Pupaldo Pupaldini

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PUPALDO PUPALDINI

COMMEDIA IN TRE ATTI

DI

ANGELO ALFIERI

PERSONAGGI

Pupaldo              (Uomo intelligente)

Ostina                 (Moglie di Pupaldo)

Chicche              (Uomo comune)

Sia                       (Uomo comune)

Feuda                  ( Donna d’affari)

Taria                   (Socia di Feuda)

Noinò                 (Dipendente di Feuda)

Mancoio             (Dipendente di Taria)

Netù                    (Garzone di bottega)

Neio                    (Garzone di bottega)

Sistini                 (Commissario di P.S.)

La scena: la casa di Pupaldo. Arredamento non particolarmente ricercato, un certo disordine. Quattro porte, due per lato. Sul fondo, sotto una grande finestra, un mobile lungo che funge da ricettacolo.    

Tutte le commedie di questo autore sono tutelare della S.I.A.E.

ATTO PRIMO

Scena prima

Pupaldo:     (Entra in scena dalla porta d’ingresso, è vestito male. Deposita sul tavolo un pacchetto e si siede in attesa della moglie. Sogghigna). Voglio proprio vedere che dice ora: Sempre a criticare. Io sono intelligente, non un fesso qualunque … gli affari li so condurre a modo … mio naturalmente: a mio vantaggio! Certamente meglio di altri. Somari di terz’ordine. Lavoratori rincoglioniti. L’uomo comune è raggirabile, ingannabile. E soprattutto vuole ogni bene purché costi poco. Meglio se proveniente da eh eh. Le apparenze contano …sssth. Esce di casa vestito male, sciatto, a differenza mia, che essendo un  vero uomo d’affari esco con abiti laceri! Io lo faccio per principio ideologico, lui per indigenza. Mi vado a vestire bene per finire nel mirino della gente. Come esci di casa ti inquadrano subito: “Chi è quel benestante?”  Io! Ma loro non lo sanno! Oh! Che furbi ci sono al mondo?

Ostina:       (Entra ben vestita, era in camera). Come te pochi! Cambiati straccione. (Vede il pacchetto). Hai rapinato la cartoleria? Ha bisogno di carta lo scrittore. Scemo! Non sapendo scrivere necessita di una risma per volta per mandare una lettera a chi? In piena epoca digitale. Non ti manca niente. Come genio dico.

Pupaldo:     Tu sei Ostina di nome e di fatto. Guarda dentro prima tirare conclusioni.

Ostina:       Vuoi vedere che lo lancio fuori dalla finestra? Fesso!

Pupaldo:     Se a tutt’oggi riusciamo a mangiare è grazie alla mia intelligenza che è in grado di vedere oltre, dentro. (Alza  il pacco). Il benessere è qui.

Ostina:       Lo so di aver sposato un mago … il problema è che indovini sempre immediatamente dopo, quando ormai è tardi.

Pupaldo:     Va bene: questo lo tengo io.

Ostina:       Lascia quel pacco! È roba mia! (Si pettina, si trucca un po’ ecc …)

Pupaldo:     Cosa te ne fai della carta? È igienica! Per quel che ci capisci  tu potrebbe essere anche già usata, che non te ne accorgesti nemmeno.

Ostina:       Ti stai ammalando sempre più rapidamente ... continua a frequentare i tuoi amici scemi, vedrai che successi. Se non hai attitudini vai a lavorare! Asino!

Pupaldo:     Lavorano solo i fessi e i malati di mente come te.

Ostina:       I tuoi amici Chissachilosà  sono in galera? Prima o poi ci finirai anche tu. E sarà allora che intonerò il “va pensiero”,  contenta di averti fuori dalle palle.

Pupaldo:     A parte il fatto che non si chiamano così: sono due uomini … onesti fannulloni di paese alla  ricerca disperata di un lavoro  … che una volta trovato si vedono costretti a rifiutare di svolgere perché nel frattempo si sono ammalati e devono ricominciare la ricerca.

Ostina:       Pensa che sfortuna!

Pupaldo:     Se uno si ammala non è certo per colpa sua.

Ostina:       È la società corrotta a farli ammalare.

Pupaldo:     Lo vedi che lo sai? Società corrotta! Ti riferisci a quella delle tue amiche o parli in generale? Già il nome è un programma … da televisione però.

Ostina:       Sono due ladre oneste. Cosa credi, che gestire una azienda sia facile? Hanno più debiti che guadagno. Dicono! E  mi aiutano sempre! Dandomi del lavoro.

Pupaldo:     Mentre tu in cambio non dai nulla.

Ostina:       Cosa le devo dare: la mia professionalità. E poi non ho niente di mio! Dici che qui è tutto tuo. Senti non mi tediare, che in altre parole vuol dire?

Pupaldo:     Che bevi troppo. Dove le senti certe parole, in farmacia?

Ostina:       Quella di tua sorella. Per fortuna non sto mai in casa.

Taria:                   (Campanello, entra). Andiamo Ostina … affari in borsa.

Ostina:       Borsa di chi? Scusa a volte mi dimentico le cose più elementari. Conosci questo straccione? Pensa che è mio marito! (Ripone nel mobile gli oggetti).

Taria:                   Credevo fosse un barbone … avevo già in mano un euro da … perché si veste così male?

Ostina:       Lascia perdere. È scemo! Sei sola? (Si infila la giacca).

Taria:                   C’è la mia socia di sotto. Tu che mestiere fai?

Ostina:       Lascia perdere. Tanti anni fa faceva il diplomatico. Non ti dico per chi sennò mi monta la furia.

Taria:                   Una sola?  A me ne montano tante. Lo chiedo perché ho bisogno di un rappresentante coi fiocchi che mi sostituisca quell’altro che è andato in pensione.

Pupaldo:     È riuscito ad andare in pensione? È morto!

Taria:                   Direi! Ci vuoi andare da vivo? Senti questo. … dai accetta.

Pupaldo:     Va bene: accetto! I contributi?   

Taria:                   Cosa sono? Di queste scemenze parla con la socia: è lei che si occupa di faccende losche.

Ostina:       Accetta no! Se ti fa tutto in nero guadagni il doppio.

Taria:                   Appunto! Il doppio. Dai andiamo a fare soldi alla faccia dei fessi.

Pupaldo:     Scusa … il ruolo di mia moglie quale sarebbe? Per curiosità diciamo.

Taria:                   Ti basti sapere che se non ci fosse lei guadagnerei poco.

Pupaldo:     Dall’alto del suo sapere, che é assoluto … esci di casa in mutande e torni ricca …  perché c’è lei. Grazie di avermelo detto. Ora la guarderò con più rispetto.

Taria:                   Donne così ne nascono due per ogni secolo. In questo io e lei!

Ostina:       Diglielo che razza di moglie ha! Andiamo. (Escono).

Pupaldo:     Menomale che vi siete incontrate. Accetto il lavoro!

Taria:                   Bravo! (Da fuori).

Pupaldo:     Escono di casa eleganti per fare affari? Mi viene voglia di pedinarle, ma sono dilagnato dalla pigrizia  che mi impedisce di agire. Ho questo malanno cronico … Vediamo un po’ che c’è qua dentro. (Scarta il pacco). La gente perde tutto … bella scatola … Ueilà … due lingottini d’oro. Hai capito che razza di ricchi girano per strada. E io devo lavorare da quella? Ma … Non sarò diventato scemo per caso? Il vero lavoratore è colui che si apposta in un angolo della strada in attesa degli eventi. (Li rimette nella scatola).

Feuda:        (Da fuori). Taria andiamo!

Pupaldo:     Questa è l’altra imprenditrice. Vediamo che faccia ha. Penso sia la prima volta che entrano in casa. (Va ad aprire). Prego entra. Sono già uscite … la tua socia intendo. Con la collega. La seconda per intelligenza nata nel secolo corrente.

Feuda:        Non le ho viste. Tu sei un ladro o vivi qui? Perché mi dai del tu?

Pupaldo:     Siccome mi vedi vestito male pensi che sia un ladro e ti devo dare del lei, se fossi vestito bene potrei darti del tu?

Feuda:        Esatto! Capisci tutto al volo. Sveglio  il signore. Sei un bell’ometto … non lasciarti andare così … un bel vestitino alla moda ti farebbe crescere di valore. Mi vai su di prezzo. Che mestiere fai? Il Barbapedana al parco? Lavora per me!

Pupaldo:     Porco cane arrivi tardi … mi hanno offerto un lavoro proprio cinque minuti fa … rappresentante. (Fingendo dispiacere).

Feuda:        Ti offro il doppio.

Pupaldo:     Me l’hanno già offerto. Peccato.

Feuda:        Il mio doppio è al netto. Capisci? 

Pupaldo:     Certo! E in che cosa consisterebbe?

Feuda:        Portaborse. Tu dovresti seguirmi con la borsa in mano. Semplice. Quando si finisce di trattare un affare si esce dagli uffici con la valigetta piena di fogli e cose simili e per non dare nell’occhio prima esce l’affarista e al seguito il portaborse. Che a sua volta non da nell’occhio.

Pupaldo:     Ho capito: per non darsi nell’occhio a vicenda finisce dentro chi ha la borsa.  

Feuda:        Ma no! Non sono una ladra. Rubo legalmente. Vai a cambiarti. Trova qualcosa di là. Intanto chiamo la mia socia. “Taria sono Feuda … sei con Ostina? … forse ho trovato l’uomo adatto … uno straccione che ho trovato qui a casa di questa, un parente forse … a stasera … non posso parlare.” Allora, sei finito nella tazza? Però che figurino …  ma guarda che bell’uomo si nascondeva sotto gli stracci.

Pupaldo:     Hai visto? Siamo d’accordo: portaborse full time!

Feuda:        Dai che cominciamo subito. Ho giusto un affare.

Pupaldo:     Sistemo questa scatola ed esco. (Feuda esce). Poi dicono che non c’è lavoro … mi facciano il piacere. Dove li metto questi … qui! Nello zucchero. È meglio di una cassaforte. Il caffè si beve amaro. Diabete scongiurato. Mia moglie pensa sempre alla salute. Non so di chi ma ci pensa. (Li sistema nel mobile lungo).  Se entro tre giorni non vedo avvisi sul giornale o in televisione me li tengo. Il giornale non lo compro mai. La televisione è rotta. Fossi fesso da incastrarmi da solo. Sono onesto con me stesso. Cogli altri un po’ meno … ma si sa non si può essere perfetti. … Io sono pratico di borse. Ne ho portate tante in passato. Con esito non sempre … beh. (Mentre parla si pettina, si spazzola … Esce).

Scena seconda

Verso sera

Ostina:       Vieni dentro Neio. Certo che hai un nome del cavolo.

Neio:          Il mio compare si chiama Netù. Non diamo nell’occhio.

Ostina.       Oh … Neio Netù … chi vi prende a voi. Quando vi interrogano i poliziotti vanno nel pallone. Devono chiamare un esperto psichiatra per uscirne.

Neio:          L’ultima volta che ci ha interrogati è svenuto.

Ostina:       Dalla commozione credo? I vostri genitori quando siete nati hanno visto nel futuro. Sapevano già cosa avreste fatto.

Neio:          Fare il garzone di bottega non è poi ‘sto lavoro che si può prevedere al momento della nascita.

Ostina:       Lo dici tu! Voi non siete proprio garzoni canonici diciamo. Siete particolari. Dediti allo sgraffignamento.  

Neio:          Guarda che non è facile eh?! Trafugare qualche scatolone di merci sotto il naso del padrone comporta una certa abilità.

Ostina:       Nel vostro caso abilità genetica. Lasciamo questi discorsi retorici e parliamo della merce che hai in borsa … vedere!

Neio:          Facciamo quello che possiamo beninteso. Tieni! Metà ciascuno.

Ostina:       Nel tuo negozio si vendono orologi di lusso?

Neio:          No! Questo è un lavoro extra. Integrativo.

Ostina:       Hai bisogno di integrare … l’istinto genetico ti obbliga … bravo! (Campanello insistente). Sarà l’altro super dotato. Entra!

Netù:          Ciao! Dai mostra. Vediamo. Tutta roba di marca. Pensa Ostina che li ho trovati per terra. Altri non li avrebbero notati perché la scatola non è appariscente …

Ostina:       Ma tu, coi poteri che hai, ne cogli subito il contenuto. Quando uno nasce con delle doti  non deve perdere tempo a sgobbare: basta un’occhiata qua e là. Esattamente come mio marito al quale però mancano del tutto i vostri poteri. Lui lavora per la gloria … che non è quella del piano di sopra …

Netù:          È un raccoglitore anche lui no?

Ostina:       Ci mancherebbe! È un vostro amico. Raccoglie cicche. Risme di carta, igienica per altro. Finché si mangia tutto va bene … sono parole sue dettate da profondi ragionamenti filosofici. Vedete che non c’è? Ha deciso di accettare un incarico da Taria. All’improvviso. Si sentirà in colpa. Rappresentante.

Neio:          Di che?

Ostina:       Quello che capita … se hanno a disposizione una data quantità di un prodotto, rappresenta quello. Domani ne hanno a disposizione un altro ..  È talmente furbo che è capacissimo di rivenderlo alla persona che ha subito il furto. Netù Neio siete dei dilettanti nei suoi confronti. (Sarcastica).

