Quando i personaggi si ribellano

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TEODOLINDA

QUANDO I PERSONAGGI SI RIBELLANO

di Rino Gobbi

(genesi della commediaTEODOLINDA, in due atti senza cambio scene)

Personaggi:  

Pensano che Teodolinda sia:

CARLOTTA

Moglie di Oreste, proprietaria della cagnetta

CANE

ALDO

Attore pignolo        

CANE

FULVIO

Attore                                              

DONNA                                                                    

ORESTE

Attore, fratello di Teodolinda  

CANE

ISELDA

Attrice, nemica di Teodolinda donna             

DONNA                       

CRISTINA  

Attrice, amica di Teodolinda donna                                    

DONNA                                                               

ARTURO  

Attore, padre di Andrea    

NESSUNO

TEODOLINDA   

Sorella di Oreste

ANDREA

Figlio di Arturo

TERESA               

Figlia di Aldo

MORENA            

Attrice assicuratrice  

CANE

  AUTORE

Durante l’intervento della voce fuori campo dell’Autore, i personaggi in scena possono rimanere immobili.

Su un palco, dove si sta allestendo una commedia

ATTO I

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Sto accingendomi a scrivere questa commedia. Un testo banale, basato sull’ormai collaudato qui pro quo, sul fraintendimento insomma. Una commediola che scrivo per distrarmi dalle altre che mi hanno costretto a riflettere sul senso della vita, inoltrandomi in quel che di più profondo può concepire la mia mente. Ma ora basta: questa commedia sarà semplice, scritta al solo scopo di fare ridere, senza che nasconda un messaggio o abbia a fare con l’assurdo.

La trama?… Ve la devo spiegare la trama?… Non occorre, perché farò entrare in scena per prima Carlotta, che reciterà il preambolo da cui si svilupperà tutta la storia.

(entra Carlotta)

1 CARLOTTA

CARLOTTA Toh, nessuno! E le scene ancora da montare? Dove saranno andati? E quel deficiente di mio marito, anche lui scomparso! Oggi è il nostro anniversario di matrimonio e a casa non è voluto restare. Devono recitare la commedia, no? È la prima! Non si può mancare. Accidenti a lui, anche se salta la prima ce ne saranno delle altre, no? Volevo dirgli che Teodolinda è stata investita da un’auto pirata ed è morta. Per fortuna che è assicurata: guadagneremo almeno qualcosa dalla sua morte. Teodolinda, la cagna a quattro zampe intendo, perché l’altra Teodolinda cagna, sorella di Oreste, a due gambe, che è arrivata da noi da chissà quale strada ed è partita proprio ieri, non è stata investita: si sa, le auto purtroppo non corrono sui “marciapiedi”! Sapete perché Teodolinda cagna si chiamava così? Perché il nome gliel’ho affibbiato io: era arrivata randagia proprio ieri e siccome era appena partita Teodolinda troia, scusate, donna, ho pensato bene di chiamare anche la bestia Teodolinda; tanto una cagna era partita e un’altra cagna era arrivata… Ma dove sarà, dove sarà Oreste, quel deficiente!

(esceCarlotta).

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Come si sarà intuito, tutto si svolge attorno al nome di Teodolinda, che verrà preso per quello della cagna animale e quello della “cagna” sorella di Oreste. Cominciamo col fare entrare due personaggi: Aldo e Fulvio. Uno crede che Teodolinda sia la cagna e l’altro crede che Teodolinda sia la ragazza.

L’inizio di ogni opera, che sia scritta o recitata, deve essere accattivante, deve fare presa subito sul lettore o spettatore, deve conquistarlo, catturare la sua fiducia, per poi condurlo fino alla fine. Non importa se nello scorrere della storia ci sarà qualche caduta di tono: il pubblico mi perdonerà, anzi perdonerà noi tutti scrittori di un certo livello.

In questi due personaggi metterò in evidenza i loro caratteri e poi, con la seconda entrata di Carlotta, succederà che… Ma cosa sono questi rumori, chi è che mi interrompe mentre sto scrivendo? Un po’ di rispetto per l’autore, perdio! Ah, sono Aldo e Fulvio che stanno facendo la loro entrata in scena. Però, come sono solerti questi personaggi, e quanta fretta hanno! D’altronde, dopo anni che scrivo commedie… Lasciamo fare a loro, noi riprenderemo il discorso più tardi.

(entrano Aldo e Fulvio)

2 ALDO, FULVIO

ALDO                        Fulvio, noi montiamo la scenografia, ma neanche stavolta siamo riusciti a comprarci i riflettori per illuminare la scena, la commedia ne perderà.

FULVIO                    Cosa vuoi Aldo, se non abbiamo i soldi per comprarli bisogna rassegnarci a essere illuminati con le luci del palco.

ALDO                        Ma i visi resteranno in ombra e faranno un brutto effetto sul pubblico.

FULVIO                    Bè, quelli di noi che sono brutti resteranno brutti; comunque, cosa vuoi che importi al pubblico se si vedono bene i visi o no; e poi, per quella gente che verrà… recitiamo in un patronato.

ALDO                        Verranno i nostri parenti, e il prete, se non ha da dire Messa.

FULVIO                    E gli invitati di Oreste.

ALDO                        Li conosco: quelli hanno solo voglia di mangiare, e vedrai che invece di venirci a vedere resteranno a casa a ingozzarsi.

FULVIO                    Certo, con quei manicaretti che fa Carlotta!

ALDO                        Lei? Lei fa qualcosa di buono solo quando va in rosticceria, almeno questo è quello che dice Oreste. (dall’alto di una scala) Dammi una vite. (Fulvio gli da’ la vite) No, non questa, una più corta. (Fulvio gliene da’ una più corta) Neppure questa: una più lunga.

FULVIO                    Insomma, una o l’altra andrà bene lo stesso, no?

ALDO                        No, no, e poi no! I lavori o si fanno bene o non si fanno! Dammi il martello. (Fulvio gli dà il martello). No, non questo, l’altro.

FULVIO                    E dov’è l’altro?

ALDO                        Era assieme a questo.

FULVIO                    Qui non lo vedo.

ALDO                        (scende dalla scala, va dietro una quinta e lo trova: è tale e quale l’altro) Chi lo aveva messo là?

FULVIO                    Guarda che non sono stato io.

ALDO                        No? E chi è stato allora? Io? Ti sembra che io metta il martello fuori posto?

FULVIO                    Neanch’io; e poi è uguale all’altro martello.

ALDO                        Uguale? Ti sembra che io adoperi un martello invece di un altro?

FULVIO                    Per me è uguale, ti dico.

ALDO                        (mostrandogli la parte bombata) Non vedi che questo è bombato, così si possono battere anche i chiodi in obliquo.

FULVIO                    In obliquo? Io per costruire la mia mura ho usato un comune martello, anche se i chiodi erano in obliquo. A proposito, hai visto la mura che ho costruito nella casa nuova?

ALDO                        A dire il vero non ho neanche visto la casa.

FULVIO                    Dovresti proprio venire a vederla: è un’opera d’arte, un gioiello. Ho perfino lucidato le pietre a faccia vista con una vernice che mi sono fatto mandare da Verona. Per non parlare della ringhiera in ferro battuto. Conosci Pasquale?

ALDO                        Il fabbro? Sì.

FULVIO                    La ringhiera me la sono fatta fare da lui, vedessi che capolavoro! Dovresti proprio venire a vedere la mia mura. Sono proprio fiero del lavoro che ho fatto. E sai con chi l’ho fatta? Con mio figlio… Ecco, tua figlia dovrebbe mettersi con lui, e non con quello scavezzacollo di Andrea.

ALDO                        Non parlarmi di figli, per carità; lasciamo stare che stasera vorrei recitare tranquillo. Va bene, verrò a vedere la tua mura; intanto dammi il cacciavite verde.

FULVIO                    Qui c’è quello rosso (glielo dà).

ALDO                        Ho detto il verde!

FULVIO                    Ma se sono uguali…

ALDO                         (prendendo il cacciavite verde da terra) Ti sembrano uguali?

FULVIO                    A me pare di sì.

ALDO                        Adesso va a prendermi un morsetto, uno di quelli nuovi, che fra poco mi serve.

FULVIO                    E se fosse uno di quelli vecchi?...

ALDO                        Non è lo stesso: i nuovi serrano meglio.

FULVIO                    Anche i vecchi morsetti serrano bene, io ti porto il primo che trovo.

ALDO                        Tu mi porti uno nuovo, altrimenti quello vecchio te lo do sulla testa.

FULVIO                    Ascolta, sei così anche a casa?

ALDO                        Così, come?

FULVIO                    Lasciamo stare. Allora, verranno tutti a vederti stasera?

ALDO                        Sì, tutti; anzi, mia figlia no: si è comportata male e l’ho messa in castigo.

FULVIO                     Hai ragione, al giorno d’oggi le ragazzine disubbidiscono, pretendono, inseguono l’apparenza e dentro sono sciocche. Proprio ieri ne ho visto una davanti la farmacia, tutta truccata, con una minigonna che più corta non si poteva, e un paio di stivali fino alle ginocchia, sembrava proprio una prostituta. L’hai vista anche tu per caso?

