Qualcosa dobbiamo pur scrivere

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QUALCOSA DOBBIAMO

 PUR SCRIVERE

Commedia in tre quadri

Di

Angelo Alfieri

Primo quadro: La ringhiera

Personaggi

Quattro donne e quattro uomini più qualche comparsa

Secondo quadro: La youtuber

Personaggi

Signor A

Signora A

Signora B

Terzo quadro: La crisi

Personaggi

Lo scrittore

La compagna

La scena del primo quadro: in un bar con almeno otto personaggi a rotazione, quattro uomini e quattro donne più alcune comparse.

La scena del secondo quadro: in un teatro con la scenografia allestita alla bene meglio tanto per dare inizio alle prove della commedia, ci troviamo in un salotto, due divani e qualche oggetto.

La scena del terzo quadro: a casa di uno scrittore. Arredamento piuttosto semplice, un certo disordine dovuto all’incapacità del proprietario di saper gestire il luogo in cui vive. Un computer, dei pacchi di carta, insomma, tutto è come dovrebbe essere la casa di uno scrittore o come si pensa debba essere la casa di uno scrittore. Età dei personaggi, tra i trenta e i quarantacinque anni.

 

Tutte le commedie di questo autore sono tutelate dalla S.I.A.E.

QUADRO PRIMO

La ringhiera

Scena prima

In un bar

Primo uomo:        (Entra, sono già presenti altri, chi legge  un giornale, chi guarda una televisione, chi beve qualcosa seduto al tavolo, chi è assorto, chi sta al computer …). Buongiorno a tutti (Viene puntualmente ignorato) … salve: manco ti vedono! … Oh c’è anche lei stamattina. Brutta giornata eh?

Prima donna:       Ah davvero! Pessimo tempo e pessimo periodo. Non se ne può più mi creda. Sono uscita di casa mezz’ora fa e non ho fatto altro che sentire il bip - bip -  del cellulare che ti avvisa dei messaggi in arrivo e che sono costretta a cancellare di continuo. Si rende conto che passiamo la vita a cancellare idiozie dal telefono? Per non parlare di tutte ‘ste notizie che ti appaiono … chi le cerca poi, ma chi se ne frega. Notizie … ma mi facciano il piacere. 

Primo uomo:        Ha ragione … guardi … mi vede forse col cellulare? Non lo porto mai quando non lavoro: vivo benissimo anche senza. Non che ami il ritorno al passato, anzi, sono un amante delle novità scientifiche, elettroniche e compagnia bella ma da qui a dire bene di quello che si legge sullo smart ne passa. E poi chi mi dice che tutte quelle notizie siano vere? (Volendo scoprire se anche la signora è della stessa opinione).

Prima donna:       Lasci stare. Lo devo tenere acceso per forza: sto aspettando una chiamata. … Beve qualcosa con me?

Primo uomo:        Vedo che siamo dello stesso parere. Almeno una che la pensa come me esiste. … Ma sì un caffè … Uno viene al bar per fare? Per stare un po’ in compagnia di estranei altrimenti starebbe in casa davanti alla televisione. Pessima abitudine quella!

Prima donna:       Io non ho abbonamenti vari. Guardo la generalista. E mi creda, non so come faccio ad avere ancora la televisione intatta. A volte mi sale un’indignazione che la sfascerei ma non volendo dare soddisfazione ai costruttori e soprattutto ai rivenditori di arricchirsi a causa dei miei disappunti con le emittenti, sa cosa faccio: la spengo e mi metto a leggere Euripide.

Primo uomo:        Davvero! Ma guarda!

Secondo uomo:    (Sente il discorso e interviene). Mia figlia ama leggere. Questo  nome l’ho già sentito … ah sì, il greco antico. È po’ superato eh?! Eh dai, se proprio uno vuole leggere c’è altro.

Primo uomo:        C’è tutto, non altro. Tanta porcheria, ma tanta da riempire un treno merci al giorno.

Secondo uomo:    Non dica così! Basta non leggere niente. Guardi, io non leggo più libri da  … mah … un ventennio e non ne sento la mancanza.

Prima donna:       Sta al computer o al cellulare tutto il tempo libero? Internet … videogiochi, chat?

Secondo uomo:    Ma no! leggo i giornali sportivi … qualche rotocalco scandalistico … in genere quelli di mia moglie … prima di buttarli li sfoglio. Non vi dico cosa c’è scritto perché sono un signore.

Primo uomo:        Altrimemti eh?

Secondo uomo.    È vero che bisogna pur scrivere qualcosa ma certe cose proprio.

Terzo uomo:        (Entra. È amico del secondo uomo). Non date retta a questo qui …  non sa leggere.

Secondo uomo:    Ueilà mancavi. Lui invece è un credulone. Quest’inverno ha visto Babbo Natale in calzamaglia vagabondare sul terrazzo di casa. Chissà chi era?

Prima donna:       Certi vedono la Befana quindi non è poi così strano. (Ironica).

Primo uomo:        Perché la scambiano per la moglie. (Sorride tra se).

Prima donna:       Esatto! (Ridono).

Terzo uomo:        Ad una certa età qual è quella donna che non si befanizza … mi scusi … non volevo.

Secondo uomo:    Gli scappano di bocca …  è talmente abituato a dirle che …

Prima donna:       Sua moglie lo sa di essere befana o aspetta ancora di essere informata?

Terzo uomo:        Signora … le ho chiesto scusa! Siamo in un bar dopotutto. Se non le diciamo qui le fesserie dove dovremmo dirle?  

Primo uomo:        Non ha tutti i torti … guardi un asino che vola.

Terzo uomo:        Dove?

Secondo uomo:    Eccolo, sopra quel tetto. Scomparso! Ma era proprio un asino?

Prima donna:       Altro che fesserie … i fenomeni più strani avvengono proprio nei bar tra le ventidue e le ventiquattro. E a volte così a secco, senza alzare il gomito.

Terzo uomo:        Non sarà vero?

Primo uomo:        Non ha idea! Lei cosa fa di giorno? Lavora, se la spassa …

Terzo uomo:        Lavoro lavoro! Voi invece?

Secondo uomo:    Pensa che è soltanto mezzogiorno e volano già oggetti non ben identificati.

Primo uomo:        Proviamo a venire stasera: verifichiamo se quello che dice la signora è vero.

Prima donna:       Ho detto sul tardi ma in alcuni casi certi fenomeni accadono anche prima. E poi non dipende da lui l’uscire di sera … o mi sbaglio?

Terzo uomo:        Ha indovinato! La strega non mi lascia sconfinare. Se esco dopo le venti posso dire addio alla pace domestica.

Primo uomo:        Quante mogli ha lei?

Terzo uomo:        Una … quante ne devo avere?

Prima donna:       Una è la befana e l’altra è la strega.

Terzo uomo:        Ahhhh … mia moglie le riassume benissimo da sola. Dipende dagli orari. Fino a mezzogiorno è befana, nel pomeriggio è arpia e alla sera strega.

Primo uomo:        Ha tutto il Pantheon … a volte la fortuna eh?!

Prima donna:       Quando si hanno i mezzi. (Sarcastica). Oltre al lavoro cosa fa?

Terzo uomo:        Sport! Partite, bar … qualche quotidiano che trovo qui, ma solo se è sportivo … cosa devo fare? … Beh, una cosa faccio: per forza però …

Prima donna:       Scommetto che lei … così a occhio eh … fa le pulizie domestiche.

Terzo uomo:        Ma signora lei è un’indovina.

Primo uomo:        Guardi che questa legge Euripide.

Terzo uomo:        Ah caspita … adesso capisco. No, io quando ho tempo leggo la storia del calcio. Dalle origini ad oggi. Sono al capitolo ventesimo. Inoltre raccolgo figurine di calciatori dal 1980. Interrogatemi?

Secondo uomo:    Vieni a casa mia … ti do’ un po’ di rotocalchi almeno ti fai un’idea di quello che succede nel mondo.

Prima donna:       Coi rotocalchi? È come leggere la carta igienica mi creda. (Primo uomo ride).

Secondo uomo:    Lei mi offende. Mi ha offeso!

Primo uomo:        Non si riferiva a quelli che legge lei … ma in generale. Sa quanti rotocalchi si stampano in Italia?

Terzo uomo:        Comprese le riviste rosa o solo rotocalchi?

Prima donna:       Abita lontano? (Nel frattempo bevono quello che hanno ordinato). Se vuole l’accompagno, così mi fa conoscere sua moglie con la quale scambiare due chiacchiere tanto per avere un idea complessiva del fenomeno che avviene in casa sua … (Guarda il primo uomo). Alla mattina ha detto che dovrebbe avere le sembianze della …

Terzo uomo:        Della Befana.

Primo uomo:        Guardi che è preparato: non gli scappa niente!

Secondo uomo:    Sono più preparato io di lui anche se non leggo libri da decenni.

Terzo uomo:        Io non ne ho mai letti per cui (quasi vantandosi).  

Primo uomo:        Pensi signora che questa l’avrei indovinata anch’io.

Prima donna:       Eh! Bello sforzo. Mi sembra di stare in un laboratorio di indovini. Una volta tutti andavano al bar per bere un aperitivo, una cosa mentre oggi si va per fare incontri incredibili. L’intellighenzia della società passa tutta dal bar … ci sono  rimasti perfino individui che al bar fanno chiacchiere da bar ma non direttamente tra di loro, come lo stiamo facendo noi, che cerchiamo di evitare la dipendenza tecnologica, ma tra se è un pezzo di plastica che si illumina. Guardate quei due là, non hanno staccato gli occhi dal tablet. Stanno seduti vicino ma è come se fossero lontani miglia.

