Qualcosa rimane

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Qualcosa rimane

di Giorgio Pompei

Sergio Scotti                                           

Livia (moglie di Sergio)                              

Marco (figlio di Sergio e Livia)                 

Youssef (fidanzato di Stefania)                

Stefano (prete amico di Sergio e Livia)   

Ulisse (padre di Sergio)                             

Stefania (figlia di Sergio e Livia)             

Gioia (figlia di Sergio e Livia)                    

Elisabetta (ragazza di Marco)                 

Nicoletta (sorella di Sergio)                    

Sandro Facci (cognato, socio di Sergio)

Francesco Longo (socio di Sergio)       

agli amici assenti

Atto I – Scena 1: Pindaro

Livia - Sergio

SIPARIO

(Interno domestico, soggiorno con a sinistra un tavolo con sedie e a destra un divano. Alla parete uno specchio ed uno scrittoio)

[Rumore di chiavi nella toppa]

(Si apre la porta ed entra un uomo con ventiquattrore e in mano una busta grande per radiografie)

Livia                        (Voce fuori scena) Sergio? sei tu Amore?

Sergio                     Si Livia, sono io

Livia                        Amore! resta lì qualche minuto. Sto lavando a terra in corridoio. Resta lì.

Sergio                     … si

Livia                        Come?

Sergio                     Ho detto “si”, Livia!

(L’uomo poggia la 24 ore sullo scrittoio e si siede sul divano, busta in mano, apparentemente affranto. Si passa la mano tra i capelli, estrae una radiografia dalla busta, si alza e va al lume davanti allo specchio per vederla in controluce. Poi alza la camicia fino a sotto il costato e si tocca. Quando sente dei rumori nel corridoio infila velocemente di nuovo  la radiografia nella busta e la nasconde dietro lo scrittoio. Una donna arriva dall’interno della casa)

Livia                        Com’è andata oggi?

                                 (lei lo bacia e lo abbraccia)

Sergio                     Bene, tutto bene

Livia                        Sto cucinando i pomodori col riso. Ricordi? Abbiamo Stefano a cena.

Sergio                     Ah già

Livia                        … Sergio, che hai?

Sergio                     Nulla, nulla. Sono solo stanco

(si stacca da lei)

Livia                        Vuoi che rinviamo? Chiamo Stefano e gli dico che sei stanco. Siete amici da quando eravate bambini, capirà!

Sergio                     No, mi do una rinfrescata e starò meglio.

Livia                        Sicuro? Ti vedo distrutto.

Sergio                     Si non ti preoccupare. Davvero. Che poi Stefano adora i tuoi pomodori col riso. Conoscendolo saranno giorni che ci fa la bocca.

Livia                        Guarda che capirebbe. Di cosa hai paura? Che, essendo prete, parli male di te al buon Dio?

Sergio                     (a mezza bocca) Qualcuno deve averlo già fatto

Livia                        Eh?

Sergio                     Niente … Marco?

Livia                        Marco? Tu lo sai tu dov’è tuo figlio? Io no davvero. Ora lo chiamo per sapere se ci degna di cenare con noi.

(lei fa per andare verso l’interno di casa)

Sergio                     Ele due terroriste dove sono?

(lei si ferma per rispondergli)

Livia                        Devono ancora tornare. Stefania accompagnava la sua amica, Adele, che ha un esame, lo stesso che sta preparando lei, così dice che si rende conto meglio di com’è il professore. Il succo è che non cena con noi. E neanche Gioia che invece ha la lunga al lavoro.

Sergio                     Ancora una lunga? Ma sarà la terza volta questa settimana?

Livia                        Forse. Non so.

Sergio                     A che serve ammazzarsi di lavoro così? Eh? A che serve?

Livia                        Sergio … ma sei nervoso?

Sergio                     No … te l’ho detto, sono solo stanco.

Livia                        Non è che è per quel dolore alle costole che ti porti dietro da un mese? (dicendolo di avvicina nuovamente a lui) Mi devo preoccupare? Sei stato dal dottore? Quand’era la visita?

Sergio                     Si … ci sono andato, è tutto a posto. Sono solo … reumatismi. Reumatismi.

Livia                        E ti ha dato una cura?

Sergio                     … una pomata.

Livia                        E te l’ha fatta la ricetta?Dammela che dopo scendo un attimo alla farmacia notturna qua sotto e te la compro io la pomata. Tu riposati e rinfrescati.

(lo abbraccia di nuovo)

Sergio                     No … sono passato già io in farmacia. L’ho già presa.

Livia                        Bravo. Devi avere cura di te. Che faccio io senza il mio polipo? Che pomata è? Fammela un po’ vedere?

Sergio                     … no … l’ho lasciata … in macchina. E’ un gel. Non ricordo il nome.

Livia                        Scendo in macchina a prendertela?

Sergio                     Va applicata ogni … 8 ore. E  l’ho appena fatto … in auto. Sai … mi dava fastidio e allora l’ho messa subito

Livia                        Hai fatto bene. Ha funzionato? Passato un po’ il dolore?

Sergio                     Si … si. Un po’ si.

Livia                        Ma non sarà il caso di vedere uno specialista?

Sergio                     Per dei reumatismi?

Livia                        Appunto. Esistono appositi specialisti, si chiamano reumatologi, sai?

Sergio                     Ma quante cose sai! Pure di medicina te ne intendi? Non eri laureata in lettere antiche?

Livia                        L’ho letto sulla nostra enciclopedia medica quando mi hai descritto il dolore che avvertivi tra le costole. Insegnano a leggere a lettere antiche sai?

Sergio                     Parli di quella stessa enciclopedia medica che hai insistito tanto per comprare l’anno scorso e che stiamo ancora pagando?

Livia                        E che pagheremo per i prossimi 3 anni. Si proprio quella. D'altronde pareva che tuo figlio volesse fare medicina. Non è colpa mia se alla fine ha cambiato idea. Poi una enciclopedia medica serve sempre in casa …

Sergio                     Avremmo fatto meglio ad aspettare di vedere a quale facoltà si sarebbe poi iscritto, alla fine.

Livia                        Perché? Tu sei sicuro che non cambierà idea di nuovo?

Sergio                     Ormai è iscritto a Sociologia! Ho pagato un sacco di soldi per la retta, adesso voglio vederlo con la laurea in sociologia. Non ci farà nulla nella vita eh, però ormai sociologia ho pagato e sociologia farà.

Livia                        (breve pausa) Sai che a sentirti, uno ti potrebbe quasi credere? Non fosse che per vent’anni ti ho visto dargliele vinte sempre a Marco. Tu lo adori tuo figlio. Hai una venerazione assoluta per lui. Non ti credo quando fai il padre inflessibile. Se ti dirà che vuole cambiare facoltà tu all’inizio borbotterai qualcosa, si, ma alla fine ti farai convincere da uno dei suoi funambolici ragionamenti.

Sergio                     Funambolici ragionamenti ... Lo sai … quel ragazzo ha una testa … straordinaria

Livia                        Più che una testa, Ha una lingua straordinaria. Deve essere la reincarnazione di Pindaro.

Sergio                     Quello dei voli pindarici?

Livia                        Si, il poeta greco. Pindaro. Come nei suoi canti, tuo figlio parte da premesse che non c’entrano nulla con dove vuole andare a parare e, con un incredibile gioco di logica e ragionamenti astrusi, giunge a conclusioni sorprendenti su tutt’altra materia. Ieri ha convinto tuo padre a prestargli la macchina!

Sergio                     E allora?

Livia                        E allora? Sai da dove è partito per chiedergli la macchina?

Sergio                     No, da dove è partito?

Livia                        Da Argo.

Sergio                     Il cane di mio padre?

Livia                        Il cane di tuo padre. Gli ha detto che lo trovava nevrotico.

Sergio                     E quindi?

Livia                        E quindi: “nonno ma non lo porti mai divertirsi con gli altri cani … non lo fai socializzare …”

Sergio                     E che c’entra la macchina?

Livia                        Aspetta …… devi fargli incontrare altri cani … devono odorarsi … devono fare conoscenza … deve capire che è parte di una società piena di altri cani e non solo di altri uomini. Altrimenti si convincerà di essere un uomo e si stresserà cercando di assomigliarci … dammi retta, io le studio a sociologia queste cose”

Sergio                     A sociologia pensavo si studiasse la società umana, non quella canina. Ma comunque … continuo a non capire che  c’entra la macchina?

Livia                        “… lo so nonno che tu non hai tempo di portarlo al parco, però basterebbe che quando vai al circolo e lo porti con te ci andassi a piedi invece che in macchina …”

Sergio                     ahhh

Livia                        “… incontrerebbe gli altri cani per strada e sarebbe un buon inizio …” Insomma in un minuto di chiacchiere ha trasformato un sereno pensionato di mezza età in un essere pieno di sensi di colpa. Tuo padre alla fine guardava Argo con gli occhi gonfi di lacrime di Bruto che aveva appena accoltellato Cesare alla schiena!

Sergio                     povero papà …

Livia                        Si, povero papà. Pindaro. Dovevamo chiamarlo Pindaro, non Marco.

Sergio                     Geniale però.

Livia                        Lo vedi? Tu l’adori tuo figlio. Se non ci stiamo attenti io e te … quello ci farà fare una brutta fine. Finiremo internati in una casa di cura. Vedrai che ci chiederà di cambiare da Sociologia a chissà che cosa. Vado a preparare. Tu riposati. Penso a tutto io.

(esce dal soggiorno e dalla scena verso l’interno della casa. Rimasto solo torna allo specchio e mostra di avvertire dolore. Prende di nuovo in mano la busta delle radiografie e ne estrae dei fogli che legge sconsolato)

[Rumore di chiavi nella toppa]

Atto I – Scena 2: Emiliano Zapata

Marco – Sergio - Livia

(Sergio mette via i fogli in qualche modo. Si apre la porta ed appare un ragazzo che la richiude alle sue spalle)

Marco                    Ciao vecchio!

Sergio                     Ciao Marco. Proprio di te parlavamo io e mamma.

Marco                    Ah si? E dov’è la vecchia?

Sergio                     E’ in cucina a preparare i pomodori col riso.

Marco                    Viene Stefano?

Sergio                     E come hai fatto a capirlo? Ah … già Pindaro

Marco                    Pindaro?

Sergio                     Si un poeta greco che … vabbè lascia stare.

(Marco di siede sul divano con lui)

Marco                    Lo so chi era Pindaro. Ma che c’entra con me? Comunque volevo parlarti di una cosa.

Sergio                     Rimarrai a sociologia. Niente storie!

Marco                    Ma che vuol dire?

Sergio                     Che mi hanno messo in guardia dalla tua parlantina eh! non mi freghi, Marco, non mi freghi.

Marco                    E’ bello avere genitori che nutrono una così grande fiducia in me.

Sergio                     Taglia corto e dimmi che vuoi. Ma salta premesse e voli pindarici. Vai al dunque.

Marco                    Volevo solo un tuo consiglio. Si vede che non è il momento (Marco si alza per andarsene in camera)

Sergio                     No dai, scherzavo. Che consiglio volevi?

Marco                    Sei nervoso per quel dolore al petto? Non è il caso di farti visitare?

Sergio                     E’ tutto a posto. Mi sono già fatto visitare. Non è niente, solo reumatismi. E poi non sono nervoso.

Marco                    Sarà … comunque vecchio … volevo un consiglio a proposito di Elisabetta.

Sergio                     La tua ragazza?

Marco                    Si.

Sergio                     Vorrai mica parlare di sesso e contraccezione? Le api … i fiori …

(il ragazzo torna a sedersi a fianco al padre sul divano)

Marco                    Papà … da quanto stai con la vecchia?

Sergio                     Da 21 anni. Ne avevo 24 quando ci siamo messi insieme.

Marco                    E quando è nata Gioia?

Sergio                     Gioia ha quasi 21 anni.

Marco                    Quindi l’hai messa incinta quasi subito, vi siete sposati che era incinta e poi avete avuto altri 2 figli nei due anni seguenti …

Sergio                     Dovrei sentirmi in colpa per questo?

Marco                    No, assolutamente, dovresti dirmi però come ti viene in mente che io possa chiedere proprio a te di farmi un discorso su sesso e anticoncezionali. Non mi sembri autorevole in materia. Scusa se te lo dico.

Sergio                     Che volevi dirmi della tua fidanzata?

Marco                    Volevo un consiglio su come comportarmi.

Sergio                     A che proposito?

Marco                    Domani ha un esame. Ed è molto nervosa.

Sergio                     E allora?

Marco                    Io domani avrei un incontro-dibattito su Emiliano Zapata e le rivoluzioni sudamericane.

Sergio                     E mi vuoi chiedere se puoi saltarlo per accompagnare Elisabetta al suo esame?

Marco                    No, non posso saltarlo. E non voglio. E neanche te lo dovrei chiedere nel caso.

Sergio                     Questo è discutibile, se permetti.

Marco                    Il convegno mi interessa molto, viene un famoso politologo messicano. È una occasione unica. Che poi, anche se Elisabetta la chiameranno per prima, perché vanno sempre in ordine alfabetico e lei ha il cognome che inizia per “A”, in teoria non ci sarebbe concorrenza tra i due eventi.

Sergio                     Cioè?

Marco                    Il convegno finisce alle cinque, lei l’esame ce l’ha alle cinque e mezza. I due campus non sono poi così distanti. Se non perdo l’autobus …

Sergio                     Tua madre mi ha detto che hai sottratto con l’inganno l’auto a tuo nonno. Usala no? Che ci vuole in macchina?

Marco                    Ma … non lo so, non so neanche se il vecchissimo ha lasciato benzina nel serbatoio.

Sergio                     Domattina, prima di andare al convegno, passa a far benzina.

Marco                    No, arriverei tardi. Dovrei andarci subito.

