Profumo da barbiere

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PROFUM DA BARBER

PARFUMO DA BARBIERE

(commedia in tre atti di Maria Gabriella Bonazzi N. di posizione SIAE 216769)

Versione in italiano di “Parfum ‘d barber

A T T O   P R I M O

La scena: un negozio da barbiere e parrucchiera. In scena: Mario che sta pettinando una cliente, Sansone che legge un giornale, Cristina, Teresa, Rosina sotto al casco e Simone al telefono.

SIMONE:       Se ti voglio bene? Ma certamente….(breve pausa) Cosa dici, Silvia?…. Un bene grosso come una balena?… Forse di più (breve pausa). Cosa vorresti  dire : se ti voglio bene come tutto il mondo ? No, quello è troppo. Ma cosa fai piangi? Piagnucolona … taci,su,dai ci vediamo stasera  (Appoggia stizzito la cornetta). Che cosa ci faccio io alle donne per meritarmi tutte queste torture… Mha….

MARIO:          Avrai le virtù nascoste come tuo padre!!

SANSONE:   Sarà piacentissimo come me!…

A parte la Gazzetta e la Voce gli altri giornali voi li fate stagionare come i salumi. Guardate questo, ha già tre mesi di vita.  Questo adirittura è dell’annno scorso! (solleva il giornale PlayBoy)

TERESA:       Per le belle robe che ci  sono su quei  giornalacci lì… Quelle lì…. le donne nude, sono sempre uguali: facce da oche e chiappe al vento.

SANSONE:   Avranno delle facce da och … ma hanno delle chiappe molto, molto ma molto intelligenti!

MARIO:          Per quel bel cliente che sei…  vieni tutti i giorni a scroccare i giornali e non consumi  mai niente.

SANSONE:   Non consumo niente? Cosa vorresti dire ?

SIMONE:       Mio padre  vole dire che vieni tutti i giorni a scroccare i giornali e  non ti fai fare mai nè  barba né capelli.

MARIO:          Io non  capisco che cosa vieni a fare!

SANSONE:   Caspita  a casa mi  dicono sempre: “Ma va dal barbiere”… E io vengo!

SIMONE:       Ma non c’è nessuno che ti dice di farti tosare!?

SANSONE    No, alle mie donne piaccio così E poi io sono Sansone e la mia  forza c’è l’ho tutta nei capelli!

MARIO:          No, la tua forza stà nella  faccia di bronzo che ti ritrovi!

SIMONE:       Certo che tu Sansone, non fai una gran pubblicità alla nostra bottega.

SANSONE:   Ma va là… tu non lo sai il “tiraggio” che ho presso le vostre clienti!

ROSINA:        (Da sotto il casco). Son cotta?

SIMONE:       No, è presto.

MARIO:          (Rivolto alla signora Cristina) La signora è servita! Signora Cristina le ho tolto dieci ani, dieci anni in meno.

CRISTINA:    (Si pavoneggia) E vero! Chissà coma sarà contento mio marìto. Stamattina m’ha detto “La faccia, quella non puoi cambiarla, ma almeno fatti sistemare i capelli”.

MARIO:          Dieci anni di meno: ventimila lire.

SANSONE:   Ventimila in meno!

CRISTINA:    E’ un periodo questo, che mio marito mi trascura.

TERESA:       Hai voluto il marito giovane?

CRISTINA:    Certamente!

TERESA:       Hai voluto il marito bello?

CRISTINA:    Certamente!

TERESA:       Allora paga!

CRISTINA:    Cosa vorresti dire….. paga?

TERESA:       Le cose belle  costano  e beati quelli che possono  permettersele.

CRISTINA:    Vorresti dire che mi sono comperata il marito? L’amore si compera solo con l’amore.

TERESA:       Delle volte con l’amore dei soldi….

MARIO:          A proposito: ventimimila!

CRISTINA:    (Si appresta a pagare): Brutta perpetua!

TERESA:       Befana…

CRISTINA:    Zitella acidosa. (Dopo aver pagato si appresta a uscire, ma sull’uscio incontra il marito Leone)

LEONE:         Sei qui Cristina?

CRISTINA:    Sì, Leone, son quì tutta par te.

LEONE:         (tra i denti) E’ quello lì il mio problema!

CRISTINA:    Noti qualcosa di nuovo?

LEONE          (Si guarda intorno) Dove?… E’ cambiato l’arredamento del negozio?

CRISTINA:    Ma no, in me!

LEONE:         Le scarpe!

CRISTINA:    Ma no.

LEONE:         Ho capìto…. la borsetta!

CRISTINA:    Ma no… ma no… i capelli!

LEONE:         I capelli? Ma cos’hannno i capelli?

CRISTINA:    Ma come… prima avevo  lo scignon  e adesso ho la garson.

LEONE:         Davvero ? Non avevo notato. Adesso però è meglio che tu vada  casa di corsa. La tua mammina ha bisogno urgente di te…

CRISTINA:    Che cosa è successo alla mia mammina, stà male ?

LEONE:         La cara vecchietta  se l’è fatta addosso e dato che  l’ha fatta alquanto morbidina, è meglio che tu corra prima che la mercanzia vaghi per tutta la casa….

CRISTINA:    Povera me… (esce correndo)

SANSONE:   Leone caro, mi hanno detto che la tua mogliettina t’ha regalato una spaider  nuova di fabbrica: è vero?

LEONE:         Almeno qualcosa di nuovo me lo merito no? La moglie vecchia, la suocera stravecchia e di contorno una zia che sembra la bestia che mangia le galline.

SIMONE:       Ma guardia che non te l’ha ordinato il dottore di sposare una zitella stagionata!

LEONE:         Quello era stato un periodo terribile: la morosa mi aveva scaricato, avevo perso il lavoro, ero pieno di debiti e al momento mi sembrava un bel matrimonio.

SANSONE:   Il matrimonio poteva anche sembrarti bello, ma era la moglie che era vecchia e racchia.

LEONE:         (esce e rientra con una valigia) Posso lasciare qui questa valigia?

La  vengo  a ritirare più tardi. Ci sono dentro le matonelle del bagno devo andarle a cambiare in fabbrica (esce senza attendere risposta).

TERESA:       Delle matonelle in una valigia? La cosa mi puzza.

SANSONE:   Mah… Mistero! (fa per prendere in mano la valigia e Mario gliela strappa)

MARIO:          Giù le mani !

TERESA:       Il bel Leone poverino e pieno di amanti!

MARIO:          (l’interrompe) Signora  Teresa, come mai che sua nipote non è ancora venuta a bottega a lavorare?

TERESA:       La Desi?… E’ andata a fare una commisione per l’arciprete ma dovrebbe arrivare a momenti, si sarà persa per strada  a limonare con qualche filarino. Ma è così svampita…!

MARIO:          Ma no, è  una  così brava ragazza, poverina!

TERESA:       Poverina?

MARIO:          Certo…  abbandonata appena nata sui gradini della chiesa …

TERESA:       Però ha avuto la fortuna di trovare due bravi giovani che l’hanno adottata !

SIMONE:       Poi sono emigrati in Australia e non si son più fatti vedere!

TERESA:       Però ha avuto la fotuna di trovare due persone come me e l’arciprete che si  sono prese cura di lei!

SANSONE:   Se questa lei la chiama fortuna….

TERESA        Certo, una donna perfetta come me e un sant’uomo come Don Arturo!

SANSONE    Certo che Don Arturo è santo come lei è perfetta.

 (Entra Desirée e si mette la vestaglia di lavoro con moti stizzosi)

SIMONE:       Sei arrabiata?

