Propio un bel Natale!

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PROPIO UN BER NATALE

PROPIO UN BER NATALE!

Commedia in livornese di Anna Maria Vannini

Due atti.

(iscrizione SIAE, sez. DOR. n. 171935)

                                                               

PERSONAGGI

Nonna Gemma, moglie di Beppe.

Nonno Beppe, marito di Gemma. 

Vasco, cognato di Gemma e Beppe. 

Asmara, figlia di Gemma e Beppe.

Nanni, marito di Asmara. 

Maria, detta la Cocca, vicina di casa. 

Alfonso, secondo “marito” della Cocca. 

Betty, amica di Asmara e della Cocca.

I personaggi parlano in livornese. 

Betty parla come Stanlio e Ollio, Alfonso con accento settentrionale.

8 personaggi: 4 donne, 4 uomini.

Sinossi

Divertente commedia ambientatanella Livorno dioggi.

Amicizie, tradimenti, equivoci, vecchiterribili e pasticcioni, propongonosullascena, in chiavecomica, quadridi vita reale e attuale.

Pungente e irriverente non scende mai nel volgare e nel turpiloquio anche se oggi è tanto di moda e tiene alto l’auditel; la battutaccia c’è, quando è necessaria, ma non è mai gratuita. La risata scaturisce dalle situazioni, dalle insinuazioni e dalla caratterizzazione dei personaggi disegnati con mano leggera ma impietosa. Come nella tradizione vernacolare il testo è arricchito da numerose canzoni riscritte in parodia. E’ un Natale comune e allo stesso tempo insolito, ma alla fine è proprio un bel Natale!

ATTO PRIMO

23 Dicembre. Primo pomeriggio. Nel soggiorno nonna Gemma addobba l’albero insieme alla figlia Asmara.  Un mobile tipo credenza è appoggiato alla parete di sinistra; vicino, sempre sulla sinistra, l’albero. Un mobiletto è appoggiato alla parete di destra; davanti due poltrone con tavolino da fumo; vicino si scorge una chitarra; la prima quinta di destra è l’uscita per la cucina. La seconda quinta di sinistra è l’uscita per la zona notte.

Sul fondo in posizione centrale, la porta d’ingresso; a destra della porta un mobiletto, a sinistra un attaccapanni.

MUSICA: Parlami d’amore Mariù.

ASMARA – Beate le feste e quando vengano. C’è da lavorà ir doppio, ci mancava anche l’arbero!

GEMMA – Asmara, Natale senz’arbero ‘un è Natale.

ASMARA- E lo so, ma tanto tocca sempre a me, ir mi’ marito s’è fiondato in camera a guardà la televisione.

GEMMA – Tutti l’anni ce n’ha una. Vest’anno ciaveva da mette’ lo schermo piatto.

ASMARA – ‘Un n’è parso ir vero ‘he la televisione di sala si fosse guastata.

GEMMA – Però, poteva aspettà a buttàlla via! Funzionava a cazzotti ma mellio ‘he nulla.

ASMARA – O allora, lo sai ‘om’è fatto Nanni. Peggio dei fillioli piccini.

GEMMA – Speriamo ‘he in serata ce la portino, vesta beata televisione ar plasmon!

ASMARA – Speriamo!

GEMMA – Ciò i mi’ dubbi.

ASMARA – Giù, mamma, ci vole pazienza. Passami la punta d’argento.

GEMMA – Tira vento? Ma se è tutto ‘hiuso stoppinato!

ASMARA (Urlando) – La punta d’argento! S’è guasi finito seddiovòle!

GEMMA – Sì, di ‘omincia’. O le lucine ‘un ce le metti?

ASMARA – Ha’ ragione, me ne scordavo, o dove sono?

GEMMA – So assai, a quelle ci pensa sempre ir tu’ marito. Quando ripone la robba lui, l’hai belleritrovata!

ASMARA (Chiamando ad alta voce) – Nanni!

NANNI (Fuori scena) – ‘Sa c’è?

ASMARA – Le luci!

NANNI – S’è bruciata un’artra vorta la lumiera?

ASMARA – Le luci dell’arbero! ‘Ndove l’hai messe?

NANNI – In soffitta!

ASMARA – Allora valle a prende’, ‘osì finisco!

NANNI (Entrando in scena) – Propio ora, Asmara! Ero di là ‘he sentivo ir telegiornale. E’ successo un incidente ar confine ’on la Francia. Una macchina è andata fòri strada, ‘un s’è sarvato nissuno di velli ‘he erano a bordo. Pare ‘he ci siino tre morti.

ASMARA – Dé, e io t’ho interrotto proprio sur più bello, eh?

NANNI – Dice ‘he ci sia quarcuno di Livorno.

ASMARA – L’hanno detti, i nomi?

NANNI – No, prima devano informà i familiari; e poi, anche l’avessero detti, ‘un m’hai fatto sentì nulla!

ASMARA – Mariasanta! Proprio sotto Natale, povera gente!

GEMMA – Belle notizie! Fammi preparà cena, vai, ’osì ‘un ci penso.

ASMARA – ‘Un importa fa cena, stasera siamo tutti da Vasco e Teresa. Ci sono anco i su’ nipotini.

GEMMA – (Ad Asmara) Hai invitato a cena la mi’ sorella ‘or su’ marito?

NANNI – (Urlando, spazientito) Gemma! Siamo noi ‘he si va da loro!

ASMARA – Ni porto li zerri sotto ir pesto. A Vasco ni piaciano tanto!

GEMMA – Ma cos’è ‘he ‘un ni piace a quell’ingordo?

 

Squilla il telefono, un cordless.

ASMARA - Rispondo io! Pronto! (Ai familiari)  E' Giada! Sì, sono io, sono mamma... Fai tardi al lavoro? Va bene, sì, sì, non sto in pensiero... attenta ‘or motorino, mi raccomando! Sì... sì… sì... siamo a cena dalli zii… ah, te ‘un ci siei a cena… ah, vai ar cine ‘on la tua amìa Gina… sì, sì… e poi a mangià la pizza…va bene… sì… ciao, sì, ciao bella, ciao, ciao, ciao bella!

GEMMA – (A presa di giro, comincia a cantare) Bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao…

ASMARA – (Scocciata) Mamma!

GEMMA – E’ mai possibile ‘he tutte le vorte ‘he saluti la bimba ci devi ‘antà la ‘anzone der partigiano?

ASMARA – (Non risponde alla mamma, ma le rivolge uno sguardo eloquente, poi si rivolge al marito) La bimba, fa un po’ tardi.

NANNI (Intanto ha cominciato ad addobbare l’albero con Gemma) – Ho sentito.

GEMMA - Giada ‘un c’è a cena?

ASMARA – Noo! Va colla filliola della ‘Occa, ar cine e a mangià la pizza.

GEMMA – Tanto per cambià ni toccherà pagà a lei; visto ‘he lavora, guadagna…

ASMARA – Vell’artra studia…

GEMMA – Ma cosa studia! A 22 anni è sempre in quinta. Vagabonda, sfruttatora. L’unia ‘he lavora in quella ‘asa è la ‘Occa. Cià tutto sulle su’ spalle, anco ir marito. Bono, lui, sì!

Entra  la Cocca, la vicina di casa.

COCCA (Ha in mano un mazzo di chiavi) – Bongiorno, gente! Meno male 'he son passata io, ciavevi le 'hiavi nell'uscio! (Così dicendo mette le chiavi in una ciotola sul tavolo)

GEMMA – (Al pubblico) La volevi.

NANNI (Rivolto alla moglie) - Sarà stata tu' madre. Quella si scorda di tutto!

GEMMA - Mi scordo del lutto? O chi è morto?

COCCA - S'è scordata le 'hiavi nell'uscio! 

GEMMA - Il guscio? O quale guscio?

NANNI - L'USCIO! L'USCIO!

GEMMA - O cosa urli un son mìa sorda!

NANNI – (Al pubblico) No, macché! E nemmeno poìno!

GEMMA – Ho capito, sonano all'uscio, vado a aprì. (Si avvia verso la porta tra lo sgomento generale)

ASMARA – Eh, co’  vecchi ci vor pazienza!

COCCA – E nemmeno poìna!

ASMARA – E m’accontento, vai; è sorda spaccata, ma quanto a cervello, ce n’ha più di me!

NANNI – Questo è pòo, ma siùro!

ASMARA (Al marito) – Alla grazia di Einsteine!

Rientra Gemma.

GEMMA - Un era mìa nissuni! Mi pareva 'he ‘un avessero sonato! Ma io son sorda... (Riprende ad addobbare l’albero).

NANNI – Via, vo a prende’ le luci. Bonaa!!! (Saluta ed esce)

COCCA – Già che son passata, ciavresti mìa un po’ di cipolla?

ASMARA – Pilliatela, dove sta lo sai.

La cocca esce di scena per andare in cucina. La sua voce sarà fuori scena.

COCCA – De’, l’urtima!

ASMARA - Mamma, bisogna riordassi di ‘ompralle!

GEMMA – Le segno sulla lista. Ah, manca anche ir cacao, l’ha preso ieri sera la Cocca insieme a tre ova per un dorcino.

COCCA – Ah, posso prende’ anche un barattolo di pomodori… e un po’ d’olio? Sai, devo fà i ‘annelloni.

GEMMA – Ti manca artro?

COCCA – Ciavresti mìa ‘un po’ di macinato? Così ‘uniscendo.

GEMMA – Il latte per la besciamella ce l’hai? Già ‘he ci sei finisci di fà la spesa. (Asmara la zittisce con un gesto).

ASMARA (Alla Cocca) - Ir macinato è finito.

COCCA – Allora pillio il latte… e un po’ di burro. Oh, ce n’avete giusto un pezzettino! Va ricomprato anche vesto. Segnàtilo, ir burro! (Rientra in scena con capiente borsa piena di roba).

GEMMA – De’, Urtimo tango, ti manca artro? ‘Osì lo segno.

IR BURRO (Azzurro)

COCCA

Ir burro, va riompràto, va segnato

ir burro, perché

ho preso l’urtimo pezzo  ch’era in frigo

e più nun ce n’è

mi basta a pelo, pelo per Arfonzo

e forse anche per me

e allora va riompràto e va segnato

sulla lista ‘or tè!

E allora va riompràto e va segnato

sulla lista ‘or tè!

GEMMA – Manca anche ir tè?

COCCA – Ma ‘un lo so, ma ci faceva rima.

GEMMA – Me l’ha’ detto prima? Ma cos’hai, eh, a me ‘un m’hai detto propio nulla

ASMARA – Mamma ‘un importa sta bona. Cocca, oggi te, stai in casa?

COCCA – O ‘un devo scende’ per ir macinato! Perché?

ASMARA – Doveva passà Betty a portammi un vestito e noi si deve uscì.

COCCA – Ti sei presa un vestito novo?  Eh, per me è troppo cara, anche se mi farebbe lo sconto visto ‘he siamo amìe!

ASMARA – Dé, quer vestito l’ho visto in vetrina, mi piaceva troppo! Tanto glielo pago un tanto ar mese.

COCCA – A gollettoni! ‘Ome ar solito.

ASMARA – O sennò che amìa è?

COCCA – A comprà ir macinato ci metto cinque minuti. Te lo prendo io, vai, tanto lo sa che se qui ‘un trova nissuno pole sonà a me. Bada alla fatìa, si sta sullo stesso pianerottolo (Guardandosi intorno). O Giada, ‘un è anche venuta?

ASMARA – Fa un po’ più tardi al lavoro.

COCCA - Ber tesoro, quanto la fanno lavorà, per cosa, poi, si pò sapè quanto ni danno!

ASMARA - Doveva continuà a studià, ‘un ha avuto vollia, peggio per lei!

COCCA - Se la mi' Gina “avrebbe” voluto smette di studià e mi sarebbe dispiaciuto 'na cèa!

GEMMA - Tanto ci deve avè il cervello di Marconi, la tu’ Gina! A 22 anni è sempre in quinta!

COCCA – Per lo meno ‘un la sfruttano!

GEMMA – ‘Un avè paura, ‘un si stanca!

