Quattro nomi di donne

Stampa questo copione

Quattro nomi

di

donna

Quadrilogia in due atti

di

Mimmo Titubante

                                                                                                                                        Siae pos.197365

Trama

Quattro storie di donne diverse, quattro modi di concepire la vita e l’amore: 

Teresa  (L’abbandono) viene lasciata perché  l’uomo che ama, eterno Peter Pan,  è incapace di assumersi le sue responsabilità di padre.

Barbara (L’adulterio) intrappolata nel matrimonio e costretta a vivere una vita convenzionale, quando scopre che il marito la tradisce, si sente finalmente libera di  vivere la sua sessualità senza freni inibitori.

Gloria (Il sesso) donna passionale e disinibita che , dopo un percorso sempre alla ricerca del sesso in tutte le sue forme, decide di prostituirsi per unire i suoi desideri alle necessità della vita.

Giulia (La violenza) ragazza dolce e serena che vittima di un marito violento, perde il figlio che porta in grembo,  diventa uxoricida e, scontata la sua pena, sceglie di vivere da clochard sulla panchina di un parco attorniata dai suoi gatti.

“ Non sappiamo sin dove si estende l’amore, se ha confini o è infinito, se è dentro o fuori di noi, se assume le sembianze del bene o del male o piuttosto si va nascondere tra le pieghe della nostra vita

Primo

atto 

Teresa

( L’abbandono)

“Ci sono giorni pieni di vento giorni pieni di pioggia, giorni pieni di rabbia, giorni pieni di lacrime. Ci sono giorni pieni di sole, giorni pieni d’amore che ti danno la forza di andare avanti pertutti gli altri giorni.”

Amore, amore,sempre amore. Nella nostra vita pensiamo all’ amore più di quanto si dovrebbe e in effetti restiamo sempre sbalorditi dal potere assoluto che ha di definire ed alterare le nostre vite. Si dicono infinite cose sull'amore perché l'amore si esprime in mille maniere, in mille sfaccettature, ma cos’è l’amore, cos’è questa cosa che ci fa battere così forte il cuore? Questo tormento, questa sofferenza, queste relazioni così piene di pace, di guerra, di pazzia, di incendio, d’ insonnia e d’ inquietudine, che ci inducono ad azioni a cui non sappiamo dare una spiegazione oggettiva, ma che allo stesso tempo ci affascinano come il canto di un usignolo che sgorga dall’ombra o l’ululato del lupo che ci fa rabbrividire come un soffio di aria gelata che passa nella notte. Non sappiamo sin dove si estende l’amore, se ha confini o è infinito, se è dentro o fuori di noi, se assume le sembianze del bene o del male o piuttosto si va nascondere tra le pieghe della nostra vita. Quest’ amore che ritempra le carni, che riconsegna alle notti il colore del giorno, che riempie le nostre giornate, che ci fa gioire, che ci fa piangere, che ci fa disperare. Ci siamo inventati il nome amore, per esprimere qualcosa che è ovunque, nello sguardo, nella pelle, nel tramonto, nelle attese, nel visibile e nell’invisibile. A volte è persino dove non lo si aspetterebbe:       “nella logica, nell’ assenza, nell’odio”. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto ci ricorda il suo respiro costante. Un uomo ed una donna, un uomo ed un uomo, una donna ed una donna, una tigre ed un leone. L’amore universale! Non importa chi siano gli l’interpreti, non importa se si ama una, due, dieci volte nella vita, non importa l’età! L’ importanza dell’amore è quell’ incontro tra due anime, quell’attimo d’immenso, quel briciolo di felicità o di dolore  che riempie la vita.

“Qualcosa che cammina  su un tappeto di sabbia a piedi nudi  tracciando al variare dei pesi il disegno del suo passaggio.”

L’altro giorno un mio amico mi ha raccontato la storia di un uomo di 80 anni che insisteva per portare ogni mattina la colazione a sua moglie nel ricovero per anziani. Quando gli hanno chiesto: “Perché lo fa? In quel posto c’è sicuramente chi gliela può portare”. Lui ha risposto: “Perché ha la malattia di Alzheimer, lei non ricorda, non sa neanche chi sono io e sono cinque anni che non mi riconosce più”.  Sorpreso, un altro gli ha risposto: “Che cosa meravigliosa! Ma lei sta ancora portando la colazione a sua moglie ogni mattina, anche se lei nemmeno la riconosce?” L’uomo ha sorriso, ha guardato sua moglie negli occhi e le ha stretto la mano. Poi ha detto: “Lei forse non sa chi sono io, ma io sicuramente so chi è lei.” Che cosa stupenda !Amore, amore, sempre amore! Ecco, allora ho pensato all'amore che dura oltre la vita, parlo di quello vero, dove la ricerca di entrambi avviene al centro del nostro essere e non alla periferia, alla fine del confine di sé sino alle radici dell'altro, dove ha luogo uno scambio, un baratto senza richieste, senza recriminazioni, senza pretese, ma sopratutto senza attese. Un compendio in cui convivono unione e distanza. Esseri soli e uniti ad un tempo, ma in un altro tempo, un tempo senza giorni, senza anni, senza confini. E' che molte volte ci limitiamo a guardare le cose senza farlo davvero, senza fare un passo più in là, senza accendere il cuore ed invece il cuore  è lo strumento musicale più completo. Esso racchiude in sé una musica sublime. Sembra addormentarsi nella monotonia del suo battito, in verità aspetta solo l’ attimo giusto per manifestarsi, per suonare, per danzare. E’ l’amore il suo motore. Una persona vuota d’amore, non saprà mai quale musica può suonare il suo cuore, ma tante volte penso che le persone ne hanno paura, lo tengono al sicuro , chiuso a chiave per non rischiare e senza capire che un cuore poco usato ha poco valore. Il cuore  va consumato, va sfruttato. Se il cuore non rischia, non ama, non soffre, non si spaventa, non scoppia di gioia, diventa un organo qualsiasi. E’ il cuore che ci introduce nelle storie quando meno ce lo aspettiamo e ci sbatte addosso le sue emozioni. Era proprio questo ciò che di più bello desideravo dalla vita. Un amore vero in cui consumare il mio cuore.

“Ci sono giorni pieni di vento giorni pieni di pioggia, giorni pieni di rabbia, giorni pieni di lacrime. Ci sono giorni pieni di sole, giorni pieni di gioia che ti danno la forza di andare avanti pertutti gli altri giorni.”

In genere il grande amore ti coglie alla sprovvista, raramente ti avvisa, non ha un campanello, non esistono inviti e non va in giro accompagnato da una corte che gli permetta di essere avvistato in lontananza. E’ simile ad un tornado  impetuoso che ti agguanta e ti porta oltre le nuvole. Più ami e più sali. Succede che, quando meno te lo aspetti, incontri una persona, incroci il suo sguardo e la parte più intima di te già sa che cambierà il tuo mondo. A me è successo proprio così. Un giorno,  quando meno me l’aspettavo.

“Rimasi ipnotizzata quando lo vidi. Un brivido mi scosse dalla schiena. Era una bellezza trasgressiva, mistura di voluttuosi e devastanti eccessi, alchimia di terra, acqua, aria e fuoco. Lo guardai in quegli occhi che raccontavano peccati ed il tempo si fermò.”

Sono convinto che la felicità è una questione di attimi in cui l’anima respira, che basta saperla afferrare al momento giusto per viverla nella sua pienezza ed io l’incontrai nel momento in cui lo vidi. Di lui ancora oggi mi piace pensare che, se non ci fosse stata possibilità di non accorgerci l’uno dell’altra , quel giorno, molto probabilmente, la vita ci avrebbe concesso altre prime volte. Forse in banca o dal fornaio, forse su una spiaggia d’inverno o forse una mattina in macchina fermi al semaforo o  da qualsiasi altra parte del mondo. Non so se avete presente, ma è una cosa stupenda. Conobbi Gianni quel pomeriggio freddo di gennaio in un mercatino dell’usato. Nel mio vagabondaggio c’è sempre un mercatino con un reparto libri da acquistare a buon prezzo. Mi colpì subito il suo profumo. Uno dei tratti distintivi che rende un uomo irresistibile per molte donne è senza dubbio è il profumo che ha addosso. Beh, io sono tra quelle! Ci sono esemplari maschili capaci di sedurti solo passandoti accanto, perché lasciano nell’aria una fragranza che a contatto con la pelle crea alchimie misteriose, suggestioni che inducono in tentazione. Il suo era un Blu di Bulgari e non potevo sbagliarmi ! Un profumo che avrei potuto riconoscere tra mille, ma in questo caso, onestamente, non  era la sua sola cosa gradevole in lui. Infatti quando inciampai nei suoi occhi e lui nei miei, mi accorsi che rappresentava ciò che avevo sempre sognato. Bello come il sole, abbronzatissimo, con appena un filo di barba e con due spalle che avrebbero sorretto il mondo. Che cosa strana! Viaggiando nella tua vita conosci milioni di persone, anche stupende, ci parli, sorridi, le guardi, ogni tanto ti fermi, ogni tanto ricambi, poi capisci che non va bene e riprendi il tuo cammino. D'improvviso ne incontri una che stravolge il senso del tuo percorso. Dopodiché nulla sarà più maledettamente uguale. E nel preciso istante in cui te ne accorgi, capisci il perché sei sempre fuggita da tutto il resto. Mi cadde un libro dalle mani, lui lo raccolse , guardò di sfuggita il titolo mentre me lo porgeva e disse :“ Le pagine della nostra vita” di Nicholas Sparks ! Bravissimo scrittore! Bella scelta, l’ho letto, è bellissimo.  Aprì il libro sulle ultime pagine e lesse: 

Il crepuscolo è solo un'illusione, perché il sole è sempre così sopra o sotto la linea dell'orizzonte”.

Ed io continuai:

Ciò significa che il giorno e la notte sono legati come poche altre cose al mondo, non possono esistere l'uno senza l'altro e tuttavia non possono esistere insieme. Come ci si può sentire quando si è sempre uniti e sempre divisi? Come si può vivere senza luce?”

Mi guardò negli occhi,  ammirato. Straordinario , disse, la conosci a memoria. Molto bello, continuai,  ma non era quello che cercavo. Cercavo qualcosa di Wilbur Smith, ma ormai credo di averli letti tutti , magari mi capita tra le mani qualche edizione vecchia, di quelle con una rilegatura elegante. Allora abbiamo gli stessi gusti, rispose! Anch'io penso di averli letti tutti. Cominciammo a parlare del nostro autore preferito, di come descriveva l’ Africa, dei predatori di avorio, dei cacciatori di diamanti , dei romanzi egizi e senza accorgercene prendemmo la via d’uscita. Ci presentammo. Io Gianni e tu? Io Teresa. Mi disse che era di passaggio a Roma. Era venuto a trovare sua madre che abitava da quelle parti, aveva visto quel mercatino ed era entrato. Sai , aggiunse, mi piacciono molto questi bazar pieni di cianfrusaglie che offronoil piacere della scoperta. Ci trovi degli oggetti stranissimi. Pensa che prima mi sono imbattuto in un elegante cassettone di legno. Un signore di passaggio, vedendo il punto interrogativo stampato sulla mia fronte, mi ha detto che era un vaso da notte antico. Mentre lo fotografavo col cellulare per farlo vedere ai miei amici, mi sono ricordato del vasino rosso di plastica che avevo da piccolo con la testa di  cigno e pensavo che indubbiamente sarebbe stato molto più bello “farla” seduto su un minuscolo trono. Ne avrei sicuramente giovato in autostima. Che poi molte di queste robe le trovi nei musei di arte contemporanea che per me sono proprio come questi mercatini, ma quando le vedi li dentro , come per magia, diventano opere d'arte con la giusta luce la giusta spazialità, il giusto commentino a lato, pieno di parole tipo epistemologia, ricerca consapevole, intenzionalità. Insomma, se io per caso butto su un pavimento un blocco di cemento trovato in un cantiere, non ho buttato un blocco di cemento su un pavimento bianco e ci ho puntato dei faretti contro, io ho reso "il senso di spaesamento esistenziale legato alla trasformazione del cemento nell'età della globalizzazione." Sorrisi divertita. Tu invece, mi domandò? No, io sono una che va principalmente per libri.  Generalmente me li vado a scegliere nei mercatini dell’usato, perché al costo di uno ne posso acquistare due o tre. Ho degli autori preferiti dei quali comprerei pure la lista della spesa, ma purtroppo il più delle volte mi lascio incantare dagli sconosciuti ed in questo caso leggo le prime frasi, giusto per annusare lo stile dello scrittore e convincermi di aver fatto la scelta giusta. Ogni tanto prendo certe mega fregature! L’altro giorno ho comprato  un libro di un autore americano sconosciuto e sono stato attirata dal fatto che non era stato mai aperto, anzi era ancora incellofanato. Ho letto la trama sulla copertina e mi sembrava pure interessante. Tornato a casa l'ho aperto e mi sono bastate le prime pagine per pensare: " Mai i pioppi rimpiangeranno d’essere stati tagliati per produrre pagine come queste?". Ora giace nel contenitore della carta. Mi servirà per accendere il camino. Lui rise divertito e mi propose di continuare la nostra conversazione seduti ad un bar di fronte. Solo cinque minuti, disse. Tu forse non lo sai, ma in quel posto fanno delle crèpes alla nutella strepitose. Non puoi non assaggiarle! Sarebbe un sacrilegio! Di solito ero diffidente con l’altro sesso, ma con lui fu subito diverso! Aveva un sorriso disarmante , sentii i crampi correre a perdifiato nello stomaco per sfuggire ai suoi occhi ed il diaframma che mi spingeva sotto la punta del cuore. Allora vada per le crepés dissi, anche se sono a dieta e dopo prevederà un duro lavoro in palestra. Ci mettemmo seduti ed ordinammo. Dopo qualche attimo d’imbarazzo mi disse: “Senti, perché non saltiamo tutti i convenevoli ? Tipo tu chi sei , chi sono io , che cosa ci facciamo qui? Io sono dell’idea che quando due s’ incontrano per la prima volta, è allora che devono essere totalmente sinceri, perché in fondo non hanno nulla da perdere. Stai scherzando? Risposi. Per niente disse! Considerala un’ occasione e noi non saremo mai più così disarmati l’uno nei confronti dell’altra come in questo momento. Io domani parto per Trieste e no so quando potrò tornare. Anzi  facciamo un patto. Quando ci alzeremo da questo tavolo, non ci scambieremo nemmeno il numero di cellulare. Magari non ci incontreremo più o sarà il destino a farci rincontrare. Chi lo può sapere? Ma se deve succedere dovrà avvenire senza programmare nulla. Lasciamo fare al caso. Infatti non te l’avrei dato, pensai! Magari a Trieste c’è una donna, due, tre che ti aspettano! Certo, però, aveva una bella faccia tosta, ma decisi di stare al gioco. Dopo questa chiacchierata, probabile stretta di mano, saluti, ciao ciao e non ci saremmo più rivisti.  Così ci trovammo a parlare della nostra vita. Lui padre mai conosciuto,  madre  pittrice che amava dipingere il mondo col fidanzato di turno, un’ infanzia travagliata. Da bambino gli piacevano gli animali. Pensava che un giorno sarebbe diventato come Indiana Jones, cioè uno di quelli che rompe le palle ai serpenti, carezza gli squali tigre o va a vivere tra le scimmie. Finito il liceo aveva trovato quasi logico iscriversi alla facoltà di veterinaria, ma dopo un esame soffertissimo da cui ne era uscito con una sonora bocciatura,  aveva capito che alla laurea ne occorrevano altri quaranta di quel genere, per cui aveva deciso di lasciar perdere gli studi. Lavori pallosi,  sino a quando gli avevano offerto la direzione di una agenzia di assicurazioni a Trieste. Attualmente stava con una ragazza, ma da come ne parlava, capii che non doveva essere una grande passione. Io invece gli raccontai delle  mie origini siciliane e del mio  amore per la danza sin da bambina. Volevo diventare come Carla Fracci, ero brava, avevo il fisico giusto e la mia insegnante aveva l'intenzione di farmi fare un provino alla  Scala di Milano,  ma i miei genitori avevano idee diverse sul mio futuro. Infatti  fui messa in un collegio di suore. Era già tutto predisposto: “Primo, diploma, secondo laurea, terzo matrimonio con un uomo possibilmente ricco, quarto non sarei mai diventata una ballerina”. Studi liceali sino all’esaurimento, infine ritorno a casa ed uscite rigorosamente controllate. Oramai ero una da sposare e nel mio paese i matrimoni si combinano.  Una volta mi convinsero ad uscire con il figlio di un loro conoscente, ricco proprietario di un’azienda di formaggi. Il classico “ottimo partito” . Mi dissero che era un ragazzo colto elegante ed educato e solo “aggiunsero” leggermente maturo. In effetti, era quasi marcio!Il cosiddetto capo difettato. Grasso, precocissima calvizie, dieci anni  più vecchio di me , completamente impregnato  di dopobarba alle spezie e puzzava di formaggio come l’azienda di suo padre. Era innamoratissimo della mia famiglia, in particolar modo della cucina di mia madre. Ci fecero fidanzare. Allora mi sentivo vittima dell’amore indesiderato! Io che sognavo l’uomo ideale, quello con gli addominali scolpiti e gli occhi blu che mi sorrideva dall’inserto di “Vanity Fair”! Ed invece dovevo accontentarmi di un cesso umano. Scappai a Roma con la scusa dell’università. Dopo qualche tempo gli scrissi una lettera strappalacrime e lo lasciai. Lui rimase piuttosto sorpreso nel veder sfumare il suo sogno di vivere alle spalle della mia cucina per sempre. Poco dopo seppi che si  era sposato con una mia cugina baffuta che pesa un centinaio di chili . Molto probabilmente fecero la lista di nozze in un ipermercato! Decisi di rimanere a Roma, impiegarmi come responsabile del marketing per una grossa azienda e vivere la vita come meglio volevo. Avevo convissuto per due anni con un uomo divorziato  per cui mi ero inimicata con tutti i parenti siciliani! Dalle parti in cui sono nata, non si va via di casa per convivere, figurati poi con un divorziato. Ricordo ancora la storia di mia zia Concetta che andò a convivere con un uomo divorziato, voltando le spalle alla famiglia. Fu un grande scandalo! Un giorno fu travolta da un camion per la nettezza urbana e morì. Ero ancora troppo piccola per capire, ma ricordo perfettamente le parole di mio padre: “Minchia, quella fetusa ha fatto la fine che si meritava” e  poi non la nominò più. I miei genitori poi li ho persi e  non so se alla fine sono riuscita a scambiare la mia vita con quella di Paris Hilton, dissi, ma penso che lei non si sarà offesa se ogni tanto ho preso in prestito la sua, togliendomi di dosso i panni della provinciale. Attualmente ero libera ed indipendente come il vento, sottolineai, ma  contavo di rimanerci a lungo. Fu così che io ed Gianni ci raccontammo le nostre vite senza alcuna remora. Non ci accorgemmo nemmeno di quanto tempo era passato sino a quando guardai l’orologio e lui  capì che era arrivato il momento dei saluti :“ Ok , ciao, piacere di averti conosciuto, magari ci incrociamo e tutte cose così”. In fondo erano state due ore molto piacevoli. Passarono tre mesi , ormai era primavera ed a lui non ci pensavo minimamente. Invece lo incontrai di nuovo nel mercatino. Lo stesso profumo!

