchàteau in Lorena, da una donna so­prannominata la Rossa, da cui ho abitato circa quindici giorni.

Beaupére                       - Che facevate quando vivevate in casa di vostro padre?

Giovanna                      - Quando ero in casa di mio padre attendevo alle necessità familiari della casa e non andavo nei campi con le pecore.

Beaupére                       - Vi confessavate ogni anno dei vo­stri peccati?

Giovanna                      - Sì, al mio curato. E quando il curato non poteva, mi confessavo ad un altro prete, con il permesso del curato. Qualche volta mi sono con­fessata, mi sembra, a frati mendicanti. Questo è avvenuto nella città di Neufchàteau. E ricevuto il sacramento dell'Eucarestia nella festa di Pasqua.

Un Assessore                - Ricevevate il sacramento della Eucarestia in altre feste, oltre Pasqua?

Giovanna                      - Proseguite.

Beaupére                       - Quando avete cominciato ad udire quelle che chiamate le vostre voci?

Giovanna                      - Quando avevo 13 anni ebbi una voce di Dio che mi voleva guidare. E la prima volta ebbi una grande paura. Questa voce venne verso l'ora del mezzogiorno, durante l'estate, nel giardino di mio padre. Il giorno prima non avevo mangiato. Udii la voce dal lato destro verso la chie­sa, e raramente la udii senza luce. In verità, vi è luce nella parte da cui si sente la voce; di solito là appare una grande luce. Quando venni in Fran­cia udii spesso questa voce.

Beaupére                       - Come fate a vedere la luce se dite che questa luce proviene di lato?

Giovanna                      - Se fossi in un bosco sentirei bene la voce che viene a me. Beaupére      - Come era questa voce?

Giovanna                      - Mi sembra che fosse una voce degna e credo che fosse inviata da Dio. Quando ebbi udito tre volte questa voce, riconobbi che era la voce di un angelo. Questa voce mi ha sempre ben protetta ed io la capivo bene.

Beaupére                       - Quali insegnamenti vi dava questa voce per la salvezza dell'anima?

Giovanna                      - Mi insegnò a comportarmi bene ed a frequentare la chiesa. Mi disse che era necessa­rio che io venissi in Francia. L'Assessore    - Sotto che forma vi è apparsa que­sta voce?

Giovanna                      - Non lo saprete mai da me. Quella voce mi diceva due o tre volte alla settimana che era necessario che io partissi e venissi in Francia, senza che mio padre si accorgesse della mia par­tenza. La voce mi diceva di venire in Francia, ed io non potevo più resistere dove ero. Questa voce mi diceva inoltre che avrei tolto l'assedio posto alla città di Orléans. Mi disse anche di andare da Ro­berto di Baudricourt, nella città di Vaucouleurs, che mi avrebbe consegnato della truppa da portare con me. Allora io risposi che ero una povera ra­gazza che non sapeva né montare a cavallo, né condurre una guerra. Andai da uno zio e gli dissi che volevo rimanere un po' di tempo da lui; e vi restai circa otto giorni. Dissi allora a mio zio che volevo andare in questa città di Vaucouleurs, e ri­conobbi Roberto di Baudricourt, benché non lo avessi mai visto prima. Lo riconobbi per mezzo del­la voce che me lo indicò. E dissi a Roberto che dovevo andare in Francia. Roberto per due volte mi respinse e si rifiutò; la terza volta mi ricevette e mi assegnò della truppa. La voce mi aveva pre­detto ciò che sarebbe avvenuto.

Beaupére                       - Che diceste al duca di Lorena?

Giovanna                      - Il duca di Lorena ordinò che fossi condotta in sua presenza. Andai e gli dissi che vo­levo recarmi in Francia. Mi chiese come ricuperare la sua salute: ma io gli dissi che di questo non mi intendevo affatto. Parlai poco al duca del mio viaggio. Tuttavia dissi al duca di prestarmi suo figlio e gli uomini per condurmi in Francia, e che avrei pregato Dio per la sua salute. Ero andata dal duca con un salvacondotto, e di lì tornai nella città di Vaucouleurs.

Beaupére                       - Come eravate vestita quanto parti­ste da Vaucouleurs? Dove siete andata?

Giovanna                      - Alla mia partenza da Vaucouleurs, vestita da uomo, con la spada che mi aveva dato Roberto di Beaudricourt, senza altre armi, accom­pagnata da un cavaliere mio scudiero, e da quattro servitori, raggiunsi la città di Saint Urbani, e pas­sai la notte nell'Abbazia. Durante questo viaggio passai dalla città di Auxerre ed ascoltai la Messa nella chiesa grande. Allora udivo spesso le mie voci assieme a quella che già ho nominato.

 

Beaupére                       - Chi vi ha consigliato di vestirvi da uomo?

Giovanna                      - Proseguite.

L'Assessore                   - Vi ingiungiamo di dirci chi vi ha consigliato di vestirvi da uomo.

Giovanna                      - Proseguite.

Beaupére                       - Chi ve lo ha consigliato?

Giovanna                      - Non incolpo nessuno.

Beaupére                       - Che vi disse Roberto di Baudricourt quando partiste?