ALDO                        Sì, era lei.

FULVIO                     Lei, chi?

ALDO                        Mia figlia.

FULVIO                    (dopo un attimo di perplessità) Teresa? Non l’avevo riconosciuta.

ALDO                        Neanch’io... Per cosa pensi che l’abbia messa in castigo?

FULVIO                    Pensavo perché fosse andata via ancora con Andrea.

ALDO                        Anche per quello. Ieri è andata da lui per l’ultima volta, te l’assicuro. Gliene ho dette tante che se ne ricorderà per un pezzo. Andare via con quello scapestrato? Mi dispiace per Arturo, ma io non posso mettere a repentaglio la vita di mia figlia per suo figlio.

FULVIO                    Eppure oggi mi sembrava di averli visti assieme…

ALDO                        Impossibile!

FULVIO                    Eppure…

ALDO                        Impossibile, ti dico: lei è a casa che starà ancora meditando su quello che le ho detto. (Fulvio esce a prendere il morsetto).

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

A questo punto ho mandatoFulvio dietro le quinte a prendereil morsetto. L’ho scritto perchè Aldo parli credendo di essere ascoltato, e creare così la gag: una scena comune, ma che fa sempre presa sul pubblico.

3 ALDO

ALDO                        Bisogna fare i duri con i figli, solo così ubbidiscono. Basta, basta! Davvero ieri è stata l’ultima volta che Teresa è andata da Andrea; anche se Arturo ha detto che suo figlio ha fatto giudizio, io non mi fido. Poi sono i padri a subire le conseguenze, diventano nervosi per colpa delle mancanze dei figli. Proprio ieri, quando sono andato da Oreste ho visto una cagnetta randagia che era appena arrivata da loro, come l’hanno chiamata?…Ah Teodolinda. Tutta sporca com’era voleva strusciarsi addosso a me, e io le ho dato un calcio. Ho fatto male, lo so, ma ero nervoso, nervoso per colpa di Teresa. Cosa ne dici Fulvio? Non è sempre colpa dei figli?… Fulvio? Fulvio!

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

(Fine della gag; ora faccio entrare Fulvio con un morsetto in mano).

(entra Fulvio)

ALDO                        Io sono qua che parlo, e lui che va via… Ma cosa mi hai portato? No, non questo vecchio… Allora lo fai apposta! Aspetta che scendo io.

(Aldo va a cercare il morsetto dietro le quinte).

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Come si sarà capito, Aldo è un tipo pignolo. Per questo personaggio mi sono ispirato a un mio zio, appunto pignolo. Mio zio è più anziano di Aldo, e ho dovuto spostare la sua peculiarità su un giovane. La cosa di solito non è di grande facilità, perché quando vuoi mettere in campo la caratteristica di un personaggio ti appare sempre la faccia del modello, e la stesura non risulta appropriata… Ma questo succedeva agli inizi, ora che, come detto, sono anni che scrivo, la cosa mi è venuta quasi spontanea: è bastato che mi fossi soffermato sullo zio e dopo neanche venti secondi è avvenuta la trasposizione del carattere su Aldo… Ma, dov’ero arrivato? Ah sì, dove Aldo esce di scena. Ora avverrà il primo equivoco. Mi diverto così tanto a scrivere equivoci! Però per realizzarlo bisogna che entri chi sta dall’altra parte della situazione, insomma che creda che Teodolinda sia la ragazza. E guarda caso, farò entrare ancora Carlotta, che farò dialogare con Fulvio, il quale crede che Teodolinda sia la sorella di Oreste. Ascoltate, ascoltate e osservate quel che succede.

(esce Aldo. Entra Carlotta)

4 FULVIO, CARLOTTA

CARLOTTA             Dov’è Oreste?

FULVIO                    È andato con il camion a prendere il mobilio per la scena.

CARLOTTA             Va bè, fa niente, quando torna digli che Teodolinda è stata uccisa da una macchina e che s’informi da Morena per l’assicurazione.

FULVIO                    Cosa?!… Teodolinda, morta?!Come è successo?

CARLOTTA             Una macchina, ti ho detto, lei camminava sul ciglio della strada quando un’auto l’ha investita.

FULVIO                    Cosa ci faceva lungo la strada? Allora è proprio vero che… Oh, come mi dispiace, mi dispiace lo stesso. In fondo era una povera creatura anche lei. E tu Carlotta, che non la volevi in casa.

CARLOTTA             Come non la volevo? Era arrivata da chissà dove e, sporca com’era, è naturale che non l’abbia accettata a braccia aperte.

FULVIO                    Almeno si fosse accoppiata, così non avrebbe fatto certamente questa fine.

CARLOTTA             Ma non ha trovato neanche un cane che la volesse. Chi vuoi che se la fosse presa? Era una cagna, brutta e sporca. Comunque non è la fine del mondo, quando viene Oreste tu diglielo e basta.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Vi piace il primo qui pro quo?... Bene, allora facciamo uscire Carlotta. Vedo Aldo che è là fuori che aspetta conilmorsetto in mano. Sta pestando i piedi, vorrebbe entrare. Un momento, un momento, fra poco tocca ancora a te, lascia almeno che lo scriva!

(esce Carlotta. Entra Aldo con il morsetto nuovo)

5 FULVIO, ALDO

FULVIO                    Lascia stare, stasera non si recita.

ALDO                        Non si recita, ma cosa dici?

FULVIO                    È successa una disgrazia a Oreste: è morta Teodolinda.

ALDO                        Teodolinda? Mi dispiace, com’è successo?

FULVIO                    Sulla strada, investita da un’auto.

ALDO                        E dove vuoi che fosse successo? Era scappata? D’altronde con la vita randagia che faceva… Povera cagna! (continua a lavorare).

FULVIO                     Cosa fai? Non capisci che Oreste non può recitare.

ALDO                        Per una cagna? Ma dai, fammi il piacere!

FULVIO                    Sei impazzito? Lei ha avuto una vita sfortunata, tutto qua. Non si può incolpare e tanto meno offendere chi è morto.

ALDO                        Adesso non esageriamo, era pur sempre una cagna.

FULVIO                    Anche se era una cagna, come dici tu, era pur sempre una creatura di Dio.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Ora faccio entrare Oreste per aumentare l’assurdità della scena. Oreste me lo sono immaginato un tipo disinvolto, addirittura invadente. Sempre basandomi su persone reali, in questo caso ho preso lo spunto da un associato del club che frequento,che entra schiamazzando e abbracciando tutte le impiegate, toccandole non so quanto innocentemente. Questo tipo mi è sempre stato antipatico, vuoi per il suo modo di fare, o per invidia. Ma lasciamo stare queste considerazioni che poco c’entrano con la commedia che sto scrivendo. Se ho descritto sommariamente le persone che hanno ispirato il personaggio di Aldo e Oreste, non posso non dire che anche Fulvio, il terzo personaggio entrato in scena, è nato da un giovane che ho visto una sola volta in un bar: stava bevendo un aperitivo quando gli dissero che qualcuno stava appropriandosi della sua bicicletta. Lui rimase imperterrito e finì di bere; poi, constatando che la sua bici non c’era più, ritornò dentro, pagò la consumazione e si avviò a casa a piedi. Il suo comportamento, rafforzato da una faccia inespressiva ma non stupida, piuttosto saggia nel prendere decisioni vitali che ad altri sarebbero state di gran difficoltà, mi costrinse a mettere quell’individuo tra i miei probabili personaggi futuri. Ed ora l’ho rispolverato in questa commedia, dandogli però un’impronta ingenua.

(entra Oreste)

6 FULVIO, ALDO, ORESTE

ALDO                        (a Oreste) Tienimi l’avvitatore finché vado su per la scala. (Fulvio sbigottito). Ah, è venuta qui tua moglie per dirti che Teodolinda ieri pomeriggio è stata uccisa da un’auto.

ORESTE                    Ah, sì? Infatti non l’avevamo più vista. Bè, Tanto meglio: l’avevamo appena assicurata con Morena, così guadagneremo un po’ di soldi.

FULVIO                    Dico… siete impazziti? Va bene che era… Non capisco; mi sembra… (a Oreste) Ma contava proprio niente per te?

ALDO                        Era solo una cagna. D’altronde doveva morire sulla strada: è la fine più adatta per questi animali.

FULVIO                    E continui a offendere!

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

C’è qualcuno dietro le quinte che vuole entrare. Cari personaggi, lasciate almeno che scrivi prima la vostra entrata in scena… Ma, a questo punto non deve entrare nessuno! Strano che mi sia scordato di questa entrata. E pensare che le scene le ho qui in testa, non posso sbagliarmi… Sbagliare significa mandare all’aria l’intera commedia: basta una sola discrepanza e l’autore è fritto, specialmente in queste commedie dove regna il fraintendimento… Perché poi devo scrivere commedie su questo genere? Avevo detto che sarebbe stata facile… D’altronde ogni autore ha il suo genere di scrittura, che è come un marchio che ti segna per tutta la vita, letterariamente parlando. Però è anche vero che se sono conosciuto, se mi si addita come l’autore degli equivoci per eccellenza, è perché ci so giostrare bene. Perché dunque rinnegare quello che mi ha dato ricchezza e fama? E allora?…È Cristina che vuole fare la sua entrata… E va bene, facciamola entrare questa amica di Teodolinda… donna, che talvolta quello che ti si propone senza averlo pensato è quello che si dimostra più efficace… Ma che non si ripeta più!

