Quale onore

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un atto

di Peppino De Filippo

PERSONAGGI:

DON FERDINANDO

LAURA, sua figlia

EGIDIO

GABRIELE ARCANGELI

Il comm. CESARE DE CESARI CESARANI

ROSINA, cameriera

COSIMO, commesso dello speziale

1° Professore di trombone

2° Professore di tromba

3° Professore di sassofono

4° Professore di clarino

5° Professore di tamburo

La voce di Luigi.


Un modesto salotto in casa di don Ferdinando arredato con modestissi­mo gusto borghese.

(Al levarsi del sipario, dopo una pausa, internamente si sentirà suonare un campanello elettrico, che è quello dell'ingresso di casa, subito dopo dalla sinistra entra Laura, con un grembiule, traversa la scena ed esce per il fondo a destra. Laura è una zitellona brutta e ridicola e, come tutte le zitellone, è di temperamento nervoso. Entra dopo poco seguita da Cosimo con diversi cartocci e cartoccetti).

Laura       Metti qua. (Cosimo depone i cartocci su di un tavolino,  mentre lei li osserva dicendogli poi con sgarbo) Manca lo zucchero e la cannella!

Cosimo     Cosa?

Laura       (ripetendo)  Manca lo zucchero e la cannella. Come faccio la torta senza la cannella?... Bestia. (Gli dà un colpo con la destra sul capo) Rimbambito! E' già la quarta volta che vieni su e per la quarta volta te ne sei dimenticato. (c. s.) Idiota!

Cosimo     (per reagire)  Le mani a posto loro! Lo zucchero c'è!

Laura       Non c'è, non c'è!

Cosimo     (dopo d'essersi assicurato va alla finestra a destra, si affaccia e grida)  Signor Luigi !... Signor Luigi!

Laura       (raggiungendolo e dandogli un pizzicotto al braccio)  Cosa fai? Cosa gridi?... Credi di essere in piazza? Gridare in quel modo dalla mia finestra! Porta tutto in cucina e poi vai al negozio a prendermi lo zuc­chero e la cannella.

Cosimo     Va bene! (Prende i cartocci ed esce per la sinistra).

Laura       Stupido. (Mettendo in ordine le sedie e qualche cos'altra).

Cosimo     (ritornando)  Zucchero e cannella?

Laura       (forte)  Sei sordo?  (Campanello interno).

Cosimo     Apro io!  (Esce).

Laura       Che giornata, che giornata... benedetto papà.

Ferdinando   (entra  dal fondo  con alcuni  cartocci  se­guito da cinque professori di musica, avendo ognuno il proprio strumento nella fodera).  Eccomi qua !

Laura       I biscotti?

Ferdinando  Eccoli! (Indica un cartoccio che Laura prenderà).

Laura       (indicando un altro cartoccio)  E questo?

Ferdinando  Gallette, dolci e pignolate!  (Rivolgen­dosi ai professori) Una  sola cosa vi raccomando ed è quella di farmi fare buona figura.

Il primo Professore  State tranquillo. Ma se vi deci­deste ad arrotondare la cifra a 250...

Ferdinando  Non posso, credetemi, non posso. Due­cento lire è un prezzo ragionevole. Voi non sapete quanto mi costi quest'invito! Usatemi la cortesia di non insi­stere più!

Il secondo Professore  Come volete voi.

Ferdinando  I pezzi da suonare li sceglierete a vostro piacere: ballabili, marcettine... non rinunzio però a quella canzone... « In carrozzella ». (Accenna il motivo) Spesso, in ufficio, il commendatore la canticchia sottovoce, da questo è facile dedurne che il motivo gli piace!

Il primo Professore  Ci direte voi quando dovremo suonare.

Ferdinando (indicando il fondo a sinistra interno) Vi mettete tutti e cinque in quel piccolo stanzino, dal quale, come vedete, si vede bene l'ingresso da quest'altra lato (indica il fondo interno a destra). Quando il com­mendatore entrerà, ad un mio cenno voi suonerete una marcetta in sordina e quando andrà via farete lo stesso. E' chiaro? Durante il tempo che saremo qui riuniti... suonerete quello che più vi piacerà, siamo intesi?

Il primo Professore  Va bene!

Il secondo Professore  Possiamo andare allora?

Ferdinando  Andate. Penserò io a non farvi mancare nulla: sciroppi, liquore, biscotti...

Il primo Professore  Molto gentile! (Esce seguito dagli altri per il fondo a sinistra).

Ferdinando (a Laura)  E' tutto pronto?

