Punto di rottura

Stampa questo copione

PUNTO DI ROTTURA

di

Sergio Fedro

commedia in tre atti

personaggi:
Marcello-giovane marito
Luisa-sua moglie
Vito-il figlioletto
Gina-madre di Marcello
Mariano-padre di Marcello
Mariuccia-ragazza vicina di casa
Matilde-sua madre
Giorgio-figlio di Matilde
Vittorio-amico di Marcello
Un tecnico di computer

ATTO I°

L’ambiente è costituito da una stanza, ai nostri giorni, arredata in modo semplice e dignitoso, con elementi essenziali: tavolo e sedie al centro, credenza e divano accostati alle pareti. Su queste, infatti, tranne i mobili citati, non vi sono quadri, né tendaggi, né altri abbellimenti. Da un lato della stanza, vi è anche la culla in vimini di un neonato. Più in là, ancora, un tavolinetto con su una macchina per scrivere e, di fianco al divano, un mobilino con sopra il telefono e un piccolo televisore.

Scena n.1 (Marcello, Vittorio, poi Mariuccia)

Un giovane sui trent’anni, con un grembiule stretto intorno alla vita, accudisce un neonato, mentre un altro giovane più o meno della stessa età, sta a guardare interessato. Il giovane col grembiule prepara il bagnetto per il piccolo, e la disinvoltura che denota nel farlo, fa capire che quest’operazione gli è abituale. Nella vaschetta posta sul tavolo, infatti, versa dell’acqua calda, poi, si tira su le maniche della camicia, e immerge il suo gomito nel liquido per verificarne il calore.
Preparato il talco, l’asciugamano, la pomatina antiarrossamento, l’ascigacapelli, il bagno è pronto. Fa alcune moine al piccino mentre lo prende dalla culla, e lo lascia scivolare delicatamente nella vaschetta. E, mentre lo fa galleggiare, tenendolo eretto sul braccio, gli canticchia una curiosa filastrocca. 

VITTORIO – Porca miseria, Marcello, in questo momento, tu e tuo figlio, formate davvero un quadretto idilliaco! –
MARCELLO – (ironico) Sì, commovente! –
VITTORIO – Perché? Lo dici come se non ti faccia piacere accudire Vito: è tuo figlio! –
MARCELLO – No, no, cos’hai capito? Per lui faccio questo ed altro! –
VITTORIO – Allora, di che ti lamenti? –
MARCELLO – Non mi lamento, infatti: mi riferivo al fatto che non è piacevole maneggiare cacca, piscio e tutto il resto! Diciamo…che lo faccio e basta: senza aggettivi! Daltronte, se non lo facessi io, chi lo farebbe? –
VITTORIO – Ti capisco, Marcello, leggo nel tuo pensiero: avresti preferito che a rendere perfetto questo quadretto, ci fosse stata, al tuo posto, la madre! –
MARCELLO – Vuoi negarlo? Non è così, forse? –
VITTORIO – Sì, sì…forse più edificante e…tradizionale. Purtroppo, la vita che si conduce oggi, crea di queste situazioni…! –
MARCELLO – Già…! –
VITTORIO – Però…questa…te la sei creata anche un po’ tu: se avessi accettato quella proposta che ti feci, oggi non ti troveresti a fare quello che fai! –
MARCELLO – Non ho potuto…! –
VITTORIO – (ironico) Ah già, dimenticavo la tua posizione in proposito! –
MARCELLO – Perché, non è forse legittima la mia opinione? La madre sta fuori, tutto il giorno, metti che lo stesso avessi fatto io, mi chiedo: che cosa, allora, è venuto a fare al mondo questo bambino? Quale male ha fatto per non meritarsi che i genitori gli stiano vicino?-
VITTORIO – Così ti annulli, però, e perdi anni preziosi per la tua carriera! –
MARCELLO – D’accordo! Vito deve avere priorità su tutto: ha i suoi diritti e, per riceverli, è bene che mi sacrifichi! –
VITTORIO – Non…condivido, proprio! Definiscimi cinico, o pure quello che vuoi, non approvo, assolutamente! A quest’ora, al giornale, con la tua preparazione e intelligenza, come minimo saresti stato già vice direttore. Per lui potevi trovare una buona nurse e…buonanotte! –
MARCELLO – Allora, non hai capito: non voglio, intesi? Mio figlio deve crescere circondato dall’affetto dei genitori…o meglio, almeno di uno dei due! –

Pausa.

VITTORIO – Non…non metto becco: però, per me, resti sempre un testone! Se continui così, un giorno, ti ritroverai una certa età e…con un pugno di mosche! –
MARCELLO – Ma con un figlio, senza traumi infantili! –
VITTORIO – Sarà, pure come dici tu, ma non ci spererei troppo…! –
MARCELLO – Che cosa intendi dire? –
VITTORIO – Che se anche lo tiri su a dovere, un bel giorno…l’ambiente che ci circonda, te lo guasterà! –
MARCELLO – Sei sempre il solito pessimista! –
VITTORIO – Pessimista? Non direi: guardo semplicemente in faccia alla realtà! La città, i compagni: la vita…la vita… lo corromperà! –
MARCELLO – Non sarà dipeso da me, intanto! –
VITTORIO – Bella consolazione! –
MARCELLO – (spazientendosi) Santo Iddio, vorrei vedere se tu fossi sposato e ti trovassi con un figlio nella stessa mia situazione, come ti comporteresti; esattamente come me, stai tranquillo! –
VITTORIO – Lo credi proprio? –
MARCELLO – Sono sicuro…come…come è certo che mi chiamo Marcello! –
VITTORIO – Se fossi in te, non ci conterei troppo! –
MARCELLO – (ironico) E già, tu non hai la mia stessa educazione all’antica? Ricordalo, sei venuto come me dal paese! Se sei cambiato, vuol dire che la città ti ha corrotto, allora! –
VITTORIO – Non corrotto: emancipato! –
MARCELLO – Mentre io, che non bazzico gli ambienti evoluti come te, sono rimasto un provincialotto! Lasciamo stare, che è meglio! –
VITTORIO – Ueh, non sono venuto mica per litigare! A parte i giri di parole: volevo solo dirti, che se Luisa lavora, per il piccolo, avresti potuto prendere una balia, tutto qui! –
MARCELLO – Allora, che cos’era quel discorso sull’emancipazione? –
VITTORIO – Va bene, scusami! –

Pausa.

VITTORIO – Ho l’impressione che ancora non hai capito che i tempi dell’università, sono finiti: sei rimasto identico a cinque anni fa, non sei cambiato di una virgola! A quest’ora sarebbe il caso di scordarsi dei sogni, lasciare quelle idee e cercare di affrontare la vita nel modo più semplice, gardarla in faccia per quella che è, e accontentarsi di quel poco che ti può dare! Io sono felice, perché ho fatto in questo modo: sì lo so, tu sei stato sempre speciale, il nostro gruppo ti ha sempre ammirato per com’eri e per quello che speravi dal tuo futuro! –

Finito il bagnetto, il giovane tira su il piccino adagiandolo sul panno e lo asciuga con cura.

MARCELLO – Vittorio, guarda: non è un amore? –
VITTORIO – E’ veramente uno splendito bambino! –

Intanto lo incipria, gli asciuga i capelli ed infine messogli il pannolino, lo depone nella culla.

MARCELLO – Dicevi? Ah sì: l’università è finita! E’ vero, non è più tempo di cullare i sogni: le illusioni di gioventù, come si dice; ma io, caro Vittorio, intendo intraprendere ad ogni costo, quella professione. Sai benissimo cosa mi prefiggo. Ti ringrazio per il giornale, ma, se accettassi quel posto, cosa ne sarebbe di me? Sarei felice, lì dentro? Pensaci: in fondo tu hai ottenuto ciò che volevi, ti sei realizzato, perché io, allora, non posso coltivare la mia aspirazione? Lo so, scrivere è difficile, e ottenere il successo lo è altrettanto, ma la volontà ed il tempo non mi mancano: ricorda che ho soltanto trent’anni! –

Si sente suonare alla porta. Marcello va ad aprire. Sulla soglia compare una ragazza sui venticinque anni. 

MARCELLO – Su, entra Mariuccia, non restare sulla porta! –
MARIUCCIA – No, non posso, se arrivo in ritardo, la collega si arrabbia. Ho suonato solo per chiedere se serve qualcosa per Vito! –
MARCELLO – No, non serve niente, grazie! Entra un momento, però: ti presento Vittorio, un compagno dei tempi dell’università, mio amico da sempre! –

La ragazza avanza timidamente nella stanza e porge la mano a Vittorio.

MARIUCCIA – Piacere, Mariuccia Valle! –
VITTORIO – Io sono Vittorio Principe, piacere! –
MARCELLO – Noi all’ateneo lo chiamavamo più semplicemente, il…principino! –
MARIUCCIA – Carino…il principino…! –
VITTORIO – Si burla di me, signorina? –
MARIUCCIA – No, no per carità! Intanto, via quel…lei, poi, non mi burlo di te, semmai sono sorpresa perché è…curioso! (guarda l’orologio) Ora debbo proprio scappare! Fatti vedere più spesso, intesi? Arrivederci! –

Esce.

VITTORIO – Ci puoi contare! (andandole dietro sulla porta) –
MARCELLO – Che te ne pare? –
VITTORIO – Chi è? –
MARCELLO – T’interessa? E’ la figlia della padrona di casa! –
VITTORIO – E’ straordinaria: mi sa che ci vedremo più spesso, Marcello! –
MARCELLO – Non equivocare sull’invito che ti ha rivolto. Mariuccia è piena di slanci: mi vede sempre alle prese col bambino, e ha pensato che la visita di qualche amico, possa distrarmi! –
VITTORIO – Com’è premurosa, la piccina: vuoi vedere che ha del tenero per te? –
MARCELLO – Scherzi? Beh, lasciamo stare! Dimmi, invece, tu non stai con Francesca? –
VITTORIO – Chi, Francesca? Già…già, Francesca: adesso non più! Attualmente mi vedo con Elvira, una collega del giornale! –
MARCELLO – Vecchio volpone: una ne lasci…-
VITTORIO - …due ne trovo, lo sai come sono fatto! –
MARCELLO – Voglio vedere, quando ti decidi…-
VITTORIO - …a mettere la testa a partito? Beh, ti dico…-
MARCELLO - …che ci devi ancora pensare! –
VITTORIO – Ma guarda: mi hai tolto le parole dalla bocca! –

Ridono.

VITTORIO – (guarda l’orologio) Adesso devo andare! –
MARCELLO – A parte gli scherzi, fatti vedere più spesso, davvero. Magari, una di queste sere, stiamo insieme: potremmo andare in qualche posto a mangiare una pizza con Luisa. Tu porta pure la tua collega Elvira! –
VITTORIO – Meglio ancora se porti…la figlia della padrona di casa! –
MARCELLO – Ha fatto proprio colpo Mariuccia! –
VITTORIO – (scherzando e toccandosi teatralmente il petto) Touché! –
MARCELLO – Buffone, ciao! –
VITTORIO – A presto! –

Esce. Marcello, chiude la porta e va alla culla per guardare il bambino che nel frattempo si è addormentato. Poi, si siede al tavolinetto dov’è la macchina per scrivere ed infila un foglio nel carrello. All’improvviso squilla il telefono.

MARCELLO – Pronto…! Ah, sei tu mamma? (sobbalza) Come…sei…sei alla stazione? Vieni a trovarmi? Ma…io…io stavo per uscire! Sì…sì, posso rimandare! Tu, però, ti presenti all’improvviso, senza avvisare…no, no, non t’offendere, vieni, vieni pure! Ma che dici? Mi fa piacere… ma sì che mi fa piacere: ti…aspetto! –

Il giovane attacca il ricevitore, ma è chiaramente imbarazzato, come se la visita della madre non gli facesse piacere. Intanto il piccolo, al trillo del telefono, si è svegliato.

MARCELLO – (prendendolo in braccio) Su, su Vito, prepariamoci in fretta: arriva la nonna! Ci ha fatto la sorpresa! (fra i denti) E che sorpresa…! –

Parla al piccino come se questi lo capisse. Corre per la stanza nervosamente, e anche in un modo un po’ buffo. Svuota la vaschetta, sistema al loro posto talco, asciugamani ed il resto. Poi, sempre con il piccolo in braccio, va alla finestra e guarda preoccupato in strada.

MARCELLO – (a Vito) Arriva la nonna! Vuoi…vuoi vederla la nonna? No, non la vuoi vedere! Hai ragione: non è bello farti vedere con papà che ti fa da mamma! Aspetta un po’…(pensa) –

Ha un’idea: apre l’ingresso di casa ed esce sul pianerrottolo (visibile dalla platea) e suona alla porta di fronte. Compare una donna di media età che il giovane quasi trascina con sé in casa sua.

Scena n.2 (Marcello, Matilde, poi Giorgio)

MARCELLO – Signora Matilde, prego si accomodi! Da quando sto qui da lei, le ho chiesto mai un favore? –
MATIDE – Non…mi sembra, professore! –
MARCELLO – Ebbene, in questo momento glielo chiedo per la prima volta! –
MATILDE – Professore, si figuri, per lei questo ed altro…! –
MARCELLO – Deve assolutamente reggermi per una mezz’oretta Vito! –
MATILDE – (mortificata) Adesso? –
MARCELLO – Adesso, adesso! –
MATILDE – In…questo momento…proprio non…posso…! Sono dispiaciuta di non poterlo fare: stavo uscendo per portare Giorgio all’ambulatorio, ho l’appuntamento! –

Intanto entra dalla porta, rimasta aperta, anche un ragazzo mongoloide sui sette anni.

GIORGIO – Ho sentito tutto, ho sentito tutto: io, reggo Vituccio, lo tengo io…! –
MATILDE – No, tu non puoi tenerlo: sai dove dobbiamo andare…!
MARCELLO – Per favore: me lo tenga lei, solo per mezz’ora! –
MATILDE – Professore, è successo qualcosa? –
MARCELLO – Aspetto…mia madre: è una donna all’antica e…non ammette che un uomo si occupi di un bambino…! –
MATILDE – Capisco…! -

La donna, indecisa, guarda l’orologio, poi, visto l’insistenza del giovane, ci ripensa.