Sergio                     Vai allora, che tanto mamma ne ha ancora per un po’ con la cena. Stefano lo sai che arriva dopo le funzioni serali. Non prima delle nove comunque.

Marco                    Tanto è inutile, a quest’ora è aperta solo la pompa di benzina col distributore automatico.

Sergio                     E allora?

Marco                    Non da il resto ed ho solo un pezzo da 100. Ci faccio il pieno a 3 auto …

Sergio                     Ti do la mia carta di credito. Metti 20 e me li dai in contanti. (così dicendo gli da la carta di credito. Marco si alza)

Marco                    Grazie. Tanto nel week end andremo a cena. Quando cambio i soldi poi ti ridò i tuoi 20.

Sergio                     Veramente intendevo che me li avresti dati subito i contanti.

Marco                    Hai il resto di 100? (Non ricevendo risposta, fa spallucce ed esce di casa, Livia torna in soggiorno)

Livia                        Allora? Marco? Non era lui? Dov’è andato?

Sergio                     (un attimo di silenzio) Allora è appena successo.

Livia                        Cosa?

Sergio                     Tuo figlio

Livia                        Che ha fatto?

Sergio                     E’ partito chiedendomi un consiglio sulla sua ragazza … Pensavo volesse che gli facessi il discorso da padre a figlio sul sesso e sulla contraccezione.

Livia                        Beh meno male che non glielo hai fatto. Alla sua età non facevi neanche in tempo a sfilarti i pantaloni che già mi mettevi incinta. Secondo me i preservativi non li mettevi dove andavano messi …

Sergio                     Grazie per la stima eh.

Livia                        Grazie per i tre figli in tre anni piuttosto. I miei professori all’università mi chiedevano tutti: “sono 3 anni che la vedo incinta. 3 anni per una gravidanza non sono troppi? Lo vuole fare già diplomato?” Comunque Marco è partito con un consiglio sulla sua ragazzaed è finito … come?

Sergio                     Che è andato via con la mia carta di credito e l’auto di mio padre …

Livia                        Et voilà! Finiremo internati, te lo dico io. Almeno è ancora uno studente di sociologia?

Sergio                     Si, è ancora uno studente di sociologia. Anzi, era entusiasta per un convegno di domani mi pare su … Emiliano Zapata e le … rivoluzioni sudamericane

Livia                        Ma quella non è materia di Scienze Politiche?

Sergio                     Oddio. Non dirmi così. Magari interessa anche sociologia.

Livia                        Come no?

Sergio                     No, no è come dico io. Infatti il suo problema è che la sua ragazza, Elisabetta, sta in un campus distante da quello dove si tiene il convegno …

Livia                        Elisabetta fa anche lei sociologia. Quindi, mio caro, il convegno che interessa tuo figlio NON E’ al campus di sociologia.

Sergio                     Ecco …

Livia                        Rivoluzioni sudamericane. Può essere Scienze Politiche, o Storia, Filosofia … o perché no? Lingua … spagnolo!

Sergio                     Non ci voglio pensare a questa cosa. Vado a farmi una doccia.

Livia                        Ieri Marco canticchiava “La cucaracha … la cucaracha …” roba politica! Preparati. Nella casa di cura non ci faranno portare che un solo trolley a testa.

Sergio                     Ma che politica e politica, La cucaracha è una canzonetta popolare, un inno alla marijuana no? “La cucaracha, la cucaracha ya no puede caminar, porque no tiene, porque la felta MARIJUANA che fumar”

Livia                        Veramente è un mezzo inno della rivoluzione messicana. Cucaracha significa “scarafaggio”. Si dice che alluda all’auto del generale Pancho Villa … e a tutta la sua corte di vizi e lussuria …

Sergio                     Taci! Menagrama! Avrò un figlio sociologo!

Livia                        Con qualcun’altra. Io altri figli non ne faccio. Sfilati i pantaloni lontano da me e dalle mie ovaie! Pussa via!

          (Livia esce verso l’interno. Sergio dopo un po’ recupera le radiografie e la segue)


Atto I – Scena 3: Lesbia vs. Silvia

Livia – Youssef – Sergio - Stefano

[Suonano alla porta]

(Livia entra nel soggiorno dall’interno e va ad aprire. Alla porta c’è un ragazzo)

Livia                        Si?

Youssef                  Buonasera signora, sono … Youssef, un … amico di Stefania

Livia                        Ah Youssef. Entra pure.

Youssef                  Sua figlia … è in casa? (entrando)

Livia                        No, è all’Università con la sua amica Adele.

Youssef                  Ah … non sa quando torna?

Livia                        Scusa Youssef … non fai prima a telefonarle? Così sai tutto direttamente da lei!

Youssef                  Cosa dovrei sapere? Che deve dirmi Stefania?

Livia                        Ma non lo so Youssef, parla con lei! Non hai detto che siete amici?

Youssef                  Si … è solo che … non lo so …

Livia                        Non lo sai se siete amici?

Youssef                  No! Quello lo so! È … fa niente. Riprovo più tardi

Livia                        Davvero non capisco perché non le telefoni. Vuoi che la chiamo io e te la passo? (va verso il telefono)

Youssef                  No no no! Per favore no!

Livia                        Ma che hai?

Youssef                  Nulla signora … vado

Livia                        Siediti! (si siede sul divano e invita Youssef a fare altrettanto)Tu non me la racconti giusta!

Youssef                  Io? Le assicuro che …

Livia                        Siediti! (lui si siede) Tu non sei solo amico di mia figlia

Youssef                  Come … io …

Livia                        Fate all’Amore?

Youssef                  Cosa? Noi … mai!

Livia                        State insieme!

Youssef                  Si, ma non facciamo all’Amore! Glielo giuro signora! Mai!

Livia                        Scusa è che dalle mie parti “fare all’Amore” vuol dire stare insieme.

Youssef                  Ah ecco. Allora si …

Livia                        Lo so già che state insieme. Stefania me lo ha detto. Ma perché non fate l’Amore?

Youssef                  Ma … se … le ho appena detto che si … e anche lei  … che stiamo insieme …

Livia                        Nel senso di stare insieme si, ma tu avevi capito nel senso di avere rapporti sessuali e hai negato con forza.

Youssef                  Assolutamente! Noi … mai!

Livia                        Perché?

Youssef                  Perché cosa?

Livia                        Ma perché non fate l’Amore?

Youssef                  l’Amore … Amore?

Livia                        Ohh ragazzo! Perché tu e mia figlia non scopate?

Youssef                  Ma … Signora!

Livia                        Non essere imbarazzato. Ho idee molto aperte in materia di sesso. Sono solo curiosa di capire perché hai negato così decisamente di fare sesso con Stefania

Youssef                  Perché è la verità!

Livia                        Ti credo. Ti credo. Ma proprio per questo sono così curiosa. Hai un modo di fare … che dimostra che ci tieni davvero a mia figlia. Che ne sei innamorato. Però non fai altro che ripetere che non avete rapporti sessuali. Cos’è? Non ti piace?

Youssef                  No … Si! Volevo dire si!

Livia                        E allora? Mica sarai uno di quelli tutto casa e religione convinto che bisogna arrivare vergini al matrimonio eh …

Youssef                  No … non è quello

Livia                        No perché se è quello … sappi che per Stefania … è tardi.

Youssef                  E’ tardi?

Livia                        Eh si

Youssef                  E’ tardi? Devo andare?

Livia                        Ma che hai capito? È tardi nel senso che mia figlia ha già avuto le sue esperienze

Youssef                  Ah

Livia                        Non tante quante avrei sperato io … è una ragazza così … complicata! Contorta!

Youssef                  Si, molto

Livia                        E tu?

Youssef                  Io? No … non sono così … contorto

Livia                        No, volevo dire: hai fatto le tue esperienze?

Youssef                  Ah io? Mai!

Livia                        E perché? Sei un bel ragazzo … non ti mancheranno le occasioni

Youssef                  Occasioni? A me interessa solo Stefania

Livia                        A maggior ragione! Vi volete bene, siete giovani … dateci dentro!

Youssef                  No …

Livia                        Non ti capisco ragazzo mio

Youssef                  Ho … altri problemi da risolvere prima … con Stefania

Livia                        Quali problemi?

Youssef                  E’ complicato

Livia                        Senti … io non ho molto tempo per parlare ora che sto preparando una cena, ho ospiti. Anzi vuoi restare pure tu a cena con noi?

Youssef                  No grazie … e poi … non riuscirei a mangiare.

Livia                        Comunque … magari parte dei problemi che avete dipendono proprio dal fatto che non fate l’Amore. (lui la guarda strano) Nel senso di scopare!

Youssef                  Gliel’ha detto Stefania?

Livia                        No … Stefania non mi ha detto niente di questo. Ma conoscendo mia figlia … ho l’impressione che lei non sia così convinta del vostro rapporto. Tutto qui.

Youssef                  Lei mi conferma una mia sensazione. Che lei appunto … non è convinta fino in fondo del nostro rapporto.

Livia                        E secondo te perché?

Youssef                  Non lo so. A dire il vero è quello che ero venuto a chiederle.

Livia                        Non ti sei fatto una tua idea?

Youssef                  Non lo so davvero.

Livia                        E non può essere che manchi qualcosa al vostro rapporto?

Youssef                  Che cosa?

Livia                        Magari proprio il sesso!

Youssef                  Se così fosse … perché Stefania non me lo dice chiaramente?

Livia                        Ma ragazzo mio. Ti manca proprio l’A.B.C.! Anche se non mi piace, donne e uomini abbiamo ancora i nostri rispettivi ruoli. Noi siamo quelle che ce l’hanno e ci comportiamo come se ce l’avessimo solo noi. Voi siete quelli col chiodo fisso sempre allupati. Stefania, come tutte le donne di questo mondo, si aspetta che tu le metta le mani addosso. Se non lo fai magari pensa di non piacerti abbastanza. Che magari ami la sua testa ma che non ti piace il suo corpo.

Youssef                  Dice?

Livia                        Ti piacciono le sue tette?

Youssef                  Eh?

Livia                        Ti piacciono le tette di Stefania?

Youssef                  Si!

Livia                        Le hai mai toccate?

Youssef                  Io …

Livia                        (insieme a Youssef) Mai!

Youssef                  Dice che dovrei? Oddio mi sembra così strano fare questi discorsi con lei …

Livia                        Ma ti piacerebbe toccargliele?

Youssef                  Signora … senta parliamo d’altro … davvero

Livia                        Ti piacerebbe o no?

Youssef                  Ma si … ma si devono creare i presupposti.

Livia                        Che presupposti?

Youssef                  Non è che così mentre parliamo piglio e gli metto le mani addosso … ci vuole il momento, l’atmosfera, deve crearsi la situazione …

Livia                        Youssef, mica ti ho detto che devi chiederle la mano! Stiamo parlando della vecchia, sana palpata di tette! Mica vorrai Uto Ugni al violino e il tramonto di Sorrento per farlo!

Youssef                  Quanto è difficile …

Livia                        Ma che c’è di difficile? A te piacerebbe, ti assicuro che a lei piacerebbe lo stesso … oh … poi se qualcosa non va dille che ti ho suggerito io di farlo. Dai la colpa a me!

(arriva Sergio dall’interno della casa)

Livia                        Amore, questo è Youssef. Fa all’Amore con Stefania (lui si alza)

Youssef                  Nel senso che stiamo insieme! Solo quello!

Sergio                     Ciao Youssef

Livia                        Cercava tua figlia ma lei è all’università. Hanno dei problemi da risolvere.

Sergio                     Ah si? Guarda se Stefania è come sua madre … hai tutta la mia comprensione Youssef

Youssef                  beh io … andrei ….

Livia                        Non scopano!

Youssef                  Devo proprio andare!

Livia                        Gli ho consigliato di zomparle addosso

Youssef                  Arrivederci! (apre la porta ed esce)

Sergio                     Se continui a traumatizzare così gli spasimanti di tua figlia, finirà che rimane zitella e ci tocca sopportarla tutta la vita

Livia                        E’ che questi ragazzi di oggi in teoria hanno tutta la libertà che noi non abbiamo avuto, in pratica si fanno mille problemi e si complicano la vita da soli. Fare l’Amore è così bello … perché non farlo?

Sergio                     Si, ma c’è modo e modo di dire questa cosa. Sentirselo dire dalla madre della propria ragazza può mettere in imbarazzo. Guarda lui. E’ scappato via neanche fosse inseguito da uno sciame d’api assassine!

Livia                        E’ che a scuola gli leggono troppo Leopardi e troppo poco Catullo. Li educano a spiare le donne da dietro una fratta invece che a trombaresele. Te lo dico io: Lesbia era molto più felice e appagata di Silvia. E godeva di più! Pensa che questo ingenuo a tua figlia neanche le ha sfiorato le sise ancora!

Sergio                     Ma fatti gli affari tuoi!

Livia                        (lo abbraccia) Ehhh quelli come te non li fanno più. Tu neanche mi salutavi che mi trovavo le tue mani dappertutto. Un polipo eri!

Sergio                     Non eri tu che poco fa si lamentava di tre gravidanze in tre anni?

Livia                        Di la verità, dopo tutti questi anni puoi confessarlo: tu … il preservativo … dove te lo mettevi?

[Suonano alla porta]

(Livia va ad aprire, alla porta appare un prete)

Livia                        Stefano! (lo fa entrare e richiude la porta alle sue spalle)

Stefano                  Ho portato del buon Vermentino di Gallura (esibisce una bottiglia)

Sergio                     E’ un prete  ma bussa sempre coi piedi! Bisogna ammetterlo.

Livia                        Stefano ma quando andavate a scuola insieme tu e il polipo, prima di farti prete, qualche ragazza l’hai castigata?

Stefano                  Mi hai già fatto questa domanda altre volte e ti ho già risposto di si

Livia                        Esperienza terribile se poi hai deciso di farti prete e far voto di castità!