Laura       Sarebbe già tutto pronto se quell'idiota di Cosimo, il commesso dello speziale, m'avesse portato in tempo lo zucchero e la cannella! I bignè li ho fatti, devo preparare la torta. Come ti è venuto in mente di invitare qui il tuo direttore?

Ferdinando  Tattica, forma, diplomazia, politica. Per un semplice vice cassiere come me è un grande onore avere in casa mia il nuovo direttore della Banca Provin­ciale d'Italia. Io miro all'avanzamento, cara mia. E per l'occasione ho pensato anche a te. Avvicinati. (Laura gli si avvicina) C'è una sorpresa.

Laura       Quale?

Ferdinando  Ho invitato un giovane che...

Laura       (con tono serio)  Ho capito: Gabriele, hai invitato Gabriele!

Ferdinando  Non ti fa piacere, forse?

Laura       No... e tu lo sai: mi è antipatico.

Ferdinando Perché? E' un bravo giovane, educato, distinto, ti vuole tanto bene; ha una discreta situazione economica; la settimana scorsa, ha vinto pure al lotto un terno di quarantacinquemila lire, vi sposate e sarete felici. Se tu mi  dici che sei contenta, in meno di un mese si potrà concludere tutto.

Laura       (dispettosa)  Non si concluderà un bel niente, invece, perché di matrimonio non ne voglio sapere. Vo­glio  divertirmi  ancora.

Ferdinando (rimproverandola)  Ma non pensi che hai una certa età? Vuoi correre il rischio di restare zi­tella per tutta la vita?

Laura       Mettiamo le cose a posto: io non ho affatto una certa età! Ho 35 anni e posso aspettare ancora un po'. Gabriele poi, non mi piace, è ridicolo, è stupido e brutto !

Ferdinando  Sei una testarda, questo sei. Una donna come te dovrebbe pensare seriamente al suo avvenire, tanto più che sei rimasta senza madre ed io, franca­mente, non me la sento più di dover pensare sempre a te.

Laura       (quasi piangendo e con dispetto)  E per questo vorresti che io sposassi un uomo che non mi piace? Bell'affetto di padre,  in verità!

Ferdinando  Ma io...

Laura       (decisamente interrompendolo)  Basta papà, basta! Tutti sposerò, sposerò la morte, ma Gabriele mai! (Esce per la sinistra).

Ferdinando (con un lungo sospiro)  Santa pazienza.

(Campanello interno; esce pel fondo a destra ritor­nando dopo poco seguito da Gabriele) Entrate Gabriele, entrate.

Gabriele       (tipo d'impiegato, veste con accuratezza, por-ta gli occhiali e parla con leggera balbuzie)  Gra... grazie, don Ferdinando.

Ferdinando  Laura è in cucina, ed io sono felice di avervi come invitato in casa mia. Voi, il mio più caro collega di ufficio non potevate mancare. Laura, quando ha saputo che sareste venuto anche voi, ne è rimasta felicissima.

Gabriele (con grande interesse)  Veramente?

Ferdinando  Veramente! Ha una forte simpatia per voi.

Gabriele  Ed io per lei, anzi devo confessarmi... e ne sento l'assoluta necessità:  io le voglio be... bene!

Ferdinando (maliziosamente)  Me n'ero accorto.

Gabriele       (c. s. e con slancio)  L'amo don Ferdinando. Sento di poterla fare fe... felice, non vivo che per lei. Sono solo, ho un discreto impiego; la settimana scorsa ho preso un terno di quarantacinquemila lire... mi accordate la sua mano?

Ferdinando (appoggiandogli le mani sulle spalle e fis-sandolo con affetto, gli dice dopo breve pausa)  Gabriele, voi  sposerete mia figlia.

Gabriele (al colmo della commozione)  Allora... po... potrò chiamarvi... pa... paà... papà?

Ferdinando  Sicuro!

Gabriele (inginocchiandosi ai suoi piedi)  Papà! (Si alza) Dite papà, Laura mi vuole veramente bene?

Ferdinando  Certamente!

Gabriele  A me è sembrato fin dal pri... primo mo­mento  che le  sono un po'... antipatico!

Ferdinando  Tutt'altro! Appunto un momento fa mi ha detto: O sposo Gabriele o la morte... o la morte o Gabriele... (Con intenzione) Non fa alcuna eccezione! Per il momento però, non devi pretendere troppo dal suo carattere, potrebbe essere fatale al tuo amore... è un tipo volubile! Piano, piano, trattandola con moderato affetto... vedrai che diverrà sempre più affettuosa.

Gabriele  Va... be... va bene!

Ferdinando (va alla finestra, l'apre, vi si affaccia; dopo poco si sentirà la voce di Egidio che abita al piano so­prastante).

Egidio       (di dentro)  Don Ferdinando, buongiorno.