MATILDE – Va bene, professore, solo per mezz’ora: non posso perdere l’appuntamento per Giorgio, ho atteso due mesi per ottenerlo! –

Il giovane le mette in braccio il bambino e la bacia sulla fronte per ringraziarla. Poi, spinto in fretta la donna e il ragazzo fuori casa, chiude la porta all’istante, e vi si appoggia con la schiena, emettendo un lungo sospiro, come se fosse scampato ad un pericolo. Resta così solo per un istante, perché va a guardare alla finestra: la madre è arrivata. Volge, preoccupato, il suo sguardo in giro per la stanza, per assicurarsi che sia tutto in ordine, attende il suono del campanello e va ad aprire.

Scena n.3 (Marcello, Gina, Matilde, Giorgio)

Entra una donna sui settant’anni.

MARCELLO – (l’abbraccia) Mamma, come stai? –
GINA – Io? Bene! Piuttosto, voi? (guarda in giro) Tua moglie non c’è?-
MARCELLO – Potevi fare un colpo di telefono! –
GINA - Il bambino, lo tiene lei? Sono venuta per vederlo! –
MARCELLO – Già, il bambino lo ha Luisa: è fuori per la spesa! (guarda l’orologio) E’ appena uscita: ci metterà, però, del tempo per ritornare! –
GINA – L’aspetterò…! –

Il giovane guarda la madre con un sorriso di disappunto.

GINA – Cos’hai Marcello? Sembra che ti dispiaccia che sia venuta! –
MARCELLO – Ma che dici? Figurati, ti ho sempre sollecitata a venire più spesso, solo…solo, che ti prego di avvertirmi, la prossima volta! –
GINA – Perché, non l’ho fatto? –
MARCELLO – Sì, dalla stazione…! –
GINA – Intendevi stendere i tappeti per ricevermi? Lo sai che mi accontento di poco…!-
MARCELLO – Almeno, Luisa sarebbe rimasta in casa! –
GINA – Tanto…ho il treno alle quindici e dovrà pure rientrare per prepararti qualcosa: a me interessa vedere il piccolo! –
MARCELLO – Davvero, mamma, parti alle quindici? –
GINA – Perché vorresti che rimanessi per la notte? –

Il giovane a queste parole ha un sussulto.

MARCELLO – Beh, dicevo…! –
GINA – Non posso rimanere: tuo padre, chi lo sente! Ma, dimmi, come state voi? Tua moglie ti tratta bene? Sei un po’ sciupato, sai? Luisa è una di città: cucina giusto giusto. Conosco bene questo tipo di persona: fanno sempre la dieta e pretendono che la facciano anche gli altri! Con loro a tavola, i piatti sono sempre più vuoti che pieni, e, hai voglia a saziarti con quel poco lì! –
MARCELLO – Non dire così, mamma, Luisa…cucina quanto basta: poi, non sono stato mai, di grande appetito…! –
GINA – Perciò, l’ho detto: conoscendoti, è necessario sempre forzarti per mangiare!-
MARCELLO – Mangio, quanto basta per saziarmi…! –
GINA – (guarda l’orologio) Intanto, ancora non si vede…! –
MARCELLO – C’è da aspettare ancora un po’ che ritorni, dopo, vedrai cosa sarà capace di preparare: Luisa, cucina molto bene…! –
GINA – Dovrei vederlo con i miei occhi…!-
MARCELLO – Sei sempre prevenuta con di lei! –
GINA – Lo sai che non mi è mai piaciuta. A te però andava bene: allora n’eri innamorato, dicevi. Adesso, sostieni che andate d’accordo: io non so come fanno a stare uniti, due esseri così diversi! Lei cresciuta in città, figlia d’impiegati, emancipata e viziata, tu nato in campagna, abituato alla vita dei contadini: ho i miei dubbi che possiate durare a lungo insieme. –
MARCELLO – Ma no, mamma, che stai dicendo: va tutto liscio con Luisa…sta tranquilla! –
GINA – Eppure, ho la sensazione che qui, tira aria fritta. Ricordati che se mi nascondi qualcosa, peggio per te. Ho sempre detto che se, con lei, ti senti infelice, non esitare, piantala: un posto a tavola per te e tuo figlio, da noi, l’avrai sempre! -

Si sente suonare alla porta.

GINA – E’ lei! –
MARCELLO – (guardando l’orologio, mentre va ad aprire) No, non può essere lei!-

Sull’uscio, infatti, compare Matilde con Vito in braccio.

MATILDE – Professore, le ho portato…(nota la presenza di Gina e si arresta imbarazzata. Poi, con prontezza di spirito, riprende) …le volevo chiedere di tenere per un poco il…bambino di mia figlia, ma…vedo che ha la visita di sua madre…! –

Intanto è entrato anche Giorgio, il quale, nel sentire le parole della madre, scoppia a ridere.

GIORGIO – Ah, ah, ah, il bambino di…! –

La madre, prontamente lo zittisce, assestandogli un pestone sul piede.

GIORGIO – Ahi, che male! (piange) –
GINA – (avvicinandosi al ragazzo e accarezzandogli il viso) Povero ragazzo, che ha fatto di male? –
MATILDE – (incurante della donna) E’ un’emergenza, professore: devo correre da mio padre, si è sentito male! Capisce, ha quasi novant’anni e sta solo. Non dovrà tenere il piccino per tanto tempo: mia figlia tornerà a momenti e se lo riprenderà! –
MARCELLO – (sorpreso e imbarazzato) Ma…! –
GINA – (facendosi avanti) Signora, se vuole, può lasciarlo a me, il piccolo. Ci penso io! –

Marcello sta sudando freddo.

MATILDE – Grazie, signora: dovrà tenerlo poco tempo, vedrà! –
GINA – (prendendo in braccio il piccolo) Come si chiama? –
MATILDE – (presa di sorpresa e farfugliando) Come…come si chiama? Ah, sì…si chiama…si chiama Andrea! –

La donna esce seguita da Giorgio che ancora piange per la botta subita al piede.

GINA – Che bel bambino! Guarda, Marcello, ha all’incirca l’età del nostro Vito! Un poco gli somiglia, pure! –

Il giovane, molto teso, si avvicina al piccino.

MARCELLO – A quest’età, si somigliano un po’ tutti…! Il mio Vito, però…è più bello! –
GINA – (cullando il piccolo sul suo petto) Carino…si è addormentato. Lo metto nella culla di Vito! –
MARCELLO – (accettando la situazione con lo spirito giusto) Mettilo pure lì: Vito non si offenderà di sicuro! –
GINA – Ci mancherebbe altro…! –
MARCELLO – Anche…perché, qualche volta, Vito…approfitta della culla sua! –
GINA – Dici davvero? –
MARCELLO – E’ avvenuto di rado, però! Luisa, essendo io fuori e dovendo uscire a sua volta, per evitare che prendesse freddo, ha preferito appoggiare Vito dalla signora Matilde! –
GINA – Cercate di non farlo spesso: non si sa mai…! (guarda l’orologio) Come mai, Luisa ancora non torna dal mercato? E’ tardi! –
MARCELLO – Arriva, arriva…ormai, dovrebbe stare qui! –

Si sente, infatti, lo scatto della serratura e la porta s’apre.

Scena n.4 (Marcello, Gina, Luisa, Mariuccia, Giorgio)

Entra una donna sui venticinque anni, dall’aspetto avvenente e ben curato. In mano ha parecchie buste piene, e, non appena vede la presenza della suocera, le lascia cadere a terra per la sorpresa. Marcello è teso come una corda di violino e, prima ancora che la moglie apra bocca, l’anticipa ammiccando.

MARCELLO – Luisa, non…non vedo Vito! Dove lo hai lasciato? Dal portiere vero? Già, con tutte queste buste…potevi suonare da giù, sarei venuto incontro ad aiutarti! Tesoro, c’è qui con noi il figlio di Mariuccia, lo ha lasciato Matilde, (intanto afferra il piccino dalla culla) adesso vado a portarlo dal portiere e prendo Vito…! Torno subito! (esce di corsa col piccolo in braccio, chiudendosi la porta dietro) –
LUISA – (sorpresa e balbettando) Ah…il bam-bi-no di…Ma-riuc-cia! Certo, certo…Vito l’ho lasciato dalla…portiera: non potevo salire…con la spesa e il bambino! –
GINA – Santa Madonna, potevi lasciarle la spesa, anziché Vito! –
LUISA – (ormai nella parte) Macchè Maddalena gli vuole un sacco di bene e approfitta di queste situazioni per tenerlo per qualche minuto! –

Il campanello suona. Luisa apre e fa entrare Marcello con Vito in braccio.

MARCELLO – Ecco fatto: ho lasciato Andrea da Maddalena e ho preso il nostro Vito! (rivolto al piccino) Vito, c’è la nonna, è venuta a trovarci nonna Gina! –
GINA – Dammelo, dammelo: voglio tenerlo un po’ con me! –
LUISA – Sì, reggilo un po’ tu, io, intanto, preparo da mangiare! –
MARCELLO – Ti do una mano: farai prima…! –
LUISA – (con teatralità) Chi, tu? Un uomo in cucina? Non sarà mai con me… in questa casa! –

Gina, con Vito in braccio, nell’udire queste parole ha un’espressione compiaciuta.

GINA – Come somiglia Vito al bambino della vicina! E’ proprio uguale! Guarda: è vestito pure allo stesso modo! -

Marcello e Luisa trasaliscono.

MARCELLO – Sì, ha i capelli solo un po’ più ispidi…! -
LUISA – (con freddezza) L’abituccio? Sì è possibile: Mariuccia si serve allo stesso negozio mio…! –
GINA – Però…questi negozianti…! (pausa) A guardare meglio, però, il nostro Vituccio è proprio più bello…! –

Cominciano, intanto, i preparativi per il pranzo. Luisa, che non è molto pratica della cucina, della quale Marcello si occupa abitualmente, non sa dove sono riposte le cose. Francamente è imbarazzata e, non vista dalla suocera, sulla soglia della cucina chiede, con gesti discreti, indicazioni a Marcello. Finalmente, dopo un po’, il pranzo è pronto. Luisa esce dalla cucina con la minestra ed insieme si siedono a tavola.
In questo stesso momento suona il campanello e Marcello va ad aprire. Entra Mariuccia.

MARIUCCIA – Oh scusatemi, state pranzando: vengo dopo! –
MARCELLO – No, entra, fa lo stesso! –
MARIUCCIA – (a Gina) Signora, la ringrazio per avermi tenuto il piccolo. E’ capitato tutto insieme: io al lavoro e mamma dal nonno che si è sentito male! –
MARCELLO – A proposito, come sta? –
MARIUCCIA – Meglio, meglio, grazie: un falso allarme, ringraziando Iddio! –

Entra anche Giorgio.

GINA – Il suo bambino è proprio un amore: somiglia tanto al nostro Vituccio! –
GIORGIO – Ah…ah…ah…! –
MARIUCCIA – Impertinente, vattene di là! –

Il ragazzo scappa fuori ridendo.

MARIUCCIA – E’ una disperazione! (pausa) Luisa, sono venuta a chiederti di prestarmi un po’ di latte, se lo hai: prepariamo un dolce a mamma non ne ha comprato abbastanza! –

Luisa va in cucina e rientra col latte.

MARIUCCIA – Ti ringrazio, arrivederci! (esce) –
GINA – (perplessa) Chissà cosa avrò detto di così spiritoso, da far ridere tanto quel marmocchio! –
LUISA – Non c’è da meravigliarsi, Giorgio è così, purtroppo: certe volte, ride senza un motivo specifico! –
GINA – Avere dei vicini con un bambino piccolo come Vito, può fare comodo…! –
LUISA – Infatti, è così! Spesso, ci scambiamo pareri su com’è meglio tirarli su! –
MARCELLO – Matilde e Mariuccia sono due brave donne e…ci sono molto vicine!-
GINA – E i mariti? –
LUISA – Matilde è vedova, mentre Mariuccia ha avuto il bambino dal fidanzato, uno spiantato, che, appena saputo delle sue condizioni, non si è fatto più vedere…! –

Gina scuote la testa corrucciata in segno di disapprovazione. Marcello da un’occhiataccia alla moglie per rimproverarla per quell’invenzione su Mariuccia.

MARCELLO – (intuendo cosa pensa la madre) Non preoccuparti, mamma: ognuno per fatti propri! Di norma ci si saluta e basta, oggi, è stato un fatto eccezionale, per via del bambino che non sapevano a chi lasciare…! –
GINA – Mi pare che, con questa ragazza, avete parecchia confidenza…! –
LUISA – Soprattutto con me: lei è cassiera al supermercato e ci si ferma spesso a parlare dei nostri bambini! –

Pausa.

GINA – Si è fatta l’ora: devo andare! –
MARCELLO – Mamma, rimani, a papà possiamo telefonargli…! –
LUISA – Potrai prendere l’ultimo treno di stasera! –
GINA – No, no, di notte non mi piace viaggiare: preferisco andare via ora! –

La donna si china sulla culla e bacia due o tre volte il nipotino.

GINA – (brontolando tra sé) Benedetto bambino; con questi capelli arruffati! (a Luisa) Devi spazzolarli più spesso…! –

La donna si sforza di non ridere.

MARCELLO – (baciandola) Arrivederci, mamma, saluta per noi papà, e fatti vedere più spesso! –
LUISA – Arrivederci a presto! –

La donna apre la porta ed esce. Il figlio l’accompagna con lo sguardo finché sparisce oltre la rampa di scale, poi chiude la porta ed espira profondamente, in senso liberatorio. La cosa non sfugge alla moglie, la quale lo fissa con aria di commiserazione e, nello stesso tempo, di rimprovero..