Neio:          Nonostante la predisposizione genetica? Allora ci pensi tu alla  vendita del bene qui, casualmente raccolto da terra.

Ostina:       Tre giorni … una settimana: dimenticavo che mio marito è assente dal lavoro per via di quell’impegno massacrante. Mi tornerà a casa distrutto e me la dovrò sbrigare da sola. Andate a spasso. Girate al largo delle Azzorre. Prendetela larga. (I due escono). Due, tre, sei, dieci. Ventimila minimo li faccio. Dove li nascondo? Domanda da un milione di euro. Mi conviene vendere la domanda. Guadagno di più. (Va nella sua  camera). Ecco fatto! Nel vaso da notte in disuso. Disuso … non è detto! Coll’intelligenza che ha è capacissimo di usarlo. (Cerca la scatola del marito).  Vuota! Raccoglie tutto. Quando uno non ha poteri dovrebbe andare a lavorare. Ma lui è diverso. (Arriva Pupaldo con gli amici).  Ha questa diversità …

Pupaldo:     Venite .. prego accomodatevi. (Ostina guarda il pubblico come a dire: “avete visto”?)

Ostina:       Hai portato il gruppo di ascolto. L’elite della città. Chicche e Sia. Vi lascio soli onde evitare qualche contagio intellettuale … gente che vota tutti i partiti presenti sulla scheda elettorale credendo che sia un bene è da considerarsi  rivoluzionaria. Nemmeno mio marito è riuscito a pensarlo. Arrivederci. (Esce).

Chicche:     Ti sottovaluta di molto … non ha fiducia.

Pupaldo:     Mi vuole bene ma quando c’è qualcuno in casa, per farsi vedere, mi sfotte. È fatta così. Beviamo qualcosa? Che stupido: non ho niente.

Chicche:     Sei vestito bene stasera? Non è da te. 

Sia:             È vero!

Pupaldo:     Ho accettato un lavoro nuovo: Feuda! Oggi ho fatto la prova. Pensa che ho portato una borsa da un palazzo all’altro e ho guadagnato trecento euro. 

Chicche:     Tutti te li trovi … io sono destinato a lavorare come una bestia fino alla morte. Non ho capacità imprenditoriale. Mi lascio sfuggire le occasioni. L’altra settimana per esempio mi hanno offerto di mettere su un negozio nel settore dell’elettronica … computer, accessori vari, programmi … non me la sono sentita.

Sia:           Ci vuole predisposizione per gli affari. Rischi di perdere tutto per un capriccio. Lavora sotto padrone … guadagni poco ma non hai rischi.

Pupaldo:     In proprio è diverso. Ti alzi al mattino ricco e vai a dormire in bolletta nera. Tempacci ragazzi. Io preferisco cambiare spesso attività proprio per non incappare in dissesti economici. (Confidenziale). Mia moglie spende un sacco di soldi. È come mantenere una Ferrari da corsa.

Chicche:     Donne costose … belle ma costose! La vedo, sempre elegante, ingioiellata … di classe. Mi fa invidia. Che mestiere fa?

Pupaldo:     Cambia spesso anche lei.

Sia:             Mia moglie sembra una straccivendola. Glielo detto: “comprati qualcosina di elegante … un vestitino un cosino, abbiamo da parte un piccolo gruzzoletto”. Niente! Le manca il senso del bello. Figurati che al posto della collana si mette il rosario.

Pupaldo:     Livello basso … minimalista direi. Ti posso vendere un gioiellino di bella fattura? Non lo mette mai … è nel cassetto da vent’anni. Lei compra e abbandona. Compra e abbandona. È fatta così. Lo prendo.

Chicche:     Ne hanno di soldi questi … anche se non sembra.

Sia:             Mah!  Quando si lavora in proprio ... le soddisfazioni te le togli.

Pupaldo:     Ecco qua … bello eh? Trecento ed  è tuo. Ventiquattro carati! Zecchino!

Chicche:     Lo prendo io! Assegno o contanti?

Pupaldo:     Contanti. Ne vuoi uno anche tu? Guardo! (Chicche paga).

Sia:             Finisco sotto processo appena lo vede. “Chi ti ha detto di spendere soldi per niente” . Per lei questo è niente capisci. Si lascia influenzare dalle mode. Adesso ha abbracciato la “schif - art”. Spazzatura riciclata. Dice che risparmia facendo bella figura. Con chi fa bella figura non lo so (Pupaldo ridacchia e torna in camera).

Chicche:     Sei messo male va. La mia apprezza ... sono arrivato al punto che se non le faccio un regalino ogni tanto mi guarda di traverso.

Sia:             Per “ogni tanto” cosa intendi?

Chicche:     Dieci anni.

Sia:             Osti! Ti va bene. 

Pupaldo:     (Rientra). Scegli tu il migliore. Ragazzi, mi raccomando: non ditelo a Ostina. Trecento via … contanti!

Sia:             E sia! Tieni … i risparmi del mese. Le dirò che l’ho trovato per strada.

Pupaldo:     In effetti … fai bene! Mettiglielo nella scatoletta del rosario. Magari ti esce con questa al collo senza tante storie. Fingendo di non accorgersi.

Sia:             Va che te sei un bel sacramento … le conosci bene le donne.

Chicche:     Non è questione di conoscerle o meno … è questione di soldi. Se non ne hai puoi conoscerle anche bene ma la legnata è dietro l’angolo. Ciao! (Escono).

Pupaldo:     Poi sono io quello scemo che non sa vendere … scema. Perchè li ho fatti salire? Perlomeno ho venduto qualcosa. Molto bene. (Si sfrega le mani).

Ostina:       Entra Taria … Il grande saggio? Eccolo! Hai finito il comizio?

Taria:                  Hai detto che saresti venuto da me ma non ti ho visto in ufficio.

Ostina:       Devi riflettere neh? Ci vorranno sei mesi per decidere.

Taria:                  A questo punto devo arguire che non ti piaccia il lavoro.

Ostina:       Scherzi? Non fa altro che sgobbare come un negro.

Pupaldo:     Ho accettato un lavoro da un altro ente. Portaborse accreditato.

Ostina:       Parla così perché una volta era diplomatico.

Taria:                   Peccato!  Ne cercherò un altro meno sofisticato.

Feuda:        (Entra). Ciao a tutti. Ho sistemato quella faccenda: tutto a posto. Lavoro pulito.  (Lancia un’occhiata a Pupaldo, la moglie si accorge ma sorvola). Il marito di Ostina giusto? (Finge). Piacere. Che bel marito hai.

Ostina:       È una bestia rara … rara, più che altro e solo B … (Tra sé). Vuoi vedere che se la intendono questi due dementi? Se dovessero avere un figlio glielo porterebbero via per studiarlo. Data la rarità.

Taria:                   Bene! Ho guadagnato una cifra e tu Feuda?

Feuda:        Io due! Non ci crederai ma ho trovato uno che sa il fatto suo. Passi lunghi, discrezione totale, si confonde coi viandanti in un modo … un modello. A vederlo non sembra ma sa il fatto suo.

Taria:                   Tutti te li trovi i geni.

Ostina:       Dove l’hai conosciuto: al circo?

Pupaldo:     Ce ne sono sempre meno eh … ma i rimasti ragazze. Sono ineguagliabili.

Ostina:       Non stai parlando ti te ovviamente!

Pupaldo:     Ho sentito dire! Adesso parlo per parlare …

Ostina:       Pensate che roba!

Pupaldo:     Lasciami dire no! Dicevo che mi piacerebbe sapere cosa tengono nelle ventiquattr’ore gli affaristi … per curiosità. 

Feuda:        Guarda, in genere i panini e una bottiglietta d’acqua.

Pupaldo:     E danno trecento per portare dell’acqua qua e là? Interessante.

Ostina:       Cosa ne sai tu che danno?

Taria:                   L’avrà sentito dire in televisione.

Pupaldo:     Ne hanno parlato per ore. Posso accettare il lavoro di rappresentante?

Ostina:       Ti fai le domande da solo? Stai passando il limite di guardia.

Feuda:        Non vedo difficoltà … (lascia ad intendere). Nella vita si possono fare più lavori contemporaneamente. 

Ostina:       Lo stai provocando?

Noinò:        (Da fuori). Signora è qui? Entro?

Ostina:       Chi è?

Noinò:        Noinò signora!

Ostina:       È un collega tuo? (Il marito nega). Che signora cerchi?

Noinò:        Feuda.

Feuda:        È il mio dipendente scansafatiche … entra!

Noinò:        Eccomi qui. Ho scaricato il camion e mi chiedevo se non fosse il caso di chiudere bottega per oggi.  Mi sono venuti i calli e non ho ancora mangiato.

Feuda:        Ti ho già pagato? Tieni ... Sono venti. Per oggi mangi. Ciao.

Taria:                   Il tuo amico dov’è?

Noinò:        Non lo so! Dice Mancoio? Non lo so! (Ostina è sempre più esterrefatta). Quando ha bisogno mi faccia un fischio.

Ostina:       Hai sentito che galant’uomo si fa chiamare col fischio.

Pupaldo:     Tu non sei capace. Di fischiare. Lo potrei fare io quel lavoro.

Ostina:       Si sta ammalando … ma porca miseria che anno.

Noinò:        Ha visto? La signora paga al netto. È un’azienda modello. “La Feuda - Taria limited import export.” 

Feuda:        Beh? Fai propaganda? Vai vai … filare! È vietato parlare. (Esce Noinò).  Bravo ragazzo … lavora praticamente gratis. Costa molto di più un portaborse.      

Pupaldo:     Se poi ha il passo lesto … al netto.

Taria:                  Feuda andiamo. Ostina per quella faccenda posticipiamo? Allora ti aspetto domani in ufficio?

Pupaldo:     D’accordo. Mi ammazzerò di lavoro ma sarò felice. Se il destino vuole così. Arrivederci. (Escono le due. Pupaldo e Ostina si ritirano nelle rispettive camere). Uno si rassegna, vero Ostina?

Ostina:       Pirla! (Pupaldo scuote il capo).

Scena terza

Il giorno dopo verso sera

Ostina:       (Esce dalla porta della camera. Ha una scatola per gioielli). Dove le ho messe … eppure erano qui … boh! Si vede che le ho perse. Capolavoro della natura vieni in soggiorno.

Pupaldo:     Hai bisogno di me? Ueilà … rimasugli? Antichità? Si vede dalla patina.

Ostina:       Non trovo più le collane di mia madre. Le uniche veramente mie che tenevo qui dentro.

Pupaldo:     Oh! Come mai? Hai già guardato in deposito: nei vasi da notte?

Ostina:       Non ci sono là … non sarà entrato qualche ladro?

Pupaldo:     Ladri qui? Non mi far ridere. Sono sempre in casa.

Ostina:       E allora?  … Siediti un attimo! (Esegue). Per sbaglio, e dico per sbaglio, non è che le hai vendute a qualcuno che ti è particolarmente caro? Faccio due nomi a caso? Chicche e Sia?

Pupaldo:     Vado a vendere a Chicche e Sia delle collane. Le venderei a … a chi?

Ostina:       Ti manderei in orfanatrofio … ma sei maggiorenne. (Riporta la scatola in camera sua, va in quella del marito ed esce col vaso da notte). Vedo che hai fatto affaroni. (Annusa l’oggetto).  L’hai usato! Sei un medievale. Un medioevale. Intanto gli smeraldi li prendo io. Adesso hai un lavoro no?

Pupaldo:     Due per la verità. Mettili da parte per la vecchiaia.

Ostina:       La mia di vecchiaia. Adesso vediamo un po’ cosa c’è nello zucchero di canna … che userei per colpirti qui di traverso. Ahhhh, due lingottini apparsi dal nulla. Raccolta differenziata immagino? E anche questi vanno a beneficio della vecchiaia. Di tua sorella! La prossima volta che ti senti pervaso dal desiderio di vendere chiama il 113. Deficiente! Vendi le tue mutande.

Pupaldo:     Mi tratti male … male … non hai nessun rispetto … esco al mattino presto in abiti da cerimonia per non dare nell’occhio e mi tratti così.

Ostina:       Ieri mattina mi sono fatta un mazzo in borsa e ho guadagnato il decuplo di te, che vendi le mie cose: somaro! Vado al cinema. Ciao! (Esce).

Pupaldo:     È diventata insopportabile. Ho guadagnato novecento euro ieri. (Si siede pensoso). Cosa me ne faccio dei soldi? Niente … non esco di casa per paura di essere preso. C’è gente che ruba miliardi ed esce a testa alta , spavaldo … io che raccolgo da terra, che teoricamente non è rubare, mi sento braccato, in colpa. Questa gioca in borsa con sua maestà la donna d’affari del secolo e se ne infischia altamente. È tutta questione di carattere. Io sono remissivo, mi lascio dominare da lei. E non è bello per un uomo di mezza età: per niente bello. (Campanello). Visite! Cercheranno il fenomeno delle borse. Avanti!

Feuda:        Sei solo? Meglio. (Si siede). Offri da bere alla tua benefattrice dai.

Pupaldo:     Non abbiamo niente … il medico mi ha proibito di bere per via di una punta di cirrosi e mia moglie è contraria agli alcoolici.

Feuda:        Che famiglia virtuosa? Sarà per un’altra volta. Ad ogni modo sono passata per informarti che domani abbiamo un affare in ballo: terreni edificabili in provincia. Non andare da Taria. È un affare mio privato extra societario.