DESI:              No! Son stanca della mia vita.

TERESA:       Ma se hai ancora i pannicelli al sole!

SANSONE:   Ma cara, ti stanchi alla svelta!

MARIO:          Ma dai, Desirée, da una spazzata alla bottega per piacere e pensa solo alle cose belle.

 DESI:             Sai che belle cose che mi possono venire in mentre mentre ramazzo la bottega, chissà che ispirazioni stuzzicanti!

TERESA:       Dovresti  ringraziare il Signore sera e mattina par la fortuna che hai avuto.

DESI:              Se non altro ho avuto una madre spiritosa… Peccato che non l’ho conosciuta:  m’ha abbandonada sui gradini della chiesa con un cartello al collo con la scritta  “Mi chiamo Desiderata”. Dico io se quella non era spiritosa, certamente era un campione di falsità!

TERESA:       Però hai trovato due bravi giovani che ti hanno adottato.

DESI:              Buoni quelli… Mi hanno lasciato il nome Desirè  ma dopo soli  tre mesi sono emigrati in Ausralia e anche loro non si sono mai più fatti vedere.

TERESA:       Siamo  rimasti io e l’arciprete.

DESI:              Bella coppia… siete sempare pronti a farmi lezione. Sono  più le cose che non posso fare che le altre.

TERESA:       La nipote  del prete deve dare sempre il buon esempio.

DESI:              Parchè,altrimenti cosa succede?  Faccio sfigurare la ditta?

TERESA:       (Facendosi il segno di croce) Questa è una bestemmia!

SIMONE:       Dai, Desi, va al bar a predermi un caffè, par piacere.

DESI:              Vado  dalla tettona?

SIMONE:       No, quella  vuole  sempre rifilarti il capuccino! Piuttosto, vai nel bar nuovo,  dove c’è quella signora così gentile.

SANSONE:   ... e bella, il che non  guasta mai.

SIMONE:       (Rivolto a Desi) Le dici che è per me… .Le dici che lo voglio dolce…..e le dici anche lo voglio forte... e le dici….

DESI:              (Interrompendolo stizzita) Qui ci sono i soldi e quello che le devi dire alla bella barista lo fai tu, che la Desi, la ruffiana non la fa per nessuno

(Entra Giovanna)

GIOVANNA: (rivolta a Mario) Sono venuta per prendere un appumtamento e intanto ho pensato di  portare un caffè.

MARIO:          Grazie, signora Giovanna (S’appresta a bere il caffè ma Simone glielo toglie di mano)

SIMONE:       Grazie, ma come ha fatto a indovinare la mia voglia di caffè?

GIOVANNA: (Lo ignora) Avete tempo oggi per farmi una pettinatina. Sono così in disordine  

(Simone posa prontamente la tazzina per apprestarsi a consultare l’agenda degli appuntamenti e altrettanto prontamente Sansone ne approfitta per bersi il caffè).

SANSONE:   Che buono, delizioso!

MARIO:          E poi è gratis!

SIMONE:       Va bene  entro le sei? Dopo avrei un impegno.

GIOVANNA:  Io ho tempo solo dopo  le sette.

MARIO:          Anch’io.

GIOVANNA: (Rivolta a Mario) Allora ci vediamo alle sette. Le porto un altro caffè?

MARIO:          No grazie, è abbastanza che porti la testa.

GIOVANNA: Oh, quela ce l’ho sempre ben attaccata al collo.

SIMONE:      Lo so, purtroppo… è par quello che la fa perdere e agli altri.

GIOVANNA: Lei ha sempre voglia di scherzare, Simone.

SIMONE:       Perchè non ci diamo del tu  signora Giovanna? Vuole tenere le distanze?

GIOVANNA: Bravo… Hai capito! Voglio tenere le distanze!

SIMONE:       Ma lei, signora Giovanna, non è una donna…: è un gelato! (Giovanna l’ignora).

GIOVANNA: A stasera, signor Mario (gli dà la mano sussurrando)  porto la testa.

MARIO:          (A bassa voce baciandole la mano) Anche tutto il resto.

(Giovanna esce)

SANSONE:   Par me la signora Giovanna è come il gelato che fanno i cinesi: il gelato fritto.

(Giovanna rientra per riprendersi il vassoio dimenticato)

GIOVANNA: Se sento ancora delle sciocchezze del genere  c’è  qualcun altro qui che finisce fritto  in padella.

(Esce Giovanna)

MARIO:          Un po di  rispetto!

DESI:              Signor qui, signor là …. certe arie: fosse bella almeno!

SIMONE:       Tutta invidia... sei  gelosa!

DESI:              Ma di chi, di  te? Non ti vorrei nemmeno se fossi incartato nella stagnola dei ciocolattini.

SANSONE:   Chi disprezza compera.

MARIO:          Non ascoltare cara, spazza  per terra, che è meglio.

DESI:              Anche questo qui, sempre la stessa musica:  spazza par terra, raccogli lo sporco... Non vedo l’ora che arrivi l’autunno per tornare a scuola!

TERESA:       E’ solo per il tuo bene: intanto sei via dalla strada e in più prendi anche qualche mancia.

DESI:              Non capisco perché per il mio bene devo sempre fare cose che non mi piacciono… Andar in discotec o magari al mare (ch’e non l’ho mai visto!); trovarsi il moroso… ma non son cose per il mio bene……

Ma coma mi piacerebbe qualche volta  fare qualcosa per il mio male!

MARIO:          Dai, Desi, vammi a comperare le sigarette par piacere così cambi aria.

DESI:              Sai che bell’aria che prendo andare dal tabacchaio? (Esce per rientrare subito dopo). Guardate che stà arrivando il signor arciprete: nascondete almeno quei girnalacci lì.

TERESA:       (Rivolta a Sansone che indossa la maglietta con l’immagine di Cè Ghevara) E tu, guarda che maglia che indossi, robe da scomunica!

SANSONE:   Che male c’è, tutti lo sanno che son sempre stato di sinistra.

(Entra don Arturo)

TERESA:       Don Arturo, ho finìto. Vado subito in canonica.

(Teresa esce)

Don ARTURO E’ inutile  che nascondiate  le riviste porno… e poi quelle lì sono vecchie come il cucco .

MARIO:          Don Arturo, barba e capelli?

Don ARTURO: Nessuno dei due, volevo solo fare due chiacchiere.

MARIO:          Anche questo è un altro cliente come Sansone.

SIMONE:       Parchè, don, non si una bella  messa in piega?

Don ARTURO: Parchè non ti fai tu, una bella‘ tinturina bionda?! (Don Arturo è molto teso)

MARIO:          Com’è  teso don Arturo! Come mai è così agitato?

Don ARTURO: Per forza domenica ho unito in matrimonio due giovani e dopo mez’ora si erano già separatì.  Non si sono trovati d’accordo sul sermone che avevo scritto per loro, la sposa non ha apprezato la mia predica. E pensare che sono stato sveglio tutta notte par far bela figura....

Alla messa poi, tre vecchiette sorde e i ragazzi dopo la Santa Cresima non li vedi più…

SANSONE:   Se vuole attirare i giovanii, bisogna rimodernarsi. All’oratorio ci vuole un po’ di discoteca, qualche spogliarellino, magari piccolino….

 Don ARTURO: (Avvicinandosi furioso) …E magari una qualche esecuzione capitale! Saprei io a chi tirare il collo….

