QUATTRO
BOMBE IN TASCA
di
UGO CHITI
per
ARCA AZZURRA TEATRO
PROLOGO
Una pedana molto inclinata (da studiare). La scena è un contenitore neutro
(nero o grigio). La luce riverbera su due uomini. Uno (il biondo) veste un
cappotto (foggia anni 63-66) un cappelluccio di loden una sciarpa al collo, e
un uomo che supera appena la Quarantina (44-45). Il Biondo tiene per mano una
bicicletta da uomo sulla canna seduta una figura anacronistica. (Tizzo) Circa
la stessa età. Sembra venire da un’altra epoca da un’altra storia. Silenzio. Il
Biondo guarda Tizzo che appare imperscrutabile, quasi indifferente. Il Biondo
s’infila i guanti che tiene nelle tasche del cappotto, per un attimo lo sguardo
corre a Tizzo.
BIONDO Non hai freddo?
Silenzio. Il Biondo guarda appena l’orologio.
BIONDO Si fa un saluto… cinque minuti e via… non si disturba nessuno (Guarda
Tizzo come cercando una conferma. Poi si autoconvince) Sono convinto che gli fa
piacere… si!! (Prende il pacchetto delle sigarette) Invitare, non ci poteva
invitare! Se invitava noi poi doveva invitare tutti… invece così hanno fatto
una cosa intima, da vedovi, mi pare giusto no? (Sorride toccando la sigaretta)
Si conosce troppo bene la Silvana. Se vede noi due assieme ni’ mezzo ci vede
Fausto! Matematico! Reggi la bicicletta vai, fo un po’ d’acqua! (Il Biondo si
allontana e la bicicletta scivola a terra. Una luce più magica investe Tizzo
che sembra ancora più sospeso e lontano dalle parole del Biondo che piscia di
spalle) Magari, ormai dopo tutto questo tempo, lei non ci pensa più a Fausto…
però… con il cervello non si può mai calcolare… se dice di mettere in moto le
cose… gli strascichi… (Gesto di confusione) Proprio oggi non mi parrebbe il
caso! Fausto è l’unico che non ha mai avuto il nome di battaglia! Se non l’unico,
quasi… ci scommetterei “Colle” gliel’aveva trovato il nome… anche bello…
Heathcliff!! Te ne ricordi? “Preferisco Fausto” (Ancora sorpreso) Un comandante
come Colle ti trova personalmente il nome di battaglia e te “Preferisco Fausto”
due parole … deciso… basta! (Ritorna verso Tizzo e nota la bicicletta per
terra) Meno male che t’avevo detto arreggila! (La rialza continuando il
soliloquio) A me invece un nome del genere mi avrebbe fatto di molto piacere…
ormai, però, m’ero messo “Biondo” non potevo mica cambiarlo… e poi, non volevo
prendere lo scarto di un altro! ( Un pensiero l’attraversa mentre accende una
sigaretta. Ridacchia.) La Silvana però … io a Fausto la Silvana gliel’avrei
mangiata in mano… (Diventa più pensoso, fuma infreddolito. ) Ora te lo posso
anche dire ma io per un periodo, dopo la morte di Fausto, pensavo di mettermici
assieme!… non subito… dopo qualche anno… ci fu un periodo, mi ricordo, che una
sera si una sera no mi lasciavo con la fidanzata… lei poverina pensava che
fosse il nervosismo… tutto quello che si era passato da partigiani… quello che
era rimasto nell’aria… una sera si una sera no andavo a trovare la Silvana…
infondo la scusa buona ce l’avevo!!! Vado a trovare la moglie di un compagno
morto eroicamente… un ragazzo di vent’anni come me … è il minimo che posso
fare, è l’obbligo di quelli che sono rimasti vivi (Sorride) E invece Tizzo,
appena gl’entravo in casa mi passavano
certe idee…mi usciva subito la “carogna” dell’uomo… (Con la mano fa un gesto
davanti agli occhi) Certe scene! Da film! Tizzo, ora mi vergogno a dirlo ma io
gli parlavo di Fausto apposta per farla piangere così almeno la tenevo stretta,
gli facevo le carezze… l’annusavo… quanto l’ho annusata in quel periodo! (Ride)
Purtroppo annusata e basta!
Il Biondo ridacchia e batte assieme le mani per scaldarsi, da una quinta entra
Silvana, 35-37 anni, un tailleur e un cappello da cerimonia, sulle spalle s’è
buttata il soprabito chiaro per ripararsi dal freddo. Durante tutta la scena il
disagio della donna è tangibile.
SILVANA Biondo!
BIONDO (Normale) Si passava di qui … s’è detto “almeno un saluto alla Silvana…”
SILVANA Bravo ! Hai fatto bene… è tanto che non ci si vedeva… mi fa piacere.
BIONDO Comunque si va via subito… giusto un salutino… vero Tizzo?!
Tizzo rimane immobile, come sospeso in un’aria svagata quasi sorniona. Silvana
abbassa gli occhi attraversata da un disagio crescente.
SILVANA Scusa ma noi non s’è invitato nessuno.
BIONDO Lo so, lo so… mi pare giusto…
SILVANA (Indica le quinte) I parenti, i testimoni… basta! S’è fatto le cose
all’ultimo… pensa, questo ristorante s’è fissato tre giorni fa… per fortuna si
mangia bene.
BIONDO (Incantato) Te sempre belloccia!
SILVANA (Minimizza) E’ il vestito… il cappello un po’ da strulla… (Mostra la
mano) Poi oggi mi sono messa anche lo smalto all’unghie!
BIONDO (Sbirciando verso l’esterno) Lui come si chiama?
SILVANA Rodolfo!
BIONDO Lavora con te alla Galileo?
SILVANA E’ caporeparto! Sai è rimasto vedovo tre anni fa… da allora ci siamo un
po’ frequentati e poi… c’ha una bambina di sei anni, va a scuola quest’anno!
BIONDO Silvana…basta che ti piaccia…
SILVANA E’ una brava persona…
BIONDO Prima di tutto ti deve piacere… te non sei mica una donna che si sposa
tanto per sistemarsi… con te un uomo c’ha tutto da guadagnare! Vero Tizzo?
SILVANA (Quasi infastidita) Dimmi di te… ora ti sei rimesso, stai bene?
BIONDO (Si picchia appena la nuca) Ogni tanto quando cambia il tempo mi fa male
la testa però… m’accontento. (Ride) Oh… qui sotto la metà è d’argento… valgo
qualcosa!
SILVANA (Intenerita lo prende per mano) Dai entra… te lo presento…
BIONDO No… no… si va via subito te l’ho detto (Sbircia). E’ quello con i
baffetti e il vestito blu?
SILAVANA Si.
BIONDO E’ piuttosto un bell’uomo… sono contento! (Si rivolge a Tizzo) Vieni a
vederlo anche te…
SILVANA (Tesa con un brivido) Qui fa troppo freddo, m’entra nell’ossa. Io torno
di là…
BIONDO Si, si, vai! Prima però un bacio alla sposa lo voglio dare!
Si abbracciano con trasporto e pudore.
SILVANA (Commossa) Grazie Biondo d’essere venuto… mi hai fatto piacere! (Fa per
andare)
BIONDO (La ferma indicando l’amico) E Tizzo? Non lo saluti Tizzo?
Silvana guarda il Biondo, lo accarezza appena spaventata e con le lacrime agli
occhi.
SILVANA Scusa ma ora…devo proprio andare (Corre via).
Il Biondo rimane interdetto poi guarda Tizzo con un leggero disagio.
BIONDO Non capisco! Non t’ha neanche guardato! (Aspetta il commento che non
viene) Strana lei ma anche te però… (Afferra la bicicletta) Tu gli potevi fare
gli auguri…dirgli qualcosa! (Scuote la testa) Boh! Che caratteri! (Poi mentre
Tizzo rimane fermo con l’imperscrutabile sorriso sul volto, il Biondo si
allontana con la bicicletta riprendendo a parlare come se Tizzo lo stesse
seguendo) Lui dovrebbe avere qualche anno più di lei… poca roba… comunque
volendo fanno ancora in tempo a mettere su una
squadra di calcio! La bambina però c’ha il musino antipatico… almeno i primi
tempi,
per la Silvana non sarà facile… no!
IL RASTRELLAMENTO
Una luce diversa investe Tizzo che sembra uscire dalla strana sospensione
acquistando scioltezza e virile padronanza. Nella penombra entrano gli altri
attori. Forse il Biondo si spoglia a vista “tornando” ragazzo.
TIZZO Nella primavera del ‘44 il Biondo, Fausto. Bomba, Leggero e io si teneva
la postazione di “colle al vento”. La vecchia carbonaia era strategicamente, un
avamposto molto importante…da lassù si potevano controllare e prevenire i
movimenti dei tedeschi garantendo al resto della brigata d’agire indisturbati
nella zona di Greve e su quello che era l’unico passaggio per il fronte… noi si
poteva fare qualche piccola azione notturna però “Colle” il comandante, era
stato chiaro… prima di tutto non esporsi…tenere la guardia giorno e notte e
avvertire subito il comando di zona su ogni movimento sospetto… tedeschi o
fascisti… uguale! Una pattuglia o una camionetta… non importa. Dopo venti
giorni d’immobilità forzata eravamo diventati alberi… erba… macchia… sasso…
S’aspettava il cambio con impazienza… chi per una ragione chi per un’altra…
Quella mattina presto una staffetta era salita per dire a Fausto di raggiungere
il comando di zona… (agli altri) Se Colle vuole vedere uno è segno che c’è
qualche novità”
BOMBA (allontanandosi dal gruppo) Speriamo!
LEGGERO Stanotte ho sognato che venivano a prenderci con un camioncino… Certe
sgassate sulla salita!
FAUSTO (preparando lo zaino, ride) Per forza, tu dormi accanto a i’ Biondo…
Quando gl’attacca a russare….
BIONDO Io non russo imbecillino… Io respiro male! Te la darei a te la febbre da
fieno!
LEGGERO Il camioncino lo guidava il figliolo del Bazzani… Quello strano!
BIONDO (starnuta) La “Capra” come la chiama Tizzo!
TIZZO (Ride) Gl’ho messo il soprannome la prima volta che si dormì nella stalla
dei Bazzani… Si tornava dai boschi di Monteriggioni morti di freddo… scoppiati
…
BIONDO Che dormita quella notte…
TIZZO Te!! Io, invece mi sveglio dopo due ore di sonno e vedo il ragazzo dei
Bazzani appollaiato sulla mangiatoia … mi fissava … fermo immobile con quei due
occhini lunghi , gialli… il musino secco … li per li ho pensato “questo è una
capra” era la prima volta che lo vedevo “te che ci fai?” e lui non si muove “la
guardia!” “qui? Falla fuori!” “no da fuori stanotte non arriva nessuno è troppo
freddo” “ allora vai a dormire” “i tedeschi possono venire da qui! E si tocca
il cervello… All’inizio sono piccini, piccini… più piccini d’un soldato di
piombo… uno gli prende, gli stiaccia, gli mette in tasca e poi gli fa mangiare
al gatto… però quest’operazione va fatta subito… appena usciti perché tre, quattro
minuti e quelli crescono, diventano veri… vi trovate circondati senza sapere
come” “Ah! Te ce l’hai l’idee” e questo senza scomporsi “Anche Alessandro Magno
aveva uno che gli faceva la guardia mentre sognava” “Ah!” “Era un cannibale…
una volta ha mangiato una legione intera… piccini quanto vuoi ma saranno sempre
stati venti, trenta chili di carne cruda più l’armature, le rifiniture dei
cavalli …” Ah! A me non veniva altro… “Dormi… dormi” e m’addormentai.
FAUSTO (Ride) E’ grullo patentato… scemo proprio di nascita… una volta con me
si voleva misurare l’uccello…
BOMBA (di spalle) Allora è finocchio!
TIZZO No! E’ un ragazzino! Siamo partigiani, ci vede sopra a tutti … è come
quando i bambini vogliono vedere l’uccello del babbo o la passera della mamma…
è una di quelle robe lì.
LEGGERO (Ride) No, no, ha ragione Bomba è finocchio e basta!
BIONDO Comunque ce ne sono pochi che s’intendono d’armi come la Capra! Appena
arrivato Colle mi aveva dato in dotazione un moschetto da cavalleria …
FAUSTO Quello ha fatto il giro di tutti… è toccato anche a me…
TIZZO Lo danno sempre all’ultimo che arriva…
BIONDO Io non lo sopportavo … lo tenevo male… una volta che ci si ferma a
mangiare sull’aia dei Bazzani, arriva il ragazzo… si mette a fissare me e il
fucile… “Te vorresti uno Stern!”. Cazzo mi aveva letto nel pensiero… in quel
momento io pensavo proprio ad uno Stern ! “Si… uno Stern… non ti vedi bene con
un Mas francese… ne con un Breda o un Bren… no! Te vuoi uno Stern! Che grullo!
Se ti danno uno Stern dopo ti senti subito ganzo… vai in giro a fare come
quelli del cinema…Gary Cooper… e così ti beccano subito… tà! Io sono strego e
indovino.”
LEGGERO (Ride sottolineando) E finocchio…porta sculo! Ragazzi toccatevi le
palle.
BIONDO Così almeno per fare il ganzo crepi da coglione, invece ha ragione
Colle… codesto moschetto da cavalleria va bene, però se te ti vergogni a
portarlo lui se n’ha a male… un giorno s’impunta, s’incaponisce “No, no non
sparo!” ti lascia nella merda per davvero, poi te che fai? Dammelo si smonta! “Buono
buono Capra è complicato!” neanche il tempo di dirlo e l’aveva già smontato…
era in trance… non ho mai visto uno così in trance… aveva l’espressione di uno
che si fa una sega!! Uguale (Ride)
FAUSTO E’ vero … c’ha ragione il Biondo… quello è bravo a smontare i fucili
come me!