Pupaldo:     Spiegami come funziona il meccanismo.

Feuda:        A parte questo affare dei terreni investo i guadagni che Taria realizza in borsa in attività di ogni tipo. Tutto legale! Oh Dio. Differenziamo le attività ecco. E Taria investe i miei guadagni in borsa. Cappellate di palanche belle pulite, senza orpelli. È giusto che i ricchi diventino sempre più ricchi e non paghino tasse.. … Quelli che ci perdono sono i fessi  che non sanno giocare coi soldi. Taria ha un fiuto eccezionale per la borsa valori. Le basta dare un’occhiata al tabellone per capire che cosa sta succedendo nel mondo.

Pupaldo:     Con mia moglie accanto poi è ancora più facile. È una delle due più grandi esperte del secolo.

Feuda:        Tua moglie? … Guarda che non fa nulla … ogni tanto le va a prendere l’acqua o un panino al bar e se fa caldo le asciuga il sudore per non farla distrarre.

Pupaldo:     Ma pensa?!  E la paga per questo. 

Feuda:        E bene! È un’assistente preziosa perlomeno come un portaborse del tuo livello.

Pupaldo:     Mi hai risollevato il morale con questa uscita. Hai capito come stanno le cose? Si da arie da profetessa … Se andassimo fuori?

Feuda:        OK! Preferisci un locale alla moda o altro?

Pupaldo:     Per me! Esco così di rado che mi va bene anche il parco giochi dei bambini. Un’altalena.

Feuda:        Sei minimalista. Vieni, ti porto in un posticino coi fiocchi. (Escono).

Scena quarta

Il mattino dopo

Ostina:       (Esce dalla cucina con la scatola degli orologi). Superuomo? Dorme. Sarà rientrato tardi. Si sarà appostato fuori dal cinema confidando nella distrazione degli avventori handicappati come lui e si sarà addormentato. Batman? Non sarà morto. Ho già il disco pronto. Eccolo lì. (Va in camera del marito, da qualche tempo dormono separati). Non è rientrato. Qualche retata. Si fa prendere come uno scemo. Per due soldi. (Rumori). Arriva!

Pupaldo:     Entra  Mancoio … nottataccia eh?

Mancoio:    Sono stanco morto. Tre furgoni di merci ho scaricato. Per due soldi poi. Che vita inutile. Quella è una schiavista: ha detto che potrebbe anche bastonarmi.

Ostina:       Mi hai dato un’idea. (Li osserva). Mentre tu?  Follie notturne in caserma?

Pupaldo:     Non mi vedi … ti sembro uno da caserma?Tu piuttosto: dove sei stata?

Ostina:       In chiesa. A pregare per te.

Mancoio:    Molto caritatevole. Pia donna.

Pupaldo:     Noinò e Mancoio sono onesti scaricatori di mezzi recuperati per strada. Tutti noi lavoriamo per strada.

Ostina:       Le asfaltate come si deve. Branco di scemi. Le vostre datrici di lavoro vi aspetteranno in sede, quindi vi prego di sgombrare l’aula perché ho gente in arrivo. Tu, doppio occupato torna per mezzogiorno.

Pupaldo:     Mi tratta come una pezza da piede. Un raccoglitore del mio livello, nonché potenziale rappresentante di minutaglia … a proposito: di che si tratta oggi? Cosa hai scaricato stanotte?

Mancoio:    Pellicce destinate ai paese dell’est. Ma vanno catalogate prima.

Ostina:       Noi ragazze occidentali non le indossiamo più. Passate di moda. Qui sono invendibili.

Pupaldo:     Hai detto ragazze? Ho sentito bene. Mancoio andiamo a lavorare. Sei fortunato te … hai un nome originale. Quando si hanno genitori nel settore si danno nomi adatti alla crescita. “Chi è stato a rubare? … Noinò, Mancoio”. Chi vi prende a voi due.

Ostina:       Non è colpa tua se sei nato in una famiglia di aristocratici. Torna con qualche pezzo di carne a mezzogiorno, se vuoi mangiare. Pupaldo Pupaldini.

Pupaldo:     Il sostegno della famiglia sono io. Lei guadagna e accantona per la vecchiaia. (Escono).

Ostina:       Ohhh … vecchiaia … io diventerò vecchia. Tu è ancora da vedere.  Allora … facciamo un po’ di conti. Speriamo bene! (Bussano). Chi è?

Neio:          Neio, Ostina.

Ostina:       Altra coppia di pagliacci. Entra! Non mi portare schifezze perché ho da smaltire le altre.

Neio:          A dire il vero volevo sapere se hai già … piazzato qualcosa.

Ostina:       Figlio mio … piano. Mi stanno arrivando clienti agiati … nasconditi di là quando entrano. Non vorrei che sospettassero inutilmente e ti prendessero per ladro.  

Neio:          Se mi conoscessero lo capirei ma chissà chi sono! E poi non sono ladro. Mi rimangono in mano delle cose e non so dove metterle.

Ostina:       Sì? Fai capolino se proprio vuoi, per vedere come si vende, così impari. (Campanello). Sparisci in cucina. Avanti!

Chicche:     Sto cercando Pupaldo.

Ostina:       Ha cambiato lavoro ed  è uscito presto. Mi dorme poco.

Chicche:     Lo so,  porta le borse a Feuda.

Ostina:       (Perplessa). Allora ha cambiato ancora attività: ne avrebbe dovuto fare … niente! Teme la disoccupazione. È ossessionato! Non sa stare senza lavoro nemmeno un giorno. Maniaco!

Chicche:     Pazienza verrò domani … che begli orologi … sono di Pupaldo?

Ostina:       Non li mette mai … lui compra e abbandona, compra e abbandona. E  poi li butta nella scotola: guarda che roba ..… ne vuoi uno? Prendi quello che credi. 

Chicche:     Bello questo! Avete entrambi il vezzo di abbandonare oggetti? Quanto me lo fai? 

Ostina:       Perché sei tu … millecinquecento. Oro massiccio! Longines. L’ha indossato tre volte ‘sto asino. Perché non prendi questo da donna per lo stesso prezzo?

Chicche:     Brava: le faccio il regalo per Natale. Li vuoi in contanti giusto?

Ostina:       È meglio … roba usata senza mercato. Chi lo sa? Nessuno!

Chicche:     Giusto! Tieni. Stavo andando in banca per depositarli ma per quella miseria  che ti danno forse è meglio comprare beni. Glielo dici o no?

Ostina:       Certo! Io gli dico tutto. Lui invece no! Mi nasconde gli affari. È furbo!

Chicche:     Che tipo! Allora ciao! Digli che sono passato. (Esce).

Ostina:       Ci mancherebbe. Tu … esci dalla tana. Settecentocinquanta netti! Tieni. Poi non dire che ci perdi … per quello che fai è già troppo. Mi chiedo dove li trovate tutti ‘sti reperti?!

Neio:          Si vede che la gente soffre di tunnel carpale. (Campanello).

Ostina:       Sparisci. Prego!

Sia:             Pupaldo? Lavoro?

Ostina:       Doppio lavoro. Hai bisogno?

Sia:             Posso parlare o … l’altro giorno mi ha venduto questa per trecento ma è falsa. Credo che non lo sapesse perché non è il tipo da imbrogliare gli amici.

Ostina:       Falsa? Siamo sicuri? Falsa! (È un regalo della madre). Mi hanno imbrogliata. Ma lo vedi che gente … pensi di avere in casa un valore e  invece hai una patacca e se per caso la vendi ad un amico fai figure.

Sia:             Mia moglie come l’ha vista l’ha capito. Ha un occhio incredibile. Lei comprando tutta cianfrusaglia  è allenata: la distingue subito dall’autentico.. Ho rischiato la pelle per ‘sto scherzetto.

Ostina:       Ti restituisco i soldi … ci mancherebbe. Mio marito è istintivo … lui da senza sapere. L’ho sempre detto: è troppo buono. Quando vede un amico cala le braghe. Gli darebbe tutto. Scusalo.

Sia:           Figurati, non sono arrabbiato. Digli che sono passato e che mi spiace.

Ostina:       Anche a me. Ciao. Come fa ad essere falsa? Mamma ti hanno imbrogliato. (Rivolge lo sguardo al cielo).  Due cose ho ereditato e una è falsa. No due: il marito come lo calcoliamo? Falso. E scemo. Esci pure … pericolo scampato. Hai sentito: falsa!

Neio:          Gli orologi sono autentici. Dalla a me. La vendo a qualcuno meno scaltro della moglie di questo.

Ostina:       Come avrà fatto a capirlo? Ti giuro non me ne sono mai accorta! E ha ragione: guarda si vede la placcatura, qui è consumata. 

Neio:          Genetica cara. Genetica. Vado a sbarcare il lunario. Per dire!

Ostina:       Vedi di portare un po’ di verdura fresca quando rientri.

Neio:          Per strada non se ne trova.

Ostina:       Oh genetico: corri. (Si sistema gli abiti). Viene o non viene ‘sto riccone? Sarà per un’altra volta. Esco! Attacco l’allarme! Con tutti i ladri che girano.

Scena quinta

Nel pomeriggio

Pupaldo:     Prego entra. Sono proprio contento di lavorare per te: da soddisfazione. Nel vederti uscire per prima davanti a me ben vestita mi sono commosso. Ho pensato: guarda che fortuna ho! Seguire una donna d’affari a distanza con una valigetta quasi diplomatica.

Feuda:        Pensavo che ti commuovessi per me mentre è per la valigia. Ne vorresti portare due?

Pupaldo:     Anche tre! Mi piace esagerare. Quando trovo un lavoro che mi piace non bado alla fatica. 

Feuda:        Tua moglie sa di avere in casa un uomo di grande statura morale? Che finge umiltà per non essere elogiato pubblicamente?

Pupaldo:     Quello che sa mia moglie è relativo.

Feuda:        Comunque oggi abbiamo concluso un buon affare con quei terreni. E tutto per merito tuo. Lo potevi dire che avevi conoscenze altolocate …

Pupaldo:     È stato un caso. Un retaggio del passato. Non dire niente a Ostina. Niente! Ha così tanta stima di me che mi consente di mangiare a tavola con lei: pensa.

Feuda:        Pensavo di essere crudele ma questa mi supera. Sai una cosa Pupaldo, non mi giudicare male così su due piedi:  non mi piace spendere soldi per pagare gente fannullona come quei due miei dipendenti. Detesto lo spreco. Il lavoro di bassa manovalanza non vale niente … te lo dico in confidenza: sono per la schiavitù.

Pupaldo:     Non esagerare Feuda … non siamo nel medioevo. Sii generosa, fai vedere chi sei … elargisci denaro a favore dei deboli … un domani potresti farti eleggere a deputata con tutte le conseguenze del caso. Imita gli altri affaristi tuoi pari.

Feuda:        Sei proprio in gamba. Uomini così ne nascono due o tre per secolo.

Pupaldo:     La mia famiglia è speciale. Siamo tutti fenomeni.

Ostina:       (Entra sulla battuta del marito). Da baraccone. Sei stanco? Lavoro massacrante immagino? Taria ti cercava  per l’affare delle pellicce.

Pupaldo:     Non ho un attimo di tregua Feuda.

Feuda:        Vai da lei … un entrata in più non guasta.

Ostina:       La senti: pensa al tuo futuro.

Pupaldo:     Allora mi precipito! Arrivederci.

Ostina:       Lavoratore eh! Indefesso. Fesso più che altro. Ti vuoi fermare a cena?

Feuda:        È un po’ presto. E va bene, vada per la cena.

Ostina:       Ti voglio mostrare delle cosine … siediti. Raffinatezze. (Porta i lingottini). Guarda. Li voglio vendere intanto che l’oro è salito di valore.

Feuda:        Interessante. Dammi un coltello …

Ostina:       Non sono patate. (Va a prenderlo). Si userà così.

Feuda:        Vediamo subito. Per me è piombo dorato. Se proprio lo vuoi sapere. Si scrostano. Vedi.

Ostina:       Mi pareva strano … cose mie … cose da fenomeno. Raccoglitore. Adesso ho capito. La carta igienica era questa schifezza … non ci far caso: rifletto a voce alta. Quando si ha a che fare con un intelligentone gli aggettivi si sprecano.

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

Scena prima

Due giorni dopo

Ostina:       Entra truffatore … si può sapere cosa raccogli da terra? Affarista del cavolo … cavolo … sono educata altrimenti chissà cosa mi scapperebbe fuori di bocca.

Pupaldo:     Beh? Non ti senti bene? Ti ho portato due lingotti d’oro massiccio e ti lamenti? Furba come sei credo che li abbia già destinati al fondo pensioni.   

Ostina:       Il tuo. Quelli sono per il tuo fondo. Conservarli bene.

Pupaldo:     Strano, li cedi senza storie. Hai deciso di rispettarmi?

Ostina:       Scusami … ti ho sottovalutato per troppo tempo. Troppo! Avere un marito così abile, così imprevedibile fa onore. Attaccherò dei manifesti per la città. “Gente, prendetevi quest’uomo fenomenale che da anni pensa alla vecchiaia accantonando valori inestimabili”.

Pupaldo:     Mica da ridere. Sssst. Mica da ridere. Devi uscire? Borsa chiusa?

