Quale amore?

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QUALE AMORE?

Commedia

in

due atti

di

Armando LOMBARDO

(abalomba@tiscali.it)

(armandus33@gmail.com)

www.ottimisti-teatro.it

PERSONAGGI:

-Giulia

-Paola

-Marta

-Anna

-Sara

-Roberto

-Alfredo

-Greta (non apparirà mai in scena)

Questo testo è incluso nel Volume “Gocce di Teatro” (UNI Service)

Opera depositata

ISBN: 978-88-6178-712-4

L'Autore mette gratuitamente a disposizione dei Gruppi Teatrali Amatoriali, i propri testi (rilasciando all'Organizzatore dello spettacolo la relativa necessaria liberatoria SIAE) a condizione che in prossimità della eventuale messa in scena della commedia, gli vengano comunicati la data della rappresentazione e il nome del Teatro in cui essa avrà luogo.

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ATTO PRIMO

(Il sipario è chiuso. Le luci di sala si riducono alle mezze luci. Da uno dei corridoi laterali si sente una voce femminile:)

GIULIA: E adesso, perché hanno spento le luci? Ehi, voi! di là...! perché avete spento le luci? (La ragazza, insieme ad un’altra ragazza, si indirizza verso lescalette che portano sul palcoscenico e, nella penombra, cerca l’apertura del

sipario.) Ma perché hanno spento le luci proprio adesso? (gridando) Luce...luce...! (annaspa cercando l’apertura centrale del sipario. La trova. All’amica) Tu resta qui, vado ad accendere le luci. (sparisce all’interno del sipario. Dopoqualche secondo il sipario comincia ad aprirsi. Si accendono le luci del palcoscenico e in sala cala il buio. La prima ragazza rientra da una delle quinte laterali) Finalmente! Ma chi avrà spento le luci? (guardandosi attorno) quinon c’è nessuno.

ALFREDO: (entrando dalla quinta opposta) Come, non c’è nessuno?! E io, secondo te, non sarei nessuno?

GIULIA: Ciao Alfredo. Tu sei qui? Credevo che non ci fosse più nessuno...! Però qualcuno ha spento le luci... lasciandoci al buio.

ALFREDO: Sono stato io a spegnerle. Stavo andando a prendermi un caffè. Ma voi come mai siete qui?

GIULIA: Come, perché siamo qui? abbiamo la nostra lezione.

ALFREDO: Ma perché, che ore sono? (guarda l’orologio) Di già?! Oddio come si è fatto tardi! Comunque il caffè ce lo faccio scappare lo stesso. E voi due, non mi combinate guai, d’accordo? (si avvia per uscire)

GIULIA: Stai tranquillo!

PAOLA: Vuol fare il duro, ma non è proprio tagliato.

GIULIA: Certo che se il gruppo non avesse lui, non so come potrebbero continuare ad andare avanti a fare teatro.

PAOLA: E pensare che anche lui non becca una lira...!

GIULIA: (scherzando, con tono melodrammatico) Beh, che vuoi? quando c’è la sacra fiamma dell’arte che brucia...

PAOLA: Tu quanti anni sono che frequenti questo corso di teatro?

GIULIA: Tre... anzi, quasi quattro.

PAOLA: Quindi anche in questa nuova commedia avrai una parte.

GIULIA: Io spero tanto di sì.

PAOLA: Se non la danno a te, la parte...!

GIULIA: Beh, non è detto. Ce ne sono altre di attrici, anche più brave di me.

PAOLA: Le parti le assegna il regista, no?

GIULIA: Sì. Certo.

PAOLA: Allora tu non hai niente da temere.

GIULIA: Perché? Che vuoi dire?

PAOLA: Ma dai! Non fare la fintatonta proprio con me...!

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GIULIA: Ma io non faccio la fintatonta.

PAOLA: Come se non fosse abbastanza evidente che il regista ha un debole per te...!

GIULIA: Tu stai dando i numeri.

PAOLA: E’ proprio così. Lui ha un debole, per te. Non dirmi che non te ne sei ancora accorta.

GIULIA: Magari fosse come dici tu! Il guaio è che, invece, sono io a stravedere per lui! Mentre lui neanche mi vede.

PAOLA: Piace anche a te, eh?

GIULIA: Se mi piace...?! Cosa non farei per farmi coccolare tra le sue braccia...?!

PAOLA: Addirittura fino a questo punto?! Non me ne avevi mai parlato in questo modo.

GIULIA: Perché non ne ho mai avuto l’occasione.

PAOLA: E allora fatti avanti. Lo sai che c’è anche la prima donna che sbava per lui...?

GIULIA: Appunto! Cosa vuoi che mi faccia avanti...? Lui continua a considerarmi una ragazzina...!

PAOLA: Effettivamente tu sei un po’ troppo giovane, per lui. E’ già sulla cinquantina, mentre tu, invece...

GIULIA: Io, invece...! Ma lo sai che ho già quasi ventotto anni?!... (breve pausa) Sì, hai ragione... Io, infatti, non mi faccio nessuna illusione. Per il momento mi basta che mi dia una parte anche in questa commedia.

PAOLA: Lo spero per te...!

GIULIA: Vedrai che anche tu avrai la tua parte.

PAOLA: Davvero? Ma io non ne so niente.

GIULIA: Da quello che mi ha detto Alfredo, le parti non sono state ancora assegnate tutte. E mi ha anche detto che una particina, anche se piccola, ci sarà per tutti.

PAOLA: Oddio che emozione! Ho paura che al momento di entrare in scena, me la farò sotto.

GIULIA: Lo dici adesso. Poi, quando l’hai fatto una volta, non vedrai l’ora di

rifarlo: diventa come una droga.

PAOLA: Ma tu non hai paura quando è il momento di entrare in scena, là, con tutto il pubblico che ti guarda...?!

GIULIA: (spavalda) Chi, io? (breve pausa; quindi, con estrema sincerità...) Ogni volta sono quattro o cinque paia di mutandine che ne fanno le spese!

(le due ragazze, che nel frattempo si sono messe in tuta, fanno alcuni esercizi preparatori, a piacere)

MARTA: (entrando trafelata da una quinta) Oh! Meno male che non avete ancora incominciato!

PAOLA: Ma ancora non è ora.

MARTA: E io, che credevo di essere in ritardo...! Per poco non prendevo una multa per essere passata quasi col rosso.

PAOLA: Ed ora puoi rilassarti, tanto il regista non è ancora venuto.


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ALFREDO: (da fuori scena) Allora?! Siete pronte per la lezione?

PAOLA: In compenso è tornato quello strarompi di Alfredo...!

MARTA: Perché lo chiami strarompi?! Per me, invece, è sempre disponibile e comprensivo.

GIULIA: Ma Paola diceva così, tanto per dire...

MARTA: A me non sembra bello dire certe cose così tanto per dire, sulle persone.

PAOLA: Specialmente se queste persone sono... Alfredo.

MARTA: Che vuoi dire? (mentre Paola attacca l’aria della Traviata: Alfredo Alfredo diquesto cuore...) Volete smetterla?!

GIULIA: Paola non voleva dire niente di particolare. E poi lo sai che Alfredo è simpatico a tutti, qua dentro.

PAOLA: (alludendo a Marta) Ma in modo particolare ad una persona...! (continua acanticchiare c.s.)

MARTA: Lo vedi che continua ad insinuare...?!

ALFREDO: (entrando) Allora?! Siete pronte per la lezione?

MARTA: (andandogli incontro) Io sono pronta!

ALFREDO: (guardandosi attorno) E Anna?

PAOLA: Non l’abbiamo ancora vista.

ALFREDO: Strano. E’ sempre così puntuale, lei! Bene. Voi, intanto, cominciate a scaldarvi.

MARTA: Posso andare in camerino a posare queste cose? (alludendo ai suoi abiti).

ALFREDO: Ma certo. Non c’è mica bisogno che me lo chiedi. (Marta si avvia)

GIULIA: Aspettaci: veniamo anche noi. (esce insieme a Paola)

(Alfredo, rimasto solo, sistema qualche sedia e altro. Entra Roberto)

ROBERTO: Ciao Alfredo. Come va?

ALFREDO: Oh, buongiorno Roberto. A me va bene, grazie.

ROBERTO: Scusa, ti dispiace dirmi che cosa abbiamo oggi.

ALFREDO: Prima una lezione, e poi, se vuoi completare ad assegnare le parti, potremmo iniziare le prove del “Vento del nord”.

ROBERTO: Sì, per le parti non ci sono problemi; possiamo assegnarle. Però non so se me la sentirò ad iniziare con le prove.

ALFREDO: Qualcosa che non va?

ROBERTO: No, niente in particolare. Ma gli altri dove sono?

(Nel frattempo da una quinta sbuca di corsa Anna, che però quando vede Alfredo ed il regista, si blocca al limite della quinta e resta come impietrita)

ALFREDO: Sono nei camerini a posare i vestiti, ma vedrai che tra poco saranno qui.

ROBERTO: Ci sono tutte?

ALFREDO: Quasi, tutte... Mancherebbero Greta e Anna.

ROBERTO: Giulia c’è?

ALFREDO: Sì, Giulia c’è.

ROBERTO: Sono stato incerto fino all’ultimo se assegnare la parte di Susy a Greta...

ALFREDO: ...oppure a Giulia...?! Greta, lo sai, sono ormai tanti anni che fa parti


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da protagonista...

ROBERTO: Sì, lo so. Ma a parte il fatto che proprio per questo comincia a darsi

delle arie e ad atteggiarsi a “prima donna”...

ALFREDO: Sì, è vero. E’ per questo che la chiamiamo “Greta”. Comincia a fare

anche lei i capriccetti come fosse la Garbo...

ROBERTO: A parte questo, io sono sicuro che Giulia, una volta messa sotto,

potrebbe rendere molto di più di Greta, o come diavolo si chiama...?!

ALFREDO: Hai ragione. Giulia è molto determinata ed ha una vera

predisposizione per...

ROBERTO: (interrompendolo) Senti: io vado a darmi una rinfrescata al viso. Se nel

frattempo vuoi chiamare gli altri... (esce)

ALFREDO: Vado a chiamarle. (si indirizza verso una quinta e scorge Anna ancorapietrificata) E tu cosa ci fai qui? (Anna è ancora immobile) Oh! dico a te! (la scuote leggermente) Perché non sei con le altre? E da quanto tempo sei qui?

ANNA: (balbettando) Non... non... lo so...

ALFREDO: Ma perché te ne sei rimasta lì e non sei entrata?

ANNA: (c.s.) Non... non...lo so. C’era il regista...!

ALFREDO: E allora?! Ormai dovresti saperlo che non ti mangia...!

ANNA: Sì, lo so. Ma ho paura lo stesso.

ALFREDO: Hai paura?!

ANNA: No... cioè... volevo dire...

ALFREDO: Ho capito. Non volevi dire quello che hai detto. D’altra parte per te l’italiano è ancora un po’ difficile da gestire.

ANNA: Io ho paura.

ALFREDO: Hai paura? e di che?

ANNA: Un po’ di tutto. Ho paura di non poter riuscire a...

ALFREDO: Ascolta: tu non devi avere paura di nulla. E tanto meno di non riuscire a fare quello che ti piace fare.

ANNA: Io non parlo bene la vostra lingua. Come posso fare teatro?

ALFREDO: Ma non sei stata tu a chiedere di poter entrare in questo gruppo?

ANNA: Sì.

ALFREDO: Quindi, vuol dire che ti piacerebbe fare teatro.

ANNA: Sì, molto.

ALFREDO: E allora perché, ora, ti crei tutti questi pensieri? Se non se li crea il regista...!