“Rimasi ipnotizzata quando lo vidi,  un brivido mi scosse dalla schiena.”

Lui, appena mi vide, mi si avvicinò sorridendomi. “Ciao, ti ricordi di me?” Certo che mi ricordo, gli risposi, l’uomo che viene dal profondo nord! Sorrise!  lo sai che mi capita di pensare a te quando spolvero la mia collezione di libri di Wilbur Smith? Anche a me succede la stessa cosa, gli risposi divertita! Sempre di passaggio, gli chiesi? Lui mi sorrise di nuovo! No, disse, a Trieste oramai non c’è più niente che possa trattenermi, mi sono stabilito a Roma. Sai mia madre ! Ed io: “ Parli di  quella che dipinge quadri intorno al mondo?” Yes, ma ogni tanto torna! Ha rilevato una galleria d’arte e mi ha chiesto di dirigerla. Niente orari, niente cartellini, ma solo allestimenti ad un certo livello. Proprio ciò che cercavo! Ho anche preso una casa in affitto qui dietro. Senti, ti vanno le crepés al solito bar? Ma la tua è un’abitudine, gli risposi. Poi ci siamo già detti tutto l’altra volta, ora niente sarebbe originale. Guarda davvero, non ho secondi fini, aggiunse. Voglio solo restare seduto al tavolo con te finché non ci innamoriamo. Non è proprio aria, gli risposi di getto, ma in cuor mio amo le persone che improvvisano tutto; abbracci, battute, sorrisi. Hanno un qualcosa di unico e raro, sono tra le più sincere e spontanee persone. Non usano un copione, usano solo il cuore.

“ Lo guardai in quegli occhi che raccontavano peccati ed il tempo si fermò.”

Fu così che questa volta  io e Gianni ci ritrovammo a camminare e chiacchierare una accanto all’altro come se ci conoscessimo da sempre. All'improvviso arrivò un temporale, pioveva a catinelle, ci bagnammo dalla testa ai piedi e mi propose di andare a casa sua ad asciugarci, assicurandomi che non aveva nessuna collezione di stampe cinesi da mostrarmi. Nel suo bagno m’ invase di nuovo quel dolce profumo di Blu di Bulgari.  Cominciò così la nostra storia.

“La incontrai  e lei mi bussò sulla spalla. Era venuta a salutarmi. Una visita inaspettata. Mi toccò e mi sorrise . Era stupenda! Da quanto tempo non la incontravo. E’ stato strano. Buffo. Mi ha bussato e mi ha parlato. E mentre lei mi parlava, rimanevo meravigliata, ferma, sorpresa incantata! Era lei e finalmente la riconoscevo! La felicità. Era tornata da me ed era molto più bella di come me la ricordavo”

Da quel giorno cominciammo a frequentarci. Sin dall’inizio della nostra relazione Gianni mi disse  che gli piacevo, ma aggiunse anche che amava la libertà sopra ogni cosa, per cui niente vincoli e niente convenzioni. “ Non sono nato per fare il contabile, disse, quello che calcola con esattezza i tempi del sentimento vincolato . Cerco ciò che mi fa stare bene, faccio ciò che mi va, vado dove voglio, sto con chi voglio per il tempo che voglio e sono ciò che voglio essere. Non cambio me stesso per fare piacere agli altri e quelli che mi apprezzano sono quelli che mi vogliono bene. Eravamo sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda, perché non mi sono mai piaciuti gli uomini possessivi. Non c’ interessava l'amore fatto di cuoricini, fiori e cioccolatini, ci piaceva l'amore fatto di telefonate improvvise perché si ha bisogno anche solo per un attimo di sentire la voce dell’altro, ci piaceva l'amore fatto tra le lenzuola, dove di notte ci lasciavamo il cuore e il mattino seguente profumava del caffè del buongiorno, ci piaceva l'amore sussurrato quando ci dicevamo che non bastava mai,  l'amore stretto in un amplesso e legato da un bacio, l'amore fatto di mani che si univano, di occhi che si rincorrevano , di bocche insaziabili che si cercavano e si lasciavano con un arrivederci. Volevo lui e nessun altro perché senza era entrato nella mia vita in punta di piedi; perché mi capiva anche quando non dicevo nulla; perché riusciva a farmi emozionare solo con uno sguardo; perché riusciva a farmi sorridere nei momenti difficili; perché riusciva a leggermi sin dentro all'anima. Erano dolcissimi i nostri incontri, mani di seta le sue carezze, belle le sue parole quando  mi rannicchiavo sotto le sue braccia come se avessi bisogno di essere protetta:

“Sei magnifica. Non hai bisogno che sia io a ricordartelo. Mi piaci anche se sei spettinata o struccata. Sei sexy in pigiama , con i capelli disordinati, con gli occhi assonnati. E’ inconfondibile il tuo profumo, quello che ogni volta  lasci sul mio cuscino. Sei stupenda quando hai tante cose da dire e quando vuoi stare in silenzio. Tu non lo sai, ma quando sei qui , riempi la casa con la tua presenza e tutto il resto svanisce. Avvolgi ogni cosa di me: il cuore, la mente, il corpo e il respiro. Se fosse per me potremmo sempre tenerci per mano e lasciare che questa luna si spenga fra le nostre dita intrecciate ”

Ed io gli rispondevo:

Vorrei che tu mi guardassi sempre con gli stessi occhi d’adesso, perché  per te vorrei essere sempre la stessa, con la stessa voglia e l’euforia dell’inizio. Vorrei donarti i miei pensieri e spargerli tra le pieghe  della tua mente  perché tu possa  accarezzarli con la dolcezza  di un tuo gesto, e tenerli in serbo per i tuoi giorni più tristi.”

Perché noi siamo un po’ come i cartoncini di un puzzle, ci basta scoprire l’incastro perfetto e la vita  diventa meravigliosa. Ed era bello sognare abbracciato a lui in quelle notti infinite, quando al mattino ti svegli, il sole entra dalla finestra e senti il cinguettio degli uccelli fuori dai vetri. I rapporti d’ amore e di passione sono un insieme di suoni, odori, emozioni , fuochi naturali non artificiali nell'anima, ininterrotti e colorati, splendidi come quelli sul mare di una notte d 'estate. Si mescolano tra loro, ti si attaccano addosso e ti cuciono l’amore per l’altro sulla pelle. Dal giorno in cui lo incontrai, anche se non vivevamo assieme,  una parte del mio corpo aveva sempre uno spazio tutto per lui e poteva metterci qualsiasi cosa: il suo sorriso, le sue belle parole , i suoi piatti preferiti, le sue boccacce, i suoi caffè annacquati, i suoi abbracci . Ma l’amore è anche  un territorio incerto, può cambiare le sue traiettorie, perché le dinamiche cambiano, perché la vita si diverte a mettergli davanti delle situazioni che servono a rafforzarlo od indebolirlo. Quella mattina uscii dalla farmacia con la risposta delle analisi che convalidavano i miei test. Aspettavo un figlio da Gianni.  Certo, qualche volta se n’era parlato con lui del fatto che un giorno mi sarebbe piaciuto rimanere incinta prima di diventare biologicamente arida, ma lui aveva le sue idee. Era stato chiaro sin dall’inizio della nostra relazione. Io e lui contro un mondo di stereotipi, una specie di coppia non accoppiata. Facciamo figli, sposiamoci, suicidiamoci, diceva, si tratta di decisioni monumentali che possono cambiare per sempre l’esistenza di una persona. Uno prende e fa un figlio così. Sono cose che ci si deve ragionare.  Gianni era convinto che la gente potesse  anche sposarsi e fare figli , ma inesorabilmente la coppia ne avrebbe risentito. Dopo avrebbe cercato la casa perfetta, i ristoranti perfetti, i figli perfetti e  non sarebbe stata mai felice perché non  si sarebbe concentrata su ciò che aveva, ma solo su quello che doveva ancora ottenere. Trovavo logico che la pensasse in quel modo, lui era stato un figlio non desiderato e questa cosa l’aveva marcato per sempre. C'è chi pietra dopo pietra, si toglie pietre dal cuore, le valuta, ne misura le superfici e poi le ripone in un cassetto dentro di se ed in questo raccogliere decide di smarrirsi. Ricordo perfettamente ogni minuto, ogni attimo di quel giorno. Eravamo seduti al tavolo del bar dove ci eravamo incontrati la prima volta. Lui appena mi guardò negli occhi capì che c’era qualcosa che non andava. Glielo dissi subito senza nessuna esitazione.  “Verità ad ogni costo” era questo il nostro patto, perché la verità va affrontata tra due persone che si amano, non la si può nascondere. Mi chiese se ne ero sicura. Ma certo che ne sono sicura, gli risposi. Ho comprato tre test di gravidanza, di tre marche diverse. Una donna come me deve sentire per lo meno tre campane differenti. Blu. Blu. Blu. Non c’è dubbio, sono incinta. Ci fu un attimo di silenzio, poi lui mi guardò e, non so perché,  mi fece pensare al freddo, ad un sole che non dava più  calore. Che intenzioni hai mi chiese? Io questo figlio lo voglio tenere, gli risposi. Fai viaggiare questa tua mente Gianni, ti prego! Che cosa succederà quando saremo vecchi e grigi e non saremo capaci di riempire i nostri vuoti esistenziali? Dopo le mie parole ci fu un silenzio assordante.

“Ci sono uomini che non hanno il coraggio di mettersi in gioco. L’amore è un rischio che una persona accetta, per questo il vero amore è per i coraggiosi.”

Una delle mancanze più serie di Gianni era il coraggio, quello che di fronte ad ogni problema fa dire tranquillamente: “Da qualche parte certamente c’è una soluzione e io la posso trovare”. Invece lo vidi girare il cucchiaino nella tazza di caffè con lo sguardo perso come per prendere tempo. Tu lo sai che io voglio solo te, disse dopo un pò.  Possocambiare la mia vita, la nostra coppia, posso vivere con te, ma senza figli di mezzo ! Mi hai preso alla sprovvista Teresa, lo sai che non amo i bambini perché io stesso da bambino non mi sono mai amato! Forse nella distribuzione dell’istinto paterno devo aver sbagliato fila e scusami, ora sono piuttosto confuso, ma sinceramente non me l’aspettavo. Posso dare la colpa a qualcosa o qualcuno che è fuori di me o prendermi pienamente la responsabilità del mio gesto. Nelle grandi scelte, quelle davvero importanti, posso affidarmi al mio istinto od aspettare, posso dedicare il mio tempo a fare ciò che vuoi da me, oppure ignorare tutto e seguire solo ciò che sento. Posso affidarmi ai sogni e provare ad immaginare splendidi futuri io te e lui, ma so che sarebbe solo tempo sprecato. Non me la sento. Voglio vivere il mio tempo, senza impegni, perché è qui che ora ho una probabilità ed è qui che ora me la voglio giocare. Se decidi di non tenerlo questo figlio ti prometto chescapperemo insieme in un’isola deserta o viaggeremo per il mondo inseguendo le stelle. Avremo strade sconfinate da percorrere, spiagge immacolate e letti con lenzuola di seta dove fare l’amore, voleremo leggeri nell’aria come lievi farfalle per poi  cadere nella schiuma del mare come selvaggi incompiuti senza origini né pelle. Mi guardò implorante negli occhi, ma io nei suoi vedevo il freddo che ghiaccia ed il nero che uccide il colore. Non voglio questo da te, avrei voluto dirgli. Non voglio spiagge, macchine e lenzuola di seta, non voglio candele o  cene romantiche in riva al mare. Mi basterebbero solo i tuoi occhi che guardano dritti dentro i miei e sentirti dire “un voglio noi” qualunque cosa accada. Ma la mia bocca rimase chiusa

“Provo a camminare nelle nostre stanze spoglie , ma la malinconia arida che leggo nei suoi occhi, mi lascia sterile e senza una via d’ uscita . Il nostro è un passo a due senza un’ anima   che ha finito il suo percorso ”

Nella mia vita ho sempre stimato gli uomini che cadono, si rialzano e con un sorriso attraversano i muri per venire ad abbracciarti ! Invece di vederlo scappare avrei voluto che mi venisse incontro, invece era li con lo sguardo perso nel vuoto. In quel momento guardai verso un punto infinito del cielo ed vidi un gabbiano che cambiava rotta per evitare il fiume. Si dirigeva ad ali spiegate verso un tramonto infuocato. Mi immedesimai  e mi sembrò di volare in quel bellissimo cielo. Il caldo protettivo della libertà mi avvolse. Avevo ancora braccia buone, due gambe, un cervello. Niente mi parve impossibile, neanche il futuro da sola  con un figlio.

“Quanto poco è durato questo amore . Le nostre menti ora, in continuo contro, a rincorrersi in un gioco cattivo e senza gloria. Parlare di che? Non c’è niente da dire! Ho perso la voce e non potresti sentire ciò che ho dentro. Parlare di cosa? Ci diremmo bugie, frasi senza senso, parole e non altro. Ora siamo  soli, accovacciati in un angolo, dove occhi indiscreti non possono vedere i nostri sguardi distanti, ne scoprire l’intensità di questo dolore che, come un sipario cupo, è calato su questo nostro ultimo incontro lasciandoci immensamente vuoti.


Era  stato come chiudere un cancello tra di noi. Lo vedevo dall'altra parte, attraverso le sbarre in ferro battuto, potevo  toccare le sue mani,  stringerle ancora, sentire il suo profumo e incrociare il suo sguardo, ma Gianni era inevitabilmente dall'altra parte.  Non ti voglio più , gli dissi a denti stretti, anche se in cuor mio avrei voluto dirgli: “ Dai, vieni qui! Ci mettiamo in un angolo e parliamo, perché in fondo ci sto bene qui con te, io e te, senza se e senza ma, senza strutture e maschere, nudi con le nostre imperfezioni, a dirci le cose come stanno, a raccattarle e sistemarle, secondo la nostra logica. Ecco, tienimi per mano, non temere, non è la fine del mondo, non è la fine del mondo un figlio , è solo un po’ della nostra vita che va sistemata. Non c’è davvero bisogno di dirci tante cose, che io lo sento quanto amore hai dentro, lo sento quanto sei dolce e fragile, nonostante l’armatura che ti porti appresso . Mi basta stare qui, mi basta capire che ci provi, mi basta stare qui e che tu mi tenga la mano in questo momento! Ma mi sarei sentita di ricattarlo se gli avessi chiesto di accettare un figlio quando non si sentiva di farlo. In quel momento ero una bambina sull'altalena del dolore che oscillava infinita e non riuscivo a fermarla.

“ Come ci si può sentire quando si è sempre uniti e sempre divisi? Come si può vivere senza luce?”.

Chiesi il conto e, nel tempo che mi rimaneva tra l’averlo chiesto e quando ce l’avrebbero portato, lo guardai e mi chiesi dove sarebbe andato e quale sarebbe stato il suo futuro senza di me ed il mio senza lui. C’eravamo amati senza chiedere, sospesi fra cielo e terra. Avevamo ingannato il presente fingendo di avere un futuro. Avevamo aperto gli occhi solo a metà, su qualcosa che non sapevamo esistesse, su qualcosa che non sarebbe mai esistito, mescolando la realtà, aprendo solo i sensi. Già sapevo che il mio futuro, per un periodo più o meno lungo, sarebbe stato doloroso. Gianni mi sarebbe mancato da morire. Per tanto tempo le mie giornate erano cominciate con lui ed erano finite con lui. Non saremmo più andati da  qualche parte insieme, non avremmo mai più avuto una foto con i volti allegri tra un gruppo di amici in gita o soli in riva al mare,non avrebbe più preso le mie mani tra le sue e  non ci sarebbero stati più per me quei suoi sorrisi bellissimi. Una fetta importante della mia vita mi stava abbandonando. Dell’  uomo a cui avevo dato tutto, che era stato dentro di me, non restava più niente. Il cameriere stava arrivando con il conto ed io lo guardai di nuovo in quei suoi occhi assenti che già mi stavano anticipando l’ addio.  Mi alzai e voltai le spalle alla nostra vita. 

“ Il giorno e la notte sono legati come poche altre cose al mondo, non possono esistere l'uno senza l'altro e tuttavia non possono esistere insieme.”

Gli amori finiscono per i motivi più disparati, ma di solito hanno tutti un elemento in comune: sono stelle cadenti, un attimo di splendore luminoso nel cielo, un lampo fugace di eternità che in un istante svanisce e,  quando succede, il vento cessa immediatamente, di botto. Tu sei là, sopra le nuvole senza paracadute e precipiti con un'accelerazione direttamente proporzionale all'accelerazione gravitazionale. E quando hai percorso tutta la distanza tra il su da cui hai iniziato a precipitare ed il giù dov'eri prima dell'amore senza confini, poi quando tocchi terra ti fai male, molto male. E’ doloroso, ma vai avanti, ti rimbocchi le maniche e raccogli ciò che rimane della tua vita per farne qualcosa di migliore. Gli amori finiscono, ma ciò che conta è fare in modo che non ci annientino, perché perderemmo quello che abbiamo di più prezioso, noi stessi.