SANSONE:   Don Artuto… un sant’uomo coma lei! (Don Arturo si calma e tira fuori il rosario; cammina avanti e indietro farfugliando)

Don ARTURO: Vade retro, Satana….

(Nel passeggiare s’imbatte in un uomo che sta entrando. Quello si spaventa)

GREGORIO: Che bel ambientino, stamattina.

MARIO:          Oh… Il nostro  rappresentante preferito!

SIMONE:       Le ultime novità?

GREGORIO: Ho un profumo… ma un profumo…che attira le donne come le api al miele. Cadono come le mosche! (Sansone e gli altri annusano)

SANSONE:   Accidenti, come è forte! Capisco parchè le donne cadono come le mosche: sembra proprio diditì!

MARIO:          Che odore da barbere!

GREGORIO: Parchè tu cosa sei? Un barbiere! Non vorrai vendere un profumo da geometra! 

SIMONE:       Non hai qualcosa di più delicato?  

(Gregorio apre la giacca e mostra tutta una serie di articoli ben disposti in tasche interne. Estrae alcuni flaconi)

GREGORIO: Abbiamo tutta una vasta gamma di essenze: dal bergamotto al citrato….

SANSONE:   (Annusando) … all’acido fenico

(Gregorio gli toglie di mano la boccetta e gli misura un ceffone)

GREGORIO: Sentìte le novità: brughiera selvaggia, notti peccaminose… Don Arturo, cosa le dò?

Don ARTURO: Ti darei io quacosa di buono. Ti darei l’olio Santo…!

GREGORIO: Don Arturo… comè permaloso! Volevo solo scherzare, ma stia attento che ieri ho venduto un flacone di questi alla perpetua.

Don ARTURO: Dovevo immaginarlo che la Teresa fosse una tua cliente. Con quell’odoraccio che ha sempre addosso.

 SIMONE:      Si potrebbe avere un anellino per pochi soldi?

 (Rientra Desi mentre Gregorio tira fuori da una tasca interna un anello che pulisce sulla manica della giacca)

GREGORIO: Oro puro del Giappone con brillanti di fiume incastronati a mano.

(Desi lo prende in mano)

DESI:              Oro del guappone con fondi di bicchiere incollati malamente!

MARIO:          Cosa te ne fai di un anello del genere? Se vuoi fare un regalo alla tua morosa faglielo bello… e sposati che è ora! Sono quasi quindici anni ch’è morta la mamma e incomincio a essere stanco di farti da balia!

SIMONE:       Ma papà, non mi pare di darti da fare più di tanto. Presto poi, verrà la zia ad abitare con noi e ci darà una mano… E poi, lo sai che per sposarsi e morire c’è sempre tempo.

MARIO:          Ma il proverbo non era: per pagare e morire c’è sepre tempo?

SIMONE:       Il tuo proverbio sarà così, ma al mio è differente.

GREGORIO: Allora? Guada che meraviglia, cinquemila lire.

SIMONE:       Dunque, la Silvia, la Pierina, la Sonia e la Loredana. Quattro!

SANSONE:   Ma cosa te ne fai diquattro anelli?

SIMONE:       Vedi, non voglio fare nessuna differenza  con le mie donne. Le tratto tutte

                        alla stessa maniera.

DESI:              Ma cosa te ne fai di quattro morose, una collezione?

SIMONE:       Come sei curiosa! Sono troppo sensibile e non riesco a dir di no a nessuna. Se vuoi puoi metterti in lista anche tu….

DESI:              No, caro. In quel  menù lì non ci sarò mai….: bambolotto!

SIMONE:       Della  Silvia mi  piasce il viso, della Loredana le rotondità, della Pierina la simpatia, della Sonia il temperamento.

GREGORIO: Ma tu cerchi una donna o ambisci ad avere un pasol?

SIMONE:       Ci sarebbe una donna che mi  soddisfa in tutto: la signora Giovanna.

MARIO:          (Prontamente) Quella lì è meglio che te la dimentichi subito.

SIMONE:       Ma parchè?

MARIO:          Ma parchè… perchè… è…è... è più vecchia di te.

SIMONE:       Come?

DESI:              Tuo padre vuole dirti che la signora Giovanna è più adatta a lui che  a te salame!

SIMONE:       Ma va là,  tu Desi  non sai neppure ciò che dici.

DESI:            La Desi non sarà una furbona ma sa sempre benissimo ciò che dice.

ROSINA:        (sempre da sotto al casco) Son cotta?

MARIO:          No, è presto.

ROSINA:        Ho capito, ho capito.

(Entra Leone)

LEONE:         Gente sono venuto a ritirare la mia valigia,  Vado, vado!

(Esce frettolosamente. Don Arturo lo segue sulla porta)

Don ARTURO: Che fretta! E’ partìito su una spaider decapotabile insieme alla titolare della stireria . Ma sono partiti a tutta velocità . Che  stesse male, la stiratrice? Che Leone l’abbia portata al pronto soccorso?

MARIO:          No, è andato a cambiare  le matonelle del bagno.

SIMONE:       Ma sei  proprio ingenuo, papà.

MARIO:          Ora sono vecchio, ora sono ingenuo.

(Entra Mara)

MARA:           Ciao Mario, ciao tesor. (Rivolta a Simone)

SIMONE:       Ciao zia, Che piacere averti qui  con noialtri.

MARA:           Provisoriamente. Appena riesco ad accalappiare all’amo qualche pesciolino,

                        ti saluto mascherina.

MARIO:          Tu hai sempre voglia di scherzare sorellina !

MARA:           Non tanto caro.

MARIO:          Intanto  sei qui   e tu non sai  che sollievo  sia par me avere una donna in casa.

GREGORIO: E che donna!

SIMONE:       Siediti qui.

MARA:           No, vado subito in casa. Qui ci sono delle facce che non mi piacciono per niente .

DESI:              (Ironica) Simpatica.

GREGORIO: Che temperamento…. è un vulcano. Chi è questa bella sirena?

MARIO:          Mia sorella. E’ vedova da poco ed è venuta ad abitare con noi.

GREGORIO: (La segue sulla porta) Gentile signora, gradirei fare la sua conoscenza.

MARA:           (Mette la testa fuori dalla porta) Io no, babbeo (Gli sbatte la porta in faccia)

GREGORIO: Che temperamento... che botta sul naso. Mi gira la testa!

Don ARTUTO: Bene io vado.  Desi,hai messo a posto le candele?

DESI:              Certo, don.

(Esce don Arturo e rientra subito con Cristina)

CRISTINA:    Leone! Avete visto il mio... il mio bel Leone?

SANSONE:   E’ andato via da poco.  Ho idea che abbia portato la stiratrice all’ospedale.

SIMONE:       Io invece ho idea che l’abbia portata a cambiare le matonelle del bagno.

CRISTINA:    Povera me è scappato  è  fuggito, mi ha lasciato! M’ha portato via i gioielli, l’argenteria, due quadri di valore… Oh... Leone... anche un milione: il mio Leone, il mio milione.

Don ARTURO: Coraggio, Cristina, non si può mai sapere.

 (Entra Teresa trafelata)

TERESA:       Mi rincresce tanto dirtelo, ma il tuo Leone è scappato con la stiratrice!

Pensa, quella malafemmina s’è portata via pure la stirella, suo marito è disperato!

GREGORIO: Par via della stirella?

TERESA:       Anche.

SANSONE:   Ma lei, come fà  a saperlo, Teresa?

TERESA        Certe voci.

MARIO:          Par me questa qui è peggio della Cia.

ROSINA:        Adesso, cotta o non cotta, vengo fuori. Voialtri avete l’intenzione di incendiarmi il cervello.