COCCA - Ho capito! Me ne vo anch’io… avanti 'he perda la pazienza! (Mentre si avvia verso l’uscita, rapida toglie dall’albero un filo d’argento e lo mette in borsa) Gemma, ci stia attenta alle ‘hiavi, prenda un po' di fosforo, la su' memoria ‘un brilla!

GEMMA - 'Osa voi? La ‘apomilla?

COCCA - Sì, per fammici un cristere! Bonaaa!

Esce, intanto Gemma e Asmara continuano ad addobbare l’albero.

GEMMA - Cosa ha fatto? Ni fa male ir sedere? Si vede 'he ir su' marito s'è deciso a rifilanni un ber pedatone a quella 'hiaccherona! Sempre a ficcà ir naso ne' fatti dell'artri!

ASMARA – Marito… si sono accompagnati dopo la disgrazia!

GEMMA – Mah, da una parte mi fa pena. E’ una poveraccia! L’aveva trovato un omino in gamba.

ASMARA – Eh, Amedeo, ir su’ primo marito sì, che era un lavoratore!

GEMMA – Anche troppo! E’ morto d’un accidente sul lavoro.

ASMARA – Arfonzo, questo periolo ‘un lo corre ‘un dubità, ’un s’ammazza di lavoro, lui.

GEMMA – Se la ‘Occa ‘un andesse a servizio…

ASMARA – E se ‘un ciavesse la pensione der povero Amedeo, (Insieme) pace all’anima sua.

GEMMA – Ma ‘un ce n’ha mai uno, lo stesso; è sempre vì a chiede’ robba. E lo zucchero e l’olio, e questo e quello; se i vicini di ‘asa fossero tutti ‘ome lei!

ASMARA – O allora, povera Cocca, viene vì perché siamo amìe, ci si ‘onosce fin da piccine.

GEMMA – E lo so, ma chi niel’ha fatto fà! E ci stava gobba, sola!

ASMARA – Povera donna. S’è ritrovata vedova, sempre giovane, piacente. Ha cercato una ‘ompagnia!

GEMMA – Ha cercato di dalla via? Ma cosa dici?

ASMARA – Ma cosa ‘apisci te! Ha cercato una ‘ompagnia!

GEMMA – Ah! Una ‘ompagnia dimorto discreta, direi.

ASMARA (Sospirando) – Bello, è bello!

GEMMA – Sì, ma ‘un balla! E’ troppo impegnato a sonà.

ASMARA (Non coglie l’allusione) – Eccome è bravo! 

GEMMA – Si vede ‘he ci prova gusto!

ASMARA (Rendendosi conto delle allusioni) – Mamma! Lo sai ‘he Arfonzo ni vole bene alla ‘Occa. Ora son più di sei anni ‘he stanno insieme; è sempre ‘osì premuroso ‘on lei; ‘un ni farebbe mai un torto.

GEMMA – O minchiona! Io sarò sorda, ma te sei cèa! A quello ni garbano parecchio le sottane.

ASMARA – Ma cos’hai!? ‘Un ha tanta voglia di lavorà, è vero, però (Con aria sognante) è così distinto… così gentile… ‘un è mìa ‘attivo!

GEMMA – Come sarebbe a dì, ‘un è più attivo?

ASMARA – Mamma! Ho detto che ‘un è cattivo!!!

GEMMA – Ma te fallo esse’ anco ‘attivo! Un cià né arte né parte.

ASMARA – S’arrangia ‘ome pò, via, via la sera va a sonà nei loàli, se ni ‘apita varche lavoretto… lo fa…

GEMMA – Basta ‘e ‘un sia troppo di fatìa…

ASMARA – Ora ha fatto Babbo Natale al Centro ‘ommerciale, peccato ‘he ieri era l’urtimo giorno; sostituiva uno ‘he s’è ammalato. Mellio ‘he nulla, varcosa porterà a casa.

GEMMA – Sì, quello l’unia ‘osa ‘he è bono a portà sono, ma i debiti! Cià troppi vizi! Cià ir vizio der bere, cià ir vizio der giòo, e ir vizio di varcos’artro… ma te ‘un lo vòi sentì dì. ‘Un mi piace punto! Per giunta parla anco forestiero.

ASMARA – ‘Un è di Livorno.

GEMMA – ‘Un dubità, si sente.

ASMARA – Parla eduàto, no ignorante ‘ome noi.

GEMMA – Noi saremo anche ‘ngnoranti, ma siamo sinceri. Lui è farso! ’Ome l’assegni ‘he firma.

ASMARA - Uno sballio si pole fa’ tutti; è successo una vorta sola!

GEMMA – Toh! Questa ‘un la sapevo!

ASMARA – Come, no?

GEMMA – No, io che aveva successo a scuola ‘un lo sapevo, ho sempre pensato che fosse ‘un ciuo, de’, figurati un po’ te!

ASMARA – Ho detto: è successo una vorta sola!!!

GEMMA – Aaah!!! Per ora! Se la Cocca ‘un si fosse frugata, a quest’ora, lui sarebbe in galera, per millantato “debito”!

ASMARA – ‘Un ti piace propio, eh, mamma?

GEMMA – Punto! Lo sai ‘he ieri sera, tanto per cambià, ‘un è rientrato?

ASMARA – No? E a te chi te l’ha detto?

GEMMA – ‘Un l’ho sentito levà le mandate.

ASMARA – ‘Un l’hai sentito? Mamma!

GEMMA - Quello ‘un è l’omo per la ‘Occa! Ha 10 anni meno di lei.

ASMARA – Otto.

GEMMA – Otto. E’ bello ‘he pare un attore! O, ma cosa ci fa uno ‘osì con una ‘ome la Cocca, eh?

ASMARA – O, ma la Cocca ‘un è mìa brutta.

GEMMA – Alla grazia di Marilì Morrò!

ASMARA – Ma lo sai ‘he m’hai messo una puce in un orecchio? Propio ieri la Cocca s’è un po’ sfogata ’on me.

GEMMA – Ah, sì? Senti, senti.

ASMARA – Dice che Arfonzo… è un periodo ‘he cià lo strasse!

GEMMA – O cosa se ne fa?

ASMARA – Di ‘osa?

GEMMA – Come di ‘osa? Dello Strasse! Uhimmei, ho capito! E’ un lavorone, bella mia! Se cominciano a garbanni li svaroschi, per la ‘Occa ‘un c’è più speranza!

ASMARA – Ma cos’hai ‘apito! Lo strasse ‘he cià lui, è una malattia, vòr dì che è nervoso, è stanco.

GEMMA – Ah, è strassato! Poverino! ‘Un sarà mìa per il troppo lavoro?

ASMARA – M’ha detto ‘he la sera quando vanno a “dormire”, lui… Arfonzo… dorme!

GEMMA (Ironica) – Ma no!

ASMARA – Eh, sì! La ‘Occa ha cercato di… “stuzziàrlo”, ma lui… nisba!

GEMMA – Dipenderà dallo “stuzziìno”!

ASMARA – Ha chiesto ‘onsiglio anche a Sibilla!

GEMMA – A Siviglia?! Boia dé, c’era bisogno d’andà tanto lontano?

ASMARA (Urlando) – A Sibilla! La maga della televisione!

GEMMA – Ma cosa urli?

ASMARA (Sempre urlando) – Se parlo piano ‘un senti!

GEMMA – E te parla giusto!  ‘Osì ti sento! Allora, la maga, ‘osa n’ha detto?

ASMARA – Te lo riòrdi, vella sera che ha mandato ir cane da noi?

GEMMA – Già!

ASMARA – N’aveva detto la maga!

GEMMA – Perché? O che noia ni dava, Bugheri, povera bestia, è tanto bono!

ASMARA – Era per restà soli, soli. Anche la Gina ‘un c’era. Era fòri cor su’ fidanzato!

GEMMA (Col tono di chi la sa lunga) – Aaah!

ASMARA – La Cocca ha preparato una cenetta romàntia, a lume di ‘andela!

GEMMA – Anche vesto n’aveva detto la maga?

ASMARA – Diavolo!

GEMMA (A presa di giro) – Originale!

ASMARA (Convinta) – Propio una bella idea! Lei ha fatto tutto per filo e per segno come n’aveva detto Sibilla! Quando ha sentito Arfonzo che arrivava, ha spento tutte le luci (Gemma segue con interesse)… poi s’è messa vicino ar tavolino in modo che le ‘andele la illuminavano tutta! Aveva un compretino intimo, molto sessy!

GEMMA – O che si cena, in mutande?  

ASMARA – Alla Cocca ni importava assai della cena! Comunque, sopra ciaveva una vestaglia di pizzo, trasparente, lunga, nera e rossa…

GEMMA – Una  ‘osina fine!

ASMARA – L’aveva presa dar Cinese!

GEMMA – Si sarà rovinata!

ASMARA – Lo sai che ‘un pole (Intende che non ha soldi)! Comunque, faceva un figurone!

GEMMA – Dé, me lo immagino! Quando Arfonzo l’ha vista ‘onciata  ‘osì chissà ‘he spavento!

ASMARA (Con tono di rimprovero) – Mamma!

GEMMA (Si corregge) – Volevo di’, chissà ‘he soppresa!

ASMARA – Soppreso, è rimasto soppreso! Quando l’ha vita  ‘osì, ar buio, n’ha detto…

GEMMA (A presa di giro) – Bella ar buio!

ASMARA – (Imitandolo) N’ha detto: “ Cocchina mia, ma non l’hai pagata la bolletta della luce?”

GEMMA – Ah ,ah, ah! Arfonzo sarà quer che sarà, però è ‘na sagoma. A vorte cià certe uscite!

ASMARA – Ma la ‘Occa c’è rimasta parecchio male!

GEMMA – Io te l’avevo detto subito ‘he dipendeva dallo “stuzziìno”! E ‘un sono nemmeno una maga!

                   LUI LA NOTTE, NO (Ma la notte, no)

ASMARA       L’altro giorno avvilita

                   mi ‘onfida l’amica…

                   Lui la notte, no.

                   Da più giorni è stressato

                   ir su’ uomo è angosciato…

                   Lui la notte, no.

                   Lo distrugge lo stress

                   e dimentica il sess…

                   Lui la notte, no.

GEMMA        La minestra è la stessa,

                   lui per questo si stressa…

                   e la notte, no.

ASMARA       Ma la ‘Occa è belloccia…

GEMMA         A me pare ‘na ‘hioccia…

                    e la notte, no.

ASMARA       Con un ber reggiseno…

GEMMA         Pò fa’ schifo un po’ meno…

                   Lui la notte, no.

                   Tanto è come pensavo,

                   un chirurgo, e anco bravo

                   ci vorrebbe un po’.

                   Via le rughe dall’occhi,

                   n’addirizza i ginocchi,

                   la sistema un po’!

INSIEME       Che stress, che stress, che stress

                   di giorno, lui la notte, no!

                   Che sto, che sto, che storia

                   è mai questa, lui la notte, no!

GEMMA        Fonzo, la trascuri ‘osì

ASMARA       Fonzo, ma voi te dinne sì!

INSIEME       Lui la notte, lui la notte

                   lui la notte, lui la notte

                   lui la notte, lui la notte, no! ( 2 volte )     

Suono del telefono.

ASMARA (Risponde) – Pronto! (A Gemma) E’ la tu’ sorella. (Al telefono) Sì, Teresa… sì… si va a fa’ un po’ di spesa e si viene… I tu’ nipoti son già lì? Fanno merenda ‘on Vasco… ti pareva, ir tu marito se l’è belle scordato di mangià… ‘sa dice?... Ah, mangia solo du’ scagliozzi… eh, sì… sì… poìni eh, dè dopo ir cinque e cinque ‘un aveva più tanta fame!

GEMMA – Ma, ir mi’ ‘ognato,  ‘ndove lo mette tutto vello ‘he mangia!

ASMARA – ‘Un si viene tardi, no… sta’ tranquilla… Ciao… un bacione a’ bimbi. (Posa la cornetta. Si guarda intorno) O babbo dov’è finito? E’ sempre ar gabinetto?

GEMMA - Uhimmei! ‘Un si sentirà mìa male? (Urlando) Beppe! Beppe! Ci sei?

BEPPE - (Voce fuori scena) E sette. E dove vòi ‘he sia andato? Ci sono sì.