(entra Cristina)

7 FULVIO, ALDO, ORESTE, CRISTINA

ALDO                        Sai Cristina, è morta la cagna che era a casa di Oreste.

CRISTINA                 La cagna?… Ah, Teodolinda! Oh mio Dio, com’è stato?

ALDO                        Per la strada, camminava sul ciglio ed è stata investita da un’auto.

CRISTINA                 Oh Dio! Oh Dio! Mi dispiace, mi dispiace veramente, anche se era… Però, di fronte alla morte…

ORESTE                    Tu l’avevi vista?

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Ma questa non è la battuta che ho messo in bocca al personaggio di Oreste. La scena doveva finire con la battuta di Cristina. Bah, talvolta ci sono circostanze che l’autore stesso non sa valutare appieno: è il pubblico o il lettore che ne individuano l’importanza. Sicché… lasciamo fare anche stavolta.

CRISTINA                 Certo, proprio ieri, quando sono venuta a casa tua, lei stava partendo. Mi faceva pena, poverina. Si sapeva che sarebbe partita ancora per andare a ramingo. La vita è ingiusta, d’altronde se uno nasce sfortunato, sfortunato resta.

ORESTE                    Allora l’hai vista quando è partita?

CRISTINA                 Certo che l’ho vista. E tu dov’eri? Non mi sembra che l’abbia salutata.

ORESTE                    Anche salutarla? A parte il fatto che non l’ho chiamata io in casa, se l’avessi vista partire le avrei dato lo stesso il buon servito, così sporca! Lei voleva stare da noi, ma io ho già abbastanza preoccupazioni con mia moglie.

CRISTINA                 Anche tu, contro lei! Pensavo fosse solo Carlotta a volerle male.

ORESTE                    Un animale è sempre un animale!

CRISTINA                 Tu sarai un animale, se non rispetti la sua memoria!

FULVIO                    Adesso basta! Comunque non si farà niente stasera.

ORESTE                    Perché?

CRISTINA                 Per la morte di Teodolinda, no?

ORESTE                    Scherzi! Voi donne siete troppo sentimentali, non vorrai che saltiamo la Prima solo perché lei è morta? Ci mancherebbe! Su, Aldo, dimmi cosa ti occorre che bisogna fare in fretta, bisogna pur trovare il tempo di concentrarsi prima di cominciare la commedia.

CRISTINA                 Concentrarsi?… Io invece bisogna che mi rilassi. Non capisco, proprio non capisco!

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

A questo punto, per rendere la commedia più briosa faccio entrare Iselda, la prima donna della compagnia, nemica di Teodolinda donna. Per il personaggio di Cristina mi sono ispirato a una ragazza bellina, intraprendente in casa, che si dedicava alla suocera inferma… chi più di lei poteva impersonare il personaggio di una ragazza buona e premurosa? Iselda, invece, è nata da una amica di mia figlia che, seppur bella e graziosa, ogni volta che vieneda noi ostenta la sua bellezza truccandosi esageratamente e indossando abiti che deformano la sua figura; per non parlare del suo sorriso che mette antipatia… Vuole essere la prima donna tra gli ospiti? Io la sto mettendo come prima donna nella commedia della cagna, non certo come avrebbe voluto lei però… Ecco, in poche parole ho spiegato l’origine anche di questi due personaggi che… Ma cos’è quest’altro rumore? Chi mi disturba mentre sto scrivendo?…È Iselda, anche lei vuole entrare prima ancora che le abbia assegnato la parte. Insisto: un po’ di rispetto per l’autore ci vuole!...Però, questi personaggi! Lasciamola fare, va, non vorrei che Iselda si arrabbiasse con me perché mancano i riflettori. Noi riprenderemo il dialogo più tardi. Intanto faccio uscire Oreste e Aldo.

(escono Oreste e Aldo. Entra Iselda)

8 FULVIO, CRISTINA, ISELDA

ISELDA                     E i riflettori?… Dove sono che non li vedo?

FULVIO                    Non li vedi perché non ci sono.

ISELDA                     Mi avevate promesso che compravate almeno quello che doveva illuminarmi.

FULVIO                    Non ci sono soldi Iselda; capisci: niente soldi, niente riflettori.

CRISTINA                 Finché recitiamo nei patronati per beneficenza…

ISELDA                     Ma io devo fare la parte della vamp, devo essere illuminata. E il mio specchio, e il mio beauty case? Dove sono? Mi ci vuole tempo sapete… se devo fare la parte della vamp devo prepararmi prima.

CRISTINA                 Stavolta ho paura che non farai nessuna parte.

FULVIO                    (a Cristina) Guarda che Oreste recita lo stesso, non lo hai sentito?

ISELDA                     Oreste recita lo stesso? È arrabbiato anche lui perché mancano i riflettori? Va bene, lo capisco; però, se non faccio i capricci io che sono la prima donna!…

FULVIO                    Cosa vuoi che c’entrino i riflettori: è morta Teodolinda.

ISELDA                     Teodolinda? La sorella di Oreste? Quella che chiamano cagna?

CRISTINA                 La chiamavano, la chiamavano.

ISELDA                     Com’è successo?

CRISTINA                 Èstata investita da una macchina… Era una donna così espansiva, piena di vita, d’amore.

ISELDA                     Su questo non ci sono dubbi.

CRISTINA                 Adesso era così, e pensare che da piccola aveva una sensibilità fuori dal comune, aveva anche cominciato a studiare musica. Mi ricordo che una volta venne da me e mi mostrò come era brava a solfeggiare e a battere il tempo con il piedino.

FULVIO                    E poi?…

ISELDA                     Poi batteva e basta!

CRISTINA                 Insomma Iselda, non si può parlare male di una morta!

FULVIO                    È quello che dico anch’io. E poi lei…

ISELDA                     La vacca? Oh, scusa.

FULVIO                    Lei mi voleva bene, mi trattava come un figlio.

ISELDA                     Visto che di “mariti” ne aveva già tanti.

FULVIO                    Mi dispiace veramente che sia morta.

ISELDA                     Io, sinceramente, non l’ho mai sopportata: non ha mai lavorato… di giorno intendo; come si fa a volere bene a una persona così?

FULVIO                    Ma lei sì che ne ha dato tanto di bene!

CRISTINA                 Quello si chiama amore, Fulvio.

ISELDA                     Quello si chiama sesso, e non so se il buon Dio la perdonerà.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Quella che entrerà ora sarà Morena, un’altra attrice, ma anche assicuratrice della “cagnetta”. Per il suo personaggio non mi sono ispirato a nessuna persona reale. Dovete capirmi, talvolta non ti viene in mente proprio nessuno e il personaggio lo crei man mano che lo fai recitare.

(entra Morena)

9 FULVIO, CRISTINA, ISELDA, MORENA

FULVIO                    Morena, conoscevi Teodolinda? Quella che era da Oreste?...È stata uccisa in un incidente stradale.

MORENA                 Già morta? Allora lo hanno fatto apposta!

CRISTINA                 Chi? Fatto apposta cosa?

MORENA                 Oreste, no? Pareva sapesse che sarebbe morta subito, perché proprio ieri è venuto da me per assicurarla. Bè, in fin dei conti non valeva tanto.

CRISTINA                 Anche tu?... Ma come si fa a parlare così di una morta?

MORENA                 Su, adesso non esageriamo, per una cagna!

CRISTINA                 Basta con le offese, io volevo bene a Teodolinda.

MORENA                 Così, appena l’hai vista? Ti sei affezionata subito allora?

CRISTINA                 Cosa occorre, domandarle quanti anni ha per volerle bene?

MORENA                 Vorrai dire domandarle il suo pedigree.

ISELDA                     Ecco, brava, proprio il pedigree ci voleva per lei.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Ora faccio uscire Iselda ed entrare Carlotta.

(esce Iselda. Entra Carlotta)

10 FULVIO, CRISTINA, MORENA, CARLOTTA

CARLOTTA             Dov’è Oreste?

MORENA                 Era qua un momento fa, deve essere andato a scaricare il camion.

CARLOTTA             E Arturo?

MORENA                 Arturo, non lo abbiamo ancora visto.

CARLOTTA             Lo immaginavo. È stato lui a uccidere Teodolinda; sarà tornato indietro per vedere cosa aveva fatto. Ma non occorreva… fosse stata una di casa qualcuno avrebbe sofferto, invece con la vita che faceva, neanche a un cane gli interessava più.

TUTTI                        È stato Arturo?

FULVIO                    E non si è fermato a soccorrerla? E tu Carlotta lo dici così? Mi sembra tutto un sogno.

CARLOTTA             Ma dai, per una cagna!