ANNA: E’ proprio questo il punto. A me piacerebbe tanto recitare in teatro. E’ sempre stato il mio sogno! E poi tutto questo... le lezioni, le esercitazioni... potrebbero sicuramente aiutarmi ad imparare prima e bene la vostra lingua.

ALFREDO: E io torno a chiederti: perché ti preoccupi?

ANNA: Il regista è molto bravo e disponibile, ma non vorrei che mi tenesse qui per pietà anche se - come temo - potrei essere d’impaccio a tutto il gruppo.

ALFREDO: Il regista - che poi si chiama Roberto - non si è preso nessun impegno con te. Non ti ha promesso né di poterti far parlare un italiano perfetto,

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(abbassando la voce) di Roberto?

né di darti necessariamente una parte in questo nuovo lavoro che dobbiamo allestire.

ANNA: Questo è vero.

ALFREDO: Quindi, finché il regista ti permette di stare con noi, tu stacci, senza crearti alcun problema. D’accordo?

ANNA: D’accordo.

(Nel frattempo le altre tre ragazze erano entrate in scena e si erano fermate al limite delle quinte ad ascoltare in silenzio. Finito il discorso tra i due, le tre ragazze salutano con un affettuoso abbraccio Anna.)

ALFREDO: Ed ora volete decidervi a prendere posto?! Piuttosto, Greta...?

PAOLA: (con una punta di ironia) Lei non ha bisogno di fare lezione.

MARTA: Verrà direttamente per la prova.

ALFREDO: Le lezioni non hanno mai fatto male a nessuno.

PAOLA:                                                                     Senti: fino a che non torna, perché non ci parli un po’

ALFREDO: Adesso è l’ora della lezione.

MARTA: Ma Roberto ancora non c’è; parlaci un po’ di lui. Tu che sei un suo amico... con te lui chiacchiera...

ALFREDO: Certo che con me chiacchiera. Ci intendiamo molto bene, noi due. Ma cosa volete che vi dica?!

PAOLA: Dicci se è sposato...

MARTA: ... se ha qualcuna con cui fila...

GIULIA: Ma di che cosa vi andate impicciando, voi due?!

PAOLA: (in modo allusivo) Sarebbe utile anche a te, sapere.

GIULIA: (prendendo Paola per un braccio e portandola a un lato della scena mentre gli altricontinuano a parlottare tra loro) La vuoi smettere di voler fare a tutti i costila “faccendiera” per me...!?

PAOLA: Tu sei cotta di Roberto! E allora comincia un po’ a darti da fare. E tanto per cominciare, non ti interessa sapere se c’è qualche altra donna con cui dover competere?

GIULIA: No. Non mi interessa.

PAOLA: E allora, tranquilla. Lo farò io per te. (Giulia, sfinita, rinuncia)

PAOLA: (rivolta ad Alfredo) Allora, che cosa ci sai dire a proposito del capo?

ROBERTO: (entrando) Che cosa vuoi sapere, del capo?

PAOLA: (imbarazzata) Mah...! Volevo sapere se ha già deciso come assegnare le parti.

ROBERTO: Ogni cosa a suo tempo. Ora diamoci da fare con gli esercizi. Vi siete sciolte? (cenno di assenso delle ragazze) Avete impostato la respirazione?

(altro cenno di assenso) Bene. Allora cominciamo. (Marta si affretta a piazzarsi accanto ad Alfredo.) Due di voi vengano al centro della scena. (si fa avanti Marta che trascina Alfredo con sé, per un braccio. Le altre tre si siedono sul

pavimento, ai lati della scena) Uno di voi due prenda una sedia e si sieda alcentro. (esegue Alfredo) Che tipo di panino ti piace?

ALFREDO: Col prosciutto crudo, mozzarella tagliata sottilissima, pomodoro a


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strisce e...

MARTA: Ma questo non è un panino. E’ un piatto unico. E alla linea non ci pensi?

ROBERTO: Va bene: tu ora hai in mano uno di questi panini che ti piacciono tanto. E’ da tanto che non mangi perché sei stato molto impegnato in un sacco di altre cose importanti. Quindi hai una fame da lupi. Cominci a mangiare il panino.

ALFREDO: (si accinge ad eseguire)

ROBERTO: Abbiamo detto che hai molta fame. E tu hai detto che quello è il panino che ti piace di più. Facci vedere quanto ti piace.

ALFREDO: (esegue con maggiore golosità)

ROBERTO: Squilla il telefono che è accanto a te. (qualcuno imita il trillo del telefono) Tu, continuando a mangiare, rispondi al telefono.

ALFREDO: Pronto, chi parla?

ROBERTO: No, no. Tu devi continuare a gustarti il panino. E ricorda che sei affamato. Squilla il telefono. (qualcuno imita il trillo) Attenzione! (Alfredo siblocca) Ora tu risponderai al telefono. Chi ti telefona?

ALFREDO: Non lo so.

ROBERTO: Te lo dico io. Ti telefona il tuo commercialista.

MARTA: Ma Alfredo non si serve di un commercialista...! (occhiataccia del regista)

ROBERTO: Anzi, facciamo una cosa: (a Marta) tu sei il suo commercialista all’altro capo del telefono. Gli devi comunicare, piano piano, poco per volta, che le sue azioni hanno avuto un crollo spaventoso, in borsa; che la ditta presso cui lavora è andata fallita e che quindi lui è disoccupato; inoltre un ispettore del fisco ha controllato le sue dichiarazioni dei redditi e vi ha notato delle strane irregolarità che nemmeno tu -come commercialista- riesci a spiegarti, e che quindi gli hanno confiscato casa. E tu (rivolto ad Alfredo) continuerai a mangiare il tuo enorme panino. Tutto chiaro? Via con lo squillo.

(Inutile continuare con la spiegazione: Marta e Alfredo eseguono la scenetta preoccupandosi di essere quanto più divertenti possibile)

ROBERTO: Bene. Siete stati abbastanza convincenti tutti e due. Ora cinque minuti di pausa. (scorgendo Anna) E tu perché non ti sei messa la tuta?

ANNA: Mi scusi, maestro, ma ho avuto un piccolo contrattempo e sono arrivata un po’ in ritardo, e quindi...

ROBERTO: (bloccandola) Ascolta: mi dispiace molto che tu abbia avuto un contrattempo; spero che non sia nulla di grave. E non è la fine del mondo se non ti sei potuta mettere la tuta: potrai farlo adesso. Però ti chiedo una grossa cortesia, che già ti ho chiesto altre volte: io mi chiamo Roberto. E non sono il vostro maestro. Quindi, ti prego di chiamarmi Roberto, come fanno tutti gli altri. E ti prego anche di darmi del “tu”.

ANNA: Come vuole, maest... (occhiataccia benevola del regista) Come... vuoi...

Roberto.

ROBERTO: (dandole un bacino sulla guancia) Così va molto meglio. Ricordatevi tutti. Noi non siamo dei professionisti. Facciamo teatro per pura passione, per

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hobby.

MARTA: Però lo facciamo abbastanza bene, no? (occhiataccia del regista)

ROBERTO: Sicuramente nel mondo dei professionisti ci sono gerarchie e classificazioni a seconda dei ruoli. E spesso i rapporti tra attori, e tra attori e regista, sono disastrosi. Ma noi facendo teatro dobbiamo prima di tutto divertirci. E per poterci divertire dobbiamo imparare, prima di tutto, a sentirci tutti sullo stesso piano.

MARTA: Però Greta non la pensa così...! Lei è una diva! (altra occhiataccia delregista)

ROBERTO: Inoltre noi abbiamo un compito molto importante. quello di fare divertire il pubblico che viene a vederci. E non possiamo fare divertire nessuno se prima non ci divertiamo anche noi stessi. (avviandosi versol’uscita) Ricordate: è molto importante divertirsi per poter divertire. Nonpuoi divertire se non ti diverti. Divertiti e divertirai. Divertirai solo se ti diverti. (esce)

MARTA: Se ti diverti divertirai se non ti diverti non divertirai. Divertiti che diverti e se diverti ti diverti (uno alla volta tutti si accodano, molto divertiti, a questatiritera. E mentre qualcuno continua con queste frasi come se fosse uno scioglilingua, gli altri cominceranno a sciorinare ciascuno un suo scioglilingua camminando a caso tutto intorno alla scena.)

ROBERTO: (rientrando con alcuni fogli in mano) Prima di riprendere con gli esercizi voglio soddisfare la vostra curiosità. So che siete ansiosi di sapere se ci sarà una parte per tutti. Ebbene, rilassatevi. Ciascuno di voi avrà una parte, anche se per qualcuno sarà una piccola cosa; ma, tanto per cominciare...! (breve pausa) Marta, tu sarai Jennie; Paola, tu sarai Caroline; Alfredo, tu hai il ruolo di Edgar; Giulia, a te tocca la parte di Edith. Anche tu, Anna, avrai la tua parte: sarai Meg. (a mano a mano che linomina, ciascuno avrà una reazione di contentezza) Il copione lo avete giàavuto tutti. Rileggetelo con calma e con la massima attenzione. Ma non dovete limitarvi a focalizzare la vostra attenzione soltanto sul vostro personaggio. Leggete attentamente tutta la storia, e cercate di focalizzare tutti i personaggi. Dopo di che iniziate a imparare a memoria la vostra parte. Prima la imparerete e meglio potremo lavorare.

BUIO

E’ illuminato soltanto il centro del palcoscenico, dove si trovano Paola e Giulia:

GIULIA: (infuriata) Tu non hai nessun diritto di dire queste cose!

PAOLA: (altrettanto infuriata) Invece ti sbagli. Io ho il diritto di dire tutto quello che penso, di questa faccenda.

GIULIA: E’ comodo parlare e giudicare standosene alla finestra.

PAOLA: Io non me ne sto alla finestra. Io ho il mio lavoro che non mi permette di poter essere sempre qui. Non è colpa mia se purtroppo questo lavoro non l’ho trovato qui, ma in un’altra città.

GIULIA: Nessuno ti rimprovera di essertene andata a lavorare a Milano.

PAOLA: Già, proprio così. E non è stato né bello né facile abbandonare voi,

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questo ambiente, tutte le mie amicizie per guadagnarmi da vivere e per cercare di costruirmi il mio futuro.

GIULIA: Ti ripeto che nessuno ti rimprovera di essertene andata. Anzi, se ben ricordi, sono stata proprio io ad aiutarti e ad incoraggiarti a prendere quella decisione. Perché neanche tu ne eri molto convinta...!

PAOLA: E allora perché adesso mi dici di starmene zitta...?!

GIULIA: Perché tu non sai, esattamente, come stanno le cose.

PAOLA: Io non so come stanno le cose...?! Io non so che nostro padre non perde l’occasione per ubriacarsi?! Lo so benissimo, invece, che sono più le sere che si riduce uno straccio di fantoccio imbevuto di alcol che...

GIULIA: Ma non è sufficiente sapere che un giorno sì e l’altro pure, si scola bottiglie di liquori che non si riesce neppure a sapere come e dove se le procura. No, non è sufficiente questo per poter dire di sapere come vanno le cose, qua! e per venire a sputare pareri e sentenze!

PAOLA: Io ho tutti i diritti di dire la mia! Anche io sono sua figlia. E non posso accettare di vedere mio padre in quelle condizioni, che si avvicina giorno dopo giorno alla sua più completa rovina. E non ci riesco a starmene a guardare con le mani nelle mani: bisogna assolutamente fare qualcosa!

GIULIA: Ti proibisco di dire questa frase! E’ come se tu accusassi me e nostra madre di non aver mai fatto nulla per cambiare questa tragica situazione...! Non devi mai più dire “bisogna fare qualcosa!”, né davanti a me e tanto meno davanti alla mamma!