BIONDO Meglio! Poi ha tirato fuori un barattolino di grasso, una pennaccia di
gallina, mezzo calzino di lana, e s’è messo lì a godere. Oh, m’ha ridato Il
moschetto come nuovo… quasi! (starnuto) Accidenti alla primavera… m’ammazza!
TIZZO (Ride) Quel moschetto ce l’avete tutti sul culo… appena capita in mano a
uno… “Via sai!” non vedete l’ora di sbolognarlo!
BOMBA (Cupo di spalle) Qualche giorno ci scoppia in mano così almeno si sa chi
ringraziare.
LEGGERO (dopo un piccolo disagio) lo sapete come finiva il sogno? Arrivato in
cima alla viottola il ragazzo del Bazzani scendeva per calzare la ruota con una
pietra però si dimenticava di mettere il freno a mano e il camioncino prendeva
la rincorsa giù per la discesa… addio! Una rabbia!
FAUSTO (posa lo zaino) Una sigaretta e vo!
LEGGERO Fausto si fa il cambio? Scendo io!
TIZZO Se Colle vuole Fausto, ci dev’essere roba da smontare… E’ lui il
meccanico.
FAUSTO (riconoscente a Tizzo) Ti ricordi quando si trovò la browing nella
cappella del cimitero? Un quarto d’ora cronometrato per smontarlatutta. Poi
sembrava un fastellino di legna.
LEGGERO Chi cazzo sarà andato a nascondere una Browing nel cimitero?!
BIONDO (ridacchia) Per quello noi s’è fatto di peggio… Vero Tizzo? Raccontagli
di quando morì il vecchio dei Bacci si chiese il permesso ai figlioli di
nascondere cinque fucili e dieci scatole di munizioni nella bara.
TIZZO I tedeschi perquisivano le case… s’aveva paura a tenere troppa roba in
giro. Muore il Bacci e si dice “è un’occasione”… Era diventato uno scricciolo,
pesava tre etti vestito. Quando lo vanno a scendere nella fossa tutti a dire
“Oh che ha fatto questo vecchio, oh quanto pesa?”
BIONDO Tizzo impassibile ma io… io non riuscivo a stare serio.
TIZZO La notte dopo quando si torna a ripigliare i fucili a i’ vecchio gli
s’era storta un po’ la bocca. Sembrava dicesse “O che venite anche qui a
rompere i coglioni, figliol di troie?”
(tutti ridono tranne Bomba, defilato, di spalle)
LEGGERO Fausto se hanno trovato un’altra Browing ce la porti?
FAUSTO Come no? Si piazza all’imbocco del viottolo… dietro quel masso e si
tiene a bada un esercito (Simula di sparare) ta ta ta ta! (Si ferma, annusa
esagerato e buffone) Chi ha sganciato bucaioli !
BIONDO Io non sento nulla (si tocca il naso)
FAUSTO Te non fai testo. (imitando la voce)
LEGGERO Cazzo questa è marcia! Che schifo ragazzi!
TIZZO (Ride) Questa, come si dice, va dagli Appennini alle Ande… questa ci fa
scoprire…
FAUSTO Bomba che c’hai in corpo ?
BOMBA Io?
FAUSTO (Scherzoso) Non fare il furbo… viene dalla tua parte…
BIONDO (Divertito) E’ una settimana che siamo a stecchetto… se uno fa una roba
del genere è segno che mangia bene!!!
Fausto ridendo si mette a giocare con Bomba che appare cupo e taciturno.
FAUSTO Bomba te nascondi i viveri … sei una merda… andresti denunciato …
confessalo!!
BOMBA (Lo scrolla di dosso rabbioso) Levati di torno! Io non ho sganciato, va
bene?!
FAUSTO (Risentito ma scherzoso) Oh! Oh! Calmo! Che t’arrabbi!
BOMBA Certo che m’arrabbio…
FAUSTO (Divertito) D’altra parte , come si dice, il culo, il tempo e le donne
fanno il suo comodo… non si comandano… Bomba succede!
BOMBA (L’afferra per la camicia) Succede una sega! A me non me lo dici che
nascondo i viveri… perché te così non mi offendi!
TIZZO (Più adulto e consapevole) Dai Bomba … scherzava!
BOMBA (Ormai pericolosamente partito) Io non ho voglia di scherzare…
FAUSTO Buono! Stai buono!
BOMBA Io non sono uno che è venuto quassù tanto per fare un dispetto al babbo
fascistone con l’officina in piazza!
FAUSTO Bomba non offendere!
BOMBA A me, m’hanno ammazzato gente… io ho visto il sangue!… (Disperato) E sono
rimasto nascosto (Si allontana di pochi passi) Io sono dovuto rimanere
nascosto! M’hanno ammazzato gente in cucina e io sono rimasto fermo a guardare
da una fessura… nascosto sotto le patate come un topo… una piattola(Torna
minaccioso verso Fausto) e ora te cosa pretendi? Che io abbia voglia di
giocare? Lo sai testa di cazzo dove gli hanno sparato?
TIZZO (Si alza con autorità) Dai… finitela!
BOMBA (colpendo Fausto con piccole spinte) Lo sai eh?
FAUSTO Bomba… non provocare.
BOMBA Dopo gl’hanno sparato!
BIONDO Basta Bomba… stacca…
BOMBA Perché prima hanno fatto tutto quello che volevano come gli veniva
l’ispirazione… una sorella, capisci cosa vuol dire? Te nascosto e quelli sotto
che se la passano come un pezzo di giornale!
FAUSTO (Teso, pallido) Bomba…chiuso.
BOMBA Io sopra…zitto a guardare …
FAUSTO Hai ragione scusa…
BOMBA (Implacabile) Lei non voleva urlare…aveva paura che uscissi fuori..
“Esce, lo prendono, lo portano via..” Magari! Tanto cosa sono rimasto a fare?
Per giocare a
nascondino con una faccina di merda come la tua (Gli sputa sul viso).
Tizzo l’allontana deciso e rabbioso.
TIZZO Per una puzza tutto questo casino!? L’ho fatta io va bene? Chiuso!
FAUSTO (Pallido e contratto si avvicina a Bomba, ma il Biondo lo trattiene)
Bomba io non reagisco perché so quello che hai visto… io ora ti rispetto… ti
rispetto fino alla fine di questa guerra… qui siamo fratelli… di più… poi però
Bomba… finito tutto… quando ci si rivede, non te ne avere a male, ma io ti
restituisco lo sputo e in più una labbrata… dopo si torna amici…
BOMBA (Liberandosi di Tizzo) Vai a cacare!
Bomba si allontana e siede di spalle lontano. Tizzo da un calcio ad un
fucile.
TIZZO Altri tre giorni assieme che si fa, ci si ammazza ? Ragazzi, qui si può
discutere, berciare, leticare… d’accordo, può succedere, non c’è nulla di male,
però, dopo, dentro non devono rimanere rancori… Questo non mi sta bene. Questo
lusso non ci si può permettere!
FAUSTO Io vo via, è meglio! (esce)
La luce torna a isolare Tizzo
TIZZO Bomba non c’aveva spirito, si sapeva, però, per uno che aveva visto
quello che aveva visto lui non era facile… Una sorella martoriata sotto gli
occhi. L’ultimo stronzo gl’aveva levato l’uccello e c’aveva messo il fucile
(buio su bomba) Tedeschi un cazzo! Bisogna essere malati per pensare una fine
del genere.
(una voce di donna canta lontano)
SOPRANA Picche e fiori e mattoni ce l’ho/ Dammi il cuore e primiera farò/ Il
mio amore bellino dov’è/ cieco da un occhio e zoppo da un piè/ E all’amore c’ho
fatto e ci fo/ meglio morire che dirgli di no/ Se il mi’ amore morisse o
campasse/ Si ricordasse un volta di me.)
TIZZO Verso mezzogiorno la soprana attaccò a cantare (tutti si muovono
allarmati) La Soprana non cantava mai a sproposito. Era una vecchia che abitava
in un podere di sassi, contadini poveri, una famiglia senza braccia giovani,
con pochi animali…. noi qualche volta si prendeva un po’ di pane, basta! Non
avevamo altri rapporti, però da quando c’era quella postazione la Soprana ci
aveva reso un gran servizio. Appena
vedeva qualcuno imboccare lo stradone attaccava a cantare… chiunque fosse…
quel
giorno era Don Bosco, un ragazzotto che aveva studiato qualche anno in
seminario a Firenze. Don Bosco come portaordini non aveva uguale… si
mimetizzava con tutto … solo la Soprana lo sapeva distinguere!
LEGGERO (scherzoso, leva gli occhiali a Don Bosco) Anche oggi t’ha visto. E’
colpa degli occhiali. Ci batte il sole, tu fai riflesso.
DON BOSCO (rimettendosi gli occhiali) C’è poco da sfottere ragazzi… i tedeschi
sono sulla strada di Badia… qualcuno deve aver fatto una spiata…
TIZZO Svelti… svelti!! Portate via tutto… quando arrivano devono pensare che è
una soffiata fasulla …svelti, svelti!! Raccattate le cicche… buttate le foglie
secche sulla terra pesticciata … qui non c’è stato nessuno … se i tedeschi
abboccano torniamo… questa postazione non è ancora bruciata… svelti, svelti! Le
armi in più le lasciamo nel bosco… conosco un pozzo… svelti, svelti con quelle
foglie… fate franare quelle fascine marce … ecco… così…i tedeschi arrivano e
sentono odore di muffa … magari ci cascano…
LEGGERO Cazzo! Tizzo, c’è un cimitero di merde secche, che facciamo?
TIZZO Interrale perdio! L’avevo detto che prima va sempre fatta una buca!
LEGGERO Se resta qualche stronzetto penseranno ad una volpe…
BIONDO Sì… come no … magari una volpe che s’è portata dietro il giornale!
Interra, dai…
TIZZO Svelti! Svelti! Sentite come strilla la Soprana!
DON BOSCO Quella ci fa scoprire …
LEGGERO Ora sanno dove cercare …
DON BOSCO Ha visto le camionette… è impazzita! Zitta! Zitta s’è capito che
arriva gente!
BOMBA (Saltella) Io gli sparo … gli sparo! Zitta…
BIONDO Metti giù… che sei grullo!
DON BOSCO Poi tanto non la becchi… E’ troppo lontana
(via Biondo, Leggero, Don Bosco e Bomba)
TIZZO (Al pubblico) La Soprana era vecchia, mezza rincoglionita. Lei sapeva che
quando
vedeva gente doveva cantare e ora vedeva arrivare gente da tutte le parti.
SOPRANA Dalle camionette sono scesi dieci tedeschi e cinque repubblichini … una
nidiata di ramarri e viperotti … si sono subito sparpagliati … chi m’andava a
destra, chi a sinistra, correvano bassi, bassi … mi s’infrascavano da tutte le
parti … parevano unti…io sono entrata in convulsione! Io cosa fare lo sapevo!
Dove buttare la voce per additare la direzione che prendevano, eguale! Però
questi serpenti non si facevano vedere … gli sentivo sfrusciacchiare
tutt’intorno… bestemmiare da ostrogoti … però, non si facevano scoprire! Nati
d’un cane ora ci penso io! Avevo i grembio pieno di sassi, gli levo tutti i
giorni dalla piaggia sennò la terra non mi respira bene! Vi stano io, a
sassate! Un po’ tiravo alla cieca, un po’ miravo dove sentivo il rumore… Quest’orecchio
è barlaccio , è vero, ma quest’altro fa per due… si pareggia! Qualcuno l’ho
preso perché ho sentito smadonnare. Da bambina quando andavo con le pecore ero
la più brava a tirare! Ora ho capito come si muovono… vi vengo dietro… i sassi
non mancano… poi tanto oggi non ho altro da fare… (di spalle)
TIZZO La Soprana aveva preso di mira un repubblichino che era uscito dalla
macchia, la conosceva e la voleva avvertire “ferma Argia… vi mettete nei
casini… filate in casa” e lei: stonfa!! Una sassata nell’elmetto.
SOPRANA (si volta) Via sai ti conosco… assassino fino da bambino… mi castrava
le nane con il temperino… dieci nane ammazzate in una giornata!
TIZZO Allora venne fuori un tedesco… si mise a berciare “Kaputt! Kaputt!
Kaputt!” la minacciava con il fucile!
SOPRANA Si Madonnina! Questo è grande… questo fa paura per davvero… questo è il
ramarro che comanda… quello che ragiona con la morte… se ammazzi questo ramarro
grosso muore tutta la nidiata… ramarri e viperotti. Kaputt, kaputt? Te lo do io
kaputt!
TIZZO Il tedesco, di sassi, ne scansò un paio, poi fece fuoco con la
mitraglietta… kaputt, kaputt. Mentre noi si prendeva la strada a dirupo giù per
il bosco, vidi la Soprana a braccia larghe stesa sulla piaggia di sassi. Un
aquilone nero… una fiutola notturna…
BIONDO (rientrando) Tizzo, non si passa!
TIZZO Piano! Piano ragazzi…non spezzate tutto… se fate il tunnel nelle macchie
è finita… (Al pubblico) S’andava giù a ritrecine per un primo tratto di bosco
che era tutto un’intrico di ginestre e rovi, un mulinello di rami sottili che
ti frustano il viso, un tranello di spine che t’impigliavano i piedi! Avevi
voglia a stare attento, da quella parte di bosco non ci passava più nessuno da
chissà quanti anni, così era tutto uno strattonare, un sibilare di moccoli… una
disperazione… una fatica da schiantare… in più c’erano le armi, gli zaini, le
coperte…
BIONDO Dove si va Tizzo? Dove si sbuca?