CRISTINA                 Come ti permetti?

CARLOTTA             Mi sembrate tutti matti qua; adesso vado via e quando arriva Arturo, mi raccomando, rincuoratelo, e ditegli che non è la fine del mondo se ha ucciso Teodolinda.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Carlotta esce, e voi immaginatevi lo stupore disegnato sui volti dei tre rimasti in scena.

(esce Carlotta)

11 FULVIO, CRISTINA, MORENA

MORENA                 Ha ragione Carlotta, non è il caso di farne un dramma, sono cose che succedono.

FULVIO                    Capisci che è morta, non respira più, non sarà più tra noi?

MORENA                 A me dispiace per la mia compagnia d’assicurazione, che dovrà sborsare i soldi, rimettendoci.

FULVIO                    È stato Arturo… Se Oreste non sente pietà per lei, vedrete che Arturo, avendola uccisa, proverà rimorso e non si farà vedere di sicuro. E la Prima salterà. Vado a levare i manifesti della commedia.

MORENA                 Aspetta, sei matto! Se recita Oreste, vuoi che non reciti Arturo?

FULVIO                    Oreste è senza cuore, ma Arturo spero ne abbia un poco. Io vado, è meglio che la gente sappia che non si farà niente, non voglio fare la brutta figura di mandarla a casa.

CRISTINA                 Guarda che saranno solo i nostri parenti che verranno a vederci.

FULVIO                    E i manifesti? Qualcuno li avrà visti.

MORENA                 Per tre manifesti? Uno alla bottega di Tony, uno al bar sport da Nando, e uno… ah sì, qui in patronato.

CRISTINA                 Che compagnia! Neanche i soldi per comprarci un po’ di manifesti!

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Facciamo uscire di scena Fulvio e facciamo entrare Arturo, tranquillissimo. Ci sarà un po’ di titubanza nel rivolgergli la parola. La sua impassibilità contrasterà con l’inquietudine degli altri: questo contrasto creerà curiosità nello spettatore… Ma… perché non entra? È il suo turno. Io sono qua che mi prolungo e lui… Dentro stanno recitando a soggetto in attesa che Fulvio entri. Deve entrare, e subito! Non c’è niente di sbagliato: è lui che ha ucciso Teodolinda, almeno così credono; deve entrare a questo punto! Sto agitandomi: quell’inaffidabile di Arturo è sempre stato così: uno che si disinteressa degli orari, di migliorare la sua posizione professionale (sto parlando della persona ispiratrice), un po’ come Fulvio. Ma mentre Fulvio si comporta passivamente a ragion veduta, Arturo è un perdente… e fa perdere la calma anche agli altri.

Vedo che è dietro le quinte, che sta ripetendo la parte. Appena mi vede che lo osservo severo si ricorda dell’entrata in scena;però non si sbriga, come se il caso non fosse suo, senza pensare che di là si sta verificando una delle più grosse gaffe in cui sia incorso nella mia professione di commediografo. Mi fanno rabbia questi personaggi come Arturo, che tu crei e loro, non dico ti siano riconoscenti, ma manco fanno il loro dovere. Per fortuna che in scena sento Fulvio e Cristina che continuano a recitare a soggetto: loro sì che sono bravi! Oh, ecco che entra il bellimbusto… perché è un bell’uomo anche come attore, non c’è che dire.

(esce Fulvio. Entra Arturo)

12 CRISTINA, MORENA, ARTURO

CRISTINA                 Arturo?… Come va?

ARTURO                  Mai andata così bene… Ma cosa sono quelle facce? Siete agitate, vero? Strano, non vi credevo così emotive. Dopotutto siamo in un patronato, nel nostro patronato. Saranno i nostri che verranno a vederci. Giocheremo in casa, come si dice.

CRISTINA                 Non c’è proprio niente che dovremmo sapere? Niente di cui ti debba pentire?

MORENA                 (a Cristina) Suvvia, non infierire su di lui più di tanto.

CRISTINA                 Dovrebbe almeno ammettere che l’ha uccisa, anche se è stato un incidente. Non si può far finta di nulla; anche se si sa, s’immaginava che avrebbe fatto quella fine… sempre sulle strade.

ARTURO                  Cosa, cosa?  Chi avrei ucciso io?

CRISTINA                 Hai ucciso Teodolinda. Ce l’ha detto Carlotta. E tu ti presenti qua con quella faccia tosta.

ARTURO                  Io non conosco questa Teodolinda, e non ho ucciso nessuno. Siete tutti matti qua dentro!

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Ma cosa sta facendo adesso Arturo? Sta uscendo… Non è questo il momento. Perché esce? Sta uscendo senza il mio consenso, il consenso dell’autore. Che succede? Doveva restare in scena, prolungare il qui pro quo, che senso ha uscire adesso, dopo poche battute, quando si stava raggiungendo il momento topico della scena?… Inutile piangerci su, non mi resta che fare entrare Carlotta e Iselda che stanno confabulando dietro le quinte. Le faccio entrare come sono, cioè confabulando. Arturo me la pagherà!

(esce Arturo. Entrano Carlotta e Iselda)

13 CRISTINA, MORENA, CARLOTTA, ISELDA

ISELDA                     (entrando, a Carlotta) Ti dico che non lo so.

CARLOTTA             Insomma, dov’è mio marito? Ho gli ospiti in casa e lui non è né là e né qua, quel deficiente!

MORENA                 Deve essere andato a scaricare il camion.

CARLOTTA             Ancora! Dovrebbe almeno andare a spostare il corpo di quella carogna che io non ho tempo, non capisce che devo badare ai parenti. Non si può lasciarla sul ciglio della strada, è una vista schifosa.

ISELDA, CRISTINA Cosa?!

MORENA                 Eh sì, bisognerebbe chiamare quelli della spazzatura, fa parte dei rifiuti urbani.

ISELDA                     (travisando, tra sé) Rifiuti umani?… Questo sembra troppo anche a me.

CARLOTTA             A pensarci bene, invece no, dovrebbe essere Arturo a fare il lavoro: lui l’ha uccisa e lui deve portare via il corpo.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Facciamo uscire Cristina, naturalmente schifata, e facciamo rientrare Arturo… Dopotutto la scena di ripiego pare non sia stata malvagia… Però adesso Arturo deve entrare, perdio! Io non ho sempre le risorse pronte. Ah, quel tipo, quante me ne fa passare! Lo sapevo, lui non entra. Lo vedo ancora dietro le quinte che parla con Fulvio. Non posso redarguirlo; ma il mio sguardo incrociail suo e lo spingo in scena).

(esce Cristina. Entra Arturo)

14 MORENA, CARLOTTA, ISELDA, ARTURO

CARLOTTA             (ad Arturo) Potevi almeno fermarti, no? Come si fa a lasciarla sulla strada?  Ora c’è tutta la gente che la osserva curiosa, e nessuno ha il coraggio di spostarla.

ARTURO                   Ma di cosa stai parlando? Anche tu? Siete tutti matti davvero allora!

CARLOTTA             Lui vuole menare il can per l’aia. Capite che bisogna almeno spostare il corpo dal ciglio della strada? Che vada con Oreste se non si sente di andarci da solo. Ma dov’è Oreste? Su, chiamatelo!

ISELDA                     Non c’è tempo, la commedia comincia frapoco.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Ora faccio entrare Oreste, seguito da Fulvio. Loro sì che sono affidabili.

(entrano Oreste e Fulvio)

15 MORENA, CARLOTTA, ISELDA, ARTURO, ORESTE, FULVIO

CARLOTTA             (a Oreste) Finalmente ti si rivede. Guarda che io non ho tempo per Teodolinda: ho gli ospiti a casa, ospiti che hai voluto invitare tu per il nostro anniversario di matrimonio.

ORESTE                    Non sapevo che il debutto sarebbe stato stasera; e non dire che non abbiamo fatto bene a invitarli, è da tempo che non ci vediamo, e poi almeno avremo qualche spettatore in più.

CARLOTTA             Va bene, va bene, ma adesso prendi un badile e va a sotterrare la cagna nel fosso.

ORESTE                    Non c’è tempo; comunque non si possono seppellire nei fossi i corpi delle carogne.

FULVIO                    Seppellirla nel fosso?… Ma cosa dici Oreste? Perché continui a trattarla in questo modo?

CARLOTTA             (a Fulvio) Non pretenderai che le facciamo un funerale con tutti gli onori?

ISELDA                     Però neanche seppellirla in un fosso!

CARLOTTA             Insomma basta! La cagna deve essere seppellita nel fosso. Va’, Oreste!

ORESTE                    Non c’è tempo, te l’ho già detto.

CARLOTTA (osservando la scenografia, che nel frattempo era stata montato) È tutto pronto ormai. Va, ti dico, e che non resti fuori la coda.

FULVIO, ISELDA  La coda?…

CARLOTTA             Avete mai sentito di un cane senza coda?

FULVIO                    Bè, sì, quelli da caccia.

CARLOTTA             Invece questo ce l’ha.

ISELDA                     Allora è un cane quello che è morto?

CARLOTTA             No, è una cagna.