Stefano                  Ed hai anche già fatto questa battuta altre volte e te l’ho già perdonata e te la perdono di nuovo!

Sergio                     E’ innegabile però che alla fine hai sposato il buon Dio e non una di quelle ragazze

Stefano                  Quando io e il Buon Dio ci siamo sposati nessuno dei due aveva il pancione.

Livia                        Ecco, confrontate le vostre esperienze, così il polipo capisce cosa sbagliava nell’uso del preservativo. Ma dopo cena. Ora scusatemi ma devo seguire i pomodori! Sergio, mi dai una mano?


Atto I – Scena 4: Brad Pitt

Stefano - Gioia

(Livia e Sergio vanno verso l’interno della casa lasciando Stefano da solo, Stefano si accomoda sul divano)

[Rumore di chiavi nella porta]

(Gioia entra in casa)

Stefano                  Ciao Gioia

Gioia                       Ciao Stefano

(si abbracciano)

Stefano                  Tua madre non mi aveva detto che avresti cenato con noi

Gioia                       Infatti è così. Non rimango per cena. Anzi, vado via subito. Sono passata solo per lasciare l’auto (mostra le chiavi a Stefano), che domani serve a mamma.

Stefano                  Un ragazzo?

Gioia                       Come?

Stefano                  Dico … esci con un ragazzo?

Gioia                       Padre … sono una ragazza morigerata. Non ho nulla da confessarle. Beh quasi!

Stefano                  ah ah

Gioia                       No, è che siamo a fine mese, registriamo i bilanci dei clienti e prepariamo i flussi per il fisco

Stefano                  Detto così non sembra molto … coinvolgente …

Gioia                       No non è poi così male. A me piace. Oddio … non è che adori registrare fatture e note di credito, ma … mi piace vedere come vanno le aziende dei nostri clienti, immaginare possibili evoluzioni, suggerirle … magari!

Stefano                  Messa così è quasi meglio che uscire con un ragazzo

Gioia                       Dipende dal ragazzo

Stefano                  Dipende dal ragazzo. Fammi indovinare … alto, bello, occhi azzurri, atletico, spiritoso, rassicurante … un Brad Pitt?

Gioia                       Ehi … io sono Gioia, ti ricordi di me?

Stefano                  Uhm vero. Hai ragione. Allora … Misterioso? Colto? Tenebroso? Profondo? George Clooney?

Gioia                       Ma falla finita. George Clooney ...

Stefano                  Ah ma sei incontentabile! Che tipo di ragazzo ti piace allora?

Gioia                       Dai … fammi andare che faccio tardi

Stefano                  Eh voi donne … quando vi si fa una domanda troppo personale ve la date a gambe.

Gioia                       (lei lo guarda per qualche secondo indecisa sul da farsi) Non so se faccio bene a dirtelo … ma il mio ideale di uomo è … onesto, sensibile, leale ... l’aspetto è secondario.

Stefano                  E perché hai il dubbio di non fare bene a dirmelo?

Gioia                       Perché sei tu

Stefano                  Ma dai! Grazie dei complimenti comunque. Ma hai ragione: “Onesto, sensibile e leale” tipi come me non ne trovi altri.

Gioia                       Non l’hai capito?

Stefano                  Cosa dovrei capire?

Gioia                       Te l’ho detto: che sei tu

Stefano                  Ma smettila!

Gioia                       Non te ne sei mai accorto vero? Voi uomini avete una speciale abilità per non accorgervi di certe cose. Vivete in un mondo tutto vostro!

Stefano                  Ma accorgermi di cosa Gioia?

Gioia                       Davvero non hai sentito il mio sguardo fisso su di te per ore ogni volta che venivi a cena da noi? E tutte le volte che sono venuta a trovarti in Chiesa, al Refettorio, al Catechismo …

Stefano                  Ma … Cosa stai dicendo? Hai … hai avuto una cotta per me?

Gioia                       Che ci sarebbe di strano?

Stefano                  Che sono un prete? Che sono molto più vecchio di te? Che tuo padre è il mio migliore amico?

Gioia                       E siccome sei un prete … quanto è importante per te essere onesto con gli altri ma soprattutto con te stesso?

Stefano                  Oggi è difficile seguirti

Gioia                       Non importa. Ho fatto male a dirtelo?

Stefano                  No … no. Almeno credo. Adesso … ti è … passata?

Gioia                       Certe cose non passano mai. Credo rimangano per la vita. Una poi … si adegua. Passa oltre. Continua, va avanti. Sono giovane. E’ capitato a tutti. A te no? Mamma dice che è per una delusione d’amore che sei prete.

Stefano                  Tua madre … devo farci due chiacchiere.

Gioia                       Io non mi faccio suora. Non ci contare! Dai! Sul serio, devo scappare.

Stefano                  Gioia un secondo … sono … sono confuso. Non so che dire. Mi verrebbe da dire che “mi dispiace” ma forse è una frase stupida. E forse neanche del tutto vera.

Gioia                       In che senso non sarebbe vera?

Stefano                  No … no. E’ solo che tu sei una persona meravigliosa. Dovrebbe farmi piacere … piacerti. Oh mamma che discorsi strani. Sono confuso, te l’ho detto.

Gioia                       Me lo puoi dire?

Stefano                  Cosa?

Gioia                       Perché ti sei fatto prete?

Stefano                  Certo. Ma è un discorso lungo.

Gioia                       Ed io ho i bilanci che mi aspettano.

Stefano                  Lo riprendiamo il discorso.

Gioia                       Si?

Stefano                  Nel senso … solo … che ti racconto la mia vocazione.

Gioia                       E a quale altro senso credevi io alludessi?

Stefano                  Non c’è … possibilità …

Gioia                       Mai dire mai!

Stefano                  Ricorda che io sono quello onesto sensibile e leale!

Gioia                       Giusto

Stefano                  Una sola cosa non mi va giù.

Gioia                       Cosa?

Stefano                  Com’è che hai detto? “onesto sensibile e leale, l’aspetto è secondario”? sono così messo male?

Gioia                       Ciao!

Stefano                  Guarda che essere preti non vuol dire rinunciare a un po’ di sano orgoglio maschile!

(Gioia esce di casa, dopo qualche secondo arriva Livia dall’interno)

Livia                        Con chi parlavi?Mi sembrava di aver sentito la porta …

Stefano                  Si, era Gioia. E’ passata a lasciarti la macchina.

Livia                        Ed è scappata via?

Stefano                  Dice che ha le scadenze fiscali al lavoro

Livia                        Almeno una figlia con le idee chiare ce l’ho. E’ tutta lavoro e lavoro. Troppo seria forse per me. Dovrebbe pensare un po’ di più a godersela la vita. Invece va solo a grandi passioni.

Stefano                  Dici il lavoro?

Livia                        Non solo. Lo sai che ha avuto una bella cotta? Non me l’ha mai detto, ma l’ho capito da sola. Conosco i miei polli.

Stefano                  Ah si? Per chi?

Livia                        (attimo di silenzio) Tutti uguali voi uomini. Ma per te, pirla!

(torna verso la cucina)


Atto I – Scena 5: Robert Frost

Livia – Sergio – Stefano - Ulisse

(La tavola viene apparecchiata da Livia e Sergio che poi siede con Stefano, mentre Livia serve le portate)

Sergio                     E mio padre?

Livia                        E’ in bagno a lavarsi le mani. Arriva subito.

Stefano                  E’ un bel po’ che non lo vedo l’“Avvocato Poeta”

Sergio                     Non lo chiamare così per carità! Altrimenti, lo sai, cominciamo male. Chiamalo col suo nome, Ulisse

Stefano                  “Ulisse”. Oggi nessuno da più nomi come questo ai propri figli.

(Ulisse arriva proveniente dall’interno della casa)

Ulisse                     Caro Stefano! Hai ragione. Ho pure il nome antico! Superato! D’altri tempi!

Stefano                  Ma no! Lei è ancora giovanissimo. (alzandosi per salutarlo) Ulisse è un nome importante. Storico! Letterario! E poi i nomi rari sono più affascinanti no?

Livia                        Ecco qua. Mi sa che sono venuti buoni questi pomodori col riso! (sedendosi al suo posto)

Ulisse                     E i miei nipoti?

Livia                        Sono tutti in giro. Gli ho lasciato da mangiare in frigo. Ormai con loro non abbiamo più orari.

Ulisse                     Eh ma questa è colpa vostra! Tua e di mio figlio.

Sergio                     Oddio papà. Mangia!

Ulisse                     Cioè non vuoi che ti faccia la mia arringa sul modo anarchico e folle con cui avete gestito l’educazione dei vostri figli?

Sergio                     Esatto papà. Niente arringhe. Sei in pensione, non sei più avvocato da tre anni e questo non è un tribunale.

Ulisse                     Facciamo almeno finta che te l’ho fatta la mia arringa? Così ho la coscienza a posto?

Sergio                     Si, facciamo così.

Stefano                  Che si metta a verbale! Cancelliere …

Livia                        Mi oppongo!

Stefano                  Non puoi opporti sei il cancelliere!

Livia                        E chi è la difesa allora?

Stefano                  Lui! (indica Sergio)

Sergio                     No, la difesa è affidata a mio figlio Marco, ma è assente e quindi rinviamo l’udienza.

Stefano                  Ma tuo figlio Marco non può competere con un Principe del Foro come l’”Avvocato Poeta” (Sergio lo guarda male)

Livia                        Ma se se lo infinocchia quando vuole!

Ulisse                     A me?

Livia                        Si, a te, proprio a te.

Ulisse                     Ma che dici?

Sergio                     Scusa dov’è Marco?

Ulisse                     Lo chiedi a me? Non ti ho appena arringato che …

Sergio                     E’ in giro con la macchina di chi?

Ulisse                     La mia, ma che c’entra? A me non serviva e l’ho prestata a lui.

Livia                        Ah non ti serviva?

Ulisse                     No, non mi serviva

Sergio                     Fino a ieri ti serviva tutte le sere, ora non ti serve più?

Ulisse                     Non ho detto che non mi serve più. Ho detto che non mi serve stasera.

Sergio                     Perché? Stasera non vai dove vai tutte le sere? Al circolo?

Stefano                  Quale circolo, se posso?

Ulisse                     Il circolo “Robert Frost”, e ci vado a piedi

Stefano                  Robert Frost? Un famoso avvocato?

Ulisse                     Robert Frost il famoso poeta. Conoscerà certamente “La strada non presa”

Stefano                  … non mi sembra …

Ulisse                     Divergevano due strade in un bosco ingiallito …

(Sergio e Livia mostrano segni di disperazione)

Ulisse                     … e spiacente di non poterle percorrere entrambe, essendo uno solo, rimasi a lungo ad osservarne una
 finché potei …
Poi presi l’altra che era altrettanto bella,
e aveva forse l’aspetto migliore,
perché era erbosa e meno segnata;
sebbene il passaggio
le avesse rese simili
ed entrambe quella mattina erano lì, uguali,
con foglie che nessun passo aveva annerito
Oh, quell’altra lasciai ad un altro giorno!
pur sapendo bene che strada porta a strada
dubitavo che mai sarei tornato indietro …

Questa storia racconterò con un sospiro
chissà dove tra molto, molto tempo:
Divergevano due strade nel bosco e io …
io presi la meno battuta,
e di qui … tutta la differenza è venuta

(Stefano applaude)

Ulisse                     Eh ai miei tempi caro il mio Stefano, le arringhe di questo rigurgito, rimasuglio d’Avvocato che sono ora, erano famose. Erano tutte piene di citazioni poetiche. Accusa di corruzione? Citavo Verlaine. Accusavano un mio assistito poliziotto di violenza? Gli servivo Pasolini.

Stefano                  Ma è vero che la chiamavano l’”Avvocato Poeta”? (Sergio fulmina Stefano con lo sguardo)

Ulisse                     E’ vero si …

Sergio                     Divergevano due strade in un bosco ingiallito, e siccome mio nipote Marco lo sa che son rincitrullito, a lungo passeggiai, mentre lui … vroooom! E pure la benzina gli pagai! Anzi quella l’ho pagata io …

Livia                        Passiamo oltre?

Stefano                  Prima ho visto vostra figlia!

Ulisse                     Ma dai, Stefania?

Stefano                  Gioia. E’ scappata in ufficio per chiudere i bilanci dei clienti.

Livia                        E’ tornata solo a lasciarmi la macchina …

Stefano                  Ma che orari fa? Sta ancora al lavoro da stamattina?

Livia                        Oggi aveva la lunga.

Ulisse                     La lunga? Ma non lavora in uno studio fiscale?

Livia                        Si, ma è tempo di bilanci, fanno 12 ore, a volte anche 14. Torna a casa stravolta. Sarà così almeno per un mese.

Stefano                  Oh poverina! Spero almeno la paghino bene.

Sergio                     E che importa?

Stefano                  Beh, mi fai sgobbare 12 ore, voglio sperare che mi fai ridere poi(fa il segno dei soldi con le dita)

Sergio                     Ma che razza di prete sei?

Stefano                  Che ho detto di male?

Sergio                     Dovresti propugnare altri valori, o mi sbaglio?

Stefano                  Non ho parlato di valori

Sergio                     Ha 21 anni, si alza la mattina alle 6 e torna alle 10 di sera. Si sta perdendo il meglio della sua giovinezza. E per cosa? A parte che la pagano malissimo, ma spiegami che ci farebbe con i soldi se anche non fosse così?

Stefano                  Non so …

Sergio                     Che fa? Li ricompra questi anni? Potrà ricomprare quello che si sta perdendo? Dai, dimmelo

Livia                        Amore …

Stefano                  Ho solo pensato a voce alta. Sarà anche un pensiero stupido, ma chi non ne fa?

Sergio                     (guarda Livia) Che c’è?

Livia                        Stiamo chiacchierando tra amici. Lo riconosci? Lui è Stefano. Lo conosci da 40 anni.