TIZZO Io gli conoscevo bene quei boschi… gli conoscevo a memoria… se uno
riusciva a passare quell’inferno di macchia dopo aveva vita facile… c’era un
tratto leggero, una carpineta che avevano disboscato tre anni prima e ora
sembrava un giardino ricamato… un girotondo di bambini… venti, trenta metri e
s’entrava nei “bosconi”… lecci e roveri… bestie di cento, trecento duemila
anni… tronchi neri con certi sbrani, certe fiche, antri dove potevi entrare…
scavarti l’impronta nel legno tarlato e dormire.
LEGGERO Tizzo tiraci fuori di qui!
DON BOSCO Tizzo… io mi fido… va bene?
TIZZO Io lo sapevo dove andare!… Dove portare gli uomini! Se uno sbagliava
strada finiva nel dirupo di Montebeni… un precipizio di sassi… uno squarcio
d’inferno venuto a galla… (Ride) i tedeschi ci finiscono di sicuro, stanne
certo! A noi bastava uscire da quel macchione ed era fatta “Gli ultimi metri ragazzi…
poi non c’è più sottobosco… dopo potete correre quanto vi pare”. Gli ultimi
dieci metri e parte uno sparo…
BIONDO (Urla) Mi sono sparato! Mi sono sparato in una coscia… che imbecille!
Scusate! Scusate!
TIZZO (Quasi un urlo) Il Biondo!! Uno dei fucili del Biondo. Lui s’era caricato
più di tutti, quattro più il suo. Scommetto che è quel catorcio di moschetto!
BIONDO (Quasi ride) E’ il moschetto… ho fatto uno starnuto… è partito il colpo…
testa di cazzo! Testa di cazzo! Lo sapevo che era carico!
TIZZO Il Biondo rideva…si guardava la coscia bucata… c’inzuppava dentro il dito
come un bambino…
BIONDO Per ora non sento male! Guarda Tizzo la pallottola è uscita… posso
camminare (Si agita ridendo) sono rimasto impigliato… ho una ragnatela sul
viso… cazzo tiratemi giù! Giù!
TIZZO Vieni Biondo, mattimi il braccio intorno alle spalle. Appoggiati!
Appoggiati!. Voi andate a dritto”.
LEGGERO A dritto?
TIZZO Si… si… tutto a dritto… entrati nei lecci andate a destra, sempre a
destra.... poi prendete la viottolina che porta al canneto... entrati nel borro
non vi becca più nessuno...
BOMBA Ma te che fai?
TIZZO Nascondo il Biondo e le armi… qui vicino c’è una grotta.
DON BOSCO (Piagnucola) Tizzo dai vieni con noi…
TIZZO Dopo vi raggiungo.
DON BOSCO (Terrorizzato) Bomba hai capito dove si deve andare?
TIZZO (ride) Forza Biondo, ora ti sotterro.
BIONDO Ma poi te quando torni a prendermi?
TIZZO Stanotte… va bene?
BIONDO Che imbecille… spararsi in una coscia… comunque non sento male…(Urla)
Ahhh! Oddio Tizzo, svengo! Che vergogna…
TIZZO Fai il tuo comodo. Bene! Così ti porto meglio… spararsi in una coscia… è
da imbecilli! Hai ragione!” Lo lasciai all’interno di una grotta fresca,
silenziosa, il capelvenere nelle crepe… la luce verdastra… lontana… le armi le
nascosi dietro un masso di velluto… li dentro era tutto così quieto che volevo
restare un minuto per riprendere fiato.
DON BOSCO (Un grido nel bagliore di una lampadina) Tizzo, dai, vieni con noi.
TIZZO (immobile) Moviti Tizzo svelto, ci sono gli altri… non mi sembrano tanto
convinti della strada da seguire… per tornare indietro feci tutto il tragitto a
capo basso… Il biondo sanguinava… magari ha lasciato una traccia… con i piedi
cancellavo le pozze più grosse dove incominciava l’agitazione delle formiche… poi
rifeci a corsa un altro pezzo di bosco in una direzione sbagliata tanto per
ingannare i tedeschi che ora dovevano essere nel macchione con il vantaggio
però che loro si trovavano la strada già fatta!
Per un secondo in luce Leggero, Bomba, Don Bosco.
TIZZO (Urla) Noo! Noo! Avete sbagliato strada… avevo detto a destra… tutto a
destra… che coglioni! Imbecilli…a destra!
Ancora in luce solo Don Bosco, le braccia aperte come chi sorregge qualcosa.
DON BOSCO Tizzo… ho sedici anni… comunque vada grazie! Se non incontravo voi
finivo in seminario per davvero… in culo i preti! Mi tira la vita! Mi piace la
vita. Io sono un
bestemmiatore nato… un maiale… prometto bene.
TIZZO Don Bosco era fermo impalato tra due forcelle di un carpine… mi guardava
fisso… sembrava parlare… aveva un buco qui, in fronte… gli ultimi pensieri gli
uscirono duri… sgranati come chicchi di rosario.
DON BOSCO (Sorride muovendosi) Tizzo vieni con noi, dai… tanto io mi fido di te
e basta!
TIZZO Allora tutto mi fu chiaro… nel bosco non c’era più il moto perpetuo delle
mosche… il pulviscolo dorato del sole… il volo basso, ovattato della farfalle…
le cose… i movimenti più infinitesimali delle cose si erano fermati. Don Bosco
era morto in piedi... Bomba e Leggero schiantati nell'erba... Bomba doveva aver
sparato perché davanti a lui un tedesco aveva la pancia e l’uccello spappolato!
Gli altri… nove tedeschi e cinque repubblichini mi puntavano addosso il fucile…
tutti in cerchio… verdi come le foglie… sorridenti… alzai le braccia per
arrendermi… spesso l’istinto di vivere c’inganna.
Tizzo volta la schiena allontanandosi con le braccia alzate. In luce il Biondo.
BIONDO (Grida) Tizzo! Tizzo! Che merda! M’hai infilato nel pozzo. (Ride) Come
un cocomero d’estate: (si batte la testa) toc! Toc! Toc! Tirami fuori Tizzo, ho
freddo! Ho la febbre a quaranta! Tizzo, Tizzo! Che stronzo! Ti sei messo
d’accordo co’ i’ mi’ fratello?! Io con lui ho chiuso, con lui sono stato
chiaro… I’ babbo e la mamma resta con me, li prendo io… Te da solo! Caino!
Tanto noi non ci s’ha un filo di sangue in comune. Io non vengo al tuo funerale
e non ti voglio al mio… Chiuso, capito? Tizzo, Tizzo tirami fuori dai… Ho
paura! Da te questa cattiveria non me l’aspettavo… Anche te come i mi’
fratello, stessa risma. Mi metteva le salamandre in tasca… Mi fanno schifo le
salamandre, s’attaccano, sono velenose! Mi prendeva in giro per la voce: diceva
che c’ho un gatto morto nel naso. Non è vero! C’ho la sinusite cronica,
cattivo! Tizzo, voglio uscire. Nel pozzo c’è l’anguilla. L’ha buttata il babbo
quando s’era bambini. È cresciuta, è diventata lunga… e morde. Un pitone,
l’anaconda gigante. È bianca, ha gli occhi ciechi, celesti come quelli di
“Cioncolo” che impazziva quando c’era la luna piena. Ho paura Tizzo… A me la
febbre mi prende così. Io ho le visioni… La vedo, è qui, si muove nell’acqua
nera. In tutti quest’anni ha sfondato il pozzo con la coda, gli sono cresciuti
i denti… Le anguille vanno nel Mar dei Sargassi. Lei non c’è mai arrivata, ha
trovato sempre le barbe delle montagne. È tornata indietro per vendicarsi. È
vero Tzzo, è qui, mi cerca, è lunghissima. (urla) Tizzo te non sei una merda
come i’ mi’ fratello. Tirami fuori dal pozzo… (si accuccia) Cattivo! Io sono
sempre venuto dietro a te sai! Cosa credi? Se Tizzo fa il partigiano allora l’è
una cosa giusta. Non sono stati i libri, l’idee… No, sei stato tu quando hai
detto che non si può restare una vita nascosti nel campo di granturco. No
Tizzo, io ti sono amico… Tirami fuori!
Tizzo appare in luce con un fiammifero acceso
TIZZO Zitto Biondo! I tedeschi rastrellano qui nei paraggi… zitto!
BIONDO (Felice) Tizzo! Tizzo? Allora ce l’hai fatta…
TIZZO Tirati su dai…
BIONDO Allora è andato tutto bene? Chissà contenti gli altri!
TIZZO (Nel buio) I tedeschi sanno dove sei… verranno a cercarti … bisogna
levarsi di torno… subito.
BIONDO Dammi una mano dai!!
TIZZO (Con dolore) Non posso Biondo, non posso! Devi farcela da solo!
BIONDO (Un attimo smarrito) Ah!…Devi portare le armi… capisco! Dai… usciamo…
TIZZO No… si va avanti!
BIONDO Ma che dici?
TIZZO La conosco bene questa caverna, c’è un’uscita dall’altra parte. Dovresti
farcela a passare… muoviti!
BIONDO Muoviti! E’ un discorso Tizzo… qui finisce la strada!
TIZZO No… ti pare.
BIONDO C’è il masso.
TIZZO Tocca sotto… lo senti dove finisce il masso?
BIONDO Hai ragione questo è tufo…
TIZZO Metti una mano dove finisce la balza del tufo. Senti che c’è la terra
franata?
BIONDO Si… si…
TIZZO Scava… levata la terra, vedrai c’è un tunnel… prima stretto e poi
s’allarga… scava.
Il Biondo ride.
TIZZO Che ridi?
BIONDO Nulla! M’è preso un po’ d’allegria. Tizzo ti voglio bene. Tizzo ti
voglio come testimone di nozze… padrino al battesimo dei miei figlioli … a
tutti eh?! Ti prenoto fin da ora… quanti vengono vengono, sempre te come padrino…
prima però… appena s’esce di qui… si va a puttana assieme… da borghesi stronzi…
senza scrupoli… da stronzi e basta.
TIZZO Scava… scava
BIONDO Senti com’è fine… sabbia! Più fine della sabbia! Tizzo?
TIZZO Si?
BIONDO Secondo te non c’è verso che un uomo trovi una donna da starci bene
assieme come con un uomo?
TIZZO Cazzo dici?
BIONDO (Ride) Mi sono espresso male… dico… uno come sta bene con un amico non
sta bene con una ragazza, cioè da un punto di vista con la ragazza ci sta
meglio ma da un altro punto di vista non è come con un amico no? Tizzo sai
cosa… bisognerebbe fare una società… però la donna che ce la mette?
TIZZO Se ti sentono al partito fare codesti discorsi?
BIONDO Gli fo con te… io non gli farei con nessun altro.
TIZZO Hai finito di scavare?
BIONDO (Cambia posizione) Entro… che bello!(Allarga le braccia) E’ come andare
sullo slittino… Tizzo, Tizzo si sta in piedi (Si alza). Fammi luce! (Effetto)
Tizzo è grandissima… ma te lo sapevi?
TIZZO Proprio così non l’immaginavo…
BIONDO Qui dentro ci sta un castello…
TIZZO Muoviti!
BIONDO (Eccitato) Guarda anche con le braccia alzate… anche sulla punta dei
piedi… (Crolla a terra) Ohi la ferita!
TIZZO Ecco bravo furbo!
BIONDO (Fruga a terra) Tizzo fammi luce… ci sono delle ossa.
TIZZO Di cristiano.
BIONDO No…troppo grosse per essere d’uomo... o era un gigante o…
TIZZO Saranno di cavallo.
BIONDO Si… come c’è finito quaggiù un cavallo?
TIZZO Qualcuno si sarà riparato durante una tempesta , poi è venuta una frana…
BIONDO Può darsi…forse era un mammut… un dinosauro… (Urla) Tizzo! Tizzo!
TIZZO Che c’è?
BIONDO Fai luce lì… lì… (effetto riverberato) quello è un calice d’oro… c’è un
ostensorio… un anello. Fai luce, fai luce (Eccitato commosso)
TIZZO Ti pare a te Biondo… è la febbre… cammina!
BIONDO No! Aspetta! C’è un tesoro!
TIZZO Cammina dai…lascia stare i morti… hanno già patito abbastanza!
BIONDO Ma è oro… oro!
TIZZO (Urla rabbioso) Cammina non ho più energia… ti devo portare fuori… Avete
deciso voi che io ero il più forte, sempre in prima linea. E’ il più grosso, ci
si ripara dietro…
BIONDO Che discorsi fai?
TIZZO Uno è grosso, fa il prepotente, va bene… A me no… Il più grosso è sempre
quello giusto, quello che ragiona, quello che si deve rompere i coglioni…
Cammina!
BIONDO Tizzo te stai male… Sei ferito? Fatti vedere…
TIZZO (Un urlo) No! Chinati… entra là dentro
BIONDO (Esegue) Comunque Tizzo, finita la guerra ci si ritorna assieme…
TIZZO Cammina.
BIONDO Si fa a metà…
TIZZO Cammina.
BIONDO Cazzo questo è un budello!
TIZZO Ci passi?
BIONDO Si… si…
TIZZO Ecco, appena fuori vai al podere dei Mazzini… una volta ci siamo stati
assieme… ecco è lì che hanno fatto la nuova base… vai!
BIONDO Come vai? Te non vieni?