GREGORIO: Ma sapete che venire in questa bottega è meglio che andare al cinema!

La scena piomba al buio. Escono tutti e rimane solo Mario. Guarda l’orologio: le sette. Giovanna entra e gli tappa gli occhi con la mano. Mario le prende la mano e ne bacia il palmo.

MARIO:          Giovanna, t’ aspetavo.

GIOVANNA: Bugiardo, sono io che ti aspetto!

MARIO:          Giovanna, cara, aspettiamo tutti e due. Lo sai anche tu che devo trovare il momento  giusto per parlare a Simone, e non è facile.

GIOVANNA: Ma dai... non so che paura tu debba avere, Simone non è più un bambino!

MARIO:          Bisogna trovare le parole giuste. Sono quindicianni che sono vedovo e siamo sempre stati solo noi due.

GIOVANNA: Appunto, è già passato  fin troppo tempo.

MARIO:          Temo purtoppo che ci sia una complicazione. Credo che si stia innamorando di te. Del resto è così facile volerti bene !

GIOVANNA: Ma va là, Mario. Simone ha dieci anni meno di me. Gli piaccio soltanto perché non gli do corda. La Desi sarebbe più adatta a lui, è così carina!

MARIO:          Hai ragione. Anche a me piace quella ragazzina, è così sincera.Purtroppo però lui non la vede neppure.

GIOVANNA:  Darò io qualche consiglio alla Desi, ma tu svegliati perché  ogni giorno perso non ritona più!

MARIO:          Credimi Giovanna, ho avuto un letargo tanto lungo che non so più come si fà ad aprire gli occhi.

GIOVANNA: Svegliati che è ora!

F I N E   A T T O   P R I M O

A T T O   S E C O N D O

Mario fa la barba a Sansone a tempo di musica. Rosina sotto il casco. Simone sta togliendo i bigodini a Cristina.

SANSONE:   E allora, signora Cristina, ha avuto notizie dal suo Leone?

CRISTINA:    No purtroppo. Non è neppure venuto al funerale di mia madre e di mia zia...  Due disgrazie in tre mesi.

MARIO:          E lui?

CRISTINA:    Solo un telegramma: desolato non sia accaduto prima, condoglianze.

SIMONE:       Che disgraziato!

CRISTINA:    Lui? Io sono disgrasiata! Era come un figlio per me.

SANSONE:   E mi dica signora Cristina, è vero che alla morte di sua madre ha trovato   una valigia piena di soldi nascosta nell’armadio?

CRISTINA:    Esagerti... Be, ma la gente... Per esagerare è a nozze! Una valigia...! Era una borsa!

SANSONE:   E’ vera che conteneva ben 50.000 milioni in tagli da 1000 l’uno?

CRISTINA:    Esagerati... Bene, ma la gente! Si trattava soltanto di 45.000 milioni in tagli da cinqueI

SIMONE:       Però, una bella mancia!

CRISTINA:    I suoi risparmi, poverina. Non si fidava delle banche! E pensare che il mio Leone  li ha cercati così tanto, e li avevamo praticamente davanti agli occhi.

SANSONE:   Che peccato…

(Entra Desi)

MARIO:          Come mai sei venuta a lavorare anche oggi che sarebbe la tua giornata di riposo?

DESI:              Sono scappata dalla canonica. E’ sucessa una tragedia. E’ arrivata  la notizia ch’è morta una suora... Ben... don Arturo m’ha abbracciata, la Teresa lo stesso. Sembravano due isterici. Stavo mettendo a posto le candele e mi sono cadute tutte per terra. Sono scapata via: avevo paura!

MARIO:          (Turbato) Coma si chiamava questa suora?

DESI:              Anna... Anita... un nome così!

MARIO:          Agnese, forse?

DESI:              Sì, sì, Agnese! Lei l’ha conosciuta signor Mario?

MARIO:          Oh si! Se la ricorda signora Cristina, Agnese quella bella ragazza?

CRISTINA:    L’Agnese... Come potrei mai averla dimenticata la più bella persona che ho conosciuto, appena dopo il mio Leone naturalmente! Era la morosa dal fratello di Don Arturo, quello che è perito in un incidente con la moto tanti anni fa.

MARIO:          E’ stato per questa regione che lei si è fatta suora di clausura, non poteva più vevere senza di lui!,

SANSONE:   Che storia romantica!

DESI:              Cose d’altri tempi. Però m’ha impressionato don Arturo: non l’ho mai visto così sconvolto…veramento non l’ho mai visto sconvolto.

SIMONE:       In fondo è un uomo anche lui.

DESI:              Può darsi. Finora però credevo che fosse un satino del lunario. A dire il vero, più lunario che santino (Desi si appresta a pettinare Cristina)

CRISTINA:    Certo che è una storia romantica: l’Agnese con Cornelio, il fratello del prete.... Però purtroppo lui ha perso la vita a vent’anni. Si diceva pure che lei fosse incinta…

MARIO:          Sigora Cristina, ma noooo...!

CRISTINA:    (Ricordandosi di Desi) Lo dicevano, la gente lo diceva! La gente… ma si sa che la gente ne dice di cose solo per dar aria alla lingua!

(Entra Gregorio)

GREGORIO: Udite, udite, gente in attesa. (Indicando se stesso) Ecco l’evento!

SANSONE:   Stamatina è fuso come il formaggino Mio!

GREGORIO: Stamatina mi sentio bello. Dov’è tua sorella barbiere: quella fata!

SIMONE:       Deve essere in cucina.  Stamattina ha promesso che ci farà il brodo con il manzo e la gallina.

(Entra Mara)

MARA:           Scusate, un informazione il brodo con la carne e la gallina si fa anche con la gallina?

MARIO:          Certo, per forza!

MARA:           Io glielo detto, alla gallina intendo, ma lei non non m’è parsa dello stesso parere. Quando l’ho presa per tirarle il collo m’ha guardato con due occhioni…. Ben… insomma se vuoi il brodo di gallina il collo glielo tiri tu. Io non sono un assassina!

GREGORIO: Brava signora... lei è un’animalista.

MARA:           Animalista sarà lei, brutto villano!

GREGORIO: Ma... bella signora… volevo farle un complimento.

MARA:           Allora vada a darci dell’animalista a qualcun altro!

GREGORIO: Forse è meglio cambiare idioma.

MARA:           Sì, forse è meglio cambiar idiota.

GREGORIO: ‘Se permette mi presento: Gregorio Cirelli, rappresentante (allunga la mano)

MARA            Io sono Mara, sorella del barbiere. Mi son sposata tre volte e ho preso altrettante fregature, adesso prima di dare la mano a qualcuno voglio vedere la sua dichiarazione dei redditi.

MARIO:          Ma cosa dici!

MARA:           Mah! Mi sembrava che costui avesse delle fantasie, eroticho sentimentali.

GREGORIO: Guardi signora che sono una  persona seria.

MARA:           ...In quanto non ride mai. Ma caspita che voglia di ridere vuoi che abbia  uno che si ritrova con una faccia del genere.

SIMONE:       Ma zia insomma…..

GREGORIO: Non preoccuparti, a me piace, è così stuzzicante e sincera!

MARA            Questi sui complimenti non mi fanno n’è caldo e n’è freddo. Eventualmente, verso le otto di stasera, se vol passare, può darsi che si possa combinare quacosa da fare assieme. (Gregorio è visibilemnte sorpreso). Bene io il brodo con la carne e la gallina io lo faccio solo con la carne.