ROBERTO: Bene! Basta così. Siete state bravissime. (si accendono altre luci sulpalcoscenico e finalmente si scorgono tutti gli altri: il regista è seduto su una sedia in un lato della scena il più vicino possibile al proscenio, mentre gli altri attori sono

seduti sul pavimento tutt’intorno). Tu, Paola, ricordati sempre che la tua piùgrande angoscia, oltre quella che ti viene dal vedere una delle persone a te più care - cioè tuo padre - ridursi giorno dopo giorno - come dice il testo - un fantoccio imbevuto di alcol, è anche quella che ti viene dalla consapevolezza di essere del tutto impotente davanti a questa tragedia.

PAOLA: Sì, lo so. Ma non è per niente facile...

ROBERTO: Ma tu ci riuscirai. Ne sono certo.

PAOLA: Grazie.

ROBERTO: Tu, invece, Giulia, oltre a quegli stessi due motivi di tremenda angoscia che assalgono tua sorella, ne hai altri: perché mentre lei (additando Paola) vivendo a Milano, questa vicenda familiare la vive -diciamo così - di rimbalzo, tu la vivi sulla tua stessa pelle, giorno dopo giorno, dalla mattina quando ti alzi, alla sera quando vai a letto, e perfino la notte quando sei sola con i tuoi pensieri.

GIULIA: Io non so se...

ROBERTO: (la interrompe) Non dire nulla. E’ ancora presto perché tu possa esprimerti. Io ho una grande fiducia sulle tue possibilità. E da un po’ di tempo che ti sto seguendo ed osservando. Ed ogni giorno scopro qualcosa di nuovo in te. E sono tutte doti positive. E’ un po’ come

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(Alfredo si chiude nelle spalle)

sfogliare i petali di un fiore prima di poter arrivare al suo cuore. Sono sicuro che ce la farai. (poi, rivolto a tutti) Ed ora cinque minuti di pausa. Poi riprenderemo con la scena d’inizio del secondo atto. (si guardaattorno) A proposito: dov’è Greta? In quella scena c’è anche lei. Come

mai non è ancora qui?                                                 E’ stata avvisata che ci

sono le prove?

ALFREDO: Sì, certo. Come tutti gli altri.

ROBERTO: Beh, cercatela e ditele di venire immediatamente. (esce)

(uscito il regista, Giulia e Paola esultano per l’esito della prove, mentre gli altri vanno a complimentarsi, a soggetto, con loro)

PAOLA: Wuao! Non credevo di riuscire a...

GIULIA: E’ stato veramente bello!

MARTA: Siete state bravissime. Spero proprio di saper fare anch’io come voi...

GIULIA: Vedrai che andrà tutto bene. Anche tu ci sai fare e poi il regista è molto

bravo.

PAOLA: (ringraziando in fretta gli altri che, uno alla volta escono, e portando per un braccioGiulia verso il proscenio) Ma hai sentito, no?! Hai sentito che cosa ha detto?

GIULIA: Sì, certo che l’ho sentito.

PAOLA: E allora?

GIULIA: Cosa, allora?!

PAOLA: No, dico: cominci a renderti conto di come stanno le cose?

GIULIA: Ma perché continui a parlare per indovinelli? Insomma: cos’è che mi vuoi dire?

PAOLA: Ma ci sei, o ci fai?

GIULIA: Ci faccio perché ci sono! E allora?

PAOLA: E’ cotto di te!

GIULIA: E’ cotto di me? Chi?

PAOLA: Ma lui, diamine! E’ proprio cotto di te. E non si preoccupa neanche più di nasconderlo. (facendo il verso a Roberto): “E’ un po’ come sfogliare i petali di un fiore prima di poter arrivare al suo cuore.” Se non è amore, questo...?! E poi, davanti a tutti...!

GIULIA: Io ti consiglio di farti vedere da qualche dottore. Vedo che cominci a dare i numeri.

PAOLA: Quello è innamorato cotto di te. Perché non vuoi ammetterlo?!

GIULIA: Perché sarebbe troppo bello. Vorrebbe dire che finalmente nella mia vita potrei assaggiare anche io qualcosa di bello, di meraviglioso! Ma purtroppo temo che tu ti stia facendo trascinare un po’ troppo dalla fantasia.

PAOLA: La mia non è fantasia.

GIULIA: E’ da quasi quattro anni che sono in questo gruppo e che quindi conosco e frequento Roberto. All’inizio lo apprezzavo per la sua capacità di insegnare teatro e per come riusciva a proporsi a tutti noi sotto l’aspetto umano, come uomo.

PAOLA: Beh, è proprio come uomo che...

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GIULIA: E l’ho sempre considerato come un buon maestro, e null’altro di più. Sai, c’era anche il fattore età che...

PAOLA: Io lo trovo interessante proprio per questo. Specialmente se lo confronti con tanti giovani di oggi: immaturi ed insipidi, che non sanno nemmeno fare all’amore come si aspetta una donna.

GIULIA: Ma poi, col passare del tempo, frequentandolo sempre di più... bastava appena stargli accanto, sentire l’odore della sua pelle... Che emozione quando dovevo recitare delle battute con lui...! A te posso confessarlo: a volte sbagliavo volutamente a dire le battute, per avere il modo di ripeterle e di poter stare, così, qualche minuto di più con lui.

PAOLA: Hai capito, la santarellina...?!

GIULIA: Finché mi sono accorta di volergli veramente bene, e di non poter più fare a meno di lui. Sapessi che tormento quando, d’estate, si interrompono le prove ed il gruppo sospende l’attività teatrale...!? E poi, con tutte le donne che lui frequenta...!

PAOLA: Già! Per non parlare della prima donna.

GIULIA: Di chi?

PAOLA: Di Greta, è ovvio. Ma adesso tu non hai più nulla da temere in questo senso. Ora è lui che si sta, anche se per il momento ancora velatamente, dichiarando.

(nel frattempo rientrano Marta e Alfredo, che però non badano a loro, ma continuano a parlottare tra di loro)

GIULIA: No, non posso crederci. Sarebbe troppo bello. Io non voglio illudermi...

Un’altra delusione, e per me sarebbe la fine!

PAOLA: Non essere così pessimista. Intanto andiamo a fare un giretto dalle parti di un certo camerino... (la prende per un braccio e la porta fuori).

MARTA: Ho visto che anche tu sei già riuscito ad imparare tutta la parte a memoria.

ALFREDO: Non tutta. Mi manca ancora la fine del terzo atto.

MARTA: Io, invece, faccio molta fatica a memorizzare. Devo insistere, insistere, insistere...

ALFREDO: Vedrai che a mano a mano che facciamo le prove, la memoria si rafforzerà da sola.

MARTA: Perché non mi aiuti un po’...?

ALFREDO: E come posso aiutarti?

MARTA: Approfittiamo di queste pause, e aiutami a provare qualche scena.

ALFREDO: Perché no. Quale vuoi fare?

MARTA: Quella a metà del terzo atto: quella con Gary.

ALFREDO: Allora aspetta che prendo il copione (cerca il suo copione e si colloca

accanto a Marta) Eccola qui: pagina 37. Inizi tu.

MARTA: (recitando a memoria) Oh, finalmente sei arrivato.

ALFREDO: (leggendo il copione) Scusami, ho fatto un po’ tardi ma...

MARTA: Non importa. Non scusarti. L’importante è che ora sei qui, con me.

ALFREDO: Per telefono mi hai detto che devi parlarmi di qualcosa di molto

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importante. (poi, guardandosi attorno) Ma, perché mi hai fatto venire “qui”?

MARTA: Perché ora è qui che abito.

ALFREDO: Abiti qui...?!

MARTA: Oh, finalmente sono riuscita a venire via dal quella vecchia topaia...!

ALFREDO: Tu abiti qui...?! Beh, però è bellino, qui. Anche se di primo acchito l’avevo preso per un deposito di mobili.

MARTA: Sì, infatti, hai ragione: sembra ancora un magazzino. Ma, sai? quegli sciagurati me li hanno accatastati, e non c’è stato modo di convincerli a mettermeli a posto.

ALFREDO: Però è veramente bello, qui... con questo arco appena entri... con quella gran bella vetrata luminosa... (indica a destra, ma Marta gesticolaindicando a sinistra. Alfredo non capisce i gesti e, uscendo dal copione...)

ALFREDO: Eh...?

MARTA: La vetrata è di là, non di qua.

ALFREDO: (rientrando nella parte) Con quella gran bella vetrata luminosa... Sì, è proprio bello, qui. Mobili accatastati, a parte.

MARTA: E’ proprio per questo che ti ho chiamato.

ALFREDO: Non vorrai mica dirmi che...?!

MARTA: Perché? Ti dispiacerebbe così tanto? Non saprei proprio a chi altri rivolgermi. Allora? Me la daresti una mano?

ALFREDO: Beh, sì. Se è proprio necessario...

MARTA: Certo che è necessario! Dove vuoi che dorma...?! Vieni. Cominciamo

con quel divano.

ALFREDO: Col divano? Ma pesa...!

MA: Cosa vuoi che sia, in due. (va decisa verso un lato della scena) Ecco: questo è il divano (sottolinea la frase per non permettere ad Alfredo di sbagliare di nuovonell’identificazione dell’oggetto) Tu prendi di là, che io lo afferro di qua. Seipronto?

ALFREDO: Sono pronto.

MARTA: Uno, due, tre: via. (ne simulano il sollevamento. Pesante.)

ALFREDO: Dove lo dobbiamo mettere?

MARTA: (ovvia) Dove vuoi che lo metta?! Ma laggiù, è ovvio.

ALFREDO: Così lontano?

MARTA: Dai, non essere noioso. (simulando, specialmente Alfredo, un grosso sforzo, si

indirizzano verso il lato opposto. Là giunti, Marta ha un momento di esitazione) No!Qui non ci sta per niente bene.

ALFREDO: (vacillando sotto il peso) Co... come...?!

MARTA: E’ meglio metterlo là (indica la parte opposta, da dove sono partiti)

ALFREDO: Di là?! Ma c’eravamo già, di là!

MARTA: Zitto, e cammina! (sempre vacillando per il peso portano il divano al latoopposto) Ecco fatto! Posalo pure.

ALFREDO: (simulando sudore e stanchezza) Era ora!

MARTA: Senti: che ne dici se ci sediamo un po’ sul divano per riposarci? (senzaaspettare la risposta, si siede a terra)

- 12 -


ALFREDO: (disorientato, esaminando meglio il copione) Ma qui sul copione non c’è

scritto...

MARTA: Lascia perdere il copione! (lo afferra per un braccio e lo obbliga a sedersiaccanto a lei) Facciamo un esercizio di improvvisazione.

ALFREDO: ( fortemente imbarazzato) Ma... il copione...

MARTA: Nel mio copione c’è scritto che lui si siede accanto a lei... le si avvicina col busto... le cinge le braccia attorno al collo... le si getta sopra e la bacia appassionatamente...! (nel dire le varie azioni è lei che le esegue)

ALFREDO: (cercando di liberarsi dall’abbraccio) Ma... ma il copione...

MARTA: Il copione lo scrivo io (completa l’affondo. In quel momento entrano Paola,Giulia e Anna)

PAOLA: (intona l’aria della Traviata) Amami Alfredo quanto io t’amo...! (i due si bloccano e si alzano di scatto)

MARTA: (imbarazzata) Stavamo provando la scena del...

PAOLA: Eh, già. Stavate provando...

ANNA: Vi dispiace se mentre aspettiamo il regista provo anche io a ripetere le mie

battute...?