Ferdinando (guardando in su risponde)  Caro av­vocato.

Egidio       (d. d.)  Come state?

Ferdinando  Bene, grazie. Bo da comunicarvi una buona notizia, scendete?

Egidio       (d. d.)  Scendo subito!

Ferdinando (a Gabriele)  Permetti, Gabriele! (Esce pel fondo).

Laura       (entra dalla sinistra avendo tra le mani un largo piatto colmo di biscotti e una bottiglia di marsala, ma vedendo Gabriele ha un'espressione di disappunto) Oh!... (Depone piatto e bottiglia su di un mobile adi­bito a credenza).

Gabriele       (emozionatissimo)  La... La... Laura?

Laura       (con disprezzo)  Signore.

Gabriele       (commosso)  Non so se... la mia vi... vi... visita... è gra... gradita.

Laura       (c. s.)  Non voglio deludervi!

Gabriele       (non raccogliendo l'offesa)  Quest'oggi siete più bella. Per chi vi siete fatta tanto affascinante?

Laura       Non certo per voi.

Gabriele  Vostro padre mi ha detto che voi mi amate.

Laura       Mio padre ha mentito! Vi prego, Gabriele, dimenticatemi. Il mio cuore non potrà mai appartenervi... fatalmente è così. Permettete, ho la torta nel forno. (Esce per la sinistra).

Ferdinando (seguito da Egidio)  E' un onore per me ricevere in casa mia il mio direttore generale, non vi pare?

Egidio       Senza dubbio.

Ferdinando (ad Egidio indicando Gabriele)  Arcan­geli Gabriele, mio collega di ufficio. (A Gabriele indi­cando Egidio)  Egidio  Maglietta, avvocato!

Gabriele  Pi... piacere!

Egidio       Lietissimo!

Gabriele       (ad Egidio con tono serio)  Sabato scorso ho preso un terno secco:  16, 21 e 90.

Egidio       Bravo, complimenti!

Gabriele  Quarantacinquemila lire!

Egidio       Bella fortuna.

Ferdinando  Sono contento, avvocato.

Egidio       Come si chiama il vostro direttore?

Ferdinando  Cesare De Cesari Cesarani, è un setten­trionale!

Egidio       Piemontese?

Ferdinando  Lombardo, di Milano.

Egidio       Un milanese?

Ferdinando  E' bene tenerselo amico, può essermi utile per l'avanzamento. Vi confesso, però, che avrei vo­luto,  per  l'occasione,  ospitarlo  in  una   casa più  degna.

Egidio       E' vero. Ci sarebbe voluto un ambiente mo­derno. Qui tutto ha un sapore di antichità, di vecchiu­me; vecchie cose dell'Ottocento. Penso che se il vostro direttore ne riceverà una brutta impressione, le conse­guenze si rifletteranno sulla nostra posizione di ufficio.

Ferdinando  Già... per un momento ho pensato an­ch'io la stessa cosa, ma ormai non saprei cosa fare e come rimediare. Del resto è una casa vecchia sì, ma pulita, ordinata, modesta come modesti sono il mio impiego ed il mio stipendio.

Egidio       Già... (Guardandogli l'abito che indossa) An­che l'abito che indossate è poco adatto per la grande occasione. Vi ci vorrebbe la marsina.

Ferdinando (meravigliato)  La marsina?

Egidio       (con presuntuosa sicurezza)  Sicuro!

Ferdinando   Ma io non ho la marsina.

Egidio       Poco male, per questo potrei procurarvela io! Ne ho due, ve ne potrei dare una. Questa camera, poi, se mi lascerete fare, diventerà un gioiello di mo­dernità.

Ferdinando  Come?

Egidio       A che ora deve arrivare il direttore?

Ferdinando  Alle  cinque.

Egidio       (guardando il suo orologio)  Sono le tre, il tempo c'è.

Ferdinando  Cosa pensate di fare?

Egidio       Quello che potrà giovare seriamente alla vostra carriera. Il vostro direttore dovrà rimanere a bocca aperta.

Laura       (entra; nervosa)  Non ne posso più, caro papà.

Ferdinando  Un po' di pazienza, figlia mia. E' tutto pronto?

Laura       Quasi.

Ferdinando (indicando Gabriele)  Hai visto chi c'è?

Laura       (indifferente)  Sì, ho visto! (Come per cam­biare discorso) Quel cretino del commesso dello spe­ziale, ancora non mi ha portato lo zucchero e la can­nella.

(Campanello interno).

Ferdinando  Eccolo, sarà lui.

Gabriele       (fa per andare premuroso)  Vado ad aprire?