(Entra nonno Beppe con il giornale in mano). ‘Un si pò sta’ in pace nemmeno ar gabinetto! (Si siede in poltrona e legge)

ASMARA – Ecco, ora s’è finito davvero. Manca solo le luci. Se Nanni si decide a tornà. (A Beppe) Babbo, ti piace?

BEPPE (Assorto nella lettura, alza appena lo sguardo) – Bello, bello.

GEMMA – Un ti entusiasma’ troppo, eh, mi raccomando!

ASMARA – Uh, vì c’è un’artra scatola!

GEMMA – Ohi, ohi, ‘un s’è anco finito?

ASMARA – I capelli d’angelo!

Entra Nanni in disordine e impolverato, con le luci natalizie.

NANNI – Ho trovato tutte le luci.

ASMARA – Bravo! Hai ritrovato anco velle ‘he comprai dar marrocchino du’ anni fa!

Intanto Gemma mette i capelli d’angelo sull’albero.

NANNI – Me lo riòrdo, te le volle vende a forza! Eh, con tutti vesti immigrati ‘un si rivince, non solo te li trovi ar barre, ar semaforo, in pizzeria. Hanno ‘ominciato a venì a sonà anco all’uscio di ‘asa.

GEMMA – Vengano perfino da Genova!

NANNI – O cosa ci ‘ombina Genova?

GEMMA – Sì, l’artro giorno son venute du’ signore da Genova.

ASMARA – O mamma, ma cosa dici?

GEMMA – ‘Un sono anco rimbambita, eh! Hanno sonato alla porta du’ signore, gentili, e mi hanno detto: “Siamo della religione di Genova”, e io, allora n’ho risposto: “ Ah, ma la religione di Genova sarà uguale a quella di Livorno, no?”

ASMARA – Di Geova, mamma, la religione di Geova!

GEMMA – Ma perché, le ‘onoscevi?

NANNI – O Gemma, sono testimoni di Geova!

GEMMA – Testimoni? Cosa ci ‘ombina sonà a noi? Dovevano andà, ma in tribunale.

NANNI - Lasciamo perde’, vai. Dammi le lampadine der marrocchino che le metto sull’arbero.

ASMARA – (Porgendo le lampadine) O, però son belline.

NANNI – Te falle esse anco brutte, tanto te le regalò!

ASMARA – Il solito tirchio!

NANNI – Te sei troppo bonaa! Ma come si fa a aiutà tutti. Sono troppi. E’ peggio dell’invasione dell’ultraòrpi! Se ne stessero a casina sua!

BEPPE - (Piegando il giornale) – Chetati un poìno, vai, ’un li posso sentì i discorsi alla rovescia.

NANNI – ‘Un vorrà mìa dì che tutti vesti disgraziati ‘he arrivano in Italia un ci creano problemi?

BEPPE – Io un voglio di’ nulla. Solo vì c’è quarcuno ‘on la memoria ‘orta. La parola migrazione a cosa ti fa pensà… alle rondini?

NANNI – ‘Un riomincerà mìa ‘on la storia dell’emigrati italiani, che anco noi s’andava a cercà lavoro in Ameria, in Germania. Vesti son tutt’artra robba!

ASMARA (Solenne) – Don Antonio in chiesa dice sempre ‘he siamo tutti filli di Dio e bisogna volecci bene, ‘ome fratelli.

NANNI – Sì, come Caino e Abele. Uguale!

BEPPE – Son dei disgraziati come s’era noi! E vanno aiutati. La storia si ripete.

NANNI – Sì, lo vada a dì a… coso… accidenti…’ome si chiama… ar filliolo di Frida… a Cecco! N’hanno svaligiato la ‘asa… l’arbanesi!

BEPPE – ‘Un si pole fà  di tutta l’erba un fascio. ’Un vorrai mìa dì che l’italiani son tutte personcine per bene?

ASMARA - E' inutile letià, tanto, i discorsi, ‘un fanno farina. A proposito! C’è da andà alla Coppe a fà la spesa. (Gemma sta ancora sistemando le lampadine sull’albero)

GEMMA - M'hai fatto una soppresa?

ASMARA – C’è da fà la spesa!

Suono del campanello.

ASMARA - Chi sarà ora?  (Va ad aprire. E’ la Cocca). Cocca, vieni! Ma cos’hai fatto? Ciài ‘na faccia!

COCCA - E’ propio ‘un ber Natale, sì!

GEMMA – Uhimmena, ‘os’è successo?

COCCA – Guarda! (Indica gli orecchi) Vedete nulla?

ASMARA E GEMMA – No.

COCCA – E’ propio vello ir problema! ’Un c’è più nulla da vedé!

ASMARA – L’orecchini!

COCCA – Brava! L’orecchini ‘e m'aveva regalato ir mi' Arfonzino! E’ stato ir su’ primo regalo!

GEMMA – (Al pubblico) Ir primo e l’urtimo!

COCCA – Spariti! Rubbati!

ASMARA- Quelli 'olli zirconi?

COCCA - Sì, propio velli!

NANNI - L'Arbanesi!?

COCCA – ‘Un lo so. L'avevo lasciati sur comodino in camera mia; ho aperto la finestra per cambià un po’ l’aria e intanto sono andata in bagno a preparammi per uscì. Ciavevo da comprà ir macinato.

BEPPE – Per Bugheri?

COCCA – No, per Arfonzo! O ‘un ni fo i cannelloni!?

GEMMA - E quando sei tornata in camera ‘un c'eran più!

COCCA – ‘Un lo so, ‘un ciò guardato, subito. Ho fatto un po’ di faccende, prima. Me ne sono accorta, quando sono andata per mettemmeli. Per me, sono entrati dalla finestra mentre ero in bagno!

ASMARA - Ma se si sta a sei piani!

COCCA - Saranno ladri… acrobati! E ora ‘hi nelo dice a Arfonzino ‘he ‘un ciò più i su' orecchini?

BEPPE – ‘Un è mìa ‘orpa tua!

COCCA - Come mi dispiace! Se ci penso, mi sento male (Si siede).Datimi quarcosa da bé, ohi, ohi!

ASMARA – Dé, ti posso dà un po' d'acqua e zucchero, ir cognacche se lo son scolato tutto l'omini. (Va in cucina a prendere il barattolo dello zucchero) toh, lozucchero è finito! (rientra con un bicchiere d’acqua)

GEMMA – (Al pubblico) Natadancane, l’ha preso tutto lei, con la scusa der dolcino d’Arfonzo.

COCCA – In questa ‘asa ‘un c’è nemmeno ir necessario! Ohi, ohi! Vai a prende’ ir mio, giù, pillia le ‘hiavi, toh!

Asmara esce

BEPPE – Vedrai ‘he li ritrovi… Capace l’ha presi Arfonzo.

GEMMA – (Al pubblico) Allora, l’ha belle e rivisti!

COCCA – E perché?

NANNI – Magari per riponili. Saranno in quarche cassetto.

COCCA – Speriamo, era robba preziosa, mia falsa!

GEMMA – ‘Un s’alza?

COCCA – L’orecchini ‘un eran falsi!!!

Rientra Asmara con lo zucchero. Comincia a preparare da bere

ASMARA – Ecco.

COCCA – Fammela bella dorce, eh!

ASMARA – Sì, sì, lo so!  O cosa c'è nello zucchero? Un orecchino? Fammi vede' mellio. Ce n'è un altro!

COCCA - Cooosa?

GEMMA - O chi ce l'avrà messi?

COCCA – Meno male! Se ‘un c’eri te! ‘Un me lo ricordavo mìa ‘he l’avevo rimpiattati lì.

NANNI – O cosa ci ‘ombina mettili nello zucchero?

COCCA – ‘Un mi fido a lascià la robba preziosa a giro per la 'asa! Fidati era un bonomo, un ti fidà era mellio!

NANNI - Ma ‘un erano a giro, erano sur comodino, no?

COCCA - Poteva entrà quarche ladro dalla finestra!

ASMARA - E dannene! Ma se stai a sei piani!

COCCA - Ci sono i ladri...

TUTTI – (Insieme)...Acrobati!

COCCA – Grazie, se ‘un era per te! Ora devo andà, ciò da fa’ un sacco di ‘ose. Scappo. Grazie e arrivederci.

GEMMA – Ciao, Cocca, e quest'artra vorta la robba, mettila sotto sale! Ti si 'onserva mellio!

COCCA - Ruzzi, ruzzi! Siamo in un mondaccio. La gente chissà cosa ‘un farebbe pur di arraffà i vaini.

La Cocca esce con lo zucchero e un filo d’argento preso furtivamente dall’albero.

ASMARA – Via, tutto è bene quer che finisce bene. Si va a fà questa benedetta spesa?

GEMMA – Son pronta, prendo la borsa. Oh, siamo d’accordo, eh? Pago io. Ho riscosso anco la tredicesima. Io oramai son vecchia, 'sa me ne fo dei vaini?

ASMARA – Va bene, mamma. Ah, fammi vede’ se ho preso la tessera soci. (Guarda in borsa) No, la devo ave’ lasciata di là, sur canterale. Vado a prende’ la tessera e si va (Esce).

NANNI – ‘Un è mai pronta, si scorda sempre varche cosa.

ASMARA (Rientrando) - Sono pronta. La tessera l’ho trovata. (Al marito) alla televisione fanno vedè le immagini dell’incidente. E’ successo vicino a Monteàrlo. Monteàrlo è … dove c’è ir casinò, vero?

NANNI – Sì, propio lì. Fammi andà a vedè. (Esce di scena)

ASMARA – Uh, deve passà Betty a portammi ir vestito scorciato!

BEPPE – Io fra un po’ ciò da uscì.

GEMMA – ‘Un ti preoccupà, lo lascia alla ‘Occa.

ASMARA – Ir vestito ‘he mi son presa è proprio bello!

GEMMA – Perché devo prende’ l’ombrello? ‘Un è nemmeno nuvolo!

ASMARA – Dicevo ‘he Betty cià della bella robba, cià gusto. L’ha ereditato dalla su’ povera mamma. Aprì una delle prime boticche. Vant’anni fa?

GEMMA – Tanti! Era venuta dall’Inghirterra.

ASMARA – Te lo riòrdi ‘ome parlava ridìola, Betty? Mezzo ingrese e mezzo italiano. Vanto s’è presa per ir bavero, io e la Cocca!

GEMMA – E continua a parlà ridìolo.

ASMARA – Ormai ciò fatto l’orecchio.

GEMMA – Per me è tutta una posa, per esse’ più scicche!!!

NANNI (Rientrando) – La macchina dell’incidente era vella di Babbo Natale!

GEMMA – Cosa? Ma se’ scemo? Alla tu’ età credi sempre a Babbo Natale?

NANNI – Volevo dì, che sulla macchina ’he è andata fòri strada hanno trovato dei vestiti da Babbo Natale.

GEMMA –I vestiti da Babbo Natale ce l’hanno in tanti! Ce l’aveva anco Arfonzo!

ASMARA – L’hanno detto ‘hi sono?

NANNI – No, ma è siùro che uno è di Livorno! E da quer pòo ’he ho potuto vedè la macchina mi sembra propio uguale a quella d’Arfonzo. Rossa ‘ome la sua. 

GEMMA – Ohi, ohi! Ciò un brutto presentimento!

ASMARA – ‘Un lo dì nemmen per scherzo!

NANNI – Però, potrebbe esse’. Der resto la macchina rossa ce l’ha, o ce l’aveva, faceva Babbo Natale…

BEPPE – In Francia? E l’ha presa poìno ariosa!

NANNI – Macchè Francia e Francia! Lo faceva al Centro ‘ommerciale a Porta a Terra.

GEMMA – Ma ieri notte, ‘un è venuto a casa!

BEPPE – ‘Un è mìa la prima vorta ‘he la sera ‘un rientra.

GEMMA – Sarà stato impegnato… a sonà! Oh, Nanni, l’arbero è finito. (Guardando l’albero) ora tocca a te.

NANNI – Sì, ci penso io alla ‘orrente.  (Si avvia e comincia ad armeggiare intorno ai fili elettrici per accendere l’albero).Ma la ‘Occa avrà visto la televisione anco lei; avesse avuto de’ dubbi sarebbe venuta a dicci varcosa.