Giovanna                      - Roberto di Baudricourt fece giurare a coloro che mi conducevano, di farmi buona guida. E Roberto mi disse nel momento in cui lo abban­donai: «Va, va, e accada pure quel che deve ac­cadere! ».

Beaupére                       - Che sapete del duca di Orléans?

Giovanna                      - So bene che Dio predilige il duca di Orléans: ed ho avuto su di lui più rivelazioni che su qualsiasi altro uomo al mondo, eccettuato il Re.

Beaupére                       - Perché avete smesso gli abiti fem­minili?

Giovanna                      - Dovevo cambiarli con quelli da uomo. Credo di aver avuto un buon consiglio.

Beaupére                       - Come siete arrivata da quello che chiamate il vostro Re?

Giovanna                      - Arrivai dal mio Re senza ostacoli. Quando giunsi a Santa Caterina di Fierbois, man­dai qualcheduno dal Re. Poi andai nella città di Chàteau-Chinon dove si trovava il Re. Arrivai verso mezzogiorno e presi alloggio in una locanda. Dopo aver cenato mi recai dal Re che era nel castello. Quando entrai nella stanza del Re, lo riconobbi fra gli altri dietro suggerimento della voce che me lo indicò. Gli dissi che volevo andare a combattere contro gli inglesi.

Beaupére                       - Questa volta, dove la voce vi indicò il Re, apparve qualche luce?

Giovanna                      - Proseguite.

Beaupére                       - Vedeste qualche angelo sopra il Re?

Giovanna                      - Scusatemi. Proseguite.

Beaupére                       - Il vostro Re ebbe delle rivelazioni?

Giovanna                      - Prima che il Re mi mettesse alla prova ebbe parecchie apparizioni e belle rivelazioni.

Beaupére                       - Quali furono le apparizioni e le ri­velazioni che ebbe il Re?

Giovanna                      - Non ve lo dirò. Non ve lo dirò. Re­sterete ancora senza risposta. Ma indagate presso il Re ed egli ve lo dirà.

Beaupére                       - Perché il vostro Re vi ha ricevuta?

Giovanna                      - La voce mi aveva promesso che il Re mi avrebbe ricevuta abbastanza presto. Quelli del mio partito compresero che la voce mi era stata mandata da Dio e videro e riconobbero questa voce, lo so bene! Il Re e molti altri udirono e vi­dero le voci che mi giungevano. Erano presenti Carlo di Borbone ed altri.

Beaupére                       - Sentite spesso queste voci?

Giovanna                      - Non passa giorno senza che io le senta, ed anzi, ne ho molto bisogno!

Beaupére                       - Che avete chiesto loro?

Giovanna                      - A queste voci non ho mai chiesto altra ricompensa che la salvezza dell'anima mia.

Beaupére                       - Che avete fatto davanti a Parigi?

Giovanna                      - La voce mi disse di abitare nella città di San Dionigi in Francia. Ed io volli restarvi. Ma, contro il mio volere, i signori mi portarono via con loro. Se tuttavia non fossi stata ferita, non sarei partita. Ma fui ferita nel fossato di Parigi, appena arrivata dalla città di San Dionigi. In cinque giorni però potei guarire e guidai un piccolo scontro da­vanti a Parigi.

Beaupére                       - Era giorno di festa?

Giovanna                      - Credo che fosse giorno di festa.

Beaupére                       - Ed era lecito fare un assalto in gior­no di festa?

Giovanna                      - Proseguite.

Il Vescovo                    - Detto questo, siccome ci sembra che sia sufficiente per questa seduta, noi, Vescovo, rimettiamo il seguito della causa al prossimo sabato alle otto di mattina.

Il Testimone                  - Giovedì 24 maggio, dopo la Pentecoste, i giudici si recarono la mattina nel ci­mitero dell'Abbazia di Saint-Ouen di Rouen. Erano presenti il cardinale Winchester, detto cardinale d'Inghilterra, tre vescovi, dieci abati e priori e molti giudici. Una grande folla era presente. Giovanna stava su di un palco innalzato dinanzi al tribunale. Vicino a lei, bene in vista, stava il carnefice, con una torcia in mano, pronto ad accendere il rogo.

Il Vescovo                    - Maestro Guglielmo Erard, persona insigne, dottore in teologia sacra, pronuncierà da prima una predica solenne, per salutare ammoni­mento a Giovanna ed a tutto il popolo.

Erard                             - Prenderò a soggetto la parola di Dio ri­portata nel XV capitolo di S. Giovanni: «Il tral­cio non può da se stesso recare frutti se non resta attaccato alla vigna». Da questo bisogna dedurre che ogni cattolico deve risiedere nella vera vigna di nostra santa madre Chiesa, che Cristo stesso ha piantato con la sua destra. Giovanna si è distac­cata con numerosi errori e gravi delitti dall'unità di nostra santa madre Chiesa, molte volte ha scan­dalizzato il popolo, a seguire dottrine salutari. Non vi è mai stato in Francia uno scandalo simile a quello provocato da questa Giovanna, strega, ere­tica e scismatica, e così anche da questo Re che l'ha amata, e che ha voluto riconquistare il regno a mezzo di lei. Ah! Nobile casa di Francia, che sei stata sempre protettrice della Fede, ti sei così tra­viata da seguire una donna eretica e scismatica! Che pena! Ah! Francia! Quanto ti sei ingannata! Sei sempre stata il luogo della Cristianità, e Carlo che si proclama Re e tuo Governatore, ha creduto, come un eretico e uno scismatico, nelle parole e nelle gesta di una svergognata. E con lui tutto il Clero sotto la sua potestà ed impero, dal quale Gio­vanna è stata esaminata e non redarguita. Gio­vanna, il tuo Re che si proclama Re di Francia, credendo in te è divenuto eretico e scismatico.