Sergio                     Lui ha pensato ad alta voce e io ho reagito ad alta voce. E’ tutto sbagliato. Tutto sbagliato. Lavori per fare i soldi, per pagare un mutuo, o per pagare le rate di un’auto, o per mandare a scuola i figli. E intanto il tempo passa. E arriva il giorno che ti fermi, pensi a quello che hai fatto e vedi tutto quello che ti sei perso. Hai una casa, un’auto, una moglie, dei figli e quello che volevi essere o fare? Che ne è stato?

Livia                        Non so se mi piace questo discorso. Io e i tuoi figli ti abbiamo impedito qualcosa? Sei pentito?

Stefano                  Non credo proprio volesse dire questo. Come diceva l’Avvocato prima, sono scelte. Due strade. Ne scegli una. Ottieni qualcosa e perdi qualcos’altro.

Livia                        E cosa avresti perso? (rivolta a Sergio) Spiegamelo.

Stefano                  Stava parlando di Gioia non di sé stesso

Sergio                     Non lo so cosa ho perso. So quello che ho. Ma non posso sapere cosa avrei potuto avere.

Livia                        Sono rimpianti quelli che sento? Quello che hai non ti basta?

Sergio                     Io ho scelto. Ho quello che ho scelto per la mia vita. La mia strada nel bosco tra le tante che potevo prendere.

Ulisse                     “… e di qui tutta la differenza è venuta”

Livia                        Non mi vuoi rispondere.

Sergio                     Che risposte vuoi? Come faccio a sapere che ne sarebbe stato della mia vita se avessi fatto scelte diverse? Rimpianti? No. Non si può rimpiangere ciò che non si conosce.

(Livia torna a mangiare visibilmente contrariata)

Sergio                     Oh insomma! Ha 21 anni! 21 anni!

Livia                        Non stavamo più parlando di lei. Lasciamo stare. (Si alza, raccoglie i piatti e li porta in cucina)


Atto I – Scena 6: Circe

Sergio – Stefano - Ulisse

(Stefano siede sul divano sorseggiando vino e Sergio si alza e guarda fuori dalla finestra. Ulisse sparecchia e porta in cucina)

Stefano                  Da quanto ci conosciamo io e te?

Sergio                     Uh serata nostalgia?

Stefano                  No, no. Volevo dire che, per quanto ci conosciamo da tanti, troppi anni, non ricordo una sola occasione in cui ti abbia visto essere così poco attento alla sensibilità di tua moglie.

Sergio                     Non penso di aver detto nulla di così grave!

Stefano                  Mah, forse no. Ma, appunto, dette da uno come te certe frasi sembrano più pesanti

Sergio                     “Da uno come me”?

Stefano                  Si, tu sei sempre stato un fatalista, non ti avevo mai visto fare riflessioni, così pessimistiche poi, sul senso della vita.

Sergio                     Ma cosa ho detto? Che mi sembra stupido che mia figlia si sbatta così per poi ritrovarsi ad aver perso gli anni migliori. Per cosa?

Stefano                  E’ la sua vita Sergio. Sono sue scelte. Evidentemente pensa che questo le garantirà una vita migliore. Non so. Forse.

Sergio                     E io, che sono suo padre, ho diritto o no di pensare che sia un tragico errore?

Stefano                  Certo, ma due cose non vanno: uno, che non ne avevi mai parlato in termini così pessimisti delle scelte che facciamo nella nostra vita, due che hai fatto un caso che sembrava tanto un rimpianto personale. E non lo hai fatto in privato con me, il tuo amico e confidente, l’hai fatto a tavola alla presenza della tua scelta di vita più importante: tua moglie. (si alza e si avvicina a Sergio). Che succede? Qualcosa che non so? State litigando? Siete in crisi?

Sergio                     Sei qui almeno una volta a settimana, sei l’impiccione numero uno di questa città, pensi che ti potrei nascondere una cosa del genere? Se io e Livia fossimo in crisi lo sapresti già e mi staresti già facendo i tuoi predicozzi.

Stefano                  E allora che succede?

Sergio                     Ma niente, niente. Si vede che invecchio e mi vengono riflessioni più … “alte” diciamo, meno fataliste, come dici tu. Chiedo scusa.

Stefano                  Fammi un esempio di queste riflessioni. Sono pur sempre in contatto diretto con l’Altissimo, posso darti il mio parere autorevole.

Sergio                     (va a sedersi sul divano) L’ho detto. Quando uno fa un bilancio e misura le colonne dare e avere, scopre che quello che ha dato non ha prodotto poi molto di durevole.

Stefano                  Dipende da cosa intendi per “durevole”. Che poi non mi sembra un grande aggettivo eh. Quello che mi interessa veramente non è convincerti che il tuo bilancio è in nero e non in rosso. Quello che mi interessa capire è perché TU … ORA … faccia questi bilanci.

Sergio                     Che c’è di male?

Stefano                  Nulla. Ma i bilanci si fanno alle scadenze o in occasione di grandi cambiamenti o chiusure. Per questo ti chiedo di dirmi cosa succede. E guarda … mi stai già mentendo. Non lo fare. Preferisco che parliamo d’altro piuttosto che vedere che mi menti.

                                 (si guardano per qualche secondo)

Stefano                  Si … rimane tra me e te.

Sergio                     Non sto … bene … (Stefano fa una smorfia interrogatoria) sto facendo delle analisi, degli esami

Stefano                  Quella cosa al costato? (Sergio annuisce) E si sa a che è dovuta?

Sergio                     Beh ci sono delle ipotesi … non tutte simpatiche. Di quelle che il medico fa un sacco di premesse prima di dirle, usa un sacco di “magari sbaglio”, di “non è detto” … Insomma domani ho l’esito di un prelievo … e sapremo di che mo … sapremo di che si tratta.

Stefano                  Ti accompagno. Vengo con te domani.

Sergio                     Ma se tu li odi gli ospedali! Quella volta che ti sei rotto la gamba a calcetto ricordi? Hai chiesto al 118 se era proprio indispensabile andare al Pronto Soccorso, se non potevano farti il gesso a casa!

Stefano                  Questa volta non si tratta di me, ma di te. Ti accompagno.

Sergio                     No, preferisco ascoltare da solo la giuria che emette il suo verdetto. Ti chiamo subito però.

Stefano                  A Livia cosa hai detto?

Sergio                     Una balla. Che sono reumatismi. Lo so, lo so. Ma è inutile impensierirla ora. Appena avrò questa sentenza, nel caso, le dico tutto subito. Devo?

                                 (rientra Ulisse)

Ulisse                     Sai cosa disse Einstein una volta?

Sergio                     Papà per favore, tu mi fai odiare la poesia!

Ulisse                     Ho detto Einstein. Ti risulta che Einstein fosse un poeta? Era un valente fisico! Studiava l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande.

Sergio                     Lo so chi era Einstein e so pure che non c’è verso di impedirti di dirmi cosa disse quella “famosa volta”

Ulisse                     Disse: due cose sono infinite. L’Universo e la stupidità umana. Ma …

Stefano                  (anticipandolo)… Sull’universo ho ancora i miei dubbi

Ulisse                     … ed io a tavola ho appena avuto la conferma della stupidità umana. Ti ha forse dato di volta il cervello?

Sergio                     Mettiti in fila che il buon Stefano già mi stava rampognando lui

Ulisse                     Mettiamo agli atti pure questa arringa? Diciamo che te l’ho fatta?

Sergio                     Registrata e messa agli atti. Comunque … al di là dei modi e dell’occasione che ho scelto per discutere di questa cosa … io sono sicuro di avere ragione. O la vita è un bene troppo prezioso per sprecarla in attività che non portano certo alla felicità, oppure, diciamolo, è solo sofferenza e allora chi se ne frega di tutto.

Ulisse                     Mi sono perso qualcosa?

Stefano                  Da uomo di Fede ti dico che non c’è differenza. Che la vita è sofferenza ma che anche per questo è preziosa.

Sergio                     Ma su! Stefano! Questa è troppo ecumenica pure per te. E’ una di quelle frasi fatte, come quando durante la tua orazione alla messa per i 25 anni dalla morte, dicesti che dovevamo essere contenti che non fosse più con noi …

Stefano                  Non ho mai detto una cosa del genere. Ho detto che nel dolore … e tu lo sai quanto volessi bene a tua madre … c’era almeno la gioia di sapere che era con Dio. Lo penso ancora.

Sergio                     Bella gioia! Ha vissuto solo 30 anni, gli ultimi 5 a combattere contro la malattia. Non si è potuta godere i figli, la casa …

Ulisse                     E allora? Dove vuoi arrivare?

Sergio                     Ha messo al mondo due figli, me e mia sorella, che non ha potuto veder crescere e sappiamo bene quanto è stato difficile e pericoloso per lei metterli al mondo. Ha studiato tanti anni per una laurea in legge ma non ha mai potuto esercitare. Ha progettato, disegnato, costruito una casa nella quale non ha mai fatto in tempo a vivere.

Ulisse                     E quindi?

Sergio                     Beh a che serve vivere una vita così? Ti ammazzi di lavoro, di studio, di sacrifici e alla fine di tutto cosa ti resta in mano?

Stefano                  Pensi che lei potendo tornare indietro non rifarebbe tutto quanto pur sapendo di morire così giovane?

Sergio                     Non lo so. Io forse al posto suo no. (guarda il padre) Papà … lasciamo stare sono solo pensieri in libertà. Oggi è così. (Ulisse fa per rispondere ma viene interrotto con un gesto) Mi passerà. (Così dicendo Sergio raggiunge la moglie).

Stefano                  Sa avvocato che la prima volta che vidi sua moglie feci una di quelle figure … ero piccolo e me l’ero appena fatta sotto …

Ulisse                     Anch’io feci una figuraccia la prima volta che la vidi.

Stefano                  Davvero?

Ulisse                     Seguivamo insieme Diritto Romano. Le dissi: “piacere, Ulisse”. E lei: “piacere, Penelope”. Feci: “ah, ho capito”. E mi allontanai. Più tardi seppi che si chiamava davvero Penelope. Era scritto.

Stefano                  In effetti è una coincidenza straordinaria. Lei ora c’ha pure il cane che si chiama Argo … come quello dell’Odissea … ci manca solo la casa al Circeo

Ulisse                     E che c’entra il Circeo con l’Odissea?

Stefano                  Beh … Circeo, la maga Circe …

Ulisse                     E’ solo una somiglianza. La leggenda nasce da una confusione che forse fecero antichi marinai greci. Il nome Circeo viene da Kirkaion. Si chiamava così il promontorio, secoli prima di Cristo.

Stefano                  Lei ha una cultura straordinaria Ulisse.

Ulisse                     Stefano, cos’ha mio figlio?

Stefano                  Ma niente …

Ulisse                     E questi discorsi strani allora? Ha tirato in mezzo pure la madre. Erano anni che non lo sentivo parlare di lei.

Stefano                  Come si dice? Si fa vecchio. Comincia a fare discorsi da vecchio.

Ulisse                     Lo sai cosa mi disse Penelope all’ultimo? Mi disse: Grazie. Ho avuto solo trent’anni, ma sono stati felici. Di venti devo rendere grazie ai miei genitori, ma di questi ultimi dieci devo ringraziare te. (segue un lungo silenzio)

Stefano                  Frequento la vostra famiglia da tanti anni ormai. Ed ogni volta è una emozione, una lezione di vita. Mi sento molto fortunato. Molto fortunato.

Ulisse                     Argo deve fare la sua passeggiata. Sai a forza di vedere solo esseri umani potrebbe pensare di esserlo pure lui. E’ importante che incontri altri cani, che si senta parte di una società … canina, altrimenti finirà per cercare di assomigliarci. E non è giusto.

Stefano                  Certo … senta … mi saluti lei Sergio e Livia. Penso sia meglio lasciare che si chiariscano. Semmai domani li chiamo. Arrivederci  (uscendo) C’era una poesia di Ungaretti … sul viaggio che deve riprendere … la troverò. Arrivederci. (Esce)

Ulisse                     E subito riprende il viaggio/come dopo il naufragio/un superstite lupo di mare (Ulisse va verso l’interno di casa)


Atto I – Scena 7: Tomas e Tereza

Stefania – Nicoletta - Livia

[Rumore di chiavi nella toppa]

(Si apre la porta ed entrano due donne, una ventenne ed una più grande)

Stefania                 Ma zia … ti giuro che non c’è niente da dire! (lasciando cappotto e borsa)

Nicoletta               Guarda che tua madre mi ha detto di questo berbero … Sussuf … Assuf …

Stefania                 Youssef! E non è berbero, è libanese. Ma poi che ti ha detto mamma?

Nicoletta               Che è un bel ragazzo, un ragazzo serio. Che fate l’amore …

Stefania                 Eh magari!

Nicoletta               Perché? Non ci fai all’amore?

Stefania                 Ma guarda che sei una impicciona!

Nicoletta               Sono sempre tua zia, la sorella di tuo padre. Avrò diritto a sapere tutti i dettagli o no?

Stefania                 No! E comunque non ci sono grandi dettagli …

Nicoletta               Io però ti dico sempre tutto di me e di Sandro!

Stefania                 Tutto, tutto?

Nicoletta               Tutto, tutto. (si siede sul divano)

Stefania                 Ah si? Vediamo … quando avete fatto all’amore l’ultima volta tu e zio?

Nicoletta               Tzè! Stamattina!

Stefania                 Ah si? È un caso o zio Sandro si sveglia sempre ... “lancia in resta” diciamo?

Nicoletta               Non sempre … spesso.

Stefania                 Hai capito zio Sandro …

Nicoletta               Adesso dimmi di questo Assan …

Stefania                 Youssef! Comunque … non l’abbiamo ancora mai fatto.

Nicoletta               Ma state insieme o è un film che si è fatto tua madre?