ASMARA – Cià la televisione guasta!

NANNI – Un’artra vorta?

ASMARA – ‘Un l’ha ancora fatta riparà. ‘Un ha avuto tempo! (Con la mano indica, invece che non ha avuto soldi)

GEMMA – Povera ‘Occa, ‘om’è scalognata! Sarebbero già due.

ASMARA – Guasi tre.

GEMMA – Tre?

ASMARA – Te lo riòrdi? Prima di sposà Amedeo era fidanzata co’ Umbertino.

GEMMA – Già, che poi ha sposato Finimola.

ASMARA – Anche lui c’è andato vicino.

GEMMA – Già, n’è venuto un “cattusse”!

ASMARA – Un “ittusse”! Pareva morisse.

GEMMA – O, ma la ‘Occa, ‘un porterà mìa male?

ASMARA – Giù, ora ‘un fasciamoci la testa! ’Un è anco detto ‘he sia proprio Arfonzo. Speriamo ‘he  ‘un debba accompagnà anche vesto!

GEMMA – Meglio accompagnalli!

BEPPE (Facendo gli scongiuri) – Donne! Andate a fa’ la spesa!

GEMMA – Sì, si va. (Ad Asmara) Ciài tutto?

ASMARA - Mi sembra di sì, eppure ho come la sensazione d’essemmi scordata di varcosa.

GEMMA – Ti verrà a mente, ‘un sarà stato nulla di importante.

ASMARA – Ma sì, andiamo.

 

Le donne escono di scena.

NANNI – Ohi, ohi, ce la farò a fà accende’ l’arbero? Ecco fatto! Finalmente!

 (L’albero si accende di tantissime lampadine) Beppe, io vo in camera, vollio vedè la televisione (Esce)

BEPPE – Vai, vai. Vai a sentì varche bella notizia.

Suono del campanello. Beppe piega il giornale e si avvia alla porta.

BEPPE – (Urlando, verso la camera) Apro io! (Va ad aprire)Vasco? O te qui?

VASCO – Dè, i bimbi ciavevano da fà la lezione… (mostra dei quaderni)

BEPPE – O che te la sei portata dietro?

NANNI – (fuori scena) Chi era?

BEPPE – Nissuno! Era Vasco.

VASCO – Ah, io sarei nissuno!

BEPPE – Si fa per dì!

VASCO – Ti volevo fà vedè la lezione, perché te, forse ci ‘apisci varcosa. Me la spieghi e poi io la rispiego a loro; ‘un posso mìa fà  vedè che ‘un mi riesce.

BEPPE – Eh, no, eh! Ora però, ‘un ho vollia, si guarda dopo, mettili lì i vaderni (indica il mobiletto vicino alla porta di cucina).

VASCO – Cos’hai?

BEPPE – E’ successa ‘na ‘osa brutta.

VASCO – Mìa alla bimba?

BEPPE – Ci mancherebbe! A Arfonzo!

VASCO – O cos’ha combinato questa volta? ‘Unismette mai!

BEPPE – Mi sa che ha smesso… per sempre. 

VASCO – Cosa vorresti di’?

BEPPE – De’, da ora in poi ‘un combinerà più nulla. E’ morto.

VASCO – Morto? Come morto?

BEPPE – Eh, un incidente di macchina.

VASCO – Ma guarda te! Come si fa presto. Povero Arfonzo, era sempre giovane. ‘Un ci posso crede’.

BEPPE – Pultroppo è così. Si vede che era la su’ ora.

VASCO – Mi dispiace davvero; ‘un era davvero uno stinco di santo, ma de’, la morte, nemmeno alle bestie!

BEPPE – Eh, sì, sembra impossibile!

VASCO – Chissà la ‘Occa! Povera donna. Con questo fanno due.

BEPPE – Zitto, la ‘Occa ‘un sa anco nulla.  

VASCO – No? E perché?

BEPPE – Eh, vieni, usciamo, per strada ti spiego tutto.

VASCO – Andiamo, vai. Già che siamo fori ci si ferma ar barre così pillio un cappuccino e un pezzo, ‘ir dispiacere e m’ha messo fame, mi sento rifinì lo stòmao.

BEPPE –  (a Nanni)Noi s’esce!

NANNI – Va bene!

Vasco si avvia alla porta seguito da nonno Beppe, ma rientra spaventato urtando contro nonno Beppe che impreca.

BEPPE – Ohi! Ma cosa fai dé?

VASCO (Terrorizzato) L’ho visto, è qui fori!!!

BEPPE – Ma chi, hai visto?

VASCO – E’ lui, Arfonzo, anzi ‘ir su’ fantasma, propio lì, sur pianerottolo!

BEPPE – Seeee! Un fantasma s’aggira per ir palazzo… ir fantasma d’Arfonzo! (Si avvia ad aprire)

VASCO – Fermo ‘un aprì, sei matto?

BEPPE – Tanto se è un fantasma pole passà da’ muri, sicchè tranquillo.

VASCO – Tranquillo un corno! Ciò ‘na paura! Ohi, ohi, è tutta vì, nello stomao!

BEPPE – Quella è la fame.

VASCO – Dici?

Beppe va ad aprire, ed è trascinato in casa da Alfonso che si guarda intorno preoccupato.

ALFONSO (Sottovoce) – Siete soli in casa?

BEPPE – Arfonzo? Sei proprio te?

ALFONSO – Sì, sì sono io. Siete soli?

BEPPE – C’è Nanni, di là, alla televisione.

VASCO – (Nascosto dietro Beppe) Masei te, te in carne ed ossa?

ALFONSO – Ma certo che sono io!

VASCO (Rilassato) – Ohi, ohi che spavento, t’avevo preso per un fantasma!

BEPPE – Vasco ha sempre vollia di ruzzà! 

ALFONSO – Ssscc, parlate piano!

BEPPE – Perché?

VASCO – Cos’è successo?                                                             

ALFONSO (Sottovoce) – E’ una storia lunga. Mi dovete aiutare.

VASCO – Vieni, ce la racconti ar barre, ti offro un ponce.

ALFONSO – Meglio di no.

VASCO – Cosa? Hai smesso di be’?

BEPPE – Sì, così se fa ir bravo, Babbo Natale sotto l’arbero ni ci fa trovà una bella damigiana di vino bono.

ALFONSO – Il fatto è che non mi posso far vedere in giro.

BEPPE – Ir motivo?

ALFONSO – Ho paura di incontrare, la mia Cocchina.

VASCO – E vieni proprio vì?

ALFONSO – Sono stato attento a non farmi vedere. Contavo di incontrare voi, soli, per un aiuto. 

BEPPE – Faresti bene, invece a fatti vedè in giro. Vi corre voce ‘he ti sia successa una disgrazia!

ALFONSO – E voi come fate a saperlo?

BEPPE – Cosa?

ALFONSO – Che m’è successo una disgrazia.

BEPPE – A me ‘un mi pare!

VASCO – Nemmeno a me!

ALFONSO – Come no? Sono stato derubato… di tutto, volete una disgrazia più grande di questa?

BEPPE – Uh! Ha’ vollia, te!

ALFONSO – Se la mia Cocchina scopre tutto, sono un uomo morto.

BEPPE – Ecco! Ora sì ‘he si ‘omincia a ragionà!

ALFONSO – Come faccio a dirle tutto?

VASCO – Raccontacelo a noi, forse ti si pole dà una mano.

ALFONSO – Ieri era il mio ultimo giorno di lavoro al Centro Commerciale, così la sera sono stato pagato. Avevo fatto anche diverse mance! Ho messo tutto nel portafoglio. Erano più di cinquecento euro.

BEPPE – E sei venuto a casa di ‘orsa.

ALFONSO – Veramente, no, volevo fare un bel regalo alla mia Cocchina, così un mio collega…

VASCO – Collega?

ALFONSO – Sì, un altro Papà Natale. Mi ha proposto una mano di poker in casa di un amico, a Pisa.

VASCO – Pisa? E te siei andato in casa der nemìo? Che bischero!

ALFONSO – Sì, sono stato un pirla, ma la vincita doveva essere sicura perché avevano trovato un pollo.

BEPPE – E alla fine hai scoperto che ir pollo eri proprio te!

ALFONSO – Quando me ne sono accorto ho cercato di reagire, ma quelli mi hanno preso tutto! Il portafoglio con i soldi, i documenti, il telefonino, e mi hanno buttato in mezzo di strada.

VASCO – Potevi andà dalla polizia.

ALFONSO – Quella è gente che non scherza! Avevo perso molto più di quanto avessi, così mi hanno preso anche la macchina. Ho sentito che andavano tutti e tre a Montecarlo, al casinò… coi miei soldi!!! Fortunatamente mi ero tolto il vestito da Papà Natale e in tasca di questi calzoni avevo qualche soldo.

            

                                       MONTECARLO

ALFONSO:
Con i soldi miei
son partiti, ahi, ahi,
se li giocheranno
a Montecarlo!

VASCO e BEPPE: Grullo!


Mi han beffato e allor
senza grana son
per spennarmi al gioco eran
d'accordo!


VASCO e BEPPE: Grullo!


Non so proprio più che fare
e che scusa, mai, potrò, trovare.

Senza i soldi miei
sono al verde ormai
vittima di un fato assai
beffardo!

VASCO e BEPPE: Grullo!

NANNI – (Fuori scena) Siete sempre in casa? (Entra e Alfonso si nasconde in modo buffo)

BEPPE – Sì.

NANNI – Chi è venuto?

BEPPE – Nessuno, è sempre Vasco.

VASCO – (Contrariato, per essere di nuovo definito “nessuno”) Dai!

NANNI – Mi sembrava di avé sentito la voce di Arfonzo…

BEPPE – No, parlo con Vasco.

NANNI – Va bene, (esce) se avete bisogno di quarcosa, io son qui.

BEPPE – Grazie, ‘un s’ha bisogno di nulla.

VASCO (Ad Alfonso) – Ma dove ti siei rimpiattato?

ALFONSO – Ero dietro l’albero.

VASCO – No, volevo di’ dove sei stato rimpiattato, fino ad oggi!

ALFONSO – Da amici.

BEPPE – Senti siamo vecchi, ma mìa scemi. Possibile ‘he per tutto vesto tempo la ‘Occa ‘un t’abbia mai cercato?

ALFONSO – La mia Cocchina non mi aspettava. (Imbarazzato) Le avevo detto che avevo una serata musicale, fuori Livorno e non sarei rientrato.

BEPPE – Invece, ‘on chi ce l’ avevi la serata? 

ALFONSO – E’ inutile mentire a lei signor Beppe. E’ troppo furbo. E’ proprio come pensa. Chercher la femme!

VASCO – T’è venuta fame? Anche a me!

BEPPE – La femme! La donna, in francese!

VASCO – Ah! E la tua… Cocchina?

ALFONSO – E’ lei l’unica che conti per me!

BEPPE – Però la serata “musiàle” ce l’hai avuta lo stesso?

ALFONSO (Teatrale) – Cosa dovevo fare? Non sapevo dove andare. Ero disperato. Avevo bisogno di una spalla su cui piangere.

BEPPE – E mi vorresti fà crede’ ‘he ti sei accontentato della spalla?

VASCO – Un ber panino ‘olla spalla, buttalo via!

BEPPE – Vasco, ma ‘un hai ‘apito nulla!

VASCO – Ho capito, ho capito! Quella lì piace sempre anche a me, con o senza zibibbo.

ALFONSO – Con lo zibibbo?

VASCO – E’ un pane speciale che a noi livornesi ci piace parecchio… te lo spiego un’artra vorta.

BEPPE – Ma, se ‘un ti volevi fà vede’, perché ‘un sei rimasto in casa di vesta “signora”?

ALFONSO – Ci sono rimasto tutto il giorno, ma più a lungo non potevo fermarmi. Stasera aveva un ospite.

BEPPE – Un artro? (Alfonso stringe le spalle) Senti, così, tanto per curiosità, ma queste serate musiàli… vanto vengano a costà?

ALFONSO – Non è come pensa.

BEPPE – No? Tutto gratisse?

ALFONSO – E’ una vecchia amica, qualche regalino di tanto in tanto.