Primo uomo:        Più aumenta l’ignoranza più incontri incredibili si fanno.

Secondo uomo:    Ah sì! La colpa è di internet e dei social.

Terzo uomo:        Mia moglie passa molto tempo sui social. Non tocca un foglio stampato da anni.

Secondo uomo:    E dopo incontra Babbo Natale sul terrazzo durante la notte.

Primo uomo:        Sono quei casi rari di identificazione tra sogno e realtà.

Terzo uomo:        So che usa queste “chat” per combinare incontri. (Si sofferma un attimo). Niente niente mi state dicendo che potrebbe farmela sotto il naso? Brutta Befana.

Prima donna:       Strega casomai: è di notte che incontra. Magari gliela fa in modo virtuale.

Primo uomo:        Oggi è tutto virtuale. Di vero c’è rimasto solo il lavoro che ora devo andare a svolgere se voglio mettere qualcosa sotto i denti.

Prima donna:       Ci dovrebbero consentire di pagare con soldi virtuali, allora sì che saremmo davvero nel futuro. Ma quelli li vogliono veri! Tutto virtuale ma i soldi … Domani ci siete?  

Secondo uomo:    Sì! Scappo anch’io. Allora vuoi le riviste o le getto nel cassonetto?  

Terzo uomo:        Ma sì, dammele. Provo a staccarla da quell’affare. Ci vediamo domani? Guardate, qualche cretino ha dimenticato un libro. Li comprano e  li abbandonano. A cosa vale spendere soldi?

Prima donna:       Non l’hanno dimenticato. Si chiama book crossing.

Terzo uomo:        C’entra col calcio? Me lo prendo allora.

Prima donna:       Bisogna pur scrivere qualcosa no? E bisogna pur leggere!

Secondo uomo:    Ah, io ho già dato a scuola. Quella che legge è mia figlia. Se fosse per me di soldi per un libro non ne sprecherei. Una volta letto è buono da buttare o da spolverare. (Escono i due).

Primo uomo:        (Rivolgendosi alla signora). Questi hanno bisogno di fosforo non di calcio. Che mondo è diventato?

Prima donna:       È stato progettato per rincoglionire. Veda, al mondo ci sono due categorie di persone: i ricchi e i ricchi!

Primo uomo:        Citi anche l’altra, ne ha nominata solo una.

Prima donna:       Si sbaglia le ho citate tutte e due. Ah, lei dice, guardi che la cosiddetta maggioranza  … vuole che usi un termine antico? “Il popolo” … non conta niente. È soltanto un giardino zoologico, una specie di mucca da mungere.

Primo uomo:        Questa la scrivo!

Prima donna:       Giornalista?

Primo uomo:        Sì ma … mi converrebbe cambiare mestiere. Venga domani che le mostro una cosa. Le faccio vedere come si fa a rincoglionire la gente. Sto facendo un esperimento. Glielo dico perché vedo che lei è molto in gamba. E non fa parte del giardino zoologico.

Prima donna:       Guardi che io non sono ricca. Ma sono una scrittrice.

Primo uomo:        Non mi dica? In passato trovare una scrittrice era così raro ma oggi, per fortuna o per disgrazia di noi maschietti, ce ne sono, e di successo. … In che sotto categoria  ci possiamo collocare noi?

Prima donna:       Mmh! Azzardo?  … In quella delle persone utili?

Primo uomo:        Non siamo utili a nessuno! Guardi un po’ questi come si sono ridotti. Scrivi scrivi ma alla fine il risultato … o sei ritenuto banale o ridicolo o scontato: la collocazione dipende da chi ti legge. Per il mio direttore sono scontato. E sa perché? Perché non faccio parte dell’elite televisiva, che è appannaggio dei ricchi e dei raccomandati, ovviamente. – “Lei è la figlia di quel politico là. La nipote del tale. La mando in video! Però una volta raggiunto il successo, mi raccomando, non esca dal seminato. Non prenda iniziative. La celebrità si paga con la fasullità e il conformismo ”. –  Io non sono schierato né tantomeno figlio di,  e quindi mi considerano un giornalista scontato e di fila. Un semplice orchestrale … eh sì … ha ragione lei: ci sono solo i ricchi. Siamo munti anche noi.  

Prima donna:       Sa qual è il problema? Che siamo diventati tutti autori. Tutti pubblicano e siccome è facile ecco che la quantità di gente che scrive è sovrabbondante. Quindi si troverà con un numero sempre più crescente di competitori. (Ridono, Si sofferma) Mi ha incuriosita: che esperimento sta facendo?

Primo uomo:        È presto detto … avviamoci, usciamo in strada. Lei pensa dunque che tutte le novità elettroniche siano un mero artificio per smantellare la cultura?

Prima donna:       Mi dimostri il contrario.

Primo uomo:        Il computer in sé è utile, il cellulare è utile. 

Prima donna:       Ma quasi tutto quello che passa tramite è dannoso.

Primo uomo:        Perfetto! Concordo.

Prima donna:       I giovani sono praticamente senza controllo. E mi creda, uno stato che non protegge i propri giovani è un povero stato. È come avere un padre dedito alla gozzoviglia. Altro che zoo. (Buio).

Scena seconda

Il giorno dopo

Primo uomo:        (Entra in compagnia della prima donna, ci sono altre due persone, un uomo e una donna). Sediamoci a quel tavolo accanto alla finestra. Oh dunque … adesso vediamo chi rincoglionisce e chi si fa rincoglionire. Oggi facciamo quelli che  rincoglioniscono. Ho fatto pubblicare questo articolo pseudo scientifico su tutti i media, cartacei elettronici e televisivi. L’ho fatto principalmente per tentare una via nuova, come le dicevo  e poi per vedere come si sviluppa la faccenda a livello sociale … signora non si sa più cosa scrivere … uno deve pur sopravvivere.

Prima donna:       A chi lo dice! Pensi di aver trovato l’idea giusta e poi scopri che è già vecchia: c’è sempre qualcuno che ti ha preceduto.

Primo uomo:        Il mercato è saturo. Glielo dico in confidenza. A volte si inventano le notizie.

Prima donna:       Non mi dica? (Tra l’ironico e il finto sorpreso). Posso? Porca miseria che bufala! È troppo grossa questa. Chi pensa possa cascarci? Non crede di esagerare?

Primo uomo:        Ma scherza? La stragrande maggioranza delle persone crede in tutto ormai ma non nella scienza in quanto conoscenza in grado di interpretare i fenomeni. Tutto quello che è logico o scientifico già sperimentato e conclamato per la gente è falso. La maggior parte di responsabilità è di questi movimenti pseudo politici che non fanno altro che inculcare fesserie, sfruttando le incertezze epocali per ottenere voti. … Vogliono qualcosa di nuovo e noi glielo diamo! Fantascienza innovativa la chiamo. La popolazione è talmente imbevuta di cretinate che ne basta una più grossa per sconvolgerle la mente, ai meno colti poi è un attimo. Signora, non faccio altro che offrire il mio  tassello alla creduloneria popolare. Cosa diceva ieri a proposito dello zoo? Stavolta manovriamo noi lo zoo.

Prima donna:       Stiamo a vedere. In sostanza con questo esperimento, se dovesse riuscire, si confermerebbe ancora di più il detto: “Popolo bue”?

Primo uomo:        Eh sì! È più bello zoo però. (Arrivano gli stessi più altre due giovani signore). Metta un quotidiano su quel tavolo.Hanno il computer le signore: bene! Saranno in pausa pranzo mentre  i nostri “amici” bighellonano. Prego accomodatevi qui al nostro tavolo. (Le signore siedono accanto per conto loro). 

Secondo uomo:    Eccoci di nuovo riuniti per fare del sano pettegolezzo. Signora i miei ossequi. È arrabbia con lui per via della Befana?

Prima donna:       Sarei una stupida se lo fossi. Ho capito subito che il suo amico stava scherzando.

Terzo uomo:        Sì ma mia moglie befana lo è davvero. Stamattina prima di uscire mi ha detto che devo assolutamente prendere una posizione politica perché siamo in vista delle elezioni, altrimenti mi sbatte fuori di casa. Glielo avranno consigliato le amiche su internet. Si lascia influenzare con una facilità. Sinceramente non so che pensare di questi politici: per me sono tutti uguali. (Prende il giornale). È sportivo questo giornale? Non l’ho mai visto! Ah no!  Che notiziona … come si chiamano questi caratteri?

Prima donna:       Cubitali … sa perché vengono definiti così?

Terzo uomo:        No!

Prima donna:       (Tra sé). Mi sarei meravigliata del contrario.

Terzo uomo:        (Legge. Le signore a fianco aprono i loro portatili e scoprono la stessa notizia). Avete letto qui?

Primo uomo:        Non ancora … faccia vedere!?

Seconda donna:   (Interviene). State leggendo anche voi del ritrovamento di questo pezzo di ringhiera che circonda la terra?

Prima donna:       Non sarà vero? Incredibile! Dicono che serve per non precipitare di sotto.

Terza donna:        Pare che risalga a più di cinque miliardi di anni fa. Sarà quella originale?

Primo uomo:        Certamente! È stata fabbricata all’inizio dei tempi. Ma ti dico io che scoperta. Qui saltano molte certezze.

Prima donna:       Leggete leggete. – “Alcuni scienziati sostengono che il manufatto sia precedente alla formazione del sistema solare”! – Oh signur! Ma cosa le è saltato in testa? … Dicevo che … eh … è bella. Chi se lo aspettava? 

Seconda donna:   Ho sempre creduto che la terra fosse piatta. Adesso ne ho la certezza. Lo dicono gli scienziati. Finalmente!