Giovanna                      - In fede mia, signore, con tutto il ri­spetto dovuto, oso dirvi e giurarvi a costo della vita, che egli è il più nobile cristiano fra tutti i cristiani, che più di tutti ama la Fede e la Chiesa e non è affatto come voi lo dipingete.

Erard                             - (a Giovanni Massieu) Fatela tacere. Tu hai agito contro la Maestà Regia, hai agito contro Dio e la Fede cattolica. Hai commesso molte volte errore contro la fede, e se non farai ammenda, sa­rai bruciata. Hai indossato abiti da uomo.

Giovanna                      - Ho indossato abiti da uomo perché dovevo vivere tra gente d'armi, con la quale era più sicuro e conveniente trovarsi vestita da uomo che da donna, ed ho fatto bene.

Erard                             - I signori giudici molte volte vi hanno intimato di voler sottomettere tutte le vostre parole ed azioni a nostra santa madre Chiesa, dimostrando che nelle vostre parole ed azioni vi erano parecchie cose che non erano giuste.

Giovanna                      - Vi risponderò. Rispetto alla sotto­missione alla Chiesa io ho chiesto che tutte le mie gesta e le mie parole siano giudicate a Roma dal nostro Santo Padre il Papa, a cui mi appello. Ho compiuto azioni e detto parole che devo a Dio. A nessuno, né al Re, né ad altri affido la responsa­bilità delle mie parole e delle mie gesta. Se vi fu­rono delle colpe sono soltanto mie.

Il Vescovo                    - Volete rievocare le parole e le azioni che avete compiuto e che vi vengono rimproverate?

Giovanna                      - Mi appello a Dio ed al nostro Santo Padre il Papa.

Il Vescovo                    - Non basta. Non è possibile ricor­rere al Santo Padre così lontano. I Vescovi ordi­nari sono giudici ciascuno nella propria Diocesi. Per questo è necessario che voi facciate appello a nostra santa madre Chiesa, e che accettiate ciò che dicono e decidono delle vostre azioni e parole il Clero e coloro che ne possono giudicare.

Loyseleur                      - Giovanna, credete a me. Se volete salvarvi, accettate il vostro abito e fate tutto ciò che vi sarà ordinato. Altrimenti siete in pericolo di morte. Se farete quanto vi dico, vi salverete ed otterrete molto bene e nessun male. Sarete conse­gnata alla Chiesa.

Il Vescovo                    - Poiché non vuole rispondere, co­minceremo a leggere la sentenza definitiva : « Noi avendo davanti agli occhi Cristo e l'onore della Fede cattolica, affinché il nostro giudizio provenga dal volto del Signore, diciamo e decretiamo che tu hai mentito, simulato rivelazioni, hai creduto con leggerezza, temeraria, superstiziosa, divinatrice, be-stemmiatrice di Dio, dei Santi e delle Sante, hai disprezzato Dio nei suoi sentimenti, prevaricatrice delle sacre dottrine e delle sanzioni ecclesiastiche, sediziosa, crudele, apostata, scismatica, hai molto errato nella nostra fede, e perciò, nei modi soprad­detti hai temerariamente commesso delitto verso Dio e la Santa Chiesa. Ecco perché ti dichiariamo, in quanto ostinata in questi delitti eccessi ed errori, scomunicata ed eretica di diritto. Respinti i tuoi errori con dichiarazione pubblica, noi ti abbando­niamo come membro di Satana separato dalla Chiesa ed infetto da lebbra eretica, alla giustizia secolare, così che tu non possa infettare gli altri membri che appartengono a Cristo. Preghiamo la potenza secolare di modificare il suo giudizio verso di te prima della morte e della mutilazione delle mem­bra: che ti conceda di farti somministrare il sacra­mento della penitenza se appariranno in te dei se­gni di vero pentimento ».

Loyseleur                      - Fate come egli dice, e indossate abiti da donna.

Erard                             - Giovanna noi abbiamo molta pena per te. Dovete ritrattare ciò che avete detto oppure vi consegneremo alla giustizia secolare.

Giovanna                      - Non ho fatto niente di male. Credo nei dodici articoli della Fede e nei comandamenti del Decalogo. Mi riporto al Concilio di Roma e voglio credere a tutto ciò in cui crede la Santa Chiesa.

Erard                             - Ritratta quanto hai detto.

Giovanna                      - Voi vi date molta pena per sedurmi.

Erard                             - Ritratta quanto hai detto.