MARIO:          Va bene, va bene, io la gallina non la tocco.

(Mara s’appresta a uscire. Gregorio raccoglie le sue cose).

GREGORIO: Che donna, che donna!

MARA:           (Rientra) Ci vuole anche l’acqua per fare il brodo?

SANSONE:   Certo, sennò le tocca fare il brodo arrosto.

MARA:           Che cosa volete che sappia io, è la prima volta che lo preparo!

SIMONE        La Zia è simpatica, ma come casalinga è una frana. Mi sa che oggi ci toccherà mangiare del carbone  invece dal brodo.

(Entra Giovanna)

GIOVANNA: Sgnor Mario, i miei capelli hanno bisogno d’attenzione sono stanchi d’aspettare.

SANSONE:   Dicono che l’attesa è più dolce dell’amore.

GIOVANNA: Solo quando l’amore è una delusione.

SIMONE:       Quand’è, signora Giovanna, che si decide a darmi  un appuntamento?

GIOVANNA: Quando nevica rosso!

SIMONE:       Cattiva.

GIOVANNA: Potrei essere tua madre. (Rivolta a Mario) Vorrei diventare sua madre.

MARIO:          Cosa posso fare per lei signora Giovanna?

GIOVANNA: Guadarmi bene i capelli!

SIMONE:       Posso guardare io!?

GIOVANNA: No, mi fido solo del titolare.

SANSONE:   E fà bene, signora Giovanna. Il tirolare ha molta più esperienza!

MARIO:          I suoi  capelli sono perfetti (a bassa voce) e anche lei!

(Entra un signore tutto impomatato dall.atteggiamento “equivoco”).

GASTONE:    Buon giovno, coifeuv! Siete in gvado di favmi un capello avvicciolato con viga in pavte?

SANSONE:   Da quale parte?

GASTONE:    Simpatico il giovane.... Tombolotto!

SANSONE:   Tombolotto a chi? Guarda che io sono Sansone!

GASTONE:    Spassosissimo... mi piace l’uomo vude, anche se bassottino.

SANSONE:   Ben, io vado mi sa che questa bottega ha messo su una clientela che mi piace molto poco, io vado.

(Esce Sansone)

GASTONE:    Spevo non alluda a me che m’impevmalosisco immantinente; sa, io sono uno che vuol piaceve.

MARIO:          Ben, coma la voule questa ricciolata?

GASTONE:    Vovvei un bandò da codesta pavte, un ciuffo centvale e due bigodini di tvavevso. Vovvei aveve un’avia scapigliata ma non tvoppo, sbavazzina ma non tvoppo ma molto, molto maliziosa.

MARIO:          Guardi ho capito ma venga un altro giorno  parchè oggi sono in forma ma non troppo, sono paziente ma non troppo e sono tanto tanto stanco.

GASTONE:    Va bene, vado... è già il tevzo quaffeuv, oggi, che mi vimanda... addio (uscendo) che scansafatiche!

DESI:              Signor Mario, non le sembra strano  che don Arturo non abbia neppure una foto di suo fratello in giro? Ha la foto dei suoi genitori ben esposta sulla vetrina ma non quella del fratello?

MARIO:          Non so che cosa dirti Desi; lascia lì di tormentarti cara, stasera chiedi chiarimenti a don Arturo, lui è un prete e le bugie non le puo dire.

DESI:              Mi sa che delle bugie me ne hanno raccontate parecchie quei due lì: lui e la Teresa. (Simone e Giovanna stanno parlottando)

GIOVANNA: (Rivolta a Simone) Parchè non giochi con quelle della tua età? (alludendo a Desi)

SIMONE:       Non ho voglia di giocare, voglio fare sul serio!

MARIO:          Lascia lì d’importunare le clienti.

DESI:              Limone.

ROSINA:        Son pronta?

SIMONE:       Diesci minuti.

ROSINA:        Ma scotta, scotta!  (Simone va ad abbassare il casco. Cristina si appresta a pagare per uscire).

CRISTINA:    Il solito?

MARIO:          Sì, ventimila.

CRISTINA:    Se par caso doveste vedere il mio Leone ditegli che l’aspetto, fedele come Penelope. (Esce)

SIMONE:       Par forza, fedele come Penelope: chi vuoi che se la fili. Aspetta aspetta, il tuo Ulisse è più impegnato a scappare che a tornare.

MARIO:          Non si sa mai, la vita riserva sempre delle sorprese.

(Giovanna si appresta a uscire: è un po’ seccata)

GIOVANNA: Già, le sorprese sono dietro l’angolo.

MARIO:          A più tardi.

GIOVANNA: Chissà, non si sa mai !

(Entra Sansone seguito da Leone)

SIMONE:       Avevi ragione papà, è arrivato Ulisse!

LEONE:         Salve, gente. Novità?

SANSONE:   A regola di come sono stropicciati i pantaloni la love story con la stiratrice dev’esseree già finita.

LEONE:         Già... che vipera! E’ finito l’amore.

SIMONE:       O forse sono finìti i soldini!?

LEONE:         Anche quelli. Però, le donne giovani che esigenti! Certamente le anzianotte sono molo piu generose.

MARIO:          Sei tornato par far tribolare ancora la signora Cristina? (Leone, per tutta risposta, s’inginocchia davanti a Mario)

LEONE:         Sì, sì, no, no. Mi aiuti signor Mario metta una buona parolo con la mia Cristina.

MARIO:          Ma levati da terra  cosa fai, guarda che non sono il bambin Gesù. Prima di tutto voglio sapere se sei pentito sinceramente.

LEONE:         Sì, sì. Son sicuro che la mia Crisitina, se lei mette una buona parola è pronta a perdonarmi.

MARIO:          Lo sai poverina, lei non aspetta altro che perdonarti. Ma siamo sicuri che tu, dopo aver contato i soldi della valigia  non corri appresso alla prima  sottana che passa per strada?

LEONE:         No, no. Son pentito, le donne giovani sono piene di pretese. Invece la mia Cristina è sempre stata una madre per me.

SANSONE:   Parchè allora, invece di maritarla, non hai pensato di farti adottare.

MARIO:          Farò quello che posso, però  lo faccio per la Cristina, non certo per te.

LEONE:         Grazie, grazie. Mi raccomando... al più presto ripasserò.

(Esce. Entra Teresa)

TERESA:       Desi, sei qui?

DESI:              Sei venuta a vedere se ho raccolto le candele che mi son cadute. (Teresa l’ignora).

TERESA:       Signor Mario... la nostra suor Agnese... un colpo al cuore propria davanti all’altare.

MARIO:          Quando vegono quei colpi lì tutti i posti sono buoni.

DESI:              Chi è questa suor Agnese che tutti i conoscono e io ho mai mai sentito nominare.

MARIO:          E’ una persona d’altri tempi.

TERESA:       Soprattutto di un altro mondo .

MARIO:          Adesso è una persona di un altro mondo. Non è ora cara la mia signora Teresa di dire la verità a questa povera ragazza?

TERESA:       Quale verità?

MARIO:          Quela che tutti sanno ma che nessuno, par rispetto ha mai detto.

TERESA:       E se nessuno ha mai parlato, perchè dovrei farlo proprio io che non apro mai bocca!?

DESI:              Insomma, chi era questa Agnese?

TERESA:       Ma la morosa dal fratello dll’arciprete.

DESI:              Parchè don Arturo  m’ ha abbracciato e m’ha detto: povera ragazza! Cosa c’entro io con la suora Agnese che ignoravo persino la sua esistenza? Agnese e Cornelio: che duo!