Stefania                 Si … si, stiamo insieme

Nicoletta               Però? Non ti piace?

Stefania                 No, al contrario. E’ un bel ragazzo, generoso, simpatico. Molto serio. Troppo serio!

Nicoletta               E di che ti lamenti? Hai trovato un uomo serio! Ti rendi conto? È come vincere al lotto. La maggior parte degli uomini è un pene con un corpo intorno. Tu invece ne hai trovato uno che usa il cervello! Fermalo, sposalo, mettilo in cassaforte, fallo clonare!

Stefania                 Si ma lui mi riempie di attenzioni, mi dice subito che mi ama, che vuole vivere il resto della vita con me …

Nicoletta               Di già? Da quanto vi frequentate?

Stefania                 Due mesi

Nicoletta               E tutto questo … Amore ti spaventa?

Stefania                 Non lo so … da un lato mi piace, dall’altro penso di non essere così decisa come lui. Mi piace il fatto di stare insieme, di pensarlo, che lui mi pensa … i nostri baci … ma lui è troppo … la prende troppo seriamente.

Nicoletta               Preferiresti un rapporto più libero?

Stefania                 Non nel senso che ognuno poi si fa i fatti suoi. No. Tu hai letto l’Insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera?

Nicoletta               No ...

Stefania                 E’ quella lunga storia d’amore nella Praga occupata dai sovietici tra un medico, Tomas e una fotografa, Tereza. Lei vive il loro rapporto in modo completo, coinvolgente, tradizionale, esclusivo. Per Tomas questo è insostenibile. La ama, le vuole bene … ma … boh. Forse non c’entra niente.

Nicoletta               Domani me lo compro e lo leggo. Tu la vivi come quel … Tomas? Ti senti soffocata? Vuol dire che non sei pronta.

Stefania                 E’ che a volte invece penso di esserlo. Anche prima al centro commerciale ... pensavo a lui. Mi mancava. E mi manca anche ora. Poi lo vedo … lui mi dice quelle cose e io … vorrei scappare!

Nicoletta               Prenditi il tuo tempo. Gli hai detto di queste tue sensazioni?

Stefania                 E’ molto sensibile. Ogni mio tentennamento lo fa soffrire. Ecco io forse vorrei solo … più passione, più fuoco, ma anche leggerezza, sorriso. Ci capisci qualcosa?

Nicoletta               Sai che dice tuo zio Sandro di noi donne?

Stefania                 Lo posso immaginare.

Nicoletta               Che noi donne non sappiamo cosa vogliamo, ma pretendiamo che i nostri uomini invece lo sappiano (quello che vogliamo noi). E siccome questo è impossibile finisce che noi crediamo di capire quello che vogliamo veramente negando quello che gli uomini dicono di aver capito. Una cosa del genere.

Stefania                 Dici che hanno ragione?

Nicoletta               Boh. Come finisce?

Stefania                 Cosa?

Nicoletta               Ma il libro!

Stefania                 Ma se hai detto che lo vuoi leggere! La mia copia l’ho prestata ad una amica. Sennò te lo davo io.

Nicoletta               Dopo esco e vedo se alla stazione la libreria ce l’ha. Tanto è aperta fino a tardi.

Stefania                 Serata di lettura visto che la ginnastica l’abbiamo fatta alla mattina? Niente bis?

Nicoletta               Ma chi? Tuo zio? Un bis? Ma se stamattina alla fine ansimava come se avesse scalato il monte Everest … l’ho stremato! Fammi andare vah … salutami gli altri, tanto ripasso domani.

Stefania                 Ciao zia. A domani.

(Nicoletta esce di casa e Stefania si siede sul divano. Dall’interno della casa arriva Livia)

Livia                        Amore!

Stefania                 Ciao mà!

Livia                        Sei arrivata ora?

Stefania                 Da qualche minuto, con la zia Nicoletta. L’ho incontrata al centro commerciale e mi ha dato uno strappo a casa. Stefano? Finita la cena?

Livia                        Si (si siede sul divano) Finita.

Stefania                 Che c’è? I pomodori col riso non erano buoni?

Livia                        Buonissimi. E’ che tuo padre mi ha fatto arrabbiare.

Stefania                 Mio padre? Fare arrabbiare te? impossibile

Livia                        E invece si.

Stefania                 Ma se è l’uomo più buono del mondo. Guarda … se divorziate avvisami, che me lo sposo io.

Livia                        E Youssef?

Stefania                 A proposito di Youssef, non ti posso dire nulla che zia Nicoletta lo viene subito a sapere. E’ l’ultima confidenza che ti faccio.

Livia                        Su, lo sai che Nicoletta è la mia migliore amica. Comunque è davvero carino Youssef.

Stefania                 E tu che ne sai? L’hai visto?

Livia                        E’ venuto a cercarti oggi. Abbiamo chiacchierato.

Stefania                 E quando? E di cosa avete chiacchierato?

Livia                        Stavo preparando la cena.

Stefania                 E che ti ha detto?

Livia                        Cose nostre! (si rialza) vado a dormire, sono stanca.

Stefania                 ‘notte mà!

                                 (Livia esce dal salone, Stefania prende il telefono e chiama)

Stefania                 Ehi! … dove sei? … io a casa, non vedi il numero? … mi ha detto mamma che sei passato e che vi siete conosciuti … niente! Non mi ha detto niente di quello che vi siete detti. Perché? Che vi siete detti? … niente? Solo formalità? Con mia madre? Impossibile dai. Mi nascondi qualcosa? … ok … ci vediamo domani? … nel pomeriggio? … notte Amò! … attacco prima io o prima tu? Ok. Ciao. (attacca)

[SIPARIO]


Atto II – Scena 1: Le Corbusier

Sergio – Sandro - Francesco

SIPARIO

 [Rumore di chiavi nella toppa]

(Si apre la porta ed entra Sergio con una busta bianca in mano. Si libera del cappotto e si siede sul divano pensieroso. Prende il telefono in mano e compone un numero)

Sergio                     Sono io Stefano ... Ci sono … delle novità … si … no … non buone … affatto … ci vediamo più tardi? Ok. A dopo. (attacca)

                                 [suonano alla porta]

(Sergio apre ed entrano Sandro e Francesco)

Francesco             Ehi ma dove eri finito? Sono ore che ti cerchiamo! Grandi novità socio!

Sandro                   Grandissime novità! … socio-cognato!

                                 (I due si siedono al divano)

Sergio                     Prego … prego … accomodatevi pure … (ironico) Beh? Volete dirmele queste grandi novità?

Francesco             (si rialza) Il museo …

Sandro                   Pesenti-Blixen …

Francesco             Quello li … lo progetterà lo studio di Architetti riuniti Facci-Longo-Scotti che oh … guarda un po’ siamo noi! Architetti Facci-Longo-Scotti, cioè tu, tu ed io! Facci, Longo e Scotti.

Sandro                   Più enfasi su Facci per favore. Che si tende a sorvolarlo il primo nome, si ricorda sempre meglio l’ultimo negli studi associati. Dolce e Gabbana. Nessuno fa caso a Dolce. Tutti ricordano Gabbana … FACCI-Longo-Scotti

Sergio                     (si siede sul divano) Ma se ancora non abbiamo disegnato neanche una linea, se non abbiamo iniziato nessun progetto, come fate a dire che lo faremo noi il museo?

Francesco             Perché oggi, con una telefonata, siamo stati invitati alla sede della Fondazione … quella li … per un … “brunch” … dalla inconsolabile vedova contessa Matilde Soncazzo … di Velletri …

Sandro                   MatildeCorvetto Pesenti vedova Blixen. Ti dico solo che la telefonata l’abbiamo ricevuta mentre facevamo i nostri soliti 15 chilometri di jogging al parco, stamattina. Sudati zuppi, in tuta e scarpe da ginnastica. Una doccia e siamo corsi dal barbiere, poi da Lucarelli al corso a comprare questi due vestiti …

Francesco             Mica ci potevamo andare conciati come eravamo al brunch con la contessa ... quella li! Lui aveva la t-shirt con scritto: “chi mi accontenta gode”! io invece quella con scritto: “dammela e smetto di correre come uno scemo”. Ma tu dov’eri a proposito? Ti abbiamo chiamato  al … cellulare … a casa …

Sergio                     Ero a farmi delle analisi, ve l’avevo detto no?

Sandro                   Che analisi? Non ne sapevo nulla.

Sergio                     Boh … Pensavo di avervelo detto.

Francesco             Comunque ci siamo ripuliti, sbarbati, vestiti e …

Sandro                   Un attimo Francesco, un attimo. Che a-na-li-si?

Sergio                     Controlli. Normali controlli. Sai … quei dolori.

Sandro                   Risultati?

Sergio                     Li avrò a giorni. Non ti preoccupare. Non è nulla. Vecchiaia.

Francesco             Insomma arriviamo lì e la contessa … Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare o come si chiama

Sandro                   Corvetto Pesenti vedova Blixen!

Francesco             Proprio lei! Bravo! Beh ci dice (imita la voce della anziana) “gli altri studi, è vero, ci è sembrato non abbiano sufficiente considerazione per l’idea di un museo, è vero, ove custodire la prestigiosa collezione d’arte di famiglia, e voi, è vero, siete gli unici, è vero, ad aver dimostrato reale interesse” … insomma se presentiamo un progetto … conforme … ce lo aggiudicano! TA-DAAAAA

Sandro                   Sicuro che stai bene?

Sergio                     Si, sto bene. Una sola domanda.

Francesco             Spara

Sergio                     Che vuol dire “se presentiamo un progetto conforme”? conforme a cosa?

Francesco             In che senso? È un aggettivo …

Sergio                     Un aggettivo che sottende una descrizione precedente, un obiettivo, un paragone. A cosa deve essere conforme il nostro progetto?

Francesco             (sempre imitando la voce dell’anziana contessa) ma alla collezione mio caro, al filo conduttore, è vero, della collezione d’arte del mio compianto marito!

Sergio                     Francesco … la collezione Pesenti-Blixen è una raccolta eterogenea. C’è di tutto. Statue del Rinascimento e mobilio Decò, quadri di impressionisti e provocazioni avanguardiste. Conforme a quale di questi stili?

Sandro                   La vedova, la contessa … ha usato l’aggettivo conforme, dopo aver illustrato il criterio scelto dal defunto conte per la selezione delle opere che hanno via via arricchito la sua collezione: classici rappresentativi di ogni stile, dice lei. Penso quindi che voglia un bel palazzo di marmo bianco con delle belle colonne davanti. Grandi scale, poca luce … un classico palazzo delle esposizioni.

Francesco             A metà tra il MOMA e il Louvre. In piccolo. Ti rendi conto? Io, te e tuo cognato finora abbiamo realizzato solo qualche palazzo di borgata, un albergo a ore e per il resto progetti di interni. Finalmente la grande occasione! Il museo Fracassi-Cleenex …

Sandro                   Pesenti-Blixen. Con tutte le sue stranezze la contessa è pur sempre una sorta di moderna mecenate. Meglio dei palazzinari che abbiamo avuto come clienti finora. Meglio pure delle coppiette borghesi arricchite che ci chiedono di far sembrare i loro loculi in centro grandi come dei ranch.

Sergio                     E tutti quei discorsi che ci siamo fatti sull’eredità di Le Corbusier? Sul fatto che avremmo provato a proporre una nostra rivisitazione delle sue idee per proiettarle nel nuovo millennio?

Francesco             non … non è detto che dobbiamo rinunciare. Non è necessariamente in antitesi con l’idea della contessa.

Sergio                     Francesco ma che dici? Le Corbusier disegnava edifici a misura d’uomo. L’uomo li deve usare e devono essere progettati per essere funzionali alle sue esigenze. Qui mi parlate di un edificio al cui centro ci sono le opere d’arte, che si accompagni ad esse, concepito su di loro non sull’uomo che le deve ammirare. Mi parlate di marmo, e non di cemento, di inutili colonne e enormi scale, non di modernità e urbanesimo.

Sandro                   Vabbè Sergio, abbiamo ridotto in poche frasi un concetto che dobbiamo sviscerare per bene e che magari riusciamo a tenere non troppo lontano dalle nostre idee.

Francesco             Scusate ma non capisco. Tra un’ora io devo andare a casa di due idioti che hanno comprato un appartamento di due stanze, un bagno e un corridoio e che vogliono che io con la sola forza della mia matita riesca a trasformarlo in un lussuoso 3 stanze, due bagni, disimpegno e salone. Stamattina ci hanno detto che ci affidano il progetto della più importante nuova istituzione d’arte del paese, cosa che ci consentirà di farci conoscere, di diventare ricchi e prendere clienti di ben altro livello per il futuro. Mi dite cosa c’è che non va?

Sergio                     Voglio solo capire cosa vogliamo fare

Francesco             Io lo so già cosa vogliamo fare: gli architetti. I buoni architetti e magari un giorno i grandi architetti. Ma se per il momento ci accontentiamo di fare i buoni architetti e mettiamo nel nostro progetto un paio di colonne di marmo, turandoci il naso, non credo che lo spirito di un architetto svizzero naturalizzato francese morto 50 anni fa uscirà dalla tomba per venirci a tormentare.

Sergio                     Facciamocelo fare dalla contessa direttamente lo schizzo da cui partire. Ci dica quante colonne vuole, la larghezza delle scale, quanti corridoi, quante sale … dove vuole i vasi dei fiori ... se preferisce legno o alluminio per gli infissi …

Francesco             Ma cos’è uno scherzo? (rivolto a Sandro) Parlaci tu che io non lo capisco. Che poi se invece lo facciamo come piace a noi e non come voleva il defunto conte Ulderico Spielberg-Tampax o come cacchio si chiama, magari esce dalla tomba e UUUUUUHHH ci strappa lui i testicoli.