Laura       (dispettosa)  Grazie, ci vado io! (Esce, poi torna seguita da Cosimo il quale porta dei cartocci) Tanto ci voleva? (Esce c. s.).

Egidio       (come seguitando un discorso)  Lasciate fare a me, ho buone conoscenze nel palazzo. Chi servirà il tè?

Ferdinando  Mia figlia, io...

Egidio       Voi siete semplicemente pazzo, caro signor Ferdinando!? Ci vuole una persona per servire ed un'al­tra che annunzia.

Ferdinando  Come se questa fosse la casa d'un mi­nistro!

Egidio       Questa deve essere la casa di un impiegato moderno: linda, pulita, ordinata... lasciate fare a me, ripeto. Come cameriera ci serviremo di Rosina, quella della mia padrona di casa. Per annunziare, poi... quanti sono  gli invitati?

Ferdinando (indicando Gabriele)  Lui... e il di­rettore.

Egidio       Sono pochi! Ce ne vorrebbe almeno un altro... un'altra persona rispettabile... be'... ci sarò io... che ne dite?

Ferdinando  Come volete!...

Cosimo     (entrando e parlando verso l'interno)  Non posso più ritornare, il principale sta solo in bottega, mi pagherete domani.

Egidio       (a Cosimo, come colpito da un'idea)  Vieni qua, tu!

Cosimo     (avvicinandoglisi)  Comandate!

Egidio       Hai da fare?

Cosimo     Perché, cosa volete?

Egidio       Devi aiutarci. Tu sei svelto? Intelligente?

Cosimo     Credo!

Egidio       Ed allora devi fare una cosa semplicissima, annunziare tutti gli invitati che tra poco verranno qui. Per esempio (esce poi entra, inchinandosi, per insegnare a Cosimo come deve fare): Signore, in sala c'è Tizio... (Esce poi ritorna) In sala c'è Sempronio... è arrivato il signor Caio...

Cosimo     Tutto questo?

Egidio       Saprai farlo?

Cosimo     Certamente!

Una voce       (dalla strada)  Cosimo?... (Pausa). Cosimo?

Cosimo     Il principale. (Va alla finestra e dice forte verso l'interno) Signor Gigi? Signor Gigi?...

La voce    (d. d.)  Scendi giù, stupido... cosa fai lì?

Cosimo     Vengo subito...

Egidio       (a Cosimo)  Sei pazzo? (Va alla finestra e parlando verso l'interno) Non può scendere... verrà più tardi... ora serve a noi!

Ferdinando (ai due che gridano forte)  Silenzio, non gridate così  forte... bella figura mi fate fare!

Egidio       (ancora parlando verso l'interno)  Viene su­bito, signor Gigi... viene subito. (Rientrando) Siamo in­tesi, Cosimo? I nomi degli invitati sono: il cavaliere avvocato Egidio Maglietta ed il commendatore grande ufficiale Cesare De Cesari Cesarani.

Cosimo     Va bene. (Ripete) Cavaliere avvocato Egidio Maglietta ed il commendatore grande ufficiale Cesare De Cesare Cesarani.

Egidio       Bravo! Ora vieni su da me, ti darò una giacca nera e la cravatta bianca. Don Ferdinando, venite anche voi, vi darò la mia marsina nuova io indosserò quella vecchia.

Ferdinando  Ma...

Egidio       Poche chiacchiere! Non abbiamo tempo da perdere, sono le quattro e dobbiamo trasformare questa camera e l'ingresso come due gioielli di modernità. (A Laura che entra indossando un altro abito) Signorina Laura, aiutateci anche voi.

Ferdinando  E' tutto pronto?

Laura       Tutto!

Egidio       Qui tutto deve essere trasformato per l'ar­rivo del direttore. Mentre noi andiamo in cerca di quello che occorre, voi, intanto, liberate questa camera di tutta questa roba vecchia! (Esce seguito da Cosimo Ferdinando).

Laura       (togliendo i mobili aiutata da Gabriele)  Sia fatta la volontà  di Dio!

Gabriele A me pare che stava bene come stava, non vi sembra?

Laura       Già!

Gabriele       (con slancio, avendo in mano una sedia) Laura?!

Laura       (con severo rimprovero)  Be'?

Gabriele       (rassegnato)  Scusate!  (Dopo breve pausa) Ma perché, perché mi trattate così?

Laura       (c. s.)  Gabriele, come vi permettete?

Gabriele       (con slancio e deciso)  Vi amo, Laura, vi amo!

Laura       Fatalmente per voi! Non siete il mio tipo e vi prego, Gabriele, non tormentatemi più. Se voi mi amate io non vi amo... dimenticatemi. Gabriele, dimenti­cate Laura!