TIZZO Certo… (farfuglia) Però ora ho lasciato il tascapane… torno indietro…
BIONDO Si… si… il tascapane! (al pubblico) Te torni indietro a prendere il
calice, l’ostensorio, l’anello… fai bene, dopo tutto la caverna è tua… la
conoscevi te…
TIZZO Biondo ascolta: appena fuori… corri… corri… corri sempre, non ti voltare…
BIONDO Si, si corro… Tizzo ma… diluvia! Non me la sento di correre. Ho la
febbre. Tizzo aspettiamo… non mi reggono le gambe.
TIZZO (Disperato nel lampeggiare) Corri… corri Biondo… non ti voltare… non ti
fermare… non mi dare appigli… sei io mi attacco… ti mangio… lo so… corri…
corri!
BIONDO (Balbetta spaventato) Tizzo che dici? Tizzo dove sei? Tizzo !! Io lì per
lì non mi raccapezzavo. Poi nei lampi incominciai a vedere le balze, i campi e
la viottola che portava al podere dei Mazzini. Allora incominciai a
trascinarmi… M’arreggevo a tutto quello che trovavo e a trascinarmi e in
qualche modo arrivai alla casa dei Mazzini. La prima persona che vidi fu la
massaia che andava a portare la ciotola di pane secco e avanzi al cane… lasciò
la ciotola e mi venne addosso sparata!
IRMA (Tiene il biondo con una buffa presa) Io l’ho preso. Non lo so che roba
sia… nemico, amico… morto, vivo… omo… animale…(Si guarda attorno dove si
muovono ombre di partigiani) Comunque l’ho preso (Lo lancia) Giudicate voi.
COLLE Biondo!?(L’abbraccia commosso) Ragazzi il Biondo è vivo! Biondo chi te
l’ha detto che ci s’era trasferiti nel podere dei Mazzini?
BIONDO Tizzo ora. Quando è venuto a prendermi!
A quelle parole Irma lancia un grido lasciando cadere un’altra volta il tegame
di smalto. Colle e i partigiani indietreggiano spaventati.
COLLE (Turbato) C’ha la febbre! Non ragiona…
BIONDO (Eccitato) S’è camminato sotto terra tre chilometri… la grotta
attraversa il bosco… Tizzo lo sapeva!
COLLE Stanotte bisogna farlo dormire in casa! Qualcuno lo deve badare… chiudete
la porta!
BIONDO No… no aspettate! Dietro c’è Tizzo…
COLLE (Urla) La porta! (Buio)
BIONDO (Nel bagliore di un lampo) Ma che fate? Dietro c’è Tizzo lo so, mi
diceva corri… corri…
COLLE Irma mettilo a letto…
BIONDO Tizzo! Tizzo…
In un lampo appare per un secondo il volto di Tizzo. Il Biondo strappa la pila
di mano a Colle e sventaglia nel buio.
BIONDO Eccolo! C’è! Che vi dicevo è arrivato.
IRMA (Urla) Dove, dove?
BIONDO (Affannato illumina i volti di tutti) Era… era qui… l’ho visto… Tizzo!!
Ti pare il momento di scherzare… Tizzo esci… dai… t’ho visto.
COLLE (Urla e lo schiaffeggia) Basta, zitto! Irma portalo a letto…
La massaia trascina via il Biondo. I partigiani rimangono in silenzio
spaventati.
COLLE Come avrà fatto a sapere dove c’eravamo trasferiti? Domani si chiarisce
il mistero comunque stanotte tutti di guardia!
PARTIGIANO Occhio al culo ragazzi che i cazzi volano bassi!
COLLE C’è poco da fare gli spiritosi… è un bel mistero per davvero… forza… tutti
fuori e sparpagliatevi!
In luce il Biondo seduto su una panca, Irma in piedi. Un cane abbaia.
BIONDO Il giorno dopo, a modo suo, la massaia mi chiarì il mistero…
IRMA T’ho portato un po’ di caffelatte (posa la ciotola) dopo la febbre, almeno
per un giorno, è meglio stare digiuni… (si volta come per guardare fuori) oggi
la lupa mi strappa la catena!
BIONDO (Debole dopo un sorso) Tizzo… è arrivato?
Irma rimane immobile, un secondo, s’accomoda una forcina nei capelli poi si
volta, con fare busco tocca la fronte del Biondo.
IRMA Eppure tu sei fresco come una rosa…
BIONDO A parte la gamba… mi sento bene. Tizzo quando è tornato… come sta…
dorme?
Irma molla uno schiaffone sul viso del biondo che rimane sorpreso e dolorante.
IRMA (Quasi selvaggia) Te la febbre non ce l’hai allora che discorsi sono? Cosa
credi? Di farmi paura? Ti sembra questo il momento di scherzare? Prova a fare
lo spiritoso con Colle non so mica come la prende! Quattro uomini morti è roba…
secondo me, le strullate, oggi le prende male!
BIONDO (Ancora non realizza) Quattro uomini morti ?
IRMA (Elenca spietata con le dita) Bomba, Leggero, il ragazzo dei Costagli che
studiava da prete e… Tizzo!
BIONDO No… te sei pazza! (Fa per alzarsi) Voglio parlare con Colle!
IRMA (Lo rigetta a sedere) Ora dormono… sono sfiniti… stanotte c’è stata
buriana… alle quattro i tedeschi hanno fatto saltare la grotta… la lupa da
allora non ha smesso d’abbaiare!
BIONDO La grotta?
IRMA Dispiace dirlo… lo so… ma Tizzo, sotto tortura, ha parlato…
BIONDO Quando l’hanno preso? Quando? Io, io non ci capisco più nulla… Irma…
IRMA Tutti avrebbero parlato… tutti… basta vedere come l’hanno conciato.
La donna con un gesto strano tira fuori dalla tasca del vestito un cavalluccio
che attacca a rosicchiare sedendo accanto al Biondo.
IRMA (Assente, estraniata) Questo cavalluccio è secco arrabbiato… è un avanzo
di Natale… più induriscono e più mi piacciono…
BIONDO (La scuote) Irma perdio… parla! Voglio sapere.
IRMA (A testa china) Me l’hanno ammazzato… a Firenze… sotto i ferri della
tortura… anche Colle avrebbe parlato… si!(Irma si copre per un secondo con il
pugno serrato, soffocando un lamento. Dopo riprende a rosicchiare il
cavalluccio) Io e Tizzo si faceva all’amore di nascosto… da vent’anni… anzi di
più… quasi trenta… s’incominciò una sera d’inverno che era venuto a giocare a
carte … i’ mi’ marito, Gino… aveva sonno… non s’è più smesso… (Ride orgogliosa
e volgare) Tutti a pensare che c’avesse chissà chi alle mani… e invece… io! Io
e basta! L’ho preso quasi da bambino praticamente l’ho svezzato! Però i
figlioli sono tutti di mì’ marito… questo torto a Gino non gliel’ho fatto… lo
so! Sono sicura… la mano sul fuoco! Il cuore però… l’infezione… la vergogna…
l’indecenza dell’amore, tutta di Tizzo! Tutta! S’è fatto sempre di nascosto…
una vita a rintanarsi! Ultimamente gli dicevo… “Son vecchia Tizzo, mi
vergogno…ora ci vole il pudore… se uno ci vede da fori si fa schifo… si fa
recere i polli! Ho cinquant’anni… ho fatto dieci figlioli… smettiamo!!” No… lui
mi voleva! Biondo lui, ancora mi voleva! Qui sopra pedalava, s’arrampicava,
certi tuffi!! “Irma, Irma, amore” e io, figurati…(Quasi buffa) Ora… più… morto…
ammazzato!
BIONDO Non è vero… zitta!
IRMA Si…si… zitta… io non posso, non dico urlare, ma neanche fiatare… zitta!
Irma sente un urlo salire e allora si butta addosso al Biondo. Lo rovescia,
l’abbraccia con un gesto ridicolo e disperato soffocando l’urlo nel petto
dell’uomo. Quasi s’arrampica sul corpo del Biondo…un movimento scomposto che le
fa salire la sottana sulle cosce… quando finisce di urlare si rialza,
s’aggiusta la veste il golf sul petto vasto, sulla pancia molle. Ora è tornata
lucida, solo la voce è tesa, febbrile…
IRMA Biondo… lo so che Tizzo t’era amico… ti voleva bene… Biondo non ci
tradire! Tu lo ammazzeresti la seconda volta… Gino i mi marito gl’ha sempre
fatto da fratello maggiore!
BIONDO (Si copre il viso con il braccio) Non è vero… non è vero…
IRMA L’hanno esposto stamattina in piazza… gl’hanno messi tutti assieme … prima
però hanno sciorto le campane… l’hanno sonate a festa per mezz’ora… io sono
andata a vederli con Fausto… anche lui, come me, non si dava pace… povero
ragazzo, per
non farsi riconoscere, anche l’umiliazione di vestirsi da donna gl’è toccata!
BIONDO (Si agita) Fausto! Fausto! Voglio parlare con Fausto.
In luce Fausto patetico e tragico con ancora addosso un golf e una sottana da
donna.
FAUSTO Gl’hanno buttati sul sagrato… Bomba, Legero, e Don Bosco… non
appoggiati, buttati e via! Bomba sembrava a buco punzoni… ci guardava di traverso
con un pezzetto di lingua fori dai denti. Tizzo invece l’hanno sistemato
perbene… l’hanno inchiodato alla porta… con le braccia e le gambe aperte, i
pantaloni sbottonati… la gente doveva vedere bene come l’avevano martoriato…
BIONDO (Agitato aggrappandosi a Fausto) Tizzo è vivo… io l’ho visto c’ho
parlato… l’ho visto! Bugiardo! Figlio di puttana!
Fausto e Biondo rotolano a terra in una specie di lotta amorosa e disperata,
Irma li divide poi asciutta si rivolge al Biondo.
IRMA Ora ti chiudo in camera… batti il capo… spaccati i denti… fai quello che
ti pare… quando torno devi esserti fatto una ragione. Tizzo è morto… sotto la
tortura ha parlato… è una fortuna che non sapesse dove s’era trasferita la base
se no a quest’ora s’era tutti assieme a ballare la rumba in paradiso.
Irma e Fausto escono. In luce Biondo, poi Tizzo che si schiarisce la voce.
LA TORTURA
TIZZO (Sornione come nella prima scena) E’ vero Biondo… sono morto… si, si…
stamattina verso le quattro. Quando sono venuto da te, no… ancora no… avevo già
incominciato a morire però ancora respiravo… lo so, lo so… è complicato… sono
quelle cose difficili da spiegare penso che avendomi fatto tanti squarci… tanti
buchi, tanti tagli la volontà di cervello, il sentimento abbia incominciato a
muoversi, penso.
BIONDO (Un gesto infastidito) Tizzo non mi confondere con codesti discorsi… io
cosa gli racconto alla gente?
TIZZO Non lo so Biondo, non lo so… (sospira e dall’alto inizia a calare
lentamente un neon) Mi dispiace io non volevo parlare però… io non lo reggo il
dolore, io tanto lo sapevo che una volta preso… (Gesto ineluttabile) se ti
ricordi, io non ho mai voluto conoscere tanti piani, tanti spostamenti… “Sono
un braccio armato! Ditemi! Io eseguo!” Avevo paura Biondo.
BIONDO (Debole sfinito) Sparisci Tizzo… Sparisci!
TIZZO (Quasi vivace, divertito) Biondo sono stato più bravo di quanto pensavo…
sai? Si, si… io ero convinto che una volta preso, una volta sicuro d’essere
torturato… (Si tocca la pancia) subito la cacaiola… convinto d’incominciare a
scachicchiare sulla camionetta e d’arrivare al comando con la barlaia di merda!
Convinto, lo giuro! Mi vedevo i tedeschi, i fascisti ridere, tapparsi il
naso,lasciarmi gnudo in mezzo alla stanza, tirarmi le secchiate d’acqua e
creolina.Tirarmi via il grosso con una scopa e poi ciaff! Un’altra secchiata e
io… io che non smettevo. E loro “Cagone! Cagone!”. E invece no sai? C’ha avuto
dignità il culo! Mi s’è asciugato ogni bene! Saliva zero… gli occhi asciutti…
sopra un velo di rena… e poi mi sentivo tutto più corto, rattrappito… le
braccia, le mani i piedi(Ride) un pisellino così (Un gesto) sulla camionetta,
pensa i tedeschi non mi hanno neanche toccato. Stronzi! almeno un colpo col
manico del fucile nello stomaco! Almeno io dico “ Vai incomincia la rumba” mi
preparo… arrivo intorpidito… no… nulla, neanche toccato. (Il neon è fisso per
terra. Entra uno strano delirante personaggio, forse espressionisticamente una
sorta di boxer bambino con guantoni enormi, spropositati) Al comando di zona
due o tre stonfi me l’hanno tirati… labbro spaccato, occhio nero… subito!
Lavorino di bassa forza eseguito dal fascistaccio d’Olinto, con i soliti berci,
le parole scureggione, gli occhi ballerini, i cazzottoni da forzaiolo delle
fiere… macellaio di paese, insomma la solita caricatura..
OLINTO (Gli leva il cappello e lo schiaffeggia con quello) Parla! Tu sei
tornato indietro per mettere in salvo Colle? Voi partigiani tutti finocchioni…
tutti innamorati del capo e fate a gara per dargli il culo.
TIZZO Olinto-Bove proprio te dici queste cose? Voi al capo gli date la mamma…
la moglie… i figlioli… tutto!
OLINTO Parla! Dove l’hai nascosto? C’è una grotta nel bosco? Dove? Parla!
Quanti siete rimasti?… Quattro finocchie senza protezione? Colle non ci fa più
paura!
TIZZO (Sfottente) Olinto-Bove strilla meno… ti vengono i bioccoli di saliva… i
boccaccini da esaltato!
OLINTO (Prende la lampadina e lo tormenta con la luce sulla faccia) Parla!