Ostina:       La borsa è aperta. E stasera tornerò con un gruzzoletto che metterò sul mio fondo che ammonta già a … lo vengo dire a te … Ohhh furbetto. Vai a sgobbare dalla tua amichetta. 

Feuda:        È permesso? Dai forza … seguimi. Affari importanti ci attendono.

Pupaldo:     Eccomi! Altri terreni?

Feuda:        Case! Ostina, non ti avevo vista. (Imbarazzo). Taria lo sta aspettando giù. Oggi tratta case diroccate … sai bisogna differenziare per non soccombere. Ormai Pupaldo fa parte del cast … se viene a mancare la figura del rappresentante non firmano.

Ostina:       Ma scherziamo … vai prima che sia troppo tardi. Se non ti vedono impazziscono. Dov’è Pupaldini il fenomeno … era qui ma l’hanno rapito per accaparrarselo.

Pupaldo:     Che mondo è diventato Ostina. Senza una figura di riferimento oggi come oggi non vendi niente.

Feuda:        Parole sante.

Ostina:       Ueilà … siamo già passati alla storia. Stai attenta al “beato” perché non vorrei che me lo espropriassero. È un patrimonio.  Ciao! Lingotti! Ebete. (Va in camera ed esce subito).

Scena seconda

Poco dopo

Ostina:       Ogni donna ha in mente l’uomo ideale, bello, simpatico, ricco, che non guasta, e  una volta trovato vorrebbe realizzare il sogno di portarlo all’altare. Lo cerchi per anni e quando sei ad un passo dalla chiesa speri che sia così. Sarà così per le altre. A me è toccato un diplomatico. Per due mesi poi è finito nella … mister valigia diplomatica lo hanno chiamato. Dopo, a fatti avvenuti! Che stupida, era l’uomo ideale ma per la raccolta differenziata. Come sono caduta in basso. Scelta pessima! Molto pessima.

Taria:                   Posso? Dov’è?

Ostina:       Tu qui stai? E le case da vendere?

Taria:                   Quali case? Lo sai che lavoro in borsa. E commercio in quello che capita. E il apprestante è obbligatorio per il piazzamento … eh!

Ostina:       Oh! Voi siete socie alla pari o avete quote differenti?

Taria:                   Alla pari! Io reinvesto i suoi guadagni e lei i miei. Alla pari.

Ostina:       Era una curiosità. E usate i dipendenti in comune di nascosto l’una dall’altra. Risparmio contributi.

Taria:                   Sei misteriosa!

Ostina:       Oh! Sistemo questi orologi e arrivo.

Taria:                   Fai vedere? Belli! Sono tuoi? Di tuo marito. Sono da uomo. Dammi questo. Sono d’oro! (Li guarda bene). Come fa ad avere ‘sto ben di dio?

Ostina:       Prima era un diplomatico. Questi appartengono a quell’epoca. Che lui senza ombra di dubbio definisce: aurea! Ne vuoi uno?

Taria:                   Dammi questo … assomiglia a quello di mio padre: identico. Stessa marca dico. Aspetta … l’aveva pagato sui cinquanta milioni dell’epoca. Se me lo dai per cinque mila lo prendo.

Ostina:       Ti prego: non glielo dire. Non sa nemmeno di averli ma se per caso si accorge che ne manca uno fa il cinema. Mi stacchi un assegno? Se fanno storie?

Taria:                   Chi? Puoi sempre dire che è un lascito. Beneficenza. Ma quali storie. A me piace spendere, per me stessa è ovvio. Al contrario non mi va di buttare soldi per i dipendenti scansafatiche. Pensa che li farei lavorare gratis. Tranne tuo marito che se  li merita. 

Ostina:       Certo! Pensa che a volte gliene darei anch’io ma poi mi dico; “ne guadagna già tanti per conto suo”. A proposito quanto gli hai dato per il lavoretto?

Taria:                   Il giusto! Paga sindacale. Tre per cento.

Ostina:       Tre percento di quanto?

Taria:                   Dipende. Ieri di duecentomila. (Ostina si sente male e si accascia).

Ostina:       Non sto bene. Per niente! A me dai una miseria e a lui … che caratteristiche ha ‘sto scemo?

Taria:                   Sa essere molto convincente … hai presente  gli stracci? Ecco! Lui li vende per seta. Mi ha piazzato trenta pellicce di “astragat” vendendole per astrakan. Dove lo trovi uno così?

Ostina:       Al manicomio regionale. Mi riprendo un attimo e arrivo. Che svarione. Precedimi. (Taria esce). Vuoi vedere che è meno scemo di quello che sembra? Hai capito, ha accettato di lavorare per tutte e due. Tanto per cominciare vedrò di spillargli un po’ di grano. Con le dovute maniere. A legnate!

Scena terza

Verso sera

Pupaldo:     (Entrano). Vieni pure non c’è!

Chicche:     Mi ha venduto un tuo orologio ma non funziona … l’ho caricato ma dev’essere impiccato … si muove per un quarto d’ora e poi: fermo! 

Pupaldo.     Un mio orologio? Ah, questo dici? Strano è sempre andato bene. Quando torna fatti restituire i soldi. Quanto era?

Chicche:     Millecinquecento.

Pupaldo:     (Ha un cedimento). Li vale eh … ma se non va! La pila scarica forse?

Chicche:     È meccanico. Dammeli tu … ho premura. Se non torno coi soldi passo un guaio. Mi controlla il conto corrente. Se non vede il versamento mi leva i viveri.   

Pupaldo:     Va bene … aspetta qui. Ecco qua … cerca di stare attento a cosa prendi … Ostina ci vede poco e non bada alle imprecisioni meccaniche.

Chicche:     Niente di male … vedi, tutto si aggiusta tra amici. Adesso capisco perché non li usi più: sono rotti. Probabilmente tua moglie non lo sapeva. Scappo, ciao. (Esce).

Pupaldo:     A dire la verità non lo sapevo nemmeno io di averli. Chi glieli ha portati? Quei due fessi. Bisogna saper raccogliere. Non tutto quello che luccica è oro. E intanto il guadagno di questi giorni è andato in fumo. Ne devo così portare di borse. Sgobbare per niente mi da un fastidio. E quell’altra mi promette somme favolose ma ha deciso di investirli per me in azioni sicure. Forse sicure per lei, e nel frattempo vivo d’aria e delle mance di quest’altra. La prima volta mi ha dato trecento e dopo …

Sistini:        (Campanello). Posso?

Pupaldo:     Chi sarà? Entri! Buonasera: chi è lei?

Sistini:        Sono il nuovo commissario: Sistini per l’esattezza. Mi hanno assegnato un caso … mi posso accomodare un attimo? (Si pavoneggia).

Pupaldo:     Ci mancherebbe, se è necessario, perché è necessario! … A cosa debbo l’onore della visita? Ho capito: la festa del quartiere. Tafferugli, baccano e per non far degenerare tutto lei previene.

Sistini:        A dire la verità sono qui perché ho visto aggirarsi da queste parti due sospetti ladruncoli. E mi sono chiesto: “Perché non entro nel palazzo e faccio un giretto negli appartamenti per vedere un po’se i signori condomini mi sanno dire qualcosa? (Ridacchia tra se).

Pupaldo:     E ha pensato bene di iniziare da qui. L’intuito … Bravo! Che occhio. Chi sarebbero i ricercati?

Sistini:        Lo saprà a tempo debito. (Gli mostra delle foto, Pupaldo scuote il capo).

Pupaldo:     Vedo male … ho una punta di cataratta. A destra, a sinistra una punta di glaucoma.

Sistini:        È pieno di punte?

Pupaldo:     Faccio quello che posso.

Sistini:        Anche mia moglie ha una punta: d’ernia.

Pupaldo:     Siamo tutti sulle punte.

Sistini:        Si dice sulle spine … caro lei.

Pupaldo:     Eh! (Come a dire: “a chi lo dici”).

Ostina:       Venite … abbiamo ospiti (convenevoli).

Neio:          Buonasera.

Netù:          Idem! (Pupaldo tossisce).

Sistini:        Con chi ho il piacere? (Altro colpo di tosse). Lei non ha solo punte negli occhi: ha di peggio. Si curi. (Ostina capisce tutto). 

Ostina:       Ecco! Ahhhh, le punte. … Io sono la moglie del signor “Punta”e loro conoscenti che abitano al piano di sopra. Di tanto in tanto ci fanno visita prima di rientrare … in casa. Hanno questa passione. (Ostina ha una cesta di verdura). Vogliono salutarci a tutti i costi.

Sistini:        (Si aggira come se fosse un grande commissario). Mi risulta che due personaggi curiosi si siano impossessati di alcuni orologi persi per strada da un signore: sapete chi sono? (Si gira di scatto).

Pupaldo:     Noi non sappiamo niente  … né io, né lei.

Ostina:       Né tu né io.

Sistini:        Come immaginavo … vi ho presi eh! Avevo solo bisogno di una conferma. Netù Neio. Non fate storie. Comodo  chiamarsi così. Ma io non mi lascio ingannare. Io non ho punte negli occhi. (Ammanetta i due). Ha visto che ho fatto bene a venire qui? State tranquilli tanto vi rilasceranno fra due o tre giorni … se dipendesse da me non li farei più uscire. Grazie della collaborazione.

Pupaldo:     Si figuri … torni quando vuole. (Escono i tre).

Ostina        Che le offriamo il pranzo … scemo. Pensavo che fosse il ricco che voleva vedere gli orologi … perché l’hai fatto entrare?

Pupaldo:     È entrato da solo. Ha preso loro … sono due fessi: rubano per strada … Con quei nomi. Ah ecco! I miei orologi sono quelli in questione. Beh, sappi che non funzionano. Chicche l’ha riportato. Sono dei chiodi! Dammi i millecinquecento che ha voluto indietro.  

Ostina:       Bel guadagno. Abbiamo perso 2250. Più i trecento dalla collana falsa di mia madre che hai voluto dare a quello. A proposito: ridammeli!

Pupaldo:     Perché dici che è falsa: era di tua madre? Pensavo che fosse parte di un raccolta fuori stagione. Mi domando che tipo di ladri siamo. Sono più le perdite del guadagno. Menomale che ho un lavoro come portaborse … e come rappresentante e tu come addetta al … senti, cosa fai esattamente in borsa?

Ostina:       Compro vendo … a volte suggerisco. A volte mi suggeriscono e io puntuale esco e rientro … cosa importa a te di quello che faccio con Taria? Ti chiedo forse come ti guadagni da vivere? Anche perché sarebbe inutile visti i risultati.   

Pupaldo:     Certo! A volte ti suggeriscono eh? Che sei tonta. (Occhiataccia di Ostina).Visto che Neio Netù sono finiti dentro perché non ci liberiamo degli orologi?  Che a mio modo di vedere sono dei bidoni? (Prende la scatola e vi getta quello di Chicche).

Ostina:       Forse stavolta hai ragione. Scendi e gettali nella pattumiera condominale.

Pupaldo:     Poniamo fine alle perdite. Allora scendo? Sempre io devo fare il lavoro sporco. Se mi beccano chi se ne frega: giusto?

Ostina:       Se ti impegni ci arrivi. Ti è rimasto qualcosa del diplomatico. (Esce Pupaldo). Il cerchio si stringe. Fortunatamente abbiamo dei nomi regolari altrimenti qui … non sempre avere dei nomi genetici è un vantaggio. Almeno il nome ci protegge.  Chi è stato: Netù Neio. E finiscono dentro! Invece di salvarsi li beccano.  Poi arriva lo psichiatra … lo mandano in confusione e li lasciano andare. (Va in camera ed esce quasi subito).

Scena quarta

Poco dopo

Feuda:        (Ostina rientra e accende la radio, subito dopo arriva Feuda). Ciao Ostina … senti vendimi uno di quegli  orologi scartati da Pupaldo. Come quello che hai dato a Taria.       

Ostina:       Mah, sinceramente non so se fai un affare. (Voce della radio). “Mi dicono che è arrivato il Signor Mantovani … il signor Mantovani vuol fare un appello: prego!” – “Sì … settimana scorsa ho smarrito per strada una scatola contenete orologi preziosi … chi la trovasse è pregato di consegnarla qui presso la sede della radio … prometto una lauta ricompensa. Confido nell’onestà della gente”  -- “Ma certo, non tutti sono malvagi. Vedrà che gliela riportano. Bene per oggi è tutto”. -- C’è gente così fessa da smarrire orologi? Guarda è diventato un mondo Feuda. (Guarda il pubblico).

Feuda:        Davvero! Come si fa ad essere così ingenui da girare con un pacco di oggetti preziosi per strada. Si manda avanti il portaborse che è uomo addetto ai lavori e sa come trattare la merce. Pupaldo è uno di quelli.

Ostina:       Ah certo! Era diplomatico. A proposito quanto gli dai per i lavoretti?

Feuda:        Lo pago bene … il tre percento dell’affare più una mancia a mia discrezione: se mi va … non amo sperperare. (Pausa). Sai cosa: fino a poco fa mi costava pagare le persone in un modo … pensa che  mi sarei fatta dare da loro i soldi per il lavoro che gli offrivo. Ma da quando mi ha suggerito una certa cosa sto cambiando leggermente idea, leggermente.

Ostina:       È perfino in grado di suggerire?  Che  uomo!