Rosina      (con vassoi d'argento, biancheria ricamata da tè e un tappeto)  Buongiorno, signorina Laura. Queste sono le posate di argento, sono trentadue pezzi. Questa è la biancheria ricamata per servire il tè.

Laura       Grazie, Rosina.

Rosina      Meno male che la mia padrona è fuori Napoli con suo marito.

Cosimo     (indossa una giacca nera e cravatta bianca, entra con cuscini di velluto, un grosso vaso con pianta ed un lampadario)  Rosina, prendi!

Rosina      (aiutandolo a deporre la roba)  Dio... anche questo?!

Cosimo     (ridendo)  Ora che vedrete il signor Ferdinando con la marsina!  (Esce).

Ferdinando (indossa la marsina e portando gingilli diversi)  L'avvocato ha ragione, l'ambiente non era troppo degno.

Egidio       (entra dal fondo con la marsina, aiutato da Cosimo trascinando un mobile bar con sopra quadri e tendine per la finestra)  Piano, Cosimo, piano.

Rosina      Anche i mobili?

Egidio       Lasciaci lare, Rosina. (Aiutato dagli altri, Egidio cambia i mobili, attacca i quadri alle pareti, fissa le tende alla finestra) Una scala per il lampadario.

Ferdinando (a Laura)  Presto, la scala di legno! (A  Gabriele)  Gabriele, muovetevi.

Gabriele  Su... subito!  (Esce per la sinistra).

Egidio       Come vedete, bastano poche cose di gusto perché una stanza prenda un aspetto moderno. L'ingresso è stato pure bene trasformato, non restano da fare che piccoli ritocchi!

Gabriele       (entra dalla sinistra con una doppia scala pieghevole che porterà sulle spalle in modo che la sua testa sarà tra le due scale)  Ecco la scala! (Ma non riesce a liberare la sua testa dalla stretta delle scale) Aiuto! Aiuto! (Tutti lo soccorrono e lo liberano da quella  incomoda posizione).

Cosimo     (prendendo la scala)  Date a me! (Situa la scala ed attacca il lampadario, poi scende).

Egidio       (a Ferdinando, quando la scena sarà sistemata)  Che ve ne pare? (I quattro, mettendosi con le spalle rivolte al pubblico ed ammirando la scena).

Tutti         Oh! Oh!

Ferdinando  Non si discute, è un altro effetto!

Rosina      Cosa devo fare io?

Egidio       Tu dovrai servire il tè... e tutto deve essere servito nel servizio d'argento, mi raccomando.

Laura       (a Rosina)  Venite con me, Rosina, andiamo  preparare ogni cosa.

(Esce seguita da Rosina).

Egidio       (a Cosimo)  Tu ricorda bene quello che devi fare. (A Ferdinando) Ho un magnifico brillante zircone che è una meraviglia. (Lo mostra).

Ferdinando  Bellissimo! Com'è grosso!

Egidio       L'ho comprato stamani. Mettetevelo al dito, farete un figurone!

Ferdinando (infila Fanello al dito)  Ma dite un po', avvocato, è falso?

Egidio       Volevate che fosse vero?

(Internamente tromba di auto).

Ferdinando (sussultando)  E' lui! Arriva... è arri­vato! (Va alla finestra e guarda fuori, poi ritorna) E' la sua macchina!

(Entra Laura).

Egidio       (a Cosimo)  Tu vai in sala e non appena busserà all'ingresso gli aprirai immediatamente, corte­semente ti farai dire il suo nome, lo farai aspettare, verrai ad annunciare la sua visita e poi lo farai pas­sare qui!

Cosimo     Devo farlo aspettare?

Egidio       Sicuro!

Cosimo     E poi gli domanderò il suo nome?

Egidio       Il nome glielo domanderai prima, animale! Corri!

(Cosimo esce per il fondo mentre tutti seggono in ansiosa attesa. Dopo pausa, durante la quale si noterà sui volti di ciascuno l'ansia e la preoccupazione, si sentirà poi  il campanello  dell'ingresso).

Ferdinando  Eccolo!

Laura       Papà!...

Ferdinando  Silenzio!

(Dopo lunga pausa si risentirà più prolungato il suono del campanello d'ingresso) Ma cosa fa quell'animale?

Laura       Perché non apre?

Egidio       Silenzio... Sento rumore di passi.

(Dopo pausa ancora si risentirà più insolente suonare il campa­nello d'ingresso).

Ferdinando  Ancora?

Laura       Cosa succede, papà?

Ferdinando (andando verso il fondo)  Tu, animale... cosa fai lì? (Cosimo entra) Perché non apri?