Terza donna:        Quindi questa ringhiera non permette agli abitanti delle regioni periferiche di precipitare nel vuoto? 

Terzo uomo:        Lo dirò a mia moglie ... è appassionata di astronomia.

Prima donna:       Nonostante tutto? Voglio dire: oltre ad essere strega e quant’altro si diletta anche di astrofisica?

Terzo uomo:        Non lo so …

Prima donna:       Ecco appunto.

Secondo uomo:    (Interrompendo la frase). Voi credete davvero che la Terra sia piatta?

Primo uomo:        E sì! Hanno trovato la balaustra originale. Se fosse sferica non servirebbe. Continui a camminare senza cadere. E poi lo dicono in tanti ormai.

Seconda donna:   Guardate che la faccenda non è nuova. Ho una pagina di giornale del 1904 che spiega come Galileo e compagni si sbagliassero a riguardo della sfericità della Terra. Domani ve la porto da leggere.

Prima donna:       E io scema a credere in quelle balle della scomunica a Galileo. Il processo, la riabilitazione e … Quanto tempo perso per dimostrare il nulla. Povero Giordano Bruno.

Secondo uomo:    Le è venuto meno un parente? (Prima donna nega con un cenno). Cosa devo pensare? Se lo scrivono qualcosa di vero ci sarà. 

Seconda donna:   Sono centinaia di anni che lo dicono ma nessuno vuol credere perché hanno paura dell’inferno.

Primo uomo:        (Rivolgendosi alla  prima donna, sotto voce). Qui la faccenda si complica! Sono talmente ignoranti che la stanno buttando sul religioso. Sentiamo! Come mai hanno paura dell’inferno?

Seconda donna:   Perché dicono che Dio non fa le cose piatte. Sa creare solo sferico e chi nega il fatto è un eretico. Me lo ha detto la maga che frequento ogni tanto. E quella ne sa di cose. Lei è credente perché mi ha detto che ha parlato direttamente con dei santi su questioni importanti riguardanti l’universo durante una riunione di medium.

Prima donna:       Per la miseria che credente! Così lei crede nella maga e non nei testi sacri?

Seconda donna:   I testi sacri sono stati manipolati.

Primo uomo:        Mentre quelli che legge lei no!

Terzo uomo:        Si vede che gli è scappata la mano quando ha creato la terra. Ma che roba! Probabilmente non aveva più materiale da costruzione e ha pasticciato coi rimasugli portando da lontano vari pezzi indispensabili. Con le astronavi che ha …

Primo uomo:        Dev’essere come dice lei. Se avesse scordato la ringhiera  non ci sarebbe nessuno sulla terra. Saremmo precipitati chissà dove. Come arrivi sul bordo giù …

Terza donna:        Quindi anche la Luna potrebbe essere incompleta?

Prima donna:       Sicuramente. Rimane in quella posizione perché  viene trascinata dalla Terra  tramite una fune ormai invisibile. Ecco perché non vediamo l’altra faccia: non ce l’ha! E so che questa fune si sta sfilacciando in più punti.

Secondo uomo:    E l’hanno spacciata per la forza di gravità. Che scemi siamo stati a credere. Siamo imbesuiti dalla scienza. Ci ha rincoglioniti. Chissà cosa sanno e non lo vogliono divulgare … e ma lo stavo aspettando questo momento, lo sapevo che prima o poi sarebbe successo che qualcuno osasse uscire allo scoperto.

Primo uomo:        Vedo che si sta convincendo.

Prima donna:       È talmente evidente!

Secondo uomo:    Posso prendere il giornale? Guardate, lo stanno dicendo anche in televisione. Allora è proprio vero! 

Terza donna:        Quando una notizia passa in televisione è vera. E se viene confermata su internet ancora di più.

Prima donna:       Si fida proprio lei. Ma sì … diamo una spallata a tutte le scemenze che ci hanno inculcato. E sono tante.

Terzo uomo:        Io ho sempre faticato a credere che ci fosse un dio e quant’altro ma ora so di certo che c’è! Politicamente da che parte sta?

Primo uomo:        Penso dalla sua.

Terzo uomo:        Dalla mia? Ma io non sto da nessuna parte. Chissà mia moglie come la prende’sta cosa. Mi bastonerà  ancora di più.

Secondo uomo:    Non accennarglielo. Sorvola!

Prima donna:       Una moglie come la sua non si lascia ingannare così come se niente fosse. Passa ore su internet. È pienamente cosciente dei fenomeni “social”. Lo saprà già. Mi dica se sbaglio?

Terzo uomo:        Ha ragione! Vive su internet. Vedo che la conosce bene.

Primo uomo:        Senza nemmeno averla vista.

Secondo uomo:    La mia invece se ne frega … il problema  è mia figlia e quella non si lascia turlupinare tanto facilmente: ha delle convinzioni ferree. Continua a leggere quei dannati libri di filosofia, di storia. Si vuole laureare in filosofia. I libri quando sono troppi gonfiano la testa.

Prima donna:       Non dica eresie!

Terza donna:        A furia di leggere ci si convince della veridicità dei fatti contro la propria volontà, che è sempre in bilico tra il credere e non credere. E il libro condiziona l’ago della bilancia.

Seconda donna:   I libri vanno scelti con cura. E chi li può consigliare dev’essere uno fidato.

Primo uomo:        Per esempio?

Seconda donna:   Un buon mago andrebbe bene … o una cartomante seria.  

Prima donna:       Pensavo che dicesse un prete, un intellettuale, un giornalista, uno scienziato e invece ha saltato l’ostacolo senza difficoltà.

Secondo uomo:    (Pensa un attimo). Ma porca miseria, sapete che tutto d’un tratto mi è venuta voglia di leggere. Voi pensate che esistano pubblicazioni su questa materia?

Seconda donna:   Molte: le ho tutte. Legga bene l’articolo tanto per cominciare.  (Intervengono i due che stanno per i fatti loro seduti in un angolo). 

Quarto uomo:      Sapete che sono scioccato? Un pezzo di ringhiera antico di cinque miliardi di anni. Che metallo sarà?

Primo uomo:        Bell’argomento! Sarà sconosciuto. Pare che venga da un’altra galassia. Perché non organizziamo un viaggio per andare a vederlo di persona?

Prima donna:       Grande idea. Vengo anch’io. Dove si trova? (Ironica).

Secondo uomo:    Un momento! Non sarà per caso un pezzo di qualche satellite?

Terzo uomo:        Vi ricordate lo Sky Lab che cadeva qua e là?

Primo uomo:        E qualcuno ha pensato bene di vendere dei rottami che aveva in soffitta spacciandoli per il satellite.

Prima donna:       Non è il caso dei presenti. Non venderebbero mai sbarre di ringhiera quasi divini.  Questi signori sono onesti.

Seconda donna:   Chi l’avrà fatta? La ringhiera dico? Dio o gli alieni?

Terza donna:        Dio!

Seconda donna:   Gli alieni.

Terzo uomo:        I primi abitanti della Terra.

Secondo uomo:    Cinque miliardi di anni fa? Ma dai! Dicono che siamo apparsi due milioni di anni fa.

Prima donna:       Falso! Ha ragione il signore. Ci sono prove che mostrano uomini e dinosauri correre nella savana fianco a fianco. Nel deserto c’è un graffito che mostra la scena: risale a  250 milioni di anni fa. Datazione al carbonio 14.

Quarta donna:     E credo che qualcuno verrà a riprendersela questa ringhiera. Per me dio in persona (sarcastica e ironica).

Primo uomo:        Sono millenni che non si fa vedere.

Terza Donna:       La riattaccherà o la porta via?

Terzo uomo:        A noi non serve … sono quelli sui bordi che rischiano. Guardate la televisione.

Seconda donna:   Guardiamo internet … è la stessa trasmissione. Quanta gente in piazza. Hanno paura? La verità fa tremare le poltrone: vedrete!

Primo uomo:        Cari signori, grandi avvenimenti stanno per verificarsi.

Seconda donna:   Io sono pronta.

Terza donna:        Io non ho mai creduto in niente. È il caso che prenda posizione?

Prima donna:       Non si faccia cogliere impreparata. (Ironica)

Primo uomo:        (Tra sé). Ma ti dico io che gente. … Se vi dicessi che sono tutte chiacchiere da bar?

Terzo uomo:        Lei scherza … non vede? Si rassegni: sono arrivati! La folla lo sta decretando.

Secondo uomo:    Dovrò rivedere le mie idee. E sì: mi metterò a leggere. Stavolta faccio sul serio.

Seconda donna:   Sono la conferma di quello in cui ho sempre creduto. Finalmente sono usciti allo scoperto. Dopo un simile ritrovamento. La scienza è scienza!

Prima donna:       Tanti anni fa un grande attore divulgò una notizia nella quale si diceva che erano apparsi i marziani … ma non era vero …

Terza donna:        I tempi sono diversi cara lei … oggi, coi mezzi che abbiamo, non si può più mentire così facilmente.

Seconda donna:   Hai ragione. Informerò i miei … quelli non leggono mai niente e la televisione l’accendono per vedere la pubblicità. Almeno adesso avranno di che studiare.

Primo uomo:        Che ignoranti eh? (Rivolgendosi alla prima donna)

Prima donna:       Oh!  Adesso voglio vedere come smentirà tutto.

Quarto uomo:      Quello che mi meraviglia è la presa di posizione di questi scienziati. Non dovrebbero schierarsi così senza nemmeno fare un seminario, un congresso … che ne so. Almeno una riunione tra loro: niente! Arriva un pezzo di ferro e giù a dire che è antico, che è quello che circonda la Terra … un minimo di ripensamento è obbligatorio. Lo si studi a fondo. C’è del pressapochismo in tutto questo.