GIULIA: E perché dovrebbe dispiacerci? Prova pure. Anzi, se vuoi una mano...

ANNA: No, grazie. Posso fare da sola.

PAOLA: Fai anche qualche esercizio di articolazione...

ANNA: Sì, certo. Grazie.

(mentre gli altri parlottano tra di loro oppure si sgranchiscono o fanno esercizi di rilassamento, Anna, camminando in largo per la scena:)

ANNA: Se la signora non ha altre disposizioni da darmi, io andrei nella mia camera. (ripete la frase due o tre volte. Paola le fa cenno di articolare meglio conla bocca)

ANNA: In un piatto poco cupo poco pepe pisto cape. (lo ripete un paio di volte, poi) Signora di là c’è un signore che chiede di lei. Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa.

(entra il regista)

ROBERTO: Brava, Anna. Vedo che stai facendo dei grossi progressi. Continua così che nella prossima commedia ti troverò una parte più robusta.

ANNA: (emozionata e felice) Grazie maestr... grazie Roberto.

ROBERTO: Bene. Ora riprendiamo le prove. Dov’è Greta?

ALFREDO: Non si è vista affatto. Ho provato a chiamarla al cellulare, ma la risposta era sempre la stessa...

PAOLA: ...l’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile.

MARTA: Questa Greta ci deve sempre rovinare le prove...

ALFREDO: Dovresti parlarle chiaro...!

ROBERTO: (tagliando corto) Va bene, va bene. Lo farò. (poi, rivolgendosi a Giulia) Te la senti tu di sostituire temporaneamente Greta?

GIULIA: Beh, sì.

ROBERTO: Allora prendi il tuo copione e piazzati là.

PAOLA: Giulia non ha bisogno del copione...

ROBERTO: Ma non deve fare la sua parte. Deve sostituire Greta nella scena finale

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del secondo atto.

ALFREDO: Paola vuol dire che Giulia non ha bisogno del copione perché sa anche la parte di Greta.

ROBERTO: (incredulo, a Giulia) E’ così?

GIULIA: Beh, sai: provando e riprovando si finisce per imparare anche le battute degli altri.

ROBERTO: Tanto meglio! Sai di che si tratta? (Giulia annuisce) Allora, concentrazione! Vò io la prima battuta (breve concentrazione da parte ditutt’e due che hanno preso le loro posizioni) Io credo che ci stiamo perdendo inun grosso equivoco.

GIULIA: Quale sarebbe questo equivoco?

ROBERTO: O forse sono io che non capisco abbastanza. Da quello che dici sembra che tu mi voglia trattare come tratti il tuo cocker.

GIULIA: (con dolce ironia) Non credo di averti mai dato da mangiare nella ciotola di Chicco...!

ROBERTO: Non scherzare. Sai benissimo cosa voglio dire. Oggi ti faccio comodo accucciato, e tu mi dici di stare accucciato; domani hai voglia di giocare, ed io devo correre a prenderti il bastone che tu mi tiri...!

GIULIA: Perché non parliamo più chiaro anziché usare queste metafore? Forse potremmo finalmente capirci meglio, tu ed io, ed arrivare ad una conclusione soddisfacente per tutti e due.

ROBERTO: La conclusione è una sola: io non ho nessunissima intenzione di sposarti!

GIULIA: Finalmente è uscito fuori, il rospo!

ROBERTO: E’ ormai da tanto che viviamo insieme. E’ chiarissimo che io sto bene con te, così come tu stai bene con me. E quando abbiamo deciso di metterci insieme, l’abbiamo fatto ben consapevoli di quello che stavamo facendo. Ma io non ti ho mai detto che ti avrei sposata. E’ vero, o no?

GIULIA: (molto calma) E’ vero. Anzi... a pensarci bene, da quello che ricordo, non mi hai mai detto neppure “ti amo”.

ROBERTO: (tagliando corto) Era implicito! E adesso te ne vieni, così all’improvviso, quasi a tradimento, a chiedermi se...

GIULIA: ...a chiederti se in tutti questi anni tu abbia mai sentito il bisogno di confermare o meno questa nostra situazione.

ROBERTO: Questa nostra situazione, a me sta benissimo.

GIULIA: Ma non vuoi ufficializzarla. Troppa responsabilità! o troppo poco amore! Quale delle due?

ROBERTO: Ma, non so... forse un po’ dell’una, e forse un po’ dell’altra.

GIULIA: Quindi, convieni con me che stando così le cose, sei tu che stai trattando me peggio di come io tratto il mio cane. E siccome io non me la sento di vivere insieme ad una persona che non sa assumersi le sue responsabilità, e, tanto meno, con una persona che non è ancora sicuro di amarmi...

ROBERTO: Ma perché devi sempre travisare quello che dico...?!

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(fermandosi e girandosi verso Roberto)

GIULIA: Non hai forse detto un attimo fa che non sei pronto a fare il grande passo perché non sei sicuro di amarmi abbastanza...?!

ROBERTO: Beh, in un certo senso...

GIULIA: E allora quale sarebbe, secondo te, il motivo per cui si debba continuare a vivere sotto lo stesso tetto, e dentro lo stesso letto?

ROBERTO: Ma finora l’abbiamo fatto! E lo hai ammesso anche tu che è stato molto bello per tutti e due.

GIULIA: Io non l’ho mai negato. Così come tu ti ostini a non voler ammettere che mi ami.

ROBERTO: Ma se stiamo bene insieme, quello è soltanto un dettaglio...!

GIULIA: Ma io sto bene anche insieme al mio cane...! E in questa casa un cane è più che sufficiente.

ROBERTO: Vuoi dire che...

GIULIA: Voglio dire che così come lo abbiamo deciso di comune accordo di vivere insieme, - con la giustificazione che era importante farlo per riuscire a capire se eravamo veramente fatti l’uno per l’altra - così, ugualmente di comune accordo, dobbiamo ora decidere se quello che ci aspettavamo si è verificato oppure no.

ROBERTO: Stai cercando ancora una volta di confondermi le idee.

GIULIA: Sto cercando semplicemente di sapere se mi ami.

ROBERTO: Così... su due piedi...

(Giulia va verso una sedia dove era stato collocato un guinzaglio e lo prende)

GIULIA: Chicco, vieni. Andiamo a fare la nostra passeggiatina.

ROBERTO: Aspetta!

GIULIA: (fermandosi) Cosa...?

ROBERTO: (avvicinandosi a lei e prendendole il viso tra le mani) Io ti amo! (l’abbraccia ela bacia a lungo, più del dovuto. Dopo qualche secondo gli altri si guardano tra di loro un po’ imbarazzati, finché Alfredo costruisce un paio di colpi di tosse. Giulia e Roberto si scuotono e si ricompongono rapidamente)

ROBERTO: Bene. Per oggi le prove sono finite. Ci vediamo giovedì.

(silenziosamente, uno alla volta escono tutti di scena ad eccezione del Regista e di Giulia che si attardano in inutili faccende. Poi anche Giulia fa per andarsene)

ROBERTO: Giulia!

GIULIA:                                                                                                            Sì?

ROBERTO: Non credi che dovremmo parlare un po’?

GIULIA: Di che?

ROBERTO: Per te è stato un normale bacio di scena, quello?

GIULIA: Non so...

ROBERTO: Io dico di no. Il copione, in quel bacio, non c’entrava affatto! Almeno da parte mia. (la prende per le mani e la invita a sedersi su una sedia. Poi prende

un’altra sedia, l’accosta alla prima e si siede anche lui) Io non so come siasuccesso, ma so che poco per volta, giorno dopo giorno io mi sono perdutamente innamorato di te. Tu sei entrata nella mia vita piano piano, in punta di piedi. Quando sei entrata a fare parte di questo gruppo, io - scusa la sincerità - non ti avevo neppure notata. Sembravi una fanciulla

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(le due ragazze si abbracciano con grande

di quindici anni...

GIULIA: Ne avevo già ventiquattro.

ROBERTO: Ho detto che “sembravi” una fanciulla di quindici anni... con quel tuo visino minuto e pulito - tu non hai mai fatto uso di trucchi vari per il viso...- con quell’aria tra il timido e lo spaurito...! Eppoi, mentre gli altri più o meno dicevano la loro, tu lì, ad ascoltare... ad ascoltare. Sembrava che non avessi né idee né voce.

GIULIA: Avevo molto da imparare, e poco da dire.

ROBERTO: Però, poi, quando abbiamo messo in scena “Vele all’orizzonte” in cui avevamo molte battute da dire insieme, allora ho avuto più occasioni per frequentarti e quindi per conoscerti meglio. Anche perché sembrava che tu sentissi il bisogno di aprirti un po’ di più. Ti ricordi? non solo mi facevi moltissime domande sulle tecniche teatrali e perfino su quelle di regia, ma arrivavi addirittura a darmi - senza volerlo - dei suggerimenti che poi si rivelavano sempre molto utili e a volte perfino geniali.

GIULIA: Io ho imparato molto, da te. Tutto quello che so lo devo a te.

ROBERTO: Anche io ho imparato molto da te. Ho imparato innanzi tutto che non ci si deve lasciare condizionare dalla prima impressione. Se l’avessi fatto forse continuerei ancora oggi a considerarti poco più di una bambina.

Invece ho scoperto che sei molto matura qui (si batte con la punta dell’indicesulla fronte). Sei molto riflessiva, hai un notevole intuito, e quando sembrache te ne stai zitta perché non hai nulla da dire, macini pensieri e concetti come pochi sanno fare. E poi sei dolce e bella. Ed io mi sono innamorato di tutto questo, giorno dopo giorno, malgrado mi sforzassi di tenerti lontano dai miei pensieri. Giulia, io ti amo con tutta l’anima. (si baciano.

Entra Paola, li vede baciarsi, fa per tornarsene indietro, ma Giulia la vede e si stacca dal bacio)

GIULIA: Oh, Paola...! Vedo che ti sei già cambiata...

PAOLA: Sono venuta a chiederti se vuoi tornare a casa con me.

GIULIA: Sì, certo. Devi soltanto darmi il tempo di cambiarmi.

ROBERTO: (che nel frattempo si era ricomposto) Bene. Allora, ragazze, ci vediamo giovedì. Ciao. (si incammina verso una quinta continuando a fissare negli occhiGiulia. Esce)

GIULIA: (esplodendo di gioia) Mi ama! Non posso crederci: mi ama! Questo è il

giorno più bella della mia vita!

trasporto)

BUIO

(Sono trascorsi alcuni giorni. In scena Paola, Marta, Alfredo e Anna stanno facendo degli esercizi preparatori. Entra anche Giulia. Ha un pacco di indumenti sotto il braccio. Paola le si avvicina)

PAOLA: Allora...? Raccontami, raccontami...!

GIULIA: Sapessi, Paola...?! E’ stata una settimana meravigliosa...!

(nel frattempo gli altri iniziano a fare delle esercitazioni di mimo riempiendo tutta la scena)

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PAOLA: Allora è per questo che Roberto ci ha concesso una settimana di pausa, per le prove...?!

GIULIA: Sì. E devo confessare che la sua è stata un’idea stupenda.

PAOLA: Dove siete stati?

GIULIA: In un piccolo paesino dell’interno, a contatto diretto con la natura.

PAOLA: Quindi niente cinema... niente discoteche...; e come passavate il tempo?

GIULIA: Ma sono domande da fare, queste...?!

PAOLA: Non vorrai mica dirmi che tra voi c’è stato...

GIULIA: No. Quello no. Ma è stato tutto meraviglioso lo stesso. Si vedeva che avevamo tutti e due una voglia pazza, ma lui è stato molto più saggio di me.