Sandro                   Secondo me ci stiamo avventurando in una discussione che non ha molto senso. Sappiamo cosa vuole il committente, mettiamolo insieme alle nostre idee e vediamo cosa ne esce fuori.

Sergio                     Secondo me sarebbe bene accennarle subito queste idee al … committente. Per onestà. Se dobbiamo continuare con i compromessi tanto vale continuare con le case di periferia e gli appartamenti da riadattare. Dov’è la differenza?

Francesco             Ma come dov’è la differenza? Questo è un grande lavoro. Il solo farlo, non importa quanto bello o con che stile, il solo farlo ci porterà tanti soldi e nuovi clienti che ora neanche sanno chi siamo.

Sergio                     Francesco, nessuno si chiede chi è l’architetto che ha progettato una brutta palazzina delle case popolari come quelle che abbiamo disegnato noi. Ma tutti si domandano chi è l’architetto che ha disegnato un brutto palazzo importante come l’Ara Pacis di Meier. E non mi va che il nome di Sergio Scotti sia pronunciato tra le risate e i sogghigni di fronte ad un obbrobrio pacchiano di marmo bianco tutto colonne e scalinate come l’Altare della Patria. Dai! Quella macchina da scrivere!

Sandro                   Ma noi non progetteremo nessun obbrobrio!

Sergio                     Fino a poco fa io sapevo che avremmo passato tutte le sere del prossimo mese a disegnare un edificio moderno, innovativo, funzionale, essenziale. Modernamente lecorbusiano. Avremmo fatto competere il nostro progetto con quello degli altri e se anche avessimo perso avremmo poi cercato di farlo pubblicare su qualche rivista perché sarebbe certamente stato un progetto straordinario. La summa di tutto quello che abbiamo mai sognato di disegnare insieme da quando ci siamo conosciuti al liceo tutti e tre. Cosa è cambiato?

Francesco             Te lo dico io cosa è cambiato: è cambiato lo scenario. Adesso corriamo da soli, ma il cliente ha espresso requisiti un po’ stringenti. Il progetto innovativo non ce lo possiamo permettere in questo caso. Lo proporremo più in là, perché saremo quelli che hanno disegnato un museo importante e ci proporranno quindi altri lavori importanti.

Sergio                     Forse. Ma io non credo alle vie di mezzo. Lo sai. Un progetto è un progetto se segue una idea, se ha una sua base concettuale. Se deve mediare tra cose troppo diverse viene un obbrobrio. Ci faremo i soldi forse, ma dubito che ne ricaveremo nuovi lavori.

Francesco             Beh voto per i soldi. Sono vent’anni che ci facciamo il cosiddetto mazzo e sono vent’anni che tiriamo la cinghia. Voglio cambiare la macchina. Voglio fare un bel viaggio. Voglio vestire elegante. Voglio donne a mazzi!

Sergio                     Io credo che questa sia una occasione. Che possiamo disegnare come sognavamo, crederci. Fare un progetto dando il nostro meglio e proporlo alla contessa convinti fino in fondo e convincendo pure lei della giustezza delle nostre idee. E’ più rischioso. Si. Ma se ce la facciamo avremo tutto quello che dici tu e anche la soddisfazione di aver lasciato qualcosa. Di aver messo la nostra piccola impronta sul panorama di questa città. Saremo nelle cartoline, nelle foto dei turisti …

Francesco             Hai tutta quest’ansia di lasciare qualcosa ai posteri?

Sergio                     Io si. Ho passato la vita a sognare e scarabocchiare su quei fogli bianchi stesi sul mio tavolo da disegno. Più di vent’anni di onorata professione, e cosa ho da far vedere ai miei figli? Palazzine di dopolavoristi, un motel industriale e nient’altro.

Francesco             Siamo ancora giovani. Possiamo rimandare no? Pensi di riuscirci tu a far ragionare tuo cognato? (rivolto a Sandro)

Sandro                   Dai prendiamoci un po’ di tempo. Per ora c’è la buona notizia che il lavoro può essere nostro. Pensiamoci e riparliamone domani. Con calma.

Francesco             Con calma. Io intanto vado a vedere come allargare un loculo e come moltiplicare i metri cubi di un appartamento antico. C’ho la matita ad espansione io. Ci vediamo domani.

Sandro                   A domani Francesco.

Sergio                     Ciao.

(Francesco esce)

Sergio                     Hai davvero una maglietta con scritto “chi mi accontenta gode”?

Sandro                   Me l’ha regalata tuo figlio, Marco. (pausa) Tu … tu riesci sempre a disorientarmi.

Sergio                     Perché?

Sandro                   Perché mentre venivamo qui godevo all’idea di darti questa buona notizia, di vederti felice.

Sergio                     Ti ho deluso?

Sandro                   Ma che deluso! Mi hai disorientato. Perché i tuoi argomenti sono validi. E’ che non me lo aspettavo. Sai … li per li … ci siamo fatti prendere dall’euforia. Ci devo pensare. Ne riparliamo domani. Ok?

Sergio                     Ciao.

(Sandro esce, Sergio mette un cappotto ed esce anche lui)


Atto II – Scena 2: Il vetusto

Marco – Elisabetta - Livia

[Rumore di chiavi nella toppa]

(Si apre la porta ed entrano Marco ed Elisabetta)

Marco                    C’è nessuno in casa? Vecchio? Vecchia? Vecchissimo? Coeve? Non c’è nessuno.

Elisabetta             Coeve?

Marco                    Gioia e Stefania

Elisabetta             Le tue sorelle!

Marco                    Eh e che ho detto Elisabetta? Le mie coeve.

                                 (lei si siede sul divano, lui la segue, attimi di silenzio)

Elisabetta             E’ curioso questo tuo modo di chiamare i tuoi familiari, tuo padre “vecchio” … tua madre “vecchia” … tuo nonno “vecchissimo”, le tue sorelle “coeve”

                                 (segue qualche momento di silenzio)

Marco                    Hai ancora mal di stomaco?

Elisabetta             Va e viene

(ancora attimi di silenzio)

Marco                    Facciamo l’amore?

Elisabetta             No …

Marco                    Rileggiamo gli appunti su Emiliano Zapata?

Elisabetta             Non mi va …

Marco                    Tra quanto parte il tuo treno?

Elisabetta             (guarda l’orologio) poco meno di un’ora

(ancora attimi di silenzio)

Marco                    Pomiciamo per una quarantacinquina di minuti?

Elisabetta             Meglio di no …

Marco                    Sei indisposta?

Elisabetta             Cioè?

Marco                    Hai il ciclo?

Elisabetta             No, no.

Marco                    Ma non manca tanto, forse ti sta per venire.

Elisabetta             Veramente ora che ci penso doveva essermi già venuto …

Marco                    Allora è per il mal di stomaco che non vuoi fare l’amore

Elisabetta             doveva venirmi qualche giorno fa …

Marco                    E sempre per il mal di stomaco non vuoi baciarmi …

Elisabetta             una settimana o forse più …

Marco                    Gli appunti su Zapata non li vuoi rileggere perché la descrizione della sua morte nell’imboscata è molto macabra e col mal di stomaco …

Elisabetta             un bel ritardo …

Marco                    Potremmo paccare

Elisabetta             paccare?

Marco                    Si, possiamo strofinarci, toccarci, strizzarci, palparci, senza baciarci né trombare veramente. Porcheggiare.

(lei fa una faccia interdetta)

Marco                    Stando molto attenti a non incidere sul tuo mal di stomaco!

Elisabetta             Non mi sento bene. Poi … metti che tornano i tuoi? E ci trovano a … porcheggiare? (ancora silenzio)

Marco                    Ti ho mai parlato del vetusto?

Elisabetta             Tuo nonno Ulisse?

Marco                    Quello è il vecchissimo. No il vetusto è suo fratello maggiore. Prima c’era anche l’arcaico, ma quello è morto da anni.

Elisabetta             Non sapevo tuo nonno avesse un fratello.

Marco                    Ne aveva due. Il vetusto comunque ha avuto due figli.

Elisabetta             I cugini di tuo padre quindi.

Marco                    Uno di loro per anni ha fatto il marinaio di lungo corso, fino a che un giorno …

Elisabetta             ha fatto naufragio con la sua nave?

Marco                    No, ha conosciuto una ragazza napoletana

Elisabetta             E per sposarla ha smesso di andar per mare?

Marco                    No, no. E’ ancora imbarcato. Lei era una bellissima ragazza.

Elisabetta             E’ morta?

Marco                    Si è imbruttita tanto.

Elisabetta             Come mai?

Marco                    E’ invecchiata. Di almeno vent’anni.

Elisabetta             In quanto tempo?

Marco                    Almeno … vent’anni. Suo fratello lavora a Roma.

Elisabetta             Il fratello di tuo zio il marinaio?

Marco                    Il fratello della fidanzata di mio zio

Elisabetta             Quella napoletana

Marco                    Invecchiata

Elisabetta             Di vent’anni.

Marco                    Lavora a Roma.

Elisabetta             Il fratello della fidanzata di uno dei figli del fratello maggiore di tuo nonno.

Marco                    Proprio lui.

Elisabetta             Lavora a Roma.

Marco                    In una Farmacia.

(lungo silenzio)

Elisabetta             Lontana da qui?

Marco                    No.

Elisabetta             Sarà aperta?

Marco                    Senza dubbio.

Elisabetta             Dici che dovremmo andarci?

Marco                    Auspicabile.

Elisabetta             E comprare un test di gravidanza

Marco                    Hai mal di stomaco, nausea e un bel ritardo del ciclo mestruale

(ancora silenzio)

Elisabetta             Ce l’hai davvero uno zio con un cognato farmacista?

Marco                    Probabile.

Elisabetta             Forse ce l’abbiamo tutti credo un farmacista … parente così alla lontana.

Marco                    Forse.

Elisabetta             Andiamo?

Marco                    Andiamo!

(escono di casa)

Atto II – Scena 3: Milan Kundera

Livia – Gioia - Stefania – Nicoletta – Sandro - Sergio

[Rumore di chiavi nella toppa]

(Si apre la porta ed entrano Livia, gioia e Stefania con delle buste. Livia ha anche delle lettere in mano)

Livia                        Non abbiamo speso poi così tanto. (lei e Gioia lasciano le buste e il cappotto)

Stefania                 Beh mamma, neanche si può dire che abbiamo speso poco … (lascia anche lei buste e giacca)

Livia                        Poteva andare peggio. (sfoglia la corrispondenza)

Stefania                 Ah se vuoi usciamo di nuovo eh! Ne ho viste di cose che mi piacerebbe comprare!

Livia                        Tanto ho la carta di credito di vostro padre

Gioia                       Poverino!

Livia                        Poverino un corno

Stefania                 (rivolta a Gioia) E’ ancora arrabbiata con lui dalla cena di ieri con Stefano

Gioia                       Che c’entra Stefano?

Livia                        Niente Gioia, niente. Il tuo Stefano non c’entra niente

Stefania                 “Il tuo Stefano”? Mi sono persa qualcosa?

Livia                        Ma come non lo sai? Tua sorella Gioia è infatuata del bel prete

Stefania                 O Santa Pupetta! E da quanto va avanti questa storia?

Gioia                       Non c’è nessuna storia! Lui neanche lo sapeva

Stefania                 Ma non è un po’ passatello per te? Avrà quarant’anni e più!

Livia                        Quarantadue per essere precise

Gioia                       Tu pensa al Berbero tuo!

Stefania                 Libanese! E’ libanese! Mamma! Ma c’è qualcuno cui tu non l’hai detto?

Livia                        Oh che palle! Sentite, io non ci riesco a campare dovendo pensare, per ogni frase, se posso dirla o meno e a quale delle mie figlie eh! Non con le mie figlie. Per piacere! Quindi se non volete che dica all’altra qualcosa di voi … non la dite neanche a me!

Gioia                       Insomma come si chiama?

Stefania                 Youssef!

Gioia                       Ed è bello?

Stefania                 Chiedilo a mamma, lei l’ha visto. Com’è Youssef?

Livia                        E’ un bel ragazzo … (Stefania fa cenno di vantarsi)

Gioia                       Ma è il tuo ragazzo … ragazzo?

Stefania                 Eh?

Gioia                       Ci fai solo ginnastica o è una cosa seria?

Stefania                 Impicciona!

Livia                        Secondo tua sorella è una cosa che è troppo seria per i suoi gusti

Gioia                       Cioè sorellina? Tu cerchi solo un uomo oggetto e lui invece cerca la donna della vita? Ahi, ahi, ahi! Vedo problemi all’orizzonte!

Stefania                 Sempre minori di quelli che hai tu appresso un prete e per di più pure anziano

Livia                        Ehi, piano con le parole! Io e Stefano abbiamo la stessa età. Anziani un corno!

Stefania                 Nostro fratello vi chiama “vecchi” e tu non gli dici mai di andare piano con le parole

Livia                        Lui è maschio

Gioia                       E allora? Che fai? Questa è discriminazione sessuale!

Livia                        Chiamala come vuoi, ho un debole per i maschi. L’ho sempre avuto. E l’ho sempre pagata.

Gioia                       In che senso?

Stefania                 Papà l’ha fatta arrabbiare

Gioia                       Impossibile

Livia                        Perché dici che è impossibile? E’ un uomo, quindi è fatto male per principio.

Stefania                 Beh tanto fatto male non deve essere se poi ci hai fatto 3 figli

Gioia                       Già

Livia                        Ah ma questa che è? La difesa d’ufficio? E’ iniziato il processo di beatificazione dell’architetto Sergio Scotti? Oh cappero! Ho dimenticato di comprare l’acetone. Vado e torno.