Scena n.5 ( Marcello, Luisa)

LUISA – (dura) Si può sapere fino a quando ti devo tirare la corda? –
MARCELLO – A che ti riferisci? –
LUISA – Non fingere, hai capito benissimo: sai a cosa mi riferisco! Con questa farsa, inscenata oggi, hai toccato il fondo! Ed io, come una stupida, ti ho assecondato per l’ennesima volta: cretina, cretina, cretina…! (si schiaffeggia il viso) -
MARCELLO – Su, non metterla in questo modo: faccio questo, solo per non contrariarla. Non voglio ferirla nei suoi principi. Alla sua età, non cambierebbe. D’altronde, che cosa dovevo fare? Stava arrivando all’improvviso, senza avvisare…poi, dopo tutto, cosa ho fatto di male? Le faccio solo credere che siamo una famiglia all’antica, dove l’uomo lavora fuori e la donna sta in casa ad occudire i figli e a sbrigare i lavori domestici! –
LUISA – Invece…non è così, perché fuori, quella che sgobba dalla mattina alla sera, sono io! –
MARCELLO – Mentre il sottoscritto sta in casa a trastullarsi col piccolo e ad armeggiare tra le pentole…! –
LUISA – Ma, se la realtà è questa, perché tenere tutto nascosto a tua madre? –
MARCELLO – Te l’ho detto: perché non capirebbe! –
LUISA – E chi se ne frega se non capisce…! –

Pausa.

MARCELLO – Ad ogni modo, ti ringrazio per essermi stata d’aiuto! –
LUISA – Io, faccio sempre il tuo gioco! Quando, però, può durare? Ti rendi conto: siamo alle soglie del duemila, e ti comporti in questo modo retrivo! Il tuo amore filiale oltrepassa il limite dell’umana comprensione! –
MARCELLO- Lo so che questo è un mio punto debole; non credi, però, che mi si possa perdonare? In fondo, non ne ho tanti, anzi, penso…che altri non vi siano! –
LUISA – Ne hai uno, ed è il peggiore, perché comporta tanta ipocrisia da parte tua e di chi è costretto ad assecondarti! –
MARCELLO – Non credi di esagerare, adesso? –
LUISA – Neanche un po’…! –

Pausa.

MARCELLO – Se…se mi vuoi un po’ di bene, non ti dovrebbe costare fatica…! –
LUISA – Non…non so, in questo momento, perché ancora lo faccio! Al punto in cui siamo, non riesco più a capire, cosa tu mi dai per… meritare il mio bene…! –
MARCELLO – (sorpreso) Non riesco a capirti…! –
LUISA – Non fare il finto tonto: sai benissimo a cosa mi riferisco! Il comportamento con tua madre ha la sua importanza, ma quello che più mi angustia è…quella…quella…(fa il verso) “ Hai del latte in più?” (dura) Se quella non sta alla larga…chissà…chissà cosa sarò costretta a fare! –

Pausa.

MARCELLO – (compiaciuto) Sei gelosa? Non sapevo che lo fossi! La poverina, ha chiesto solo un po’ di latte…! –
LUISA – (ironica) Sì…il latte! Quella ti sta attorno, come…un moscone!-
MARCELLO – Non dire sciocchezze! –
LUISA – Sciocchezze? Tu la incoraggi, invece! – 
MARCELLO – Incoraggio? Mi sai dire come? –
LUISA – Questo…questo non lo so proprio; come fai, non sono riuscita a capirlo. Qualcosa mi dice, però, che si comporta in quel modo, perché gli lanci l’esca…! –
MARCELLO – Esca? Mi fai ridere! I pochi rapporti, avvengono per via del nostro bambino: ricorro a lei, e soprattutto alla madre, solo quando non riesco a tenerlo buono! –
LUISA – Ed è poco? –
MARCELLO – (alterato) Pensaci tu, allora, al bambino: in fondo non sei tu la madre? –
LUISA – Ah, siamo alle solite: accudire un bambino non è compito di uomini…il tuo maschilismo è…è abominevole, sei…come tua madre! –
MARCELLO – Non ti sembra di esagerare ancora una volta? Che c’entro io con il modo di pensare di mia madre? Col mio comportamento, rispetto le sue opinioni, ma non le condivido! Le tue fantasticherie sui vicini, quindi, sono fuori luogo: mi rivolgo a loro, perché, molte volte, mi accorgo che il bambino ha bisogno…di una mano femminile che gli stia vicino! E’ come se desiderasse il caldo…abbraccio di una mamma…! -

Pausa.

LUISA – Non m’incanti col tuo mieloso pietismo: è così prosaico! Non ti facevo tanto ipocrita da ricorrere a questi trucchetti: fare appello ai sani e sacri valori tradizionali, per richiamarmi al cosiddetto…dovere materno! E’ una novità questa: da quando è nato, non mi avevi mai riferito, in modo così esplicito, che mancavo al bambino. Credo che, anche questa, sia una trovata della tua carissima madre! –
MARCELLO – (esasperato) Piano piano, mi stai trascinando in un litigio! Mia madre, non c’entra: vivo tutto il giorno con Vito, e mi accorgo di certe sue esigenze! Mi fai così ottuso e insensibile da non capire un bambino? Poi, non puoi tacciarmi d’ipocrisia, quanto ne hai da vendere…! Poco fa, ti si leggeva in faccia da un miglio lontano, infatti, che non ti faceva piacere, quando hai invitato mia madre a restare, e poi a visitarci più spesso! –
LUISA – E’ vero, lo ammetto! Ho simpatia per tua madre, tanto quanto lei ne ha per me. Non mi ha mai accettata: sempre critica nei miei confronti, sempre con quella sua aria di donna superiore. Non mi piace la sua mentalità retrograta e gretta! –
MARCELLO – Che poi il suo modo di concepire la vita sia retrograto e gretto, è tutto da verificare! Dico che lei vede le cose sotto il profilo tradizionale, che, poi, fa emergere sempre i valori migliori! –
LUISA – Ti piace usare certi eufemismi! –
MARCELLO – La tua è una …una ostinazione verso mia madre: quasi una mania di persecuzione! –
LUISA – Non mi pare, assolutamente! Tua madre, è la causa dei nostri litigi e questo avviene inevitabilmente ogni volta che viene a trovarti. Lei, si deve rendere conto, invece, della realtà. Vivere in città, non è come vivere in campagna. Ci sono esigenze diverse, modi di vivere concitati e regolati da ritmi imposti da altri. C’è la pigione da pagare, il bambino da allevare, la casa da portare avanti, la rata della macchina da pagare. Inoltre bisogna vestirsi in un certo modo, poi, il parrucchiere, il dentista: insomma c’è bisogno di guadagnare! Con le tue…aspirazioni, ancora…non ci riesci, l’unica a portare uno stipendio sono io! –

Il giovane tace. Sembra avere accusato il colpo. La donna se n’accorge.

LUISA – (ora con dolcezza) Oh, scusa, caro, non era mia intenzione…offenderti: sono troppo esasperata, in questo momento, e dico cose che, in fondo, non penso! Ammesso che tua madre ti parli di queste cose, non credo t’influenzino! Forse, la volontà di farle cosa gradita, inconsciamente, ti condiziona! Sì, sì avviene proprio in questo modo, ne sono convinta! Il tuo rovello che gli uomini devono fare ciò che le convenzioni della società assegna loro, e, certe cose, non è dignitoso farle, t’induce a giudicarmi male. Ebbene, devi liberarti di questa dipendenza: quel modo di pensare poteva valere un tempo, quando vigeva la famiglia patriarcale, quando si viveva tutti insieme in una casa, quando i vecchi stavano coi giovani e le loro parole, erano sentenze. Oggi, però, tutto è scaduto: i vecchi, forse perché lasciati soli, hanno le loro nevrosi, e sembra abbiano perso la saggezza. A noi giovani, in questa nuova realtà, non ci resta, quindi, che vedercela da soli, in un mondo più crudele ed incattivito! –

Pausa.

MARCELLO – Vedo che il lavoro che fai, ti ha fatto diventare arida! –
LUISA – Può darsi! Quello che conta oggi nella società, è prevalere, farsi largo ad ogni costo e con tutti i mezzi! –
MARCELLO – Per vostra stessa natura, non è il compito, questo, al quale siete chiamate, voi donne! –
LUISA – Avresti preferito avere per moglie una donna subalterna all’uomo, oppressa dalla sua condizione, e sempre più schiacciata da un infimo destino? La donna è riuscita a svincolarsi da tutto questo. Oggi è sempre più protesa a conquistare ruoli sociali che fino a poco tempo fa, si credeva, potessero essere raggiunti solo dagli uomini, anzi, si è costatato, che la donna riesce ad esserne degna, come o, forse, meglio di loro. Io, mi vedo pienamente in questa prospettiva. Col mio lavoro, infatti, mi vado realizzando. Ho la mia carriera da seguire. Guadagno bene: questo poi, non è un aspetto trascurabile. Il passato è morto e sepolto! –
MARCELLO – Sì, morto e sepolto, anche con tutti i suoi valori…! –

Il giovane è assalito da una forte depressione. Cerca di reagire, ma ha un groppo alla gola che gli impedisce quasi di respirare. Sente, perciò, il bisogno di uscire all’aria aperta e deve ricorrere a tutte le sue forze per alzarsi ed uscire lentamente, lasciando la porta aperta.

TELA

ATTO II°

Scena n.1 (Marcello, Mariuccia poi Luisa)

Stesso ambiente. La scena è vuota. Si sente lo scatto della serratura dell’ingresso. Entra Marcello, visibilmente preoccupato. Va in cucina e rientra con un bicchiere d’acqua che beve avidamente. Dopo di che, siede al tavolinetto dov’è la macchina per scrivere, e resta a guardarla a lungo, come fosse un oggetto pericoloso. Esita molto, perciò, prima d’introdurre un foglio nel carrello.
Incomincia a battere i tasti, ma subito, s’ arresta: ha un improvviso ripensamento e, con stizza, strappa il foglio dalla macchina, lo accartoccia e lo getta nel cestino. E’ agitatissimo: si alza di scatto e va alla finestra, ma non guarda in strada. Ha un’espressione assente, poi, con disperazione, batte il pugno sul muro.

MARCELLO – (tra i denti) Non posso…non posso: non ci riesco! Così, non ci riuscirò mai! –

Suonano alla porta. Con passo pesante va ad aprire, e fa entrare Mariuccia con in braccio Vito.

MARIUCCIA – Ciao! Ho suonato, non appena ti ho sentito in casa. Luisa, era disperata, doveva andare al lavoro e mi ha chiesto di reggere Vito, fino al tuo arrivo.- 
MARCELLO – Siamo una seccatura, non è vero? Ti prego di scusarci, Mariuccia! –
LUISA – Non preoccuparti: lo tengo volentieri…! Non t’avrei disturbato se avessi avuto i pannolini! –
MARCELLO – Ah, sì, vieni, stanno qui; (apre un cassetto) anzi, se resti lo cambiamo insieme! –

La ragazza poggia il bambino sul tavolo, e, insieme, procedono al suo cambio.

MARIUCCIA – (deponendolo nella culla) Ecco fatto, piccolino, ora, fai la nanna! –
MARCELLO – Non sai, quanto ci sei d’aiuto, in questo momento, standoci vicino! –

Pausa. 

MARIUCCIA – (timidamente) E’ il minimo che possa fare… (pausa) Tua moglie…non sapeva darsi pace per… ieri sera! –
MARCELLO – Davvero? –
MARIUCCIA - Tutta la notte è stata in pensiero, non vedendoti rincasare…! –
MARCELLO – (sorpreso) E’strano, che, per me, l’abbia presa tanto a cuore: l’ha detto lei che era in pensiero, o l’hai capito da sola? –
MARIUCCIA – Si vedeva chiaramente che era mortificata! – 
MARCELLO – E’ incredibile, fino a che punto può arrivare l’egoismo: sono convinto che la sua preoccupazione era di non sapere, stamattina, a chi consegnare Vito. Immagino, quindi, quanto gli sia costato, lasciarlo a te! –
MARIUCCIA – Ha detto più volte, invece, che era stata troppo dura con te! –

Pausa.

MARCELLO – (ancora più sorpreso) Ha detto proprio così? –
MARIUCCIA – Se ne vergognava, quasi! –
MARCELLO - (con rammarico) Ieri sera, non ha avuto tutti i suoi torti: ha solo puntualizzato una situazione che, da tempo, abbiamo in comune! –
MARIUCCIA – La perdoni, allora? –
MARCELLO – Anche se lo facessi, le cose non cambierebbero, tra noi! –
MARIUCCIA – Ma…tu, quale colpa hai, per accettare un simile stato di cose? –
MARCELLO – Lei, anche, non ne ha! –
MARIUCCIA – Allora, accetti le ragioni per come si è espressa! –
MARCELLO – Ha il diritto, d’avere le sue opinioni: ognuno è padrone di programmare il proprio avvenire e fare del tutto per realizzarlo! –
MARIUCCIA – Tu, però…sembra che questo diritto, non lo debba avere! –
MARCELLO – Sì, ce l’ho! Come in tutte le storie, in questo momento, però, sono il personaggio che sopporta, che si sacrifica! –
MARIUCCIA – Sei…sei patetico! –
MARCELLO – Forse…! –
MARIUCCIA – Rinunci a scrivere? –
MARCELLO – Ho sospeso ogni tentativo, anzi vi ho rinunciato per mancanza di estro. Era inevitabile: non vivo nelle condizioni ideali per averlo. Poi, se scrivere, era la causa della crisi con Luisa, meglio così…! -

Lunga pausa.