Cosimo     Ho paura!

Egidio       (intervenendo con sgarbo)  Di cosa hai paura? Vai ad aprire immediatamente, animale, macacco!

Cosimo     Subito!

(Esce, mentre Ferdinando, Laura, Egidio e Gabriele ritornano ai loro posti assumendo un atteggiamento di falsa disinvoltura. Dopo breve pausa internamente si sentirà per tre volte ben distinto il suono della tromba dell'auto).

Ferdinando (sorpreso)  Va via?... (Corre alla finestra e dice forte) Direttore? Direttore? Signor direttore?!...

Egidio       (anche lui alla finestra)  Direttore?...

Ferdinando (c. s.) Sono io, signor direttore... vi prego, salite... (Rientra e chiama forte) Cosimo? Cosimo?

Cosimo     (dal fondo)  Comandate, signor Ferdinando.

Egidio  Sei un disgraziato, capisci? Quando sentirai il campanello dell'ingresso, devi subito aprire la porta!

Ferdinando  Hai capito, adesso?

Cosimo     Ho capito!  

(Campanello interno).

Ferdinando  E' lui! Corri ad aprire!

Egidio       (in fretta)  Fallo aspettare e poi vieni ad annunziarlo!  

(Cosimo esce).

Laura       Sono  emozionata, papà!

Gabriele  Ca... calmatevi, Laura... Ca... calmatevi!

Cosimo     (entra, si ferma sotto la porta di fondo e dice forte)  Il commendatore De Cesare... San Cesare... di Giulio Cesare...

Egidio       Cosa dici, animale?

Cosimo     Cioè: Cesarani dei Cesari di Cesarelli...

Ferdinando (intervenendo subito)  Basta, basta! (S'af-faccia sotto l'uscio di fondo e parlando verso l'interno a destra) Accomodatevi... (Musica in sordina dall'interno) Commendatore,  accomodatevi!   Quale onore per me!

Il Direttore (entra e si ferma sotto l'uscio, mentre Cosimo gli si ferma accanto)  Grazie. (Porge il cap­pello ed il bastone a Cosimo il quale, dopo di averlo guardato, gli fa un profondo inchino, facendo poi due passi indietro).

Ferdinando (a Cosimo)  Il cappello... animale! (Al direttore) Scusate! (Cosimo prende il cappello ed il ba­stone e si allontana per il fondo a destra).

Il Direttore (avanzando e vedendo Gabriele)  Se non sbaglio... Arcangeli...

Gabriele  Gabriele... terzo ufficio informazioni...

Il Direttore  Alle dipendenze...

Gabriele  Del ca... cavaliere De Simoni!

Il Direttore  Anche voi qua... bene!

Ferdinando (al direttore)  Mia figlia Laura.

Il Direttore  Fortunato, signora!

Ferdinando  Signorina!

Il Direttore  Scusate!

Laura       Prego! Sono ben lieta di fare la vostra co­noscenza, direttore! (Gli sorride, poi dice a Gabriele) Che bell'uomo! 

(La musica cessa).

Gabriele       (offeso)  Laura?!

Ferdinando (al direttore, presentando Egidio)  Il mio amico avvocato Egidio Maglietta.

Egidio       Civile e penale. (Si stringono la mano).

Il Direttore  Fortunato!

Egidio       Lietissimo.

Ferdinando  (invitando a sedere)  Accomodatevi.

Il Direttore  Grazie!  (Siede con gli altri).

Una voce       (d. d.)  Cosimo! Cosimo!

(Pausa, durante la quale Ferdinando, Egidio e Laura si guardano con intenzione. La voce, c. s.)

Cosimo! Cosimo!..»

Cosimo     (appare sotto l'uscio di fondo e fa per affac­ciarsi alla finestra, ma Ferdinando glielo impedisce con uno sguardo severissimo per cui Cosimo si ferma ed a gesti fa comprendere a Ferdinando che non può non affacciarsi. Ferdinando insiste nel suo silenzioso ma se­vero ammonimento).

Il Direttore (che infine si accorge di quanto accade tra i due)  Cosa c'è? Cosa vuole quel ragazzo?

Ferdinando  Perdonatelo, è un mezzo cretino! (A Cosimo) Vai in sala!

(Cosimo rientra sempre gesti­colando).

Egidio       E' il suo nuovo cameriere! L'altro lo do­vette licenziare perché gli rubò diecimila lire dalla cas-saforte.

Il Direttore  Perbacco, diecimila lire?! E lo avete denunziato?

Ferdinando  Non ancora...  (confuso)  ...ma lo farò!

Il Direttore  Dovete subito farlo. Bisogna punire i colpevoli!