Giovanna                      - Farò tutto ciò che vorrete. Voglio mantenermi ossequiente a tutto quanto la Chiesa ed i suoi giudici vorranno dire e decretare, obbe­dire ai loro ordini ed al loro volere.

Erard                             - Abiurerai e firmerai questo foglio. Se fa­rai quanto ti viene consigliato verrai liberata dalla prigione.

Religioso inglese           - (al Vescovo) Sbrigatevi. La favorite troppo. Fate male ad ammettere una simile abiura, è irriverente.

Il Vescovo                    - (gettando a terra le sue carte) Voi mentite, io sono giudice in materia di fede e devo preferire la sua salvezza alla sua morte. Non farò altro oggi. Ho agito secondo coscienza. Voi mi fa­rete delle scuse. Mi è stata recata offesa, e non pro­seguirò fin tanto che non mi verranno fatte delle scuse.

Il Cardinale                   - (al religioso) Tacete!

Erard                             - Ecco la formula di abiura. (La legge).

Giovanna                      - Non comprendo cosa sia abiurare e chiedo spiegazioni.

Massieu                         - (a parte) Se non osserverete quanto è detto in questi articoli sarete bruciata. Vi consi­glio di rimettervi al giudizio della Chiesa Univer­sale per sapere se dovete rinnegarli oppure no.

Erard                             - (a Massieu) Che dite a Giovanna?

Massieu                         - Le leggo questo foglio e le dico di firmarlo.

Giovanna                      - Io non so fare la firma. Mi rimetto al giudizio della Chiesa Universale. Che questo fo­glio sia esaminato dal Clero e dalla Chiesa ai quali devo essere consegnata. Se mi consiglieranno di fir­marlo e di fare ciò che dicono, io lo farò volen­tieri. Non devo abiurare secondo questo foglio. Chiedo di essere data in custodia alla Chiesa e di non essere consegnata agli inglesi.

Erard                             - Non potrai più indugiare a lungo. E se non firmi questo foglio, sarai bruciata. Al maestro Giovanni Massieu si proibisce di parlare ancora con Giovanna e di darle dei consigli.

Giovanna                      - Preferisco firmare piuttosto che es­sere bruciata. (A questo punto la folla furiosa gettò grandi urla e scagliò una grande quantità di pietre verso l'accusata e il tribunale).

Massieu                         - Rileggo ad alta voce la formula di abiura : (Giovanna ripete parola per parola) « Ogni persona che abbia commesso errore nella fede cri­stiana, e che dopo per grazia di Dio sia tornata alla luce della verità ed alla comunione con la no­stra santa madre Chiesa, dovrà badare molto a che il nemico dell'Inferno non la risospinga e la ri­cacci nell'errore. Per questa ragione io, Giovanna, comunemente chiamata la Pulzella, miserabile e peccatrice, dopo di essere tornata per grazia di Dio in seno a nostra santa madre Chiesa, perché ap­paia che senza finzione ma con buon cuore e buona volontà sono tornata a lei, confesso di aver gravemente peccato fingendo di avere avuto rive­lazioni e apparizioni da Dio e dagli Angeli Santi, da Santa Caterina e Santa Margherita, convin­cendo gli altri, credendo con leggerezza e follia, facendo divinazioni superstiziose, bestemmiando Dio con i suoi Santi e le sue Sante, andando oltre la legge divina, la santa scrittura, i diritti canonici; vestendo abiti depravati contrari alla naturale de­cenza, portando capelli tagliati corti a guisa di uomo, contro ogni virtù del sesso femminile, indos­sando anche le armi: desiderando con crudeltà spargimento di sangue umano, dichiarando che tutto questo lo faceva per ordine di Dio, degli An­geli e delle Sante. Confesso anche di essere stata scismatica e di avere commesso molti errori contro la Fede. Rinnego abiurando questi delitti e questi errori, di buon cuore e senza finzione. Essendo tornata sulla via della verità, vi rinunzio e me ne stacco del tutto. In tutto questo mi sottometto al giudizio, all'emendamento e all'assoluta determina­zione della nostra santa madre Chiesa e della vo­stra leale giustizia. Per conferma ho firmato questo foglio. Così firmato: Giovanna».

Giovanna                      - Se il Clero me lo consiglia e se sem­bra bene alle loro coscienze, lo firmerò volentieri.

Il Vescovo                    - (al Cardinale) Se Giovanna si sot­tomette che bisogna fare?

Il Cardinale                   - Bisogna ammettere Giovanna alla penitenza.

Giovanna                      - Mi riporto alla coscienza dei giudici per sapere se devo abiurare oppure no. Non in­tendo rinnegare nulla. Intendo solo compiacere alla volontà di nostro Signore.

Massieu                         - Firma il foglio.

Giovanna                      - Non so né leggere né scrivere.

Il Testimone                  - Massieu dà la penna a Giovanna che traccia un segno rotondo, allora egli le prende la penna e la fa firmare col suo nome. Giovanna aveva l'aria incosciente e sorrideva. Aveva sorriso anche pronunziando l'abiura.