TERESA:       Non parlare così che è…...

DESI:              Dai, dimmelo ch’è una bestemma. Teresa, ma una buona volta dimmila questa benedetta verità. La suora era mie madre vero? (Teresa tace). Signor Mario?

MARIO:          Non credo di io essre quello che ha il diritto rivelarti la verità, ma di una cosa sono certo, tu hai il diritto di sapere. Poi io non ho fatto il voto del silenzi . Sì, Desi,  hai indovinato Suor Agnese era tua madre.

(Teresa si lascia cadere su una sedia)

DESI:              Non dirmelo: nipote di un prete, per balia una perpetua, mia madre una suora, per padre senz’altro un santo in cielo…: ma allora perchè mi viene voglia di bestemmiare.

TERESA        Desi, cara non fare così.

DESI:              Bugie... bugie... bugie...!

TERESA:       Abbiamo solo taciuto la verità. L’arciprete non poteva tradire il segreto confessionale  e io non potevo tradire l’arciprete.

MARIO:          Dai, Desi era una situazione particolare.

DESI:              Sono tutte situazioni paticolari quando si vuole decidere per gli altri. (s’appresta a uscire)

TERESA:       Dove vai, vieni qui cara ascoltami!

DESI:              Vado via prima che salti fuori che magari il Papa è mio nonno!

SIMONE:       Piccolina dove vai così sconvolta…Però anche tu papà non avevi altro da fare!. (s’avvicina a Desi)

DESI:              Non toccarmi! Guai a chi mi tocca! Mi avete già manipolato abbastanza!  (sulla porta incontra don Arturo)

Don ARTURO: Desi...

DESI:              Brutto prete falso !

(Esce sconvolta seguita da Teresa, don Arturo, Simone e da Mario)

ROSINA:        Son cotta?

(Nessuno risponde. Rosina esce da sotto il casco). Accidenti, son già le otto e mezza. E’ tardi! Vado a casa, verrò domani a pettinarmi.  

(Si spegne la luce e subito si riaccende. Entrano Mara e Gregorio che si rincorrono).

GREGORIO: Dammi un bacio, dolce sirena.

MARA:           Va là, caro, che non sono scema.

GREGORIO: I miei redditi  te li ho fatti vedere dammi almeno la mano!

MARA:           La mano te la do quando voglio io!

GREGORIO: Magliarda!

MARA:           Maiala sarai tu! (e scappa)

GREGORIO: Ma cosa hai capito? Magliarda, sirena, fascinosa...

MARA:           Insomma... cosa vorresti dire... che ti piaccio?

GREGORIO: Finalmente hai capito: ci voleva tanto?

MARA:           Oh... parli troppo difficile! E poi parli troppo e chi parla troppo fa ben poco. Nel pentolino pieno di fumo poca pappa c’è. (Mara corre e lui l’insegue).

GREGORIO: Se  ti prendo…...

MARA:           Se mi prendi è perché mi voglio lasciar prendere.

(Escono rincorrendosi. Entra Mario).

MARIO:          C’è nessuno? Mi senbrava di aver udito delle voci. Ma chissà dove son finiti tutti?. (Entra Desi, spintonata da Simone e seguiti da Giovanna. Desi indossa una succinta minigonna, tacchi a spillo e trucco pesantissimo; mostra un’espressione imbronciata).

MARIO:          Dove siete finiti tutti? E tu Desi che cosa fai conciata così, mi sembri una maschera di carnevale!

DESI:              (ubriaca) Son andata dove ne avevo voglia, vestita come ne avevo voglia e d’ora in avanti ho deciso di fare tutto ciò che che ne ho voglia!

SIMONE:       Questa scema l’abbiamo trovata in discoteca che ballava sul cubo dopo essersi riempita di birra, ubriaca marcia.

GIOVANNA: Per fortuna siama arrivati in tempo. C’erano tre o quattro balordi che la volevano portare fouri. Non so cosa sarebbe potuto accadere.

DESI:              Mi ha mollato due ceffoni Ti odio, Simone!

GIOVANNA: L’odio e l’amore sono vicini di casa specialmente quando si è giovani.

DESI:              Non in quasto caso, non in qesta casa!

MARIO:          Grazie, Giovanna. (Giovanna s’avvicina a Desi)

GIOVANNA: Ti sei calmata un pochino? Posso andare  a prenderti qalcosa di decente da farti indossare?

DESI:              (La bacia) Grazie, sì. Se mi vede don Arturo messa così gli prende un colpo.

(Escono Giovanna e Simone mentre esce)

SIMONE:       Io vado in canonica ad avvisare quei due poveretti, chissà come saranno preoccupati (Rimangono solo Mario e Desi. Questa si mette a piangere; Mario le porge un fazzoletto).

DESI:              Che brutta giornata!

MARIO:          Perché... tu desideravi tanto sapere chi ti aveva messo al mondo, era una suora. E allora? Pensa se fosse stata una donna da marciapiede!?

DESI:              Che discorsi.  Io volevo solo una madre.

MARIO:          E tu l’hai avuta: la Teresa. La Teresa, non è perfetta ma chi può vantarsi di esserlo. Però lei ti ha voluto bene e poi ricordati che sei nata da un grande amore!

DESI:              Com’era mio padre’

MARIO:          Hai presente suo fratello don Arturo?

DESI:              Sì.

MARIO:          Bene, lui era l’opposto, serioso il primo, allegro e vivace l’altro. Aveva così fretta di vivere ch’è ch’è finito contro una pianta, ed è morto. Lui era come una bella canzone.

DESI:              Come, come una canzone?

MARIO:          Sì, come una bella canzone: piaceva a tutti e tutti la cantavano.

DESI:              Da quel che si capisce colei che la cantava a squarciagola era mia madre.

MARIO:          Sì, ed era un duetto perfettto, e siccome in questo mondo di  perfetto non può esistere niente  hai ben visto com’è finita.

DESI:              Da due perfetti è nato uno scampolino come me. A me sarebbe piaciuto avere un padre come lei signor Mario .

MARIO:          Hai avuto Don Arturo e la Teresa.

DESI:              Sì, forse a modo loro mi hanno voluto bene, ma lui è troppo santo e lei troppo pettegola.

MARIO:          Tanta gente non ha avuto neanche questo. E’ ora che incominci ad apprezzare i doni che hai ricevuto.

DESI:              E che doni posseggo?

MARIO:          Due gambe, due braccia, la salute... sei bella e sensibile come l’Agnese, simpatica e vivace come Cornelio... e tutta una vita piena di promesse. Ho capito anche che c’è una certa simpatia per Simone .

DESI:              Spero di avere qualcosa di bello davanti perché quello che mi son lasciata dietro mi ha proprio deluso. Lei, signor Mario, è capace di ballare il valzer?

MARIO:          Oh bella, perché?

DESI:              Perché io  fin da piccolina, sognavo sempre che mio padre m’avrebbe insegnato a ballare il valzer, e don Arturo non è mai stato il tipo. Lui è esperto soltanto di canti Gregoriani.

MARIO:          Se non vuoi altro mettiamo un disco e balliamo. Se le cose vanno come spero con Simone diventerò davvero tuo padre. (Mario accende la radio. Inchinandosi dice) Permette signorina? (Ballano. Desi, sfinita dall’emozione, appoggia il capo sulla spalla del proprio cavaliere. Mario le fa un gesto affettuoso sulla testa. Proprio in quel momento entrano Simone, Teresa e don Arturo che fraintendono l’atteggiamento paterno di Mario. Don Arturo si avvicina a Mario e lo schiaffeggia. Tutti i presenti rimangono sorpresi).