FULVIO                    Tu intendi… cagna come cane, non cagna come la sorella di Oreste?

CARLOTTA             Cagna come cane sì. La… quella se n’è andata, per fortuna.

FULVIO                    Era un cane, e non Teodolinda!… Allora… allora è tutto a posto, si reciterà la commedia rilassati. Che incredibile equivoco! Meno male.  Su, su avanti, terminiamo di preparare la scena che tra poco cominciamo.

CARLOTTA             Niente affatto, anche se è una cagna deve essere seppellita, non voglio rogne io.

MORENA                 Calma Carlotta, calma! Non si può nascondere la prova dell’avvenuta morte.

CARLOTTA             Cosa dici? Non si può seppellire Teodolinda?

MORENA                 No, fintantoché non arriverà il perito per constatarne la morte, per valutare gli eventuali danni causati e pagare l’assicurazione. Poi si arrangerà lui per il seppellimento; anzi, è meglio che gli telefoni subito.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Facciamo uscire Morena con il telefonino all’orecchio, per chiamare l’assicurazione.

(esce Morena)

16 CARLOTTA, ISELDA, ARTURO, ORESTE, FULVIO

ISELDA                     Bene, così almeno non sentiremo più parlare di Teodolinda.

CARLOTTA             Io invece sento che la vedrò ancora, e presto Teodolinda, la mignotta.

ORESTE                    Carlotta?! È mia sorella! Comunque è partita e non tornerà per qualche tempo.

CARLOTTA             Torna, torna, qualcosa mi dice che torna.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

 A questo punto ho creato le premesse per un altro risvolto della trama, diciamo sensuale, perché se Carlotta dice che Teodolinda torna, lo spettatore si aspetta che torni, altrimenti che senso avrebbe la sua battuta? E io la faccio tornare. Ho vivido in mente il personaggio della cagna… Scusate, mi sto lasciando trasportare anch’io dal personaggio, volevo dire di Teodolinda, che, ne converrete, sarà un personaggio che stupirà, perché lo farò agire con un carattere… un carattere…Guardate e poi mi direte… dato che non posso certo rivelare il finale, non tanto per svelarlo, ma perché devo ancora buttarlo giù. Sto scrivendo in difficile?…Anche questo è il mio genere di scrittura che non mi lascia libero: una condanna da cui non solo liberarmi. Dopotutto non sono molti i miei colleghi che scrivono in questo modo; vorrà dire che se finora mi sono ritagliato uno spazio nel panorama teatrale è appunto anche per questi slanci psicologici. Ora riposiamoci per il canonico quarto d’ora e poi passiamo al secondo atto. Lo scorrere di una commedia prelude al finale, è il momento in cui tutti o quasi tutti i personaggi tirano le loro conclusioni con una serie di gag, efficaci se la commedia è buona, e se non è buona con battute che allietano comunque lo spettatore perché pensa che da lì a poco la commedia finirà. Io mi diverto a scrivere gli ultimi atti, perché se il primo è stato scritto bene, il secondo dovrebbe esserlo ancora meglio, dovrebbe essere come una passerella per il commediografo, che si immagina il pubblico battergli le mani in modo fragoroso (se non è fragoroso sarà comunque di cortesia). Così penso già alla mia Carlotta che rientra in scena… Intanto il sipario non si chiude… Perché non si chiude?Neanche i tecnici mi ascoltano! Che almeno i quattro personaggi in scena escano dietro le quinte!… Ma che fanno? Stanno recitando il secondo atto?… Senza la pausa? Ma… la commedia l’avevo immaginata di due atti, perché vogliono fare di testa loro?… Vedo che il pubblico in sala non si è minimamente scomposto, pare gradisca la continuazione. Cosa mi sta capitando?…Questo è troppo, lo chiuderò io il sipario!


ATTO II

1 CARLOTTA, ISELDA, ORESTE, FULVIO

CARLOTTA              Dico, come si fa scambiare un cane con una donna, non lo so.

ISELDA                     E lo domandi? L’hai sempre chiamata cagna, è naturale che qualcuno si confondi con una cagna vera.

CARLOTTA             Anche tu la giudicavi una cagna.

ISELDA                     Chi? Tua cognata? Ma quella è ancora una cagna.

ORESTE                    Basta, adesso mi sono stufato. Meno male che si arrangerà l’assicurazione, così Teodolinda non resterà là tutta stanotte?

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Voglio che il malinteso abbia uno strascico, e faccio entrare Cristina.

(entra Cristina)

2 CARLOTTA, ISELDA, ORESTE, FULVIO, CRISTINA

CRISTINA                 Resterà dove?

CARLOTTA             Sulla strada.

CRISTINA                 Teodolinda, ancora sulla strada? Ma non è stato portato all’obitorio il corpo?

ISELDA                     Guarda che era una cagna.

CRISTINA                 Lo so sai che l’hai sempre disprezzata, però, un minimo, dico, un minimo di rispetto ci vuole almeno per i morti.

ISELDA                     Ti dico che era una cagnetta…

CRISTINA                 Ti stai addolcendo, cara? Cominci a provare un po’ di rimorso? A te basta essere sempre in primo piano, fare la donna fatale dentro la scena, e la stupida fuori scena.

CARLOTTA             Guarda Cristina che era veramente una cagna.

CRISTINA                 Anche tu come lei! Ma cosa avevate contro Teodolinda? È stato quel che era perché è stata sfortunata, tutto qua. Neanche dopo morta avete un po’ di rispetto? E tu Oreste, che eri suo fratello, non dici niente? Non senti come offendono la memoria di tua sorella?

ORESTE                    Era una cagna, come te lo dobbiamo dire?

CRISTINA                 Ma dico… No, non è possibile! Che degrado, che schifo!

FULVIO                    Cristina, ti stai sbagliando di grosso, ti stiamo dicendo che era una cagna, una cagna con quattro gambe.

CRISTINA                 Una vacca, vuoi dire? Hanno influenzato anche te con questi giudizi su Teodolinda. Tanto, tu sei tonto e basta poco per influenzarti.

CARLOTTA             Era una cagna, della razza dei cani, quelli che hanno quattro gambe, una coda e abbaiano.

CRISTINA                 La coda?… La coda, avete detto?… Ma allora era un cane?

TUTTI                        È da mezzora che tentiamo di dirtelo.

CRISTINA                 Allora Teodolinda è viva! Meno male, che sollievo. Sentite come il cuore mi batte.

ISELDA                     Anche lei batte.

ORESTE                    Iselda, non ricominciare, un po’ di rispetto per mia sorella!

ISELDA                     (ricordando) Ma, un momento, un momento... un cane avete detto? Una cagnetta, con il muso nero?

ORESTE                     Sì, perchè?

ISELDA                     Aveva anche la gamba anteriore sinistra nera?

ORESTE                    Questo domandalo a Carlotta, io non ho così tanta memoria.

CARLOTTA             Certo, e anche il pelo lungo aveva, era sporca e sapeva di selvatico.

ISELDA                     Allora era la mia Barbie. Oh Dio, la mia Barbie! Oh poverina!

ORESTE                    Mi sembra strano che tu tenessi un animale così sporco in casa. 

ISELDA                     Vuoi mettere, era scappata da tre giorni. Oh la mia Barbie, la mia Barbie!… E l’ha uccisa Arturo? Ah quel farabutto! Dov’è ora?

FULVIO                    Guarda che la colpa può essere della tua “Barbie”, e che tu debba pagargli i danni.

ISELDA                     Ma l’avete detto tutti che lei camminava sul ciglio della strada; adesso deve darmi una spiegazione, altrimenti io…

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Ora faccio uscire Cristinae Fulvio; e faccio entrare Arturo, per ravvivare la scena).

(escono Cristina e Fulvio. Entra Arturo)

3 CARLOTTA, ISELDA, ORESTE, ARTURO

ISELDA                     (ad Arturo) Come hai fatto, dimmi come hai fatto ad ammazzare la mia Barbie?

ARTURO                  Chi ho ammazzato adesso? La tua Barbie? Dico, mi avete preso per un serial killer?

ORESTE                    Lo so che guidi prudentemente, però se dicono che sei stato tu, ammettilo!Dopotutto è solo un cane.

ISELDA                     Solo un cane un corno: era la mia Barbie.

ARTURO                  Io non ho mai usato la macchina oggi.

ORESTE                    Carlotta, chi ti ha detto che è stato lui a uccidere Teodolinda?

CARLOTTA             La gente che era testimone dell’incidente, ha visto la macchina di Arturo investire il cane e poi andare a sbattere contro un muro. Poi ha proseguito.

ARTURO                  (tra sé) La mia macchina?… Allora… Andrea, è stato Andrea, mio figlio. Ma se mi aveva giurato che avrebbe guidato con prudenza d’ora in poi.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Faccio uscire Arturo con il telefonino in mano, per chiamare il figlio.

(esce Arturo)

4 CARLOTTA, ISELDA, ORESTE,

CARLOTTA             Bè, non tutto il male viene per nuocere: avremo i soldi dell’assicurazione.