“Potrai vedermi cadere o mangiare a crepapelle o digiunare per la rabbia o piangere di nascosto. Potrai vedermi disperata e forse apriranno un giorno la prima fabbrica della tristezza dove io farò gli straordinari, ma non potrai mai vedermi vinta”

A volte si vorrebbe ritornare indietro nel tempo per non amare, per aver creduto che quell'emozione sarebbe stata unica e sola, ma forse sono i nostri errori a determinare il nostro destino. Senza quelli che senso avrebbe la nostra vita?  Di Gianni non seppi più nulla. Da quel giorno che ci perdemmo non lo rividi più. Degli amici comuni mi dissero che aveva lasciato la casa, il  lavoro ed era  partito senza dire nulla. Un modo come un altro per fuggire da ogni responsabilità. Di lui mi è rimasta una mail, l’ultima:  “ Ciao Teresa ti ho rivista l’altro giorno dall'altra parte della strada, mentre osservavi le vetrine dei negozi. Bellissima come sempre. Non ho attraversato, non ho avuto il coraggio di chiamarti, di fermarmi a chiacchierare con te. E’ stato giusto così. Mi sarei perso nuovamente nei tuoi occhi e ti avrei fatto di nuovo del male o chissà, forse ti sarei stato completamente indifferente. Non è stato facile dirti addio, ma ho dovuto farlo. Da sé stessi non si può fuggire. Ci sono momenti in cui non sono presente a me stesso, momenti in cui lo sono fin troppo e riesco a rovinare tutto, momenti in cui non ci sono per nessuno pure avendo accanto tutto l’universo. Guardandoti di nascosto ho ritrovato il tuo sguardo, il tuo modo di camminare, il tuo sorriso che faceva sorridere anche l’aria. Tu sei speciale e tanti uomini si innamoreranno ancora di te, qualcuno ti sfiorerà soltanto, qualcun altro come me ti resterà per un pò accanto, uno, il più fortunato, diventerà il tuo libro di storia. Te lo auguro con tutto il cuore e ti sarò sempre grato per tutti i momenti che mi hai concesso.” 

“Vecchi ricordi, ora solo spazi vuoti.  Siamo rimasti insieme ad un tempo, ma in un altro tempo. Tutto quello a cui davamo nomi di oggetti, cose, giochi ora  è così lontano, come qualcosa che non ha più importanza, come se il tempo non ci fosse mai stato, eppure è stato importante. Il nostro è stato un addio, senza rancore, da amanti  consapevoli di aver bruciato una grande occasione. Nel sogno cerco di afferrare ancora quel minuto,quel secondo,  quell'ultimo contatto d’amore, in cui ti congedasti lasciandomi in un deserto a raccogliere solo un inutile pugno di sabbia”

Mio figlio ora ha un anno ed è la più bella cosa della mia vita. Ho sempre voglia  di coccolarlo, di amarlo, di vederlo sul seggiolone, di dargli la pappa, di sentirlo piangere e ridere, di cullarlo, di cantargli la ninna nanna. Anche questo è amore. Ogni tanto mi trovo a pensare: “Non sono stata capace di toglierti la vita ed un giorno diventando grande ti accorgerai che esistono i papà, ma il tuo non ci sarà a tenerti la mano quando avrai paura, perché il tuo papà ha avuto più paura di te.” E sento una fitta al cuore. La vita non ti ridà mai indietro un’altra occasione identica, te ne dà tante altre ma non una identica, ma sono sicura chenulla avviene per caso, tutto ha un senso nel divenire, quasi ci fosse uno strumento segreto, meraviglioso, fatto appositamente per organizzare il percorso di ognuno di noi , nel modo migliore, nel modo desiderato, forse inconscio.

Non sono io mi dico, la donna che cammina con passo spedito verso il tramonto. Guardo allo specchio le  rughe del mio viso aperte come  ferite  e vorrei passare lieve la mia mano, come si fa con l’abito sgualcito e stirarle con la punta delle dita. Ma cosa cambia? Dico! Ed il gesto rimane incompiuto! S ’innalza come un muro, un aborto di sorriso e capisco ciò che conta. Non m’interessa la bellezza, ne gli anni che passano, tanto avrò comode stanze segrete e accoglienti che mi faranno compagnia.

Dietro ogni persona c'è una storia, ognuna diversa ognuna con le sue complicazioni e non esiste un libro abbastanza capiente dove scrivere una sola di queste storie. La mia è stata una delle tante. Se guardo indietro rischio di perdermi nel vuoto, non riesco ad alzare la testa quanto basta per vedere la vetta. L'unica cosa che posso fare è andare avanti nel miglior modo possibile. Sicuramente farò ancora bagagli di esperienze, cambierò pelle e cuore tante volte, incontrerò altre vite  e probabilmente a ciascuna  di esse donerò ancora un pezzettino della mia e probabilmente ognuna  me ne regalerà  un po’ della sua e andrò ancora avanti, avanti, avanti, senza rimpiangere ciò che mi sono lasciata dietro, perché, se qualcosa è rimasta indietro, significa che non voleva accompagnarmi.

“Danzando nel dolore la vita va avanti tra sorrisi cercati, afferrati, non curati, dimenticati. Sotto questo cielo dove pioggia come lacrime cade e bagna i nostri  corpi , dove il tempo inganna ed uccide e porta via ogni cosa ogni gesto ogni alito senza una parola irrispettoso”

Dicono che tutto ciò che vivi , dolore compreso, alla fine ti fortifica. In fondo è un po’ come un allenamento intensivo: bisogna temprare certi muscoli interiori, con lo spirito di chi sa che in ogni caso la vita continua . Forse dovrei fare un corso di rinforzo cerebrale, dove ti fanno fare degli esercizi per il cervello. Sai come quando hai gli occhi storti ed allora ti fanno fare degli esercizi e così non devi portare gli occhiali mai più. Ci saranno dei corsi di rinforzo cerebrale? Può darsi. Poi guardandomi intorno, penso che tutto sommato questa mia vita non è un paradiso, ma non è nemmeno un inferno. Forse è la vita che merito ora!Io credo che al mondo ci sarà sempre  una giornata da passare con gli amici o con le persone a cui vuoi bene, un quadro od una bella foto da vedere, una canzone vecchia che ti fa emozionare, un cielo azzurro ed un sole da abbracciare, un fiume che scorre, un abbraccio da ricevere, la carezza del vento che ti sposta i capelli, un angolo per pensare, un libro da leggere , un foglio bianco da scrivere e un sorriso che ci farà dimenticare. Lasciamoci guardare, leggere, sprecare il tempo, divertirci, pensare. Non sarà mai successo nulla. Si staccherà un’altra pagina del nostro diario e sarà semplicemente giorno.Ed ora fuori nevica. Grandi fiocchi bianchi stanno coprendo di un manto candido il mio giardino. “Come ci si può sentire, quando si è sempre uniti e sempre divisi? Il crepuscolo è solo un'illusione, perché il sole è sempre così sopra o così sotto la linea dell'orizzonte. “Ciò significa che il giorno e la notte sono legati come poche altre cose al mondo, non possono esistere l'uno senza l'altro e tuttavia non possono esistere insieme”, avevamo letto insieme in quel mercatino dell’usato. E’ stato in un altro tempo, in un’ altra vita ed io ora sto correndo nella neve e vorrei non avere traccia dietro, essere leggera come una farfalla e non lasciare orme di piedi nudi in questa notte! Vorrei cadere dopo una capriola infinita e fermarmi nella neve candida con la faccia contro il cielo e rimanere a guardarlo in silenzio senza uno spreco di parole, perché il silenzio è puro, il silenzio è sacro.

Barbara

( L’adulterio)

Il mare che amo è il mare d’inverno, quello in burrasca, durante un temporale, arrabbiato, ma vivo, quasi a voler ostentare tutta la sua forza e tutta la sua libertà. E’ grandioso il mare quando il fragore delle onde e l’odore di salsedine raggiungono il suo massimo trionfo. Si potrebbe navigare in questo mare , ma per farlo dovremmo sfidare le onde, le bufere, spazi inesplorati e riuscire ad adattarci all'imprevisto.

“Che peccato non prendere le cose come vengono o peccato prendere solo le cose che vengono. Peccato che spesso la vita ci regali solo dei trailer di quello che avremmo potuto vivere e che peccato arrivare al botteghino quando tutti i biglietti sono già finiti. Peccato vivere brevemente quello che avremmo potuto vivere per tutta la vita e non abbiamo avuto il coraggio di scegliere. Peccato non essere completamente soddisfatti della propria vita e non avere le palle per dire basta, ricominciare tutto dal principio e dire vaffanculo al mondo ed alle convenzioni con la  consapevolezza che il tempo passa nonostante tutto, che il mondo va avanti comunque e rendersi conto che le occasioni perse non tornano più, che le passioni lasciate sono urla soffocate che lasciano dentro noi un senso d’impotenza”.

Sono adultera. Sì, lo ammetto senza nessuna remora , sono adultera. Tradisco! E allora? Sono una cattiva persona? No, per niente, so di non esserlo! Tradisco per passione. Certo, detta così immagino che non faccia una bella impressione. Certamente non sono l'unica ad avere questa inclinazione. Il problema è che tanti fanno finta di scandalizzarsi solo per il fatto che non hanno il coraggio di passare dalla fantasia alla pratica, quando in realtà dovrebbero considerare il tradimento una tra le tante variabilità di un rapporto d’amore. Io da sempre, quando una mia relazione clandestina finisce, mi dico che non  tradirò più, per poi ricominciare ad annoiarmi della solita routine e caderci di nuovo. La monogamia non corrisponde al mio modo di essere ed ai miei desideri,  perciò preferisco rimanere fedele a me stessa nel bene e nel male.

“Sogno spesso la mia isola, la disegno, la contorno, ne creo gli abitanti ideali, le situazioni giuste con le persone giuste. Non c'è possibilità di errore nella mia isola, non esiste sbaglio, non esiste cattiveria, non esistono convenzioni. Sulla mia isola tutti possono fare ciò che desiderano, senza ipocrisia, per poi  guardarsi dritti negli occhi senza sentirsi in colpa . Sulla mia isola c'è sempre un sole caldo ed un cielo azzurro e nuove passioni da scoprire. Nella mia isola la vita è bella e molto semplice da capire”.

Se c'è attrazione tra me e un uomo, non riesco a tirarmi indietro. La variabile è solo chi decido di ingannare: me o lui. E quasi sempre scelgo lui.  A volte mi domando se sono io che navigo su un’altra dimensione e vivo costantemente in un mondo a parte o forse  è il mondo che rimane radicato ai suoi principi perfettamente incoerenti : “Guarda, ma non toccare, tocca , ma non gustare, gusta, ma non inghiottire”. A me invece piace vivere di passione e con tutto ciò che fa sorridere il mio cuore. Non sono una che stabilisce i tempi ed i modi della  passione e non riesco a cambiare  me stessa per soddisfare gli altri. Sino ad oggi ho tradito tutti gli uomini con cui sono stata, dal primo all'ultimo, ma non è mai stata una cosa programmata, non è mai successo che  io cominci una qualsiasi relazione con intenzioni del tipo: " Sto con te, ma sicuramente farò sesso anche con un altro". Va semplicemente  così: “ O non sono con l'uomo giusto o mi rompo le palle con la solita le emoticon a forma di cuore che svolazzano su facebook e altre stronzate che vanno a rimpiazzare i sentimenti, che molte volte neanche ci sono. Quando mi accorgo di essere entrata nel vicolo cieco dell’ abitudine, ecco che arriva la sbandata, a volte un'avventura volante, altre una storia parallela di diversi mesi.

“Voglio sentirmi  viva, fare ciò che mi va, andare dove voglio , essere dove voglio essere.Fatemi godere,essere felice, spensierata e senza paranoie. Datemi il coraggio di cogliere le occasioni e sorridere al rischio di nuove esperienze”.

Amare liberamente per arricchire la propria vita non è un peccato, nemmeno una cosa sbagliata se si fa consapevolmente. Mi piace scopare e non esistono limitazioni. Punto. Quante persone? Una, due, di più? Che senso ha quantificare? Che senso ha se quando amo sono corrisposta e felice? E’ gratificante fare ciò che si pensa, anche quando il nostro agire si discosta da quello degli altri perché, qualunque sia la decisione finale, posso sempre dire: ho avuto il coraggio di andare controcorrente. E non importa se il mio amante ha un carattere di merda, se ha il doppio della mia età o la metà, se è l’uomo di un’altra, l’importante è che mi soddisfi il resto non importa. Tanto so bene che le mie storie hanno tutte una scadenza.

“E’ bello circondarsi di rumore, il rumore dell’ allegria, delle risate che nascono spontanee, del sesso, del battito del cuore quando si emoziona, della musica che spacca e che ti fa venir voglia di danzare e di ruotare su te stessa finché la testa non gira”.

Con Luca resisto da tre anni , con Luca è diverso, lui  è l'uomo che mi ha chiesto di sposarlo. Gli ho detto subito di sì, ma c'è una parte della cerimonia nuziale che mi impensierisce assai: la formula  con cui ci si promette fedeltà, perché so che probabilmente dovrò mentire. Non gli sono mai stata fedele  e, per quanto mi piacerebbe poter dire il contrario, penso che non lo sarò neanche dopo il fatidico "sì". Quando ho iniziato a frequentarlo gli ho detto dei miei trascorsi, ma lui non ha fatto domande, non ha voluto indagare e sono fermamente convinta che non abbia afferrato in pieno il senso del discorso, per capirci, tutti i casini che ho combinato in ogni mia storia passata. Certo con lui speravo sarebbe stato diverso, che non l’ avrei tradito. Invece ci casco e ci ricasco e, per quanto possa sembrare pazzesco, non mi sento affatto in colpa . Il pensiero di tradirlo non mi sfiora proprio, tanto come si dice, occhio non vede cuore non duole e poi, modestia a parte,  sono una veterana del tradimento, so come mimetizzarmi senza farmi scoprire. Un maschio come lui non potrebbe mai accettare l’amarezza di accogliere sulla sua pancia un corpo usato da altri. Sono l’ unica ed insostituibile donna della sua vita, quando invece  per me lui è facilmente sostituibile . Una come me non ti promette niente, al massimo può dirti: “Ti sto dando il mio meglio, ma so anche come riprendermelo”. Se Luca volesse andare con un’altra mentre sta con me, gli direi ok!  Il punto è che lui vuole andare a letto con quell’altra ed è giusto così. Non c’è niente di male. Ma lui non va con nessuna oltre che me.

“Perché per te, caro Luca,  è impensabile questa idea? Perché dovrei adattarmi allo schema mentale che considera la monogamia come l’unico comportamento accettabile e presentabile nella nostra società? Perché vuoi rinunciare a me per questa stronzata del possesso? Allora tu mi dici che potresti fare lo stesso e io ti dico vai, cerca qualcuna che ti piaccia e scopaci sino a consumarla, facci quello che cazzo ti pare. Per tutto il resto ci sono io. Io non sono gelosa.  Per me essere fedele e leale a qualcuno è fare tutto il possibile per farlo sentire amato e considerato. è fargli trovare un pasto pronto quando torna da un viaggio, stirargli le camicie e fargli regali che credo gli possano piacere, è provare interesse per la sua salute, averne cura e desiderare che non gli succeda niente. Io non tradisco col cervello ed il sesso è solo uno strumento di piacere. Sono come tutti voi maschietti ”.

Andrea è stato il primo della serie dei miei tradimenti nei confronti di Luca. Lavoravamo nello stesso ufficio. Ero stata assunta da poco e la sua scrivania non era molto lontana dalla mia. Ogni volta che alzavo gli occhi dal computer, mi ritrovavo i suoi appiccicati addosso. Per scherzo gli mandai un messaggio per chiedergli cosa avesse di così importante da guardare. La sua risposta quasi mi sconcertò: diceva piuttosto chiaramente che guardarmi le cosce accavallate sotto la scrivania sconvolgeva il suo equilibrio  ormonale e che moriva all’idea di farsi una sana scopata con me.  Scarno ed efficace. Tra noi c'era una chimica innegabile e, ignorarlo, dal mio punto di vista, significava rinunciare a una parte di vita. Ci incontrammo in un albergo fuori mano e fare sesso con lui fu fantastico, ma accadde solo quell'unica volta: penso che volesse soltanto pareggiare i conti con la sua compagna, che lo aveva tradito. Missione compiuta.  A caldo, ero frustrata per esserci cascata per il fatto che mi ero lasciata usare per una ripicca e quindi il mio ego passionale aveva bisogno di una rivincitaFu allora che passeggiando su internet fui attratta da un sito per incontri particolari. All'improvviso, nella mia equazione si era inserito un elemento di intenzionalità: stavo cercando attivamente altri uomini, invece di lasciar fare alcaso.Era molto, ma molto più eccitante, perché chattare con loro prima di scoparmeli mi dava modo di conoscerli e far crescere l'alchimia. A volte mi  scoprivo  intenta a contare il numero dei miei numerosi amanti e trasalivo. Più di dieci. Anche contemporaneamente. Non che fosse un esercizio facile, anzi, tutt’altro. Era un secondo lavoro. Ma quei trenta secondi di orgasmo ripetuti meritavano un impegno non didascalico. Una volta ero tra le lenzuola stropicciate mentre l’ultimo di turno si faceva la doccia, quando ricevetti un messaggio di Luca: "Mi  stai tradendo?". Mi prese il panico. Ero stata scoperta? In realtà il mio amorazzo aveva trovato aperto il mio pc su uno scambio di mail tra me e un'amica in cui facevamo commenti su un tipo che io trovavo niente male. Una cosa innocente, ma il suo tempismo non avrebbe potuto essere peggiore.  In quel momento mi resi veramente conto di quanto sarebbe stato orribile perdere Luca.

“Già vedevo che si preparava il borsone per andare altrove ed io che gli avrei detto che mi sarebbe mancato da morire. Allora per restare con te, caro Luca, dovrei mentirti? Perché non riesci a capire? Non vorrei sacrificare assolutamente i miei desideri, né vorrei che tu ti sacrifichi per me su un sedicente altare della fedeltà coniugale”.

Sono convinta che l’amore sia molto difficile perché, per essere credibile e duraturo, non bisogna passare la giornata a plasmare la persona amata secondo i nostri desideri, a costringerla in nome dell’amore a dei rapporti sessuali scontati, ma lasciarla libera di scegliere le sue passioni, di viverle. Tutti abbiamo un potenziale immenso, che tende all’infinito e allora perché castrare questa nostra ricchezza? Siamo condizionati a pensare che la monogamia sia la strada giusta, ma è un ideale imposto e, se potessimo sbarazzarcene, credo che saremmo molto più felici ed appagati  

“Il desiderio sessuale è indomabile, non lo si può controllare od arginare: prima o poi torna sempre a galla con una forza dirompente. Spesso siamo tentati di nasconderlo, soprattutto quando la verità ci spaventa, ma la verità, che ci piaccia o no, prima o poi ci raggiunge, inflessibile, per guardarci dritta negli occhi e presentarci il conto”.