F I N E   A T T O   S E C O N D O

A T T O   T E R Z O

Entra Mara seguita da Gregorio.

GREGORIO: Hai visto che t’ho preso?

MARA:           E io t’ho detto che mi avresti presa soltanto quando io fossi stata contenta di farmi prendere.

GREGORIO: (Sedendosi) Mi hai fatto correre per tutta la notte. Ho dovuto fare il giro della città per dieci volte!

MARA:           Ho messo alla prova la tua volontà.

GREGORIO: Andavamo così forte che sembravamo due deficenti La stradale voleva multarci per eccesso di velocità pedonale.

MARA:           Guada che sono una podista quasi professionista. Ho fatto anche la maratona di Niuiorch con il mio ultimo marito, però lui andava più forte di me. Ed è stato lì ch’è scappàato e non l’ho più visto. Ma non te l’avevo detto?

GREGORIO: No, non me lo avevi detto. Adesso capisco! Mi hai fatto vedere i sorci verdi con la tua velocità!

MARA:           Parchè non sai cosa so fare stando ferma….

GREGORIO: Davvero? Sono molto curioso!

MARA:           Ogni cosa a suo tempo. Adesso, avendo già visto la tua dichiarazione dei redditi potrei al massiimo darti la mano e andare a bere un caffè insieme.

GREGORIO: Ma sì, dai. Avevo proprio bisogno di sgranchirmi un po’ le gambe.

(Escono. Entrano Mario dall’interno e Simone da fuori).

SIMONE:       Papà non hai niente da dirmi?

MARIO:          Riguardo a che cosa?

SIMONE:       Son già quidicianni che sei vedovo e non ni risulta che durante tutto questo tempo tu abbia avuto delle storie e adesso improvvisamente: che cosa è successo?

MARIO:          Vedi  Simone,  in durante questi anni ero diventato come una pianta spoglia, senza foglie con i rami secchi stecchiti ritti così (e fà il gesto). Ho sempre partecipato alla vita degli altri: i miei clienti stavano male? E io stava male con loro, ed ero contento delle loro gioie. Erano come fiocchi di neve che volteggiavano intorno a me senza sfiorarmi. Ma è successo che un giorno un fiocco di neve s’è fermato su uno di quei rami e ho scoperto che la pianta non era morta.  Porca miseria… Ti assicuro che la pianta non era morta!

SIMONE:       E per accorgerti che la tua pianta non era morta avevi proprio bisogno del mio fiocco di neve!

MARIO:          La tua è solo un infatuazione! Solo l’età..!.

SIMONE:       Proprio l’età, dico io!  La Desi è una bambina

(Entra don Arturo)

MARIO:          La Desi?

(Entra anche Teresa)

MARIO           Proprio lei don Arturo: che ceffone che m’ha  mollato ieri sera! E non ne capisco la ragione. Quel che ho detto alla Desi per sua madre, una volta o l’altra era destinata a saperlo.

Don ARTURO: Prima di tutto Mario, sono venuto a scusarami del mio comportamento e poi... (va sulla porta e chiama) Vieni, Desi.

(Entrano Sansone e poi Desi).

Don ARTURO: Eccola, la nostra Desi; è an po’ giovane, ma in fondo lei, Mario è una brava persona e, se proprio avete deciso…. Avete la mia benedizione.

MARIO:          Deciso che cosa?!

Don ARTURO: Come, cosa!? Di stare insieme!

TERESA:       Di sposarvi!

MARIO:          Cosa? Desi, ma  che casino  mi hai combinato.

SIMONE:       Papà... parchè proprio la Desi!?

MARIO:          Piano,piano... calma. Desi dimmi, che frottole hai raccontato all’arciprete?

DESI:              La verità: che ci vogliamo bene.

MARIO:          Ma sei matta?

DESI:              Parché, non mi vuole bene signor Mario?

MARIO:          Ma certo... che discorsi.

DESI:              E allora?

MARIO:          Ma c’è bene e bene!

Don ARTURO: Ma allora non ha intenzioni serie?

MARIO:          Ne è serie, nè poco serie. Qui bisogna solo chiarire le cose.

TERESA:       Brutto porco!

Don ARTURO: Ah sì?

(Si avvicina a Mario e gli molla una sberla e trascina via Desi, che ride)

SANSONE:   Avete visto? E’ proprio il caso di dire che Mario è un buon cristiano, porge sempre l’altra guancia!

MARIO:          Robe da matti.

SIMONE:       Papà, mi hai deluso (Esce).

MARIO:          (Lo segue sulla porta) Simone, dove vai? (Sta per uscire, ma incontra Rosina con i bigodini in testa). Ma Rosina, da dove vieni?

ROSINA:        Oh bella, da casa!

MARIO:          Con i bigodini in testa?

ROSINA:        Ieri sera  nessuno mi ha pettinato.

SANSONE:   Con la rivoluzione che è successa (Ride).

MARIO:          Ma venga, signora Rosina, che la pettino. Mi scusi.

ROSINA:        Piano, piano: non sono asciutta .

MARIO:          Ma come?

ROSINA:      Ma caspita mentre passavo per la strada qualcunno m’ha lanciato addosso un secchio d’acqua dalla finestra Guardi qui, sono tutta bagnata, anche i vestiti.

SANSONE:   E’ vero, io credevo che si fosse fatta la pipì addosso!

MARIO:          Venga Rosina che la infilo sotto al casco. (La mette sotto e poi si siede affranto)

SANSONE:   Coraggio, Mario tutto si risolve. Purtropo quando ci sono i sentimenti in ballo tutto si complica.

MARIO:          Ma quella ragazzina se la prendo per i capelli l’aggiusto io...

(Entra Mara)

MARA:           Ciao, fratellino. Che bella cera che ti ritrovi.  Però sei tutto rosso solo da una parte: una guancia rossa e una cadaverica.

SANSONE:   Caspita con quella sberla che gli ha propinato Don Aruro, credo bene!

MARA:           Cosa, cosa? Don Arturo ti ha battezato alla tua età.. devi averla combinata molto grossa!

MARIO:          Anche tu ti ci metti. Tu che sei sangue del mio sangue ?

SANSONE:   Ma è tutto un malinteso.

MARIO:          Però mi fà male lo stesso!

(Esce Mara; entra Cristina e si guarda intorno)

CRISTINA:    Non c’è nessuno?

SANSONE:   Ci siamo in alcuni E’ cieca?

MARIO:          Sò quello che vuole dire la signora Cristina.

SANSONE:   Cosa?

CRISTINA:    Curioso! (Entra Leone). Leone!

LEONE:         Cristina, cara.

CRISTINA:    Con che coraggio, tra... tra... traditore.

LEONE:         Sì, ho sbagliato, però son sempre stato sincero. Confronto a certa gente sono un santo. (Allude a Mario. Poi parla all’orecchio di Cristina. Lei guarda Mario con sospetto)

CRISTINA:    Davvero...? Non posso crederlo, non dirmelo.

LEONE:         Te lo dico invece, devi saperlo.

CRISTINA:    Ma sei sicuro?

LEONE:         Lo diceva la Teresa!

CRISTINA:    Ma allora è cosa certa... (Rivolta a Mario) Pedofilo!

LEONE:         Vieni cara, fuori da questa bottega e guai a te se ci metti ancora i piedi.

CRISTINA:    (Uscendo a braccetto con Leone) Brasa morta.

LEONE:         Dove non si crede l’acqua rompe!