Il Vescovo                    - Avendo infine accettato la rinunzia e l'abiura di Giovanna, noi renderemo definitiva la nostra sentenza.

Loyseleur                      - Giovanna, avete avuto una buona giornata, con la grazia di Dio, ed avete salvato l'anima vostra.

Giovanna                      - Orsù, gente di Chiesa, portatemi nelle vostre prigioni e che io non sia più tra le mani di questi inglesi.

Il Vescovo                    - Riportatela dove l'avete presa.

D’Estivet                      - Che sia riportata nel castello di Rouen, e che le siano dati vestiti da donna.

Il Testimone                  - Giovanna venne dunque ripor­tata nel castello. La insultavano lungo il cam­mino. Gli inglesi, furiosi, minacciavano i dottori ed i vescovi, levando le spade contro di loro. Gri­davano contro di loro che il Re d'Inghilterra aveva speso male il suo denaro e Warwick si lamentava dell'indulgenza del Monsignore di Beauvais.

Warwick                       - Al Re va male: Giovanna se l'è cavata!

Il Vescovo                    - Monsignore, non vi inquietate: la riavremo!

 

Il Testimone                  - Nel pomeriggio dello stesso giorno, Giovanni Le Maitre, Nicola Midi, Loy­seleur, Tommaso de Courcelles e molti altri si recarono nella prigione di Giovanna.

Le Maitre                      - Oggi Dio vi ha fatto una grande grazia. La gente di Chiesa ha agito verso di voi con grande misericordia. E' bene che voi vi sot­tomettiate umilmente e che obbediate agli ordini ed ai decreti dei giudici e degli uomini di Chiesa, che abbandoniate completamente i vostri errori, senza più ricadérvi. Nel caso che voi riprendiate a commettere simili errori, la Chiesa non potrà mai più riaccogliervi, e vi abbandonerà completa­mente. Inoltre dovrete abbandonare i vostri ve­stiti da uomo ed indossare abiti da donna, come vi ha ordinato la Chiesa.

Giovanna                      - Indosserò volentieri questi abiti da donna e mi sottometterò ed obbedirò completa­mente alla gente di Chiesa. Ma io chiedo di essere portata in una prigione ecclesiastica e di essere custodita da uomini di Chiesa.

Il Testimone                  - Cambiò immediatamente i suoi vestiti da uomo con abiti da donna. Poi si fece radere i capelli che prima portava tagliati da uomo. La domenica della Trinità, i giudici vennero a sapere che Giovanna aveva rimesso gli abiti ma­schili. Si recarono al Castello, ma un centinaio di inglesi impedì loro di passare, gridando che la gente di Chiesa era falsa, bugiarda e traditrice. Riuscirono a fuggire. Il giorno dopo lunedì 28 maggio, una diecina di loro andò a trovare Gio­vanna in prigione.

Il Vescovo                    - Quando e perché avete rimesso gli abiti da uomo?

Giovanna                      - Soltanto poco fa ho rimesso gli abiti da uomo ed ho abbandonato quelli da donna.

Il Vescovo                    - Perché li avete messi e chi ve li ha fatti riprendere?

Giovanna                      - Li ho messi di mia volontà e senza costrinzione alcuna. Preferisco gli abiti da uomo a quelli da donna.

Il Vescovo                    - Avete promesso e giurato di non rimettere abiti da uomo.

Giovanna                      - Non ho mai giurato di non indos­sarli.

Il Vescovo                    - Per qual motivo li avete ripresi?

Giovanna                      - Perché mi era più conveniente in­dossare abiti da uomo, trovandomi fra gli uomini, piuttosto che avere vestiti da donna. Li ho rimessi perché non sono state mantenute le promesse che mi erano state fatte: di lasciarmi assistere alla Messa, di ricevere il mio Salvatore, di liberarmi dai ferri. Gli inglesi mi hanno fatto e fatto fare molti torti e violenze quando ero vestita da donna. (Piange) Ho dovuto agire così per difendere il mio pudore che non era al sicuro in abiti da don­na, perché le guardie volevano attentare al mio pudore. Me ne dolgo profondamente. Dopo l'abiura e la rinunzia mi hanno tormentata, molestata, pic­chiata e calpestata. Ed un « millourt » inglese ha cercato di violentarmi. Ecco perché ho rimesso gli abiti maschili.

Il Vescovo                    - Avete abiurato e promesso parti­colarmente di non riprendere questo vestito.

Giovanna                      - Preferisco morire, piuttosto che es­sere messa ai ferri. Ma, se mi lasceranno andare alla Messa, mi toglieranno i ferri, mi metteranno in una prigione sopportabile e mi faranno custo­dire da una donna, sarò obbediente, e farò quello che vorrà la Chiesa.

Il Vescovo                    - Dopo giovedì, avete ancora udito le vostre voci?

Giovanna                      - Sì.

Il Vescovo                    - Che vi hanno detto?