Primo uomo:        Eh ma oggi col carbonio si fanno miracoli … lei in fondo ci crede?

Quarto uomo:      Io andrei piano. Può essere. Io credo nella scienza e se la scienza confermerà il fatto accetterò.

Primo uomo:        Quindi se ho capito bene siete tutti d’accordo nell’affermare che la scienza ufficiale sia da ritenersi falsa.

Seconda donna:    A questo punto mi sembra evidente!

Terza donna:        Beh … gli scienziati sono affidabili. Si tratta di rivedere certe posizioni erronee. Non si aspettavano un ritrovamento simile, diciamo la verità e adesso non faranno altro che fare retromarcia.

Primo uomo:        I giornalisti si sono divisi a metà. Credenti e non credenti.  

Prima donna:       Quelli credono solo nello stipendio. O mi sbaglio? (Primo uomo ride).

Quarta donna:     (È stata a sentire gli altri). Io invece non credo in una parola. Mi meraviglio di voi. Come potete credere che sia stata ritrovata la ringhiera che circonda la Terra? Siamo diventati matti? È una follia! Io credo in quello che so … e ne so quanto basta per non fare la figura della scema.

Quarto uomo:      Sinceramente un dubbio me lo porrei …. Dopo di che valuterei a fondo la veridicità … voi siete partiti in quarta.

Seconda donna:   Lo vuol capire che siamo stati indottrinati fin dalla nascita. Noi siamo i discendenti di un gruppo di alieni che è stato costretto ad atterrare qui in un tempo remoto … qualche migliaio di anni fa.

Terza donna:        Per me di più! Quindi dio sarebbe uno di loro?

Secondo uomo:    Io ci credo: mi avete convinto. Ero in bilico ma ora di fronte a questi avvenimenti … qui parla chiaro. –“Ritrovata la ringhiera originale”–.

Terzo uomo:        Anch’io … al diavolo mia moglie. Incontri pure Babbo Natale sul terrazzo, si faccia influenzare da quelle svitare delle chat … c’è un’organizzazione di questi …

Primo uomo:        Terrapiattisti?

Terzo uomo:        Voglio approfondire. Mi butto a capofitto: pensate che non l’ho mai fatto!

Quarta donna:     Doveva farlo prima di questi “avvenimenti”. E non dica che gli mancava il tempo. Vado! Per oggi ho fatto il pieno. A proposito: da domani cambio bar!

Quarto uomo:      Non essere precipitosa Amelia. Me l’avete fatta scappare. Sono mesi che la corteggio … ma andate al diavolo. Amelia sono d’accordo con te. (Esce).

Secondo uomo:    Vado nella libreria in fondo alla strada. Qualcosa troverò sull’argomento. Ci credete se vi dico che è la prima volta che al bar si parla di  un argomento scientifico?

Terzo uomo:        Ah sì! Ti seguo. Tieniti pure le tue riviste. Mia moglie resterà con un  palmo di naso. Le faccio vedere io che  caratteristiche ha l’uomo che ha sposato. Arrivederci! (Escono).

Primo uomo:        Porca miseria …  chi li convince questi che era tutta una bufala?

Prima donna:       Prima di buttarsi nell’innovazione ci pensi bene.   

Primo uomo:        La cultura del negazionismo predomina quando c’è insicurezza nei valori consolidati ma nel nostro caso si rasenta la follia. E adesso? Chi trarrà vantaggio da tutto questo bailamme?

Prima donna:       I ricchi! Gliel’ho detto! Lo sa quanti modellini di ringhiere appariranno nei prossimi mesi? Souvenir  a non finire.

Primo uomo:        Per la miseria non ho fatto altro che favorirli?

Prima donna:       Continui con la pagliacciata allora! Scriva un bel libro. Si allinei e vada in TV.

FINE

QUADRO SECONDO

La youtuber

Scena prima

Signor A:    (Entra). Vediamo di sbarcare il lunario. Speriamo vada bene! Scrivi, metti in scena ma alla fine quando il sipario si chiude stai a sentire se il boato dei fischi supera quello degli applausi. Trovi anche un argomento attuale ma … l’attualità è vecchia già domani. Innovare, rinnovare, rifare, stravolgere ma sempre al punto di partenza siamo  (arrivano le signore). Eccola qui la mia mogliettina con l’amica. Lo sapete che siete le mie attrici preferite. Allora, mettetevi in posizione che diamo inizio alle prove. Non perdiamo tempo. Mi raccomando. Attenetevi.

Signora B:  A cosa?

Signor A:    Alle battute ... a cosa sennò?  Forza prepariamo la messa in scena di questa commediola che ho scritto di recente. 

Signora A:  Se dovessi sbagliare?

Signor A:    Vedrai che non sbagli. Siate un po’ voi stesse. Metteteci del vostro insomma. Senza strafare. Pronte? Esci ed entra come credi.  

Signora A:  Bene! Inizio io?

Signor A:    Facciamo iniziare tua nonna?  Mi raccomando: non uscire dal personaggio. Dai! Vediamo di non fare notte però. Io faccio il personaggio maschile. Vai!

Signora A:  Inizio eh. (Esce ed entra festosa). Adorata amica che bello incontrarti nella tua bellissima casa. Come sono contenta. (Fa una giravolta).

Signora B:  (È più svanita dell’altra) Ti stavo aspettando da ore. Sei diventata un’estranea. Accomodati! Gradisci qualcosa … ma si che lo gradisci. (Si siede accanto senza servire niente). Te lo voglio proprio dire: mio marito sta scrivendo una commedia e ha chiesto il mio aiuto.

Signora A:  Cose da non credere. Che argomento tratta?

Signora B:  Una storia su di me … (Si avvicina all’amica) dovrò raccontare tutto?

Signora A:  Ti vuoi confessare? Con tutti i peccati che hai sulla coscienza?

Signora B:  Senti chi parla. Prenderò degli spunti dai giornali rosa. Gli racconterò quelli. Qualche balla che si avvicini alle mie avventure ci sarà.

Signora A:  Più di una credimi. Dimmi che stiamo per uscire. Ho bisogno di fare shopping. Tre quattro chili di roba non me li toglie nessuno.

Signora B:  Addirittura!         Cosa te ne fai di centinaia di magliette, di pigiami e schifezze varie?

Signora A:  Le mostro ai miei amici su internet … amano assistere alle mie evoluzioni. Come descrivo io i prodotti guarda … Pubblico due video al giorno ormai. Sì sì!

Signora B:  E ti stanno a sentire?

Signora A:  Mi riprendo mentre mangio, mentre mi cambio d’abito, mentre mi trucco, mentre vado in bagno ... sì sì … vivo di vlog. Giro col telefono in mano per buona parte della giornata tant’è vero che mi sta prendendo un dolore qui alla spalla del tutto insolito.

Signora B:  E non ti mandano a quel paese?

Signora A:  Scherzi: mi adorano! Non vedono l’ora di  connettersi. Io sono un’influencer, a modo mio.  Quello che mostro io è preso ad esempio. E corrono nei negozi a frugare. E quando non trovano il prodotto mi subissano di domande alle quali rispondo con enfasi e finta noncuranza. Creo aspettativa. Sono in combutta con alcuni grandi store. I gestori fingono di aver terminato il quantitativo del tal abito per creare richiesta  … e ne vendono il doppio. Sono a metà strada tra la diva e la donna d’affari. Una figura professionale nuova. (Si atteggia a vamp).

Signora B:  E si guadagna?

Signora A:  Insomma! Sì. Certo, la prima dote di una youtuber è la bellezza.

Signora B;  Che nel tuo caso diciamo è la terza dote. Per dire!

Signor A:    Brave! Me lo avete strappato. Sono quasi commosso. Continuate.

Signora A:  Dici così perché non sono in ordine. Mi manca  il make-up. Quando esco in incognita non mi trucco. Temo di essere riconosciuta. Scherzi. Vengo assalita da branchi di giovani festosi e petulanti da non credere. Sto cercando una sorta di avatar. Ti andrebbe di fare da modella per me?

Signora B:  No! Meno mi si vede meglio è.  

Signor A:    Tocca a me. vado di là e rientro. (Esce e rientra con dei fogli). Ma che amabile chiacchiericcio. Salottiero. Adoro le donne quando spettegolano amabilmente dei più svariati argomenti . Pensa che l’argomento è così allettante che ne ho tratto due commedie.

Signora B:  Mio marito è uno scrittore. E mi sta dedicando la sua ultima commedia.

Signora A:  Questa? (La signora B nega). Un’altra? Pensavo che avessi decido di non scrivere più? E invece continui. Mi raccomando fatti raccontare tutto.

Signor A:    In che senso: tutto?  Ah … tutto per filo e per segno … ma cara amica mia moglie non ha segreti inconfessabili.

Signora B:  Lo crede lui (Tra se). Ma quali segreti?  Ci siamo detti tutto fin dall’inizio.

Signora A:  Ti ha detto anche che faceva la prostituta? (Gesto della signora B).

Signor A:    (Ride). Oh sì, è stata la prima cosa! Che amica burlona hai cara: mi è tanto simpatica. La prostituta. Questa poi, guarda me la scrivo. La inserisco nel testo. Sei così buffa. Ma come ti vengono ‘ste cose?! (Pensa) E se un giorno scrivessi una commedia sulla tua vita? (Attenzione: a volte divagano parlando  dei loro problemi poi rientrano nella parte)

Signora A:  (Diventa seria di colpo). Perché proprio sulla mia vita?