(Escono Leone e Cristina)

SANSONE:   Cosa vuoi farci.. la calunnia è un venticello.

MARIO:          No, è una tromba d’aria.

SANSONE:   Vuoi il mio parere? E’ megli che tu vada  dalla signora Giovanna prima che sia troppo tardi. Ci penso io a custodire la bottega.

MARIO:          In tutto il paese, solo tu, Sansone, hai capito la verità. Ma se ti prendo  Desi....

SANSONE:   Se non caprendo io le cose che sono un compagno. E poi io tutta la mia intelligenza ce l’ho ben custodita nei capelli. Vai, vai !

MARIO:          (Uscendo) Corro.

(Esce. Sansone riordina i giornali).

SANSONE:   Devo dire al barbiere di comperare anche l’Unità.  

(Entra Gastone completamente pelato).

SANSONE:   Ma  guarda chi c’è l’ex ricciolotto. Cosa t’è sucesso?

GASTONE:    M’hanno vovinato la chioma. Cvede che il coiffeuv possa fave qualcosa pev me?

SANSONE:   Al safor non so , ma forse io potrei fare qualcosa per lei signore!

GASTONE:    Vevamente?

SANSONE:   Dato che le piacciono così tanto i ricciolotti…

GASTONE:    Sì?

SANSONE:   Potrei disegnarglieli io con il pennarello!

GASTONE:    Vigliacco! Guavdi come sono vidotta! Pvendevvi gioco delle disgvazie altvui...

SANSONE:   Per me  questa è l’ultma dlle sue disgrazie.

GASTONE:    Scveanzato!

SANSONE:   Dai, non arrabbiarti. Vieni che ti offro un caffè al bar.

GASTONE:    Col biscotto?

SANSONE:   Con quello che  vuoi, tanto segno sul conto del barbiere. Ma guarda, se mi stai un po’ distante mi sei anche  simpatichino.

GASTONE:    Anche tu, bassottino.

SANSONE:   Sansone!

GASTONE:    Sansonetto.

SANSONE:   Andiamo ,altrimenti se ci vede il titolare con quel nervoso che ha è capace di tagliare qualche collo.

(Uscendo incontra  Simone e Giovanna che stanno entrando)

GIOVANNA: Ho senitto delle chiacchiere nel bar, ma io non ci credo.

SIMONE        Eppure è vero domandaglieo a lui!

(Alludendo a Mario che sta entrando)

GIOVANNA: E vero quelo che si dice in giro?

MARIO:          Sono sempre stato amico di tutti... ma amico nel dal vero senso della parola! E come  sono stato ricambiato? Col sospetto. Possibile che la gente trovi sempre piacere nel creder al peggio? Ma tu Giovana, e tu Simone non siete la gente, no... A voi ho dato il mio cuore….

GIOVANNA: Non è vero? Allora difenditi. In caso contrario non ti voglio vedere mai più. E  se mai dovessi incontrarti cambierò strada. (Mario cerca di parlare, ma lei lo incalza) Adesso ho capito parchè non volevi render nota la nostra relazione.

MARIO:          Lasciami parlare!

SANSONE:   Ahhh! Adesso capisco... era lei!?

MARIO:          Il fiocco di neve.

SIMONE:       Alla faccia del fiocco! E io che ho creduto…..

GIOVANNA: Non parli ?...  Allora vado!

MARIO:          Giovanna, lascia che ti spiegi!

GIOVANNA: Fermo lì... è tardi. Addio!

ROSINA:        Son cotta?

(Giovanna esce e, sulla porta, incontra Desi)

GIOVANNA: Lolita! (Esce)

(Seguita da Mario)

MARIO:          Giovanna….. (esce)

SIMONE:       E così sei qui! ?

DESI:              Direi, in carne ed ossa!

 SIMONE:      Ti sei divertita abbastanza?

DESI:              A fare?

SIMONE:       A dire bugie. Hai inguaiato mio padre con la morosa, tutto il paese sparla di lui, finiremo par perdere tutti i clienti, vergognati!

DESI:              Mi dispiace per tuo padre. Lui è l’unica persona innocente, l’unico che non merita questo trattamento. Ero arrabiata con tutti e ho pensato di vendicarmi raccontando questa bugia.

SIMONE:       Sei una bambina capricciosa meriteresti d’essere sculacciata.

 DESI:             Devi soltanto provarci!

(Rientrano Mario e Giovanna)

GIOVANNA: Oh, Mario, scusami… ho pensato male di te!

MARIO:          Mi hai ferito.

GIOVANNA: T’avrei ammazzato!

MARIO:          Dovrei essere arrabbiato ma pensando a te mi sento soltanto fortunato.

SIMONE:       Sai, Desi. Non tutto il male viene per nuocere. Questa esperienza mi ho fatto capire quanto  tenessi a te.

DESI:              Davvero Simone? E le sberle che  mi hai dato?

SIMONE:       Erano carezze di rabbia.

DESI:              E tutte le tue donne?

SIMONE:       Cancellate. Avevo un tesoro davanti agli occhi ma non lo vedevo.

DESI:              Io invece ti vedevo, anche se non ho mai pensato che tu fossi un tesoro  ma un povero cieco.

SIMONE:       E’ tutto chiarito.

DESI:              Sei guarito. (si abbracciano)

MARIO:          Vuoi sempre stare con me?

GIOVANNA: Sono solo per te!

ROSINA:        Son cotta?

SIMONE:       No, siamo cotti noialtri.

(Entrano don Arturo e Teresa)

Don ARTURO: La Desi m’ha spiegato tutto. Mi dispiace Mario. Un uomo di fede non dovrebbe cedere alla collera . Sono venuto a scusami.

MARIO:          Va ben, ma mi stia un po’ lontano Don Arturo, parchè tutte le volte che si scusa con me finisce per picchiarmi sempre più forte.

Don ARTURO: L’ira è peccato grave, farò penitenza.

MARIO:          Non si preoccupi di fare penitenza don Arturo, che la sua penitenza ce l’ha già in casa (Alludendo a Teresa).

Don ARTURO: E’ una santa donna, ma tutte le volte che ho cercato di trovarle un marito m’è sepre andata male e in più perdevo anche il parrocchiano. Forse si spaventavano per via della sua linguaccia.

TERESA:       Linguaccia io? Ma se non apro mai bocca.

SIMONE:       Forse parla con la bocca chiusa...

(Rientra Mara con Gregorio)

MARA:           Ho visto don Arturo: ti ho portàato la borsa dal ghiaccio!

MARIO:          La borsa dal ghiaccio è meglio che tu la dia a lui prima che scoppi a forza di correre.

MARA:       Io costui lo faccio correre. Voglio essare sicura che mi resista sotto ogni genere di sforzo.

GREGORIO: Sono un cavallo di razza in grado di resistere a tutto.

MARA:           Però, intanto tieni questa (Gli mette la borsa del ghiaccio sulla testa) e dato che l’unico sistema par liberarmi di un uomo è sposarlo penso che ti dirò da sì.

(Entra Sansone)

SANSONE:   E allora, avete sitemato tutto?

SIMONE:       Ma tu sei sempre in mezzo ai piedi, Sansone!

SANSONE:   Son sempre stato quì fin dal principio, non vorrai che mi perda il finale!

(Rosina esce dal casco)

ROSINA:        Gente: cotta o non cotta, adesso son venuta fuori dal casco.  Però: venire in questa bottega prendi di quelle scaldate che fai a meno d’ andare ai fanghi!

(Rosina chiude il sipario)

F I N E