Giovanna                      - Mi hanno detto che Dio mi ha in­viato attraverso le sue Sante Caterina e Marghe­rita la sua grande misericordia, per il tradimento che ho accettato, facendo abiura e rinunzia per salvare la vita; e che mi dannavo per salvare la vita. Prima di giovedì le voci mi avevano predetto ciò che avrei fatto in quel giorno. Le voci mi dis­sero, quando ero sul patibolo davanti al popolo, di rispondere con ardore a quel predicatore; era un falso predicatore, mi ha accusato di parecchie cose che non avevo fatto. Se dicessi di non essere stata inviata da Dio, sarei dannata. E' proprio vero che Dio mi ha inviata. Le voci mi hanno detto che avevo commesso grande peccato nel confes­sare, come ho fatto, che non ho agito bene. Per paura del fuoco ho parlato e ritirato ciò che avevo detto.

Il Vescovo                    - Credete che le vostre voci siano quelle di Santa Caterina e Santa Margherita1?

Giovanna                      - Sì, e quella di Dio!

Il Vescovo                    - Ma sul patibolo, dinanzi a noi, ai giudici e a tutti, davanti al popolo, avete con­fessato di esservi vantata falsamente che le vostre voci erano quelle delle Sante Caterina e Mar­gherita.

Giovanna                      - Non avevo intenzione di fare o di dire così. Non ho affatto detto o voluto rinnegare che le mie apparizioni fossero Sante Caterina e Margherita. Tutto quello che ho fatto, l'ho fatto per paura del fuoco e non ho ritrattato niente che fosse contrario alla verità. Preferisco subire tutto in una volta il mio castigo e morire, piuttosto che penare più a lungo in prigione. Non ho dunque commesso niente contro Dio o la fede, qualunque cosa mi abbiano fatto rinnegare. Quanto stava nella formula dell'abiura, io non lo comprendevo. Ho appena detto che non avevo intenzione di ritrattare niente, se non cosa che piacesse a No­stro Signore. Se i giudici lo vogliono, riprenderò gli abiti da donna, ma non farò altro.

Il Vescovo                    - Siete dunque eretica, ostinata e recidiva.

Giovanna                      - Se voi, signori della Chiesa, mi ave­ste condotta e custodita nelle vostre prigioni, tutto questo non mi sarebbe accaduto.

Il Vescovo                    - Ora non ci resta che proseguire secondo il diritto e la ragione.

Il Testimone                  - Dopo che i giudici ebbero ab­bandonata la prigione, il Vescovo disse agli in­glesi che aspettavano fuori:

Il Vescovo                    - Arrivederci! Arrivederci! State di buon umore. E' fatto! Ormai l'abbiamo.

Il Testimone                  - Martedì 29 maggio: i giudici decretarono di trattare Giovanna come recidiva in eresia. Nel frattempo Giovanni Massieu si trovava con Giovanna.

Massieu                         - Perché avete rimesso gli abiti da uomo?

Giovanna                      - Era il giovedì che segue la Pente­coste quando lasciai gli abiti da uomo. L'abito da uomo fu chiuso in un sacco nella stessa camera in cui sono tenuta prigioniera, e restò custodito in quel luogo, nelle mani di cinque inglesi di cui tre stavano di notte nella camera e due fuori sull'uscio. La notte quando sono coricata sono stretta alle gambe da due paia di catene di ferro, e legata molto strettamente con una catena che passando per i piedi del letto è attaccata ad un grosso trave di legno lungo cinque o sei piedi e chiuso col chiavistello, così che non posso mai cambiar posto. Quando venne la domenica mattina, giorno della Trinità, mi dovetti alzare, e chiesi agli inglesi miei custodi: «Toglietemi i ferri, così potrò al­zarmi ». Allora uno degli inglesi mi tolse i vestiti da donna che avevo indosso, vuotarono il sacco in cui era chiuso l'abito da uomo, me lo gettarono addosso dicendomi: «Alzati!», e nascosero l'abito da donna in questo sacco. Io non indossai l'abito da uomo che mi avevano dato, e protestai : « Si­gnori, voi sapete che mi è proibito, non lo voglio prendere». Ma non vollero consegnarmene un altro, tanto che questa discussione durò fino a mez­zogiorno. Infine, per necessità corporali fui costretta ad uscir fuori ed a mettermi questo vestito. Al mio ritorno non vollero consegnarmene un altro, nono­stante le mie suppliche.

Il Testimone                  - La citazione fu fatta a Giovan­na il mercoledì mattina 30 maggio. Il frate Martino Ladvenu fu inviato dal Vescovo col frate Gio­vanni Toutmouillé per ammonire la condannata e prepararla alla morte.

Ladvenu                        - Monsignore il Vescovo di Beauvais ci ha inviati per darvi l'annuncio della morte vi­cina, e per indurvi a sincera contrizione e peni­tenza ed anche per udire la vostra confessione.

Giovanna                      - Ahimè! Con quanta crudeltà mi si tratta. Il mio corpo così puro, che non fu mai contaminato, dovrà oggi essere consumato e ridotto in cenere! Ah! preferirei essere decapitata sette volte piuttosto che bruciata così! Ahimè! Se fossi stata nella prigione ecclesiastica a cui mi ero sot­tomessa e fossi stata custodita dalla gente della Chiesa, non dai miei nemici ed avversari, non mi sarebbe capitata una tale sventura. Oh, mi appello a Dio, grande giudice, per i gravi torti che mi vengono fatti.