MARIUCCIA – Mi sembra ingiusto, che tu debba rinunciare alla carriera! –
MARCELLO – Quale diritto ho, di pretendere che lei rinunci alla sua? Dovrei, invece, essere più consapevole, prendere più sul serio il suo ruolo. Dopo tutto, ha avuto modo, per prima, di accedere ad una carriera, mentre a me, di conseguenza, non resta che l’altro ruolo: dedicarmi a mio figlio! Questo fatto, se lo accettassi più serenamente, quindi, i nostri rapporti non sarebbero tanto tesi. –
MARIUCCIA – Ma, già lo assolvi con serenità, il tuo compito! –
MARCELLO – (con dolcezza) Solo apparentemente, Mariuccia. Il mio stato d’animo, invece, vorrebbe ribellarsi, come sentissi un’irrefrenabile necessità di respirare aria libera. Qui dentro, mi sono sentito, fino ad oggi, un essere represso, come se fossi frenato! –
MARIUCCIA – Comprendo perfettamente che non sono queste le condizioni ideali per riuscire a scrivere! –
MARCELLO – Tutti i miei crucci, infatti, scaturiscono proprio da queste difficoltà. Tutto quello che ho messo sul foglio, con l’asfissia che sento tra queste mura, sono banalità: cose di nessun rilievo! –
MARIUCCIA – Non sono queste mura, ma lo stato d’animo che hai dentro, che ti condiziona! Ritengo, invece che tu sei troppo rigido con te stesso: il racconto che mi facesti leggere era buono. Mi era sembrato, pieno di contenuti e scritto con stile agile e piacevole.-
MARCELLO – Agli editori, un racconto breve non basta: vogliono un romanzo! –
MARIUCCIA – E tu, scrivilo! –
MARCELLO – Come se bastasse solo la volontà. Per scrivere, è necessario dell’altro: c’è bisogno d’uscire, conoscere altra gente, nuovi ambienti, avere contatti col mondo letterario, confrontarmi, scambiare opinioni, documentarmi e fare esperienze. Non so creare a tavolino: ho bisogno che il mondo intorno a me m’ispiri delle storie vere, non riesco ad immaginare niente, che non derivi direttamente dalla vita. Queste mie esigenze, Luisa non le comprende, vive egoisticamente nel suo mondo, e si sente appagata, realizzata nel suo lavoro. E’ convinta che non voglia accudire il bambino, perché mi umilia nella dignità di uomo: che un pretesto così puerile, possa essere alla base della mia depressione, offende la mia sensibilità. Essere così poco stimato dalla propria moglie, mi demoralizza profondamente! –
MARIUCCIA – Sei troppo severo, Marcello. Non badarci: sai bene che in realtà, ti vuole bene! –
MARCELLO – Scusami, Mariuccia, se ti dico tante cose personali. Con te, che, in fin dei conti, sei soltanto la mia vicina di casa, stranamente, ci riesco. Neanche a Vittorio, il mio amico che ieri hai conosciuto, le ho mai confidate. Anzi, provo anche un certo sollievo facendolo con te. Il comportamento che uso con mia madre, Luisa lo definisce ipocrita: come si fa a contrariare una donna di settant’anni? La farsa di ieri l’ha irritata in modo incredibile. Mia madre è all’antica: ha un’altra concezione della vita; che male è, lasciarle credere che le cose vanno come le piace? –
MARIUCCIA – Per questo, conta sempre su di me e mia madre! –
MARCELLO – Siete molto gentili! –
MARIUCCIA – Ci fa piacere, invece! –

Pausa.

MARCELLO – (rasserenato) Che te ne sembra, intanto, di Vittorio? Hai visto che tipo! –
MARIUCCIA – Mi…mi ha telefonato stamattina: vuole uscire stasera con me! –
MARCELLO – Ahi, ahi, Mariuccia: attenta, Vittorio è pronto a mangiarti…! –
MARIUCCIA – Io, sono coriacea, sa! –
MARCELLO – Allora, hai accettato? –
MARIUCCIA – Tu, che cosa ne pensi? –
MARCELLO – Prova! –
MARIUCCIA – Allora, accetterò! –

Improvvisamente si sente aprire la porta, ed entra Luisa, sorprendendosi nel vedere Mariuccia in casa con Marcello. Li fissa entrambi, intuendo, nel loro atteggiamento, una certa complicità.

LUISA – (con freddezza) Ah, sei tornato all’ovile! –

Il giovane non replica.

MARIUCCIA – Da poco è rientrato, e, non appena l’ho sentito in casa, ho suonato perché non avevo il cambio di Vito! –
LUISA – (con formalità) Sei stata, molto gentile, grazie! –

Si avvicina alla culla e vede il bimbo che dorme.

MARIUCCIA – (imbarazzata e schiarendosi la voce) Se permettete, adesso vado via: ho alcune cose da fare! –
MARCELLO – Di nuovo, grazie, Mariuccia! –

La ragazza apre l’uscio ed esce. Segue un lungo silenzio, durante il quale moglie e marito, s’ignorano. Poi la donna, attacca con decisione.

LUISA – Si può sapere che significa, l’alzata di testa di stanotte, e dove diavolo sei stato? –

Il giovane, sorpreso, alza la testa e, per un attimo, il suo sguardo s’incrocia con quello della moglie, avvertendo come un senso di gelo.

MARCELLO – Se hai l’intenzione di farmi un interrogatorio, non sperare che ti risponda! –
LUISA – (con calma) Non ti sfiora minimamente, che possa essere stata in pensiero, non vedendoti rincasare? –

Marcello non si aspetta quel tono conciliante, quasi affettuoso ed ha un attimo d’indecisione.

MARCELLO – Sei stata in pensiero? Allora, si vede che conto ancora qualcosa per te! –

La donna non replica, ma, dopo un po’, riprende cercando di cambiare discorso.

LUISA – Preparo qualcosa da mangiare! –
MARCELLO – (deluso) Non vuoi affrontare l’argomento? Non credi che, al punto in cui siamo, sia necessario parlare un po’ e chiarire alcune cose? Non facendolo, aggravi la situazione! Con questo comportamento, non credere di riuscire a dimostrare d’essere contrita!–
LUISA – (sfuggente) Adesso…voglio solo mangiare qualcosa: ho poco tempo, non mi va di parlare! - 
MARCELLO – (ironico) Già, mangiare qualcosa: scusa se non ho preparato il pranzo! Ogni tanto, giusto per non dimenticare come si fa o per ricordarsi dove sono gli oggetti in cucina, sarebbe bene che lo facessi tu! –
LUISA – Mi sembra fuori posto questa tua ironia. Lo sai benissimo che non ci riesco a cucinare: non farei in tempo a ritornare in ufficio. Vengo a casa, soprattutto per vedere come sta…tuo figlio! Se dovessi solo mangiare, sarebbe più comodo usare la mensa della fabbrica! –
MARCELLO – Tuo figlio: lo chiami tuo figlio, come se non lo fosse pure a te! Se lo fai, solo, per disobbligarti con me, e non perché ti fa piacere vederlo, puoi farne pure a meno!-
LUISA – Oh, Dio, non voglio più sentirti! (si tappa le orecchie con le mani) Mi stai provocando per trascinarmi in un litigio! –
MARCELLO – Ti conviene non sentire! –
LUISA – (infastidita) Ebbene, cos’altro dobbiamo dirci, ancora? Vuoi parlarmi di ieri sera? Se hai altro da aggiungere al tuo solito piagnisteo, per perorare…diciamo…le tue ragioni, fallo allora, sono tutt’orecchi! –

Pausa.

MARCELLO – (contenendo la rabbia) Piagnisteo? –
LUISA – Sì, piagnisteo! Perché non fai altro che essere noioso coi tuoi discorsi moralistici. Vuoi ancora parlare, chiarire? Che altro vorresti aggiungere, a quanto già conosciamo del nostro rapporto! Da parte mia, ieri sera, mi sono espressa con chiarezza, ma tu, a sentire la verità, non ci stai, sbatti la porta, dormi fuori e, quando rientri, pretendi spiegazioni, anziché darle! –
MARCELLO – (con controllo) Va bene: per tua pace, sono stato a dormire da Vittorio! –
LUISA – Immagino che dall’alto della sua perfetta conoscenza della vita, t’abbia catechizzato a dovere contro di me! –
MARCELLO – Tranquillizzati: ho fatto appena in tempo ad incontrarlo, mentre usciva da casa, partiva per Torino! –
LUISA – (con ironia) Meno male, l’ho scampata grossa: se aveste parlato, sicuramente, adesso, staremmo considerando un divorzio! –
MARCELLO – Sì, però, anche se, in tal senso, non sono stato influenzato da nessuno, da oggi, non sperare che tutto tra noi vada come prima! –
LUISA – (sbottando) E’ vero: l’hai detto! Non sopporto più questa situazione. I tuoi silenzi, le depressioni, le insoddisfazioni, m’opprimono! Sento come se avessi invidia nei miei confronti, perché io lavoro e tu stai in casa! –
MARCELLO – Per carità, mi viene il voltastomaco a sentirti! Vedi? Hai più tu, cose da dirmi, ora! Invidioso di te, del tuo lavoro? Sinceramente, non ci avevo pensato: stare con Vito è piacevole e, per quello che fai, non ho mai provato invidia! –
LUISA – Allora, perché ti deprimi tanto? –
MARCELLO – Non lo immagini? Sai molto bene che, se avessi voluto, un lavoro l’avrei ottenuto da un pezzo! Avrei potuto occuparmi allo stesso giornale dove lavora Vittorio, oppure fare delle traduzioni per qualche editore, o dare lezioni private d’inglese! –
LUISA – Già, qualcosa del genere, stando in casa con Vito, te l’avresti potuto permettere comodamente…! –
MARCELLO – Non ho voluto, però, e…sai bene il perché…! –
LUISA – (con ironia) Lo so, lo so, cosa vuoi: una cosa improbabile, che non sta né in cielo, né in terra! Una cosa vaga su cui non si può contare con certezza: vuoi fare lo scrittore…!-
MARCELLO – Ti prego, non fare del sarcasmo gratuito! –
LUISA – Ah, è questo, allora, il tarlo che ti rode dentro: non avevo collegato la tua depressione a questo dato! Che stupida: io che credevo che scaturisse dalla frustrazione di badare a Vito! Tuo figlio, quindi, è l’impedimento alle tue aspirazioni! Ebbene, Vito, l’hai voluto tu: ti avevo avvertito che un figlio, era un impegno troppo grosso, che non avremmo dovuto prendere, in un momento cruciale della nostra vita. Non volesti, invece, sentire ragioni: te n’assumesti le responsabilità. Ecco le conseguenze! –
MARCELLO – Non lo nego, ma speravo che col tempo avresti capito e…! –
LUISA - …sarei restata a casa col bambino, rinunziando alla mia carriera? Facesti male i tuoi calcoli, invece, perché, alla mia vita non rinunzio! –
MARCELLO – Vito, non è anche la tua vita? –
LUISA – E’ vero, ma perché devo rinunziare proprio io…? –

Lunga pausa.

MARCELLO – Facendo questa vita, uccido ogni mio interesse. Pensi che sia semplice riuscire a scrivere, stando chiuso qui dentro? Ho una storia che mi sta qui in testa, che non si decide a venire fuori, perché non mi sento tranquillo e abbastanza sereno per iniziare a metterla giù. Ogni volta che metto il foglio in macchina, mi blocco: mi sento come svuotato. Il bianco del foglio, ormai, mi spaventa! –
LUISA – Cosa ti manca per essere sereno? Nessuno ti mette fretta: stare in casa in compagnia del bambino, non ti basta? –
MARCELLO – Come se fosse necessario solo il tempo! Soprattutto, è una questione di testa: la costante sensazione d’essere senza un conforto, infatti, mi deprime. Sento un gran bisogno che qualcuno mi stia vicino, che in parte creda in me, e la convinzione di questo gran vuoto che ho intorno, è il mio tormento! –
LUISA – Dopo queste tue parole, ho sempre più la certezza che la colpa di tutto è del bambino; non vuoi ammetterlo, ma è proprio così. Lo so, cosa ti frulla per la testa, conosco il tuo becero maschilismo che vuole che io debba curarmi del bambino! Se pure fossi disposta a farlo, nell’immediato, con quale fonte d’entrata, andremmo avanti?- 
MARCELLO – Già, tutto si regge…sulle tue spalle! –
LUISA – (riflessiva) Una soluzione ci sarebbe: una…bambinaia! –
MARCELLO – Sai cosa penso in proposito, poi, il tuo stipendio…basta appena per noi…! –
LUISA – Se…mettessi da parte le prevenzioni, si potrebbe ricorrere ai tuoi genitori: percepiscono due pensioni! –
MARCELLO – I miei? E’ da escluderlo! Avrei, però, un’idea: potremmo affidare Vito a mia madre, sarebbe felicissima d’averlo! –
LUISA – Tua Madre? Non se ne parla, proprio! In campagna, con tuo padre e…le galline? Immaginati come verrebbe su questo bambino! Piuttosto…perché non… a mia madre, allora? –
MARCELLO – E’ da escludere nella maniera più categorica: Torino, è troppo lontana, quando potremmo vederlo? E’ fuori discussione! –
LUISA – Anche tua madre, allora, è fuori discussione! –

Pausa.

MARCELLO – (esitando) Ci…ci sarebbe un’altra ipotesi…! –
LUISA – Quale? –
MARCELLO – Parlarne…a Matilde…! –
LUISA – Ti dà di volta il cervello? Io…a quelle due…non voglio assolutamente ricorrere. Soprattutto a…quella: alla figlia…! –

Improvvisamente si sente il trillo di un cellulare. La donna guarda il suo orologio, poi afferra la borsetta e prende l’apparecchio.

LUISA – Porca miseria, m’ero dimenticato del capufficio! (apre la comunicazione) Pronto…pronto…dottore, sì, scendo, scendo subito! –
MARCELLO – (sorpreso) Vai via con lui? –
LUISA – Si è offerto di darmi un passaggio con la sua macchina, per ritornare in ufficio. Ah, dimenticavo, stasera non torno per la cena, dobbiamo chiudere i conti. Forse anche domani, non so! –

La donna si prepara in fretta per uscire, ma prima, si china sulla culla per baciare il bambino.

MARCELLO – Non mangi? –
LUISA – Come posso: ci siamo messi a litigare…non c’è tempo! Strada facendo prenderò un po’ di pizza! (esce) –

Scena n.2 (Marcello, Mariuccia)

L’uomo, è di pessimo umore, mentre, svogliatamente, prende ad allargare la tovaglia sul tavolo per il pranzo. Si sente il campanello, e va ad aprire: entra Mariuccia con un piatto fumante in mano.