VASCO – Sicché è una storia vecchia.

ALFONSO – Ma senza importanza, per me l’unica che conti è (tutti e tre insieme) la mia Cocchina.

VASCO – Ma potevi tornà a casa uguale, ieri sera. Alla ‘Occa ni dicevi ‘he t’avevano aggredito, t’avevano portato via tutti i sòrdi, i douménti, la macchina. Ciavrebbe creduto. (Prende il giornale e lo tiene in mano gesticolando)

ALFONSO – Lei sì, ma di sicuro avrebbe voluto fare la denuncia in Questura. (Prende la cornetta del cordless, poi distrattamente la getta sulla poltrona dx) troppo rischioso, ve l’ho detto, quella è gente che non scherza.

BEPPE – Vedrai ‘he si rimedia.

ALFONSO – Come?

BEPPE – Come? Se ‘un mi sballio, te dovresti esse’ un ‘omo morto, ma quando la ‘Occa scoprirà che invece sei vivo, ‘un si farà tante domande e la passerai liscia.

ALFONSO – Non capisco.

VASCO – Ma ‘un l’hai sentita la televisione?

ALFONSO – No, avevo da fare.

BEPPE – Era occupato a piange’. Sulla spalla!

ALFONSO – Ma, perché dovrei essere morto? (Vasco getta il giornale sulla poltrona coprendo il cordless)

MAMMA MIA  (Maramao)

BEPPE               Te dovresti essere morto

                        Dentro l’auto intrappolato,

VASCO              ma sei un ‘omo fortunato

                         ed a casa eccoti và!

BEPPE e

VASCO                Rimpiattiamolo in soffitta

                          e pensiamo a come fare

                          dovrai te risuscitare

                          e nessuno insospettir!

                          Mamma mia, mamma mia,

                          penseranno loro,

                          mamma mia, mamma mia,

                          mia, mia, mia, mia.

BEPPE                  Te dovresti essere morto                   

                          Dentro l’auto intrappolato,

 

VASCO               ma sei un ‘omo fortunato

                         ed a casa eccoti và!

VASCO e

BEPPE                  Ma sei un ‘omo fortunato

                           ed a casa eccoti và! (2 volte)

NANNI (Entrando) – Chi è venuto? (Alfonso si nasconde velocemente in modo buffo)

VASCO – Nessuno, siamo sempre noi.

NANNI – Eppure m’era parsa la voce d’Arfonzo. Mah! Mi sarò sognato! (Tornando in camera) Era mellio, se era la su’ voce! ‘Un vorrei fà l’uccello der malagurio.           

BEPPE – ‘Un si pole più sta’ qui. Vieni per ora ti si rimpiatta in soffitta, poi si vedrà.

ALFONSO – Ma io non ho capito una cosa.

BEPPE – Te la spiego in soffitta. (Lo spinge verso la porta di casa.

Vasco guarda prima se la strada è libera, poi, in silenzio, escono)

MUSICA: Parlami d’amore Mariù.

                                    FINE DEL PRIMO ATTO

                                            

ATTO SECONDO

MUSICA: Parlami d’amore Mariù

Sfuma la musica, squilla il telefono.

NANNI (Fuori scena) Ti pareva, ‘un c'è pace fra l'ulivi! (Entra in scena e cerca il cordless). O dov’è ir telefano? O, e ‘un c’è, ha’ vollia di cercallo! Accidenti. Stai a vedè che se l’è portato via la mi’ mollie, ‘un sarebbe mìa la prima vorta che se lo mette in borsa. (Lo trova)  Pronto! Asmara! Meno male ‘he m’hai ‘hiamato! Ma mi dici dove hai messo ir telefano, eh, è du’ ore ‘he lo cerco. Come, quale telefano? Quello di ca… ehm… ehm… (guarda il cordless e si rende conto dell’abbaglio) no… nulla… nulla… Sì… sì… dimmi… ah, t’è venuto a mente di ‘osa t’eri scordata? E mi telefani per questo? Era una ‘osa importante?… Dai… è nova! Asmara…‘un posso mai sta tranquillo… Ma è mai possibile, dé…  Uffa… va bene… vengo!

Quella, cià la testa attacata ar culo ‘ome  ‘e granchi!

Tanto per cambià son rimaste senza benzina a mezza strada! Ora mi tocca prende ir motorino e portannene un po’. Meno male ‘he l’artro giorno a lavorà n’ho comprato (gesto della mana ad indicare: sottratto) un paio di tànie e l’ho messe in cantina!

      OSTERIA

NANNI E CORO

Ora devo andà ‘n cantina,

paraponzi ponzi po 

s’è scordata la benzina,

paraponzi ponzi po,

devo sempre rimediare

la su’ testa è da cambiare.

Dammela la benzina,

dammela la benzà!

M’ha chiamato, m’ha chiamato

paraponzi ponzi po,

ir motore era assetato

paraponzi ponzi po,

e se nun ni dai da bere

certo ‘un pole ripartire.

Dammela la benzina,

dammela la benzà!

Con ir mi’ motorino,

paraponzi ponzi po,

come ‘r soccorso alpino,

paraponzi ponzi po,

dovrò in aiuto andare

la benzina, là portare

Dammela la benzina,

dammela la benzà!

E dannene la benzina,

dannene la benzà!

              

Mentre sta per uscire incontra sulla porta la Cocca, con la borsa dove aveva messo gli oggetti presi da Asmara, vuota.

NANNI – Ah, Cocca, un’antra vorta te?

COCCA – ‘Un c'è Asmara? E' andata alla ‘Oppe? Volevo un po' di farina. L'ho finita e devo fa' la besciamella per i 'annelloni di Arfonzino.

NANNI – Allora sta bene, meno male.

COCCA – Come sarebbe a dì?

NANNI – (Cercando di non scoprirsi troppo) – Volevo dì… che… per mangià i ‘annelloni uno deve sta’ bene… di stòmao… io, prima di Natale cerco di stà un po’ leggerino. E’ a casa Arfonzo?

COCCA – No, ‘un è anco arrivato. Perché, lo volevi?

NANNI – (Imbarazzato) No, dicevo ‘osì, per dì. Prenditela da sola la farina, tanto dov'è, lo sai mellio di me. Io, bisogna ‘he vada via di volata.

COCCA - O cos'è successo? (Falsamente preoccupata) Mìa varche disgrazia, vero?

NANNI - E son rimaste senza benzina!

COCCA - Un'artra vorta? O come si fa a rimané senza benzina?

NANNI (Ormai fuori scena) - Nello stesso, preciso, idèntio modo ‘he si rimane senza farina!

COCCA (Perplessa) – O cosa ci 'ombina la farina!? (Comincia a curiosare, apre cassetti, sportelli e fa i suoi commenti).

Accidenti vanti biscotti, (Aprendo uno sportello) o cos’hanno paura ‘he scoppi la guerra? (Aprendo un cassetto)  Per Natale: tovaglia rossa e tovagliolini verdi. L’artr’anno ciavevano tutto oro e argento. Vest’anno brillano pòo anche loro! Guarda vì, quanto ben di Dio! Panforti, ricciarelli, panettoni. Fammi prende la farina, vai, ho visto anco troppo. (Va in cucina e rientra con la farina. Suono del campanello. Va ad aprire. Fuori scena) Ah, Betty sei te? ‘redevo ‘he fosse Asmara.

BETTY – (Entra, seguita dalla Cocca, in mano una borsa, chiusa da un bel fiocco, contenente il vestito nuovo di Asmara). Ti manca sempre qualcosa, eh, Maria?

COCCA - Te, Betty, sei l’ùnia ‘he mi ‘hiama Maria, cor mi’ vero nome; mi fa un certo effetto.

BETTY – Hai un così bel nome, non ho mai capito perché te lo debbano storpiare.

COCCA – Di tanto in tanto, per dì la verità, anche Arfonzino mi ‘hiama Maria. Quando ci siamo conosciuti, a ballare…

BETTY – Al Malandrone?

COCCA – Sì, al Malandrone, sonavano “Parlami d’amore Mariù”. Così n’ho detto ‘he mi ‘hiamavo Maria; è doventata la nostra ‘anzone. (Sospirando) Lui, a vorte la sera, vando siamo soli in casa, piglia la ‘hitarra e la sòna per me. Come canta bene! ’He voce!

BETTY (Scocciata, sottovoce) – Caruso! (Alla Cocca) A Proposito,  Alfonso… sta bene?

COCCA – Come mai vi interessate tutti alla salute di Arfonzino?

BETTY – Così, per cortesia. (Posando il vestito) Lascio questo sulla poltrona.

COCCA – E’ il vestito d’Asmara?

BETTY – Sì, è in seta pura.

COCCA – Come siamo scicche in questa ‘asa!

BETTY – E’ un vestito bellissimo! Se l’è preso per Natale.

COCCA – Alla faccia della crisi!  Io mi rimetto vello dell’artr’anno; ciò fatto un’appriazione di “pagliette”, è ritornato novo.

BETTY (Svenevole) – Non si vive di solo pane!

COCCA (Ironica, riferendosi alla linea abbondante dell’amica) – Eh, no, eh! Anche di briosce, frati, bomboloni.

BETTY – Ho perso tre chili! (Si siede sulla poltrona)

COCCA – Sarà ir soprabito ‘he t’ingrassa. (Comincia a prendere biscotti dalla credenza e li offre a Betty comportandosi come se fosse a casa sua, poi servirà anche da bere ed insieme banchetteranno con il dolci di Asmara)

BETTY – E’ di Cavalli!

COCCA – O dove l’hai preso, all’ippodromo?

BETTY – E’ un modello esclusivo.

COCCA – Ma se c’è pieno il mercatino di vesta roba ghepardata. Fanno anche le taglie calibrate!

BETTY – Gli articoli che ho in negozio io, al mercatino non si trovano. Ne ho preso uno per la mia Candida che è un amore! Te l’ho detto che sta per laurearsi vero?

COCCA – Sì, me l’hai detto, me l’hai detto. La tu’ Candida è sempre stata una secchiò… una studiosa. E poi, ‘on quello ‘he n’ è successo! Brava du’ vorte! Quando ho saputo che ir su’ fidanzato l’ha mollata…

BETTY – E’ stata “lei”, a lasciarlo!

COCCA – E ci ‘redo! Te l’ha beccato insieme, a una su’ amica!

BETTY – Amica? Quella? Una serpe! Una sguàldrina!

COCCA – Un tègame!

BETTY – A proposito! E Gina?

COCCA – Sta bene. (Prevenendola) E anche a scuola, tutto bene.

BETTY – Vedrai che quest’anno ce la fa!

COCCA – E se un ce la fa, ci farà du’ viaggi.

BETTY - Ci vuol pazienza! D’altra parte non è mica colpa sua se non ci arriva, povero tesoro! Bisogna anche dire che ha sempre avuto tante distrazioni. Le hanno sempre ronzato intorno un sacco di ragazzi.

COCCA – Non è mìa una ‘orpa esse’ una bella filliola!

BETTY – Questo, sembrerebbe un bravo ragazzo.

COCCA – Bravo e bello!

BETTY –  In casa vostra o belli, o nulla. Speriamo che duri.

COCCA – Dura… dura! O Candida ‘un l’ha anco rimpiazzato vello sciagurato?

BETTY – Per il momento, no.  E’ stata una grande delusione!

COCCA – Un ti preoccupà ‘un resta zittella; prima o poi quarcuno accalappia! Però, anche te potresti aiutalla un po’! (Betty la guarda con aria interrogativa)

Un aiutino (le porge da bere) ‘un ni farebbe mia male. Peresempio, ma perché ‘un ni fai mette le lenti a contatto e ni butti via vegli occhialini doppi, da vecchia!?

BETTY – Le lenti a contatto le danno noia.

COCCA – E tutti ve’ frignoli che ha sulla fronte, ‘un ni danno noia? E’ inutile ‘he se li rimpiatti sotto la zazzera! Si vedano uguale!

BETTY – E’ solo un po’ d’acne di gioventù.

COCCA – Cor topesan vanno via! Ir naso, però ni rimane! Ma anco a quello c’è rimèdio. Se lo fa fà  novo. Di plàstia.