Parla! Colle non s’ammazza, a noi basta umiliarlo… si mette gnudo… due libri
sotto l’ascelle, due libri tra le palle… si manda a giro così! Con tutto quello
che ha letto… quattro breviari di stronzate! Con quelle barzellette v’ha
imbecherato a tutti il cervello! Parla!
TIZZO Olinto-Bove anche se sapessi qualcosa, a te non dico niente… io non parlo
con l’ultimo della classe…(Ride) La maestra Laura Bargagli ti metteva in
ginocchio, in mezzo ai banchi…zitto…ciuco… tutta la mattina senza parlare… ci
guardavi a testa china… gl’occhioni sfavati… è allora che ti s’è messo il
soprannome Olinto-Bove!
OLINTO (Furioso) Parla stronzo… parla! Dove s’è trasferito il comando? Colle
deve incontrare l’ufficiale inglese… non dire di no… lo sappiamo! Dove? Quando?
Parla!
TIZZO (Continua la provocazione) Olinto-Bove ora i tedeschi t’hanno messo a
fare il bidello che pulisce i cessi… attento… se io non parlo ti sbattono
ancora in ginocchio in mezzo ai banchi… loro però non ti tengono in silenzio
tutta la mattina… no… loro ti puntano la pistola qui… in mezzo agl’occhioni da
bove… “Bidello non bravo a stasare cessi! Bidello kaputt!! Kaputt! Kaputt!!
(Urla) Arrabbiati Olinto-Bove… perdi la ragione… uccidimi Olinto-Bove… ti
prego! Uccidimi te! Io lo so dove mi vogliono portare… io lo so cosa mi aspetta
a Firenze… fai vedere chi sei… fatti rispettare… prendi la pistola… premi il
grilletto… tu non sei un bidello con le scarpe sfondate… Olinto-Bove Mussolini
non ti voleva servo di questi maestrini… no… ti voleva imperatore… tutti
imperatori!! Olinto-Bove uccidimi… uccidimi te “Assassino partigiano non
parlato io ammazzato” in piedi Olinto-Bove, in piedi con la dignità che ti ha
insegnato il Duce! Mostra la mano sporca di sangue… fai una cosa eccessiva…
plateale. Una cosa da Opera. (Musica verdiana) Mostrati con una corona di
budella in testa… in una mano il fegato… nell’altra il cuore… un morso ad uno,
un morso all’altro… loro amano la musica… indietreggeranno spaventati davanti
ad un italiano cannibale di partigiani… chineranno rispettosi la testa…
Olinto-Bove ti prego uccidimi ora… prima d’andare a Firenze… io sarò la tua leggenda
e tu la mia pace! (Si quieta) Biondo! Olinto-Bove ha smesso di picchiarmi… m’ha
sollevato il mento con delicatezza… m’ha guardato… gli stessi occhioni sfavati,
sconfitti… a modo suo buoni!
OLINTO Mi dispiace Tizzo… mi dispiace davvero perché loro a Firenze ti faranno
parlare.
TIZZO Aspetta Olinto-Bove aspetta… da ragazzo ti vantavi di stendere i vitelli
con un cazzotto…
OLINTO No… esageravo!
TIZZO No… no… è vero! T’hanno visto ora non fare il modesto.
OLINTO M’è riuscito due, tre volte… un caso!
TIZZO No! Te hai il pugno proibito ce la puoi fare sparami un cazzotto qui…
nella tempia… ammazzami… dammi pace!
Olinto si toglie i guantoni con una strana malinconia. Tizzo rabbrividisce. In
luce il Biondo.
TIZZO Biondo… Biondo, Olinto-Bove “la bestia” mi guardava quasi con amore.
Colpo di clacson.
OLINTO (gli rimette il cappello) È arrivata la macchina per andare a Firenze…
Noi siamo nemici, noi ci siamo sempre cacati in mano, però Tizzo, t’interroga
il Nano, Lo sai?! C’è anche Lily Shanghai… Mi dispiace (via)
Una successione di luci come fari che passano.
TIZZO In macchina ho cercato di dormire… Biondo, non volevo mai arrivare a
Firenze (quasi un singhiozzo) “Scendi, ci siamo” (un lamento sfinito) Nooo!
Biondo, non avevo più le gambe… Tenuto sotto braccio come un invalido. M’hanno
portato nell’ultima stanza in fondo al corridoio. Quella che tutti raccontano e
che nessuno conosce… è una stanza normale, dopo la puliscono. Solo le finestre
sono sempre chiuse… Rimane l’odore. Si sente solo una grande tristezza. Una
cosa che ti rompe lo stomaco… Biondo, lei era già lì, in piedi che fumava.
Entra con una sedia una figura di donna che fuma di spalle, alta, elegante, una
pelliccia corta, tacchi vertiginosi, capelli platinati. La donna si volta: è
volgare, truccata artificiosamente.
LILY Dai, mettiti a sedere (in tedesco)
TIZZO Biondo… Lily Shanghai è proprio come dicono. Ogni tanto prova a fare la
tedesca. Parla male, sgrammaticato. Non si riesce a capire dove il Nano l’abbia
raccattata. Un metro e ottantacinque senza tacchi… sembra uscita dallo schermo
d’un cine… Sarà… (ride) Porta la pelliccia anche d’estate.
LILY Edelweiss… ne vuoi una?
La donna porge una sigaretta. Tizzo volta il viso disgustato. Lily annusa la
sigaretta, ride.
LILY Hai ragione camerata… A stare in tasca hanno preso il profumo del
fazzoletto. Al compagno partigiano non piace “Soir de Paris”? Capisco, esagero…
Lui ci va matto… me lo farebbe bere.
Dall’alto cala lentamente il manichino di un uomo seduto di spalle. Una specie
di bambino vestito di nero con grandi orecchie a sventola.
TIZZO (la voce debole, quasi balbetta) Biondo… Anche il Nano è come dicono. Un
metro e cinquanta… meno, per quarantasette chili di peso. E’ entrato e s’è
messo a sedere in un angolo… le spalle voltate, scriveva. Solo il rumore della
penna… Un dottore che fa una ricetta, un bottegaio che tiene i conti. (quasi un
grido soffocato di dolore) Biondo, a un certo punto dalla tasca del nano è
scivolato fuori un dente. È rotolato sulle piastrelle… Io l’ho seguito con gli
occhi. Non è vero che la stanza è pulita. Nell’angolo sotto il battiscopa ho
visto un’unghia… piccola, quella del mignolo, bianca, dissanguata. Lei s’è
chinata a prendere il dente. L’ha data al Nano… Forse ho capito
Biondo: lui cataloga i denti… Biondo, il nano è uno stregone, un negromante… (a
Lily) Questa puttana non esiste. Lui l’ha inventata, montata pezzo per pezzo.
Una roba da tedeschi… Assieme diventano il male, la leggenda, l’orrore…
LILY (ride iniziando a sbottonare la patta di Tizzo) Dai, ora mi racconti
quello che sai e poi torni a casa… Magari non subito. Ti mandiamo domani
mattina, tardi, così uno dice: è stato sotto tortura un giorno e una notte… che
doveva fare povera creatura… Almeno così tu salvi la faccia, no?
TIZZO (fragile) Biondo, mi ha sbottonato. (quasi implorante) Nooo! La cosa che
mi fa più paura… Biondo io speravo tanto di non arrivare a quello… Se doveva
succedere, tardi… il più tardi possibile, dopo avermi massacrato, tolta la
dignità… No, ancora no… Aspettate!
LILY (quasi dolce) Hai gli occhi disperati… M’è venuto a noia di vedere tutti
quest’occhi disperati. Allora che facciamo? Facciamo quello intelligente che
dice subito le cose come stanno o si fa quello bravo che piglia le botte. (tira
fuori dalla pelliccia un mazzetto di bastoncini vari legati con un filo rosso)
Te lo conosci lo Shanghai? (lo scuote, Tizzo piange silenziosamente.)
TIZZO (parole imploranti, miste al piccolo fragile pianto) Sparisci… Sparisci…
Tu non ci sei! Lily Shanghai non esiste!
LILY (ride) M’avete messo il soprannome… Lily Shanghai! Bravi (muove gli
oggetti che tiene nel pugno) Perché l’ho inventato io il giochino! Io ce l’ho
sempre avute le idee. A scuola portavo il rossetto fatto in casa. I’ mi’ babbo
c’aveva una macelleria: io pigliavo il midollo dell’osso buco, poi ci mettevo
il sangue e un pochino di fegato tritato fine fine… Nell’intervallo tutte noi
bambine a farsi certe bocche rosse. Mi piaceva sai andare a scuola, però il mi’
babbo m’ha fatto fare solo fino alla terza elementare. Ero la maggiore, poi
l’unica “costruita” bene, con questo paio di spalle… La fatica grossa toccava a
me… (mostra un bastoncino) Questo è un filo di granata. (lo muove appena) Entra
subito, se uno è bravo, se sta fermo non lo sente nemmeno (movimento) E’ come quando
si sfruzzica la pipa. Però se uno si fa pigliare dalla smania, addio! (mostra
uno stuzzicadenti ) Questo si spezza subito, ma noi si cambia con questo
(mostra no spillo da capelli). È antico, è uno spillo da capelli della su’
mamma (indica il nano). Ci tiene, di solito lo infila lui, c’è affezionato.
TIZZO Io non so nulla… anche se parlo che vi racconto? Due stronzate… Non sono
uno che conta qualcosa… è la verità.
LILY (ride) Ti dicevo che la fatica grossa è toccata a me, a undici anni
portavo i quarti di bestia su i’ groppone come un uomo. È vero, lo giuro. Ai
macelli mi prendevano tutti in
giro: “Gl’è arrivato Primo Carnera”… Allora ero anche bella patonfia, il
soprannome ci stava. (mostra un lapis) Questo non entra (con fare complice).
Noi si prova, si fa finta, ma è tutta scena… Quando uno sviene, si
smette.
TIZZO Ho paura, e allora? Ma cosa credete: che la paura mi faccia inventare la
verità? No… no! Diglielo a quello là… Io non faccio le scene!
LILY Io sono stata cinque anni in riformatorio, dai tredici ai diciotto. Lì tu
impari vai a fare le scene! Mi c’ha mandato la carogna d’i’ mi’ babbo. Non
avevo fatto nulla di male, giuro! M’ero disegnata sulle gambe il rigo delle
calze con la matita, capirai. (tira su la sottana) Guarda che gambe. Io le
sognavo le calze! Ma un righino piccino piccino, bisognava proprio volerlo
vedere! Una mattina se n’accorge. Era d’inverno, saranno state le cinque… un
freddo in macelleria… Stronzo, stronzo, ma cosa vai a vedere? “Vieni qui”, ha
preso un cencio sudicio e s’è messo a strusciarmi le gambe. “No fermo, me le
smagli” (ride) N’i’ mi’ cervellino se m’ero disegnata il rigo delle calze
c’avevo le calze capisci? A tredic’anni ero una bambinona… “Grulla, ritardata,
infelice!” Non c’ho più visto, sai quando ti scende il sangue. (un gesto
davanti agli occhi) Con una coscia di vitello… pa!! Preso in pieno, s’è morso
anche la lingua… Povero babbo, è morto subito perché ha battuto la tempia nello
spigolo del bancone. Meno male perché dice che dopo gl’ho fatto delle cose…
(gesto) Boh… non ero io!
TIZZO (piange in silenzio) Proprio io… Non so nulla… lo capisco, non ci
credete, ma è vero!
LILY Cinque anni di riformatorio almeno son serviti per sfinarmi… Io sono
pronta. Parla, che ti ci vuole? Io, l’hai visto, ho attaccato, non ho più
smesso. Due o tre domande, mica di più! Basta la verità.
La figura di Lily Shanghai va in ombra. Tizzo piange silenziosamente reso
spettrale dalla luce del neon che lo taglia a metà.
TIZZO Biondo, ho parlato… Non so dopo quanto ma ho parlato… Ho detto tutto
quello che sapevo… Ma loro non ci credevano, no, insistevano. Ancora? Da capo?
Basta, basta… Era inutile implorare. “è la terza catinella che vuotiamo”. La
catinella che m’avevano messo tra le gambe… “è morto?”- “No, ancora no però
sono lì lì. Avete finito tutto? Bene!” Sentivo il Nano che dava ordini. Lily
Shanghai era seduta, fumava, si era levata le scarpe, i piedi sulla pelliccia.
Biondo Ha i piedi da contadina, martoriati dai duroni! Sono leggende quelle che
raccontano… Lei dopo non taglia i pistolini torturati… Non li conserva nel
profumo “Soir de Paris”… Non è vero che il Nano scopa Lily Shanghai nel sangue
e nel piscio dei partigiani martoriati! Non fanno la messa nera. No… Dopo lui
si lava le mani, si soffia il naso… Appaiono stanchi annoiati. A modo loro
hanno il disgusto della morte. Biondo t’avevo messo in trappola. Io ti dovevo
avvertire, tirarti fuori… E poi sinceramente, m’andava di uscire, di respirare
l’aria della notte… correre nel bosco a quell’ora! Biondo, non lo so come ho
fatto, son misteri….
In luce solo il Biondo.
BIONDO Per giustificare com’ero arrivato al podere del Mazzini inventai una
scusa: istinto, logica di territorio… Colle mi guardava perplesso, però non
commentava… Non ebbe neanche il tempo di commentare perché entrò Fausto con la
notizia.
FAUSTO (entrato in luce) Il Maestro Paradisi… è stato il Maestro Paradisi a
fare la spiata!
LA RAPPRESAGLIA
Mentre il Biondo parla, in luce appare la vestizione del Maestro Paradisi
assistito dalla moglie. L’uomo, in camicia e mutande si accorge di un calzino
bucato. Toglie il calzino e lo consegna alla moglie che esce e rientra con il
caffè. Piccola attesa, viene la madre mentre la vestizione continua.