L’ho sposato  e quando non sono insieme a lui mi rinchiudo in casa.  Così evito tentazioni, ma mi mette  a disagio restringere l’idea di “fedeltà” ad “esclusività sessuale”. È questo la fedeltà, la lealtà? Ma cazzo quanta depressione ti mette addosso ! Pian piano cado in uno stato mortifero e subentra l’abitudine.

“Che cosa abbiamo fatto l’ultima volta? Siamo andati al ristorante cinese.  Involtini di primavera e riso alla cantonese! Favoloso e stimolante per la linea! Poi a casa, tv ed a letto, un po’ di sesso, tanto per distenderci. Ma questo non è un distendersi, è un nascondersi! Da cosa? Dai nostri problemi! Io sogno qualcosa di più dalla vita. Vedo gente che si sbatte  in giro  sperando in una risposta emotiva, ma è solo nell’amore libero, nella ricerca delle passioni la vera sorgente, la sola grande forza. Natura, generare, rigenerarsi. Luoghi comuni? Luoghi comuni, certo, ma veri! Guardatemi cazzo, ho un corpo nato per amare! Sono  un bella donna, va bene, al momento  un po’ depressa e con l’autostima sotto i tacchi, ma potrei far felice qualunque uomo al mondo ! Il matrimonio è buono per l’uomo, ma schifoso per la donna. Lei ne è soffocata! Io l’ho costatato con alcune mie amiche sposate da anni. E poi il marito corre in giro a scoparsi pure l’aria che respira  e va lamentandosi con tutti che ormai sta con una defunta ed è lui quello che l’ha ammazzata”.

Ed un giorno, per caso, scopro che il mio  Luca, l’uomo tutto di un pezzo,  ha una relazione extraconiugale. L’ ho visto io con questi occhi mentre si fotteva la segretaria sulla scrivania dell’ ufficio. Le sue grandi mani da polipo su due belle chiappe sode. Ci dava e come se ci dava! Un martello pneumatico. Luca un fedifrago! Come me. Non ci posso pensare! Il timido, impacciato, classico marito, sensibile, premuroso che scopa di nascosto! Non c’è religione. Era lei quella che ti scopavi nei tuoi  viaggi di lavoro o una delle tante troiette che ti si paravano davanti ? Ma poi lei o un’altra che differenza fa? Sinceramente non mi frega un cazzo ! Tu non sei nient’altro che uno dei tanti uomini simil-corretti che  sbavano come lumache in calore dietro ad un culo e dopo qualche tempo sbavano dietro a quello di un’altra.

E’ un attimo: CLIK. E in quel preciso istante, in quel CLIK, che anche l’uomo che hai messo su di un piedistallo diventa ai tuo occhi uno stronzo come tanti altri. CLIK

Da donna tradita che  ha tradito molto e che da sempre agogna un rapporto libero, devo ammettere di essere rimasta come una stronza. Ti scopi un’altra e non me ne sono nemmeno accorta? Ma come cazzo è potuto succedere una cosa del genere?  Dico, ma mi vedi? Io sono più assatanata di te. Scoprire che tuo marito ti tradisce per qualunque donna rappresenterebbe un trauma, destabilizzerebbe qualsiasi donna,  ma per me è diverso. Più che altro m’ incazzo con me stessa perché ho permesso a lui di decidere per me e sono stata ripagata con la moneta dell’ipocrisia, ma “ciò che non uccide fortifica” diceva Nietzsche e, dopo qualche minuto di sbandamento, il mio ego passionale torna di nuovo a galla , mi sento di nuovo forte e già mi proietto in una dimensione nuova della nostra relazione. Aria, aria, sono finalmente libera! Non posso più avere rimorsi a ricadere nell’ adulterio. Posso tornare a scopare con chi mi pare e piace.

“Il vento si leva all'improvviso, inaspettato, stupisce, ma può tornare a favore”.

E’ proprio vero, alle volte per conoscere davvero qualcosa, per sapere come funziona, è necessario farla a pezzi. Ed io faccio a pezzi il nostro matrimonio, caro Luca ! Su, affrontiamolo questo discorso dell’adulterio, parliamone, occhio per occhio dente per dente, ma tu, maschio possessivo, giri la testa dall’altra parte e non sei d’accordo. Hai capito? Il mio Luca non è d’accordo! Lo sento, lo vedo! Ha in testa le immagini di me che scopo con un altro e gli manca l’aria, si irrigidisce, freddo come il ghiaccio e con lo sguardo perso da cane bastonato. Sarebbe un colpo troppo grosso  accettare una cosa del genere. Il suo ego rimarrebbe traumatizzato e gli verrebbe il  pisellino piccolo come quello di un lombrico. Già lo sento:

“Mi attrai,  mi ecciti  e non sto paragonando te a nessun altra perché ti amo e voglio stare con te, ma ad un uomo può capitare di scopare con qualcun altra. Non tutti i giorni. Qualche volta. L’uomo  tradisce con la carne più che con la testa.Ho sbagliato, ma non succederà più, te lo prometto. Mi sento male solo al pensiero che tu possa vendicarti scopando con un altro. Si lo so che hai ragione tu , hai ragione un milione, un miliardo  di volte, ma non ce la faccio. Forse è meglio chiudere”.

Scherzi? Non ci penso proprio. Non c’è niente da chiudere, e poi, proprio ora che  viene il bello? Caro Luca, tu non lo sai, ma hai messo in moto un meccanismo perverso, hai sfidato una traditrice seriale, una che se le va di fottere con qualcuno, non ci pensa mezzo secondo. Vuoi il mio perdono? Certo che ti perdono, stronzo , te lo firmo col sangue il mio perdono, anche perché anch’io mille volte mi sarei dovuta far perdonare da te e non l’ho fatto, ma questo non te lo dico, mica sono scema!  No, non voglio che mi lasci, in te passa ancora tutta la mia vita.

“ Su, vieni qui ed abbracciami come fossi la tua cagnolina. Ti amo anche se scopi con altre donne . Tu lo sai che ti amo,  per come parli,  per ciò che dici, per come ti muovi. Amo ogni tua caratteristica, inclusi i tuoi difetti. Non potrei fare a meno di te e tu di me, ne sono certa. Sarei capace di scalare una montagna, di vincere una maratona e di mettermi persino a volare se sapessi di avere in cambio per te una vita di riserva. Lo capisci questo?”.

Maledetta monogamia! Fosse per me camperei di amore promiscuo o di un patto di non belligeranza con qualcuno che abbia davvero voglia di stare con me sapendo che io avrò voglia di fare sesso con altre persone e non mi pento dei miei pensieri  perché bisogna avere le palle per fare queste cose! Penso che il sesso fatto solo per il piacere non sia il “male”, semmai è il collante che mi tiene unita a lui.

“Ed ogni volta che scopo con un altro ritorno, a sera, con i suoi occhi stampati nella mente. Cosmici . E’ lui che trovo accanto a me, la mattina, quando affondo il volto nel cuscino, quando allungo le braccia o quando striscio le gambe sul materasso per toccare la sua erezione. Mi va bene così, anche se non basta”.

Lo tradisco solo col corpo e non provo alcun rimorso. E’ un po' come bere una bottiglia di vino durante una cena. Non parti con l'idea di ubriacarti, ma il cibo, la situazione, ti invitano a bere un sorso, poi un altro, poi un altro ancora. Continui a versarne ancora fino a quando non ti guardi intorno e ti rendi conto che hai la vista annebbiata. Eppure i sensi sono così piacevolmente svegli e continui a sorseggiare, anche se sai che dovresti smettere perché ti stai ubriacando e il giorno dopo avrai i postumi della sbronza.

“E faccio l’amore , sono felice, luminosa ed allo specchio mi vedo bella, sensuale, e desiderabile. Tornata a casa  corro a imbruttirmi in bagno, per evitare che lui si dispiaccia. Di nuovo i miei capelli stretti in una coda, la faccia senza trucco, gli abiti di sempre”

 Così ritorno sul sito di incontri proponendomi con un altro profilo. Là incontro altri uomini con i quali faccio l’amore quando ne ho voglia ed il sesso è quasi sempre strepitoso. Non chiedo se sono sposati, fidanzati, non mi importa nulla e non tolgo nulla al mio matrimonio. Si può tradire, ma essere leali, ma anche essere sleali senza tradire.

“Noi siamo profondamente legati, amici, amanti, un tempo appassionati e oggi forse un po’ meno, ma io è con te che voglio vivere. Se ho un problema voglio correre da te e trovarti a braccia aperte. Se tu hai un problema , io sono qui ”

Le mie scappatelle non tolgono nulla al nostro rapporto, anzi,  l'eccitazione che mi regalano i miei incontri clandestini lo rende più entusiasmante. So cosa pensa molta gente, disposta a giudicare senza guardarsi dentro, per paura o per rispetto delle convenzioni. Mi chiamerebbero volentieri zoccola o legittimerebbero il delitto d’onore. Noi donne siamo fatte per il matrimonio, per i figli, e non abbiamo bisogno d’altro, questo è quel che pensano. Che grande stronzata ! Io sarei la moglie annoiata in cerca dell’eccitazione del momento. Ma come cazzo fate a pensarla una cosa del genere? Chi mi giudica male lo fa perché non vive la mia vita e pensa, santificandosi, di essere più forte, senza concedersi un attimo di attenzione verso la sua complessità. Io non mi sento migliore delle altre, ma sono le altre che pensano di essere migliori di me, perché sanno restare fedeli ad un uomo per tutta la vita, perché non scopano a destra ed a manca, non fanno male ad altre donne ed altri uomini. Nella vita ognuno fa ciò che gli pare!  Che poi, la monogamia è veramente il sistema migliore? Molte persone credono che già il solo essere attratti da qualcuno oltre al loro partner significhi essere cattive persone o che sia il segno del fatto che la relazione è già morta o stia andando in una direzione sbagliata. Cos’è giusto e cos’è sbagliato?  E se capitasse a voi? E se fosse solo a livello sessuale, potreste riuscire a scindere completamente sesso e sentimenti? Mi sono sempre chiesta perché tanto livore quando si parla di “adulterio” e poi non se la prendono mai con l’uomo, ma sempre con la donna. E’ lei la zoccola tentatrice. È sempre colpa di lei, di quella puttana che ha allargato le cosce senza pudore e siccome l’uomo ha la carne debole non può che scoparsela. Lui è solo un povero scemo che si è fatto manipolare, invece la donna è il diavolo , Eva col suo peccato originale, l’uomo è sempre puro perché il peccato nasce con lei e coinvolge lui suo malgrado.

“Allora devo stare sola, per scopare con chi voglio? È questa la condanna per chi non crede nel sacro valore della fedeltà. Ma fedeltà a chi? Io sono mia e non sarò mai di nessun altro. Che cazzo di storia è la fedeltà ? Devo restare sola o insieme a te e casomai senza godere.  Così l’onore sarebbe a posto e tu, maschio di merda, forse riusciresti a fartene una ragione. Perché faresti di tutto pur di non ascoltare la verità. Ma io non ci sto  ! Vedo troppe donne morire lentamente, giorno dopo giorno, e non ho né voglia né intenzione di crepare come loro. Muore chi diventa prigioniera dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,  muore chi ha paura di osare e di cambiare, chi non fa mai capovolgere il tavolo, chi non rischia la certezza per l'incertezza pur di inseguire le sue passioni, muore chi preferisce il colore bianco e nero della razionalità piuttosto che un insieme di emozioni colorate e rischiose, ma che danno il senso della conquista”.

Allora fanculo a chi mi vuole intrappolare in una prigione, fanculo a chi ha a cuore la monogamia o non si aspetta che le donne siano sessuate anche dopo che hanno smesso di dormire assieme ai mariti decennali. Io vivo come voglio e la mia testimonianza serve a dire a quelle che vivono come me che fanno benissimo e che non devono accettare che nessuno le demonizzi.

“Voi  non siete persone cattive. Sono quelle e quelli che vi giudicano che , con le loro granitiche certezze fanno paura, perché sono fanatiche e non ascoltano nulla di quello che tentate di dire. Loro hanno bisogno di gente come voi per puntarvi il dito  addosso e dire: " Non le imitate, queste sono le streghe cattive." Beh? E dopo come si sentono,  buone? No, non sono per niente buone”.

La verità è che tutti noi, dico proprio tutti,  siamo innamorati dei nostri peccati ed è difficile abbandonarli perché siamo noi a volerli e a cercarli , spesso anche inconsciamente. Fa parte delle nostre libertà e  la libertà è una condizione nella quale ognuno  può decidere in maniera autonoma i propri comportamenti e le proprie azioni. 

“Guardo il sole tramontare e  come molti spero che il tramonto porti un segno, un posto migliore per quelli che verranno dopo di noi. Sogno spesso di un posto dove il sole non tramonta mai e il cielo è sempre blu. Potremmo iniziare da capo, liberandoci della nostra pelle, facendo in modo che il sole ci penetri. Se solo potessimo trovare semplicemente le nostre libertà”.

Senti caro Luca, marito adorato,  ho scordato le parole per dirtelo. Le conoscevo e le ho scordate. Se ne stanno zitte sulla porta a un passo da te che resti fuori.  Mi conosci abbastanza per  capire che non sarò mai una persona che si abbandona corpo e anima all'amore di un solo essere. Ma tu fai finta di niente. Ti conviene girare gli occhi dall’altra parte. Non ti piace l’idea di essere cornuto. Senti amore, ci ho provato, ma non va ed è inutile illuderti che le cose cambieranno. Perché io non ci riesco ad amare per sempre, conservare dentro di me lo spazio di un’attesa, l’attesa di un momento da ripetere.  All'inizio eri tu questa attesa, ho provato a crederlo, poi sei diventato l’aspetto scontato della mia vita, quella che io non voglio più avere tra i piedi. Ci ho provato e non è andata. Posso rimanere e prendere ciò che mi serve da te, ma non mi va più. Voglio tornare ad essere libera come il vento e non fingere di essere la donna che vorresti.

Alla fine ho abbandonato la nostra casa chiudendo la porta alle spalle.  Ho lasciato il letto sfatto, sul tavolo la tazzina con il fondo di caffè rappreso e il cucchiaino sporco sul piattino, lo scheletro di una sigaretta consumata da sola nella scanalatura del posacenere, l’armadio aperto e le chiavi di casa sul tavolo. Non ho lasciato niente di scritto, non ho avvisato, sono uscita e basta con l’idea che forse sarei stata via solo poche ore. Invece non sono più tornata.

Nella mia nuova  casa  lascio sempre aperta la porta. Entra chi sa che non può accomodarsi in eterno. Il  resto è storia.



Secondo

atto

                           

Gloria

( Il sesso)

“Ci sono momenti in cui strapperebbe il cuore al vento, se potesse, se ne avesse il coraggio ed anche tempo, se il suo tempo fosse solo amore, se il suo tempo gli rivelasse ciò che è diventata. Ci sono momenti in cui il suo sguardo non è fisso sulla destinazione e lei sente l'essenza della vita”

C’è stato il tempo delle meraviglie, il tempo in cui pensavo che la luna aspettasse il sole per annegare dentro il mare o quando, a bocca aperta, guardavo i palloncini salire verso il cielo e pensavo venissero catturati dagli angeli. Se avessi la memoria di un computer basterebbe scegliere il file che m’interessa per ricordare tutto. Episodi, date, emozioni; sarebbe tutto ben schedato, pronto per essere recuperato. Invece sono qui e guardo oltre, verso il cielo. Dalla finestra vedo l’azzurro limpido in cui la terra si inginocchia e si anima. Le nuvole sono in sciopero e più tardi scenderò in spiaggia e farò l’amore con il sole, perché lui è un’amante dolce e sensibile, ti offre e non chiede nulla. Come dirgli di no?  Ecco, ora sento il rumore mare, delle onde che si infrangono sugli scogli e questo profumo di salsedine e calore mi riempie. Che buono è l’odore del mare. Un odore fortissimo, di quelli che ti rapiscono, che ti portano via. Sa di sesso, quello appena compiuto, quello che ti resta appiccicato addosso. Forte, acre, animale. Eppure accogliente, buono, eccitante.

“E’ solamente una sensazione, vaga, impalpabile, indescrivibile, inafferrabile, imperscrutabile. Come una repentina pulsazione che si espande nell’universo. Come un viso celato che si perde, al tramonto. Come la fugace apparizione di una dea che svanisce nella nebbia, come il fascino di un mare in tempesta. Come il sorriso di un bimbo all’alba di un nuovo giorno. Può essere dolce come una carezza o graffiarti con artigli d’acciaio e lacerarti l’anima. E’ solo una vaga, inesprimibile sensazione che dura un attimo. E’ la vita. Ogni tanto le piace abbandonarsi dentro i suoi pensieri. Per imprigionarli di nuovo si mette all’ascolto. Li ascolta come se stesse seguendo la voce di uno speaker di una radio che parla da lontano, che racconta qualcosa che le appartiene. Le percezioni si incalzano; scene più vicine all’ incubo che alla realtà. Un riflettere che non incrocia intralci, che non deve articolarsi in parole cadenzate, canalizzarsi in tragitti vincolati dalle convenzioni o dalle convenienze, oppure stringersi nelle regole della logica. La forma del pensiero non sono le parole parlate, ma il pensiero stesso”.

Un uomo ed una donna sono sdraiati vicino a me. Sono entrambi bellissimi. Lui è un amico e la sua ragazza ha una pelle così profumata che mi inebria. Io ho una certa esperienza con l'argomento "sesso" e loro si fidano di me e del fatto che sono capace di farli stare bene. Lasciarsi andare, assecondare il desiderio, non pensare, ma sentirsi: questo è il mio segreto. E’ stata una notte d’amore stupenda. Niente pensieri, solo piacere fisico, solo sesso. Mi sono alzata a preparare un caffè e ho messo le tazzine su un vassoio. L’ho portato a letto, e siamo ancora tutti e tre nudi. Corpi sulle lenzuola senza alcun pudore. E mi piace davvero. Non provo alcun imbarazzo. Anche questo è piacere, una coda di quello che è appena stato. Sono qui tra le loro braccia mentre guardo il sole e mi sento forte, piena, intera. E’ così che sarà il paradiso? E’ questo che succederà se saremo tutti più buoni? Ma non credo che esista un paradiso per me, se non quello dei sensi.