PAOLA: Se per te questa è saggezza...?!

GIULIA: Sono stati sette giorni da sogno! Completamente fuori dal mondo; noi, con i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre aspirazioni, le nostre piccole grandi confessioni...!

PAOLA: Sapessi come ti invidio...! Certo, però, che giacché c’eravate, anche un po’ di maggiore intimità sono sicura che non avrebbe guastato...!

GIULIA: Invece ce ne è stata tantissima di intimità; anche se non del tipo cui alludi tu. Non ho mai sentito di appartenere tanto ad una persona, come mi sta succedendo con Roberto.

(entra il Regista, e gli altri smettono di fare i loro esercizi)

PAOLA: (sottovoce) Lupus in fabula...

ROBERTO: Bene. Oggi faremo le prove con i costumi. Giuseppe li ha già messi nei vostri rispettivi camerini. Andate pure ad indossarli, così dopo inizieremo a provare. (escono tutti. Giulia si attarda leggermente rispetto aglialtri; poi si incammina per uscire)

ROBERTO: Giulia! (Giulia si ferma e si volta verso di lui) Dammi un bacio. Uno solo. (Giulia fa per avvicinarsi a lui, ma dal pacchetto di indumenti che aveva sotto il braccio cade un oggetto. Roberto è più svelto di lei nel raccoglierlo. Lo prende in

mano, distrattamente lo guarda, poi lo osserva meglio ed ha un sobbalzo) Questomedaglione! (fa fatica a respirare) Dove hai preso questo medaglione?!... questo medaglione...! (poi, urlando) Chi ti ha dato questo medaglione?!

GIULIA: (balbettando, sorpresa) Ma... ma... Roberto, che ti prende?... perché....

ROBERTO: (c.s.) Vuoi dirmi dove hai preso questo medaglione...?!

(dalle quinte, richiamati dalle urla di Roberto, entrano gli altri che si fermano attoniti sul bordo delle quinte. Giulia guarda un attimo negli occhi Roberto, gli strappa di mano il medaglione e poi fugge via piangendo)

ROBERTO: Giuliaaa!

Sipario

FINE DEL PRIMO ATTO


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(si mette da una

(indica in terra accanto a lui. Anna esegue)

ATTO SECONDO

(Sul palcoscenico spoglio. Alfredo sta inchiodando delle cantinelle a cui lega un paio di tiranti)

ALFREDO: Qualcuno, di là, mi porti una cantinella...!

ANNA: (da fuori scena) Di che misura la vuoi?

ALFREDO: Ci dovrebbero essere un paio di tronconi di circa un metro e mezzo; guarda nell’angolo in fondo.

(entra Anna con due tronconi di cantinelle)

ALFREDO: Oh, bene. Mettimele qui.

ANNA: Che cosa stai facendo?

ALFREDO: Sto facendo uno stangone per una scena.

ANNA: A che servono queste cose, se non facciamo più la commedia...?

ALFREDO: Chi ti ha detto che non facciamo più la commedia?

ANNA: L’ultima prova l’abbiamo saltata.

ALFREDO: E con questo? Se è saltata una prova non è detto che non si faccia più la commedia.

MARTA: (entrando) E allora? per quale motivo non abbiamo fatto la prova, giovedì?

ALFREDO: Perché Roberto ha avuto un impegno, è perché Giulia è stata poco bene. Ma insomma ...! a voi cosa interessano queste cose?! Ora siamo di nuovo qui e quindi vuol dire che...

MARTA: (interrompendolo) Però non ci sono ancora né Roberto, né Giulia.

PAOLA: (entrando) Giulia sta per arrivare; ci ho parlato poco fa.

ANNA: Allora, se riprendiamo le prove devo ripassare la mia parte! parte e ripete sottovoce le sue battute mimando il dialogo)

MARTA: (guardandola) Che carina...! Ha appena una decina di battute, ma ci si impegna come se avesse la parte della protagonista.

ALFREDO: Dovreste prendere tutte l’esempio da lei.

MARTA: Ma io la so, la mia parte.

ALFREDO: Sì, la sai... la sai! E poi vieni a tormentarmi perché vuoi provare anche fuori gruppo.

MARTA: (allusiva) Mi piace provare con te. Perché? A te, no?

ALFREDO: Ma io ho anche altre cose importanti, da fare.

MARTA: (c.s.) Perché? non è importante quello che io voglio fare con te...?!

(nel frattempo è entrata Giulia. Paola le è subito corsa incontro e le due parlottano tra di loro. Giulia sembra molto giù di morale)

MARTA: (avendo visto entrare Giulia) Ora manca soltanto Greta. E’ stata avvisata?

ALFREDO: Certo. Come sempre.

MARTA: E vedrai che anche questa volta - come sempre - non verrà.

ALFREDO: Se fossi io, il regista...!

MARTA: La daresti a me, quella parte?

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ALFREDO: Se c’è una in grado di farla, è Giulia.

MARTA: Ma non vedi che è completamente fuori fase in questi giorni? Le è forse successo qualcosa?

ALFREDO: Sono affari suoi.

MARTA: Dicono che abbia litigato con il regista. Chissà se c’entra qualcosa, la scenata dell’altra volta...?

ALFREDO: (tagliando corto) Io non ne so niente.

(entra Roberto, molto scuro in volto. Si guarda attorno come per controllare chi è presente)

ROBERTO: Buongiorno a tutti.

TUTTI (Giulia a testa bassa e sottovoce): Buongiorno.

ROBERTO: Greta, come al solito, non è ancora venuta...!

ALFREDO: No. Non è ancora venuta, sebbene sia stata regolarmente avvertita.

ROBERTO: (guardando Giulia come se la scorgesse soltanto in quel momento) Ah, Giulia! (poi, rivolto agli altri) Vorrei parlare un attimo con Giulia. Vi dispiacelasciarci soli per qualche minuto? Vi richiamerò io quando avremo fatto.

(gli altri annuisco e uno alla volta, in silenzio, escono di scena. Giulia resta immobile a testa bassa)

ROBERTO: Sono giorni che ti cerco, ma è come se tu ti fossi volatizzata! Cosa fai? Mi eviti?

GIULIA: (fredda) Cosa vuoi da me?

ROBERTO: E’ estremamente importante che noi due si parli. Devo farti delle domande. Ma non possiamo parlare qui. Sono cose troppo delicate...!

GIULIA: Cosa può esserci di così importante da dover andare chissà dove per dirmelo...?!

ROBERTO: Non lo so, di preciso. Ma sento... anzi... temo che possa trattarsi di qualcosa di molto grave...!

GIULIA: (disarmante) Addirittura?! Per me, se ti riferisci alla tua scenata dell’altro giorno, si tratta semplicemente di villania e di maleducazione!

ROBERTO: Ti prego! Andiamo a parlare in un posto più riservato.

GIULIA: (secca) No. Se hai qualcosa da dirmi, puoi dirmela qui.

ROBERTO: (rassegnato) E va bene. Ascoltami, Giulia: per me è di vitale importanza che tu mi dica dove hai preso o chi ti ha dato quel medaglione...

GIULIA: Ancora con quel medaglione?! Pensi forse che l’abbia rubato?

ROBERTO: (quasi supplicandola) Non scherzare, ti prego! E’ troppo importante per scherzarci sopra.

GIULIA: Non vedo perché devo raccontare a te cose che riguardano la mia vita...

la mia vita intima ed affettiva?!

ROBERTO: (con forza, ma placandosi via via) Chi ti ha dato quel medaglione?

GIULIA: (ritraendosi leggermente) Non ricominciare, sai!

ROBERTO: Scusami. Ma ti prego, dimmi chi...

GIULIA: (senza farlo finire) Me lo ha dato mia madre.

(Roberto resta un attimo senza respiro, come folgorato)

ROBERTO: (ripetendo quasi meccanicamente) Te lo ha dato tua... tua madre? E dov’è,


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Ora ci riposiamo un po’. Dico bene? Ma

ora, tua madre?

GIULIA: E’ morta.

ROBERTO: (come se gli fosse arrivata una seconda mazzata) Morta? Sono addolorato! Come... come si chiamava tua madre?

GIULIA: Sara.

(Roberto si porta una mano al petto. E’ impallidito. Ha un momento di disorientamento, e Giulia comincia a preoccuparsi)

GIULIA: Roberto! Che cos’hai? Non ti senti bene?

ROBERTO: (con un filo di voce) Sara... Sara... Sara Corsini...?

GIULIA: (fortemente stupita) Come fai a sapere... La conoscevi...?! Dimmi: la conoscevi?!

ROBERTO: (sempre con un filo di voce, premendosi le mani contro il petto) Giulia, tu sei...

tu sei... (si piega su se stesso e stramazza al suolo)

GIULIA: (urlando) Roberto! Roberto! Aiuto! Qualcuno mi aiuti! Roberto! Roberto! (si china su di lui e stringe il suo capo al petto piangendo e continuando a chiedere aiuto)

BUIO

(Palcoscenico spoglio. In scena: Alfredo, Anna, Marta e Paola. Al centro Anna sta facendo un esercizio singolo. Appena finito:)

ALFREDO: Bene. Brava, Anna: hai migliorato moltissimo. Ora, Paola, tocca a te. Mettiti là. (le indica un punto al limite delle quinte. Poi prende alcuni listelli dilegno che dispone a circa un metro e mezzo di distanza tra loro, per tutta la

larghezza del palcoscenico) Questi listelli indicano tratti di terreno concaratteristiche diverse: questo tratto è costituito da sabbia, questo è di fango, questo è cosparso da frammenti di vetri, in questo tratto sei con le gambe nell’acqua del mare, qui sei nella melma, questo è un campo cosparso di mine; il resto lo vedremo a mano a mano che ci arriverai. Tu sei a piedi scalzi. (Paola si toglie le scarpe) Sei pronta? Vai pure.

(Paola esegue l’esercizio. Fine dell’esercitazione)

ANNA: Ed ora cosa facciamo?

MARTA: (anticipando la risposta di Alfredo) la sapete la novità? PAOLA: Quale sarebbe questa novità?

MARTA: Finalmente Greta si è degnata di venire alle prove...!

TUTTI (meno Alfredo): (meravigliati) Noooo...!!!

MARTA: Proprio così. E’ nel suo camerino a prepararsi.

ANNA: (rivolta ad Alfredo) E’ vero che oggi c’è anche Greta? (Alfredo annuisce)

PAOLA: Ci voleva che Roberto avesse un infarto, per farla smuovere.

ALFREDO: Ora smettiamola. E’ passato più di un mese da quel malaugurato fatto.

E se Greta è qui non c’entra niente l’infarto di Roberto.

MARTA: Speriamo che ora non gliene faccia venire un altro lei, la nostra Greta Garbo.

ALFREDO: Marta... ti prego...! Non è un argomento su cui scherzare. E poi, non dimentichiamoci di Giulia.

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PAOLA: Già, poverina! Si è presa proprio un bello spavento, quel giorno!

MARTA: Prima quel litigio per il medaglione...

ALFREDO: Non è stato un litigio...! Roberto le ha soltanto chiesto dove l’avesse preso.

ANNA: Però glielo ha chiesto come se fosse stato suo, e qualcuno glielo avesse rubato...

MARTA: Certo che Roberto è sempre stato un po’ misterioso...

ANNA: Chissà quali segreti nasconde...?

ALFREDO: Sentite! a me sembra che stiate volando un po’ troppo con la fantasia...! Tra poco verrà fuori che Roberto è un feroce serial-killer che uccide tutte le donne su cui mette gli occhi...!

MARTA: Però, che sia un tantino misterioso, lo devi ammettere!