Il Testimone                  - A questo punto entrarono Pietro Morice e Nicola Loyseleur.

Loyseleur                      - Giovanna, vi ammoniamo per la salvezza dell'anima vostra. E' vero che voi aveste queste voci e queste apparizioni?

Giovanna                      - Sì.

Morice                           - Erano reali queste apparizioni?

Giovanna                      - Sì, e realmente, fossero buoni o cat­tivi spiriti, mi sono apparsi. Io sentivo le voci so­prattutto al crepuscolo quando suonavano le cam­pane; ed anche al mattino quando suonavano le campane. Ho avuto apparizioni a volte in gran numero, e a volte in poco, con piccole manifestazioni.

Uno degli assistenti      - Queste apparizioni e voci provengono da buoni o cattivi spiriti?

Giovanna                      - Me ne appello alla madre Chiesa.

Il Testimone                  - Entrarono il Vescovo ed il Vice-Inquisitore.

Giovanna                      - Vescovo, muoio per voi!

Il Vescovo                    - Ah! Giovanna, abbiate pazienza. Voi morite perché non avete mantenuto ciò che avevate promesso, perché siete tornata al vostro primo errore.

Giovanna                      - Ahimè! se mi aveste mandato nelle prigioni della Chiesa e mi aveste consegnato a custodi ecclesiastici, non avrei disobbedito. Ne siete voi responsabile dinanzi a Dio.

Il Vescovo                    - Orsù, Giovanna, le vostre voci vi dicevano che sareste stata liberata, ed ora vedete quanto vi hanno illusa. Diteci la verità.

Giovanna                      - Mi accorgo proprio che mi hanno ingannata.

Il Vescovo                    - Vi siete accorta che queste voci non appartenevano a spiriti buoni e che non provenivano da Dio. Perché , se così fosse stato non vi avrebbero mentito o detto il falso.

Loyseleur                      - Per negare l'errore che avete se­minato nel popolo, dovreste confessare pubblica­mente di essere stata ingannata e di avere ingan­nato il popolo. Avendo prestato fede a simili rive­lazioni ed avendo esortato il popolo a credervi, dovreste umilmente chiederne perdono.

Giovanna                      - Lo farò volentieri, ma non mi illudo di ricordarmene quando ce ne sarà bisogno, quando sarò di fronte al giudizio pubblico.

Il Testimone                  - Dopo questo Giovanna restò sola con Martin Ladvenu, a cui si confessò e chiese la comunione. Il Vescovo fu informato di questa ri­chiesta e dette la seguente risposta:

Il Vescovo                    - Dite a frate Martino di conce­derle il sacramento dell'Eucaristia e tutto quello che chiederà.

Il Testimone                  - Giovanni Massieu tornò e tra­smise l'ordine a Martin Ladvenu. Un certo mae­stro Pietro portò quindi il corpo di Cristo in modo molto irriverente, senza ostensorio, senza stola, po­sato semplicemente sulla patena del calice e rico­perto di lino. Frate Martin, malcontento, mandò a cercare un ostensorio ed una stola. Al momento di darle la Comunione, frate Martin tenendo l'ostia consacrata fra le dita disse a Giovanna:

Ladvenu                        - Credete che questo sia il corpo di Cristo?

Giovanna                      - Sì, ed il solo che mi possa liberare. Chiedo che mi sia concesso.

Il Testimone                  - Secondo la testimonianza di Lad­venu, Giovanna ricevette la Comunione con grande devozione, molte lacrime e grande umiltà. Ad un certo momento di quella stessa mattina, non si sa quale, chiese al maestro Pietro Morice:

Giovanna                      - Maestro Pietro, dove sarò stasera?

Morice                           - Non avete speranza nella bontà del Si­gnore?

Giovanna                      - Sì. Con l'aiuto di Dio sarò in Pa­radiso.

Il Testimone                  - Alle otto Giovanna fu vestita con una tunica di tela grezza e solforata, ed in te­sta le fu posta una mitria su cui era scritto « ere­tica, recidiva, apostata, idolatra». La fecero salire sulla carretta del carnefice Thierrache, ed arrivò sulla piazza del Mercato Vecchio di Rouen, dove si era raccolta una folla enorme. La misero sul pa­tibolo. Di fronte a lei si elevava il rogo che era molto alto, in modo che il carnefice non potesse raggiungere l'accusata ed accorciare le sue soffe­renze, come d'abitudine. Il Clero era riunito su di una tribuna ed i giudici civili su di un'altra. Maestro Nicola Midi, illustre dottore in teologia, pre­dicò su questo tema « Se un membro soffre, tutti gli altri soffrono con lui » (San Paolo ai Corinzi, I). Concluse con la formula d'uso:

Midi                              - Giovanna, va in pace, la Chiesa non può più difenderti e ti rimette al braccio secolare.