Signora B:  (Colpetto di tosse per evitare parole inutili sulla loro vita passata). Riprendiamo. Lei è una youtuber … correrebbe il rischio di non attrarre i suoi followers … che l’adorano.

Signor A:    Sei adorata? Che meraviglia! Adoro le persone adorate. Mi sento parte di un Pantheon esclusivo. (Si gongola).   

Signora A:  Interessante … mi farò dei filmati col Duomo alle spalle mentre passeggio con una busta piena di prodotti … entusiasmante: che idea, da scrittore proprio. Beata te che hai un marito artista. Il mio è un cretino qualsiasi.

Signora B:  Ognuna ha quello che si merita.

Signora A:  Appunto cara. (Svampita)

Signora B:  Prova a reclamizzarlo facendolo sbucare da un sacchetto vestito da chissà quale cartone animato. Cu cu! Questo è mio marito nello splendore dei dieci pollici.

Signora A:  Che bella pensata. Ma no, quello rimane cretino.

Signor A:    È pur sempre il marito di una youtuber e oggi come oggi è un vantaggio anche per lui. Diventa visibile.

Signora A:  Veramente faccio di tutto per nasconderlo. Sto pensando di svolgere la mia attività  con accanto un modello … sai quei tipi un po’ vertiginosi: un manichino! Almeno non protesta. E lo posso vestire a modo mio. lo butto dentro e fuori dall’armadio …  Amo vestire gli uomini.

Signora B:  Strano. Prima facevi il contrario. (Ironica).

Signor A:    Ma tesoro è una youtuber. Una volta capito come si fa tutte le donne la imiteranno. Del resto uscire di casa al mattino ben vestiti fa piacere e chi meglio della tua compagna lo può fare.

Signora B:  A giudicare da come esci tu al mattino sarebbe utile.

Signor A:    Ma tesoro io sono un artista … non parlavo per me ma per i meno dotati di estro.

Signora B:  Ah, di quelli. Eh sì un artista influenza.

Signor A:    A modo mio sì! (Si atteggia pensando veramente  di essere chissà quale grande artista).  

Signora B:  Ti prego caro non prendere il volo, rimani con noi.  

Signora A:  Mi sento una nullità.

Signora B:  (Tra se) Lo eri anche prima. Beh, cambiamo discorso: rientriamo. Ho visto che insegni a sbucciare le mele, le patate e quant’altro.

Signora A:  Certo … come le sbuccio io non le sbuccia nessuno. Sono una youtuber.

Signor A:    Che bel mestiere. Fare le attività quotidiane in modo creativo. Sono entusiasta. (Ogni tanto prende nota).

Signora A:  Ho in programma di insegnare al mio pubblico come si va al bagno … sì sì … cosa  è meglio fare prima, come calarsi le mutande, come pulirsi il didietro,  con quale carta , le carte non sono tutte uguali. Oggi come oggi la crescita culturale passa dal video di uno smartphone …  La mia è un’attività a tutto tondo. Non lascio niente al caso.

Signora B:  Eh lo so! la gente non è più in grado di svolgere le azioni più elementari.

Signora A:  Le fanno male. Vi potrei intrattenere per ore ma …

Signora B:  Ci credo. Finiresti per influenzare anche me.

Signora A:  (Essendo ormai entrata nella parte estrae dalla borsetta un pettine e altri oggetti che non esita a mostrare al pubblico e di esibisce pettinandosi ecc  …). Perché non mi fai sentire qualcosa, qualche battuta della commedia?

Signor A:    Volentieri. Prendo alcuni fogli a caso. Cosa mi fai dire: la stiamo facendo la commedia. Non divagate.

Signora B:  (Per non essere da meno, non si sa se per scherzo o per ripicca nei confronti dell’altra,  improvvisa una sfilata mostrando al pubblico degli oggetti che le capitano sotto mano).

Signor A:    Ma cara cosa fai?

Signora B:  Sto influenzando il pubblico … il mio pubblico! 

Signor A:    Come pensi di influenzare  la gente mostrando oggetti dal valore inestimabile? Lascialo fare a lei che ha stoffa.

Signora A:  Queste cose non le vuole nessuno. Io sono youtuber non antiquaria.

Signora B:  Hai provato con qualche reliquia? Ho delle tuniche lacere.

Signor A:    Non la buttiamo sul religioso … via … sarebbe troppo facile. E pensare che dovrebbe essere una cosa semplice recitare. Ve l’ho detto: attenetevi al testo.   

Signora B:  Ci siamo attenute ma a volte ci scappano. Essendo una commedia mi sento spinta a dire la verità. È più forte di me. Tanto poi chi ci crede.

Signor A:    La verità su cosa?    

Signora A:  Ma niente … cara, non ti lasciare influenzare dal mezzo. (La commedia). A furia di spingerci andiamo oltre. Va bene raccontare ma … Dai, proseguiamo. Mi piace questa parte.  È così attuale.

Signor A:    Peccato che sei un’attrice. Apri la busta e mostra il contenuto.

Signora A:  (Inizia ad estrarre gli oggetti, di tutto, e li mostra come se fossero introvabili e straordinari. È inutile dire che sono tutte cianfrusaglie di pessimo gusto. Finge di provarsi gli abiti mettendoseli davanti e simulando grande soddisfazione per la scelta ecc … ) Pensate che ho trovato questo capo in un magazzino fuori porta: è vintage. Modernissimo. Fuori è pelle di daino e dentro foca cartapestata. Incredibile. Ecco, questo invece è uno schiaccia patate particolare: schiaccia le patate. Alcuni lo promettono ma non lo fanno. Questo è rosa ma ci sono anche di altri colori. Invece questa scatola l’ho presa per mettere ordine nell’armadio … dio che disordine ho là dentro. Qualche giorno vi insegno come sistemare gli abiti. Dovete appenderli non gettarli dentro alla rinfusa.

Signor A:    Sei uscita dal testo. Non puoi dire che hai un armadio disastroso e pretendere di insegnare come gestirlo.

Signora B:  Ma fa lo stesso. Prima influenza a mettere in disordine e poi a mettere in ordine. Le sue followers passeranno la giornata a buttare per aria l’armadio. E i mariti saranno entusiasti delle loro mogli, che finalmente hanno capito dove appendere le cravatte.

Signora A:  Dio come mi sto immedesimando … mi sembra tutto vero. Hai ragione tu! Mi stava scappando fuori di bocca … lo vuoi sapere? (Si avvicina all’amica). Insegno a far spazio nell’armadio così tutte sapranno come  faccio ad infilarci quel “manichino” in caso di pericolo. Un esempio ci vuole.  

Signora B:  Lo vedi? È proprio la commedia che ti consente  di raccontare  le verità più impensabili.

Signor A:    Di che verità state parlando? (Era distratto perché stava guardando dei fogli).

Signora A:  Delle più svariate. Quando scriverai di me racconterò … Lasciami mostrare altri oggetti ti prego.  Mi sto gasando. Faccio di testa mia?

Signor A:    Se ci tieni. Caso mai lo inserisco dopo il testo. Se proprio dobbiamo scrivere scriviamo. … a volte me ne esco con affermazioni incredibili. Dove finirà questa commedia chi lo sa.

Signora B:  Nella spazzatura. (Tra se).  Dai, facci vedere le novità!

Signora A:  (Si atteggia a grande esperta di vendite).  Cari amici da casa … scusate! Sono a casa  o stanno passeggiando?  … Lasciamo stare i preamboli e passiamo all’ esposizione. Dunque cari … guardate che roba … questa è una noce di cocco porta cipria, innovativa, ve la mostro da tutti i lati … è in ebano moscato del Tanganica. Tre euro al chilo … scusatemi ogni tanto mi lascio andare a affermazioni del tutto inesatte.

Signora B:  Finché sono queste … (Allude).

Signora A:  (Lancia un’occhiata all’amica). Vi insegno ad usarla. Si svita e .. ah, la cipria è a parte. Se volete la potete fare da voi … oggi voglio darvi questo consiglio. Certe volte mi prende la voglia irrefrenabile di dare consigli. Allora, prendeteun po’ di gesso e boro talco, bagnate quel tanto che basta e lasciate asciugare. 

Signora B:  E il buco nel muro è sistemato. (Sarcastica).

Signor A:    Ne sai proprio una più del diavolo tu. Sì, inserisco questa frase ad affetto. Influenzi bene! C’è gente che non lo sa fare e si picca.

Signora B:  Ti riferisci a me? Ma se ho perfin venduto un pappagallo di legno che parla più di te. Il bello è che lo hanno preso per vero. Peccato che ne avevo solo uno.

Signora A:  Veramente? È proprio vero che si riesce a vendere di tutto: anche la cacca.

Signora B:  Dipende cara.

Signor A:    Da cosa?

Signore B:  Dall’ingenuità del compratore.

Signor A;    Questa la scrivo. Che commedia! Innovativa. La intitolerò: “Come lasciarsi infinocchiare senza che te ne accorga” … No!  Meglio: youtuber. Visto che siete così prese da ’sto fatto perché non vi mettere anche voi a postare video? … Idea! Mi vengono così all’improvviso. Insceniamo la commedia su qualche social.

Signora A:  Recitando vendendo o vendendo recitando. Tanto è tutta una farsa no?

Signor A:    Mi sminuisci il lavoro? È una commedia! Farsa me la chiama.

Signora B:  Che differenza fa? … Hai ragione! Saremmo le prime. Lasciamo l’attività di attrice e gettiamoci a capofitto sul web.

Signora A:  Non c’è poi così tanta differenza. Recitare qui o altrove per me  è lo stesso.