MARCELLO – Ah, Mariuccia, sei tu! –
MARIUCCIA – Posso? –
MARCELLO – Entra pure! –
MARIUCCIA – Parlavate così animatamente che, dalla…mia camera, non ho potuto fare a meno di sentire. Prendi, (porge il piatto) questa è un po’ di pasta che ti manda mamma! –
MARCELLO – (sorpreso e imbarazzato) Oh, che gentili, quanto v’incomodate! Non basta già quello che già fate per noi! –

La ragazza è sul punto di dire qualcosa, ma sembra trattenersi. L’uomo se n’accorge.

MARCELLO – Che hai, Mariuccia, cos’altro vuoi dirmi? –
MARIUCCIA – Per te, per te ed il bambino…lo facciamo…! –
MARCELLO – Non badare a quello che dice mia moglie! –
MARIUCCIA – Come si fa a non badarci? –
MARCELLO – Io, lo faccio! –
MARIUCCIA – Beh, tu sei…sei troppo…buono! –
MARCELLO – Che cosa dovrei fare? Insieme al bambino…dipendiamo da lei! -
MARIUCCIA – E’ uno stato di fatto che sta bene solo a lei, però! –

Il giovane trasalisce, e, pensieroso, fa qualche passo in silenzio, voltandole le spalle.

MARCELLO – Se si potesse, fare a meno del…suo stipendio, rimarrebbe volentieri in casa! –
MARIUCCIA – Ne sei proprio convinto? Lei, invece, ti ricatta per quello! Conosce i tuoi principi su come vuoi allevare il bambino, e ti usa! A lei non piace fare solo la mamma. Sappi, che se ti diamo una mano, non lo facciamo certo per tua moglie: non merita niente, né da me, né da mia madre!
MARCELLO – (esitando) Mi sembra una chiusura troppo dura verso di lei! -
MARIUCCIA – Allo stato dei fatti, è quello che ci vuole…! –
MARCELLO – Non c’è motivo serio…perché neghiate anche a lei, il vostro aiuto! –
MARIUCCIA – Tu, non… vedi la gravità! -
MARCELLO – Voglio conoscerla, allora! –
MARIUCCIA – Sostengo solo che…non…ci merita! Anzi…sai…sai cosa ti dico: è lei, che non…ti merita! –
MARCELLO – (sorpreso) Perché dici questo? –
MARIUCCIA – Luisa ti lascia…troppo solo! –

Marcello, continua a stare di spalle, non osando pensare d’essere lusingato o dispiaciuto di quelle parole.

MARCELLO – (prendendo coraggio) A proposito, com’è andata ieri sera con Vittorio, so che prima di partire per Torino, siete stati a cena insieme! –
MARIUCCIA – Infatti, sono uscita con lui! –
MARCELLO – Si può sapere? –
MARIUCCIA – (imbarazzata) Preferirei non parlarne! –
MARCELLO – Diavolo d’un Vittorio! –
MARIUCCIA – Dici bene! –

Il giovane, avvertito l’imbarazzo della ragazza, abbandona subito quell’argomento.

MARCELLO – Riesci a sentire…proprio tutto dalla tua stanza? –
MARIUCCIA – (imbarazzata) Non se ne può fare a meno: la parete è così sottile…!- 
MARCELLO – Beh, Luisa, devi capirla: ha i suoi orari…! –
MARIUCCIA – (allusiva) Già, gli orari d’ufficio…fossero…solo quelli! –
MARCELLO – (sobbalzando) Che cosa intendi dire? Che c’è, parla! –
MARIUCCIA – (arrossendo improvvisamente) Non dare importanza a quello che ho detto, per favore! –
MARCELLO – Hai fatto un’allusione: mi dai l’impressione d’avere un segreto! –

Il giovane, le s’avvicina e la prende per le spalle, scuotendola.

MARIUCCIA – Mi dispiace, non dico più niente! –
MARCELLO – Per l’amor del cielo, dimmi tutto, cosa sai? –
MARIUCCIA – (disperata) Non voglio, non voglio…! –
MARCELLO – (categorico tra i denti) Mariuccia, se…se mi vuoi un briciolo di bene, dimmi tutto quello che sai, per carità! –
MARIUCCIA – (ormai in lacrime) Quell’uomo…quell’uomo con cui è uscita poco fa…insomma…insomma, si vedono spesso! –

Deve esserle costato molto, dire queste parole, perché, piangendo e priva di forze, si appoggia al petto di Marcello. Il giovane è sgomento e prostrato. Ma, nello stesso tempo, sente un tenero piacere, tenerla in quel modo e lisciarle delicatamente i capelli.

MARIUCCIA – (sbloccatasi) E’cattiva e perfida: io, non sopporto vederti soggiogato da lei! –
MARCELLO – (con calma) Sei sicura, Mariuccia, di quello che hai visto? Non ti sei sbagliata? –
MARIUCCIA – No, non mi sbaglio: li ho visti insieme, di persona! Li ho veduti, una volta dalle parti dell’università che passeggiavano. Ero in tram, e non mi era parso vero. Per accertarmi, però, sono scesa alla prima fermata, sono andata sul marciappiede opposto e sono ritornata indietro. Ho fatto appena in tempo, da lontano, per vederli entrare in un ristorante. Anche mamma, un giorno li ha visti, mentre entravano insieme in un cinema! –

Il giovane si lascia cadere pesantemente sul divano.

MARCELLO – (distrutto) Siamo arrivati anche al tradimento! Certo, questo, rientra perfettamente nella sua logica: una donna emancipata, e in carriera, deve pur completarsi prendendosi un’amante. Del resto, che farsene di un marito impresentabile, di un fallito, di un provinciale che vorrebbe costringerla a condurre una vita incolore! –
MARIUCCIA – (confortevole) No, non fare così, non abbatterti! Non dire queste cose! Tu…tu sei, più di quanto lei possa meritare! In questo momento, sei solo sfortunato. Sono convinta che un giorno, otterrai il successo che desideri! –

Lo abbraccia, quindi, e gli porge la sua affettuosa e rosea bocca. Le loro labbra, allora, si uniscono in un appassionato, tenero bacio. Un attimo dopo, la ragazza, sconvolta e con il cuore in tumulto, fugge in casa sua. Marcello, confuso, va a chiudere la porta che era rimasta aperta. Dopo un primo momento d’esaltazione, ritorna alla realtà, e tutto il peso della novità appresa, gli casca addosso. S’accascia sulla sedia, restandovi seduto per un tempo lunghissimo. Nel frattempo, la sua mente, è invasa da tanti pensieri. Improvvisamente, però, si scuote da questa specie di torpore, e s’accorge che la stanza è immersa nell’oscurità. Si alza e accende la luce, poi, va al telefono e compone un numero. La voce meccanica dell’apparecchio ripete che l’utente chiamato ha il cellulare spento. Allora, apre l’agenda sul tavolinetto e forma un altro numero. Dall’altra parte del filo, si sente il pulsare della chiamata. L’attesa è snervante, ma dopo un po’, si sente qualcuno rispondere.

VOCE – Pronto…qui è la Comital! –
MARCELLO – Pronto? Sono…sono un cliente: mi potrebbe passare, per cortesia, l’ufficio amministrativo? –
VOCE – Signore, io sono soltanto il guardiano notturno: La fabbrica a quest’ora è chiusa, così pure gli uffici! –
MARCELLO – Mi dica, scusi se insisto: non ci dovevano essere dei lavori in ufficio questa sera, non so, degli straordinari? –
VOCE – Per niente! La fabbrica ha chiuso regolarmente alla solita ora. Qui, ora, non ci sono che io, buonanotte! –

Attaccato il ricevitore, torna ad accasciarsi sulla sedia. Se prima della telefonata era preoccupato, adesso, sente, dentro di sé, avanzare la disperazione. Il bambino, intanto, nella culla, si mette a piangere. Sente di non avere la forza d’accudirlo. Ma il piccolo insiste col suo pianto e Marcello, facendosi forza, va in cucina e ritorna col biberon. Dopo di che, lo prende in braccio, e gli fa succhiare il latte. Finalmente Vito s’acqueta e Marcello lo depone di nuovo nella culla. E’ tardi; nella stanza è tornato il silenzio. Stranamente, il contatto con Vito gli ha infuso una certa calma. Accende, allora, il televisore e abbassa al massimo il volume per non molestare il piccolo che nel frattempo si è riaddormentato. All’improvviso, come s’aspettava, sente aprirsi la parta dell’ingresso e sulla soglia, un istante dopo, compare la moglie.

Scena n.3 (Marcello, Luisa)

LUISA – (sorpresa) Sei ancora alzato? – (il giovane non risponde) –Vito, ha mangiato? –
MARCELLO – (con tono ironico) Sì, signora, ha mangiato! –

La donna capisce l’aria che tira.

LUISA – Perché quel tono, non va qualcosa? –
MARCELLO – C’è da chiederlo? –
LUISA – Maledizione, lo so che tra noi non va come prima, ma adesso non essere scortese! –
MARCELLO – (ironico e canzonatorio) Ma garda: ti sei accorta all’improvviso che c’è qualcosa che non va…! E perché, non dovrebbe esserci accordo tra noi due? Sussiste il motivo cui tu possa lamentarti di me? Vediamo se indovino: non ho rifatto a dovere la casa? Non ho accudito il piccolo come si deve? Non ho preparato succulenti manicaretti come piacciono a te per il pranzo? Non sono stato…abbastanza presente…nel tuo letto…? –
LUISA – Non ho voglia di litigare! –
MARCELLO – (con lo stesso tono) No, evidentemente non ho indovinato: il padrone di casa, tutti questi doveri, li ha assolti con diligenza e perizia! Quale, allora, è il motivo che induce la padrona ad inventarsi delle scuse tanto puerili per permettersi di stare fuori casa fino a tarda notte? –
LUISA – Lasciami stare: ho lavorato, io! –
MARCELLO – Stanca, allora! E… perché? –
LUISA – Ho sonno: mi si chiudono gli occhi…! –
MARCELLO – Si vede proprio che hai lavorato sodo! –
LUISA – Vedo che lo sai: perché, allora, quest’interrogatorio? –
MARCELLO – Perché desidero ancora indagare e vedere, dopo aver già saputo che il tuo ufficio era chiuso, non essendoci stato lavoro straordinario, fino a che punto riesci a mentire! –

La donna ha un lieve contraccolpo, ma resta molto presente a se stessa

LUISA – Chi ha detto che non c’era straordinario? –
MARCELLO – Ho telefonato…! –
LUISA – Il personale di sorveglianza non necessariamente deve sapere certe cose! –

Il giovane per un attimo vacilla.

MARCELLO – Il tuo cellulare era spento…! Hai un figlio: lo dimentichi? –
LUISA – Questo me lo ricordi sempre, ed io non voglio che me lo ripeta! Il lavoro di chiusura dei conti c’è stato, non in fabbrica, però! –
MARCELLO – Che cosa vuoi dire? –
LUISA – Corrado…cioè il dott. Naldi, il capufficio, ha portato i dischetti a casa sua: faceva freddo ed aveva dimenticato di dare disposizione in fabbrica di lasciarli accesi! –
MARCELLO – Perché, allora, non siete venuti da noi? –
LUISA – (un po’ in difficoltà) A casa sua…a casa sua ha il computer…! –
MARCELLO – (con ironia) Ah, a casa del dott. Naldi…scusa, di Corrado, c’è, oltre al cumputer, il caldo, ed anche comodi…letti! Non è vero? –
LUISA – (risentita) Sei in malafede per fare simili insulse insinuazioni! –
MARCELLO – Io, in malafede? Ti sembra razionale quest’affermazione? –
LUISA – E’ più che giustificata, caro mio…so chi ti mette contro di me: è lei, sempre lei, Mariuccia…! –
MARCELLO – D’accordo, un conto è inventare le cose, un altro è testimoniarle: tanto lei che sua madre, ti hanno visto con quell’uomo in atteggiamento…intimo. Non hai neanche pensato nelle tue…escursioni extramatrimoniali, di usare un minimo di segretezza! –
LUISA – (sbottando) Se sai tutto, non è più il caso che lo neghi: mi vedo con Naldi, da un certo tempo! Conosce i nostri rapporti e sta insistendo perché ti lasci. Non ha tutti i torti: mi vuole bene e vuole che vada a vivere con lui!-
MARCELLO – (accasciandosi sul divano) Sono stato uno stupido a non accorgermene! Forse…forse…no, senza forse: è meglio che le cose siano andate così. Quello che Naldi vuole che tu faccia, è certamente la risoluzione migliore. Non c’è ormai niente che ci tiene uniti…! –
LUISA – Vito…! –
MARCELLO – Vito? Scherzi: lui, l’ho sempre considerato mio! –
LUISA – Sono la madre: intendo portarlo con me! –
MARCELLO – Vito è mio più che tuo: io lo sto allevando, se potesse parlare, sono certo che vorrebbe restare con me! –
LUISA – No, lui resta con me! –
MARCELLO – (con sarcasmo) Resta con te, insieme al tuo Naldi? Lo portate con voi in ufficio? Ah, dimentico: il tuo capufficio ha certamente molte possibilità economiche; potrete prendere una donna a tempo pieno che lo guardi! Sai quanto affetto potrà avere Vito…! (diventando serio) Voglio vedere quale giudice vorrà prendere in considerazione la possibilità di affidartelo con simili presupposti! –
LUISA – Se io ho poche possibilità, tu non le hai per niente…! –
MARCELLO – Anche se tornassi a vivere coi miei…in campagna e l’affidassi alle cure all’antica di mia madre? -
LUISA – Ah, ah, ah, mi fai ridere! (pausa) Vedremo…! –

TELA

ATTO III°

L’ambiente è lo stesso di prima. Ora, però, è arredato diversamente ed in modo molto sontuoso. Le pareti, infatti, sono decorate con diversi quadri e, su quella più ampia, s’erge una grossissima libreria stracolma di libri. A protezione della finestra è stato messo un grazioso tendaggio e, al centro dello spazio, vi è, adesso, un tavolo rotondo in stile, attorniato da quattro sedie e un divano con piccole poltroncine ricoperte di tessuto in tono colla tenda. Di lato, vi è anche un tavolinetto con sopra una macchina per scrivere e, sulla parete più piccola, un credenzino sul quale vi è collocato il telefono ed un piccolo televisore.