Pupaldo:     (Entra soddisfatto). A posto! Ciao Feuda: affari? Mi lavo le mani e sono da te.

Feuda:        Pupaldo te lo voglio proprio dire: hai degli orologi bellissimi. Quello che hai dato a Taria è perfetto. Oro massiccio.

Pupaldo:     (Sorpreso). Sarà stato l’unico! È vero: uno c’era. Quello! Gli altri sono quasi tutti impiccati. E non erano nemmeno d’oro: placcati. Porcheria. Li ho gettati in pattumiera. Tenere in casa tutta ‘sta ferraglia vecchia è inutile. (Ostina scuote il capo).

Feuda:        Quand’è così hai fatto bene. Ne stavo per prendere uno. Onestà innanzitutto. Ti aspetto giù. (Esce).

Ostina:       Ciao! Deficiente vai a ricuperarli.

Pupaldo:     Li ho gettati direttamente sul camion.

Ostina:       Quanto sei scemo. Ma quanto sei scemo! Non ne azzecchi una che una. Non distingui l’oro dalla cartapesta. Ma vai al diavolo. (Esce). 

Pupaldo:     Chi la capisce  è bravo! (Esce).

Scena quinta

Qualche giorno dopo

Chicche:     (Entra titubante con Sia). Chissà se c’è … Pupaldo ... Ostina! Lasciano la porta aperta?

Sia:             Con tutti i ladri che ballano in giro? Rischiano!

Chicche:     Ho fatto una scemata, imperdonabile. Nella fretta di venire qui per restituire l’orologio rotto ho preso quello sbagliato. Non gli ho reso uno dei miei che non funzionava più? È identico a questo. Tranne che quello era di latta. (Estrae di tasca quello di Pupaldo).  Vedi. Identico!

Sia:             E adesso glielo restituisci? Tienitelo: ormai.

Chicche:     Mi ha reso i millecinquecento che gli avevo dato. 

Sia:             Cosa pensi che siano per questi millecinquecento? Niente. Guardati intorno?!  Se non fosse per mia moglie taccagna ne prenderei uno anch’io ma se si dovesse accorgere mi sbatterebbe fuori di casa senza alimenti. Fortunatamente Ostina non ha battuto ciglio con la collana di stagno che mi ha venduto e mi ha reso i soldi. Donna onesta … gente per bene.

Chicche:     Dici di tenerlo? Mah!  Non sono convinto.

Taria:                   Buongiorno … Ostina?

Sia:             Li stiamo aspettando ... saranno in camera. Li chiami lei.

Taria:                   Voi chi siete? Amici?

Chicche:     Compagni di scuola. Poi, dopo le elementari, ci siamo persi di vista per tanti anni perché lui, nel frattempo, era diventato un diplomatico presso l’ambasciata di un piccolo stato che oggi non esiste nemmeno più.

Taria:                   Mentre voi cosa siete diventati?  Nullità?

Sia:             Più o meno. Lavoriamo in fabbrica.

Taria:                   Miserabili! Se volete potrei trovarvi un’occupazione meno disonorevole.

Chicche:     Purché sia onesta.

Taria:                   Ragazzi, se è onesta è miserevole. Dove vivete? Facciamo così: datemi un po’ di soldi da investire in borsa. Guadagno assicurato.

Sia:             Per lei forse. Mi spiace. Ci sono già cascato. Senta dica a Pupaldo che ci incontriamo al bar. (Chicche prende un fazzoletto dalla tasca per pulirsi il naso e inavvertitamente lascia l’orologio sul tavolo). Arrivederla.

Taria:                   Ha lasciato qui l’oro … che fesso! (Si guarda attorno) adesso è mio.

Chicche:     (Torna indietro perché si accorge della perdita dell’oggetto). Scusi, ha visto per caso un orologio sul tavolo?

Taria:                   Qui? No!

Chicche:     Avevo intenzione di restituirlo e non lo trovo più. (Esce mogio).

Taria:                   L’avrà perso per strada. Restituire a chi? Stai più attento la prossima volta.

Pupaldo:     (Entra, era in camera). Cara Taria. È tanto che aspetti? Ero di la a  sistemare le cianfrusaglie. Cosa c’è da piazzare oggi?

Taria:                   Vestiti male ed esci con me. In fretta. (Ritorna in camera ed esce come un pezzente). Perfetto. Sei nella configurazione ottimale.

Ostina:       (Entra dalla porta d’ingresso). Affari internazionali? Sei in divisa! Non mi dire che lo porti in borsa conciato così?

Taria:                   Ma quale borsa … deve far finta di essere un contadino che ha trovato nel suo campo una vena d’oro di consistenti proporzioni. Lo vendiamo ad un prezzo spropositato. Mi raccomando Pupaldo mettila giù dura eh. Non dovresti far fatica a spararle. Tre percento.

Pupaldo:     Io vendo a prezzi astronomici anche la … (Guarda la moglie) pastina.  Di chi è il campo?

Taria:         E chi lo sa?! Io lo vendo.

Ostina:       Mi piacerebbe fare d’assistente. Per capire come lavora il fenomeno.

Taria:                   Fai la moglie del contadino. Mettiti un foulard al collo, gli stivaloni. Anzi, ti porto in anticipo così mi spargi un po’ di porporina dorata.

Feuda:        (Entra affannata). Allora? Forza! Sei già in tenuta estiva? Bene! Una volta tanto che trattiamo lo stesso affare siamo in ritardo. Sai che detesto ritardare. (Campanello). Saranno quei due scemi. Noinò e Mancoio. Avanti.

Sistini:        Posso? Signore … ci rivediamo. (Va a stringere la mano a Pupaldo).

Pupaldo:     Vedo! Dev’essere un crocevia di ladri questo palazzo?

Sistini:        Non il palazzo ma chi lo frequenta. (Ostina scuote il capo). Avventori. Salgono scendono si infilano negli appartamenti a caso perché temono di incontrarmi mettendo in difficoltà gli ignari proprietari dei medesimi. (Si bea).

Pupaldo:     Oh! … infatti sono del tutto ignaro. Anche loro. Che gente neh?

Ostina:       (Tra sé). Lo sapevo … prima o poi ti beccano. Raccogli oggi raccogli domani. Se solo gli passasse per la testa di guardare nel mobile … vagli a spiegare che è tutta …

Sistini:        La vedo dimesso oggi?

Pupaldo:     Stavo andando nell’orto. La passione. Coltivo qualche peperone per loro. Amiche. Verdure fresche insomma. Oggi la mania per la verdura fresca la sta facendo da padrone caro lei.

Sistini:        E scommetto che lei ha delle attitudini nel settore. Se mi permette una indiscrezione: coltiverei anch’io per le signore. Molto belle. Complimenti. (Si gongola). Ne coltivi anche per me!

Ostina:       Però gratis. Non dica niente: gratis e basta. (Va a prendere la cesta in cucina). Ecco a lei.

Taria:                   Sapesse quanto è buona … lei ne va pazza. (Sistini prende un cespo d’insalata e lo annusa estasiato).

Feuda:        Sìììì … vegana! Ma … oltremodo. Che passione?!

Sistini:        Amo la verdura fresca. (Mette una foglia d’insalata nell’occhiello della giacca).

Noinò:        Si può … vieni dentro.

Mancoio:    Salve! Stiamo aspettando. (Imbarazzo).

Sistini:        (Ha una carota in mano e la sventola qua e là). Verrò al motivo della mia presenza. (Preso dalla smania di fare infila casualmente in bocca a Pupaldo la carota. Pupaldo furbescamente la sgranocchia).

Pupaldo:     Eccezionale! Il gusto dico. Gradite?

Sistini:        Mi risulta che due signorini, dei quali non farò il nome, abbiano intenzione di sbolognare  un praticello innocuo a un acquirente, facendogli credere che si tratti di un giacimento d’ oro colato. Sapete chi sono, per caso?  

Ostina:       Noinò

Pupaldo:     Mancoio.  

Sistini:        Lo sapevo: vi ho presi eh! Forza voi due, non fate storie. Questi qui fanno i furbi. Grazie signore, se non ci fosse lei brancolerei nel buio. (Li ammanetta).

Pupaldo:     Faccia così. Prima di arrestare qualcuno passi da me. Con tutti questi ingressi gratuiti qualcosa trova.

Sistini:        Non c’è più bisogno: li ho catturati tutti e quattro. Li pedinavo da mesi. Non temete, fra tre giorni vi rilasciano … se dipendesse da me li terrei dentro per sempre. Fuori!

Feuda:        C’è mancato un pelo eh? (Suda).

Taria:                   Menomale che hanno quei nomi. È la terza volta che la scampiamo.

Feuda:        Quando si scelgono i dipendenti è necessario che abbiano i nomi adatti. Oggi come oggi è determinante. Ho impiegato mesi per trovarli.

Ostina:       Vedo vedo. Noi lavoriamo in proprio. Chi mai sospetterebbe di un Pupaldini  ridotto ai minimi termini. Anche se, devo dire, sembra più intelligente di quanto pensassi. Questa trovata dell’orto …

Feuda:        È la furbizia fatta persona. Camaleontica oserei dire. 

Taria:                   Come avrà fatto a scoprirlo? Ahhhh non voglio sapere niente. Io lavoro in borsa. Sei tu che traffichi.

Feuda:        Perché tu no? I soldi ti piacciono. A questo punto cerchiamo di diradare gli incontri.  … Ragazzi affare andato a monte. Ci vediamo. Amici ma con le dovute cose a posto.”Fare ballare occhio”.  (Esce).

Taria:                   Dove vai scema. Che mentalità. (Esce). 

Scena sesta

Poco dopo

Pupaldo:     (Entra in scena ben vestito). Affare perso ... mi conviene rituffarmi nei miei meno pericolosi e più redditizi. Vestito così vado in aeroporto ... con tutto quel ben di dio che perdono torno a casa ricco. E senza rischi. Faccio come al solito. Fingo di adirarmi, raccolgo il rifiuto e fingo di gettarlo nel cestino, e con abile mossa me lo metto in tasca. La gente mi applaude perfino. Chi potrebbe mai sospettare che dietro questo atteggiamento responsabile, civile, si nasconde la mano di un …

Ostina:       Pirla! (Ha sentito il discorso stando sulla porta della cucina). Tu credi veramente che quello che porti a casa sia di valore?

Pupaldo:     Sempre meglio di quello che recuperi tu: orologiaia da strapazzo.

Ostina:       Sei consapevole di aver gettato nel cassonetto una decina di oggetti preziosi?  Invece di crederti un super furbone ascolta la radio qualche volta.

Pupaldo:     Non l’ascolto mai per non avere rimorsi. (Pensa un attimo). Ma se Chicche l’ha riportato indietro perché non funziona! Ti prego Ostina lasciami andare al lavoro. … (La prede per un braccio). Sbircia dalla porta … non vorrei trovare qualche personaggio pronto ad infilarsi in casa per sbaglio. L’hai sentito il commissario. Salgono scendono … e vengono qui. Un palazzo di quindici piani: ma loro, qui! Gravitano.

Ostina:       Diglielo che sei stato diplomatico. Vorrà pur dire qualcosa no?

Pupaldo:     Beh! Forse è meglio lasciar perdere.

Ostina:       Forse!  (Campanello). Avanti. Ci siamo!

Sistini:        Scusatemi, ho consegnato i furfantelli nelle mani dei colleghi: sono sbadato.

Pupaldo:     Mi spiace non ho ladri in questo momento, ripassi. Provi al piano di sopra.

Sistini:        Vedo vedo … sono uscito con la testa nel sacco.

Ostina:       Si vede! Eh. Ha lasciato la cassetta.

Sistini:        Vi prego, dite che volete vendermi i vostri prodotti dell’orto. Mia moglie è assatanata dal biologico. (Prende la cassetta).

Ostina:       A patto che verrebbe qui a ritirarli … la campagna è fuori città, lontano.

Sistini:        Va bene!

Pupaldo:     Magari intanto che è qui becca qualcuno che si intrufola ... visti i precedenti successi.

Sistini:        Non credo, ormai i catturati sono stati avvisati e difficilmente oseranno farsi vedere in giro per il palazzo.

Ostina:       A meno che siamo scemi come questi due di sopra. Neio Netù.

Sistini:        Sono due imbecilli. Hanno raccolto una scatola contenete dieci orologi di grandissimo pregio, si parla di un milione di euro (Malore dei due) per poi abbandonarla su un furgone dei rifiuti. Li abbiamo recuperati quasi tutti. Penso che si siano spaventati e … state male? Animo. Lo so, sentire certe cose sconvolge.

Pupaldo:     Quanto ha ragione. Il caldo! Certo che rubare non è facile … ci vuole esperienza, capacità intuitiva …  non è un lavoro che può fare chicchessia.

Ostina:       Non fare nomi a casaccio. Mamma mia che caldo … mi è salita la pressione: parola di ortolana. Bestia che settimana. Andiamo al mare Pupaldo.

Sistini:        Pupaldo?

Pupaldo:     Le giuro: non ho fatto niente. (La moglie si riprende e poi si riabbandona visto lo scampato pericolo).