“Ogni tanto apre quella porta e guarda spettatrice il rullo delle immagini della sua vita che si srotolano velocemente come se scorressero su un meccanismo dentato, mentre scandiscono il tempo, il suo tempo. Sa che oltre quella porta c'è una parte di lei che si è distaccata come se il suo mondo fosse precipitato in un'altra dimensione e ciò che ora vede sono solamente i riflessi della sua coscienza pura accompagnati da una musica a lungo dimenticata”.

Ciò che sono io è troppo complesso da descrivere perché è difficile capire ciò che sono. Non ricordo bene quando, ma c’è stato un tempo in cui avrei voluto sapere il finale della mia vita: sapere se mi sarei sposata, se sarebbero arrivati dei figli, se avrei trovato la mia strada. Alla fine non ho avuto e nemmeno voluto niente di tutto questo, perché sin dall’inizio, sin da bambina volevo che la mia vita fosse diversa. E non l’ho mai cambiata. Da una parte questa cosa mi terrorizza e, se provo a pensarci, mi manca il fiato di fronte all’immensità dell’ignoto e dentro questa emozionante incognita ho smesso di cercare le mie paure. Sono sporca, si sono sporca, ma non mi vergogno. Non sono vittima, non sono colpevole. Non potrei e non voglio rinunciare alla mia diversità per soddisfare l’anticonformismo di qualcuno. Io capisco benissimo che tutto questo non sia una cosa facile da capire, che forse c’è un po’ di confusione, che i pregiudizi sono tanti.

“Questo mondo parallelo che ci sfiora e che ci induce ad azioni a cui non sappiamo dare una spiegazione oggettiva, ma che allo stesso tempo ci affascina. Non sappiamo sin dove si estende, se ha confini o è infinito, se è dentro o fuori di noi, se assume le sembianze del bene o del male o piuttosto si va nascondere tra le pieghe della nostra vita”.

C’è una mentalità stereotipata che a noi donne ci vuole così: sofferenti e infelici o, se felicemente scopanti, “stigmatizzate”. Perché per la maggior parte dei ben pensanti dovremmo lasciare cadere il fazzoletto per segnalare che siamo ben disposte verso il corteggiamento,che siamo dolcissime, delle soavi creature che quando arrivano all’orgasmo debbano sforzarsi di ridurre ad un sospiro i decibel. Al massimo le nostre corde vocali potrebbero volgere verso un canto d’angelica natura in un dolce sottofondo di violini e di campane e, se dichiariamo che ci piace essere prese, stropicciate e attraversate ed urlare piacere, siamo considerate puttane o quelle che probabilmente hanno subito una violenza. Deviazioni le chiamano. Niente di più falso! Chi l'ha detto che le fantasie sessuali spinte sono una prerogativa ad appannaggio del solo mondo maschile? Come si può credere che una donna, il cui cervello abitualmente va a mille, non abbia le proprie fantasie sessuali? Mi sembra come quando, i maschilisti del nuovo millennio, dopo secoli in cui sono stati abituati ad essere i padroni, solo perché hanno una escrescenza in eccedenza, appena vedono che qualche donna prova a rivendicare un diritto, l’accusano di essere una femminista assatanata. Il risultato è che con questi presupposti diventa difficile avere una relazione basata sul sesso, perché ognuno avrebbe qualcosa da ridire sulla tua moralità e tu alla fine non saresti più vista per come sei, ma per come ti dipingono e, qualsiasi cosa faresti e diresti, potrebbe essere usata contro di te. Ma io non sono così, scopo quando voglio e con chi mi va e non mi sento una puttana.

“No, lei non è una puttana. E' un'amante del sesso, ma non è una puttana. Lei sa scopare. Sai chi le dice che è una puttana? Quelle brutte e gli straccioni che non possono permettersi una come lei. È solo invidia. Lei è bella, bellissima ed ha piacere nel dare piacere agli altri. Ha questo bisogno di utilizzare il suo corpo per appagare un vuoto enorme che le riempie il cuore e l’anima e che non può e, forse, non vuole nemmeno davvero colmare. Insaziabile di erotiche emozioni”.

Molti pensano che abbia subìto qualche trauma da bambina o che qualcuno mi abbia violentato o mi abbia costretta. Niente di tutto questo. Non sono mai stata condizionata da nessuno, non c’è mai stato nessun passato di traumi e abusi per spiegare la mia indole. Non sono vittima, ne carnefice e ne mi sento colpevole di qualcosa. Bisognerebbe smetterla di ragionare per categorie rigide, ma piuttosto liberarci dalle oppressioni che ci riguardano e finirla di opprimerci con norme che universalizzano un sentire comune. Tante volte pensando al mio passato, trovo che non c’è mai stata competizione con il presente, perché il presente è qui, vicino a me, con tutta la sua stupenda presenza. Il passato è fatto di ricordi ed i miei ricordi sono come medaglie al valore che ho guadagnato sul campo una ad una. Mi rendo perfettamente conto che non sia una cosa molto facile da capire, che forse c’è un po’ di confusione in fatto di sesso, che i pregiudizi bigotti sono tanti, ma quello che deve essere chiaro è che nessuno mi obbliga a fare ciò che faccio ed io sono sempre qui, intera, anzi, precisamente integra, ironica, con tutti i pezzi del corpo ciascuno al posto suo. Nella vita a volte anche le strade sbagliate possono essere giuste o viceversa. Qualcuno dirà: “Ma come? Non ti manca mai un abbraccio diverso, una parola dolce, qualcosa che possa darti l’illusione di un interesse differente?” Ed io rispondo che non me ne frega un cazzo. Si è bambini solo una volta nella vita, ed è pure troppo.

“Lei col grembiulino bianco ed il grande fiocco che scende dal collo di plastica. Possibile che fosse di plastica quel colletto? Sì, proprio plastica. La mamma dice che si puliscono meglio!Si tocca il collo, come fa spesso. Un gesto che rievoca il senso di costrizione che prova ogni volta che indossa quella piccola uniforme.Si dovrebbe pensare ad una cosa semplice per le bambine, tipo un colletto di stoffa o regalarle per compagnia una di quelle bambole con i vestiti sgargianti che si sognano col naso schiacciato sulla vetrina del negozio di giocattoli. Ora invece si trova in mezzo ad altri piccoli sconosciuti e non riesce a distogliere i suo sguardo dagli occhi della madre. Uno sguardo sottile che si tende sempre più, fino ad assottigliarsi come un elastico teso allo stremo”.

Non c’è stato mai amore su cui specchiarmi. Non ho mai visto mia madre e mio padre donarmi un gesto tenero, una carezza vera! Solo educazione rigida. Se ne stavano lì austeri, inflessibili, asessuati ed è questa la vita che cercavano di trasmettermi. Non ho mai capito come faceva mia madre a vivere un rapporto arido, ché non le restituiva alcun frammento di passione, nessun respiro ad incrociare quello di mio padre, neanche una parola pronunciata sottovoce, a farle sentire il calore delle labbra vicino all’orecchio. Non c’era contatto tra loro, come se si fossero toccati in via del tutto eccezionale per generare figli e poi basta. Non credo che mia madre abbia mai avuto un orgasmo vero. Sono certa che lei sia stata utile a mio padre, ma per non credo mio padre abbia mai conservato un momento dedicato interamente al suo piacere. E poi c’era quel maestro del collegio che odiavo. Che gran porco! In classe leggeva riviste porno col bidello e ci menava pure! La bacchetta era una lunga riga di legno, però non aveva le tacche dei centimetri. Che tortura! Dovevamo tenere il palmo fermo per ricevere la bacchettata. Immobili dinanzi al plotone d’esecuzione! Quando toccava a me piegavo la mano a barchetta e ritiravo il braccio. Ero terrorizzata. Tieni la mano tesa, gridava quello stronzo, altrimenti senti più male. Lui godeva e si eccitava a dare le punizioni. Si leggeva perfettamente nei suoi occhi che era un sadico pervertito! E poi se ne andava in bagno per masturbarsi. Ero infelice alla massima potenza. Io che pensavo di essere nata per essere felice e godere dei mezzi che mi offriva la vita! Mi sentivo sola, oppressa da un’educazione bigotta. Nei miei infiniti momenti di solitudine mi piaceva toccarmi, mi piaceva vedere la mia mano che sollevava la gonna e si stuzzicava. Certe volte lo facevo anche davanti a mio cugino. Essere guardata mi eccitava da morire. Mia madre, cattolicissima, mi beccò in salotto e mi disse che sicuramente ero figlia del demonio. Quindi mio padre era satana e perciò mi adeguavo per meritarmi di appartenere a tale discendenza. Allora amavo anche scrivere cose sporche sul mio diario sotto forma di poesia forse per liberarmi da una prigione mentale.

“Volavo leggera sull’ acqua e loro mi  inseguivano. Volevano afferrarmi , baciarmi e leccarmi dappertutto con le bocche avide e le lingue infuocate. Quando improvvisamente un cavaliere mi ha avvolto dentro un immenso mantello stellato tra le sue forti braccia , con la sua spada sguainata ed io ho lasciato che mi trafiggesse”.

Su un PC imparai ad andare sui siti hard pieni di filmati e racconti. Da internet avevo scoperto che non ero l’unica ad avere certi “pensieri”. Cercavo notizie per sapere cosa farne del mio corpo, come eccitarmi per davvero da sola e in compagnia, tanto per iniziare il cammino alla ricerca della mia identità. Ero consapevole di essere diversa ed allo stesso modo mi sentivo quando mi toccavo sotto il banco della scuola guardando le cosce semiaperte di qualche mia compagna di classe. Avevo il terrore che qualcuno potesse vedermi e dirmi che mi comportavo come una lesbica. Certo, mi piacevano le donne, ma anche i ragazzi, in particolare ero curiosa della protuberanza che si intravedeva dai loro pantaloni. Avevo stilato sul mio diario una classifica a seconda della protuberanza che si intravedeva sui loro jeans, ma alla fine per me erano solo stupidi ed inesperti bambocci. Bastava solo che li sfiorassi con un dito e partivano per la luna. Non volevo la loro lingua dentro la mia bocca e né la mia da nessun’altra parte tranne che tra i miei denti.

“Se in quel preciso momento gli avessero chiesto di parlare della prima parte della sua vita, si sarebbe trovata non poco in imbarazzo. Aveva conservato solo dei flash, pochi momenti, qualche istantanea e basta. Sbiadite testimonianze di situazioni rimaste impresse chissà perché. Forse non erano neanche le più importanti. Sforzandosi avrebbe riempito un rullino fotografico al massimo di dodici pose”.

Ci sono momenti nella vita in cui non succede niente, giorni, mesi, anni, che passano senza nulla da ricordare, senza lasciar traccia, quasi non fossero vissuti e mi chiedevo com’era possibile lasciarli passare inutilmente.

“La vita è un soffio, come quella delle farfalle che vivono un solo giorno. Che importanza può avere se muoiono alle quattro o alle sei del pomeriggio? L’unica cosa importante è se erano belle e se qualcuno ha potuto godere della loro bellezza”.

A sedici anni avevo già ho un corpo da adulta. La natura era stata molto generosa con me. Ero alta e sviluppata, diversa da quelle della mia età. Mi ammiravo davanti allo specchio e rimanevo estasiata dalle forme che man mano andavano sempre più delineandosi sul mio corpo, dai miei muscoli che assumevano una forma sempre più modellata e sicura, dai seni maturi sotto la maglietta che si muovevano ritmicamente ad ogni mio passo. Mi eccitava guardarmi nuda nello specchio.

“La sensualità è qualcosa che stimola i sensi, qualcosa di più del bello della bellezza, qualcosa di astratto e misterioso, qualcosa che può far perdere la testa. La donna sensuale è colei che è padrona dello spazio che la circonda, che sa muoversi in un certo modo, che sa calibrare gli sguardi, la gestualità, che è consapevole della propria bellezza”.

Ero stufa di stare nel mio letto ad immaginare qualcosa di diverso e sempre con la consapevolezza che forse ero nata per qualcosa di meglio. Mi dava fastidio quel piacere che ti veniva a cercare senza chiederti il permesso, che ti si arrampicava dentro con arroganza inaudita, che ti faceva giocare con le dita violentandoti dall’interno per poi svanire congedandosi senza complimenti. Nei mie sogni erotici c’era un uomo vero che un giorno mi avrebbe spalancato le porte del sesso e che mi avrebbe liberata da ogni ostaggio.Non arriva nulla quando aspetti con ansia. Come i treni che, non arrivano mai in orario, arrivano quando smetti di aspettare.

“ Lei un giorno lo avrà e lo scoperà, fino a farlo piangere, gli infilerà i suoi artigli addosso e gli lascerà ferite profonde nella carne. Se lo scoperà di nascosto, sui sedili morbidi della macchina, nei vicoli bui e nei parcheggi, su di un letto, sotto un uragano, senza limiti a testa in giù, avanti e indietro. Lei è una bestia rapace”.

Mi ero rotta i coglioni di fingere interesse per situazioni delle quali non mi fregava un cazzo, delle attenzioni pudiche condivise con le compagne di scuola, delle loro esibizioni vanitose che non capivo. La mia curiosità mi spingeva oltre ed il mio atteggiamento, le mie movenze, la seduzione sensuale che sprigionavo senza volerlo, dava adito a giudizi fastidiosi. I ragazzi della mia età mi guardavano con cupidigia, mentre le ragazze con invidia.  Perché la sessualità ostentata di una donna non è mai vista di buon grado.

“Cos’è un bacio, soltanto un bacio, diceva Shakespeare.Se per baciarti dovessi poi andare all’inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci.”.

Quelle come me hanno storie di  sesso  nella testa come se fossero pezzi di un puzzle, dove ogni singolo pezzo ha il suo incastro. Quelle come me regalano sogni e passione.Conobbi Sonia, l’insegnante che mi dava ripetizioni di latino. Lei separata da un tipo evanescente, io praticamente una bambina goffa a confronto suo. La prima volta che andai a casa sua, la mia attenzione fu catturata dal suo corpo, dalle sue linee armoniose e dal suo modo di fare che denotavano una femminilità trasbordante. Mi era sembrata già da subito molto bella. Mi sorrideva e mi guardava. Non mi fu difficile capire la sua natura. Ogni tanto mi accarezzava i capelli ed i suoi modi sensuali lasciavano trasparire un’esperienza che solo una femmina matura è in grado di possedere. La sua vicinanza quando si alzava per correggere qualche frase sbagliata mi eccitava. Sentivo il suo petto che mi sfiorava volutamente la schiena ed il suo fiato sul collo. Durante i nostri incontri man mano si era creata tra noi una chimica di sguardi, una sensazione magica di aspettativa e di eccitazione, perché entrambe sapevamo che prima o poi sarebbe successo. Quel giorno mi accolse con la vestaglia slacciata sul davanti che metteva in mostra una parte del suo seno generoso. Durante la lezione accavallò le gambe e scoprì delle intriganti calze autoreggenti.

“Lo sguardo indugiò su quel meraviglioso spettacolo che si apriva davanti ai suoi occhi. Riusciva a vedere il bianco della sua pelle che iniziava dove l’autoreggente nera terminava la sua corsa. Lei se ne accorse e, guardandola negli occhi, le chiese se aveva voglia di fare sesso. Annuì piena di desiderio. Allora lei si alzò e si chinò a darle un bacio tanto appassionato, quanto delicato. Lei rimase ammaliata dall’odore, da una bocca e una pelle meravigliosamente simili alla sua. Esattamente come aveva sempre immaginato dovesse essere un bacio tra due donne. Le piaceva la consistenza vellutata delle sue labbra, le piaceva il suo abbraccio leggero, le piaceva la sensazione del suo corpo morbido contro il suo”.

Sonia mi abbracciò stretta, premendo i suoi seni contro i miei, mentre le nostre lingue si mescolavano ai nostri respiri. Sentii la sua mano appoggiarsi tra la mia spalla e il collo. Spostai il viso finché le mie labbra non raggiunsero il palmo della sua mano e premetti la bocca contro la sua pelle. Lei infilò l’altra mano nei miei capelli arruffati e si chinò verso di me: quando le nostre labbra si unirono in un altro bacio lento e morbidissimo, mi sembrò la cosa più naturale di questo mondo. Il mio primo vero bacio. Parlo di un bacio, di quel bacio che viene dopo qualche bacio. Il primo è sempre un po’ così, imbarazzato. Poi io e lei  ci baciammo di più e mi sembrò che lei entrasse dentro di me

“Sentì qualcosa sciogliersi, là dove viveva e si nutriva il vuoto che le abitava fin da quando era nata. Il rumore delle cose si dissolse, tutto sprofondò in una quiete ovattata, innaturale. Come voci umane, si alzò un canto che stentò a riconoscere. Era creta che prendeva forma tra le sue dita”.

Scivolai con le mani sulle sue curve, mentre sentivo le sue accarezzarmi il viso, le sue dita infilarsi nel nostro bacio con gesto sicuro di chi sa dove vuole arrivare. Mi fece sdraiare sul letto, appoggiò le labbra alla pelle del mio ventre disegnando una scia di baci leggerissimi. Sentii la mia pelle cambiare consistenza. Poi si abbassò ancora di più sino alla soglia della mia intimità, scostò con delicatezza la stoffa e la sua lingua mi rovistò dentro finché il corpo iniziò a tremare di piacere. Arrivò quella gioia che sembrava non finire mai. Poi mi guardò con gli occhi pieni di voglia. Fu bello riconoscere il desiderio stampato sul suo volto. Il tuo turno,disse, mentre mi baciava a labbra salate. Quando baci una donna è proprio tutto diverso, è dolce il modo in cui avviene.

“La baciò con riconoscenza e passione dove essa la conduceva e, quando anche lei raggiunse l’estasi, continuarono a lungo in un gioco di scambi. Si ubriacarono di sesso. Non era più in grado di capire chi fosse e dove l’avrebbe portata tutto questo, ma mi sentiva pronta”.

Ebbi altri incontri con Sonia. Molto di quello che ho imparato sul sesso l’ho appreso da lei. A letto mi diceva cosa voleva. Istruzioni, ordini, tenerezza. Sapeva sempre dare una direzione ai suoi desideri e mi invitava a fare altrettanto. Mi insegnò i giochi dell’eros più sconvolgenti. Con lei conobbi un mondo femminile fatto di erotismo e perversione, ma io desideravo un uomo che mi aprisse le porte al piacere, che mi liberasse da ogni ostaggio senza preoccuparmi che fosse uno con cui avrei potuto condividere altro o meno. Parlo di carezze o di lingue che giocano, di tutta quella forza che troviamo dentro all’improvviso mentre ci muoviamo su e giù come se non facessimo altro da una vita intera.
Parlo di piacere assoluto,delle mie gambe avvinghiate  intorno al bacino di un uomo.