BIONDO Si conosceva tutti il Maestro Paradisi: sposato, senza figlioli, con la
mamma a carico, insegnava a Greve da venticinque anni… Non aveva mai fatto
politica, si era sempre messo da parte, una specie di astuccio vuoto che i
ragazzi delle superiori prendevano in giro quando in classe si metteva a
recitare l’Orlando Furioso, perché si eccitava, rideva … una volta era salito
su un banco e poi alla fine s’era messo a piangere, chiedendo scusa a tutti per
l’eccesso di commozione! Insomma, questa mezza barzelletta d’uomo era il
traditore?
Il coro affolla la pedana inglobando il Maestro, la moglie e la madre. Sono
uomini e donne con gli abiti borghesi.
CORO Il Maestro Paradisi ha lasciato oggi il paese.
- Lui, la moglie, la vecchia e una cesta da maiali!
- Una cesta da maiali?
- Si, coperta con un cencio per stirare.
- Dentro, a giudicare da come lui, la moglie e l’autista duravano fatica a
caricarla ci doveva essere una bestia di cento chili e passa!
- Di questi tempi chi lascia in casa incustodito un maiale di cento chili e
passa?!
- Sono partiti con il camioncino del fratello di Olinto-Bove.
- Le razzacce fanno comunella insieme!
- Il Maestro Paradisi in paese non ci poteva più restare.
- Subito dopo l’eccidio il Maestro Paradisi s’è chiuso in casa… fuori non s’è
fatto più vedere.
- La moglie e la su’ mamma un giorno si sono picchiate per le scale…
- S’è scoperto che il Maestro Paradisi è andato due o tre volte verso Poggio al
Vento… La scusa era raccattare una sporta di ghiande per il maiale…
- Un maestro di scuole che raccatta le ghiande per il maiale?
- Di questi tempi se uno c’ha un maiale lo tiene caro come un figliolo!
- Dov’è andato il camioncino del fratello di Olinto-Bove?
- I partigiani lo sanno!
- Quattro ragazzi si sono dati il cambio in bicicletta… Hanno fatto la
staffetta fino a Sansepolcro.
- La moglie del Maestro Paradisi c’ha i parenti a Sansepolcro.
FAUSTO Oggi si va a Sansepolcro… Colle m’ha dato il comando dell’azione… Tizzo
m’ha fatto da testimone alle nozze e da babbo in tante occasioni… per me
vendicarlo è un onore. Due uomini mi bastano (indica): Leggero e Casablanca.
Non importa stare tanto a mascherarsi da borghesi. Vestiti così va bene… La
casa è in una frazione fuori Sansepolcro, non ci sono fascisti, almeno non di
quelli cattivi. C’è una porta d’ingresso e una d’uscita… Ci siamo messi d’accordo
con i compagni di zona… Entra e esce tutta gente controllata, non corre
nessuno, vai, ad avvertire i tedeschi.
BIONDO Io a Sansepolcro non potetti andare per via della gamba che ancora non
si rimarginava… Però Fausto fu preciso nel racconto, nei dettagli, nei
particolari tanto che mi sembrava d’esserci dentro.
CORO Arrivarono precisi alle tre.
- Cinque case sulla piazza, si videro tutti arrivare. Si scese tutti sulla
strada.
- Tutti quelli con lo sdegno, con la voglia di sapere come stavano le cose per
davvero
- Pochi rimasero in casa, ma anche quelli attaccati alle persiane a spiare.
FAUSTO Appena arrivati si sentì l’urlo della mamma del Maestro Paradisi e poi
la moglie che strillava “Lo sapevo, lo sapevo che quei ragazzi in bicicletta ci
venivano dietro, lo sapevo!
CORO Il Maestro Paradisi, pensò d’uscire dignitoso, da solo, di parlare, di
mentire…
- In qualche modo pensava di salvarsi.
- Si fermò a mezze scale… le gambe non ne volevano sapere di scendere.
FAUSTO (afferra il Maestro Paradisi per la giacca) Giù, giù. Vieni giù!
PARADISI Aspettate ragazzi, piano… C’è uno sbaglio. Io non c’entro… Mi sono
allontanato da Greve perché mi sono arrivate delle voci…
FAUSTO (agitatore) Gente, questo è un assassino, un venduto, un disertore! Che
insegni a scuola eh beccafico?! Insegni a tradire? Giuda ne fece fottere uno,
te quattro… Quattro compagni trucidati… quattro fratelli ammazzati (toglie la
giacca e la camicia al maestro) Bisogna averci il pelo sul cuore… Ce l’hai?
Fallo vedere (Paradisi viene trascinato in giro) Avevo davanti un ometto
impaurito ma ancora caparbio, ostinato a
difendersi… Lui metteva quattro parole forbite assieme e io gli scoperchiavo il
cervello con gli urli e lui si lisciava il riporto intenzionato a mantenere la
calma. (riafferra Paradisi urlando) Traditore! Traditore! Portatemi un foglio…
grande!
CORO Un ragazzo arrivò con il coperchio di una scatola di cartone: “questo va
bene?”
FAUSTO Una penna, un lapis, un carbone!
CORO Uno, quello del bar allunga un mozzicone di copiativo e il partigiano,
quello più invasato lo pianta in mano al Maestro Paradisi.
FAUSTO Tieni Maestro: lo sai tenere un lapis in mano? E allora tienilo stretto.
Ora si fa il dettato! Scrivi: T!
PARADISI Io prima voglio parlare… io…
FAUSTO (urla) T grande! Tutta l’altezza della scatola deve prendere! Non
tremare. T, ora un maestro non sa scrivere una T? Bene… R… R, R, capito? ERRE,
svelto, veloce… A… A…A! Questa sarebbe una A? Maestro, falla l’A!
PARADISI Non scrive il lapis… Non scrive!
FAUSTO Metti la punta in bocca, sulla lingua… così bravo! E ora D… cosa viene
dopo la D? Lo conosci l’alfabeto del traditore? Eh Maestro? No vero, te non lo
conosci, te sei innocente… Dopo la D viene la I, ciuco… Scrivi, scrivi:
T-R-A-D-I…
PARADISI (urla sillabando il resto della parola) T-O-R-E! Contento?!
FAUSTO Ecco bravo. Hai imparato… Tieni, (mette il cartone in mano al Maestro)
Questo lo devi tenere te stretto in mano…
CORO La moglie del maestro era defilata, a sedere sullo scalino della porta di
casa.
- Dava certe craniate all’uscio che i tonfi rimbombavano su, nell’ombra delle
scale…
- Urlava pietà, ma nessuno ci badava.
MOGLIE Io l’avevo detto che ci venivano dietro… Ho il fratello a Parma… Andiamo
a Parma… No, a Parma no… Come si fa a portare il maiale in treno? Ma come
ragiona quest’imbecille? Come?
CORO La mamma, la vecchia si sporgeva dalla finestra: “sputa! Sputa! È
copiativo… è velenoso, sputa!
In luce solo il Maestro Paradisi che regge la scatola di cartone dove è scritto
TRADITORE.
PARADISI Due volte la settimana facevo lezioni di italiano al tenente August
Von Kolm… lezioni! Il tenente leggeva alcuni canti dell’Orlando Furioso così io
correggevo la pronuncia, insegnavo il ritmo della lingua italiana, ma
soprattutto la potenza, il galoppo ariostesco.
In luce un elegante ufficiale tedesco
TENENTE No, no maestro, voi chiedete un’enfasi nella mia dizione che non è
quella giusta.
PARADISI (ride) L’Ariosto è mosso, alto, un disegno di parole che si muovono in
continuazione, nelle nubi, nella polvere, nelle gole boscose.
TENENTE Io desidero imparare italiano collo… colloquiale per me è importante
parlare italiano con dizione collo… qui…ale!
PARADISI Ogni tanto nascevano piccole discussioni, osservazioni, ma tutto
finiva lì, civilmente.
Il tenente si muove su e giù tra il divertito e l’irritato. Musica: Mozart.
TENENTE (tra se) Arrogante, presuntuoso, piccolo italiano pieno di proso…
prosopopea! “Ariosto, Leonardo, Verdi, Puccini”, tutta la “grandeur” italiana e
tu vivi in quattro miserabili stanze con moglie orrenda, madre vecchia e nel
tuo cesso tieni una scrofa che quando pisci quella ti guarda incantada che
sembra volerti mangiare l’uccello! (con voce femminea) “Tenente un caffè?” Tua
moglie ha sempre paura, perché ha paura?Ha paura ma è anche orgogliosa di
esibire il suo servizio d’argento. Volete mettermi in soggezione con vostro
servizio d’argento? (ride) Maestro, mia famiglia colleziona argento da molti
anni. Abbiamo opere di Simon Gibbon, William e Jenny Priest, John Carter, Smith
e Sharp… (sfottente) Nomi che non le dicono niente, vero Maestro? (stizzito) Io
non voglio fare salotto con la tua orrenda famiglia. La vechia Mutter: mamma
rospa si addormenta, finge, per fare aria (in tedesco) Come dite in italiano?
Scareggia… (simula con la bocca) In silenzio la vecchia rospa dopo apre appena
un occhio. Lei vuole appestarmi, disgustarmi! Voi… voi avete tutti paura, ma
fingete di essere cortesi, tranquilli, pari a pari. Maestro io detesto questa
pantomima. Maestro io ti racconto mio episodio. Arrivo in paese e io desidero
bere vino. Entriamo casa contadini. Tutti impauriti, bambini bellissimi, madre
bellissima, babbo bellissimo, tutti bellissimi, tutti. Mi danno una sedia (si
siede su una sedia speciale) Sono tutte sedie molto vecchie… io siedo e quella:
crack, cade a terra come comiche finali! (ride con vaga isteria) I bambini
ridono, non possono fare a meno di ridere. La mamma ha paura: “Zitti, zitti,
questo ci ammazza”, ma scoppia a ridere anche lei. Nasconde la testa in un
secchio, ma ride. Tutti ridono, ridono di tedesco buffo a terra… E io? Io rido,
io stringo la mano a italiano che ride… Così tutto molto colloquiale, capito
Maestro? Io desidero imparare italiano tu-per-tu: “hai mangiato bene?”, “Sei
seduta comodo?” , ”Oggi viene a pioverare?” No?! (declama) “Voglio Astolfo
seguir, ch’a sella e a morso a uso facea andar di palafreno l’ippogrifo, per
l’aere a si gran corso, che
l’aquila e il falcon vola assai meno. Poi che de’ Galli ebbe il paese scarso…”
PARADISI (riprende pedante) “Poi che de’ Galli ebbe il paese scorso, da un mare
all’altro e da Pirene al Reno…” ecc. ecc. (puntualizza) Scorso, prego… bitte!
TENENTE “Poi che de’ Galli ebbe il paese scorsa…”
PARADISI No… scorso, attenzione, scorso, uguale intravisto… In questo caso
ovviamente dall’alto… Prego!
TENENTE Poi che de’ Galli ebbe il paese… scorzo?
PARADISI (ride) No, non con la zeta… Esse! Scorso… è l’esse quella che dà la
distanza… l’esse non precisa… scorso… No, non c’era niente da fare. Quel giorno
il tenente si ostinava a sbagliare e io mi ostinavo a correggerlo. “Scorso,
scorso… un’altra volta e anche la mia scrofa è capace di ripetere la parola.
Il tenente stizzito chiude il libro e lo scaraventa a terra. Un attimo di
silenzio poi lo raccogli porgendolo con gentilezza al Maestro.
TENENTE È tardi, mio caro Maestro, devo andare… Scusi la mia… ciucceria!
PARADISI No, tenetelo. Vi serve per studiare … E poi ve l’ho regalato!
TENENTE Non credo essere un testo molto adatto per un buon italiano
colloquiale… Grazia! I miei omaggi alla signora moglie e anche alla signora
scrofa (grugnisce). Con permesso.
Il tenente sbatte deciso i tacchi ed esce. Paradisi solo in luce china la
testa, sempre restando seduto con il cartello.
PARADISI Due giorni dopo venne il soldato semplice Fritz per requisire la
scrofa. Non potevo consegnare la scrofa ai tedeschi! Finita l’estate nessuno
poteva prevedere cosa sarebbe stato quell’inverno…
MOGLIE Noi avevamo fatto i nostri conti su quella bestia. C’eravamo messi
d’accordo con uno per macellarla. Ci prendeva solo una spalla e ci metteva
anche la metà del pepe… Era un affare.
PARADISI Confesso che m’ero affezionato a quella scrofa. Era una bestia
speciale. Ingrassava con niente… e poi pulita, affettuosa. Quando mi tagliavo
le unghie lei mi posava la testa sulle cosce per mangiare i frammenti…
MOGLIE Mangiava tutto… Una cosa eccezionale! I giornali vecchi per esempio!
Bastava ammorbidirli con un po’ d’acqua dei fagioli, o di quella per lavare o
cuocere la verdura…
PARADISI Da scuola portavo, che so, gli stracci per pulire la lavagna, le
scatole sfondate dei gessi… delle carte geografiche muffite, i libri in
dotazione prima di Mussolini… Insomma, quello che trovavo… A casa si metteva
tutto in un mastello….
MOGLIE … due o tre manciate di farina, qualche torsolo d’avanzo, bucce di
patate…
PARADISI A lei bastava sentire appena il sapore di una cosa commestibile e
buttava giù, ingrassava! Era un piacere, un’emozione guardarla… (quasi un
grido) No la scrofa non posso consegnarla.
In luce il tenente: un sorriso sufficiente e divertito.