Signor A:    Voi lo fareste senz’altro meglio. Con l’esperienza che avete. Chissà cosa riuscireste a reclamizzare.

Signora B:  Hai voglia! La cacca in scatola l’hanno già proposta vero? Gli faremo vedere come si fa ad aprire la scatola. Manca la figura dell’apriscatole di me …. A momenti mi scappava.

Signor A:    Lascia correre cara.  

FINE

QUADRO TERZO

La crisi

Scena prima

Scrittore:    (Sta leggendo un foglio scritto in precedenza e riflette). Per caso un giorno mi accorsi che … adesso  posso dire che fu un caso, lo sto raccontando.  Un fatto succede indipendentemente dalla mia volontà. Intercettare un fenomeno per poterlo descrivere. Tu passi, incroci e prendi. È scienza o letteratura? La scienza considera, la letteratura divaga … Ah sì. Tanto per cominciare bisogna imparare a separare la retorica dalla realtà. Qual è la realtà. La mia, quella che ha generato il caso o quella del testo che ne trarrò? È una realtà dominata dal caso o una realtà necessaria quella che incroci? È necessaria per me che ne devo fare un romanzo. Quindi è una scelta. Quante realtà ci sono? Una! Un fatto è un fatto a prescindere. La letteratura non è reale. È un immaginario che potrebbe essere vero. Serve per far luce. Forse! Per caso o volutamente. Serve a descrivere il fatto appreso per caso. I fatti antichi non li apprendi per caso. Sono già successi. Lo leggi. Quindi il caso è da mettere in relazione solo col presente e col futuro? Il passato è fuori discussione in quanto è noto, sì ma prima? Il divenire genera  il caso,  necessario o non necessario ma caso. Come la sto facendo facile. Fin troppo. Quindi bisogna dedurre che se nessuno avesse scritto non sapremmo niente, e certo, da un lato è storia, che non dovrebbe avere niente a che fare  con la letteratura e dall’altro è tutto il resto. È mezz’ora che scrivo e sono ancora in alto mare. Per dire qualcosa bisogna tacere. Eggià: un bel silenzio non fu mai scritto. Ecco perché lo dicono. Capirai che letteratura. Aldilà di tutto questo, che riguarda solo i miei dubbi, quello che frega lo scrittore è il modo di scrivere … purtroppo ce n’è uno solo … ti siedi, se non è per il caso suddetto che scrivi è perchè sei uno bravo,  e scrivi di tua iniziativa ma ti devi attenere al metodo, se cambi sei fritto. Racconti sì qualcosa ma  qualcosa di irriconoscibile. Non che sia irriconoscibile quello che scrivi per te stesso, tu sai quello che scrivi, sono gli altri che non hanno la chiave di lettura. –“Ah, ma io credevo che … no pensavo che … non è stato per niente chiaro” –. I critici vanno a nozze. Senza canone sei fottuto. E a me il canone va stretto. È vero che  sono i lettori  i più sprovvisti di capacità deduttive ma la colpa è nostra. Ecco! Bisognerebbe addensare un pensiero in una sola parola. Un ideogramma. Ma noi pensiamo che il parlare costituisca la sostanziale differenza con gli animali. Che a loro modo parlano. Non ci capiamo ma parlano. La vera differenza è che noi diciamo un sacco di scemenze per il solo fatto di saperle dire mentre quelli con un grugnito te la fanno capire.  Se imparassimo a grugnire? A volte un semplice grugnito spiega molto più di una pagina … e parlo di un nostro grugnito. Che bello sarebbe riempire i fogli di gnù gnù grr grr bbbbr .. l’hanno già fatto. Sarei solo l’ennesimo! Dadaisti, futuristi. Al diavolo. Come la prendi la sbagli.

Compagna: (Entra, sta mangiucchiando qualcosa) Sei alle prese col romanzo?

Scrittore:    Già! Vorrei scrivere qualcosa di nuovo ma è così difficile … non perché sia difficile in se ma è difficile superare l’ostacolo del linguaggio. Mi sento prigioniero.

Compagna: Del metodo vorrai dire?

Scrittore:    Esatto, del metodo. Volevo dire metodo. Si ma anche le parole sono un  peso.

Compagna: Io pratico l’agrafia.

Scrittore:    Di che tipo? Esoterica o essoterica?

Compagna: No no … non mettere in mezzo le palle filosofiche eh! Lasciale ai nulla facenti. Ecco! Imita i filosofi. Mille pagine per non capirci una parola. Poi vai va leggere il sunto e ti accorgi che ne bastavano tre per chiarire il concetto. È per questo che io preferisco parlare.

Scrittore:    Corri il rischio di dire un sacco di fesserie lo sai?

Compagna: Se ben dette convincono. E ne abbiamo testimonianza.

Scrittore:    Ho capito: preferisci non scrivere per non lasciare tracce del tuo pensiero.

Compagna: Eh, più o meno. Faccio sempre in  tempo a smentirmi. La tradizione orale è bella per quello. È stato detto o non è stato detto? Chi l’ha detto? Ma forse!

Scrittore:    È stato il miglior modo che conosca per rigirare la frittata senza pagarla.

Compagna: Ti riferisci alla frittata o alle conseguenze?  

Scrittore:    Alle conseguenze. Mi spiace …  lo scrivere sarà anche mal interpretabile ma rimane pur sempre uno scritto.

Compagna: Se è mal interpretabile è inutile. Da un fatto ne puoi ricavare cento. Lo sai che a secondo del modo di pensare si da peso a certe parole perchè conviene credere che siano le più efficaci e veritiere di altre mentre qualcun’altro pensa l’opposto?

Scrittore:    Stai parlando dei libri di storia? Mi hanno detto che la storia la scrivono i vincitori, i perdenti vengono menzionati come oppressori e dannosi per la civiltà … in nome di quale  civiltà si sono battuti per vincere non lo so ma intanto con questa ci troviamo. Ma io sto parlando di un romanzo. Di come scrivere un romanzo. Mi fai dire delle cose … se non ci fossero i libri di storia non sapremmo niente, nemmeno degli sconfitti.  

Compagna: Tu trascuri la propaganda caro mio. C’è sempre stata.  Ti faccio un esempio: chi ha vinto la battaglia di kadesh? … Ho trovato! Non essere retorico! Sarebbe già un bel passo avanti. Descrivi i personaggi come se fossero maschere. Degli universali  (intanto sgranocchia una mela).

Scrittore:    Tu mi stai portando indietro. Mi metto a fare la tragedia. E poi hanno inventato i registratori.

Compagna: E allora?

Scrittore:    Registrano quello che dici e di conseguenza è come se scrivessi.

Compagna: (Pensa  un attimo). Quindi il detto “verba volant” non vale più?

Scrittore:    Non vale più! Le parole rimangono sul nastro.

Compagna: Di conseguenza chi ha i nastri detiene il potere. 

Scrittore:    Il potere è di chi detiene i nastri. Sai che mi piace la parola nastri ? Potrei dire cd, chiavette usb, scheda di memoria … ma nastri è bello. Fa antico! Lo senti come si evoca il passato: “nastri”. Te  li vedi gli inquisitori indagare chiusi in un bugigattolo tra centinaia di nastri che girano sui Revox (Mima con dei gesti). … Fondamentalmente sono un romantico. Sto già cadendo nella retorica. Chiudiamola qui perchè mi sembra di essere a scuola. E io detesto la didattica. Stavo tentando di dare una definizione di caso ma non ci riesco.

Compagna: Lascia stare. Non si può nemmeno aprire bocca quando sei sotto con un romanzo. La senti la parola? Romanzo! Sa di carne! Se vuoi davvero cambiare qualcosa trova un altro modo di definire uno scritto lungo. 

Scrittore:    Lo dici in quanto vegana o quanto innovatrice?

Compagna: Vegana! Adeguati ai tempi. Sta cambiando tutto. Via le parole stantie. Il linguaggio muta coi tempi. E  i tempi sono più veloci ora … in passato andavano piano. Chiamalo … Rorosmarino. Cosa fa vendere un libro piuttosto che un altro? La novità!  Vi presento –“ Il cretino della porta accanto”–. E già il titolo la dice lunga. Rorosmarino di Chipiùnehapiànemetta. Vendita assicurata.

Scrittore:    Bufala più bufala meno. No, non è questo il modo.

Compagna: Un modo vale l’altro. Scrivi cretinate più grosse degli altri se vuoi vendere. Ma sparale grosse. Esco! (Esce).

Scrittore:    Non fa altro che confondermi … ero partito bene e … cambio mestiere! È già stato scritto tutto e il contrario di tutto e in tutti i modi possibili. Non c’è più niente da fare. Alla fine sono sempre le stesse storie. Si mischiano solo i personaggi. I personaggi sono come un mazzo di carte, le mischi un po’. In quel romanzo quel tale personaggio fa questa azione prima mentre nell’altro romanzo lo stesso personaggio la fa dopo. Ma la fanno tutti. … I generi! Sono la rovina della letteratura. Tu superi i generi e ti trovi nel nulla. Ecco! E siamo daccapo. Una vicenda è una vicenda … vera, finta. Spacciata per vera  o spacciata per falsa. Molti autori, quelli bravi,  spacciano per vere le loro storie … dicono: –“Ho raccolto la testimonianza”– … Ma di chi? Al contrario i meno bravi se le fanno raccontare per filo e per segno e le spacciano per proprie magari con l’aiuto di qualche editore che strapazza i manoscritti di sconosciuti passando sottobanco qualche paragrafo ben scritto per assicurarsi la continuità di un certo guadagno che l’autore famoso non è in grado di assicurargli perchè è  in crisi creativa … Quante cose sto tirando in ballo … per niente poi perchè alla fine  tornerò a scrivere il solito polpettone pseudo bizantino … e si noti, pseudo, nemmeno autentico. (Si stiracchia).Se mai dovessi avere successo con questo … rosmarino, mi guarderei bene dal vagabondare da uno studio televisivo all’altro. Non sono un mendicante. Mi fido del passa parola. Metti il tuo bel pacco di libri in libreria e aspetti. Comodo presentarsi in  tv col libretto sotto il braccio. La colpa è più dell’editore che del letterato ma intanto la processione la fa. Captatio benvolentiae. I giornalisti poi … mamma mia! Come apri la prima pagina indovini subito quello che vogliono dire. Prima o poi se lo metteranno in bella mostra sulla scrivania intanto che leggono il telegiornale. Lo mostrano perfino in radio o lo reclamizzano sul proprio giornale. (Pensa un  attimo) ho già detto rosmarino … che innovatore. (Buio).