BETTY – Visto che cerchi la perfezione, potresti far ridurre un po’ il seno a tua figlia. Conosco un chirurgo, a Milano, che fa miracoli.

COCCA – O come lo ‘onosci? Fatti un po’ vedé! Ciavevi varcosa di diverso! Ti se’ rifatta la bocca!

BETTY – Io? No, no.

COCCA – Hai anco ir coraggio di dì, di no? Prima ciavevi la bocca a culo di gallina, ora ciai du’ labbra ‘he paian du’ sarvagenti! Hai speso una cèa per risistemàttela!

BETTY – I soldi, per me, non sono mai stati un problema.

COCCA – Ah, ma io ‘un ti voglio mìa critiàre! Fai bene! O che se la deve godè, artro ‘he ir tu’ marito? 

BETTY – Mio marito non mi ha mai fatto mancar niente.

COCCA – Lui ‘un fa manca’ niente a nissuno. Nemmeno alla biondona!

BETTY – Quale biondona?

COCCA – Vella ‘he pare Brigì Bardò!

                    LA BIONDA E’  UNA  BAMBOLA ( A’ sonnambula )

COCCA

La bionda è una bambola,

lei si fa mantene’

da’ sòrdi dell’omini

che la vollian per sé.

Ovunque vada a giro

Ar Polo o all’Equatore

la bionda sempre ar seguito

der ricco ‘omo sta

pronta il grullo a spennà

E senza lilleri ‘un si lallera

chi più ha lilleri più lallerà!

‘Un si lallera senza lilleri

chi ha più lilleri più vollie ha!

Ir tu’ marito la porta a giro

sempre accanto la tiene a sé,

con la bambola accanto gongola

con la bambola in braccio a sé.

La bionda è una sventola

che si fa mantenè,

ma le belle bambole

vollian vesti [ soldi ] vedé!

Ir tu’ caro marito

ovunque vada a giro

la bionda porta appresso

con lei, lui sempre sta

e le ‘orna ti fa!

E senza lilleri ‘un si lallera

chi più ha lilleri più lallerà!

‘Un si lallera senza lilleri

chi ha più lilleri più vollie ha!

BETTY – Quella, è la sua segretaria… ceca!

COCCA – Cieca? ‘Un mi pareva.

BETTY – Cecoslo… vacca!

COCCA – Ah, vacca, sì che mi pareva! Vest’estate se l’è portata alle Seicelle!

BETTY – E’ stato solo un viaggio di lavoro!

COCCA – Ahh! Ma se sono sempre a cena fori insieme.

BETTY – Sono cene di lavoro.

COCCA – Certo, ir tu’ marito s’ammazza, di lavoro!

BETTY – A differenza del tuo!

COCCA - Meglio disoccupato.

BETTY – Allora non mi devo più interessare per quel posto. (Si alza)

COCCA (Anche lei si alza) – Scherzavo! ‘Ome sei suscettibile. E’ tant’anni ‘he siamo amìe! Lo sai ‘he vollio bene (L’abbraccia )… a te (Bacio)… alla tu’ bimba (Bacio sull’altra guancia)… ar tu’ marito (Altro bacio)… e anco alla biondona, tanto ormai è di ’asa.

BETTY (Allontanandola) – Maria!

COCCA – Volelo dì… volliamoci tutti bene, Betty. E’ Natale!

BETTY – Eh, sì, è Natale ed è tardissimo! Ciao, e (L’abbraccia e la bacia) se

non dovessimo vederci più, Buon Natale! Merry Xmas! 

COCCA (Commossa) – Buon Natale!

Betty si avvia all’uscita continuando ad augurare Buon Natale.

COCCA (Ancora commossa) – Aguri! Appineviar! E, se ‘un ci si dovesse vedé più, (Betty è ormai uscita) speriamo ‘he dipenda da te! (Fa gli scongiuri)

Cocca si avvia all’uscita con la farina. Ci ripensa e torna indietro per riempire la borsa con i dolcetti rimasti sul tavolo. Suono del campanello.

COCCA – Ecco Asmara e Gemma. (Apre) E invece sono ir sor Beppe e ir sor Vasco.

BEPPE - O Cocca, ‘osa ci fai, qui? Ti mancava quarcos’artro?

COCCA - Avevo finito la farina... ma quarcun'artro, aveva finito varcosa di più importante!

BEPPE - O Nanni?

COCCA - Appunto! Ha avuto una ‘hiamata urgente! E' andato via!

VASCO – ‘Os’è successo?

COCCA – Ar solito… quelle due son rimaste senza benzina.

BEPPE – A te, invece, ‘un ti manca mai nulla, vero?

VASCO - Ma va’ in c…asa tua che è tardi e ciavrai da fà cena!

BEPPE - L'hai presa la farina? No? E allora 'osa aspetti? Vai!

COCCA - Vado, vado! Tolgo il disturbo! (Esce)

VASCO - Popò d'antepàtia, dé! Quella zuccona della su' figliola un anno sì e un artro sì, boccia.

BEPPE - E si dovrebbe vergognà d'avé una filliola ‘osì vagabonda! Quella ‘un ha mìa vollia, di studià!

VASCO - Invece, hai visto ‘ome se ne vanta? E se ne dà un etto!

BEPPE - Cià pòo da vantassi! Una filliola vagabonda…vell’artro sciagurato su (Indica la soffitta) ’he ni puppa tutti i vaìni.

VASCO - Mah! Senti, Beppe, mentre s’aspetta la resurrezione d’Arfonzo, si dà un’occhiata alla lezione de’ bimbi.

BEPPE - Dammi i vaderni, vieni.

VASCO - La bimba cià da fà un probrema.

BEPPE – Dé, in matemàtia, ero un portento!

VASCO – La maestra n’ha dato ir testo e lei ci deve mette’...

BEPPE –  ‘Ir tegame!

VASCO – Fai lo spiritoso, sì! Io ‘un ciò capito nulla.

BEPPE – (Prende il quaderno e legge) Ci si deve mette’ la domanda, e poi, trovà la soluzione.

VASCO - Veste maestre moderne,  a' mi' tempi ‘un usava!

BEPPE – Invece a’ mìa…

VASCO – Allora se sei tanto bravo, fallo. Leggilo un po’, vai.

BEPPE - Un pasticciere prepara 100 paste. All'ora di ‘hiusùra ne ha ancora 10. Quale sarà la domanda?

VASCO – So assai.

BEPPE - Dé, facile! Il pasticciere si ‘hiede: e ora, a chi le vendo? La soluzione, però ‘un è mìa facile ‘ome la domanda. L'indomani, chi vòi ‘he gliele compri le paste dure? L'ùnia… è che se le porti a casa... e se cià uno ‘ome te... ha bell'e risorto ir problema!

VASCO – No, te buttale via! Anco dure, son bone uguali! Ce n'avessimo avute in tempo di guerra!

BEPPE – Sì, e di Binda. Ce n’è dell’artra lezione difficile?

VASCO – Sì, c’è la poesia der bimbo. Aspetta, eccola vì. Si ‘hiama Pianto antico, di Gi Carducci.

BEPPE - Gi, vor dire Giosuè.

VASCO – Boia, dé, te sai propio tutto!

BEPPE - L'albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno da’ bei vermigli fior...

VASCO - ‘Un  ci posso ‘rede'! La sai a memoria?!

BEPPE - Dé, me la riòrdo tutta! ‘Sa ci deve fà?

VASCO - Le fressioni.

BEPPE- Le fressioni? (Prende il quaderno e controlla) Le ri-fressioni!

VASCO – E io ‘os’ho detto?

BEPPE – Vai, prendi un foglio e scrivi: (Parla lentamente) Questa è una poesia morto triste...e mi fa piangere perché parla di un povero babbo... no, no, scrivi... padre... è mellio... parla di un povero padre… che ha perso i su’ dodici fillioli...

VASCO - Dodici? Ma siei siùro?

BEPPE - Diavolo! T'ho detto ‘he la so tutta a memoria e in un punto, me lo riòrdo bene, dice: Sei nella terra fredda, sei nella terra negra. Sei e sei, vanto fa?

VASCO - Dodici!

BEPPE - O lo vedi ‘he ho ragione io!

VASCO – Mah, se lo dici te! (Si mette il foglio in tasca) Anco vesta è fatta, ‘ome disse vello ‘he ammazzò la mollie.

BEPPE – E fatta bene.

VASCO – Io ciò i mi’ dubbi, no sulla mollie, eh, sulla lezione.

BEPPE - Va’ tranquillo, vedrai ‘he fai la tu’ figura.

VASCO – Basta ‘e ‘un sia una figura di m...

BEPPE – O, se ‘un sei ‘onvinto e ‘un ti ci servi più!

VASCO – ‘Un ti scardà! Va bene ‘ome dici te. Ma ‘un s’è mìa anco finito!

BEPPE – Dai! Dell’artra lezione difficile?

VASCO – C’è da finì un esercizio che ir bimbo ‘un ha fatto a tempo a finì a scuola. Deve trovà la forma maschile, quando è possibile: femminile: regina, maschile: re. Vedi, vesto è già fatto, ‘un è difficile. Femminile: mamma, maschile: babbo;  femminile: moto, maschile: ‘un si pole fa…

BEPPE – Come, femminile: moto!? Moto è maschile. Mo - to… o, finisce con o!

VASCO – Ha’ ragione! Deve avè sballiato la maestra. Maschile: moto…

BEPPE - E femminile: mota, a… con: a!

VASCO – Allora ‘orreggo, mo-to, mo-ta.

BEPPE – Dé, sì, correggi, correggi.

VASCO – Ecco! Ora c’è l’urtima che ‘un n’è riuscita: femminile eroina, maschile?

BEPPE – Maschile di eroina? (Ci pensa un po’) Dé, spinello!

VASCO – Me lo riòrdo a mente, vai ‘un ciò bisogno di scrivilo. Ecco, s’è finito! (Chiude i quaderni) Spinello! Ma cosa n’insegnano, a scuola, veste maestre?

BEPPE – Oggi i bimbi devano esse’ informati sui perìoli ‘he corrono, propio per evitalli!

VASCO – Ho capito! E’ come co’ dottori.

BEPPE – ‘Sa ci ‘ombinano i dottori?

VASCO – Sì. Oggi, all’ammalato, ‘un ni nascondano mia più nulla! Come ai fillioli! Ir povero Sirvio, pace all’anima sua, lo sapeva, sai ‘he doveva morì!

BEPPE – Noo?! O chi ne l’ha detto?

VASCO – Dé, i dottori! Oggi, è così. Peresempio. Se a te, te, ti dovesse venì un malaccio, (Beppe fa gli scongiuri) si fa per dì, i dottori t’informano di tutto, per filo e per segno. Così te, te, ciai ir tempo di preparattici, di sistemà tutte le tu’ ‘ose per benino. Se vòi, di fà  testamento. A pensacci bene, ‘un è mia sballiato! Te, te ‘un moriresti più contento, eh, te, te, te, a sapè che hai sistemato tutto?

BEPPE – Io, sì! Te, invece, se ti viene uno strangullione all’improvviso, ci penzi ‘ome ci rimani male?

Suono del campanello.

VASCO – Son le donne ‘on la spesa, finarmente! (Va ad aprire) Cocca, un’artra vorta te? ‘Sa ti manca?

COCCA (Entrando, allarmata) – Avete visto Arfonzino?

BEPPE – Noi?

COCCA – No, quell’artri!

BEPPE – Vasco, te hai visto Arfonzo?

VASCO – Perché, te l’hai visto?

BEPPE – Cocca, te l’hai visto, Arfonzo?

COCCA – Ma se ve l’ho chiesto io!

BEPPE – Se ‘un lo sai te, dov’è.

COCCA – Se lo sapevo ‘un ve lo venivo a chiede’ a voi! ‘Un son punto tranquilla.

VASCO – Perché?

COCCA – M’ha telefanato Betty dar negozio e m’ha fatto dei discorsi strani. Che veniva subito da me… che dovevo stà tranquilla… che ci pensava lei. Arfonzino, ‘un n’avrà mìa ‘ombinata un’antra delle sue?

VASCO – Tranquilla, ma cosa vai a pensà!