ANNA: E’ vero che è vissuto per molti anni in sudamerica? Tu lo sai cosa faceva laggiù?

ALFREDO: (elusivo) Cosa volete che sappia...?! (poi, più disponibile) A me Roberto qualcosa ha raccontato del perché diversi anni fa partì per il sudamerica...

ANNA: Che cosa ti ha detto?

PAOLA: Dai! Raccontaci qualcosa. (si siedono tutte attorno ad Alfredo).

ALFREDO: Circa una trentina di anni fa Roberto - quando ancora viveva in Italia - era fidanzato con una ragazza figlia del proprietario della fabbrica dove lui lavorava...

(le luci cominciano ad abbassarsi fino a mettere in forte penombra gli attori già in scena. Quasi contemporaneamente si accende un faro che illumina la parte opposta della scena in cui cominciano ad intravedersi Roberto ed una ragazza seduti su di una panchina, teneramente abbracciati)

Flash-back

SARA: Tu avessi visto che faccia buffa ha fatto la commessa del negozio quando le ho detto che non avrei comprato nulla di tutti quegli articoli che lei si era premurata di farmi vedere...! “Ma perché? - mi fa lei - “non c’è nessuno di questi capi che le piace? Posso fargliene vedere degli altri...” “Non occorre” - le dissi io - “ormai ha smesso di piovere...”. E me ne sono andata.

ROBERTO: Non sei stata molto carina con quella commessa. In fin dei conti lei stava facendo il suo lavoro. E tu, invece, eri entrata in quel negozio soltanto per ripararti, visto che fuori pioveva.

SARA: Però il giorno dopo ci sono tornata e ho fatto diversi acquisti.

ROBERTO: Lei ti ha riconosciuto?

SARA: Sicuro. Lì per lì si era messa sulla difensiva, ma poi siamo diventate perfino amiche.

ROBERTO: Allora, visto che siete diventate amiche e che ormai dovrebbe conoscere perfettamente i tuoi gusti, l’andrò a trovare e mi farò consigliare qualcosa da regalarti prima di partire.

SARA: (diventando improvvisamente triste) Ti prego, Roberto, non partire!


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ROBERTO: Lo sai, amore, che non posso farne a meno.

SARA: Certo, che puoi farne a meno! Dove è scritto che per potermi sposare devi andartene, chissà per quanti anni, in sudamerica...?!

ROBERTO: Me lo ha chiesto tuo padre.

SARA: E questo cosa vuol dire?

ROBERTO: Vuol dire che io ho bisogno del lavoro che mi dà tuo padre. E lui, sono sicuro, apprezza le mie capacità. D’altra parte me lo ha detto chiaro e tondo: ”Se vuoi sposare mia figlia devi farmi un favore: devi andare a dirigere il settore assemblaggi della nostra filiale di Cordoba. Se riuscirai a mettermi in sesto quel reparto avrai una promozione con un conseguente sostanzioso aumento della retribuzione. Ed allora potremmo parlare anche di Sara.”

SARA: Ma non capisci che è tutto uno stratagemma per...

ROBERTO: Senti, Sara: io sono un semplice operaio, e tuo padre è il padrone della fabbrica. Un altro, al posto suo, non solo non mi avrebbe mai permesso di frequentare sua figlia, ma molto probabilmente mi avrebbe perfino licenziato!

SARA: Mio padre non ti manda a Cordoba per farti fare carriera! Anzi, spera proprio che tu fallisca nella missione per poter continuare a dire che sei un incapace non degno di sposare sua figlia. Ma non capisci che se avesse veramente voluto farti fare carriera, te l’avrebbe potuta far fare ugualmente qui, in Italia. Mio padre vuole allontanarti da me!

ROBERTO: Non sei carina a pensare queste cose su tuo padre...!

SARA: Dici così perché non lo conosci veramente. Mio padre vuole tenerti lontano da me nella speranza che tu, col tempo, mi dimentichi. Lui vuole propormi qualcuno che ritiene più adatto al mio rango. Ti prego! Non partire!

ROBERTO: Sara, io con la paga che prendo adesso, non posso mantenerti per come meriti! Tuo padre in questo ha ragione. Io non posso offrirti il tenore di vita cui sei abituata.

SARA: Ma cosa vuoi che mi importi di tutte queste cose...?! Io ti amo! E non posso vivere senza di te. Cosa importa se tu non guadagni molto? Lavorerò anche io e vedrai che in qualche modo sopravviveremo. Non partire, se è vero che anche tu mi ami quanto io amo te!

ROBERTO: Io ti amo più della mia stessa vita! Ed è per questo che debbo partire!

(l’abbraccia con forte trasporto baciandola appassionatamente)

Fine del Flash-back

(si riaccendono le luci sugli attori)

PAOLA: E poi? Come è andata a finire?

ANNA: Povera ragazza! Doveva certamente essere molto innamorata di Roberto.

MARTA: E anche Roberto di lei, per accettare di andare all’altro capo del mondo.

ANNA: Allora? Come è andata a finire?

ALFREDO: Roberto partì per l’Argentina. Ed effettivamente dopo qualche mese


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riuscì a rimettere in sesto quel settore che era in crisi.

ANNA: E la ragazza?

ALFREDO: I due si scrivevano quasi tutti i giorni. Finché dopo qualche tempo le lettere della ragazza cominciarono a diradarsi. Ed un giorno smisero di arrivare.

ANNA: Vuoi vedere che quel mostro del padre l’aveva obbligata a sposare qualcuno con più soldi...?!

PAOLA: E Roberto che fece?

ALFREDO: Roberto continuò a scriverle per chiederle il perché di quei lunghi silenzi. E dopo molte sue insistenze, anche telefoniche, ricevette una lunga lettera dal contenuto molto confuso e pieno di contraddizioni, ma la cui conclusione era che lei si era stancata di quella lontananza. Aveva conosciuto un altro uomo di cui, suo malgrado, si era follemente innamorata. E chiudeva la lettera pregandolo di dimenticarla.

ANNA: Povero Roberto...! Chissà come deve esserci rimasto male!

PAOLA: E lei, che diceva di amarlo tanto...!

MARTA: A volte noi donne vediamo soltanto quello che ci fa più comodo vedere.

ANNA: Sì, però anche lui... se l’amava veramente non doveva accettare quell’incarico. Non doveva andarsene lasciandola sola.

MARTA: Una donna ha bisogno di avere accanto a sé il proprio uomo. Anche per una questione fisica...!

ALFREDO: Tu pensi sempre e soltanto a quello...!

MARTA: Certo. Che male c’è? Per me è molto importante anche quello. (con tonosaccente) Lo sai che Freud diceva che tutti i mali, fisici e psichici dellagente derivano da una insoddisfacente vita sessuale?

ALFREDO: Ma che ne sai tu di Freud...?!

PAOLA: Chissà cosa direbbe il tuo Freud nei riguardi di Giulia...?!

ANNA: Già! Come sta vivendo, Giulia, tutti questi colpi di scena? E’ così, no? che si dice...!?

PAOLA: So che Giulia ha avuto un lungo colloquio con Roberto dopo l’infarto.

Flash-back

(nel frattempo le luci si attenuano e dall’altra parte della scena viene illuminato Roberto seduto su di una poltrona in giacca da camera. Accanto a lei c’è Giulia)

GIULIA: (molto premurosa) Ed ora, come ti senti?

ROBERTO: Meglio, grazie. Molto meglio. E tu, come stai?

GIULIA: Anch’io sto bene, grazie. Ci hai fatto prendere proprio un brutto spavento! Sai, ti salutano tutti. Volevano venire anche loro a trovarti, ma non glielo hanno permesso. Dicono che è ancora presto perché tu possa ricevere delle visite.

ROBERTO: E tu, allora...?

GIULIA: Con me hanno fatto un’eccezione. Ho detto loro che sono la tua fidanzata, e così... (poi, improvvisamente seria) Perché sono ancora la tua

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fidanzata, non è vero...?! Oppure con quelle scenate volevi dirmi che ti sei stancato di me e che non mi ami più...?!

ROBERTO: Ma come puoi pensare una cosa del genere...?

GIULIA: Vedi, Roberto, io non posso ancora credere che tu possa esserti innamorato di me...! Io, è con te che ho cominciato a vivere, perché è con te che ho cominciato a sentire di essere viva. Tu sei la cosa più meravigliosa che mi sia capitata nella vita.

ROBERTO: Tu, sei meravigliosa! Tu, hai dato uno scopo alla mia vita!

GIULIA: Per me è come vivere un gran bel sogno. Ed io ho una grande paura di svegliarmi e di non trovarti più accanto a me. Non so proprio cosa farei senza di te. E’ per questo che ho tanta paura di perderti.

ROBERTO: Ma tu non devi avere nessuna paura. Io ti amerò sempre...

comunque...

GIULIA: Davvero mi ami e mi amerai sempre?

ROBERTO: Ma certo! Io ti amo! e non puoi nemmeno immaginare quanto! Anche se, ora, in un modo diverso...

GIULIA: (sospettosa) In modo diverso? Cosa vuol dire, in modo diverso...?

ROBERTO: Ascolta Giulia. Ma promettimi di mantenerti calma e serena. E’ una storia un po’ lunga, quella che ho da raccontarti...

GIULIA: Una storia? Che storia...?!

ROBERTO: Circa ventotto anni fa io mi son dovuto trasferire per ragioni di lavoro in Argentina.

GIULIA: Questo lo sappiamo tutti. Ce l’ha detto Alfredo.

ROBERTO: Però Alfredo non vi ha detto che sono stato costretto a partire perché era l’unica possibilità che avevo per poter sposare la ragazza con cui ero fidanzato, e che amavo più della mia stessa vita. Era la ragazza più straordinaria e più bella che avessi mai visto su questa terra. E anche lei diceva di amarmi moltissimo.

GIULIA: Che significa “diceva” di amarti...? Non ne eri sicuro?

ROBERTO: Certo che ne ero sicuro! Però, vedi, dopo pochi mesi che mi trovavo in Argentina - tre o quattro mesi... non ricordo esattamente...- dopo essere stata per un certo tempo senza scrivermi più, mi mandò una lettera dicendomi di avere trovato l’uomo che faceva veramente per lei. E mi disse di dimenticarla.

GIULIA: E tu? Non hai reagito? Hai accettato quella situazione senza reagire? Non hai almeno provato un po’ a insistere?

ROBERTO: Sì, ho provato. Ma non c’è stato nulla da fare. Però, forse, io ho sbagliato in una cosa: un po’ per orgoglio, un po’ per ingenuità...! Avrei dovuto tornare in Italia e farmelo dire in faccia, guardandomi negli occhi, tutto quello che mi aveva scritto.

GIULIA: Sì, lo penso anch’io. Saresti dovuto tornare in Italia. Ma ormai è inutile che continui a fartene una colpa. (poi, di nuovo sospettosa) Ma, scusa: perché mi stai raccontando questa storia?

ROBERTO: Te lo spiegherò meglio in un altro momento. Ora vorrei che tu mi

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parlassi un po’ di tua madre.

GIULIA: Di mia madre?

ROBERTO: Se però non vuoi...!

GIULIA: Perché, non dovrei...?! Mia madre era una donna straordinaria!

Meravigliosa!

ROBERTO: E... tuo padre...?

GIULIA: Io non ho mai conosciuto, mio padre. Mia madre mi ha detto che è morto mentre lei aspettava me.

ROBERTO: E tua madre, quando è morta?

GIULIA: Povera donna! E’ morta sette anni fa. Era già ammalata da diverso tempo. Sai di quel male... Ricordo che prima di morire mi volle vicino a lei...