(indossa di nuovo il cappotto ed esce di casa)

Stefania                 Ma davvero tu e Stefano …

Gioia                       No, veramente solo io …

Stefania                 Ah

Gioia                       E tu veramente con Youssef vuoi solo …

Stefania                 Non è che voglio solo … voglio anche

Gioia                       Perché lui non …

                                 [suonano alla porta]

(Stefania apre la porta. Sono sua zia Nicoletta ed il marito Sandro)

Stefania                 Ciao zia, ciao zio

Nicoletta               Nipotine mie!

Gioia                       Ciao

Sandro                   Ciao. Passavamo di qui … in fondo abitiamo al piano di sopra, quindi ci siete di strada, diciamo.

Nicoletta               (Rivolta a Stefania) L’ho comprato!

Stefania                 Cosa?

Nicoletta               Il libro di Kundera

Sandro                   Hai comprato un libro di Kundera? Quale?

Nicoletta               L’Insostenibile leggerezza dell’essere, me l’ha consigliato lei (indica Stefania)

Gioia                       L’ho letto. Bellissimo

Sandro                   E perché l’hai comprato? Ce l’abbiamo già!

Nicoletta               E dov’è? L’ho cercato ma non l’ho trovato!

Sandro                   Hai presente quello strano mobile … quello che abbiamo in sala … con tutti quegli scaffali e vetrinette … pieni di libri … quello che chiamiamo … “libreria”? Se lo cerchi li, lo trovi. Sono in ordine alfabetico.

Nicoletta               Ed io lì l’ho cercato. Abbiamo un sacco di libri di autori che iniziano con la emme ma Milan Kundera non c’è.

Sandro                   Forse dovresti cercarlo tra gli autori che iniziano con la kappa di Kundera, non tra quelli che iniziano con la emme di Milan. Se cerchi tra Kipling e Kutuzov lo trovi.

Gioia                       Non pensavo, Stefania, potesse piacerti un libro come quello

Stefania                 E perché non doveva piacermi?

Gioia                       Troppo … cerebrale

Stefania                 Ah perché secondo te io sono stupida?

Gioia                       Pensavo preferissi cose romantiche o al massimo fantasy. Hai letto venti volte Piccole Donne

Nicoletta               Che non mi sembra propriamente un romanzo fantasy …

Gioia                       Sicuramente più facile di Kundera però

Sandro                   E che c’è di difficile nell’Insostenibile leggerezza dell’essere?

Nicoletta               Beh … io ho cominciato a leggerlo e all’inizio c’è tutto quel pezzo filosofico sulla teoria … dell’eterno ritorno o una cosa del genere.

Stefania                 Quello l’ho saltato. Era noioso.

Gioia                       Lo vedi?

[Rumore di chiavi nella toppa]

(Si apre la porta ed entra Sergio. I presenti si salutano)

Sandro                   Non è vero che è noioso, (poi rivolto a Sergio) parlavamo di un romanzo di Milan Kundera, l’Insostenibile leggerezza dell’essere. (di nuovo verso Stefania) In pratica tutto il libro si poggia su una verità basilare che fa parte della realtà delle cose: che ogni nostro gesto, ogni nostra azione, ogni istante della nostra vita è irripetibile. Lo viviamo una volta sola e non avviene più. Noi non ci pensiamo neanche a questa cosa, o per trascuratezza o per vigliaccheria. Perché se ci fermassimo a riflettere su questa verità la nostra vita diventerebbe una paradossale nostalgia. La nostalgia del presente. Un concetto quasi banale, ma al contempo insostenibile.

(Sergio sembra colpito da quanto detto da Sandro mentre si toglie il cappotto)

Stefania                 Dovrò rileggerlo, perché mi era sembrata solo una storia d’amore. Non ci avevo letto altro.

Gioia                       Certo che se quello che è più serio tu lo salti, anche se leggi la Teoria della Relatività di Einstein potrà sembrarti banale no?

Sandro                   E’ un libro sulla impossibilità di essere felici. Perché la felicità in fondo è desiderio di ripetizione o quanto meno di continuazione di alcuni momenti, situazioni, sentimenti. Per questo leghiamo il concetto di felicità a quello di eternità. Ma tutto questo è impossibile. Sergio (Sergio arrivato alla porta che da verso l’interno si volta verso Sandro). Volevo dirti che ho parlato con Francesco. Facciamo come vuoi tu, in fondo avevi ragione.

                                 (Sergio esibisce un sorriso formale e lascia il salotto)

Sandro                   (rivolto a Nicoletta) Beh … andiamo?

Nicoletta               Io vado ad aiutare mio padre, stava trafficando in cantina

Sandro                   Ci passa le giornate in cantina Ulisse. Ciao ragazze.

Stefania                 Vengo anche io, faccio un salto in copisteria.

                                 (si salutano poi Nicoletta, Stefania e Sandro escono di casa e Gioia va verso l’interno lasciando il salotto vuoto)


Atto II – Scena 4: John Lennon

Gioia – Stefano – Ulisse - Nicoletta

[Suonano alla porta]

(Gioia attraversa il salotto e apre. E’ Stefano)

Stefano                  Ciao Gioia

Gioia                       Ciao Stefano, accomodati

Stefano                  (entrando) Tuo padre?

Gioia                       Sta facendo una doccia. Dammi il cappotto. Ti posso offrire qualcosa?

                                 (Stefano si sfila il cappotto che Gioia mette sull’appendiabiti)

Stefano                  Senti, riguardo a ieri …

Gioia                       Non c’è bisogno di chiarire nulla, ho sbagliato a dirtelo.

Stefano                  Non hai affatto sbagliato, parlare è sempre la cosa giusta.

Gioia                       Non sempre. A volte è inutile e può … anche rischiare di cambiare le cose

Stefano                  E quali cose pensi di aver cambiato ieri parlandomene?

Gioia                       Non con te, con me stessa

Stefano                  Cioè?

Gioia                       Sai … quando una persona coltiva questo tipo di sentimenti e se li tiene dentro, rimane accesa una piccola fiaccola. Un piccolo sogno impossibile. Che un giorno, per miracolo, possa accadere che … anche l’altro ti dice: ehi … mi piaci. Dicendolo invece ho visto la tua reazione ed è stata come una folata di vento, che ha spento ogni speranza. Ora ho un sogno in meno.

Stefano                  Gioia ma tu davvero pensavi che io …

Gioia                       Te l’ho detto. Era un piccolo sogno impossibile. Mi spiace solo che adesso penserai che io sia una stupida.

Stefano                  Ma no … penso ci sia voluto coraggio a dirlo come hai fatto tu.

Gioia                       O incoscienza. Comunque ora è tutto diverso. La tua faccia rende tutto diverso.

Stefano                  La mia faccia … che faccia ho?

Gioia                       Forse che faccia non hai. Quali emozioni potevo sperare di vedere e che invece non tradisci. Un amore non corrisposto insomma.

Stefano                  Non nella forma di amore che dici di provare tu

Gioia                       Che provo

Stefano                  Che provi. Ma ti amo lo stesso, diversamente.

Gioia                       Come una figlia. Ma non è il tipo di amore che vorrei. Mi fa piacere e ti voglio bene anche io in questo senso. Ma non è tutto quello che vorrei. Mi sono scelta un avversario troppo grande, col quale è impossibile competere (indica l’alto)

Stefano                  Capita a tutti. E’ capitato anche a me.

Gioia                       Sei stato innamorato?

Stefano                  Il grande amore non finisce mai. Si è innamorati tutta la vita

Gioia                       Di Dio?

Stefano                  Di tua madre

Gioia                       Di mia madre?

Stefano                  La tua sincerità ed al tuo coraggio meritano altrettanta sincerità e coraggio.

Gioia                       E … papà …

Stefano                  Tuo padre lo sa. Tua madre lo sa. Siamo cresciuti insieme. Tua madre si è innamorata di tuo padre e non di me. E’ andata così.

Gioia                       Ed è per questo che sei …

Stefano                  Dio non è un ripiego. I grandi amori durano per la vita. Ed io ho due grandi amori. Quando l’ho detto a Livia ho visto nei suoi occhi ciò che tu dici di vedere ora nei miei. Quindi rimaneva solo un amore possibile nella mia vita, cui potevo dedicarmi completamente. E l’ho fatto.

Gioia                       Certo che ho una capacità straordinaria di scegliermi le storie semplici io … non solo ho l’Altissimo come avversario, ma addirittura anche mia madre. E … non ti fa male continuare a frequentarci?

Stefano                  Siete la mia famiglia da tantissimi anni ormai. Non sono mai stato geloso di tuo padre. Per me è come un fratello, forse più di un fratello.

Gioia                       Io non so se ci riuscirei. Sono gelosa di natura. La mia canzone preferita è Jealous Guy di John Lennon …

[Rumori di chiavi nella toppa]

(entrano Ulisse e Nicoletta)

Ulisse                     Caro Stefano …

Stefano                  Avvocato, Nicoletta …

Nicoletta               Stefano, che fai? Confessi mia nipote?

Stefano                  Parlavamo di gelosia

Nicoletta               Ah io sono gelosissima. A Sandro gli dico sempre che al minimo sospetto … ZAC! Glielo taglio.

Ulisse                     Sentimento antichissimo la gelosia. Nato con l’uomo. Pensate che il poeta Catullo 2000 anni fa impazziva di gelosia dietro ad una donnina allegra, tale Lesbia. Ed ha scritto: Con nessun altro uomo farei l’amore/dice la mia donna, solo con te./Neppure se Giove in persona mi volesse./Lo dice, ma quello che dice una donna al suo amante impazzito/devi scriverlo nel vento/o sull’acqua che rapida fugge.

Stefano                  Bellissima

Nicoletta               Sergio?

Ulisse                     Già, mio figlio?

Gioia                       Dovrebbe aver finito la doccia.Io se non vi dispiace vado a farmi una passeggiata al parco. Venite con me?

Ulisse                     Il tempo di fare due chiacchiere con Sergio e ti raggiungo.

Gioia                       A dopo allora. (raccoglie il suo cappotto ed esce)

Nicoletta               Stefano … sai nulla di Sergio. Papà mi ha raccontato di ieri. E anche io è un po’ che lo vedo strano.

Stefano                  Chiedetelo a lui.

Ulisse                     Segreto del confessionale?

Stefano                  Non ho segreti per voi. Ma Sergio è qui. Chiediamolo direttamente a lui.

(arriva Sergio)

Atto II – Scena 5: Pandora

Ulisse – Stefano – Nicoletta - Sergio

Sergio                     Ehi

Stefano                  Proprio te cercavamo

Sergio                     Tutti e tre?

Ulisse                     Si, dobbiamo parlare e stavolta non facciamo finta che io abbia parlato, non mettiamo a verbale … adesso si parla!

Sergio                     Io veramente avrei da parlare da solo con Stefano

Ulisse                     Ti confesserai un’altra volta

                                 (Sergio si siede)

Sergio                     Va bene. Parliamo.

Ulisse                     Noi vorremmo gentilmente sapere che diavolo ti sta succedendo. Sono giorni che alterni lunghi momenti in cui sembri assente, ad altri in cui sembri posseduto da una sacra vis polemica. Non sei tu. Quindi: che diavolo ti sta succedendo?

Sergio                     (Rivolto a Nicoletta) Tu sorellina? Qualcosa da aggiungere?

Nicoletta               Tu lo sai Sergio che il nostro rapporto è sempre stato molto … comodo. Non ti sono mai venuta a rompere o a chiederti conto di qualcosa. Ma ti voglio bene e voglio solo essere sicura che stai bene e non hai problemi. Altrimenti parliamone.

Sergio                     Tutto questo a seguito del minuscolo episodio di ieri a cena? Faccio una semplice domanda, per me quasi banale, e suscito tutto questo vespaio? Mia moglie non mi parla, mio padre mi urla e mia sorella si preoccupa?

Ulisse                     Una semplice domanda? Tu ieri hai fatto filosofia sul senso della vita rivelando una visione … che non so … potremmo definire figlia di Nietzsche. Che non serve sbattersi, impegnarsi, tanto alla fine non rimane nulla in mano. Sei arrivato perfino a parlare di tua madre.

Sergio                     Non le ho certo mancato di rispetto. Mi pare. Ho solo detto che lei ha studiato tanto per costruirsi una vita lavorativa che non ha potuto poi avere. Che ha creato una famiglia e fatto due figli che non si è potuta godere.

Ulisse                     E allora? A parte il fatto che non poteva sapere di morire così giovane, ma anche lo avesse saputo: doveva vivere aspettando la fine senza costruire nulla? Campare alla giornata tanto nulla servirà a nulla?

Sergio                     Prima di andare avanti: ma se anche io avessi questa idea. La cosa ti preoccupa perché? Siete venuti tutti a parlarmi perché questo mio pensiero è così tanto preoccupante?

Stefano                  Perché non è un pensiero da te Sergio. Ci si preoccupa di qualcuno quando lo si vede comportarsi molto diversamente dal solito. Tu hai costruito una meravigliosa famiglia, ti sei sbattuto tanto per mettere in piedi il vostro studio di architetti. Qualcosa è cambiato per farti fare una riflessione così poco da te.

Nicoletta               Ma poi che idea è? Il fatto che uno faccia progetti non vuol dire debba aspettarsi di realizzarli comunque. Se non li realizza non ha fallito tutto nella vita. Ha vissuto. No?

Sergio                     Nicoletta ho fatto il caso di mamma. Tutti quei sacrifici resi vani. I suoi 30 anni avrebbe potuto goderseli molto meglio, pensare di più a se stessa.

Ulisse                     Ed è proprio qui che tu offendi il ricordo di tua madre! Godersi la vita per lei era fare due figli come voi, era dedicare ogni suo sforzo al vostro bene, alla nostra serenità. E’ come dice tua sorella. Il senso della vita è viverla! Giorno per giorno. E tu l’hai sempre pensata così.

Sergio                     E tu papà?

Ulisse                     Ed io cosa?