Il Vescovo                    - Noi esortiamo Giovanna a pensare alla salvezza dell'anima sua, alle sue cattive azioni, facendo penitenza con vera contrizione. Noi la esor­tiamo ad aver fiducia nel consiglio del Clero e de­gli uomini illustri che l'ammaestrano e la istrui­scono su quel che riguarda la sua salvezza, e spe­cialmente nel consiglio dei due venerabili fratelli predicatori che sono accanto a lei e che le abbiamo concesso per istruirla senza sosta e prodigarle col loro zelo salutare ammonimenti e consigli.

Giovanna                      - Trinità benedetta! Benedetta gloriosa Vergine Maria! Benedetti Santi del Paradiso! Santa Caterina! Santa Margherita! San Michele! San Ga­briele! San Dionigi! Ah! Rouen, Rouen, sarai tu la mia tomba! Rouen! Rouen! Dovrò morire qui? Chiedo grazia molto umilmente ad ogni sorta di gente, di qualsiasi stato e condizione, tanto a quelli del mio partito che agli altri. Chiedo perdono agli inglesi ed ai borgognoni per quanti di loro ho fatti uccidere e messo in fuga e per aver loro cau­sato tanto danno. Chiedo a tutti i sacerdoti pre­senti che ognuno di loro mi consacri una Messa.

Il Testimone                  - Attorno a lei tutta la folla pian­geva. Solo qualche inglese tentava di deriderla. Lo stesso Clero che la condannava, non risparmiava le sue inutili lacrime. Poi il Vescovo si decise a leg­gere la sentenza:

Il Vescovo                    - Noi ti dichiariamo ricaduta nei tuoi antichi errori, e dichiariamo che, come membro infetto, per non contagiare anche gli altri membri, devi venire respinta dall'unità della Chiesa, tolta dal suo corpo, consegnata al potere secolare, e ti respingiamo e ti abbandoniamo, pregando tuttavia questo stesso potere secolare di modificare la sua decisione verso di te, al di qua della morte e della mutilazione delle membra; e se apparissero in te dei segni di vera penitenza, che ti venga sommi­nistrato il sacramento della penitenza.

Giovanna                      - Raccomando la mia anima a Dio, alla Beata Maria, a tutti i Santi. Li imploro, chiedo per­dono ai giudici, agli inglesi, al Re di Francia, a tutti i principi del mio Regno. Non sono mai stata indotta dal mio Re a fare ciò che ho fatto sia in bene che in male. Chiedo la Croce.

Il Testimone                  - Un inglese presente le conse­gnò una piccola croce di legno, che preparò con la cima di un bastone. Ella la ricevette devotamente e la baciò prorompendo in lamenti pietosi ed escla­mazioni di riconoscenza a Dio, che aveva sofferto sulla Croce per la nostra redenzione. Si pose la piccola croce in seno, fra la carne ed i vestiti.

Giovanna                      - Vi supplico umilmente di recarvi nella Chiesa più vicina e di portarmi la Croce per te­nerla alta davanti ai miei occhi, fino al passo mor­tale, perché la Croce su cui fu trafitto Gesù sia nella mia vita continuamente davanti ai miei occhi.

Il Testimone                  - Massieu fece recare la croce dal chierico della parrocchia di S. Salvatore. Giovanna la abbracciò a lungo molto strettamente e la tenne finché fu legata al palo.

Giovanna                      - Mi raccomando a Dio, al Beato Mi­chele, alla Beata Caterina, a tutti i Santi. Saluto tutti coloro che sono presenti.

Il Testimone                  - Mentre Massieu tentava di con­solarla, gli inglesi si impazientivano; uno di loro gridò: «Ci farete fare la cena qui?». Fecero scen­dere Giovanna dal patibolo per condurla dinanzi al Governatore che solo aveva il potere di condan­narla. Ma egli non si prese questa briga e nessuna sentenza legale fu pronunziata contro Giovanna. Il Governatore            - Portatela sul rogo! Portatela sul rogo! Carnefice, fai il tuo dovere!

Il Testimone                  - Condussero Giovanna al rogo, mentre continuava ad invocare i Santi e le Sante.

Giovanna                      - Ah! Rouen, come temo che tu non debba soffrire per la mia morte!

Il Testimone                  - Il carnefice la legò al palo. Fu appiccato il fuoco. Preoccupata per i due frati pre­dicatori, li pregò di allontanarsi.

Giovanna                      - Scendete e tenete alta la Croce del Signore così che io possa vederla sempre. Dell'ac­qua benedetta! Gesù! Gesù! Gesù! Gesù! Gesù! Gesù! Gesù! Le mie voci venivano da Dio. Tutto quello che ho fatto, l'ho fatto per volere di Dio! No, le mie voci non mi hanno ingannata. Le rive­lazioni che ho avute venivano da Dio! (Con voce molto forte) Gesù!

Il Testimone                  - Si sa che il carnefice non riuscì a ridurre in cenere il cuore di Giovanna, che venne gettato nella Senna con il resto. La popolazione mormorava ch'era stata compiuta una grande ingiu­stizia e Giovanni Tressart, segretario del Re d'In­ghilterra, esprimeva l'opinione generale tornando dal luogo del supplizio:

Tressart                         - Siamo tutti perduti! Abbiamo sup­pliziato una santa! Vorrei che la mia anima si tro­vasse dove io credo che sia l'anima di quella donna!

FINE