TENENTE Maestro voi venite a propormi uno scambio?! Maestro questa è molto
nobile da parte vostra… è un vero segno d’amicizia. L’azione degna di un uomo
nato in questa grande nazione. Ariosto, Leonardo, Verdi, Puccini…. Sono sicuro
che anche loro avrebbero fatto la stessa cosa! La grandezza di un popolo si
riconosce sempre in certe occasioni! Bene Maestro: nessuno toccherà la vostra
scrofa! È un presente per ringraziarvi di aver fatto il vostro dovere
d’informatore. (sorride) Ah Maestro, che dite, non trovate il mio italiano più
colloquiale?
Buio. Di colpo la Moglie schizza in piedi con tutto il coro.
MOGLIE (urla) No, no! Un prete… Almeno prima dategli il conforto di un prete!
FAUSTO Contro il muro maestro…(Paradisi si alza, lascia cadere il cartello)
Raccatta il cartello Maestro. Tienilo in mano così… così! Non ci sta? Una
corda, uno spago… Legategli il cartello in mano, al collo. Così, col cartello
appeso deve crepare.
Il coro attacca il cartello al collo di Paradisi.
CORO Si… si… traditore! Quattro uomini, dicci il guadagno?! Quattro!
FAUSTO Biondo, era tutto troppo urlato, berciato, convulso… Il Maestro pensava
che forse ancora era da processare. Ogni tanto si schiariva la gola. Da come
gli passava un’assenza negli occhi si capiva che cercava una scusa, un
argomento da controbattere… ancora! (urla) Puntate! Dove volete ma non sul
cartello, quello si deve leggere… Fuoco!
Il maestro Paradisi schianta a terra.
MOGLIE Angelo… Lo chiamai appena… per nome e tutti si voltarono a guardarmi!
Prima avevo urlato, pianto… e nessuno, dico nessuno che si fosse voltato a
guardarmi… Ora “Angelo” appena…. Un soffio, per lo stupore di vederlo già
morto, lì davanti con le labbra appena increspate da un dolore mai provato, e
tutti… tutti mi guardavano, provavano pietà… Isolavano i partigiani… C’erano
solo tre assassini in quella piazza. (indica il coro) Loro erano soltanto gli
spettatori.
FAUSTO Ancora un minuto di quel silenzio e le donne sarebbero andate a
consolare la moglie del maestro… Ancora un minuto di quel silenzio e la morte
senza grida di un traditore avrebbe commosso il paese. No! No! Io incomincio a
bestemmiare a dire come avevo servito i compagni… Tizzo impiccato sulla porta
della chiesa con l’uccello di fuori martoriato dal nano che scopa Lily
Shanghai. L’orrore era una corrente che portava ancora la gente verso di noi.
Noi tre, ancora furiosi, selvaggi, con i fucili in mano roventi, non
soddisfatti. “Altro che pietà, gli va buttato addosso la bandiera del traditore
(sputa) Gli sputi! Gli sputi! (si ferma raggelato) Fu allora che la scrofa
apparve sulla porta…
CORO Nessuno l’aveva mai vista prima e ora spaventava…
- È uscita aprendo col grugno il portoncino socchiuso…
- Bianca, quasi albina, le setole rade, pulite…
- Sembrava gravida.
- La pancia senza una crosta di merda, una caccola di letame.
- Le poppe tonde tonde da sirena, da donnina del parrucchiere.
- Il grufo rosa, delicato.
- Gli zoccoli madreperlati.
- La coda leggera, un baffo di seta su due natiche monumentali.
- Un culo solenne, una bestia da processione.
FAUSTO Biondo… Biondo mi guardava! C’era troppo sole, troppe mosche nell’aria…
Ancora non si capiva bene chi aveva ammazzato il maestro Angelo Paradisi! Però
lei cercava il colpevole, allora lo dissi “Puntate i fucili”… e mi venne fuori
questa voce da castrato.
CORO La scrofa annusò le pietre. C’era un filo di sangue nero che il sole aveva
arrostito
- La scrofa si mise a leccarlo…
- Ecco ha sentito il sangue… ecco ora ci va dritta, ora lo mangia!
FAUSTO (eccitato) Mangialo, si! Mangia questo traditore. Mangialo, è tuo… L’ho
apparecchiato io apposta… mangialo! M’era preso questa febbre, questa frenesia.
Mangialo! Mangialo! Non ti piace cominciare dalla testa? (gira il corpo del
maestro) Comincia dai piedi… Mangialo!
CORO La scrofa non si muoveva.
- Ferma così… Sembrava che tutto quel grasso le ingabbiasse il cuore.
- Che non desse sfogo a tutto il dolore che pompava…
FAUSTO Mangialo! Mangialo!
CORO Fu la paura, lo spavento che lo fece ancora sparare.
- Il partigiano crivellava il corpo del Maestro Paradisi.
- Gli altri tre ancora più di lui spaventati, l’affiancarono in quella
esibizione.
- Il maestro Paradisi pesava poco, un uomo provato, di poca consistenza, con
tutte quelle raffiche ballava la rumba.
- Il sangue nelle arterie s’era fermato e ora usciva a schizzi… a brandelli.
- Sputi coagulati che macchiavano la scrofa, tingevano quel mantello di lardo
immacolato.
FAUSTO (spaventato) Biondo, Biondo! Avevamo finito le munizioni. Non c’era
stata nessuna prudenza. Di certo a Sansepolcro i tedeschi avevano sentito il
crepitio di quella mattanza. Il traditore era sfranto, pasticciato nel sangue…
Di certo non si riconosceva. Bestia scema… stupida! Cazzo lo guardi? Non è più
lui, credimi! Non è più il tuo padrone, è solo roba, sbobba da mangiare… Dai
che aspetti!
CORO La bestia crollò piegando prima le ginocchia davanti e poi quelle di
dietro.
- La fila delle poppe candide la fece appena rimbalzare, poi, quietamente si
inclinò su un fianco…
- Col cuore spezzato dal troppo rumore!
IL SACRIFICIO
In luce solo Fausto e Biondo.
FAUSTO Biondo, l’azione è compiuta. Tieni, prendimi la mano, stringila! Questa
mano ha reso giustizia a un amico. Ora però fammi posto, sono stanco, voglio
dormire accanto a qualcuno. Ti ricordi quello che diceva il ragazzo del
Bazzani? Quello strano, “la capra”?! I tedeschi, i fascisti escono da qua (si
tocca la testa). Fai la guardia… ho sonno!
BIONDO Mi rimase accanto tutta la notte. Così addormentato sembrava avesse
quindici, sedici anni… Eppure s’era sposato con la Silvana Consolini l’anno
prima… Tizzo gl’aveva fatto da testimone.
TIZZO (accanto a Fausto) La notte Fausto sognò che lo andavo a prendere sotto
casa con la motocicletta. “Vieni scendi!” , “Dove si va?” “Vieni, scendi!”,
“Tizzo c’è troppa nebbia per andare a ballare”, “Vieni, scendi!”
Via Tizzo.
BIONDO Si svegliò la mattina che pareva invecchiato di trent’anni.
FAUSTO Biondo stamani vado in paese”
BIONDO A fare che?
FAUSTO Ci vo con Gufino… avrei preferito un altro… te se stavi bene, almeno per
la strada si chiacchierava, si faceva due risate. Comunque ho deciso: passo a
trovare la Silvana.
BIONDO Stai attento.
FAUSTO Tranquillo Biondo… So come fare (via con Gufino)
(Biondo e Tizzo in luce)
BIONDO A mezzogiorno e mezzo spaccato Fausto e Gufino furono intercettati dai
tedeschi… Due ragazzi che avevano forato proprio nel centro del paese. A
quell’ora non c’era nessuno per la strada perché tutti stavano a mangiare.
“Altolà, fermi! Dove Andate!
TIZZO I tedeschi non pensavano che quei due fossero partigiani. Gli fermarono
così, una scusa per farsi dare una mano a riparare la ruota, o farsi spingere
fino al comando. Gufino però aveva la pistola in tasca, fece per tirare e
quelli… un colpo e via… Gufino era destinato a non avere storia. Fausto si vide
sotto tiro e alzò le mani.
FAUSTO (tragicamente buffone) Vengo al comando con voi, tranquilli! (qualche
parola in tedesco) Morto per morto mi voglio divertire. Di certo fratelli (in
tedesco) a Firenze non mi faccio portare. (cammina su e giù in mezzo ai
tedeschi) Gianni e Pinotto, uguale! Li conoscete? Come si chiamano da voi in
Germania: Stanlio e Ollio? Cino e Franco? Sussi e Biribissi? Due scemi che
vanno sempre a coppia ce gli avrete no?! No? Male! Due che vanno sempre in
coppia fanno ridere… peccato.
BIONDO Fausto parlava a voce alta, la voce rimbombava per le strade. All’inizio
qualcuno s’affacciò per caso alla finestra… Un minuto dopo tutto il paese alle
finestre.
FAUSTO Morto per morto, almeno mi voglio divertire. Allora fratelli, compagni,
amici (in tedesco) è inutile che facciate tanto i seri, i coglionazzi… crapon….
Noi siamo amici. La conoscete la poesia “Sant’Ambrogio”? No… Cazzo conoscete
voi! (attacca a recitare a voce alta)
Biondo e Tizzo camminano alternati di fianco al terzetto dei due tedeschi con
Fausto.
TIZZO Sottolineava i passaggi… I tedeschi si innervosiscono… Loro lo portavano
al comando e lui gli scassava le palle con “Sant’Ambrogio” di Giuseppe Giusti!
Per quanto capivano loro d’italiano, di poesia, poteva trattarsi di tutto: un
codice segreto, ordini che il partigiano dava alla gente affacciata….
TEDESCO Zitto! Zitto (in tedesco) Silenzio!
FAUSTO Va bene amici, camerati tedeschi non piace poesia? (sbeffeggia) Male!
Era bella… è un inno ad accettare il nemico.. Volersi bene fratelli! Bene…
Cuore… Amore… (attacca a cantare) Lily Marlene, con te Lily Marlene… con te….
TEDESCO Zitto! Zitto! Kaputt!
FAUSTO Ehi… Compagni mangiapatate… Italiano mandolino, italiano pagliaccione,
leccone, vigliaccone ma tutto cuore… abbasso le mani, mi tocco il cuore (si
tocca il petto e i due tedeschi si avvicinano per intimargli di alzare le
braccia) Si bravi, così, avvicinatevi… Ragazzi, noi tre assieme si fa
sessant’anni più o meno. Sessant’anni per morire sono pochi anche per un uomo
solo. Per tre sono veramente una cazzata… Però ve l’ho detto… morto per morto,
mi voglio divertire. Non ho pistola… potete controllare… Ho quattro bombe nelle
tasche. È vero, non scherzo! Bum!
Buio.In luce Tizzo che ride stringendo al petto Biondo che singhiozza.
TIZZO Fausto m’hai fregato! Te si che sei morto da eroe! Come Lanciotto
Ballerini che si getta sulla mitragliatrice e salva i compagni partigiani sul
Pratomagno! Cazzo Fausto hai fregato tutti…. Dove l’hai trovata la forza.
Fausto si muove danzando in una luce girevole. Musica di Rumba.
FAUSTO Avevo appena fatto l’amore, bevuto un bicchiere… Ero un po’ stordito di
vita. Tizzo non mi andava di crepare umiliato e seviziato come te… Per fortuna
avevo quattro bombe in tasca… Pum!
Buio. In luce il tenente tedesco.
TENENTE Ordinai che fossero raccolti i resti dei soldati tedeschi… La divisa
rese più facile l’identificazione. I ragazzi di vent’anni altrimenti si
rassomigliano tutti! Ordinai che il corpo del giovane partigiano Fausto
Cappelletti non fosse toccato. Lessi il proclama personalmente. Fui chiaro,
preciso. Capii dall’espressione di chi mi ascoltava che il mio italiano
colloquiale stava migliorando. Feci affliggere… affiggere, pardon, il proclama:
“I resti del corpo devono restare sulla strada, esposti nei pressi del comando
e nessuno si deve azzardare a toccarli”. Lì devono restare. La notte un uomo di
guardia affinché nessuno li potesse rubare. Venne il prete, il sindaco, il
fascista, la madre, un
aristocratico, un operaio… non venne la moglie… Tutti vennero a pietire, a
pregare… Spiacente ma i resti non si toccano! (sorride) La gente deve capire
che l’eroe prima o poi comincia a puzzare! (scuote la testa divertito) Italiano
sempre plateale, buffoncello… Le bombe in tasca… Pum!
Buio. Sola in luce Silvana con un sottabito nero. È più giovane. Si pettina i
capelli con le dita, un sorriso, aria indolente.
SILVANA Non avevo tanta voglia d’alzarmi. Mi piaceva stare stesa a guardarlo.
S’era fatto bene l’amore! “Ho esagerato Silvana?” – “No!” – “Sai, dopo tanto
tempo, un po’ di frenesia…” – “Amore, ti fo un caffè!” – “No… Un bicchiere di
vino, si, volentieri!” – “Amore, ti stiro i pantaloni, la giacca.” – “No,
ferma, sei grulla, è piena di bombe” – “Bombe? O Gesù se scoppiavano mentre si
faceva all’amore…” (Silvana si alza) Gino, il mio fratello maggiore venne a
darmi la notizia. (un urlo spezzato) Gli altri non s’azzardavano, non avevano
il cuore (urlo) Gino è l’unico robusto in famiglia. Con una spinta lo feci
volare sull’armadio… Mi dovettero legare, chiudere in cantina… Farmi svuotare
d’ogni bene, stomaco, budella, lacrime, dolore… (ride) Fausto, Fausto… saltare
per l’aria abbracciato a due tedeschi… Pum!
Ingresso del Biondo in bicicletta, come all’inizio, questa volta da solo.