ISELDA                     Un momento, un momento, casomai sarò io ad avere i soldi dell’assicurazione: la cagnetta era mia.

CARLOTTA             Però l’assicurazione l’ho fatta io!

ISELDA                     Su un cane che non era tuo!

ORESTE                    Era randagia, non aveva padroni, potevi tenertela a casa se ci tenevi tanto alla tua “Barbie”.

ISELDA                     Se vuoi tanto saperlo bello mio, stavo facendo le prove allo specchio per la commedia quando mi è scappata.

CARLOTTA             Dio sa quanto ci avrai messo a fare le prove davanti allo specchio, vanitosa come sei.

ISELDA                     Il tempo che ci vuole, e non cominciare a offendere adesso!

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Faccio entrare Arturo per ravvivare ancor di più la scena.

(entra Arturo)

5 CARLOTTA, ISELDA, ORESTE, ARTURO

ARTURO                  Ehi, gente, qui state dimenticando chi deve veramente prendere i soldi dell’assicurazione!

CARLOTTA E ISELDA  E saresti tu?

ARTURO                  Sì, io! Io ho ucciso Teodolinda, i soldi spettano a me.

ISELDA                     Ah farabutto, allora è vero: sei stato tu! Mi uccidi la cagnetta e vuoi i soldi dell’assicurazione!

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Faccio uscire Oreste. Entrano Morena, Aldo e Fulvio.

(esce Oreste. Entrano Morena, Aldo e Fulvio)

6 CARLOTTA, ISELDA, ARTURO, MORENA, ALDO FULVIO

MORENA                 È stato quel criminale di Andrea ad ammazzare la cagnetta.

TUTTI                        (ad Arturo) Allora non sei stato tu.

ARTURO                  Io o mio figlio che importanza ha? È sangue del mio sangue, e parte dell’assicurazione spetta comunque a me.

CARLOTTA Intanto cominciamo già a calare.

ISELDA                     I soldi sono miei: la cagnetta era mia!

CARLOTTA             I soldi sono miei: l’assicurazione l’ho fatta io!

ALDO                        Calma ragazzi, calmi tutti; finiamola con questa assicurazione! I soldi sono una cosa e la vita è un’altra. Parliamo invece di figli: avete visto che razza di scavezzacollo è Andrea? Ho fatto o non ho fatto bene a non concedere mia figlia a un tipo così? Su, ditemelo! Come al solito va a finire che ho sempre ragione io. (ad Arturo) Tu, che lo ritenevi pentito, che avesse fatto giudizio… Con i figli bisogna essere duri quando occorre. Carattere ci vuole, carattere! Non bisogna essere indulgenti. Mia figlia ora è in castigo ed è la che espia la pena che le ho inflitto. Lei sì che mi ubbidisce, basta che io apra bocca e…

MORENA                 (ironica) Carattere ci vuole, carattere!

ALDO                        Mi stai prendendo in giro?

MORENA                 Io? Non sia mai. Con i genitori duri non mi ci metterei proprio.

ALDO                        Allora, cos’è questo farmi il verso?

MORENA                 Io non so niente, so che con Andrea c’era una ragazza.

ALDO                        Una ragazza?…

MORENA                 Una ragazza sì.

ARTURO                  Dimmi Morena, aveva i capelli biondi?

MORENA                 Hanno detto di sì, sciolti, con qualche meche.

FULVIO                    Ah sì?... Portava anche un orecchino sul naso?

MORENA                 Anche questo mi hanno detto.

FULVIO                    Ed era truccata, e aveva una minigonna da sballo?

MORENA                 Sì, proprio così, perché, la conosci?

FULVIO                    Certo, ma la conosci anche tu, vero Aldo?

ALDO                        Me la pagherà, me la pagherà, mia figlia me la pagherà!

FULVIO                    (ridendo) Genitori modello!

ALDO                        (a Fulvio) Tu, perché non hai figli… L’unico interesse è quello di abbellire la tua casa.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Faccio uscire Arturo e Aldo che non c’entrano con la scena seguente, e faccio entrare Oreste.

(escono Arturo e Aldo. Entra Oreste)

7 CARLOTTA, ISELDA, MORENA,FULVIO, ORESTE

FULVIO                    (a tutti) Certo, almeno non ho di queste preoccupazioni. Guardate, ho costruito la mura con le mie mani.

ORESTE                    Lo so, lo sappiamo tutti, lo sa tutto il mondo ormai.

FULVIO                    Lo credo bene, è sulla strada principale.

ORESTE                    Io, per timore che i figli vengano su male, non ne voglio: mi basta mia moglie.

CARLOTTA             Sbaglio o mi stai offendendo?

ORESTE                    La verità non può offendere.

CARLOTTA             Il saggio!

ISELDA                     Tu Oreste, non hai figli scapestrati in casa, in compenso hai una baldracca!

CARLOTTA             Cosa?… Io, una baldracca?

ISELDA                     No, non tu: tua cognata, la “cagna”.

CARLOTTA             Adesso cominciamo a ragionare.

MORENA                 (riprendendo il discorso) … Doveva correre forte perché ha sbandato a sinistra, ed è là che ha investito Teodolinda, dopo ha sbandato a destra, poi ancora a sinistra, poi a destra dove ha fracassato una mura, poi ancora a sinistra. Quindi ha proseguito con l’auto ammaccata.

FULVIO                    (allarmato) Dov’è successo l’incidente?

MORENA                 Tranquillo Fulvio, non è la tua mura, so dove abiti.

FULVIO                    Ah, che sollievo, perché se avessero abbattuto la mia mura mi sarebbe venuto un infarto, con tutto il tempo che ho impiegato a costruirla.

MORENA                 Questa volta ti salvi perché l’incidente è avvenuto sulla strada che porta fuori paese.

FULVIO                    Sulla strada che porta fuori paese? Ma è successo in via Verdi?

MORENA                 Sì, perché?

FULVIO                    Dopo la prima curva?

MORENA                 Sì, perché?

FULVIO                    Di fronte a un capannone?

MORENA                 Sì, perché?

FULVIO                    Perché quella è la mia mura! ho cambiato casa!

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Faccio uscire Fulvio disperato… Ma… si sta scontrando con Aldo che sta entrando in scena! Aldo non doveva entrare adesso! Lo chiamo sottovoce: “Aldo, rientra dietro le quinte, non tocca a te!” Lui mi guarda sottomesso, come si sentisse in colpa e non potesse fare niente per obbedirmi. Sta entrando comunque… Perché?… La scena è stata lunga abbastanza, ora la rovinerà! “Aldo, torna indietro!” Lo vedo indeciso, gli dispiace, me ne accorgo… ma entra. Anche lui, come Arturo, cosa gli sarà capitato? Oramai è in scena. Lasciamolo fare, e che Dio me la mandi buona!

(esceFulvio. Entrano Aldo e Arturo)

8 CARLOTTA, ISELDA, MORENA, ORESTE, ALDO, ARTURO

ALDO                        Che è successo a Fulvio?

MORENA                 Andrea ha abbattuto la sua mura?

ALDO                        Con la testa?

MORENA                 Ma no, nell’incidente in cui è morta Teodolinda. Oreste, non potresti riparare tu i danni della mura con i soldi dell’assicurazione?

ISELDA                     Caso mai domandalo a me, perché la cagnetta era mia.

CARLOTTA             L’assicurazione l’abbiamo fatta noi, i soldi saranno nostri! 

ORESTE                    Suvvia Carlotta, un po’ di comprensione.

CARLOTTA             Comprensione un corno! Se non andavo io dall’assicurazione di Morena, dimmi, chi avrebbe assicurato una cagna randagia così sporca?

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Adesso dovrebbe uscire Aldo… Dico “dovrebbe”, perché lo vedo là immobile, che neanche si sogna di uscire… Sta entrando Fulvio, che non doveva entrare, “naturalmente”… Ma che accidenti succede? I personaggi mi stanno prevaricando… Che mi succede?!…

(esce Carlotta. Entra Fulvio)

9 CARLOTTA, ISELDA, MORENA, ORESTE, ALDO, ARTURO, FULVIO

FULVIO                    Non ci sono più. I manifesti non ci sono più.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Meno male che ha un motivo per entrare!

ALDO                        Non ci sono più? Chi li ha strappati?

FULVIO                    Non lo so, so che ce ne sono degli altri al loro posto.

MORENA                 È stato sicuramente Smilzo, il nuovo attacchino. Quello attacca carta dappertutto.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Adesso dovrebbe entrare… Non mi ricordo chi. L’avevo in mente… Mi sento così confuso… Ah, sì, nessuno. Ma sta entrando Cristina, perché poi?

(entra Cristina)

10 CARLOTTA, ISELDA, MORENA, ORESTE, ALDO, ARTURO, FULVIO, CRISTINA

MORENA                 Ritornando all’assicurazione, tu Oreste, hai pagato solo il primo premio…

ARTURO                  Pagato? Di solito si vince il primo premio.

ALDO                        Premio è un termine generico per indicare qualcosa che si dà in sovrappiù ad uno che non ha fatto nulla di più, ma onorato un merito che gli altri hanno valorizzato. Hai capito Fulvio?