“Sulle vie dell’eros balla il desiderio che brucia nelle vene e incendia il sangue. Mani calde cercano tra sentieri di carne, emozioni celate, attimi di desiderio. Ed il sesso prende forma e dilata il senso che corre all’ infinito tra le ali dell’abbraccio”.

Stefano aveva ventisette, mi piaceva molto ed io volevo essere sua, senza riserve, nell’urlo dei sensi, in ogni singola goccia di piacere. Mi portò in un albergo, un posticino carino dove le lenzuola erano comprese nel prezzo. Appena entrammo mi guardò e per un momento ebbi l’impressione che il suo sguardo si fosse soffermato ad accarezzarmi le spalle e poi fosse sceso sulle mie natiche in un esame lento, implacabile, facendomi sentire come un minuscolo moscerino osservato al microscopio. Non riusciva a distogliere gli occhi dai miei seni che si intravvedevano sotto la mia camicia. Quando si avvicinò le sue mani seguirono i suoi occhi. Ci sedemmo sul divano e lui mi sbottonò pian piano la camicia, un bottone alla volta. Era buio e io cercavo di guardarlo negli occhi, li vedevo, e brillavano come due stelle.

“Cominciò dal collo, poi passò ai capezzoli. Adorava morderli e lei adorava sentire la sua carne tra le sue labbra. Aveva labbra esperte. Labbra che sapevano rapire. Erano sottili e carnose allo stesso tempo. Il suo respiro sapeva di buono. Niente, oltre alla sua pelle ed al suo sapore, sembrava avere un senso. Non esisteva il tempo, lo spazio, la musica, ma solo un abbraccio pieno di passione”.

Avevo i brividi, ero ansiosa, avevo paura, ma nello stesso momento mi sentivo la donna più fortunata del mondo. Le sue labbra pian piano scesero giù verso l’ombelico sino ad arrivare a destinazione. Era inebriante quella sensazione che mi faceva sentire viva, era incredibile anche il solo sentire i suoi capelli scivolare fra le mie dita e quella lingua vorace che frugava in antri umidi di umore e di voglia.

“L’eccitazione cresceva. Era lava, fuoco e burro che si scioglieva tra le sue mani e scivolava tra le gambe. La sua mano le accarezzò i glutei con sempre maggiore voglia. Voleva sentirla gemere. Sapeva che le avrebbe fatto male e che avrebbe scardinato per sempre la porta del piacere, ma era ciò che lei stava aspettando da tempo. Sentiva dolore, ma soffriva in silenzio, voleva sentirlo dentro di lei e l’eccitazione saliva ai piani superiori del suo grattacielo, lì dove una donna è più vicina al cielo dove tutto è misterioso ed infinito”.

Ora o mai più. Non avrei mai potuto smettere nemmeno se avessi avuto in mano un biglietto di sola andata per il paradiso. Provare piacere era l'appagamento del mio ego, era come aver creato la colonna sonora della mia felicità. Sentivo che entrava dentro di me come se conoscesse la strada da sempre mentre le mie unghie affondavano nella sua pelle . Uno scatto e si fermò, ma io non volevo lo facesse e spinsi con forza il mio corpo per adattarmi immediatamente al suo. Ebbi la sensazione di spaccarmi in mille pezzi, come fossi stata attraversata da un fulmine. Arrivai fino in fondo al mio essere ed il dolore si unì all’orgasmo. Non avrei mai immaginato così la mia prima volta, ma dopo quella capii che non avrei mai dovuto aspettare così tanto per fare sesso, perché sino ad allora mi ero persa delle sensazioni fantastiche. Fu magnifico. Lo facemmo altre mille volte, nei posti più impensati,  scoprendo sempre nuovi orizzonti ed io mi innamorai delle sue carezze e della sua disponibilità ad ascoltare i miei desideri più sporchi. Non giudicava, non era timido, non mi censurava e gli piacevo così com’ero.

“Il sesso tra due anime è un delirio, è la ricerca di cose sempre nuove, di posizioni, di atteggiamenti, è un fuga senza più ritorni e senza più rimpianti, una follia passeggera che rapisce, è un rapimento meraviglioso, un impeto emotivo che ci fa sfiorare la gloria e ci fa sentire come fossimo eterni”.

Dopo aver fatto l’amore con lui capii veramente cosa significa fare l’amore con la” A” maiuscola! Stefano fu l’unico uomo con cui avrei potuto rimanere tutta la notte sdraiata nuda su di un letto tranquillo e silenzioso, le ginocchia piegate, il mio corpo avvinghiato al suo ed addormentarmi con le sue braccia fra i seni, il suo cuore contro la mia schiena ed il  fiato che mi accarezzava la spalla. Avrebbe potuto essere per sempre il mio uomo, ma sapevo bene che era un errore immaginare certe cose con lui come protagonista, un errore madornale e coraggioso. Infatti partì per lavorare altrove e la distanza fu letale per il nostro rapporto. Ci restai male, ma sapevo che nella vita i rimpianti non funzionano: sommergono, depistano, intralciano, offuscano, mascherano. Le emozioni invece sono torrenti che non si lasciano imbrigliare, perché vanno oltre al tempo e allo spazio.

“Lei si sentì sgualcita come quei tessuti spiegazzati che fuori dalla lavatrice sembrano lisci e perfettamente stirati ma, non appena si asciugano, ecco che rispuntano tutte le grinze. Come si può spegnere il cervello o almeno metterlo in stand-by, quando una montagna ti cade addosso?Per un po’ forse continuerà a urlare il suo nome a se stessa, nel cuore. Ma alla fine la ferita si cicatrizzerà”.

Dopo Stefano cominciai a fare sesso con uomini e donne sempre diversi, ma sceglievo solamente chi sapeva sedurmi e mi faceva stare bene. Lo facevo anche con donne, qualcuna era moglie e madre non soddisfatta del proprio matrimonio. Ce ne sono a bizzeffe di donne così e sono eccitanti, belle, perché hanno bisogno che qualcuno risvegli in loro la sensualità perduta. Io amavo recuperare la pelle di chi non sapeva più neanche annusarsi, leccarsi, mordersi, perché ogni recupero corrispondeva ad una rinascita. Tra le mie conoscenze oramai ero considerata una troia, perché la sessualità spregiudicata in una donna non è mai vista di buon grado. O sei una che fa sesso sempre e solo per amore oppure sei una gran troia. Tutto chiaro, no? Mi chiamavano troia perché secondo loro mi comportavo come un maschio. Ma un maschio fa sesso quando vuole senza per questo essere giudicato. E perché mai non potevo farlo anch’io?  Nessuno avrà mai il diritto di dirmi  cosa fare della mia vita.  Sono stata sempre inquieta, sin dalla nascita. Potranno vedermi cadere o mangiare a crepapelle o a digiunare per la rabbia o piangere di nascosto. Potranno vedermi disperata e forse apriranno un giorno la prima fabbrica della tristezza dove fare gli straordinari, ma non potranno mai vedermi vinta

“Quell’emozione di sopravvivere al dolore, spegnere le luci per valorizzare i sensi, coltivare gli sguardi felici degli incontri, camminare nei sentieri sconosciuti dimenticando di tornare, di bagnarsi sotto la pioggia per sentirsi parte dalla terra”.

Tante volte mi sento stanca di sopportare la stupidità del mondo. Sarà che non sopporto più le persone che parlano di cose a senso unico, che sono convinte di avere la verità in tasca e credono di poter cambiare il mondo, senza rendersi conto che sarà il mondo a cambiare loro, ammesso che non l’abbia già fatto.  Ecco perché a volte mi succede di avvertire una strana sensazione di vuoto, di essere circondata dal non senso, di esserne pure parte integrante, ma proiettata su un palcoscenico dove l'unica rappresentazione che si tiene è quella dell'assurdo in cui mi trovo a partecipare involontariamente ed in cui percepisco un preciso e lucido fuori posto. Dicono che a partecipare ci si arricchisce sempre, dicono che nella nostra vita, chiunque arrivi, ci insegna qualcosa.

 “Quell’uomo era dolce e forte e vedeva le cose giuste e sbagliate in lei nello stesso momento e, dalla prima volta che lei avevano provato il rischio di cose sconosciute, sapeva che con lui non c’era paura. Era molto più vecchio di lei e le sue amiche le avrebbero riso dietro, ma a lei non importava. Le piaceva sul serio quell’uomo e le piaceva quello che poteva insegnarle”.

Sergio era un nobile con il doppio dei miei anni, pieno di soldi ed un eretico del sesso che coltivava solo relazioni estreme. Con lui, scoprii che esistono uomini e donne che vanno oltre la superficie e vogliono tutto: corpo, testa, pensieri e che ti coinvolgono in un gioco erotico fatto di complicità e dolore e mi accorsi di quanto tempo avevo sprecato accontentandomi di un desiderio che viveva solo per la durata di un amplesso. Poi arrivò lui, carne nella mia carne, mente nella mia mente, e avrei voluto essergli costantemente legata. Con una corda, un collare, qualunque cosa che tenesse teso e unito il filo.

“La fece sdraiare nuda su un letto al centro di una stanza e la legò a nodi stretti come in un ricamo, quasi fosse un lavoro all’uncinetto, di quelli che alla fine dell’opera sembrano un fiore, una decorazione. Stringeva le corde rosse passandole in tutte le parti del corpo, anche le più intime e mentre le parlava disegnava prospettive nelle quali avrebbe potuto smarrirsi e ritrovarsi.I suoi occhi non l’avevano mai abbandonata per un solo istante mentre le mani lavoravano. Le corde rosse erano state scelte per far risaltare ancora di più la generosità delle sue curve”.

Le sensazioni sono pensieri sottili, a volte quasi impercettibili, che bussano alla porta della nostra mente e del nostro cuore. Sono parole scritte d'istinto, la vera essenza di ciò che i nostri sentimenti suggeriscono. Le sensazioni hanno significato e senso nel preciso istante in cui arrivano e la loro peculiarità sta nel fatto che non ritorneranno mai più nella stessa maniera di come sono arrivate, rendendo il momento unico. Quel giorno quasi lo vidi in uno stato di profonda prostrazione, perché il timore che io potessi sottrarmi al gioco lo induceva a pensare che potesse perdermi. Ma io ero contenta della mia nuova esperienza. Non era l’immobilizzazione in se stessa a farmi eccitare, nemmeno i nodi che lui aveva piazzato con precisione nei punti giusti, ma la situazione che si era creata. Le legature non facevano nient’altro che amplificare una situazione mentale, quella che mi vedeva a sua disposizione e che poteva fare di me ciò che voleva. Cominciò a posare sulla sua mia pelle candida piccole porzioni di cibo disposti in modo da creare una combinazione cromatica armoniosa, quasi artistica. Fette di limone, arancio ed altra frutta sull’ addome, sui seni, sul pube e sui capezzoli, dappertutto. Poi mi bendò ed andò via. Mi sentii precipitare, e per un istante sentii solo il mio cuore che aveva iniziato a battere all'impazzata. Non sapevo cosa sarebbe successo, ma io amavo il brivido dell’oscuro.

“Era “l’asservimento mentale” che le faceva innalzare il livello di eccitazione, un eccitazione che le prendeva alla testa e la trasferiva immediatamente tra le gambe, tra i nodi, facendola sentire quel languore che era il prologo di un piacere immenso”.

Sentii ad un certo punto dei passi che si avvicinavano al letto mentre mani diverse si allungavano sul mio corpo come tentacoli e si posavano sulla mia pelle e non potevo lontanamente immaginare a chi appartenessero. Potevo finirla e liberarmi. Potevo smettere. Sergio era sicuramente lì, tra quelli che mi toccavano, avvertivo il suo profumo, stava lì a sfiorarmi con la bocca insieme agli altri, a riassumere, senza poggiare le mani, i contorni del mio corpo, i limiti dei respiri, l’inizio e la fine del mio piacere.

“Delle donne sentiva le unghie che prendevano il cibo come con una pinzetta ed a volte il tocco metallico degli anelli o dei bracciali le creava una sensazione di freddo. Si muoveva ed ogni nodo le procurava piacere. Dal tatto riusciva a capire la mano massiccia di uomini che sembravano voler prendere oltre il cibo anche la sua carne. Qualcuno percorreva la lingua lungo le sue cosce prima di decidere il boccone da prelevare, qualcun altro si soffermava sul seno con le labbra, finché le mani diventarono più avide, più audaci: le accarezzavano il pube e la parte interna delle cosce, le sfioravano i capezzoli, con la bocca, qualcuno seguiva la linea morbida dei fianchi e delle corde che la legavano. Delle lingue calde e umide presero a leccarle le caviglie. Qualcuno le fece scivolare in gola un sorso di scotch ghiacciato e sentì i muscoli dei polpacci distendersi. Era l’estasi dei sensi. Sulle labbra le fu posata una fragola rossa e polposa che qualcuno prelevò direttamente con la bocca. Gustò il piacere di quelle mani e di quelle bocche che la baciavano avide.Luce e buio insieme, l’esplosione di mille stelle davanti agli occhi, atomi impazziti che l’attraversavano e una frenesia nell’aria che si portava via tutto, la lasciava cieca e sorda, spossata, ubriaca, delirante e viva. Un passo oltre il paradiso e uno prima della pazzia”.

Fu una notte meravigliosa che mi portò in dote un orgasmo sconvolgente e che mi aprì le porte su di un altro mondo fatto di sofferenza mista a passione. Non avevo mai avuto paura. La paura è mancanza, è assenza. Con Sergio conobbi il piacere estremo.Un sesso fatto di manette e fruste, di corde che si tendevano, di labbra che si schiudevano per dare un bacio oppure dolore.  Lui non mi faceva nulla se dicevo no. Non mi proponeva mai nulla che non mi piacesse e poi mi riempiva di soldi. Diceva che servivano per le mie piccole cose, “così ti puoi concedere qualche sfizio”. Ce ne furono tanti altri di momenti strepitosi con lui sempre diversi e pieni di dolore misto a passione. Partecipai ad incontri con altri uomini ed altre donne, davo sesso e sofferenza e ne ricevevo in egual misura. Dominavo e venivo dominata e scoprivo sempre nuove perversioni. Poi lui si ammalò e sparì dalla mia vita. Non avevo un lavoro, non avevo niente, sapevo solo avere e offrire piacere. Da allora cominciai a considerare che la mia lussuria oltre che portarmi soddisfazione erotica, poteva diventare anche remunerativa.

“Lui mette i soldi sul tavolo ed io mi spoglio. Ho addosso un vestito che mi copre a malapena. E’ facile da togliere e nasconde le macchie. E’ già stato qui prima, perciò già so quello che gli piace. Mi chiede di fargli vedere le tette. Faccio scivolare giù il vestito mostrandogli i seni uno alla volta. Gli piace guardare i singoli pezzi del mio corpo, poi gli piacciono quando li stringo uno contro l’altro a formare un solco voluttuoso facendo attenzione a non coprire i capezzoli. Gli piace vedere i capezzoli rosa che fanno capolino dalle mie dita. Il mio seno è duttile. Non mi fa male. Si alza dalla sedia. E’ un movimento improvviso e convulsivo, come se anche lui avesse un bisogno urgente da soddisfare. Mi afferra il seno tra le mani ed io perdo un po’ l’equilibrio mentre si porta alla bocca il capezzolo. Mi fa voltare e poi mi spinge contro il muro togliendomi di dosso il resto del vestito. Se non ti basta solo farlo davanti, sono altri cento euro gli dico senza mezze misure. Accenna di sì e borbotta, accettando il prezzo, con la promessa di pagare appena finito. Metti i soldi sul tavolo sussurro, allontanando le sue mani in modo che non dimentichi chi siamo e cosa stiamo facendo. Tira fuori i soldi, li conta e li mette sul tavolo dove posso vederli. E’ sollevato o arrabbiato? Non importa. Ha pagato l’ingresso, ha intenzione di usarlo e so che non mi dispiacerà”.

Io mi eccito ed eccito, scopo e mi faccio scopare. Sono predatrice e catturo. Sono caccia e uccisione. Bestia vorace e sangue vivo, pronta a percepire ogni singolo riflesso del piacere. Amo i corpi e tutto quello che posso toccare. Quelli con cui faccio l’amore, uomini o donne che siano, si eccitano del mio orgasmo, delle mie contrazioni. Io sono vera e non fingo mai. Non mi sono mai pentita delle mie scelte e non mi pento tutt’ora. Sono aperta ad ogni esperienza e le vivo secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno e so che non mi capiterà mai niente di male, perché scelgo io con chi fare sesso e faccio cose che corrispondono ai miei gusti. Con l’esperienza sono diventata più attenta ai dettagli, alle sfumature, alle scelte, pronta a percepire con la mente le depravazioni più estreme. Seguo le orme della lussuria e vado dove maturano i suoi frutti che mi basta allungare una mano, chiudere gli occhi per gustarne il sapore.

“Non c’è alcuna morale che possa convincerla del fatto che stia sbagliando.Le sue saranno sempre storie di carne e di corpi che si avvinghiano, di sesso generoso, ignorante e testardo, egoista e cocciuto, di sesso cannibale che si nutre di sofferenza, che si trasforma e restituisce ad ogni attimo il legittimo senso d’eternità. Sesso liquido e solido, che sa di terra, di mare, di onde, di pioggia, di calura estiva, di vento e di tempesta; sesso dall’odore della carne, del fiato, del gusto del cibo che piace, di quello che mangerei senza sosta, fino a sporcarti le guance. Sesso di mani che frugano e travolgono, sesso che inebria i sensi, che scalda le carni, che entra sfondando porte, che travolge, che spaventa, che annienta, che scortica la pelle; sesso che penetra e devasta inesorabile, che pretende e prende, possiede e brucia, che non fa sconti. Sesso che è sangue, linfa e fusione, che è pazzia delirante che coinvolge la testa ed il cuore fino a poterne morire, sino a volersi immolare anche solo per un sussulto di labbra. Sesso che paga per quanto riceve”.

Mi chiamo Gloria, faccio sesso a pagamento e non mi sento una puttana. Solo una cosa voglio dire a quelle che vivono in parte o vivono il sesso come lo vivo io: non dovete vergognarvi di niente, perché a voi spetta la scelta di fare sempre quel che volete. Per voi, prima di tutto, perché la sessualità, il desiderio, la voglia di provare piacere, non è deviazione. Reprimere tutto questo è sbagliato e farà di voi delle donne insoddisfatte. Piacersi e voler piacere è una cosa bella se corrisponde alle vostre scelte. Non ho altre ricette da servire e non mi fermo a suggerire consigli in base alle mie esperienze, perché ciascuno ha la sua vita determinata da una propria verità.