Egidio (alludendo a Ferdinando)  Ha un cuore d'oro! Lui non dà eccessiva importanza a queste sciocchezze. La vostra visita, poi, lo ha addirittura stordito.

Il Direttore (ad Egidio)  Ho voluto accontentarlo. Poi sono visite queste che faccio volentieri. Mi piace osservare da vicino come vivono i nostri impiegati, dal più umile al più elevato in grado. Dalla sua vita intima si può rilevare la sua capacità di lavoro, la sua intelli­genza. Potessi farlo con tutti.

Egidio       Giusta osservazione.

Il Direttore (a Ferdinando)  La vostra casetta, per esempio, mi dice che voi siete un nomo dotato di un certo buon gusto, di mentalità raffinata, di carattere vo­litivo... voi m'insegnate che la casa dice un po' il carat­tere di chi la possiede!

Ferdinando  D'accordo! (A Egidio) Avevate ragione!

Egidio       Don Ferdinando non saprebbe vivere in un ambiente differente, diciamo: in quelle vecchie case dove la vita intima del povero impiegato non si svolge che tra quattro pareti umide, fuligginose... e tra pochi mobili sgangherati di vecchio stile, per cui lo spirito del povero impiegato invecchia prima del tempo e le sue energie fisiche ed intellettuali annegano irrimedia­bilmente in un mare di rinunzia e di malinconie. Aveste visto cos'era questa casa: una spelonca! Bastò che don Ferdinando vi ci mettesse piede che tutto si è trasfor­mato come per incanto: bagno, cucina elettrica, la stanza per la doccia calda e fredda... termosifone... A proposito... (A Ferdinando) Voi mi pregaste d'interessarmi per quella radio a sei valvole, mi hanno assicurato che domani ve la porteranno. (Al direttore) Una radio bellissima!

Il Direttore  Ma bene, bene! Avrete speso una bella sommetta?!

Ferdinando  Così...

Il Direttore  E da molto tempo abitate in questa casa?

Laura       Solamente un anno, signor direttore!

Il Direttore  Bravo. (Osservando l'anello che Ferdinando ha al dito della mano destra) Bel brillante!

Egidio       E' un acquisto che gli feci fare io... un vero affare:  quindicimila lire... ma vale di più.

Il Direttore  Lo credo!

Egidio  Da molto tempo siete a Napoli, signor di­rettore?

Il Direttore  No è appena un mese! Sono stato trasferito dalla sede di Milano. Occorre un po' più di disciplina, ordine e senso del proprio dovere!

Egidio       Siete settentrionale?

Il Direttore  Sicuro, milanese!

Egidio       E vi piace Napoli?

Il Direttore  Molto! Ho una simpatia spiccata per i meridionali.

Laura       E per le meridionali?

Il Direttore  Anche! Perché sono sincere, svelte, intelligenti... di sangue caldo! (A Ferdinando) E voi in quale ufficio prestate servizio?

Ferdinando  Sono vice cassiere del reparto deposito dei clienti. Primo piano, terza stanza! Sono vice cassiere da tre anni ed aspetto l'avanzamento con ansia e su tale argomento basterebbe una vostra buona parola nel vostro prossimo rapporto a Milano.

Il Direttore  Già... Siete con Gargiulo, mi pare?

Ferdinando  Precisamente! Un bravo ed onesto im­piegato!

Il Direttore Ad essere sincero, non hoavuto un un buon rapporto sull'attività  del Gargiulo.

Ferdinando Mi meraviglia!  Ma di cosa si tratta?

Il Direttore  Non pretenderete certamente ch'io spiattelli ai quattro venti cose che riflettono il buon andamento dell'azienda!

Ferdinando  Scusatemi... non parlo più!

Laura       Papà, posso servire il tè?

Ferdinando  Sicuro. Se permettete, signor direttore, vorrei offrirvi un tè!

Il Direttore  Grazie, molto gentile!

 

(Internamente si sentirà suonare un ballabile mentre Laura esce per la sinistra)

Cosa  c'è?

Ferdinando  In vostro onore, signor direttore.

Il Direttore  Graziosa l'idea! Anche poco fa l'ho sentita!

Egidio       Un personaggio come voi va trattato con tutti i riguardi!

Il Direttore  Mi mortificate!

Laura       (seguita da Rosina con vassoio d'argento e servizio per il tè)  Ecco pronto!  (Serve il tè!)

Egidio       Osservate, signor direttore, che servizio da tè... argento purissimo! (Indicando Ferdinando) Che gusto, che raffinatezza!

Il Direttore  E' un regalo?

Ferdinando  Sì... no... cioè... l'ho comprato il mese scorso! 