FULVIO                    No.

ISELDA                     Non l’ho capito neanch’io.

ALDO                        C’è da meravigliarsi?

CRISTINA                 Ma questo è un premio che si paga?

MORENA                 Che si paga per riceverne un altro ben più grande… alla scadenza. Invece Teodolinda è morta appena è stata assicurata, tanto che non ha fatto a tempo a maturarsi il primo premio pagato.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

Queste non sono le battute che dovevo scrivere: sono battutacce, che annoieranno lo spettatore, non è da me scrivere certe cose. Ma perché i miei personaggi non mi ubbidiscono?! E Cristina?... Lo immaginavo, è entrata solo per dire una battuta. Dico, in una commedia tutto deve essere razionale: un attore non deve fare un movimento né dire una sillaba che non siano giustificati, per non parlare delle entrate in scena. Tutto deve avere un senso, di queste cose me ne intendo. Adesso, io non avrei mai fatto entrare Cristina: è un personaggio che occupa la scena per niente… Ma cos’ha Morena da incalzarmi? E va bene, lasciamola recitare, l’assicuratrice.

MORENA                 A pensarci bene, un po’ di quei soldi spettano anche a me: dimmi Carlotta, chi ti ha consigliato di assicurare la cagna?

CARLOTTA             Non vorrai dire che anche tu vuoi i soldi dell’assicurazione? (suona il telefono).

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

…Che succede ora? Il telefono che squilla? Chi aveva messo un telefono in scena? No, no e poi no! L’autore sono io, non mi si può scavalcare! Nessuno doveva telefonare. Oreste, non staccare la cornetta!… Non staccarla!... Fatica sprecata.

(Teodolinda Telefona)

TEODOLINDA  Ciao Oreste, sono Teodolinda.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTORE

No, questo è troppo! Teodolinda con una voce infantile e sensuale. Teodolinda è una prostituta, non può essere una bambina! Assolutamente non posso lasciare che la commedia continui, entrerò in scena io, arrabbiato perché un po’ di orgoglio non guasta.

(L’autore entra in scena. I personaggi si discostano, pare abbiano paura di lui. Sente al telefono ancora la voce di Teodolinda che continua a chiamare Oreste.

11 CARLOTTA, ISELDA, MORENA, ORESTE, ALDO, ARTURO, FULVIO, CRISTINA, AUTORE

AUTORE                   Il telefono non doveva esserci, chi l’ha portato?! (tutti tacciono. Prendendo in mano la cornetta) Teodolinda, tu non dovevi telefonare adesso, anzi, non dovevi telefonare affatto! Dovevo farti entrare io, o restare nei sogni dello spettatore, perché la fantasia ha più potere di emozionare di quel che si vede.

TEODOLINDA         Chi sei tu?

AUTORE                   Intanto dammi del “lei”, se non altro perché sono molto più vecchio di te. Io sono tuo padre, diciamo quello che ti ha creato.

TEODOLINDA         Mio padre? Ah, ah, ah. Mio padre è morto, e tu non puoi parlarmi dal cielo.

AUTORE                   Ti ordino di darmi del “lei”!

TEODOLINDA         Sì papà, ah, ah , ah.

AUTORE                   Appendi la cornetta e non telefonare più, capito!

TEODOLINDA         (chiamare ancora Oreste) Ciao Oreste, sono Teodolinda, sono ritornata.

AUTORE                   Appendi la cornetta, ti ho detto, Tu non devi chiamare!

TEODOLINDA         Ciao Oreste, sono Teodolinda…

AUTORE                   (offeso, rivolgendosi al pubblico) Ehi, del pubblico! Vi sembra giusto che la commedia vada avanti in questo modo? A me proprio no.(scende in platea, si siede vicino a uno spettatore) Le piace la commedia? (lo spettatore lo guarda indolente e non risponde). A me sembra proprio che non funzioni: le ultime scene sono banali e troppo lunghe, perciò noiose; e poi, non è forse meglio che Teodolinda resti nell’anonimato?

SPETTATORE          Certo che mi piace, è bellissima, a me piacciono i malintesi, e poi, recitano in modo magistrale.

AUTORE                   Ma, Teodolinda?… Non è meglio che resti nascosta? (lo spettatore lo osserva con una smorfia di commiserazione.L’autore si sposta e si siede vicino a una spettatrice) La vedo entusiasta, invece per me la commedia è noiosa. Lo dica pure se è noiosa, tanto nessuno sentirà.

SPETTATRICE         Lei è di quelli incontentabili, vero? La commedia invece fila che è una meraviglia; e non mi disturbi, non vede che la sto seguendo con attenzione!

AUTORE                   Non vede invece che tutto è fermo sulla scena? Non sanno più andare avanti? Quella telefonata… intendo la telefonata di Teodolinda, ha messo in imbarazzo tutti:lei secondo me non ci doveva essere, un personaggio così è meglio che resti nell’ombra.

SPETTATRICE         La protagonista si dovrà pure vedere prima o poi, se no che commedia sarebbe?

AUTORE                   Le ricordo signora che tante opere letterarie parlano di personaggi che non si fanno mai vedere.

SPETTATRICE         Ma il protagonista non è un personaggio qualunque.

AUTORE                   (al pubblico) Allora che entrino a frotte questi personaggi! Io li ho creati, io gli ho dato vita, e ora loro vogliono agire in piena libertà… Forse è meglio così: fanno parte della scena, ci sono in mezzo, loro sono migliori di me. Che vivano allora per proprio conto, che abbiano il libero arbitrio come gli umani E chi sono loro? Se non umani rappresentati nelle loro più intricate pieghe. Mi metterò in disparte, anzi resterò seduto qui da spettatore, e che la commedia continui!

ORESTE                    (sempre al telefono) Dove sei? Perché sei tornata?

TEODOLINDA         Ho dimenticato i soldi, e se non ho i soldi non so come fare.

ISELDA                     Strano…

ORESTE                    Dove sei?

TEODOLINDA         Sono a casa tua, anzi no, sono fuori. Dentro ci sono i parenti che non mi vogliono fare entrare perché non mi riconoscono.

ORESTE                    Non posso dargli tutti i torti.

TEODOLINDA         Oreste, non mi vogliono fare entrare!

ORESTE                    Aspetta un po’, come sei vestita?

TEODOLINDA         Come vuoi che sia vestita, ho una camicetta.

ORESTE                    Ce l’hai anche davanti? Perché me la immagino sempre aperta.

TEODOLINDA          Ma dai Oreste, con i parenti so che devo vestirmi dignitosamente.

ORESTE                    E ai piedi cos’hai? Un paio di stivaloni fino al ginocchio, scommetto.

TEODOLINDA         A dire il vero sono un po’ più su, tanto più su.

ORESTE                    Ancora più su, che ti nascondono quasi tutte le gambe? Ma dimmi, ce l’hai la gonna?

TEODOLINDA         Adesso non scherzare Oreste, certo che ce l’ho.

ORESTE                    Quanto lunga è?

TEODOLINDA         Arriva fino agli stivali.

ORESTE                    Sicché è come se non l’avessi.

ISELDA                     Lo credo bene che non la fanno entrare: vestita così non entrerebbe neanche in un casino!

MORENA                 Sarebbe proprio un personaggio nella nostra nuova commedia.                   Che personaggio le avremmo fatto fare?

ISELDA                     Prova a indovinare?

TEODOLINDA         (avendo sentito) Cosa? Volete farmi recitare nella vostra compagnia? Tu, Oreste, lo sai che ho sempre avuto un debole per il teatro.

CARLOTTA             (tra sé) Sì, di strada.

TEODOLINDA         E accetto volentieri.

DONNE                     Cosa?!… Non sia mai!

UOMINI                    (sfregandosi le mani) Lo sia, lo sia! Anche se sarà uno spettacolo itinerante, noi la seguiremo.

12 GLI UOMINI VANNO A FESTEGGIARE DIETRO LE QUINTE.

AUTORE                   (sempre in platea) Non è farina del mio sacco!

SECONDO SPETTATORE(avendo sentito) Scusi, lei è l’autore?

AUTORE                   Caro signore, cosa vuole che le dica, sì, l’autore dovrei essere io. Ma è un autore colui che viene sopraffatto dai suoi personaggi? È un debole, che si lascia trasportare dalla sua penna, e ancora più dal cuore, dall’amore per i suoi figli; e poi quando questi crescono, ma che dico, prendono vita, si ribellano e fanno di testa loro. Però è il padre, il padre che deve condurli per mano fino alla fine, al battimano, al successo. Vedrà caro signore, vedrà come andrà a finire: sarà un fiasco. Finora se la sono cavata abbastanza bene, ma è il finale che decide l’opera: non è la prima pietra che dà la misura dell’imponenza della casa, è l’ultima tegola; il finale signore, il punto di arrivo di ogni situazione, che deve scoppiare, esaltarsi per fare felice il pubblico. Ora mi dica, cosa succederà secondo lei?

SECONDO SPETTATORE Se non lo sa lei che è l’autore?