“Chissà dov’è la verità, questa verità che a volte ci sembra di afferrarla e che appena tenti di darle un senso ci sfugge dalle mani. Forse è nel nostro sangue e nella nostra coscienza. Queste cose di noi, questi rapporti d’amore e d’odio che ci legano al mondo, così facili ed inafferrabili”.

Siate libere, pensate che il corpo è vostro e lo gestite voi e che nessuno può dirvi quel che vi piace, quello che per voi è “normale” o no. Siete voi le uniche detentrici di un sapere che vi appartiene, fatto di ascolto per quel che circola nelle vostre vene, per quel che apprezza la vostra pelle, per le sensazioni a cui rimandano le vostre mani. Il mondo è strano: si allarga, si ristringe e poi si riallarga e una non può mai essere sicuro di riuscire a starci bene dentro. Ma quando riesce a starci bene dentro, deve rubare tutta la vita ed il benessere che può. Tornassi indietro, nelle stesse condizioni, io rifarei tutto senza nessuna esitazione. Credo di essere quel tipo di donna che nessuno vorrebbe far conoscere al proprio fidanzato o marito o moglie. Comunque sia preferisco essere puttana piuttosto che essere socialmente “giusta” e rinchiusa in una gabbia stretta.

“Danziamo, fragili e vulnerabili, tra le spine della vita. E la danza, danzata con chi amiamo, danzata insieme a tutte le persone che danzano con noi, che ci porta oltre il non senso, oltre le spine, nella pienezza del vivere”.

Vorrei poter girare per la strada senza sentirmi una specie di strana creatura che va derisa e tenuta lontana. Non credo nella sacralità dei legami, delle relazioni e se qualcuno o qualcuna vuole venire a letto con me, giacché non lo lego e non lo drogo per farlo, non è mia la responsabilità. Molte volte ho la percezione di correre troppo in fretta e vorrei andare lenta come le tartarughe. Vedo la fine della strada che si avvicina sempre di più, so che là in fondo c'è il salto nel vuoto, non ho nessuna possibilità di frenare ed ho la sensazione che sarà difficile ritrovarmi, ma non significa che mi senta perduta.Questa notte ho provato una strana percezione! Quando mi sono messa a letto ho sentito una sensazione fortissima di pace. Un attimo di pace così non lo ricordavo più da un bel pezzo. La pace di concentrarmi solo su me stessa, sul mio essere, rimandando al domani o al mai qualsiasi cosa. Prima io e poi il resto del mondo. Una bella sfera nella quale perdermi! Strana sensazione quella prima di addormentarsi. Si mollano gli ormeggi della coscienza per spiccare una sorta di volo senza sapere se sarà un dolce planare o una precipitosa caduta libera. Forse è per questo che da piccola non prendevo sonno se prima non avevo messo un paracadute sotto il cuscino. Avete presente quella sensazione di tranquillità mentale il cui i pensieri vagano liberi per la mente e voi avete tutto sotto controllo e sapete cosa volete? Rimanendo lì senza alcun pensiero, sola con il vuoto, appoggiata con la testa sul cuscino, mi sono addormentata e mi sono sentita di nuovo bambina. E’ stata una bella sensazione, credo una sorta dell'opposto dell'ansia.

“Talvolta arriva all'improvviso, senza ragione apparente, così, quando non te l’aspetti. Quando magari è intenta a gustare il primo caffè del mattino in terrazza con lo sguardo che vaga distratto sulla città che ancora dorme. La coglie alle spalle, di sorpresa. Sente un brivido lungo la schiena. Sa che ogni tanto bisogna fare il punto della situazione, ma non è un'operazione semplice”.

Mi guardo nello specchio che riflette i ricordi di un volto mutato dal tempo e mi sento ancora bella. La vita mi attraversa con le sue storie e tutto mi sembra ancora accettabile, meraviglioso, possibile. Se guardo indietro rischio di perdermi nel vuoto e non riesco ad alzare la testa quanto basta per vedere la vetta. L'unica cosa che posso fare è andare avanti. Quanta strada ho già percorso? E' quanta ne farò ancora? Non lo so. Sarebbe così facile non pensare più a niente. Allora mi capita di attraversare nubi dense di incertezze, di desideri ancora irrisolti. Ma le nubi non sono carceri, non hanno confini invalicabili, non spengono il sereno perché so che ci sarà sempre, sino alla fine, sino all'ultimo secondo, anche per me un azzurro ad attendermi oltre le nuvole.

Giulia

( La violenza)

“Vivo nei raccolti dell'anima, nella marea impazzita, mi smarrisco attraverso occhi di cielo. Di radice è l'amore che scrivo con l'inchiostro del cuore e nel respiro di ogni battitonulla è cambiato, ma tutto sembra in disordine, come se avessi perso il treno del tempo, ma prima o poi ti troverò, serenità  persa, per rompere questo infinito silenzio nel rito della tua assenza.”

Che belle le panchine! Mi piacciono tutte, di ferro, di legno, nuove, rotte, consumate dal tempo e dalle intemperie. Stanno sempre al solito posto, umili, che danno riposo alla gente, che fanno da complici ai baci e agli abbracci degli innamorati ed offrono silenzio a quelli che si siedono a guardare scorrere la vita come me. Chissà perché le immagino di notte mentre si raccontano tra loro ciò che hanno accolto durante il giorno. Mi siedo qui attorniata dai miei amici gatti , gli unici esseri di cui mi fido, gli unici che riescono a vivere nella contemplazione come me. Gli occhi di un gatto sono come due finestre dietro le quali una divinità misteriosa ci osserva in silenzio. Osservo le persone che mi passano davanti, vite che si incrociano attraverso sguardi, studio  i loro comportamenti, le loro manie: un ammiccamento, un sorriso, un silenzio, un modo di camminare. Le persone fuggono, hanno sempre fretta, si scansano come stessero in una partita di rugby per poggiare una palla sghemba al di la di una linea. Vedo facce sbattute, nervosismo e tensione che si potrebbero tagliare con un coltello, rumore di piedi che si muovono aritmicamente. Io sola rimango qui in una incertezza pavida contro il tempo che passa, sperando di averne ancora a sufficienza per dare ancora un senso a questa mia vita. Le stagioni mi passano davanti con i loro mutamenti e vorrei allontanare la tristezza del cielo grigio e della pioggia e danzare al  suono del vento tra l'erba, ma l’angoscia dei giorni aridi mi rende insensibile. Ogni tanto lancio la lenza nel cielo e pesco tra le nuvole. Cosa? Un pensiero da immaginare, un suono da sentire, qualsiasi cosa commestibile al cuore che mi dia sostegno ed un po’ di serenità. Molte volte mi trovo a pensare che se un albero più vecchio non rinuncia a fiorire e rinverdire in primavera come fanno gli alberi più giovani, lo posso fare anch’ io.

“C'è una parte di me che si è distaccata come se il mio mondo fosse precipitato in un'altra dimensione . Cosa sono ora , mentre ascolto il respiro del vento, mentre cavalco scie di pensieri e mi sento straniera? Niente! È la mia dannazione e forse la mia fortuna questo perdermi, perché nessun attimo che vivo è al sicuro”.

Penso che il tempo sia il più grande nemico col quale intraprendo ogni giorno  un confronto penoso perché esso contiene in sé il dolore del ricordo, la sofferenza del presente e l'imperscrutabilità del futuro. Non è facile rendersi conto dei giorni che passano, però ultimamente mi capita di pensare che le mie giornate finiscano troppo tardi. Ultimamente è come se le ore rallentassero di proposito per aumentare la mia agonia esistenziale, come se qualche forza oscura mi volesse trattenere in questa vita contro la mia volontà. Buio e luce, giorni e notti che si ripetono, ma il buio della notte è quello che mi fa più paura. È una tasca rivoltata la notte, un momento terribile per la gente sola come me, perché fa  più freddo, con quel gelo che arriva da sottoterra e ti penetra nelle ossa.  Non un alito, non un sospiro, nessuna voce fuori dal coro e la mente diventa debole mentre lo spirito vaga libero nell’oscurità in balia dei pensieri. Allora mi sento indifesa, corrente infinita, mare senza sponde ed anima in cerca di luce,  sola con la mia coscienza e mi chiedo cosa ho fatto di male nella vita per ritrovarmi qui , ma dentro di me so bene cosa ho fatto e per raccontarlo probabilmente non basterebbero tutte le altre notti che mi rimangono davanti.

“Ho dato tanto e non ho raccolto nulla, ho avuto occasioni e le ho perse. Vorrei morire, anzi non vorrei mai essere nata. Vorrei che qualcuno mi strappasse il cuore dal petto perché fa troppo male”.

Di giorno, quando il tempo è bello ed il cielo appare in tutta la sua limpidezza mi piace osservare i bambini che giocano. Potrei perdermi in un loro sorriso! Amo la loro freschezza e la loro inconsapevolezza, perché mi riporta il gusto delle cose semplici che ho perduto. Adoro la loro simpatica goffaggine ed in loro ritrovo la parte migliore di me che ho perso per strada.  Invece i bambini mi evitano. Hanno paura di me, ma io non sono la strega cattiva e tutto sommato loro sono solo dei bambini, ma il problema è che mi evitano anche gli adulti . Così va il mondo! Basta poco, per essere esclusi dal consorzio civile e cacciati nel ghetto. Poverina, guarda com’è strana quella donna! Solo occhiate compassionevoli ed ipocrite, assurde maschere appoggiate su visi di mediocri attori e pensano che donarmi qualche moneta sia l’ essenziale per lavarsi la coscienza, ma i gesti di finta bontà non bastano per sentirsi amati e considerati. La gente è abituata a guardare senza vedere, a sentire senza ascoltare,  a vivere senza vivere in un mondo privo di emozioni col filtro della convenienza sempre calato sugli occhi. Io vi chiedo solo di provare a capire se siete capaci di vivere la vostra vita senza giudicare quella degli altri. In fondo non chiedo niente, mi basterebbe solo un sorriso, un piccolo sorriso, perché i sorrisi s’insinuano nella pelle ed occupano spazio dove l’anima è triste.Penso che se tutti si facessero anche solo una volta al giorno catturare da un sorriso, che incredibile contagio di buon umore si espanderebbe sulla terra.

“Ma forse hanno ragione. In fondo cosa sono per loro? Una possibilità di conoscenza remota, un fantasma dalla sagoma umana, un ologramma silenzioso seduto su una panchina, l' inutile che occupa spazio, nulla più di un’ombra”.

Sento addosso i loro sguardi, sento alle mie spalle le loro voci che parlano, ridono e scherzano sul mio modo di esistere, come se ancora appartenessi al loro mondo, ma io ho spento da tempo la luce sulla parte di me che ha vissuto ieri, lasciandola accesa sull'altra parte di me che si muove oggi senza far troppo rumore.I pensieri che ora vesto sono solo dei vuoti a perdere che ogni tanto riempio con delle immagini passateper dare ancora un senso a questa mia inutile vita. Il mio cuore funziona, ma devo aver perso le istruzioni da qualche parte, la mia mente funziona, ma devo aver allentato gli indotti delle vibrazioni. Ogni tanto tocco qualche tasto per regolarli, ma niente.Ogni tanto mi farebbe bene parlareeliberarmi , perché parlare potrebbe essere necessario per ripartire, ricominciare, guardare oltre l’inverno, all’estate che inizia con il quasi niente, una minuscola gemma su un ramo, guardare alla speranza che viene a noi vestita di stracci perché le confezioniamo un abito diverso. Mi piacerebbe raccontare, se qualcuno avesse il piacere di sentirmi! Ah, ne avrei di cose da dire. Potrei raccontare di me, di quando ero bambina epassavo ogni mattina per questo parco, diretta a scuola, mano nella mano con mia madre, quando le favole erano il mondo che mi circondava, quando avevo cento e mille motivi per sorridere, quando i sogni erano ali per volare, quando volevo a tutti i costi diventare, quando l’unica responsabilità era solo quella di andare a scuola e fare i compiti per poi correre felice su questi prati a giocare. La mia infanzia è il  solo ricordo che riesce ancora a regalarmi granelli di serenità. C’era solo mia madre allora, perché mio padre non l’ho mai conosciuto. E’ sparito prima che nascessi e lei non lo rimpiazzò mai. Le bastava io. Ero la sua unica ragione di vita. Le piaceva vestirmi come le bambole e pettinare i miei lunghi capelli.Li avevoricci come i capricci delle nuvole assediate dal vento. Ero una bambina molto vispa,  inventavo passi di danza, cantavo canzoni e salivo in piedi su una sedia per declamare la mia poesia di Natale davanti ai nonni, quando la felicità era un gioco, quando ripagavo amore con amore.Mi ricordo le lenzuola bianche di lino del lettone ed il carillon della ballerina col tutù bianco che stava in bella mostra al centro del comò, che quando mia madre caricava la chiave, saliva sulle punte con le braccia in alto come ad abbracciare il cielo. E io restavo incantata sul letto a vederla muoversi alla musica lieve dell’ organetto, incollata sulla pedana di madreperla, che girava sicura sulle sue punte e sembrava non fermarsi mai. Poi, d’improvviso, la musica pian piano taceva, le braccia si abbassavano, lei faceva un inchino ed io chiudevo gli occhi per riaprirli sui miei sogni di bimba.

“Avevo molti sogni allora. Di quelli che si fanno con gli occhi aperti ed il cuore alle stelle. Piccoli desideri che entravano tutti in un pugno. Non volevo isolarli all’interno di un cassetto. Avevo paura che sarebbero morti soffocati e soli. E allora li scrivevo su piccoli fogli e li tenevo in un grande scatola di vetro trasparente sopra il mio comodino. Ne avevo sempre di nuovi ed ogni tanto la scatola esplodeva senza far rumore. I miei sogni! Quell’ abbraccio di cose lasciate che nel momento in cui le rivivi ti rendi conto di quanto ti manchino!”

A volte la vita ti viene incontro con dei piccoli pezzi . Ricordo un vestitino a strisce bianco e blu con un cappellino delizioso, mentre correvo su questo prato. Si, proprio questo, dove sono seduta ora. D’estate si riempiva di fiori selvaggi. Ogni tanto volevo portarne un mazzolino alla mia maestra, allora mia madre, complice, allungava un braccio. La sua manica di cotone profumata di lavanda svaniva nella sterpaglia e la mano strappava alcuni fiori per me, con fatica: erano belli, non volevano morire e la maestra  li sistemava in un vecchio vaso di vetro scheggiato sull’armadio di classe, così potevo godere tutto il giorno della sfumatura delle loro corolle.Era dolce mia madre. Ricordo la sua carnagione bianca, gli occhi bellissimi ed il sorriso che  le illuminava le poche rughe del volto. Qualcuno ha scritto che le rughe di un volto amato formano le più belle scritture della vita, quelle sulle quali i bambini imparano a leggere i loro sogni. Quanto è vero. Io sulle sue leggevo i miei sogni più belli , quelli che nascondevo bene perché mi avevano detto che se li rivelavo non si sarebbero avverati e allora non ne parlavo mai con nessuno aggrappandomi a questa convinzione , proteggendoli e celandoli in qualche angolo nascosto della mia piccola mente. Mi piaceva leggere i libri che lei custodiva gelosamente; forse erano superati dal tempo e non adatti alla mia età, ma le storie di quegli amori, infelici all’inizio, ma felicissimi nel gran finale che sancivano la vittoria del bene sul male a me sembravano meravigliosi. Più tardi imparai che la realtà è ben diversa. Poi mi raccontava dei miei nonni,  della guerra, dei bombardamenti, degli di anni di vita passati insieme a loro, dei momenti di semplice e profonda intimità fatti di poco e pieni di molto. La guardavo, l’ ascoltavo, mi si scaldava il cuore e fluivo nella mia vita accompagnata da tanta ricchezza. Chissà perché quando penso a lei penso alla neve bianca che ricopre questi prati d’inverno, al suo profumo, quello che ho avvertito per la prima volta da bambina. Quasi nessuno lo sente, forse nessuno sa che esiste, ma se per caso si ha la fortuna di percepirlo una volta sola, non lo si può più scordare. Come certi visi, certi sorrisi, certi tramonti in montagna che ti si fissano dentro e senza che tu te ne accorga diventano parte di te. Leimi diceva che ogni cristallo di neve è diverso dagli altri. Non ne troverai mai due uguali ed è questa la meraviglia. Mi ricordo che proprio qui davanti a me ne presi una manciata e l'avvicinai al viso e fu allora che avvertii il suo profumo. Non proveniva solo dal contenuto della mia mano, era tutto intorno, nuovo e fragrante. Chiesi: “ Mamma che profumo è questo?”. Lei mi rispose: “Il profumo del vestito delle fate ”. Il suo profumo! Poi un giorno la persi e,  quando sentii il suo ultimo battito, capii che la mia vita era lontana da ogni suo esempio quotidiano. L’ultima cosa che lei vide in me furono gli occhi disperati di una donna sola ed in balia di se stessa. Com’è triste la morte. E’ come se le nostre vite venissero scritte a matita, pronte ad essere cancellate in qualsiasi momento.

“Un tempo pensavo che la cosa peggiore nella vita fosse restare sola. No, non lo è. Ho scoperto dopo che la cosa peggiore nella vita è quella di finire con persone che ti fanno sentire veramente sola”.

Stanotte sei venuta a trovarmi in sogno, forse perché sapevi che mi sentivo sola, che ero inquieta, persa. Avevi il tuo sorriso migliore, hai preso la mia mano senza dire una parola e tutte le mancanze intorno a me, come per magia, sono sparite ed  io mi sono sentita alleggerita dal peso di una vita intera, come seduta su una nuvola nello spazio. Eri così reale che ho pensato di non svegliarmi più perché volevo rimanere lì, in quel posto rarefatto dove il mondo si blocca. Mi è bastato sognarti per ritrovare quelle traiettorie emotive che ci hanno legato, tutta quella roba che il mondo e la ragione non possono capire.

“Mi  manchi e  ripenso all’ultima volta che ci siamo viste, alla tua  paura di partire per sempre e di lasciarmi sola. Mi hai guardata, mi hai sorriso, una carezza così tenera ed accogliente da farmi desiderare infinitamente il calore del tuo abbraccio. Tante cose mi avresti detto con quell’abbraccio e io le avrei capite tutte, lasciandomi avvolgere inerte e impotente”.