(Rosina esce per la sinistra).

Egidio  E' un regalo che fece a sua figlia per il suo compleanno!  

(La musica cessa).

Il Direttore  Vi piace il lusso, signor Ferdinando?!

Egidio       Egli adora tutto ciò che ha sapore di mo­dernità!

Il Direttore  Bene, bene!

Laura       (piano a Ferdinando)  Papà, vorrei decla­mare quella poesia.

Ferdinando (al Direttore)  Permettete, signor di­rettore, mia figlia Laura, per l'occasione, ha composto una poesiola!

Il Direttore  Ma prego!

Laura       Una modesta composizione, dedicata a voi, signor direttore, che avete sotto la vostra alta e gaggia tutela l'avvenire del mio amato genitore! (Si alza e si porta al centro della scena. Declama)

« Farfalline »

O belle farfalline - che per il ciel volate,

d'argento, rosse e gialle colorate,

or vi adagiate qua  - or v'adagiate là!     

O belle farfalline  - perché quel miel succhiate

dei fiori più gentil?

Non pensi, o farfallina - quel caro fiorellino

perde tutto il candor?!

Non pensi tu a quel fiore - che poscia appassirà?

O piccola farfalla - soffio primaverile

svegliami in su l'amor -  bacia pria la mia bocca...

poi va dal direttor!

Il Direttore  Ma brava, veramente brava!

Laura       E voi tanto simpatico!

Gabriele (irritato e scattando)  Basta... ba... basta! Signor direttore, don Ferdinando scusatemi, non mi sento, va... vado via. E prego il signor direttore di accettare le mie dimissioni!

Il Direttore  Come?

Ferdinando  Gabriele?

Gabriele       (al direttore)  Con la vostra qualità, col vostro danaro tutto potrete comprare meno l'onore. Il cielo non mi abbandonerà, non mo... morirò di fame. Ricordate: 16, 21 e 90. (Esce per il fondo).

Il Direttore  Ma è pazzo?

Ferdinando  Perdonate, signor direttore, è uno scia­gurato.

(Entra Rosina con grossa torta in un piatto d'ar­gento).

Laura (al direttore)  Non ci badate, direttore. Accet­tate una fetta di torta fatta con le mie mani!

(Appare sotto l'uscio di fondo Cosimo).

Il Direttore  Non posso, grazie. (Si alza) Sono do­lente, ma devo andar via.

Ferdinando  Già ci lasciate?

Il Direttore  Ho molto da fare!

Ferdinando  Non insisto. (A Cosimo) A te, cappello e bastone del commendatore!

 

(Cosimo entra e poi esce con cappello e bastone, piano ad Egidio)

Si è offeso per la scenata di Gabriele!

Egidio  Certamente!

Cosimo  Ecco servito! (Dà il cappello al direttore il quale, mettendolo, si accorge che non è suo perché gli va stretto).

Il Direttore  Questo cappello non è mio!

Ferdinando (a Cosimo)  Bestia! Gli hai dato il mio cappello!

(Cosimo riprende il cappello ed esce tornando subito con quello del direttore, il quale lo prende)

Scu­sate!

Il Direttore  Prego! Col permesso dei signori, vor­rei dire due parole al signor Ferdinando!

Egidio (piano a Ferdinando)  Coraggio, l'avanza­mento!

Ferdinando (si avvicina al direttore)  Dite pure.

Il Direttore (benevole ma severo)  Troppo lusso, troppo lusso mio caro! Per un impiego così modesto, troppo lusso! Perdonate, ma io di fronte al dovere non transigo!

Ferdinando  Ma... veramente...

Il Direttore (c. s.) Sono dolente, ma ho il dovere di dubitare... e non mi resta che prendere i dovuti prov­vedimenti. Per ora, caro signor Ferdinando, mio malgra­do, sono costretto a farvi ritenere sospeso dall'impiego. Con una severa inchiesta, poi, si stabilirà la vostra sorte. (Agli altri) Buongiorno, signori.

Ferdinando (avvilito e meravigliato)  Ma signor di­rettore...

Il Direttore  Sono dolente, ripeto, sono l'amico di tutti, ma col dovere non transigo! Buongiorno!

(Non appena il direttore sarà uscito per il fondo, internamente la musica suonerà il motivo: « Sulla carrozzella » mentre Ferdinando resta quasi intontito fermo sotto l'uscio).

La voce    (dall'interno immediatamente)  Cosimo? Cosimo?

Cosimo     (correndo alla finestra e gridando)  Vengo subito! Vengo subito, signor Luigi! (E mentre Cosimo grida e la musica continua, rapida... cala la tela).

FINE DELLA COMMEDIA