Scena n.1 (Giorgio, Vito, Mariuccia, Matilde poi Marcello)

La scena è vuota. Dall’ingresso aperto entrano, rincorrendosi, un bambino sui sei anni, e Giorgio. Alle loro spalle entra, cercando di fermarli, Matilde.

MATILDE – No, tu no, Giorgio, vieni in casa nostra, lascialo stare Vito: adesso arriva il suo papà! – 

Appresso a Matilde, entra anche Mariuccia. Ha il pancione per un’avanzata gravidanza.

MARIUCCIA – Mamma, non essere dura con lui: che male fa, se resta ancora un po’? –
MATILDE – Lo sai, Marcello vuole restare tranquillo! –
MARIUCCIA – Sì, ma solo quando scrive, non esageriamo! –
GIORGIO – Sì, sì, voglio giocare qui! –
VITO – Ancora, ancora…con lui! –
MARIUCCIA – (ai ragazzi) Va bene: ancora un poco, però. Adesso, se andate di là a lavarvi le mani, vi faccio assaggiare le patatine fritte! –

I due vanno di corsa nel bagno.

MATILDE - Falli stare ancora un po’ insieme, ma, appena Marcello rientra, mandamelo, oppure chiamami: lo vengo a riprendere! Vado, intanto: ho il fornello acceso! (esce) –

I ragazzi, rientrano e mostrano orgogliosi le mani alla donna.

MARIUCCIA – Va bene, va bene: ecco a voi, aprite la bocca! –

Le loro bocche s’aprono, e Mariuccia v’infila una patatina per ciascuna. Al che, i due, restano delusi con le manine inutilmente protese, nell’attesa di chissà quale quantità di bocconcini.

MARIUCCIA – Adesso, Giorgio, ritorna di là, in casa tua; mamma ha preparato anche per te! –
VITO – No, no, voglio giocare, voglio giocare…! –
MARIUCCIA – Non è il momento per giocare. Adesso viene papà, ed è bene che ognuno stia in casa sua…! –

Il ragazzo, a malincuore, esce chiudendosi la porta dietro. Mariuccia per distrarre Vito, subito, lo impegna con un nuovo gioco.

MARIUCCIA – Vito, cosa mi prendi, adesso? –

Il bambino capisce e, premuroso, apre un cassetto e le porge la tovaglia. Nel frattempo, si sente aprire la porta.

VITO – Papà, papà…! –

Entra Marcello e il bambino gli si precipita in braccio.

MARCELLO – Ehi, Vituccio, fa piano…! –

Il piccolo lo bacia, così pure il padre. Dopo di che, l’uomo va verso Mariuccia e fa lo stesso con lei sulla guancia.

MARIUCCIA – Ti piaccio, anche in questo stato? –
MARCELLO – (scherzando) Perché, che ti è successo? –
MARIUCCIA – Stupido: mi vedi, no! –
MARCELLO – Sei più bella…! –
MARIUCCIA – Bugiardo! –
MARCELLO – (indicando il pancione) Lui, si sente? –
MARIUCCIA – Eccome! Mi sembra che ai piedi, abbia le scarpe bullonate…!- 
MARCELLO – Dici? Così precoce, già un calciatore: non sarebbe una cattiva cosa con quello che guadagnano…! –

Pausa.

MARIUCCIA – Sei stato dall’editore? –
MARCELLO – Il mio libro, sta andando molto bene. Anzi, mi ha fissato alcuni appuntamenti per presenziare ad un’altra promozione in diverse librerie. –
MARIUCCIA – E’ necessario che tu ci vada? –
MARCELLO – Ormai è un’abitudine, che un po’ tutti gli autori hanno adottato. E’ un modo per contribuire alle vendite: si firmano le copie del libro che nel frattempo sono acquistate, si scrive qualche dedica, si familiarizza, insomma, con i lettori, concedendosi di persona alla loro curiosità! Però, se tu non vuoi, non vado! –
MARIUCCIA – Scherzi? Ci vai, eccome! –
MARCELLO- Se nel frattempo…avessi bisogno…-
MARIUCCIA – Ti chiamo; basta che tieni acceso il cellulare… –
MARCELLO – Non è tutto…! –
MARIUCCIA – Che cosa? –
MARCELLO – Ci sono altre novità: Bistelli, ha ricevuto una richiesta dalla TV per il mio libro! –
MARIUCCIA – E sarebbe? –
MARCELLO – Vogliono acquistare i diritti per farne una fiction! –
MARIUCCIA –Oh, come sono contenta! (sognante) Elsa, Francesco, Teresa: sarebbe straordinario vedere sullo schermo i tuoi personaggi! –
MARCELLO – (perplesso) Non so se sia utile, a questo punto. –
MARIUCCIA –(stropicciando pollice e indice) Perché, non è interessante la proposta? –
MARCELLO – Non mi riferivo al compenso, pensavo, piuttosto, quanto poteva essere utile alla mia carriera. Conosci lo spirito sottile dei personaggi di ”Mia grata terra” e gli ideali che li animano. Sottoporre il mio lavoro al giudizio del grosso pubblico, potrebbe costituire un rischio; il senso del libro, infatti, potrebbe essere interpretato politicamente di parte! Essere uno scrittore “collocato” non giova certo! -
MARIUCCIA – Non pensavo a questo! Potresti proporre di scrivere una storia nuova, allora! – 
MARCELLO – Non credo che accettino. Non sono ancora un autore consolidato ai vertici delle vendite, che possa essere preso a scatola chiusa. Vogliono, quindi, sfruttare il successo editoriale in corso, e impostare un’operazione che frutti soddisfacenti indici d’ascolto, sul clamore e la risonanza che sta dando, ora, la stampa specializzata al mio libro! –
MARIUCCIA – Bistelli, che ne pensa? –
MARCELLO – Beh, lui è entusiasta! –
MARIUCCIA – Tu, che gli hai detto? –
MARCELLO – Che ci debbo pensare. Mi ha pregato, però, di farlo in fretta! –
MARIUCCIA – Perché? –
MARCELLO – Sta accingendosi a dare il via alla ristampa del libro: se accettassi di fare l’accordo, ovviamente, non lo farebbe: lo ripubblicherebbe in contemporanea con la programmazione della fiction! Furbo l’amico, no? –
MARIUCCIA –(riflessiva) A te, piace la cosa? Quale risposta gli vuoi dare? –
MARCELLO – Francamente, non lo so: sono indeciso! Sono passato pure da Vittorio al giornale, per avere da lui un parere…! –
MARIUCCIA – Che cosa ne pensa? –
MARCELLO – Sai com’è fatto; è di una praticità disarmante: sarebbe orientato più per un sì, dipende dall’offerta! Conosce i taccagni della produzione e mi consiglia, addirittura, di tirare al rialzo! Tu, invece, Mariuccia, che cosa ne pensi? –
MARIUCCIA –(guardandolo fisso negli occhi) A me interessa, al di sopra d’ogni remunerativo contratto, la tua felicità. Voglio che tu faccia quello che più, nel tuo intimo, senti di fare! –
MARCELLO – Aspettavo una simile risposta! E’ difficile, però, decidere. Dopo l’interesse che sto suscitando, con questo libro, negli ambienti culturali, tutti si aspettano, almeno, una conferma. Non lo so: imbarcarmi in quest’operazione, potrebbe distrarmi. Sento che dovrei, invece, concentrarmi al massimo, su quanto sto scrivendo adesso. Questo nuovo lavoro, vorrei dimostrasse che so cambiare argomenti: al momento, le bozze, credo, n’abbiano tutte le possibilità ma, per far sì che ciò si realizzi, richiede da parte mia il massimo impegno! –

Intanto si siedono e cominciano a pranzare.

MARIUCCIA – E’ un buon ragionamento il tuo, mi sembra molto sensato, però, rinunciare a quei diritti televisivi, mi sembra…un bel sacrificio! –
MARCELLO – (sorpreso) Mariuccia, quanto mai, sei stata venale tu? –
MARIUCCIA – (gurdandosi con eloquenza il pancione) La famiglia cresce…! –
MARCELLO – Intanto, “Mia grata terra” sta andando più che bene, no? In quanto a quest’altro libro, penso di metterci meno tempo a finirlo…ah, dimenticavo: c’è un’altra sorpresa ancora! –
MARIUCCIA – Tutte oggi! –
MARCELLO – Già, proprio tutte oggi, le sorprese: Bistelli, mi ha regalato un computer! –
MARIUCCIA – Un computer? Ma, se hai sempre rifiutato di scrivere con il computer…! –
MARCELLO – Lui, mi ha convinto! Dovevo, prima o poi, convincermi ad usarlo e, prima lo faccio, meglio è! “Per il bene della cultura” ha detto Bistelli, significando che più in fretta scrivo, più cose riesco a pubblicare! –
MARIUCCIA – Che furbone questo Bistelli: Per il bene della cultura e, aggiungo io, per il bene delle sue tasche! –
MARCELLO – Anche delle nostre, se tutto va bene…! Dobbiamo, intanto, trovare il posto dove sistemarlo; il tecnico arriverà fra breve, nel primo pomeriggio! –

Finito il pasto, Marcello aiuta Mariuccia a sparecchiare.

MARIUCCIA – Quanta fretta! Ma, poi, è proprio così utile questo computer? –
MARCELLO – Addirittura, prodigioso! Pensa che…questi libri, (indica la libreria) potrebbero anche essere tolti di mezzo, perché stanno tutti racchiusi lì dentro. Basta premere alcuni tasti e si possono consultare comodamente. E questa, è una delle tante possibilità di facilitazione che avrò a disposizione per scrivere. Vedrai…! –
MARIUCCIA – Com’è grosso? –
MARCELLO – Oddio: vi è un video, una tastiera, una stampante…e un… aggeggio del quale non ricordo il nome. Se togliamo la macchina per scrivere e accostiamo il tavolino alla libreria, se…poi liberiamo questo ripiano…-
MARIUCCIA – Non hai detto che questi libri non sono più necessari? –
MARCELLO – Beh, andiamoci piano: all’inizio, non proprio. Per adesso togliamo solo quelli che non mi servivano già adesso! –
MARIUCCIA – Dove li mettiamo; sono parecchi? –
MARCELLO – Non tanti. Fammi pensare: li metteremo nell’armadio in camera sul ripiano, sotto i vestiti appesi! –
MARIUCCIA – Non mi piace riporli nella nostra stanza da letto. Sarebbe meglio che li portassimo in casa di mamma. Troveremo un posto dove metterli! –

Così detto, apre l’ingresso e va nell’appartamento di fronte. Rientra subito con Matilde e Giorgio. Intanto Marcello ha già impilato alcuni libri da portare via. Matilde, i due bambini e Marcello fanno, quindi, alcuni cariaggi nell’altra casa.

MARIUCCIA – Tutti questi preparativi, per niente: tu, non lo sai usare il computer! –
MARCELLO – (tra un viaggio e l’altro) Un po’ l’ho adoperato da Bistelli, poi, verrà il tecnico ad insegnarmi. Non è difficile, però, semmai, c’è sempre il manuale…! –

All’improvviso si sente suonare.

MARCELLO – Suonano dalla strada: dev’essere lui, il tecnico. Abbiamo fatto appena in tempo per preparare il posto…! –

Matilde e Giorgio escono e vanno in casa loro. Intanto sulla porta d’ingresso, restata aperta, compare un giovane sui vencinque anni con alcuni pacchi portati a fatica sulle braccia. Marcello gli va incontro ad aiutarlo.

Scena n.2 (Marcello, Mariuccia, Vito, il tecnico)

IL TECNICO – Buonasera…dove lo mettete? –
MARCELLO – Ecco; qui! (indica il tavolinetto vicino il ripiano) –
IL TECNICO – Benissimo, dottore! –
MARCELLO – Mariuccia, non c’è bisogno di te: perché non vai a riposarti un poco sul letto? Pensiamo a tutto noi! –
MARIUCCIA – Vito, vieni con me! –
VITO – (lamentandosi) Io, non voglio dormire…! –
MARCELLO – Se non vuole dormire, puoi mandarlo di là con Giorgio! –

Il piccolo, sentito il padre, in un attimo scappa via nell’altra casa.

MARIUCCIA – Mi raccomando, non fare arrabbiare nonna! –

La donna va nella stanza da letto. Marcello rimane insieme al tecnico ad essistere al montaggio dell’apparecchiatura. Completata quest’operazione, il tecnico invita Marcello a sedersi alla tastiera.

IL TECNICO – Vede, dottore, è facile: può cancellare, può riscrivere dove ha cancellato, può accorciare, dilatare, cambiare carattere, senza riscrivere tutto da capo, come avveniva con la vecchia macchina per scrivere. Non è un miracolo? Adesso pigi questo tasto…vede? Quest’altro…poi l’altro…ancora, ancora: è facile! –
MARCELLO – E’ prodigioso: si guadagna moltissimo tempo e…e si ha sempre la copia corretta, dopo i ripensamenti! –
IL TECNICO – Ma può ancora intervenire per correggere o inserire altre idee, ed avere, ogni volta, nonostante le modifiche, il testo pulito, dell’ultima stesura! –
MARCELLO – Mi rendo conto, solo ora, quanto sia superato il modo con cui scrivevo prima! –
IL TECNICO – Eh sì: la vecchia portatile, mitizzata da tanti scrittori, oggi non è che un pezzo da museo. Pensi dottore, che dopo questo computer, potrà disporne, quando vorrà, anche di uno portatile molto più piccolo, facenti le stesse funzioni. Potrà portarlo con se in viaggio, e non smettere mai di scrivere! –
MARCELLO – Come corre lei: aspetti che m’impratichisca di questo, poi si vedrà! –
IL TECNICO – Dottore, ha ragione: proceda per gradi. Vedo che l’essenziale, l’ha compreso subito. Ecco, comunque, il manuale: si aiuti con questo, è scritto in modo chiaro e semplice. (porge il libricino) Il mio numero di telefono vi è stampato sopra: per ogni evenienza, mi chiami. Si ricordi, però, che l’abilità nell’uso del computer, si raggiunge con la pratica: spesso dovrà avere delle indicazioni, perciò, non esiti a chiamarmi, sarò lieto di dargliele volta per volta! Mi firmi la ricevuta, e auguri…anche per la signora! –

Il giovane raccoglie gli imballaggi di cartone vuoti con alcuni attrezzi ed esce.
Marcello, restato solo, guarda compiaciuto il computer, poi pigia due tasti e lo spegne. Si ricorda, allora, della moglie e la raggiunge nella stanza da letto.