FINE SECONDO ATTO

TERZO ATTO


Scena prima

Una settimana dopo

Ostina:       (Esce dalla porta della sua camera). Sarà meglio sospendere le attività ricreative per  un po’. Lasciamo trascorrere un mesetto, intanto  facciamo l’inventario dei beni rimasti. (Apre la scatola che ha in mano). Ecco dov’è finito l’assegno. Pensavo già male. Lo metto qui sul mobile … dunque … cosa abbiamo … i lingotti di piombo del diplomatico, che fanno parte del fondo pensioni, gli ottimi smeraldi, sempre del diplomatico e tutte queste cosette mie. Di pregio. Tre,sei, otto, dodici eh però … Mi conviene dividere subito e beni. Uomo del futuro vieni in soggiorno!

Pupaldo:     Stai passando in rassegna la nostra ricchezza?

Ostina:       A parte queste cianfrusaglie tutto il resto è tuo. Compreso il tesoro di Tutankamon, queste cose qui verdi che ti ostini a chiamare smeraldi. (Campanello). Occultare prego.   

Pupaldo:     Eh?

Ostina:       Che diplomatico: scaltro. (Sistema gli oggetti nel mobile). Avanti! Sei tu! Pensavo al mangia carote … niente.

Chicche:     Guarda … mi devi perdonare … è stata  una svista. 

Pupaldo:     Ma no … non dirlo nemmeno. Quale svista?  

Sistini:        (Entra esitante). Salve.

Chicche:     (Estrae di tasca i soldi da restituire). Tieni.

Sistini:        Anche lei è qui per la verdura?

Pupaldo:     Mi paga una volta ogni sei mesi e … il conto sale.

Ostina:       Esatto!

Sistini:        Io sono puntuale: come prendo pago.

Chicche:     No, io ho sbagliato a prendere … veda, dev’essere la molla, stando fermo per tanto. Poi pensavo … ma l’ho perso e allora eccomi qui. 

Ostina:       Quest’inverno ha fatto la bronchite e la febbre gli ha lasciato uno strascico.

Sistini:        Attento alla febbre! A volte fa brutti scherzi. (Bussano). Altri clienti.

Ostina:       Avanti! Sia sei tu.

Pupaldo:     Sono amici di vecchia data e non sono entrati per caso: ci sono venuti per caso.

Sistini:        Ci mancherebbe solo che mi mettessi ad arrestare chicchessia …

Ostina:       (Tra sé). Oh signore.

Chicche:     Io sono Chicche e lui è Sia.

Ostina:       Quando uno è furbo. (Al pubblico).

Sistini:        Davvero? Chicchessia? Ma suvvia non siate ridicoli.

Ostina:       Mah! … Le patate le raccogliamo settimana prossima. (Allusiva).

Sia:             Per me le potete anche lasciare sotto. Mi ha mandato la moglie. Ha deciso improvvisamente di abbandonare il rosario. Pensi! (Allude a quanto detto sopra).

Sistini:        Crisi religiosa?

Pupaldo:     Oh! Ad una certa età si ha uno sbandamento … anche lei: non mi è passata al buddismo?

Ostina:       Sìììì … con tutti gli scandali che commettono i nostri.  

Chicche:     Uno si butta nel … va bene! Sarà stata la febbre ma quello che dite mi lascia un po’ perplesso. Pupaldo i soldi sono qui … siamo a posto.

Sia:             Te ne vai? Mi lasci solo?

Sistini:        Non lo abbandoni in piena crisi mistica. La moglie potrebbe avere dei ripensamenti. Scusatemi, non mi sono presentato. Commissario Sistini. Ho fatto la pleurite quest’inverno. (Si inchina. Stenta a raddrizzarsi).

Chicche:     Mi creda commissario, non ho fatto niente … ho solo pagato la frutta.

Sistini:        Lo so … sono qui anch’io per quello. Loro sono agricoltori.

Sia:             Adesso capisco! È per quello che giri sempre dimesso. Vai in campagna!

Ostina:       L’hai capita finalmente. Che testa dura.

Chicche:     Lo fa come primo lavoro e come secondo il portaborse.

Pupaldo:     Esatto! Porto le borse della spesa alle signore anziane. Decrepite.

Sistini:        Meritorio! Un servizio meritorio. Bravo! La proporrò al sindaco quale benefattore della città. Un riconoscimento non glielo leva nessuno. (Chicche e Sia si guardano perplessi). Qua la mano. Dio quanto la stimo.

Ostina:       Chissà cosa respira in commissariato. (Tra se). Tutti lo stimano, chi più chi meno ma … Mio marito in passato è stato diplomatico: è esperto di borse.

Pupaldo:     Non rinvanghiamo.

Sistini:        Se non lo fa lei che è agricoltore. (Ride da solo, Ostina guarda il pubblico). Allora mi faccia avere un po’ di verdura e qualche chilo di mele o pere o pesche o fragole.

Sia:             Fragole non ne hanno. Le lumache! (Capisce con chi ha a che fare).

Sistini:        È vero! Le mangiano. Che dire … Ripasso settimana prossima, arrivederci. (Esce).

Chicche:     Cosa state dicendo?

Ostina:       Ci sono stati degli arresti qui nel palazzo. Ladruncoli di scarso valore. Questi due di sopra. Orologi.

Sia:             Davvero? Sono stati questi due? Sì … Ho sentito dal telegiornale che è stata persa una scatola piena di orologi di grande valore e l’hanno ritrovava sul furgone della spazzatura. Hai ragione: ladruncoli di scarso valore. Solo un cretino getterebbe via degli oggetti così.

Ostina:       Infatti è stato un cretino … voglio dire: è da cretini! Per me è da scemi.

Pupaldo:     Mia moglie è precisa. Perché mi hai restituito i soldi tu?

Chicche:     Perché l’orologio che mi ha dato non andava.

Pupaldo:     Me lo hai restituito.  

Sia:             Te l’ho detto: gli hai reso il suo. Non si ricorda niente.

Pupaldo:     Riprenditi i soldi. Mi restituisci la merce e anche i soldi?

Sia:             È un testone. (Chicche capisce tutto e rimette i soldi in tasca).

Ostina:       Stai parlando di quello che ti ho dato io? Perfetto. Sarà finito nella scatola … eh … logico. (Guarda il marito).

Pupaldo:     Logico! Noi teniamo gli orologi nella scatola. Per non perderli.

Chicche:     Portala qui che vediamo se c’è!

Ostina:       Pensate che li avevo lasciati sul tavolo: non mi sono entrati i ladri l’altra notte?! Sparito tutto.

Sia:             Lasciate la porta aperta. Perché non l’hai detto al commissario?

Pupaldo:     Ha già i suoi guai … meglio non sovraccaricarlo.

Chicche:     Ti restituisco la metà … dai accettali. (Lancia un’occhiata all’amico come ma dire: era una patacca).

Sia:             Quando uno è onesto è onesto. A costo di perderci ma … Allora possiamo andare.  

Ostina:       Aspettate. Le vostre mogli amano gli smeraldi?

Chicche:     La mia li ama … ma sto aspettando di trovane qualcuno per strada.

Pupaldo:     Ah se è per quello … voglio dire: è difficile! Oggi come oggi uno smeraldo mmh.

Ostina:       Bisogna essere diplomatici per scorgerli. Si trova di tutto ma la maggior parte del bottino è fuffa. Però c’è chi crede di trovare un tesoro.

Pupaldo:     La gente proprio … non è il mio caso … dico … ne ho ma preferisco tenermeli.

Feuda:        Ostina la borsa. (Da fuori). Mandami Pupaldo un attimo qui.

Ostina:       Lavoro per te … avrà fatto spesa per la settimana. Non gli danno un attimo di tregua queste due befane.  

Sia:             Ti paga bene questa qui … alla faccia! Dille se gliele posso portare anch’io.

Chicche:     Anch’io. Trecento per un trasportino così … li guadagno in una settimana.

Ostina:       Sentiamo un po’ di questo trasportino?

Pupaldo:     Vado in giro col gatto. Venite con me.  Sono o non sono un benefattore? (Escono i tre).

Ostina:       Vuoi vedere che la più scema sono io? (Esce).

Scena seconda

Il giorno dopo

Taria:                   Ostina si può? Non c’è! Toh, un assegno … il mio, ma guarda, non l’ha ancora incassato. Lo incasso io! Oh, cavoli suoi. (Mette l’assegno in borsa). E anche oggi abbiamo recuperato la paga. Ho decisamente fatto un affare con quegli orologi. Il primo l’ho rivenduto a diecimila. Quell’altro a sei. Senza spendere niente. Quando si trovano gli estimatori è un attimo arricchirsi. Pupaldo!

Feuda:        Pupaldo … forza: si parte! (Fa capolino). Ciao socia: chi aspetti? (Porta la socia in disparte). Hai saputo di quei due? Sono liberi. Speriamo che abbiano gettato le chiavi del cancello in qualche fosso.

Taria:                   È meglio abbandonarli … teniamo questi due … sono più abili.

Feuda:        Pupaldo ha un sacco di conoscenze … non so il perché ma le ha! Basta la sua presenza. È una garanzia. E gli do una miseria. Se solo sapesse cosa trasporta non so se continuerebbe.

Taria:                   Ostina non si lamenta mai, esce entra senza storie. A Pupaldo ho lasciato ad intendere che avrei investito il suo guadagno e non gli ho dato ancora niente. Teniamoci questi!  Sono a costo zero.

Feuda:        Gli devo anch’io le percentuali che gli ho promesso ma per ora soprassiedo. Gli do la mancia.

Ostina:       (Esce col marito dalla cucina). Non vi ho sentite … stavamo mangiando qualcosa. Pupaldo … lavoro!

Pupaldo:     Andiamo a sgobbare. Quando trovi un lavoro che ti piace non vedi l’ora di uscire di casa.

Feuda:        Sante parole.

Ostina:       Girati un po’ tu? E si, gli sta crescendo l’aureola.

Sistini:        È permesso?

Ostina:       Per me questo sta prendendo gusto. Mi spiace dottore … Ha piovuto e non siamo potuti andare in campagna.

Sistini:        Non sono qui per la verdura … devo verificare alcune cosette. (Guarda le due donne). Intendiamoci, sono in veste semi ufficiale. Siccome ho avuto delle segnalazioni riguardanti un’attività sospetta mi chiedevo se non fosse il caso di installare delle videocamere qui rivolte verso quei capannoni. Sarebbe l’ideale. Cosa ne dice Pupaldini?

Pupaldo:     Sembra quasi che da qui si domini il mondo. Se crede posso controllare di persona.

Sistini:        Non vorrei distrarla dai suoi impegni. (Ostina scuote il capo).

Ostina:       Che sono tanti!

Feuda:        Di quali capannoni parla? Quelli verdi?

Sistini:        Precisamente. Da un po’ di tempo notiamo movimenti strani di furgoni ma non sappiamo a chi appartengono. Gli stabili vengono usati ma non dai proprietari mi si dice: sono dismessi.

Taria:                   Mah! Succedono tante di quelle cose oggi.

Noinò:        Permesso … Buongiorno commissario. (Imbarazzo).

Mancoio:    Idem! Siamo onesti noi. Lavoriamo come schiavi. Le chiavi signora.

Feuda:        Sapete chi sono i proprietari dei capannoni verdi?

Noinò:        Noi no!

Mancoio:    E Manco io!

Sistini:        Avanti non fate i furbi. Recidivi che non siete altro … filare (Li ammanetta un’altra volta). Continuate a fare i furbi voi. Ha visto? Un attimo e via. 

Pupaldo:     Tanto vi rilasciano subito. Ma se fosse per lui … Sssst. Commissario,  domani le metto un letto in camera degli ospiti. Sapete una cosa? Non riesco a capire se è scemo o altro. Non ne azzecca una.

Feuda:        Per me è intelligentissimo. Uno che si comporta così dev’essere per forza una mente superiore. Arresta sempre quelli che se lo meritano. Io avrei da fare Pupaldo.

Taria:                   Guarda che l’ho capita: lavora per tutte e due. Vero Ostina?

Ostina:       Vero! Tant’è vero che d’ora in  poi lavorerà solo lui.

Taria:                   Ti ritiri dagli affari? Ti do il doppio. Sto speculando su dei titoli molto redditizi. Dai, forza! Basta stare distanti quando si cammina per strada. Tanto prende loro.

Ostina:       Che non centrano niente. E va bene mi hai convinta.

Pupaldo:     Non ci vuole molto. Feuda, devo vestimi bene o …

Feuda:        Oggi se ti vesti da straccione è meglio. Dai meno nell’occhio. Mi raccomando rasenta il muro nel camminare.

Pupaldo:     Non mancherò. Sarò anonimo.

Ostina:       Da buon diplomatico.

Taria:                   Spiegarmi un po’ ‘sta faccenda tu? 

Pupaldo:     Ma sì … da giovane, prima che incontrassi lei, e anche per un po’ di tempo dopo il matrimonio, ero impiegato presso l’ambasciata del … di uno stato che adesso non c’è più ecco e sono caduto in disgrazia per via di una borsa non mia, che presi in sbaglio, contenente dei  documenti riservati che venne successivamente ritrovata in una discarica. La sfortuna ha voluto perseguitarmi e dopo una peripezia sono stato scagionato. (Cerca di mantenersi sul vago).

Ostina:       Più di una valà  … il fatto è che, dopo quell’avvenimento, non ha più trovato un lavoro fisso e mano mano che gli anni passavano e  il capitale scemava, ha dovuto ripiegare nella raccolta differenziata. Fortunatamente gli avete offerto una possibilità di occupazione e la smetterà di  cercare nell’immondizia.