COCCA – (Sempre più agitata) Strano ‘he tutti mi ‘hiedano ‘ome sta. ‘Un sarà mìa successa una disgrazia?

BEPPE – Ma ‘un ci pensà nemmeno!

COCCA – Allora perché ‘un mi risponde ar telefanino?

BEPPE – L’avrà sur vibratore e ‘un lo sente. Vai a casa! Se Arfonzo ritorna e ‘un ci trova nissuno…

COCCA (Rincuorata) – Ha ragione, ‘un c’è nemmeno Gina, è ar cine ‘on Giada. C’è solo Bugheri ‘he dorme.

BEPPE (Alla Cocca che si allontana) – Tranquilla, fidati!

COCCA – (Fuori scena) Grazie!

BEPPE – Vasco, bisogna fà  quarcosa… vì le cose precipitano.

VASCO – ‘Un è mìa facile. Bisogna organizzalla bene!

BEPPE – Lo so. Guasi, guasi vado in soffitta e lo faccio scende’ prima ‘he sia troppo tardi.

Fanno per uscire ma rientrano in casa dalla Coop, gli altri familiari.

NANNI - Eccoci, ci siamo!

VASCO - Siete arrivate? Meno male, 'osì si va a casa a mangià.

GEMMA – ‘Un sarai mìa venuto a mettici furia? C'è da sfà le borse, prima.

Mentre Vasco canta, Gemma e Asmara si tolgono i cappotti e li appendono, Asmara prende il cognac dalla borsa e se ne versa un bicchierino, poi l’appoggia sulla credenza; Gemma va in cucina con le borse della spesa.

SPAGHETTI POLLO INZALATINA (Spaghetti a Detroit)

VASCO:

Spaghetti, pollo, insalatina

e anco un po’ di ‘onsumè

vorrei riuscire armeno a buttar giù.

Invece son digiuno

che appetito, dammi te

cosa c’è!

Un po’ di friassè

mentre s’aspetta di cenà

o lepre ner tegame cor sarmì

Ma resta vòto ir buzzo

da mangiare nun ce n’è

propio no!...

zuppa

magari mangerò, dopo…

NANNI – Certo che la notizia della disgrazia d’Arfonzo, è volata!!! Lo sanno già tutti!

ASMARA – Tutti meno ‘he la Cocca. Io sono preoccupata, bisognerebbe preparaccela; ‘un vorrei ‘he lo venisse a sapè in modo troppo brusco!

BEPPE – ‘Un avè furia, potrebbe esse’ vivo!

NANNI – Magari!

ASMARA – Eh, sì… (Dirigendosi verso la poltrona dove c’è la borsa con il vestito, vi sbircia dentro) Ah, Betty m’ha portato ir vestito. Fammelo mette’ in camera, prima ‘he si sciupi. (Prende la borsa e va in camera)

GEMMA – (Dalla cucina) La mi’ borsa ce l'hai te, Asmara?

ASMARA – (Fuori scena) Io? Quale borsa? Io ciò la mia!

GEMMA – (Rientra) Uhimmei, o ‘ndov’è? ‘Un ci posso ‘rede'! Ciavevo guasi tutta la pensione!

BEPPE - Che testa! Ciai più lingua 'he cervello!

GEMMA - Sai 'osa  e ci mette una bona parola luilì...E ti 'onsòla! Dammi una mano a cercà la borsa piuttosto, o incosciente!

ASMARA (Rientrando) - Ora letiàte, eh, mi raccomando!

GEMMA - Ohi, ohi, mi sento male, agguantatemi! Mi sento andà giù! (Cade seduta sulla poltrona).

ASMARA – Mamma! Mamma! Su, forza, mamma, coraggio! Pensa a dove pòi avella lasciata.

GEMMA – Ohi, ohi, l’avevo attaccata ar gancio der carrello, poi, ‘on la furia, l’ho lasciata lì. Ma ir carrello, ‘un l’ho rimesso a posto perché era tardi. L’ho lasciato ar vucumprà.

NANNI – Con la miseria ‘he si rimpastano e l’ha bellerivista!

ASMARA – Perché ‘un vai cor motorino a vedé se la ritrovi?

NANNI – Ma cosa dici?

ASMARA – ‘Un si sa mai.

GEMMA – Dentro c’era anco la ‘arta d’identità, il libretto der dottore, ir telefanino vecchio di Nanni ‘he aveva dato a me.

ASMARA – Per ir telefanino, pazienza, tanto ‘un avevi anco ‘apito ‘ome fallo funzionà!

GEMMA – Meno male ‘he le ‘hiavi di ‘asa ‘un l’avevo prese, se no ci toccava cambià anche la serratura.

ASMARA – Bisogna andà in questura a fà la denuncia.

VASCO – Ci s’andrà dopo cena!

GEMMA – Ciavevo anche la fotografia della mi’ povera mamma e der mi’ povero babbo! ‘Un ci posso ‘rede! Ber Natale! E’ propio un ber Natale!    

            ‘Un cIò più la borSa mia   (Nella vecchia fattoria)    

  

‘Un ciò più la borsa mia

Ia ia o

L’ho lasciata per la via

Ia ia o!

Con le foto oto

o o oto

Ed il soldi oldi

o o oldi.

Un ciò più la borsa mia

Ia ia o

L’ho lasciata per la via

Ia ia o!

I documenti enti

e e enti

Cellulare are

a a are!

Un ciò più la borsa mia

Ia ia o

L’ho lasciata per la via

Ia ia o!

L’ho scordata ata

a a ata

Al carrello ello

e e ello…

BEPPE Cor cervello ello

e e ello!

Un ciò più la borsa mia

Ia ia o

L’ho lasciata per la via

Ia ia o!

 

VASCO – Coraggio, Gemma, se era successa una disgrazia, era peggio.

GEMMA – Uhimmei! E’ successo una disgrazia? Beppe, dove sei? Beppe, stai bene?

BEPPE (Alle sue spalle) – Tranquilla. A me, i dottori, m’avvisano prima.

Suono del campanello

BEPPE (Va ad aprire, si ricorda all’improvviso di Alfonso) – Uh, Cocca!

COCCA (Fuori scena, preoccupata) – Ancora nulla! (Entra)

ASMARA – Cocca, ‘osa hai fatto?

COCCA (Commossa e preoccupata) – Arfonzino!

NANNI (Fraintende) – No! Allora avevo visto bene! Era la su’ macchina vella dell’incidente! (Beppe ha un moto di disapprovazione e guarda Vasco)

ASMARA – Ti devi fà forza, vedrai ‘he ‘un ha sofferto!

COCCA – Quale incidente? Ditemi ‘os’è successo! Vollio sapé cos’è successo!

La Cocca urla disperata. Suono del campanello. Nanni va ad aprire.

COCCA – Ahhh! Allora è successo varcosa… No, no, no… ‘un ci ‘redo… no, no… a Arfonzino, no!

BETTY - (Entrando con Nanni) - Maria, l’hai saputo? (L’abbraccia)

COCCA – Ahh!  Ma cosa devo avé saputo? Tutti sanno tutto e io ‘un so nulla! Cos’è successo? Vollio sapé cos’è successo (Piange disperata e si getta sulla poltrona libera, così su una poltrona c’e Gemma, sull’altra la Cocca. Beppe e Vasco non sanno cosa fare, Betty e Asmara cercano di consolarla, ma lei è sempre più disperata ed incredula. Vasco, nonostante Beppe, cerchi di fermarlo, decide di svelare la verità).

VASCO – Cocca, bisogna ‘he nielo dia. Arfonzino, è su! (indica in alto verso la soffitta, ma la Cocca fraintende e pensa che sia in cielo, morto. Così ha un malore)

BETTY – Coraggio! Povero Alfonso, tutto sommato non si meritava di finire così!

COCCA – Ma così, come?

ASMARA – Fattene una ragione! Si vede ‘he era la su’ ora!

COCCA – Ma vi volete spiegà!

GEMMA – E’ propio vero ‘he le disgrazie ‘un vengano mai sole. Io ho perso la borsa, te, ir marito.

COCCA – Ma cosa dite?

BETTY – Boia, de’, Cocca… (Tutti la guardano meravigliati) ehm… Maria! Maria, non fare così!

COCCA – Ma cosa cavolo è successo?

BETTY - E’ stato un incidente. Era sulla macchina che è andata fuori strada. E’ morto sul colpo, senza soffrire.

COCCA – ‘Un è possibile! No, no, vi sballiate! Arfonzino!

ASMARA – (Riferendosi alla Cocca) Portàtini un po’ d’acqua!

COCCA (Singhiozzando) – Tu ciavessi un dito ‘ognacche.

ASMARA – S’è comprato ora.

GEMMA – (Al pubblico) Dé, a buo a buo!!!

ASMARA – Aspetta, (Prende la bottiglia  e le porge un bicchierino di cognac, lasciando la bottiglia sul tavolinetto da fumo) Ecco, tieni.

GEMMA – Bevi, bevi ti fa bene, son già due!

COCCA (Con un fil di voce) – Veramente è ir primo.

GEMMA – ‘Un mi riferivo mìa ar cògnacche!

COCCA – Portatemi a casa mia! Vollio morì anch’io! Vollio morì ner mi’ letto! BETTY – Non dire stupidaggini Maria! Devi farti coraggio!

COCCA – ‘Un mi ‘hiamare Maria. Mi fai venì a mente la nostra ‘anzone!

NANNI – Quale ‘anzone?

BETTY – (Accennando il motivo) Parlami d’amore Mariù.

COCCA – (Piangendo la continua con accento inglese) Tutta la mi’ vita sei tu.

ASMARA - (Commossa) E’ la loro ‘anzone, la ‘anzone di vando si son conosciuti.

COCCA – Son rimasta sola! Sola con la mi’ Gina e Bugheri!

GEMMA – No a Bolgheri, a Monteàrlo!!!

COCCA – Portatemi di là! Portatemi a casa mia! Gina, cercate la mi’ Gina!

(Mentre Betty e Asmara aiutano la Cocca ad alzarsi e l’accompagnano a casa, Nanni prende il cellulare).

NANNI – Se la Gina è ar cine ciavrà ir cellulare spento. E’ ‘na parola! ‘He casino!

GEMMA – Lei, ne pole trovà un artro, ma io, la mi’ borsa, ’un la ritrovo mìa più!

NANNI – (Ripone in tasca il cellulare, perché, come previsto, non ha ottenuto risposta. Si avvicina all’albero) Fammi spenge’ le luci dell’arbero, mi mettano tristezza. E’ propio un ber Natale!

Squilla il telefono. Nanni si accinge a rispondere.

NANNI – Pronto…sì…sì…l’indirizzo è questo… sì…sì….il nome è Gemma… sì… anche il cognome corrisponde…l’indirizzo è questo…no…no, pultroppo in questo momento la signora Gemma non puole rispondere, non sta bene. Sì….sì….sì….Va bene….Domani….sì… Grazie, bonasera. (Nanni mette giù la cornetta, con la faccia sorpresa).

NANNI – ‘Un ci posso ‘rede’!

VASCO – Cos’è successo?

NANNI – Era la polizia! Ir senegalese ‘he ha trovato la borsa di Gemma, l’ha riportata in questura… con tutti i sòrdi!

GEMMA – Chi era ar telefano, ’osa volevano?

BEPPE – Ci pensi, hanno ritrovato la tu’ borsa… ’on tutta la pensione!

GEMMA – No?!Vesto sì che è un bel regalo di Natale! Ma chi l’ha trovata?

NANNI – Ir senegalese!

BEPPE – Hai visto che, “nonostante la miseria ‘he si rimpastano”, la borsa l’hanno restituita? Te lo dicevo, ‘un è bello ave’ pregiudizi ‘ontro le genti! Boni e cattivi sono dappertutto.

GEMMA (Solenne) – Anche Don Antonio lo dice sempre, a questo mondo siamo tutti uguali!

VASCO – Davvero? Anco i pisani?

NANNI – Di siùro, Don Antonio parlava de’ neri!

GEMMA – L’ha trovata ieri? Allora ‘un’è la mia! Io l’ho persa oggi.

BEPPE – Era la tua, tranquilla.

GEMMA – Sei siùro?

BEPPE – Son siùro, sì.