Scena n.3 (Mariuccia, Gina, Mariano, poi Matilde, Giorgio)

In scena non c’è nessuno. Il telefono squilla con insistenza. Dall’ingresso, entra di corsa Mariuccia per rispondere. Dietro di lei entra anche Gina ed una persona anziana.

MARIUCCIA – Pronto…pronto…pronto! (attende) Non risponde nessuno! (abbassa il ricevitore) Sono un po’ di giorni che squilla spesso; purtroppo, non risponde nessuno: deve trattarsi di qualche interferenza! –
GINA – Senti nient’altro? –
MARIUCCIA –Un vocio di fondo, e come…un respiro ravvicinato. Poi, riattaccano!-
L’ANZIANO – Sarà un bambino che gioca col telefono. –
GINA – (ironica) Sì, e sa fare sempre lo stesso numero…! –
L’ANZIANO – Può essere qualcuno che sbaglia…! –
MARIUCCIA – No, signor Mariano, Se fosse qualcuno che sbaglia, credo che come minimo si scuserebbe! –
GINA – L’hai detto a Marcello? –
MARIUCCIA – Quando rientra glielo dico. Sarebbe il caso, comunque, di richiedere alla Telecom di installarci uno di quei nuovi apparecchi che visuallizzano il numero telefonico che chiama! –
GINA – Che aspettate, allora? Ci sono queste belle invenzioni, e non approfittate! –
MARIUCCIA – (cambiando argomento) Dovete venire a visitarci più spesso! –
GINA – Certo, certo, anche perché, adesso, non dovete nascondermi più niente…!-

La ragazza abbassa la testa, un pò vergognandosi.

MARIANO – Vituccio, dov’è? Sono anzioso di vederlo! –
MARIUCCIA – Tra poco verrà con Marcello: adesso sta per prenderlo all’istituto! –

Suonano intanto alla porta. Mariuccia apre ed entrano Matilde e Giorgio.

GINA – Signora Matilde, come stai? (poi a Giorgio) E tu, come stai, birbante? –

Il ragazzo si mette a ridere, mentre le due anziane si abbracciano.

MARIUCCIA – Signora Gina, signor Mariano, che sbadata sono: non vi ho fatto neanche accomodare! Mettetevi a vostro agio! (indica il divano) –
GINA – (esitando) Cara…Mariuccia, devi sapere che, oltre alla tua felicità, a me e mio marito, la cosa che più ci sta a cuore è che ti decida a chiamarci mamma e papà: sono passati ormai cinque anni, da quando state insieme! (si commuove) Altro che…quella lì: eri tu la donna ideale del mio Marcello! Hai fatto di quel ragazzo malinconico, che incontravo in questa casa ogni volta che venivo, un uomo felice! –

Mariuccia ha un lieve turbamento. L’uomo se n’accorge.

MARIANO – Stai sempre a ricordare certe cose: non capisci che, a chi ti sta intorno, non piace ascoltarle? –
GINA – Hai ragione! Ma, ci vediamo già ogni tanto e, se non ne parlo in queste occasioni, quando potrò dire quello che sento? –
MARIUCCIA – Se ti fa piacere, parlane pure: ormai tutto quello che riguarda il periodo che Marcello ha trascoso con Luisa, mi è del tutto indifferente! –
GINA – Ricordati, però, che tuo marito ha in comune con lei un figlio: Vito, e, anche se non si è fatta più vedere, potrebbe sempre reclamare il suo diritto! –
MARIUCCIA – Diritto di che cosa? –
GINA – E’ sempre sua madre! –
MARIUCCIA – Non più: questo diritto lo ha perso! All’epoca della separazione, e, dopo che il giudice ebbe concesso l’affidamento a Marcello, il piccolo viveva in casa tua e, non è che venisse a visitarlo com’era nei patti legali! Si disinteressò, quindi, di lui! –
GINA – Si comportava in quel modo, per non incontrarmi: ha avuto sempre avversione per me! So, però, che lei telefonava spesso sul cellulare di Marcello per informarsi di lui! –
MARIUCCIA – Poi, quando ci siamo sposati, e Marcello ha ottenuto dal giudice la concessione di trasferire Vito qui in casa, con la nuova famiglia, non si è fatta più sentire: disinteresse assoluto! –
GINA – Lo ha fatto per ripicca, indignazione e vergogna: ma vedrai, un giorno si farà viva…! –
MARIUCCIA – Resta sempre una madre snaturata! –
GINA – Non…sai che fine ha fatto? A quest’ora si sarà rifatta una vita: avrà avuto altri figli…! –
MARIUCCIA – Anni fa, si sono rivisti, quando Marcello si è dovuto recare dal giudice per la pratica del divorzio: stava con quel Corrado Naldi, il capufficio della fabbrica.
GINA – Che donna perfida! E come se le inventava: mi fece credere che tu, Mariuccia, avevi avuto un bambino con uno che, appena saputo che eri incinta, ti aveva piantato! –
MARIUCCIA – Lasciamo perdere…! –

La porta d’ingresso s’apre ed entra Marcello col bambino.

Scena n.4 ( gli stessi, più Marcello e Vito)

GINA – Vito, piccolo mio, vieni dalla nonna…! –

Il ragazzino corre in braccio alla nonna che lo bacia più volte.

GINA – Come ti sei fatto grande! –
MARIANO – E a me, non mi dai un bacio? –

Vito lascia la donna e si precipita dal nonno. 

MARCELLO – Ciao mamma, ciao papà! E’ molto che siete arrivati? –
MARIUCCIA – Sono qui solo da qualche minuto: sono stata alla fermata dell’autobus a prenderli! –

Gina, solo adesso, riesce a guardarsi intorno e si rende conto del cambiamento dell’ambiente.

GINA – Vedo qualcosa di cambiato qui dentro: se non sbaglio, avete messo il tendaggio e il sofà nuovo! C’è pure una televisione nuova…! –

Ridono un po’ tutti e la vecchietta si meraviglia.

MARIUCCIA – Ma no, questa è…la sua nuova macchina per scrivere! –
GINA – Ha tutto l’aspetto di una televisione…! –
MARCELLO – E’ vero, però, in questo caso si chiama monitor: vi compare, quando si accende, tutto quello che scrivo su questa tastiera, e, se voglio, da questo apparecchio che si chiama stampante, si fa uscire il foglio scritto in bella copia! –
GINA – (con diffidenza) Non mi sembra una macchina moderna: tutti questi aggeggi, quanto prima ce n’era uno solo! –

Scoppiano di nuovo in una grossa risata. Passato questo momento lieto, Marcello appare un po’ preoccupato e la cosa non sfugge alla moglie che lo tira in disparte.

MARIUCCIA – Che cos’hai, Marcello? Ti vedo un po’…strano! Mi nascondi qualcosa! –
MARCELLO – (esitante) Mi sono incontrato con Vittorio…! –
MARIUCCIA – Beh? –
MARCELLO – Luisa, sta di nuovo qui, in città! –
MARIUCCIA – E’ importante? –
MARCELLO – Da un po’ di tempo, si vedono spesso…! –
MARIUCCIA – Vuoi dirmi che si sono messi insieme? –
MARCELLO – Vittorio mi ha assicurato di no, ma tu lo sai com’è fatto lui! –
MARIUCCIA – Lei, però, sta a Milano! –
MARCELLO – Non più: è stata trasferita! Dirige la sede qui in città della Comital! –
MARIUCCIA – Ha fatto strada, allora! –
MARCELLO – Se per questo, è sempre stata in gamba…! –
MARIUCCIA – Ci vedi qualcosa di preoccupante che sia tornata? –
MARCELLO – Vittorio mi ha riferito che è molto cambiata: ora è più matura, più posata, quasi sofferente! –
MARIUCCIA – (ironica) Più languida e misteriosa, voleva dire il tuo amico! Buon per lui: più interessante e appetibile, no? –
MARCELLO – Pensi che m’interessi questo? Luisa è uscita dalla mia vita cinque anni fa, però, con lei, ho…Vito in comune, e che sia tornata, mi preoccupa! –

I vecchi, intanto, discutono con Matilde, mentre Vito gioca vicino a loro con Giorgio. Adesso è Mariuccia a preoccuparsi per le ultime parole del marito.

MARCELLO – Stai pensando la stessa cosa che penso io? –

La donna, emozionata, annuisce muovendo la testa.

MARCELLO – Ci vorrebbe, una bella dose di facciatosta…! –
MARIUCCIA – Ah, se per questo…(un lampo le solca il viso) Ci sono: le telefonate, le telefonate, è lei…! –
MARCELLO – Quali telefonate? –
MARIUCCIA – Sono un po’ di giorni che il telefono squilla, e abbassano sempre senza rispondere! –
MARCELLO – Credi che sia lei? –
MARIUCCIA – Ne sono certa! –
MARCELLO – Adesso, però, calmati e fa finta di niente: ci stanno i vecchi! –

La donna, però, è agitatissima, e, per non tradirsi, sgaiattola in cucina, dove resta per un po’. Quando rientra è più distesa.

MARIUCCIA – Mamma, ho messo il caffè sul fuoco: se non ti dispiace, va di là e prepara…! –

Matilde esce e poco dopo rientra col vassoio e le tazzine con il caffè fumante.

MATILDE – Due cucchiaini di zucchero, vanno bene? –
MARCELLO – A me, mezzo cucchiaino…! –
MATILDE – Lo chiedevo alla signora Gina e al signor Mariano. Lo so che tu lo prendi amaro! –

Tutti e cinque bevono il caffè.

MARIANO – Adesso, dobbiamo proprio andare! (guarda l’orologio) –
GINA – (di soprassalto guarda anche lei il suo orologio) Ah, com’è tardi: il tempo vola! Dobbiamo andare alla fermata! –
MATILDE – Vito, saluta i nonni! Anche tu, Giorgio, saluta il signor Mariano e la signora Gina! –

Il ragazzino si fa spupazzare e baciare, mentre Giorgio saluta a modo suo: ridendo.

MARCELLO – V’accompagno! –
GINA – No, Marcello, non t’incomodare: la fermata è proprio qui di fronte…! –

Salutano ed escono. Appresso a loro esce anche Matilde con Giorgio.

Scena n. 5 (Marcello, Mariuccia, Vito)

MARCELLO – (come continuando un discorso) Sei sicura di quello che dici? –
MARIUCCIA – (nuovamente agitata) Chi potrebbe essere, se non lei? –
MARCELLO – Ha l’intenzione di parlare con me! Ora, però, sta calma: dobbiamo solo aspettare che si faccia viva! –
MARIUCCIA – Che cosa credi che voglia? –
MARCELLO – Non oso pensare…il peggio! –
MARIUCCIA – Con quale diritto, lo pretende! –
MARCELLO – Il diritto che, purtroppo, le dà…la legge! –
MARIUCCIA – Ma lei…non può usufruire di quel diritto a sua discrezione! –

All’improvviso squilla il telefono.

MARIUCCIA – (sobbalzando) E’ lei! –
MARCELLO – Rispondo io! (stacca il ricevitore) Pronto…pronto…pronto! (silenzio) Pronto, Luisa, sei tu? –

Dall’altro capo del filo, finalmente, si ode una flebile voce di donna. Mariuccia, intanto si è accostata al microfono, nel tentativo di sentire.

LUISA – Sì, sono io: forse l’ultima persona che avresti voluto sentire! La mia voce, ti giungerà come da oltretomba, non può essere diversamente, ma non preoccuparti, sono proprio io, Luisa, in carne ed ossa! –
MARCELLO – Luisa, da quanto tempo…! –
LUISA – Sto in città! –
MARCELLO - Ah, stai in citta? –
LUISA – Vittorio, non te l’ha detto? –
MARCELLO – Sì, certo…Vittorio, già, già…me l’ha detto! –
LUISA – Ho telefonato per…salutarvi! –
MARCELLO – Sì, sì, per salutarci: tu come stai? –
LUISA – Io? Puoi immaginarlo…! Voi, piuttosto? –
MARCELLO – Noi, molto bene! –
LUISA – Mi fa piacere! –
MARCELLO – Allora, arrivederci! –
LUISA – No, no, Marcello, non riattaccare: ti ho chiamato, anche…anche perché ho bisogno di parlarti! –
MARCELLO – Se lo desideri, puoi parlarmi, ora, per telefono! –
LUISA – (voce sofferta) Non così, non così: quello che devo dire è cosa molto delicata, e tu devi consentirmi di farlo di persona! –
MARCELLO – Vuoi…parlare di Vito? –

C’è un breve silenzio.

LUISA – Me lo chiedi? –
MARCELLO – Ti ricordi di lui, dopo cinque anni…! –
LUISA – (piangendo) Non ho diritto…di niente, lo so! Chiedo solo che me lo facciate vedere…! Mariuccia…so che stai a sentire…fammelo vedere…desidero solo conoscerlo…! –

L’uomo copre con la mano il microfono per non fare sentire.

MARCELLO – (a Mariuccia) Che cosa ne dici? –
MARIUCCIA – Tu, vuoi farlo? Io ho paura! –

Marcello stringe le spalle, rassegnato. La moglie lo guarda fisso e capisce.

MARIUCCIA – Va bene: io vado di là, da mia madre, con Vito. Falla venire qui! –

Il giovane riapre la comunicazione.