Scena seconda

Qualche giorno dopo

Scrittore:    (Legge quello che ha scritto). Ho capito tutto!

Compagna: Così in un attimo? Che genio!

Scrittore:    Ma no! Ho capito nel senso di  aver capito che per superare l’empasse bisogna leggere tutti gli autori … solo allora capisci come scrivere un testo innovativo. 

Compagna: È inutile e non faresti in tempo.

Scrittore:    Come non farei in tempo?

Compagna: O scrivi o passi la vita a leggerli tutti. E arrivato all’ultima pagina dell’ultimo libro ti seppelliremo.

Scrittore:    E allora come faccio a trovare la soluzione?      

Compagna: Fregatene! Scrivi come sei capace. Che mania ti ha preso? Il tuo destino è nella mani dei critici. Puoi essere anche bravo ma se non gli vai a genio …. Finora sono stati i contenuti a fare la differenza. Parti da quelli. Perché non inventi un capitolo di storia … è facile! Butti dentro di tutto, una miscellanea di forsennati che si sbattono a destra e a manca per poi finire  con la solita morale trita e ritrita. Quante morali ci sono? Questa abbiamo! Cambia almeno la morale: fai morire il buono.

Scrittore:    Ma quali contenuti …  un romanzo ha dei contenuti dopo secoli dalla pubblicazione. E solo perché si vengono a conoscere gli usi del tempo o qualche verità vera o presunta. Forse! I romanzi borghesi danno solo esempi. Ecco come devi comportarti: così! Sei cattivo? Diventa bravo e vai in chiesa. L’eroe è un pentito. Prima spacca tutto e  dopo, quando non ha più niente da spaccare, diventa bravo ed eroe perché ha salvato la patria, a volte senza nemmeno saperlo, perché nel frattempo potrebbe essere già morto. È meglio diventare eroe da morto: meno complicazioni.   E l’anti eroe è un povero scemo perché è un inetto che per caso riesce in qualcosa che non immaginava nemmeno. Finge e basta.   –“Ah, che bel romanzo, ben scritto bello stile”–. Banale!  

Compagna: Fra cento anni si sapranno i nomi dei nostri eroi: gli chef!  I posteri sapranno come cucinavamo gli spaghetti.

Scrittore:    Più che di cucina oggi non si parla. E li vedi gli scrittori davanti ai fornelli di qualche trasmissione televisiva a spentolare senza nemmeno sapere quello che fanno pur di vendere il romanzetto … perdon, il rosmarino! Vedi che sto al passo?

Compagna: Scrivi pensando al futuro. Inventa una storia che sia impossibile alla tua epoca e farai della  fantascienza e sarai preso per un profeta: se l’azzecchi.  Al contrario scrivi una scemenza sulla tua epoca e farai  solo soldi. Si chiama cronaca, ce n’è di tanti colori. La maggior parte dei romanzi è solo cronaca illustrata a parole o ancor peggio autobiografia. Ma il “gossip” ragazzi. Dio che visibilità. …. Resterai un idiota per le generazioni future ma nel frattempo ti arricchirai. Se  poi assumi atteggiamenti da gay chi ti tiene. Non scrivere mai saggi. Correresti il rischio di schierarti dalla parte sbagliata per difendere le tue misere idee. Che potrebbero essere accettabili per un certo periodo e dannose nel periodo successivo.

Scrittore:    Mi stai indottrinando?

Compagna: Io non scrivo: parlo!

Scrittore:    Anche per niente! Vai al diavolo! Ho la testa piena di briciole che aspettano di essere impastate in modo alternativo per dar inizio ad una nuova forma letteraria e tu dici che parli. …  Sono mesi che mi scervello … vai a fare un giro.

Compagna: Anche due. Tu non ti rendi conto che viviamo in un periodo in cui non c’è niente di importante. Tutto deve durare un giorno. Tutto sta sulla superficie, scivola via. E la vince chi è più bravo a spararle. (Esce).   

Scrittore:    Ma così facendo favorisci il potere costituito che ha tutto l’interesse a favorire  il nulla, a depistare per nascondere le malefatte. Quella esce … e io rimango quello di prima. E mi sto anche a scervellare. Fossi scemo almeno … in quel caso che attenuanti avrei? Sono scemo! E gli scemi non sanno scrivere … o dio, mi sa tanto di averla sparata grossa questa. … Ecco! Trovato! “Lo scemo che scrive”. E da scemo chissà cosa scrive. –“ Ah ma quello è scemo … saranno tutte balle … Sìììì! Non vorrai dar credito a quelle scemenze?  Da quando un governo non pensa ai cittadini? Non penserai davvero che  i politici rubino?  Non l’ho mai sentito dire!”–. … È proprio una pensata da scemo! Vado a prendere una boccata d’aria. Lo vedi? È retorico. Dirò … eh: a respirare! Troppi luoghi comuni. Ecco. Evitare luoghi comuni e retorica. (Buio)

Scena terza

Qualche tempo dopo

Scrittore:    Userò le stesse parole per dire altro … vediamo un po’ cosa salta fuori.

Compagna: (Entra) Computer nuovo?  Quello di prima non andava più bene? Era retrogrado. La rovina dello scrittore è il computer. O è un passo indietro o è un passo avanti. Dipende dalle scuse che si trovano qualora lo scritto dovesse far pena. Se è interessante il merito è solo tuo ma se fa pena è colpa del computer. … Secondo me se togli il correttore ortografico è meglio … se non altro non vedresti quelle righe rosse sotto le parole.  

Scrittore:    Se lo tolgo come faccio ad accorgermi degli errori? Devo confrontare i significati no!

Compagna: Perché non scrivi alla rovescia già che ci sei?

Scrittore:    L’hanno già fatto. Lasciami stare dai …

Compagna: Tu vuoi tentare di stravolgere la semantica. E dillo subito. Io ti consiglio di lasciar perdere. Finiresti per dare un altro significato alle parole. Scriveresti in codice per te stesso. Devi scegliere: o scrivi per guadagnare, che è l’unico scopo della scrittura,  o scrivi per perdere tempo e se continui così ce la fai alla grande. Però passerai alla storia: come criptologo però.

Scrittore:    Tu mi perseguiti … dillo chiaramente, me ne farò una ragione.

Compagna: Guarda che “fossato” rimane pur sempre un buco anche se lo scrivi con una esse sola.  Beh, io esco per gellato al tacchio.  

Scrittore:    Spiritosa … ho capito benissimo. Vai vai … E se mi buttassi nella poesia? Qualsiasi cosa scrivi va sempre bene. Te le lasciano passare tutte … licenze le chiamano. Quelli non conoscono la lingua ma gli errori sono licenze. Bravi! Forse ho trovato la strada. Vediamo! Dunque … una sola riga. Un ermetismo. Lo butto lì. – “Puzza e Puzza, nel mondo non c’è altro che Puzza”  –. Per descrivere questi versi ci vogliono perlomeno cento pagine di spiegazioni e di commenti. Se cominciamo ad analizzare da dove viene la puzza e cos’è che puzza e chi è stato a farla … qui è facile! Più allunghi la strofa meno commenti si fanno, lo dici già quello che pensi. Se al contrario scrivi una sola parola ci pensano gli altri a continuare … e giù libri su libri … ma non ti interpellano per sentire un po’ se è vero quello che dicono del tuo scritto …. Sono tutti esegeti. E se per caso, in un intervista casuale li contraddici, passi dalla parte del fesso che non si sa esprimere. Loro non capiscono niente e tu sei un fesso. Quello che uno dice è detto! Se lo capisci bene, se non lo capisci chi se ne frega. Te lo fai spiegare da quello che l’ha capito. E stiamo parlando di arte, figuriamoci se parlassimo di notizie … e qui ci vorrebbero i critici … criticate le notizie deliranti che appaiono dappertutto … e no, quelle no! le notizie non sono arte. Ma danneggiano più di una poesia incompresa. E giunti a questo punto lo scrittore abbandonò la carriera per insufficienza di argomenti. Pensò che forse sarebbe stato meglio dedicarsi all’agricoltura … mai all’ippica … non esiste più …  se devo essere contemporaneo lo devo essere fino in fondo. (Buio).

Scena quarta

Il giorno dopo

Scrittore:    Allora vediamo … –“Sopra e sotto”– Rolesso  … sì, bollito adesso. Ci sono ricascato in questa storia del manzo. Storio … “messo giù da” … hai visto che ho trovato la parola senza cadere nel vegano. E fin qui .. adesso cerchiamo un temine per quell’altro tipo di …. Ecco … Compositazione in suoni di … questa si che  è bella. Invece di versi: suoni! I versi li fanno gli animali i suoni noi … e allora perché hanno continuato a chiamarli versi? Qui la semantica non centra … è assuefazione, non voler capire, non voler innovare. Aspettano il caso. Ecco, il caso. Lo sapevo che centrava.  Chiamo la mia compagna per verificare. Compagna! 