Pupaldo:     È vero! Basta sporcarsi le mani. … Sentite, non è che prima o poi finiamo in manette pure noi?

Feuda:        Noi no!

Taria:                   Manco io (Ridono).

Ostina:       (Corre alla porta e sbircia fuori). Menomale che il commissario non c’è, sennò. Ci vediamo più tardi. (Escono). Andate fuori dalle palle. Nel frattempo vado in banca per versare … (Cerca l’assegno). L’avrò messo nel vaso da notte. (Esce e rientra subito). Chicche e Sia! Hanno fatto la manfrina e si sono cuccati l’assegno? E io lavoro per la gloria. Li denuncio.

Netù:          Posso? Ciao Ostina … hai visto:liberi. Non abbiamo fatto niente. Diglielo anche tu.

Neio:          Mi piacerebbe sapere chi è stato a buttarli via. L’unica volta che abbiamo raccolto una cosa da terra …

Ostina:       Me li hanno rubati. E mi hanno rubato un assegno. Che periodo ragazzi.

Netù:          Ti sono entrati i ladri? Che scalogna.

Sistini:        (Fa capolino). Eccoli i furbetti … piano piano la posizione si aggrava scatolone dopo scatolone, reato dopo reato … finché se ne commette uno grosso e non si esce più. Sono passato per la verdura signora. Cosa hanno rubato stavolta?

Ostina:       Un assegno. Ma potrebbe essere chicchessia.

Sistini:        Quand’è così.

Chicche:     Chi mi desidera? Ho sentito il mio nome … Sia entra.

Sistini:        Chi ha rubato l’assegno?

Netù:          Potrebbe essere chicchessia. (Ingenuo).

Sistini:        Non fate i furbi. (Ammanetta pure loro). Filare. Che frequentazioni avete voi due? Siete circondati da ladruncoli di borgata. Non alzi la voce lei.

Chicche:     Veramente io non ho fiatato. (Escono).  

Ostina:       Li ha presi? Cose da pazzi. Ma è matto?

Neio:          Una volta per ciascuno. La prossima volta vediamo di non parlare a vanvera.

Netù:          Non fa altro che catturare gente come noi che raccoglie da terra. In fin dei conti cosa rubiamo? Qualche scatolone di fagioli. I formaggini. Capirai che ladri. 

Ostina:       Vi avrà visti raccogliere gli orologi … eh! Vedrà anche mio marito prima o poi. È pieno di telecamere.

Neio:          Ecco il perché?! Ha installato telecamere sulla porta del magazzino? …

Netù:          Hai capito che furbo? Lo scatolone era a due passi dall’ingresso. È stato Carloni a denunciarci. Avrà visto le registrazioni … non siamo tanto furbi!

Neio:          È la terza volta che ci denuncia? Non ci poteva avvisare prima? E tutto per tre pacchi di roba?

Netù:          Se ci avesse detto: “Ragazzi vi ho visti rubacchiare” l’avremmo smessa. … Per me l’esperienza finisce qui. D’ora in poi si lavora serenamente senza dargli adito a  … Cara Ostina … noi non ci conosciamo. Fine del discorso. Addio! (Escono). 

Ostina:       Speriamo di non finire nel mirino di Superman. (Pensa). Sono mesi che tento di raggranellare un po’ di soldi e non faccio altro che perderne. Quella mi paga una miseria, il diplomatico non fa altro che raccogliere schifezze. Le uniche che fanno affari sono quelle due. Mi conviene fare l’ortolana sul serio. (Si siede). Chissà chi è stato a prendere l’assegno? Vuoi vedere che è stato lui? Li ho fatti arrestare senza volerlo? Mi pare così strano che Chicche e Sia rubino … non hanno il piglio.

Scena terza

Qualche settimana dopo

Sistini:        (Entrano assieme). Signor Pupaldini  l’ho vista camminare così vicino al muro che mi sono chiesto: “Chissà come fa a reggersi in piedi”. Cosa stava facendo in centro vestito in quel modo?

Pupaldo:     Cosa stavo facendo? Mi ha visto?

Sistini:        Si nota subito un personaggio mal vestito con una ventiquattr’ore passeggiare per il centro.

Pupaldo:     Ahhhh  … ricordo! Non era una ventiquattr’ore. Era un pacco nero che aveva quella forma. Stivali … mia moglie compie gli anni.

Sistini:        Capisco. Li compie spesso?

Pupaldo:     Raramente … per fortuna. Quasi mai.

Sistini:        La mia molto spesso. Pensavo che portasse le borse alle signore anziane vestito in quel modo.

Pupaldo:     Noooo. Quando vado in campagna mi vesto alla buona e se per caso devo fare una commissione non torno a casa per cambiarmi … Ecco perché mi ha visto in abiti da cerimonia … da straccione.

Sistini:        Dimenticavo l’attività campestre. A proposito: quell’assegno è stato rubato da Chicchessia: ho indagato sul conto corrente di entrambi e ho scoperto un movimento di denaro sospetto. La moglie di questo Chicche non sa capacitarsi di un ammanco: 1500 euro che secondo lei dovrebbero trovarsi sul conto  … non se ne ha traccia. Lo dica alla signora. Arrivederla.

Pupaldo:     In genere chi ruba ha un nome e un cognome … chicchessia è generico.

Sistini:        E caro lei. Ci si camuffa. Noi commissari non ci facciamo condizionare dagli eventi. Sappiamo vedere oltre, dentro.

Pupaldo:     Vedo! Pensavo di essere l’unico ma … arrivederla.

Poco dopo

Ostina:       (Entra). Beato Pupaldo da Milano … Beh? Che c’è? Guai?

Pupaldo:     Il commissario mi ha visto con la ventiquattr’ore di quella.

Ostina:       Ci credo: con tutte le telecamere che ci sono. Devi mascherarla.

Pupaldo:     Le telecamere! Ne sai una più del diavolo Ostina. Non mi becca più!

Ostina:       Che diplomatico!

Pupaldo:     L’assegno l’hanno loro. I 1500 che ha restituito era la cifra del? …

Ostina:       Era di 5000 …  ho venduto a Taria uno di quegli orologi famosi prima che finissero al macero. E uno per 1500 a Chicche. Che ha tentato di restituire ma tu, che sei più furbo di una volpe, non li volevi nemmeno. Guadagno totale 750 grazie alla clemenza del tuo amico. Che ha voluto guadagnarci solo la metà del bottino.

Pupaldo:     Se cambiassimo mestiere?

Ostina:       Non siamo tagliati per rubare. Teniamoci i lavori di assistenti di quelle “ladre” … perché quelle lo sono e come.

Pupaldo:     Sbarazziamoci dei valori che abbiamo nei vasi da notte.

Ostina:       Ci vuole un attimo. (Li prende).

Pupaldo:     Sei pazza? Li getti in pattumiera?

Ostina:       Non penserai davvero che siano autentici? Oh raccoglitore di banane fatti furbo. Osservali bene … questo è vetro e questo è piombo.

Pupaldo:     Quindi l’unica collana autentica che abbiamo venduto è quella che ora ha Chicche? Forse! 

Ostina:       Qualcosa di buono l’abbiamo ancora. Questi! Aspetta: prendi un coltello.

Pupaldo:     Li peli? Più passa il tempo e più scemi diventiamo fidati. Ostina, faccio gli ultimi trasportini e poi stop? Mi sono balenate idee un po’ …

Ostina:       Sbrigati! Voglio vedere qui. (Campanello). Un attimo: Pupaldo è in mutande e sta dando il peggio di se. (Al marito). Ti sto facendo un complimento. Avanti!

Feuda:        Pronti per il passaggio di borse? Forza Pupaldo! Ostina che belle cosette hai? Fai vedere?! Che mera -- viglia!

Ostina:       Pupaldo il coltello. Non vorrei che fossero come i lingottini.

Feuda:        Questa è roba buona. Li prendo io. Quanto vuoi? Tre sei dieci dodici … tremila via.

Ostina:       Mi fai un assegno?

Feuda:        Macché assegno: contanti. Tieni. (Mette gli oggetti nella borsa).

Ostina:       Con te è bello fare affari. Sei decisa! Pupaldo lascia stare il coltello.

Feuda:        Digli di vestirsi di stracci e di raggiungermi in stazione. Vado di fretta. (Esce).

Pupaldo:     (Entra). Dovrò cercarle l’elemosina … Ostina è l’ultima volta.

Ostina:       Io vado da Taria … tu pensi che lavorare in borsa sia illegale?

Pupaldo:     Ti pagasse i contributi almeno. Saresti una dipendente a tutti gli effetti. Vado. (Esce anche Ostina).

Scena quarta

Il mattino dopo

Ostina:       Vediamo un po’ cosa abbiamo racimolato. Per la miseria il latte. (Lascia i tremila sul tavolo e va in cucina).

Noinò:        Pupaldo? Dice che mi vuole parlare e non si fa trovare? Quanti soldi … saranno i risparmi. Li avessi io questi soldini … Dopo quell’esperienza lavorativa poi. Fine dei lavori. Vadano al diavolo. Ci hanno accusati di traffico illecito. Due scaricatori di furgoni quasi del tutto ignari pagati in nero per giunta. Siamo stati ingannati. Semplice! Capannoni … ma vai al diavolo scemo. Io ho dei capannoni. Non ho nemmeno le mutande.

Mancoio:    (Entra). Ha convocato anche te?

Noinò:        Già! Li stavo contando così per curiosità. Sono tremila. Belli eh? (Li sventola). Non sono nemmeno tentato di metterli in tasca, pensa che ladrone.

Sistini:        (Entra all’improvviso). Bene! I signori? Fuori casa? (Assume un atteggiamento decisamente fuori luogo). A volte basta la mia presenza per scongiurare un crimine. E ne scongiuro. A decine. (Si guarda nello specchio e di pettina con le mani). Che fate ancora qui?

Ostina:       (Rientra. Capisce al volo la situazione). Che bella compagnia. Chi sta rubando i soldi?

Mancoio:    Noi no!

Noinò:        Manco io!

Sistini:        Lo sapevo! Avanti forza! I polsi prego! Poche storie. Vi faccio vedere io di chi sono: questi li sequestro io. Signora stia attenta a chi le entra in casa. Chiuda almeno la porta. Fuori voi!  

Ostina:       E adesso chi li vede più? Che scema! Potevo tacere. (Si siede affranta). Non ho più niente … né gioielli né soldi. Che stupida ho i cento di Taria. Sei giorni di lavoro, cento euro netti … sono una montagna. Vediamo nella cassaforte di Pupaldo (Va nella camera del marito ed esce col vaso da notte). Vuoto! Abbiamo messo da parte un patrimonio eccezionale. Come ladri siamo tra i più furbi. Eppure, almeno settecento li dovrebbe avere. Quelli che gli ha dato Chicche. E i guadagni di Taria? Tre percento di cosa?  Li sperpera? (Appoggia la testa sul tavolo). Vorrà dire che mangeremo meno. (Si alza per andare in cucina). E io credevo che guadagnasse chissà cosa.

Scena quinta

Poco dopo

Pupaldo:     (Entra ansimante). Ostina … (Rientra la moglie) c’è mancato un pelo. Mi ha beccato con la valigetta … l’ha voluta aprire … dio che spavento. Feuda mi disse che conteneva centomila euro … il guadagno della trattativa che aveva appena concluso con un tale di Roma … vendita di un palazzo pericolante pagato a peso d’oro. Quella  è una ladra.  Sta di fatto che appena finito  il controllo le ho dato quella che avevo in mano  piena di … Mi devo riprendere …

Ostina:       Piena di?

Pupaldo:     Fortunatamente sono stato un mezzo diplomatico in passato e mi sono salvato con raggiri di parole. Mi ha creduto!

Ostina:       In che senso l’essere stato un mezzo scemo ti ha salvato?

Pupaldo:     Mi vergogno a dirlo.

Chicche:     È permesso? Eccoli! Cosa ti avemmo rubato? Sentiamo!

Sia:             Se non sapete conservare i vostri beni non incolpate altri di furto.

Pupaldo:     Ti ha visto con 1500 euro in mano e ha fatto due più due. Vedi di controllare tua moglie piuttosto, che ama parlare a vanvera.

Chicche:     E tu la tua. È stata lei a … che stupidi: ci siamo messi nel sacco da soli. Saranno stati Chicchessia e ha preso noi.

Sia:             Che ingenui. L’unica è sperare che ritrovi l’assegno. Prima o poi lo incasseranno.

Chicche:     Esatto! È quello che ha detto. Una volta incassato l’assegno siamo liberi.

Sia:           Anche se onestamente io che centro? Mi accusa di favoreggiamento. In che cosa ti  avrei favorito?

Ostina:       Il vero ladro farà un errore. Adesso andate perché se torna quello per la verdura e vi trova qui sono cavoli amari. Dice che il palazzo è meta di ladri. Cosa del tutto infondata peraltro.

Chicche:     Ho commesso un leggerezza: dovevo astenermi dal restituirti i soldi in presenza di estranei. Ha pensato che avendo a diposizione del contante debba essere per forza un ladro. Che bel paese!  E mia moglie non fa altro che danneggiarmi.