 

Quando va via la gioia dal nostro cuore cerchiamo di coglierla nel ricordo, in ogni cosa, nei visi dai contorni sbiaditi dal tempo. E come quando da piccola ti mettevi a fissare il sole e la mamma diceva di smetterla, allora abbassavi lo sguardo e c’era ancora la luce accecante negli occhi,sull’asfalto, sulla punta delle scarpe, sulle targhe delle macchine che provavi a leggere, ma non vedevi più niente . E succede sempre così. Ti metti a fissare i ricordi , ti riempi gli occhi di passato e non vedi più niente. Sarebbe bello avere solo ricordi belli da ricordare. Bisognerebbe dedicare una parte del nostro tempo a cercare i ricordi belli, ma so bene che è un lusso e, quando ne trovo un po’, la cosa mi sembra inverosimile perché immediatamente i demoni tornano a tormentarmi  ed io mi consegno ad essi come ad una cerimonia senza pari. Un giorno dovrò spiegare perché vengono e perché non se ne vanno mai del tutto.

 

“Loro non si accontentano di poco, aspirano a tutto. Girano girano, come la ruota, come un dado, come la luna, come una sfera impazzita, girano girano e non posso controllarli. Girano girano e cambiano come cambia il tempo e la tempesta dentro me urla tutta la sua verità. Mi sento sporca al pensiero che dentro di me ci sia qualcosa di malefico ed ho paura di non avere il controllo di me stessa, paura di poter far ancora del male” .

Purtroppo la memoria è sempre pronta a ricordare tutto. Basta un niente, uno sguardo cattivo ed ecco che ritorna quel dolore che un giorno ci ha fatto male. Ci sono cose che vorrei dimenticare, cancellare, raschiare dal mio cervello. Se solo potessi trovare semplicemente un po’ più di serenità.

“Vorrei due ali e volare verso un punto immaginario su una nuvola bianca e riposare nell'impalpabile soffice circondato d'azzurro guardando da lontano il tappeto di dolore che si stende improvviso davanti a me, salire più su  verso il sole sorretta da un alito caldo e riempire la vista dell'orizzonte più vasto  per ridare a quest'anima ampio respiro. Vorrei estirpare il groviglio di sterpi che m’ imprigiona”.

Vorrei che la gente sapesse, che lo sapesse ogni singola donna condizionata a sopportare la violenza e l’abuso in silenzio come l’ho vissuto io , ma come si fa a parlare di qualcosa che  fa male? E’ come riaprire  lentamente i  lembi una ferita. Non è mai facile scavare nei ricordi penosi, non è  facile ricordare quando non hai più la tua innocenza, la dolcezza che ti hanno insegnato,  perché te l’hanno  rubata ed hanno creato la persona che sei diventata: intimorita, pietrificata, spaventata, piena di paura, convinta di non valere, introversa, isolata, triste su questa panchina fredda e con il costante desiderio di morte.

“Il mostro col batacchio della paura bussa ancora senza educazione sull'uscio dell'anima mia dispersa e morde il corpo con i suoi denti aguzzi”.

Da molto cammino sulla lama sottile e acuminata del destino alla ricerca di un equilibrio precario ed improbabile, sospesa tra la realtà e la necessità del vivere quotidiano con sotto il vuoto assoluto! Ogni giorno, passo dopo passo con la paura di cadere. Non dovrei! Le acrobazie, fanno parte di questa mia vita di oggi, ma ho sempre una gran paura, paura di tutto, paura che il male mi assalga nuovamente. Ho paura che il sole si spenga, che la luna non mandi più la sua luce e che le  stelle cadano dal cielo per frantumarsi sulla terra.

Convivo da sempre con questi demoni dagli occhi gialli che mi scrutano. Loro aspettano e  se avvertono che ho paura, cercano di azzannarmi.

“Esiste un altro mondo oltre a quello che noi conosciamo, il mondo dell’orrore e della violenza. E’ un mondo parallelo che ci fa rabbrividire come un soffio di aria gelata che passa nella notte, come l’ululato di un lupo affamato”

Le storie tra un uomo ed una donna cominciano  come succede sempre, con uno sguardo! Gli occhi fanno l’amore molto prima del resto del corpo e, se lo sguardo è preludio, la parola è attesa. Lui indossa una maglietta bianca e dei jeans. E’ un gran bell’uomo. Il suo incedere lento mi rassicura, ma ad un tratto si blocca, si volta e mi trafigge con le sue fessure che si aprono appena nel suo viso. Avverto un brivido, una sensazione strana, come un presagio, ma non posso rendermene conto, sono già persa nel suo sguardo.

“I carnefici sono carismatici, attenti, devoti, dei principi azzurri in carne ed ossa”

Non sono mai stata fortunata in amore, mi sono sempre capitate storie con persone molto diverse da me con cui non riesco ad avere un rapporto normale di unione di coppia. Invece con lui è diverso, perché mi mette subito al centro della sua vita. E’ innamorato di me e mi vuole tutta per lui. Mi abbraccia e mi tiene stretta forte. All’inizio mi piacciono i suoi abbracci, sono di quelli stretti che ti incatenano, quelli dove il tuo corpo smette di essere uno solo e diventa un tutt’ uno con l’altro Quando non sto con lui vuole che io rimanga a casa per farlo sentire tranquillo, mi fa sentire in colpa solo perché esco con un’ amica, se vado ad una festa di compleanno e lui non è invitato, se vado in palestra da sola. E’ geloso come tutte le persone che amano troppo.

“La gelosia sono due occhi gialli che ti fissano nel buio e ti scavano dentro. La gelosia consuma chi la prova, giorno dopo giorno, lo rende debole, insicuro, trasforma i suoi sogni, i suoi desideri, trasforma se stesso e non lo lascia più. “

Sono preoccupata perché nonostante le sue restrizioni io non riesco mai a dirgli di no, mi sembra di essere sempre più innamorata e do inizio ad una gara con me stessa per diventare ciò che lui vuole che io sia. Invece dovrebbe esser chiaro che questo è un segno che questa cosa non può portare a nulla di buono , ma sono i nostri errori a determinare il nostro destino. Ci sono quei momenti in cui, anche se guardi dietro e vedi la strada percorsa, non puoi fare più nulla per tornare indietro e ripercorrere i tuoi stessi passi,  perché i ponti col passato sono ormai crollati e non puoi che andare avanti.

“Qual è il confine tra una struggente passione e un’ossessione morbosa? Quand’è che l’amore si trasforma nel suo esatta contrario?”

Tutti noi portiamo una maschera che mettiamo e togliamo secondo le circostanze , ma quando lui getta la sua e rimane nudo , scopre il mostro. Le prime botte me le da durante il viaggio di nozze. Io do la colpa a me stessa  perché ho contestato un suo ordine e gli ho risposto male, ma mi coglie subito una vaga sensazione di paura . Ma cosa vado a pensare! E’ mio marito e mi ama. I primi mesi me lo ripete tante volte al giorno, con messaggini, bigliettini nascosti ovunque e rose rosse, ma col passare del tempo la tenerezza scompare. In casa  la magia di un tempo man mano si trasforma in offesa. Quello che amabilmente definivo  “principe azzurro” cambia radicalmente mostrandomi la sua indole violenta. Da lui comincio a ricevere solo male parole e percosse se non faccio  quello che ritiene corretto. Diventa il mio padrone e devo fare tutto quello che dice lui ! Non sono libera di fare qualcosa che non sia una sua iniziativa. E’ come se ogni giorno che passa  lui stia rosicchiando una parte di me.  Mi controlla come spendo i soldi che lui mi dà per fare la spesa, se non cucino quello che lui vuole si arrabbia e sono botte, quando è al lavoro mi telefona continuamente per veder se sono a casa. Ossessionato da una gelosia senza fondamento, basta un piccolo contrattempo, basta che guardo qualcosa che non sia lui  per fargli perdere totalmente il controllo e diventare violento.Quando mi piovono addosso i suoi pugni, mi sento come una bambola di pezza che perde l’imbottitura o un pallone che rimbalza contro il muro senza volontà. Mi rannicchio sul pavimento e cerco di coprirmi la testa con le braccia mentre mi sovrasta. Poi mi mette le mani alla gola ed io smetto volutamente di respirare, fino quando lui si accorge che divento viola e  molla  la presa.

“Mi vuoi ammazzare? No caro, decido io quando morire. Allora lui si calma, perché non può avere  più potere su di me. È il gioco del gatto e il topo. Il gatto si diverte a torturare il topo,  ma non lo uccide. Perché se lo uccide, il dominio finisce”.

Vivo con una sensazione d’angoscia ogni volta che devo mettermi a letto e spero ogni volta di sentirlo russare per il timore che possa succedermi qualcosa, perché anche fare l’ amore con lui  diventa sempre più traumatizzante. E’ mio marito ed io sono obbligata a fare sesso con lui tutte le volte che vuole, perché altrimenti sono percosse che voglio risparmiare a me stessa per vivere un po’ meglio.

“ Lurida cagna che non sei buona nemmeno per scopare, pensi di potermi dire di no? E’ mio diritto, sono tuo marito. Mettiti su quel letto e dammi tutto quello che voglio o ti ammazzo di botte”.

Faccio sesso senza piacere, solo per dovere, solo per respirare, perché il mostro quando si è sfogato si gira dall’altra parte e si acquieta. Mi monta come fossi una cagna e sono costretta a subire ogni tipo di rapporto  anche se rifiuto. Non riesco mai a  fermarlo ed in quei momenti mi rifugio  in qualche angolo del mio cervello dove lui non può toccarmi e divento spettatrice di me stessa. Come è possibile che una donna come me, docile, tenera, che credeva nell’amore, che scriveva i suoi sogni sui bigliettini,  possa essere brutalizzata così dal proprio marito? Come è possibile che possa tollerare questa situazione?Ho sempre sognato un uomo dolce, ma c’è una collisione improvvisa e fortissima tra il mio fantasticare e la realtà. Mentre il mondo degli altri esseri umani rotola meravigliosamente nella vita, il mio mi inghiotte nelle tenebre. Ogni volta che mi violenta mi sembra di dover allontanare da me pesanti blocchi di granito. La nostra casa comincia a puzzare ogni giorno di più di scempi e di rumori beceri, come il tonfo sordo della mia testa sbattuta contro la sponda del letto, il rumore di bottiglie rotte , di grida e di lamenti. Ho ematomi sulla faccia, sulle braccia e sulle gambe. Invece l'amore dovrebbe essere carezzevole, dovrebbe darti gioia e condivisione, non ti dovrebbe lasciare lividi sul corpo e sul cuore ed io mi aggrappo disperatamente  all’idea che lui un giorno possa cambiare

Come siamo brave noi donne a raccontare a noi stesse le balle! Ma, guardati per favore donna in quello specchio , Guarda le tue lacrime nere che scendono insieme al rimmel, mentre pensi a mille congetture, a varianti di trucco per coprire quel livido e nasconderlo al mondo intero. La cruda verità è che non ti ama, vuole solo possederti. Non cadere nella trappola che lui ha sempre voluto e sapientemente costruito giorno dopo giorno come un subdolo ragno per convincerti di meritare di essere tu la sua vittima,  lui il tuo carnefice e che sia giusto così”.

Ora  sono seduta su questa poltrona strappata con la vestaglia aperta sulle gambe massacrate, un rivolo di sangue che mi cola dall’angolo della bocca e le lacrime che  mi rigano il volto. Oltre , devo guardare oltre , mi dico ogni volta. Cosa devo guardare, cosa devo provare quando  i miei pensieri fanno la stessa strada, camminano trovano un muro e tornano indietro?Vorrei respirare a pieni polmoni e non pensare più a niente, anche solo per pochi minuti, ma è impossibile spegnere tutto. Vorrei fuggire da casa oggi stesso, se potessi,  in questo stesso momento, ma come faccio? Non ho un lavoro, non ho una lira, non ho amici . Lui mi ha isolata dal mondo. Se l’è giocate bene le sue carte. Devo solo rilassarmi e cercare soluzioni per liberarmi da questa morsa che mi sta uccidendo giorno dopo giorno, fingere che tutto vada bene e regalare bugie per prendere tempo, ma lil mostro sa  leggermi dentro e capisce. Da quel momento ogni volta che mi violenta si ferma dentro di me perché sa perfettamente che solo un figlio può fregarmi, ma un figlio dovrebbe nascere da un gesto d’amore ed io per lui provo solo disprezzo.

“ Odio la sua idea di possesso, l’ illusione di controllare, di volere per forza, di reclamare. Disprezzo il  suo egoismo, i suoi  tranelli,  la sua imperfezione”

Quando il suo piano riesce, ritorna  premuroso, gentile, non mi sfiora più nemmeno con un dito, mi accarezza la pancia che si ingrossa mese dopo mese. Gli darò una femmina  e lui  mi dice che l’amerà come ama me, che  è felice come un adolescente, che si è reso conto che sono la donna della sua vita, l’unica di cui non si è stufato in tutti questi anni, l’unica che lo ha sempre accettato per quello che è e gli è rimasta accanto, l’unica che ha voglia di sentire al telefono e chiamare in continuazione, l’unica con un’intelligenza e un senso pratico simili ai suoi, l’unica con cui riesce a fare l’amore. Ora il bastardo lo chiama fare l’amore, non più scopare. So perfettamente cosa vuole  fare:  aspettare,  prendere tempo per poi  ricominciare da dove ha lasciato. E’ solo un piano quello che ha messo in atto e  sono sicura che tutti i pezzi non torneranno mai più a posto e io stessa non ho più voglia di sistemarli come in un’armoniosa composizione di fiori. Lui non cambierà mai perché  la violenza è difficile da estirpare quando ti è entrata sotto la pelle, quando ti scorre nelle vene, quando ce l’hai nelle ossa. Voglio almeno determinare un pezzo del mio percorso dopo aver subito una violenza,  ma mi guardo intorno e non vedo niente di sensato, niente che mi appartenga ed i demoni cominciano ad impossessarsi di me.

“ Girano girano, come la ruota, come un dado, come la luna, come una sfera impazzita, girano girano e non posso controllarli. Girano e cambiano come cambia il tempo e la tempesta dentro me urla tutta la sua verità” .  

La casa che ho scelto ora mi sembra una gabbia, ma è  il predatore che dovrebbe stare chiuso  in gabbia per non nuocere.  Aspetto una figlia che ha il diritto di venire al mondo, ma ho paura che un giorno un giorno  cominci a fare del male a lei come ne fa a me

“C'erano una volta le favole, quelle che avevano sempre un lieto fine con i loro "E vissero felici e contenti", quelle storie dove il "male" aveva sempre una forma ben definita e facilmente identificabile. C’era una volta!”. 

Nella vita a volte bisogna sbattere la testa per capire veramente le cose. Bisogna provarle tutte e non lasciare nulla di intentato, per non avere ne conti in sospeso e ne rimorsi, bisogna toccare il fondo per riuscire ad avere anche una sola e minima speranza di risalita, perché sai che oltre quel punto non potrai più andare, ma è in quel punto, in quel preciso punto, dove la luce non filtra, che si vedono le cose come realmente sono, perché le guardi con occhi diversi da come le  guardavi prima. I miei demoni oramai hanno preso il sopravvento e questa volta lo affronto, senza paura e senza risparmiargli i miei propositi, perché il male va affrontato, nella sua lurida essenza.

“Questa nostra  storia fatta di bugie e di orrore dove io sono succube e pronta ad addossarmi tutte le colpe anche quando non ne ho, non può più andare avanti. Ho sprecato tempo, ho sofferto, ma non voglio farlo più. Ho ancora paura di te, delle tue reazioni incontrollate. Ho paura che la figlia che metterò la mondo, stando vicino a te possa subire le mie stesse violenze. Lasciaci andare e noi un giorno ti accetteremo se dimostrerai di essere  cambiato

Ma  mostro è già pronto a scatenare di nuovo tutta la sua rabbia repressa perché se non può averti lui, nessuno dovrà averti; perché se non può essere felice con te, tu non dovrai trovare la felicità con nessun altro. Mi prende per i capelli, mi getta a terra , inizia a prendermi a calci sulla pancia, una, dieci, cento volte senza pietà sino a che sento qualcosa che muore dentro di me. Vedo il sangue che mi cola  lungo le gambe e vorrei urlare, ma la voce non esce. Era solo un miracolo questa figlia e lui l’ha uccisa. Quando mi stringe di nuovo le mani attorno al collo, afferro il coltello sul tavolo e colpisco , colpisco, una , dieci , cento volte senza pietà.

“Seduta sul pavimento con le mani sporche di sangue  sento il suono delle sirene ed un battito d’ali sopra la mia testa. Un battito d’ali gigantesche! Come in un film a rallentatore vedo, visi che mi osservano, che mi interrogano, ma io oramai sono persa nel vuoto. La mia mente è altrove e mi devo districare nei labirinti della mia mente in attesa di ritrovare la quadratura del cerchio. Poi il cerchio si apre e torna di nuovo il tempo di ricominciare, ma non c’è più niente di Giulia, non c’ è più niente della bimba che inseguiva i suoi sogni”

Scorre l’acqua come il tempo e porta via volti, parole, rimpianti e entusiasmi. Se ne prendo una poca con il bicchiere, non la perderò nei colori spenti delle mie giornate dove resta freddo il cuore che a fatica s’apre la strada falciando i rovi  ghiacciati delle pene quotidiane che mi opprimono la vita. Mi chiedo se un giorno riuscirò a costruire mura che non siano di paglia, ma mi accorgo di non avere più la forza. E se costruite queste mura, mi ritrovassi ancora prigioniera in una torre, senza trovarne via d’uscita? Oh no, non riuscirei ad immaginarmi chiusa là dentro anche se al riparo dalle armi che ogni persona potrebbe puntarmi contro,  ma così distante da ogni cosa che sarebbe in grado di farmi sentire viva. Forse è meglio restare qui su questa panchina. Ho un sole di ricambio per i giorni di solitudine e la luna che dorme accanto a me che quando sogno sorride. Non m’importa dove mi porteranno i sogni , non ho fretta, non vado da nessuna parte.

“Fuggi anima mia e non fermarti. Vai oltre i confini del tempo, oltre gli anni, le ore ed i minuti, le stagioni. Vola su candide vette, tuffati tra gli abissi o riparati in un lembo tra le nuvole a guardare le stelle . Danza al ritmo al ritmo della musica, zingara, altera, libera e selvaggia e quando sei stanca prova a riposarti su un letto di fiori”.