Compagna: Che c’è?

Scrittore:    Miaoooo

Compagna: Adesso ti metti a fare versi?

Scrittore:    Hai visto? Ho ragione io. Versi!

Compagna: Te lo dico: smettila di innovare, stai passando il limite. Oltre si aprono del porte del manicomio.

Scrittore:    Non ci sono più.

Compagna: È il caso di riaprirne qualcuno. Lascia stare. Scrivi come sai! Poco ma sai.

Scrittore:    Sei sempre di grande aiuto. La compagna di uno scrittore è determinante per la buona riuscita dell’opera.

Compagna: Quella di uno scrittore sì, ma io non lo sono … sono la tua compagna, se poi tu credi di essere uno scrittore sono affari tuoi.

Scrittore:    Perché cosa sono? Un ricercatore.

Compagna: Di funghi … perché non scrivi una commedia? …. Prendi una storia vera e falla diventare una finta falsa … una palliata.

Scrittore:    Per contrappasso? La commedia è uno strumento di forte impatto sui politici. Tremano dalla paura di essere scoperti in flagrante. La commedia sposta l’asse d’equilibrio mentre ci sei sopra. Usi la maschera per smascherare. Sai che quest’idea mi piace? Vedi, per caso è saltata fuori dal cilindro la commedia.

Compagna: Non l’ho inventata adesso. C’era già prima che ne parlassi.

Scrittore:    Dietro ad  uno scrittore di successo c’è sempre una donna che suggerisce, che sprona. 

Compagna: Soprattutto se lo scrittore è un maschio. E poi vi fate grandi. –“ E, la mia compagna è stata di grande aiuto … non per quel  che riguarda la scrittura, e qui aprirei una parentesi di quelle che occupano tutto il foglio, ma per la pazienza che ha mostrato di avere sopportando le mie lunghe assenze, costretto  in un esilio creativo spossante“–. Le compagne non vedono l’ora che vi assentiate. Scrittori scendete dal pero. Fuori dalla torre d’avorio. Sta crollando!

Scrittore:    Dio come mi tratti male …  è come se mi avessi fatto un salasso mentale. Se facessi parte di quelli che farebbero meglio a darsi al giardinaggio lo capirei ma io … eh … 

Compagna: Non avendo il giardino … e  poi prelevando neuroni magari si rimescola tutto lì dentro  … e scriveresti meglio … e con la semantica come la metti? Hai desistito?

Scrittore:    Sarebbe troppo ardito cambiare proprio ora che stiamo vivendo un periodo di decadimento dei valori, del linguaggio, della cultura. Ci sarebbe il caos. Si potrebbe perfino scatenare una guerra. Non tra poveri indigenti ma tra sotto acculturati e somari,  categoria quest’ultima  in piena espansione devo dire. Non sarebbero più in grado di identificarsi nel nuovo linguaggio.  Sono dei poveracci comunque ma non lo sanno perché pensano che tutto finisca col  mangiare e vedere la partita, che per loro è il massimo possibile. Finché predomina la cultura del “tanto chi se ne frega dei sette re di Roma” lasciamo le cose come stanno. (Si atteggia un po’ad attore)

Compagna: Eviti di schierarti insomma? E non vorresti fare la commedia? Guarda che così la fai senza saperlo proprio in questo momento. Tu stai facendo la commedia.

Scrittore:    Guarda é un caso!  Sono partito per un romanzo e tu da innovatrice  vegana mi hai condotto … la senti la parola? Condotto, che cosa significa?  Che c’è dentro del sapere, ha un contenuto … lo vedi? Un caso! Il veganesimo ha prodotto questo caso di condurmi. Perdona lo sfogo retorico che ogni tanto mi assale … Dicevo mi hai condotto verso un genere a me sconosciuto. 

Compagna: Tu confondi l’etimologia con la semantica. (Si avvicina, gli mette una mano sulle spalle).  Lo sai che gli scrittori in passato facevano largo uso di sostanze? Vedo che il periodo si sta ripetendo. 

Scrittore:    È inutile: mi disprezzi. Farò di testa mia.

Compagna: Senza chiedere aiuto?  Temerario. (Buio).

Scena quinta

Alcuni giorni dopo

Scrittore:    Senti un po’ se questi suoni ti piacciono. –“ Strapp-ssssh-emut-valat- caleb- sssshhh-tuttù-zzzzzh-cat!”–

Compagna: Chiamo l’ambulanza.

Scrittore:    Lo vedi? Non sei pronta. Ho ragione, innovare adesso è impossibile. Quando la cultura sarà tornata alla  portata di tutti e ad alti livelli potrò innovare.

Compagna: E allora non innoverai mai: la cultura non è mai stata un bene di tutti. Hai appena finito di dirlo. C’è chi ne ha troppa e chi ne ha poca. E quando dico troppa non mi riferisco agli intellettuali, a volte quelli ne hanno meno di te ma sono consacrati. Il titolare del sapere è l’intellettuale, è proprietario della propria fettina di conoscenza. La usa male ma è autorizzato a farne quello che vuole. Vale a dire scrivere libri per guadagnare.

Scrittore:    Ho capito. Devo diventare un intellettuale prima, solo dopo ho il via libera.

Compagna: Laureato non è sinonimo di intellettuale. Sai cosa devi fare? Vai in televisione, fatti invitare in qualche talkshow e comincia a spararle grosse su quel tale argomento su quella data faccenda controversa, contraddici tutti e tira una conclusione plausibile … credimi: ti ascoltano. Perfino gli stessi “consacrati” si sentirebbero insicuri del loro sapere. Ma ricordarti di non usare mai parolacce … lo fanno quasi tutti, ti differenzi per stile, per eleganza, per padronanza di linguaggio e vinci la battaglia. Dopo questo passaggio sei un intellettuale e scrivi quello che ti pare. Pensa che c’è gente che si spaccia per nobile senza esserlo figurati se non ti prendono per un grande saggio. Aspettano solo che arrivi.

Scrittore:    È facile! Messa così è facile.

Compagna: È facile … è così  che funziona.

Scrittore:    Ma il vero intellettuale non corre  in televisione ad ogni piè sospinto. Ci va se  è il caso.

Compagna: Quando ha un bel libro da vendere.

Scrittore:    È vero … lo stavo pensando l’altro giorno.

Compagna: Manca solo il Papa in televisione, a reclamizzare il vangelo, per il resto ci vanno tutti. Il vero intellettuale dovrebbe essere quello che non si vede mai ma quando c’è da prendere posizione lui c’è!

Scrittore:    Insomma … quelli “veri” non mi pare che scendano in campo tanto facilmente. Se ne stanno al calduccio aspettando che la posizione prenda loro. 

Compagna: Ahhhh lo vedi? Qui ti aspettavo. Tu non hai capito una cosa: ci stiamo avviando verso un inesorabile declino. Il ruolo dell’intellettuale di oggi dovrebbe essere quello di rieducare il pubblico, gli spettatori, i lettori, i docenti, e di immaginare un  mondo diverso, ma se ne frega!

Scrittore:    Detto questo cosa faccio? Rinuncio?        

Compagna: È necessario cambiare la società umana. Finché rimane quella che è non ci sarà spazio per l’innovazione letteraria. Ci sono assassini, brave persone, preti, politici, drogati, marescialli, televisioni, internet, giornalisti, guerre  ….  Mischiali ma sempre di loro puoi scrivere e raccontare. E questo è cattivo e quello è buono. E continui a leggere le stesse storie.  Migliaia e migliaia di racconti, di fiction ….

Scrittore:    Ho capito! Bisogna cambiare l’animo umano.

Compagna: Bisogna cambiare l’umanità. Non hai ancora capito che il cerchio è chiuso? E noi ci stiamo dentro! Continui a pensare ma non centri il bersaglio …

Scrittore:    Quindi non sono le parole che mancano … sono le idee. 

Compagna: Ma quali idee … La letteratura si basa sulla fantasia. Se finisce è finita.

Scrittore:    Ce n’è troppa! Di letteratura dico. E non tutta è arte.

Compagna: Perché si scrive per guadagnare. Basta la mediocrità. Ripetere e ripetere all’infinito. Se leggessi contemporaneamente diedi romanzi faresti fatica a distinguerli.

Scrittore:    Ecco! Produrre produrre e produrre.

Compagna: All’interno del cerchio c’è rimasta solo mediocrità ormai. Tutto è mediocre, tutti siamo mediocri. All’inizio tutto andava bene ma la  novità del saper scrivere è diventata vecchia. Di che cosa vuoi parlare? Ormai!

Scrittore:    (Riflette un po’) Io esco!

Compagna: Bravo!

Scrittore:    Esco nel senso che esco di casa.

Campagna: Non hai detto che  –“Qualcosa  dobbiamo pur scrivere? “– Chi ha detto ’sta cosa? Oh!  Se n’è andato. Cosa faccio, mi metto io a scrivere? Non vuoi iniziare la battaglia del rinnovamento? Scrittore ho capito. Cancelliamo tutto. Cominciamo da capo! No! Non ci sente! ….. Forse se avessimo a che fare con altri pianeti abitati lo scambio culturale sarebbe veramente innovativo. Chissà che roman … rosmarini uscirebbero. … Mamma mia che innovatrice.(Ironica).  Ma chi sono? Scrittore: ho trovato la soluzione. (Ride)

FINE