Flash-back

(le luci si attenuano e si spostano all’altro lato della scena, dove sdraiata su di una poltrona, c’è Sara)

SARA: Vieni qua, tesoro. Qui, accanto a me. Devo dirti qualcosa... (Giulia entra nelfascio di luce e si siede accanto a Sara)

GIULIA: Vuoi che ti legga qualcosa?

SARA: No, grazie, tesoro. Questa volta sei tu che devi ascoltare me.

GIULIA: Ma tu non devi stancarti. Anche il dottore ha detto che...

SARA: Lascia perdere quello che ha detto il dottore...! Vedrai che è molto più importante quello che io devo dire a te. Ma non preoccuparti. Sarò molto breve. Non voglio che tu perda il tuo tempo qui, con me. Alla tua età... - quanti anni hai, adesso? ventuno...- alla tua età devi pensare a stare con i tuoi amici; devi pensare a divertirti.

GIULIA: Ma io sto molto bene con te. Quindi non preoccuparti, e dimmi con tutta tranquillità quello che devi dirmi.

(Sara tira fuori da una tasca il medaglione e lo mostra a Giulia)

SARA: Lo vedi questo medaglione? E’ la cosa più cara che io abbia mai avuto in tutta la mia vita.

GIULIA: E’ un ricordo di tua madre?

SARA: No. E’ il ricordo della persona che ho sempre amato con tutta l’anima.

GIULIA: E’ un ricordo di... papà...?

SARA: (annuisce debolmente) Voglio che d’ora in poi sia tu a portarlo sempre con te.

E’ unico. Non ne troverai mai uno uguale in tutto il mondo.

GIULIA: (prendendolo tra le mani e osservandolo) Ma è meraviglioso! Te lo ha regalato papà? Perché non mi hai mai parlato di questo gioiello? Perché mi hai sempre parlato così poco di papà?

SARA: Tuo padre era un uomo straordinario! Questo gioiello l’aveva disegnato e costruito suo padre per regalarlo alla moglie il giorno in cui nacque il loro unico figlio. Poco prima di morire sua madre lo regalò a tuo padre che a sua volta, in pegno del suo grande amore, prima di... andarsene, lo regalò a me.


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GIULIA: Da come parli di papà, deve essere stato un uomo straordinario.

SARA: (tossicchiando per la forte emozione) Già... già! Ma ora vai dai tuoi amici. Hai già perso troppo tempo con me.

spostamento del flash-back

(le luci si attenuano e tornano ad illuminare Roberto sempre seduto sulla poltrona)

ROBERTO: Quindi, quel medaglione te lo ha regalato tua madre? E ti ha detto che glielo aveva donato suo marit... tuo padre...?

GIULIA: Sì. Ora sai come e da chi ho avuto quel medaglione. Ma perché ci tenevi tanto a saperlo?

ROBERTO: Lo hai qui con te?

GIULIA: Certo. Lo porto sempre con me.

ROBERTO: Allontanati un po’.

GIULIA: Come dici?

ROBERTO: Allontanati un po’ da me, e tira fuori quel gioiello. (Giulia, pur noncapendo il perché di quella richiesta, esegue) Osservalo attentamente. In unafaccia ci sono dei segni in rilievo che rappresentano, in modo stilizzato, il sole che spunta da dietro un monte...

GIULIA: Beh! e allora? Molti gioielli hanno disegni simili...?! Eppoi... si può sapere dove vuoi arrivare con questo stupido giochino...?!

ROBERTO: Ti prego, Giulia! Non è uno stupido giochino! Forse è vero quello che hai detto: quei segni sono comuni in molti medaglioni...! Ma ora gira la medaglia (Giulia esegue). E’ comune anche la scritta: “Ram toi porentu sio crantorio”?! Sai cosa vuol dire?

GIULIA: No. Me lo sono sempre chiesto, ma non sono mai riuscita a capirlo. In che lingua è scritta?

ROBERTO: In nessuna lingua conosciuta. E’ criptografata.

GIULIA: (trasalendo) Ma tu come fai a conoscere questa scritta? (senza aspettare larisposta) Ma già! che stupida! Tu hai già avuto in mano questomedaglione...! quella volta che mi hai aggredita...

ROBERTO: Tu pensi che io possa avere avuto il tempo di leggerla e di memorizzarla, in quella occasione?! (Giulia scuote il capo molto perplessa). Quella frase vuol dire: “Noi tre, insieme...”

GIULIA: (interrompendolo) Tu puoi raccontarmi tutto quello che vuoi ...! Chi potrebbe smentirti? Quella frase potrebbe voler dire mille altre cose...! (poi, irritata perché disorientata) Ma, insomma, tu chi sei?! Cosa vuoi dame?! Perché continui a tormentarmi...?! (esasperata) Chi sei?!

ROBERTO: Ti rifiuti ancora di capire chi sono...?!

GIULIA: (esasperata e stravolta, tappandosi le orecchie) No! Non voglio più sentirti!

Non voglio più vederti! Non voglio sapere niente di te! Ti odio! Ti odio!

BUIO

(La scena ritorna sul palcoscenico. Alfredo sta smantellando un pannello: entra

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Anna)

ANNA: Stai ancora lavorando con i pannelli?

ALFREDO: Li sto smantellando per recuperare il materiale.

ANNA: Quindi questa volta è sicuro che smetteremo di lavorare allo spettacolo.

ALFREDO: Temo proprio di sì. Però le lezioni continueranno.

ANNA: E chi le farà, se Roberto...

ALFREDO: Abbiamo trovato un altro insegnante.

ANNA: Non si è mai visto, finora...

ALFREDO: No. Non lo avete mai visto perché non può venire subito. Deve prima organizzarsi con gli impegni che ha già. Nel frattempo le farete con me, le esercitazioni.

ANNA: (scettica) Con te...?

MARTA: (entrando) Figuriamoci cosa ne verrà fuori...!

ALFREDO: (sorpreso) Cosa ci fai, tu, qui? Non dovevi sostenere l’esame per la patente?

MARTA: Infatti!

ALFREDO: Beh, vedo che hai fatto molto presto. Come ti è andata?

MARTA: Bene. Ho fatto presto perché l’ingegnere mi ha rivolto una sola domanda.

ALFREDO: Quale?

MARTA: (bamboleggiando) Mi ha chiesto se sono libera stasera.

ANNA: E tu, naturalmente, gli hai risposto di sì.

MARTA: Certamente!

ANNA: Ma tu non hai già il ragazzo?

MARTA: Sì. Però non ho ancora la patente...!

ALFREDO: Vatti a cambiare, che è meglio...!

MARTA: A proposito: Roberto, non è ancora tornato?

ANNA: No. Verrà un altro al posto suo.

MARTA: Ma dove è andato? Ormai sono parecchi giorni che è via.

ALFREDO: (tagliando corto) E’ andato a farsi una vacanza.

ANNA: Beato lui che può farsi una vacanza...! (poi, vedendo entrare Paola) Oh, ciao Paola!

(Si fanno tutti intorno a Paola)

ALFREDO: Allora? Come sta?

PAOLA: Ancora non tanto bene. E’ molto giù di morale...!

ANNA: Poverina! Venire a sapere che Roberto è suo padre...!

ALFREDO: Questo è ancora tutto da accertare.

MARTA: Ma... lo ha detto proprio Roberto.

ALFREDO: E’ vero, lo ha detto. Ma non ne è sicuro neanche lui al cento per cento.

ANNA: Ma Giulia si sta riprendendo...? Dicono che sia una buona clinica quella in cui l’hanno ricoverata.

PAOLA: Sì, la clinica sembra buona. Purtroppo Giulia la conosce già! Ce l’hanno dovuta ricoverare già una volta, quando le è morta la madre. Aveva


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cominciato a manifestare preoccupanti segni di disorientamento mentale. ANNA: So che, morta la madre, non le era rimasto più nessuno al mondo. PAOLA: No. C’era la zia; la sorella di sua madre. Quando Giulia rimase sola al

mondo, di lei se ne occupò questa zia. Ma poiché i disturbi diventavano ogni giorno più gravi e preoccupanti, la zia e suo marito decisero di ricoverarla in questa casa di cura. Ce l’hanno tenuta per tre anni...!

MARTA: Tre anni...?! Ma siamo sicuri che sia veramente una buona clinica?

PAOLO: Sì. Almeno: è quello che dicono in giro. Ora, là, le stanno facendo delle cure, ma è difficile dire se e quanto Giulia stia migliorando...! Mi fa una pena...! Ci sono dei momenti che sembra vivere in un altro mondo...!

Flash-back

(le luci si attenuano lentamente fino al buio completo che dura il tempo di fare scendere dei teli che occupano metà della scena. Viene illuminata soltanto questa metà dove appare, seduta, Giulia; mentre l’altra metà resta nel buio. La luce è sul verde marcio)

GIULIA: (in piedi, girata ed accostata alla parete di fondo, come se le parlasse) Quando d’estate i grilli cantano cantano cantano... soltanto le mille rane del pantano gli rispondono. Ma il vento è geloso. Non si sa bene perché.

(entra, emergendo dalla penombra, Paola)

PAOLA: Ciao, Giulia.

GIULIA: Chi lo sa, il perché? Il vento ha mille voci! Non ha motivo di essere geloso delle rane. Le rane gracidano e basta. Il vento fischia, ulula, stride, geme, soffia, alita, spira, sibila, stormisce, fruscia...!

PAOLA: Giulia. Ti prego...!

GIULIA: Le rane non sanno fare tutte queste cose...! Le rane gracidano; e basta!

PAOLA: (le si avvicina e la tocca delicatamente sulle spalle) Giulia.

GIULIA: (voltandosi molto lentamente) Ciao, Paola. Non ti ho sentita arrivare...! Sai? c’era un vento così forte... che non sentivo nulla. Lui fischiava, gemeva, strideva, ululava... qui... qui... qui... nella mia testa... Urlava... piangeva...

piangeva... (e scoppia in pianto anche lei, poggiando il viso sulla spalla di Paola)

PAOLA: Ora è tutto finito. Il vento si è calmato. Ascolta! Non si sente più nulla. E’ finito. (Giulia, smette di piangere, drizza l’orecchio e finalmente si calma)

GIULIA: E’ vero. Non si sente più nulla. Brava. Sei stata tu a farlo zittire...?! Brava! Tu sei una cara mammina.

PAOLA: Io sono Paola. La tua amica.

GIULIA: Già. La mia amica. Tu sei Paola. La mia amica. Ciao Paola. Non ti ho sentita arrivare...

PAOLA: Vieni, siediti. (la conduce alla sedia e la fa sedere) Come stai?

GIULIA: (resta un attimo immobile, in silenzio, fissando davanti a sé. Poi si scuote) Bene. Grazie. Sei venuta con la macchina o col motorino?

PAOLA: Con il motorino. Sai qui è difficile parcheggiare, con la macchina.

GIULIA: E poi con il motorino è anche più agevole per il traffico...

PAOLA: Quelli del gruppo ti salutano tutti. Vorrebbero venire anche loro a trovarti, ma non glielo permettono.

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GIULIA: Grazie. Ringraziali tanto a nome mio. Sono sempre stati tutti così carini con me. A che punto siete con le prove?

PAOLA: In questi giorni le abbiamo sospese...

GIULIA: Peccato. Come mai? Non lo avrete mica fatto per colpa mia...?!

PAOLA: No, cosa dici? tu non c’entri affatto. Il motivo è che Roberto si è preso qualche giorno di riposo...

GIULIA: Povero Roberto...! Come sta? Anche lui, poverino, per colpa mia...