GEMMA – Meno male, io vo dalla ‘Occa. Ni porto la bona notizia ‘osì la tiro un po’ su di morale. (Agli altri) Venite?

BEPPE – Noi s’aspetta vì.

VASCO – Siete già anco troppi.

NANNI – Io vo a vedè se quarcuno sa dove son le bimbe, e avviso anche Teresa. Mi sa, ma della cena stasera ‘un se ne fa di nulla.

Escono. Vasco e Beppe rimangono soli in casa.

VASCO – Che serata! ‘On tutta vesta ‘onfusione, si sarta anco la cena.

BEPPE – Pensi ar mangià? Bisogna, ma fa scende Arfonzo, prima ‘he ni faccino ir funerale!

Suono del campanello. Beppe va ad aprire: è Betty.

BETTY – Scusate, volevo ancora un po’ di cognac… (prende la bottiglia). poveretta, ne ha bisogno. Deve farsi coraggio. (Betty si avvia verso l’uscita portando con sé la bottiglia del cognac).

VASCO – Che casino! Siamo rimasti anco senza ‘ognacche.

BEPPE – Senza ‘ognacche e senza Arfonzo.

VASCO – O ‘un è in soffitta!?

BEPPE – E’ in soffitta sì, ma bisogna fallo scende’! L’ùnia è  di’ che Arfonzo  è stato aggredito e derubbato. Ha battuto la testa e ha avuto un’annesia.

VASCO – Un’annesia?

BEPPE – Ha perso la memoria! ’Un sapeva più chi era. Quando n’è tornato a mente, cioè stasera, è venuto subito a casa.

VASCO – E con la pulizia, ’ome la metti? Arfonzo ‘un ci voleva andà.

BEPPE – C’è pòo da fa, ormai la frittata è fatta! Ma Arfonzo aveva paura della vendetta di vella gente. E son tutti morti.

VASCO – Te come lo sai?

BEPPE – Alla televisione hanno detto ‘he sulla macchina ‘un s’è sarvato nissuno. Sono morti tutti e tre.

VASCO – Speriamo ‘he sia ‘ome dici te!

BEPPE – Ciai un’antra soluzione?

VASCO – No…

BEPPE – Allora, vieni andiamo a resuscità ir morto.

VASCO – Sì, Lazzaro!

BEPPE – Lazzarone!

 

Mentre escono per andare in soffitta, entrano Asmara, Gemma e Betty. Hanno in mano degli abiti da uomo: Gemma delle scarpe, Betty i pantaloni, Asmara la giacca.

GEMMA – O voi dove andate a quest’ora?

VASCO – De’, se si trova un barre aperto si mangia varcosa. (Escono frettolosamente)

GEMMA – Chiamala fame! Visto ‘ome correva?

ASMARA – Lasciali andà, è mellio, ‘osì noi si sistema i vestiti in pace. Meno male, Betty, ‘he ciai pensato te! Purtroppo vanno preparati, prima o poi li ‘hiederanno.

GEMMA – Povera Cocca, è mellio ‘he li trovi già pronti.

BETTY – E’ meglio risparmiarle questa pena. Controlliamo se sono in ordine, sarà meglio darci una stirata.

ASMARA – Spazzoliamoli prima. (Alla mamma) Mamma o cosa ci fai ‘on le scarpe? Velle ‘un ci volliano mìa.

GEMMA – Già, è vero. Ma sai, nella ‘onfusione… (Posa le scarpe per terra davanti a una poltrona) Fammi prende’ la spazzola. (Fruga in un cassetto e tira fuori una spazzola che porge a Betty che comincia a spazzolare i pantaloni, mentre Asmara  si occupa della giacca).

ASMARA – Ber vestito!

BETTY – E’ bello sì! E’ un modello di quest’anno di Dolce e Gabbana. Alfonso sapeva apprezzare le cose belle.

ASMARA – Ah, la ‘Occa, per Natale, si rimette ir vestito vecchio, risistemato alla mellio, e lui, si veste Dorce e Gabbana?

GEMMA – Chi è vortagabbana? (Betty sta per risponderle, ma dai pantaloni esce un foglietto che vola per terra. Gemma lo raccoglie).

GEMMA – O questo ‘os’è?

ASMARA (Avvicinandosi) – Una foto! D’una donna. E ‘un è la ‘Occa!

BETTY (Anche lei si avvicina) – No? E chi è? (Sorpresa) La biondona!

ASMARA – La ‘onosci?

BETTY – Certo, è la segretaria di mio marito, la ceca.

ASMARA – Cieca? Poverina.

BETTY – Cecoslovacca!

GEMMA – Vando te lo dicevo io! (Volta la foto)  Dietro c’è scritto quarcosa!

ASMARA – (Prendendo la foto) Fammi vedé! (Legge ad alta voce, meravigliata) Al mio adorato Arfonzo…

GEMMA (Interrompendola) – Arfonzo, cià una brutta rima!

ASMARA – Zitta! Fammi finì! Ar mi’ adorato Arfonzo, la su’ dorce, Fragolina!

BETTY – La vacca, Fragolina!

GEMMA – La mucca ‘Arolina?

ASMARA – Sì, e la mi’ nonna in carrozzina!

BETTY (Prendendo lei, la foto) – E aveva il coraggio di criticare mio marito!

ASMARA – Anco ar tu marito ni piaciano le fragole?

GEMMA – A me mi pare ‘he a tutti, ni garbino dimorto, ma i coomeri! (Fa riferimento con le mani ai seni molto grandi  della segretaria).

Asmara di corsa va in camera sua.

BETTY – Asmara, dove vai?

ASMARA – A controllà i pantaloni di Nanni! Guai a lui, prima lo levo dar mondo! Poi, scrivo a Repùbbria!

GEMMA – Cosa va a mette’ a modo?

BETTY – Sistemiamo a modo i vestiti di Alfonso. (Li piega e li mette su una  poltrona, poi, indicando la foto) Questa sarà meglio farla sparire. (Nasconde la foto in seno).

Rientra Nanni.

NANNI – ‘Un m’è mia riuscito di sapè dove sono andate le bimbe.

GEMMA – Tanto devi esse’ 007! A Livorno c’è rimasto tre cìnemi!

Si sente suonare ripetutamente il campanello e battere con foga alla porta.

NANNI – Stai a vedè ‘he son loro! L’avranno saputo, in quarche modo. (Va ad aprire)

ASMARA (Rientrando) – Ma chi è? Ohi, ohi, ‘he giornata!

Entra la Cocca euforica, tenendo in mano la bottiglia del cognac.

COCCA – Arfonzino! E’ tornato! E’ vivo!

BETTY (A Gemma) – E’ impazzita!

GEMMA (A Betty) – E’ briàa!

ASMARA – Chi è tornato?

COCCA – Arfonzino mio, è tornato, è di là! Si voleva cambià, si voleva mette’ ir vestito bono, ma ‘un lo trova.

 

Betty si mette rapidamente davanti alla poltrona, in modo tale da nascondere i vestiti alla vista della Cocca.

ASMARA – (Scettica, a Nanni). E’ tornato Arfonzo.

COCCA – Venite! Venite da me se ‘un ci ‘redete. Ci sono anche Vasco e Beppe.

Tutti seguono la Cocca, Betty porta i vestiti, ma dimentica le scarpe.

La scena rimane vuota. Si abbassa la luce. Musica: Parlami d’amore Mariù. Sfuma la musica. Luce. Entra la Cocca sempre con la bottiglia in mano.

COCCA (Indicando le scarpe) – Eccole lì! Aveva ragione Gemma! Ma come ci saranno finite! (Va per prenderle) Con tutte veste emozioni, mi ci vòle propio un goccetto. (Beve) Mi gira un po’ la testa, (Si siede sulla poltrona, leggermente brilla) come mai? (Si lascia andare sulla poltrona, un po’ addormentata) Sarà la debolezza, (Attaccandosi alla bottiglia) mi ci vòle. Mi tira un po’ su. Che giornata! (Pensa e ridacchia). Ah! Ah! Ah!

Arfonzino mio! Arfonzino mio! Aveva perso la memoria. Eh, eh, eh, eh. (Indicando le scarpe) Le scarpe d’Arfonzino. Belle!

GEMMA (Entrando, ad alta voce) – Eccola, ve lo dicevo ‘he era di và!

N’ho dato le ‘hiavi io. (Mettendosi le chiavi in tasca) Se l’è scordate nell’uscio. Poi, dice a me!

Mano a mano rientrano in scena, tutti i personaggi .

ASMARA – O Cocca, o cosa fai? ‘Un ti si trovava più!

GEMMA – Per oggi basta ‘on li spaventi!

ASMARA – Ma ti senti bene? (Fa per prenderle la bottiglia, ma lei non la molla)

COCCA – (Con aria ebete) Mai stata mellio! Arfonzino?

BETTY – Cercava le scarpe.

COCCA – Eccole lì! (Gemma le raccoglie e le tiene in mano)

NANNI – (Entra. Rivolto a Beppe e Vasco, ancora fuori scena) E’ qui la Cocca.

Beppe e Vasco entrando

BEPPE – Meno male, ci mancava solo ‘he ora sparisse lei.

VASCO – Finalmente, si potrà andà a mangià quarcosa.

Entra Alfonso, elegantissimo nell’abito di Dolce e Gabbana, ma in pantofole. 

Andrà a sedersi, premuroso, nella poltrona accanto a quella della Cocca)

BELLO  E  INCREDIBILE  (Sull’aria di: Bello e impossibile) 

 

COCCA                 Bello, bello e incredibile!

GEMMA               ‘On quella faccia a me mi pare un criminale! 

COCCA               Bello!

BETTY                E irresponsabile, è un vagabondo e non vuole lavorare.

ASMARA             Ni perdona tutto, troppo spesso, lei

                         lui se n’approfitta… io lo strozzerei.

COCCA              Bello, bello e impensabile.

GEMMA              Ma lui, le donne ‘un se le fa certo mancare.

COCCA              Bello!

BETTY               Ma prevedibile,

GEMMA             è un seduttore da strapazzo, è un ber maiale!

COCCA           Bello, bello e incredibile!

GEMMA          Cià ‘na  ghigna da strizzone intestinale

COCCA          Bello!

ASMARA        E irresponsabile, è un vagabondo…

BEPPE e VASCO … e cià un giòo micidiale!

                

ALFONSO – Cocchina! (Le prende una mano) Non puoi sparire così. (Lei fa cenno di no con la testa)

NANNI – Bisogna festeggià! (Va a prendere la chitarra, vicino alla credenza e la porge ad Alfonso) Sonaci varcosa.

VASCO – ‘Un è meglio se prima si mangia e poi si ‘anta?

BEPPE – ‘Un ni da’ retta! Vesto è propio un ber Natale e va festeggiato. Perché l’arbero è spento?

NANNI – Ci penso io! (Accende l’albero. Nel frattempo Betty, senza farsi notare, tira fuori la foto della biondona, fa un cenno d’intesa ad Asmara).

BEPPE – (Riferendosi all’albero di nuovo acceso) Ora sì! Forza, Arfonzo. ’Osa ci ‘anti?

ALFONSO – Una canzone dedicata alla mia, Mariù!

COCCA – (Intonando la canzone) Parlami d’amore, Mariù!

ASMARA – La loro ‘anzone!

BETTY – E’ la canzone di un vecchio film! (Così dicendo, senza farsi vedere dalla Cocca strappa la foto e nasconde in tasca i pezzetti). Ma, non mi ricordo il titolo.

GEMMA – (Pronta, brandendo una delle scarpe che aveva raccolto da terra) Me lo riòrdo io: “L’ omini, che mascarzoni!”.

TUTTI (tranne Alfonso e la Cocca):

ED ECCOTI VI’   (I will follow him - Chariot)

Arfonzo, Arfonzo, Arfonzo

la faccia c’hai di bronzo

Arfonzo, Arfonzo, non fare più lo str…ano

lo strano, lo strano, sei peggio d’un pisano

pisano, pisano.

Ed eccoti vì

impunito come ar solito

potevi esse’ andato di là

finito nel mondo dei più

fra i tanti lassù… o mellio laggiù!!!

Si chiude il sipario.            

                                               FINE