AUTORE                   Le sembro ancora l’autore? Ma allora lei non ha capito niente! Non so proprio cosa succederà; oppure sì, avevo in mente un finale che… che ora non ricordo: tanto sono preso dalla frenesia nello scriverlo, come dal trambusto creato dai miei personaggi. Proprio non ricordo come andrà a finire.

SECONDA SPETTATRICE (intervenendo) Forse andrà a finire come lei voleva, anche se ora non ricorda.

AUTORE                   Non mi sembra, cara signora, quelli là sul palco sono matti, tutti matti, anche se recitando pare abbiano un po’ di dignità… Ma perché poi dovrei discutere con lei sulla mia commedia, mi lasci a questa strana stesura.

SECONDA SPETTATRICE La commedia la sta scrivendo ora?

AUTORE                   Cara signora, io la sto scrivendo e tuttavia non so se la stia scrivendo o recitando, non so più niente. È difficile giudicare quando le emozioni ti prendono e tu travisi quello che senti. Ecco, gli altri sono veri giudici imparziali; che giudice sarei io della mia commedia se la stessi scrivendo?... Vedo signora che lei non mi segue, come la capisco, queste sono le profondità della vita che solo chi non riesce a vivere il quotidiano è costretto ad analizzare, a struggersi. Perché poi, se comunque non verrà a capo di nulla? (la spettatrice, risentita, si gira verso la scena). Altro non mi resta da fare che assistere anch’io al finale di questa bizzarra commedia.

ORESTE                    (sempre al telefono) Perché sei tornata indietro?

TEODOLINDA         Per prendere i soldi che m’ero dimenticata, t’ho detto. Ma adesso, se tu mi accetti nella tua compagnia, questi soldi non mi occorrono più per le mie necessità.

ORESTE                    Quanti sono questi soldi?

TEODOLINDA         Non sono tanti, possiamo fare così: lo so che voi non avete danaro per iscrivervi alla Fita, che lo scenario è appena sufficiente, e in più vi mancano i riflettori. Cosa dici se ti finanzio io, così potresti comprarti tutte queste cose?

ORESTE                    Non posso accettare…

TEODOLINDA         Sono solo diecimila euro; ma se non bastano starò via ancora qualche notte e…

ORESTE                    No, no, per carità Teodolinda, sei ben accetta anche senza fare gli straordinari. (alle donne) Cosa ne dite voi?

DONNE                     Diciamo che è meraviglioso. Che venga, che venga qui da noi, che le faremo fare la parte da protagonista nella commedia.

AUTORE                   (sempre in platea. Al pubblico) Un altro personaggio?… In quale commedia, poi? In questa? Sì, cari signori del pubblico, ora mi rivolgo a voi in veste di quello che sta scrivendo questa assurdacommedia. Non si può ingarbugliare le cose fino a questo punto!... Però mi pare di capire che per voi la trama sia comprensibilissima, che si sia snodata regolarmente… Allora sono io che non capisco, forse perché la detesto questa commedia, o l’amo troppo, è lo stesso: non esiste confine tra l’amore e l’odio, sono due sentimenti che tendono ad avvicinarsi, due facce di una stessa emozione, e uno ha bisogno dell’altro. Oh come vorrei che tutto finisse in un fiasco! Sarebbe la prima volta, ma quando si deve scegliere si deve scegliere, e io scelgo perché la commedia non piaccia, così che i personaggiricevano la batosta per il loro ammutinamento. Dopotutto ho una reputazione da salvaguardare, la mia dignità. O invidia? Penso proprio di sì, che sia quest’ultimo sentimento a proporsi, altrimenti la gente non approverebbe.Ora, per me Teodolindanon dovrebbe farsi vedere, al pari di Gesù che non dovrebbe mostrare il suo volto mistico, cosìlei, con le dovute distanze, dovrebbe rimanere nascosta, idealizzata in modo che la fantasia la immagini come la si vuole… Ma anche lei vuole fare di testa sua, e allora continuiamo a guardarequesta commedia, e che finisca il più presto possibile!

ISELDA                     Se non sbaglio, la prima donna sono io.

ORESTE                    Tu “eri” la prima donna.

ISELDA                     Niente affatto: la prima donna sarò ancora io.

ORESTE                    È giusto, Iselda ha più esperienza di Teodolinda.

MORENA                 Strano, non pensavo che anche Iselda facesse quel mestiere.

ISELDA                     Cosa dici? Io, una di quelle? Caso mai in teatro, di fuori sono una persona onesta.

ORESTE                    Neanche in teatro pare tu faccia qualcosa.

CARLOTTA             Brutto scimunito, cos’è questa allusione?

ALDO                        Neanche con me in teatro non hai mai fatto niente.

ORESTE                    Adesso basta! Iselda ha più esperienza di Teodolinda in campo teatrale, e sarà ancora lei la prima donna. Sapete cosa facciamo? Dedicheremo a Teodolinda il titolo della commedia, così sarete soddisfatte tutte e due.

CRISTINA                 “Teodolinda”?... Niente male.

ISELDA                     Sta bene anche a me, se compreremo veramente tutto quel che occorre. 

ORESTE                    Non hai sentito? Con diecimila euro si compra tutto.

ISELDA                     Anche i riflettori?

ORESTE                    Certo.

ISELDA                     Anche uno specchio più grande?

ORESTE                    Certo, ti ho detto “tutto”.

ISELDA                     E sarò ancora io la prima donna?

ORESTE                    Certo.

ISELDA                     Oh, santa, santa, santa Teodolinda!

TUTTE                      Santa, santa, santa Teodolinda!

13 ENTRANO GLI UOMINI

UOMINI                    Ma dico, siete impazzite?

DONNE                     Santa, santa, santa Teodolinda!

ALDO                        Prima vacca e adesso santa. Cos’è successo? Cos’è questo improvviso rispetto per la baldracca?

ISELDA                     Bè, sai, tutti possiamo sbagliare, basta poi avvedersene.

CRISTINA                 Non è che poi lei sia stata… non è un gran male se una fa la…

ALDO                        Prostituta? Sono pienamente d’accordo, è una professione che è nata da quando è nata la donna.

ISELDA                     E l’uomo.

ALDO                        Infatti, donne come Teodolinda sono vere donne. La donna è fatta per amare e dare amore.

MORENA                 Adesso non esagerare!

ALDO                        Allora ditemi, cos’è successo?

MORENA                 Teodolinda viene da noi portando un personaggio vero, reale.

ARTURO                  Lo sappiamo e ce ne rallegriamo. È per questo che festeggiate anche voi?

ORESTE                    E soldi, soldi, tanti soldi! (anche gli uomini si uniscono festeggiare Teodolinda).

AUTORE                   (sempre in platea) Che gliene pare, signora?

SECONDA SPETTATRICE   Semplicemente stupenda!

AUTORE                   Stupenda, dice…

SECONDA SPETTATRICE            Certo, e lei non batte le mani?

AUTORE                   Perché dovrei, la commedia non mi piace.

SECONDA SPETTATRICE            Ma se è così entusiasmante!

AUTORE                   Allora è perché sono offeso.

SECONDA SPETTATRICE  Non capisco, lei ne è l’autore…

AUTORE                   Io, l’autore?... Ah, ah, ah!

SECONDO SPETTATORE    (intromettendosi) Ma sì, adesso la conosco, lei è il famoso commediografo…

AUTORE                   Sì, lo sono.

SECONDO SPETTATORE E ha scritto…

AUTORE                   Sì, ne ho scritte tante, e tutte impegnate. Ma non questa. Oppure sì: l’ho scritta e non l’ho scritta. Forse solo all’inizio la commedia è mia.

SECONDO SPETTATOREPerché solo all’inizio?

AUTORE                   Non ha visto come sono andate le cose?

SECONDO SPETTATORE In che senso?

AUTORE                   I personaggi, i personaggi: le mie creature…

SECONDO SPETTATORE             A me sembrano perfetti.

AUTORE                   Perfetti, dice? Non sono miei! E questo mi basta!

SECONDO SPETTATORE Lei è pazzo… Guardi che dal palco la stanno chiamando.

AUTORE                   Me?… Perché poi?

SECONDO SPETTATORE Sarà perché ne è l’autore, infatti la vedo vestito con l’abito di scena.

AUTORE                   Davvero?… E mi dica, che personaggio rappresento?

SECONDO SPETTATORE E me lo chiede? Manicotti, occhiali neri…

AUTORE                   Ma io non porto gli occhiali.

SECONDO SPETTATORE Davvero?… Ha anche una cartella sotto il braccio e la penna in mano.

AUTORE                   Ah, sì! Ma che parte sto recitando?

SECONDO SPETTATORE Non ha ancora capito? Quella dell’autore. E adesso vada, vada sul palco.

(Il personaggio autore va sul palco, gli viene indicato il posto al centro e viene acclamato dagli altri personaggi come il protagonista. Lui, imbarazzato, sorride e si inchina, poi dà la mano a quello più vicino e così, tutti assieme si inchinano ancora a ricevere gli applausi del pubblico.

ISELDA                     (quando gli applausi finiscono) Su, qualcuno chiuda il sipario che cominciamo la commedia!