Sergio                     Tu sei rimasto vedovo così giovane, con due bambini. Io me lo ricordo il tuo dolore. Io ricordo benissimo quando ti sentivo chiuderti in camera e piangere. Mi ricordo bene i giorni in cui il vaso di Pandora era aperto.

Ulisse                     E con questo? Con questo? Ma che pensi? Se oggi mi proponessero di rivederla per un solo minuto, di poterle dire solo poche parole per poi perderla di nuovo, subito e soffrire di nuovo tutto quello che ho sofferto allora, tu credi che io rifiuterei? Beh sbagli! Per un solo minuto, per riaverla con me anche solo un minuto sono disposto a rifare la mia Via Crucis daccapo. Non ci credi? Chiedilo a chiunque sia passato per un lutto come il nostro. Chiedilo a loro (indicando il pubblico), chiedi a loro se non sarebbero felici di poter riavere anche solo per un attimo un loro caro, anche se questo poi significasse rievocare sofferenza e dolore. Accetterebbero tutti. Tutti. E lo faresti pure tu.

Sergio                     Una bella arringa papà. E io, guarda … ti credo. Ma, con tutto il rispetto che ti prego di credere io ho per te e per la povera mamma, io il dubbio che se lei avesse potuto immaginare di non avere una vita davanti, magari avrebbe vissuto diversamente il tempo che ha avuto … ce l’ho.

Nicoletta               Sergio io e te di mamma abbiamo solo lontani ricordi. L’abbiamo conosciuta poco, da questo punto di vista. Se papà dice che non è così non abbiamo motivo di non credergli.

Sergio                     E allora mettiamola così: io, pensando a me stesso ed alla mia vita, se sapessi di non avere un domani (guarda Stefano), perderei il senso della mia vita.

Nicoletta               Ma siccome è solo un pour-parler io accetto senza problemi questo tuo pensiero. Mi preoccupa solo tantissimo capire da dove nasce questa riflessione. Perché non ti appartiene.

Ulisse                     Ciò che da senso alla vita, figlio mio, non è darsi obiettivi da raggiungere. E una vita non vale di più o di meno a seconda se raggiunge o meno questi obiettivi. Darci uno scopo, un programma, è un mezzo, non il fine. E’ una metodologia. Chi deve fare un viaggio si da degli obiettivi intermedi, delle tappe che non sono il fine del viaggio. Sono un modo per viaggiare, un sistema. Lo scopo del viaggio, è il viaggio stesso. Lo scopo della vita è viverla. Giorno per giorno. E conquistarsi ogni giorno il diritto, la fortuna di averne ancora.

                                 (Cala il silenzio)

Ulisse                     Sono vedovo da tanti anni. Non lavoro più. Non ho altro progetto che non risvegliarmi domattina e vivere la giornata di domani con tutto quello che porterà con se: emozioni, immagini, suoni, affetto, arrabbiature. Ed ora … vado a farmi una passeggiata al parco e se un infarto mi stroncherà prima di uscire dal portone … valeva comunque la pena di provarci (poggia una mano sulla spalla del figlio, poi si volta verso Nicoletta) vieni con me?

Nicoletta               Si          

Ulisse                     (al figlio) Pensaci

                                 (salutano i presenti ed escono)

Stefano                  E’ come penso io?

Sergio                     E’ come ti accennavo al telefono. Rubando le parole a mio padre, qualunque piano io faccia che superi il limite temporale di qualche mese, rischia di non potersi compiere.

Stefano                  E questo è un fatto certo? Definitivo?

Sergio                     Nessuno può assicurarlo. Ma ho già sentito tre diversi specialisti e nessuno è particolarmente ottimista

Stefano                  E per quanto tempo vuoi continuare a nasconderlo agli altri?

Sergio                     Beh per ora ho smesso di nasconderlo a me stesso e guarda già che danni … immagina che succederebbe …

Stefano                  Sergio, questo non è importante. Livia ha messo la sua vita nel vostro progetto comune. Almeno a lei lo devi dire subito. Dovete affrontarla insieme.

Sergio                     Ed io e te?

Stefano                  La stiamo già affrontando insieme. Io sono qui. E ci rimango. Ma devi portare a bordo anche tutta la tua famiglia.

Sergio                     Non è facile. Prima devo capire io … come questo cambia il mio modo di pensare … perché lo sta cambiando.

Stefano                  E’ quello che sta succedendo. Ma se la affronti da solo, il tuo cambiamento sarà incomprensibile per gli altri. Finirà per allontanarvi, invece che unirvi.

Sergio                     E’ che non mi piace come sto cambiando. Mi piace quello che ha appena detto mio padre. Ma non ci credo. Non più. E non mi piace quello che sto diventando. Ed ho paura … che poi questa cosa cambierà anche Livia … e che potrebbe non piacermi ciò che diventerà. Che casino … Devo pensare.

Stefano                  Io devo fare una commissione. Pensaci. Ti telefono più tardi, o se ti va, usciamo dopo cena e ci andiamo a ubriacare!

Sergio                     L’ultima volta che ci siamo ubriacati c’eravamo quasi picchiati per Livia.

Stefano                  Che sbornia quella sera.

Sergio                     Tu la pensi come mio padre?

Stefano                  Beh io ci metto sopra anche un lieve strato teologico. C’è un po’ d’altro senso per me, oltre a quello giustissimo descritto da tuo padre. Perciò si. La penso anche come lui.

Sergio                     E tutto questo avrebbe un senso per te? Anche se non dovesse rimanere nulla?

Stefano                  Nulla? Sergio, se rifletti un po’, quando queste prime sensazioni che stai provando saranno meno opprimenti, ti accorgerai che qualcosa rimane. A dopo.

                                 (esce)

                                 (Sergio va di fronte allo specchio e si guarda lungamente in silenzio)


Atto II – Scena 6: Troia

Sergio – Livia - Stefania - Youssef

                                 [Rumore di chiavi nella toppa]

                                 (entra Livia)

Sergio                     Ciao

Livia                        Ciao (si toglie il cappotto in silenzio)

Sergio                     Fatto spese?

Livia                        Si

Sergio                     Mi tieni ancora il muso?

Livia                        Ti tengo ancora il muso? E’ la mia faccia. Questa ho.

Sergio                     Mi tieni ancora il muso …

Livia                        Ti meraviglia? Ne vogliamo finalmente parlare?

Sergio                     Si. Magari. Parliamone.

Livia                        Comincia tu.

Sergio                     E da dove comincio?

Livia                        Da dove vuoi.

Sergio                     (si alza) Da dove voglio. Non lo so … Beh … mettiamola così … io … vi guardo in questi giorni, intendo … guardo te e i nostri figli …

Livia                        Ci guardi? E che vedi?

Sergio                     Vi vedo … tutti … decisi. Fate tutti il vostro percorso, la vostra giornata … vi alzate dal letto già con le idee chiare su cosa fare, quando farlo e soprattutto perché farlo. Io invece …

Livia                        Tu invece?

Sergio                     Io invece sono un po’ in panne … in questo periodo mi sento molto meno sicuro di quanto mi sembrate voi … mi sento un po’ … alieno da questo vostro … piglio

Livia                        Piglio?

Sergio                     Piglio non è il massimo vero? (sorridono) Erano solo pensieri confusi i miei, davvero.

Livia                        (si siede accanto a lui) Stai cercando di scusarti per le tue farneticazioni di ieri? Perché se lo stai facendo “piglio” fa un po’ pena …

Sergio                     Non volevo offenderti ieri

Livia                        Mi hai offesa invece, e molto

Sergio                     Non era mia intenzione.

Livia                        E qual’era allora la tua intenzione?

Sergio                     Non avevo nessuna intenzione. Sicuramente non di … offenderti.

Livia                        E allora a che pensavi?

Sergio                     Ai nostri figli. Pensavo ai nostri figli.

Livia                        Dovrebbero essere sempre dei bei pensieri allora. Sono creature perfette.

Sergio                     Lo sono.

Livia                        Però?

Sergio                     Però pensavo ai nostri figli, si, e alle loro vite e … mi domandavo … insomma secondo te … Livia … cosa hanno preso da me? In cosa mi somigliano? Perché io … non riesco a trovare nulla di me … in loro.

Livia                        Ti giuro che sei tu il padre. Ricordi? Hai passato i nostri primi anni insieme a mettermi continuamente incinta.

Sergio                     Lo so. Ed è stato bellissimo. E lo è ancora. Ma li guardo e … somigliano a te in tante cose. Non solo fisicamente. Ma a me? Mi somigliano?

Livia                        Ma che dubbi hai? Perché ora ti fai queste domande?

Sergio                     Te l‘ho detto. Perché vedo che andate tutti ad una velocità diversa dalla mia. E allora sempre di più faccio fatica a vedere qualcosa di me nei miei figli.

Livia                        Ma come fai a non vederlo? Per esempio … stai facendo caso a quanto impegno sta mettendo Gioia sul lavoro? È tale e quale a te da quel punto di vista. Non riesce a lavorare per il solo stipendio. Si è data dei traguardi, ha dei sogni, ha delle grandi ambizioni, e le insegue con ferocia, come suo padre. Quanto a Stefania proprio in questi giorni sta rivelando la tua stessa carica passionale nel suo rapporto di coppia con quel suo ragazzo. Vive questa sua prima importante esperienza sentimentale con una tale carica sensuale … come te alla sua età. Sono proprio figlie tue!

Sergio                     E Marco? (si alza) Eh? Allora Gioia … lei ha la mia stessa ambizione sul lavoro. Va bene. Stefania … lei vive le cose della vita con la mia stessa passione. Va bene. Ci sto. Ma Marco? Cosa ho in comune con mio figlio Marco? In cosa mi somiglia? Eh? Cosa ha preso da me? Cosa ha preso da me?

                                 [Rumore di chiavi nella toppa]

                                 (appare Marco)

Marco                    Vecchi! Ho una notizia buona e una cattiva da darvi …

Sergio                     Cosa ha preso da me? (continua)

Marco                    Anzi è una notizia sola …

Sergio                     Cosa ha preso da me?

Marco                    Ho messo incinta Elisabetta. Diventerò padre!

Livia                        Forse ho capito cosa ha preso da te … (si alza e si avvicina al figlio) dimmelo tu Marco: voi maschi della famiglia … dove ve lo mettete il preservativo?

Marco                    e … anche se abbiamo solo 18 anni … ne abbiamo parlato … abbiamo deciso di tenerlo

Livia                        Dove ho già sentito questa storia? (abbraccia Marco)

Sergio                     Ha ragione Stefano … alla fine qualcosa rimane (si lascia cadere sul divano)

Marco                    Sei preoccupata vecchia?

Livia                        Un po’ Amore … ma … no, ce la caveremo. Guarda tuo padre. Ti stupirà ma questa notizia, per motivi complicati da spiegare, probabilmente gli toglie un dubbio e gli fa capire qualcosa.

Sergio                     Qualcosa rimane … Marco, Gioia dov’è?

Marco                    E’ giù col vecchissimo. Al parco.

Sergio                     E Stefania?

Marco                    Non lo so, credo all’università.  Non l’ho vista oggi.

Sergio                     (si rialza) Andiamo anche noi al parco, raggiungiamo il nonno e Gioia, che … devo dirvi una cosa …

Livia                        Ma se sono appena rientrata! Diccela qui questa cosa!

Sergio                     E’ importante. Ti prego. Usciamo, non si discute. Devo dirvi una cosa a tutti, lo devo fare. E devono esserci anche loro.

Marco                    Anche tu … anche voi … (rivolto alla madre) sei incinta?

Livia                        No, no, ho già dato. Le mie ovaie le ho portate al Monte dei Pegni. Che ci devi dire Sergio?

Sergio                     Una cosa che è giusto sappiate ora, avrei dovuto dirvela già ieri. Ma … la voglio dire a tutti insieme, non sono sicuro di riuscire a dirla troppe volte … (raccoglie il suo cappotto e porge a Livia il suo.)

Sergio                     Andiamo (Escono tutti. Passa qualche secondo e …)

 [Rumore di chiavi nella toppa]

(Si apre la porta ed entra Stefania che lascia il cappotto)

Stefania                 Ehi! C’è nessuno? (non riceve risposta) no … non c’è nessuno! (fruga nella borsa ed estrae un libro) Troppo cerebrale … bah (si siede sul divano a leggerlo)

[Bussano alla porta]

(Posa il libro e apre la porta: vede Youssef)

Stefania                 Youssef!

Youssef                  Ciao (lei lo bacia fugacemente)

Stefania                 Entra. Stavo per farmi un tè. Lo vuoi?

Youssef                  No … grazie (Stefania si siede sul divano e Youssef dapprima ci pensa poi lo fa anche lui) Siamo … soli?

Stefania                 Si,  non ho proprio idea di dove siano finiti tutti quanti … (segue un po’ di silenzio)

Stefania                 (notando la palese agitazione di lui) Che hai? Sei nervoso?

Youssef                  No … no …

Stefania                 Lo sai che oggi con mia madre e mia sorella ci siamo date alle spese pazze?

Youssef                  Si?

Stefania                 Io ho comprato: una gonna jeans molto, molto bella

Youssef                  Blu?

Stefania                 Nera. Poi una camicetta a righine bianche e nere sottilissime, di cotone, un maglioncino d’angora bianco

Youssef                  bello … bianco … chissà che bello

Stefania                 … con un generoso scollo a V che esalta il mio seno, un paio di stivaletti in pelle con una fibbia stile ferro battuto … (mentre parla lui improvvisamente le mette una mano sul seno. Seguono attimi di silenzio)

Stefania                 Beh … mentre lo fai … due sono le possibilità: o mi dici qualcosa di spinto … o mi dai un bacio …

Youssef                  (lui ci pensa un po’) Troia!

Stefania                 (dopo una breve riflessione) Forse … è meglio un bacio (lui la bacia, lei lo afferra forte e lo stringe a se rendendo ancora più passionale il bacio)

[SIPARIO]

FINE