PAOLA: Sono diversi giorni che non lo vedo. Alfredo dice che è dovuto partire, ma non sappiamo per dove.

GIULIA: Non credevo che ci si potesse innamorare tanto di una persona, come io mi sono innamorata di lui...!

PAOLA: Anche lui ti vuole un bene immenso.

GIULIA: Sai? con lui ho provato cose, sensazioni, emozioni che non avevo mai conosciuto prima. E tutto questo senza che si facesse nulla di specifico né io, né lui. Quello che è nato tra noi, è venuto fuori così... giorno dopo giorno in un modo del tutto spontaneo e naturale. Anche se all’inizio ci trattavamo come semplici amici, io, fin da quei nostri primi rapporti, ho sentito che c’era qualcosa di tanto misterioso quanto affascinante ed eccitante che, cheto cheto, usciva fuori dalle sue parole, dai suoi gesti, dai suoi sguardi...

PAOLA: (molto fredda) Lo so. Me le hai già raccontate queste cose.

GIULIA: Sì, è vero, te le ho già raccontate. Ma quello che forse non ti ho mai detto, perché mi vergognavo a parlarne, è la strana reazione fisica che suscitava in me la sua vicinanza. Non ti dico, poi, quando capitava che mi sfiorasse con le mani: sentivo degli strani brividi che mi partivano da ogni parte del corpo e si concentravano alla bocca dello stomaco. Qui, (indica con la mano il basso ventre) proprio qui.

PAOLA: (vuole cambiare discorso) Cosa ti hanno dato da mangiare, oggi?

GIULIA: (sempre più eccitata) E quando, durante le prove, dovevamo

abbracciarci...?! Non è stata una volta sola che, con una scusa qualsiasi,

dovevo smettere un attimo per riprendere fiato! Tu lo sai: io non mi sono

mai drogata, ma penso che quello che provavo non doveva essere molto

diverso dall’effetto di una droga. Il fiato si faceva grosso, il sangue

batteva nelle tempie, e mi prendeva un tale languore che sentivo il

bisogno di aggrapparmi ancora di più a lui!

PAOLA: Perché non la smetti, con questi discorsi?!

GIULIA: (come in estasi) Che ricordi meravigliosi...!

PAOLA: Se non la smetti con questi discorsi ti giuro che non verrò mai più a trovarti!

GIULIA: Ma ti sto parlando dei momenti più belli che io abbia mai avuto in vita mia...!

PAOLA: Ora, però, devi dimenticare tutto. Stai parlando di Roberto come di un eventuale amante!

GIULIA: Certo! Lui, virtualmente, è sempre stato il mio amante. E lo sarà finché

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vivrò!

PAOLA: Lo vuoi capire, sì o no, che Roberto molto probabilmente è tuo padre?!

GIULIA: Chissà perché si è inventato questa storia...?!

PAOLA: Forse non è una storia. Quel tuo medaglione lui l’aveva regalato a tua madre prima di partire per l’Argentina.

GIULIA: Mia madre... mia madre può avere avuto benissimo un altro amante, mentre lui era laggiù. Anzi, può avere avuto due... tre... un sacco di amanti che possono averla messa incinta...

PAOLA: Ora non distruggere anche la memoria di tua madre!

GIULIA: (bloccandosi un attimo e drizzando l’orecchio) Lo senti? Eccolo...! Sta tornando...!

PAOLA: (drizzando anche lei l’orecchio) Chi, sta tornando?

GIULIA: (sussurrando) Il vento...

PAOLA: Io non sento nulla.

GIULIA: Eccolo! Sta tornando! Chissà questa volta cosa mi racconterà...? Lo

senti? Eccolo che alita... soffia... sibila... stride... ulula... geme...

piange...! Lui piange...! lui piange...! (torna con la faccia accostata alla paretedi fondo e cade in un pianto dirotto)

BUIO

(quando le luci si riaccendono in scena ci sono Roberto e Alfredo)

ALFREDO: Quando sei tornato?

ROBERTO: Ieri sera.

ALFREDO: Almeno, è servito a qualcosa, questo viaggio?

ROBERTO: Sì.

(pausa)

ALFREDO: (con una punta di ironia) Devo aspettare l’uscita dei giornali per sapere qualcosa, o pensi di potermi informare tu...?

(silenzio da parte di Roberto che resta pensieroso)

ALFREDO: (spazientito) Insomma, Roberto! Capisco che sono affari tuoi! Ma visto che bene o male i tuoi problemi sono ricaduti in una certa misura anche sulle nostre teste - per non parlare di quello che sta passando Giulia per colpa tua - credo che abbiamo un certo diritto di sapere come stanno veramente le cose!

ROBERTO: (calmo, quasi assente) Hai ragione.

ALFREDO: Allora ti ripeto la domanda: è servito a qualcosa questo tuo viaggio? Sei stato via per quasi una settimana...

ROBERTO: (c.s.) A volte è proprio bizzarra la vita! Bizzarra e crudele...! Ho avuto un solo grande amore, nella mia vita. Un unico vero grande amore! Da allora sono passati quasi trent’anni... e da allora non c’è stata nessuna donna che abbia potuto farmelo dimenticare. Certo... ne ho conosciute e ne ho frequentate... ma nessuna è mai riuscita ad entrare nel mio cuore! Ormai mi ero rassegnato.

ALFREDO: Scusami, non vorrei sembrarti scortese, ma in questo momento mi


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interessano molto poco i tuoi affari di cuore...! Dimmi cosa c’entra esattamente Giulia con te. Non si meritava affatto di finire in una clinica psichiatrica...!

ROBERTO: Giulia... sì... ecco, appunto... Giulia! E’ lei che ha sconvolto la mia vita. Ormai mi ero rassegnato al puzzo dell’acqua stagnante, quando, ecco davanti a me lo zampillare fresco e argentino di una pura acqua di sorgente. Giulia! L’unica donna che sia riuscita, dopo tanti anni, a risvegliare in me sensazioni e sentimenti.

ALFREDO: Mi sembrava che tu fossi veramente innamorato di lei...!

ROBERTO: Innamorato...?! Io ero... io sono pazzo di lei! Con lei ho ripreso a vivere. Ma la vita è bizzarra e crudele. La donna che è riuscita a risvegliare i miei sensi e nuovi sentimenti, è mia figlia!

ALFREDO: Ne sei certo?!

ROBERTO: Ormai ne sono certissimo! ma la cosa tragica è che non so dire se “purtroppo” ne sono certo, oppure se “fortunatamente” ne sono certo”! Capisci?! Trovo una donna meravigliosa e devo abbandonarla per mia figlia! Provo la gioia di avere trovato una figlia che, però, mi obbliga a rinunciare alla mia donna!

ALFREDO: Sei veramente sicuro che Giulia sia tua figlia?

ROBERTO: Sono riuscito a rintracciare la nonna di Giulia; la madre, cioè, della ragazza che trent’anni fa ho abbandonato per andare in Argentina. Lei mi ha detto tutto. Sara, la mia fidanzata, non aveva trovato un altro uomo come mi aveva scritto. No. Poco tempo dopo che io ero partito si è accorta di aspettare un figlio. Mio figlio, capisci ...?! concepito in uno slancio d’amore prima di lasciarci. Il padre, che mi odiava e che quindi non voleva che la nostra storia continuasse, le impose di rinunciare al bambino.

ALFREDO: Ma come si può arrivare ad una simile crudeltà...?!

ROBERTO: Per il buon nome della famiglia, disse. Ma Sara non accettò quell’imposizione. E se ne andò via di casa.

ALFREDO: Ma perché non disse niente a te? Anzi, perché ti scrisse di aver conosciuto un altro uomo...?

ROBERTO: Pensava che dicendomi come stavano realmente le cose io avrei abbandonato il lavoro in Argentina per correre da lei, pregiudicando tutto il mio futuro. Non voleva che mi sentissi obbligato a...

ALFREDO: Così ha avuto la forza di abbandonare la sua famiglia, di rinunciare a te e di tirare su una meravigliosa creatura soltanto con le sue forse...! Doveva veramente essere una ragazza eccezionale...!

ROBERTO: Sara era veramente una ragazza eccezionale...! proprio come Giulia...!

BUIO

(scena della clinica. Paola e Giulia stanno mettendo degli indumenti in usa sacca. L’atmosfera sembra serena)

PAOLA: Sei sicura di non avere dimenticato nulla?


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GIULIA: Penso di sì. Ma anche se dovessi avere dimenticato qualcosa...

PAOLA: Hai visto...?! Finalmente è arrivato il grande giorno! Ho parlato con il

primario: per loro sei completamente guarita!

GIULIA: Beh, sì. Effettivamente mi sento molto meglio. Certo che ne hanno avuto di pazienza, con me...!

PAOLA: Eppure è bastato così poco: è bastato che tu ti convincessi di non poter più considerare Roberto come il tuo uomo, bensì come padre.

GIULIA: Già. A dirla così sembra molto facile. In fin dei conti che occorre? Basta girare l’interruttore da “on” ad “off”...! cioè: da amante a... padre. Come vuoi bene a uno, puoi volerne all’altro.

PAOLA: Beh, ora tu semplifichi un po’ troppo...! Non credo proprio che si possa amare il proprio uomo con lo stesso amore che si prova per il proprio padre. O viceversa.

GIULIA: E, quale amore?

PAOLA: Cosa...?

GIULIA: Dico: quale tipo di amore è più adatto per il proprio uomo? e quale tipo d’amore, invece, ci vuole verso il proprio padre?

PAOLA: (un po’ preoccupata) Non ti seguo. Comunque penso sia meglio smetterla con questi discorsi...!

GIULIA: Non preoccuparti! Non sto impazzendo un’altra volta...! Anzi, mi sto divertendo un mondo.

PAOLA: Cosa ci trovi di tanto divertente...?

GIULIA: Mi diverte il fatto di dovermi immaginare tutta una serie di cassettini. Ecco, vedi? ne apri uno e ci trovi l’amore per la moglie; ne apri un altro e ci trovi quello per il marito; in questo c’è l’amore per i figli: i maschi da una parte e le femmine dall’altra; e in quest’altro cassettino l’amore per i genitori: per quelli veri in questo lato, e per quelli adottivi in quest’altro. Devono essere proprio tanti, questi cassettini con i vari tipi di amore...! Ma quale amore devo tirare fuori, io? (In tono accorato) Quale amore?

PAOLA: Giulia...!

GIULIA: (ricomponendosi) Non ti preoccupare! Io sto bene! Sto bene! Altrimenti non mi avrebbero dimesso, no? Io, a Roberto, non lo amo più come prima: non lo desidero più, se per desiderio s’intende quello fisico...

sessuale...! Loro mi hanno detto che non devo più vederlo come un uomo- amante! E loro sono competenti... sono specialisti, in queste cose. Io non mi sogno più di starmene stretta stretta tra le braccia di Roberto...

lasciandomi accarezzare per tutto il corpo... godendomi quei brividi che mi nascono da dentro e mi invadono tutto il corpo. Io non desidero più baciare Roberto sulla bocca...!

PAOLA: A proposito. Tra poco dovrà essere qui anche lui. Ha detto che ci teneva a venirti a prendere per accompagnarti a casa.

GIULIA: (felice) Roberto viene a prendermi?

PAOLA: Sì.

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GIULIA: E quando? (entra Roberto)

PAOLA: Eccolo! Che ti avevo detto?!

GIULIA: (voltandosi verso Roberto) Roberto! Come sono felice di rivederti! Anzi: “papà”, come sono felice di rivederti! (gli corre incontro, gli salta al collo,l’abbraccia con forza e lo bacia sulla bocca con passione)

Sipario

F I N E


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