BIONDO Si fa un saluto… cinque minuti e via… non si disturba nessuno. Sono
convinto che gli fa piacere… si!! (Prende il pacchetto delle sigarette)
Invitare, non ci poteva invitare! Se invitava noi poi doveva invitare tutti…
invece così hanno fatto una cosa intima, da vedovi, mi pare giusto no? (Sorride
toccando la sigaretta) Si conosce troppo bene la Silvana. Se vede noi due
assieme ni’ mezzo ci vede Fausto! Matematico! Reggi la bicicletta vai, fo un
po’ d’acqua! (Il Biondo si allontana e la bicicletta scivola a terra).
Si scopre la tavola, una donna entra, Silvana distribuisce confetti agli
invitati.
DONNA Silvana di là c’è un signore che ti vorrebbe salutare.
SILVANA (si muove verso la donna smettendo di distribuire i confetti
appoggiando la coppa sul tavolo) Chi è?
DONNA Non s’è presentato. È uno in bicicletta, ha detto che non entra. Però se
non disturba un salutino lo farebbe volentieri, gli farebbe piacere.
Silvana esce rapidamente. La luce si diffonde su alcuni commensali. Al centro
del tavolo un uomo, lo sposo, vestito di blu. La donna siede accanto a lui. La
composizione è la “soggettiva” di Biondo nella prima scena del prologo.
RODOLFO (alla donna) … Certo poteva anche entrare, disturbo per disturbo…
DONNA Glielo dirà lei, se gli fa piacere! Comunque così a prima vista, mi
pareva uno un po’ strano…
RODOLFO Strano come?
DONNA Strano!
RODOLFO (getta lo sguardo verso l’esterno) Mi guarda… Gli deve chiedere di me.
(guarda verso la tavola dove è seduta una bambina impegnata a mangiare i
confetti)
DONNA Rodolfo fai qualcosa. È tutto il giorno che la mangia i confetti.
RODOLFO Luisina basta con i confetti. Non ti fanno bene tutti questi confetti.
Poi ti si bacano i denti… Brutta con i denti bacati! Forza, posa i confetti!
(la bambina continua a mangiarli) Stamattina tu hai anche vomitato in macchina,
ricordatelo!
DONNA (a voce bassa) Per quello la s’è messa un dito in bocca apposta per
vomitare… Povero amore, l’è troppo sensibile, la gelosia la divora!
RODOLFO (irritato si rivolge a una donna vicina al tavolo) Leandra, per favore
gli levi i confetti di mano alla bambina!?
(Per tutta risposta la bambina getta una manciata di confetti contro Leandra
che strilla)
RODOLFO Luisina!
DONNA Non gli urlare, è peggio! Piccina… Speriamo che prima o poi si faccia una
ragione di questo matrimonio perché per ora. È un’età troppo delicata.
RODOLFO (convinto) La Silvana è brava… Lei con i bambini ci sa fare…
DONNA (polemica) Speriamo… Te l’auguro! (va verso la bambina) Ora viene la zia
morena… vediamo se s’obbedisce alla zia Morena…
(Per tutta risposta la bambina lancia anche verso di lei una manciata di
confetti)
DONNA (strilla) Luisina, ma allora tu sei grulla! Posa i confetti.
(La donna ingaggia una breve lotta per togliere il vassoio dei confetti dalle
mani della bambina. Il vassoio cade a terra. Gli invitati fanno gli
indifferenti. Luisina si aggrappa alle gambe della donna in un pianto
silenzioso. Silvana rientra guardandosi intorno)
SILVANA (a Rodolfo) Cos’è successo?
RODOLFO (sorride, a disagio) Niente…
SILVANA (intuendo) Il solito?
RODOLFO Ora si sfoga… Dopo gli passa (accennando con la testa all’esterno) Chi
era?
SILVANA IL Biondo, (nota lo sguardo interrogativo di Rodolfo) uno che faceva il
partigiano con Fausto.
RODOLFO (con noncuranza) Ah, bravo. Che voleva?
SILVANA (scuote la testa) Niente… Giusto salutare. (Non riesce a reprimere la
commozione)
RODOLFO (dolce ma spazientito) Ora che ti metti a piangere anche te?
SILVANA (come giustificandosi) No… è che… m’ha fatto un’impressione… L’ho visto
invecchiato, e poi… non sta bene. M’avevano detto che era guarito, invece…
Dieci anni fa ebbe un incidente: andava in vespa e un camioncino gli fece fare
un volo di dieci metri. È rimasto in coma due settimane. Poi gl’hanno fatto
l’operazione. C’ha la calotta d’argento… All’apparenza s’è ripreso però,
proprio normale non è tornato… Parla con Tizzo!
RODOLFO Chi?
SILVANA Uno che era partigiano con loro… Uno morto, ammazzato sotto tortura! Mi
dispiace povero Biondo. La gente lo tratta da scemo. (un piccolo sorriso
nervoso) Lo porta a giro sulla canna della bicicletta, ci ragiona, lo guarda
come fosse uno vivo, uguale… Anche ora di là… Una pena.
RODOLFO Dai non ci pensare! Leandra metti una canzone. Luisina vieni… Il babbo
ti fa ballare… Scusa Silvanina ma la voglio un po’ distrarre… (intimo) Noi si
balla stanotte! Vieni dal babbo, piccina! (via)
EPILOGO
(Rimane in luce solo Silvana)
SILVANA La sera si pernottò a Roma. Era prevista la visita d’un giorno a Roma
prima di andare a Positano dove Rodolfo c’aveva un amico proprietario di una
pensioncina pulita ma tanto lontana dal mare.
RODOLFO (con due valigie in mano) Lo senti? A Roma fa più caldo. Vedrai a
Positano è quasi primavera, son convinto. (le si avvicina) Anche se non si fa
il bagno intero, i piedi nell’acqua si mettono. (sospira) Sai come si sta noi
due da soli questa settimana a Positano!? (la bacia sul collo con pudore) Due
ragni in un buco, uguale! (intimo) Le scarpe me le levo in bagno, è meglio… Lo
sai, mi pare d’essermi dimenticato lo spazzolino da denti a Firenze. Stasera me
li lavo con un dito, come si faceva da ragazzi.
SILVANA (inizia a togliersi il cappello) Rodolfo io ti devo parlare. (Rodolfo
si siede sul letto) Tre giorni che era morto Fausto e ancora nessuno lo poteva
raccattare. C’erano andati tutti a chiedere il permesso per seppellirlo… niente
da fare. (si toglie il tailleur) Il quarto giorno ci vado io: tre chili di
cipria, un chilo di rossetto, pettinata, ripicchiata… “Signorina venire a
sbucciare patate, lavare i piatti”.
SOLDATI TEDESCHI Signorina, signorina carina… Brava signorina… Signorina
fumare, signorina bere….
SILVANA Signorina brava cucinare, lavare, stirare…
SOLDATI TEDESCHI Lavare? Stirare? Giacca, pantaloni?
SILVANA Si, si… Signorina lavare, stirare giacca e pantaloni…
TEDESCHI Signorina brava mettere bottoni pantaloni?
SILVANA Si, bottoni, si… Eco, schifosi… Certo, capisco…. Signorina sa cosa vuol
dire mettere i bottoni. Ecco bravi… toglietevi i pantaloni. Signorina beve,
signorina fuma… No! Niente baci… tutto quello che volete, però niente baci!
Dove andiamo stronzi? No, non qui… c’è la finestra che dà sulla strada. Io ho
detto ai compagni: “prendete due sporte, tre… I viso e le mani a parte. Portate
tutto a casa mia. Dopo ci penso io a sistemarlo. Signorina brava! Signorina
obbedisce! No, non furono violenti… A modo loro forse… allegri! Però non posso
dire come furono perché… non lo so… Io pensavo alla prima volta con Fausto… Ero
partita da casa decisa che solo a quello dovevo pensare! (Una luce morbida da
notte estiva con la luna piena) Si tornava dal cinema in bicicletta! (Fausto
“estivo” entra in luce, accaldato e dolcissimo. Silvana lo guarda) Che film
s’era andati a vedere?
FAUSTO Si, ora chi se lo ricorda… americano mi pare!
SILVANA Alla cappellina, prima del cimitero, si buca la ruota di dietro…
FAUSTO Volendo si poteva anche andare a casa a piedi, però… Silvana… era
un’occasione.
SILVANA Bah… Tanto non l’avevo capito!
FAUSTO Chi vide per primo la bambina morta?
SILVANA (ride) Te imbecillino… Chi la doveva vedere! Prima, passando per andare
al cinema, avevo notato un cartone spiegazzato finito chissà come contro la
siepe del cimitero… Ora di notte a quel modo, con la luna piena e l’ombra dei
cipressi, il cartone sembrava una bambina seduta che guardava lontano…
FAUSTO C’è una bambina vestita da comunione…
SILVANA Io facevo finta d’aver paura… No Fausto! Che impressione!
FAUSTO (fischia, emette suoni in direzione dell’ipotetica figura, poi allegro e
spaventato) S’è voltata!
SILVANA No, no! Dai, non scherzare!
FAUSTO C’ha guardato! Per me è la bambina del Calosi, quella che morì affogata
nella pozza dei ranocchi!
SILVANA No, no, quella era più grande…
FAUSTO È vero, quella era più grande…
SILVANA Prima qualcuno n’ha approfittato e dopo l’hanno affogata…
FAUSTO (eccitato) Silvana, s’è mossa, s’è alzata.
SILVANA (strilla) No! Ho paura. (si abbracciano)
FAUSTO Non è vero, chioppa, scherzavo!
SILVANA Lui si che aveva un po’ di paura. Era convinto che fosse un fantasma…
sono sicura. Si allontanò per fare pipì nel campo appena segato… (Fausto esce
con la bicicletta) Quell’anno era un’estate arida e polverosa. La notte però
fuori si stava bene. M’arrivò l’odore della terra bagnata…. Fausto!
FAUSTO (rientra) Eh?
SILVANA Se è un fantasma bisogna aspettare la mattina.
FAUSTO (la raggiunge) Perché?
SILVANA Abbottonati bene davanti!
FAUSTO Scusa…
SILVANA Perché? Perché si!… (ride) Che tordo Fausto, ora che t’invento? (si
stacca)
FAUSTO Lì per lì non capivo. Dicevo “O come mi guarda strano la Silvana… Sarà
la paura? Però non mi sembrava impaurita… Boh?!
SILVANA Bisogna aspettare che canti il gallo! (Fausto imita il canto del gallo
e lei maliziosa) Allora tu hai proprio voglia di tornare a casa! Andiamo!
FAUSTO (smette di fare il gallo) Forse ho capito!
SILVANA Non mi dire?!
FAUSTO Silvana… entriamo nella cappella!
SILVANA Fausto!
FAUSTO Non ti preoccupare, tanto è sconsacrata!
SILVANA (sola in luce, torna a sedere, piccola, impaurita) “Metto la giacca per
terra se no… Che dici, sediamo?” Fausto io sono pronta, non ho paura, giuro!
Non devi preoccuparti… Nessuno mi sta facendo del male… è tutto regolare,
davvero… sono spinte dolci. È il ritmo del respiro, il ritmo del cuore… Si dice
così vero? No amore, giuro, non sono stanca… Senti come ti stringo, come mi
aggrappo… Ti faccio male! È troppo forte? Un po’ di pazienza… Ancora Fausto non
possiamo uscire, dobbiamo aspettare l’alba, sennò la bambina morta ci prende….
(quasi un grido) Fausto, ti prego, resta qui… da sola no! Sola con loro non mi
lasciare. Non ce la faccio Fausto. Sola ho paura!
Rodolfo è seduto sul letto come prima. Silvana lo raggiunge.
SILVANA Per la gente io al comando tedesco ci sono appena entrata e subito
uscita. Sono stati bravi, hanno fatto finta di nulla. Io da sola non ce la facevo
a spiccicare parola così alla fine mi sono convinta anch’io che in quella
stanza ero entrata e uscita. Ogni tanto m’arriva qualcosa al cervello… Si me li
ricordo che girellano, aspettano, mi fa effetto il… il sedere. Non so perché ma
è come se farsi vedere così a culo nudo fosse una presa di giro, un dispetto,
una cosa per canzonarmi. Allora mi scappa da ridere… ma di vergogna. Ecco io
non provo altro. Allora perché c’ho sempre questo strazio negli occhi?
RODOLFO (incredulo, quasi a se stesso) Ma io… io non ho chiesto nulla!
SILVANA Mi dispiace… Dovevo dirtelo prima… Questi spregi sono dolori che
restano… appiccicati all’ossa… non passano… Scusa…
RODOLFO Silvana non ci pensare… Passa, passa! Da ora in poi il mondo va
tranquillo… è tutto in discesa.
La luce cala su Rodolfo e Silvana. Fausto viene avanti spavaldo e eroico.
FAUSTO I compagni mi avevano raccolto e messo nelle due sporte, però qualcosa
era rimasto sulla strada. Allora Tarcisio Neri prese una decisione eroica per
un pizzicagnolo. Rovesciò una cassetta d’aringhe e scese dal marciapiedi per
raccattarmi. La sua moglie, Flavia Bertelli gli disse “Bravo… Te ne vuoto
un’altra…” Presto tutta la strada fu piena d’eroi: la merciaia Stella Barbetti
mi nascose in una pezza da lenzuoli e il fabbro Luigi Meniconi uscì armato di
cazzotti; Luciano Sbolci, che vendeva il carbone, uscì con l’asta di una
bandiera; il vinaio Angiolino Bencini con uno sgabello. Ma l’arma più potente
erano gli occhi. (ride commosso) Cazzo Fausto… Quattro bombe in tasca e guarda
che funerale!
Buio
Fine