MARCELLO – Pronto, sono io! Allora, è proprio necessario che ci vediamo? Dove sei? Al bar qui vicino! Va bene, puoi salire da me: conosci la casa! –

Abbassa il ricevitore. Mariuccia sta per uscire, ma, sulla porta, si volta a guardare il marito e va verso di lui per abbracciarlo, poi esce. Marcello restato solo è preso da un senso di smarrimento. E’ troppo tardi: lei sta arrivando.

Scena n.6 ( Marcello, Luisa)

Suona il campanello, Marcello apre e sulla soglia compare la sua ex moglie. Dall’ultima volta che s’erano visti dal giudice per il divorzio, non è cambiata molto: infatti, è come sempre, vestita con eleganza e straordinariamente bella, anche se un velo di tristezza, solca, ora, il suo viso.

LUISA – (con voce smorzata) Ciao! –
MARCELLO – (con qualche emozione) Ciao! –
LUISA – Ti…trovo bene! (si guarda intorno) Vedo, che hai cambiato un po’ tutto! –
MARCELLO – Mi ha dato una mano Mariuccia! Prego, accomodati! –
LUISA – (sedendosi al divano) Posso fumare? –
MARCELLO – Fai pure! –
LUISA – (accendendosi la sigaretta) Ho letto il tuo libro: dentro c’è anche un po’ di noi due…ma, è bellissimo: complimenti! Ho saputo da Vittorio che forse ne faranno una fiction: ne sarei molto contenta. Debbo ammettere che…ho sbagliato tutto con te; mi dispiace! –
MARCELLO – Sei…sei onesta ad ammetterlo, grazie! –

Lunga pausa.

LUISA – (con amarezza) La mia…diciamo…fuga, ha giovato molto, molto più a te: ha permesso alla tua sensibilità di esprimersi, mentre ha consentito a me, niente più che una scappatella, una volgare, ignobile scappatella! –
MARCELLO – (sorpreso e confuso) Non è il caso di parlarne…! –
LUISA – (con lo stesso tono) Sostenevi di non sentirti tranquillo, di essere come bloccato, che avevi una storia in testa che non si decideva a venire fuori, ma non ti credevo! E’ vero, lo ammetto solo ora, con molto rammarico: il motivo che ti frenava ero io! (si commuove e i suoi occhi s’inumidiscono) A quel tempo, che cosa ne sapevo della vita? Ero egoista ed accecata dal mio lavoro! Tante teorie sull’emancipazione, mi ottenebravano la mente: non esisteva, per me, null’altro che la carriera! Non ero ancora pronta, perciò, ad avere una famiglia mia! Il figlio…che avemmo, si frappose tra noi: non è così, forse? Con questo, però, non cerco giustificazioni…! –
MARCELLO – Non desidero fare un resoconto di quello che è stato, ed assegnare le colpe. La nostra vita, bene o male, andava avanti ugualmente. Si trascinava con qualche innocente ipocrisia, d’accordo, ma, essenzialmente, era in piedi; quello che avvenne dopo, è stata la causa che decretò la fine del nostro rapporto! –
LUISA – Ti prego, non essere crudele con me! Ho sbagliato, lo riconosco e ne ho pagato le conseguenze. Tuttora le sto pagando…! –
MARCELLO – (con ironia) Ora, però, sei una donna arrivata: hai raggiunto il successo! –
LUISA – Sì, sono una persona di successo, ma anche…una persona arida, senza affetti: una donna fallita!-
MARCELLO – A tutto, si paga un prezzo! –
LUISA – (esitante e quasi piangendo) Sono…una donna sola, ora, Marcello! La vita…mi è diventata un inferno…! –
MARCELLO – (con tono di rivincita) Il tuo capufficio, non ti basta più? –

La donna, come si vergognasse, gli volta le spalle, per nascondere la sua espressione.

LUISA – Comprendo la tua crudeltà, ne hai tutte le ragioni! –
MARCELLO – Non sta nelle mie corde questo sentimento, ma è così classica e paradossale, questa situazione, che ho la forte tentazione di esserlo…! –
LUISA – Non sto più con Corrado, da un anno, ormai. E’ tornato con la moglie: con lei, aveva quattro figli, e questo lo tormentava! –

La donna, ormai, è in piena crisi. Le lacrime le scendono, copiose, lungo le guance. Cerca, allora, di asciugarle con un piccolo fazzoletto che prende dalla borsetta.

MARCELLO – Quattro figli in comune, sono una buona ragione per tenere insieme un uomo legato ad una donna: evidentemente gli rimordeva la coscienza! –
LUISA – (calmatasi) I primi tempi, quando siamo andati a vivere a Milano, trasferiti a quella filiale, eravamo felici. Poi, Corrado, improvvisamente cominciò a sparire per dei periodi che, col tempo, divennero sempre più lunghi, senza che me ne desse spiegazione accettabile. Un giorno lo seguii fino a Monza, dove mi accorsi che si vedeva con la sua ex moglie. La cosa, non la presi a male, perché, sapevo che aveva una famiglia e che mi avrebbe dato le ragioni più logiche: i figli! Ma, ormai, il suo interesse per l’ex moglie s’era ridestato, e, a poco a poco, cominciò a sfuggirmi. Un giorno, me lo disse apertamente con tanta onestà e decidemmo di lasciarci! –
MARCELLO – E’ stato per lui un epilogo inevitabile! –
LUISA – Io, soffrii enormemente, invece! (pausa) Ora, sono sola; per la prima volta, ho riflettuto e mi sono accorta di quanto ha sbagliato! (piange di nuovo) –

L’uomo è confuso e imbarazzato, e decide d’essere meno duro.

MARCELLO – In questi casi, ci si rende conto quanto, gli esseri umani, siano vulnerabili! –
LUISA – (alzando la testa sorpresa) Quindi, sei cosciente che si può sbagliare? Oh, Marcello, quanto sei comprensivo, ora, forse, puoi anche perdonarmi? –
MARCELLO – Non fraintendermi…! Perdonare? Può cambiare qualche cosa tra noi? –
LUISA – I nostri sentimenti mai più, ma, i rapporti sì! –
MARCELLO – Che cosa intendi dire? –
LUISA – Dimentichi che abbiamo…Vito: un figlio in comune! Desidero, ora, solo vederlo, conoscerlo! Non pretendo niente: solo questo! -

Lunga pausa.

MARCELLO – (risentito) Vito? E’ Vito che cerchi: c’era da immaginarselo! Ti ricordi solo ora, che hai un figlio! Hai usato il verbo pretendere, indebitamente! In cinque anni, hai chiesto di lui, solo con alcune telefonate, senza mai…dico mai, avere il desiderio, almeno per una volta, di vederlo! Eppure il giudice te l’aveva concesso; tre volte al mese! –
LUISA – (alzando la voce disperata) Pensi che era facile per me! I primi tempi stava con tua madre, e sai quali rapporti avevo con lei! Poi, quando ti sposasti con Mariuccia e lo portasti qui con voi, mi sono…vergognata di venire! –
MARCELLO – E…ce l’hai fatta a resistere? –
LUISA – Ho sofferto tantissimo, però! A quell’epoca ce l’avevo con tutti: con te, con tua madre che ti aveva allontanato da me, col giudice per la sua decisione di affidarti mio figlio. Pensai, per non impazzire, di chiudere quel capitolo tanto amaro della mia vita, troncare ogni rapporto per non soffrire ancora. Corrado, intanto, aveva ottenuto il trasferimento a Milano e mi propose di andare con lui. La cosa mi fu molto d’aiuto. Sapessi quanto, la distanza, sia ottima alleata dei distacchi: aiuta a fare dimenticare! Solo ora m’accorgo che era tutto sbagliato! Adesso, non mi ritrovo niente…niente! Quelle parole, che poco fa hai detto, m’erano sembrate, volessero darmi un po’ di conforto, e, m’avevano fatto sperare che volessi perdonare! –
MARCELLO- Vito, neanche ti conosce! –
LUISA – Non gli avete parlato di me?-
MARCELLO – Dirgli di sua madre che s’era scordata di lui? Mariuccia, ora, è sua madre: lo sta allevando con tanto amore, come fosse suo! –

Tra i due, cala un gelido silenzio.

LUISA – (distesa, dopo un po’ ) Già, Mariuccia, penso che tutto vada bene tra voi! –
MARCELLO – Mi sta per dare un altro figlio…! –
LUISA – Auguri di tutto cuore! Ho più volte provato a telefonare, mi ha risposto sempre lei: non ce l’ho fatta, però, ho avuto tanta vergogna e ho riattaccato ogni volta. Mi dispiace averle procurato dell’ansia…! –
MARCELLO – Pensava potessero sbagliare, ma, quando le ho detto che stavi in città, subito ha pensato a te! –
LUISA – Mariuccia…ti vorrà un sacco di bene…! –
MARCELLO – Mariuccia è entrata nella mia vita, in modo sommesso e graduale. Quando mi sono accorto di lei, tra me e te, era già finito tutto! –
LUISA – Ti aveva adocchiato già da qualche tempo, una donna se n’accorge di certe cose. Io, però, ammetto d’averla agevolata a farle ottenere ciò che voleva! –
MARCELLO – E’ avvenuto tutto a tempo debito e in modo onesto: su questo non ci sono dubbi! – 
LUISA – Posso farti una domanda personale?-
MARCELLO – A questo punto…! –
LUISA - L’ami veramente, o…è solo…riconoscenza per l’aiuto che ti ha dato per Vito?-
MARCELLO – Non è così: con Mariuccia ho scoperto sentimenti diversi, più autentici, più profondi! Con lei ho stabilito un’intesa perfetta che mi ha dato l’equilibrio e la serenità che mi mancava! –

Lunga pausa. La donna si siede ed accende un’altra sigaretta. Nella stanza si respira un’atmofera più distesa.

LUISA – Quando nasce? –
MARCELLO – Tre due mesi: sarà un maschio! –
LUISA – Avete deciso quale nome mettergli? –
MARCELLO – Lo chiameremo come mio padre: Mariano! –
LUISA – Non è male…! –

La donna sembra distesa, ma il modo con cui fuma la sigaretta tradisce una certa inquietudine. Si capisce che sta pensando a qualcosa.

LUISA – (facendosi coraggio) Me…lo fai vedere? –
MARCELLO – (sorpreso) E’ fuori discussione: no! Avresti il coraggio di vederlo? –

All’improvviso il volto della donna assume l’espressione tagliente di sei anni prima.

LUISA – Potrei dirti che ne ho il diritto: lo sai bene! –
MARCELLO – So a cosa alludi: per rivederlo, hai il diritto legale, non quello morale! 
LUISA – (ha una nuova crisi di pianto) Hai vinto, Marcello! Hai ogni ragione per dire questo: ma ti prego, fammelo vedere, te lo chiedo in ginocchio! (gli si abbassa davanti) Dopo, farò quello che vuoi. Te lo chiede una donna che ha perso ogni diritto di chiamarsi madre, e che vuole abbracciare la sua creatura! –
MARCELLO – (scostandosi) Ti prego, risparmiami questo spettacolo: è patetico e umiliante! –
LUISA – (sconvolta e sempre in ginocchio) Non m’importa più niente di me: maltrattami, perciò, sfoga la tua rabbia, il tuo risentimento verso di me, dimmi tutte le parole più brutte che senti dentro! Fammi vedere, però, per un momento mio figlio: ti supplico! –

L’uomo non risponde subito: è molto turbato.

MARCELLO – Non…ti riconoscerà: avresti il coraggio di dirgli chi sei? Il bambino sa che sua madre è Mariuccia: sarebbe sconvolto! –
LUISA – Ma io, sono la sua vera madre! –
MARCELLO – Tu, lo hai solo partorito! –
LUISA – (sempre piangendo) Abbi pietà, Marcello, fammelo solo abbracciare, allora: è parte del mio sangue! –

Il giovane la fissa intensamente a lungo, poi, esce e va nell’appartamento accanto dalla moglie. Luisa capisce, si asciuga gli occhi, si dà una sistemata ai capelli e aspetta trepidante, fissando il rettangolo scuro della porta spalancata.

Scena n.7 ( Luisa, Vito)

Sulla soglia, quasi subito, compare Vito con le dita tra le labbra. Guarda incuriosito quella donna estranea che gli sta davanti e che, con le braccia protese, lo invita ad andare verso di lei.

LUISA – (commossa) Vito, Vito, su vieni…! –

Il bambino avanza lentamente con passettini incerti.

VITO – Chi sei tu, signora? Io non ti conosco! –
LUISA – (con voce strozzata) Io…io conosco te, invece! –
VITO – La mia mamma dice che tu sei la zia, ma io…io non ti ho mai vista! –
LUISA – (piange) Sì, sì…sono la zia! Vieni, fatti vedere, abbracciami: ci conosceremo adesso! –

Il piccolo avanza e si fa abbracciare.

VITO – Signora, perché piangi? –
LUISA – Piango perché…perché sono contenta di vederti! –
VITO – Ma tu, non lo hai un bambino tuo? –
LUISA – (sobbalza) Sì, sì ce l’avevo…anzi ce l’ho: somiglia tanto a te…! –
VITO – Verrai altre volte a trovarmi? –
LUISA – Tu vorresti? –
VITO – Non so: la mamma dice che dovrai partire! –
LUISA – (trasalendo) Ah sì: dovrò partire, è vero! Ma se ti fa piacere rivedermi, ogni volta che torno, ti prometto che verrò a trovarti. Che cosa ne dici? –
VITO – Non so: dovrò chiederlo alla mamma! –
LUISA – E tu diglielo alla mamma che lo vuoi! –
VITO – (imbarazzato) Va bene! –

La donna, allora, lo stringe più forte al suo petto.

LUISA – (tra sé) Chissà: forse…un giorno…! –

Oltre il rettangolo scuro della porta spalancata, seminascosti, Marcello, Mariuccia Matilde e Giorgio, guardano il bambino e la donna abbracciati, e i loro occhi s’inumidiscono visibilmente.

TELA