Sia:             Non essendo avvezzi a pratiche illegali ecco che senza volerlo incappi.

Pupaldo:     Metterò una parola col commissario. Andate! (Escono).

Ostina:       Allora racconta della tua scaltrezza.

Pupaldo:     Appunto … mi vergogno un po’ ma … (Campanello). Avanti!

Sistini:        Oh … finalmente libero da impregni istituzionali. Sono passato per le verdure. Veste privata. Ho incrociato quei due sulle scale. Mi spiace ma se non salta fuori il colpevole li devo tenere sotto controllo. Spero che chi detenga l’assegno lo incassi. E so già chi sarà. Chicche. (Si gongola).

Pupaldo:     Ha perfin sospettato di me … commissario sono io il tipo da infrazioni?

Sistini:        Una gaffe … del resto essendo contadino è ovvio che l’abbigliamento non sia del tutto canonico. E pensare che me lo aveva suggerito. Deve capire che, non essendo la prima volta che le telecamere la inquadravano in quella guisa e in possesso di una ventiquattr’ore, anche il più imbecille dei commissari sospetti. Cosa fa uno straccione con una ventiquattr’ore a zonzo per strada. Ruberà! E invece no! (Si bea).

Pupaldo:     Ecco! Lo straccione cosa fa?

Ostina:       Perché dice imbecille?

Sistini:        È un modo di dire.

Ostina:       Capisco. Pensi che c’è gente che crede che per fare affari sia necessario girovagare in abiti … come dire?

Sistini:        Clowneschi.

Ostina:       Lo vede che non è un imbecille qualsiasi.

Sistini:        Ci mancherebbe signora. (Bussano alla porta è Netù con la verdura).

Netù:          Signora lascio qui la cesta. (Da fuori).

Ostina:       È arrivata la sua bella verdura fresca. Di solito fa così: la lascia sull’uscio. Infatti … ecco qua. Ho un collaboratore intelligente: come vede salire un commissario: deposita. … Non si azzardi a pagarmi, metta via quel denaro.

Sistini:        Come posso ricambiare? Mia moglie impazzirà di gioia.

Pupaldi:      La lasci impazzire. Siete sposasti da tanto?

Sistini:        Sìììì … mi faceva impazzire da giovane. Non ho saputo resistere.

Ostina:       Ah ecco il perché … è colpa della signora. L’avessi fatto impazzire anch’io da giovane saremmo più felici ora. Purtroppo è voluto impazzire da solo.

Sistini:        Caro Pupaldini doveva lasciare che fosse la signora a farla impazzire.

Ostina:       Lo vedi che avevo ragione? Commissario, mi creda, quello che conta è essere onesti. Sarebbe opportuno essere anche un po’ furbi ma sa non si può avere tutto dalla vita.

Sistini:        Veda, essere troppo furbi porta direttamente verso la cella.

Feuda:        (Entra senza bussare,ha la ventiquattr’ore che Pupaldo le ha ridato ). Eccomi qui … ah! Visite importanti! Torno domani?

Sistini:        Si fermi la prego. (Arriva Taria).

Ostina:       (A parte al marito). Adesso le sistema per bene.

Taria:                   Il commissario in persona. Bene!

Sistini:        Vi tengo d’occhio sapete? Cosa pensavate di passare inosservate?

Pupaldo:     (A parte). Un po’ di giustizia. Stavolta. (La moglie annuisce).

Sistini:        Ho saputo della vostra … lo posso dire?

Feuda:        Dica pure!

Taria:                   Noi operiamo in tutta legalità. Non abbiamo niente da nascondere.

Ostina:       Anzi …

Sistini:        Sappiamo sappiamo. Vedete queste signore? Ebbene sappiate che sono le benefattrici dell’ospedale. Ce ne fossero di persone come loro. Generose, altruiste, e lasciatemelo dire: vocate alla causa sociale. Vive congratulazioni. Mai un’infrazione mai un contenzioso … nulla! 

Pupaldo:     Mi diceva che è stata la moglie a farla impazzire?

Sistini:        Esatto! Aveva dei dubbi?

Ostina:       Mio marito ama la precisione.

Feuda:        Veda commissario, non ho fatto altro che raccogliere il suggerimento di un amico. Una persona degna di fiducia.

Ostina:       Lo vedi  che qualcuna sa raccogliere? (Allude).

Pupaldo:     Va a fortuna!

Sistini:        (Gli suona il telefono). “Pronto … ma davvero … ma senti un po’? … Una valigetta con centomila euro in contanti … (Feuda ha un sussulto e guarda la valigetta) e quando hai chiesto il nome ti hanno risposto Noinò e Mancoio? … uno ha anche detto che saranno stati Chicche e Sia … bene … e altri due nei pressi hanno detto Netù e Neio … arrivo”.

Pupaldo:     Ha fatto man bassa commissario. Li ha beccati tutti in un sol colpo.

Sistini:        Una volta tanto la fortuna mi assiste. Con permesso! (Esce).

Feuda:        Che commissario.

Ostina:       È colpa della moglie: da giovane l’ha fatto impazzire e non si è più ripreso.

Taria:                   Qualcosa di strano c’è.

Pupaldo:     Stranissimo, prende tutti tranne quelli che dovrebbe prendere. De gustibus.

Feuda:        Scendo perché voglio verificare una cosa. Un vago sospetto.

Taria:                   Cerca di guardare il movimento  da lontano … non vorrai perdere la qualifica di benefattrice? Ti accompagno! (Escono).

Ostina:       Almeno i guanti li avevi? Furbone di un mezzo diplomatico.

Pupaldo:     Li metto sempre. Non Sono scemo!

Ostina:       Allora, mi spieghi cosa è successo con la valigetta, perché è di quella valigetta che si sta parlando?

Pupaldo:     È ovvio! … premetto che sono furbo.

Ostina:       E questo lo abbiamo assodato (Guarda il pubblico). Un barbone con la ventiquattr’ore che cos’è? Un genio!

Pupaldo:     Bisogna saperla portare … per dire …  allora: stavo per  uscire dal palazzo con aria disinvolta, come so fare solo io, quando mi sono accorto che una stringa si era allentata.

Ostina:       Cose dell’altro mondo.  

Pupaldo:     Già mi vergogno a raccontare se poi mi interrompi perdo il filo. E così mi sono abbassato per sistemarla lasciando la valigetta accanto … sennonché qualcuno ha …

Sistini:        Permesso? L’ho recuperata ha visto? Non mi sfugge niente caro lei. Il contenuto farà parte di qualche traffico illecito ... verrà sequestrato e donato a qualche ente umanitario. (Si avvicina a Pupaldo) sono centomila tondi tondi.

Pupaldo:     Guarda che meraviglia. A volte commissario. È tutta questione di scarpe … due volte mi hanno tradito, non le sto a raccontare perché facciamo notte.

Ostina:       Sapesse! A lei non sfugge niente ma a qualcuno sfugge tutto.

Pupaldo:     I colpevoli li ha arrestati tutti?

Sistini:        Purtroppo i presenti erano del tutto estranei al fatto. All’inizio pensai ad  un caso di omonimia ma mi sono sbagliato. Erano davvero Chicchessia e compagni.

Feuda:        (Entra prepotente). Razza di scemo (Vede il commissario). Lo sa che … eh … lo dico? Lo devo dire? Mi hanno rubato la ventiquattr’ore. (Vede la sua).

Pupaldo:     Quanti ladri ci sono commissario? (Pupaldo tenta di farle capire).

Sistini:        Troppi. Signora faccia denuncia. Ma, creda, non la troverà mai.

Ostina:       Questa qui trova sempre tutto.

Sistini:        Cari signori è tempo che vada in commissariato a depositare l’oggetto. Oggi è stata una giornata proficua. Vogliate scusarmi … con permesso. (Esce ma sbaglia a prendere la valigetta perché Feuda ha messo quella che ha in mano accanto all’altra. I tre si accorgono).   

Pupaldo:     Guarda te come può ridurre una mo -- glie. (Teme una bastonata).

Feuda:        A lui è stata la moglie a ridurlo così ma tu sei scemo di tuo. Recupero in extremis. Ma vai al diavolo fesso! Con me hai chiuso. Non venire a chiedere soldi perché … (Esce di corsa).

Ostina:       Perfetto! E l’ha fatta franca anche ‘sta volta. Siamo sicuri che è un commissario? A me pare uno sprovveduto totale. (Si avvia verso la cucina, si ferma). Finisci di raccontare la storia, così per curiosità diplomatica. 

Pupaldo:     Mi vergogno … capisci che c’è in gioco la mia credibilità, il mio passato di semi addetto alla sicurezza. Ci tengo alla reputazione.

Ostina:       A cosa? Differenziatore di rifiuti che non sei altro.

Pupaldo:     Mi sminuisci tanto … in fin dei conti sono tuo marito.

Ostina:       Si ma proprio alla fine. Dove sono finiti i guadagni di rappresentante?

Pupaldo:     Mi ha detto che se li avessi lasciati a lei si sarebbero moltiplicati. E quindi finora …

Ostina:       E quelli dei trasportini? (Pupaldo allarga le braccia). Idem!

Pupaldo:     Dopo quello che è successo! Finisco di raccontare? Qualcuno ha …

Sistini:        (Entra in preda allo sconforto). Mi hanno beffato: che ladri. Ho abbandonato per un istante la borsa col denaro per allacciarmi la scarpa e mi sono ritrovato questa con della biancheria femminile. Guardate! È simile a quella che aveva lei. Per dire eh.

Pupaldo:     Sta facendo il giro di Milano? (Alla moglie, che intuisce).

Ostina:       Credo anch’io. Bella roba! Che sia di sua moglie?

Pupaldo:     Commissario la fa impazzire ancora oggi. Si convinca! Madonna che giornata … non ricordo nemmeno come mi chiamo.

Ostina:       Me lo ricordo io … purtroppo! Hai visto? A volte il “caso” accomuna. Comunque, per fare certi lavori, è meglio mettere delle scarpe adatte. Si eviterebbero un sacco di guai. (Lancia un’occhiata al marito).

Sistini:        Ha ragione. Mia moglie le  ha volute  portare a risuolare.

Ostina:       Vedi che lo sa! Perché è perseguitato sennò questo qui non lo tiene nessuno … Commissario se ne faccia una ragione. Del resto è anche possibile che la borsa con il denaro finisca a qualche ente benefico.

Sistini:        Pensi che avrei proposto di donarlo a quelle signore che tanto si prodigano.

Ostina:       Bravo! Mi ha tolto le parole di bocca. Lo vedi Pupaldo: è convinto. Come fa ad avere questo intuito?

Sistini:        Esperienza!

Pupaldo:     Ostina che domande fai? Commissario mi fa conoscere sua moglie? Così mi faccio un’idea complessiva del fenomeno sa … un paragone. (Ostina alza un posacenere poi ci ripensa).  

Sistini:        La prossima volta che vengo per la verdura la porto con me. Arrivederci! (Esce).

Ostina:       Cosa vorresti dire che è migliore di me?

Pupaldo:     Non ci vuole tanto. … Non l’ho voluto dire davanti a lui ma mi hai fatto impazzire pure tu, a suo tempo. (Con un certo pudore, sta cercando di giustificarsi).

Ostina:       E no caro: hai fatto tutto da solo. È tutta farina del tuo sacco. Credimi! (Si siede). Certo che siamo una coppia di ladri da far paura. Tu poi! Pensa se ti beccava con i soldi di quella?! Per fortuna sei maldestro e con capacità limitate … Vantati di questo piuttosto. Era per farti capire che cosa c’è nel sacco.

Pupaldo:     A volte è meglio essere maldestri neh? Anche se perdi la faccia. (Si siede avvilito). Sono triste e contento nello stesso tempo. Pensa che è la seconda volta che mi scappa la borsa di mano.

Ostina:       Vorrà pur dire qualcosa no?

Pupaldo:     Mah! … Ostina non vuoi sentire come è andata a finire?

Ostina:       No! lo faccio per te … perché ti voglio seppellire tutto intero.

Pupaldo:     Grazie del pensiero … (Ostina si avvia verso la cucina) qualcuno ha fischiato e io come uno scemo mi sono girato e …

Ostina:       Sei un pirla! Come diplomatico, e come ladro sei peggio.

Pupaldo:     Me l’hanno soffiata.

Ostina:       Se ti avessi fatto impazzire io a quest’ora non saresti ridotto così …

Pupaldo:     Basta guardare il commissario per avere un’idea …

Ostina.       Di’ un po’ diplomatico? Tu non hai quel terreno fuori città?

Pupaldo:     Certo .. bello, grande.

Ostina:       Ecco! Vediamo di coltivarlo in fretta prima che le cose precipitino. (Sulla porta della cucina). E d’ora in poi, se vuoi combinare qualcosa, esci coi mocassini. Pirla!

Pupaldo:     Mi ha offeso! Mi ha offeso! Dì un po’ fenomeno delle borse: parlami dei tuoi guadagni piuttosto. (La segue in cucina, si sentono dei rumori. Pupaldo esce un po’ pesto). Sarà faticoso? Vado adesso o aspetto domani? Chissà dove ho messo la vanga … che tempi!

Ostina:       (Da dentro la cucina). Fila!

FINE

I personaggi, i fatti, i luoghi sono del tutto immaginari e pertanto ogni riferimento alla realtà è del tutto casuale.